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Virginia Stagno Salvatore Maugeri L’Asilo Nido Benessere

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Virginia Stagno Salvatore Maugeri

L’Asilo Nido

Benessere

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L’ i n f a n z i a Sas Milano – Roma – Torino

P R O P R I E T A’ L E T T E R A R I A R I S E R V A T A

L E G G E R E C O N A T T E N Z I O N E

Il “Progetto Benessere™” è tutelato ed è di proprietà de L’infanzia sas. Ne sono vietati l’utilizzo e la divulgazione impropria.

Il Progetto Editoriale è depositato presso la S.I.A.E. – Roma Marchi registrati presso la Camera di Commercio di Torino - Ufficio Brevetti. La riproduzione o diffusione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata è

illegale e sarà perseguita a norma di legge. (art. 171 Legge n. 633/41)

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I primi ostacoli ad un nuovo progetto sono grandi benedizioni perché offrono l’opportunità di creare basi più solide per il suo sviluppo. T.Y.S Lama Gaugchen

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L’infanzia sas …………………………………………………………………………………… pag. Prefazione………………………………………………………………………………………… pag.

L’Asilo Nido Benessere La Nascita…………………………………………………………………………………………. pag.

L’inserimento e l’Accoglienza.…………………………………………………………. pag.

Le discipline Olistiche………………………………………………………………………. pag. La Cromoterapia…………………………………………………………………………….… pag.

L’Aromaterapia………………………………………………………………………………... pag.

La Cristalloterpia………………………………………………………………………………. pag.

La Musicoterapia………………………………………………………………………………. pag. La Floriterapia del dott. Edward Bach………………………………………………. pag. Il Contatto e la Tattilità……………………………………………………………………. pag.

L’Alimentazione………………………………………………………………………………… pag. Concludiamo Il Paradigma Olistico……………………………………….…………………….. pag.

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Costituita nel 1977 da Maugeri Salvatore, Direttore commerciale della Programmex Spa di Firenze e Consulente Didattico dell’Istituto Massimo D’Azeglio di Torino. L’obiettivo era quello di organizzare e promuovere i nuovi servizi emergenti nel settore dell’infanzia e della famiglia, individuati attraverso le indagini demodossalogiche effettuate in quegli anni; ed attraverso le quali veniva rilevava l’esigenza di creare nuove figure professionali che da lì a pochi anni sarebbero state necessarie proprio in questo settore. A tal fine, nello stesso anno, L’infanzia sas aprì la Prima Scuola di Formazione Professionale per Operatrici d’infanzia e, pochi mesi più tardi, come risposta alle esigenze emerse attraverso la propria elaborazione delle indagini, apre in Italia il primo servizio di Babysitter - Animazione & Feste e cui fu dato il nome di PRONTO BABY. Capostipite di una nuova attività, il PRONTO BABY è stato, in assoluto, il primo servizio Babysitter - Animazione & Feste, basato sulla Qualità e sulla Professionalità del personale, che non ha tardato ad essere preso come punto di riferimento da innumerevoli famiglie italiane e del quale tutte le riviste specializzate sul mondo dell’infanzia e della donna ne hanno diffusamente scritto e parlato in maniera tale da generare interesse ed attenzione in tutta Italia ed all’estero, contribuendo in maniera determinante alla diffusione delle agenzie specializzate nei servizi di babysitting, le quali hanno preso come esempio proprio il Pronto Baby. L’unica ma fondamentale, differenza che ancora oggi distingue il Pronto Baby dagli altri sta nel fatto che il servizio ideato dell’ Infanzia sas è sempre stato completamente gratuito per i genitori; ovvero tutto il lavoro generato dalla promozione, diffusione, ricerca, selezione, formazione. aggiornamento, segnalazione e gestione è senza alcun costo per la famiglia, poiché questa paga solo i compensi alla Babysitter, secondo le normative di legge. Con il preciso obiettivo di offrire un qualificato servizio di assistenza per i bambini che fornisse precise garanzie alle famiglie, L’infanzia sas ha ideato ed aperto la 1° Scuola di Formazione Professionale per Babysitter, (Torino 1980), ed in collaborazione con l’Associazione ASSOTATA ha istituito il primo centro di riferimento per Tate e Babysitter Professionali. Negli anni ’90 L’infanzia sas, attraverso la propria Casa Editrice “CRESCERE INSIEME”, iniziò a progettare e editare testi di Pedagogia, Psicologia, Puericultura ed innovativi testi di Aggiornamento per Educatori, destinati alle allieve della Nuova Scuola di Aggiornamento e Perfezionamento che in quegli anni iniziò ad operare nelle città di Torino, Milano, Roma e Novara. Sono sicuramente numerosi gli Asili Nido in Italia aperti con la consulenza de L’infanzia sas e con il prezioso contributo delle allieve qualificate presso le Scuole di Formazione della società, come innumerevoli sono le famiglie che in 30 anni, circa, si sono rivolte al Pronto Baby ed hanno beneficiato della qualità e della professionalità delle sue Operatrici. Pertanto, non pensiamo di peccare di presunzione nell’affermare che nel DNA in ognuna di quelle strutture e di quelle società di servizi per l’infanzia, vi sia una particella generata dalla società fondata circa 30 anni fa da Salvatore Maugeri. Con questo nuovo Progetto per gli Asili Nido “il Nido Benessere”, L’infanzia sas intende, ancora una volta, offrire metodologie innovative nella gestione dei servizi per l’infanzia ed in particolare offrire una concreta risposta alle crescenti richieste di Qualità, da parte delle famiglie italiane.

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Lo sviluppo del bambino è olistico. “La salute e l’alimentazione del bambino, il suo sviluppo cognitivo, sociale ed affettivo dipendono l’uno dall’altro e non possono essere separati e trattati individualmente”. Il Progetto Il progetto Nido Benessere™, nato nel 2003 è stato il frutto di un’esperienza di oltre 25 anni, maturata attraverso la gestione di molteplici asili nido, scuole materne, ludoteche e di qualificati servizi all’infanzia ed alla famiglia; creati, proposti e gestiti dall’Infanzia sas nelle più importanti città italiane. Oggi il Grande Albero della nostra vita professionale ha messo solide radici. Dai suoi forti rami, i fiori dell’esperienza si propongono come ambasciatori di un messaggio forte ed innovativo che potrà fornire ad educatori, bambini e genitori, un’efficace chiave di lettura della propria sfera emozionale. Nido Benessere è una concreta risposta alle crescenti richieste di Qualità dei servizi per l’infanzia, da parte delle famiglie italiane. Nasce a Milano, in Via Lario 16, nell’agosto del 2003, in un periodo in cui in Italia le proposte dei Comuni e delle Regioni sono orientate ad aumentare la quantità dei posti bambino. Il fenomeno dei Nidi Condominiali e Micronidi, scoppiato in alcune città italiane, (bambini fino ai tre anni ospitati in semplici appartamenti di condominio), per la loro caratteristica non rappresentano, per alcun motivo, una risposta alle crescenti esigenze di servizi di qualità da parte delle famiglie. Gli Asili Nido Aziendali, proposti come grande novità e presentati come soluzione alla necessità delle mamme lavoratrici, erano, in realtà, già esistenti negli anni ’60, poiché furono proprio i Nidi Aziendali i primi asili nido privati in Italia; realizzati come risposta alla crescita delle presenze delle donne lavoratrici nelle aziende. Abbiamo oggi in Italia un discreto numero di asili nido di ottima qualità, con validi programmi, in cui lavorano bravi e volenterosi educatori. Asili nido che hanno cercato di migliorarsi, di darsi una propria identità, di personalizzarsi negli arredi e nei materiali, di riunirsi creando strutture in Franchising, di inserire nei loro programmi nuove e svariate attività per i bambini. Oggi la famiglia, sempre più attenta ed informata, è ben consapevole di quanto i condizionamenti emotivi, affettivi e sociali, vissuti nei primi tre anni di vita, incidono profondamente e forse irreversibilmente sul futuro dei propri figli. L’esigenza di proposte innovative che comprendano e gestiscano in maniera personalizzata i bisogni individuali, ma, che tendano in maniera particolare, a considerare il bambino, la bambina ed i genitori, nel loro complesso, senza distinzioni tra le esigenze fisiche e la sfera psichica ed emozionale, è oggi una necessità. Gli Asili Nido Benessere, in ragione delle loro particolari metodologie, basate sull’utilizzo delle discipline Olistiche e della psicopedagogia Olistica, forniscono un’efficace risposta a questo tipo di esigenza, poiché offrono un metodo nuovo, o forse sarebbe meglio dire che riscoprono un metodo molto antico, nella gestione complessiva dei servizi per l’infanzia, per l’adolescenza ed alla famiglia.

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“Tutta la vita è come una pianta che non contiene soltanto quello che si presenta all’occhio, ma che nasconde pure, nelle sue recondite profondità, anche uno stadio futuro. Chi osserva una pianta rivestita di sole foglie sa perfettamente che, dopo qualche tempo, sul ramo frondoso, vi saranno anche fiori e frutti. Però, come si potrebbe dire quale sarà l’aspetto di tali organi, se della pianta si volesse studiare soltanto quello che essa offre ora al nostro sguardo, lo si potrà soltanto conoscendo la natura della pianta” .

(Rudolf Steiner)

Come è la pianta, così è il nostro Nido Benessere: “Non contiene soltanto quello che gradevolmente colpisce i nostri organi sensori, ma uno stadio presente e futuro”. “Un approccio di tipo Olistico, che tende a considerare il bambino, la bambina ed i genitori, nel loro complesso, senza distinzioni tra le esigenze fisiche e la sfera psichica ed emozionale”.

(NidoBen)

Auguro a tutti voi una buona lettura di questo libro sul Progetto Benessere, con il desiderio e la speranza di ritrovarci, un giorno, per condividere e percorrere insieme questo Sentiero di conoscenza e di crescita. Virginia Stagno

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“La nascita del primo Asilo Nido Benessere”

Il Progetto Benessere, per gli Asili Nido, ha come protagonista il nostro Asilo Nido Benessere di Milano. Abbiamo lavorato, come sempre, con grande impegno, avvalendoci della collaborazione di personale appositamente selezionato che ci ha affiancato, in questo nuovo cammino, ricco di scoperte ed esperienze che hanno posto in grande risalto la sfera emozionale di ognuno di noi ed hanno formato una solida base sulla quale ci siamo affidati per favorire la crescita e la diffusione del nostro progetto. Ci ritroviamo, oggi, con la maggior del nostro personale soddisfatti per i nostri risultati ed a programmare le attività future; mentre a coloro, che durante la nuova esperienza, non sono riuscite a trovare le giuste motivazioni per proseguire in questo cammino, và il nostro ringraziamento, per la preziosa collaborazione e per il loro grande amore dimostrato verso questa splendida professione.

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Quando un bambino entra in Asilo Nido non lo fa per sua scelta. Il piccolo ospite non è in grado di capire le motivazioni che hanno portato i genitori a prendere questa decisione, a lui non gradita e, soprattutto, non è nelle condizioni di poter esprimere un proprio parere.

Al contrario, l’azione di allontanamento, anche se solo di alcune ore, dalla sua amata casa, può essere vissuta come un momento di abbandono; con un insieme, più o meno grande, di fantasie angoscianti sulle motivazioni che l’hanno determinata. In questa condizione di disagio è importante che il bambino trovi un ambiente estremamente favorevole ed una figura di riferimento, sostitutiva di quella materna, preparata ad accoglierlo. Una figura appositamente preparata a comunicare con il piccolo ospite, in grado di creare situazioni ottimali di tranquillità e di benessere che favoriscano l’insorgere di una condizione di continuità. Nido Benessere propone, inoltre, una metodologia di inserimento personalizzata, basata sull’avvicinamento e sulla conoscenza graduale del nuovo ambiente, favorita e facilitata da due distinte

fasi: • Libero accesso programmato • Massaggio Infantile “I bisogni individuali di ogni bambino dovranno essere compresi e gestiti in maniera personalizzata”. (Goldschmied 1995)

Nido Benessere propone una metodologia di inserimento personalizzata che prevede il libero accesso programmato, all’interno della struttura, alcuni mesi prima della data prevista per l’inserimento; questa condizione consente: ♥ Un’attenta e prolungata osservazione della struttura che accoglierà il bambino. ♥ Una conoscenza diretta di tutto il personale operante in Asilo Nido. ♥ Un approccio progressivo, del bambino, ai rumori, colori, giochi, profumi e voci del personale e degli altri bambini. Durante il periodo del libero accesso programmato, oltre alla consulenza della Direttrice e della Pedagogista, vi è la possibilità, se necessaria e se richiesta, di avvalersi della consulenza professionale della Psicologa dell’Asilo Nido, molto utile nella gestione emozionale del “senso di colpa per l’abbandono” e nelle ansie della non conoscenza.

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Altra metodologia personalizzata che offre una maggiore possibilità di entrare in confidenza con il nuovo ambiente è quella del Massaggio Infantile. Ai genitori dei bambini, in procinto di iniziare l’inserimento al Nido Benessere, viene offerta la possibilità di partecipare ai corsi di Massaggio Infantile, organizzati all’interno della struttura.

Settembre 2003 Virginia Stagno, responsabile dell’Asilo Nido Benessere di Milano, docente di Massaggio infantile, diplomata all’ A.I.M.I. (Associazione Italiana Massaggio Infantile), inizia a proporre specifici corsi per i neo genitori e per i loro piccoli.

L’iniziativa suscita l’interesse e la curiosità di parte dei genitori che dovranno iniziare l’inserimento nei mesi successivi, i quali,

prese informazioni in merito decidono di iscriversi per partecipare al corso. Suddivisi in gruppi di 4 ed accolti al Nido Benessere, in appositi spazi organizzati ed attrezzati, questi primi gruppi di genitori hanno inaugurato l’inizio dei primi corsi di Massaggio Infantile al Nido Benessere di Milano. Il corso di Massaggio infantile, oltre alla propria finalità, di cui in seguito entreremo nei dettagli, ha consentito ai genitori ed ai bambini, anche di pochissimi mesi, di prendere progressivamente confidenza con il nuovo ambiente dell’Asilo Nido. I colori, i profumi, le musiche, le voci del personale e degli altri bambini, conosciute e memorizzate con il conforto della presenza materna, diverranno famigliari e non saranno da ostacolo nel momento del sofferente distacco, necessario per l’inserimento del bambino in Asilo Nido.

Prima ancora di rendersi conto di essere nel posto e nel momento del distacco, la particolarità dell’ambiente del Nido Benessere ha già fatto effetto sul suo inconscio. Una moltitudine di stimoli, che seducono e rallegrano il suo spirito, hanno generato nella sua sfera emozionale una condizione benefica. (S.V.)

L’accoglienza e la permanenza del

bambino, secondo il Progetto Benessere, deve avere un approccio di tipo Olistico. Negli Asili Nido Benessere si considera il bambino, la bambina ed i genitori, nel loro complesso, senza distinzioni tra le esigenze fisiche e la sfera psichica ed emozionale. Nulla è lasciato al caso, niente viene tralasciato poiché la caratteristica del Progetto Benessere e quella di fare riferimento e di utilizzare, sia dal punto di vista strutturale che gestionale, le più importanti discipline Olistiche. Prima di entrare nel dettaglio di questo nostro progetto riteniamo sia indispensabile, al fine di una lettura comprensibile e consapevole, fornire al lettore alcune importanti informazioni generali sulle metodologie Olistiche.

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I più noti pedagogisti e psicologi hanno fatto luce sull'importanza che assumono i primi tre anni di vita nella formazione della personalità. Oggi le neuroscienze sono arrivate alla conclusione che il destino degli uomini e delle donne si decide soprattutto nei primi tre anni della loro vita, poiché in questo arco di tempo si sono già costituite le basi della personalità di un futuro adulto, per cui, i condizionamenti

emotivi, affettivi, sociali e culturali vissuti in questo periodo dai bambini e dalle bambine incidono profondamente e forse irreversibilmente negli atteggiamenti e sul loro futuro di adulti. Al di là delle definizioni proprie, ci interessa parlare sostanzialmente di uno stile di vita in cui crediamo, fatto di Verità e di Bellezza interiore, di Valori e di Onestà, di Convivenza e di Rispetto con le Persone e con l’Ambiente in cui viviamo. E' indubbio che la ricerca scientifica abbia fatto passi da gigante e che le conquiste realizzate nel mondo della tecnologia, della scienza stessa e della medicina, abbiano contribuito, in maniera evidente, a migliorare alcuni aspetti della nostra vita. Ma per quanto grandi ed importanti siano stati questi risultati

non sono ancora sufficienti a soddisfare le reali esigenze dell’umanità, poiché crediamo che la ricerca scientifica abbia in sé grandi limiti metodologici e strutturali, derivati dalla necessità di seguire, sempre e comunque i criteri della dimostrabilità e della verifica matematica. Noi crediamo che esistano ambiti della nostra esistenza ancora troppo lontani dall’essere scientificamente rivelati, dimostrati e misurati (se mai lo saranno); e siamo sicuramente consapevoli della loro presenza e della loro forza nell’influenzare, in maniera determinate, la nostra vita. Molti validi ricercatori, in ogni parte del nostro pianeta, hanno preso atto di questa realtà ed hanno indirizzato e concentrato i loro sforzi in questa direzione che riserva zone inesplorate, singolari e misteriose. Questa ricerca non sarà priva di difficoltà, ciò non di meno rappresenteranno passi importanti perchè dal risultato delle loro scoperte

può dipendere la reale conoscenza di tutti noi. Le cosiddette Metodologie e Medicine non Convenzionali sono oggi entrate nella sfera consapevole delle persone, troviamo testimonianze di un interesse in questa direzione in Germania, in Francia e timidamente anche in Italia, attraverso il pionieristico Piano Sanitario Regionale della Toscana, che per primo ha stanziato, già dal lontano 1997, un fondo di circa 500 milioni di vecchie lire, per le attività relative alle Medicine non Convenzionali.

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Sono così sorti i primi Ambulatori presso gli Ospedali di tutta la Regione, e questa esperienza ha portato ad un incremento verso l’utilizzo di tali discipline, ma soprattutto ha contribuito a ridurre, drasticamente, la distanza tra la gente e un modo diverso di vivere e sperimentare il concetto di Salute e Malattia. Altri esempi, in tal senso, sono da riconoscere, alla Lombardia ed al Piemonte dove in alcune ASL sono stati introdotti lo Shiatsu e la Pranoterapia come nuove terapie di supporto.

Questa consapevolezza ha profondamente modificato l’approccio delle persone verso le Metodologie e le Medicine non Convenzionali, ed ha contribuito a modificare le vecchie abitudini verso la medicina e farmacologia allopatica (tradizionale), verso la chirurgia (limitandone l’uso eccessivo e sconsiderato dei decenni trascorsi), e verso il proprio medico di base. Ma quello che più conta è che il cambiamento è arrivato in maniera più profonda, poiché le persone hanno iniziato a modificare, profondamente, l’approccio con sé stessi, con il proprio corpo, con la propria parte interiore e con la propria consapevolezza. E’ cresciuta, considerevolmente, la coscienza di una salute intesa come “esigenza globale”; le persone hanno iniziato a percorrere un sentiero che, partendo dalla vecchia cultura dell’essere completamente affidato nelle mani di qualcun altro, (detentore assoluto della conoscenza), li conduce nella consapevolezza di poter essere padroni di sé stessi e della propria vita, responsabili del proprio benessere e della propria felicità, e soprattutto, consapevoli della personale responsabilità nei confronti dei loro malesseri e infelicità. Nella terminologia delle discipline olistiche rientrano svariate discipline tra cui la Naturopatia, l’Osteopatia, la Riflessologia e tutte le Arti Manuali dal Massaggio, la Musicoterapia, la Cromoterapia, la Floriterapia, l’Aromaterapia, la Cristalloterapia e molte altre, e tutte si occupano di preservare, mantenere, aiutare e se necessario, recuperare l'ottimale stato di Benessere psicofisico; ma ciò che le differenzia dalle Arti Sanitarie tradizionali come la Medicina Allopatica o la Fisioterapia, è che le discipline Olistiche si prendono cura della persona nella sua globalità, senza distinzioni tra le esigenze fisiche e la sfera psichica ed

emozionale, ovvero, di non lavorare sul quadro sintomatico della malattia, poiché hanno come obiettivo primario quello di stimolare le risorse proprie di cui ciascun organismo è dotato. Il fine comune è il raggiungimento dell'ottimale stato di salute e di benessere; è importante rilevare che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), definendo lo di stato di salute di una persona non si limita a considerare esclusivamente l’assenza di malattia, ma gli affianca anche una condizione di pieno benessere psicofisico e sociale, in cui la persona si esprime ed opera in completa armonia con se stessa e con l'ambiente in cui vive.

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La figura di riferimento, per chi desidera approfondire o usufruire di queste nuove metodologie è l’Operatore Olistico, il quale, è bene sottolineare, non è in alcun modo un medico e tanto meno può o deve svolgere attività di pertinenza medica (ovvero diagnosticare le eventuali patologie e tarare un iter terapeutico), ma è

una figura che possiamo definire propedeutica alla Cultura del Benessere, la quale, attraverso conoscenze ed esperienze specifiche, accompagna la persona verso una condizione di reale Benessere psicofisico. Talvolta, l'azione di un Operatore Olistico, laddove se ne presentino le opportunità e le condizioni, affianca e coadiuva il Medico, promotore di una terapia medica ufficiale, ponendo il paziente, in virtù della stimolazione delle naturali ed innate risorse interne che ognuno di noi possiede, in una condizione ottimale di risposta positiva alle terapie in atto. La grande valenza delle Discipline Olistiche, a differenza delle terapie tradizionali che curano la malattia, è quella di anticipare o meglio, evitare, che un'eventuale situazione di disarmonia, disagio e malessere generale, che non essenzialmente deve essere di tipo fisico, sfoci in una vera e propria patologia, la quale, il più delle volte non è

altro che la risultante finale di tutta una serie di condizioni, situazioni, modi di vivere e atteggiamenti (soprattutto mentali) nei confronti della vita, la quale si traduce, nel tempo, in un grosso avvertimento che il corpo ci segnala, attraverso la manifestazione di una malattia, che non è altro che un messaggio che ci impone, in maniera perentoria ed inderogabile, di prenderci meglio cura di noi stessi. Gli interventi terapeutici tradizionali della malattia sono, come ben sappiamo e come già affermato, affidati ai medici e non possiamo farne a meno poiché siamo già dentro al momento dell’esplosione dell’avvertimento, ossia, della malattia. Questa condizione dovrebbe far sorgere spontaneamente, in una persona informata e consapevole la domanda su come evitare di alimentare un tale meccanismo di mancanza di prevenzione che ci conduce, inevitabilmente a stare male. E come prevenzione non possiamo intendere la somministrazione preventiva di una terapia tradizionale, piuttosto la nostra attenzione dovrà essere rivolta verso la riduzione dei fattori scatenanti della malattia, i quali, non sono, necessariamente, di origine fisica.

Ed è proprio questo il grande campo d'azione in cui le Discipline Olistiche, le Medicine Naturali o Complementari, che dir si voglia, si muovono e confermano la loro immensa utilità ed efficacia.

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Il colore è luce, la luce è energia. Il colore è energia. Il Sole emana Luce e senza Luce non esiste Vita. Se prendiamo un prisma e lo interponiamo fra una raggio di luce solare ed un piano riflettente bianco, vedremo scomporsi la luce solare nei suoi colori fondamentali: il Rosso, il Giallo e il Blu. Le scoperte di Einstein sulla scomposizione della luce e sui fasci di energia confermano la teoria cromoterapica.

La CROMOTERAPIA appartiene a quella categoria di "terapie inspiegabili" i cui risultati, anche se documentati, non ottengono conferme dalla scienza "ufficiale". Si possono azzardare teorie per spiegare i risultati favorevoli tra cui quella in cui entri in gioco una forte componente psicosomatica, ma evidentemente c'è dell'altro. Comunque sia, questa "nuova terapia" ha illuminato, con i suoi raggi colorati, parte di questo sentiero scientifico ancora oscuro. Infatti, la CROMOTERAPIA , o terapia del colore, è un metodo terapeutico che usa i differenti colori per far sì che le "vibrazioni", possano penetrare nell’organismo a varie profondità causando variazioni biochimiche nelle cellule e nel sangue. L'assunto di base che regola la cromoterapia è che la malattia ed il disagio siano un'alterazione della vibrazione specifica che caratterizza la materia. Il corpo umano è un insieme energetico ed elettromagnetico in cui le differenti parti "vibrano" in un “tutto armonico”, pur mantenendo le loro identità energetiche. Ogni organo o insieme di organi, ha una sua specifica vibrazione e quando una di queste parti è esposta ad una irradiazione colorata avviene un assorbimento di onde elettromagnetiche, di frequenza oscillatoria diversa secondo il colore, e le cellule, composte da atomi, entrerebbero in risonanza vibratoria con le frequenze delle onde luminose, recuperando così il loro equilibrio. Alcuni ricercatori hanno stabilito che il metodo migliore per avere benefici dal colore sia esporsi ai raggi solari (il sole contiene l'intero spettro di colori) in modo che il nostro corpo possa assorbire i colori di cui ha bisogno, respingendo gli altri; in particolare si sono trovate connessioni importanti fra onde luminose e ghiandole endocrine. Forse anche per questo motivo durante il periodo estivo il nostro umore cambia radicalmente in positivo, ci sentiamo più vivi e reattivi; così e per noi e così è per i nostri figli, ma la possibilità di ricevere il calore del sole ed i suoi colori non la troviamo ogni giorno, in particolare nel periodo invernale, pertanto è un bene vivere in un ambiente ricco di colori. La cromoterapia è utilizzata da millenni dall'umanità (famosi sono ad esempio i giardini pensili di Babilonia). La cromoterapia faceva parte dell'antica saggezza, dapprima istintiva e spontanea poi insegnata e praticata dai sacerdoti, che consisteva nell'identificare il valore magico e simbolico dei colori. Oggi la scienza fornisce una spiegazione biologica di questi valori, ma ricalca quello che è stato scoperto migliaia di anni fa. L'uomo di Neanderthal scoprì per primo i significati simbolici del rosso e nero, che rappresentavano il giorno e la notte, il sole e la grotta, come anche la vita e la morte nelle decorazioni delle tombe. Più tardi la cromoterapia veniva praticata nei grandi templi dell'Egitto e della Grecia, in Cina, in India e in Tibet, così come nella cultura Maya del Centro America.

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Coloro che progettarono le grandiose cattedrali gotiche erano a conoscenza del potere dei colori che utilizzavano nella realizzazione delle vetrate, per creare un'atmosfera adatta alla meditazione e alla preghiera; ma fu solo nel XIX secolo, con l'opera di Newton e di Goethe, che rinacque l'interesse per le proprietà della luce e dei colori.

L’accoglienza del bambino al Nido Benessere di Milano è stata ideata e realizzata in uno scenario di fantastici personaggi nel bosco, affinché la natura sia presente nei suoi vari aspetti e stimoli la fantasia del bambino. L’impatto cromatico che ne consegue è molto gradevole ed è mirato ad un effetto di percezione e mutamento. Il colore aiuta il bambino a sviluppare le proprie sensazioni ed a porre dentro di se una luce che dia tono e vita alle emozioni. Il colore è un mezzo che può aiutare ogni bambino a sviluppare la propria reattività di esprimere le emozioni in modo non verbale. Il Progetto Benessere prevede l'impiego del

colore abbinato a suoni e profumi poichè dall'integrazione di questa triade olistica si sviluppa un’armonica condizione di benessere che favorisce il riequilibrio tra corpo e mente.

Anche la calda luce dei toni del bianco e dell’arancio emanate dalle lampade in salgemma dona una sensazione di benessere riequilibrante e stimolante poiché la luce arancione favorisce l’allegria ed il buon umore, promovendo la creatività e la gioia di vivere, mentre quella bianca facilita la concentrazione.

Negli Asili Nido Benessere le lampade in salgemma sono utilizzate anche con lo

scopo di diffondere la forza positiva dei suoi colori, queste lampade di sale, assolutamente naturali, hanno anche un grande effetto purificatore e reali proprietà benefiche legate alla capacità di riduzione degli ioni positivi (+), ma di questo ne parleremo nel capitolo dedicato alla Cristalloterapia.

“Dovrà essere trattato diversamente in relazione al suo ambiente un cosiddetto bambino nervoso ed eccitato oppure un bambino apatico e inerte, tutto va considerato, dal colore della camera e degli altri oggetti che stanno attorno al bambino fino al colore dei vestiti…. E ancora… se il bambino eccitato ha del rosso accanto a sé, nella sua interiorità egli fa nascere il verde complementare, l’attività svolta per produrre il verde agisce in modo da calmare, gli organi acquistano la tendenza alla calma…… “. Rudolf Steiner.

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Il termine aromaterapia significa "trattamento

terapeutico mediante le fragranze" e compare la prima volta in un testo del 1937, scritto dal chimico francese Renè Gattefossè, relativo all'applicazione degli oli essenziali in dermatologia e nella cosmesi. Si riferisce ad un particolare ramo della medicina erboristica che impiega oli vegetali concentrati, chiamati oli essenziali, per migliorare la salute fisica e psichica, e per ripristinare l'equilibrio della persona. A differenza delle erbe usate nella medicina erboristica, gli oli essenziali non vengono ingeriti, ma sono inalati o applicati sulla pelle, Ogni olio ha una propria fragranza naturale ed esercita una delicata azione curativa che rende l'aromaterapia una cura complementare particolarmente piacevole. Gli oli essenziali naturali vengono conservati in bottigliette scure ben chiuse, al riparo dall'aria e della luce. Per ottenere poche gocce di olio essenziale occorre una grande quantità di vegetale. Per esempio, ci vogliono 100 kg di ginepro per mezzo litro di olio essenziale. Per

una sola goccia di olio essenziale di rosa, ci vogliono trenta rose. Gli oli essenziali non sono tutti uguali e, purtroppo, l'acquirente non sa che qualità di prodotto gli è stato venduto. Gli Oli Essenziali Orientali, naturali 100% garantiscono una qualità superiore e sono utilissimi in Aromaterapia. L'aromaterapia è delicata ma efficace se viene usata correttamente e se le si lascia il tempo per agire, anche se un trattamento può dimostrarsi immediatamente rilassante o rivitalizzante, gli effetti tendono ad essere più efficaci in una condizione di continuità. La pratica dell'aromaterapia non significa solo usare la fragranza di alcuni oli essenziali per trattare la mente e il corpo; si tratta di far abituare il nostro corpo agli oli essenziali, affinché la chimica del nostro corpo se ne possa impossessare, per sostenerne le sue funzioni e migliorare il tono dell’umore e lo stato emozionale. Nessuno sa esattamente

come gli aromi influenzino la mente, ma è stato ipotizzato che i recettori del naso trasformino gli odori in impulsi elettrici che vengono trasmessi al sistema limbico del cervello. Gli odori che raggiungono il sistema limbico influiscono direttamente sull'umore e sulle emozioni e migliorano la prontezza mentale e la concentrazione. L'aromaterapia tratta la persona piuttosto che la malattia. E' un trattamento dolce, per questo è particolarmente adatta ai bambini.

Tra le moltissime proprietà terapeutiche che l’aromaterapia ci riserva troviamo quelle antinfiammatorie, antibatteriche, antivirali, antifebbrili, fluidificanti, espettoranti, depurative, disintossicanti, ipoglicemiche, ipotensive, stimolanti, toniche, antidepressive, calmanti, antidolorifiche, diuretiche, cicatrizzanti e lenitive, inoltre l’aromaterapia si è dimostrata particolarmente valida nel prevenire e curare disturbi associati a stress, ansia, dolori muscolari e reumatici,

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problemi digestivi, insonnia e nelle donne si è rilevata d’aiuto nelle irregolarità mestruali e per i disturbi legati alla menopausa.

Un discreto e gradevole profumo di oli essenziali rapisce chi entra e chi permane negli Asili Nido Benessere, portandolo emotivamente in solari giardini di agrumi, in campi di lavanda, in cespugli di gelsomini dal dolce profumo, in cespugli fioriti, in fresche foreste di eucalipti. Profumi che seducono e rallegrano lo spirito, perché come l’amore essi toccano il cuore, aprono alla bellezza e schiudono le porte segrete del nostro profondo. Gli stimoli olfattivi raggiungono direttamente il sistema limbico, senza passare preventivamente la censura della corteccia cerebrale, come succede diversamente agli altri stimoli sensoriali. Questi raggiungono così la parte più profonda della nostra centrale di comando, dove “i profumi ci arrivano direttamente al cuore”.

Prima ancora di renderci conto di un profumo, esso ha già fatto effetto sul nostro inconscio. La scienza oggi ci insegna che gli aromi degli oli

essenziali naturali influenzano direttamente i centri nervosi ipotalamici ed il nostro sistema nervoso vegetativo; hanno effetto benefico sulla reattività, sul sistema ormonale, su tutte le funzioni organiche, sull’umore e sull’apprendimento. Le essenze vegetali diffuse negli ambienti di Nido Benessere, come già sopra illustrato hanno moltissime proprietà terapeutiche. L’essenza di pompelmo, che se annusata, manda in circolo l’enchefalina, l’ormone che stimola l’allegria e la serenità.

…se fosse possibile diffondere l’essenza di pompelmo intorno al mondo, si eviterebbero conflitti e guerre.

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Essenza…..al momento ideale

Dopo la pausa estiva, nei primi giorni del mese di settembre, l’Asilo Nido riapre la sua attività; in questo periodo, lattanti e neonati, abituati ad un rapporto simbiotico con mamma e papà, dovranno abituarsi al nuovo ambiente, alla nuova figura di riferimento, ai nuovi suoni, profumi e colori, ai nuovi ritmi che lo abitueranno, non senza fatica e dolore, alla sua nuova vita in comunità; un periodo impegnativo, probabilmente, il più difficile dell’anno, perché in presenza di bambini e genitori particolarmente resistenti al distacco, tutto diventa più complesso.

Lo staff psicopedagogico, sempre più spesso, viene coinvolto in un piano di intervento mirato ad educare i genitori - in percentuale più elevata le mamme – e finalizzato a creare i presupposti per un sereno distacco e per acquisire la consapevolezza che il loro bambino e la loro bambina, superato il periodo dell’inserimento, avrà l’opportunità di entrare a far parte di un mondo opportunamente realizzato per favorire la sua crescita in piena libertà, nel rispetto del suo essere unico e irripetibile.

Questa situazione può favorire l’insorgere di momenti di tensione ed eccessiva stanchezza; emozioni che a livello vibrazionale, possono destabilizzare l’equilibrio in asilo nido. In queste condizioni è opportuno intervenire, oltre che sulle persone, anche nell’ambiente del nido. Ed ecco, allora, che durante i primi giorni di inserimento le educatrici dell’Asilo Nido Benessere, sulla base

delle loro conoscenze ed esperienze, amano diffondere negli ambienti oli essenziali, quali la Melissa e la Camomilla, affinché in ragione delle loro fantastiche qualità calmanti e rigeneranti, possano favorire il ritorno di una condizione di equilibrio vibrazionale. La diffusione degli oli essenziali in asilo nido, in alcuni momenti, offre la gradevole sensazione di trovarsi in un agrumeto: l’arancio, il limone ed il bergamotto, danno questa sensazione ed in virtù delle loro caratteristiche, diffondono sensazioni di allegria e leggerezza.

La nota calda e accogliente della lavanda viene diffusa prima della nanna e, in inverno in ragione delle sue potenti proprietà antisettiche e disinfettanti, è frequente l’uso dell’Eucalipto o del Niaouli. Le educatrici del Nido Benessere, hanno la facoltà di decidere il tipo di olio essenziale da diffondere, poiché sono loro che hanno la consapevolezza della situazione emozionale dei bambini e, ovviamente, della propria e dell’ambiente.

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I profumi preferiti dai bambini I bambini e i neonati hanno un olfatto molto sensibile. Già a sei settimane riconoscono la loro mamma dall’odore, distinguendo un suo indumento, da quello di un’altra persona.

L’olfatto ci trasmette la prima onda di piacere della vita e unisce madre e figlio in modo veramente magico. Una madre è in grado di riconoscere dall’odore del suo piccolo, e l’arrivo di una malattia, poco prima che si manifesti.

Gli odori educano e insegnano molte cose nei primi anni di vita: gli attributi “piacevole”, “spiacevole”, “pericoloso”

e “benefico”, vengono associati e immagazzinati nel cervello, legandosi ad un odore…. Nella prima infanzia, dunque, gli odori stimolano la creatività e la capacità di apprendimento e rinforzano i sensi. Il modo migliore per proporre un profumo ad un bambino è nella lampada per aromi, posta nella sua camera, preferibilmente elettrica. Gli oli essenziali più amati dai bambini sono: Arancio, Camomilla, Rosa, per i più piccoli; Limone, Arancio, Vaniglia e profumi floreali per i più grandicelli.

Quando i bambini sono facilmente irritabili, a causa della dentizione o per coliche al pancino, sono di grande beneficio la Camomilla romana e la Lavanda nel diffusore di oli essenziali; di grande aiuto, anche Camomilla romana e Finocchio per le coliche gassose, inoltre, è consigliato somministrare infuso di finocchio e applicare impacchi caldo-umidi della stessa essenza direttamente sul pancino.

Impacchi contro le coliche Oli essenziali: Camomilla romana 1 goccia Finocchio 1 goccia

Come fare: Mescolare con un litro di acqua calda e con un piccolo asciugamano, imbevuto del composto, posarlo sul ventre del bambino; coprire con un altro asciugamano, affinché il calore si mantenga; ripetere l’applicazione, facendo attenzione che l’asciugamano non si raffreddi.

Nei periodi di influenza e raffreddore, si possono utilizzare essenze fluidificanti e battericide, quali: Pino mugo, Eucalipto, Niaouli e Limone, mettendone alcune gocce nel diffusore degli oli.

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Ai bambini piacciono molto i bagni aromatici, una miscela molto gradita si realizza aggiungendo all’acqua del bagnetto da una a cinque gocce di olio essenziale di camomilla romana in due cucchiai di miele e uno di panna. Un’altra miscela: Camomilla romana, Vaniglia e Miele. Per i bambini irrequieti: Lavanda, prima di andare a nanna.

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Le leggende sull’uso dei cristalli si perdono nella notte dei tempi; i popoli antichi ne facevano largo uso e ne sfruttavano i loro poteri nella vita quotidiana. In Messico i Maya utilizzavano i cristalli nelle cerimonie più importanti; alcuni tipi di cristalli venivano utilizzati anche in caso di malattie per creare condizioni ideali a favorire i processi di guarigione; identiche metodologie erano utilizzate dagli Indiani

d’America, e dagli Aborigeni. Il cristallo, nella storia, è sempre stato considerato dalle antiche civiltà un elemento sacro. Ma non abbiamo solo il passato poiché testimonianze dei nostri tempi ne accentuano le caratteristiche; il Corriere della Sera (aprile 1995) pubblicò un articolo dove si riportava la scoperta scientifica secondo cui il “nucleo centrale della terra è formato da un enorme cristallo”. Michael Gienger, scrittore e fondatore della Terapia con i minerali, ha pubblicato il suo primo libro “L’arte di curare con le pietre” nel quale espone con chiarezza i fattori dai quali dipendono le proprietà terapeutiche dei minerali. Il tipo di minerale, la sua struttura cristallina, la sua composizione ed il suo colore generano una specificità e danno origine alle caratteristiche del minerale. Ognuno di questi ha caratteristiche proprie ed è indicato per favorire determinati processi. Per farne alcuni esempi: l’Acquamarina ha la caratteristica di infondere fiducia, aiuta ad eliminare la confusione mentale ed armonizza l’attività dell’ipofisi e della tiroide, regolando la crescita e l’equilibrio ormonale. L’Amazzonite rafforza le capacità di prendere decisioni, genera tranquillità e aiuta a superare gli stati di tristezza, rilassa gli spasmi muscolari complessi ed aiuta durante il parto. I cristalli sono utilizzati al Nido Benessere con il personale e diffusi in appositi spazi, come le lampade in salgemma, utilizzate per diffondere la forza positiva di questo particolare sale, il cui effetto purificatore e le sue proprietà benefiche, stimolate ed accentuate dal calore sviluppato dalla lampadina, appositamente accesa all’interno, intervengono per favorire una condizione di riequilibrio e di salute ambientale. E’ scientificamente dimostrato che il salgemma favorisce naturalmente la riduzione degli ioni positivi (+) i quali nuocciono alla salute, a favore degli ioni negativi (-). La condizione benefica che si crea nelle vicinanze di una lampada in salgemma è simile ad un ambiente marino (una spiaggia su cui si infrangono le onde del mare), in alta montagna o nelle vicinanze di una cascata, luoghi in cui è la natura a creare queste benefiche condizioni. Un prezioso contributo che aiuta i bambini del Nido Benessere ad essere più attivi ed energici.

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La musicoterapia è una disciplina Olistica fondata su rigorose basi scientifiche che considera la musica uno strumento efficace per acquisire una condizione di benessere e per riacquistare il giusto equilibrio fisico e mentale. Il canto, i suoni e la musica, in genere possono guarire i disagi del fisico, della mente e dell’anima. Le origini della cura delle malattie con i suoni e la musica possono essere rintracciate nella preistoria. Gli antichi medici egizi, 2600 anni fa, utilizzavano canti magici nel trattamento di alcune patologie e nella cultura della Grecia Classica il suono del flauto veniva utilizzato per lenire il dolore.

Risalgono al secolo scorso, invece, le prime vere ricerche scientifiche sulle modificazioni fisiologiche indotte dalla musica e valutate attraverso la misurazione degli effetti e della sua influenza sulla respirazione, sul ritmo cardiaco, sulla circolazione e sulla pressione sanguigna degli esseri umani. Sulla base di queste ricerche scientifiche è nata la musicoterapia, introdotta in Italia negli anni '70, da allora diversi studi ed esperienze, attuati in molti paesi, hanno dimostrato l'importanza della musica nella vita degli essere umani e sugli stimoli positivi o negativi che il fenomeno musicale può avere nella loro sfera affettiva e sull’equilibrio psicofisico.

La musica, infatti, superando i filtri logici e analitici della mente, riesce a entrare direttamente in contatto con i sentimenti e le passioni più profonde, riuscendo a stimolare la memoria e l'immaginazione fino a provocare vere e proprie reazioni fisiche. Ascoltare e "fare" musica in prima persona, oltre a rilassare e divertire, può attivare le energie fisiche e mentali, favorendo il contatto con le parti più profonde della nostra psiche e della nostra anima. Se usata correttamente, la musica può agire sul sistema che regola le funzioni del corpo, quali la respirazione, il ritmo cardiaco, la circolazione e la pressione sanguigna (sistema neurovegetativo), facilitando l’apertura delle emozioni e delle risorse creative degli esseri umani. A differenza dei metodi di cura basati sulla separazione di mente e corpo (come nella psicoterapia e nella medicina tradizionale), la musicoterapia ha un approccio di tipo Olistico, che tende a considerare l’essere umano, nel suo complesso, senza distinzioni tra le esigenze fisiche e la sfera psichica ed emozionale. I suoni, infatti, provocano la compresenza di reazioni emotive e risposte fisiologiche. La musicoterapia sollecita il coinvolgimento dell'essere umano e contribuisce a risvegliare la volontà nei soggetti apatici o a moderare l'eccessiva irruenza in chi non riesce a moderare la propria aggressività. Le attività musicali, se proposte e coordinate da seri professionisti, favoriscono l'acquisizione di una maggiore consapevolezza del proprio io e di conseguenza aiutano a migliorare il rapporto e la comunicazione con gli altri.

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Aumenta l'abilità motoria: il bambino migliora la coordinazione dei movimenti e diventa più sicuro nell'uso del proprio corpo. Accresce le abilità cognitive: il bambino migliora la capacità di distinguere esperienze diverse. Migliora la concentrazione e la memoria: il bambino potenzia la capacità di prestare attenzione alle cose che lo circondano ed a quello che avviene, imparando a memorizzare bene il ripetersi dei suoni. Perfeziona le abilità linguistiche: l'ascolto di suoni e musica coinvolge tutto il cervello, stimolando così anche l'area del linguaggio. Aumenta la capacità di relazione: il bambino diventa sempre più sicuro di sé e delle sue possibilità di comunicazione con il mondo che lo circonda; questa consapevolezza favorisce il miglioramento dei rapporti con gli altri bambini e con gli adulti.

Migliora le capacità immaginative: il bambino viene naturalmente stimolato ad esprimersi, aprendo così le porte della sua fantasia e della sua creatività. La musica è un'attività che si appella alla globalità

del sentimento e dell'emotività, per tale motivo questa può essere percepita, appresa e ricordata anche dai bambini speciali. Attraverso il lavoro musicale i bambini speciali possono elaborare attivamente i loro contenuti emotivi, acquisire sicurezza e fiducia, esercitare la riflessione, l'autocontrollo e la responsabilità poiché l'esperienza del suono e del canto porta ad un miglioramento delle capacità di relazione e della parola come presupposti per una corretta interazione sociale. La terapia musicale è oggi applicata con successo con i bambini caratteriali, con quelli con i bambini speciali e con difficoltà di comunicazione, ai bambini affetti da minorazioni senso-motorie e con i bambini autistici. Studi ed esperienze hanno dimostrato gli ottimi risultati che si possono ottenere con la musicoterapia; ai bambini affettivamente immaturi le melodie e le forme musicali costanti forniscono

sicurezza ed i bambini con disabilità fisiche possono essere stimolati dall'evento musicale ad usare espressivamente il proprio corpo e la voce, favorendo il miglioramento della coordinazione dei movimenti.

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Studi particolari sono stati condotti con bambini autistici con i quali la musica si è rivelata uno strumento efficace per interrompere il comportamento stereotipato e dare inizio ad una relazione significativa, volta alla riorganizzazione dell'io del bambino ad acquisire maggiore fiducia ed alla scoperta del piacere prodotto dall'attività . Consentiteci di entrare nel mondo speciale di questi bambini, poiché riteniamo sia doveroso, per la comprensione dell’utilità di questa disciplina Olistica capire quanto sia estremamente difficoltoso stabilire un contatto con i bambini affetti da autismo, poiché questi non sono in grado di mantenere la comunicazione con gli altri. Con questi bambini speciali le attività musicoterapeutiche possono favorire una graduale affermazione delle capacità di risposta, in modo da consentire il superamento della paura e della confusione, grazie alla scoperta del piacere ed alla fiducia che ne deriva dalla positività delle risposte che i bambini ricevono.

Un sottofondo musicale, diffuso da un innovativo sistema computerizzato accoglie i nostri piccoli in un clima che ci riporta ai suoni della natura: il rumore dell’acqua incita ad essere più fluidi e ripropone vibrazioni già conosciute nel ventre materno; il verso allegro dei delfini avvolge completamente, chi lo ascolta, in una nuvola di particelle musicali in continuo movimento. “L’energia (forza vitale), nei bambini fluisce liberamente; eventi delicati e ripetuti, come il distacco quotidiano dalla mamma, possono ostacolare la circolazione e creare un blocco”. La musica va considerata un linguaggio non

verbale, un mezzo di comunicazione delle emotività, di fatto, gli effetti terapeutici del suono e della musica sono in grado di modificare l'attività del sistema nervoso vegetativo, offrendo un'efficace supporto terapeutico nel momento in cui il bambino vive situazioni di disagio. Oltre all'emozione, la musica comporta, reazioni positive a carico della sfera vegetativa poiché è dimostrato che all’ascolto di una musica gradita si verificano situazioni di riequilibrio della pressione sanguigna, di regolarizzazione della frequenza cardiaca e della respirazione. Tali situazioni si accentuano proprio quando la musica, appositamente diffusa nell’ambiente, viene percepita inconsciamente. Le musiche diffuse nell’Asilo Nido Benessere generano vibrazioni che accompagnano i piccoli ospiti durante tutto l’arco della giornata. L’alternarsi delle attività, l’accoglienza, il gioco, la pappa, la nanna ed il risveglio ed il commiato sono accompagnate dal sottofondo musicale più adatto, appositamente scelto per la specifica attività.

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Il gioco infantile è un’attività fondamentale per un armonico sviluppo, poiché attraverso il gioco, il bambino, anche molto piccolo, indaga, studia, scopre ed entra in contatto con il mondo che lo circonda. Secondo Piaget, il vero gioco collaborativo inizia dopo i sette anni, ma il gioco sociale ha inizio molto prima, già nei primissimi mesi di vita, quando il bambino è cullato, abbracciato e gli si parla, o quando si agitano intorno a lui piccoli sonagli e soprattutto quando si inizia a mettere in atto tutta una serie di stimoli in cui la componente affettiva è molto alta. Quando si è in contatto con bambini molto piccoli, i

modi di comunicare cambiano rispetto ai normali modi di comunicazione tra adulti, infatti l’obiettivo di comunicare una serie di messaggi importanti, ci induce ad utilizzare toni di voce, gesti e sguardi particolari, finalizzati a catturare l’attenzione del bambino. Spesso, una delle caratteristiche, in queste particolari modalità di comunicazione, è la verbalizzazione ritmica delle parole, delle quali non ha tanto importanza il significato, (pare che queste siano incomprensibili per un bambino molto piccolo, ma noi non ci stupiremo se così non fosse), quanto il ritmo e l’affettività che ne

contengono e trasmettono. La filastrocca è il risultato della somma di rima e ritmo: e nel piccolo mondo del bambino il ritmo è dappertutto; è nel giorno e nella notte, nell'alternarsi delle stagioni, nella comunicazione fatta di sguardi e gorgheggi con la mamma, nei battiti del cuore, è nella melodia della ninna nanna, è nel dondolio che lo culla, è nel battito delle manine. La ripetizione ritmica, il suono delle parole, così come la ripetizione delle filastrocche, sono i primi passi per la costruzione di un rapporto di comunicazione. Parlare delle prime filastrocche giocate con i bambini, significa, infatti, parlare di un fitto intrecciarsi di rapporti, di contatti, di scambi, che si costruiscono sempre uguali ma sempre profondamente diversi poiché, pur usando le stesse parole e gli stessi gesti della medesima filastrocca, cambiano le mille sfumature degli sguardi, del tono della voce e del ritmo del corpo, che fanno di ogni singola filastrocca qualcosa di assolutamente personale e privato, in un contesto in cui il contatto affettivo ne è, indubbiamente, l’elemento più importante.

Nell’attesa che il pasto sia portato a tavola, i piccoli, stimolati ed invogliati dalle educatrici, intonano delle bellissime filastrocche. Le filastrocche in asilo accompagnano i bambini per tutto l’arco della giornata, poiché queste sono da considerarsi un tipo di gioco verbale, motorio, ritmico e spesso manipolativo, da cui scaturisce, quasi automaticamente, un’attenzione all’affettività che è pienamente inserita in una dinamica relazionale. La concezione psicopedagogia di fondo è basata sulla valorizzazione del tatto e del contatto.

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E’ nella concretezza fisica di questi termini che si può realizzare un rapporto-fusione con il territorio, per molti versi sempre inesplorato, dell’infanzia e delle sue più autentiche istanze di crescita. In lui l’adulto, o comunque colui che stimola il confronto, è, a sua volta oggetto dello stimolo, in quanto i giochi con le filastrocche vanno intesi come i primi fondamentali strumenti per giocare insieme, come prodotto di una tensione che congiunge il mondo dell’educatrice con quello del bambino.

La filastrocca si presenta così come ponte di un rapporto affettivo che è nello stesso tempo di esplorazione e di conoscenza. I gesti e i movimenti, le onomatopee e i ritmi, i suoni dei versi e i modi musicali, sono cercati, praticati e riconosciuti attraverso un modello esemplare di apprendistato, in cui il piccolo costruisce insieme all’adulto la sua partecipazione al gioco. Emerge anche il valore ludico della parola nella sua ricchezza di sensi e di non-sensi nelle sue polifoniche possibilità espressive, che vanno molto al di là del significato comune, codificato.

Quando i neonati e i bambini piccoli piangono, è perché si annoiano e ci stanno forse chiedendo qualcosa di diverso dal latte o dall’essere cambiati, è importante quindi offrire loro piccoli stimoli di gioco. Una delle cose che più affascina il neonato è sicuramente osservare il viso, le mani, sentire la voce delle persone che gli sono vicino e che costituiscono il suo contatto con il mondo; da sempre le filastrocche sono il primo sapiente gioco a misura di bambino, uno dei pochi giochi che è impossibile comperare, in un mondo dove tutto è mercificato, poiché è necessario cercare, ritrovare, creare... Lo schedario in asilo è limitato a filastrocche di tradizione italiana, in buona parte raccolte direttamente e in parte selezionate dalla vasta bibliografia esistente, avendo come obiettivo la loro effettiva utilizzazione viene data la preferenza a quelle filastrocche nelle quali la forma dialettale è facilmente comprensibile e usabile da tutti, e comunque legata ai movimenti dei primi giochi. Nell’Asilo Nido Benessere, le filastrocche sono spesso accompagnate dal suono della chitarra e, quando necessario, queste sono diffuse attraverso un sistema computerizzato; le filastrocche e ninne nanne che sono prevalentemente utilizzate sono originarie di ogni parte del mondo, ad esempio:

Nepal e Indonesia “Lullaby” Corsica “Nanna d’Aitoni” Brasile “Bambalalao” Sud-Africa “ Rurru-Rarra” Tibet “long life Prayer”

Molte altre sono di origine italiana ed alcune sono state ideate dal nostro staff; sono utilizzate filastrocche brevi e filastrocche più lunghe, in rapporto al momento e dello scopo, in ogni caso le loro funzioni sono:

favorire il contatto, la comunicazione e l’affettività tra educatrice e bambino. sottolineare l’importanza della stimolazione tattile come elemento base per

uno sviluppo sano e armonico del bambino.

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avvicinare alle esperienze ritmiche precoci. La gioia e il divertimento che caratterizzano il clima di questi giochi sono, sia per il bambino che per l’educatrice, un elemento importante e utile per un sereno rapporto socio-affettivo. Le filastrocche e le ninne nanne, secondo la loro funzione, possono essere utilizzate nei vari momenti della giornata:

sul fasciatoio, nel momento del cambio, accompagnare i primi passi, nel momento della pappa, nel momento della nanna, nel momento del divertimento.

Anche se, è ovvio non c’è una divisione rigida, poiché saranno le educatrici a scegliere la filastrocca più adatta al momento. Si intende con il termine “filastrocche”, quei componimenti solitamente in rima o comunque con una forte componente ritmica legati ai primi giochi con il corpo e alle ninne nanne, ai girotondi, ai giochi cantati ed alle conte. Recitate, prima dalle educatrici e poi dai bambini, sempre con cadenze ritmiche, sono quasi sempre accompagnate da movimenti. Formule rituali, aiuto all’apprendimento del linguaggio, gioco, divertimento, le filastrocche fanno da sempre parte della cultura di tutti i popoli della terra. Il materiale reperibile riguarda raccolte di gioco cantato, conte, girotondi e canzoncine, ed è prevalentemente rivolto a bambini di fascia d’età sopra i tre anni, ed è realmente un pò carente il materiale relativo ai primissimi giochi da fare con bambini più piccoli. In questa fascia d’età da zero a tre anni rientrano le filastrocche, i canti e le rime, che sono accompagnate da gesti, movimenti e spesso anche da musica, in un contesto in cui l’educatrice viene coinvolta attivamente a stretto contatto con il bambino, per questo sono chiamati “giochi di contatto”; importanti e fondamentali, in quanto rappresentano un mezzo di comunicazione affettiva. La filastrocca è un primo giocattolo fatto di affetto, fantasia e poesia, costruito tra educatrice e bambino, nella reciprocità di un legame che li vede coinvolti ed a stretto contatto. La parola “contatto” deriva dal latino: cum, con cactus, tocco, contatto, toccato; “tenersi in contatto”, significa comunicare. In relazione ad un sano sviluppo del sistema nervoso del bambino, non vi è alcun dubbio che la stimolazione tattile sia indispensabile. Le filastrocche sono proprio come Rodari amava definirle, dei veri giocattoli, che adempiono a tutte le funzioni di un buon giocattolo, non solo quelle affettive e cognitive, ma anche quelle di divertire, di far ridere, di cogliere il lato umoristico, nel saltellare e ripetersi di rime che sembrano assurde e senza senso per la logica adulta, ma che sono così care a quella del bambino. E allora perché non giocare con le parole? Le parole danno un significato a tutto, dunque giocare con esse, manipolarle, spostarle o metterle in fila, dando loro un

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ritmo, come fossero i vagoni di un trenino, costituisce un passaggio fondamentale che porterà il bambino dal mondo degli oggetti a quello dei concetti. La filastrocca, quindi, rappresenta un’importante e complessa esperienza nello sviluppo armonico infantile. Il bambino, così facendo, diventerà protagonista di un doppio e simultaneo processo:

di individualizzazione come emergere del sè, di socializzazione come partecipe elemento in un gruppo di suoi pari.

Ricche di saggezza antica, le filastrocche da giocare, portano con sé le memorie di gesti e affetti che si sono ripetuti nel tempo, facilitano l’interazione con l’adulto e con la realtà; aderendo in pieno alle necessità del bambino, diventano importanti mezzi di comunicazione, di contatto, di espressione e di affetto.

Un altro rituale che ha mantenuto la sua funzione nel tempo è la ninna-nanna. Ancora oggi, le mamme che cercano di addormentare i poro piccoli si affidano al patrimonio di filastrocche e ninne nanne ereditato dalla famiglia. Le ninne nanne fanno parte integrante dell’esperienza personale e vengono <<alla luce>> nel momento del bisogno, che quasi sempre coincide con la nascita di un figlio o di un nipotino. Ogni mamma conosce bene l’importanza delle ninne nanne, e del loro effetto tranquillante sui piccoli.

La stimolazione tattile-ritmica che accompagna i movimenti della ninna nanna, ha nel bambino un effetto calmante e rassicurante. Parlare al bambino, cantare, tenerlo in braccio, quando ne sente il bisogno, cullarlo, toccarlo, comunicare con lui, non solo il contatto delle mani, ma il ritmo di tutto il corpo, significa dimostrargli affetto, “nutrirlo di affetto”, tranquillizzarlo. La dolcezza delle parole, del ritmo e del tono, consente al bambino irrequieto di addormentarsi tranquillamente ed alla mamma di <<ritrovare tempo>> per fare le mille cose che dovrebbero essere fatte

in casa o più semplicemente per riposare anch’essa. A proposito dell'importanza delle cantilene infantili, nello sviluppo del linguaggio verbale e del linguaggio musicale nei bambini Roberto Goitre e Ester Seritti (Canti per giocare - Suvini Zerboni, Milano 1983) scrivono: Il bambino, fin dai primi giorni di vita, riceve le prime informazioni di linguaggio verbale per mezzo dell'ascolto ripetuto e costante di lallazioni verbali (...) di facile ricezione, di elementare accezione e di semplice imitazione basata su ripetizione ritmica (le stesse consonanti) e melodica (le stesse vocali). A poco a poco, con il trascorrere dei mesi, dalla fase dell'ascolto il bambino passa a quella dell'imitazione sempre più precisa dei suddetti fonemi, (...) fino a pervenire in

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breve tempo alla terza fase, quella della creatività elementare... (...). Se l'apprendimento del linguaggio verbale trae la sua origine dall'ascolto delle prime lallazioni verbali, l'apprendimento di quello musicale trova il suo riscontro nelle prime lallazioni cantate che fanno parte del patrimonio musicale, sociale, ambientale, linguistico e dialettale, storico ed etnico del popolo. Quali potrebbero essere per noi italiani queste lallazioni musicali? Senza dubbio alcune ninna nanne di struttura elementare.

A proposito della ninna nanna Tito Saffioti, nel libro Le ninna nanne italiane (Einaudi - Torino 1994) scrive: La funzione primaria della ninna nanna è ovviamente quella di indurre al sonno il bambino grazie a una reiterazione ritmica e melodica che tende a introdurre un effetto ipnotico, secondo un procedimento che richiama l'antico rito dell'incantamento. A questa prospettiva contribuiscono sia l'aspetto melodico sia quello verbale fortemente ripetitivi e sostanzialmente monotoni. Una seconda funzione, certo non meno importante, è quella di acculturazione linguistica e musicale del bambino: questi, infatti, stabilisce il suo primo contatto con la musica e con la realtà che lo circonda proprio

attraverso la voce della madre e delle donne di casa.

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Nel quinto capitolo di “Guarisci te stesso” Bach descrive il vero rapporto tra genitori e figli, affermando: “L’essere genitori è uno dei nostri privilegi divini. Essere genitori significa dare la possibilità a una giovane anima di venire su questo pianeta per realizzare il proprio sviluppo in un corpo fisico. Significa, inoltre, mettere a disposizione di questo nuovo nato , nei suoi primi anni di vita, tutta la guida e le cure possibili sul piano mentale, fisico e spirituale”.

Nell'ambito della medicina naturale e psicosomatica la Floriterapia di Bach rappresenta uno dei sistemi di cura

attualmente più conosciuti e diffusi. Questo metodo terapeutico naturale, scoperto ed elaborato negli anni Trenta dal medico inglese Edward Bach (1886-1936), si basa sul principio che la maggior parte delle malattie fisiche è causata da squilibri psicologici ed emozionali. Edward Bach, sensibile e geniale, aveva iniziato la sua carriera lavorando in un ospedale di Londra come immunologo e batteriologo, successivamente, specializzatosi in omeopatia, raggiunse grande fama e reputazione professionale. Fortemente convinto della tesi che la medicina dovesse tenere conto dei sintomi fisici, legandoli però al patrimonio emozionale e affettivo del malato, il dott. Bach si allontanò progressivamente dalla medicina farmacologica, abbandonando così, un'attività che gli garantiva ricchezza, successo e una carriera prestigiosa, per dedicarsi allo studio ed alla ricerca. Ritiratosi in campagna, iniziò le sue ricerche sui rimedi semplici e naturali, in grado di agire sullo stato psicologico disarmonico del paziente e di riattivarne la sua grande forza di autoguarigione. Dopo anni di studi e sperimentazioni, egli arrivò a individuare 38 essenze floreali capaci di curare i principali stati psicologici negativi che affliggono l'animo umano e favoriscono l'insorgere delle malattie. Dopo la sua morte la floriterapia ha continuato a svilupparsi, dapprima in Inghilterra, dove i suoi collaboratori continuarono la sua opera con l’apertura del Bach Center e della Fondazione Bach, e successivamente il metodo si è diffuso anche negli altri paesi. Oggi i rimedi del dott. Edward Bach sono usati con successo nel campo della medicina preventiva e psicosomatica come supporto alle varie difficoltà della vita quotidiana, utilizzati, grazie alla mancanza di controindicazioni anche in pediatria e nel counseling psicologico, in associazione a diversi tipi di psicoterapia. La filosofia di Edward Bach è molto semplice e profonda poiché dettata dalla grande spiritualità che era parte essenziale della sua personalità. Il concetto di malattia è legato ad un evento non materiale, ovvero, una manifestazione nel corpo conseguente ad una serie di forze che hanno lungamente agito, in maniera negativa su altri piani; pertanto, un trattamento materiale (farmacologico), produrrà solo un giovamento temporaneo, poiché non va ad incidere sulla vera causa del male. Il metodo di cura ideato da Bach viene chiamato floriterapia perché fa uso di essenze di fiori selvatici, che vengono utilizzate per riequilibrare disordini della

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personalità, disarmonie del carattere, disagi psicologici e disturbi fisici di origine psicosomatica. Le essenze floreali sono un rimedio vibrazionale, che agisce in virtù dell’informazione energetica di cui è portatore. Si tratta di una cura dolce, assolutamente naturale, priva di qualunque effetto collaterale o tossicità, di facile applicazione, adatta a persone di ogni età, anche ai bambini più piccoli; rispetta l'uomo nella sua totalità ed agisce sulla psiche e sul fisico, sui piani più sottili dell'organismo, riequilibrandolo in profondità. A differenza dei farmaci chimici, i rimedi di Bach non combattono né sopprimono un sintomo, ma agiscono sbloccando con progressione e gradualità, l'energia che già è dentro ogni persona, avviando così un naturale processo di autoguarigione. L'azione dei fiori di Bach é azione dolce e graduale, chi sceglie di avvalersi di questa terapia non deve aspettarsi un effetto immediato come può accadere per i farmaci chimici, poiché la sua azione, assolutamente priva di controindicazioni, è riscontrabile nel tempo e può avere effetti duraturi se non risolutivi. Le modalità di reazione hanno caratteristiche assolutamente individuali e personali: vi sono persone che rispondono positivamente nel giro di pochi giorni, altre che hanno bisogno di tempi più lunghi, specialmente se il problema è di grossa entità, complesso o di vecchia data. Generalmente sono proprio i bambini a reagire più velocemente ed in maniera positiva ai trattamenti con la Floriterapia, e già dopo qualche settimana, si verificano positivi segnali di miglioramento. La durata media dell’intervento può essere considerata di due o tre mesi. Sulla base scientifica, come per tanti altri misteri dell’umanità, la vita stessa è ancor oggi un mistero, non esiste una spiegazione scientificamente dimostrabile sul meccanismo d'azione delle essenze floreali; alcuni studiosi sostengono che la loro efficacia dipenda dalla forza vitale trasmessa dal fiore. Ogni fiore, infatti, possiede una sua specifica frequenza vibrazionale, legata ad una precisa proprietà terapeutica che, agendo per "risonanza", va a compensare una particolare carenza della persona, che manifesta il suo malessere sotto forma di sintomo fisico o psichico. Assumendo le essenze floreali si assume, in realtà, un'energia che va a colmare la disarmonia vibratoria, ovvero, il deficit energetico che sta all'origine della malattia.

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Trepidante, la mamma entra in asilo col proprio figlio, a volte anche di pochi mesi, per chiedere informazioni sulla realtà del Nido; il suo sguardo è, a volte, rassegnato ad una decisione spesso obbligata ed quasi imposta dalla necessità di affidare ad altri questo suo compito.

Il piccolo entrerà a far parte di un mondo creato a sua misura, l’educatrice di riferimento si occuperà di lui con competenza e amore. Di fatto, però, resterà sempre l’inevitabile realtà del momento del dolore per entrambi, poiché sarà, quasi certamente la prima volta che mamme e bambini si separeranno, dopo aver trascorso in totale simbiosi un importante periodo di tempo: la totalità della vita vissuta fino a quel momento dai propri figli. La scoperta del mondo è avvenuta attraverso mamma e papà, poiché attraverso i loro sensi, il bambino ha nutrito ed arricchito i propri ed i questa condizione quasi tutti gli eventi che hanno coinvolto il piccolo sono stati preventivamente “controllati ed approvati” dai genitori. L’ingresso del bambino e della bambina nella comunità

di un Asilo Nido cambierà questa condizione: “come frecce vive, sono scoccati in avanti”… un mondo nuovo li accoglierà e loro si abitueranno alla nuova esperienza e cresceranno; imparando ad ascoltare nuove voci che con amore li educheranno e nuovi suoni che entreranno in sintonia con i loro stati d’animo; sentiranno nuovi odori che per sempre si imprimeranno in loro, in una parte molto antica del cervello, la parte limbica; e vedranno nuovi colori, che diventeranno simboli di un vissuto emozionale, come il blu “ acquietante” o il rosso “eccitante”, perché la realtà è colorata. Cambierà anche il rituale della pappa, poiché piano piano, i piccoli si abitueranno a relazionarsi con gli altri bimbi e le altre bimbe e insieme si crescerà giorno dopo giorno, e tutti i giorni, giocando, scoprendo e amando. Si noteranno i cambiamenti, poiché un mondo nuovo entrerà a far parte della vita cognitiva ed emozionale del bambino, della bambina e della famiglia. Da “Il Profeta” di Kahlil Gibran: E una donna che reggeva un bambino al seno disse: Parlaci dei Figli. E lui disse: “I vostri figli non sono figli vostri. Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa. Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi, e benché vivano con voi non vi appartengono. Potete donar loro l’amore ma non i vostri pensieri: Essi hanno i loro pensieri. Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime: Esse abitano la casa del domani, che a voi non sarà concesso di visitare neppure in sogno. Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi: La vita procede e non s’attarda sul passato. Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.

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Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere; Poiché come ama il volo della freccia, cosi ama la fermezza dell’arco”. Quali saranno i cambiamenti? E come saranno questi cambiamenti? Su queste domande occorre che i genitori si soffermino a riflettere e a indagare preventivamente perchè questa nuova ed importantissima esperienza dovrà essere affrontata con la consapevolezza che i tre anni passati dai propri figli in un Asilo Nido saranno profondamente determinanti per il loro futuro. La conoscenza e la pratica delle discipline olistiche, favoriscono, senza alcun dubbio, l’attenuazione di inquietudini e tensioni che inevitabilmente si accumulano nello svolgimento di un attività fortemente impegnativa come quella svolta delle Educatrici ed Operatrici di Asilo Nido e di scuola materna.

I rapporti umani con i bambini, quelli interpersonali con i colleghi, con i genitori ed i parenti, rendono indispensabile l’attivazione completa delle risorse individuali e delle capacità di interagire con il gruppo. Sicuramente, il percorso di crescita, generato dalla partecipazione ai Seminari Olistici, ha permesso al gruppo delle Educatrici del Nido Benessere di diventare più coeso e complice nella sfera professionale, dove spesso entra in gioco anche il vissuto personale. Tale vissuto, con le sue inevitabili problematiche, spesso aumenta le difficoltà di affrontare le prove cui quotidianamente sono sottoposte. Questo tipo di atteggiamento positivo in Asilo Nido, genera una condizione di benessere che induce grande serenità nei bambini e favorisce lo svolgimento completo e regolare delle attività programmate. La partecipazione al Seminario di Floriterapia di Bach, ha generato una maggiore sensibilizzazione e consapevolezza all’utilizzo dei fiori di Bach. I rimedi (le essenze dei fiori) ed i testi sulla

Floriterapia, sono a disposizione del personale e sempre più frequentemente le

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Educatrici li utilizzano in maniera autonoma seguendo i consigli dell’esperta Floriterapeuta dell’Asilo. I rimedi floreali sono stati consigliati dalle Educatrici anche alle mamme che lamentavano problematiche legate al ritmo sonno/veglia del loro bambino, problemi di difficoltà al distacco e situazioni di disturbi della pelle (eczema). In alcuni casi, dietro consiglio della Floriterapeuta e della Psicologa questi sono stati consigliati anche agli altri componenti della famiglia con buoni risultati. L’esperienza ad oggi vissuta ci porta ad affermare che i benefici ottenuti sono stati notevolmente soddisfacenti. I rimedi floreali non invadono con violenza la struttura dell’essere vivente ma, agendo con delicata discriminazione apportano il tocco necessario per correggere lo squilibrio ed ottenere l’armonia. Quest’azione dolce dimostra il profondo rispetto che Edward Bach aveva per l’uomo e per le energie creatrici essenziali. Il Progetto Benessere del nostro Asilo Nido, vuole essere un’occasione perché avvenga la conoscenza, l’utilizzo e la diffusione dei rimedi del dott. Bach. Consapevoli che lo stato d’animo di chi si occupa della cura dei bambini, debba essere il più equilibrato possibile nell’affrontare e gestire, giorno dopo giorno, l’ordinaria attività di un gruppo di bambini, le educatrici, informate e consapevoli sui rimedi floreali di Bach, ne fanno uso e ne consigliano l’utilizzo ai genitori nei momenti difficili della loro vita. Il dott. Edward Bach ha fornito uno strumento prezioso all’umanità, la piccola comunità del Nido Benessere utilizza questo dono in maniera equilibrata ed opportuna; i risultati ottenuti favoriscono una condizione di serenità e felicità nei bambini nei genitori ed in tutti noi, che a volte riusciamo perfino a stupirci dei cambiamenti che avvengono sotto i nostri occhi increduli; ed proprio in questi momenti che il desiderio di dire grazie al Dottor Bach, per averci donato i suoi fiori, è forte nelle nostre anime. I 38 rimedi del dott. Edward Bach possono accompagnarci in tutte le fasi della nostra vita, conoscerli ed assumerli è di grande aiuto e ricchezza per l’animo umano.

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E’ una tecnica che impiega la pressione e la manipolazione di alcuni punti del piede che corrispondono a particolari funzioni o organi del corpo. Agendo unicamente sul piede, e maggiormente sulla pianta, con appropriate tecniche si riducono od eliminano gli squilibri causati da stress e tensioni, si migliora la circolazione sanguigna e linfatica e si riarmonizza il sistema nervoso, consentendo alla globalità delle nostre esigenze che governa l’insieme corpo/mente di ritrovare il proprio equilibrio funzionale.

Al pari delle altre discipline naturali la Riflessologia Plantare può essere impiegata come strumento di accertamento, per prevenire situazioni di squilibrio e per affrontare e risolvere tutte le situazioni di disturbo funzionale che coinvolgono la totalità della nostra sfera psicofisica. Pur agendo su di una piccola parte anatomica, che tuttavia rappresenta un ‘ologramma’ dell’intero organismo essendo ricco di zone definite riflesse, la Riflessologia Plantare. si prende cura in senso olistico della persona. Le origini storiche di questo trattamento risalgono a più di 4.000 anni fa in luoghi come la Cina e l'India, ma si trovano tracce dell'uso della riflessologia plantare anche fra le tribù degli Indiani d'America. Così come pure gli antichi Egizi conoscevano la riflessologia, come viene testimoniato da un dipinto murale nella tomba d'Akhmahor sul quale viene illustrato una seduta di riflessologia plantare. La teorizzazione della tecnica ci viene data da un odontoiatra americano di nome William Fitzgerald alle cui nozioni si aggiunsero quelle della massaggiatrice statunitense Enrica Ingham. Dall'America la tecnica riflessologia venne importata in Europa ed oggi è una tecnica rivalutata in paesi quali la Svizzera, l'Inghilterra e l'Italia. I piedi, nella nostra cultura sono tenuti in poca considerazione, ma sono loro che ci sorreggono tutto il giorno e che ci "portano" in giro per il mondo. Sono poli energetici fortissimi, ci legano alla madre terra, alla concretezza, possono essere considerate le nostre radici. La teoria riflessologa di Fitzgerald si basa sulla divisione verticale in dieci parti del corpo e di "riflesso" del piede e in più in tre parti orizzontali sempre del corpo e del piede. Così si ricava un reticolo che consente di individuare gli organi del corpo sul piede e ci dà la possibilità di poter interagire con il massaggio riflessologico, il quale si effettua con le dita delle mani. Il risultato del trattamento riflessologico agisce a livello mentale, generando un rilassamento completo ed abbassando il livello di tensione, mentre a livello fisico provoca un miglioramento progressivo dello stato di salute. Già dalla sola visione del piede il riflessologo può cogliere notizie sullo stato di salute della persona e dopo un'attenta indagine manuale, arrivare ad avere un quadro completo della situazione (accertamento) che gli consentirà di stabilire per persona un trattamento personalizzato. L’azione integrata sul sintomo e sulla causa riuscirà a produrre risultati di grande interesse su qualunque tipo di disagio, sia esso fisico o psicologico, potendo agire sulla intera dimensione somatopsichica dell’individuo.

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L’uso del contatto fisico naturale, proprio della

riflessologia, aiuta ad instaurare un rapporto sano e profondo bambino-genitore. Il genitore che si occupa dei propri figli fin dai primi giorni, instaurerà un rapporto abituale del ricevere e dell’offrire, il regolare utilizzo del massaggio infantile e del trattamento riflessologico, creerà, negli anni, un legame di emozioni e d’amore forte ed infinito. La riflessologia per i bambini è una disciplina

antichissima, notevolmente diffusa nel mondo, molte famiglie la praticano regolarmente e la loro tecnica viene tramandata di generazione in generazione con il presupposto essenziale di base di aiutare il prossimo. La riflessologia rappresenta uno strumento prezioso per stabilire o mantenere un legame fra il bambino e l’adulto. Le condizioni che il nuovo nato propone, lo stress della nascita, della crescita e del quotidiano generano nei genitori ansie che troppo spesso sono affrontate con impotenza o con scarsi strumenti. La riflessologia può intervenire a mitigare molte di queste realtà, aiutando mamma e papà a mantenere attraverso il contatto fisico, visivo ed acustico con il loro bambino il giusto equilibrio emozionale. Il contatto fisico aiuta il bambino a diventare consapevole del proprio corpo, lo aiuta nella sua crescita e ne rinforza il sistema immunitario. La riflessologia rappresenta un

elemento complementare molto importante per i bambini speciali; a questo proposito varie istituzioni l’hanno sperimentata, integrandola a programmi già collaudati, ed alcune esperienze sono attualmente in atto negli Stati Uniti in Cina, in India ed Europa (Scozia).

A tale proposito il Prof. Lissy Jose, Direttore dello Shithntha and Technical Training Institute di Perumbawoot in India, conferma che la riflessologia nei bambini speciali “migliora la prontezza dei riflessi, la concentrazione, gli schemi mentali e migliora le condizioni generali di salute”. Si assiste, infatti, ad un miglioramento delle funzioni cerebrali dei bambini speciali, che il contatto fisico rende più sereni e felici.

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“Massaggiare il corpo significa massaggiare la vita” (Da Giovanni Oliva – Osteopata, responsabile Area Riabilitativa ad Indirizzo Psicosomatico dell’Istituto Riza). L’arte del massaggiare è un momento a valenza profondamente terapeutica, oltre che portatrice di uno stato di grande benessere psicoemotivo in chi lo riceve. Il Massaggio è relazione tra due individui, è un momento di scambio energetico e di comprensione dell’altro attraverso il linguaggio della tattilità. Affermare che la pelle sia il sistema nervoso dell’organismo non è una metafora poiché è un dato di fatto. La pelle, insieme al sistema nervoso centrale deriva dal più esterno dei tre foglietti embrionali: ectoderma, il quale costituisce la superficie generale che ricopre il corpo embrionale, questo dà origine ai capelli, ai denti, agli organi di senso: olfatto, vista udito, gusto, tatto di tutto ciò che accade all’esterno. Sulla pelle si trovano i recettori del tatto ma anche del dolore, quelli della temperatura e della pressione.

Non tutti i massaggi sono uguali, poiché differiscono per finalità, ed assumono denominazioni diverse.

Le finalità dei massaggi sono, in generale, diverse: alcuni mirano al rilassamento, altri al defaticamento, altri ancora alla rigenerazione. Poiché anche il massaggio ha risentito dell’influsso del pensiero cartesiano, subendo la scissione di mente e corpo, questi sono perlopiù massaggi con approccio di tipo tradizionale dualista, che si differenziano dal Massaggio

Psicosomatico che aderisce alla visione unitaria olistica dell’uomo. L’esistenza di ciascuno di noi è costituita dalla quotidianità dei nostri gesti, dei nostri pensieri e dei nostri comportamenti di cui, per grande parte, non ne siamo consapevoli; e tra questi ultimi troviamo quelli che derivano dalle nostre difficoltà e dai nostri disagi. L’atteggiamento più sensato, in queste condizioni, è cercare di riequilibrare gli scompensi e lacune legate alla personale carenza di consapevolezza, nei confronti di noi stessi, del nostro corpo e dei nostri comportamenti. Il Massaggio Psicosomatico è una metodologia di intervento manuale ad indirizzo psicosomatico, con finalità terapeutiche e di benessere; tiene conto dell’unità psicofisica della persona e si basa sulla relazione mediata dal corpo attraverso l’atto del toccare, con la mano, l’altra persona; Partendo da significati simbolici e relazionali della tattilità, questo tipo di massaggio è in grado di generare contemporaneamente effetti di ordine biologico, emotivo, energetico, relazionale e immaginativo e, in particolare, di coinvolgere la globalità sia dell’operatore che dell’utente. E’ un processo spontaneo che attiva una vera e propria relazione a mediazione corporea ed è presente in ogni terapia o trattamento, realizzato attraverso la tattilità. E’ importante sottolineare che non è la volontà dell’operatore a caratterizzare un intervento manuale come psicosomatico, ma è l’irriducibilità dell’unità

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psicosomatica a rendere il “tatto” un intervento che coinvolge, inevitabilmente, la globalità della persona “trattata”. Ciò significa che ogni pratica manuale determina un’azione psicosomatica indipendentemente dalla volontà, obiettivi, impostazione ideologica e formazione culturale dell’utente. Tuttavia, non tutte le pratiche si possono considerare ad indirizzo psicosomatico. Infatti, c’è una netta differenza tra quelle tradizionali quantitative e quindi, parziali, superficiali e periferiche e quelle psicosomatiche che sono, invece, qualitative e quindi profonde, globali e centrali, come il Massaggio Psicosomatico.

“Per anni tutto è rimasto là in una scatola di ferro, sepolta così profondamente in me stessa che non ho mai saputo cosa contenesse. Sapevo di trasportare cose instabili, infiammabili, più segrete di quelle del sesso e più pericolose degli spettri e dei fantasmi. Helen Epstein - Chilgren of the Holocaust Bourn-out è un termine che evoca

l’immagine dell’ultimo scintillio di una fiamma, di un guscio vuoto, di ceppi morenti e ceneri fredde e grigie. Il burn-out è una sindrome di esaurimento emozionale, spersonalizzazione e riduzione delle capacità di risposta emotiva che può presentarsi in chi, per professione, “si occupa della gente”. Il suo nucleo è uno schema di sovraccarico emozionale, cui segue l’esaurimento emozionale da parte di chi, eccessivamente coinvolto, sotto il profilo emozionale, si protende sempre

di più verso gli altri e alla fine si sente sopraffatto dalle richieste emozionali imposte dagli altri, incapace di farvi fronte. Può essere considerato una forma di stress relazionale ed occupazionale, il cui fattore caratteristico è che la causa che ne da origine, è da ricercarsi nell’interazione sociale fra l’operatore e il destinatario dell’aiuto. La persona colpita si sente sfinita, svuotata, priva dell’energia necessaria per affrontare un nuovo giorno; le sue risorse emozionali sono consumate e non riesce ad individuare la fonte delle sorgente da cui attingerle nuovamente. Il burn-out è un processo che non si instaura improvvisamente, la sua caratteristica è quella di generarsi in maniera talmente graduale che il lavoratore ne resta fortemente inconsapevole. Avverte che c’è qualcosa che non va, ma non è in grado di quantificare e qualificare il tipo di disagio; continua a lavorare ignorando il problema e rifiutandosi di pensare che qualcosa non vada, restandone, in ogni modo, condizionato e compromesso. Il processo che genera una situazione di burn-out, si può riassumere in tre fasi:

Una prima fase, in cui si avverte uno squilibrio tra risorse disponibili e richieste percepite.

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Una seconda fase, costituita da una risposta emotiva di solito di breve o media durata, caratterizzata da ansia, tensione, fatica, irritabilità, esaurimento psicofisico (insonnia, disturbi gastrointestinali, cefalee, perdita d’ideali, senso di fallimento e frustrazione).

Una terza fase, caratterizzata da un cambiamento d’atteggiamento verso i colleghi, l’utenza e la considerazione del proprio lavoro. Gli utenti sono visti più come “cose” che come persone, c’è un cambiamento nel modo in cui l’operatore, si prende cura di loro. L’attività lavorativa, diventa routine, il lavoratore presta meno attenzione ai bisogni umani dell’utente, con conseguenti risposte comportamentali, caratterizzati da impazienza, intolleranza, scortesia, indifferenza e non partecipazione.

Le conseguenze di tutto ciò sono particolarmente negative:

Un cambiamento della persona nel rendimento lavorativo; risulta meno

efficiente, totalmente critica verso l’ambiente di lavoro e i colleghi, inizia ad utilizzare strategie comportamentali che vedono una pedissequa e sterile “attinenza al regolamento” tende ad offrire il meno possibile.

Problemi psicologici per l’operatore che si traducono in una latente insoddisfazione di sé, con una crescente frustrazione; negatività verso gli altri, generata dai sentimenti di debolezza, vulnerabilità e fallimento;

La conclusione finale è ’incapacità di continuare a lavorare nel luogo e nel settore dove il burn-out si è sviluppato.

Si può prevenire il burn-out ? In linea teorica si, e per una efficace prevenzione occorre studiare i fattori ed i luoghi di rischio, dopodiché, bisogna pianificare gli interventi. La pianificazione degli interventi può avvenire in tre diversi stadi:

sostegno sociale; prevenzione nel contesto lavorativo; formativo.

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Si inizierà con l’adottare tecniche per la gestione dello stress (esercizi di rilassamento muscolare profondo e di rilassamento mentale) e a modulare la distanza emotiva nei confronti dell’utente e dei familiari. Successivamente, si interverrà sulla qualità del lavoro, creando situazioni in cui si potrà lavorare meglio, anziché di più, del tipo: relazioni d’aiuto, tecniche di comunicazione, definizione di obiettivi realisticamente raggiungibili, si eviterà, il più possibile, la ripetitività del lavoro, ricercando una gestione adeguata, di tutte le sue caratteristiche. I possibili interventi formativi saranno rivolti ad insegnare all’operatore a vedere il gruppo di lavoro come una risorsa e non come un limite. Una condizione molto importante e comprensibilmente difficile, ed in questo senso, piani di intervento si possono concretizzare nell’adozione di tecniche di conduzione dei gruppi, finalizzate a rafforzare ed aumentare il senso di solidarietà, il senso di identificazione e d’appartenenza ad un gruppo professionale; che faranno generare in maniera spontanea e naturale la capacità di conforto, di comprensione delle situazioni e di gratificazione. Fra queste tecniche vi sono quelle di auto-aiuto, che generano grande efficacia se basate sull’insegnamento dei seguenti obiettivi didattici:

la comunicazione all’interno del gruppo; le tecniche di role playing e di simulazione emozionale; le tecniche di discussione di problematiche e di gestione di una riunione.

Un grande insegnamento ci viene dato dalle emozioni e dalla nostra capacità di affrontarle. Le nostre paure e la necessità di tenerle a bada non possono fermarci, non dobbiamo fermarci di fronte alle emozioni – dobbiamo trovare la capacità e la facoltà di attraversarle – perché solo cosi potremo raggiungere un giusto equilibrio, ovvero, la posizione ottimale che ci indurrà in una condizione di benessere. Riconoscendo cos’è l’amore, la difficoltà, la paura di non farcela, la paura dell’altro, dei sentimenti positivi o negativi che generano queste emozioni, si imparerà a dire: “D’accordo, ho sperimentato questa emozione. La riconosco. Adesso, ho bisogno di staccarmi un po’ da essa”. Il vecchio detto popolare “In amor vince che fugge” non trova, in questo contesto, una conferma.

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L’Educatrice di Asilo Nido, oltre alla gestione ordinaria del gruppo di bambini a lei affidato, si trova a dover affrontare molteplici realtà del tipo:

L’inserimento di nuovi bambini, nella fascia d’età da 4 mesi ai tre anni.

Le relazioni con i genitori, spesso disturbati dalla scelta obbligata di doversi staccare dai loro figli, a volte anche in tenerissima età.

La responsabilità derivata dall’essere la figura di riferimento. L’impegno a creare un gruppo di lavoro coeso ed affiatato. L’impegno da dedicare all’aggiornamento continuo

(approfondimenti di tematiche specifiche sulla professione, Seminari di Formazione Olistica e Master Formativi).

L’impegno nella realizzazione del Progetto Pedagogico dell’anno. Le continue verifiche da parte della Pedagogista. L’impegno nell’osservazione dei casi difficili. Le relazioni con la Psicologa per la pianificazione degli interventi

preventivi Le relazioni con i genitori coinvolti negli interventi preventivi.

Queste indicazioni, di massima, danno un quadro della delicatezza e della grande responsabilità che tale lavoro comporta e del relativo fattore di rischio burn-out che ne deriva; risulta pertanto indispensabile un intervento volto alla prevenzione di tale fenomeno. Lo sviluppo tipico del Progetto Pedagogico degli Asili Nido Benessere è lontanissimo da una strutturazione rigida e basata su percorsi predefiniti, poiché tiene in particolare considerazione la totalità della piccola persona che ci viene affidata e che richiede l’appoggio di una professionalità matura ed attenta, capace di proporsi ed evolvere, partendo da una chiara e precisa base di conoscenza, in grado di adattarsi al bambino e alla bambina, poiché, è evidente che mai ci si troverà di fronte un bambino o una bambina uguali.

Ogni bambino ed ogni bambina, hanno un proprio mondo, un personale bagaglio, ed un’impronta unica nell’universo. Il personale degli Asili Nido Benessere, con competenza ed enorme gratitudine si prenderanno cura di ognuno di loro, fortemente consapevoli di quanto ogni bambino ed ogni bambina arricchirà noi tutti, proprio grazie alla loro unicità. Il bambino e la bambina sono individui preziosi e complessi e la loro educazione richiede un impegno costante ed un’organizzazione minuziosa e pensata anche dell’ambiente.

Richiede maturità nello stabilire le relazioni con i genitori; offrendo loro la possibilità di sentirsi ottimi nel loro operato, aiutandoli all’osservazione e coinvolgendoli negli sviluppi, porgendo loro gli strumenti per la comprensione delle potenzialità e dei talenti del loro bambino e della loro bambina, evitando, nella maniera più assoluta di colpevolizzarli in caso di difficoltà. Questo compito, se applicato come descritto, è notevolmente impegnativo e coinvolge un gruppo eterogeneo di persone in maniera costante e senza soste.

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Partiva nel 2004 il progetto salute, prevenzione e contenimento del fenomeno del burn-out rivolto a tutto il personale dell’Asilo Nido Benessere. Attraverso un seminario di conoscenza sono state fornite, alle Educatrici ed al resto del personale, le opportune informazioni sul progetto e contemporaneamente, sono iniziati i trattamenti riflessologici, proposti una volta alla settimana con una turnistica decisa dal personale. Il progetto, sebbene fosse agli inizi, ha fatto registrare buoni risultati; in particolare, nei soggetti con personalità fragile si poteva notare, una esarcebazione e verbalizzazione degli stati emozionali, sia rispetto a vissuti passati che recenti, come le emozioni forti, della rabbia rivolte prevalentemente a familiari, conviventi o colleghi di lavoro. Il trattamento favoriva l’insorgere di una condizione di consapevolezza dei disagi nel quotidiano, dell’espressione di questi ed in particolare di un senso di liberazione rispetto a stati d’animo vissuti come “trappole“ che impedivano la fluidità del proprio percorso di vita. Il massaggio riflessologico è stato portatore di una

condizione di benessere psico-fisico, riscontrato da un miglioramento del ritmo sonno-veglia, da una circolazione sanguigna più fluida, in particolare agli arti inferiori e di una sensazione di leggerezza rispetto agli impegni ed alle responsabilità. Sicuramente, il trattamento riflessologico, in associazione all’assunzione dei fiori di Bach ha favorito una condizione di consapevolezza ed una presa di coscienza delle Educatrici, le quali hanno avuto la forza e la capacità di effettuare delle scelte, in sintonia con la loro personalità e le proprie esigenze. Oggi, alla fine del 3° anno di esperienza, la sensibilità e l’interesse dimostrato dalle Educatrici, rispetto alla globalità del nostro Progetto è stata forte, ed il

coinvolgimento, rispetto alla nostra Azione è stato totale. La prevenzione del fenomeno del burn-out continua e si arricchisce di una nuova tecnica, che la responsabile del Progetto Olistico ha proposto con l’inserimento nello Staff di una Naturopata che ha portato in Asilo Nido il Massaggio Psicosomatico ed Antistress. Tutto il personale (Educatrici, Cuoco e personale d’ufficio), si sottopone a questa nuova pratica, con regolarità una volta la settimana, durante l’orario di lavoro, con una turnazione decisa dal gruppo. Il Massaggio Psicosomatico ha oggi raggiunto l’obiettivo della riduzione e del contenimento del fenomeno del burn-out del personale.

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L’ISLI (International Life Scienze Institute) definisce “Funzionali” quei cibi che oltre ad avere un adeguato contenuto nutrizionale sono riconosciuti come agenti benefici per una o più funzionalità sull’organismo, cibi che per le loro caratteristiche, portano ad un miglioramento dello stato di salute e di benessere o ad una riduzione del rischio di malattia.

Nutrire il proprio figlio, sembra un’azione semplice, in realtà, questo compito fa emergere le grandi difficoltà che si incontrano nel mondo dell’alimentazione della prima infanzia: un vero e proprio universo, fatto di schemi alimentari, di formule, di calcoli dei fabbisogni calorici, proteici, lipidici, ma anche di interessi economici delle aziende produttrici, di pericoli per l‘insorgenza precoce delle malattie, di consigli ed a volte di “ordini” impartiti ai genitori da parte di “tecnici esperti di alimentazione infantile”. In tema di alimentazione sarebbe, in realtà, più opportuno ascoltare i reali bisogni dei bambini, poiché, l’ansia manifestata dai genitori è spesso legata all’inappetenza del loro bambino. Fin dall’antichità, e in particolare, in questo momento di grande benessere sociale ed economico, per la maggior parte dei genitori, il problema dell’alimentazione è la principale fonte di angoscia e di insicurezza; di sensazioni di incapacità e di inadeguatezza a svolgere il proprio compito di nutrire i propri figli. La modificazione della struttura della famiglia, i consigli degli “esperti”, i falsi modelli creati ad arte per scopi commerciali dai mezzi di comunicazione di massa, contribuiscono in modo determinante ad alimentare ed accentuare queste sensazioni. “ Dove non c’è divertimento il cibo si colora di beige” affermava Raymond Blanc, chef di fama mondiale.

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L’alimentazione è un’altra tappa significativa che il bambino sperimenta con l’ingresso al Nido. Ogni bambino si presenta con il proprio temperamento, le proprie abitudini alimentari, i propri gusti. Bambini che vivono un rapporto conflittuale con gli alimenti o considerano la “pappa” un obbligo imposto, hanno probabilmente bisogno di trovare l’approccio giusto con il cibo. Il momento della pappa necessita di un clima rilassante, ricordando che l’olfatto è più che mai un senso, custode di sensazioni, di ricordi e di esperienze. Non sono rari i casi in cui fanno ingresso in asilo nido bambini con intolleranze alimentari o difficoltà nell’assunzione di alcuni cibi; questi sono i primi segnali con cui la natura ci consiglia uno stile di vita più appropriato; difatti, molti disturbi si possono evitare o attenuare conducendo una vita più in sintonia con l’ambiente. Popoli che vivono a contatto con la natura, hanno molto da insegnarci: la maggior parte dei cibi che mangiano sono prodotti localmente, prevalentemente vegetali e soprattutto non sono raffinati.

Il cibo, ovviamente, non ha solo a che fare con la sopravvivenza, ma anche con il piacere e la compagnia, per questo è indispensabile considerare il momento del pranzo, un evento molto speciale, che necessità di un proprio magico rituale.

Al Nido Benessere il rituale del pranzo mette in movimento un “allegro trenino”: con l’educatrice, tutti in fila con le manine sulle spalle del compagno davanti, si va in bagno per lavarsi le manine, ci prepariamo ad accogliere il cibo. E’ un momento importante di socializzazione, favorito dal contatto, si entra in relazione; camminare vicini e uniti l’un l’altro, consente ai bambini di esprimersi in totale libertà: parlare, ridere, intonare una filastrocca, accarezzarsi o semplicemente camminare insieme. Ogni giorno, nuove dinamiche, che nel tempo portano, inevitabilmente, verso un livello di amicizia e solidarietà molto importanti. Poi, tutti a tavola. Il proprio posto a tavola, sempre lo stesso, evita confusione e disorientamento e previene conflitti che i

bambini non sono ancora un grado di gestire.

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I bambini più grandi, con maggiore capacità di esprimersi, quando lo desiderano, possono contrattare il proprio posto, anche se, tendenzialmente, preferiscono non cambiare. E’ il momento della filastrocca: tutti insieme, bambini, educatrici e operatrici, cantano e mimano gioiose e buffe filastrocche, in attesa che arrivi il momento del pranzo.

L’arrivo del carrello con il cibo dà inizio, con allegria, al momento da tutti più atteso; un momento di coinvolgimento e di condivisione generale, poiché anche le educatrici di riferimento consumano il proprio pasto con i bambini e con lo stesso cibo dei bambini. I pasti, se ben organizzati e ben cucinati, influiscono in maniera determinante anche sul benessere del personale e ne aumentano la soddisfazione nel lavoro. Il momento del pasto necessita di molta attenzione, più di quanto ne abbia ricevuto

in passato, poiché la cura dei particolari e dei rituali è la chiave per rendere questo momento piacevole ed educativo per i bambini e gratificante per il personale. I bambini sono piacevolmente accompagnati, sin da piccoli, verso i gusti naturali, al poco dolce e poco salato, ai cibi non sofisticati, alla cucina semplice, affinché possano acquisire e memorizzare un bagaglio di ricordi gustativi che permetteranno loro di apprezzare quegli alimenti che non comprometteranno il loro stato di salute nell’età adulta. Al trascorrere delle stagioni, in asilo nido, si accolgono con gioia i diversi prodotti del momento: l’arrivo della primavera, con le fragole e le ciliegie, dell’estate, con l’uva, dell’autunno con le castagne, dell’inverno, con le arance e i mandarini, …tutto è accolto come una novità e atteso con desiderio. Il pranzo non è solo mangiare del cibo: è nutrimento per lo spirito e un momento di relazione con i propri compagni; ed è per questo che anche in questo prezioso momento, la preparazione e la sensibilità delle educatrici sono di fondamentale importanza.

L’introduzione dell’alimentazione solida rappresenta l’inizio di una nuova epoca di interazione bambino/madre/ambiente, e induce l’avvio di un progetto di educazione alimentare che avrà corso e ripercussioni anche molto più avanti negli anni. Non è un periodo sempre facile, ma nemmeno necessariamente drammatico come potrebbe essere lo svezzamento inteso come interruzione rapida e più o meno drastica dell’allattamento al seno.

Il bambino esplora le caratteristiche specifiche dei nuovi alimenti con labbra, denti, olfatto e palato, (sapore,

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consistenza, odore, calore), conosce con gli occhi, (forma e colore), e con il tatto, poiché ogni cibo colpisce e genera una conoscenza che si fissa nella sua memoria.

E’ importante dar tempo a queste esperienze per non limitare e mortificare la vivacità sensoriale del bambino in questo particolare momento. Il cibo rimane carico di significati e di simboli, ma al tempo stesso va caratterizzandosi soprattutto come risposta al bisogno puntuale e sempre più differenziato di sfamarsi.

Il momento dello svezzamento può generare una crisi in alcuni bambini poiché quando questi sono privati di questo angolo di Paradiso, è possibile che si ribellino con tutte le forze e che inscenino un gioco di ricatti. Così come il sostentamento tramite cordone ombelicale era naturale per il bambino, così il diritto al latte materno gli appare ora scontato e assolutamente necessario. Il modo in cui i bambini attingono alla sorgente del latte è sufficiente a chiarire la problematica del potere che entra qui in gioco. La tematica dello svezzamento si collega al tema della rinuncia. Se il bisogno di essere allattato non cessa da sé o se questo presunto diritto viene difeso caparbiamente, significa che il bambino persiste nel suo desiderio di essere nutrito e curato. A volte il rigore scientifico e le certezze acquisite che ne derivano, cardini sui quali si basa la moderna scienza medica, vengono messi in crisi dalla pratica quotidiana e dalla logica intrinseca della natura. Un punto fermo per avere le idee chiare è capire bene la definizione di “svezzamento”. Quella più pertinente e corretta: per svezzamento si intende la modifica della pratica alimentare del lattante con il progressivo passaggio da un’alimentazione esclusivamente a base di latte a un’alimentazione sempre più simile a quella dell’adulto, fatta di semi-solidi o solidi. Il grande vantaggio di questa definizione è che stabilisce l’età di inizio e della fine di questo cambiamento non in base alle capacità digestive o alle necessità nutrizionali dei bambini, ma in base al loro sviluppo e alle abitudini socio-culturali della famiglia. Esistono popolazioni dove non esiste lo svezzamento poiché l’introduzione dei cibi solidi (premasticati) nella dieta del neonato è un fatto normale; in altri paesi l’allattamento al seno è esclusivo per uno/due anni, in altri ancora gli alimenti diversi dal latte devono sopperire alle carenze della malnutrizione materna e quindi sono introdotti precocemente. Nelle civiltà industrializzate l’introduzione dei cibi solidi è stata facilitata dalla loro grande varietà e disponibilità, ma questo atteggiamento, spesso, non dipende solo dai bisogni nutrizionali dei bambini, ma anche da fattori socio-ambientali che ormai premono sulla famiglia moderna e la spingono a modificare le sue vecchie tradizioni.

Ma la regola base deve essere il rispetto dei bisogni e dei tempi del bambino, poiché uno svezzamento forzato può produrre disturbi di natura emotiva, alterare il rapporto con il cibo e creare stati d’ansia legati al momento del pasto che possono persistere per tanti anni. Il bambino, col tempo, crescerà, maturerà e diventerà sempre più disponibile ad affrontare nuovi destini lontano dall’ala protettrice della famiglia. Così facendo questo momento chiave dello sviluppo

psico-fisico nel 1° anno di vita sarà vissuto con soddisfazione e non come una frustrazione, come a volte accade.

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E’ bene sapere che:

Ciò che il bimbo non mangia oggi lo accetterà un altro giorno. La dieta deve essere varia, ma è anche probabile che il bambino abbia le

proprie preferenze, che ai nostri occhi la faranno apparire monotona. Il mondo nuovo dei sapori deve essere scoperto gradualmente poiché bisogna

permettere al bambino di acquisire un rapporto adeguato col cibo e, non essendo questo un meccanismo automatico, necessità di rispetto per i propri tempi.

Evitare di somministrare troppi alimenti ricchi di energia, il rischio è che diventino obesi.

Non insistere se il bambino sano non vuole mangiare, poiché è perfettamente in grado di autoregolarsi.

A partire dal 6° mese dal parto, il latte materno non fornisce più adeguati rapporti di zinco, ferro e proteine ad elevato valore biologico. Tuttavia il latte materno non andrebbe eliminato, ma integrato, poiché continua a fornire una quantità elevata di acidi grassi, a catena molto lunga e di importanti fattori non nutritivi (immunologici ed enzimatici), contribuisce a mantenere ottimale l’apporto proteico, è comodo ed economico. La scienza moderna ha dimostrato che allattare riduce l’incidenza del tumore al seno ed alle ovaie della

madre, diminuisce l’osteoporosi, aiuta a perdere l’eccesso di peso accumulato in gravidanza e consolida quel rapporto col piccino che era iniziato già sin dai primi momenti della gravidanza

E’ bene sapere anche che:

Il pasto deve essere un momento sereno poiché i bambini hanno i loro ritmi ed è un bene non forzarli.

Non avere fretta e fare in modo che il bambino mangi un pò di tutto. Cercare fra i prodotti in commercio quelli senza additivi e conservanti, se

possibile usare prodotti dell’agricoltura biologica. Variare il sapore ed il colore delle pappe: i bambini sono curiosi. Non introdurre il glutine (frazione proteica potenzialmente tossica del grano)

prima dei sei mesi. Attenzione al sale: è già presente nel cibo e non occorre aggiungerlo fino

all’anno, altrimenti si rischia di sovraccaricare i reni. Alimenti allergizzanti come uova, pesce, fragole, ecc., sono da somministrare

dopo gli otto mesi e vanno evitati per tutto il primo anno di vita nei bambini che hanno familiarità per le allergie.

Nei primi cinque mesi evitare spinaci e bietole, verdure ad elevata concentrazione di nitrati.

Evitare l’uso di formaggi e prosciutto cotto che sovraccaricano la funzionalità renale.

Moderare l’uso di zucchero e miele. I semi oleosi (mandorle, noci, nocciole, ecc.), devono essere introdotti (tritati)

nell’alimentazione dei bambini dopo gli otto mesi, ma bisogna avere cautela se vi è familiarità per le allergie.

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Ma perchè non prima…?

Il sistema digestivo del neonato è immaturo: prima dei 5-6 mesi, i bambini non possono digerire né assorbire i cereali, le proteine della carne e le materie grasse. Quelle che introducono vengono eliminate con le feci, inducendo nel neonato un lavoro inutile.

Il sistema renale è immaturo: gli alimenti solidi contengono sempre troppi sali che non possono essere eliminati dai reni. Le conseguenze sono ben note.

Manca il reflusso della deglutizione: fino a tre mesi i neonati hanno poca saliva e la lingua non sa spingere in gola il cibo perché manca la coordinazione neuromuscolare. Il meccanismo della suzione, infatti, è diverso da quello della deglutizione. Lo sviluppo neuromuscolare della bocca inizia verso i 2 mesi e si completa solo fra i 5 e i 7 mesi.

Rischi di allergia: i sistemi di autodifesa contro gli allergeni esterni iniziano a funzionare verso i 7 mesi.

Non ci sono pericoli di denutrizione: prima dei 5-6 mesi, ogni neonato sano, allattato al seno o con latte adattato, non ha problemi di anemia ferropriva o altre carenze.

L’Acqua

L’uomo nasce dall’acqua e il 70% del suo organismo è costituito da questo liquido (intracellulare ed extracellulare) e tutti i processi del metabolismo avvengono in soluzione. Nel lattante l’acqua è ancora più importante, perché i bambini piccoli ne ingeriscono ed eliminano giornalmente una quantità pari alla metà del suo volume extracellulare, ed è per questo che possono facilmente andare incontro a disidratazione.

Gli Aromi e le Spezie

Sono parti di piante (foglie, fusti, fiori) come il basilico, la maggiorana, la melissa, l’origano, il prezzemolo (ricco di vitamina C e di oligoelementi), il rosmarino, la salvia, la santoreggia, il timo; oppure sono semi come l’anice, il cumino, il finocchio ecc. Possono essere aggiunti fin dallo svezzamento, sia freschi, che secchi; vanno però tolti dal cibo dopo che l’hanno insaporito oppure devono essere accuratamente tritati e polverizzati.

Il Brodo di Carne

Alcuni autori ne sconsigliano l’uso durante lo svezzamento, altri almeno fino al primo anno di età, dato che il valore nutritivo è realmente scarso, mentre essendo ricco di sali minerali e d’acqua, può provocare un sovraccarico di lavoro ai reni, specialmente nei più piccoli. Al Nido Benessere non viene utilizzato.

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Il Brodo Vegetale

Per iniziare lo svezzamento è bene scegliere solo due verdure di base, cioè la carota e la zucca o la patata, secondo la stagione. Le altre verdure verranno aggiunte una per volta ogni 3-4 giorni, nessuna esclusa, con qualche attenzione al pomodoro se c’è familiarità per le allergie. E’ importantissimo scegliere verdure fresche di stagione perché sono più ricche di vitamine e sono meno trattate di quelle cresciute in serra. E poi costano meno!. All’inizio si faranno cuocere le verdure tagliate a pezzi

grossi per molto tempo, (circa due ore), in modo che cedano al brodo i loro principi nutritivi, in seguito saranno cotte per quanto possibile intere, poi frullate o schiacciate con la forchetta. I legumi, precedentemente tenuti a bagno per 12 ore, verranno aggiunti in piccole quantità e accuratamente passati. Il brodo verrà filtrato e potrà essere usato anche per diluire il latte se il bambino è stitico.

Il Burro

E’ un grasso animale povero di proteine ma ricco di grassi saturi, di vitamina A e di vitamina D. Deve essere usato solo crudo ed in piccole quantità a causa della sua estrema ricchezza di acidi grassi saturi e colesterolo, sicuramente dopo il 9° mese.

Le Proteine Animali

E’ bene iniziare con carni ipoallergeniche e alternative (agnello, poi pollo e coniglio, cavallo e tacchino), per poi passare alle carni di manzo. All’inizio la carne va omogeneizzata; inoltre:

Non bisogna unirla ai legumi, perché

possono provocare coliche gassose. E’ bene usarne un solo tipo per volta.

Le Carni alternative

Sono quelle meno utilizzate nel grande mercato, non solo quelle di cavallo e coniglio, ma anche di pollo, di tacchino e di struzzo. Sono, però, carni ottime dal punto di vista nutrizionale, hanno un alto tenore di proteine e una bassa percentuale di grassi (soprattutto coniglio e cavallo), sono povere di colesterolo, ricchi di acidi grassi insaturi, contengono poco sodio e sono ricche di potassio (ad eccezione del tacchino). La loro composizione chimico-energetica è in linea con le carni più utilizzate (Manzo) anche se le carni di pollo e di tacchino sono leggermente

più caloriche; inoltre, hanno un buon contenuto in aminoacidi essenziali, calcio, fosforo,magnesio (non il cavallo) e vitamina PP.

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Il Pesce

Rappresenta un’ottima fonte di nutrizione poiché le proteine animali (15-20 % in peso) sono più digeribili di quelli della carne perché producono meno acido urico, e sono “proteine nobili“, importanti per l’accrescimento del lattante. I grassi del pesce (contenuti in proporzioni molto variabili) sono in gran parte insaturi, della serie Omega 3 a lunga catena e fosfolipidi, importanti per lo sviluppo delle cellule del cervello. Il contenuto in sali minerali poi (fosforo, zinco, rame, iodio) è più ricco di quello delle carni dei mammiferi (manzo, agnello, cavallo…) e volatili (pollo, tacchino, piccione…)

Oltre ad essere ricca di vitamina A e D e di vitamine del gruppo B, la carne di pesce è povera di tessuto connettivo e quindi più digeribile. Secondo il contenuto di grassi, i pesci vengono classificati in:

magri (contenuto di lipidi inferiore al 5%):sogliola,luccio,dentice, palombo, trota, merluzzo, nasello;

grassi (contenuto di lipidi superiore al 5%):anguilla, sgombro, cefalo, tonno, triglia, salmone, pesce spada.

E’ bene iniziare con pesci magri ed all’inizio vanno omogeneizzati; inoltre:

non bisogna mescolarli ai legumi perché possono provocare coliche gassose. E’ bene usarne un solo tipo per volta.

Si può cominciare a dare pesce magro al bambino verso i 6-7 mesi (più tardi se c’è familiarità allergica), mentre per i pesci più grassi è bene aspettare dopo il 1°anno di vita. Il pesce va sempre lessato, cotto al forno o al cartoccio, e, se non si è sicuri che sia fresco, meglio orientarsi sul pesce congelato. Nello svezzamento del lattante e nell’alimentazione infantile, infatti si possono usare sia il pesce fresco, che quello congelato, purché si sia certi della correttezza della loro conservazione.

Le Uova

Il guscio, formato da Sali di calcio, non è impermeabile: sulla superficie si trova una pellicola naturale che ne riduce la permeabilità, ma che scompare con il passare dei giorni. L’uovo, perciò, diventa più permeabile, e lascia passare i gas, liquidi e microrganismi: per questo deve essere consumato fresco. L’albume, (il bianco), è avvolto da una membrane divisa in due foglietti che nel polo più arrotondato, delimitano una camera d’aria.

Ricco di acqua, costituito da ovoalbumina (una proteina ad altissimo valore biologico, contiene lisina, metionia e triptofano ), l’albume è molto allergizzante ma contiene anche lisozima, una sostanza ad azione antivirale. Il tuorlo, (il rosso), contiene un’elevata quantità di proteine di alto valore biologico, (cioè assorbibili al 99%), ricche di aminoacidi essenziali, grassi neutri, lecitine, colesterolo, ferro, calcio, fosforo e zinco, acido folico e vitamine DA, D e del gruppo B. E’ molto nutriente ma di digestione non semplice. E’ consigliabile usare prima il tuorlo al posto della carne o del pesce, iniziando con un cucchiaino, poi con ½ tuorlo, quindi un tuorlo intero.

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Essendo un cibo molto proteico, costituisce un piatto unico che può essere proposto al bambino verso gli 8-10 mesi. Il tuorlo può essere usato crudo (per la sua costituzione è molto gustoso e quindi molto amato dai bambini), o messo nella pappa bollente, rimestandola continuamente per evitare che si formino i grumi. Per introdurre il bianco dell’uovo sarà bene invece aspettare i 12-14 mesi o anche dopo, l’uovo intero può essere introdotto dopo i 12-15 mesi, cotto e somministrato, progressivamente nella maniera più digeribile, inizialmente alla “coque”, poi “ in camicia “, quindi crudo, poi a frittata e infine sodo.

I Cereali

Insieme al latte sono uno dei componenti basilari dell’alimentazione dei lattanti. I cereali forniscono soprattutto amidi, cioè zuccheri complessi, che vengono digeriti lentamente e rappresentano la riserva di energia che consente al bambino di superare lunghi intervalli tra un pasto e l’altro. I Cereali devono essere assunti solo dopo essere stati tostati in modo da trasformare l’amido in zuccheri più digeribili (destrine o malto–destrine); possono essere preparati in casa (tostatura in un tegame di ferro) e conservati in un vaso di vetro al buio, oppure acquistati

precotti dall’industria. In base al tipo di macinatura si ottengono le farine, i semolini ed i fiocchi. I Cereali in fiocchi dovrebbero essere usati per i bambini dopo i 12-18 mesi, perché durante il procedimento usato per la loro preparazione, i semi vengono schiacciati ad alta temperatura e per breve tempo, in modo da risparmiare la gran parte delle qualità nutrizionali del chicco, ma questo procedimento non ne migliora la digeribilità. I Cereali contengono alcuni aminoacidi essenziali, ma ne sono privi di altri che possono essere integrati consumando contemporaneamente i legumi che ne sono ricchi (ad esempio pasta e lenticchie). Le scorie presenti nei cereali (soprattutto quelli integrali) discendono l’intestino senza essere modificate per essere poi eliminate con le feci. Questo processo e molto importante poiché la loro funzione regola il transito intestinale e protegge da molte malattie. Anche nei bambini, come per gli adulti, è importante usare i cereali non raffinati, affinché i piccoli intestini si abituino ad eliminare le scorie. E’ bene iniziare con i cereali più digeribili (riso, mais, orzo, soia) e con quelli precotti, introducendo solo successivamente quelli integrali. E’ bene sapere inoltre:

Prima dei 5 mesi si possono utilizzare solo quelli privi di glutine, come riso e mais, e solo dopo il 6° mese gli altri cereali.

Usare lo steso cereale almeno per una settimana prima di cambiare. Non mescolare cereali e frutta, perché possono provocare coliche gassose. Verso i 12-18 mesi si possono usare: pastina integrale, riso, orzo in chicchi,

miglio, polenta e germogli (di grano, di lenticchie, di girasole, di piselli o di soia).

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Il Riso

E’ un cereale che nutre almeno la metà dell’umanità. E’ ricco di proteine, glucidi, cellulosa, vitamine del gruppo B e magnesio, ma solo se è integrale o biologico. Se raffinato è astringente, se integrale regola la peristalsi intestinale. E’ privo di glutine, pertanto le farine e le creme di riso entrano nella composizione dei cibi per bambini anche prima dei 6 mesi. Dopo i 12-16 mesi si potrà usare il riso integrale, prima si preferirà quello semilavorato, cioè trattato a vapore poiché grazie all’escursione termica, una parte delle vitamine e dei minerali migrano dalla parte

esterna verso quella interna, e non si perdono quando la parte esterna viene eliminata. Il riso deve, comunque, essere molto cotto e ridotto poi in crema, fino a che i bambini non saranno in grado di masticare.

I Dolcificanti

Il gusto per il dolce è innato ed è il più congeniale alla specie umana, ma la quantità di zucchero purificato che oggi viene assunto, (circa 100 grammi per persona!!), è molto superiore ai bisogni dell’uomo. Bisogna fare molta attenzione all’abuso di prodotti zuccherati, in particolare quelli raffinati sono cariogeni, possono provocare ansia, aggressività, nervosismo, acne, obesità, diabete e favoriscono le malattie cardiovascolari.

Esistono vari tipi di dolcificanti:

Lo zucchero che può essere ottenuto sia dalla canna da zucchero che dalla barbabietola.

Lo zucchero d’orzo è composto da maltosio, ottenuto dalla lavorazione del malto, prodotto dalla germinazione dell’orzo.

Lo sciroppo d’acero è estratto dalla linfa dell’Acer campestris ed è ricco di oligoelementi.

Il miele, prodotto dalle api, è costituito da glucidi, acqua, sali minerali, enzimi, aminoacidi, vitamine del gruppo B, e piuttosto che un semplice dolcificante, è considerato un vero e proprio alimento, specialmente da chi segue una dieta vegetariana.

Tutti i prodotti dolcificanti, compresi quelli integrali e al miele, devono essere usati con molta cautela, in quanto ricchi di energia, già presente in quasi tutti i cibi che il bambino mangia.

I Formaggi

Hanno un buon valore nutrizionale, contengono proteine animali con aminoacidi essenziali per la crescita, acidi grassi saturi, essenziali per lo sviluppo del sistema nervoso centrale, calcio, fosforo, vitamina A, vitamine del gruppo B, vitamina E, poca vitamina D e poco ferro. I formaggi freschi come la mozzarella, il bel paese, lo stracchino, la ricotta, la crescenza, la caciotta… possono essere la costituente proteica del pasto ma non devono mai essere associati alla carne perché la digestione

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diventa lunga e difficile. Il parmigiano reggiano merita un discorso a parte. E’ un prodotto ottimo, senza polifosfati, stagionato e pertanto digeribile e nutriente. Tuttavia è ricco di proteine, anche se predigerite, ed è ricchissimo di calcio, fosforo e altri Sali minerali. Perciò deve essere dato ai bambini come pietanza a sé stante, altrimenti rende il pasto squilibrato e induce una forte sete con un sovraccarico della funzionalità renale. Può anche essere usato in aggiunta (in piccole quantità) nelle ricette, per insaporire i piatti, ma è raccomandata estrema cautela. E’ molto utile, invece, nella rialimentazione dopo una diarrea. La crosta del parmigiano, ben ripulita, è ottima da sgranocchiare e succhiare poiché è ricca di calcio, fosforo e magnesio.

La Frutta

E’ un alimento bello, gioioso, ricco di vita, e, come la verdura, deve sempre essere consumato fresco e di stagione Contiene elementi nutritivi utili per i bambini: zuccheri (fruttosio), Sali minerali, oligoelementi, vitamine (soprattutto A e C), fibre vegetali, presenti sia nella buccia che nella polpa. Tutta la frutta matura e di stagione va data lontano dai pasti o a merenda, per evitare le fermentazioni intestinali. E’ preferibile che provenga da coltivazione biologica, altrimenti, va accuratamente sbucciata e lavata.

La frutta nei primi 5-6 mesi di vita è inutile nell’alimentazione infantile, questa può essere proposta grattugiata con alcune gocce di limone, ma solo per “presentare” il cucchiaino ai bambini. Se i bambini la rifiutano, non bisogna disperare ma avere pazienza perché verrà il momento nel quale la accetteranno regolarmente. Occorre una certa cautela per i bambini con familiarità allergica. In questo caso bisognerà ritardare l’uso di agrumi, fragole, pesche perché molto allergizzanti e attendere circa i 12 mesi. In questo caso è meglio introdurre una qualità per volta per verificare che non si manifestano allergie, la frutta si può grattugiare o, se molto mature, schiacciare con la forchetta. La frutta più utilizzata nell’alimentazione infantile:

Mela, ricca di fruttosio, utile nella rialimentazione in caso di diarrea. Pera, con effetto leggermente lassativo e regolatore dell’intestino. Arancia, mandarino, la Clementina, il limone sono ricchi di vitamina C. Prugna, ha un effetto lassativo. Uva, ricca di zucchero e vitamine, più facile da digerire senza buccia ma è

bene evitarla fino ai 18 mesi. Pesca e fragola, ottime ma con potere allergizzante. Banana, ricca di potassio. Frutti di bosco, ricchi di Sali minerali e oligoelementi, ma da evitare fino ai 18

mesi.

Le Verdure

Le verdure sono un alimento molto importante che non dovrebbe mai mancare nella dieta di un bambino. I vantaggi principali offerti dalle verdure sono rappresentati dai sali minerali e dalle fibre. La quantità di vitamine apportate, invece, è variabile in quanto si tratta di sostanze non resistenti al calore, che possono essere distrutte dalla

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cottura e disperdersi nei liquidi. Per questo motivo bisognerebbe preferire la cottura al vapore che permette di conservare buona parte delle vitamine e dei sali minerali presenti nei vegetali. Per quanto riguarda lo svezzamento, a quattro/cinque mesi si introducono nella dieta le patate e le carote, verdure poco allergizzanti e con un sapore dolciastro, abbastanza gradito dai bambini. Poco alla volta si può offrire al bambino anche il finocchio e le zucchine e altre verdure come i fagiolini, la lattuga e il sedano. Per il pomodoro invece è bene aspettare il primo anno perché è tra i vegetali più a rischio di allergia per il piccolo. Le verdure dal sapore amaro o molto intenso (come le cipolle, le verze e i cavoli) vanno evitate, perché il loro sapore potrebbe non risultare gradito al piccolo.

Le malattie associate all'eccesso alimentare e ad una dieta sbilanciata sono ormai tra le cause di morte più rilevanti nei paesi industrializzati. Le patologie per le quali la dieta gioca un ruolo significativo comprendono: cardiopatie ischemiche, alcuni tipi di neoplasia, ictus, ipertensione, obesità e diabete mellito. Tra i suggerimenti che i ricercatori ed i nutrizionisti forniscono, al fine di assumere atteggiamenti corretti nella nostra alimentazione, abbiamo voluto mettere in evidenza quelli riservati ai vegetali.

Il 28 gennaio 2006 sulla rivista Lancet si legge: Un team di ricercatori della St. George’s University di Londra, guidato da Feng He, ha analizzato e confrontato i dati, provenienti da otto studi effettuati sulla relazione tra consumo di frutta e verdura e rischio-ictus. Lo studio che ha riguardato 257.500 persone residenti in Europa, Usa e Giappone, ha dimostrato che le persone che consumano quotidianamente dalle 3 alle 5 porzioni di frutta e verdura presentano una riduzione dell’11% nell’incidenza di ictus rispetto a chi ne consuma meno di 3 porzioni, mentre chi consuma più di 5 porzioni di frutta e verdura al giorno presenta una riduzione del 26% nell’incidenza di ictus.

Le basi biologiche dell’effetto sono sicuramente da ricercarsi tra le proprietà dei numerosi micronutrienti di frutta e verdura; l’elevato apporto di potassio, per esempio, contribuisce alla riduzione della pressione arteriosa e inibisce la formazione di radicali liberi, mentre gli antiossidanti (vitamina C, beta carotene e flavonoidi) prevengono l’aterosclerosi. Nella presentazione dei risultati della ricerca e nel trarre delle considerazioni, Feng He ha affermato: “Il consumo medio di frutta e verdura nella maggior parte dei Paesi sviluppati è di 3 porzioni al giorno, mentre le attuali raccomandazioni suggeriscono di aumentare il consumo a 5 o più porzioni quotidiane. I nostri risultati forniscono un forte supporto a queste raccomandazioni, poiché se la popolazione applicasse questo semplice regime alimentare, la morbilità e la mortalità associate all’ictus ne uscirebbero drasticamente ridimensionate.

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Una modifica della dieta quotidiana, in senso vegetariano, ridurrebbe significativamente anche l’incidenza delle patologie cardiovascolari in generale e di numerose forme tumorali”. Anche l’articolo di commento, pubblicato sullo stesso numero di Lancet e scritto da Lynn Steffen dell’Università del Minnesota, evidenzia l’importanza di una dieta ricca di frutta e verdura, affermando: “Lo scarso introito di frutta e verdura è un fondamentale fattore di rischio modificabile, capace di compromettere gravemente lo stato di salute di un individuo. Poiché le abitudini alimentari si sviluppano nell’infanzia, dobbiamo proteggere i giovani dallo sviluppare patologie croniche in età avanzata. A questo scopo, opportune partnership devono essere instaurate tra istituzioni sanitarie pubbliche, industrie e mezzi di comunicazione per promuovere un’alimentazione corretta e salutare”. Le raccomandazioni dei

ricercatori e dei nutrizionisti consigliano almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno. In realtà, se ne fa un consumo notevolmente ridotto. Questo atteggiamento, oltre che alle scorrette abitudini alimentari, è dovuto alla scarsa consapevolezza della grande importanza dei vegetali in una dieta sana. Appare pertanto opportuno iniziare una sensibilizzare di massa sull'importanza e sulla necessità dell'assunzione di frutta e verdura nella dieta giornaliera, e sulla necessità che le corrette abitudini alimentari inizino sin dai primi

anni e, per gli alimenti consentiti, già durante il periodo di svezzamento dei lattanti.

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il Paradigma Olistico “Holon” in greco significa l’intero, cioè Tutto. L’olismo, è dunque, un modo unitario e organico di vedere la realtà, l’essere umano e l’esistenza. L’emergere di una visione olistica rappresenta, di fatto, una vera e propria rivoluzione culturale e scientifica, poiché, nella civiltà occidentale predomina, da secoli, una visione dicotomica e frammentata che porta a separare la materia dalla coscienza, la mente e lo spirito dal corpo, il maschile dal femminile e cosi via… La visione dicotomica è responsabile dell’attuale stato di crisi sociale, esistenziale ed ecologica; diversamente, la visione olistica, ci pone in una condizione ottimale per acquisire la consapevolezza che il nostro pianeta è un unico ecosistema, le cui parti sono interdipendenti, poiché l’una non può essere modificata senza “alterare” le altre. Concetto che ritroviamo anche quando prendiamo in considerazione l’essere umano, in quanto, il nostro corpo non è indipendente dalla nostra mente, un organo non è isolato dagli altri, poiché la coscienza e lo spirito si riflettono sulla realtà materiale, emozionale e mentale. Molte culture e religioni, sin dalla più remota storia umana, considerano l’esistenza come un Tutto, un’unica infinita divinità in cui l’essere umano, grazie alla capacità di autocoscienza, è considerato un’unità microcosmica che può diventare cosciente della grande unità di cui è parte, del macrocosmo, e del suo ruolo in essa, dando nuovo senso e direzione evolutiva alla propria esistenza.

La pubblicazione dei principali testi antichi e moderni sulla spiritualità, la medicina e la cultura di ogni paese del pianeta (cinese, indotibetana, etnica, sciamanica, ecc..), ha portato ad una vasta conoscenza degli antichi presupposti olistici in essi presenti; lo sviluppo in Occidente dello Yoga, del Tai Chi, delle medicine orientali e delle tecniche energetiche, ha contribuito a fertilizzare la nostra cultura medico-scientifico di tipo materialista.

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Cari lettori e lettrici,

Si conclude la prima parte del Progetto Olistico dell’Asilo Nido Benessere, nato per portare un soffio di cambiamento e di consapevolezza nell’anima di ognuno di noi. Il Progetto Benessere è stato pensato e realizzato, in particolare, per le persone che, giorno dopo giorno, dedicano la loro vita all’educazione infantile e per coloro che intenderanno iniziare questo percorso. La comprensione e la conoscenza delle nostre parti profonde, il raggiungimento di un equilibrio fisico, mentale, sottile e la scoperta dei nostri talenti, possono, realmente, cambiarci la vita. Le insicurezze e le paure, che questa delicata attività ci presenta, saranno più facilmente e serenamente superate, se supportate da una adeguata Formazione sul mondo dell’infanzia, in tutti i suoi aspetti, inclusa la realtà vibrazionale che ci appartiene, ci colloca nel mondo e che, per sempre, ci accompagnerà. Il Progetto Benessere ha la missione di aiutare ognuno di noi a trovare le risposte compatibili alle nostre necessità e vuole essere da stimolo alla nostra curiosità al fine di indurci ad approfondire gli argomenti trattati in questo volume. Abbiamo voluto offrire una visione d’insieme delle molteplici discipline, cercando di proporle in maniera chiara ed esaustiva ma, sicuramente non approfondita. Nelle successive pubblicazioni, già in fase di realizzazione, le singole discipline olistiche, utilizzate in un Asilo Nido Benessere, saranno affrontate in maniera individuale e completa. Il Progetto Benessere è il nostro messaggio scritto, ma noi esistiamo fisicamente, per essere a vostra disposizione, ogni volta che ne sentirete la necessità. Vi ringraziamo per averci dedicato tempo ed attenzione e desideriamo augurarvi un… Buon percorso!. Virginia Stagno Salvatore Maugeri

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