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L’assistenza al paziente con malattia di Alzheimer: dai sintomi ai consigli pratici e risposte alle domande più frequenti

L’assistenza al paziente con malattia di Alzheimer: dai ... · Il ruolo dello psicologo 34 Il ruolo ... tra le diverse associazioni di malati ... merito principalmente di un ingegnere,

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L’assistenza al paziente con malattia di Alzheimer: dai sintomi ai consigli pratici e risposte alle domande più frequenti

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L’Associazione Malati di Alzheimer – A.M.A. – Onlus ringrazia tutti coloro che hanno collaborato per il miglior risultato dell’iniziativa.

OMCeO - Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri - Torino

ROTARY CLUB - CHIERI

CONSORZIO SERVIZI SOCIO ASSISTENZIALI del CHIERESE

A.N.S.D.I.P.P. - A.R.I.A. Piemonte - Associazione Responsabili di Istituti di Assistenza agli anziani del Piemonte

Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno cooperato con dedizione ed entusiasmo nella nostra Associazione per realizzare questo libretto.

Prima edizione: Febbraio 2013

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“Per ricordare chi non può più ricordare”.

(Frase che accompagnò la giornata Mondiale

dell’Alzheimer - 21 settembre 1994)

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Estratto dello STATUTO A.M.A. – Associazione Malati di Alzheimer Onlus

L’A.M.A.- Onlus è un’ Associazione senza fini di lucro, con sede in

Chieri, via Tana n.5. E’ basata sul volontariato e persegue le seguenti finalità:

( Art. 2 - Finalità)

a ) promuove e difende i diritti delle persone affette da malattia di Alzheimer e altre forme di demenza;

b ) promuove la cultura della solidarietà, in particolare per la difesa dei diritti alle cure sanitarie ed assistenziali dei malati di Alzheimer e/o di altre forme di demenza;

c ) promuove il coordinamento informativo delle attività di volontariato, il ripudio di razzismo e mafia;

d ) sviluppa forme di collaborazione con Associazioni di volontariato;

e ) promuove convegni, conferenze, attività culturali atte a dare la massima visibilità a questo problema .

( Art. 5 - Adesioni)

L’ammissione a Socio, deliberata dal Comitato Direttivo, è subordinata alla presentazione di domanda scritta dall’interessato. Il numero di Soci è illimitato.

( Art. 11 – Gratuità delle cariche associative)

Ogni carica è conferita a titolo gratuito.

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GLI INTERLOCUTORI DELL’ A.M.A.

I destinatari dell’attività dell’ A.M.A. sono:

i familiari

i malati di Alzheimer

i cittadini

le Istituzioni (Comuni, ASL, Consorzi, Regione, Provincia, etc)

i volontari dell’A.M.A.

gli operatori delle strutture residenziali (RSA), i Centri diurni (CDA) ed i Nuclei NAT

l’assemblea dei Soci ed il CD dell’ A.M.A.

i destinatari del ‘Per-corso’ di formazione (OSS, Animatori, Ass. familiari)

gli Enti e le Associazioni di volontariato

i Media

… L’Associazione A.M.A. è un’organizzazione non profit che considera le “Persone” nella loro dimensione organica, psicologica e affettiva e si propone di:

Tutelare e difendere i diritti dei malati di Alzheimer. Sostenere le famiglie affinchè non si sentano sole ed emarginate. Migliorare la professionalità degli operatori. Ampliare la conoscenza delle problematiche della malattia. Sensibilizzare la cittadinanza.

COME SOSTENERCI Per diventare soci di A.M.A. Onlus sono fissate le seguenti quote di iscrizione annuale: socio ordinario: € 20,00 - socio sostenitore: € 10 ,00 –

Erogazioni Liberali:

I versamenti possono essere accreditati su: Banca di Credito Cooperativo - IBAN: IT29 E088 3330 8000 0010 0108 205 C/C 10/01/08205 - ABI 08833 - CAB 30800, oppure:

C/C postale 1005409139 intestato ad A.M.A. Associazione Malati di Alzheimer

Destinazione 5/1000: C.F. AMA: 90021350013 (Si prega fornire: Nome, Cognome (o dati societari), indirizzo, causale )

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L’ASSISTENZA AL MALATO DI ALZHEIMER

INDICE pag. 4 Estratto dello Statuto A.M.A. – Associazione Malati Alzheimer 2 Prefazioni (A.M.A. e OMCeO) 5 Introduzione 9 Il morbo di Alzheimer: alcune caratteristiche 9 La sua evoluzione: Sintomi premonitori 9 Aspetti epidemiologici 10 Come si manifesta 11

Percorso diagnostico 12 Cenni di terapia farmacologica 14 Consigli per la famiglia: 15

Cosa è consigliabile fare e non fare Stranezze della malattia Consigli per le “Assistenti domiciliari”

Assistenza medica per l’Alzheimer (U.V.A.) 17 Assistenza sociale: Il Consorzio dei Servizi Socio Assistenziali del

Chierese (C.S.S.A.C.): sedi ed orari – Guida ai servizi 18 Attività integrata ASL TO5 e C.S.S.A.C : U.V.G. 21 Come poter essere d’aiuto: Disturbi cognitivi 24 Come poter essere d’aiuto: Disturbi comportamentali 28 Il ruolo dello psicologo 34 Il ruolo delle Istituzioni 36 Invalidità, indennità, legge 104/92 36 Percorso per ottenere ricovero in strutture convenzionate 38 Elenco Presidi ASL TO5 39 Interventi di sollievo alla famiglia 42 Centro di Riabilitazione cognitiva (destinatari,finalità,

attività) 42 Centro Diurno Alzheimer Integrato (CDAI) (destinatari,

finalità, attività) 42 Nuclei Alzheimer Temporanei (NAT) (destinatari,

finalità, attività) 44 Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) 45 Agevolazioni fiscali per disabili 46

Protezione legale dei malati di Alzheimer 46 Dichiarazione di Parigi di Alzheimer Europe 51 Cosa è bene fare per aver cura di chi assiste il malato 52 Suggerimenti per la vita quotidiana in fase avanzata 53 Accanimento terapeutico e medicina palliativa 54 Alcune notizie su A.M.A. 56

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PREFAZIONE

Per l’A.M.A. , Associazione Malati di Alzheimer di Chieri, questo

manuale si pone come un ulteriore progresso di sensibilizzazione e di

informazione dei cittadini sulla Demenza di Alzheimer, patologia che

colpisce un numero sempre crescente di persone e che è diventato

uno dei problemi più angoscianti del nostro Paese, per le molteplici

difficoltà che comporta sul piano personale,

sociale ed economico.

Chi si occupa di persone che soffrono di demenza

si sente spesso solo e sommerso dalle

responsabilità.

L’A.M.A. si impegna, nel suo agire quotidiano, a

sostenere il principio che deve essere fatto ogni

sforzo, deve essere utilizzata ogni risorsa per

poter assicurare ai malati ed ai loro familiari una qualità di vita molto

più che accettabile, perché questa qualità di vita è l’unico obiettivo che

oggi può raggiungere chi ha deciso di mettersi dalla parte del malato e

dei suoi familiari.

La nostra Associazione offre consulenze psicologiche ed incontri di

auto-mutuo-aiuto; organizza percorsi informativi e di aggiornamento

per gli Operatori Sociali (OSS), Animatori e Assistenti Familiari, rivolti

all’assistenza dei malati di Alzheimer ed organizza conferenze

informative volte alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica per

favorire la diagnosi precoce della malattia.

Mi auguro che questo manuale sia utile a chi necessita di

documentazioni sugli aspetti fondamentali della Demenza di

Alzheimer e sulle strutture di supporto attualmente disponibili per

pazienti e caregivers (=chi assiste), informazioni su i diritti esigibili e le

modalità per vederli rispettati.

Guido

Mantovani

Presidente A.M.A.

A.M.A. rivolge inoltre un sentito ringraziamento, per aver messo a

disposizione la loro preziosa conoscenza professionale, a:

:

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Dott. Guido Barberis – Direttore della Struttura Complessa di Geriatria ASL TO5 ed al dr. Diego Persico, geriatra ASLTO5,

Dott.ssa Elisabetta Botti - Direttrice Provinciale del Patronato ACLI, Dott. Guido Giustetto – Vice Presidente OMCeO - Ordine

Provinciale Medici, Chirurghi e Odontoiatri - Torino,

Dott.ssa Paola De Nale – Direttrice Centro Diurno Integrato Alzheimer G. Maggio - Casa Riposo Orfanelle – Chieri,

Dott.ssa Paola Garbella - Presidente ANNSIDIPP - ARIA (Associazione Responsabili di Istituti di Assistenza agli anziani del Piemonte (A.R.I.A Piemonte.),

Dott.ssa Raffaela Guercini – Direttore Consorzio Servizi Sociali e Assistenziali del Chierese,

Dr. Mario Traina, Direttore Distretto di Chieri e Carmagnola ASLTO5.

Infine un sentito ringraziamento a:

Volontari che hanno reso possibile il compimento di questa

guida,

Rotary Club di Chieri per la solidarietà e il sostegno economico

alle attività di AMA.

Ing. Giovanni Pavich

Vice Presidente A.M.A.

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ORDINE PROVINCIALE DEI MEDICI CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI DI TORINO

C.so Francia 8 - 10143 Torino -Tel: 011.58.15.111 - Fax: 011.50.53.23

Web: www.omceo.to.it email: [email protected]

Prot. n. 734 Torino lì, 10/12/2012

Spett.le A.M.A.

Alla c.a. Ing. Giovanni Pavich

[email protected]

La malattia di Alzheimer colpisce un grande numero di persone: si stima intorno al 6% degli ultra sessantacinquenni. Il numero dei malati, causa l’invecchiamento della popolazione, tenderà ad aumentare progressivamente.

Già questo é un motivo sufficiente per dedicare molta attenzione a questa malattia, ma sono alcune altre sue caratteristiche a renderla veramente temibile.

La progressione verso la totale perdita di autonomia del malato è irreversibile e inarrestabile (non vi sono attualmente terapie in grado di modificarne significativamente l’evoluzione naturale).

La presenza di un malato di Alzheimer in una famiglia segna e modifica profondamente anche la qualità della vita dei suoi componenti.

Spesso la famiglia rimane, nonostante la presenza dei servizi sanitari e sociali, la

principale risorsa assistenziale del malato, soprattutto nelle prime fasi della malattia.

Per far fronte agli enormi problemi posti da questo tipo di demenza, negli anni scorsi nel nostro territorio si è costituita l’Associazione Malati di Alzheimer Onlus (A.M.A.) di Chieri, con l’obiettivo di pungolare le istituzioni a migliorare il loro intervento, di

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difendere i diritti dei malati, di informare sulla malattia, di collaborare con altre associazioni di volontariato in un’ampia visione solidaristica.

Il valore umano e pratico di queste associazioni di volontari é unanimemente riconosciuto, anche, e direi soprattutto, dai medici che trovano in loro degli utilissimi alleati, tanto che l’Ordine Provinciale dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri di Torino si è fatto promotore di una rete tra le diverse associazioni di malati ( http://www.omceotorinoservizi.com/service/?p=1701 ), tra le quali è presente per l’appunto l’A.M.A.

All’interno delle sue attività di informazione, l’A.M.A. ha ora preparato questa guida come strumento per aiutare le famiglie, soprattutto nel momento in cui la malattia insorge, ad orientarsi tra sintomi, risposte appropriate a questi, servizi attivabili, aiuti possibili e impegni burocratici.

La lettura della guida sarà utile anche a noi medici, perché fornisce molte informazioni pratiche sul versante socio assistenziale e sull’organizzazione dei servizi, non sempre note o facilmente reperibili e sarà bene tenerne qualche copia sulla nostra scrivania.

La guida non è stata né scritta, né curata da un medico, ma è merito principalmente di un ingegnere, profondamente toccato nei suoi affetti più intimi dalla malattia e questo probabilmente é il motivo per cui le informazioni sono fornite in maniera pratica, diretta, circostanziata e, soprattutto, umana.

Dott. Guido Giustetto Vice Presidente

Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Torino

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INTRODUZIONE

Con questa guida ci si rivolge a coloro che assistono

nelle varie fasi della malattia di Alzheimer .

La persona affetta da tale malattia vive e subisce

cambiamenti veloci e problematici, che richiedono una

assistenza progressivamente maggiore.

La persona che assiste e si prende cura della persona

malata può quindi aver bisogno di comprendere al meglio i sintomi che

la malattia produce e produrrà e le possibili decisioni da prendere che la

malattia propone e proporrà nel tempo.

Con questa guida si vuole offrire un possibile linguaggio comune tra

specialisti, persone affette dalla patologia e loro famigliari, perché

insieme si possano affrontare le difficoltà incombenti.

IL MORBO DI ALZHEIMER: ALCUNE CARATTERISTICHE

• La demenza non è un’accentuazione del fisiologico processo di

invecchiamento né una sua anticipazione temporale.

• Nell’anziano non malato:

– la disfunzione della memoria è presente come difficoltà

di acquisire ricordi recenti;

– le funzioni intellettive globali, sia pure un po’ rallentate

e meno elastiche, sono comunque conservate;

– le disfunzioni non interferiscono in maniera significativa

con la vita quotidiana.

• Nella persona affetta da demenza:

I SINTOMI COGNITIVI PIU’ FREQUENTI SONO:

• Deficit di memoria;

• Disorientamento temporale e spaziale;

• Aprassia (incapacità di fare);

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• Afasia (alterazione del linguaggio);

• Alessia (disordine patologico della sfera sensoriale);

• Agrafia (incapacità di scrivere);

• Deficit di ragionamento astratto, di logica, di giudizio;

• Acalculia (difficoltà a effettuare il calcolo mentale e scritto);

• Agnosia (mancato riconoscimento di oggetti, persone, suoni, etc);

• Deficit visuospaziali (difficoltà di posizionare gli oggetti nello

spazio);

• Le disfunzioni cognitive…con la vita quotidiana nelle fasi

iniziali della malattia.

I DISTURBI COMPORTAMENTALI DANNO LUOGO A :

ASPETTI EPIDEMIOLOGICI DELL’ ALZHEIMER

In Italia ne soffrono ca. 800.000 persone, pari

al 1.4-1.6% della popolazione, pari al 6-10%

‘Aggressività’

‘Psicosi’

Resistenza

aggressiva

Aggressività fisica

Aggressività verbale

Affaccendamento

Vagabondaggio Pedinamento

Irrequietezza

Azioni stereotipate

Vestirsi/svestirsi Turbe del sonno

Allucinazioni Deliri

Misidentificazioni

Tristezza

Lamentosità

Disperazione

Bassa autostima

Ansia

Colpa

Ritiro

Perdita di interessi Demotivazione

‘Apatia’

‘Depressione’

‘Agitazione psicomotoria’

McShane R. Int Psychogeriatr 2000

Alzheimer: un problema in aumento: da 800.000 a 1.600.000

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degli anziani sopra i 65 anni e ca. il 20-25% dei soggetti oltre gli 80

anni. Con l’invecchiamento della popolazione si presume che nel 2050

possano raddoppiare !

L’Alzheimer rappresenta ca. il 60% di tutte le tipologie della demenza.

Altre forme di demenza (oltre la malattia di Alzheimer):

• Fronto-temporale e malattia di Pick

• Demenza a corpi di Lewy

• Parkinson-demenza

• Corea di Huntington

• Paralisi sopranucleare progressiva

• Degenerazione cortico-basale

COME SI MANIFESTA LA MALATTIA DI ALZHEIMER?

La malattia di Alzheimer colpisce ciascuna persona in modo differente e

il suo impatto dipende, in larga misura, dalle caratteristiche del paziente

e cioè:

1) dalla sua personalità;

2) dalle sue condizioni fisiche; 3) dal suo stile di vita.

Fase iniziale:

La persona ancora autosufficiente presenta:

lieve perdita di memoria per eventi recenti (es. non ricorda dove

ha riposto oggetti e cosa ha mangiato a pranzo, ecc.);

lievi deficit del linguaggio;

disorientamento temporale;

modificazioni del carattere;

impoverimento del pensiero astratto;

difficoltà a ricordare la strada di casa;

difficoltà a prendere decisioni;

perdita d'iniziativa e d’interesse per il proprio lavoro o i propri

interessi;

segni e sintomi di depressione o nervosismo.

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Fase intermedia .

Presenta difficoltà anche nella vita quotidiana. Si aggravano i deficit

cognitivi e si evidenziano i disturbi del comportamento:

• incapacità di apprendere nuove informazioni;

• peggioramento dei disturbi della memoria;

• difficoltà a riconoscere ed ad orientarsi, anche in

ambienti familiari (peggioramento del

disorientamento temporale);

• difficoltà a riconoscere gli oggetti, i volti delle persone, i luoghi,

ecc. (agnosia);

• perdita della capacità di eseguire movimenti volontari(aprassia),

es. non riesce ad allacciarsi le scarpe;

• comportamenti inappropriati in pubblico;

• riduzione del linguaggio spontaneo (frequenti anomie e uso di

frasi fatte);

• comportamento aggressivo;

• deliri e allucinazioni, ecc.

Fase terminale:

Totale dipendenza del malato dai propri familiari per cui deve essere

assistito e controllato in ogni momento della giornata e la persona può

sviluppare:

incapacità a riconoscere familiari, amici e oggetti noti;

difficoltà a capire o interpretare gli eventi;

incapacità ad esprimersi;

incapacità a camminare;

incapacità a orientarsi dentro la propria abitazione;

incontinenza per urine e feci;

difficoltà nella deglutizione (il paziente può dover essere

alimentato artificialmente);

CHE COSA FARE ? - il percorso diagnostico

Bisogna rivolgersi al proprio medico curante per iniziare un percorso

diagnostico.

Il medico potrà proporre di eseguire un breve test indicativo di deficit

cognitivo o analisi più specialistiche.

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In particolare potrà inviare il paziente presso

un centro U.V.A. (Unità Valutazione

Alzheimer) , dove sarà valutata la:

- storia clinica

- stato cognitivo

- capacità funzionale

- esami ematochimici (individua malattie concomitanti non

cerebrali)

- test neuropsicologici

- esami strumentali (TAC, PET, RM, etc)

In questi Centri operano specialisti (geriatri, neurologi,etc) esperti nel

fare diagnosi e prescrivere le terapie farmacologiche mirate al

rallentamento della progressione della malattia ed alla gestione dei

disturbi ad esso associati.

Tra i test si ricorda il MMSE (mini mental state examination) che

definisce il livello di gravità ed offre un parametro di confronto

sull’andamento della malattia nel tempo.

ESISTE UNA CURA CONTRO L’ALZHEIMER ? NO

Allo stato attuale non si guarisce, MA esistono terapie farmacologiche e

non farmacologiche, che RALLENTANO, la progressione della malattia

per mantenere attive le abilità residue.

Possono MIGLIORARE LA QUALITA’ DI VITA del malato e dei suoi

familiari.

MALATTIA DI ALZHEIMER: OBIETTIVI DEL TRATTAMENTO

Ottimizzare le funzioni cognitive terapie specifiche riabilitazione cognitiva

Controllare i sintomi comportamentali terapie farmacologiche e non

farmacologiche (es: giardino Alzheimer)

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Ottimizzare lo stato funzionale terapie concomitanti, che intervengono sull’ambiente, stimolano l’attività fisica, mentale e una adeguata nutrizione Prevenire o trattare le complicanze con l’aiuto di Medico di famiglia / specialista Favorire l’acquisizione di informazioni raccolta di informazioni riguardanti natura, evoluzione, prognosi della malattia e possibilità di intervento Fornire supporti socio-assist.li e Servizi assistenziali, supporto consulenze a pazienti e famiglia economico e psicologico, consulenza legale ed etica

LA TERAPIA FARMACOLOGICA

Per la malattia di Alzheimer bisogna prendere farmaci solo sotto controllo specialistico, perché hanno importanti effetti collaterali, da tenere sotto controllo medico. La cura è più efficace nelle forme lievi moderate. I farmaci agiscono aumentando le concentrazioni del neurotrasmettitore ‘acetilcolina’: il principio attivo funziona come inibitore dell’acetilcolinesterasi, un enzima che distrugge appunto l’acetilcolina. In Italia sono autorizzati con questa indicazione: Donepezil Rivastigmina Galantamina Memantina La messa a punto di nuovi farmaci per la demenza di Alzheimer è oggi un campo in grande sviluppo. Altra via di ricerca attiva è quella che punta sullo sviluppo di una risposta immunologica contro la malattia: un vaccino in grado di contenere la produzione di b-amiloide (peptide che si aggrega formando le placche amiloidi), che darebbe un impulso a cure e non solo al contenimento del male.

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CONSIGLI PER LA FAMIGLIA

Cosa è meglio fare Di fronte alla difficoltà di relazione col paziente bisogna:

1. adattarsi al cambiamento; 2. lodare scelte positive, in particolare per

quanto riguarda l’igiene e l’aspetto; 3. conservare la dignità del malato: era

una persona indipendente e capace; 4. dare spazio ad azioni per lui ripetitive: cucinare, vestirsi, etc 5. riconoscere le capacità residue, senza innervosirsi se

qualcosa si è perso; 6. proporre al malato di scegliere tra due sole alternative per

volta, mostrandogliele (in modo da facilitare la comprensione della richiesta);

7. tenere sempre toni di voce pacati ed esprimersi in modo rilassato;

8. garantire o favorire ambienti confortevoli e sicuri ( attenzione a coltelli, tappeti, etc).

Cosa è meglio NON fare

1. Arrabbiarsi col malato (es.: non vuole mangiare) od offendersi se non comprende (es.: lo si colpevolizza di cose non fatte);

2. Aggredirlo con la voce o rimproverarlo se combina guai; 3. Pretendere che capisca gli errori; 4. Maltrattarlo o denigrarlo se si verificano casi di

incontinenza: non è un bambino e non impara nulla dal rimprovero.

Se il malato non ricorda più gli ambienti, le persone

Rassicurare il malato , distraendolo dall’idea di non essere a casa sua, rinviando la discussione a più tardi. Nei casi in cui

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l’insistenza sia maggiore, accontentare la persona, andando fuori casa per poi tornarvi nuovamente.

Rassicurare il malato sul fatto che chi gli è di fronte è un caro amico o familiare

Se vede o sente cose che in realtà non esistono

Evitare di prenderlo in giro: non è conveniente contraddirlo, perché per lui l’allucinazione è realtà: va quindi rassicurato e va portata l’attenzione su altre cose.

Consigli a chi offre assistenza domiciliare Ricordarsi di sorvegliare il malato evitando di lasciarlo troppo solo, evidenziare a chi assiste che dovrà modificare i ritmi della propria vita privata, rinunciando ad averne una propria (ad es.: non ricevere visite). La famiglia deve fornire indicazioni chiare e precise su come va assistito il malato di Alzheimer ( alimentazione, medicine, igiene, abbigliamento, sonno, etc). Deve inoltre fornire un recapito telefonico di un medico di riferimento, oltre i cellulari dei famigliari. Ricordare che per entrare in relazione col malato sono necessarie dolcezza, tatto e pazienza, senza però diventare succubi delle sue lamentele. Il malato prova emozioni, quando è nella fase più avanzata della malattia Anche in tali condizioni il malato continua a provare emozioni ! Cambia il modo con cui può manifestarle. L’emotività traspare attraverso il canale non verbale (gesti, comportamenti, mimica degli occhi, del viso, delle posture). E’ molto utile quindi imparare a riconoscere significati ed emozioni dai gesti e comportamenti.

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A.M.A. propone all’operatore un percorso formativo che gli permetta di arrivare al centro della Persona, alla sua sostanza, lo mette in grado di capire la situazione di difficoltà di un malato utilizzando il ‘Metodo della Globalità dei Linguaggi (di Stefania Guerra Lisi). L’operatore viene incoraggiato ad usare le possibilità comunicative ed espressive, verbali e non verbali, per meglio comprendere i comportamenti, per noi insensati, e considerare questi ammalati come “PERSONE”, appunto imprigionate nella loro malattia. Anche quando il malato di Alzheimer non si rende più conto che qualcosa nella sua testa non sta funzionando in maniera adeguata, (salvo qualche sprazzo di apparente, penosa lucidità) egli “ha emozioni”: ricinosce ed apprezza uno sguardo benevolo, il tono calmo e familiare di chi gli sta attorno , pur confondendo purtroppo volti e ruoli (moglie, figlio, etc.). ASSISTENZA MEDICA PER L’ALZHEIMER Il morbo di Alzheimer è una malattia progressiva che danneggia il cervello e che, nel corso degli anni, dà difficoltà sempre maggiori a vivere la vita quotidiana, fino a rendere il malato incapace di essere autonomo e quindi bisognoso di assistenza ed aiuto continuo. Per questo, in Italia sono presenti delle strutture che possono fornire l’assistenza medica appropriata e l’aiuto sanitario e sociale necessario.

– Al medico di famiglia spetta valutare le condizioni di salute della

persona, ipotizzare la presenza della malattia e mettere in contatto il malato e la sua famiglia con le Unità Valutative Alzheimer (U.V.A.) , creando un ponte tra il malato e gli enti specialistici.

– Le Unità Valutative Alzheimer, in sigla U.V.A, sono Centri

ospedalieri e territoriali (presso i distretti) specializzati, costituiti da Neurologi, Psichiatri, Geriatri e Psicologi, che hanno il compito di valutare la gravità della malattia, di stabilire la terapia appropriata, di attivare una serie di iniziative per il sostegno alle famiglie (con la predisposizione di piani terapeutici).

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U.V.A. indica al paziente ed al caregiver le modalità per la fornitura

dei farmaci.

ASSISTENZA SOCIALE PER L’ALZHEIMER La disabilità prodotta da questa malattia dà diritto al riconoscimento dell’invalidità e quindi alle forme di sostegno previste per le situazioni di handicap, quali:

permesso sosta auto per invalidi;

IVA ridotta per acquisto vetture ed esenzione bollo auto;

riduzione orario lavoro e assegnazione della sede di lavoro più vicina per il familiare che assiste il malato;

pensione invalidità civile;

indennità di accompagnamento;

presidi ortopedici ed ausilii vari. Gli Sportelli sociali presenti nel territorio del Chierese ed i Patronati sono a disposizione per seguire le pratiche utilizzando la rete dei servizi.

Il CONSORZIO dei SERVIZI SOCIO ASSISTENZIALI del CHIERESE =

(C.S.S.A.C.) Tel. 011/9427136 – Fax 011/9427022 - www.servizisocialichieri.it ; e-mail:[email protected])

E’ un ente pubblico che comprende i Comuni di: Albugnano , Andezeno , Arignano , Baldissero Torinese , Berzano San Pietro , Buttigliera d'Asti , Cambiano , Castelnuovo don Bosco , Cerreto d'Asti , Chieri , Isolabella , Marentino , Mombello Torinese , Moncucco Torinese , Montaldo Torinese , Moriondo Torinese, Passerano Marmorito , Pavarolo , Pecetto Torinese , Pino d'Asti , Pino Torinese , Poirino , Pralormo, Riva presso Chieri, Santena. Gli sportelli di informazione ed accoglienza del Consorzio hanno sede (ed orari), forniscono informazioni, accolgono le richieste dei Cittadini, li aiutano e li indirizzano nell’accesso ai diversi servizi, presso:

ANDEZENO

Indirizzo: c/o Municipio – P.zza Italia n. 3 – ANDEZENO (To)

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Orari: Martedì 09,00 – 11,30 – Venerdì 09,00 – 11,30 Telefono: 011/9434204

BALDISSERO T.SE

Indirizzo: c/o Studio Medico – Via Roma n. 14 – BALDISSERO T.SE

(To)

Orari: Giovedì 09,30 – 11,00

Telefono: 3456533802 attivo solo durante l’orario di ricevimento

BUTTIGLIERA D’ASTI

Indirizzo: c/o Municipio – P.za V. Veneto 3 – BUTTIGLIERA D’ASTI

(At)

Orari: Ogni 15 gg. – Martedì 08,30 – 09,30

Telefono: 011/9921812

CASTELNUOVO DON BOSCO

Indirizzo: Via Roma n.8 – CASTELNUOVO DON BOSCO (At)

Orari: Martedì 10,00 – 12,00 – Giovedì 9,00 – 11,00

Telefono: 011/9927772

CHIERI

Indirizzo: Strada Fontaneto 28 – CHIERI (To)

Orari: Lunedì 9.30 – 12,00, Giovedì 15,30 – 16,30, Venerdì 8.30 –

11,30

Telefono: 011/9424434

PECETTO T.SE

Indirizzo: Piazzetta della Rimembranza n. 3 – PECETTO T.SE (To)

Orari: Martedì 11,00 – 12,30 – Venerdì 11,00 – 12,30

Telefono: 3456533697

PINO T.SE

Indirizzo: Via San Felice n. 2 – PINO TORINESE (To)

Orari: Martedì 08,30 – 10,30 – Venerdì 8,30 – 10,30

Telefono: 011/843318

POIRINO

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Indirizzo: c/o Municipio – Via C. Rossi n. 12 – POIRINO (To)

Orari: Martedì 9,00 – 12,00 – Giovedì 9,00 – 12,00

Telefono: 011/9450114 int. 231

SANTENA

Indirizzo: c/o Municipio – Via Cavour n. 39 – SANTENA (To)

Orari: Martedì 09,00 – 12,00 – Giovedì 9,00 – 12,00

Telefono: 011/9455417

RIVA presso CHIERI

Indirizzo: c/o Palazzo delle Associazioni – Via Teofilo Rossi di

Montelera – RIVA PRESSO CHIeri(To)

Orari: Lunedì 09,00 – 11,00

Telefono: 011/9468739

I servizi di accoglienza del CSSAC:

L’accesso ai servizi del CSSAC avviene attraverso lo Sportello

Sociale, che costituisce un importante punto di accoglienza,

informazione, orientamento nei percorsi di carattere sociale e

sanitario .

Lo sportello ha il compito di agevolare i cittadini nella gestione

pratiche a valenza socio sanitaria e di orientarli nella rete dei servizi.

E’ un servizio rivolto a tutti cittadini italiani, comunitari ed

extracomunitari, residenti e non, sul territorio del Consorzio dei Servizi

Socio Assistenziali.

I cittadini richiedono le prestazioni e gli interventi dei servizi sociali

allo Sportello Sociale, gli operatori in sede di riunione d’équipe

settimanale, espongono le richieste e le assistenti sociali prendono in

carico le persone, valutano le loro richieste e, coinvolgendo le altre

figure professionali, elaborano con loro un progetto.

Attualmente gli Sportelli Sociali attivi sul territorio sono quattro

e si trovano all’interno degli uffici comunali di Andezeno, Castelnuovo,

Poirino e Santena.

Nei Distretti di Chieri e di Pino Torinese, l’accoglienza è garantita

dalla figura dell’Addetta al Segretariato Sociale, che svolge funzione di

filtro rispetto all’accesso al servizio sociale professionale e di invio ed

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accompagnamento del cittadino all’interno della rete dei servizi

territoriali.

Il CSSAC ha istituito presso la sede di Vicolo Albussano a

Chieri uno Sportello dedicato al lavoro di cura rivolto ad Assistenti

Familiari e Famiglie offrendo un servizio di orientamento alla

formazione, rivolto alle persone italiane e straniere che intendono

svolgere la professione di Assistente Familiare e supporto alle

Famiglie nella ricerca di una soluzione domiciliare, per assistere

persone anziane o con disabilità

Lo sportello lavora in collaborazione con gli Sportelli Sociali presenti

nei Distretti del C.S.S.A.C. e con il Centro per l'Impiego di Chieri.

Il C.S.S.A.C. offre quindi i seguenti servizi (vedi Sportelli Sociali): • Ottenere le prime informazioni per avviare le procedure

necessarie per l’attivazione del percorso di valutazione (Unità di Valutazione Geriatrica – U.V.G.).

• Ottenere informazioni su come attivare varie pratiche burocratiche (ad es. invalidità ed indennità di accompagnamento).

• Essere informati e orientati sui servizi e le risorse rivolti alle persone anziane non autosufficienti.

• Ottenere indicazioni sui documenti necessari da allegare alla domanda per la valutazione U.V.G.

• Compilare la scheda di primo colloquio con i dati e i riferimenti della persona che necessita di interevento e dei familiari, che verranno successivamente contattati dall’assistente sociale e compilare il consenso al trattamento dei dati personali.

Attività integrate ASL TO5 e C.S.S.A.C.:

UNITA’ DI VALUTAZIONE GERIATRICA ( U.V.G.) e gli interventi socio assistenziali a favore delle persone anziane non autosufficienti o malati di Alzheimer.

• L’Unità di Valutazione Geriatrica (U.V.G.) è una Commissione tecnica composta dal Geriatra, Medico di Distretto e Assistente sociale.

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• Richiedere la valutazione dell'U.V.G è indispensabile per la quantificazione della non autosufficienza per l'individuazione della tipologia di assistenza di cui l'anziano necessita.

• L’U.V.G effettua una visita al domicilio, valuta il grado di autosufficienza dell’anziano, la possibilità di effettuare un progetto di assistenza domiciliare, gli aspetti socio economici e la presenza o assenza di una rete parentale che collabori in un progetto di assistenza.

• Sulla base di tali aspetti la Commissione assegna un punteggio in funzione della definizione del progetto individuale assistenziale per l'anziano che può consistere in progetti di domiciliarità o residenzialità, in base alla DGR 39/2009 della Regione Piemonte.

Domiciliarità: • Interventi OSS: l’assistenza domiciliare è un aiuto svolto da

personale qualificato al domicilio delle persone, attraverso prestazioni di natura socio-assistenziale.

Le prestazioni che possono essere erogate da questo servizio sono: – Aiuti a favorire l’autosufficienza nella vita quotidiana, quali ad

es. interventi igienico-sanitari di semplice attuazione in collaborazione con il servizio sanitario, socializzazione, aiuto nel mantenimento della cura della persona e della casa.

– Assegno al familiare: consiste nel contributo economico a

favore delle famiglie e/o delle persone che si incaricano personalmente dell’assistenza di un anziano non autosufficiente al proprio domicilio.

– Assegno di cura: si tratta un contributo economico fornito agli

anziani (o ai loro familiari) per finanziarne l’assistenza (contributo al pagamento di assistenti familiari assunte in regola)-(vedi DGR 39/2009).

– Affidamenti familiari: si basa sulla disponibilità volontaria da

parte di persone o famiglie che si recano di solito due o tre volte

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alla settimana per due o tre ore al domicilio dell’anziano per supportarlo nella vita quotidiana.

– Ricovero di sollievo: si tratta di ricoveri temporanei in forma

convenzionata presso RSA di anziani non autosufficienti offerti alle famiglie che stanno assistendo il proprio congiunto al domicilio.

– Telesoccorso: consente di fornire assistenza telefonica nelle

24h, permette di chiedere e riceve aiuto in situazioni di difficoltà.

– Pasti al domicilio: il servizio di consegna pasti pronti al domicilio

è un valido sostegno per quelle persone, anziane o disabili, che non sono in grado di provvedere alla preparazione dei pasti autonomamente o con l’aiuto di familiari/parenti.

• Residenzialità: – Ricoveri in RSA in base alla Delibera Giunta Regionale (DGR)

45/2012 della Regione, qualora emerga la necessità di dover inserire il malato in una struttura in modo definitivo.

– Ricoveri presso il centro diurno Alzheimer: prevede un

soggiorno diurno in appositi Centri e il rientro a casa per la notte. L'assistenza notturna al domicilio è invece assicurata da un familiare, un parente o una badante.

– Integrazione della retta presso la struttura residenziale solo in

presenza di convenzione: consiste in un contributo a favore di anziani dichiarati non autosufficienti (regime convenzionato), con reddito personale non sufficiente a coprire per intero il costo della retta. I requisiti dovranno essere valutati dal servizio sociale, in base ad un regolamento specifico del Consorzio.

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A - COME POTER ESSERE D’AIUTO ? - Disturbi cognitivi

L’attenzione È un’ importante funzione di filtro tra le migliaia di stimoli che bombardano i nostri sensi contemporaneamente.

La memoria

È una funzione molto complessa che ci permette di conservare traccia degli eventi.

E’ utile

Invecchiando diminuisce la durata dell’attenzione

Il malato non riesce a svolgere più di un’azione alla volta e anche compiti apparentemente semplici possono risultare proibitivi.

evitare di creare confusione attorno a lui.

evitare di chiedere due prestazioni contemporaneamente.

valutare che il compito da affidargli non sia troppo complesso.

E’ utile

Un informazione deve essere: registrata, fissata, rievocata.

Nell’anziano normalmente si ha un calo della memoria soprattutto dei ricordi recenti.

Nel malato si accentua l’amnesia e soprattutto c’è la difficoltà ad immagazzinare nuove informazioni.

Memoria: autobiografica, eventi storici.

Stimolare quotidianamente l’orientamento temporale e spaziale (giorno, mese, anno, luogo, etc.)

Stimolare la memoria procedurale, ossia tutto ciò che sa fare (autonomie quotidiane)

Stimolare il ricordo autobiografico (es: raccontare la propria storia con foto, oggetti, etc)

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Il Linguaggio

È la capacità di usare un certo numero di segni condivisi da più persone, di selezionarli e organizzarli in maniera appropriata in modo da renderli messaggi.

E’ utile

Il malato trova sempre più difficoltà nel tradurre il proprio pensiero in parole.

L’ansia derivante dal trovare la parola giusta per chiudere la frase può indurre l’anziano al silenzio.

Oppure usa lunghe perifrasi non collegate tra loro e senza senso (il coso, la cosa…)

Scomparse le parole restano le espressioni scurrili depositate nella memoria automatica l’ultima ad essere intaccata dalla malattia.

Suggerire al malato la parola.

Rispondere comunque anche se la domanda è sempre la stessa

Tranquillizzare il malato attirando l’attenzione su qualcosa che gli piace.

Utilizzare, nelle fasi avanzate, più l’extraverbale che frasi complesse.

Ignorare il linguaggio scurrile.

Far scrivere ogni tanto il malato.

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La conoscenza Gli stimoli che giungono al cervello sia dall’esterno che dall’interno del nostro corpo vengono identificati, riconosciuti, integrati tra loro e memorizzati.

E’ utile

Non assumere

atteggiamenti punitivi. Rimuovere dall’ambiente

quegli oggetti non riconosciuti e che possono essere pericolosi o fonti d’ansia.

Togliere le sostanze tossiche.

Togliere o coprire gli specchi.

Se non riconosce il congiunto è più utile rinunciare in quel momento che ricondurre l’ammalato alla ragione.

Condividere con altri la difficoltà di assistere il malato.

Il malato perde progressivamente la capacità di interpretare gli stimoli che provengono sia dal mondo esterno che da dentro di sé.

Mancato riconoscimento di oggetti di uso comune e loro utilizzo.

Mancata distinzione tra sostanze commestibili e non.

Difficoltà a percepire e valutare la profondità ambientale.

Difficoltà a riconoscere la posizione del proprio corpo.

Difficoltà a localizzare e interpretare gli stimoli dolorosi.

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Molte sequenze gestuali vengono compiute automaticamente cioè con un basso livello di attenzione:

Giudizio critico Saper identificare le situazioni e valutarne il significato è una importante capacità che ci permette di rapportarci correttamente con l’ambiente esterno.

Il malato non ricordando più le giuste sequenze dei gesti, può non essere in grado di usare un coltello o avere difficoltà a vestirsi.

Esecuzione scorretta di una sequenza gestuale complessa.

Difficoltà a eseguire gesti semplici su imitazione di altri.

Difficoltà a copiare un disegno.

Mantiene a lungo i gesti automatizzati.

E’ utile

Sostituirsi a lui il più tardi possibile.

Incoraggiarlo

Scomporre gesti complessi in gesti semplici.

Porre il malato in condizioni ambientali facilitanti.

Disporre i vestiti nella sequenza in cui verranno indossati.

Adattare la casa alle capacità funzionali residue.

Sfruttare gli automatismi residui.

E’ utile

Il malato perde la capacità di adeguare il proprio comportamento al contesto e di confrontare tra loro due o più oggetti.

Per esempio usa un tono elevato di voce quando le convenzioni sociali richiedono di parlare sottovoce, non sa valutare se un oggetto è più grande o più piccolo di un altro, oppure non sa dire se la banana è un frutto o una verdura.

All’inizio può essere utile correggere con tatto il malato.

Nelle fasi successive è indispensabile alzare il livello di tolleranza per i suoi errori e non porlo in situazioni che richiedono stime cognitive che non è più in grado di fare.

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B - COME POTER ESSERE D’AIUTO ? - Disturbi comportamentali

Depressione : Fare in modo che il malato abbia qualcosa di interessante da fare ogni giorno, per esempio passeggiare, ascoltare musica, giocare a carte, lavorare in giardino. Semplici attività ripetitive come spolverare, lavare i piatti, strappare l'erba in giardino, possono giovare, anche se il lavoro svolto deve poi essere rifatto. Anche attività ripetitive e afinalistiche, come sbrogliare e rifare una matassa, pulire ripetutamente un tavolo, cullare una bambola, possono rivelarsi utili, in particolare nei pazienti più compromessi.

Ansia Rassicurare il malato che non c'è nulla da temere, che può prendersi tutto il tempo necessario. Lasciargli scritte le istruzioni su cosa fare nelle varie circostanze. Fare in modo che non si senta mai "sotto esame.“ Scrivergli su un biglietto a che ora si è usciti di casa e a che ora si pensa di rientrare.

Deliri ed allucinazioni Mostrare disponibilità a prendere in considerazione le affermazioni del malato: per lui la realtà è quella che afferma di vedere. Negarla

McShane R. Int Psychogeriatr 2000

Aggressività

Psicosi

Apatia

Depressione’

‘Agitazione‘psicomotoria’

Resistenza aggressiva Aggressività fisica

Aggressività verbale

Affaccendamento Vagabondaggio

Pedinamento

Irrequietezza

Azioni stereotipate

Allucinazioni Deliri

Misidentificazioni

Tristezza Lamentosità

Disperazione

Bassa autostima

Ansia

Ritiro

Perdita di interessi Demotivazione

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spesso ottiene il solo scopo di aumentare la sua agitazione e di far ritenere l’interlocutore un "nemico". Quando la persona è spaventata, tentare di rassicurarla: una voce calma o il contatto di una mano possono servire a tale fine. Ricordarsi che talvolta il paziente può interpretare come un'aggressione qualunque contatto fisico. Dare al malato, senza insistere troppo, la corretta interpretazione di un'allucinazione che lo fa agitare. Cercare di distrarre il malato attirando la sua attenzione su un oggetto reale che si trova nella stanza, offrirgli una bevanda o proporgli una passeggiata. Se il malato fa accuse personali, non dargli peso. Far controllare periodicamente, per quanto possibile, la vista e gli occhiali del malato, il suo udito ed il funzionamento dell'apparecchio acustico. Cambiare il meno possibile l'ambiente circostante. Aumentare l'illuminazione dell'ambiente al calare del sole: le ombre possono infatti favorire un'interpretazione errata della realtà, in particolare nelle ore serali, in cui spesso il paziente è più confuso. In caso di necessità, coprire gli specchi e le superfici riflettenti

Aggressività I comportamenti aggressivi possono essere sia verbali che fisici e in genere sono rivolti verso chi lo cura. I comportamenti aggressivi rivolti verso sé non sono mai frutto di intenzionalità ma di errata valutazione, disorientamento, amnesia ecc. Anche i comportamenti aggressivi nei confronti di altre persone solo raramente sono intenzionali. In genere l’aggressività del malato è scatenata da una errata percezione della realtà, che può essere peggiorata da un approccio sbagliato da parte di chi lo cura (voce troppo alta, gesti bruschi, espressione adirata ecc.).

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Rimanere calmi e non mostrare paura o allarme. Non cercare di ragionare con un malato che non ha più l'abilità di pensare in modo logico: potrebbe irritarsi ancora di più. Parlare al malato lentamente e chiaramente, con tono di voce basso, con frasi brevi e semplici, eventualmente ripetute. Aiutare la comprensione con messaggi non verbali. Avvicinarsi al malato lentamente e "dal davanti"; altri approcci potrebbero spaventarlo. Non esprimere la propria rabbia, impazienza o delusione davanti al malato: potrebbe aumentare la sua agitazione. Non rispondere ad una violenza con un’altra violenza. Deviare l'attenzione del paziente verso un'attività tranquillizzante. Concedere al paziente uno spazio più ampio. Cercare di capire cosa ha scatenato l'agitazione del paziente per prevenirla. Valutare la presenza di fattori scatenanti fisici: stipsi, episodi infettivi, dolore... Fare intervenire un altro membro della famiglia, o una persona nota al malato, un amico o un vicino di casa.

Inappropriati comportamenti sessuali È utile mantenere un comportamento e un tono di voce calmo e pacato e tentare di distrarlo con attività, cibi o bevande che gli risultino gradite. Atteggiamenti aggressivi o di riprovazione, per il malato incomprensibili, oltre a non ottenere i risultati sperati, potrebbero indurre il paziente ad un atteggiamento di chiusura e difesa.

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Vagabondaggio

Il “camminare” può diventare un problema, più per eccesso di questa attività che per difetto. Infatti solo nelle ultime fasi della malattia il malato ha difficoltà nel camminare, sino a ridursi all’immobilità. In precedenza il demente presenta spesso un incremento patologico del cammino: può camminare per ore e ore, ininterrottamente, in modo compulsivo, quasi fosse alla ricerca di qualcosa che non trova mai.

E’ un disturbo del comportamento molto difficile da modificare, spesso resistente anche all’uso dei farmaci, e le uniche possibilità di intervento sono il controllo da parte del personale e l’utilizzo di sistemi di vigilanza.

I disturbi del sonno: Scoraggiare i sonnellini durante il giorno o, almeno, renderli brevi.

Far fare al paziente delle lunghe passeggiate.

Usare caffè decaffeinato, thè deteinato.

Evitare di far fare al paziente, nel tardo pomeriggio o in serata, attività che possano agitarlo.

Provvedere ad un'adeguata illuminazione; lasciare una piccola lampada accesa nella camera da letto e nel bagno.

Mettere, per quanto possibile, il paziente a proprio agio al momento di andare a letto.

Evitare discussioni in presenza del paziente.

Altre attenzioni sulla vita quotidiana

Abbigliamento Far sì che il paziente conservi dignità e appropriatezza anche nell’abbigliamento è un obiettivo che si deve raggiungere, e che contribuisce alla conservazione dell’autostima del malato.

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È buona norma cercare di semplificare l’attività stessa ricordando che non deve essere messa fretta e che sostituirsi al malato non è un aiuto ma una sottrazione di autonomia. Alcuni accorgimenti: eliminare bottoni, stringhe, cinture, chiusure lampo; prediligere invece il velcro, gli elastici in vita, l’abbigliamento reversibile (cioè che il davanti possa essere indossato come dietro), le calze o i calzini a tubo. È bene anche che il malato non sia costretto a scegliere fra molte opzioni, ma abbia a disposizione solo ed esclusivamente i capi di stagione oppure (in una fase successiva) solo quelli che dovrà indossare.

Alimentazione L’alimentazione può modificarsi per una serie di fattori. Oltre ai disturbi cognitivi esistono altri fattori che contribuiscono a provocare questi problemi alimentari: alterazioni del gusto, dell’olfatto, dei centri della fame e della sazietà ecc.

È meglio che il pasto si svolga in un ambiente tranquillo e che al malato venga dato tutto il tempo di cui ha bisogno e la possibilità di mangiare liberamente, senza la paura di sporcare, rovesciare o rompere: quindi sarà più pratico usare tovaglie di plastica, grembiuli, posate con manici grossi e sufficientemente pesanti, scodelle al posto dei piatti fondi, o piatti con bordi rialzati, bicchieri di plastica dura, tazze con beccuccio…

Inoltre, è consigliabile presentare al malato un cibo alla volta, magari già tagliato in pezzi adeguati, con la posata opportuna, in modo tale che l’alimentarsi non divenga un momento d’ansia e di scelte non possibili.

Da subito è compito del caregiver fare attenzione alla sicurezza: se il malato ha la dentiera, controllarne lo stato e la funzionalità; accertarsi della temperatura dei cibi e della loro consistenza e che la deglutizione avvenga in modo consono, senza pericoli di soffocamento

Nel caso di bulimia si dovrà tagliare il cibo in piccoli pezzi, presentare al paziente il pasto non tutto in una volta, ma in singoli piatti in tempi successivi, nascondere il cibo e comunque non lasciare a disposizione

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cibo o altro che possa essere scambiato per cibo ma provvedere a “spuntini” non dannosi

Attenzione all’idratazione ed alla disfagia (problemi di deglutizione, che compaiono nelle fasi più avanzate)!!!

La quantità di liquidi minima necessaria ogni giorno è di circa 1,5 litri. Informare sempre il malato di quale pasto si appresta a consumare (colazione, pranzo, merenda, cena…) in modo da aumentare il suo contatto con la realtà.

Comunicazione Esistono sistemi di comunicazione: gli sguardi, i gesti, le espressioni che sono in grado di sostituire la comunicazione verbale.

Migliorando la comunicazione si ottengono molti risultati: si toglie il malato dal drammatico stato di isolamento in cui si trova; si riduce il senso di frustrazione che colpisce il caregiver quando non riesce a “capire o farsi capire”.

Il suggerimento è quello di “controllare” i canali attraverso i quali passano i messaggi non verbali e usarli positivamente: la postura del corpo e i gesti, l’espressione del viso e il tono della voce, il tatto, devono essere usati per comunicare con il malato quando le parole non servono più.

Non esprimere fretta o irritazione ma comunicare calma, distensione e tenerezza, usare molto i gesti e il tatto (una carezza è rassicurante e infonde fiducia).

Non eccedere però nell’avvicinamento fisico e rispettare gli spazi dell’individuo.

Problemi relativi all’igiene

• Il malato non ne sente il bisogno • Il malato non è in grado di provvedervi • Il malato vive il disagio di essere lavato da altri

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Serve essere convincenti, decisi e gentili: deve diventare un’abitudine

Vacanze • Se era abituale andare in vacanza, non perdere tale

abitudine: fa bene al malato ed al caregiver • I tempi di trasferimento devono però non superare l’ora -

l’ora e ½, offrendo al malato attenzioni e affettuoso appoggio fisico

Accompagnare sempre il malato (munirlo di braccialetto di riconoscimento)

Ricoveri ospedalieri • Nel malato si possono creare confusione mentale e

agitazione psico-motoria Serve la presenza costante di una persona di cui il malato ha fiducia

IL RUOLO DELLO PSICOLOGO Lo psicologo può aiutare i famigliari di chi è affetto dall’Alzheimer a comprendere le emozioni, i vissuti, le difficoltà, i bisogni. Non c’è mai un modo giusto o sbagliato di affrontare le difficoltà associate alla demenza. I corsi di formazione sulla malattia, i colloqui di consulenza con psicologi o medici ed i libri sulla malattia possono aiutare però moltissimo ad adattare flessibilmente il nostro caso alle nostre preoccupazioni e/o ansie. I sintomi cognitivi e comportamentali della demenza sono ben noti, ma si manifestano in modi differenti da persona a persona. La malattia interagisce con la personalità di base del malato, così come con l’ambiente nel quale quotidianamente vive. Sono molte le possibili domande:

• sia su aspetti pratici… – Come gestire la quotidianità attuale? – Come ridistribuire ruoli o funzioni all’interno della famiglia?

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– Come monitorare l’evolvere della malattia e le necessità emergenti?

– Come organizzare? Come organizzarsi?

• sia sul piano degli affetti, delle emozioni, dei sentimenti: – Come sta? Cosa pensa? Cosa prova? Ne vorrà parlare? – Sono pronto a parlarne? Come sto? Cosa provo? Cosa

penso? Cosa temo? – Quali desideri, sogni, progetti sono ancora possibili? A quali

dire “addio”? – Come sarà? Come starò? Come starà? Come faremo? Ce

la faremo? Sono richiesti nuovi equilibri in funzione di:

– ruoli e responsabilità all’interno della famiglia, – ruoli e responsabilità nell’interazione con l’esterno, – aspettative reciproche, esplicite ed implicite

Sono richiesti adattamenti a nuove situazioni famigliari e personali, razionali ed emotive. Alcune domande sono:

• Come vivere il tempo a disposizione? • Come vivere le difficoltà che si affacciano sul proprio cammino? • Come prepararsi alle prossime difficoltà? • Come vivere gli affetti ora? Come li si potrà vivere dopo? • Come vivere il dolore? La rabbia? La paura? Come separarsi? • Come vivere la vita che ancora è offerta? • Come condividere un percorso di vita ancora comune?

Rivolgersi allo psicologo, presso i Centri Diurni Alzheimer Integrati CDAI, può essere di aiuto per:

• Ricevere ascolto; • Dare senso a quanto accade; • Comprendere le esigenze personali e

famigliari e comprendere, riconoscere le risorse a disposizione;

• Individuare possibili modalità non farmacologiche, di assistenza, di accompagnamento, di sostegno psicologico ;

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• Collaborare per la riabilitazione della memoria; • Avviare alla terapia di orientamento della realtà;

Ognuno vive una storia unica, ma può pensarsi sulla barca con altri…

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IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI Invalidità , indennità di accompagnamento e permessi legge 104/92.

L'indennità di accompagnamento, prevista dalla legge 11.2.1980, n. 18, è la provvidenza economica riconosciuta dallo Stato a favore dei cittadini la cui situazione di invalidità, per minorazioni o menomazioni, fisiche o psichiche, sia tale per cui necessitano di un'assistenza continua; in particolare, perché non sono in grado di deambulare senza l'assistenza continua di una persona oppure perché non sono in grado di compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita. Tale provvidenza ha la natura giuridica di contributo forfettario per il rimborso delle spese conseguenti al fatto oggettivo della situazione di invalidità e non è pertanto assimilabile ad alcuna forma di reddito; conseguentemente è esente da imposte. Essa è a è totale carico dello Stato ed è dovuta per il solo titolo della minorazione, indipendentemente dal reddito del beneficiario o del suo nucleo familiare ed è pari, per il 2012, a € 497,92.

L’indennità è corrisposta anche se l’anziano è ospitato in struttura residenziale sia in regime privato che convenzionato. Non viene corrisposta per i periodi in cui l’anziano è ricoverato in ospedale o in strutture sanitarie e di lungodegenza a titolo gratuito. La domanda per l'accertamento dell'invalidità e per la concessione dei relativi benefici - tra cui, ove ricorrano i presupposti sopra riferiti, l'indennità di accompagnamento - va presentata in via telematica all’INPS a cura del proprio medico di famiglia (o in subordine da Patronato). La certificazione medica deve comprovare la minorazione o menomazione, con diagnosi chiara e precisa e con l'espressa attestazione, per l'ottenimento dell'indennità di accompagnamento, che il richiedente è "persona impossibilitata a deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore" oppure che è "persona che necessita di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita". La ricevuta emessa da INPS (o “attestato di trasmissione”) permette di disporre dell’appuntamento per la visita che sarà effettuata da S.C. Medicina Legale dell’ASL TO5.

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Successivamente, al riconoscimento dell’assegno di accompagnamento, entro il 31 marzo di ogni anno deve altresì essere trasmessa all'INPS attraverso un CAF alla ASL di competenza una dichiarazione di responsabilità, ai sensi della legge 4 gennaio 1968, n. 15 e DPR 445/2000, in merito alla sussistenza o meno di ricovero a titolo gratuito . La domanda di accertamento dell'invalidità e con accompagnamento può prevedere anche la richiesta dell'accertamento dello stato di handicap ex legge 104 /1992 che permette ai familiari di usufruire di permessi per assistere un familiare o affine entro il 2° grado. Il lavoratore o la lavoratrice che assistono un familiare o affine entro il 2° grado (ivi compreso il coniuge) hanno diritto ad un permesso di 3 giorni al mese. Il permesso è retribuito ed utile ai fini del trattamento pensionistico. Può essere frazionato in permessi orari. Non è richiesta la convivenza con il familiare disabile.

Inoltre:

la presenza di altri familiari non lavoratori nel nucleo del disabile non è ostativa al diritto della lavoratrice o del lavoratore richiedente ai permessi mensili retribuiti;

la persona disabile, o il suo tutore legale o il suo amministratore di sostegno, ha la possibilità di scegliere che, all’interno della propria famiglia, debba prestargli assistenza fruendo dei permessi;

la presenza di assistenti familiari non é ostativa al diritto ai permessi retribuiti;

il diritto ai permessi è riconosciuto anche a chi risiede in luoghi distanti da quello in cui risiede la persona disabile (oltre 150 km); in questo caso il lavoratore deve però attestare con titolo di viaggio o altra documentazione idonea il raggiungimento del luogo di residenza dell'assistito.

Va specificato che in alcuni particolari casi é possibile usufruire dei permessi per assistere un parente o affine entro il 3° grado se i genitori o il coniuge del disabile hanno compiuto i 65 anni oppure sono affetti da patologie invalidanti oppure sono deceduti oppure sono mancanti.

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Le recenti norme introducono anche la regola che stabilisce la non possibilità di riconoscere i permessi a più di un lavoratore per assistere la stessa persona disabile (referente unico). Tuttavia lo stesso lavoratore può prestare assistenza a più familiari disabili a condizione che si tratti del coniuge o di un parente/affine entro il 1° grado (figli, genitori). Anche in questo caso vi é una deroga, e quindi la possibilità di assistere più familiari disabili entro il 2° grado é concessa nel caso in cui i genitori o il coniuge della persona disabile hanno compiuto i 65 anni oppure sono affetti da patologie invalidanti oppure sono deceduti oppure sono mancanti.

IL PERCORSO PER OTTENERE IL RICOVERO IN STRUTTURE CONVENZIONATE

1. Richiesta da parte del familiare di una valutazione U.V.G. al segretariato sociale del Comune/ Distretto di residenza per assegno di cura, assistenza domiciliare o inserimento definitivo o di sollievo in una struttura residenziale o centro diurno con contributo della quota sanitaria .

2. ll Segretariato sociale fissa al familiare un successivo Incontro con l’Assistente sociale per la valutazione sociale.

3. E’ necessario presentare il modello ISEE (indicatore economico equivalente) del solo anziano e/o malato. La redazione del modello è effettuata gratuitamente da Patronati e CAF sulla base del CUD, 730/mod unico, proprietà immobiliari, saldo c/c bancario al 31.12, contratto di affitto, certificazione invalidità )

4. L‘Assistente Sociale avvia la richiesta al Distretto sanitario dell’ASL di valutazione per «TRIAGE» , cioè alla presenza del Medico del Distretto , l’Assistente sociale ed un’ Infermiera .

Queste tre figure si recano a domicilio dell’anziano per effettuare la valutazione delle condizioni sanitarie dell’anziano .

5. Nella prima seduta di UVG distrettuale, sulla base

delle due valutazioni, viene attribuito all’anziano un

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punteggio di valutazione geriatrica espresso in 28esimi, suddivisi in:

max 14 punti per la situazione sociale max 14 punti per le condizioni di salute

Contemporaneamente l’UVG definisce il progetto assistenziale più idoneo per l’anziano e la sua famiglia tra:

Assistenza domiciliare o assegno di cura Semiresidenzialità: frequenza del Centro

Diurno Alzheimer per l’ASL TO5 Centro Diurno della Casa di Riposo Orfanelle a Chieri e della Residenza La Tour di Moncalieri

Residenzialità temporanea ricoveri di sollievo presso RSA o NAT Nuclei Alzheimer Temporanei

Residenzialità definitiva presso una Casa di Riposo RSA ( Residenza sanitaria assistenziale accreditata con l’ASL ) .

6. Se il progetto definito dall’UVG prevede un progetto di

residenzialità o di centro diurno, sulla base del punteggio conseguito il nominativo dell’anziano viene inserito nella lista di attesa unica per l’ASL TO5, gestita dall’UCAT (Ufficio Coordinamento delle Attività Territoriali).

7. L’Asl attraverso l’UCAT, attualmente con sede in Via San Giorgio a Chieri, sulla base della priorità acquisita nella lista di attesa, comunica periodicamente ai primi in graduatoria con lettera raccomandata la possibilità di essere inserito in una struttura accreditata convenzionata usufruendo del contributo della quota sanitaria, così da corrispondere solo i costi alberghieri della retta ( 50% per RSA, 30 % per Centro Diurno).

8. La famiglia deve entro 15 gg comunicare all’UCAT l’accettazione dell’inserimento e la struttura prescelta tra quelle accreditate.

9. Qualora il punteggio attribuito non permetta il convenzionamento e si presenti un aggravamento delle condizioni sociali e di salute dell’anziano ovvero siano trascorsi oltre 6 mesi dalla precedente

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valutazione è possibile richiedere una rivalutazione UVG che accerti l’aggravamento.

• Diamo di seguito l’elenco degli accreditamenti ASL TO5 delle strutture per il 2012:

(Le informazioni fanno riferimento ai dati di ‘Piemonte Sociale 2010/11’ , alla delibera dgr 45/2012 che converte i posti letto RAF autorizzati in regime definitivo in altrettanti RSA.)

• DENOMINAZIONE COMUNE POSTI LETTO

ACCREDIITATI / CONVENZIONABLI

Tipologia : RSA Alta intensità assistenziale

Residenza Il Giglio Albugnano 31 Casa di riposo Rossi Buttigliera d’Asti 10 Casa di riposo V. Mosso Cambiano 40 Ospedale cronici Fondazione Quaranta Carignano 40 Residenza Anni Azzurri Carmagnola 60 Casa soggiorno anziani S.Giuseppe Castelnuovo Don Bosco 63 Casa riposo Giovanni XXIII Chieri 40 Residenza Latour Moncalieri 105 Eremo dei Camaldolesi Pecetto Torinese 48 Residenza Seniores Pino Torinese 15 Istituto geriatrico Poirinese - Onlus Poirino 20 Residence Anni Azzurri Santena 49 Casa di riposo Trisoglio Trofarello 21 Sereni orizzonti Vinovo 40 Tipologia : RAF: ora RSA Media intensità assistenziale

Residenza Il Giglio Albugnano 24 Casa di riposo Rossi Buttigliera d’Asti 10 Casa di riposo V. Mosso Cambiano 20 Opera pia Faccio Frichieri Carignano 25 Residenza Villa Serena Carmagnola 26 Residenza Anni Azzurri Carmagnola 34 CdR S.Giuseppe B. Cottolengo Carmagnola 10

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Casa soggiorno anziani S.Giuseppe Castelnuovo Don Bosco 21 Casa riposo Giovanni XXIII Chieri 32 Casa di riposo Orfanelle Chieri 32 Soggiorno per anziani Sole Alto Moncalieri 18 Istituto Denina Moncalieri 21 Residenza Cielo Azzurro Moncalieri 11 Presidio G. Agnelli –Ville Roddolo Moncalieri 51 Residenza S. Giovanni None 10 Pensionato Regina Elena Pancalieri 34 Casa riposo Beato Giovanni M. Boccardo Pancalieri 59 Eremo dei Camaldolesi Pecetto Torinese 55 Residence San Placido Pecetto Torinese 10 Residenza Seniores Pino Torinese 35 Casa di riposo Teologo Salomone Piobesi Torinese 11 Istituto geriatrico Poirinese - Onlus Poirino 40 Casa di riposo Pralormo Pralormo 26 CdR Ospedale ricovero di Carità Riva presso Chieri 10 Casa riposo avv. Forchino Santena 22 Residence Anni Azzurri Santena 19 Casa riposo Masera Pajsio Trofarello 14 Casa di riposo Trisoglio Trofarello 59 Residenza assistenziale Albergo S. Croce Villastellone 28 Sereni orizzonti Vinovo 60

Tipologia : C.D.A.I. CENTRO DIURNO INTEGRATO ALZHEIMER

Residenza Latour Moncalieri 20 Casa di riposo Orfanelle Chieri 10

Tipologia : N. A. T . NUCLEI ALZHEIMER TEMPORANEI

Residenza Il Giglio Albugnano 16 Residenza Anni Azzurri Carmagnola 21 Casa soggiorno anziani S.Giuseppe Castelnuovo Don Bosco 20 Residenza Latour Moncalieri 15

Gli interventi di sostegno economico: come già espresso nel capitolo residenzialità, l’integrazione della retta presso la struttura residenziale avviene solo in presenza di convenzione: consiste in un contributo a favore di anziani dichiarati non autosufficienti (regime convenzionato), con reddito personale non sufficiente a coprire per intero il costo della retta. I requisiti dovranno essere

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valutati dal servizio sociale, in base ad un regolamento specifico del Consorzio. L’integrazione è ammissibile solo successivamente al conseguimento del diritto alla convenzione

NB.: E’ importante contattare gli Sportelli di informazione del C.S.S.A.C. (vedi pag.23) e l’ASL competente, in base alla propria residenza, per conoscere quali sono i servizi che possono essere attivati e le modalità di accesso.

Gli interventi di sollievo alla famiglia possono essere:

a) La Palestra: Centro Di Riabilitazione Cognitiva

DESTINATARI : anziani affetti da deterioramento cognitivo di grado lieve- moderato. DURATA E ORARIO: CICLI DI TRE MESI con frequenza da 1 a 4 mezze mattine nelle giornate di Lunedì – Martedì - Giovedì - Venerdi dalle ore 9,00 alle ore 12,00. OBIETTIVI: favorire il mantenimento funzionale ed il benessere emotivo attraverso interventi di stimolazione cognitiva, motoria e sensoriale. ATTIVITA’ SVOLTE Area cognitiva: rot - reality orientation terapy, esercizi di vocabolario, organizzazione logica delle informazioni, stimolazione sensoriale e stimolazione capacità comunicative ancora conservate e gli interessi coltivati nel passato. Attività con supporto informatico nell’ambito del progetto “Cogito” e “ Brainer” finalizzato a potenziamento cognitivo. Area psicologica: Colloqui con il familiare di riferimento. Sostegno psicologico individuale e di gruppo. Approfondimento funzioni cognitive e stato funzionale e comportamentale. Area delle funzioni neuromotorie: Stimolazione delle capacità motorie, equilibrio e deambulazione, attraverso gruppi di ginnastica dolce e geromotricità, Stimolazione delle capacità manuali attraverso laboratori.

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COSTO € 20,00 (per giornata di frequenza), spesa sanitaria detraibile al 19% sull’ Unico / dich. 730). SEDE: Centro Diurno Integrato presso “Residenza Casa Maggio “ CHIERI, Via Palazzo di città n° 18 - Tel 011/947.23.77

b) Centro Diurno Integrato per anziani affetti dal morbo di alzheimer (C.D.A.I.)

DESTINATARI : anziani affetti da deterioramento cognitivo moderato/ grave , affetti da demenze senile o morbo di Alzheimer. FINALITA’: Il C.D.A.I. offre alle famiglie un sostegno nel gravoso onere assistenziale. Favorisce la permanenza al domicilio, controllando le problematiche comportamentali di recente insorgenza o in fase di aggravamento. Mira a mantenere le capacità residue ed il recupero dell’orientamento attraverso la riabilitazione fisica e psichica Viene garantito un supporto alla famiglia, anche attraverso gruppi di mutuoautoaiuto. Obiettivo del Centro è il miglioramento della qualità della vita dell’utente e dei suoi famigliari, con la conseguente riduzione del ricorso all’istituzionalizzazione o, almeno, un suo allontanamento nel tempo. La frequenza del Centro mira ad individuare interventi terapeutici, anche per quanto concerne la presenza di altre eventuali patologie concomitanti e migliorarare il quadro sintomatologico funzionale, psicologico e comportamentale. Il Centro è punto di riferimento anche per i familiari e/o altre persone di riferimento degli utenti. A tal fine il personale promuove nei confronti dei congiunti o altra persona di riferimento interventi tesi al raggiungimento dei seguenti obiettivi: riduzione dello stress; promozione del benessere psichico; mantenimento della salute fisica; miglioramento delle relazioni sociali; acquisizione di conoscenze sulla malattia e di capacità di gestire il paziente; miglioramento della relazione con il familiare o altra persona di riferimento. ORARIO: dalle 8,00 alle 17,00, dal lunedì al venerdì, esclusi i festivi. Il Centro Diurno di Chieri, grazie al contributo dell’Associazione A.M-A., è aperto anche nella giornata del sabato .

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La frequenza del Centro può essere a tempo pieno oppure a tempo parziale sullla base del progetto assistenziale individualizzato ATTIVITA’: Il Centro offre una pluralità di prestazioni :

sanitarie: geriatriche, specialistiche, infermieristiche, riabilitative;

psicologiche , rivolte agli ospiti ,al personale ed ai familiari;

Socio-assistenziali: assistenza diretta alla persona nelle attività di vita quotidiana, animazione, socializzazione, igiene personale, parrucchiere;

alberghiere: ristorazione ( colazione , pranzo , merenda ).

Vengono predisposti programmi di recupero funzionale, unitamente al controllo delle problematiche comportamentali di recente insorgenza o aggravamento. Viene prestata particolare cura nel nursing orientato al mantenimento delle capacità residue, nella reality orientation terapy per il recupero dell’orientamento e nella riabilitazione attraverso la terapia occupazionale. Nell’ambito dell’attività di animazione si svolgono, inoltre, laboratori di ballo, di ascolto musica, di espressività artistica, di lettura collettiva e guidata, di memoria pratica e visiva, di motricità e di passeggiate. PERSONALE: prestano servizio presso il Centro le seguenti figure professionali: Medico Geriatra, Infermiera professionale, Operatori socio assistenziali, Psicologa, Fisioterapista, Terapista occupazionale, Animatrice e Volontari specificamente formati . COSTI: per l’anno 2012 il costo della retta alberghiera a carico dell’ospite in forma convenzionata con l’ASL ammonta ad € 22,,66 giornaliere. SEDI: - Casa di Riposo Orfanelle CHIERI, Via Tana 5 - Tel 011/947.23.77 - Residenza La Tour , MONCALIERI Str.da Revigliasco 7 - Tel 011/66.88.521

c) Nuclei Alzheimer Temporanei N.A.T.

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DESTINATARI: anziani affetti da demenza di grado moderato-severo con gravi disturbi comportamentali o severi sintomi psichici, che possono trarre vantaggio da un intervento terapeutico psico-riabilitativo intensivo, sulla base di un progetto individuale predisposto dall’Unità Valutativa Geritarica ( U.V.G) provenienti da altri Nuclei di residenze socio-assistenziali, dai Centri Diurni Alzheimer dal proprio domicilio, dall’ospedale. FINALITA’: il ricovero presso il NAT mira alla riduzione ed al controllo disturbi comportamentali oltre che :

– sostegno alle condizioni generali (in particolare nutrizionali);

– monitoraggio terapie psicofarmacologiche; – riduzione e/o abolizione della contenzione fisica; – tutela dell’incolumità del paziente; – attivazione/riabilitazione applicata all’area cognitiva,

all’area del comportamento e all’area dell’abilità funzionali con tecniche di comprovata efficacia.

Per i familiari degli ospiti devono essere previste attività di sostegno quali colloqui individuali, gruppi di auto-mutuo-aiuto e formazione, al fine di facilitare la gestione del paziente anche per un eventuale rientro al domicilio. DURATA RICOVERO: il N.A.T. è destinato a pazienti affetti da demenza con importante compromissione delle condizioni psico-fisiche e con gravi disturbi comportamentali. La permanenza nel nucleo ha carattere di temporaneità. L’U.V.G. deve verificare periodicamente, in base al Progetto di intervento individualizzato, se sussiste la necessità della permanenza del soggetto ricoverato, o se ne sia attuabile la dimissione od il trasferimento in residenza socio-sanitaria o al domicilio. COSTI: per l’anno 2012 il costo della retta alberghiera a carico dell’ospite in forma convenzionata con l’ASL ammonta a circa € 63.10 € giornaliere. SEDI: - Soggiorno San Giuseppe CASTELNUOVO DON BOSCO , Via A. Moro 2 - Tel 011/987.64.68 - Residenza Il Giglio ALBUGNANO , Via Colombaro 47 - Tel 011/66.88.521

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- Residenza Anni Azzurri , CARMAGNOLA Via Bornaresio , 22 - Tel 011/ 972 2540 - Residenza La Tour , MONCALIERI Str.da Revigliasco 7 - Tel 011/66.88.521

d ) Ricoveri definitivi in strutture residenziali RSA ( Residenza Sanitaria Assistenziale )

Case di riposo accreditate che assistono anziani non autosufficienti che necessitano un grado medio o elevato di assistenza tutelare, infermieristica e riabilitativa.

e )Alzheimer Café: è uno spazio di incontro che

organizzano A.M.A Onlus e altre Ass. Alzheimer, site in punti diversi della provincia/ regione. Lo scopo è quello di permettere alle famiglie di incontrarsi, conoscersi in modo da sentirsi meno sole nell’affrontare una malattia così gravosa e stremante.

f) ‘per-corsi di formazione’:

hanno la finalità di offrire un’opportunità di aggiornamento individuale agli operatori (OSS, animatori, assistenti familiari) che assistono questo tipo di malato, per capire situazioni anche quando la parola è vuota di significato e saper quindi entrare in contatto col malato sempre. A.M.A. Onlus propone ogni anno un corso di 80 ore presso la casa di Riposo ‘Orfanelle’ di Chieri.

AGEVOLAZIONI FISCALI PER DISABILI Detrazione (19%) spese sostenute per addetti all’assistenza personale regolarmente assunti con tale qualifica: fino ad un max di Euro 2100,00. È sufficiente un certificato del medico curante che attesti che il soggetto non è in grado di compiere uno degli atti quotidiani della vita, anche senza verbale previsto dalla L.104/92. Detrazione (19%) tra le spese sanitarie del TRASPORTO IN AMBULANZA per i portatori di Handicap con le connotazioni di gravità. Detrazione (19%) costo di acquisto sussidi tecnico-informatici per portatori di Handicap con connotazioni di gravità (PC, FAX, MODEM ecc……).

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Detrazione (19%) del costo di acquisto autovettura per il trasporto di soggetti riconosciuti ai sensi della L.104/92 art.3 comma 3 fino ad un max di Euro 18.000,00. Inoltre si ha diritto all’Iva agevolata al 4%, non si paga il bollo, si ha diritto alla riduzione dell’assicurazione. Contributo del 20% per l’adattamento dell’auto, agevolazioni sulla mobilità e trasporti tram, autobus e treni regionali e interregionali colleganti il Piemonte con Liguria e Lombardia (tessera gialla), contributo a fondo perduto per l’eliminazione della barriere architettoniche, etc : la Regione Piemonte ( settore URP – num. Verde 800.333.444) offre l’assistenza necessaria ai contribuenti disabili. DEDUZIONE (anziché detrazione al 19%) delle spese mediche sostenute, di qualsiasi natura anche non specificatamente collegate alla patologia.

PROTEZIONE LEGALE DEI MALATI DI ALZHEIMER 1. Premessa 2. La procura 3. L’inabilitazione 4. L’interdizione 5. L’amministrazione di sostegno

1. Premessa

La malattia di Alzheimer comporta inevitabilmente un decadimento di natura fisica e psichica che inizialmente rende difficoltoso per il malato svolgere le normali attività quotidiane ed operazioni di carattere finanziario e giuridico indispensabili, ma in tempi successivi fatalmente comportano l’impossibilità, per mancanza di autonomia fisica o di capacità psichica, di compiere qualsivoglia attività con rilevanza esterna.

Il malato viene così a trovarsi nel cosiddetto stato di incapacità di intendere e/o di volere. La capacità di intendere è l'idoneità del soggetto a rendersi conto del valore delle proprie azioni.

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La capacità di volere è, invece, l'attitudine della persona a determinarsi in modo autonomo. Questa situazione di incapacità è presa in considerazione dall'ordinamento giuridico come incapacità naturale oppure come incapacità legale.

E’ quindi utile, e in alcuni casi necessario, che la famiglia del malato si avvalga di un strumenti civilistici di protezione che, con l’intervento di un’altra persona, lo metta in grado di compiere tutto ciò che non può più effettuare personalmente.

Nei primi stadi della malattia, quando le facoltà intellettive sono deteriorate ma non del tutto compromesse, il malato può attribuire ad altro soggetto il potere di agire in suo nome e per suo conto mediante procura.

2. La procura Articoli 1387-1399 codice civile

La procura, che deve essere rilasciata per iscritto, può concernere uno o più affari, che vanno specificamente indicati, e può essere anche generale, nel qual caso al procuratore viene attribuito il potere di compiere tutti gli atti, anche di straordinaria amministrazione se dettagliatamente precisati, utili o necessari nell’interesse del malato (per riscuotere pensioni, effettuare pagamenti, concludere contratti, vendere beni, amministrare un patrimonio, gestire una impresa, ecc.)

E’ consigliabile che la procura venga conferita ad una persona di famiglia ( moglie, figlio, genitore o altro parente ) o ad altra persona di fiducia e con la forma dell’atto pubblico notarile.

La procura può essere rilasciata ad una o a più persone; nel secondo caso è necessario specificare se i procuratori devono operare congiuntamente o hanno la facoltà di agire disgiuntamente.

Essa è sempre revocabile dal malato, nell’ipotesi in cui sia ancora capace di intendere e di volere. Se non revocata, resta valida anche se il malato diventa incapace a meno che venga interdetto.

La procura non può venire rilasciata da un soggetto che si trovi in una fase della malattia che determini lo stato di incapacità di intendere o di

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volere: in tal caso, infatti, la procura sarebbe invalida e, addirittura, volendola formalizzare nella forma dell'atto pubblico, il notaio o altro pubblico ufficiale doverosamente si rifiuterebbe di stipulare per incapacità.

A fronte di tale disciplina giuridica è opportuno che fin dal momento della prima diagnosi, anche solo in forma dubitativa della malattia di Alzheimer o di altro tipo di demenza, si valuti l’opportunità di stipulare una procura , preferibilmente generale per consentire a un'altra persona di agire in nome e per conto del malato.

Gli istituti di tutela, previsti dal nostro ordinamento giuridico, sono l’inabilitazione, l’interdizione e l’amministrazione di sostegno.

3. L’inabilitazione Articoli 415-432 codice civile

L’inabilitazione – che può essere chiesta dalla stessa persona interessata, dal coniuge, dalla persona stabilmente convivente, dai parenti entro il 4° grado , dagli affini entro il 2°, dal Pubblico Ministero e da altri soggetti - presuppone che l’interessato sia affetto da una infermità di mente non talmente grave da dare luogo alla interdizione o che l’interessato, a causa di prodigalità, di abuso abituale di bevande alcoliche o di sostanze stupefacenti, possa arrecare a sé o alla propria famiglia gravi pregiudizi economici.

A seguito della domanda si instaura un procedimento dinanzi al tribunale civile che si conclude con una sentenza di inabilitazione. Questa pronuncia comporta una incapacità di agire relativa dell’interessato, che può operare soltanto con l’assistenza di un curatore nominato dal giudice. Negli stadi più avanzati della malattia, quando le menomazioni, specie di natura psichica, sono tali da determinate la perdita della capacità di intendere e di volere, quindi della capacità di agire, sorge per il malato la necessità assoluta di fare ricorso ad altri istituti di protezione civilistica.

4. L’interdizione Articoli 414-432 codice civile

L’interdizione - che può essere promossa dallo stesso interessato, dal coniuge, dalla persona stabilmente convivente, dai parenti entro il 4° grado, dagli affini entro il 2° grado, dal Pubblico Ministero e da altri

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soggetti, presuppone l’assoluta incapacità della persona a curare i propri interessi a causa di infermità mentale abituale. Questa incapacità, e le relative cause, sono accertate, a seguito di un complesso e dispendioso procedimento con la necessaria assistenza di un legale, dal Tribunale Civile che pronuncia l’interdizione con sentenza. La sentenza di interdizione, annotata a margine del registro di stato civile, comporta l’incapacità legale di agire della persona interdetta, alla quale è del tutto preclusa la possibilità di compiere atti giuridici di qualsiasi natura. Agli interessi dell’interdetto provvede un Tutore nominato dal Giudice che amministra il patrimonio dell’incapace con obbligo di puntuale rendicontazione. Il Tutore provvede a rappresentare, e quindi sostituire, l'interdetto nella cura di tutti suoi interessi, tranne per lo svolgimento di atti di straordinaria amministrazione (es. vendita immobili), per i quali deve conseguire specifica ulteriore autorizzazione da parte del Giudice Tutelare

5. L’amministrazione di sostegno Articoli 404-413 codice civile disciplina introdotta nel nostro ordinamento con la legge 9 gennaio 2004 n. Questo recente istituto risponde alle esigenza di tutelare gli interessi delle persone che si trovano nella incapacità, anche parziale o temporanea, di provvedere personalmente a compiere le attività quotidiane e a curare i propri affari, senza limitarne o annullarne la capacità giuridica di agire, come si verifica nel caso della inabilitazione o della interdizione. Il beneficiario conserva la capacità giuridica di agire sia per le attività relative alla vita quotidiana sia per tutto ciò che, in base al decreto del Giudice Tutelare, non è riservato all’amministratore di sostegno. La nomina di un amministratore di sostegno può essere chiesta dallo stesso interessato, dal coniuge, dalla persona stabilmente convivente, dai parenti entro il 4° grado, dal Pubblico Ministero, dai responsabili dei servizi sanitari e sociali, senza che sia necessaria l’assistenza di un avvocato. E' sufficiente presentare all'Ufficio del Giudice Tutelare del luogo di residenza del malato una domanda in carta libera corredata di certificato medico rilasciato da una struttura sanitaria pubblica attestante la natura dell'infermità e la gravità della stessa tale da non permettere al malato di poter gestire autonomamente i propri interessi.

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Nella domanda andranno specificati il o i motivi per cui si richiede la nomina del curatore provvisorio ed andrà indicato già quale sia il soggetto che intende assumere tale incarico. Quest'ultima misura è la più utile e rispondente ai bisogni delle famiglie nei casi in cui la necessità di sostituzione del malato riguardi la gestione delle pratiche relative all'accertamento dell'invalidità e alla richiesta dell'indennità di accompagnamento oppure le singole esigenze relative all'assistenza e alla cura del malato oppure ancora la gestione ordinaria del patrimonio (prelievi da conto corrente bancario o postale, riscossione ratei pensione, ecc.). Il Giudice Tutelare sceglie l’amministratore di sostegno con esclusivo riguardo alla cura e agli interessi della persona del beneficiario, tenendo conto della volontà espressa da chi ha proposto la domanda, e determina la durata e le condizioni dell’incarico nonché il relativo oggetto, cioè gli atti che l’amministratore ha il potere di compiere per conto del malato e quelli che possono essere compiuti personalmente dal beneficiario con la sua presenza. Il decreto di nomina stabilisce anche i limiti di spesa, gli obblighi dell’amministratore. Queste peculiarità fanno dell’amministrazione di sostegno lo strumento di tutela più adeguato alle esigenze del malato di Alzheimer in una fase non avanzata della malattia per la celerità e semplicità del procedimento, della facile modificabilità dell’oggetto e delle condizioni dell’incarico conferito all’amministratore, della sua possibile utilizzazione per scopi limitati o temporanei. La persona affetta dalla malattia di Alzheimer può beneficiare della amministrazione di sostegno nelle fasi iniziali della malattia , purché le attività che deve compiere in sua vece l’amministratore non siano di particolare complessità . Nelle fasi più avanzate, trovandosi il malato in condizioni di abituale infermità, tale da renderlo incapace di provvedere ai propri interessi, in assenza di procura generale, qualora vi sia la necessità di gestire interessi patrimoniali significativi, i famigliari dovranno necessariamente far ricorso all’istituto dell’interdizione.

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Si vuole a questo punto qui ricordare L’IMPEGNO EUROPEO SULL’ALZHEIMER: Con la Dichirazione di Parigi, fatta il 29 giugno 2006 al convegno annuale Alzheimer Europe si è chiesto all’Unione Europea, all’Organizzazione Mondiale della Sanità, ai Consigli d’Europa ed ai Governi di:

Riconoscere alla Demenza di Alzheimer una priorità di sanità pubblica e di avviare programmi a livello europeo, nazionale ed internazionale

Riconoscerla come “flagello pubblico”

Inserire obbligatoriamente le demenze nella formazione medica

Sostenere le campagne di sensibilizzazione verso l’opinione pubblica

Finanziare uno studio sulle diseguaglianze all’accesso ai trattamenti esistenti

Favorire attività di ricerca, aumentare i finanziamenti

Promuovere il ruolo delle Associazioni Alzheimer presso i medici, affinchè i pazienti ed i familiari siano informati sui servizi che queste forniscono

Riconoscere il peso della malattia sui familiari e sviluppare servizi di sollievo e servizi per le persone affette dalla malattia

Incoraggiare lo scambio delle buone pratiche mediche e assistenziali e quelle di tutela giuridica

Infine:

Fornire una chiara regolamentazione per l’adozione di direttive anticipate efficaci, accompagnate da tutele appropriate.

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COME PUO’ IL FAMILIARE (CAREGIVER) PRENDERSI CURA DI SE

Chiedere aiuto sembra una debolezza. Il familiare fatica a riconoscersi il diritto di avere del tempo per sé, di rilassarsi, di riprendersi dalla stanchezza, dalla rabbia o dalla solitudine che lo pervade. Le energie però si esauriscono: in tal caso ciò inciderà anche sul benessere del malato e sulla qualità della vita comune. E’ utile:

Concedersi delle pause, allontanandosi dall’assistenza: può non essere facile lasciare il malato a qualcun altro (senso di colpa ?, il malato vuol stare solo con noi, etc), ma BISOGNA farlo.

Cercare aiuti: domestico, presso un centro

diurno, assistenza domiciliare, etc. così si condivide l’organizzazione delle cure e dell’assistenza, potendosi dedicare ad altro.

Parlarne con qualcuno: confidarsi con qualcuno vuol dire non sentirsi degli ‘eroi soli’: vi sono altri familiari, gruppi di auto-mutuo-aiuto, psicologi, café Alzheimer, Associazioni Malati di Alzheimer, etc

Riconoscere i propri segnali di allarme di cedimento: stanchezza cronica, dolori, irritabilità, depressione latente, insonnia….sono l’anticamera di prossime malattie.

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ALTRE DOMANDE SULLA VITA DI OGNI GIORNO CON LA MALATTIA IN FASE AVANZATA Come aiutare i familiari nelle necessità giornaliere? Es.: Recupero medicinali - Trasporto malati di Alzheimer in CdAi

Il Consorzio CSSAC ha messo a disposizione dei veicoli attrezzati per il trasporto. Nel caso di appoggio c/o RSA , quest’ultima provvede invece , tramite il Medico dedicato, alla richiesta di ricette ed al prelievo dei medicinali. A cosa vanno incontro questi malati in fase avanzata ? I problemi nascono dalla difficoltà di alimentarsi, dall’incontinenza doppia (urinaria e fecale), dalle ripetute infezioni (urinarie e polmonari), dalla impossibilità di muoversi autonomamente. La deglutizione, ad esempio, è spesso sempre più difficile e ciò crea rischi di soffocamento, poiché saliva e cibo possono arrivare nelle vie aeree, con tossi e difficoltà di respiro. Vanno pertanto seguite attentamente le indicazioni del Medico, della Logopedista e della Dietista. Anche l’assunzione per bocca delle medicine andrà sostituita con somministrazioni intramuscolari o sottocutanee. I consigli dei medici curanti vi offriranno le strade da seguire. Quando il malato non riesce stare in piedi o mantenere capo e tronco sollevati, l’unica posizione possibile è quella sdraiata – semisdraiata. La cute va facilmente incontro ad arrossamenti e ulcerazioni: bisogna utilizzare presidi antidecubito (materassi, cuscini) e cercare di mobilizzare il malato evitando flessioni forzate. Decisioni da prendere nello stadio finale. La frase “ non c’è più nulla da fare" ha il significato di “abbandonare” il malato, di condannarlo. Oggi esiste la medicina palliativa, nata per i

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malati di cancro, che permette un passaggio sereno e lascia aperta la vicinanza psicologica tra malato e familiari. ACCANIMENTO TERAPEUTICO Il Codice di Deontologia Medica all’art.16 recita: “Il medico, anche tenendo conto delle volontà del paziente laddove espresse, deve astenersi dall’ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita” mettendo in evidenza invece l’inefficacia in relazione all’obiettivo beneficio per il paziente. Anche la SIAARTI (Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva ) si esprime dichiarando: “Quando la prosecuzione dei trattamenti rappresenta una ostinata rincorsa verso risultati parziali senza una utilità effettiva per la prognosi e la qualità della sopravvivenza del paziente, essa si configura come 'trattamento inappropriato per eccesso' (comunemente definito come 'accanimento terapeutico')” Perfino la Chiesa Cattolica, che indiscutibilmente ribadisce con forza la tutela della vita umana in ogni sua forma, si riferisce all’accanimento terapeutico nel Catechismo del 1992: “L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’’accanimento terapeutico’. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire.” (Catechismo della Chiesa Cattolica §2278), ribadendolo nel Compendio del 2005: “Sono legittimi […] la rinuncia «all’accanimento terapeutico», cioè all’utilizzo di procedure mediche sproporzionate e senza ragionevole speranza di esito positivo” (Compendio §471) Il pensiero del Card. Carlo Maria Martini: ”La crescente capacità terapeutica della medicina consente di protrarre la vita pure in condizioni un tempo impensabili. Senz’altro il progresso medico è assai positivo, ma nello stesso tempo le nuove tecnologie, che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo umano, richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona”.

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…” Dobbiamo avere il diritto di rinunciare a terapie che liberamente scegliamo di valutare come sproporzionate, come la nutrizione artificiale”. Ancora da ‘Credere e conoscere’ (incontri con il prof. Ignazio Marino): “In alcuni casi la sofferenza può essere davvero insopportabile. Qui è necessaria la terapia del dolore e molta comprensione per chi, entrato in una esistenza estrema, se ne voglia liberare”. Estratto da Ring (Transfering Supports for Caregivers – pag.31) (città di Torino – Unito – ASL TO2 – etc) “Le più importanti società scientifiche ritengono la nutrizione artificiale una terapia e in una fase terminale ciò equivale ad accanimento terapeutico. Sospendere ogni nuovo intervento è fatto nel maggior interesse del paziente. Ci deve essere l’accordo dei familiari ed il medico lo scriverà nei documenti relativi al paziente.” Viceversa iniziare la nutrizione artificiale, può precludere ad una successiva decisione contraria.

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A.M.A. - Associazione Malati di Alzheimer: chi siamo e cosa facciamo L’Associazione A.M.A. - Associazione Malati di Alzheimer - è nata il 17 Maggio 2004 a Chieri e ha eletto la sua sede presso il Centro Diurno integrato per malati di Alzheimer della Casa di Riposo “Orfanelle”, in via Tana 5 a Chieri. È un’ Associazione di volontariato, apartitica e senza fini di lucro. Ha una struttura democratica e si rivolge a tutti i familiari dei malati di Alzheimer, agli operatori ed a quanti vogliono parteciparvi, nel rispetto dello Statuto. Il nostro volontariato è un atto di responsabilità, di testimonianza e di solidarietà con le persone che hanno grande bisogno. E’ un atto morale che rende chi dona e chi riceve assistenza, più presente e quindi più umano. L’esperienza diretta ci conferma che:

L’impegno per l’altro ci costringe a misurarci, a fare i conti con i nostri limiti; ciò ci aiuta ad approfondire il senso del nostro essere Uomini.

Così si crea una microcomunità di persone, che sperimentano legami forti, dinamiche incisive: ogni componente diventa conscio del significato dello stare insieme per servire e per essere serviti.

Il futuro che vogliamo: “ Il coraggio di un sogno”:

• un futuro in cui gli ammalati di Alzheimer e i loro familiari trovino una risposta, un “Punto” di riferimento, per superare le difficoltà,

• un futuro in cui “Mai più nessuno” si possa trovare in situazione di disperazione, abbandono e sofferenza.

• Il supporto A.M.A. consiste in:

• consulenza psicologica: suggeriamo possibili specialisti ; • consulenza legale: suggeriamo a chi appoggiarsi per ottenere

il rispetto dei diritti e la realizzazione dei servizi indispensabili per il soddisfacimento dei bisogni;

• consulenza burocratica (domande di invalidità – pensione ecc.): suggeriamo l’appoggio ai CAF (Centri Assistenza Fiscale);

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• Offriamo inoltre assistenza con lo sportello di ascolto c/o Orfanelle - via Tana 5, al sabato pomeriggio (15,00-17,00) su appuntamento telefonico.

Cosa abbiamo realizzato nel biennio 2011 -2012:

A.- ) Il “Progetto Nonni”, in collaborazione con la Sig. Flavia Vaudano dello “Sportello Scuola e Volontariato”, si è stampato il libro “I miei Nonni” che ha raccolto disegni, pensierini, poesie e brevi testi dei bambini della Scuola Materna e delle 5 classi della Scuola dell’Infanzia dell’Istituto Amaretti di Poirino e dei bambini dell’Istituto Comprensivo di Pino Torinese.

E’ importante e costruttivo evidenziare il legame che nasce fra generazioni distanti tra loro: bambini e nonni. Parlare del rapporto dei bambini con i nonni serve a migliorare la comunicazione tra le generazioni ed a traghettare le risposte ai bisogni delle persone (i nonni ed in particolare i nonni fragili), da una cultura centrata sul fare, verso una cultura centrata sull’ essere.

Il rapporto con le persone anziane diventa non solo punto di riferimento affettivo, ma anche preziosa testimonianza del passato, libri di storia viventi : far sorgere la consapevolezza che i traguardi raggiunti dalla società attuale si basano sul lavoro e sui sacrifici delle generazioni precedenti .

B.- ) Per-corso formativo sulla Globalità dei Linguaggi (di Stefania Guerra Lisi), riservato a OSS – Animatori – Assistenti Familiari, rivolto all’assistenza dei malati di Alzheimer. Il Metodo della Globalità dei Linguaggi fornisce all’operatore la capacità di arrivare al centro della Persona, alla sua sostanza, lo mette in grado di capire la situazione di difficoltà di un malato, soprattutto di un malato di demenza.

L’operatore viene incoraggiato ad usare le possibilità comunicative ed espressive, verbali e non verbali, per meglio comprendere i comportamenti, per noi insensati, e considerare questi ammalati come “PERSONE” imprigionate nella loro malattia. Il Per-corso, completamente gratuito, ha la durata di 80 ore al termine delle quali viene rilasciato un attestato di frequenza patrocinato da ASLTO5, CSSAC, Comune di Chieri, Casa di Riposo Orfanelle.

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C. - ) In occasione della Giornata Nazionale Alzheimer, abbiamo realizzato una mostra fotografica allestita a Palazzo Opesso di via San Giorgio a Chieri, ( 20- 23 settembre 2012 per assicurare, con la magia delle immagini, una giusta visibilità alla tematica della malattia di Alzheimer. Erano esposti gli scatti del “Gruppo Fotografico dell’Unione Artisti del Chierese” e del “Circolo Fotografico di Poirino”. L’obiettivo è stato l’ utilizzo della “Fotografia” come strumento per sensibilizzare il pubblico nei confronti di una malattia alienante per il malato e nel contempo difficile da capire / sostenere da parte dei soggetti familiari coinvolti.

D. - ) L’A.M.A. ritiene di fondamentale importanza organizzare periodicamente convegni informativi per sensibilizzare sia l’Ente pubblico perché risponda alle necessità degli ammalati, sia la cittadinanza perché una giusta informazione aiuta ad affrontare meglio le problematiche degli anziani.

L’ ultimo esempio è il convegno informativo del 24-10-2012, organizzato dal Comune di Pino Torinese che , con la collaborazione di A.M.A., ha inteso fornire alla cittadinanza elementi utili per la comprensione più approfondita di una malattia così complessa e dei percorsi di sostegno possibili.

Questa guida è un’alleanza tra medici e famiglie: si rivolge a coloro che assistono alle varie fasi della malattia di Alzheimer . La persona affetta da tale malattia vive e subisce cambiamenti veloci e problematici, che richiedono una assistenza progressivamente maggiore.

La persona che assiste e si prende cura della persona malata può quindi aver bisogno di comprendere al meglio i sintomi che la malattia produce e produrrà e le possibili decisioni da prendere che la malattia propone e proporrà nel tempo. Si offre un linguaggio comune tra specialisti, persone affette dalla patologia e loro famigliari, perché insieme si possano affrontare le difficoltà incombenti.

Vieni con noi … ... perchè essere volontari non è solo fare turni, servizi e quant'altro, ma essere parte di un qualcosa che va aldilà, di un gruppo di persone che si relazionano, che scherzano, che discutono, e soprattutto, che si fidano gli uni degli altri, tanto da poter affidare in alcuni casi la propria incolumità ad essi...

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A.M.A. Associazione Malati di Alzheimer - Onlus

Via Tana, 5 – 10023 Chieri (To) cell. 338.2401658 – 331.6339064

www.amalzheimer.it [email protected]

ONLUS ai sensi dell’art. 10 D.L. 460/97 - Iscritta all’Anagrafe delle Onlus il 08/06/2004

Iscritta alla Sezione Provinciale del Registro Regionale delle Organizzazioni del Volontariato con Determina Dirigenziale n. 268-295836/2004

- Erogazioni liberali: IBAN IT29 E088 3330 8000 0010

0108 205

- C/C postale 1005409139 intestato ad A.M.A.

Associazione Malati di Alzheimer

5/000: C.F. 90021350013