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Alla scoperta degli artisti dell associazione attraverso le nostre interviste

Le interviste del cenacolo

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Alla scoperta degli artisti dell’associazione

attraverso le nostre interviste

L’Associazione nasce a San Gimignano con lo scopo di rappresentare un punto di

incontro tra tutti coloro che creano e apprezzano l’arte attraverso un quadro,una

scultura, una foto, un filmato, una narrazione, una poesia e

altro: diffondendo e divulgando così il loro pensiero a tutti coloro che percepiscono le emozioni che l’arte può dare . Il Cenacolo si

propone, dunque, di dare risalto a tutte le discipline artistiche

locali e non. Attraverso esposizioni tematiche,

estemporanee, corsi e sessioni di lavoro di gruppo, verranno di volta in volta valorizzati gli

artisti e le loro opere.

L’Intervista a Alessandro Andreuccetti

L’Intervista a Meri Ciuchi

L’Intervista a Marta Conforti

L’Intervista a Gianna Coppini

L’Intervista a Patrizia Fioroni

L’intervista a Marco Frittelli

L’Intervista a Leonardo Furiesi

L’Intervista a Claudio Giulianelli

L’intervista a Paola Grizi

L’Intervista a Nino Littera

L’intervista a Catia Massai

L’Intervista a Ronnj Medini

L’Intervista a Marta Pedini

L’intervista a Enrica Pulcinelli

L’Intervista a Piero Sani

L’Intervista a Silvano Silvani

L’Intervista a Roberta Sirignano

Biografia: Parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Sono nato a San Gimignano nel 1955. Dopo aver studiato arte e architettura a Firenze ho iniziato la mia carriera lavorativa nel campo del graphic design, sviluppando, nello stesso tempo, il mio modo di pensare all’arte e di dipingere, cercando nelle forme e nei colori desunti dai paesaggi e dalle figure dei parametri stilistici omogenei che mi permettessero di trovare una mia via personale. Fin dai primi anni della scuola mi sono sempre interessato alla pittura ad acqua: acrilici, tempere, ma, soprattutto, acquarello, affascinato da questa tecnica antica e difficile da padroneggiare, incerta come l’acqua che scorre sui preziosi fogli di carta lavorata a mano. Nel 1978 la mia prima mostra personale a Volterra, presso la Galleria Daniele da Volterra a cui faranno seguito numerose altre personali e collettive in molte città d’Italia e anche all’estero. Nel 1983 ho vinto il 1 ° premio al “Concorso Nazionale del Fumetto e del Fantastico di Prato” e ho iniziato così a collaborare con Sergio Micheli dell’Università di Siena e con l’editore Nerbini di Firenze per realizzare fumetti e illustrazioni. Ho pubblicato due romanzi grafici e molte illustrazioni per libri vari. Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Ho iniziato ad interessarmi all’arte ai tempi della scuola, mi interessava soprattutto il disegno, la figura umana. In quegli anni ho scoperto Michelangelo… D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta?

Alessandro Andreuccetti

R: Senza andare troppo lontano nel tempo i miei riferimenti si rifanno soprattutto agli artisti ottocenteschi e del novecento, quelli del Grand Tour in Italia, acquarellisti sopraffini che hanno lasciato tracce importanti per chi si interessa di questa tecnica. Tanto per fare dei nomi penso a John Singer Sargent, a Eugene Delacroix… D: A quale campo artistico fai riferimento, pittura, scultura, fotografia, design, grafica, poesia, teatro, letteratura? R: Pittura D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: I miei soggetti preferiti sono presi dall’ambiente che mi circonda: paesaggi, alberi, città, figure umane. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: I miei lavori sono impostati tutti sulla ricerca dell’espressività del soggetto, sia esso un albero o un essere umano, attraverso l’elaborazione delle forme e dei colori per enfatizzare la mia personale visione della realtà. D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R: Il bello in arte è una chimera però Delacroix diceva: Le premier mérite d’un tableau est d’être une fête pour l’oeil. D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R: Sto disegnando molto e dipingendo. D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all'opera finita... R: Passo molto tempo, settimane, senza dipingere ma solo pensando a possibili soggetti, a nuovi colori, mi soffermo su dettagli che poi, improvvisamente, si riverseranno sulla carta o sulla tela. D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: In assoluto il materiale che amo di più è la carta, quella fatta a mano, di stracci di cotone, una carta con un’anima e una personalità sua. Poi ci sono i pennelli che sono il prolungamento delle mani, ce ne sono alcuni con prezzi assurdi in martora kolinsky che, però, prevedono di uccidere questi animali per avere la coda e farne dei pennelli… io preferisco usare quelli sintetici, ce ne sono di ottimi che costano un terzo degli altri. D: Quali sono i tuoi progetti futuri? R: Dipingere, fare mostre, farmi conoscere.

Alessandro Andreuccetti

Riferimenti e contatti Sito web: www.alessandroandreuccetti.com Email: [email protected]

Biografia: Nasco nel 1970, vivo a Sansepolcro. Nel 1994 conseguo il Diploma di Laurea Accademia di Belle Arti di Perugia. Sperimento l’Arte nei sue varie mezzi, in continua ricerca di “ Linguaggi Accessibili” ed il fine è quello di stabilire un contatto emozionale e concettuale con il fruitore, a volte mettendo in crisi le abitudini dell’occhio e del pensiero. Estratto delle ultime attività artistiche 2012 . “(bpm)HEART” Personale presso sede espositiva Ganzo Associazione Culturale, Firenze a cura di Annapaola Presta . “Art Garden” Collettiva presso giardino Orticultura, Firenze a cura dell’associazione HEYART . Selezionata “Pimp MY Mary” presso EXP , Carrara a cura di Marco Mirco Nani Marco Cirillo Pedri in collaborazione con Accademia di Belle Arti Carrara . “Dall’Alto e dal Basso”, Mostra collettiva presentata da Progetto In Contemporanea, presso Palazzo Chianini – Vincenzi Arezzo, a cura di Matilde Puleo . “cm 900” presso Galleria Franco Alessandrini , Sansepolcro a cura di Giancarlo Montuschi e Valerio Piccinelli . Premio Libcomelibrarsi “Libri fatti a mano” Pieve Santo Stefano (AR) a cura del G.Cult.Libcomelibrarsi Alcuni link dove si possono vedere i miei lavori: http://www.premioceleste.it/artista-ita/idu:1001/ http://www.pimpmymary.com/scheda.php?opera=45&categoria=1 http://www.librifattiamano.it/CONCORSO2012/non%20tacere.htm http://issuu.com/microbook/docs/mericiuchi

Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte?

Meri Ciuchi

Risposta: .... la prima forma di arte con la quale sono venuta a contatto è stata vedere mio padre che cercava radici di alberi e poi li incavava, intagliava e lucidava creando oggetti nuovi: le sue visioni! D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: Il Professore Bruno Corà mio docente l’Accademia di Belle arti di Perugia è la persona che mi ha avvicinato all’Arte e mi ha trasmesso il desiderio di conoscere. I miei riferimenti negli anni li ho trovati viaggiando e visitando i luoghi dell’arte, particolarmente i posti in cui si può essere a contatto con la sperimentazione contemporanea. Viaggiare è estendere le conoscenze, essere a contatto con modi e mondi diversi dal proprio, stimola la riflessione. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: Dalla quotidianità – con le sue incertezze- e le nostre fragilità . Con curiosità indago, rivolgendo l’attenzione su fatti della vita psichica, in relazione al periodo storico- sociale attuale. Il mio sguardo si posa sulle persone, un esame sull’uomo e i sui comportamenti. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: Alla base dei miei lavori c’è la comunicazione, tento costantemente di essere attiva al confronto: partendo dall’esperienza individuale irradio verso il collettivo condividendo, per istaurare un rapporto interlocutorio con il fruitore. D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R: Il “bello” è un concetto molto ampio, in breve posso dire che è soggettivo varia a secondo delle civiltà dei periodi storici … poeticamente “ il bello è nel cuore di chi guarda!”. Se penso al bello nell’Arte considero quel bello che emoziona,cura, incita l’intelletto e mi vengono in mente tantissime cose ..… un opera recente che ho visto e mi ha coinvolto sono “I Dieci Comandamenti” realizzati da Keith Haring esposti a Udine nel Ex Chiesa di San Francesco D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R: Non sono una videoartista, ma il lavoro a cui mi sto dedicando include un video e la realizzazione di un abito scultura/installazione

Meri Ciuchi

D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all'opera finita... R: Dall’idea che lascio fluire per un periodo solo nella mente, in modo che si trasformi liberamente, passo ad appuntare il tutto descrivendo con parole e realizzando bozzetti cosi da partire da un progetto preciso : la seconda fase è trovare i materiali e i mezzi più appropriati per concretizzare il lavoro. D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: I miei strumenti di lavoro variano, anche se vengo da studi classici (Accademia) non mi ritrovo in un solo linguaggio, ma scelgo di volta in volta il mezzo che reputo più adatto ad esprimere il concetto che ho in mente.

Riferimenti e contatti Sito web: www.celesteprize.com/mericiuchi Email: [email protected]

Biografia: Parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Mi chiamo Marta Conforti , fin da piccola ho avuto una grande passione per l’arte in genere e in special modo per la pittura , sicuramente mi è stato trasmesso da mio padre anche lui un grande ammiratore di tutte le forme artistiche . Ho partecipato a varie esposizioni di cui una in Germania che mi ha molto gratificata . Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Circa 25 anni fa sono uscita da una grave malattia , dopo di che mi sono dedicata sempre piu’ alla pittura .Con la mia pittura cerco di non copiare nessuno , nei miei quadri mi piace immortalare le nature morte e il mio paesaggio. D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: Per 10 anni ho gestito una galleria d’arte che purtroppo per motivi familiari ho dovuto abbandonare , pero’ ho continuato a dedicarmi all’arte attraverso la pittura .Ho iniziato da sola e successivamente ho frequentato dei corsi di pittura dal maestro Pierferruccio Mennucci. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: Spesso è la mia fantasia che mi anima nella produzione delle mie opere , altre volte dipingo dal vero . Prediligo molto le vedute del tramonto . D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: In tutti i miei dipinti mi piace rivedere cio’ che la mia mente elabora. Mi piacciono molto i colori intensi , in special modo l’arancio che per me è il colore della vita e dell’amore . D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte?

Marta Conforti

R: Il bello per me è l’arte in assoluto . D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R:IL mio percorso artistico è stato arricchito anche dalla poesia ma come ho gia detto è la pittura il mio amore . D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R: Dipingo assolutamente ad olio preferendo tutti i colori autunnali , la mia stagione preferita

Marta Conforti

Biografia: Parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Gianna Coppini, insegnante in pensione, mi occupo dello SPI-CGIL sindacato dei pensionati, e sono coordinatrice delle donne della provincia di Siena. Laureata in Lettere moderne presso l’Università degli studi di Firenze. Scrivo poesie e prose. Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Per le poesie, scrivo fin da giovanissima. Per il disegno e la pittura ho preso delle lezioni da un bravo pittore sangimignanese D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: Il nome del pittore non lo posso fare, per la scrittura tutti gli scrittori italiani ma soprattutto il poeta Ungaretti. D: A quale campo artisti fai riferimento, pittura, scultura, fotografia, design, grafica, poesia, teatro, letteratura? R: Poesia, teatro e letteratura. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: La realtà della vita e della natura. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: Il ritorno alle radici. D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R: Una categoria dell’anima. Certo. D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R: Alla poesia, quando sento l’ispirazione. D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita…

Gianna Coppini

R: Seguendo ispirazione e sentimento. D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: [Digitare il testo]Carta e penna o computer. D: Quali sono i tuoi progetti futuri? R: Occuparmi dei più deboli, tenendo presente che le pari opportunità non devono essere esclusivamente di genere.

Biografia: Parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Sono nata a San Gimignano nel 1965. Non ho nessun tipo di studio artistico alle mie spalle ma solo una grande passione per il disegno. Ho partecipato a tutte le mostre organizzate dall’associazione “Il Cenacolo” di cui faccio parte fin dalla nascita e alle mostre organizzate dagli “Amici di Ulignano” da cui ho ricevuto un premio per la scultura ” Medea: dal dolore all’infinito” Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Già alle elementari amavo scrivere poesie per il giornalino della scuola che accompagnavo con disegni, ancora oggi le conservo. Poi una pausa lunga anni, assorbita totalmente dal mondo del lavoro che non mi ha però impedito di continuare a disegnare. Osservare il lavoro degli altri è sempre stato stimolante per me, mi ha sempre emozionato. D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: Sicuramente in primis mio zio Rocco Spinelli artista eclettico e grande amico del pittore Giancarlo Orrù con cui ha collaborato per anni a San Benedetto del Tronto. La professoressa Di Piazza che alle medie mi lasciava “libera” per tutta l’ora di lezione e che doveva venirmi a chiamare alla fine perchè non sentivo mai la campanella. Gordon Breckenridge artista canadese approdato a San Gimignano intorno agli anni 90, ho “rubato con gli occhi” tutto quello che lui dipingeva tanto mi emozionano le sue opere. Pier Ferruccio Mennucci con cui ho iniziato a dipingere veramente , imparando nuove tecniche e riavvicinandomi alla scultura. Infine, ma solo in ordine di tempo, gli amici Alessandro Andreuccetti, Silvano Silvani, Duccio Nacci, Daniela Caciagli e tanti altri, le nostre

Patrizia Fioroni

belle chiaccherate sono uno stimolo prezioso da cui nascono e si sviluppano nuove idee, mi piace lo spirito di collaborazione che c’è tra di noi e da loro ho avuto consigli preziosi. D: A quale campo artisti fai riferimento, pittura, scultura, fotografia, design, grafica, poesia, teatro, letteratura? R: Dopo anni di solo disegno sicuramente la pittura è la mia preferita, segue la scultura e non ho abbandonato del tutto la poesia, sono passata brevemente anche da esperienze teatrali, non disdegno sperimentare tecniche nuove ma non potrei abbandonare colori e pennelli per nulla al mondo. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: La natura e la luce per me sono soggetti fondamentali, ho sempre pensato che la luce colpendo, accarezzando o attraversando la natura crei degli spettacoli mozzafiato. La luce può essere il sole o una candela non ha importanza, la natura può essere uno scorcio di campagna , un frutto sul tavolo, una bottiglia di vetro oppure un viso o un corpo, i miei occhi vengono catturati dalla linea che separa la luce dall’ombra è una sorta di incantesimo, non ho mai fatto niente per resistergli!

Patrizia Fioroni

D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: Credo di voler regalare a chi guarda i miei lavori l’emozione che ho provato io nel crearli, è come la nascita di un figlio, delle volte li penso per mesi, delle volte nascono in due ore ma l’emozione è sempre quella, grande, così grande da trasportarmi in un’altra dimensione dimentica di tutto. D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R: Il bello è per chi lo sa vedere! Era solita ripetere mia nonna, per questo credo che ognuno di noi trovi il bello con il supporto delle proprie emozioni, potrei dire che il bello è soggettivo anche se la frase è un po scontata, sicuramente sono le emozioni di ognuno di noi che ci spingono verso l’arte sotto le sue molteplici forme. D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R: Gli ultimi lavori che ho fatto sono di pittura usando al posto dei colori la terra raccolta durante lunghe passeggiate ed il figurativo a cui lavoro in questo momento. D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R: La penso, la immagino, tutto si crea nella mia testa, quando mi sento pronta inizio a lavorare e aggiungo sempre qualcosa in più.

D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: Terra, colori acrilici e a olio, pennelli e non resisto all’uso delle dita, fondamentali nella scultura ma per me anche nella pittura, un colpo di dito et voilà, il lavoro è subito perfetto! D: Quali sono i tuoi progetti futuri? R: Nessun progetto imminente se non quello di finire tutte le cose che ho iniziato, sono tantissime!

Biografia: Parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Mi chiamo Marco Frittelli sono nato a San Gimignano nel 1968 nella terra del Chianti, a 14 anni scopro la passione per la fotografia grazie ad una vecchia Comet Bencini di mia mamma e da li non mi abbandonerà più’, a 16 anni finalmente riesco a comprare la mia prima macchina fotografica, una yashica 2000 fx3 super. Già da alcuni anni ho scoperto il mondo della fotografia digitale ma senza scordare il mio primo amore che tutt’ora pratico nella mia camera oscura con il medio e grande formato analogico e in particolare negli antichi procedimenti fotografici come procedimento ai pigmenti, al Platino, Gomma Bicromatata Nel 2012 mi sono aggiudicato il premio 1″ classificato per il concorso Passione Italia per la categoria Borghi e Rioni di’ Italia su Pagine Bianche Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Fin da giovane avevo bisogno di registrare le mie esperienze, i miei pensieri e quello che i miei occhi vedevano. La fotografia assolve a questo compito. Attraverso i miei lavori riesco a conservare ciò che ho di più prezioso: la memoria. D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta?

Marco Frittelli

R:Alle macchine tradizionali di grande formato che amo usare, una Busch Pressman 4×5” 10×12 cm ed una vecchia macchina a soffietto 5×7” 13X18 cm ho affiancato una Nikon digitale . I materiali e colori che uso sono principalmente materie povere, (a parte dei negativi di grande formato e prodotti chimici per camera oscura che è sempre più difficoltosa la sua reperibilità) come gelatine, alcuni prodotti chimici, terre colorate, carte al cotone 100%

R:La mia estrazione culturale deriva dai giganti della fotografia come Ansel Adams, Bill Brandt, Yosef Sudek, Eugene Atget, che influenzano maggiormente la mia fotografia, ho studiato il loro stile e mi hanno aiutato a trovare una mia personale visione. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R:I miei lavori prendono spunto da piccole cose, mi piace giocare molto con la luce e vedere come le ombre cambiano e modellano il soggetto. Sono molto attratto da vecchie fotografie e dagli antichi procedimenti fotografici. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R:Si: Il desiderio di far riemergere il vero artigianato fatto di cose povere ma con sentimenti ricchi di passione dove ogni opera produce una emozione. D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R:Il bello in assoluto non esiste ognuno di noi ha la sua concezione di bello o meno bello D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R Già da alcuni anni la mia curiosità si è rivolta verso i procedimenti fotografici obsoleti, ovvero alternativi ai sistemi di massa, dedicandomi in particolare alla fotografia Fine Art con il procedimento ai pigmenti uno fra questi anche chiamato stampa al carbone. Una tecnica di stampa del 1850 che non fa uso di sali d’argento, ma di gelatine animali pigmentate e sensibilizzate con Bicromati D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R La partenza è rigorosamente da una immagine in negativo di grande formato 4×5”, 5×7”, 9×12” La stampa al carbone è un procedimento lento e complesso che richiede dedizione e rigore, visto che tutto è giocato sulla preparazione, coloritura, sensibilizzazione della gelatina, temperatura dei bagni, esposizione alla luce solare, nella preparazione del foglio di trasferimento al supporto finale (non è un caso che il tempo per dare vita ad una immagine dalla nascita dello scatto alla fine del processo può richiedere anche due giorni di lavoro) D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi…

Riferimenti e contatti Sito web: http://ilcenacolo.wordpress.com/gallerie/fotografie-di-marco-frittelli/ Email: [email protected]

Biografia: Parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Sono nato a Roma il 23 settembre 1956 e ho effettuato degli studi tecnico-scientifici. Per quanto riguarda invece la pittura sono autodidatta, non è un termine totalmente proprio questo poiché ho avuto due maestri esterni e, non di meno, negli anni mi sono applicato con perseveranza nello studio delle tecniche di pittura dei maestri del Rinascimento italiano e fiammingo. Espongo dal 1975, ho partecipato a diverse mostre a livello internazionale e mi hanno allestito personali in molte nazioni Cina compresa, l’elenco completo lo troverete sul mio sito www.claudiogiulianelli.it Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: In assoluto la lettura del libro “L’opera completa del Beato Angelico” D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: se parliamo di arte antica Caravaggio e Bosch, quella moderna Armando De Stefano e Alessandro Kokocinsky D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: io dipingo un mondo immaginario popolato da dame evanescenti, maschere e giullari. Queste visioni partono dalla mia anima e da chissà quale altra forza.. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: Io sono un pittore simbolista, legato alla tradizione esoterica….. dipingo l’illusione della vita così come noi la percepiamo, l’”eterno teatrino”.. D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte?

Claudio Giulianelli

Claudio Giulianelli

R: Il concetto di bellezza è totalmente soggettivo, per me bellezza è armonia ed equilibrio delle forme, tutto il resto è caos. D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R: Sto preparando dei quadri per la mia personale che si terrà proprio nel Vostro spazio a S Gimignano a maggio di quest’anno, fra gli altri sto dipingendo un quadro di cm 120 x 150 (sperando che entri) D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R: La mia tecnica viene ampiamente descritta su un’intervista che è pubblicata su youtube, in estrema sintesi io sgrosso il quadro con gli acrilici e lo finisco ad olio. D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: io non ho mai dato peso ai materiali, non sono un cultore della “marca”.. io ritengo che chi sappia dipingere e conosca il mestiere possa creare capolavori utilizzando le con le mani e come colori i fondi del caffè.. Detto questo utilizzo un acrilico murale molto resistente che si trova nei negozi di ferramenta e la marca dei colori ad olio che utilizzo è la Maimeri serie A, tutto qui….. I miei colori preferiti in assoluto sono la Lacca di Garanza Scura ed il Blu di Prussia, io utilizzo pochissimi colori, solitamente il Bianco Titanio, il Rosso Cadmio, la Garanza, il Blu di Prussia, il Blu Oltremare, Giallo Cadmio e terra di Siena Bruciata e Naturale ed il Verde Smeraldo poiché ritengo fermamente che usando soltanto i tre colori complementari si possano avere tutti i colori dell’Universo…

Riferimenti e contatti Sito web: http://www.claudiogiulianelli.it/ Email: [email protected]

Biografia: Parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… La mia formazione è di tipo umanistico: liceo classico, laurea in lettere, giornalismo. Solo in un secondo momento, in seguito a circostanze fortuite, ho considerato l’ipotesi di dedicarmi alla scultura come vera e propria attività e oggi non la cambierei con nessun altro tipo di lavoro. Nel 2009 ho vinto a Firenze il Premio speciale della critica (La Pergola Arte) e ho esposto in numerose mostre personali e collettive. Per il dettaglio rimando al mio sito: http://www.paolagrizi.com Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Sono stata da sempre in contatto con l’arte. Ricordo mio nonno, pittore e scultore, intento a farmi un ritratto: avevo circa 6 anni, e tra i miei primi approcci artistici, ci sono i numerosi lavori in creta fatti in piena libertà creativa al seguito di mia zia Giovanna, scultrice, ma la lista dei familiari-artisti è lunga e non vorrei tediarvi… D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: Il mio maestro è tutt’ora il Prof. Salvatore Rizzuti, docente di scultura all’Accademia delle Belle Arti di Palermo. Mentre, riguardo ai grandi del passato, prediligo Rodin, Picasso, Arturo Martini, Giacomo Manzù… D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: Prediligo le figure femminili e i bambini, non per una scelta consapevole, ma istintiva. Lo spunto proviene dalla mia interiorità: ricordi, pensieri, istanti riemergono, facilitati da un mezzo duttile e non verbale come l’argilla. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere?

Paola Grizi

Paola Grizi

R: Senza uno specifico intento, le mie sculture tendono a svelare qualcosa della mia esistenza: indago la sfera della soggettività nel tentativo di una riappropriazione unitaria dell’essere. Plasmare una forma è un po’ come ricostruire se stessi dall’origine, da quel nucleo di materia indistinto, che ha dato il via alla vita. D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R: Secondo me il bello nell’arte non solo esiste, ma è il motivo stesso dell’arte. È dato dall’armonia delle forme, dall’intensità e dall’emozione che un’opera riesce a trasmettere, insomma tutti concetti… “sorpassati” D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R: Mi sto dedicando alla scultura e in particolare sto preparando una mia personale che si terrà a Palazzo Chigi a Formello (RM) dal 14 al 21 maggio prossimi, alla quale siete tutti invitati. D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R: parto dal contatto con la materia e da una immagine che ho in mente, che talvolta può variare in corso d’opera. C’è poi tutta una fase di perfezionamento e di lavorazione della scultura che porta all’esito finale D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: i principali strumenti di lavoro sono le mani e l’argilla, coadiuvati da mirette, stecche e talvolta colori, per lo più patine a freddo o engobbi, ma si tratta di colori tenui, che non sovrastino le forme, che sono preponderanti nella scultura

Biografia: parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Domanda: quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: da bambino … quando anche con i miei genitori non riuscivo ad esprimere un concetto verbalmente .. preferivo rappresentarlo con un disegno… in quel momento riuscivo a spiegare cio’ che volevo realmente . D: se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: van gogh , renoir, degas,monet,modigliani e cèzanne D: quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: il piu’ delle volte sono personaggi reali rubati per strada, campagne , bar , locali notturni e paesaggi della mia terra . D: dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: si ! l’ umilta’ delle persone che rappresento, la vita in tutte le sue forme piu’ aspre e sofferenti , clochard … il sociale insomma … D: che cos’è per te il “bello”? esiste il bello nell’arte? R: il bello nell’ arte ? una domandona … si esiste il bello nell’ arte , quando l’artista lascia un po del suo vissuto,un pezzetto di se in un opera, dopo aver osservato una tela per quindici minuti … la copri ed in quel momento esatto incomincia il suo racconto vero , tocca l’ anima , fluisce mescolandosi nel sangue di ogni spettatore . D: a cosa ti stai dedicando ultimamente? alla scultura, alla pittura o alla fotografia? quale percorso stai seguendo? R: pittura … sto cercando l’immediatezza per un racconto , per non perdere troppo tempo lasciando che la ragione prenda il sopravvento…

Nino Littera

Nino Littera

D: qual è il tuo metodo di lavoro? spiegaci come arrivi all’opera finita… R: osservo attentamente tutto cio’ che mi circonda , facendo mio ogni gesto carpito da persone che vivono il mio periodo D: parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: di solito uso colori primari, secondari e terre , come strumenti di lavoro : tele, pennelli e spatole , acrilici e oli

Catia Massai

Biografia: parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Mi sono diplomata in maestro ceramista all’Istituto d’Arte di Firenze e successivamente, sempre nello stesso istituto, ho preso la specializzazione in Arti Grafiche. Appena uscita dalla scuola, per due anni ho fatto esperienza, presso un laboratorio artigianale di pelletteria per l’alta moda. Nel 1985 ho aperto il laboratorio di ceramica “ Il Tafano” è da quel momento che sperimento, la tecnica del “Colombino”, per costruire tutti i miei pezzi, tecnica solo manuale. Questo modo di costruire il vasellame è antichissimo e diffuso in molte parti del mondo. Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Sicuramente, durante le tante e varie sperimentazioni, che facevamo nei laboratori della scuola, sia per la ceramica che per le arti grafiche, con i validi insegnanti del calibro dei f.lli Cipolla, Tarchiani, Pochini ecc.. D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R:Sono appassionata alla storia dell’arte in genere, e quindi i miei riferimenti sono molteplici e vanno a pescare in opere ed artisti di momenti storici anche molto distanti. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R er molti anni ho costruito oggetti d’uso, facendo una piccola produzione seriale, prendendo spunto dalla nostra ceramica tradizionale; Faenza, Montelupo ed anche Vietri, ma non ho mai fatto copie dall’antico, ho sempre cercato di rinterpretare. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: Si spero emerga, senza dubbio la manualità.

Catia Massai

D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R: . Il bello per me è già una forma d’arte, e spesso si trova in natura. L’arte dell’uomo esprime un messaggio, e non sempre questo messaggio è legato al bello, sicuramente l’Arte per essere tale deve comunicare un’emozione. D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R:La mia ultima passione sono i pesci,(che voi già conoscete) adesso ne sto costruendo alcuni molto grandi, ed anche di forme curiose, forse sono tropicali e forse spaziali, per adesso sto sperimentando…. D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R:inizio con il fissare l’idea sulla carta, faccio una bozza, poi l’ingrandisco della misura che voglio. Poi passo all’esecuzione con l’argilla, e solo allora mi rendo conto se mi piace. Quindi proseguo con tutte le fasi di lavorazione: la 1° cottura, la smaltatura e la decorazione, infine la 2° cottura. D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R:Come ho già detto nella tecnica del” colombino” ed anche in quella della” lastra”,che sto usando nella costruzione dei pesci, si usano prevalentemente le mani. I pochi srtumenti sono, un tornietto sul quale appoggio i manufatti ed una trafila, che serve per l’estrusione degli spaghetti d’argilla, con i quali costruisco i fregi che rimarranno in terracotta. L’argilla che uso viene da Montelupo F.no ed i colori per la decorazione a pennello, sono ossidi metallici, prima della cottura risultano di colore nero; la ramina, il blu cobalto e il manganese, sono quelli che prediligo.

Ronnj Medini

Biografia: parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Nasco a Fossombrone (PU) il 6 Agosto 1974. Fotografo street, ho alle spalle diverse mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, e collaborazioni con Russia e Stati Uniti. Nella mia ricerca fotografica, colgo molteplici aspetti della realtà circostante: l’attimo in movimento, il passaggio di una forma e di una persona, la folla e l’isolamento, il pensiero intimo e il convulso dinamismo del movimento. Come in un finito-non finito in Pittura, così in Fotografia, preferisco suggerire delle forme e dei soggetti, lasciando l’indefinitezza dei contorni fondersi con il panorama circostante, spesso scorci urbani, di vita quotidiana o, a volte, atmosfere rarefatte e costruite dall’idea e dalla mente. Le luci ed i contrasti tonali dei chiaroscuri, creano spesso un dialogo nuovo, anticonvenzionale tra fotografo e soggetto. Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Il mio percorso fotografico inizia nel 2001, quando, con una semplice compatta inizio la mia ricerca dell’inquadratura, che mi porterà a rappresentare sensazioni che vanno oltre la semplice immagine descrittiva D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: Sicuramente i gradi autori di fotografia street, da Bresson a Doisneau, ed ho sempre apprezzato lo stile macabro e profondo di Witkin ed il suo modo di rendere la fotografia, una scultura immortale. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: La strada, le metropolitane, la vita quotidiana. Non cerco soggetti di facile impatto emotivo, raramente fotografo senzatetto, anziani o persone malate.

Voglio che ognuno si riconosca nelle mie foto, voglio raccontare come il quotidiano possa nascondere riflessioni, pensieri e profondità. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: Come dicevo prima, voglio ridare spessore a quei momenti che tutti diamo per scontati. La semplice attesa di una metropolitana, nasconde pensieri, solitudini, progetti ed umori. La persona che passeggia, è sempre partita da un punto e arriverà da qualche parte perché secondo me, anche nella routine, si nascondo sfumature differenti nulla è uguale a se stesso. D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte?

Ronnj Medini

R: Il bello esiste. Il bello è oggettivo, una cosa gradevole da guardare, qualcosa che ci tranquillizza e ci fa stare bene. Può esserci una foto o un quadro che sono solo belli da lasciare senza fiato e senza altri commenti. L’arte invece fa riflettere, lascia perplessi, spaventa ed inquieta, ci destabilizza e lascia spazio a mille domande e interpretazioni. Questo, nell’arte, è il bello assoluto. D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R: Fotografia. Ho terminato diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Ho avuto collaborazioni con la Russia, varie parti d’Europa e gli Stati Uniti. Ora sto preparando una mostra personale che farà parte della rassegna di fotografia Europea che si terrà a Reggio Emilia. D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R: La fotografia street non è soltanto improvvisazione e fortuna, a volte si esce con un progetto ben preciso e un’idea abbastanza chiara di quello che si cerca. Personalmente, nonostante lavori con una digitale, mentalmente sono rimasto all’analogica, quindi mi limito all’attesa del momento giusto e al singolo scatto, altrimenti il risultato perderebbe il significato di partenza. La fotografia street è anche intuito e pazienza. Cerco di studiare e capire quello che sta succedendo attorno a me e aspetto il momento giusto per scattare. D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: Ho una macchina fotografica digitale, vari obiettivo (grandangolare, tele) e cavalletti. Ho anche attrezzature per lavori di interni. Prediligo il bianco e nero perché, paradossalmente, trovo che racchiuda in sé tutti colori possibili e questi possano cambiare a seconda del nostro stato d’animo.

Marta Pedini

Biografia: parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Nata il 14 marzo 1978 vive e lavora a Padova. Sin da piccola è cresciuta avvolta dall’arte grazie alla nonna Bruna De Ambrogio “maestro incisore“ presso la scuola del centro internazionale della grafica di Venezia, dalla quale ha avuto l’opportunità di imparare ed apprendere, le tecniche ed i processi d’incisione e della grafica con l’uso del torchio incidendo lastre, realizzando acqueforti, bicromie e tricromie, cogliendo l’essenza di quest’arte giorno dopo giorno,rimanendo affascinata da questo magico mondo. Ha manifestato attitudine per il disegno sin dalla più tenera età, questa passione l’ha condotta a frequentare prima l’Istituto d’Arte P. Selvatico, diplomandosi poi presso il Liceo Artistico A. Modigliani nel 1997. Ispirata dall’amico e maestro Ettore Greco ha avuto la possibilità di frequentarne lo studio appassionandosi all’arte della scultura. Ha poi proseguito gli studi all’Accademia di Belle Arti a Venezia che ha ben presto interrotto per svariati motivi con grande rammarico. Nel 2009 ha ripreso a disegnare prediligendo la figura e l’uso delle matite. Ispirata da un viaggio a Parigi, ritrova certezze e motivazioni e nuovi stimoli riscoprendo con stupore di non aver “perso la mano” pian piano riprende pennelli e colori … finalmente ritrovando se stessa. Inizia ad esporre e a partecipare a varie collettive in giro per l’italia. Grazie anche alle persone che credono in me mi rimetto in gioco in questo vasto mare chiamato ARTE. Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Sono cresciuta con la nonna pittrice! Mi esprimevo tramite i colori e la carta, ho sempre amato disegnare ,

dipingere e modellare … già a sei, sette anni i miei regali per le festività come il Natale o i compleanni erano i miei disegni … ho iniziato da subito a seguire le orme di nonna con la grafica. D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R:ci sono e ci sono stati e sempre ci saranno e cambiano come cambia il vento dopotutto sono fatta così cerco sempre una strada e fino a che non la trovo continuerò a cambiare! Di artisti famosi ce ne sono tantissimi tra i più classici ho e sempre avrò una ammirazione profonda per Salvador Dalì, Vincent van Gogh, Henri Matisse, Michelangelo Buonarroti, Auguste Rodin, Constantin Brâncuși. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori?

Marta Pedini

R:i soggetti sono vari dipende dal periodo che sto passando a volte traggo spunto da me stessa a volte da una persona che vedo in un bar in giro per la città da uno sguardo che colgo al volo sono immagini che mi frullano nella mente… spesso sogni che faccio la notte e poi li metto su carta al risveglio! D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R:senza eccedere nella profondità dei significati… metto quel che ho dentro, ma lascio libera interpretazione a chi li guarda non amo dar troppe spiegazioni, mi piace che chi guarda ciò che faccio dia la propria interpretazione… non mi piace imporre il mio modo di vedere! D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R:bello è ciò che da emozione e ti fa stare bene! Nell’arte il bello è l’esprimere… quel che è bello per me non lo è anche per gli altri!

D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R:sono in un periodo di stallo ho avuto un bimbo da poco e ora mi stò ributtando sul disegno a matita… il mio filo conduttore… D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R:Non ho un metodo preciso… la mente da l’input le mani iniziano a creare…e se mi blocco allora faccio come il piccione intorno ad un chicco di grano,ci giro intorno lo guardo lo studio e poi riprendo,spesso senza sosta, fino a finire il lavoro. Mi ci allontano ,lo guardo,lo critico e lo metto da parte…per ripartire con qualcos’altro! D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R:predirigo l’uso delle matite la graffite con a volte qualche tono di colore forte come il rosso ad evidenziare qul’cosa che dia significato al tutto,poi i colori acrilici con i quali parto e dipingo senza sosta,ad impulso,quel che viene e spesso mi ritrovo ad usare i blu, quando invece uso i colori ad olio lavoro più di riflessione, allora uso tonalità più calde tutto è più lento… più cauto. L’acquerello è più pacato più curato nei dettagli,quando invece modello la creta non ho tempi,ne limiti mi ci perdo completamente dentro… e li è pura poesia, ne respiro i profumi è come staccarsi da tutto!

Enrica Pulcinelli

Biografia: parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Dopo essermi diplomata al liceo classico mi sono iscritta alla facoltà di Scienze politiche con indirizzo comunicazione, media e giornalismo. Ho da sempre una grande passione per la scrittura, che spero un giorno di trasformare in un lavoro. Per il momento ho ancora poca esperienza nel mondo artistico. Ho partecipato solo all’ esposizione “Arte in vetrina”, organizzata proprio dalla vostra associazione. Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Sono interessata alla comunicazione in generale, in tutte le sue forme, soprattutto quelle che prescindono dall’ oralità. Per questo motivo mi sto avvicinando ( piano piano) alla fotografia. I miei primi approcci sono stati casuali e soprattutto istintivi. D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? Sono particolarmente affascinata dalle fotografie di Steve McCurry per la profondità, il realismo e le emozioni che trasmettono, ma il mio ” faro nella tempesta” sono stati i dipinti di mia madre. Li ho avuti sott’ occhio fin dall’ infanzia e mi hanno spinto a prestare maggiore attenzione alla bellezza dei paesaggi naturali. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? In questi miei primi lavori sto cercando di non imitare gli altri, di non farmi influenzare e di lasciarmi guidare dall’ istinto, immortalando quello che più cattura la mia attenzione. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? Cerco di riuscire a trasmettere le sensazioni di quel momento, di quando mi trovo di fronte a ciò che osservo e che mi colpisce.

Enrica Pulcinelli

D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? Il bello è pura soggettività. È ciò che le “lenti” attraverso cui percepiamo il mondo ci trasmettono come tale. Queste lenti sono diverse per ognuno di noi. Le mie, ad esempio, mettono a fuoco soprattutto i colori, le particolarità di un viso, l’ espressività degli occhi, le simmetrie, gli spazi aperti che lasciano immaginare l’ infinito. D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? Adesso mi sto dedicando soltanto alla fotografia, anche se mi piacerebbe moltissimo sperimentare la pittura. Nel frattempo non abbandono mai la scrittura, ma credo che anche questa, a suo modo, possa essere considerata una forma d’ arte. D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… Ancora non ho un metodo affinato, ma spero di fare progressi. Mi baso più che altro suo miei gusti e sulle mie sensazioni. Se mi trovo davanti a qualcosa che mi colpisce, cerco la luce che credo lo valorizzi di più, l’ inclinazione e la posizione migliore. D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… Utilizzo una semplice macchina fotografica digitale. Mi attirano diversi tipi di colori, da quelli più brillanti e accesi a quelli più tenui e neutri. Ogni sfumatura ha una sua particolarità.

Piero Sani

Biografia: parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Sono nato a Spicchio di Vinci il 10.04.1947; attratto dagli artisti rinascimentali fin dalla scuola elementare, ho visitato mostre e musei osservando e cercando di capire i meccanismi delle pittura. Nel 1971 ho frequentato la scuola di disegno organizzata dal Comune di Certaldo, sotto la guida del Professor Tosi. Ho un’attrazione particolare per la metafisica e il surrealismo. Intanto ho iniziato ad esporre i miei primi lavori nel 1973 in una personale alla Biblioteca Comunale di Certaldo, ottenendo un inaspettato consenso di pubblico e di critica. La mia prima mostra viene visitata dai pittori Beghé e Pini che mi hanno incoraggiato a continuare il mio cammino pittorico. Tutto questo è stato il meccanismo che mi ha fatto intraprendere la mia lunga carriera artistica costellata da numerose soddisfazioni in Italia e all’estero. I miei lavori figurano in numerose collezioni pubbliche e private. I miei periodi pittorici si dividono in: “I Galli” dal 1972 al 1975 “Disegni surreali” dal 1975 al 1980 “Le sagome” dal 1976 al 1980 “Le sfingi” dal 1981 al 1992 “I Cenci” dal 1993 e che ancora oggi fanno parte della mia produzione pittorica. Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Una gita al Museo L. da Vinci e un libro di Mantegna in quinta elementare. D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: Piero della Francesca, Bosch, Durer, De Chirico,

Piero Sani

Rauchenberg… D: A quale campo artisti fai riferimento, pittura, scultura, fotografia, design, grafica, poesia, teatro, letteratura? R: Pittura D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: Le stoffe (cenci) e il paesaggio toscano D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: Il rapporto tra me e ciò che mi circonda D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R: Tutto ciò che si riferisce all’arte classica rielaborato in chiave moderna, senza le turbe mentali che ci impongono i critici doc e i mercanti (d’arte). D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R: Sono un pittore D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R: Ritraggo la realtà attenendomi rigorosamente alla luce e all’ombra. D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: Carta, lapis, tela, tavola, colori acrilici e ad olio. D: Quali sono i tuoi progetti futuri? R: Dipingere, far vedere il mio lavoro, sapere cosa ne pensa la gente (appassionati e non).

Riferimenti e contatti Sito web: www.pierosani.com Email: [email protected]

Silvano Silvani

Biografia: parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Sono nato a S.Gimignano e vivo qui da sempre , in questa meravigliosa cittadina medioevale nella campagna a cavallo fra Siena e Firenze… sono un autodidatta , i miei primi lavori risalgono al 2009 , tutto questo lo faccio per puro divertimento , ho guardato sempre con interesse all’arte in tutte le sue forme e la passione che c’è sempre stata si è rafforzata e nei ritagli di tempo che ho dal mio lavoro di fisioterapista mi dedico a questo affascinante mondo . Per me creare è un modo di connettermi con il mondo , oltre che un bellissimo passatempo rilassante .Ho presentato le mie opere a varie esposizioni artistiche . tra cui concorsi sul web , riscuotendo un discreto interesse . Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Fin da giovane sono sempre stato attratto dal mondo dell’arte , crescendo e maturando le mie passioni , pero, mi sono avvicinato all’arte moderna e contemporanea , che per me si sviluppa nell’interpretazione di situazioni e cose , divenendo una manipolazione della forma artistica D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R:Sicuramente l’arte concettuale , in tutte le sue forme , sia il “pensiero “ che “l’evento” mi ha molto incuriosito e affascinato, come l’arte minimale . Ogni linguaggio possiede un suo personale codice comunicativo di creatività e di fantasia ; mi piace l’arte contemporanea nella quale privilegio una dimensione di humour derisione e provocazione . D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori?

R:Lo spunto sono le mie idee che nascono dalle visioni di tutti i giorni che accompagnano la mia curiosità nel vedere e rivivere cose e situazioni . Propositore e portatore opposto e contrario al senso comune di arte divulgata ; con i miei lavori cerco di stimolare la mente a muoversi per strade alternative , talvolta ironizzando sul prodotto culturale , sulla contemporaneità provocando discussione , complessità del dubbio e dell’interrogazione ponendomi come azione mentale contro l’omologazione.

Silvano Silvani

D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: Il desiderio di voler lasciare un ricordo , ognuno di noi sente il bisogno di trasmettere qualcosa agli altri e sceglie il messaggio che più ritiene giusto e che possa identificarlo , mi auguro che i miei lavori siano portatori di linguaggi , idee e riflessioni . D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R: E’ un concetto molto soggettivo che ognuno percepisce a suo modo , per me il bello in assoluto nell’arte non esiste è un continuo divenire , è solo il fenomeno che ognuno di noi ha in relazione agli effetti che l’opera esercita sul suo stato d’animo in quel momento . D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R:Ho in mente diverse situazioni , che purtroppo , per il poco tempo che riesco a dedicargli non riesco a finire . D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R: Parto da un’idea , la sviluppo , interpretandola nel mio pensiero , penso ai materiali e ai mezzi più appropriati per poterla realizzare , trovo tutto ciò e mi metto all’opera . Mi adopero per creare dispositivi in grado di attivare la creatività dell’osservatore in una forma di confronto . E’ come lanciare il mio pensiero nella riflessione di tutti . D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R:Non pongo limiti al materiale di cui faccio uso , la materia prima può provenire da qualsiasi cosa mi dia ispirazione . Prediligo i materiali trovati in natura perché più originali per una resa espressiva .

Roberta Sirignano

Biografia: parlaci di te, i tuoi studi, le tue esposizioni, ecc… Mi chiamo Roberta Sirignano. Sono una persona “selvaggia”, fuori da ogni circuito e fuori da ogni tecnica. Per molto tempo ho fatto fatica a raccontare all’esterno quello che esprimevo sia nella pittura (dove mi muovo da autodidatta), sia nella scrittura. Da qualche anno ho cambiato direzione: invece di fuggire da me e da ciò che creo, ho iniziato a cercare di capire dove mi può portare quella forza che è l’ispirazione, un’energia che vuole essere espressa. Ho fatto alcune pubblicazioni di racconti e di poesie. Il mio libro più recente, “Un minuto dopo l’esplosione della luna”, è uscito a dicembre 2012 grazie a Edizioni La Gru, casa editrice di Padova che, voglio sottolineare, pubblica i propri autori SENZA CHIEDERE CONTRIBUTI http://www.edizionilagru.com/un_minuto_dopo_esplosione_luna.html. Per quanto riguarda la pittura: con i miei quadri ho partecipato a poche esposizioni e mostre, anche in questo campo in passato mi sono tenuta “nascosta”. Attualmente le foto di alcune mie opere si trovano su questa pagina http://www.premioceleste.it/artista-ita/idu:60667/. Nel 2011 ho partecipato ad una Mostra Collettiva, curata da Daniela Accorsi, con alcuni miei quadri proposti all’interno di un video proiettato presso la Galleria Paola Meliga a Torino. A novembre 2012 ho partecipato a “Micro&book” (prorogata fino a febbraio 2013), Mostra Collettiva Itinerante di Opere di Piccolo Formato curata da Circuiti Dinamici http://issuu.com/microbopuntonet/docs/robertasirignano. A gennaio 2013 ho partecipato a “Dinamica”, Mostra D’Arte Contemporanea Collettiva presso la Galleria AccorsiArte, in cui è stato esposto/proiettato il video del booktrailer che ho realizzato in occasione dell’uscita del libro..

Il video propone un percorso in cui il testo, la recitazione, la musica e il supporto di foto/immagini definiscono una modalità unica di comunicazione. E’ un booktrailer da considerare come vera e propria “opera/video”. http://www.youtube.com/copynotice?video_id=pBett1GkOnI&feature=vm Domanda: Quali sono stati i tuoi primi approcci al mondo dell’arte? Risposta: Non saprei rispondere. So solo che un giorno, molto tempo fa, ho iniziato a scrivere e a realizzare disegni su tela, spontaneamente e senza pensare a nulla, tranne al fatto che tutto questo mi faceva “stare bene”. Non amo, ripeto, i “tecnicismi” dell’arte, di qualsiasi arte, le “accademie”, le soluzioni istituzionali. D: Se ci sono stati, chi sono i tuoi riferimenti culturali, il tuo maestro, il tuo faro nella tempesta? R: Per quanto riguarda la scrittura : Jack Kerouac, per il modo di scrivere e di narrare, per la sensibilità fortissima, è un autore che amo moltissimo e come tutto quello che amo cerco di non viverlo in modo completo e così leggo “a piccole dosi” le sue opere. Amo molto il suo modo di scrivere poesie, in alcuni casi vicino al mio modo (detto umilmente e naturalmente con le dovute differenze). Mi piace seguire un percorso di scrittura “minimal”, sintetica e ho scritto parecchie poesie brevissime che riportano allo stile haiku, anche se in quel periodo non mi rendevo conto di tutto questo: scrivevo e basta. Ero una sorta di “medium”. Un “incontro” fondamentale è stato quello con Aldous Huxley. Leggendo “Le porte della percezione”, capii che non ero la persona più strana del mondo, ma che alcuni “creativi” hanno una visione (anche fisicamente parlando) particolare delle cose, perfino degli oggetti e del quotidiano e possiedono questa “visione” in modo spontaneo, senza aver

Roberta Sirignano

bisogno di utilizzare “sostanze” che alterino la percezione. Leggere quel saggio mi ha fatto capire che avere una percezione differente non era qualcosa che accadeva solo a me e soprattutto che non era poi così terribile come pensavo in quel periodo . Fino a quel momento, infatti, non era stato facile per me trovare un equilibrio tra questo modo spontaneo di percepire la realtà e la vita di ogni giorno. E la mancanza di questo equilibrio è il prezzo che pagano tutti quelli che creano qualcosa, in qualsiasi campo, seguendo, ripeto, l’energia dell’ispirazione. Oggi affermo che per me “l’arte” (parola troppo abusata, ma sintetica) è una forma sciamanica di comunicazione e chi crea è essenzialmente un visionario, ma sempre inteso in senso costruttivo e semplicemente come “colui in grado di andare e di vedere oltre”. Le modalità di espressione pittorica mi piacciono tutte (amo l’esperienza della rivoluzione impressionista e l’astratto informale, dove forse a volte mi colloco, ma non mi piacciono le definizioni), ultimamente sono affascinata dalle opere di iperrealismo, che trovo più surreale di quanto non sia ciò che normalmente si definisce tale. D: Quali sono i soggetti della tua arte e da dove prendi spunto per i tuoi lavori? R: Per quanto riguarda i quadri faccio riferimento ad immagini che arrivano nella mia mente, utilizzo molto il colore (più che il tratto disegnato) e descrivo figure umane per il minimo indispensabile. In passato ho rappresentato moltissimo l’immagine della luna, che è presente anche in parecchie poesie e soprattutto nel titolo e in uno dei racconti del libro pubblicato a dicembre 2012, “Un minuto dopo l’esplosione della luna”. Mi piace esplorare e arrivare a nuove “tecniche”, utilizzo materiali semplicissimi come fazzoletti di carta, disegni che creo al computer e che stampo su normalissima carta da

Roberta Sirignano

stampante e che incollo sulla tela, utilizzo anche il cellophane con cui è incartata la tela e tutto quello che mi possa sembrare utile. Non esistono materiali nobili o poveri: tutto può essere utilizzato, dipende sempre dalla capacità di rielaborare e soprattutto dalla qualità della comunicazione che si realizza. Lo spunto, però, arriva sempre e solo dall’ispirazione, c’è un momento che sai essere “quel momento” e non puoi fare a meno di metterti all’opera. Non faccio e non ho fatto mai nulla per commissione, semplicemente perché non mi riesce. D: Dietro ogni tuo lavoro c’è un significato profondo, un aspetto che vuoi fare emergere? R: Nel momento in cui creo non mi rendo quasi conto di ciò che faccio, solo alla fine capisco che c’è sempre un senso “logico” che va dall’immagine ai colori utilizzati, fino al titolo che scelgo di dare. Non voglio insegnare nulla: dipingo e scrivo, perché “per me è così”. A chi guarda un mio quadro o legge qualcosa che ho scritto vorrei provocare le stesse sensazioni che provo io quando dipingo o scrivo e comunicare che esiste un modo differente di poter osservare e “rielaborare” quello che ci circonda. D: Che cos’è per te il “bello”? Esiste il bello nell’arte? R: Il “bello” è ciò che emoziona e lascia un segno e per ognuno è differente. Per me è semplicemente provare emozione. E questo mi può accadere anche ascoltando musica o anche solo osservando il cielo, il sole o la pioggia, nel silenzio della notte, perfino nei momenti di pigrizia c’è il “bello”. Il “bello” non è oggettivamente perfetto, anzi… E nell’arte il “bello” è l’arte stessa. D: A cosa ti stai dedicando ultimamente? Alla scultura, alla pittura o alla fotografia? Quale percorso stai seguendo? R: Negli ultimi mesi ho realizzato alcuni quadri dopo un silenzio di qualche anno e questo è molto importante, perché i

Roberta Sirignano

momenti di silenzio sono terribili. Inoltre, mi diverto molto a rielaborare immagini fotografiche facendo un “mix” con i vari filtri. Sono immagini che scatto anche solo con il cellulare, per riaffermare il discorso che da ogni “tecnica”, anche quella più umile, si possono trarre eccellenti risultati e si può comunicare molto. Per quanto riguarda i quadri ho iniziato un percorso che va nel senso di suggerire l’importanza della fragilità: fragilità che mi appartiene in modo assoluto come persona e come esperienza di vita e che esprimo sulla tela utilizzando materiali delicatissimi, passibili di deterioramento, cioè gessetti colorati, che, naturalmente, rischiano di dissolvere facilmente la loro polvere. Riportando il pensiero anche al concetto del “mandala”, che viene distrutto una volta terminato. D: Qual è il tuo metodo di lavoro? Spiegaci come arrivi all’opera finita… R: Il mio metodo è semplicissimo: arriva l’idea, prendo la tela, i colori e i materiali che voglio utilizzare e in poche ore termino il quadro. Ho quasi sempre fatto così. Ultimamente ho cambiato il posizionamento della firma sulla tela, mentre nei primi tempi addirittura non mettevo la firma, se non nel retro della tela stessa. D: Parlaci un po’ dei tuoi strumenti di lavoro, dei materiali che usi, dei colori che prediligi… R: Amo tutti i colori. Dipende dal momento e da ciò che voglio realizzare. Mi è capitato di fare quadri molto scuri per poi arrivare ad esplosioni di colori molto caldi, ma, ripeto, dipende da ciò che voglio realizzare e probabilmente dal mio umore. Un materiale che attualmente prediligo è il fazzoletto di carta, ne utilizzo solo un velo e mi permette di ottenere gli effetti “visibili” di quella fragilità di cui parlavo prima oppure lo utilizzo per sfumare i colori dei gessetti o “mixare” i colori sulla tela.

A volte utilizzo anche dell’ovatta. In passato invece ho utilizzato i pennelli in maniera sempre molto vigorosa e quasi distruggendoli ogni volta per terminare un quadro, avevo voglia di trattare il colore come materia vera e propria e quindi il pennello agiva quasi da scalpello, per creare forme.