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0 Gli attori coinvolti e i loro compiti Le sanzioni e le disposizioni in materia penale e civile

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Gli attori coinvolti e i loro compiti

Le sanzioni e le disposizioni in materia penale e civile

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Presentazione

In questa lezione parleremo dell’impianto sanzionatorio introdotto dal Testo Unico. La nuova norma ha sostanzialmente confermato l’impianto sanzionatorio previsto dal Decreto legislativo 626, ma ha apportato anche importanti novità. Ci riferiamo in particolare alla previsione della pena del solo arresto, senza alternativa di ammenda, per alcune violazioni particolarmente gravi e all’introduzione della responsabilità amministrativa delle imprese, nell’ipotesi di omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Quanto all’entità delle sanzioni, soprattutto pecuniarie, il testo originario del D.Lgs. 81 ne aveva introdotto un rilevante inasprimento, rispetto al vecchio decreto legislativo 626/1994. Il cosiddetto decreto correttivo (cioè il decreto legislativo 106/2009) ha rimodulato le sanzioni pecuniarie, riportandole in generale ad un livello che equivale in termini reali, tenuto conto dell’inflazione, a quello previsto nel 1994. D.lgs106 Con il D.Lgs 106/2009, il quadro sanzionatorio ha assunto un carattere di maggiore organicità e completezza: ridimensionando le sanzioni, il Governo ha voluto accentuare il carattere prevenzionistico della nuova norma, evitando di dare una connotazione di tipo squisitamente “punitivo”.

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Il peso delle sanzioni

Nel nostro ordinamento giudiziario, le violazioni in materia di sicurezza sul lavoro sono sempre state trattate con giusta severità. In primo luogo per considerazioni di ordine etico, poiché si reca danno alla salute e all’integrità di chi contribuisce alla crescita di un’azienda; in secondo luogo per l’ingente danno economico che deriva alla collettività dal fenomeno infortunistico e dalle sue conseguenze. Per questo, fin dal decreto legislativo 626 del 1994, le violazioni in materia di sicurezza sul lavoro vengono considerate contravvenzioni, ovvero reati puniti con la pena alternativa dell’arresto o dell’ammenda. La pena si applica anche se viene commessa una violazione delle norme di tutela, come ad esempio la mancata adozione di misure di prevenzione, anche se al momento da questa violazione non è derivato alcun danno alle persone. Se ciò si dovesse verificare, alla contravvenzione si aggiungerebbe un reato più grave, definito come “delitto”. Fatto illecito Il fatto illecito è la violazione di una norma. In base alla tipologia di norma violata, l’illecito si distingue, quindi, in illecito penale, civile e amministrativo. L’illecito penale va sotto il nome di reato, distinto a sua volta in contravvenzione e delitto. Il delitto è un reato più grave della contravvenzione, per il quale la volontarietà o involontarietà ha un certo peso. Il delitto è COLPOSO se viene commesso involontariamente e cioè per negligenza, imprudenza o imperizia, è PRETERINTENZIONALE se le conseguenze del delitto sono più gravi di quelle previste e volute, è DOLOSO se viene commesso volontariamente e con la consapevolezza di commettere un reato.

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Alcune sanzioni a carico del datore di lavoro

In un quadro apparentemente molto penalizzante per l’impresa, il legislatore ha però previsto un istituto finalizzato a incoraggiare il rientro da situazioni irregolari, anche dopo che queste situazioni sono state accertate dall’autorità di vigilanza. Si tratta della prescrizione. Se, durante un sopralluogo ispettivo presso un’azienda, l’autorità di vigilanza accerta il mancato adempimento di determinati obblighi in materia di sicurezza sul lavoro, può adottare due diversi provvedimenti:

il sequestro e, quindi, la chiusura del cantiere, dell’azienda, o dell’impianto, scatta a seguito di gravi infortuni o in presenza di situazioni di pericolo grave ed

immediato. la prescrizione, invece, viene adottata in generale in assenza di questi elementi, nella presunzione che non ci sia malafede da parte del

datore di lavoro, per tutelare gli interessi collettivi e permettere la prosecuzione delle attività lavorative.

Prescrizione La prescrizione è ammessa solo per le contravvenzioni punite con la pena alternativa dell’arresto o dell’ammenda? No, fortunatamente il decreto correttivo (il D.Lgs. 106/2009) ha sanato una evidente disparità di trattamento, estendendo l’applicabilità della prescrizione anche alle contravvenzioni in materia di igiene, salute e sicurezza sul lavoro punite con la pena della sola ammenda.

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Alcune sanzioni a carico del datore di lavoro e del dirigente

Con la prescrizione, l’autorità di vigilanza ordina al datore di lavoro di sanare l’inadempienza e di adottare le misure di prevenzione e protezione necessarie. Per consentirgli di mettersi in regola, concede un periodo di tempo determinato, comunque non superiore a sei mesi. Autorità di vigilanza Ricordi quali sono le autorità di vigilanza competenti in materia? Si tratta di:

ASL territorialmente competente; Comando provinciale dei vigili del fuoco (per la prevenzione incendi); organi ispettivi del Ministero del Lavoro in alcuni casi particolari.

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Alcune sanzioni a carico del preposto

Il datore di lavoro può scegliere di accettare le osservazioni della ASL o, in generale dell’organo di vigilanza intervenuto, e di adottare le misure di adeguamento prescritte, entro i tempi indicati. Entro sessanta giorni dalla scadenza del termine concesso al datore di lavoro per l’adeguamento, gli ispettori della ASL effettuano un secondo sopralluogo. Se riscontrano che le misure prescritte sono state effettivamente adottate, autorizzano il datore di lavoro a pagare, in sede amministrativa, una somma (detta oblazione) pari al quarto del massimo dell'ammenda stabilita per la contravvenzione commessa. In caso contrario, se il datore di lavoro non ha ottemperato alla prescrizione, gli ispettori avvisano il pubblico ministero per la prosecuzione del procedimento penale. Gli ispettori È possibile dissentire dalle osservazioni dell’autorità di vigilanza? Sì, il datore di lavoro può infatti ritenere infondate le osservazioni dell’autorità di vigilanza e decidere di non ottemperare alle prescrizioni. In questo caso dovrà affrontare il giudizio, supportando le proprie tesi con argomentazioni tecniche ben documentate, per dimostrare l’insussistenza delle violazioni contestate dall’autorità di vigilanza.

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Alcune sanzioni a carico del lavoratore

Le sanzioni previste dal testo unico sono tanto più pesanti, quanto maggiore è il livello di responsabilità della figura che commette la violazione, e quanto più gravi sono le inadempienze, e le conseguenze che ne potrebbero derivare. Dunque, le sanzioni più rilevanti si applicano nell’ordine al datore di lavoro, al dirigente, al preposto, ed al lavoratore, nell’ambito dei rispettivi obblighi. Inoltre, si applicano ad altri soggetti con specifiche attribuzioni in materia di sicurezza, quali medico competenti, fornitori e concedenti in uso, progettisti, coordinatori per la sicurezza, etc. Esaminiamo qualche esempio per avere un’idea sulla natura e sull’entità delle sanzioni previste.

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Contravvenzioni punite con la pena del solo arresto

Il datore di lavoro che omette la valutazione dei rischi e l’adozione del relativo documento, oppure non provvede alla nomina del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, è punito con l’arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da 5.000 a 15.000 euro. Queste violazioni possono essere contestate al solo datore di lavoro perché si tratta di obblighi non delegabili: sono anche le violazioni più gravi, perché l’omessa valutazione di rischi evidenzia la totale ignoranza degli obblighi di tutela e determina l’impossibilità di adottare adeguate misure di prevenzione e protezione a fronte dei rischi presenti in azienda. Cosa accade se il documento di valutazione dei rischi è stato redatto in maniera incompleta e non rispondente a quanto prescritto? In questi casi, la sanzione a carico del datore di lavoro è meno pesante e consiste in un’ammenda da 2000 a 4000 euro o da 1000 a 2000 euro, in relazione a quali elementi obbligatori sono stati eventualmente omessi dal documento.

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Alcune sanzioni a carico del datore di lavoro e del dirigente

Se omettono di nominare il medico competente per l’effettuazione della sorveglianza sanitaria nei casi previsti, o omettono di fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale, il datore di lavoro e il dirigente sono puniti con l’arresto da due a quattro mesi o con l’ammenda da 1500 a 6000 euro. Se invece la violazione riguarda l’obbligo, nell’affidare i compiti ai lavoratori, di tenere conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza, o gli obblighi in materia di informazione e formazione, la sanzione prevista a carico del datore di lavoro e del dirigente è l’arresto da due a quattro mesi o l’ammenda da 1200 a 5200 euro. Il sistema di gestione adottato in Azienda, attraverso le attribuzioni di compiti e conseguenti responsabilità descritte nelle relative linee guida e procedure, consente di ricondurre i diversi doveri di prevenzione all’uno o all’altro dirigente, ovvero al datore di lavoro. Doveri Va precisato che la sanzione viene adottata a carico del datore di lavoro o del dirigente (o anche a carico di entrambi, qualora ricorra il concorso di colpa), valutando le eventuali deleghe rilasciate dal datore di lavoro, e stabilendo quale fosse la figura che, in base all’organizzazione aziendale, doveva provvedere agli adempimenti, avendone la competenza e le attribuzioni.

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Alcune sanzioni a carico del preposto

Riguardo al preposto, l’apparato sanzionatorio fa esplicito riferimento ai suoi compiti di vigilanza. Ad esempio, se omette di sovrintendere e vigilare sull’osservanza, da parte dei singoli lavoratori, degli obblighi di legge, delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei DPI o se, in caso di inosservanza, non informa i superiori, il preposto è punito con l’arresto fino a due mesi o con l’ammenda da 400 a 1200 euro. Mentre se non frequenta i corsi di formazione previsti dalla normativa, Rischia l’arresto fino a un mese; o l’ammenda da € 200,00 ad € 800,00. Obbligo di vigilanza Nessuno può essere punito per azioni od omissioni estranee alle proprie attribuzioni e competenze: quindi un preposto sarà sanzionato per omissione dei suoi compiti di vigilanza, non gli potrà mai essere contestata l’omissione di compiti che spettavano ad esempio al dirigente. Sanzioni Nell’art. 56 del D.Lgs. 81/08, il Preposto è sanzionato (contravvenzione) con l’arresto fino a due mesi o con l’ammenda da € 400,00 ad € 1.200,00 per la violazione dell’art. 19, comma 1, lett. a) c), e) e f):

a) sovrintendere e vigilare sulla osservanza da parte dei singoli lavoratori dei loro obblighi di legge, nonché delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione indviduale messi a loro di8sposizione e, in caso di persistenza della inosservanza, informare i loro superiori diretti;

c) richiedere l’osservanza delle misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato e inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa;

e) astenersi, salvo eccezioni debitamente motivate (es. blocchi del traffico per esodo/neve – eliminazione grave pericolo per la viabilità, etc.), dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave ed immediato;

f) segnalare tempestivamente al datore di lavoro o la dirigente sia le deficienze dei mezzi e delle attrezzature di lavoro e dei dispositivi di protezione individuale, sia ogni altra condizione di pericolo che si verifichi durante il lavoro, delle quali venga a conoscenza sulla base della formazione ricevuta.

Sempre nell’art. 56 del D.Lgs. 81/08, il Preposto è sanzionato con l’arresto fino a un mese o con l’ammenda da € 200,00 ad € 800,00 per la violazione dell’art. 19, comma 1, lett. b), d) e g):

b) verificare affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico;

d) informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato circa il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione;

g) frequentare appositi corsi di formazione secondo quanto previsto dall’art. 37 D.Lg.s 81/08.

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Alcune sanzioni a carico del lavoratore

Il lavoratore è il destinatario delle tutele stabilite dal testo unico, ed è quindi essenzialmente un titolare di diritti. Ma ha anche importanti obblighi e l’inadempienza rispetto ad essi è adeguatamente sanzionata. Se, ad esempio, il lavoratore non osserva le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale; se non utilizza correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto e i dispositivi di sicurezza o i DPI messi a sua disposizione, viene punito con l’arresto fino a un mese o con un’ammenda da 200 a 600 euro. Altre sanzioni per il lavoratore Ricordiamo che se un lavoratore autonomo, o dipendente da un appaltatore, omette di esporre la tessera di riconoscimento consegnatagli dal suo datore di lavoro, mentre opera in un cantiere o nei luoghi di lavoro del committente, è punito con una sanzione amministrativa da 100 a 300 euro.

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Contravvenzioni punite con la pena del solo arresto

Finora abbiamo parlato di contravvenzioni punite in alternativa con l’arresto o con l’ammenda, e abbiamo visto che attraverso l’istituto della prescrizione il datore di lavoro ha la possibilità di mettersi in regola. Per alcune tipologie di violazioni ritenute di particolare gravità, però, il testo unico ha introdotto le contravvenzioni punite con la pena dell’arresto senza l’alternativa dell’ammenda, facendo quindi venir meno la possibilità di cancellare il reato attraverso l’adempimento. Questo è stato uno degli aspetti nuovi e più contestati del Testo Unico. Vediamone un esempio.

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Contravvenzioni punite con la pena del solo arresto: un esempio

Abbiamo visto che l’omissione della valutazione dei rischi e dell’elaborazione del relativo documento è l’inadempienza più grave rispetto agli obblighi previsti dal testo unico. Se questa violazione avviene in una azienda appartenente a tipologie considerate “fortemente a rischio”, e quindi assume la valenza di un vero e proprio “attentato” alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, essa è punita con la sola pena dell’arresto da quattro a otto mesi. Tuttavia, anche in questo caso, esiste la possibilità di una mitigazione della pena per il datore di lavoro. Infatti, il giudice può, su richiesta dell’imputato, sostituire la pena irrogata nel limite di dodici mesi con il pagamento di una somma determinata secondo specifici criteri, comunque non inferiore a 2.000 euro. La sostituzione può avvenire solo quando siano state eliminate tutte le fonti di rischio e le conseguenze dannose del reato. Se la condotta ed il datore di lavoro siano nelle condizioni prescritte, sarà possibile l’estinzione agevolata mediante conversione nella sanzione penale pecuniaria di € 38 al giorno, previa regolarizzazione e rimozione degli effetti. Quali sono le tipologie di aziende considerate “fortemente a rischio”? Sono quelle precisate all’articolo 55, comma 2, lettere a), b) e c). Vi rientrano ad esempio le aziende a rischio di incidente rilevante (cosiddette “aziende in direttiva Seveso”), le centrali termoelettriche, le aziende per la fabbricazione di esplosivi, i cantieri con entità di lavoro non inferiore a 200 uomini giorno. Sostituzione della pena La sostituzione della pena non è consentita quando la violazione ha avuto un contributo causale nel verificarsi di un infortunio sul lavoro da cui sia derivata la morte ovvero una lesione personale che abbia comportato l’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un periodo superiore ai quaranta giorni.

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La responsabilità amministrativa delle imprese 1/2

Un’altra novità del Testo Unico, introdotta peraltro già dalla legge delega del 3 agosto 2007, non ha mancato di suscitare polemiche. Si tratta dell’ampliamento della responsabilità amministrativa delle imprese anche a gravi casi di violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Fino ai tempi più recenti, era sempre valso il principio secondo cui la responsabilità penale è di carattere personale e non si può attribuire alle persone giuridiche. Tuttavia, il Decreto Legislativo 231 del 2001 ha introdotto il principio secondo cui un ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione, e da persone sottoposte alla loro direzione o vigilanza. In questi casi, l’ente può essere condannato, con misure di sospensione delle attività e con pesanti pene pecuniarie. Vigilanza La responsabilità dell’ente per i reati commessi nel suo interesse da persone con funzioni di rappresentanza, amministrazione, direzione o sottoposte alla sua direzione o vigilanza riguarda anche eventuali società soggette a direzione e controllo di altre.

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La responsabilità amministrativa delle imprese 2/2

In realtà, il decreto legislativo 231 nel suo testo originario prevedeva essenzialmente reati di natura amministrativa e contabile, dai quali potessero derivare appunto vantaggi all’ente. La novità introdotta dal testo unico sta nell’aggiunta, ai casi di applicabilità del 231, anche dei delitti di omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. In sostanza, se un’azienda non compie gli ingenti investimenti necessari per adottare importanti misure di prevenzione e protezione, conseguendo così un illecito arricchimento, e da questa omissione derivano infortuni mortali o con lesioni gravi o gravissime, potrebbero scattare sanzioni sospensive e pecuniarie a carico dell’azienda in quanto tale. Amministrativa L’adozione e l’efficace attuazione di un idoneo modello di organizzazione e di gestione, rispondente a precisi requisiti fissati dall’articolo 30 del Testo Unico, ha efficacia esimente dalla responsabilità amministrativa. Cosa si intende per lesioni gravi o gravissime? Le lesioni gravi prevedono una prognosi superiore a 40 gg., quelle gravissime, ad esempio, la perdita di un senso, di un arto o uno sfregio permanente del viso. Imprenditore privato L’imprenditore e/o il committente ha la “responsabilità civile solidale” con l’appaltatore e il subappaltatore per i danni non indennizzati da INAIL, esclusi i danni conseguenti dei rischi specifici propri dell’attività di appaltatori/subappaltatori.

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Riepilogo della lezione

In questa lezione, abbiamo esaminato il complesso apparato sanzionatorio previsto dal testo unico. Abbiamo approfondito il significato di contravvenzione, illustrando cosa avviene quando l’autorità di vigilanza emana una prescrizione, a seguito di un sopralluogo ispettivo. Abbiamo poi visto, a titolo di esempio, alcune delle sanzioni a carico del datore di lavoro, del dirigente, del preposto e del lavoratore. Infine, abbiamo accennato ai casi in cui è prevista la sola pena dell’arresto, senza l’alternativa dell’ammenda, e alla responsabilità amministrativa delle imprese.