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Le teorie macrosociologiche
Prof. Stefano Nobile Corso di Fondamenti di scienze sociali
Teorie macrosociologiche e
teorie microsociologiche
Macro
• Teorie evoluzioniste
• Teoria conflittualista
• Funzionalismo
• Strutturalismo
• Teoria critica della società
Micro
• Interazionismo simbolico
• Frame analysis
• Etnometodologia
• Teoria dello scambio
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Le teorie evoluzioniste
• Le teorie evoluzioniste sono accomunate
dall’idea di leggere la metamorfosi della
società nei termini di un passaggio
progressivo da una condizione a un’altra.
• I maggiori esponenti dell’evoluzionismo
sociologico sono Comte e Spencer
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La legge dei tre stadi di
Comte (1830-1842)
• Comte rielabora lavori di Turgot e Saint-Simon
e, dicendo di servirsi di un’analisi empirica (di
tipo comparativo), arriva alla legge dei tre stadi.
Questi sono: – Lo stadio teologico o fittizio: feticista, politeista e monoteista
– Lo stadio metafisico o astratto: intermedio e ibrido, nel quale
la realtà è spiegata in base a principi astratti soggettivi
– Lo stadio scientifico o positivo: in esso dominano
l’osservazione empirica della realtà e l’individuazione delle leggi
scientifiche. Da esso, dapprima emergono le scienze esatte
(astronomia, matematica, fisica e chimica), poi la biologia e
infine la politica e la sociologia. Si registra dunque un passaggio
dalle scienze analitiche a quelle sintetiche o olistiche.
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L’evoluzionismo di Herbert
Spencer (1820-1903)
• Spencer elabora la sua teoria prima di quella darwiniana.
• La società viene vista da Spencer in un analogia all’organismo biologico
• L’evoluzione per Spencer si caratterizzata come un triplice passaggio: – dal meno al più coerente (es.: dalla nebulosa al
sistema solare)
– dall’omogeneo all’eterogeneo (es.: il vivente si sviluppa differenziando le sue parti; le attività umane, come le arti, si specializzano)
– dall’indefinito al definito (es.: la divisione dei compiti nelle società umane)
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La teoria del conflitto
• La teoria del conflitto cerca di spiegare il mutamento sociale, l’ordine
e il disordine della società.
• Essa contesta la visione statica della società (insita nel
funzionalismo), a favore di una visione in cui le società:
– È percorsa da un insieme di conflitti latenti o manifesti, che sono
coestensivi alla convivenza umana e non patologici
– Il conflitto è messo principalmente in opera dai gruppi, portatori
di interessi divergenti
– I valori sono elementi fondamentali di coesione dei gruppi
piuttosto che dell’intera società
– Un dato ordine sociale è sia l’esito dei principali conflitti sia il
continuo riprodursi (dal livello macro a quello micro) di una serie
di aggiustamenti e negoziazioni in formazioni conflittuali tenute
allo stato latente.
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La teoria del conflitto
• Le origini: Marx e Weber – Marx: conflitto di classe
– Weber: dai fattori economici a una pluralità di fattori (religiosi, educativi, politici, di potere)
• Gli sviluppi: Simmel, Dahrendorf, la teoria critica della società – Simmel mostra che il conflitto è portatore anche di elementi di
integrazione. • Il conflitto acuisce il senso dei confini di gruppo e contribuisce alla nascita di
un sentimento di identità di gruppo
• Il conflitto porta a una centralizzazione della struttura interna del gruppo
• Il conflitto porta a una ricerca di alleati
– Dahrendorf sposta l’attenzione dal concetto di proprietà a quello di potere
• Perché la teoria marxista del conflitto, declinata secondo il criterio del concetto di proprietà, non ha funzionato nei regimi comunisti?
• Le versioni più recenti: Lasch e Gallino – Lasch (La ribellione delle élite, 1995)
– Gallino (La lotta di classe dopo la lotta di classe, 2012)
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I quattro imperativi
funzionali secondo Parsons (modello A.G.I.L.)
Mezzi Fini Rivolte
all’esterno del sistema
Adattamento (adaptation)
Sistema economico
Conseguimento degli scopi (Goals attainment)
Sistema politico Rivolte
all’interno del sistema
Mantenimento del modello latente
(Latency) Sistema culturale
Integrazione (Integration)
Sistema legale
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Perché i sistemi non sono
tutti uguali?
I sistemi si differenziano tra di loro in seguito alle alternative che si
presentano al soggetto agente. Nel corso della sua azione, possono
presentarsi diverse alternative al soggetto (elemento valutativo
dell'azione), ma sempre in numero limitato: sono quelle che Parsons
chiama variabili strutturali. • Neutralità affettiva-affettività. L'attore sociale sceglie la prima quando mette da parte i propri
sentimenti, giudicando strumentalmente la situazione; altrimenti, sceglie per l'affettività (rapporti di
lavoro/amicali).
• Interessi privati-interessi collettivi: riguarda le scelte del soggetto tra il proprio tornaconto e
quello della collettività.
• Universalismo-particolarismo. Riguarda la scelta fra relazioni basate su norme generali
(universali) o su relazioni personali/comune appartenenza di gruppo.
• Realizzazione-attribuzione. L'attore sociale sceglie se trattare l'oggetto alla luce delle sue
realizzazioni, cioè per ciò che fa, o se dare maggiore importanza alle sue qualità, cioè per ciò
che è.
• Specificità-diffusione. L'attore sociale può rapportarsi agli altri considerandone solo aspetti
specifici oppure si può orientare agli altri in maniera globale, considerando la persona nel suo
complesso.
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Gli sviluppi del
funzionalismo: Merton
• Allievo di Parsons, Merton ne prende tuttavia le distanze rispetto all’idea centrale del modello parsonsiano, quella di funzione, introducendo la distinzione tra funzioni manifeste e funzioni latenti.
• Egli inoltre critica l’idea dell’indispensabilità funzionale, introducendo quella di alternativa funzionale.
• A partire da questi presupposti, Merton rilegge il concetto durkheimiano di anomia in termini di relazione tra mezzi e fini.
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Il concetto di anomia in
Merton
Scopi culturali
Mezzi istituzionalizzati
Modalità di adattamento
+ + Conformità
+ - Innovazione
- + Ritualismo
- - Rinuncia
+/- +/- Ribellione
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Lo strutturalismo
• Lo strutturalismo nasce con la linguistica moderna, i cui fondamenti si devono a Ferdinand de Saussure (1857-1913), secondo il quale la lingua è un insieme strutturato di segni arbitrari legati da relazioni stabili, il cui uso è un’esperienza sociale condivisa intersoggettivamente.
• È però attraverso l’antropologia strutturale di Claude Lévi-Strauss (1908-2009) che lo strutturalismo influenza, negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, la sociologia.
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La linguistica di Saussure
• Influenzato da Durkheim, Saussure svecchia la linguistica proponendo una teoria sull’origine della lingua come sistema di segni esterno all’uomo (langue, contrapposto a parole).
• Per il linguista svizzero, la langue altro non è che un sistema di segni arbitrari che assumono il loro significato nella relazione con altre parti del sistema e il corrispondente metodo per andare al di sotto della superficie fino ad arrivare al modello sottostante.
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Caratteri dello
strutturalismo
• Per gli strutturalisti, la realtà è un testo, rispetto al quale si tratta di interpretare i segni. Esso ha un carattere oggettivo.
• Quattro caratteri comuni: – visione olistica della società;
– ricerca degli elementi invarianti;
– le strutture non sono entità osservabili direttamente;
– le strutture determinano le azioni e i pensieri degli esseri umani.
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Il concetto di struttura
• La struttura non è un qualcosa di direttamente
osservabile e di cui gli individui abbiano
coscienza. Ad esempio, non è detto che il
parlante che usi una determinata lingua sia
consapevole della struttura formale della stessa.
• La struttura è un modello teorico che il
ricercatore elabora al fine di spiegare il
funzionamento del fenomeno che sta
analizzando.
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Opposizioni binarie nello
strutturalismo (e dintorni)
• Molti lavori prodotti all’interno della vasta cornice dello strutturalismo evidenziano la necessità, del tutto umana, di mettere ordine nel conoscibile attraverso un sistema di opposizioni binarie. Questo sistema trova riferimento in ambiti disciplinari come la linguistica, l’antropologia, la sociologia, la semiotica.
– Langue e parole (Saussure, 1916)
– Crudo e cotto (Lévi-Strauss, 1964)
– Purezza e pericolo (Douglas, 1966)
– Dentro e fuori (Foucault, 1975)
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Le 31 funzioni della Morfologia
della fiaba (1928) di Propp
Allontanamento Prima funzione del donatore
Arrivo in incognito
Divieto Reazione dell'eroe Pretese infondate
Infrazione Acquisizione oggetto magico
Prova
Investigazione Trasferimento Soluzione
Delazione Lotta Identificazione
Tranello Marchiatura Smascheramento
Connivenza Vittoria Trasfigurazione
Danneggiamento o Mancanza
Rimozione Punizione
Mediazione Ritorno Matrimonio
Inizio della reazione Persecuzione
Partenza Salvataggio
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I personaggi tipo della Morfologia
della fiaba (1928) di Propp
• Il cattivo (Antagonista): lotta contro l'eroe, è la causa del danno.
• Il donatore: prepara l'eroe al conflitto o gli fornisce un oggetto magico per riuscire nella sua battaglia
• Aiutante Magico: aiuta l'eroe nella sua ricerca/lotta
• La principessa e suo padre il re. Questi due tipi si occupano di dare l'incarico all'eroe, identificare il falso eroe, sposare l'eroe. Nel suo lavoro Propp si rende conto che questi due personaggi non possono essere divisi da un punto di vista funzionale poiché si occupano delle medesime cose.
• Il mandante: il personaggio che rende nota la mancanza e incita l'eroe ad andare.
• L'eroe (o vittima che diventerà eroe) colui che lotterà contro il cattivo, trionferà, verrà aiutato dal donatore, sposerà la principessa.
• Il falso eroe: colui si prende il merito della missione e cerca di sposare la principessa con l'inganno.
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Teoria critica
• Con sociologia critica si intende una prospettiva che al centro dei compiti della disciplina mette quello di contribuire al miglioramento della società.
• L’obiettività della conoscenza è messa da parte a vantaggio di un atteggiamento di contestazione a un tempo dell’ordine politico e sociale costituito e della sociologia dominante, considerata espressione acritica di questo stesso ordine.
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La sociologia critica
• La sociologia critica nordamericana. Charles Wright Mills
(1916-1962) denuncia la condizione della nuova classe
media americana in ascesa che risulta «alienata».
• La scuola di Francoforte. Max Horkheimer (1895-1973),
Theodor W. Adorno (1903-1969) e altri, elaborano una
«teoria critica della società», che rivolge una severa
critica all’«Industria culturale», dominata dalla
comunicazione di massa che manipola e svuota lo
stesso concetto di cultura, riducendola a nient’altro che
una merce tra le altre.
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