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Giorgio Nebbia* L’ECOLOGIA E' UNA SCIENZA BORGHESE? Per decenni l'ecologia si è sviluppata ed è rimasta chiusa nei laboratori scientifici influenzando solo limitatamente il pensiero e l'agire politico. Ben presto il capitalismo ha elaborato i propri anticorpi alla contestazione ecologica degli anni sessanta e ha avviato la protesta nell’alveo della propria logica. Ma la crisi ambientale è crisi del capitale: l'attualità del pensiero di Marx, Engels e Lenin I vari volti della crisi ambientale Aumento della concentrazione di anidride carbonica e di altri gas nell’atmosfera e mutamenti climatici; impoverimento della fertilità del suolo; graduale distruzione delle foreste e diminuzione della biodiversità; erosione del suolo con conseguenti frane e alluvioni; congestione delle città; aumento della popolazione nel Sud del mondo e invecchiamento della popolazione nel Nord del mondo; inquinamenti industriali; montagne di rifiuti che nessuno sa dove mettere, contaminazione dei prodotti agricoli con pesticidi. Questi sono soltanto alcuni aspetti della crisi che le società industriali, e anche quelle in via di industrializzazione, nel sud del mondo, stanno affrontando. Pochi numeri danno un’idea della dimensione del problema: sulla T erra ci sono quasi 6.000 milioni di persone, circa 1.500 milioni nel Nord del mondo e circa 4.500 milioni nel Sud del mondo. La popolazione terres tre aumenta in ragione di circa 80 milioni di persone all’anno. La massa di materiali movimentati attraverso il mondo --- la "tecnosfera" --- degli oggetti fabbricati e usati, ammonta ogni anno a circa 50.000 milioni di tonnellate (acqua ed aria escluse); l’acqua usata dalle comunità urbane e dalle famiglie, nel mondo, ammonta a circa 500 miliardi di tonnellate all’anno; i consumi di acqua totali ammontano a circa 9.000 miliardi di tonnellate all’anno; le automobili in circolazione nel mondo sono circa 550 milioni. Se passiamo al caso dell’Italia vediamo che una popolazione di circa 57 milioni di persone, abbastanza stazionaria, ogni anno assorbe circa 700 milioni di tonnellate di materiali (combustibili, sabbia e ghiaia, argilla, prodotti alimentari, minerali e metalli, eccetera, di produzione nazionale o di importazione, acqua e aria escluse) e genera circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti solidi, oltre a circa 500 milioni di tonnellate di gas gettati nell’atmosfera e circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti immessi nelle acque. Le famiglie italiane assorbono circa 9 miliardi di tonnellate all’anno di acqua e l’agricoltura e l’industria ne assorbono circa 40 miliardi di t/anno. Circa 200 milioni di tonnellate di materiali, ogni anno, sono immobilizzati negli edifici, nelle strade, nei prodotti a vita lunga (automobili, macchinari, treni, rotaie, eccetera). Le automobili in circolazione in Italia sono circa 33 milioni. Ho parlato di crisi perché questa situazione è insostenibile, non può durare a lungo, per motivi fisici che non possono essere annullati o scavalcati con nessuna legge o con nessuna quantità di denaro. Una prima legge della fisica e dell’ecologia afferma che la produzione e i consumi delle merci comportano inevitabilmente un impoverimento delle riserve di materiali naturali --- minerali, riserve sotterranee di combustibili, acqua, fertilità del suolo e quindi diminuzione dei prodotti agricoli e forestali --- e un peggioramento della qualità delle risorse naturali restanti: tale peggioramento può essere rappresentat o da un aumento della temperatura e da una addizione di sostanze chimiche inquinanti e dannose nelle acque e nell’atmosfera o da una perdita del suolo superficiale. Una seconda legge della fisica e dell’ecologia afferma che ogni corpo naturale –- aria, acqua, suolo coltivabile e edificabile, spazio urbano --- ha una capacità ricettiva limitata. Da un pozzo si possono estrarre petrolio o metano in una quantità che un giorno finisce e che non è più rigenerabile, nel corso della storia umana. Se si gettano 100 chili di acidi all’anno

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