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Diario Scolastico A.S. 2011-2012 offerto dal Parco Naturale delle Dolomiti d'Ampezzo e dalle Regole d'Ampezzo
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Anno scolastico 2011-2012
Il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, che è stato istituito nel 1990, è molto grande: occupa più di 110 chilometri quadrati, e cioè qua-si la metà del territorio di Cortina. Esso comprende le più belle mon-tagne della valle d’Ampezzo.È stato affi dato in gestione alle Re-gole. Infatti chi, meglio di Loro, co-nosce e conserva prati, boschi, ani-mali selvatici, mucche, pascoli?Lo fanno da oltre 800 anni!!!Col Parco le Regole si sono impe-gnate anche a migliorare strade e sentieri, proteggendo così i luoghi più delicati ed indirizzando nelle zone più belle i turisti, che qui ven-gono in grande quantità.Simbolo del Parco è una picco-la pianta grassa dal fi ore rosso a forma di stella, che vive sugli alto-piani ampezzani: il Sempervivum dolomiticum.
Cari ragazzi,
mi chiamo LeggenDiario e sono un diario un po’ speciale.Vi accompagnerò durante tutto l’anno scolastico in un viaggioalla scoperta di alcune tra le più belle leggende delle Dolomiti. Dovete sapere che ogni montagna, ogni lago, ogni fi ume ha unastoria da raccontare: se volete, potrete divertirvi a individuarei luoghi reali da cui tutte queste leggende hanno origine. Ci sono molti modi per raccontare, descrivere e incantare: le parole sono importanti ma le immagini lo sono altrettanto. Anche l’opera d’arte può essere una forma di narrazione: pensate al fumetto, per esempio! E’ per questo motivo che ho chiesto ad alcuni miei amici artisti di illustrare una leggenda per ogni mese, cercando di interpretarla secondo la propria creatività.Sono sicuro che, sfogliando le mie pagine, rimarrete incantatidalla magia di queste storie che spesso ho lasciato a metà: così potrete inventare un vostro fi nale e confrontarlo con quello vero che, insieme a mille altre curiosità, troverete su questo sito:
http://sites.google.com/site/leggendiario/
Mi raccomando: chiedete pure a insegnanti e genitori di aiutarvi nella vostra ricerca.Ogni leggenda nasconde un mistero e sta a voi, soltanto a voi, cercare di scoprirlo...Non mi resta che augurarvi buon viaggionel fantastico... LeggenDiario!
Mi raccomando: chiedete pure a insegnanti e
Ogni leggenda nasconde un mistero e sta a voi,
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NovembreDicembre Gennaio
FebbraioMarzo Aprile
Maggio Giugno
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A scuola col Parco2011-20122011-2012
Le mie dediche...
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Orario defi nitivo
sabato
Orario provvisorio
TERRITORIUMLEGGENDARIUM
Le leggende nascono dalla fantasia dell’uomo che cerca di interpretare alcuni fenomeni naturali. Anticamente questi racconti venivano traman-dati a voce di generazione in generazione: solo in un secondo momento sono stati trascritti e oggi costituiscono un patrimonio importantissi-mo perché trasmettono la cultura di un popolo.Le leggende delle Dolomiti ci raccontano molto del rapporto dell’uomo con la natura, che veniva rispettata come un’entità magica, capace di ama-re, sognare, soff rire... proprio come l’uomo!
Sentite cosa dice la scrittrice BrunamariaDal Lago Veneri:“Rileggere, reinterpretare e riraccontare le nostre leggende è raccontare noi stessi. Non si tratta tan-to di descrivere e parlare delle nostre montagne, quanto di comunicare il nostro sguardo su di esse; non tanto di riportare con meticolosa precisione una leggenda quanto di cercare di raccontare quel che noi vediamo in essa, per scoprire quel che ancora ha da dirci.”
Karl Felix Wolff è lo studioso che agli inizi del Novecento ha diff uso nel mondo la fama delle leggende delle Dolomiti, raccogliendole in un corpus di racconti noti con il nome di “Monti Pallidi”.
Così veniva rappresentato il nostro territorio nelle prime carte geografi che; sembra quasi la mappa di un intrepido e coraggioso viaggiatore alla ricerca di un tesoro nascosto: le belle Dolomiti, per l’appunto.
Opera di Concetta Paladino, artista di Scilla
Il povero Sorapis e la capricciosa Misurina
Che titolo darestia queste immagini?
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orapis era davvero un GB, ovvero un gi-gante buono, che avrebbe fatto qualsiasi cosa per soddisfare i capricci della sua piccola Misurina. Questa, fi n da quando era minuscola, pretendeva giocattoli in-credibili: bambole che sanno capire e parlare, una casetta rosa dotata di ogni
comfort in miniatura, una bici alata su cui volare di prato in prato. Non possedeva tuttavia quel meraviglioso specchio che la fata dai capelli cristallini custodiva con gelosia e usava per leg-gere i pensieri delle persone... Urla e strepiti, in “e” e in “i”, raggiunsero le enormi orec-chie di paparino, il quale (ahi lui!) non seppe pronunciare uno di quei no che aiutano a crescere, e fece due passi due fi n sul Cri-stallo nel castello della fata. E lei acconsentì a cedere l’oggetto magico, a condizione che Sorapis assumesse per sempre la veste silenziosa e immobile di una montagna. E Misurina, mentre ri-ceveva lo specchio, accarezzò con troppa gioia l’idea di essere l’unica bimba a poter vantare un padre dotato di pendii su cui scivolare e braccia da cui pendere con una lunga altalena. Così, gradualmente ma in modo inesorabile, il roseo pal-lore dolomitico cominciò a diff ondersi su ogni metro quadro del gigantesco corpo…
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Lo specchio di Misurina
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Il termine “specchio” deriva dal latino speculum e quindi dal verbo “specere” che vuol dire “osservare con attenzione”.Lo specchio può avere due signifi cati: uno positivo e uno negativo.Offre infatti la possibilità di “guardarsi dentro” e conoscere meglio se stessi, ma (e la strega di Biancaneve ce lo ricorda) è anche un oggetto usato da
persone molto vanitose.A volte questo amore ecces-sivo verso la propria persona può avere conseguenze disa-strose… Narciso, specchiandosi in un lago, si innamorò perdutamente della propria imma-gine, tanto da unirsi a lei per sempre. Caravaggio, Narciso alla fonte, 1594-96Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica
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SETTEMBREUN’ALTRA LEGGENDA CHE PARLA DI UN LAGO È .......................................................................................................................
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Il lago di Misurina è di origine glaciale: il ghiac-ciaio, una volta scioltosi, ha lasciato una conca impermeabile che si è poi riempita di acqua.
Certo che le lacrime di Sorapis dovettero esse-re davvero tante per formare il più grande lago del Cadore dal perimetro di 2,6 chilometri e una profondità di 5 metri.
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Il nome di Misurina, in ladino “Mesorina”, deriva forse dall’unione dei ter-mini “Meso ai Rin”, cioè “in mezzo ai ruscelli”; si cre-deva infatti che sia il Piave che l’Adige nascessero da questo lago.
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Ricorda
che
anche la
Natura e il
Destino fanno i
capricci…
Se si esagera, sgorga un fi u-me di lacrime: Iside pianse a tal
punto per la morte del marito, che le sue
lacrime diedero origine
al lago da cui nacque il fi ume Nilo.
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SETTEMBRE
Se si esagera, sgorga un fi u-me di lacrime: Iside pianse a tal
punto per la morte del marito, che le sue
lacrime diedero origine
al lago da cui nacque il fi ume Nilo.
Pensa
che nei
primi cinque
mesi di vita un
bambino, di fronte
allo specchio, non si
identifi ca con il rifl es-
so, ma crede di vede-
re un’altra persona.
Acqua e specchio
vanno d’accordo:
pensa a come un lago possa essere defi nito “specchio
d’acqua”.
Gli
occhi
sono lo
“specchio
dell’anima”.
Gli artisti hanno
da sempre cercato
di ottenere l’effetto
migliore dipingendo
gli occhi per mostrare
ciò che non si vede:
l’anima.
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ORIZZONTALE1. Il luogo di provenienza dello specchio magico5. Si vede rifl esso sulle acque del lago di Misurina6. Il torrente emissario del lago di Misurina7. Quando un individuo cambia aspetto e forma8. La famosa montagna a nord di Misurina9. La nascita di una montagna10. Andò in frantumi
Che cosa può essere secondo te un capriccio?A. un tipo di gelato deliziosoB. un profumo che fa sognareC. una composizione musicale ricca di fantasia D. la voglia insistente di qualcosa
VERTICALE2. Il tipo di rocce che si impilano una sopra l’altra3. Quello di Misurina era troppo buono4. Era una gran capricciosa6. Il comune del lago di Misurina
CruCiVerBA
…Sorapis chiuse gli occhi e il capo inchinòe giorno e notte aspettòfi nché di pietra non fue con le lacrime che scesero giùun verde lago formòtra abeti e genziane blu.
(Claudio Baglioni)
Le soluzioni nel sitohttp://sites.google.com/site/leggendiario/
Per ascoltare la canzone su you tubehttp://saf.li/97ZkB
Qui puoi scrivere o disegnare ciò che vuoi!
La principessa Bianca, amante della natura
Opera di Giovannibattista Segurini,artista di Cortina d’Ampezzo
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Che titolo daresti a queste immagini?
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Donna di pietra
h, Bianca avrebbe potuto fare la model-la, tanto era bella e elegante! I suoi ca-pelli erano lunghi e biondi, la sua pelle candida come la neve, … Beh, forse era un po’ troppo alta: era fi glia di uno dei giganti-re delle Dolomiti!
Viveva sul Pomagagnon, in via dei Colossi Pallidi, nel ma-estoso palazzo del padre: qui disdegnava TV e PC, preferendo intrattenersi con poeti, cantanti e giramondo. Ma ciò che più amava era avventurarsi da sola nel mondo che la circondava; si sentiva, così, libera di scoprire i neonati colori e gli incante-voli profumi che di stagione in stagione la Natura off riva, libera di giocare a “un-due-tre-stella” assieme a orsi e cervi, libera di distendersi sul fresco prato a sognare di essere nuvola o aquila, libera per sempre. Il padre tuttavia sbuff ava (e che raffi che di vento provo-cava!) e le ricordava sempre più spesso che era ora di prendere marito; e Bianca, timorosa all’idea di un principe pantofolaio, sperava in uno sposo con cui condividere la passione per l’ine-briante respiro dei monti e delle valli. Ma il re già l’aveva promes-sa al fi glio dei Giganti dell’Antelao, un giovane uomo che - pensa un po’ - manco sapeva che le marmotte fi schiano e che i larici si vestono d’oro in autunno…
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La cosiddetta “età da marito” risultò impegnativa anche per Jasmine che preferiva Aladin ai pretendenti sceltidal padre, così come per la fi glia del mu-gnaio di cui scrivono i fratelli Grimm; e come scordare la bella Mirandolina tanto corteggiata nella famosa comme-dia di Goldoni?
MettiAMO uN PO’ Di OrDiNe
Cambia l’ordine delle lettere e scoprirai alcuni luoghi della leggenda.
C E T R A T O C H
N A L E O T A
L O S T R I C A L
E T O B I
S A L O R E
G O M P A N N A G O
F O N A T A
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sabato 1
OTTOBRETANTI SONO I GIGANTI VISSUTI NELLA NOTTE DEI TEMPI: IL MITO GRECO CI PARLA DEI FIGLI DI CIELO E TERRA CHE CADDERO ROVINOSAMENTE DALL’OLIMPO; NELLA BIBBIA FA-MOSO È GOLIA CHE FU SCONFITTO DA D _ _ _ _ _
Secondo la mitologia nor-dica il mondo ebbe origi-ne dal corpo di un essere gigantesco; anche orchi e troll fanno parte della stes-sa colossale famiglia.
ALTRETTANTO NOTO È P _ _ _ _ _ _ _ IL GIGANTE ACCECATO DA ULISSE. DEGNO DI MEN-ZIONE È INFINE IL GGG, IL GRANDE GIGANTE DI ROALD DAHL.
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Nel mito greco Medusa, una delle tre sorel-le Gorgòni, per un malefi cio di Atena, si ri-trovò al posto dei capelli un nido di serpenti velenosi e soprattutto, uno sguardo talmen-te orripilante da pietrifi care a vita chiunque lo avesse incontrato. Non scampò tuttavia all’astuto eroe Perseo che pensò bene di ucciderla utilizzando uno specchio per evitare i suoi occhi; dalla testa mozzata nacque Pegaso, il mitico cavallo alato, e dai ramoscelli intrisi del suo sangue si formò il corallo. Medusa conservò comunque il potere di pietrifi care; e Atena si assicurò per il proprio scudo la testa di questo terribile essere.
Rubens, La testa di Medusa, 1618 ca, Vienna, Kunsthistorisches Museum.
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OTTOBREPURE QUALCUN ALTRO A DICEMBRE FARÀ LA STESSA FINE A CAUSA DELLA SUA AVIDITÀ. SCOPRI CHI È .....................................................................................................
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Anche la celebre Conturina fu vittima della propria bellezza e dell’odio della matrigna che, gelosa, trasformò la ragazza in pietra e la fece trasportare sopra un’altissima rupe che domina il Passo di Ombretta.
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OTTOBRE
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Rimanere di sasso o pietrifi -cati dal terrore, dallo stupore,
ma anche (non a caso!) dormire come un sasso. C’è anche chi si pietrifi ca al punto da … fossilizzarsi. Del resto il sepolcro
per eccellenza è la pietra tombale.
Una parti-colare pietra, quella
fi losofale, era nota anche a Harry Potter per le sue
straordinarie proprietà.
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OTTOBRE
Una parti-colare pietra, quella
fi losofale, era nota anche a Harry Potter per le sue
straordinarie proprietà.
“Nulla è più duro d’una pietra e nulla
più molle dell’acqua. Eppure la molle acqua scava
la dura pietra”.
Con questoci fermiamo mettendoci
una pietra sopra.
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“Son de sass e non me meve,son de crepa en Marmoléda,son na fi a arbandonedae no sê per che resòn.”(Canzone di Conturina)
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OTTOBRE
La linea rossa mostra la principessa coricata, che è stata tra-sformata in pietra. Chissà quante altre forme si possono tro-vare osservando il profi lo delle montagne...
Opera di Francesca Pompanin,artista di Cortina d’Ampezzo
Oswald il cantore e la bellissima silfi de Antermoia
1. Lago di Antermoia
2. Veduta del Catinaccio
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Mano diFerro
on solo il pensiero di posare le dita su di un fl auto, ma anche di tenere fra le brac-cia una chitarra, volando sulle note della musica, faceva sognare Oswald, giovane nobile il cui destino era già stato segna-to in culla… Un’indovina aveva infatti predetto che quel bimbo mai avrebbe
dovuto sfi orare uno strumento o intonare una melodia (neppure fi schiettarla!), pena la perdita della felicità. La madre, preoccu-patissima, lo portò sulla Gardenazza dove le Gannes gli stregaro-no le mani: se solo avesse tentato di produrre una nota pizzican-do una corda o sfi orando uno strumento, questo si sarebbe rotto in mille pezzi.
A “Mano di ferro” non restò altro che darsi alla caccia e alla guerra, magari ascoltando musica con l’iPod, ma… vuoi mettere?Finché un giorno incontrò sul Monte Molignon una silfi de, me-ravigliosa creatura che intratteneva la natura con il dolce canto; Oswald rimase di stucco e … no, non era un barba-trucco! Si era semplicemente innamorato. E le aprì il suo cuore spiegando l’in-cantesimo che imprigionava quelle povere mani. Lei (guai a pronunciarne il nome!) rivelò che solo un gran-de dolore gli avrebbe permesso di suonare; gli sarebbe tuttavia costato caro, tanto da rimpiangere il tempo in cui la musica esi-steva solo nella sua anima…
N
NOVEMBRE
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Il personaggio di “Mano di Ferro”, Oswald von Wolkenstein, è un poeta trovadore tedesco (una sorta di can-tautore antico) vissuto nella metàdel ‘300, di cui ci rimangono molti Lieder.Era cresciuto in un castello e aveva perso l’occhio destro a 9 anni durante i festeggiamenti del carnevale.Fin da ragazzino, compì molti viaggi
in Svezia, Russia, Terrasanta, Italia, Inghilterra, Francia come poeta e accompagnatore di re ed imperatori.Tornato in patria, si stabilì nel ca-stello di Hausenstein sotto lo Sciliar e, dopo un matrimonio non molto felice, cominciò a rimpiangere i suoi anni da vagabondo.
Da sempre il pronun-ciare o meno un nome ha assunto particolare potere: ne sono esempio Ulisse con “Nessuno”, Tremotino nella fi aba dei fratelli Grimm, Iside dai mille nomi.
Osservando il ritratto di Oswald, torna alla mentelo sfortunato Duca di Urbi-no che perse l’occhio destro durante un torneo a cavallo.
1. Piero della Francesca, Ritratto di Federico da Montefeltro, ca. 1472-1474. Firenze, Galleria degli Uffi zi.2. Ritratto di Oswald
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no che perse l’occhio destro durante un torneo a cavallo.
gioved 3
venerd 4
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NOVEMBREIL FATTO DI AVERE MANI DI METALLOAVVICINA OSWALD A EDWARD MANI DIF _ _ _ _ _ _ , PROTAGONISTA DI UN FAMOSO FILM IN CUI IL PROTAGONISTA USAVA LE MANI COME CESOIE PER MODELLARE MERAVIGLIOSI CESPUGLI.
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marted 8
mercoled 9
Le anguane sono come le sirene: donne bellissime dai lunghi capelli verdi e dalla carnagione bianca che incantano gli uomini con la loro voce.
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venerd 11
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NOVEMBRENEL LEGGENDIARIO TI IMBATTERAI IN ALTRE ANGUANE: QUALI? ..........................................................................
Nomi e caratteristiche delle Anguane possono variare: quelle incantatrici della Val Gardena si sposano anche con esseri umani che, dopo un po’, abbandonano senza lasciare traccia; le Mjanines, abitanti
del lago delle apparizioni (lago Ghedina) che danno buoni consigli; le Pelne del Nu-volao, trasformate in uccelli dal dolce can-to; le Jarìnes, signore del letto dei torrenti, che donano vita ai fi ori sulle rive.
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Evaristo Baschenis, Strumenti musicali, 1650. Bru-xelles, Musées royaux des beaux-arts.
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NOVEMBRE
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TANTI SONO I MODI DI DIRE IN CUI COMPARE IL FERRO:AGUZZARE I FERRI, ANDARE _ _ _ _ _ I FERRI, BATTERE IL FERRO FINCHÉ È _ _ _ _ _ , ESSERE DI FERRO, METTERE A FERRO E _ _ _ _ _ , ESSERE AI FERRI _ _ _ _ _ , SFIDARSI A _ _ _ _ _ _ _ DI FERRO, APPENDERE I FERRI DEL _ _ _ _ _ _ _ _ .
gioved 24
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Venire ai ferri corti, signifi ca
litigare al punto da arrivare a uno scon-tro; infatti, durante i
combattimenti, ad un certo punto si abbando-navano le spade, (cioè i “ferri lunghi”), per
lottare con i pu-gnali.
NOVEMBRE
venerd 25
luned 28
mercoled 30 Il ferro è uno dei metalli più
largamente impie-gati da sempre, ed è preso a paragone
per la sua resi-stenza e robu-
stezza.
marted 29
NOVEMBRE
dove potrai trovare anche dei suggerimenti per ascoltare su inter-net le musiche di Osvald. se però non stai più nella pella provahttp://saf.li/07ZnV
Le soluzioni nel sitohttp://sites.google.com/site/leggendiario/
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COMPLetA Le DeFiNiZiONi...musicali e nella colonna comparirà il nome della ninfa che fa perdere la testa a Mano di Ferro.
1. Quella musicale è una successione di suoni2. Beethoven ne compose uno “alla gioia”3. Suddivisione regolare del tempo4. Segno di alterazione che indica l’innalzamento di un semitono5. Strumento per misurare il tempo…musicale6. Scienza che studia la sovrapposizione di suoni7. E’ una chiave e anche uno strumento musicale8. Genere musicale nato nelle comunità degli schiavi africani9. La pagina musicale
COLOrA
Opera di Paolo Barozzi,artista di Cortina d’Ampezzo
L’intrepida Dolasilla
Gli animali alleati del popolo dei Fanes
Regno deiFanes
ovunque nel Regno dei Fanes si viveva in pace, fi nché un giorno la Regina de-cise di sposare un uomo avido di potere e di denaro. Sullo stemma di famiglia, raffi gurante la marmotta fedele alleata dei Fanes, venne così posta l’immagine dell’aquila…
Il nuovo Re, in mancanza di fi gli maschi, volle che sua fi -glia, la principessa Dolasilla, diventasse una fortissima guerriera: infallibili erano le sue frecce e la corazza che i nani, in segno di gratitudine, le avevano donato, raccomandandosi però di restare single, pena la rovina dei Fanes. Così, l’invincibile Regno si ingrandì sempre più, ma il ter-ribile mago Spina de Mul organizzò i nemici in una coalizione e vi pose al comando Ey-de-Net, del quale (ahi!) si innamora Do-lasilla. Durante la prima battaglia, l’eroina venne gravemente fe-rita: nulla poteva la corazza contro magia e … amore. Per fortuna Ey (cotto di lei) la portò in salvo! Chiese poi alla maga Tsicuta uno scudo in grado di proteggere l’amata da ogni colpo. I due combatterono fi anco a fi anco fi no a quando lui la chiese in sposa, ma il Re si infuriò, bandì Ey dal Regno, e poiché la fi glia si rifi utava di scendere in campo, tradì il suo popolo pas-sando dalle parte del nemico. La povera Dolasilla venne trafi tta a morte dalle sue stesse frecce, il re tramutato in pietra per sempre, mentre i Fanes, assieme alle marmotte, si rifugiarono sotto le rocce in attesa delle trombe che un giorno ne annunceranno la rinascita.
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DICEMBRE
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“IL REGNO DEI FANES” È UNA LUNGA SAGA NOSTRANA, SIMILE AI GRANDI CICLI LEGGEN-DARI EUROPEI, COME QUELLO DI RE _ __ _ _ O QUELLO DEI NIBELUNGHI, O AI GRANDI POE-MI DI OMERO, COME L’I _ _ _ _ _ E L’O _ _ _ _ _ _ .
Il lavoro di ricerca intorno alle leggende dei Fanes si deve principalmente all’opera dello stu-dioso austriaco Karl Felix Wolff, che si appassionò a questi racconti grazie alla sua bambinaia della Val di Fiemme, che la sera glieli narrava cantando.Dedicó gran parte della sua vita ad esplorare le valli dolomitiche, raccogliendo fi abe e testi-monianze per poi trascriverle e pubblicarle.
Il lavoro di ricerca intorno alle leggende dei Fanes si deve principalmente all’opera dello stu-dioso austriaco Karl Felix Wolff, che si appassionò a questi racconti grazie alla sua bambinaia della Val di Fiemme, che la sera glieli narrava cantando.Dedicó gran parte della sua vita ad esplorare le valli dolomitiche, raccogliendo fi abe e testi-monianze per poi trascriverle e pubblicarle.
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COMPLetA Le DeFiNiZiONi...e nella colonna comparirà il nome della capitale della città perduta del re-gno di Fanes.
1. Strega che dona l’oblio e cosparge le rocce di papaveri dall’effl uvio mortale2. Splendido regno sotterraneo dalle porte d’oro. 3. Gemella lunare fi glia del re dei Fanes, cresciuta sottoterra.4. Pietra magica che dona potere a chi la porta.5. Uccelli guerrieri dell’aria, si alleano con il re di Fanes. 6. Magici animali della terra, uniti da un patto segreto con il popolo dei Fanes.7. Principessa guerriera che guiderà il suo popolo alla battaglia.8. Stregone con le sembianze di asino putrefatto che incarna le forze del male.9. Prode cavaliere che si fi nge scudiero per proteggere la sua amata.10. Per la sua avidità tradisce il suo popolo e viene punito con la pietrifi cazione.
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DICEMBRESaga: ampia narrazione delle vicende storiche di un popolo, di una famiglia o di un personaggio.
Dal tempo dei tempi, nel cuore delle Dolomiti, i Ladini si tra-mandano il ricordo di un antico regno sulle montagne, che di-venne potente e glorioso, ma fu poi distrutto dal tradimento…
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DICEMBRE
Spina de Mul: potente mago, fratello di Tsicuta, che si avventurava per i monti prendendo le sembianze di un mulo con testa, collo e gambe anteriori di pelle, e le altre parti d’ossa. Zampettava quindi por-tando con sè lo scheletro mentre emetteva un grido orribile. Sapeva magicamente pri-vare l’avversario delle armi e l’addentava
ferendolo a morte; lui invece poteva esse-re ferito solo da frecce o pietre. Si aggira tutt’oggi sui Lastoi de Formin, nelle vici-nanze del Passo Giau e si rinfresca presso il Lago di Lìmedes. Sul monte Formin puoi imbatterti nella sua caverna: ti accoglierà il suo fi do corvo parlante.
Tsicuta (Cicuta): vecchia maga che abita
nell’alta valle agordina, sul Megòn de Me-
gojes (in ladino “il papavero dei papave-
ri”). Qui ha il suo piccolo regno, nel com-
plesso di cime che si sviluppano a nord est
della Marmolada e del lago Fedaia, dove
fi oriscono appunto i papaveri che, con il
loro oppio, procurano la morte apparente
e l’Aconito, la pianta più velenosa delle no-
stre montagne, chiamata la fava de la vegia
da mont (la fava della vecchia della monta-
gna). Anch’essa si serve di un corvo per le
sue misteriose faccende.
Dolasilla: è la bellissima fi glia del Re dei Fa-nes, il cui nome appare spesso su alberghi e case dei paesi ladini. Oltre a essere molto bella, si rivelò ben presto anche un’invin-cibile guerriera. Le sue grandi doti erano rese ancora più straordinarie dalla forza della magia. Gli gnomi, infatti, le avevano donato una stola di ermellino e dell’argen-to. Da tali materiali aveva ottenuto un arco potentissimo e una prodigiosa armatura
che nessuna freccia o spada era in grado ol-trepassare. Le sue frecce invece erano state ricavate dal canneto del Lago d’Argento e, quando venivano scagliate, andavano im-mancabilmente a colpire il bersaglio. Per bravura e destrezza avrebbe saputo tener testa ad altre eroine come Bradamante, Ca-milla, Giovanna d’Arco, Lady Oscar…
Ey-de-Net: giovane e promettente guerrie-
ro proveniente dal paese dei Duranni. Dopo
aver sfi dato Spina-de-Mul, colpendolo con
le pietre, lo costringe alla fuga: questi gli
assegna gli assegna il nome “Ey-de-Net”
(Occhio della Notte). Trovata la preziosa
Rajetta, che il mago ha perso nel combat-
timento, la regala alla piccola Dolasilla per-
ché smetta di piangere.
Paolo Uccello, Battaglia di San Romano, ca.1438.Londra, National Gallery.
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EY DE NET, DOPO LA MORTE DI DOLASILLA SI RECA A...............................................................................................
DICEMBRE
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Buone vacanze!
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«Guerriera ardita,che succinta, e ristretta in fr egio d’orol’adusta mamma, ardente e furiosatra mille e mille, ancor che donna e vergine,di qual sia cavalier non teme intoppo.» Virgilio, Eneide, libro I
Quando il potere dell’amore supererà l’amore per il potere si avrà la pace. Jimi Hendrix
Merita il potere solo chi ogni giorno lo rende giusto.Dag Hammarskjöld
Buone vacanze!
Buone vacanze!
DICEMBRE
Prova a disegnare il terribile Spina de Mul....
Opera di Maria Angela Montanari,artista di Faenza
Le messaggere di Samblana, potente signora dei ghiacci
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1. Geometrie
2. I Ghiacci di Samblana
3. Monte Antelao
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Samblana
hiaccio e neve ricoprono l’Antelao for-mando l’immenso mantello bianco di Samblana, potente signora del “non ritorno” che lassù ha posto la propria (perenne?) dimora. Fiera, sovrasta le terre dei mortali ai quali invia, in caso di imminente pericolo, le sue fedeli
messaggere. Queste sanno infatti scendere in gran velocità giun-gendo fi n sui grigi ghiaioni dove, a gran voce, segnalano il peg-gio a coloro che le sanno ascoltare. Così, prestando attenzione a quella vertiginosa piramide di roccia e luce, si possono udire grida di donna che segnalano frane o tempeste, oppure scorgere bagliori improvvisi che avvertono di proteggere i cuccioli dalla tremenda poiana. Durante l’inverno, quando più lungo è il candido velo, non è tuttavia possibile notare le migliaia di damigelle che con grazia lo reggono: sono le anime dei morti cui sarà possibile, al disgelo, ricevere un lembo di quella lucente e lieve stoff a. Una volta indossata, divenute fi nalmente bianche, potranno raggiungere e oltrepassare la porta che proprio da lassù conduce al Regno dei Beati. Ma verrà il giorno, in un tempo molto molto lontano, in cui freddo e paure e attese non ci saranno più, il mantello si ri-durrà fi no a scomparire, e allora avrà inizio la primavera senza fi ne, e Samblana…
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GENNAIO
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Samblana, si era fatta ricamare un velo ricco e lunghissimo, “intessuto di luce d’argento e di albume d’uovo”. La sua sete di potenza aveva fatto insorgere contro di lei i sudditi che l’aveva-no cacciata dal regno confi nandola in una montagna di ghiaccio col suo velo, sul quale ogni inverno si accumulava la neve. A sostenere questo strascico, sempre più pesante, erano giunte “le anime delle bambine spinte sotto l’arco della luna”.
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GENNAIOIN AUTUNNO I C _ _ _ _ _ _ _ TINGONO I NOSTRI PRATI DI ROSA: SONO LE FANCIULLE DI SAMBLANA.
Samblana, signora dell’inverno e delle cime nevose, ma anche dea della fertilità; le ap-partiene il mondo notturno, lunare, e pertanto è vista anche come Signora della Morte, che custodisce e protegge la Natura in attesa di donarle nuovamente vita. Anche in primavera, a segnalare la ciclicità della vita, compaiono dei fi ori, del tutto simili a quelli “autunnali”, che ricamano le vallate con le stesse tonalità di rosa, viola e bianco.
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La Rajetta è una misteriosa e raggiante pietra blu, una scheggia di cielo che rifl ette tutto quello che vede sulla terra e comunica tutto ciò che è avve-nuto, avviene e avverrà. Anche donna Dindia e gli abitanti del Regno dei Fanes la conoscono.Per non parlare della Regina cattiva di Biancane-ve, che ne ha ricavato il suo specchio incantato, e di molte altre maghe che ne hanno ottenuto le magiche sfere di cristallo!
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GENNAIOSamblana usava questa pietra per raccogliere la tenue luce del sole invernale e “dirigerla fi n negli angoli estremi della valle” … Sulle alture di Pocol, nelle limpide sere d’inverno, al tramonto, si vede luccicare questo raggio blu dalla cima dell’Antelao.
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La poiana, è un rapace simile ad un’aquila in miniatura che sorvola la propria zona defi nendo grandi cerchi e planando improvvisamente sulle sue piccole prede.
Si racconta che ai piedi del ghiacciaio dell’Ante-lao ci fosse un laghetto dedicato a Samblana, dove crescevano delle cipolle in grado di guari-re da ogni malattia.
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GENNAIO
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GENNAIO
“Sotto la pioggia,
fame; sotto la neve,
pane”, dicevano i
nostri vecchi.
Le nevi si sono sciolte, già ritornano le erbe sui campie le chiome sugli alberi;la terra muta i suoi aspetti e attraverso le rive i fi umi scorrono(Orazio, Odi)
CruCiSAMBLANACompletate le defi nizioni e nelle caselle col fondo grigio comparirà come per magia il nome del laghetto dedicato alla Samblana, dove crescono delle piante miracolose...
1. Il monte ove regna la Samblana2. In cima alla montagna sono eterni3. La trovi al mattino sui prati4. Avvisano i montanari dell’arrivo delle tempeste di neve5. Frutti di cui vanno ghiotte le messaggere della Samblana6. Possono seppellire un intero paese7. Atteggiamento da regina... inglese8. La stagione più adatta per questa leggenda
Le soluzioni nel sitohttp://sites.google.com/site/leggendiario/
InvernoIl ghiaccio inazzurra i sentierila nebbia addormenta i fossatiun lento tepore devastai colori del cielo.Scende la nottenessun fi ore è nato....(A. Pozzi, Parole)
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Opera di Silvia Tomasella,artista di Pieve di Cadore
Il giovane cavaliere e l’orgogliosa castellana
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1. Lago di Crespeina
2. Col dla Pieres
3. Lago di Limo
Donna Dindia
orse non aveva del tutto inteso le parole del Mago che gli ricordava quanto fosse rischioso essere al servizio, contempo-raneamente, di due donne: la fi danzata voleva da lui la preziosa Rajetta, mentre Donna Dindia chiedeva la libertà dalla prigionia in cui la teneva il terribile dra-
go, custode della potente pietra. Passò la notte senza prender sonno; comparivano davanti agli occhi i pallidi volti dei quaran-ta cavalieri uccisi, risuonava nelle orecchie la voce della princi-pessa che lo pregava di tornare indietro. Proprio lei che aveva preteso una prova del suo amore … Tutta colpa di quel maledetto specchio verde! Ma ormai il giovane cantore aveva deciso: determinato, af-frontò il drago, lo attese puntando la spada e al momento propi-zio lo trafi sse mortalmente. Non fece tuttavia in tempo a gioire per la vittoria: le fauci avevano lasciato una ferita troppo grave… Pianse Donna Dindia, disperata: posò il corpo sul cavallo e lo coprì pietosamente con l’ampio mantello. Giunse la fi danzata dalla Badia per riabbracciare il suo uomo e riportarlo al castello in Badia; poté solo bagnare di la-crime quel volto senza vita pretendendo che le venisse restituito almeno il corpo. Ma Donna Dindia, orgogliosa, levò in alto il capo e aff ermò che per lei e solo per lei era morto … rendendola fi nalmente libera.
F
FEBBRAIO
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L’aspetto tanto orientale di Donna Dindia deriva forse da Venezia e il suo rapporto con l’Oriente, oppure dalla tradizione letteraria (Boiardo, Ariosto, Tasso, …). Questo è un personaggio complesso, e ricco di sfumature e di legami con altri per-sonaggi femminili.
mercoled 1
Dindia in veneto signifi ca “tacchina”, chiamata anche “gallina d’India”, per quegli strani giochi d’ignoranza geografi ca che affl iggono questo pennuto originario delle Americhe. In realtà, dalla descrizione della leggenda ella sarebbe un’orientale: una donna d’India, bruna, vestita di seta e con grandi anelli d’oro alle braccia.
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La Rajetta
FEBBRAIO
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La trama della leggenda risulta inserita in una cornice di tipo medievale: si parte da un castello in val Badia dove esiste ancora un piccolo gruppo di case chia-mato Castèl, sulla riva destra del Gàdara. Compaiono la fi gura del giovane cantore, spettrali cavalieri e il marito traditore, punito con l’incendio del suo castello,
che per il dolore si uccide. Entra in scena anche il Drago, fi gura estranea al mon-do ladino, che custodisce la grotta con il tesoro. Ritornano lo specchio incantato e il mago con i suoi incantesimi. C’è poi il lago incantato, che richiama alla mente il ciclo di Re Artù con la splendida Dama che lì dimorava.
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sabato 11
FEBBRAIO
La localizzazione del castello di Donna Din-dia nel bosco Lama-rida, alle pendici del Formìn, e la comparsa del Mago, richiama alla mente Spina de Mul, antico signore di quei luoghi.
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mercoled 15Paolo Uccello, San Giorgio e il drago, ca.1456. Londra, National Gallery.
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E’ già capitato che un perso-naggio fosse ospite di una bella signora e venisse trat-tenuto per un lungo tempo nel palazzo di quest’ultima: Didone avrebbe fatto qual-siasi cosa pur di far restare Enea e così, con ben altri sotterfugi, la Maga Circe.
COMPLetA Le DeFiNiZiONiCompleta le defi nizioni e nella colonna comparirà il nome del bosco dove è ambientata la leggenda.
1. Abitante delle montagne che trova lo specchio magico2. Il gioiello che rende schiavi di chi lo possiede3. Cerca di mettere in guardia il giovane cantore sul potere del gioiello4. Se è fatto di legno può prendere fuoco, come in questa leggenda5. Nessun cavaliere riesce a sconfi ggerlo6. Donna selvatica che aiuta il giovane nella ricerca del gioiello7. L’esotico nome della castellana8. Quello dove cade lo specchio diventa verde
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QUESTO AMORE
Questo amore Così violento Così fr agileCosì tenero Così disperato Questo amore Bello come il giorno E cattivo come il tempo Quando il tempo è cattivo Questo amore così vero Questo amore cosí belloCosì felice Così gaio E così beff ardoJ. Prévert
COLOrA
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FEBBRAIO
Chi troppo vuole, nulla stringe.
Un uomo non può essere ingannato che da sé stesso.Ralph Waldo Emerson
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La lontananza fa all’amore quello che il vento fa al fuoco: spegne il piccolo, scatena il grande.Roger de Bussy-Rabutin
Chi è più lento a promettere è più svelto a mantenere.Jean-Jacques Rousseau
Promettere e mantenere è una cosa che porta lontano.
Pierre de Marivaux
Il coraggioso Ghedìn ed il mitico villaggio di Miljera
Opera di Arianna Sartiniartista di Cortina d’Ampezzo
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Che titolo daresti a questeimmagini?
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inaccioso si aggirava sul Sorapis un ter-rifi cante avvoltoio nero che di tanto in tanto planava nel villaggio di Miljera, entrava furtivamente nelle case, e posa-va i temuti artigli sui bordi di una culla azzurra, riportando fra le nubi l’ennesi-ma preda.
Ghedìn, giovane cacciatore senza paura, decise di segui-re l’eco di quel disperato vagito e di avventurarsi sul monte per scovare la tana del rapace scoprendo così quale destino fosse ri-servato all’indifeso bottino. Ah, mostruoso volatile che osavi va-nifi care il lungo viaggio di un’elegante e paziente cicogna! Restò appartato in tuta mimetica (dai pallidi colori) per giorni e giorni, per ore e ore, fi nché scorse la misteriosa dimora, si avvicinò e quasi svenne per lo stupore: pendevano dalla parete rocciosa, come gocce di rugiada al mattino, gabbie di fi ne fi ligra-na d’argento al cui interno cinguettavano solitari uccellini. Seguirono altri appostamenti e una nuova strabiliante vi-sione: una splendida fanciulla trasformava con il suo incantevole canto i neonati in uccelli e se stessa in avvoltoio. Ghedìn, scon-volto, non poté non riconoscerla: era la donna di cui molti anni prima si era innamorato, era colei che ancora amava, era la pittri-ce del Monte Faloria…
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La Pittricedel Faloria
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MARZO
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Miljera era un bellissimo villaggio scavato nella roccia ai piedi del monte Faloria. Sulle sue rovi-ne sarebbe sorta l’attuale località di Fraìna.
AL CENTRO DELLA LEGGENDA VI È L’ARTE, E IN PARTICOLARE LA PITTURA, CHE AL TEMPO ERA SCONOSCIUTA AGLI ABITANTI DELLA MONTAGNA. QUESTA EREDITÀ VERRÀ RACCOLTA E TRAMANDATA DAI FRATELLI GHEDINA, MA SOPRATTUTTO DAL GRANDET _ _ _ _ _ _ VECELLIO NATO ALL’OMBRA DELLE DOLOMITI.
Al di là di quanto raccontato nel-le vicende di Ghedìn, l’arte della fi ligrana ha invece un’origine storica ben precisa: i primi og-getti lavorati con fi nissimo fi lo d’argento giunsero dall’Orien-te attraverso Venezia fi nché i più abili artigiani di Cortina ne divennero maestri.
COLOrA
Al di là di quanto raccontato nel-le vicende di Ghedìn, l’arte della
storica ben precisa: i primi og-getti lavorati con fi nissimo fi lo
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La trasformazione della giovane fanciulla in un avvoltoio ricorda molto la fi gura delle Arpie, che nell’antica Grecia erano uccelli col volto di donna.
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sabato 10
MARZOI TEMI CHE RICORRONO NELLA VICENDA SONO QUELLICOMUNI AD OGNI STORIA D’AMORE: LA VENDETTA,LA LUNGA ATTESA, LA CAPACITÀ DI SAPER VEDERE OLTRE L’APPARENZA. LA BELLA E LA B _ _ _ _ _ CI RICORDA PROPRIO QUESTO.
Anche le Sirene, con il loro dolcissimo canto, attiravano le proprie vittime cau-sandone la rovina.
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La SVALAZZA è solo una delle tante streghe dai malefi ci poteri: Circe, Medea, Morgana, Magò, Bacheca, Amelia, Tsicuta …
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sabato 17
In un’altra leggenda delle Dolomiti una fanciulla si trasforma in uccello e fa innamorare un cavaliere con il suo canto: si tratta dell’Usi-gnolo del Sassolungo.
LA LUNGA ATTESA IN AMOREL’oscar in questo caso va a colei che più di tutte ha aspettato il proprio amato: Penelope tessé e disfece la tela per vent’anni confi dando nel ritorno di Ulisse.
In un’altra leggenda delle Dolomiti una fanciulla si trasforma in uccello e fa innamorare un cavaliere con il suo
In un’altra leggenda delle Dolomiti una fanciulla si trasforma in uccello e fa innamorare
MARZO
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Quante volte ci ac-
corgiamo che non
è tutto oro quel
che luccica
Del resto l’appa-
renza inganna
e l’importante
è essere belli
dentro.
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sabato 24
venerd 23
Se ci imbattia-
mo in una per-
sona vestita in
modo particolare,
scopriamo che
l’abito non fa il monaco
MARZO
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Di certo, nel vendicarsi, un uomo è soltanto pari al suo nemico, ma ignorandolo gli è superiore poiché perdonare è da principe.
Francis Bacon
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Dolce è la vendetta; specialmente per le donne.George Gordon Byron
Vendette giuste non ne esistono.Miguel de Cervantes, Don Chisciotte
MARZO
Le soluzioni nel sitohttp://sites.google.com/site/leggendiario/
CruCiPittriCe
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ORIZZONTALI
2. Lettera...muta 7. Minerale prezioso 10. Lo dipinge il pittore 12. A lei si rivolge la pittrice per vendicarsi 16. Preposizione articolata 18. “O” inglese 19. Primo numero 21. Uno dei due pretendenti della pittrice 23. Una parte di Leandro 25. Famosissimo pittore di Pieve di Cadore 28. Per difenderlo i cavalieri si sfidavano a duello 30. Dopo averli trasformati in volatili, la pittrice vi rinchiude i bambini... 32. Villaggio in cui è ambientata la leggenda 35. Articolo determinativo 36. Parte di circonferenza 37. Andata e ritorno 39. Ragazzi in dialetto veneto 40. Si usano per pescare 41. Viene lasciato in sospeso dalla pittrice 45. Codice di avviamento postale 47. Preposizione inglese 48. Antenata 50. Alture dove si nasconde la pittrice 51. “Esso” in Inghilterra 53. Esiste quello d’auto, quello di mare, quello d’amore 55. Chi lo trova, trova un tesoro 56. Paese, nazione 58. Provare forte risentimento verso qualcuno60. Frutta secca che si aggiunge spesso nei dolci 62. Fanno incantesimi e preparano pericolose pozioni... 64. Il numero dei comandamenti 65. Adamo fu il primo 66. Hanno la pelle scura 67. Cortile aperto 68. Apollo guidava quello del sole 70. Una senza centro 71. Antri marini e montani 73. Vita senza consonanti 74. Sillaba usata in meditazione 76. Esseri femminili che vivono nei boschi e presso i ruscelli alpini 78. Oro nero...inglese 79. Società per azioni 80. Quella degli alberi si conta dal numero di cerchi 81. Terza nota 82. Posto, sito 85. Il colore del terrificante rapace della leggenda 87. Il prode giovane che libera la pittrice dall’incantesimo 90. A briscola valgono 31 punti 92. Lo zio di una famosa capanna 93. Circondata dal mare 95. Illustrissimo 97. Argento 98. Unta 100. Il cognome del famoso pittore nato a Pieve di Cadore 102. Li porta Babbo Natale ai bambini 103. Lo è spesso l’innamorato
VERTICALI
1. Tra qui e qua 2. Anno Domini 3. Penelope, famosa attrice 4. Comitato Olimpico Nazionale Italiano5. Rapace che nella leggenda ruba i bambini dalle culle 6. Il monte in cui è ambientata la leggenda 7. Lo ama molto il pigro 8. Ravenna 9. Casetta alpina 11. Lo sono anche la musica e la scultura 13. All’inizio dell’aereo 14. Loro senza pari 15. Porzione di superficie 17. Celebre re di Shakespeare 20. Mao...al contrario 22. Lo commette l’assassino 24. Prime lettere dell’alfabeto 26. Zie senza consonante 27. Né si né no 29. La cerca il poeta 31. Segnale nel mare 33. Una delle piccole donne nel romanzo di Luise May Alcott 34. Attira il pesce 37. Equipaggiare, fornire gli strumenti per combattere 38. La strega di Biancaneve pensa di esserne la più bella 42. Lavorazione ampezzana di sottili fili d’oro e di argento 43. Sport invernale 44. Il mestiere di uno dei due pretendenti della pittrice 46. L’arte celebrata da questa leggenda 48. Rete stradale italiana 49. Il primo non si scorda mai... 52. L’arte del tatuaggio 54. Consono, adatto 56. Particella ipotetica 57. Prima di tam 59. Esclamazione di dolore 60. Animali in cui vengono trasformati i bambini rapiti 61. Strada 63. Trento 64. L’ateo non ne ha nessuno 67. La pittrice se li ritrova al posto delle mani 69. Lo suscita la barzelletta 72. A te 74. Si dice quando si salta 75. A Cortina è a capo di ogni regola 76. Scuote gli alberi durante la tempesta 77. Insulto...strisciante 79. Richiesta di soccorso 83. Raro 84. Il re del pollaio 86. Il re dei venti 88. Terza persona singolare del verbo avere 89. Avverbio usato dal turista per chiedere indicazioni 91. Lo indossa il frate 93. Prefisso di uguaglianza 94. Precede sempre un nome più che beato 96. Articolo plurale francese 99. Coda al centro 101. Mela senza estremi
Opera di Marta Farina,artista di Belluno
Re Laurino innamorato e la malinconica Similde
1
3
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1. Castello del Re Laurino
2. Veduta del Catinaccio
3. Enrosadira
Re Laurino
veva preparato per la bella principessa un profumato letto di rose in una stanza dorata dal cui soffi tto di cristallo, duran-te la notte, si aff acciavano le più lucci-canti stelle. Le off riva ogni mattina una deliziosa colazione a base di biscotti di petali e raffi nato tè alle rosa, che Similde
sorseggiava mentre una nostalgica lacrima scendeva lungo l’in-cantevole viso: rivedeva con gli occhi del cuore la vita che condu-ceva prima che Re Laurino la rapisse, portandola con sé in quel castello scolpito nella roccia. Ma quella rosea prigionia era destinata ad aver fi ne: pre-occupato per lei, il fratello Dietlib chiese al potente Teodorico di salire con l’esercito sul Catinaccio a liberare la principessa. I guerrieri raggiunsero il Giardino delle Rose, tagliarono il fi lo d’oro che lo proteggeva, e avanzarono verso la dimora del re spezzando a suon di spade gli splendidi fi ori. Re Laurino, furibondo, vestì la cintura che gli donava i muscoli di dodici uomini, ma niente da fare; allora provò con la cappa che lo rendeva invisibile, e sarebbe riuscito a sfuggire agli occhi degli avversari se i cespugli di rose, muovendosi, non aves-sero segnalato la sua presenza. Tradito e sconfi tto, decise di lanciare una maledizione al Giardino delle Rose …
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APRILE
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APRILE
IL TORNEO COME OCCASIONE PER SCEGLIERE L’ “UOMO GIUSTO” PER LA FIGLIA DEL RE È UN ESPEDIENTE CHE RICORRE IN VARIE STORIE; CAPITAVA PERÒ CHE IL VINCITORE NON CORRISPONDESSE ALL’UOMO DESIDERATO DAL SOVRANO, E A TAL PROPOSITO CI VENGONO IN MENTE ROBIN H _ _ _ E MARION.
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6Teodorico re degli Ostrogoti è un personaggio realmente esistito: la sua monumentale tomba si trova a Ravenna.
CruCiLAurRiesci a trovare tutte le parole formate dalla radice AUR?
1. Valle2. Monte3. Re4. Regno5. Paese6. Aggettivo7. Festa
COLOrA
La cappa non è l’undicesima let-tera dell’alfabeto latino, né quella cupoletta che serve ad aspirare il fumo, ma un lungo mantello.
mercoled 11
La storia ricorda quella di BIAN-CANEVE e, nell’ambito dolomi-tico, della DELIBANA, fanciulla costretta a trascorrere nella cavità della montagna sette lunghi anni per permettere l’estrazione del
minerale sul monte Pore: era stata affi data ai Morkies, nani di ferro, che l’avrebbero restituita allo sca-dere del tempo prefi ssato solo se si fosse presentato il Signore del castello.
La trasformazione magica dell’antico minatore in nano non è il frutto isolato del mondo ladino, ma è un feno-meno ben più esteso, ancora-to alle zone di antica tradizio-ne mineraria.Così si spiega l’aspetto fi sico dei nani: l’imbocco di una miniera richiedeva la bassa statura e il fi sico minuto.
I nani sono: piccoli, defor-mi, spesso vecchi e barbuti; abitano in monti cavi ai quali si accede attraverso porte magiche nei pressi di una parete rocciosa, un prato o una fonte; sono schivi, cono-scono i segreti della natura e delle sue immense ricchezze; posseggono forza sopranna-turale e a volte il dono dell’in-visibilità, che viene loro dal possesso di oggetti magici quali un anello, una cintura o una cappa.
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venerd 13
sabato 14
APRILEAPRILE
luned 16
marted 17
mercoled 18
Aurum sta per oro e ricorre spesso in nomi (Laurino, Laura) e toponimi di località (Regno di Aurona, Auronzo, Valle Aurina, monte Aurìn) dove avveniva non tanto l’estrazione di oro ma di rame che con il suo colore fulvo si avvicina allo splendore del prezioso metallo.
Laurino, Laura) e Regno di Aurona, Auronzo, Valle Aurina,
) dove avveniva non tanto l’estrazione di oro ma di rame che con il suo colore fulvo si avvicina allo splendore
gioved 19
venerd 20
sabato 21
Laurino ha come corrispettivo nella mitologia greca Efesto, il dio fabbro, brutto e zoppo; nel mondo germanico è Odino, dio guerriero, vecchio e cieco, signore del fuoco. Anche il Diavolo è rappresentato spes-so nell’atto di gettare fi amme.
APRILE
luned 23
marted 24
Ma ci può essereanche la rosa dei venti, e si può proporre una rosa di nomi fra i quali il Monte Rosa e il Col Rosà.
NON È POSITIVO ESSERE ALL’ACQUA DI _ _ _ _ OVVERO ESSERE FATTO ALLA LEGGERA; MA DEL RESTO NON TUTTO È ROSE E _ _ _ _ _ E SE SI VUOL _ _ _ _ _ _ TUTTO ROSA SI GUARDANO LE COSE IN MODO POSITIVO. RIASSUMENDO, NON C’È ROSA SENZA _ _ _ _ _E …....... SE SON ROSE _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ , SE SON SPINE PUNGERANNO.
Quando la rosa ogni sua foglia spande,quindi è più bella, quando è più gradita,allora è buona a metterla in ghirlande,prima che sua bellezza sia fuggita;sicché fanciulle, mentre è più fi orita,cogliàn la bella rosa del giardinoPoliziano
gioved 26
venerd 27
sabato 28
Tanti sono i Giardini di Rose ovvero Rosengarten: Val di Fassa, Merano, Selva di Castelvecchio ne “custodi-scono” di meravigliosi.
Rododendri “alberi di rose”
APRILE
Opera di Teresa Frescura,artista di Domegge di Cadore
La dolce Merisana e il suo sposo, il re dei raggi
1
3
2
1. Il velo di Merisana
2. Larice
3. Tofana... in fi ore
Nozze di Merisana
erisana, la Regina delle Ondine, con pia-cere avrebbe detto sì alla proposta di lui, il Re dei Raggi, che sette giorni prima, a mezzogiorno, l’aveva fi nalmente incon-trata scoprendo essere realtà quell’im-magine di rara bellezza creduta una vi-sione da sogno.
Si sarebbero così celebrate le nozze del secolo: lo scapolo d’oro, sovrano dell’Oltre-Antelao, avrebbe condotto all’altare la dolce, e infelice, signora del regno che si estende dal Cristallo ai Duranni. Infelice? Sì, proprio così: come poteva sentirsi davvero contenta sapendo che nel mondo vi sono animali dagli occhi tristi, bimbi che soff rono, donne che non sperano più, uomini che subi-scono in silenzio? Avrebbe potuto sposarsi e sorridere alla vita solo se la gioia fosse fi orita in tutti gli esseri viventi, nessuno escluso. Ma il re, per quanto potente, non poteva soddisfare Meri-sana, e la regina, per quanto innamorata, non poteva indossare il velo nuziale con le lacrime nel cuore. Vennero quindi convocati i vecchi saggi per trovare una soluzione, ma …niente, non era possibile cancellare ovunque la tristezza. E per un intero gior-no almeno? No, neppure. E, allora, solo a mezzogiorno, nell’ora preferita dalla regina? Sì, a mezzogiorno sì! Tutti potranno esse-re felici, per un’ora, assieme ai novelli sposi! Le piante mostrarono gratitudine fi orendo e rifi orendo, e tanti erano i petali e i colori che due folletti li raccolsero per farne un albero al quale, tuttavia, mancava il soffi o della vita, ma Merisana …
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MAGGIO
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domenica6
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venerdì11
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mercoled 2
MERISANA (DA “MEDIA DIE” OVVERO _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ ), SI SPOSA CON IL RE DEI RAGGI: LE NOZZE VENGONO CELEBRA-TE A MEZZOGIORNO IN UNA COLLINA ERBOSA DI FRONTE ALLA CRODA DA LAGO.
IL RE DEI RAGGI SEMBRA ESSERE LA PERSONIFICAZIO-NE DEL SOLE. CONOSCI ALTRE DIVINITÀ ASSOCIATE AGLI ASTRI, ANCHE FACENDO RIFERIMENTO AD ALTRE CULTURE?
CULTO DEL SOLE
gioved 3
venerd 4
sabato 5
Le belle Ondine ricordano le prime società matriarcali dell’età del bronzo; il velo di Me-risana, invece, rimanda ad una società maschile (età del ferro), in cui le donne portano il velo, simbolo di posizione subalterna.
MAGGIO
luned 7
marted 8
mercoled 9
Le sorgenti e i piccoli corsi d’acqua erano molto pre-ziosi per la vita dei pasto-ri e del bestiame, specie nelle zone degli alti pasco-li; si spiega così l’origine del culto per queste acque gentili che non mettono in pericolo la vita di uomini e animali.
CULTO DELLE ACQUEMerisana è la regina delle Ondine, creature delle acque, che vivono nei laghetti e nei torrenti come il Ru de ra Vergines. Sono solitamente benevoli con gli uomini, ma a volte li distraggono con il fascino del loro canto…proprio come le Sirene.
gioved 10
venerd 11
sabato 12
MAGGIO
PROPRIO COME L’ACQUA, CHE MUTA SEMPRE NEL SUO SCORRERE, LE ONDINE CAMBIANO NOME E CARATTERISTICHE A SECONDA DELLA ZONA. AIUTANDOTI CON IL SITO, TROVA-NE ALMENO TRE.
luned 14
marted 15
mercoled 16
Il larice è un albero onesto, generoso. (…) Potresti affi dargli (…) i tuoi beni con la certezza che verrebbero non solo conservati con scrupolo e attenzione, ma anche restituiti.Vi sono due qualità di larice: (…) gli agiati, (…) piante cresciute su terreno grasso, con comodità e benessere che le rendono leggermente più tenere (…), e quelli che conquistano il diritto all’esistenza su terreni impervi e magri.
(Mauro Corona)
Il larice è eliofi lo: esso cioè ama (-fi lo) il sole (elio-)
gioved 17
venerd 18
sabato 19
Larice deriva dal greco laros, che signifi ca soave, come lo sono i suoi delicati profumi.
Uno dei più bei boschi di larici delle Dolomiti è quello di Larieto, poco sotto il Passo Tre Croci
MAGGIO
luned 21
marted 22
mercoled 23
A CORTINA C’È UNA CIMA CHE FUNGE DA MERIDIANA: QUANDO IL SOLE VI PASSA A PER-PENDICOLO SAPPIAMO CHE SONO LE ORE DODICI. DI CHE MONTAGNA SI TRATTA? FORSE IL SUO NOME TI PUÒ AIUTARE! _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
gioved 24
venerd 25
sabato 26
MAGGIO
luned 28
marted 29
mercoled 30
“Sul mio impero non tramonta mai il sole”Imperatore Carlo V
Ognuno sta solo sul cuor della terratrafi tto da un raggio di sole: ed è subito sera Salvatore Quasimodo
gioved 31
MAGGIO
Per chi ama, il sole non tramonta mai. Per chi soff re, mai spunta
(proverbio)CruCiPuZZLeUno gnomo dispettoso ha nascosto in questo schema alcune parole che si riferiscono alla leggenda…Prova a trovarle!
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Opera di Vico Calabrò, artista cadorino
La nostalgica Lusor de Luna e il Principe delle MontagneLa nostalgica Lusor de Luna e il La nostalgica Lusor de Luna e il
Che titolo darestia queste immagini?
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Lusor de Luna
entilmente ogni cosa sulla luna era ve-stita di luce: i laghi e i prati, le case e le vie, il palazzo reale e la sua regina, che risplendeva di bellezza e biancore. Di Lusor de Luna era profondamente innamorato il Principe delle Montagne che per lei aveva rinunciato al blu del
cielo e al rosso degli alberi di rose, in quella Terra dove la luna è custode silenziosa della notte e del sonno. Eppure, nonostante l’uso di occhiali-da-luna e l’abbona-mento a moon-sky che gli permetteva di seguire la tv terrestre, la luce e la nostalgia erano insopportabili. Così, fu Lusor de Luna a lasciare il proprio Regno: un carro trainato da cavalli alati con-dusse i due amanti laggiù fra le alte cime. Ma anche la Regina, sebbene indossasse occhiali-da-sole, soff riva, per quel mondo variopinto e ricco di contrasti, mentre attendeva con ansia le notti in cui pieno di luce era il suo Regno lontano lassù. Niente da fare, erano compatibili i due cuori, ma non i due mondi: la separazione fu inevitabile e il dolore che ne seguì … immenso. Di loro ebbero compassione i Selvans che con infi nita pa-zienza cominciarono ad avvolgere in gomitoli i raggi di zuc-chero fi lato … ops, stellato, di cui era ricoperta (e golosa) la luna. E di fi lo di luce intrecciato a dolomia vestivano le montagne ren-dendole così splendide da meritare il nome di “Monti Pallidi”. Lì, su quei maestosi pendii, fra terra e luna, trovarono il proprio ideale nido d’amore il Principe e la Regina, per sempre.
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GIUGNO
venerdì8
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Come avrai notato, la leggenda spie-ga perché le Dolomiti siano chiamate anche Monti Pallidi: rosse di giorno, di notte diventano bianche come la luna.
COLOrA
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CruCiLuSOrCompleta lo schema aiu-
tandoti con le luminose “elle”...Ricorda che ad ogni
numero corrisponde la defi nizione ma anche il
numero di lettere.
1. Avverbio di luogo2. Si trovano ai piedi degli innamorati3. Molto amata dai poeti e dal nostro principe4. Il nome della principessa della leggenda5. Quella alpina è il fi ore che al principe ricorda il suo amore lontano6. Sono stati cacciati dalla terra delle Montagne7. Di solito sono di lana ma, in questo caso, anche di raggi lunari...8. Ne soffrono il principe e la principessa lontani da casa
Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,Silenziosa luna?Sorgi la sera, e vai,Contemplando i deserti; indi ti posi.Ancor non sei tu pagaDi riandare i sempiterni calli?Ancor non prendi a schivo, ancor sei vagaDi mirar queste valli?Giacomo Leopardi da “Canto notturno di un pastore errante dell’ Asia”
venerd 1
GIUGNONELLA LORO RICERCA DI UNA VITA ASSIEME, I DUE INNAMORATI FURONO AIUTATI DAI S _ _ _ _ _ _ .
La luna è davvero una compagna di vita! Numerosi sono infatti i modi di dire che la vedono protagonista: ci si
sveglia talvolta con LA LUNA STORTA, c’è chi vive nel MONDO DELLA LUNA,
o chi VUOLE LA LUNA.
La luna è così timida da tenere sempre nell’ombra una sua parte: di conse-
guenza, vediamo sempre la faccia illuminata dimen-ticando quel volto che mai
si mostra.
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Quanti temi in questa sto-ria! Il legame al proprio luogo d’origine e il desi-derio di una terra lontana, la curiosità verso ciò che non si conosce, il felice ma diffi cile incontro tra mondi diversi.
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sabato 9
GIUGNOSI PUÒ ANCHE ANDARE IN LUNA DI MIELE, DOPO AVERFATTO L’ORTO E TAGLIATO I CAPELLI BADANDO ALLA GOBBA A PONENTE(LUNA _ _ _ _ _ _ _ _ _ ) O ALLA GOBBA A LEVANTE (LUNA _ _ _ _ _ _ _ )
Il nostro satellite ha ispirato molti musicisti. Se vuoi sentire la “Sonata al chiaro di luna” di Beethoven vai su http://saf.li/e80u1; per il Clair de lune di Debussy il Clair questo è l’indirizzo: http://saf.li/780uT; infi ne un bel coro di montagna che canta Laila oh: http://saf.li/b80uZ
Edizioni:Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo
Testi:Angela Alberti, Enrico Lacedelli, Irene Pompanin, Stefania Zardini Lacedelli
Fotografie:Michele Da Pozzo, Giacomo Pompanin, Stefano Zardini. Archivio Parco Naturale Dolomiti d’Ampezzo
Gnomi: Amy Candeago
Si ringraziano tutti gli artisti che hanno contribuito alla realizzazione del LeggenDiario:Paolo Barozzi, Vico Calabrò, Marta Farina, Teresa Frescura, Maria Angela Montanari, Concetta Paladino, Francesca Pompanin, Arianna Sartini, Giovannibattista Segurini, Silvia Tomasella.
Progetto grafico e impaginazione:
Stampa: Tipografia Ghedina Cortina
Tutte le fotografie e le illustrazioni contenute in questa pubblicazione sono coperte e tutelate dalla Legge vigente in materia di diritto d’autore e non possono essere pubblicate, esposte al pubblico, copiate, duplicate o riprodotte con qualsiasi mezzo, fotografico, ottico, magnetico o digitale, né per intero né per estratto, senza la preventiva autorizzazione scritta da parte degli autori. Qualsiasi utilizzo non concordato verrà perseguitoa termini di Legge.