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G. F. LEIBNIZ (Lipsia 1646 – Hannover 1716) 1686 Discorso di metafisica Nuovo sistema della natura e della comunicazione delle sostanze Principi della natura e della grazia fondati sulla ragione Monadologia Nuovi saggi sull'intelletto umano 1. L'ordine contingente del mondo Esiste un ordine, non geometricamente determinato e quindi necessario, ma spontaneamente organizzato e quindi libero. Leibniz vuole ricercare o realizzare quest’ordine in tutti i campi dello scibile e nel riconoscerne la possibilità o il fondamento. Dio è colui che ha scelto tra i vari ordini possibili dell’universo il migliore o più perfetto. Un ordine che includa la possibilità della scelta (non solo divina ma anche umana) e che sia suscettibile di essere determinato dalla scelta stessa, è quello che Leibniz cercò di conoscere e realizzare in tutti i campi della realtà. 2. Verità di ragione e verità di fatto Leibniz vuole giustificare la possibilità di un ordine contingente: - Dimostrazione che ordine (realtà) non significa necessità (logica). Un ordine reale non è mai necessario. - Le verità di ragione sono necessarie, risultano fondate sul principio di identità e di non contraddizione ma non riguardano la realtà. Esse non possono derivare dall’esperienza e sono quindi innate. Queste idee sono confuse e oscure, sono piccole percezioni, possibilità o tendenze. L’esperienza rende attuali, cioè pienamente chiare e distinte, quelle idee che prima erano semplici possibilità. Le verità di ragione delineano il mondo nella pura possibilità, che è assai più vasto ed esteso di quello della realtà. - Le verità di fatto sono contingenti e concernono la realtà effettiva. Delimitano il dominio ristretto di quella realtà nel campo molto più esteso del possibile. Sono fondate sul principio di ragione sufficiente: “nulla si verifica senza una ragione sufficiente, cioè senza che sia possibile, a colui che conosca sufficientemente le cose, di dare una ragione che basti a spiegare perché è così e non altrimenti”. È il principio che Leibniz stava cercando: di un ordine che includa la libera scelta. Questo principio implica la causa finale (es. il vero motivo della scelta di Dio su questo particolare mondo).

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  • G. F. LEIBNIZ (Lipsia 1646 Hannover 1716)

    1686 Discorso di metafisica

    Nuovo sistema della natura e della comunicazione delle sostanze

    Principi della natura e della grazia fondati sulla ragione

    Monadologia

    Nuovi saggi sull'intelletto umano

    1. L'ordine contingente del mondo

    Esiste un ordine, non geometricamente determinato e quindi necessario, ma spontaneamente

    organizzato e quindi libero. Leibniz vuole ricercare o realizzare questordine in tutti i campi dello

    scibile e nel riconoscerne la possibilit o il fondamento.

    Dio colui che ha scelto tra i vari ordini possibili delluniverso il migliore o pi perfetto. Un ordine

    che includa la possibilit della scelta (non solo divina ma anche umana) e che sia suscettibile di

    essere determinato dalla scelta stessa, quello che Leibniz cerc di conoscere e realizzare in tutti i

    campi della realt.

    2. Verit di ragione e verit di fatto

    Leibniz vuole giustificare la possibilit di un ordine contingente:

    - Dimostrazione che ordine (realt) non significa necessit (logica).

    Un ordine reale non mai necessario.

    - Le verit di ragione sono necessarie, risultano fondate sul principio di identit e di non

    contraddizione ma non riguardano la realt. Esse non possono derivare dallesperienza e

    sono quindi innate. Queste idee sono confuse e oscure, sono piccole percezioni, possibilit o

    tendenze. Lesperienza rende attuali, cio pienamente chiare e distinte, quelle idee che prima

    erano semplici possibilit. Le verit di ragione delineano il mondo nella pura possibilit, che

    assai pi vasto ed esteso di quello della realt.

    - Le verit di fatto sono contingenti e concernono la realt effettiva. Delimitano il dominio

    ristretto di quella realt nel campo molto pi esteso del possibile. Sono fondate sul principio

    di ragione sufficiente: nulla si verifica senza una ragione sufficiente, cio senza che sia

    possibile, a colui che conosca sufficientemente le cose, di dare una ragione che basti a

    spiegare perch cos e non altrimenti. il principio che Leibniz stava cercando: di un

    ordine che includa la libera scelta. Questo principio implica la causa finale (es. il vero

    motivo della scelta di Dio su questo particolare mondo).

  • 3. La sostanza individuale

    nella verit di fatto, il predicato non identico al soggetto, che deve per contenere la ragion

    sufficiente del suo predicato. Un soggetto di questo genere (che sempre reale, esistente)

    chiamato sostanza individuale. La sostanza individuale lo stesso principio di ragion sufficiente

    elevato ad entit metafisica e cio ad elemento costitutivo di un ordine contingente e libero. La

    natura di una sostanza individuale di avere una nozione cos compiuta da essere sufficiente a

    comprendere e a farne dedurre tutti i predicati del soggetto a cui essa attribuita (es. nozione

    individuale di Alessandro Magno). L'uomo non ha mai una nozione compiuta della sostanza

    individuale, ma Dio in grado di scorgere nella nozione di ogni sostanza la ragion sufficiente di

    tutti i suoi predicati.

    4. La forza

    Leibniz rinuncia alla tesi atomistica quando giunge alla legge della continuit: natura non facit

    saltum. Vide l'elemento originario nella forza che implica produttivit e rimane costante in un

    sistema chiuso (il movimento non di per s reale). Accetta provvisoriamente il meccanicismo

    cartesiano ma ritiene che i principi stessi della fisica nascano dal principio superiore della forza.

    Distingue forza attiva di un corpo (tendenza all'azione) e forza passiva (massa, costituisce la

    resistenza al movimento). La stessa massa materiale quindi risolta in forza passiva: l'ultimo

    risultato della fisica la risoluzione della realt in una realt incorporea. Tutto spirito perch tutto

    forza.

    5. L'universo monadistico

    Leibniz cerca una forma sostanziale per i corpi fisici che corrisponda alla sostanza individuale

    umana, comincia a introdurre il concetto di monade. La monade un atomo spirituale, una sostanza

    semplice, senza parti, e quindi priva di estensione o di figura e indivisibile. Non si pu disgregare

    ed eterna: solo Dio pu crearla o annullarla. Ogni monade diversa dall'altra (identit degli

    indiscernibili). Le monadi in quanto sostanze semplici ed immateriali non possono influenzarsi a

    vicenda ma sussistono come mondi chiusi. Le altre monadi sono presenti alla singola monade solo

    in maniera ideale, sotto forma di rappresentazione: ogni monade si configura come specchio

    vivente dell'universo. La monade, centro attivo di rappresentazioni, costituita a somiglianza della

    nostra anima: consta di percezione e appetizione. L'appercezione (consapevolezza) riferisce soltanto

    alle monadi pi elevate che sono le anime. I gradi di perfezione delle monadi sono determinati dai

    gradi delle loro percezioni (Dio rappresenta il mondo secondo tutti i punti di vista - la monade

    delle monadi e con chiarezza).

    Anche la materia composta da monadi, un aggregato di sostanze spirituali. Per questo

  • infinitamente divisibile, ma i suoi elementi ultimi sono punti metafisici.

    Materia seconda: intesa come aggregato di monadi

    Materia prima: potenza passiva che nella monade e che la costituisce insieme alla potenza

    attiva o entelechia.

    Nelle anime la materia prima l'insieme delle percezioni confuse (ci che vi di propriamente

    finito nelle monadi spirituali create). Il corpo materia seconda. Sebbene non vi sia differenza

    sostanziale, seguono leggi indipendenti: i corpi agiscono secondo le leggi meccaniche, mentre le

    anime secondo leggi della finalit.

    Il problema del rapporto tra anima e corpo riguarda pi in generale il problema del rapporto tra

    monadi. Tutte le monadi sono chiuse in se stesse, sena possibilit di comunicare. Nello stesso tempo

    ognuna legata all'altra: ognuna un aspetto del mondo, cio una rappresentazione pi o meno

    chiara di tutte le altre monadi. Sebbene ogni monade rappresenti l'intero universo, essa rappresenta

    pi distintamente il corpo che le si riferisce particolarmente e di cui costituisce l'entelechia.

    Siccome tale corpo, costituito da monadi, esprime tutto l'universo, cos l'anima, rappresentandosi il

    corpo che le appartiene, si rappresenta insieme tutto l'universo.

    Il problema della comunicazione fra le monadi viene a configurarsi come problema del rapporto tra

    anima e corpo. Leibniz propone tre soluzioni:

    ammettere l'influenza reciproca dell'uno sull'altro

    teoria dell'assistenza: le cause occasionali (ma introduce Dio in un fatto in cui non deve

    intervenire)

    Non c' modo di concepire un rapporto: ognuno segue la sua legge separatamente, l'accordo

    dovuto all'armonia prestabilita.

    L'accordo stato preventivamente stabilito da Dio nell'atto di stabilire le leggi che anima e corpo

    seguono. L'anima una specie di automa immateriale. La monade tutta innata a se stessa: anche le

    verit di fatto nascono dal fondo della monade (le piccole percezioni divengono via via distinte).