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un graphic essai creato da Luciano Curreri e Giuseppe Palumbo
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Giuseppe palumbo - luciano curreri
l’elmo e la rivoltamoDernitÀ e surplus mitico
Di scipioni e spartacHi
Un ringraziamento particolare a Pier Paolo Pasolini e ai suoi Uccellacci e uccellini, per aver mostrato una via possibile alla realizzazione di questo saggio sequenziale.
L’elmo e la rivoltaCopyright © 2011 Luciano Curreri, Giuseppe Palumbo
© per l’edizione italiana Comma 22 srl
Piazza Roosevelt, 440123 Bologna
Tel/fax 051232702
comma22.com
direzione editoriale Daniele Brolliredazione Francesca Guerra
grafica e lettering Giuseppe Palumbo
isbn 978-88-6503-075-2
Stampa a cura di ???ottobre 2011
prologo
dove sono?
aho, a Schiavo... quanto dista Cartagine,
da qui, da Zama?
...?
Rispondi, feccia!
è roma che te lo
ordina!
temo che qui, dove sia-mo, non ci sia più roma
o cartagine...
chi sei, uomo?
no, tuchi sei?
anvedi questo...e mica risponne!
Due uomini, Scipione l’Africano (235-183 a.C.) e Spartaco (113-71 a.C.): un guerriero e un politico fra i più grandi di Roma, il celebre vincitore di Annibale a Zama, nel 202 a.C.;
un gladiatore e un capo della nota rivolta degli schiavi del 73-71 a.C.
Due uomini che, in vita, diventano due ‘miti’. Certo, bisogna volar basso e intendere ‘mito’ secondo un modo di dire corrente. E forse, in tal senso e in seno a un certo
paradosso, bisognerebbe subito prestar fede ai contemporanei e alla posteritá più o meno immediata e dilatata, ovvero a ‘fonti quasi in presa diretta’ e a certe derive, riscritture delle stesse: soprattutto Polibio e Livio
per Scipione, e Sallustio, Plutarco, Appiano, Floro per Spartaco.
Scipione l’Africano
Spartaco
Ma ciò potrebbe voler dire che si presta orecchio soltanto all’esposizione mitica che ogni uomo può
guadagnare nel suo tempo...
significherebbe tagliare le gambe alla rice-zione dell’epoca moderna e soprattutto della modernitá, di quei due secoli, l’Ottocento e il
Novecento, che accolgono a più riprese Scipione e Spartaco e li lavorano a tal punto da offrirci,
potremmo suggerire, un surplus mitico: cioè quello che ci rimane dopo che gli immediati bisogni di
storia sono stati soddisfatti.
L’antichitá entra in fabbrica, cioè in un sistema di produzione – e di riprodu-zione o riproducibilitá tecnica – che non le appartiene e che tuttavia, nel bene e nel male, la fa sopravvivere: in sedi improprie, come è stato suggerito, e in seno a caratteri mobili, a bobine,
ma anche a scioperi e tant’altro.
Inchiostri impegnati, propagandistici e romanzeschi “spandono” Scipione e Spartaco in rivoli non facili da seguire.
L’idea è quella di aderire alla pluralitá degli Scipioni e degli Spartachi in un fronte di lavoro da lasciar libero, spaziando per tutte le direzioni, comprese le più insoli-te, problematiche, ma estraendo al tempo stesso alcuni paradigmi epistemologici e poetici più o meno funzionali,
più o meno atti a tracciare una mappa...
...una mappa che non vuole dar con-to una volta di più della crisi della
repubblica romana nella contiguitá non scontata di un secolo e mezzo di storia, estrinsecando magari tangen-zialmente note modalitá storiogra-fiche d’interpretare alcuni aspetti
qualificanti la societá antica.
E non si vuole insistere sui giá citati e indagati “caratteri e proporzioni fuori della misura ordinaria” che Scipione e
Spartaco potrebbero assumere in tem-pi storici contigui e nella coscienza dei contemporanei, e dei posteri più o
meno immediati, ma presentare piutto-sto una mappa della loro riscrittura moderna in seno a generi e discipline
differenti.