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PREMIO COPERTINA “Leontìnoi oggi” 2008 Un successo di Nello La Fata e del giornalismo leontino Roccadia: “abbiviraturi ‘o Re” CULTURA - POLITICA - STORIA LOCALE - ATTUALITÀ - SPORT - Copia Omaggio Anno IV - n. 2 Giugno 2008 pagina 10 I mosaici di Pippo Risuglia di Delfo Scammacca pagina 2 Pesca e pescatori di casa nostra pagina 12 Dipinto di Franco Condorelli Le chiese pentecostali di Lentini Servizio di Ferdinando Leonzio pagina 8-9-10 Intervista al Sindaco Alfio Mangiameli sulla nuova arena “Santa CroceTutta la cronistoria a firma dell’architetto Pippo Lundari pagina 13-14 Al comunale “Carlo Lo Presti” (ex Odeon) - aprile 2008 Lentini: storia di un mondo che cambia pagina 4 Trionfa “L’eredità dello zio canonico” con Enzo Ferraro attore e regista di gran classe pagina 6-7 Perchè la storia sia storia di Giacomo Capizzi A proposito delle 13 storie leontine di Ferdinando Leonzio, edito per i tipi della APE, non possiamo esimerci dal con- testare un passo della intervista che l'au- tore fa con Elio Magnano per ristabilire con la storia un rapporto di verità che in tale intervista sembra essere stato smarrito. Dice Elio Magnano che il NUPRAL, società che produceva e commercializ- zava agrumi, lasciò Lentini ai primi anni ottanta e, cioè, avvenne quando la pub- blica amministrazione era retta da una coalizione di centro-sinistra capeggiata dal sottoscritto. Fin qui la storia. Aggiunge, poi, Magnano che “si accusò l'ammini- strazione comunale di non avere saputo impedire il trasferimento di quell'impor- tante struttura commerciale, che deter- minò una perdita significativa di posti di lavoro”. E qui la storia si confonde con l'immaginazione specie quando si legge tra le righe che “la perdita significativa di posti di lavoro” debba essere attribuita all'amministrazione, che allora reggeva il Comune, che non avrebbe saputo “impe- dire il trasferimento del NUPRAL da Lentini a Catania”. Chi conosce la storia ben ricorderà che gli inizi degli anni ottanta furono segnati da una grave crisi agrumicola che era l'i- nizio della fine del settore produttivo che incominciava il suo declino irreversibile. Davanti a tale prospettiva di disastro paven- tato solo i sindacati non capirono che non era il caso di tirare troppo la corda con la controparte datoriale, che non era più in grado non solo di aumentare i salari, ma nemmeno di mantenere gli stessi livelli occu- pazionali di una volta. Proprio per trat- tare di questi caldissimi temi si tennero inter- minabili riunioni diurne e notturne tra il Sindaco, i sindacati degli agrumicoltori ed il Nupral, senza che si potesse giungere ad una soluzione concordata. A condurre quella estenuante tratta- tiva si trovò proprio il Sindaco del tempo, Foto di gruppo Cirino Gula Lentini e Carlentini matrimonio possibile? Il testamento spirituale dello scrittore Cirino Gula Dai “sanguinelli” ai “pannelli” di Giuseppe Battiato pagina 5 La figura di Alaimo da Lentini nella narrazione del prof. Filadelfo Favara pagina 11-12 Filadelfo Favara pagina 3 Mons. Francesco La Rosa, un apostolo intenso e generoso di Gianni Failla Nello La Fata e Tosca Bonaldo continua a pag. 7

LEONTINOI OGGI (GIUGNO 2008)

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TRIMESTRALE CULTURALE DI LENTINI - FONDATOE DIRETTO DA GIANNI CANNONE

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Page 1: LEONTINOI OGGI (GIUGNO 2008)

PREMIOCOPERTINA

“Leontìnoi oggi”2008

Un successo di Nello La Fatae del giornalismo leontino

Roccadia: “abbiviraturi ‘o Re”

CULTURA - POLITICA - STORIA LOCALE - ATTUALITÀ - SPORT - Copia Omaggio Anno IV - n. 2 Giugno 2008

pagina 10

I mosaici di Pippo Risugliadi Delfo Scammacca pagina 2

Pesca e pescatoridi casa nostra pagina 12

Dipinto di Franco Condorelli

Le chiese pentecostali di LentiniServizio di Ferdinando Leonziopagina 8-9-10

Intervista al SindacoAlfioMangiamelisulla nuova arena “Santa Croce”Tutta la cronistoria a firma dell’architetto Pippo Lundari

pagina 13-14

Al comunale “Carlo Lo Presti” (ex Odeon) - aprile 2008

Lentini: storia di un mondo che cambia

pagina 4

Trionfa“L’eredità dello zio canonico”con Enzo Ferraroattore e regista di gran classe

pagina 6-7

Perchè la storiasia storiadi Giacomo Capizzi

Aproposito delle13 storie leontine

di Ferdinando Leonzio, edito per i tipidella APE, non possiamo esimerci dal con-testare un passo della intervista che l'au-tore fa con Elio Magnano per ristabilire conla storia un rapporto di verità che in taleintervista sembra essere stato smarrito.

Dice Elio Magnano che il NUPRAL,società che produceva e commercializ-zava agrumi, lasciò Lentini ai primi anniottanta e, cioè, avvenne quando la pub-blica amministrazione era retta da unacoalizione di centro-sinistra capeggiatadal sottoscritto. Fin qui la storia. Aggiunge,poi, Magnano che “si accusò l'ammini-strazione comunale di non avere saputoimpedire il trasferimento di quell'impor-tante struttura commerciale, che deter-minò una perdita significativa di posti dilavoro”. E qui la storia si confonde conl'immaginazione specie quando si leggetra le righe che “la perdita significativa diposti di lavoro” debba essere attribuitaall'amministrazione, che allora reggeva ilComune, che non avrebbe saputo “impe-dire il trasferimento del NUPRAL da Lentinia Catania”.

Chi conosce la storia ben ricorderà chegli inizi degli anni ottanta furono segnatida una grave crisi agrumicola che era l'i-nizio della fine del settore produttivo cheincominciava il suo declino irreversibile.Davanti a tale prospettiva di disastro paven-tato solo i sindacati non capirono che nonera il caso di tirare troppo la corda con lacontroparte datoriale, che non era più ingrado non solo di aumentare i salari, manemmeno di mantenere gli stessi livelli occu-pazionali di una volta. Proprio per trat-tare di questi caldissimi temi si tennero inter-minabili riunioni diurne e notturne tra ilSindaco, i sindacati degli agrumicoltoried il Nupral, senza che si potesse giungeread una soluzione concordata.

A condurre quella estenuante tratta-tiva si trovò proprio il Sindaco del tempo,

Foto di gruppo

Cirino Gula

Lentini e Carlentini matrimonio possibile?Il testamento spiritualedello scrittore Cirino Gula

Dai “sanguinelli” ai “pannelli”di Giuseppe Battiatopagina 5

La figura di Alaimo da Lentininella narrazione del prof. Filadelfo Favara

pagina 11-12Filadelfo Favara

pagina 3

Mons. Francesco La Rosa,un apostolo intenso e generoso

di Gianni Failla

Nello La Fatae Tosca Bonaldo

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Un artista lentinese che adesso merita visibilità

I mosaici di Pippo RisugliaAlcune sue opere si possono ammirare a Lentininelle chiese di San Luca, di San Francesco di Paola e di Sant’Antonio.

Giugno 20082

Pippo Risuglia, grande talento naturalenel vivere e rappresentare l’arte del

mosaico, nasce a Lentini il primo marzo 1934dove studia e lavora fino al 1962.

Entrato, quindi, in Montedison come addettoalla sicurezza, Pippo Risuglia, grazie alla sua ricono-sciuta diligenza e senso del dovere assai visibile, finisceper assumere la responsabilitàdei vigilantes dello spazio azien-dale per passare, infine, a liqui-datore di fatture a ditte esternepresso l’amministrazionegeneraledella medesima azienda.

Sensibile sin da giovane a tuttociò che è arte e artigianato ingenere, il futuro “uomo deimosaici” si è dilettato sempre nel-l’esecuzione di lavori in ferro bat-tuto e attrezzature per pesca deltipo “peruviano”: famosi sono isuoirizzaghioregalatiquasi sempread amici e parenti.

Nel 1998, durante una gita aPiazza Armerina, il Risuglia visita la Villa Romana del“Casale”: il sacro furore dell’arte del mosaico lo col-pisce senza riserve e prova a cimentarsi ora in questadifficile e complicata tecnica, prima convedute geometriche, poi con figure di vola-tili e altri animali, infine con personaggidi Walt Disney, sino a realizzare, con raffi-nata creatività, immagini sacre delCristianesimo.

Di particolare rilievo, inoltre, il mosaicodedicatoaibronzidiRiace, chedopogli studiapprofonditi di Salvatore Ciancio dovreb-bero essere chiamati col nome dell’autorevero, e cioè il bronzi di Riace del PitagoraLeontino.

Alcune sue opere si possono già ammi-rare a Lentini nelle chiese di San Luca, diSan Francesco di Paola e di Sant’Antonio;inoltre sarà presto fruibile una “Santa Tecla”che sarà donata all’omonima parrocchia e destinataal costruendo oratorio in contrada Santuzzi.

Un’ultima sottolineatura: tutti i lavori diquesto sorprendenteartista lentinese sonostati realizzati con la par-tecipazione affettiva delladitta Turco e Vinci, forni-trice, a titolo gratuito, dimattonelle multicolori, dadove il nostro Pippo Risugliaricava, di volta in volta, le tes-sere per intarsiare entusiasti-camente i suoipreziosimosaici.

Rubrica di indovinellisiciliania cura di Liliana Failla

Se le radici di un popolo non muoionotanto facilmente è soltanto perché ogni

gesto, ogni parola, ogni azione, ogni momentodi vita, nella gioia e nel dolore, tutte questecose, insomma, messe insieme, si ripetono, vuoi o nonvuoi, nel rispetto degli insegnamenti e dei racconti dei piùvecchi. E allora, anche se il più delle volte nulla è scritto,le tradizioni, i costumi, le usanze, le credenze, i sentitodire, sopravvivono miracolosamente al tempo e alle mode.

Il ferro da stiroSugnu friddu di natura,

mai a lu munnu fazzu beni,quariannimi a natura,

fazzu chiddu ca mi cummeni.

Il pepe neroTunnu tunneddu,vinutu di mari,vucca nunn havi,e sapi muzzicari.

Lo scolapasta‘U patruni da villa,ha lassatu ppi dittu,quannu ‘a faciti,scutulativilla.

Il viticcio e l’uva‘A ‘zza Minica storta,

cci penni lu pinnaculu di sutta.

La cannaJauta quantu’n casteddu,e stritta quantu n’aneddu.

‘NNIMINAGGHIA‘NNIMINAGGHIA

Sì, io ho letto“Jacopo da Lentini”,il librodelloscrittoreGianniCannone.E tu?

€ 23,00

Padre Pio

Gesù Cristo

PippoRisuglia

I bronzi“cosiddetti”di Riace

Volatile

Topolino

di Delfo Scammacca

Santa Lucia

Un nanettodi Biancaneve

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Giugno 2008 3

“Il testamento spirituale” dello scrittore Cirino Gula

Lentini e Carlentini: matrimonio possibile?Brano tratto dal settimanale “Primo” di SIracusa (luglio 2000) di Cirino Gula

Questo testo, pubblicato nel mesedi luglio del 2000 dal settimanale“Primo” di Siracusa, che può essereconsiderato, a ragione, un vero eproprio testamento spirituale, appar-tiene allo scrittore Cirino Gula, unadelle menti più fertili di Lentini edella Lentinità, dolorosamente scom-parso nel 2005.

Ascadenza pluriennale, si risenteparlare del tema della riunifica-

zione, senza poi approdare a nulla. Sirisente parlare della famosa delibera delConsiglio comunale di Lentini in cui si pro-filava l'ipotesi della riunificazione deidue comuni, senza rendersi conto che iprocessi di questo tipo abbisognano dialtro che non di delibere, che sono pezzidi carta se non sono sostanziati di impegnidi due contraenti (i matrimoni, alla fine,si fanno in due!). Ha ragione alla fineTocco quando accenna alla possibilevolontà egemonica di qualche lentinese,ma il problema, almeno per quanto miriguarda, non è se i lentinesi voglionoconquistare Carlentini, quanto piuttostoquale sia l'interesse dei due comuni.Voglio dire che in tempi in cui si tende asuperare le barriere di tutti i tipi, in cuiil ristretto ambito locale (e spesso loca-listico) perde di importanza, mentreacquista rilievo lo stare insieme, non fos-s'altro perché stare insieme conviene,sotto tutti i punti di vista, il rinchiudersinel proprio orticello rischia di far per-dere la bussola, impedendo di vedere,leopardianamente, oltre il muro dellagrettezza. un proverbio cinese recita:quando il saggio indica col dito la luna,l'imbecille guarda il dito. Non vorrei cheil saggio abbia indicato la luna e noi ci impe-laghiamo in discussioni inutili. Questosignifica, a mio modesto parere, che ildibattito non può, non deve, vertere solosulle indicazioni dei singoli esponentipolitici (penso, per esempio, alla neces-sità di sentire gli operatori turistici, i com-mercianti, i poteri economici), ma devecoinvolgere tutta la comunità (intendoquella dei due paesi), perché il problemariguarda tutti, ma proprio tutti senza nes-suna eccezione. Se l'impulso di Battagliaha avuto un merito, oltre le posizionispecifiche, è quello di aver gettato unsasso nello stagno limaccioso di un pro-

blema che non può essere più disatteso.La domanda alla quale bisogna dare unarisposta è: possono i due comuni da solirispondere alle sfide che vengono postedallo sviluppo? Il richiamo al passatocomune, alla comune origine, allo stessonome, alle parentele storiche lascia iltempo che trova perché ormai il trascor-rere degli anni e la tempesta delle discordiehanno lasciato il sego e sarà difficile rimar-ginare ferite che tra l'altro molti nonvogliono curare.

Non è il pas-sato che cideve guidare,quanto piut-tosto il futuro.Voglio direche gli stessi

interessi, i problemi comuni e la volontàdi risolverli devono rappresentare la stellapolare che ci guiderà in un camminodiverso rispetto al passato. Pensiamo,per esempio, ai problemiquotidiani della nettezzaurbana. C'è qualcuno chepensa che questo problemapossa essere affrontato erisolto in chiave localistica onon è il caso di arrivare aduna gestione unitaria chepossa, alla fine, preferibil-mente portare alla costitu-zione di un centro unico perlo smaltimento, il recuperoe il riutilizzo dei rifiuti a scopienergetici? Pensiamo al pro-blema viario. è ancora pen-sabile che Carlentini sia tagliato fuori dal-l'ospedale, dalle grandi vie di comunica-zione (leggi Autostrada Catania-Siracusa;194 ecc.) e chi più ne ha più ne metta?Perché non pensare seriamente, ad esempioalla costruzione di una strada che congiungala zona sud di Carlentini e l'ospedale,costituendo, assieme alla viabilità esi-stente, una specie di raccordo anulareche giri attorno ai due abitati e li cinga?Pensiamo al problema dell'acqua. Nontutti sanno che l'annoso problema idricodel quartiere Sopra Fiera di Lentini potevaessere risolto facilmente se si fosse accet-tata la proposta dell'On. Sergio Monacodi far pervenire l'acqua per caduta daCarlentini senza spese di motori di rilancio,per piani pozzi o quant'altro. Pensiamo

Non è il passatoche ci deveguidare,

quanto piuttostoil futuro

al problema degli impianti sportivi. Lentinie Carlentini hanno degli impianti spor-tivi, pubblici o privati poco importa, maessi sono insufficienti alle necessità delle2 comunità. Perché non pensare alla pos-sibilità di evitare doppioni, predispo-nendo un piano di interventi in questosettore, approfittando del fatto che alivello provinciale esiste un piano cheriguarda i 2 comuni separatamente? Sipotrebbe cominciare con una gestionecomune della piscina di Lentini, usatada sportivi lentinesi e carlentinesi, in cuiCarlentini non interviene minimamente.Un consorzio tra i 2 comuni (non esclu-derei nemmeno Francofonte, visto cheanche gli amici di Francofonte usano lapiscina di Lentini) potrebbe essere unasoluzione. E si potrebbero creare strut-ture diversamente dislocate nei territoridei 2 comuni (anche 3), predisponendotrasporti che mettano in comunicazionigli abitati. Se volessimo fare un elenco delle

cose che conviene fare incomune (potenza delleparole, due comuni che nonvogliono fare le cose incomune!) non basterebbetutta la rivista che ci acco-glie. Pensiamo al problemadegli agrumi, al problemadello sviluppo economico(un piano comune avrebbeuna ricaduta maggiore perla forza della sinergia), al pro-blema turistico (i 2 comunihanno, in gran parte insieme,un patrimonio di

beni culturali notevole, mamanca un piano di interventidi insieme), al problema deitrasporti, degli investimenti,della gestione dell'ambiente.Affrontarli insieme significhe-rebbe renderli più facili, avvi-cinerebbe i cittadini, evite-rebbe polemiche inutili. Sogni?Illusioni? Utopie? Forse. Maspesso aspirare all'impossi-bile ci permette con maggiorefacilità di fare il possibile. El'unificazione? Si o no? machi ha detto che è la panacea,chi ha detto che tutto dipende da questo?Con molta modestia, per evitare di urtarela suscettibilità di qualcuno, pensiamo

che sia molto affrettato porre la questionein questi termini alternativi: o l'unifica-zione (per qualcuno l'annessione) o ilnulla. Noi pensiamo che ci sia una viaintermedia, fatta di cose in comune, di inter-venti che spostano in avanti il problema,che gettano il cuore oltre l'ostacolo, cheaffidano alle cose ed agli uomini di domani(migliori sicuramente di noi, intessuti dirancori, astiosi, poco propensi al cam-biamento, legati ad un passato i cui fili sonostati recisi dalla storia) il compito di risol-vere il problema. Lavorare in comune,

affrontare problemi comuni,creerà la necessità di incre-mentare rapporti, renderàindispensabile mettersiinsieme, farà superare incom-prensioni. Come le liti traconiugi si risolvono nellastanza da letto, anche le dia-tribe tra i 2 comuni si risolve-ranno sul terreno del lavorocomune. Non saranno i nostrifigli ad unire i 2 comuni (sequesto è il loro destino), saràil futuro che irromperà nelleloro case e li costringerà afare quello che il tempo richie-

derà, di valicare, per dirla con Montale,la muraglia che ha in cima i cocci aguzzidi bottiglia del passato.

Pensiamoal problemadegli agrumi,al problematuristico

(i 2 comunihanno, in granparte insieme,un patrimoniodi beni culturali

notevole)

Non sarannoi nostri figliad unire i 2comuni,

sarà il futuroche irromperànelle loro casee li costringeràa fare quelloche il temporichiederà

Cirino Gula

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Giugno 20084

Nel volume dal titolo “Sedotti dalSignore”, ed. Biblioteca Alago-

niana, Siracusa 2004, tra le figure sacer-dotali esemplari della Diocesi di Siracusanel secolo XX, un posto di assoluto rilievoviene assegnato a mons. Francesco LaRosa.

A tracciare, con somma eleganza stili-stica, il cammino pastorale di quel santouomo che fu in quel tempo l’arcidiaconoparroco della chiesa madre di Lentini, ciha pensato bene il giornalista scrittoreGianni Failla, attualmente vice direttoreresponsabile de “Il Cammino” di Siracusa.

Nel prezioso e assai documentato testodi Gianni Failla la vita sacerdotale delmai dimenticato padre La Rosa viene rica-mata attraverso capitoli cronologici bendelineati da sottotitoli sempre puntualie, storicamente, all’altezza della veritàsemplice e vera, senza nulla concederealle tentazioni retoriche e agiografichein eccesso o in difetto.

E così abbiamo una piccola ma impor-tante rassegna fattuale carica di conte-nuti umani, sociali e religiosi che tratteg-giano un mons. La Rosa “Padre spiri-tuale”di una città, un mons. La Rosa impe-gnato nel rapporto con i laici, un mons.

La Rosa tra calici amai e solitudine,un mons.La Rosa posto nel segno indelebile legatoal ricordo dell’Uomo.

Del lavoro certamente unico e sicura-mente meritorio di Gianni Failla riportiamoquesto passaggio biografico tanto sinte-tico quanto significativo: “Mons FrancescoLa Rosa nasce a Ragusa il 26maggio del1904. Una data lontanamanondimen-ticata da chi conserva la memoria diun sacerdote che fu maestro di vita pertante generazioni di lentinesi. A Lentini,infatti, con la guida del parrocoSgalambro, operò inizialmente comecappellanonella chiesamadre di S. Alfio

e S. Maria La Cava dal 1927 al 1931 esuccessivamente, nella stessa comunità,come arcidiacono parroco dal 1935 al1963. Fupoi stimato rettoredel Seminarioarcivescovile di Siracusa, sino alla pre-maturamorte avvenuta a Ragusa il 21luglio 1965”. Sic est.

Anno 1964: mons. Francesco La Rosa, benchè rettoredel seminario di Siracusa, non dimentica mai il suo passato di parroco

della chiesa madre leontina. Eccolo felice e contento ritornarea Lentini con la sorella Angela (la prima a sinistra)

in occasione del XXV° anniversario dimatrimonio della coppia Rossitto-Puglisi.

1957Mons. La Rosa con gli uomini

dell’azione cattolicasotto la presidenza Rossitto

Mons. La Rosacon i giovani fucinial tempo della presidenzadi Delfino Favara.

1958Mons. Francesco La Rosatra i ragazzini della cresima.

Via R. Morandi, 3 - Carlentini (SR)Tel. 095 901766

Editore e direttore responsabileGianni Cannone

Autorizzazione del Tribunale di Siracusan. 19 dell’11 novembre 2005

Realizzazione: G&G Stampa - Siracusa

Un lavoro del giornalista scrittore Gianni Failla

Mons. Francesco La Rosa“Un apostolo intenso e generoso”

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Giugno 2008 5

Lentini: storia di un mondo che cambia

Dai “Sanguinelli” ai “Pannelli”

Correva l’anno 214 a.c. quando,durante l’assedio posto dal con-

sole romano Marcello, Archimede, l’il-lustre scienziato siracusano, con i suoileggendari specchi ustori incendiava lenavi romane. Purtroppo dopo altri dueanni, nella primavera del 212, con la con-quista, prima, della Tyche, poi dellaNeàpoli, e, poco dopo, dell’Eurìalo finival’assedio e Siracusa capitolava.

Lo stesso Archimede veniva ucciso daun soldato romano durante il sacco diSiracusa, mentre era assorto nei calcoli( si narra che il soldato romano lo tra-fisse poiché non ricevette risposta allenumerose ingiunzioni di seguirlo – forseè un caso ma anche nel 212 a.c. i Siracusanierano “sciassati”) e Siracusa, pur rima-nendo capitale della Sicilia e residenza deipretori romani, perdeva definitivamentela sua indipendenza, iniziando una lentadecadenza ( da notare come pur essendopassati “solo” 2000 anni la decadenza diSiracusa non sia ancora terminata ).

Sarà, per dirla conGiambattista Vico,che la societàumana procedeattraverso una

serie di "corsi e ricorsi" storici ma eccoche dopo due millenni Siracusa e pro-vincia, grazie alla Divina Provvidenza,quella forza che agisce nella storia insiemecon gli uomini spingendoli al progresso,vedono riapparire nuovamente gli specchisotto forma di pannelli di silicio e sta-volta anziché per incendiare le navinemiche per “coltivare” il Sole e la suaenergia.

La causa è invero altrettanto nobile diquella di Archimede perché anziché dal-l’assedio dei Romani qui occorre salvarsidagli appetiti degli sceicchi del petrolioe delle loro sette sorelle e con buonapace degli ambientalisti e del referendumsul nucleare bisogna iniziare a ricorrerealle energie alternative da unire al nucleareper placare la sete di energia. E allorabenvenuti pannelli solari, mulini a ventoe doppi vetri pur di affrancarci da questamoderna tirannia dell’energia.

Ebbene sì, mieicari lettori, i nostribaldi coltivatoridiretti di arance apolpa rossa a

breve si trasformeranno in “coltivatoridi energia”, sostituendo ai loro alberelli

Nasconoi coltivatoridi energia

Benvenutipannellisolari

dalle chiome verdi e stanche dei magni-fici pannelli che anziché rami e frondeostenteranno delle bellissime e modernearmature metalliche ornate da wafer disilicio blu, pannelli tanto belli da fareinvidia al Sole a tal punto da invitarlo adonare la sua energia per contribuire asalvare la bolletta energetica italiana che,ahinoi!, registra un debito nei confrontidell’estero di ben 30 miliardi.

Nella nostra Len-tini che non hadato i natali adArchimede ma aGorgia e che alrigore della mate-matica e della

fisica ha sempre contrapposto l'arte dellaretorica antica, i “Pannelli” solari nonritornano, come nel capoluogo, maappaiono per la prima volta prendendoil posto dei “Sanguinelli” ( e delle altrearance a polpa rossa e non ) che i nostriagricoltori solevano coltivare per poi ven-derli, o meglio svenderli, al furbo com-merciante di turno e modificando il pae-saggio verde ( ma non più di speranza)in un magnifico blu.

Il viaggiatore che abbandonando laPiana di Catania fosse entrato in pro-vincia di Siracusa e successivamente nella“conca”, dove all’indomani del terremotodel 1693 i progenitori degli attuali leon-tinesi edificarono la loro città, avrebbenotato ampie distese di aranceti, conta-dini alacremente dediti alla coltivazionedei loro agrumi, le “gebbie” con la pre-ziosa acqua per l’irrigazione e tanto, tantoverde.

Nella cittàdi Gorgia“pannelli”al posto di“sanguinelli”

Chi poi avesse avuto la voglia di entrarenel centro abitato negli anni dell’imme-diato dopoguerra avrebbe potuto ancheassistere a qualche lotta di classe nella“Piazza Rossa”, rosso di cui oramai èrimasto nient’altro che uno sbiaditoricordo.

Ancora oggi le guide turistiche ( pocheinvero) definiscono Lentini come “…cittadina della Sicilia orientale, situata inprovincia di Siracusa, al centro di unafertile piana posta parzialmente sotto illivello del mare, bonificata negli anniTrenta e oggi disseminata di agrumeti…”,mentre il sito internet istituzionale delComune cita ( più per disperazione chealtro) sotto il link economia “Aranciarossa, Arancia della salute, un patrimoniounico” come se gli agrumi fossero ancorail motore unico dell’economia del centroanziché la “croce” ( senza delizia ) deiproprietari degli agrumeti.

Ed atteso che leistituzioni dallenostre parti hannoqualche problemanel pilotare lo svi-luppo del terri-torio, ecco inter-

venire direttamente la Divina Provvidenzadi cui prima.

Attesa la perdurante crisi agrumicolaecco arrivare la manna dal cielo sottoforma di celle solari fatte con wafer disilicio cristallino, arseniuro di gallio oaltri materiali semiconduttori capaci di con-vertire la radiazione solare direttamentein elettricità ed il problema è risolto.

Tutti gli agrumicoltori si trasformanochi in produttore di celle di silicio, chi inproduttore di fogli di alluminio, chi inproduttore di energia a tariffe incenti-vate ed in barba alla crisi delle arance ini-

Sviluppoterritoriale

problematicoe divina

provvidenza

ziano a fregarsi le mani per i lauti guadagniche si profilano all’orizzonte pronti tuttiassieme a fare nuovamente “grande”Lentini come si augurava un politicobuontempone qualche anno addietro.

Purtroppo dei fantasmagorici pannelliblu i vecchi agrumicoltori, non trovandocinel mondo delle favole, vedranno solo ilcolore ( magari in foto ) perché ci si èscordati di comunicare loro in tempoutile che avrebbero dovuto partire qualcheanno addietro, magari consorziandosi ofacendo un po’ di pianificazione.

Ma Lentini rimane la patria di Gorgiae pertanto nulla c’è; se anche qualcosaci fosse, non sarebbe conoscibile; seanche fosse conoscibile, non sarebbecomunicabile e quindi … Ad maiora!

di Giuseppe Battiato

Nuova agrumicultura all’opera!

Altro esemplare di pannello solare

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Giugno 20086

Aproposito di Antonio Russo Giusticelebri sono le affermazioni di

Carlo Lo Presti, una delle figure più impor-tanti del teatro siciliano: “Quasi tutte lesuecommedie trovaronosimpatianelpub-blico di ogni regione d’Italia”.

A rappresentare la famosa commediateatrale di Russo Giusti, al Comunale“Carlo Lo Presi” di Lentini, venerdì 4aprile 2008, con strepitoso successo di cri-tica e di pubblico, è stata la Compagniadel “Nuovo Teatro Leontino” magistral-mente diretta da Enzo Ferraro, il popo-lare attore comico lentinese, che nelcorso della manifestazione culturale haricevuto dalle mani del primo cittadino,Alfio Mangiameli, una bella targa ricordodi altissimo significato storico.

Questi i personaggi e gli interpretidella commedia in tre atti “L’eredità dellazio canonico” di Russo Giusti con lasuperba regia di Enzo Ferroso: AntonioFavazza: Enzo Ferraro;Nenza (lamoglie):Tanella Ferraro; Mario (il cugino): AlfioVasile; cav. Amore: Ciccio Sferruzzo;Maddalena (cuginadiAntonio): GraziellaTerranova; Santo (maritodiMaddalena):Fuccio Conti;Agatina ( figlia di Antonio):Erika Camerata;donnaMichilina (segre-tariadel notaio): Rossella Scala; Il Notaio:Delfo Cavaleri; Vicario Chiarenza: CirinoLa Rosa; Turi Nasca (becchino): CirinoVasile; La moglie di Turi Nasca: MariaRosa Cardillo; Il cameriere e il facchino:Andrea Inserra.

Suggeritore: Enza Vinci; Scene: DelfoCavaleri e Pippo Caponetto; Luci:FrancoVacante; Costumi: GraziellaTerranova; Musiche: Fuccio Conti. Uncommento finale che racchiude tutta unasintesi: bravissimi tutti. Si attendonorepliche.

Sotto una foto di scena.Da sinistra: Tanella Ferraro,Erika Camerata, Enzo Ferraro,Alfio Vasile, Cirino La Rosa.

Aprile 2008 -Al Comunale “Carlo Lo Presti” di Lentini - (ex Odeon)

Trionfa “L’eredità dello zio canonico” di Russo Giusticon Enzo Ferraro attore e regista di gran classeNel corso della manifestazione teatraleAlfio Mangiameli, sindaco della Città di Lentini,ha consegnato al grande attore comico lentinese,Enzo Ferraro, una magnifica targa ricordo.

Foto del sindaco Alfio Mangiameliche premia Enzo Ferraro.

Ultima a destra la piccola Beatrice,figlia del primo cittadino.

A destra: la compagniadel “Nuovo Teatro Leontino”,

foto di gruppo.

Fotoservizio di Luigi Lo Re

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Giugno 2008 7

“Murganzio” del 10 aprile 2008 - prima pagina

“La Notizia” dell’11 aprile 2008 - prima pagina

LA CRITICA DELLA STAMPA LOCALE“La Sicilia” (cronaca di Siracusa) del 6 aprile 2008

Cine Teatro Comunale ‘Carlo Lo Presti’

dalla prima pagina

Perchè la storia sia storiaassieme al Presidente del NUPRAL avv. Alessandro Tribulato, ogginon più in grado di riferire per essere di recente passato amiglior vita. Ma sui fatti di allora ben potrebbe testimoniare ilrag. Cirino Scatà, direttore Commerciale del NUPRAL, che intale veste, seguì tutta la trattativa. Questa è la storia vera.

Il NUPRAL lasciò Lentini per l'impossibilità di sopravvivere

in una piazza ove era costretto a spendere più di quanto non

restasse in tasca ai singoli produttori agrumicoli. In ultima ana-

lisi fu la profonda crisi del settore agrumicolo, non capita allora

a livello sindacale, a costringere i produttori a sciogliere il loro

rapporto col NUPRAL nel quale non riuscivano più ad ottenere

ricavi soddisfacenti per le loro produzioni. Il risultato defini-

tivo è oggi palesemente sotto gli occhi di tutti allorché si scor-

gono le verdeggianti pianure agrumetate di un tempo, oggi

ridotte a lande rinsecchite in abbandono per l'assenza di col-

tura, che non è conveniente. Abbiamo scritto queste brevi rifles-

sioni non già per rinverdire gloria o memoria, ma più sempli-

cemente per ristabilire un rapporto di verità con la storia.

Giacomo Capizzi

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Giugno 20088

Le pratiche religiose, che si svolgono,con varietà di accenti, in un’atmosfera digrande partecipazione spirituale, sonoassai simili nelle varie chiese: preghiereindividuali e collettive con le bracciaspesso protese verso l’alto, la parola “pace”come saluto, il canto corale sempre bencurato, a volte accompagnato da applausie da ringraziamenti a Dio.

Le Chiese Pentecostali di Lentinidi Ferdinando Leonzio

Il pentecostalismo ebbe origine negliU.S.A., dove, precisamente a Chicago,

nel 1907 sorse la prima chiesa penteco-stale italiana, formata da italo-americani.Dagli U.S.A. diverse missioni evangeliz-zatrici partirono per l’Italia, dove il cultosi diffuse durante i primi decenni del ‘900,incontrando poi la forte ostilità del governofascista che lo collocò (1935) fra i cultinon ammessi, costringendolo alla clande-stinità. Dopo la fine del regime, nel 1947,benché tendenzialmente gelose dell’au-tonomia delle comunità locali e restie allacreazione di centri direttivi, le varie chiesepentecostali italiane, nella loro maggio-ranza, avvertirono la necessità di un rap-porto stabile fra di loro e diedero vita alleA.D.I. (Assemblee di Dio in Italia); altrecomunità, nel 1958, costituirono le C.C.P.(Congregazioni Cristiane Pentecostali).Anche le chiese rimaste indipendenti(“Chiese libere”) in seguito vennero spessoa trovarsi di fronte all’esigenza di costituirealmeno alleanze o aggregazioni per lagestione di progetti comuni o in vista diIntese con lo Stato; una di esse, ad esempio,sarà la F.C.P. (Federazione delle ChiesePentecostali), con attuale presidente RemoCristalli, che collega oltre 300 comunitàlocali (sia partecipi di associazioni dichiese che chiese libere).

Nel Lentinese si con-tano attualmente otto(ma fino a pocotempo fa, quando erapresente nel territoriol’Assemblea CristianaEvangelica “Elim”,erano nove) chiesepentecostali, con al-meno, complessiva-mente, cinquecentofedeli. La prima a sor-gere fu quella delleA.D.I. (1), fondata nel1959 per iniziativa diAntonino Maddalena,

incaricato dalla Chiesa di New York, doveegli si recava periodicamente per lavoro.Nel 1962 un gruppo di famiglie decise dilasciare le A.D.I. e di costituire una nuovachiesa aderente alle C.C.P., i cui elementidi punta saranno Giuseppe Zingali e CiroConti (dal 1964 anziano responsabile).Nel 1965 Alfio Sabbia ed altri diedero vitaad una nuova comunità, che poco dopoaderì alla Chiesa Evangelica Internazionale,da cui prese l’intitolazione, di recentemodificata in Chiesa Cristiana (2). Circa

Nel Lentinese

si contano

attualmente

8 chiese

pentecostali

con almeno

500 fedeli.

La prima

a sorgere

fu quella

fondata

nel 1959.

un decennio dopo, nel 1976, la Chiesaaderente alle C.C.P. si scisse in due parti:una mantenne il vincolo con leCongregazioni (3), mentre l’altra divenneautonoma (4). Successivamente, attornoalle figure dei rispettivi pastori, si costi-tuirono altre quattro comunità penteco-stali: la Chiesa Cristiana EvangelicaPentecostale (5), la Chiesa Cristiana “Laparola della fede” (6), la Comunità Cristiana“Sion” (7), la Chiesa Evangelica Inter-nazionale “La Roccia” (8).

Tutte questechiese, i cuifedeli sonouniti da unospirito fraternoche si estende

anche agli altri, sono impegnate, oltreche nella pratica della fede, anche nelcampo della solidarietà verso i bisognosie gli emarginati e, con le loro beneficheattività, costituiscono un fattore di arric-chimento spirituale e culturale del terri-torio.

Il pentecostalismo è un movimentodi “risveglio” cristiano che sostiene lanatura missionaria della chiesa, il sacer-dozio universale dei credenti (rifiuto deirapporti gerarchici), l’attesa della secondavenuta di Cristo e che si richiama allaPentecoste, quando lo Spirito Santo discesesugli apostoli, che in quell’occasione rice-vettero il “dono delle lingue”. Esso, inoltre,riconosce l’autorità assoluta della SacraScrittura nella vita del cristiano e ritieneche della salvezza può godere chiunque

Il pentecostalismo

è un movimento

di “risveglio”

cristiano...

si rivolga a Cristo con fede unita al ravve-dimento; ciò porta alla conversione, a cuisegue il battesimo in acqua, praticato perimmersione e riservato agli adulti, il qualeè una testimonianza simbolica dell’u-nione del credente con Dio; quando ci siravvede e si crede in Cristo si ha la rige-nerazione (“nuova nascita”), per la qualebisogna vivere una vita santa, mansuetae fondata sull’amore di Cristo. Un ulteriorestadio di questo cammino spirituale, suc-cessivo alla rigenerazione, è il “battesimonello Spirito Santo”, un’esperienza chefa il credente, che può essere accompa-gnata dal “parlare in lingue”, cioè nell’e-mettere parole che non corrispondono adalcuna lingua conosciuta (glossolalìa).Oltre questo dono o “carisma” dello SpiritoSanto, ce ne possono essere altri, quali laguarigione (mediante la preghiera), ildottorato (capacità di conoscere e pre-dicare la dottrina), la profezia e, in certicasi, la “caduta”.

I servizi religiosi,come per altrerealtà evangeliche,comprendono lostudio biblico e ilculto vero e pro-prio - col sermonedelpastore, il cantocorale e le pre-ghiere dei fedeli -in cui uno deimomenti più signi-

ficativi è la Santa Cena, che commemorala morte di Cristo e ne annunzia il ritorno.

Uno dei momenti

più significativi

è la Santa Cena,

che commemora

la morte di Cristo

e ne annuncia

il ritorno.

La parola “pace”

come saluto.

Nell’ambito della ricostruzionestorico-culturale del nostro terri-torio, voluta e patrocinata dalnostro direttore (il noto medie-vistaGianni Cannone), “Leontìnoioggi”, continuando la panora-mica sulle realtà evangeliche delLentinese, in questo fascicolo pro-pone ai suoi lettori un serviziosulle Chiese Evangeliche Penteco-stali. (f.l.)

In precedenza abbiamo pubbli-cato, sempre a firma dello scrit-tore Ferdinando Leonzio, articolisulla Chiesa Evangelica Battista (N°4/2007), sulla Chiesa CristianaAvventista del 7° Giorno e sullaChiesa Cristiana Avventista del 7°Giorno-Movimento di Riforma (N°1/2008).

ULTIMISSIMEIn data 23-5-2008 il prof.

Ferdinando Leonzio, autore deiservizi sulle comunità evangelichelentinesi, è stato intervistato daRAI 2 per la rubrica “Protestan-tesimo”.

Il servizio in cui l’intervista saràinserita andrà in onda presumibil-mente il 26 agosto p.v.

Chiesa Cristiana di Lentini

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9Giugno 2008

amministrativi sono gestiti collegial-mente.

La Chiesa Cristiana di Lentini ha fattoparte per lungo tempo della ChiesaEvangelica Internazionale, da cuiaveva assunto l’intitolazione, lasciatadi recente. La comunità, attualmentecondotta con grande cura e ispiratareligiosità da Giorgio Lucifòra, è cosìridiventata una Chiesa libera pente-costale non collegata ad alcuna deno-minazione.

Chiesa EvangelicaPentecostale (C.C.P.)di Lentini (3)

Via Casmene 18

Pastori:Bosco Alfio 1976/2000Orfanò Salvatore 2000/

Questa Chiesa fa parte delle C.C.P.il cui organo è il bimestrale SentieroCristiano. Le C.C.P., con sede a Ragusa,sono rette da un Coordinamento chenel suo ambito elegge un presidente(attualmente Giovanni Di Francia).La comunità lentinese è amministratada un Consiglio di Chiesa, fra i cui com-ponenti spicca il ministro di cultoautorizzato Paolo Ferla.

Il pastore della Chiesa (attualmentel’ottimo predicatore Salvatore Orfanòdi Paternò), scelto dall’Assemblea, èapprovato dal Coordinamento.

Comunità Evangelica“Shalom” di Lentini (4)

Via Segesta 4

Pastori:Conti Ciro 1964/1977(segue un breve periodo di vacatiopastorale)

Conti Enzo 1978/gennaio 2007Muscitto Filadelfo gennaio 2007/

Nel 1981, durante il lungo e pre-stigioso pastorato di Enzo Conti (scrit-tore e poeta), la comunità è rientratanelle C.C.P. Nei locali della Chiesaspiccano un bellissimo quadro (operadel pittore lentinese Santo Barretta)e un attestato rilasciato dal Comune“per la generosità e l’impegno civile”profusi in occasione del terremotodel 1990. Attualmente, guidata deldinamico ed ispirato pastore Muscitto,la Chiesa punta soprattutto a rag-giungere le nuove generazioni e all’a-postolato.

Suo organo è quello delle C.C.P.(Sentiero Cristiano).

Chiesa CristianaEvangelica Pentecostaledi Santuzzi-Carlentini (5)

Via Del Mare 128

Pastore:Centamore Alfio

La chiesa, originata da un gruppoformatosi nel 1990 attorno al pastoreAlfio Centamore (proveniente dallacomunità “Shalom”), nel 1991 aprìpropri locali e nel 1994 confluì nellacomunità condotta da Alfio Bosco(3). Dal 1997 essa ha riacquistato lapropria autonomia e nel1999 ha ade-rito alla C.C.P.I. (Chiesa CristianaPentecostale Italiana) coordinata dalpastore Giacomo Loggia di Gela. LaC.C.P.I., che è sorta nel 1997 e rag-gruppa 42 chiese con circa 7 milafedeli, ha come organo di collega-mento il Convegno Generale e, a suavolta, fa parte della F.C.P.

Organi della Chiesa, condotta consereno equilibrio ed amorevole curada Centamore, sono l’AssembleaGenerale (associati maggiorenni bat-tezzati in acqua) e il Consiglio diChiesa (Anziani e Diaconi), presie-duto dal pastore, guida spiritualemolto stimata dai fedeli. L’impegnodella Chiesa è fortemente protesoverso varie iniziative in campo sociale(ad esempio essa è collegata con l’as-sociazione del “Banco alimentare”).

Chiesa Cristiana“La parola della fede”di Lentini (6)

Via Riccardo da Lentini 91

Pastore:Margio Santo

Formatosi all’interno della Chiesa“Shalom” (4), Santo Margio se neallontanò nel 1993, seguito da ungruppetto di persone, che poi, inte-grato da nuove adesioni, costituì ilprimo nucleo della nuova chiesapentecostale “La Parola della Fede”,di cui Margio divenne pastore.

La comunità è amministrata daun Consiglio di Chiesa compostodai soci aderenti e presieduto dalpastore, che è anche ministro diculto e cappellano delle carceri diCatania e Siracusa.

Dal 1996 essa fa parte delle “ChieseElim in Italia”, un’associazione dichiese pentecostali (circa 90) consede a Milano, sorta nel 1993 e direttada un Comitato Esecutivo, elettodall’Assemblea degli Associati, conattuale presidente Giuseppe Piccolo.

La chiesa, condotta con grandepassione, sostenuta da profondafede, da Margio (proficuamenteimpegnato negli studi teologici),opera un’intensa attività nel campodell’assistenza ai malati e ai biso-gnosi.

Chiesa CristianaEvangelicaPentecostale A.D.I.di Lentini (1)Piazza Oberdan 29

Pastori:Mascali Salvatore, poi sostituito daCantarella e quindi da Buzzetta, tuttidi Catania 1959/1970Ragusa Giuseppe 1970Manna (di Messina) 1970/1972Ragusa Giuseppe 1972/2002Ciofalo Salvatore 2002/2007Tagnese Gaetano 2007/

La Chiesa locale è amministratadal Consiglio di Chiesa, compostodal pastore e da due componentieletti dall’Assemblea dei membri diChiesa. L’assemblea regionale deipastori elegge ogni due anni il Comitatodi Zona, uno per ogni regione. Al ver-tice delle A.D.I. sta il Consiglio Generaledelle Chiese (eletto da tutti i pastorid’Italia), il quale, nel suo ambito,elegge un Presidente (attualmente ildott. Francesco Toppi).

Le A.D.I. (oltre 1000 comunità, concirca 90 mila membri) sono collegatecon le Assemblee di Dio degli USA econ la Chiesa Cristiana del NordEuropa, ma il movimento mondialenon ha un organizzazione centraleed ogni gruppo nazionale conserva lapropria indipendenza organizzativa,finanziaria e spirituale. Le A.D.I., chenel 1988 hanno siglato l’Intesa con loStato, utilizzano i proventi dell’ottoper mille esclusivamente per inter-venti sociali ed umanitari.

Loro organi di stampa sono il men-sile Risveglio Pentecostale e il quin-dicinale Cristiani oggi.

È prossima la costruzione, in con-trada Falconello, di un locale unicoper il culto delle Chiese di Lentini eCarlentini, che attualmente hannolo stesso pastore.

Chiesa Cristianadi Lentini (2)Via Aspromonte 7

Pastori:Sabbia Alfio 1965/1993Lucifòra Giovanni 1993/2006Coco Antonio (di Enna) 2006/2007Lucifòra Giorgio (responsabile) 2007/

La direzione spirituale della chiesaspetta al pastore o al responsabile,mentre gli aspetti organizzativi e

Comunità Evangelica “Shalom” Lentini. Settembre 2007 - Giornata di Battesimi

continua a pag. 10

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Giugno 200810

Comunità Cristiana “Sion”di Santuzzi-Carlentini (7)

Via Del Mare 92-94-96

Pastori:Barretta Salvatore 1986/1997Farinelli Valmir 1997Barretta Salvatore 1997/

Salvatore Barretta, convertitosi gio-vanissimo al pentecostalismo, si è for-mato nell’ambito delle C.C.P. e preci-samente nella Chiesa di Via Casmene(3), da lui poi lasciata assieme ad ungruppo di preghiera, in seguito (1986)configuratosi come una vera e propriacomunità, poi riconosciuta dalle C.C.P.Divenuta una chiesa libera nel 1997,laComunitàCristiana “Sion”,nel1999,haaderitoall’AssociazionePolisettorialeEvangelica Missionaria Interdenomi-nazionale “Cristo Regna”, un ente reli-gioso, conpresidenteGiuseppeScarin-gella e con sede Siracusa, che si pro-pone di diffondere il Vangelo e di svol-gere attività missionarie, di promo-zione sociale e di volontariato.

Organo principale della comunitàlentinese è l’Assemblea degli Associatiche elegge, ogni due anni, il ConsiglioDirettivo, presieduto dal pastore. Lachiesa, la cui vita interna si svolge inun clima di serena armonia e di sin-cera fede, è amorosamente guidatada Salvatore Barretta, pubblicista epoeta (da ricordare la sua poesiaVorreisentir parlare di perdono, pregevolelirica soffusa da un velo di delicatamalinconia). Barretta attualmente fre-quenta il corso di Teologia presso lafacoltàpentecostalediScienzeReligiosedi Aversa, in provincia di Caserta.

Chiesa EvangelicaInternazionale“La Roccia” diSantuzzi-Carlentini (8)

Via XXV aprile 4

Pastore: Raiti Carmelo

Dopo aver fatto parte delle chiese“Shalom” (4) e “La parola della fede”(6), Raiti, ispirato evangelizzatore,assieme a gruppi di preghiera forma-tisi intorno a lui, alla fine degli anni’90 diede vita ad una chiesa libera, ilCentro Cristiano “La Roccia”, che suc-cessivamente aderì alla Chiesa Evan-gelica Internazionale (presidenteSilvano Lilli), a sua volta facente partedella F.C.P., assumendo l’attuale deno-

minazione. La Chiesa è guidata, congrande impegno e con salda fede,dal pastore (molto bravo nella musicae nel canto) e da uno staff di ottimicollaboratori. Il culto domenicale sibasa essenzialmente sul sermone,spesso svolto in forma dialogante,sulla lettura di qualche passo biblico,sulle testimonianze dei fedeli e soprat-tutto sui canti corali. La comunità sicaratterizza per l’affettuosa genti-lezza, per l’umana solidarietà e perl’apertura mentale dei suoi aderenti.

Per saperne di piùDella vasta letteratura esistente

ci limitiamo a segnalare opere diautori appartenenti a comunitàdel Lentinese:Barretta SalvatoreUbbidienza a Dio (pubblicazionein proprio, 1986).Barretta SalvatoreGiovani e Preziosidistr.da “MissioneCristiana del Risveglio”, Bitonto,1991.Barretta SalvatoreDio, la Trinità e il suo popolo (pub-blicazione in proprio, 1994).Barretta SalvatorePer te donna di valore a cura dellacomunità “Sion”, 2003.Barretta SalvatoreL’uomo del pulpito EditorialeProgetto, 2005.Conti EnzoTutto passa, tutto cambia EditriceUomini Nuovi, Varese, 1993.Conti EnzoIl vestito della domenica (in pre-parazione).Conti EnzoNon rompete lo specchio (in pre-parazione).Conti Enzointervento su Sentiero CristianoN° 183/2007.Margio SantoCombatto il mio duello per vin-cere Centro Grafica Cristiana, 2007.Margio Santo Come essere vinci-tori in Cristo (pubblicazione inproprio), 2007.Margio SantoCostruisci il tuo futuro (pubbli-cazione in proprio), 2007.Margio SantoPrincipi di fede (in preparazione).Margio SantoVita di coppia (in preparazione).Orfanò SalvatoreLa lotta interiore del cristiano(pubblicazione in proprio).

Carlentini:(Roccadia, ex territorio di Lentini):“abbiviraturi ‘o Re”

Anni Trenta: immagini poetiche, e non soltanto, di una civiltàrurale ormai dimenticata.

Oggi: senza parole. ( fotoservizio di Luigi Lo Re)

segue da pag. 9

Santuzzi, via del mareIpotesi di chiosco “pellegrino”sotto la Croce di Cristo

Foto Luigi Lo Re

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Giugno 2008 11

La figura di Alaimo da Lentininella narrazione del prof. Fildelfo FavaraNel racconto del Favara viene riportata, alla fine, la citazione di Michele Amari secondo cuiil grande lentinese fu “certo l’uomo più famoso che la Sicilia vantava nella rivoluzione del Vespro”

Alaimo da Lentini,nel contesto storicodel tredicesimo secolodopo Cristo,tra il mondo svevo,quello angioino,il Papato,la rivoluzione del VesproSiciliano e Aragona

T ramontata la potenza degli Svevicon la sconfitta e la morte di

Manfredi, nella battaglia di Benevento(1266), e il fallito tentativo di Corradino,giustiziato a Napoli (1268), calava, sulMeridione d'Italia e sulla Sicilia, la domi-nazione francese.

Il vincitore, Carlo d'Angiò, disceso inItalia su invito del Papa Clemente V, checontinuava la politica anti-sveva dei suoipredecessori, organizzò il Regno, da pococonquistato, ispirandosi a criteri di pra-tica utilità e di cinico realismo.

Cominciò, così, per la Sicilia la “malasignoria”, come fu definita da Dante(Paradiso, canto VIII, v. 73), che dovevaessere la causa dell'insurrezione delVespro.

Infatti, Carlo, non avendo alcuna con-siderazione per la civiltà la tradizione, leesigenze del popolo siciliano, non rispettòl'ordinamento politico, sociale ed eco-nomico dell'Isola e instaurò nel Regno l'an-tiquato sistema feudale francese. Imposeal popolo soggetto una classe dirigenteestranea ed avida, un esercito di vassalli,familiari, ufficiali regi, a cui si era legatocon promesse all'inizio dell'impresa, colcompito di esercitare un sordido fisca-lismo e con la licenza di trarre i massimivantaggi.

Trasferì, inoltre, la capitale da Palermoa Napoli, umiliando l'orgoglio dei Sicilianie, in particolar modo, della classe aristo-cratica.

Allorché le vessazioni e le esazionidivennero insostenibili (a causa dellaspedizione contro l'Impero d'Oriente,che il re preparava), scoppiò la rivoltadel Vespro che vide accomunati la nobiltà,spogliata di privilegi e di terre, e il popolo,vittima di violenze e soprusi.

L'insurrezione dilagò in tutta l'Isola:ultima città ad aderirvi fu Messina, sededel Vicariato di Carlo ed unica a goderedi certe franchigie.

Essa, però, “ tamquam portus et portaSiciliae “ (Saba Malaspina), doveva soste-nere l'assedio degli Angioini e pagare unnotevole tributo di sacrifici e di sangue.

Nella difesa della città, rifulsero le qua-lità del condottiero, l'amore della libertàe la salda coscienza morale di Alaimo daLentini.

Molto viva è la presentazione che, nellasua prosa colorita, ma efficace, fa di luiMichele Amari, lo storico della guerradel Vespro, di cui ci piace riportare quialcuni brani.

In seguito alla sconfitta subita daiMessinesi a Milazzo, sorsero nella città deitumulti, nei quali il popolo, deposto l'i-nesperto capitano Baldovino Mussone,“ a una voce, persuadendolo forse i piùsavi, gridò capitano Alaimo da Lentini,nobile di sangue, vecchio robusto e ani-moso, espertissimo in guerra. Fu sommaventura di Messina e di tutta l'Isola.

Egli, preso appena il comando, ordinòcon più alto argomento la difesa dellacittà; riparò, sopravvide, indefesso adde-strò il popolo alle armi”.

Poi venne l'attacco.Scoraggiatodagli insuccessi e temendo

l'arrivo di Pietro d'Aragona e delle suetruppe, il 26 settembre Carlo d' Angiòtolse l'assedio alla città.

Chi era Alaimo da Lentini?Poche e frammentarie sono le notizie

(che le fonti ci offrono) relative all'arcodell'esistenza di Alaimo, precedente gliavvenimenti di Messina.

Non conosciamo l'anno di nascita, masappiamo che il termine “Lentini ", aggiuntoal nome di battesimo, si riferisce al luogod'origine e non alla famiglia, come dimo-stra Pisano Baudo nella Storia di Lentini,p. 151, nota 3, con il confronto dei diversistemmi e la storia della famiglia lenti-nese di Alaimo.

Nobile di nascita, forse congiunto deiS. Basilio di Lentini, fu di parte guelfa eperciò esiliato da Manfredi.

Ritornò in Sicilia dopo la battaglia diBenevento, divenne consigliere e fami-liare di Carlo d' Angiò e ottenne da lui (condiploma del 22 agosto 1274) la carica diGiustiziere, prima nel Principato e nellaterra di Benevento, poi in Sicilia.

Nell'ordinamento giuridico del Regno,il giustiziere “rappresentava l'autoritàregia, invigilava l'ordine pubblico, giu-dicava le cause penali e in appello le civili,affidate in prima istanza ai giudici delleterre o università, e curava l'esazione del-l'imposta fondiaria “ .

Alaimo esercitò tale ufficio fino al 1278;nel 1279 assunse con altri la secrezia diSicilia e nel 1282 divenne Stradigota diMessina.

Sinceramente amante del suo popoloe della sua terra e vivamente addoloratoper le condizioni in cui versava la Sicilia,cominciò ad allontanarsi in cuor suo dagliAngioini e dalla loro politica.

Il Pisano Baudo ci parla di un viaggiodi Alaimo a Napoli, intrapreso nel tenta-tivo di fare alleviare le sofferenze degli iso-lani.

Ricevuto dalla regina, sarebbe statotrattato con ostilità, per cui ritornò inpatria amareggiato e convinto che nessunaconcessione si sarebbe potuta otteneredalla Corte.

Al divampare della rivolta siciliana,Alaimo cercava di persuadere l'animo deimessinesi alla prudenza e alla attesa, mail popolo, male interpretando il suo atteg-giamento, lo depose dalla carica di stra-tigota.

Dopo l'insuccesso di Milazzo, attri-buito all'imperizia del nuovo coman-dante, il vecchio lentinese fu acclamatocapitano del popolo di Messina, Cataniae dei comuni da Tusa ad Augusta.

Sotto la sua guida, com'è stato dettoprecedentemente, la città dello Strettoriusciva a difendere la sua libertà.

Dopo la cacciata degliAngioini arrivano in Siciliagli Aragonesi.

Intanto Pietro III d' Aragona, sposo diCostanza, figlia di Manfredi, quindi legit-timo pretendente dell'eredità degliHohenstaufen, sollecitato dagli esuli sici-liani e chiamato in aiuto dal popolodell'Isola, era sbarcato in Sicilia e avan-zava alla volta di Messina.

Alaimo, posponendo i suoi principiipersonali alla volontà e all'interesse gene-rale, gli andò incontro con il popolo (2Ottobre 1282): il re lo fece cavalcare alsuo fianco, gli manifestò la sua gratitudineper la difesa di Messina e gli disse cheormai doveva essere dimenticato il tempoin cui aveva parteggiato contro gli Svevi.

Alaimo affermò di non essere statonemico di Manfredi; che a causa dellefazioni era stato esiliato da lui; era tornatopoi coi Francesi, ma, per amore dellapatria che vedeva straziata ed avvilita, eradivenuto a loro ostile.

Apprezzando la sua franchezza e nobiltàdi sentire e stimandolo degno di assu-mere funzioni di responsabilità, il re lonominò maestro giustiziere a vita di tuttoil reame (21 Ottobre 1282), gli diede infeudo le terre di Palazzolo, di Buccherie del Casale di Odogrillo e ne rinnovò laconcessione a lui, alla moglie Macalda eai figli.

Inoltre, prima di partire dalla Siciliaper Bordeaux, sede prescelta per il duellocon re Carlo, Pietro d' Aragona donò algran giustiziere il proprio cavallo, l'elmo,lo scudo, la lancia e la spada e gli affidòla protezione della moglie Costanza edei figli.

Momenti di storia vera

continua a pag. 12

Page 12: LEONTINOI OGGI (GIUGNO 2008)

Salvatore Caruso: protagonista autentico dell’arte pescatoria, personaggio molto notoanche e soprattutto nelle acque di Marzamemi.

Nelle suggestiva foto-cartolina dell’agosto 2000 si nota una preziosa dedica conqueste semplici e affettuose parole di Orazio Parisi: “Al caro signor Caruso, persona gen-tile, bravo pescatore; di certo, raro amico”.

Giugno 200812

Alaimo mostrò di meritare pienamentela fiducia del re in tutti gli atti del suoufficio e, in modo particolare, quando,assieme a Giacomo, secondogenito diPietro, domò la ribellione capeggiata dalbarone Gualtiero di Caltagirone, il quale,rifugiatosi a Butera, fu persuaso dal nobilelentinese ad accettare il nuovo governo.

Quando, però, il barone si ribellò perla seconda volta, catturato, fu giudicatoe condannato a morte dall'alto giusti-ziere (1283).

L'autorità e il prestigio di Alaimo siconsolidavano sempre più, sicché, dopola partenza di Pietro d'Aragona per laCatalogna, l'invidia e la gelosia spinseroi cortigiani a tramare contro di lui.

L'occasione fu presto trovata.Nella battaglia del Golfo di Napoli

(1284), era caduto prigioniero degli ara-gonesi Carlo Lo Zoppo, figlio di Carlod'Angiò), e i ghibellini più accesi vole-vano vendicare l'uccisione di Corradinochiedendo la testa del principe catturato.

Al loro disegno si oppose energica-mente Alaimo, in qualità di grande giu-stiziere.

Sospettato di tradimento dai suoinemici,divenne inviso al reggente Giacomo,

che volle punire tutti coloro che avevanoimpedito la morte dell'Angioino.

Macalda della Scaletta,moglie di Alaimo.

Secondo Bartolomeo di Nicastro,invece, la rovina di Alaimo fu determi-nata dalle stranezze e dai maneggi dellamoglie, Macalda Scaletta, donna ambi-ziosa e bizzarra, il cui comportamentoavrebbe provocato l'antipatia e lo sdegnodella regina e della corte.

È quindi da escludere, alla luce delletestimonianze dei cronisti e dei docu-menti del tempo, che Alaimo avesse verar-nente intrecciato relazioni con gli angioiniai danni di Pietro d’Aragona e di Giacomo.

Le false accuse di tradimento,l’ingiusto esilio diBarcellona di Spagna,la fine ingloriosa di Alaimoda Lentini.

Questi, volendo allontanare il giusti-ziere dalla Sicilia, lo convocò al consi-glio che si tenne a Trapani e gli ordinò di

recarsi a Barcellona col pretesto di sol-lecitare gli aiuti contro i francesi, giàrichiesti a re Pietro.

Alaimo partì il 19 Novembre 1284 esuccessivamente il reggente ne facevaimprigionare la moglie e i figli e incame-rava e divideva i suoi beni senza rego-lare giudizio.

A Barcellona, Alaimo fu accolto ami-chevolmente da Pietro III, il quale sisdegnò per il modo di procedere delfiglio, concedette al difensore di Messinauna larga pensione e promise che sarebbetornato con lui in Sicilia.

I nemici di Alaimo, però, nel numerodei quali erano forse gli stessi Giovannida Procida e Ruggero di Lauria, non desi-stettero dal macchinare.

Così, alla morte di Pietro III, Giacomo,divenuto re, temendo che il nobile len-tinese fosse liberato e che " al ritorno diquel grande potesse seguire qualchenovità in Sicilia “, decise la sua morte.

Alaimo fu richiamato in patria assiemeai nipoti Adenolfo di Mineo e Giovannidi Mazzarino, anch'essi sospetti di tradi-mento.

In vista delle coste della Sicilia, il 2giugno 1287, i tre prigionieri furono chia-mati sulla tolda della nave e appresero laloro condanna.

La sentenza fu eseguita: i prigionierivennero “mazzerati” cioè rinchiusi cia-scuno in sacchi di tela zavorrati e buttatiin mare.

Così conclude l'Amari il racconto sullamorte di Alaimo di Lentini: “Approdò aTrapani la scellerata nave; e per tutta laSicilia si disse con orrore della fine diAlaimo. Ricordavano la nobiltà delsangue, il grand'animo nelle cose dellaguerra e dello Stato, la possanza a cuisalì, il pazzo orgoglio di Macalda cheaiutò a perderlo; e tremavano gli amici,sussurravano i guardinghi gran cagionedoverne avere per certo il re. Questiromori in intricato linguaggio riferisceil Nicastro e riporta con simpatia didolore tutto il supplizio e i memorabilidetti di Alaimo, forse il miglior citta-dino, certo l'uomo più famoso che laSicilia vantava nella rivoluzione delVespro".

segue da pag. 11

La figura di Alaimo da Lentini nella narrazione del prof. Filadelfo Favara

Pesca e pescatori di casa nostra

Mimmo Caruso, figlio d’arte, con un pesce spadaa testimonianza di una buona “pescata”.

SSaallvvaattoorree CCaarruussoo, ancora abbastanza giovane (il primo a sinistra) e il piccolo MMiimmmmoo (subito dopo) in una foto ricordo molto emblematica.

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Giugno 2008 13

Intervista al sindaco della città di Lentini,Alfio Mangiameli, sull’arena “Santa Croce”

Domanda: Dopo la riapertura

dell’Odeon, divenuto cine teatro comu-

nale “Carlo Lo Presti” in virtù del deli-

berato del Consiglio Comunale della

Città di Lentini n. 211 del 18 novembre

1966, è possibile un atro evento storico-

culturale a breve scadenza?

Intendiamo riferirci all’arena “Santa

Croce”, oggi comunale, un tempo meglio

conosciuta, volgarmente parlando, come

cinema “favedda”.

Risposta: La riapertura del Cine-Teatro

Odeon, intitolato a Carlo Lo Presti, ha

segnato per la Città di Lentini un pas-

saggio importante: la restituzione ai

Lentinesi di uno spazio funzionale per

il cinema, il teatro, la musica, vale a dire

appuntamenti culturali e momenti di

dibattito pubblico.

Una città dalla quale siano assenti spazi

di questa natura e così attrezzati è sicu-

ramente un soggetto più povero di cul-

tura e quindi di aggregazione sociale e di

partecipazione dei cittadini alla vita civile.

Dobbiamo essere grati agli amministra-

tori del passato che con le scelte com-

piute hanno fatto sì che la struttura diche trattasi diventasse patrimonio pub-blico e perciò disponibile per la realizza-zione di progetti condivisi. A noi spettacontinuare su questa strada.

Con la prossima disponibilità dell’a-rena “Santa Croce” un altro contenitoreculturale sarà a disposizione della città enel quale potranno essere realizzati eventie/o manifestazioni socio-colturali soprat-tutto nel periodo aprile settembre consi-derato che trattasi di un locale all’aperto.

D: Lei che segue con particolare inte-resse gli avvenimenti socio - culturalidella Sua città, non crede che la riaper-tura dell’arena “Santa Croce” fatta, però,a regola d’arte e con date certe, possa effet-tivamente rappresentare un momentomolto importante ai fini dello sviluppoe del progresso di Lentini e della lenti-nità?

La città di Lentini, fiduciosa e paziente,si aspetta molto dalla Sua pur non facilegestione politico-amministra, proiet-tata, com’è auspicabile, anche versoquesta direzione.

R: La promozione della crescita cultu-rale della nostra comunità è un elementoessenziale del progetto politico-ammi-nistrativo proposto alla città nel 2006.

Le difficoltà di carattere economicoche travagliano la nostra come moltealtre amministrazioni locali, ci solleci-tano a valorizzare tutte le forme espres-sive di arte e di cultura presenti nellanostra città, a dare loro spazi e opportu-nità per manifestarsi.

La volontà dell’Amministrazione inquesta direzione deve, però, trovare per-sone attente e realmente impegnate aprodurre fatti culturali, disponibili a pro-porre o a costruire insieme eventi di spes-sore che facciano di Lentini un polo di attra-zione culturale e artistica per tutto il ter-ritorio circostante.

In tal senso poter disporre di unospazio pubblico aperto credo possa rap-presentare una opportunità per tantinostri artisti e operatori culturali di pro-porsi per offrire all’intera comunitàmomenti di intrattenimento ad alto con-tenuto creativo.

È questa la carta su cui l’Amministrazionepunta con convinzione: una città viva, digiovani e meno giovani impegnati e pro-tagonisti del presente, di associazioniculturali, artistiche, musicali, di gruppi infor-mali, capaci con le loro qualità creativedi attrarre l’attenzione della comunitàintera e seminare così entusiasmo e unnuovo orgoglio di essere lentinesi.

Su questo piano l’Amministrazioneaccetta la sfida di un attivismo di conte-nuti e di sostanza che incalzi la politicae il governo cittadino a dare risposte.

Alfio Mangiameli

Pippo Lundari

G. Tagliaverga

Alfio RussoFoto Luigi Lo Re

Un’esclusiva di “Leontìnoi oggi”“

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Giugno 200814

Ecco tutta la cronistoria dopo

l’acquisto degli importanti

“locali” da parte dell’Amministrazione

comunale:

— Con DGM n.862 del12/12/96 fu affidato

all’ufficio tecnico comunale l’inca-

rico per la redazione del progetto in

oggetto.

— Nella seduta del 18/02/97 la Com -

missione Edilizia approvò il progetto

ma le esigue casse comunali non ne

consentirono la realizzazione.

— Con decreto dell’Assessorato Regionale

LL.PP. del 28/10/02 viene emanato il

bando pubblico per la riqualifica-

zione urbana dei centri con popola-

zione inferiore ai 30.000 abitanti.

— Il Comune partecipa al bando e con

decreto dell’Assessorato Regionale

LL.PP. del 19/01/05 l’intervento viene

ammesso a finanziamento.

— A seguito della gara a pubblico incanto,

i lavori vengono affidati all’impresa

Costruzioni Edilponti di Gela.

— Nell’aprile 2006 iniziano i lavori e si

concludano nel marzo 2007.

Questa la dettagliata descrizione

del progettista, architetto Pippo Lundari,

direttore dei lavori, ben coadiuvato

dal geometra Tagliaverga:

“L’area sulla quale insisteva la pree-sistente struttura cinematografica (cinemaFavella) ha una superficie di circa mq1.000 e risulta perimetrata da fabbri-cati di proprietà privata prospettantisull’arena.

I luoghi si presentano in uno stato ditotale abbandono.

La progettazione dello spazio è stataquindi condizionata dalle preesistenzelimitrofe:

— L’ingresso principale è stato man-tenuto da via Sassari/via Tagliaverga,attraverso una comoda scalinata edun’ampia zona di sosta antistante labiglietteria, al fine di consentire un age-vole ingresso al pubblico.

— L’ingresso secondario di via S. Marcodi Gorizia garantisce invece l’accessoai diversamente abili e agli artisti, ecostituisce una delle uscite di sicurezza.

— L’ubicazione del palcoscenico èstata mantenuta nella zona frontaleall’ingresso principale di via Sassari, aridosso di alcuni edifici privati adia-centi allo spazio dell’arena. Retrostantela scena si trovano i servizi riservatiagli artisti e gli spogliatoi completi di zonaper il trucco.

— La platea, pavimentata con lastronidi pietra basaltica di “Vizzini”, ha unacapienza di n.150 posti a sedere distri-

buiti in due settori separati da percorsipedonali illuminati a raso. La sala spet-tatori è stata diaframmata con oppor-tune paretine in pietra aventi lo scopodi separarla visivamente dall’area attrez-zata destinata ai servizi per il pubblico(guardaroba, servizi igienici e localeristoro con antistante area ricreativa).

— La sala proiezione è stata ubicatain un piano rialzato con sottostantedeposito per il materiale scenico.

— Si è ricavato inoltre un polmonedi verde sul quale è stato opportuna-mente trapiantato un secolare alberodi ulivo.

— Al fine di superare eraccordare in manierarazionale i dislivelli scatu-renti dalla differenza diquota tra i due ingressi delteatro, sono state previstedue rampe per i soggettidiversamente abili che con-sentono l’accesso al palco-scenico ed il collegamentotra la platea e l’area anti-stante il corpo servizi peril pubblico.

— La progettazionerispetta la vigente norma-tiva in materia di preven-zione dei locali di pubblicospettacolo.

L’importo dei lavori ammonta a475.000 € oltre oneri.

L’appalto dei lavori non compren-deva gli arredi ed il materiale scenico.

L’Amministrazione Comunale ha in iti-nere la trattativa privata per la fornituradi n.150 poltroncine per la platea e gliarredi per i camerini artisti”.

C’è da sottolineare che nel frat-tempo, con deliberazione n. 32 del15-5-2008, il Consiglio Comunale hadeliberato anche l’approvazione delrelativo regolamento di funziona-mento e gestione.

Abbiamo notato, inoltre, che nel-l’ambito del coordinamento dei LL.PP.,il cui responsabile risponde al nomedell’ing. Alfio Russo, c’è presente, difatto, un laborioso “gruppo di proget-tazione” che non è fine a se stesso.

Vediamo, ora, come spuntano inserie, tanto per citare alcuni esempiconcreti, momenti di operosità assaiqualificanti in ordine alla riscopertafelice della lentinità:• “Progetto di riqualificazione urba -

na di Piazza Umberto e di PiazzaDuomo” (in attesa di finanziamento);

• “Villa Gorgia”: in itinere (progettodi riqualificazione);

• “Centro polifunzionale per atti-vità culturali e ricreative” (cortile

biblioteca).

Tappa dopo tappa sul progetto di recuperodel nuovo cine-teatro comunale “Arena S. Croce”nella cronistoria dell’architetto Giuseppe Lundari

Il bellissimo palcoscenico

Planimetria dell’arena S. Croce