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L'epoca dei processi, Eichmann in Israele Adolf Eichmann, ex ufficiale delle SS, durante la guerra è responsabile dell'organizzazione per la deportazione degli ebrei nei territori occupati dall'esercito tedesco. Nel 1960 viene trovato e rapito in Argentina da agenti israeliani e processato a Gerusalemme

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L'epoca dei processi, Eichmann in Israele

❖ Adolf Eichmann, ex ufficiale delle SS, durante la guerra è responsabile dell'organizzazione per la deportazione degli ebrei nei territori occupati dall'esercito tedesco.

❖ Nel 1960 viene trovato e rapito in Argentina da agenti israeliani e processato a Gerusalemme

Una filosofa per cronista a Gerusalemme

❖ Al processo assiste anche Hannah Arendt in qualità di corrispondente per una rivista americana

❖ Successivamente pubblica le sue riflessioni sul processo in un saggio dal titolo La banalità del male (1963). Le sue tesi provocano critiche e accuse anche da parte degli israeliani e di intellettuali ebrei.

La banalità del male❖ Già negli scritti del 1940 sul Totalitarismo Arendt si

occupa del rapporto tra la presenza sconcertante del male nella storia e la capacità dell'uomo di pensare e distinguere tra giusto e sbagliato.

❖ La figura di Eichmann, un uomo «terribilmente normale», senza neppure i tratti grandiosi di un genio del male, spinge Arendt a coniare l'espressione "banalità del male". «Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso». La superficialità e mediocrità di Eichmann contrastano con il male da lui commesso, di cui è incapace di distinguerne la vera natura. Dal suo punto di vista, la deportazione di milioni di ebrei è solo un compito organizzativo, amministrativo, burocratico. Una mera esecuzione di ordine in obbedienza alle leggi.

❖ Il film: http://youtu.be/PEFP73paZ-I

Il male radicale❖ Il male radicale appare quasi svincolato dall'uomo, dalle sue

passioni, dalla sua facoltà di pensare. Fa a meno dell'uomo poiché presuppone soltanto una burocrazia impersonale, un apparato amministrativo, in grado nella sua neutralità affettiva, emotiva di compiere le peggiori atrocità. I funzionari del totalitarismo non sono né perversi né sadici, solo terribilmente normali, incapaci di sentire e distinguere il male che commettono. I processi sono uno strumento inadeguato a cogliere questa nuova forma di crimine. Il male novecentesco è svincolato dalla singolarità dell'uomo, dalla sua facoltà di pensiero e di giudizio.

❖ La polemica con Hans Jonas sul principio di responsabilità

Il Sessantotto tedesco, la critica ai padri

Gli studenti delle università tedesche protestano contro le strutture autoritarie della società, contro la guerra in Vietnam e, soprattutto, con la mancata rielaborazione del passato nazista. Alla generazione precedente, quella coinvolta direttamente con il nazismo, si imputa di non aver mai fatto i conti con le proprie responsabilità.

Il "padre" come figura letteraria

❖ Negli anni Settanta comincia anche nella letteratura il confronto della generazione postbellica con il passato nazionalsocialista dei propri padri. Questo filone letterario che accomuna autori eterogenei tra loro, è noto con il termine Väterliteratur.

❖ Il racconto letterario delle biografie familiari porta inevitabilmente alla scoperta di un conflitto generazionale.

❖ In questi romanzi non si tratta esporre le memorie della propria infanzia, ma di chiarire il proprio rapporto con l'eredità nazionalsocialista dei propri genitori.

Nel 1980 esce il romanzo di Christoph Meckel, un autore nato nel 1935. Dopo la morte del padre, lo scrittore aveva trovato i suoi diari risalenti all'epoca nazista. Leggendo quelle pagine l'autore scopre una persona fino a quel momento sconosciuta. All'immagine pura del padre vengono a contrapporsi ora le annotazioni criminali del diario. La figura paterna va in frantumi. Per l'autore si tratta di ricostruirla alla luce delle nuove scoperte - una sorta di specchio, dell'identità della Germania.

Chi era mio padre?

"Come mio fratello"❖ Nel 2003 esce Come mio fratello di Uwe Timm,

altro autore della generazione nata durante la guerra. A sessant'anni di distanza, dopo la morte dei genitori e della sorella, affronta un evento tragico: la vicenda del fratello che si arruolò volontario nelle SS e andò a morire sul fronte russo, appena diciannovenne.

❖ Uwe Timm ricostruisce i motivi che spinsero il fratello ad arruolarsi e scopre come il nazismo sia cresciuto guardando dentro la propria famiglia.

Percorsi autobiografici nella letteratura

Le SS in famiglia

❖ Ingeburg Schäfer (nata nel 1933) ritrova per caso vecchie lettere dei genitori risalenti al periodo del nazionalsocialismo e della Seconda guerra mondiale. Nulla di nuovo, poiché all’autrice è già noto che i genitori fossero a quel tempo convinti nazisti. Nelle lettere, però, emerge uno stile privato meno soggetto all’autocensura che avrebbe caratterizzato i racconti fatti dopo la guerra.

Historikerstreit❖ Negli anni Ottanta si sviluppa in Germania di nuovo un dibattito

sul nazismo, stavolta tra gli storici. La polemica esplode in seguito a un articolo di Ernst Nolte sul quotidiano Faz, in cui l'autore espone la sua interpretazione dell'olocausto come una reazione dei nazionalsocialisti ai precedenti delitti di massa e al sistema dei Gulag in Unione Sovietica.

❖ Nolte sostiene inoltre che l'immagine negativa del Terzo Reich, legata allo sterminio di ebrei, slavi, malati mentali e alla sua ideologia reazionaria, avrebbe però generato soltanto una storia dal punto di vista delle vittime e dei vincitori della guerra. A suo giudizio occorre una revisione.

– Ernst Nolte, Il passato che non vuole passare

„Non compirono, forse, Hitler e i nazionalsocialisti un atto asiatico

soltanto perché si ritenevano vittime reali o potenziali di un atto asiatico?

Non era l'arcipelago Gulag più originario rispetto ad Auschwitz? Non era l'omicidio di classe dei bolscevichi

il prius logico e fattuale rispetto all'omicidio di razza dei

nazionalsocialisti?“

«I tedeschi non riescono a essere patriottici»

❖ Con le sue analisi Ernst Nolte (assieme ad altri storici, Andreas Hillgrubers, ad esempio) mette in discussione l'interpretazione dei crimini del nazismo come evento unico e incommensurabile, senza paragoni nella storia.

❖ Nolte, però, non nega lo sterminio ebraico. Il suo tentativo, contestato dai critici per la sua vaghezza, è di leggere Auschwitz come strategia di risposta al bolscevismo.

❖ Soprattutto, il rifiuto del concetto di male incommensurabile porta Nolte a respingere anche l'idea di una colpa collettiva di tutto il popolo tedesco.

La risposta di HabermasHabermas risponde a Nolte e liquida la sua interpretazione come revisionismo, come un tentativo di rifondare una nuova coscienza nazionale tedesca, un nuovo patriottismo. In altri termini, Nolte libera i tedeschi dal peso di una colpa collettiva che deriva dal pensare Auschwitz come un evento senza precedenti.

Quale identità per i tedeschi?

❖ Auschwitz e il nazismo sono una cesura che separa ciò che viene prima e ciò che viene dopo, una frattura che ha amputato i tedeschi dalla propria storia.

❖ Alla domanda su quale principi debba essere fondata l'identità della Germania contemporanea Habermas risponde, diversamente da Nolte, che questa vada ricercata in un nuovo patriottismo, in un patriottismo costituzionale.

L'unico patriottismo che non ci rende estranei

all'Occidente, è un patriottismo costituzionale

Uno sguardo all'attualità. Dal 1945 l'anima tedesca è stata il risultato di complesse rinegoziazioni con il passato, sempre a rischio di ripensamenti o fallimenti

Identità nazionale, questione di memoria

Dopo Auschwitz non si può definire la propria appartenenza tedesca senza adottare anche strategie di rielaborazione della propria storia. Dall'occupazione angloamericana e sovietica e, successivamente, con la nascita dei due Stati tedeschi, si passerà dal silenzio e dalla rimozione alla pedagogia nelle scuole e alle politiche pubbliche del ricordo del calendario civile

Bibliografia❖ Germania, un passato che non passa, a cura di Gian Enrico Rusconi, Einaudi, Torino 1987

❖ Hannah Arendt, La banalità del male, Feltrinelli, 2001

❖ Theodor W. Adorno, Contro l’antisemitismo, a cura di Stefano Petrucciani, manifestolibri, 1994

❖ Enzo Collotti, La Germania nazista, Einaudi

❖ Edgar Alexander, Adenauer e la nuova Germania,

❖ Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei d’Europa, Einaudi

❖ Ernst Nolte, I tre volti del fascismo,

❖ Uwe Timm, Come mio fratello