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ISSN 2281-6585 UNIOR Dipartimento di Studi Letterari Linguistici e Comparati ANNALI sezione linguistica 2016 N.S. 5 AI ΩN del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati Sezione linguistica UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “L’ORIENTALE” N.S. 5 2016 AIΩN ANNALI

Letterari Linguistici ANNALI ESTRATTO · Valeria Caruso, Azzurra Mancini, Anna Riccio . e-mail: ... VALLINI 1978 ò 1994), al di là di un suo precostituito giudizio di condanna dell’etimologia,

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I S S N 2281-6585

U N I O RDipartimento

di StudiLetterari

Linguisticie

Comparati

A N N A L Isezione

linguistica

2016

N.S. 5A IΩN

del Dipartimento di StudiLetterari, Linguistici e Comparati

Sezione linguistica

UNIVERSITÀ D E G L I S T U D I D I N A P O L I“L ’O R I E N TA L E ”

N.S. 5

2016

AIΩN

ANNALI

Quaglia
Casella di testo
ESTRATTO
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Letterari, Linguistici e Comparati

Sezione linguistica

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4 Indice

Direttore/Editor-in-chief: Alberto Manco Comitato scientifico/Scientific committee: Ignasi-Xavier Adiego Lajara, Françoise Bader, Annalisa Baicchi, Philip Baldi, Giuliano Bernini, Carlo Consani, Pierluigi Cuzzolin, Paolo Di Giovine, Norbert Dittmar, Annarita Felici, José Luis García Ramón, Laura Gavioli, Nicola Grandi, Marco Mancini, Andrea Moro, Vincenzo Orioles, Max Pfister, Paolo Poccetti, Diego Poli, Ignazio Putzu, Velizar Sadovski, Domenico Silvestri, Francisco Villar Comitato di redazione/Editorial board: Anna De Meo, Lucia di Pace, Alberto Manco, Rossella Pannain, Cristina Vallini Segreteria di redazione/Editorial assistants: Valeria Caruso, Azzurra Mancini, Anna Riccio e-mail: [email protected] Annali-Sezione Linguistica, c/o Alberto Manco, Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati, Palazzo Santa Maria Porta Cœli, Via Duomo 219, 80138 Napoli – [email protected] ISSN 2281-6585 Registrazione presso il Tribunale di Napoli n. 2901 del 9-1-1980 Rivista fondata da Walter Belardi (1959 – 1970) e diretta da Domenico Silvestri (1979 – 2014) web: www.aionlinguistica.com e-mail: [email protected] © Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale, con qualsiasi

mezzo effettuata compresa la fotocopia, non espressamente autorizzata. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.

Per la redazione delle proposte i collaboratori sono invitati ad attenersi con cura alle ”norme”

disponibili nel sito della rivista.

Le proposte di pubblicazione inviate alla rivista vengono valutate da revisori anonimi. A tal fine

una loro copia dev’essere priva di qualunque riferimento all’autore.

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6 Indice

PROPRIETÀ RISERVATA

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INDICE

Nota del Direttore 9

ARTICOLI, NOTE, SAGGI

F. ASPESI, Il labirinto all’Amnisos 13

V. BRUGNATELLI, M. LAFKIOUI, La linguistica e sociolinguistica berbera

in Italia: il difficile compito di colmare una lacuna epistemologica 39

C. FABRIZIO, Edipo ‘monopede’? Un’ipotesi etimologica e un motivo

solare indoeuropeo 67

L. MASSETTI, Le ali del sole: una kenning artistica in Aesch. Suppl.

212-213 91

B. MOGARA, The Tjitswapong noun phrase 107

U. RAPALLO, Fra sostratismo, nostraticismo e glottogenesi. A proposito

di gr. Ἄnqrwpoı 125

G. ROCCA, Argei 145

D. SILVESTRI, Momenti autobiografici nell’opera di Ovidio. Prove di

lettura e di commento 167

Z. SIMON, The etymology of Hittite-Luwian Gurta- 189

M. ZABIELSKA, Doctor and patient positioning in narrative-based

publications from specialist medical journals 205

A. ZAVARONI, L’iscrizione falisca su oinochoe EF 4 e i termini oschi

con base *puk- 223

BIBLIOGRAFIE, RECENSIONI, RASSEGNE

T. EMMI, La formazione delle parole nel siciliano, Centro di Studi

Filosofici e Linguistici siciliani, Materiali e ricerche

dell’Atlante linguistico della Sicilia, 28, Palermo 2011, 513

pp. (F. Logozzo) 261

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8 Indice

D. CACIA, E. PAPA, S. VERDIANI, Dal mondo alle parole, definizioni

spontanee e dizionari d’apprendimento, Roma, Italiateneo,

2013, 247 pp. (M. Lamberti) 265

N. GRANDI (a cura di), La grammatica e l’errore. Le lingue naturali

tra regole, loro violazioni ed eccezioni, Bologna, Bononia Uni-

versity Press, 2015, 200 pp. (M. Lamberti) 269

O. PALUSCI, K. E. RUSSO (a cura di), Translating East and West,

Trento, Tangram edizioni scientifiche, 2016, 384 pp. (M.

Lamberti) 273

G. PAULIS, I. PINTO (a cura di), Fra testi e culture, Milano, Fran-

coAngeli, 2013, 336 pp. (M. Lamberti) 281

D.BAKKER, M.HASPELMATH, (eds.) Languages across Boundaries,

Studies in Memory of Anna Siewierska, Berlin 2013, De Gruy-

ter-Mouton, 400 pp. ISBN 978-3-11-033103-5 Eur. 39,95

(P. Poccetti) 285

C. DENIZOT, E. DUPRAZ (sous la direction de), Latin quis/qui,

grec τις/τίς: parcours et fonctionnements. Études sur deux in-

terrogatifs-indéfinis-relatifs, Cahiers d’ERIAC n°5, 2014,

PURH Presses Universitaires de Rouen et du Havre ISBN

978-2-87775-583-2. Eur.19 (P. Poccetti) 293

P. MILIZIA, L’equilibrio nella codifica morfologica, Roma, Carocci,

2013, 204 pp. (D. Ricca) 299

M. PRANDI, L’analisi del periodo, Roma, Carocci, 2013, 144 pp.

(V. Russo) 305

MARIA CÉLIA LIMA-HERNANDES, KATIA DE ABREU CHULATA (a cu-

ra di), Língua portuguesa em foco: ensino-apredizagem, pesquisa e

tradução, Lecce, Pensa Multimedia editore s.r.l., 2010, 235 pp. (V.

Russo) 309

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UMBERTO RAPALLO*

FRA SOSTRATISMO, NOSTRATICISMO E GLOTTOGENESI

A PROPOSITO DI GR. ANQRWPOS

Abstract The etymology of a[nqrwpoı re-examines the origins and history of the

sign (form and, especially, meaning) through the connections with other Greek, Indo-European, and not-Indo-European, signs. Starting-point is the relation between a[nqrwpoı and ajnhvr, supported by a parallelism between both sides of signs, the presence and absence of features as opposition, a long-range comparison between languages, a voyage towards a glossogonic research.

Keywords: etymology, convergences, mythology, protolinguistics L’etimologia di a[nqrwpoı riesamina le origini e la storia del segno

(forma e, specialmente, significato) attraverso le combinazioni con altri segni, greci, indeuropei e non-indeuropei. Punto di partenza è la relazione tra a[nqrwpoı e ajnhvr, sostenuta da un parallelismo tra i due piani dei segni, la presenza e assenza di tratti di opposizione, una comparazione estesa tra le lingue, un viaggio in direzione di una ricerca glottogenetica.

Parole chiave: etimologia, convergenza, mitologia, protolinguistica

1. Dalla definizione dell’etimologia all’etimologia di a[nqrwpoı

L’etimologia è un’associazione non solo tra parole, ma più in

generale tra segni di diversa estensione, da un’ipotetica radice (mono-

/bisillabica) a testi di varia lunghezza, con possibilità di una

comparazione più o meno estesa, dentro e fuori la specifica lingua

storica, e di una ricostruzione a vari stadi, fino potenzialmente a quelli

più remoti, dalla storia alla proto- e preistoria. È il caso dell’etimologia

Umberto Rapallo, Università degli Studi di Genova - e-mail: [email protected]

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di gr. a[nqrwpoı1. Per quanto riguarda una sua possibile definizione2,

infatti, l’etimologia ha il limite di appartenere a una fase protostorica,

senza spingere la ricostruzione alla preistoria. Dalla parola, poi, al

principio dell’intertestualità, la lingua è un fenomeno semiotico

complesso: sempre un rapporto fra etimologia e discorso, di segni di

varia lunghezza e mai in forma isolata. L’etimologia può considerare appaiati a[nqrwpoı e ajnhvr. Su un

piano del segno ci sono difficoltà formali, a livello lessicale e

grammaticale. Sull’altro affiora il problema di una quasi-sinonimia.

L’interpretazione di sinonimi in una concezione del campo

“morfosemantico” è un primo importante passo verso la strutturazione del lessico: morfosemantico si chiarisce qui come

formale (a un duplice livello, lessicale e grammaticale) e al tempo

stesso semantico, valutate le associazioni dei contenuti, nei rapporti

stretti con i contenenti. Sono in gioco una forma semplice e una

derivata? Entrambe sono documentabili in miceneo, sebbene ajnhvr sia

generalmente considerato iponimo e a[nqrwpoı iperonimo, tale da far ipotizzare una deriva iperonimica3.

A proposito di corradicalità o meno tra a[nqrwpoı e ajnhvr,

fondamentale per la loro etimologia è il richiamo al contenuto, le

difficoltà formali vengono di conseguenza (epentesi, nasalizzazione, th,

suffisso -r, un -po greco-traco-illirico). Campi associativi e associazioni

1 Una stimolante riproposizione del problema viene dall’articolo di SILVESTRI 1997.

Alcuni aspetti interessanti del problema vengono dall’attività per intero di Saussure (cfr. VALLINI 1978; 1994), al di là di un suo precostituito giudizio di condanna dell’etimologia, con oscillazioni nella considerazione di un piano oppure dell’altro del segno, di una comparazione più o meno estesa tra le lingue con attenzione sempre ai dati paradigmatici e di carattere strutturale, fino ad allargarsi a una più ampia cornice culturale, quella della religione e del mito, attraverso il ricupero dell’origine della parola dal discorso.

2 Cfr. BELARDI 2002, per una definizione dell’etimologia (e sue variabili: significata/designata, etimologia/discorso, etimologia diacronica/sincronologica, popolare/dotta), secondo una prospettiva allargata, storica; vd. anche VALLINI 2010, spec. 15-44 e bibl. 281-295.

3 Avverso al confronto è tuttavia GARNIER 2007, 131-154, con la rinuncia pregiudiziale a una connessione tra a[nqrwpoı e ajnhvr, dove anche un proto-indeuropeo (= PIE) originario escluderebbe convergenze secondarie analogiche oppure fortuite e naturali Sulla formazione e usi delle due parole, SCHWYZER, Gr.Gr. (I, 2772.4121.5683-4.426,4).

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lessicali sono da valutare: su un piano consentono una comparazione

più estesa, a favore di un’ipotesi ‘nostraticistica’, sull’altro possono

nascondere null’altro che motivazioni-pregiudiziali ideologiche, come

quando l’etimologia è riconducibile a una più o meno felice

associazione lessicale, in qualche costituente – lessicale o grammaticale – della parola. Le motivazioni possono nascere dal solo greco, come nel

Cratilo platonico, oppure dal confronto con altre lingue, indeuropee (=

IE) e/o non-IE. Fino a che punto i lemmi associati siano da qualificare IE

lo possono verificare i dizionari etimologici: specialmente il

collegamento con a[ntron è riconducibile alla stessa rad. indeuropeo-

(camito-)semitica (= IE-[CAM-]SEM) an- “respirare” (vd. a[nemoı), anche se poco chiara; in alternativa, alcuni collegamenti sono riconducibili,

più che a ipotesi nostraticistiche, a una pregiudiziale sostratistica

(comuni a entrambe i richiami a lingue anarie).

Resta il dubbio: IE, IE-(CAM-)SEM, sostrato, o altro ancora? Sulle

motivazioni che possono nascere dalla considerazione del solo greco,

vd. Plat. Crat. 399c, a proposito di a[nqrwpoı = ajnaqrwn (ajqrevw, ajqrovoı):

[Socrate] “questo nome a[nqrwpoı ‘uomo’ significa che, mentre gli altri

animali non considerano né ripensano né ‘riesaminano’ (ajnaqrou`sin)

mai nulla di ciò che vedono, l’uomo, non appena ‘ha visto’, ciò che

diciamo anche o[pwpe, subito ‘riesamina’ (ajnaqrei`) e riflette su ciò che

ha visto; donde a ragione solo l’uomo tra gli animali fu denominato

a[nqrwpoı, cioè ajnaqrwn a o[pwpe”.

Sulla definizione di etimologia (e sue variabili), si tratti di

nostraticismi o di sostratismi, la comparazione tra le lingue verifica

un’ampia convergenza-ibridazione di contenenti e contenuti con

lingue e gruppi non-IE (o pre-IE), a conferma che i segni a[nqrwpoı e

ajnhvr sono riconducibili a un’unica voce del cosiddetto “lessico di

base” (= LB). Campi associativi e associazioni lessicali, in un rapporto

fra etimologia e discorso, sono anche verificabili – come si vedrà – in

una globalità e/o linearità dei testi, in contesti più o meno ristretti.

Tornando poi al confronto tra a[nqrwpoı e ajnhvr, il gr. a[nqrwpoı può

essere interpretato come all’origine un derivato aggettivale ossitono in

-wpovı mutato in sostantivo, con una ritrazione dell’accento propria

delle ipostasi sostantivali: vd. mevtwpon “fronte” e provswpon “faccia”…

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È un’ipotesi suggestiva, compatibile con una comparazione estesa, in

accordo anche con una probabile parziale corradicalità tra a[nqrwpoı e

ajnhvr. È ipotizzabile cioè un processo di derivazione da un aggettivo

(composto exocentrico) a un sostantivo (composto esocentrico); nei

tipi esocentrici l’accento cade sul secondo membro, reggente, mentre

in quelli exocentrici sul primo.

Il campo elementare dell’uomo, costruito sull’iniziale e probabile

(anche se parziale) corradicalità di a[nqrwpoı e ajnhvr è occasione per

ribadire l’apporto delle teorie del campo alla ricostruzione etimologica

e alle convergenze linguistiche. Il punto d’arrivo è un “campo

etimologico” che – nel superamento della diffusa ostilità per il

significato – tiene conto dei due piani del segno e dei reciproci

condizionamenti tra un piano e l’altro: somiglianze di suono o

vischiosità foniche possono indurre somiglianze di senso o contagi

semantici, all’interno di usi contestuali più o meno ristretti. Il numero

delle “tessere” nel campo si dilata, così che lo stesso campo può

apparire di difficile delimitazione, aperto cioè ad altri campi. Anche

gli usi contestuali sono difficili da contenere, alla ricerca di un

“nucleo” originario (FICK 1886), più compatto o stabile, perché sia

definibile come “testo”: ipoteticamente, in questa sede, la Patrovkleia

di Il. XVI, in quanto canto di Patroclo, qualificato ai vv. 164 e 244 come

qeravpwn di Achille4.

Punto di partenza è dunque un campo minimale a due tessere, con i

tanti richiami a Il. XVI, e la probabile (se pure parziale) corradicalità di

a[nqrwpoı e ajnhvr, con qualche difficoltà formale, a livello lessicale e

grammaticale, sul piano del contenente e del contenuto. Ma, poi, la

distinzione tra a[nqrwpoı e ajnhvr è davvero da intendere come quella tra un

iperonimo e un iponimo? Si riscontra un uso oscillante a[nqrwpoı – ajnhvr.

Ricorrono ‘vuoti’ epiteti formulari attribuibili a personaggi di diversa

4 Vd. su qeravpwn FRISK, GEW 663s.; per quanto sia necessario esprimere cautela su

una possibile glossa etimologica qeravpwn-a[nqrwpoı, sul piano formale resta pur sempre un’associazione di rilevante interesse, così come il confronto con tevramna, qualificato come pelasgico. Sul piano non del contenente, ma del contenuto, è degno di nota il rapporto tra Achille e l’amico (240 etaroı) Patroclo, un rapporto di prestigio e di potenza, clientelare come ritroviamo anche nella società celtica (MARTIN 2011, 197-224).

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gerarchia o categoria sociale. Dall’esame di Il. XVI emergono esempi di

una imbarazzante quasi-sinonimia, non tutti spiegati da una teoria dei

nuclei e da una deriva in un senso o nell’altro: sono da considerare campi

associativi, associazioni lessicali, esempi e contro-esempi5. La soluzione

del problema difficilmente può essere trovata in un’etimologia IE a tutti i

costi. La sensazione è che la ricerca di un sostrato pregreco si

accompagni, volenti o nolenti, all’indicazione di un’etimologia anaria o

comunque oscura, oppure anche di prestiti, in una estesa convergenza

linguistica e a uno stadio cronologico già molto antico.

2. Un racconto etimologico-comparativo: la Patrovkleia (Il. XVI)

In una comparazione inizialmente (come nel primo Saussure) ristretta

a una sola lingua (il greco), le parole richiamate dai vari contesti sono

quelle che nel tempo hanno – bene o male – ispirato le diverse, tante – e

spesso dubitabili – etimologie di a[nqrwpoı (anche corradicali etimologici

delle parole stesse richiamate), dando evidenza a correlazioni-relazioni

sui due piani del segno (contenente ma anche contenuto). Patroclo è per

eccellenza lo scudiero (qeravpwn) dell’eroe divino (dioı) Achille, eroe (ajnhvr)

lui stesso, come altri compagni di Achille. Un lungo elenco di qualifiche

attribuite a guerrieri di diversa gerarchia sociale conferma una deriva

iperonimica (generalizzazione) in atto, più accentuata specialmente nei

nuclei non originari di Il. XVI. È evidente che le tante diverse etimologie

formulate non sono tutte compatibili tra loro, anche se possibili,

metodologicamente e/o ideologicamente motivate.

I tanti esempi di correlazioni-relazioni in Il. XVI si possono leggere

come un “racconto etimologico-comparativo”, all’interno del quale le

parole del greco in una globalità e/o linearità del testo, con i loro usi

contestuali, sono – in una ipotesi ipercomparativistica – sostenute dal

confronto più esteso possibile con altre lingue e, parallelamente, con

5 Sull’argomento, cfr. SILVESTRI 1997, 972-979. La contestualizzazione dei passi

non prescinde da una comune difficoltà, una “deriva iperonimica” che trascina tutte le denominazioni dell’uomo verso una generalità referenziale, quella di un uomo prototipico, l’essere umano. Interessante in questo caso il richiamo a una dimensione già preistorica.

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altri testi. È la condizione indispensabile perché l’etimologia delle

parole sia appropriatamente suffragata dal discorso, come ha

mostrato spesso É. Benveniste. Chiave di volta e centro di controllo in

questa interpretatio etimologica può essere assunta la preghiera a Zeus

Dodoneo e Pelasgico di Il. XVI, 233-248, che prepara il confronto con

altri testi anche di lingue diverse, specialmente con il biblico libro di

Ezechiele (1, 5ss.). La comparazione dov’è possibile (molte parole

greche sono senza etimologia!) mette in luce convergenze di vario tipo

(primarie, secondarie, da sostrato, affinità elementari), motivate da

un’ibridazione del lessico e da un’eterogeneità cronologica (e

dialettale) del testo.

A sostegno di questo racconto etimologico-comparativo, si è partiti

dal binomio a[nqrwpoı - ajnhvr, comprensivo di espressioni generiche

(315 muw;n ajnqrwvpou “il muscolo dell’uomo”, in senso anatomico) e

derivate (857 ajndroth`ta “la giovinezza”). Vincolante è apparso poi il

confronto, oltre che con un supposto “pelasgico” qeravpwn “scudiero,

compagno”, con altre denominazioni (più o meno sinonimi) di capi e

guerrieri: fwvı “eroe”, hrwı “eroe, guerriero, capo”, hJgemwvn “capo,

comandante”, ajgovı “condottiero, capo”, hJghvtwr “capo, guida”,

basileuvı “re”, a[nax “signore”. Quindi il confronto si è esteso ad alcuni

possibili correlati di a[nqrwpoı (dovru “asta”e dru`ı “quercia”), più altri

termini considerati, sul piano dei contenuti, quasi-sinonimi (eJtai`roı

“compagno, amico”), con qualche possibile e suggestivo richiamo ai

Pelasgi o al pelasgico (702 teivceoı uJyhloi`o “dell’alto muro”). Di

particolare interesse, in una prospettiva comparativa, sono apparse

anche le denominazioni delle armi, dei colori, il richiamo alla

luminosità e alla vista6. La prima parte della Patrovkleia (1-155) si

chiude con la vestizione di Patroclo, forse un’interpolazione tarda;

fatta eccezione forse per 137 kunevh “elmo” (da kuvwn), per gli altri

6 Quando il fuoco è prossimo a distruggere le navi, Patroclo si arma di bronzo

“accecante” (130 nwvropi); l’agg. nwroy, riferito a un ajnhvr, è tuttavia di incerto significato (“lucente” o “risonante”?). Per Fr. Bechtel è da confrontare con nwrei : ejnergei Hsch. (“è attivo”), anch’esso in congiunzione con ajnhvr. Il collegamento con ajnhvr ha fatto ipotizzare per drwvy æ a[nqrwpoı Hsch. una derivazione da *nr-wvy “dall’aspetto umano” (<*‚r-gps P. Kretschmer).

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ornamenti, in quanto manufatti, sono manifeste convergenze

secondarie, da prestito, oppure restano senza etimologia.

Di rilevante interesse appaiono poi le qualifiche dei diversi capi e

guerrieri, maggiori o minori, nominati oppure anonimi, tutti allo stesso

modo stanchi e sfiniti per la battaglia, uomini di dolore e di morte7.

Alcune qualifiche di capi e guerrieri non sono specifiche, ma comuni ad

altri guerrieri minori, più accentuatamente nella continuazione della

Patrovkleia e in una più tarda redazione ionica, dove anche

scarseggiano gli epiteti, che sono più spesso formulari, attribuiti a

uomini di diversa gerarchia sociale8. Il rapporto fra l’eroe e la divinità è

di fondamentale interesse, anche se non sempre esplicito: fra Achille e

l’augusta madre Teti, fra Zeus e il glorioso Sarpedone, fra Patroclo e il

sire Apollo... Di dubbia interpretazione sono alcuni contesti9.

3. Verso una comparazione linguistica più estesa

Alla luce dei tanti dati emersi, l’interesse può concentrarsi ora su una

comparazione linguistica più estesa, sostenuta dal discorso. In Il. XVI,

233 ha inizio la libagione con il vino e la preghiera a Zeus (233-248). È in

discussione una polarità uomo/divinità in pelasgico, specialmente

considerata una deriva iperonimica (mic. a-to-ro-qo “essere umano

opposto a divinità”). Si possono richiamare però tanti esempi di uno

7 Il massacro degli Argivi (17 ∆Argeivwn) o dei figli guerrieri degli Achei (42 ajrhvi>oi ui|eı

jAcaiwn) presso le concave navi è in realtà e più genericamente il massacro di tutti i Greci,

sotto diversi nomi: Argivi, Danai e Achei (o Achivi), quest’ultimo nome attribuito in età

micenea agli abitanti di tutta la Grecia, non solo dell’Acaia, di nome e di fatto come Achille

stesso creature di dolore, non solo perché Greci (vd. 22 a[coı e ∆Acaiouvı; 55s. a[coı e ∆Acaiwn). 8 Nella somiglianza di epiteti, non solo tra vari capi e guerrieri, sfuma anche la

polarità uomo/dio, come mostra la gagliardia dell’Argheifonte: 181 kratu;ı jArgeifovnthı “il gagliardo A.”, epiteto di Ermete (solo perché bramò una danzatrice?!), gagliardia non tanto diversa da quella di Diomede e di Echeclo; come mostra soprattutto l’apparizione di Febo Apollo nelle vesti di un mortale forte e gagliardo (716 ajnevri…aijzhw/ te kratevrw/ te), Asio, lo zio materno di Ettore.

9 Vd., per esempio, 407 iJero;n ijcqu;n (“un pesce sacro”?). Il riferimento è a una vittima di Patroclo, in una similitudine. Cfr. BENVENISTE 1976 e 2001 [1969], II, 430-434, spec. 432s. e RAPALLO 2012, 389. La mala morte (47 khra) che incombe su Patroclo è anch’essa destino di molti, non solo Mirmidoni e non solo Greci.

Page 15: Letterari Linguistici ANNALI ESTRATTO · Valeria Caruso, Azzurra Mancini, Anna Riccio . e-mail: ... VALLINI 1978 ò 1994), al di là di un suo precostituito giudizio di condanna dell’etimologia,

132 Umberto Rapallo

AIΩN-Linguistica n.5 n.s. DOI: 10.4410/AIONL.5.2016.005

stretto rapporto tra l’eroe e la divinità nel séguito di Il. XVI: Euforbo non

appartiene forse al piano originario della Patrovkleia, è comunque

l’uomo che uccide Patroclo per mano degli dèi (850: Zeus Cronide e

Apollo); Zeus stesso è padre dei numi e degli uomini (458); Apollo porta

una qualifica di a[nax “signore, padrone, capo, re” (514. 523. 804) e

appare sotto le sembianze di un guerriero forte e gagliardo (716); Achille

è qualificato come “divino” (5. 798), analogamente anche Automedonte,

auriga di Achille, è qualificato come lo scudiero divino (865), anche un

capo cretese come Merione era simile ai numi (632); Sarpedone in un

episodio ritenuto di interpolazione più tarda è, oltre che il più caro tra gli

uomini, caro anche a Zeus e pari a un dio (433. 649). I richiami sono a

diversi nuclei dell’Iliade, ma – se non sorprende l’uso di vuoti epiteti in

massima parte nella continuazione della Patrovkleia e nella redazione

ionica o in qualche interpolazione – diversamente non è atteso nel suo

nucleo originario, dove anche il riscontro di una supposta deriva

iperonimica di ajnhvr con il valore di a[nqrwpoı, accentuata da una polarità

uomo/divinità (688), è spia di un’eterogeneità cronologicamente già

‘originaria’ e di una ibridazione del lessico per fattori interlinguistici. La

massima deriva iperonimica è avvalorata da qualche uso pronominale

del lemma per ‘uomo’ (263. 406. 423), anche in sintagmi di valenza

negativa oppure sarcastica (225s. 570. 745. 747). È in atto una tecnica

formulare di epiteti ‘vuoti’ che si prolunga da un nucleo all’altro, fino

alla redazione ionica, con interpolazioni varie: gli epiteti accomunano

guerrieri di entrambe le parti in lotta (Ettore e Achille sono entrambi

“massacratori”: 146. 575. 840), anche guerrieri poco eroici (507), scudieri

e aurighe (Cebrione 739ss.), guerrieri senza nome (810), non uomini forti

ma militi ignoti, uomini dolenti (516. 621. 726. 857), eroi destinati a

morire eppure/oppure figli dei numi beati (441).

Dalla preghiera di Achille a Zeus emerge esplicitamente un

richiamo al pelasgico (Il. XVI, 233-248)10:

10 La traduzione e, specialmente, analisi dei vv. indicati tiene conto delle seguenti

edizioni: R. Calzecchi Onesti 1977 e G. Paduano 1997; inoltre J. van Leeuwen 1913; W. Leaf 1960; anche D.B. Monro – Th.W. Allen 19203; P. Mazon 1974; le varr. sono attestate da grammatici antichi, codd., scolii.