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NELLA SPIRALE DEI RAEE NELLA SPIRALE DEI RAEE NELLA SPIRALE DEI RAEE IL RILANCIO DEL SISTEMA IL RILANCIO DEL SISTEMA IL RILANCIO DEL SISTEMA ITALIA ITALIA ITALIA (parte II) (parte II) (parte II) IL GLOBAL WARMING E’ IL GLOBAL WARMING E’ IL GLOBAL WARMING E’ SCIENTIFICAMENTE PROVATO? SCIENTIFICAMENTE PROVATO? SCIENTIFICAMENTE PROVATO? LO SVILUPPO DELLA FUSIONE LO SVILUPPO DELLA FUSIONE LO SVILUPPO DELLA FUSIONE NUCLEARE FREDDA NUCLEARE FREDDA NUCLEARE FREDDA

liberambiente - Newsletter gennaio 2012

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nesletter gennaio 2012

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NELLA SPIRALE DEI RAEENELLA SPIRALE DEI RAEENELLA SPIRALE DEI RAEE

IL RILANCIO DEL SISTEMA IL RILANCIO DEL SISTEMA IL RILANCIO DEL SISTEMA ITALIA ITALIA ITALIA (parte II)(parte II)(parte II)

IL GLOBAL WARMING E’ IL GLOBAL WARMING E’ IL GLOBAL WARMING E’ SCIENTIFICAMENTE PROVATO?SCIENTIFICAMENTE PROVATO?SCIENTIFICAMENTE PROVATO?

LO SVILUPPO DELLA FUSIONE LO SVILUPPO DELLA FUSIONE LO SVILUPPO DELLA FUSIONE NUCLEARE FREDDANUCLEARE FREDDANUCLEARE FREDDA

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Newsletter n.14 Gennaio 2012

Presidente Liberambiente Presidente Liberambiente

Roberto TortoliRoberto Tortoli

Direttore Responsabile Direttore Responsabile

Antonio GaspariAntonio Gaspari

Vice Direttore Responsabile Vice Direttore Responsabile

Marcello InghilesiMarcello Inghilesi

Giorgio StracquadanioGiorgio Stracquadanio

Direttore Editoriale Direttore Editoriale

Fernando FracassiFernando Fracassi

RedazioneRedazione

Stefania ZoppoStefania Zoppo

Hanno collaboratoHanno collaborato

Redazione Redazione

Roberto RussoRoberto Russo

Carlo CerofoliniCarlo Cerofolini

Giuseppe QuartieriGiuseppe Quartieri

Mario ApiceMario Apice

Fispmed OnlusFispmed Onlus

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SOMMARIOSOMMARIOSOMMARIO

NELLA SPIRALE DEI RAEE Redazione Liberambiente 4

IL RILANCIO DEL SISTEMA ITALIA: DALL’ANALISI ALL’AZIONE PER UN NUOVO INIZIO di Roberto Russo

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IL GLOBAL WARMING E’ SCIENTIFICAMENTE PROVATO? di Carlo Cerofolini

7

LA BUONA NOTIZIA di Mario Apice 12

NEWS DAL MEDITERRANEO a cura di Fispmed Onlus 13

CURIOSITA’ E NEWS Notizie Ambientali da tutto il Mondo 14

LO SVILUPPO DELLA FUSIONE NUCLEARE FREDDA di Giuseppe Quartieri

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Pagina 3 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n. 14 — Gennaio 2012

Nel mese di Gennaio 2012 si apre la CAMPAGNA ADESIONI A LIBERAMBIENTECAMPAGNA ADESIONI A LIBERAMBIENTECAMPAGNA ADESIONI A LIBERAMBIENTE

per maggiori informazioni scrivete a: [email protected]

I NOSTRI PARTNERSI NOSTRI PARTNERSI NOSTRI PARTNERS

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Pagina 4 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n. 14 — Gennaio 2012

NELLA NELLA NELLA SPIRALESPIRALESPIRALE DEI RAEE DEI RAEE DEI RAEE (R(R(RIFIUTIIFIUTIIFIUTI DADADA APPARECCHIATUREAPPARECCHIATUREAPPARECCHIATURE ELETTRICHEELETTRICHEELETTRICHE EDEDED ELETTRONICHEELETTRONICHEELETTRONICHE))) Redazione Liberambiente

I l computer di un anno fa? Obsoleto!!! Il telefo-nino di un anno fa? Non riusciamo a rifilarlo nemmeno ai nostri figli!!! La causa è tutto que-sto consumismo che, oltre a creare dei seri pro-

blemi al nostro conto in banca, ne crea altrettanti, se non maggiori, al nostro ambiente. Nonostante la ormai evidente e tanto citata crisi economica, che colpisce il nostro Paese (e non so-lo), i rifiuti elet-tronici (meglio definiti per prati-cità con l’acroni-mo RAEE), sono prodotti a ritmo incalzante, quasi con lo stesso rit-mo con cui si lan-ciano nuove tec-nologie. Si parla di 40milioni di tonnellate annue. Si stima che, nel-l’Unione Europea, ogni cittadino produce 9kg di RAEE ogni anno, per un totale di 4.5milioni di tonnellate prodotte dal vecchio continen-te. L’Italia non si fa mancare nulla, ovviamente! Secondo una ricerca ISTAT abbiamo il primato di produzione di RAEE: 850.000 di tonnellate per 365 giorni, con una media di 14,5 tonnellate ad abitate dello stivale. E, purtroppo, la maggior parte di questi prodotti finisce nelle discariche. Probabilmente la comunicazione sul recupero dei RAEE non è stata ancora abbastanza effi-cace, quindi non è stata ancora recepita correttamente dal cittadino. Nel decreto ministeriale n. 65 del 2010 (Uno contro Uno) troviamo stabilito che i negozi di elettronica sono obbligati a ritirare gratuitamente il prodotto vecchio contestualmente alla consegna di quello nuovo acquistato. Quello che prima era un servizio a pagamento ora è, per legge, un obbligo dei negozianti, anche per quelli online. I prodotti ritirati sono poi consegnati ai consorzi di recupero e riciclo. Lo stesso principio vale anche per il prodotti di piccola elettronica.

Secondo il rapporto annuale RAEE 2010, in Italia sono stati raccolti correttamente 245.350.782kg di rifiuti elettronici, con un aumento del 27% (circa) annuo ri-spetto al 2009. Il Trentino Alto Adige è la regione più virtuosa dello stivale, seguita a ruota dalla Lombardia, la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna. Nel centro Italia

la regione che si trova nella hit parade del recu-pero RAEE è l’Umbria. Mentre nel sud la regione che ha incremen-tato d 3783 a 50-59 tonnellate il recupero dei ri-fiuti elettronici è la Calabria, dalla quale le altre re-gioni del Mezzo-giorno dovrebbe-ro prendere e-sempio. Ma lo sapevate che i RAEE con-tengono al loro interno dei veri e propri “tesori”? Componenti co-me: metalli, vetro e plastica da re-

cuperare e riciclare, ma anche ferro, alluminio, rame e, udite udite: finanche oro, utilizzato per la componenti-stica dei computer e dei telefoni cellulari. In questi ultimi, non troviamo solo l’oro, ma altri me-talli preziosi come argento, platino e palladio, tutti re-cuperabili e riutilizzabili. E allora cosa aspettiamo? Diamoci da fare, recuperia-mo tutti i nostri vecchi e cari prodotti elettronici non più utilizzabili, portiamoli direttamente nei centri di recupero autorizzati ed “aiutiamoCI” a rispettare il nostro ambiente. Per maggiori informazioni sui centri di recupero più vicini a voi potete consultare questa pagina: http://www.cdcraee.it/GetHome.pub_do

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Pagina 5 Informazione, Ecologia, Libertà - Newsletter n. 14 — Gennaio 2012

Q uesta volta desidero proporre alla redazione di Liberambiente la pubblicazione di una vera e propria lettera aperta indirizzata a tutti coloro che hanno a cuore l’ambiente, la qualità della

vita, lo sviluppo economico sostenibile, insomma il pro-prio futuro. Nel numero di novembre di que-sta rivista è stato pubblicato un mio intervento dal titolo esatta-mente uguale, nella prima parte, di questo nuovo contributo: un tentativo di riflet-tere sui fonda-menti teorici più opportuni da a-dottare per un movimento am-bientalista dialo-gante, pragmati-co, razionale, ragionevole, libe-rale che recupera il meglio della cultura riforma-trice per porsi l’obiettivo di contribuire a risollevare le sorti della Poli-tica e del Paese. Ora però dobbiamo passare senza ulteriori indugi all’a-zione. Occorre aggregare queste forze e costruire un car-tello di lavoro unitario da porre all’attenzione di questo Governo ma soprattutto di quello che uscirà dalle prossi-me elezioni, pienamente legittimato dal voto popolare. In questo momento decine di progetti sono temporanea-mente bloccati dai comitati che si ispirano a quell’am-bientalismo che dobbiamo ritenere ormai superato (ma che trova ancora audience nella stampa distratta e gos-sippara), in attesa dell’immancabile realizzazione delle opere contestate. Ma chi contesta? Quanti sono? Da quali processi deci-sionali pubblici e trasparenti sono legittimati? Lamentano corruzione, soprusi, presunte violazioni delle norme, accusando la solita mancanza di volontà politica ma poi rifiutano, in modo sterile e strumentale, qualsivo-glia confronto istituzionale ovvero l’assunzione di re-sponsabilità politiche che determina la loro totale assen-

za di strategia. Protestano, così spesso – dichiarano - perché questo è il segnale della loro concretezza e gli scarsi risultati (per loro unanime ammissione) dimostra-no il valore di questo senso pratico presunto che è inve-ce quanto di più astratto possa configurarsi nel lavoro politico per la governance del territorio. Il vero proble-

ma è che questo modo di fare affossa irrime-diabilmente le istituzioni de-mocratiche, de-motivando la partecipazione propositiva e positiva e allon-tanando tutti i cittadini dai pro-cessi che do-vrebbero invece portare ad assu-mere decisioni condivise sui metodi e sui contenuti. Noi tutti, donne e uomini di buona volontà, respon-sabili e dirigenti delle associazio-

ni ambientaliste che desiderano contribuire alla rinascita del Paese esercitando una Politica nobile con una visio-ne che possa coinvolgere il massimo livello dell’interes-se generalizzato e diffuso, dovremmo occuparci di porre piuttosto la questione dei processi decisionali, della le-gittimità di chi fa le norme e di chi le fa rispettare. Nel 1930 il genio inarrivabile di Einstein ebbe a scrive-re:"Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più gran-de benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere “superato”. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi del-l'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una

IL IL IL RILANCIORILANCIORILANCIO DELDELDEL SISTEMASISTEMASISTEMA ITALIA: ITALIA: ITALIA: DEMOCRAZIADEMOCRAZIADEMOCRAZIA, , , PARTECIPAZIONEPARTECIPAZIONEPARTECIPAZIONE, , , TERRITORIOTERRITORIOTERRITORIO, , , ILILIL CONTRIBUTOCONTRIBUTOCONTRIBUTO DELL’AMBIENTALISMODELL’AMBIENTALISMODELL’AMBIENTALISMO RAGIONEVOLERAGIONEVOLERAGIONEVOLE IIIIII PARTEPARTEPARTE: : : DALL’ANALISIDALL’ANALISIDALL’ANALISI ALL’AZIONEALL’AZIONEALL’AZIONE PERPERPER UNUNUN NUOVONUOVONUOVO INIZIOINIZIOINIZIO

di Roberto Russo - Fispmed Onlus

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Pagina 6 Informazione, Ecologia, Libertà Newsletter n. 14 — Gennaio 2012

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routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito". Questo richiamo al merito, al progresso, al cambiamento deve guidarci nel nostro prossimo ed impegnativo lavo-ro, non solo per il livello del ragionamento, ma anche per il registro dell'umore con il quale affrontare il nostro compito. La priorità della questione ambientale deve essere decli-nata in termini compatibili con processi decisionali che devono essere tempestivi e certi. Essa non può costituire vincolo esterno ai procedimenti ma ne deve costituire componente intrinseca. Ad esempio la decisione econo-mica non può non includere una valutazione relativa al suo impatto sulle risorse ambientali come sulle risorse umane ma alla logica strumentale dei veti si deve sosti-tuire quella positiva dell’analisi per fare e fare bene. Tra qualche settimana molte di queste forze ambientali-ste alle quali questa lettera aperta è indirizzata potranno incontrarsi per poter definire una piattaforma di lavoro concreta, puntuale per un’azione pragmatica rivolta al fare e fare bene: fare le infrastrutture che occorrono, fare le riforme che necessitano, fare della qualità della vita e dello sviluppo sostenibile e consapevole l’obietti-vo centrale delle politiche pubbliche.

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L a conferenza mondiale sul clima Cop 17 di Durban, in Sud Africa, si è conlusa con il soli-to antiscientifico anatema contro la CO2 antro-pica responsabile - secondo la vulgata corrente

- di prossimi venturi (?) sconvolgenti cambiamenti cli-matici. Per cercare di far capire come questa sia una bu-fala colossale è opportuno semplicemente (ri)evidenziare sintetica-mente quanto segue: Incidenza della CO2 come gas serra: tutta la CO2 presente in atmosfera, che per altro è un ottimo con-cime naturale, contri-buisce all’effetto ser-ra solo per circa il 2% - mentre ben oltre il 90% è affidato al va-por d’acqua - e la produzione annua della CO2 antropica diretta fa aumentare la percentuale dei gas serra totali di appena lo 0,1%. Ridicolmen-te troppo poco per influenzare il clima e se poi a questo si ag-giunge il fatto che bastano una o più eruzioni vulcaniche di medie-grandi di-mensioni per emettere una quantità di gas serra equiva-lente o superiore a quella emessa in un anno dalle attivi-tà dell’uomo, non si capisce proprio di cosa si stia par-lando, considerato il fatto che i vulcani attivi nel mondo sono circa 1.500 (1p.18-19 e 49; 2; 8p.15-17; cfr.9p.75-77). Concentrazione (ppm) della CO2: non è vero che a-desso con le attuali 390 ppm di CO2 siamo al massimo, perché tra il 1812 e il 1961 questa, secondo circa 900 misure fatte in oltre 400 siti, è variata fra 150 e 450 ppm ed ha toccato tre livelli di massimo nel 1820, 1855, e 1940 (2) e quindi non è giustificato fare dell’allarmismo su questo dato. Le variazioni della temperatura sulla Terra: nelle ere geologiche passate le variazioni di temperatura hanno preceduto (non seguito) di 600-800 anni le variazioni di CO2 in atmosfera (3p.17; 5p.199) e pure i cambiamenti rapidi del clima (fast transitino), paventate dagli ambien-talisti, ci sono sempre stati senza che l’uomo avesse al-cuna colpa.

In tempi più recenti - quando era assente l’industrializ-zazione e quindi le emissioni di gas serra antropici - si sono avute variazioni significative di temperatura e pre-cisamente si è avuto il periodo caldo medioevale (1000-1300 circa) con temperature più alte di quelle odierne, seguito dalla piccola età glaciale (1400-1700 circa) con temperature più rigide di quelle attuali, e da lì è iniziato

nuovamente il ri-scaldamento, con però una diminu-zione di temperatu-ra fra il 1880 e il 1910 e il 1940 e il 1975, quando cioè si era in pieno boom demografico, industriale e di emissioni di gas serra antropici. Dal 1998 la temperatu-ra ha smesso di crescere nonostante le emissioni nel mondo siano au-mentate (più 30% rispetto al 1990) n o t e v o l m e n t e (3p.19-24; 4p.169-173; 5p.196-198; 7p.138-139). Infine va ricordato che fino all’età del bronzo, nel periodo

chiamato massimo Olocenico, si ebbero temperature per oltre duemila anni (circa 6500-4500 a.c.) di 2-3 gradi superiori a quelle attuali e nonostante questo niente di catastrofico è accaduto e neanche gli orsi polari non ne hanno risentito (5p.197-198; 7p.139) Influenza del sole e della CO2 sul riscaldamento ter-restre: non c’è alcuna «impronta digitale» legata ai gas serra antropici rilevata dai satelliti nell’alta atmosfera che evidenzi un riscaldamento del pianeta (3p.25-32; 4p.173-175;), mentre c’è perfetta correlazione fra attività solare e variazioni di temperatura e nessuna correlazione legata alla CO2 antropica negli ultimi 400 anni (1p.49; 3p.30-32; 5p.199-205; 7p.138). Comunque sia un even-tuale riscaldamento terrestre non può portare altro che molti benefici sia di qualità della vita sia di produzione agricola e degli allevamenti (1p.81-83; 3p.70-74; 6p.98-103; 9p.80-82), come del resto è sempre stato anche nel passato, mentre tempi grami (carestie e pestilenze) si sono avuti con il freddo, soprattutto nella piccola era glaciale prima ricordata.

IL GLOBAL WARMING E’ SCIENTIFICAMENTE IL GLOBAL WARMING E’ SCIENTIFICAMENTE IL GLOBAL WARMING E’ SCIENTIFICAMENTE PROVATO? PROVATO? PROVATO?

di Carlo Cerofolini - da Ragionpolitica.it

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L’origine della credenza del riscaldamento terrestre causato dalla CO2 antropica: la responsabilità della credenza dell’effetto nefasto della CO2 antropica è, pur-troppo, molto da attribuire a Margaret Thatcher che - rimasta «scottata» sia dagli scioperi dei minatori nelle miniere di carbone Uk, poi chiuse perché antieconomi-che, sia dagli shock petroliferi degli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso - pensò bene di promuovere indirettamen-te l’energia nucleare finanziando studi che individuasse-ro proprio nella CO2 antropica il colpevole di un suppo-sto disastroso riscaldamento globale, noto come Agw, ovvero Antropic Global Warming (1p.112-118). Nacque in seguito questa favola per poi arrivare ad avere l’Ipcc, il protocollo di Kyoto, i vari Cop, il pacco triplo 20% Ue, nonché gli scandalosi dati taroccati per avallare pro-prio l’Agw, ecc. Questo a dimostrazione – come affermava anche Milton Friedman - che buoni obbiettivi (l’affrancamento, alme-no parziale, dai combustibili fossili) sono pervertiti da cattivi mezzi (la menzogna dell’Agw) e che quando la politica vuole influenzare la scienza crea solo mostri. Ciò detto sarebbe quindi bene che gli scienziati - quelli veri che ancora non hanno preso una posizione chiara sull’Agw - si decidessero, tutti insieme, ad andare con forza controcorrente per sconfiggere la falsità sulle re-sponsabilità della CO2 antropica riguardo ai cambia-menti climatici. Infatti così facendo aiuterebbero a far ragionare i politici ed i cittadini - succubi e spaventati dalle ideologie catastroambientaliste antiantropocentri-che – e li farebbero quindi smettere di sprecare centinaia di miliardi per combattere ciò che non esiste per impie-garli invece in ciò che è necessario. Inoltre darebbero un forte contributo a sconfiggere la sindrome Nimby (Not in my back yard = Non nel mio cortile), che in Italia, ha – sfortunatamente - molto, trop-po, seguito, con gravi danni per la qualità della vita, del-l’economia, dell’occupazione e dell’ambiente. Vasto programma? Probabilmente sì, però mai dire mai.

Bibliografia: (1) Cascioli – Gaspari Che tempo farà (Falsi allarmismi e menzogne sul clima) ed. Piemme 2008 (2) Franco Battaglia Quegli sfaccendati a Durban che fingono di salvare il mondo Il Giornale 10/12/2011 p. 15 (3) S. Fred Singer La natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima ed. 21° Secolo 2008 (4) Franco Battaglia Energia nucleare? Sì per favore… ed. 21° Secolo 2009 (5) F. Battaglia-R.A. Ricci Verdi fuori rossi dentro (L’inganno ambientalista) ed. Libero-Free 2007 (6) Bjorn Lomborg «Stiamo freschi» (Perché non dob-biamo preoccuparci troppo del riscaldamento globale) ed. Mondatori 2008 (7) Franco Casali Energia nucleare (Una scelta etica indifferibile – Ma le scorie radioattive?) Ed. Clueb 2010 (8) Cascioli-Gaspari Le bugie degli ambientalisti 2 (I falsi allarmismi dei movimenti ecologisti) ed Piemme 2006 (9) Cascioli-Gaspari Le bugie degli ambientalisti (I falsi allarmismi dei movimenti ecologisti) ed Piemme 2004

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R ecentemente nel campo della ricerca scientifi-ca e tecnologica sulla Fusione Nucleare Fred-da, sono stati organizzati e tenuti molti conve-gni, eventi e rappresentazioni, come il Conve-

gno COHERENCE 2011 alla Casa dell'Aviatore del 14 dicembre, oppure il convegno dell'ONU dello scorso 10 gennaio a Gine-vra, al quale ha partecipato il nostro collega ed amico Fran-cesco Celani. Queste rappre-sentazioni hanno riportato alla ribalta la ormai nota e (in passa-to) tanto vitupe-rata Fusione Nucleare Fred-da. Ne è passata di acqua sotto i ponti dal quel fatidico 23 mar-zo 1989, quando la Comunità Scientifica Inter-nazionale, e non solo essa, fu profondamente sorpresa dall'annuncio fatto da due scienziati - Martin Fleischmann e Stanley Pons – che sostenevano di aver misurato un eccesso di energia dopo una prolungata elettrolisi di acqua pesante in una cella-elettrolitica in cui si adoperava il palladio Pd come filo di catodo. Tale eccesso di energia era del tutto ine-splicabile con le normali reazioni chimiche. A questo fenomeno, quindi, fu dato il nome improprio di “fusione fredda” (FF) o più esattamente “fusione nucleare fredda (FNF) a ricordare la somiglianza con la “fusione cataliz-zata da muoni” predetta nel 1952 da Andrej Sacharov e misurata nel 1956 da L. Alvarez (ambedue Premi No-bel). Al sostantivo “fusione” venne affiancato l'aggettivo “freddo” poiché ambedue le “fusioni” avvengono a tem-peratura ambiente e non alla temperatura del Sole ossia a diversi milioni di gradi celsius (°C). La fusione fredda viene innescata da una serie di reazioni nucleari fra due protoni e/o deutoni che si avvicinano fra di loro al pun-to da compenetrarsi e reagire sinergicamente con reazio-ni di tipo nucleare basate su forze forti e/o deboli. Alcune fasce di fisici, della struttura della materia e del-lo stato solido, furono molto entusiati della FNF sin dal primo annuncio di Fleishmann & Pons. Al contrario, invece, la reazione del mondo accademico ufficiale della

fisica nucleare classica e della Comunità Scientifica fu fortemente negativa. La loro obiezione riguardava e, in parte riguarda ancora adesso, l’inesplicabilità di alcuni fenomeni fisici quali: il superamento della barriera di potenziale di Coulomb, la preferenza di alcuni tipi di reazioni di fusione nucleare fredda rispetto a tutte le al-

tre possibili e la produzione di trizio. In questa situazione teori-ca, la costruzio-ne di una idea moderna che desse credito al fenomeno della FNF fu elabora-ta inizialmente, su richiesta di Martin Flei-shmann, da Giuliano Prepa-rata e i suoi di-scepoli. Suc-cessivamente molte altre teo-rie furono svi-luppate da tanti fisici e scienzia-

ti in tutto il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti passan-do per altri Paesi europei e asiatici. Contemporaneamen-te, i vari esperimenti di FNF in tutto il mondo presenta-vano una caratteristica che allarmava, ed allarma ancora adesso, tutti i fisici da quando Galilei la pose alla base del metodo scientifico: la mancanza di ripetitività dei risultati sperimentali. Già nel 1989 negli USA, la NASA e la A&M Texas (John Bockiris) e la Navy Lab avevano iniziato la ricerca sulla fusione Deuterio-Deuterio (D-D) con emissione di neutroni, prodotta da una interazione di forze forti. La NASA trovò un fenomeno imprevisto nel comportamento inspiegabile del tubo di palladio Pd ri-scaldato a 350°C mentre veniva irrorato da un flusso di idrogeno (H2) o dal Deuterio (D2). In breve, la produ-zione di eccesso di energia era del tutto coerente nel ca-so del flusso di idrogeno mentre, nel caso di irrorazione con flusso di deuterio, la produzione diventava del tutto superiore ed inaspettata. Fu così che riuscirono a genera-re una produzione di calore sia durante la fase di ingres-so che di uscita del gas. Questo effetto andava contro tutte le esperienze e le previsioni teoriche elaborate dalle Comunità Scientifiche mondiali, tanto che questa sco-perta fu repentinamente comunicata a tutto il mondo scientifico, ma rimase del tutto negletta per quasi venti

LO SVILUPPO DELLA FUSIONE NUCLEARE FREDDA LO SVILUPPO DELLA FUSIONE NUCLEARE FREDDA LO SVILUPPO DELLA FUSIONE NUCLEARE FREDDA

di Giuseppe Quartieri - Prof. IBR University (Fl-USA), Presidente Comitato Scientifico Circoli dell'Ambiente

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anni. Di fatto, il relativo rapporto tecnico-scientifico fu di nuovo pubblicato solo nel 2004. L'esperimento fu ripetuto nel 2009 confermando i risul-tati con qualità molto superiore. Finalmente tutti i risul-tati ottenuti furono resi pubblici. Al momento si osserva, in tutto il mondo, una maggiore apertura da parte dei ricercatori a pubblicare i risultati di esperimenti similari. Ovviamente gli interessi economi-ci, all’opposizione della verifica e convalida della verità della fusione nucleare fredda, sono estremamente elevati poiché questa soluzione tecnologica di produzione di energia pulita avviene a costo estremamente basso. Ciò spiega la forte opposizione dei detentori delle leve energetiche classiche. Per oltre 20 anni, i finanziamenti alla ricerca nel campo della fusione nucleare fredda sono stati del tutto irrisori. Meno di due anni fa, su mia pro-posta specifica di richiesta di informazione e di finanzia-mento, l'euro-parlamentare Aldo Patriciello ha presenta-to alla Commissione Europea un’interrogazione (reperibile in rete sul sito dello stesso euro-parlamentare) sulla necessità di finanziamento della ri-cerca della FNF. Ebbene, la Commissione Europea ha rigettato l'invito a finanziare la ricerca sulla FNF. Frat-tanto vengono continuamente finanziate ricerche nel campo della fisica delle particelle senza alcuna possibili-tà di applicazioni pratiche a piccolo, medio e lungo ter-mine. Nonostante tutto questo, la ricerca nel campo della fu-sione nucleare fredda sta proseguendo in tutto il mondo (in Italia, USA, Russia, Cina Popolare, Giappone, India, Francia, Germania ecc.) ma sempre a basso contenuto di finanziamenti. In Italia, hanno operato diversi gruppi tra i quali, prima di tutto quello di Piantelli. Focardi e Ha-bel. Poi, con grandi risultati, quello di Celani (al quale ho collaborato tangenzialmente assieme con Odoardo Calamai) seguito da gruppo della De Ninno-Violante. Lungo questa direttiva, il gruppo di Celani, il quale è stato nominato Vice Presidente della Società per Fisica della Materia Condensata, ha seguito la scia della ricerca proveniente dal mondo giapponese. Dal punto di vista della storia dello sviluppo della FNF, particolare menzione va data al lavoro del grande scien-ziato giapponese Prof. Yoshaki Arata (Osaka Univ.-J) che fu pioniere nel campo della Fusione Nucleare Fred-da e iniziò le sue ricerche già nel lontano 1955/1958. Così nel 2002, Arata introdusse nel processo di Fusione Nucleare Fredda l'uso di nano-materiali opportuni nel palladio Pd con granuli di 5-20 nm dispersi nella matrice anti-sinterizzata di zirconia (ZrO2) e in contatto con il gas pressurizzato di deuterio D2. Arata organizzò una dimostrazione pubblica sul funzionamento del suo di-spositivo di fusione nucleare fredda a nano-particelle. I risultati di Arata sono stati poi confermati e ripetuti da esperimenti uguali eseguiti da vari ricercatori e scienzia-

ti come: A. Takahashi e A. Kitamura, in Giappone. Ne-gli Stati Uniti, B. Ahern ha confermato e migliorato i risultati di Arata introducendo un nuovo materiale (basato su ZrO2-Ni-Pd) sempre delle dimensioni di na-no-particelle. Va inoltre ricordato il notevole contributo allo sviluppo della FNF realizzato dal biofisico Piantelli dell’Univer-sità di Siena in collaborazione con il prof. Roberto Ha-bel dell'Università di Cagliari, e successivamente con il prof. Focardi dell'Università di Bologna. Essi iniziarono lo sviluppo del nuovo filone di fusione nucleare fredda basato sulla serie dei loro grandi esperimenti, inventati e progettati negli anni '90, con base di Nichel al posto del Palladio. Più recentemente, si è avuto un grande successo su alcu-ni lavori e su alcuni miglioramenti apportati dalla coppia Focardi-Rossi con produzione di grande eccesso di calo-re impiegando del “Nichel di micro e nano dimensioni” interagente con idrogeno H ad alta temperatura ed alta pressione. Si deve al tecnico industriale Andrea Rossi il grande impulso all’ottimizzazione della FNF operato in termini di processo di industrializzazione con la realizzazione, sostanzialmente, di due miglioramenti tecnologici. In primo luogo, Rossi ha allargato il sottile filo di Ni (o Palladio) fino a farlo diventare un tubetto cilindrico di circa 15 cm di altezza e circa 5 cm di diametro al fine di ottenere potenze di uscita molto più elevate. Rossi ha impiegato un catalizzatore - sconosciuto e segreto – che innesca la reazione di fusione nucleare fredda e che quindi è diventato la vera chiave di volta del successo del suo dispositivo E-CAT. Seguendo le antiche procedure delle metodologie scien-tifiche galileiane, il Dott. Franceso Celani ha richiesto ai due gruppi di lavoro suddetti di concedergli di eseguire delle prove indipendenti di verifica del funzionamento dell’E-CAT nel proprio laboratorio. Purtroppo la risposta di Rossi, et alter, è stata negativa, a causa del fatto che, secondo i due gruppi di lavoro, essi sono in attesa di rilascio di brevetti relativi al loro dispo-sitivo E-CAT. Alla richiesta di Celani si è associata la voce del Premio Nobel Brian Josephson, senza, però, ottenere alcun risultato positivo. Nel frattempo, un'altra voce molto importante, quella dell'astrofisica Margherita Hack, si è associata al coro degli entusiasti a favore della fusione nucleare fredda. Secondo la Hack la fusione nucleare fredda è la vera chiave di volta dell'energetica futura dell'Umanità. Al momento, però, ci basterebbe solo che la fusione nu-cleare fredda (FNF) venisse inclusa fra le fonti di ener-gia alternativa, alla stessa stregua dell’energia solare, l'energia eolica, l'energia idroelettrica, l'energia geoter-mica, quella da biomassa (magnegas) e, per ultima ma

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non ultima, l’energia nucleare classica da fissione e, in attesa che diventi una realtà, l’energia da fusione nuclea-re calda. Ad oggi, la ricerca sulla costruzione del modello mate-matico di fisica teorica della Fusione Nucleare Fredda, si basa su alcune leggi di fisica classica fondamentali quali: 1. La spiegazione dell'avvicinamento dei due protoni e/

o deutoni con le equazioni classiche sviluppate da Giuliano Preparata e basate sul plasma sino ad un avvicinamento medio dei due deutoni di 10 Fermi (1 Fermi = 10=13 cm).

2. Introduzione del termine “magnetico” di attrazione dell'onda elettromagnetica di interazione fra protone e protone al di sotto della distanza media di 10 Fer-mi fino al contatto fra i due protoni (deutoni) e quin-di all'inizio della compenetrazione.

3. Il superamento successivo della barriera di potenzia-le spiegato con l’equazione di Shroedinger con po-tenziale modificato con il termine di Hulten.

4. L’innesco da parte del catalizzatore (sconosciuto) di vibrazioni singolari del reticolo cristallino assogget-tate al paradosso di Fermi-Pasta-Ulam-Stiegou che modifica l’equazione di Shroedinger con potenziale di Hulten e produce un termine ulteriore per l’inne-sco della compenetrazione dei due deutoni o proto-ni.

5. Le interazioni deboli fra di due protoni e/o deutoni che orami si sono compenetrati.

La spiegazione teorica diviene quindi completa.

Segue da pag. 10

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D a anni fervono, in tutto il mondo, studi e iniziative per mettere a punto sempre più efficaci metodologie di ricerca in grado di realizzare dispositivi di ausilio all’uomo,

impegnato a preveni-re o a fronteggiare le funeste conseguenze di sciagure in mare nelle quali sono coinvolte soprattutto navi che trasportano merci o passeggeri. Quanto sia importan-te intervenire con rapidità, garantendo, al tempo stesso, la sicurezza dei soccor-ritori e la salvaguar-dia dell’habitat, è emerso di recente all’Isola del Giglio con il disastro della Costa Concordia che, non solo ha compor-tato un elevato sacri-ficio di vite umane, ma potrà anche causare danni gravissimi e irreversibili nel medio periodo all’intero ecosistema marino dell’-Arcipelago Toscano. Uno dei progetti di settore più avanzati è il CART (Cooperative Autonomous Robotic Towing system), finanziato nell’ambito del VII Programma Quadro del-l’Unione Europea e finalizzato allo sviluppo di una piattaforma tecnologica robotizzata capace di recupe-rare navi in avaria. E’ prevista l’ideazione e la costruzione di un prototipo che permetterà di eseguire, in maniera semi-automatica e senza alcun intervento umano a bordo, operazioni di salvataggio ad alto rischio in mare aper-to. Il sistema robotizzato, unico in Italia, è nato da una stretta collaborazione tra prestigiosi organismi di ricer-ca nel campo della robotica marina, quali l’Istituto di

Studi sui Sistemi Intelligenti per l’Automazione (ISSIA) del CNR di Genova e il Laboratorio di sistemi e tecno-logie sottomarine dell’Università di Zagabria, con il concreto apporto di esperienze da parte di realtà im-

prenditoriali molto attive nell’ambito del-l’automazione navale coordinate dalla so-cietà genovese Posi-donia. Il dispositivo, estrema-mente sofisticato e ad avanzata tecnologia, rappresenta la solu-zione, di assoluta ec-cellenza, per una nu-merosa serie di pro-blemi, perché da un lato abbatte il rischio di perdite di vite uma-ne nelle operazioni di salvataggio e recupe-ro di imbarcazioni in mare aperto, dall’altro contribuisce alla tute-la dell’ambiente, pre-

venendo la fuoriuscita di greggio o altre forme di in-quinamento delle acque da parte di navi in avaria. L’applicazione delle più moderne tecnologie roboti-che, nell’ambito della sicurezza navale e degli inter-venti di salvataggio d’emergenza, costituisce un’auten-tica innovazione nel settore e apre la strada a nuove opportunità di sviluppo economico, oltre a proporsi come efficace modello di trasferimento di know how dal mondo della ricerca scientifica a quello del merca-to. Nel corso del 2012 vedrà la luce il prototipo della piattaforma CART, che dimostrerà quanto siano fun-zionali le innovazioni progettate e farà della città di Genova un polo scientifico all’avanguardia nel campo della robotica, utilizzata per far fronte a primarie esi-genze umane e ambientali.

di Mario Apice

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NEWS DAL MEDITERRANEONEWS DAL MEDITERRANEONEWS DAL MEDITERRANEO

A cura di

D esertec vuole produrre energia rinnovabile nei paesi della sponda Sud del Mediterraneo e Medgrid vuole connettere Nord Africa e Me-dio Oriente ai paesi Ue. Da qui nasce il memorandum di intesa si-

glato nei giorni scorsi a Bruxelles fra le due iniziative private che puntano a far diventare i loro progetti, ancora solo sulla carta, prioritari per l'Unione europea. La firma dell'intesa infatti e' avvenuta a margine del Consiglio dei ministri europei dell'Energia, alla presenza del commissario Ue, Gunther O-ettinger. ''Riunendo gli sforzi - ha detto Oettinger - le due iniziative assumo-no una vera dimensione europea. Ora c'e' una prospettiva concreta di una

produzione di solare ed eolico, prodotti a beneficio comune dei cittadini europei, del Nord Africa e del Medio O-riente, ma anche di entrambi i mercati''. ''L'Italia per noi rappresenta un hub fra Tunisia, Algeria e Libia verso paesi come Francia e Germania'' spiega André Merlin, presidente di Medgrid, che include vari operatori delle reti europee, fra cui Terna. Secondo Merlin la primavera araba 'rallenta la prospettiva a breve termine, che a medio e lungo termine invece diventa favorevole. ''C'è una tale domanda di energia in questi paesi - ha spiegato il presi-dente di Medgrid - che il collegamento con l'Europa sarà prioritario''.

VENTO E SOLE, ITALIA HUB NORDAFRICA-NORD EUROPA

MEDITERRANEO: IL RUOLO DELL’ITALIA

T unisia, Egitto e Libia, Paesi “chiave” della “Primavera araba” sono le tappe della missione del Ministro Giulio Terzi nel Mediterraneo, una delle priorità della politica estera dell’Italia, più volte sottoli-

neata dallo stesso Ministro; un’area nella quale l’Italia intende svolgere un ruolo primario. A Tunisi, dove Terzi, il 6 gennaio scorso, ha incontrato il neo Primo Ministro Jebali, il Presidente della Repubblica Marzouki e il Ministro degli Esteri Abdessalem, ha ribadito il sostegno italiano al pro-cesso di democratizzazione e al rilancio dell'economia, in particolare sul fronte dell'occupazione. Il “successo della Tunisia potrà contribuire alla stabilità dell'intera regione e rappresentare un modello da seguire per gli

altri paesi della primavera araba”, ha spiegato Terzi. Il Ministro ha assicurato che l'Italia, secondo partner com-merciale della Tunisia dopo la Francia “é pronta a lanciare una collaborazione in tutti i settori strategici del Paese, come l'energia, i trasporti, il turismo e lo sviluppo delle piccole e medie imprese”, per le quali la cooperazione ha già finanziato nel 2011 programmi per oltre 90 milioni di euro (di cui 17,5 a dono). Dal canto suo, il Ministro degli Esteri tunisino, Rafik Abdessalem, ha cercato di rassicurare gli investitori italiani garantendo che “grazie alla sta-bilità politica la Tunisia sta diventando più attraente” per le imprese straniere. Il 20 febbraio a Napoli Terzi e Ab-delassem co-presiederanno la riunione del gruppo 5+5 per il Mediterraneo, un appuntamento che secondo Terzi “potrà essere un contributo di grande rilevanza nei processi di pacificazione nella regione”. Nel corso del corrente mese il Ministro Terzi sarà anche al Cairo partner strategico dell’Italia che nel Paese nor-dafricano vanta una presenza politica, economica e culturale particolarmente radicata. La visita del Ministro Terzi sarà l’occasione per consolidare i rapporti con il Governo egiziano e le nuove forze politiche ed approfondire, ol-tre alle tematiche bilaterali, anche i dossier regionali mediterranei e del Medio Oriente, per la cui stabilizzazione il ruolo dell’Egitto continua ad essere assolutamente cruciale. Il Ministro svolgerà nella regione altre due visite in-sieme con altri membri del Governo. Il 21 gennaio accompagnerà il Primo Ministro Mario Monti nella sua visita in Libia. Per la Libia, si tratta di un dossier che il Ministro segue personalmente e quotidianamente con la massima attenzione. Si prosegue il lavoro interno, in raccordo con l’Ambasciata italiana a Tripoli, le altre amministrazioni e la Presidenza del Consiglio per impostare su binari di massima concretezza con i partner libici i rapporti bilaterali nei diversi settori, dall’economia, alla sicurezza, all’impegno comune nella lotta all’immigrazione illegale.

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CURIOSITA’ E NEWS LIBERAMBIENTECURIOSITA’ E NEWS LIBERAMBIENTECURIOSITA’ E NEWS LIBERAMBIENTE Orti urbani in aeroporto - (www.greenme.it di Roberta Ragni)

C oltivare 1100 piantine e 44 tipi di verdure biologiche e erbe aromati-che, tra cui bieta, erba cipollina, basilico, peperoncini, fagiolini e fiori commestibili, all’interno di un aeroporto. Succede all’O'Hare

International di Chicago, dove è stato realizzato un orto urbano con il siste-ma di coltivazione cosiddetto “aeroponico”, che, oltre a offrire prodotti fre-schi e biologici a chilometro zero, da utilizzare nelle cucine dei quattro dei ristoranti ospitati nella struttura, rappresenta un'opportunità unica di ap-prendimento e di relax per i viaggiatori, che potranno trascorrere il proprio tempo all’interno di una bellissima oasi verde. Insomma, ancora una volta il

connubio tra natura e aeroporti si rivela un’idea di successo, come è successo a Berlino e ad Atene, dove le piste abbandonate sono state trasformate in insoliti orti urbani. O come è successo allo Schiphol Airport di Amsterdam, in cui è stato realizzato il primo parco artificiale interno allo scalo. Ma questo di Chicago è, se possibile, ancor più originale. Si tratta, infatti, di un orto urbano che unisce l’eco-sostenibilità con un innovativo design, quello della coltivazione aeroponica. Il sistema aeroponico è una semplificazione estrema di un sistema idroponico, che prevede l’assenza di substrato a livello radicale, con le radici a pen-zoloni per intenderci, in cui una nebbia di soluzione nutriente viene spruzzata direttamente sul sistema radicale consentendo notevole risparmio idrico, di manodopera e di fertilizzanti. È così che si coltiva all’O’Hare, dove le piante, una volta cresciute, vengono trasferite su 26 colonne, trasformando i terminal in un giardino ad agricoltura verticale, che utilizza circa due terzi di acqua in meno di un giardino convenzionale e offre una resa superiore delle piante, fornendo alimenti biologici privi di pestici-di. “L’acqua viene usata e riciclata - spiega Rosemarie Andolino della Chicago Aviation Commissioner- è l’acqua stessa a conte-nere i nutrienti che nutrono le piante, così è possibile utilizzare meno terreno, facendole crescere verticalmente, invece che oriz-zontalmente”. L’utilizzo dei prodotti agricoli dell’aeroporto direttamente nei ristoranti è molto apprezzata dai viaggiatori, spiega Andolino: “Così non mangi cibo “dell’aeroporto”, ma del cibo realmente buono che si potrebbe ottenere, in realtà, in qualsiasi ristorante della città o altrove”. Il giardino si trova in un'area circolare che collega i terminal 2 e 3 ed è gestito congiuntamente dalla HMSHost e dal Chicago Department of Aviation (CDA). Andolino spera che possa diventare un'oasi rilassante e un’area sosta per i viaggiatori stanchi. Ma anche un’opportunità di coltivare ed educare alla sostenibilità. Quindi, se siete in viaggio verso gli States, non esitate a visitare quest’opera di ingegneria botanica, né ad assaggiare le deliziose bontà che produce.

Nel Mar Rosso spunta un’isola - (Corriere della Sera.it - Elisabetta Rosaspina)

È nata all’antivigilia di Natale, non ha ancora un nome e forse non l’avrà in tempo, prima di scomparire di nuovo tra i flutti: una nuova isola è apparsa il 23 dicembre nel Mar Rosso, tra la costa

occidentale dello Yemen e l’Eritrea. O, perlomeno, in quella data è sta-to avvistato da un satellite della Nasa un sbuffo di fumo bianco che annunciava il lieto evento. L’ERUZIONE - Con il patrocinio di una eru-zione sottomarina, un nuovo isolotto lavico si è formato tra l’isola di Haycock e quella di Rugged là dove fino al giorno prima c’era soltanto acqua, come testimonia la comparazione delle immagini fornite dall’-Osservatorio della Terra della Nasa. Al lieto evento hanno assistito al-cuni pescatori che hanno visto zampillare la lava fino a un’altezza di trenta metri, per poi ricadere nel mare e formare l’isola, una in più,

nell’arcipelago di Zubair. LA NASCITA - Il «travaglio» per l’insolito parto marino era iniziato qualche giorno prima, secondo i pescatori, e la nuova isoletta è davvero piccola: poco più di 500 metri di diametro. Secondo un esperto consultato dalla Cnn la nascita di isole vulcaniche non è insolita, ma la loro vita è breve, qualche anno al massimo, prima di essere distrutte dalle onde. Nel Mar Rosso però la lava eruttata è più consistente e meno gassosa, quindi il vento e il mare potrebbero faticare di più o addirittura non riuscire a dissolvere l’isolotto. Cui sarà opportuno, in tal caso, trovare un nome.

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Che cos’è LIBERAMBIENTEChe cos’è LIBERAMBIENTEChe cos’è LIBERAMBIENTE

“LIBER’AMBIENTE” è un’associa-zione politico/culturale/ambientale che nasce per in-terpretare e dare voce a tutti quei moderati che sono interessati ad affermare, nel Paese, una nuova ecolo-gia umanista, una nuova cultura ambientale che guar-di all’Uomo con più ottimismo. Un Uomo che non è maledizione ma benedizione del pianeta, un Uomo che è ricchezza e non impoverimen-to del mondo. Un Uomo che ha l’esaltante missione di rendere compatibile lo sviluppo economico e il pro-gresso umano con l’ambiente, la natura, gli animali, la vita su questa terra. La globalizzazione dei processi economici, sociali, culturali, religiosi, etici e politici ci pone tutti di fronte a nuove sfide e difficoltà e, come ogni cambiamento, ci offre dei rischi ma anche delle opportunità. Nel settore ambientale si può razionalmente intrave-dere la possibilità di un concreto governo dell’am-biente che sappia dare risposte efficienti al degrado ecologico di importanti aree del nostro pianeta; rispo-ste efficienti a fenomeni come la desertificazione, l’ef-fetto serra, la scarsità delle risorse idriche che coin-volgono tutta l’umanità. Noi siamo pronti ad accettare questa sfida lottando contro le culture catastrofiste e nichiliste che sono alla base dell’ideologia ambienta-lista dominante che ha teso a privilegiare o gli aspetti contemplativi e conservativi dell’Uomo sull’ambiente o a ricercare un’egemonia politica dei problemi, indi-rizzando la questione ambientale in un solco di prote-sta prima anti-capitalista e poi semplicemente anti-sistema. In antitesi ad una cultura di sostanziale conservazio-ne, di negazione di ogni ragionamento attorno allo sviluppo dell’ambiente e del vero rapporto tra Uomo e Natura, noi di Liber’ambiente, siamo per una cultura di sviluppo dell’ambiente in un continuo confronto tra esigenze della Natura ed esigenze dell’Uomo. Siamo per porre i problemi ma anche per limitarli e risolver-

li. L’associazione Liber’ambiente ha come scopo prio-ritario quello di riunire tutte le realtà associative e tutti quelli che nella società civile, a diverso titolo, si sono impegnati e s’impegnano per una più avanzata cultura ambientale, avvalendoci della collaborazione di un importante Comitato Scientifico che sarà il vero valore dell’iniziativa che si adopererà per fronteggia-re la cultura ambientale dominante. Siamo contro i catastrofismi a buon mercato e la no-stra attenzione è rivolta a tutti gli studi dei fenomeni naturali e artificiali, prodotti dalle attività umane. Siamo per non trasformare le tendenze verificabili, in destini fatali. Siamo per non attribuire, ai pareri di tutti quelli che studiano o parlano di ecologia e am-biente, la patente di scientificità obiettiva, perché la scienza è studio e confronto continuo e non dogma a piacimento. Nel concreto vogliamo approfondire tutti i temi oggi posti dal rapporto Uomo-Ambiente per cer-care di trovare sempre la migliore soluzione per la vita di questa terra. Questa impostazione del rapporto Uomo-Ambiente sarà sempre più fattore di sviluppo delle nostre civil-tà: sarà fonte di nuove attività umane, tese alla ricer-ca del benessere dell’umanità intera, sarà strumento di comprensione dei limiti dello sviluppo e del suo controllo affinché esso sia sempre al servizio dell’Uo-mo e non viceversa. “LIBER’AMBIENTE” sarà un laboratorio di proposte e di dibattito tra le varie esperienze. Si occuperà di formazione sui temi ambientali più scottanti per uni-formare i comportamenti degli amministratori del cen-tro-destra sul territorio. Le sfide e gli interrogativi in campo ambientale richie-dono un ampio e approfondito dibattito al quale inten-diamo dare il nostro contributo con impegno e con la forza delle idee.