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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE TESI DI LAUREA Per una Bibliografia Gramsciana Ragionata (1952-1956) Relatore: Prof. Angelo d’Orsi Candidata: Elisabetta Roggero Anno Accademico 2003/2004

Libreremo - Antonio Gramsci - Elisabetta Roggero - Bibliografia a Ragionata 1952-1956

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO

FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE

TESI DI LAUREA

Per una Bibliografia Gramsciana Ragionata

(1952-1956)

Relatore: Prof. Angelo d’Orsi

Candidata: Elisabetta Roggero

Anno Accademico 2003/2004

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A Oscar e Germana

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PREMESSA

Questa Tesi di laurea si inserisce in un progetto di ampio respiro, concepito dal Prof. Angelo d’Orsi:

la BGR (Bibliografia Gramsciana Ragionata), che prevede la realizzazione di una bibliografia ragionata degli studi su Antonio Gramsci; per il momento, la BGR si limiterà alla produzione italiana, suddivisa in tranches cronologiche.

Tale progetto parte dalle bibliografie gramsciane esistenti, in primis da quella realizzata da John Cammett1 (compresi gli aggiornamenti periodici realizzati sul sito dell’International Gramsci Society2 e della Fondazione Istituto Gramsci di Roma, curati dallo stesso Cammett e soprattutto da Maria Luisa Righi e Francesco Giasi), dal Catalogo della Fondazione Istituto Piemontese A. Gramsci, curato da Rosangela Zosi3, ma anche dalla raccolta di ritagli di stampa organizzata da una assai nota studiosa gramsciana, Elsa Fubini (alla quale si deve la prima edizione completa per l’epoca delle Lettere dal carcere, anche se l’edizione apparve con doppio nome4), e da lei disposti in ordine cronologico (parzialmente usati nella bibliografia di Cammett) e disposti fisicamente in cartelline. Le Carte Fubini (CF nelle abbreviazioni delle nostre schede) sono depositate presso la Biblioteca della Fondazione Gramsci di Roma, dove ho potuto consultarle.

1 Cfr. [John M. CAMMETT] Bibliografia gramsciana 1922-1988, a cura di John M. Cammett, prefazione di Nicola Badaloni, Roma, Editori Riuniti-Fondazione Istituto Gramsci, 1991, XXIII-475 pp. [Accademia. Annali Fondazione Istituto Gramsci] e [J. M. Cammett; M. L. Righi] Bibliografia gramsciana. Supplement updated to 1993. Containing 3428 entries, with subject and geographic indexes and appendices containing and languages of publications, Roma, Fondazione Istituto Gramsci, 1995, 267 pp.; L'URL per rintracciare la bibliografia gramsciana online: http://www.gramsci.it/A6Web/bibliografiagramsciana.htm. 2 Il contributo bibliografico italiano, a cura di Guido Liguori ed Alessandro Errico, è consultabile all'indirizzo: http://www.gramscitalia.it/html/biblio.htm . 3Cfr.[Rosangela ZOSI] Gramsci nella Biblioteca della Fondazione. Catalogo 1922-1997, a cura di Rosangela Zosi, Torino, Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci, 1997, XV-440 pp. e Gramsci nella biblioteca della Fondazione. Supplemento al catalogo 1922-1997, a cura di R. Zosi con la collaborazione di Matteo D'Ambrosio, Torino, Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci, 2002, IV-122 pp.; il primo volume è disponibile in formato PDF, diviso in due parti, ai seguenti collegamenti: http://www.gramscitorino.it/downloadDB.asp?iddoc=208 e http://www.gramscitorino.it/downloadDB.asp?iddoc=209. 4 Cfr. Antonio GRAMSCI, Lettere dal carcere, Torino, Einaudi, 1947, 260 pp. [Opere di Antonio Gramsci, 1]; a cura di Sergio Caprioglio e Elsa Fubini, 1965, XLV-949 pp. [Nuova Universale Einaudi, 60].

I

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Il modello di riferimento del nostro lavoro è la celebre, e ancora oggi imprescindibile, Bibliografia

campanelliana di Luigi Firpo5; ma si è tenuto presente anche, come modello, una recente bibliografia machiavelliana6. Si tratta in sostanza, diversamente da quanto è stato pur lodevolmente fatto da Cammett e da quanto sta facendo Maria Luisa Righi, di non limitarsi all'elenco di titoli dedicati a Gramsci, bensì, sulla base del reperimento fisico degli scritti editi nelle più diverse sedi e nelle più disparate forme, di leggerli e recensirli brevemente.

Dunque, nel nostro lavoro, ad ogni titolo preso in esame, si fornisce una descrizione sintetica, ma esauriente del suo contenuto, cercando sempre anche di dare elementi di conoscenza sull’autore (o sugli autori), i suoi orientamenti politici, la sua collocazione intellettuale. E, pur nei limiti di una sobria attitudine al giudizio, si cerca infine di far capire al lettore se e in quale direzione il testo in questione possa avere una sua utilità.

Proseguendo il lavoro iniziato da Francesca Chiarotto, Per una bibliografia gramsciana ragionata.

1943-1951, prima di una serie di tesi tutte affidate e seguite dal prof. D’Orsi (in corso di realizzazione nella Facoltà di Lettere e Filosofia, oltre che in quella di Scienze Politiche), vengono qui presi in considerazione esclusivamente i testi in lingua italiana apparsi in Italia; restano dunque esclusi, almeno in questa sede, pubblicazioni apparse fuori d’Italia e pubblicazioni in altre lingue.

Il senso di questa scelta sta nel seguire le pubblicazioni che hanno contribuito a determinare la conoscenza della figura e dell’opera di Antonio Gramsci nel nostro paese e che hanno generato, dibattiti, approvazioni, utilizzi strumentali, lavori di indagine critica, filologica, ermeneutica, e un generale, largo arricchimento della cultura italiana, con l’apertura di filoni d’indagine nuovi, o l’influenza profonda su filoni preesistenti della ricerca storica, filosofica, politologica, sociologica, antropologica, pedagogica, estetica, letteraria, linguistica…

La Bibliografia di Cammett è di utilizzo difficilissimo, in quanto presenta una serie enorme di titoli (l'edizione «online» ne conta ormai 14.500, in 33 lingue) che si susseguono gli uni agli altri in ordine alfabetico, senza alcuna organizzazione ulteriore che consenta di rintracciare quello che si sta cercando, senza alcun criterio utile a discriminare, scegliere e capire quello che serve ai fini della ricerca. Dunque nel nostro lavoro, facendo tesoro delle indicazioni del prof. D’Orsi, si è seguito tutt’altro orientamento. Vale a dire fornire uno strumento utile a chi compia studi gramsciani, aiutandolo ad orientarsi all’interno di quella che è ormai una vera foresta di titoli.

I titoli qui rubricati, perciò, non sono disposti alfabeticamente, e nemmeno in ordine cronologico assoluto, anche se il criterio di organizzazione rimane in primo luogo cronologico per anno. All’interno di

5 Cfr. Luigi FIRPO, Bibliografia degli scritti di Tommaso Campanella, in «Atti della R. Accademia delle Scienze», 1940. Per una puntuale ricostruzione degli studi campanelliani di Firpo, si veda: Enzo BALDINI, Luigi Firpo e Campanella. Cinquant’anni di ricerche e pubblicazioni, in «Bruniana e Campanelliana», 2, 1996, pp. 325-58. 6 Cfr. [Silvia RUFFO FIORE] Niccolò Machiavelli. An annotaded bibliography of modern criticism and scholarship. Compiled by Silvia Ruffo Fiore, Greenwood Press, New York – Westpoint (Conn.) – London 1990, XIV-810 pp.

II

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ciascun anno si è proceduto secondo un ordine ragionato, che permetterà sicuramente di orientarsi meglio fra le innumerevoli pubblicazioni esistenti, anche solo in lingua italiana.

Lo schema funzionale utilizzato all’interno di ciascun anno considerato, è il seguente: I) Monografie di autore unico II) Opere collettive e miscellanee III) Saggi, capitoli e paragrafi in volume di autore unico IV) Saggi, capitoli e paragrafi in opere collettive V) Atti di Convegni e Seminari VI) Introduzioni, Prefazioni, Postfazioni, Premesse, Avvertenze, Note VII) Opuscoli (firmati o anonimi, collettivi o di autore unico) VIII) Raccolte documentarie IX) Atti Parlamentari (et similia) X) Saggi in periodici scientifici XI) Fascicoli speciali di periodici XII) Recensioni XIII) Articoli giornalistici (quotidiani e settimanali) XIV) Interviste XV) Voci di dizionari e di enciclopedie (alfabetiche) XVI) Sezioni e capitoli di enciclopedie sistematiche XVII) Capitoli e paragrafi di manuali scolastici XVIII) Opere creative (racconti, romanzi, poesie, drammi teatrali…) XIX) Cronologie XX) Bibliografie

All’interno di ciascuna sezione dello schema, per facilitare la ricerca, si è utilizzato un criterio alfabetico e una numerazione progressiva assoluta premettendo le ultime due cifre dell’anno. Gli articoli anonimi sono inseriti al fondo di ogni sezione. Naturalmente non per ogni periodo considerato sarà possibile trovare titoli che si collochino in ciascuna delle sezioni previste.

Come già detto, il progetto BGR prevede la suddivisione in periodi cronologicamente delimitati principalmente sulla base di una periodizzazione interna alla storia editoriale gramsciana. Il periodo preso in considerazione all’interno di questa Tesi, tenendo conto del carattere di questo progetto che necessita di un lavoro d'équipe e di una pratica organizzazione interna, segue il momento in cui è già stata ultimata la pubblicazione dei Quaderni (l'ultimo volume, Passato e Presente, esce nel 1951), ed arriva

III

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all'«indimenticabile 1956», per usare una celebre espressione7, anno «singolarmente importante nella storia degli intellettuali italiani dopo il fascismo»8, per lo sfaldamento del blocco intellettuale formatosi a sinistra, su cui incide gravemente una serie di avvenimenti politici, nazionali ed internazionali: nel febbraio il XX Congresso del PCUS e più tardi la diffusione del rapporto segreto Chruščëv; nell'autunno le drammatiche crisi dei regimi democratico-popolari in Polonia e in Ungheria; a dicembre l'VIII Congresso del PCI; la ricezione, le interpretazioni e gli utilizzi dell'opera gramsciana subiscono influssi determinanti da questo quadro storico-politico, come spiegherò più avanti, nell'introduzione storiografica.

Oltre alle già succitate bibliografie gramsciane esistenti, e alle Carte Fubini9, ho preso in considerazione nel mio lavoro, il fondamentale studio di Guido Liguori, Gramsci conteso10, che ripercorre il dibattito suscitato dalle pubblicazioni gramsciane dal 1922 al 1996, e Leggere Gramsci11 di Gian Carlo Jocteau, opera precedente assai meno analitica e completa.

La Bibliografia di Cammett, in quanto completa, è stata la principale fonte di riferimento per iniziare il reperimento fisico dei testi e da questi ultimi, annotando citazioni o riferimenti meno espliciti, sono pervenuta ad un esiguo numero di testi non contemplati nel lavoro di Cammett, che per quanto riguarda il periodo di cui mi occupo sono stati qui aggiunti.

Caratteristica di un forte numero di testi qui analizzati è la prima pubblicazione in riviste scientifiche, di cui si incontrano raramente collezioni complete, per il reperimento dei testi, che sarebbe stato praticamente impossibile limitandosi all'area bibliotecaria piemontese, è stato perciò necessario un lavoro di ricerca preliminare nel catalogo SBN ed alcune reti OPAC e successivamente in loco in altre biblioteche italiane. Ho svolto le mie ricerche fuori dal Piemonte principalmente a Roma, alla Biblioteca della Fondazione Gramsci (utile anche per le pubblicazioni divulgative del PCI), alla Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea ed alla Biblioteca Nazionale Centrale. In quest'ultima, per la consultazione di monografie di carattere letterario, è stato particolarmente utile il Fondo Falqui12; per il reperimento di saggi in riviste minori sono state d'aiuto la Biblioteca dell'Istituto Gramsci Emilia-Romagna e la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Le schede relative a ciascun titolo preso in considerazione, numerate in ordine assoluto, e gli indici cronologici e alfabetici che completano la Tesi, facilitano la consultazione della Bibliografia, anche grazie alla possibilità di rinvii interni: questi sono indicati all'interno delle schede fra parentesi tonde con una

7 Usata per la prima volta da Pietro Ingrao riecheggiando il film sovietico uscito nel 1952 di Michail E. Čaureli, L'indimenticabile 1919, è entrata in uso negli anni immediatamente successivi; dà il titolo ad un saggio sul XX Congresso del PCUS e l'VIII Congresso del PCI contenuto in Pietro INGRAO, Masse e potere, Roma, Editori Riuniti, 1960, pp. 101 e sgg. 8 Alberto ASOR ROSA, La cultura, in Storia d'Italia. IV. Dall'Unità a oggi, Torino, Einaudi, 1975, tomo II, p. 1620. 9 Per il periodo 1952-1956 le CF constano di ritagli di articoli giornalistici italiani, di cui mi sono qui servita, e di saggi da riviste o dattiloscritti in lingua straniera; la consistenza delle cartelline dal 1952 al 1955 è particolarmente esigua rispetto al periodo precedente; la cartellina 1956 risulta mancante. 10 Cfr. Guido LIGUORI, Gramsci conteso. Storia di un dibattito 1922-1996, Roma, Editori Riuniti, 1996, XIII-305 pp. [Biblioteca tascabile]. 11 Cfr. Gian Carlo JOCTEAU, Leggere Gramsci. Una guida alle interpretazioni, Milano, Feltrinelli, 1975, 169 pp. 12 La biblioteca personale del critico letterario Enrico Falqui (1901-1974) è stata acquisita dalla Biblioteca Nazionale centrale di Roma nel 1976 ed aperta al pubblico nel 1982, con una sala riservata intestata al suo nome.

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freccia seguita dal codice numerico (la succitata numerazione progressiva assoluta a cui sono state premesse le ultime due cifre dell’anno).

Per lo svolgimento di questo lavoro intendo ringraziare il personale delle Biblioteche sopra citate e la

Fondazione Istituto Piemontese A. Gramsci con la Dott.ssa Rosangela Zosi, direttrice della Biblioteca ed il suo collaboratore dott. Matteo D’Ambrosio.

I soli ringraziamenti che posso dare per l’appoggio e l’aiuto intellettuale nella redazione di questo

paziente lavoro vanno ai miei colleghi ed amici dott. Gesualdo Maffia e dott.ssa Filomena Pompa.

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Tavola delle abbreviazioni

TESTI GRAMSCIANI

a) Raccolte sistematiche

MS Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Einaudi, Torino 1948, XXII-299 p. [Opere di Antonio Gramsci, 2]

QM La questione meridionale, a cura della Commissione culturale della Federazione torinese del Pci, Tipografia popolare, Torino 1949, 35 p. [Cultura nuova, 1].

IOC Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura, Einaudi, Torino 1949, XV-208 p. [Opere di Antonio Gramsci, 3], 19668, XV-202 p. [Opere di Antonio Gramsci. Quaderni del carcere, 2].

NM Note sul Machiavelli sulla politica e sullo Stato moderno, Einaudi, Torino 1949, XXI-371 p. [Opere di Antonio Gramsci, 5], 19666, XXII-371 p. [Opere di Antonio Gramsci. Quaderni del carcere, 4].

R Il Risorgimento, Einaudi, Torino 1949, XIV-235 p. [Opere di Antonio Gramsci, 4], 197411, [Quaderni del carcere, 3].

AF Americanismo e fordismo, a cura di Felice Platone, Feltrinelli, Milano 1950, 94 p. [Universale economica. Storia e filosofia, 9].

LVN Letteratura e vita nazionale, Einaudi, Torino 1950, XX-400 p. [Opere di Antonio Gramsci, 6], [Quaderni del carcere, 5].

PP Passato e presente, Einaudi, Torino 1951, XVIII-274 p. [Opere di Antonio Gramsci, 7], 19666, XVIII-273 p. [Opere di Antonio Gramsci. Quaderni del carcere, 6].

ON L'Ordine Nuovo. 1919-1920, Einaudi, Torino 1954, XV-500 p. [Opere di Antonio Gramsci, 9].

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b) Antologie

AR L'albero del riccio, Presentazione e note di Giuseppe Ravegnani, illustrazioni di Felicita Frai,

Milano-Sera editrice, Milano 1948, 226 p. [Biblioteca di lettura. Serie letteratura], 19493, [Biblioteca di cultura. Letteratura, 2].

QM La questione meridionale, Rinascita, Roma 1951, 111 p. [Piccola biblioteca marxista, 30].

c) Epistolari

LC Lettere dal carcere, Einaudi, Torino 1947, 260 p. a cura di Sergio Caprioglio, Elsa Fubini, 1965, XLV-949 p. [Nuova Universale Einaudi, 60; Opere di Antonio Gramsci, 1].

ALTRE ABBREVIAZIONI AG Antonio Gramsci CF Carte Fubini Rds Ritaglio di stampa a. autore aa. autori n.s. nuova serie rec. recensione n. numero p. pagina s. a. senza autore

VII

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INTRODUZIONE

Su Gramsci, dal 1952 al 1956

L'antifascismo di Antonio Gramsci

Nell'atmosfera politica in cui è approvata al Senato con una larga maggioranza la «legge Scelba» (che contempla le norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione vietando la riorganizzazione e le attività di partiti e gruppi neofascisti), il 23 marzo 1952 Palmiro Togliatti tiene un discorso all'Associazione di cultura di Bari sul tema Gramsci, ideologo dell'antifascismo13, cercando di sciogliere la questione dell'unità ideologica del fronte antifascista. L'intervento è strutturato sulla distinzione, riconosciuta da De Sanctis14, del concetto di libertà noto nel pensiero liberale come «metodo», in seguito sviluppato dalla tradizione democratica nel suo carattere sostanziale.

Richiamandosi a quest'ultimo e sviluppandolo in senso classista, Antonio Gramsci dimostra che l'ideologia liberale è uno strumento di dominio ed il fascismo la mano armata delle classi dirigenti tradizionali per evitare «l'avvento al potere delle classi lavoratrici»15. Togliatti fa esplicito riferimento al difetto dell'accezione liberale con l'esempio dell'analisi di Benedetto Croce sul fenomeno fascista ridotto ad un contingente «morbo intellettuale e morale»16: viene così posta in luce la ragione per cui è stato riconosciuto nella sua gravità il fenomeno fascista con un tragico ritardo.

Solo l'anno precedente si è conclusa la pubblicazione dei Quaderni con il volume Passato e presente, di cui si recepisce, da più parti, il carattere storiografico sia come contributo alla ricostruzione della storia del movimento operaio17, così come di indagine dell'origine politica del fascismo18. Nella conferenza barese, Togliatti indica nella dottrina gramsciana «una interpretazione storica che dà inizio a una nuova

13 Cfr. Palmiro TOGLIATTI, L’antifascismo di Antonio Gramsci, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 133-143 ( 52.23). 14 Cfr. Francesco DE SANCTIS, Mazzini e la scuola democratica, Torino, Einaudi, 1952. 15 Palmiro TOGLIATTI, L’antifascismo… cit., p. 137. 16 Ibidem. 17 Cfr. le recensioni a PP di Alberto CARACCIOLO, Rec. a PP, in «Movimento Operaio», IV, 1955, pp. 159-60 ( 52.34) e Gastone MANACORDA, Antonio Gramsci, Passato e Presente, in «Società», VIII, 1952, pp. 145-150 ( 52.41). 18 Cfr. le altre recensioni a PP di Paolo ALATRI, Passato e presente. L'ultimo libro di Gramsci, in «Paese Sera», 4 marzo 1952 ( 52.30); Paolo ALATRI, Come aiutarono il fascismo Giolitti, Croce e Gentile, in «Il Paese», 19 aprile 1952 ( 52.31) e di Aldo GAROSCI, in «Il Ponte», VIII, 1952, pp. 1022-1023 ( 52.39).

VIII

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scienza della nostra storia e della nostra politica»19, sia per un'indagine storiografica sul terreno nazionale, ma anche punto di partenza per una rinnovata società italiana contro l'incombente minaccia, da parte del ceto dirigente capitalistico, di «una egemonia reazionaria del vecchio tipo»20 volta a minare la democrazia. La strategia dell'antifascismo, per Togliatti più che in Gramsci, si basa sull'assunto che il fascismo è «una tendenza possibile costante del capitalismo, e dunque la rivoluzione democratica antifascista una tappa obbligatoria e irrinunciabile della lotta per il socialismo»21.

L'affermazione del rapporto tra Gramsci e la tradizione italiana, la specificità dello storicismo marxista e l'affermazione del fascismo come dato attuale sono gli elementi che fanno di questo discorso «l'espressione forse più compiuta della riflessione teorica togliattiana alla vigilia della battaglia politica contro la "legge truffa"»22.

La linea «De Sanctis-Gramsci»

In contrapposizione alla linea storico-culturale «De Sanctis-Gramsci»23 (che a livello politico rimanda al

nesso democrazia-socialismo), Croce, già curatore dell'opera dell'Irpino, nega qualsiasi affinità tra i due autori 24; la discussione, svolta in principio su un piano generico e letterario25, nel corso degli anni si sviluppa servendosi di sempre più specifici riferimenti critici su Dante26, Manzoni27 o Zola28. La ricezione dell'insegnamento di De Sanctis attraverso la penna di Antonio Gramsci permette di riscoprire «quell'aspetto di critico militante che Croce aveva annullato, modificando fortemente De Sanctis per renderlo in toto omogeneo al proprio discorso critico»29, ma nello stesso tempo si viene a creare «una strana mistura ideologica che, sul piano della critica estetica, vedeva combinati insieme – magari nel nome di Gramsci – Verga, De Sanctis, Ždanov, Lukács»30.

19 TOGLIATTI, L'antifascismo… cit., p. 142. 20 Ivi, p. 143. 21 Guido LIGUORI, Gramsci conteso. Storia di un dibattito, Roma, Editori Riuniti, 1996, p. 60 22Ibidem. 23 Oltre al riferimento all'eco avuta da questa interpretazione in seguito alla pubblicazione di Letteratura e vita nazionale in LIGUORI, Gramsci conteso, cit., p. 62, per la reazione di Croce cfr. Carlo SALINARI, Il ritorno di De Sanctis, in «Rinascita», IX, 1952, p. 292 ( 52.20), in cui l'a., due mesi prima, scrive: «ci sembra che il nesso De Sanctis-Gramsci abbia oggi un maggior significato e maggiori possibilità di sviluppo di quello – tradizionale – De Sanctis-Croce». 24 Cfr. Benedetto CROCE, De Sanctis-Gramsci?, in «Lo Spettatore Italiano», V, 1952, pp. 294-296 ( 52.09). 25 Cfr. in risposta a Croce: Valentino GERRATANA, De Sanctis-Croce o De Sanctis-Gramsci? Appunti per una polemica, in «Società», VIII, 1952, pp. 497-512 ( 52.16). 26 Cfr. Galvano DELLA VOLPE, Antonio Gramsci e l’estetica crociana, in «La Fiera Letteraria», VIII, n. 4, 15 febbraio 1953, p. 4 ( 53.11). 27 Cfr. Natalino SAPEGNO, Manzoni tra De Sanctis e Gramsci, in «Società», VIII, 1952, pp. 7-19 ( 52.21), cui risponde Angelo ROMANÒ, Gramsci, Manzoni e gli umili, in «Rassegna di Politica e di Storia», I, 1955, pp. 26-32 ( 55.24)e, con conclusioni rimaneggiate, ID., Manzoni visto da Gramsci, in «L'osservatore Politico Letterario», II, n. 10, 1956, pp. 67-78 ( 56.18). 28 Cfr. Adriano SERONI, De Sanctis, Zola e la cultura italiana moderna, in «Rinascita», X, 1953, pp. 492-497 ( 53.21). 29 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 63. 30 Ibidem.

IX

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La storia del PCI

Il 1953 segna un forte scossone per la storiografia del PCI che, nell'aprile 1952, ha appena prodotto un

volume collettivo di carattere divulgativo in occasione dei trent'anni dalla fondazione del partito31. Nell'anno, dunque, delle elezioni politiche con la «legge truffa» Fulvio Bellini e Giorgio Galli, critici «a sinistra», pubblicano una Storia del Partito comunista italiano32, e dalle colonne estive de «Il Mondo», Angelo Tasca viene proponendo la personale testimonianza su I primi dieci anni del Partito comunista

italiano33. Galli e Bellini tentano la prima ricostruzione organica della vicenda storica del partito con un taglio critico contrapposto alle interpretazioni «ufficiali». Ad esempio, riguardo la figura di Bordiga, aspramente critico verso l'ideologia dell'«Ordine Nuovo», è sottolineato «in modo marcato e argomentato il ruolo di primissimo piano avuto dall'ingegnere napoletano nella scissione di Livorno e poi fino al Congresso di Lione»34, provato anche dal riferimento ad atteggiamenti e giudizi gramsciani inconciliabili con le semplificazioni della storiografia precedente. Questa rivalutazione, in linea con un'impostazione critica da sinistra dello stalinismo, coinvolge «sia l'azione di Gramsci, interpretata come il primo momento di accettazione della prassi staliniana, sia la successiva direzione politica di Togliatti, identificata ormai senza riserve con lo stalinismo»35.

Per gli articoli pubblicati tra l'agosto e il settembre 1953, Tasca utilizza la «conoscenza di prima mano dei fatti di cui era stato protagonista»36. Anche questa ricostruzione risente delle posizioni politiche dell'autore, dirigente di primo piano del partito fino all'espulsione avvenuta nel 1929 ed in aperto contrasto con Gramsci già dal 192037, Tasca durante la guerra fredda approda a «posizioni di irriducibile anticomunismo»38. Negli scritti dell'ex-dirigente comunista emergono i dissensi tra i giovani torinesi, ma soprattutto, in opposizione al disegno storiografico che fa degli ordinovisti il gruppo omogeneo protagonista nella fondazione del PCd'I, è riconosciuto il ruolo preminente di Bordiga, della cui maggioranza fecero parte anche Gramsci e Togliatti. Tasca nega radicalmente la linea interpretativa che vede la storia del partito scandita da una successione di momenti positivi sotto la guida del binomio perfetto Gramsci-Togliatti, con un ridimensionamento deciso dell'esperienza consiliare nella storia del partito, movimento cui Tasca è stato teoricamente contrario fin dal principio.

31 Cfr. Trenta anni di vita e lotte del P.C.I., a cura di Palmiro Togliatti, Roma, Rinascita, 1952 ( 52.01). 32 Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, Storia del Partito Comunista Italiano, Milano, Schwarz, 1953 ( 53.03). 33 Cfr. i segg. artt. di Angelo TASCA: I primi dieci anni del Partito Comunista Italiano, in «Il Mondo», V, 1953, La storia e la preistoria, n. 33, 18 agosto, pp. 3-4; L’«Ordine Nuovo», n. 34, 25 agosto, p. 5; Comunismo e fascismo, n. 35, 1 settembre, pp. 9-10; Ordinovisti e bordighisti, n. 36, 8 settembre, pp. 9-10; La direzione clandestina, n. 37, 15 settembre, pp. 9-10; La nuova politica, n. 38, 22 settembre, pp. 9-10 ( 53.38). 34 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 75. 35 Gian Carlo JOCTEAU, Leggere Gramsci. Una guida alle interpretazioni, Milano, Feltrinelli, 1975, p. 62. 36 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 77. 37 Cfr. Paolo SPRIANO, «L'Ordine Nuovo» e i Consigli di fabbrica, Torino, Einaudi, 19712, pp. 88-89. 38 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 77.

X

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L'anno della morte di Stalin segna dunque la rottura del monopolio del PCI sulla propria storiografia, costituendo le lontane premesse di una ricostruzione più scientifica aderente ai fatti.

La raccolta «L'Ordine Nuovo»

Nel 1954 esce L'Ordine Nuovo. 1919-192039, raccolta di scritti gramsciani del periodo 1919-1920, fino

a quel momento per lo più sconosciuti, escluse alcune rare apparizioni in riviste40; a ridosso dell'uscita, è paventata la censura di partito, per non scoprire «l'esplicita critica demolitrice della linea del PCI»41 del Gramsci politico, o del cosiddetto «Gramsci proibito»42.

Alla vigilia della pubblicazione, l'interesse per il periodo consiliarista gramsciano ha già ricevuto contributi di carattere storico e brevi testimonianze di carattere biografico apparse nei quotidiani43. Solo nel saggio di Aldo Garosci, Totalitarismo e storicismo nel pensiero di Antonio Gramsci44, si trovano riflessioni di teoria politica più approfondite, in chiave sostanzialmente, talora pesantemente polemica. Sarà necessario attendere almeno due anni dalla pubblicazione degli scritti del 1919-1920, per leggere i primi studi organici sulla teoria politica ordinovista.

La recensione di Togliatti, Storia come pensiero e come azione45, mira a sostenere la continuità tra gli scritti in L'Ordine Nuovo e i Quaderni, in contrasto con le interpretazioni critiche che, guardando nostalgicamente alle note carcerarie, hanno teorizzato una frattura fra «la comprensione della realtà e la lotta reale»46. Accanto all'indicazione di metodo secondo cui la prassi è il momento della conoscenza, emerge l'invito a contestualizzare la figura e l'opera di Gramsci, per mettere in discussione «una immagine ormai consolidata dell'autore dei Quaderni: quella dello studioso, dello spirito interessato solo al für

ewig»47.

39 Cfr. Antonio GRAMSCI, L'Ordine Nuovo. 1919-1920, Einaudi, Torino 1954. 40 Antecedenti alla raccolta L'Ordine Nuovo, oltre alla pubblicazione di alcuni articoli genericamente precarcerari, nel II “Quaderno” di «Rinascita» Trenta anni di vita… cit., appare l'articolo Il partito comunista, in «L'Ordine Nuovo», II, n. 15 e n. 17, 4 e 9 settembre 1920; con un commento di Giacinto CARDONA, Socialismo e cultura. 27 aprile - XV Anniversario della morte di Antonio Gramsci, in «Mondo Operaio», V , n. 9, 3 maggio 1952, pp. 11-12 ( 52.07), è pubblicato Socialismo e cultura, in «Il Grido del Popolo», n. 601, 29 gennaio 1916. 41 Cfr. Armando PARLATO, «L'Ordine Nuovo» e i Consigli di fabbrica, in «Battaglia Comunista», XV, 1954, n. 3, aprile-maggio, pp. 2-3, n. 4, giugno, p. 2, n. 5, luglio, p. 2 ( 54.21). 42 Cfr. Giuseppe CARBONE, Gramsci in francese, in «L’Unità», XXX, 23 ottobre 1953, p. 3 ( 53.33), in cui l'annuncio della prossima pubblicazione dell'opera precarceraria intende, con riferimenti espliciti, polemicamente cancellare tendenziosi timori. 43 Oltre ad Angelo TASCA, I primi dieci anni… cit. ( 53.38), cfr. Battista SANTHIÀ, Discutendo con Gramsci, in «L’Unità», XIX, n. 24, 27 gennaio 1952, p. 3 ( 52.52); Giovanni CARSANO, Gramsci nel ricordo di un operaio torinese, in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 19, 22 gennaio 1952, p. 3 ( 52.49); Giovanni CARSANO, Come la Brigata Sassari fraternizzò con i lavoratori. Gramsci nel ricordo di un operaio torinese, in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3 ( 52.50) e Giovanni CARSANO, Gramsci e gli operai, in «L’Unità» [ed. piemontese], XXX, n. 100, 26 aprile 1953, p. 3 ( 53.34). 44 Cfr. Aldo GAROSCI, Totalitarismo e storicismo nel pensiero di Antonio Gramsci, in Pensiero politico e storiografia moderna, Pisa, Nistri-Lischi, 1954, pp. 193-257; specificamente sulla teoria consiliarista di Gramsci, vedi pp. 200-204 ( 54.02). 45 Cfr. Palmiro TOGLIATTI, Storia come pensiero e come azione, in «Rinascita», XI, 1954, pp. 709-713 ( 54.31); tesi già sostenuta nella recensione di Giuseppe CARBONE, Un solo Gramsci, in «Incontri Oggi», III, n. 10, 1954, p. 29 ( 54.26). 46 TOGLIATTI, Storia come pensiero… cit., p. 709 ( 54.31). 47 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 84.

XI

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Studi sistematici

A tre anni dalla pubblicazione completa delle note carcerarie, sistemate tematicamente, Gastone

Manacorda e Carlo Muscetta, in occasione dei dieci anni della rivista che dirigono, «Società», pubblicano alcune riflessioni sotto il titolo Gramsci e l’unità della cultura48. Lo scritto inizia con un richiamo al rigore nello studio delle pagine gramsciane, chiarificatrici a proposito del rapporto tra «cultura e politica»; in tal modo gli autori offrono una panoramica sintetica, ma architettonica, della filosofia e dell’approccio metodologico gramsciano, inglobati in una concezione storicistica della cultura.

Un altro studio sistematico, per quanto riguarda la ricostruzione della biografia del Sardo, è la Vita del

carcere di Antonio Gramsci49, in cui Domenico Zucàro raccoglie i risultati di uno studio fondato su di un lungo viaggio per l'Italia alla ricerca di documenti e di testimonianze, i cui risultati parziali sono stati pubblicati negli anni precedenti in saggi o articoli su periodici.

Gramsci nel marxismo italiano

In uno studio che ha almeno il merito di essere uno tra i primi, o il primo in assoluto, sul tema La cultura

italiana e il marxismo dal 1945 al 195150, Nicola Matteucci individua come fonti a cui attingere per lo sviluppo del marxismo: Antonio Labriola, Gramsci, e Rodolfo Mondolfo. Quest'ultimo, nella primavera del 1955, pubblica su «Critica Sociale» un saggio in tre parti dal titolo Intorno a Gramsci e alla filosofia della

prassi51, dove precisa la propria collocazione all'interno del marxismo italiano e confuta la tesi di Matteucci secondo cui la comunanza con il pensiero di Gramsci consterebbe solo nella pars destruens volta a confutare altre filosofie. Mondolfo premette una coincidenza di pensiero: per ambedue, ossia Gramsci e lui stesso, il punto di partenza è la lettura antimetafisica di Marx compiuta da Labriola in una concezione originale e autonoma della realtà. Più avanti Mondolfo indica nell'assimilazione del leninismo la causa primaria e insanabile delle proprie divergenze teoriche con Gramsci.

In questa direzione politica Mondolfo individua una contraddizione del pensiero gramsciano, che se profondamente marxista nell'enucleazione di concetti quali il «blocco storico», si pone alla deriva, per

48 Cfr. Gastone MANACORDA, Carlo MUSCETTA, Gramsci e l’unità della cultura, in «Società», X, 1954, pp. 1-22 ( 54.17). 49 Cfr. Domenico ZUCÀRO, Vita del carcere di Antonio Gramsci, Milano-Roma, Edizioni Avanti!, 1954 ( 54.01). 50 Cfr. Nicola MATTEUCCI, La cultura italiana e il marxismo dal 1945 al 1951, in «Rivista di Filosofia», XLIV, 1953, pp. 61-85 ( 53.14). 51 Cfr. Rodolfo MONDOLFO, Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi, in «Critica Sociale», XLVII, 1955, pp. 93-95; 105-108; 123-127 ( 55.23); il saggio è immediatamente pubblicato in volume ID., Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi, Prefazione di Enrico Bassi, Milano, Edizioni della «Critica Sociale», 1955, pp. 20-61 ( 55.09).

XII

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servirsi delle parole di uno studioso gramsciano, verso le «forzature giacobine e le degenerazioni staliniste»52.

Le «Cronache» di Garin

In una recensione alle Cronache di filosofia italiana53 di Eugenio Garin, Giuseppe Petronio54 mostra

come, a quasi tre anni dalla morte del filosofo napoletano, le questioni poste da Il materialismo storico e la

filosofia di Benedetto Croce55 siano ancora feconde. Garin si starebbe muovendo in quell'ambiente culturale che da un decennio è volto a destrutturare la filosofia crociana per «introdurre in Italia la filosofia della prassi inserendola nella nostra tradizione culturale, è appunto l'Anti-Croce»56, la cui elaborazione sembrava «a Gramsci poter avere, nell'atmosfera culturale contemporanea, "il significato e l'importanza che ha avuto l'Anti-Dühring per la generazione precedente la guerra mondiale"»57.

A distaccarsi da questa linea interpretativa focalizzata sulla lettura dell'opera carceraria nei confini della tradizione culturale italiana è un saggio di Roberto Guiducci su Gramsci e la scienza58. L'autore, ingegnere di formazione, tenta di spiegare i presupposti ontologici gramsciani partendo dalla critica al Manuale

popolare di sociologia di Bucharin59, che, in polemica con il soggettivismo, erroneamente stabilisce l'assoluta realtà oggettiva del mondo esterno. In vista di un chiarimento della filosofia della prassi su questo punto, Gramsci imposta le sue argomentazioni non già sul piano teoretico, ma descrive la ricezione delle antitetiche posizioni idealistica e materialistico-realistica da parte delle differenti componenti sociali. L'originalità della riflessione di Guiducci emerge nelle molteplici diramazioni che prende l'analisi specifica di concetti che vanno dal «senso comune» legato ad ideologia e folklore60, a quello di traducibilità «ristretta» dei linguaggi (o paradigmi61) scientifici.

52 LIGUORI, Gramsci conteso cit., p. 65. 53 Cfr. Eugenio GARIN, Cronache di filosofia italiana (1900-1943), Bari, Laterza, 1955 ( 55.03). 54 Cfr. Giuseppe PETRONIO, Gramsci e i tempi dell’anti-Croce, in «Avanti!» [ed. romana], 14 settembre 1955 ( 55.36). 55 Antonio GRAMSCI, Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, Einaudi, Torino 1948. 56 PETRONIO, Gramsci e i tempi… cit. ( 55.36). 57 Riccardo VENTURINI, Le “Opere di Antonio Gramsci”, in «Rassegna di Filosofia», IV, 1955, pp. 48-75 ( 55.26); la citazione gramsciana è tratta da Il materialismo storico… cit., p. 200. 58 Cfr. Roberto GUIDUCCI, Gramsci e la scienza: l'oggettività come conquista storica sociale, in «Questioni», I, n 4-5, 1955, pp. 29-45 ( 55.18). 59 Cfr. Nikolai BUCHARIN, Theorie des historischen Materialismus. Gemeinverständliches Lehrbuch der Marxistischen Soziologie, autorisierte Übersetzung aus dem Russischen von Frida Rubiner, Hamburg, Verlag der Kommunistischen Internationale, 1922; l'edizione originale è del dicembre dell'anno precedente ID. Теория исторического материализма. Популярный учебник марксистской социологии, Москва, Госиздат, 1921. 60 Cfr. Guido LIGUORI, Ideologia, in Le parole di Gramsci. Per un lessico dei Quaderni del carcere, a cura di Fabio Frosini e Guido Liguori, Roma, Carocci, 2004, p. 141-142. 61 Cfr. Derek BOOTHMAN, Traduzione e traducibilità, in LIGUORI, Le parole… cit., p. 252.

XIII

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Un Gramsci dai tratti internazionalisti

A seguito della pubblicazione della raccolta L'Ordine Nuovo, Livio Maitan, dirigente e teorico di

formazione trockista, rivede nel breve Attualità di Gramsci e politica comunista62 le proprie posizioni critiche su Gramsci, espresse precedentemente in articoli apparsi sul periodico «Bandiera Rossa»63. Lo scritto segue cronologicamente lo sviluppo del pensiero giovanile del leader comunista concentrandosi sulla teoria consiliare, si sofferma altresì sulla concezione gramsciana del proletariato come classe mondiale la cui «lotta va impostata con una prospettiva internazionale»64 ed in questa direzione all'autore preme principalmente evidenziare il «contrasto netto tra le posizioni di Gramsci e le posizioni degli attuali dirigenti del Partito Comunista».

Il dibattito sulla cultura marxista

Tra il marzo e il luglio 1956 la rivista «Il Contemporaneo» ospita una «discussione caotica e

multiforme» «incentrata soprattutto su due temi: la problematica del rapporto tra politica e cultura, tra intellettuali e partito; e gli errori e i ritardi della politica culturale comunista nell'ultimo decennio» 65. Marri66, Spriano67 e Alicata68 difendono la linea di studi che parte da Gramsci, letta da Calvino e Geymonat come una chiusura della cultura nazionale italiana a favore dell'egemonia idealista69.

Un quadro del pensiero gramsciano

La monografia di Carlo Leopoldo Ottino, Concetti fondamentali nella teoria politica di Antonio

Gramsci70, sviluppo della tesi di laurea, seppur oggi giudicato uno scritto limitato dalla contiguità a certl schemi ideologici propri dell'età staliniana71, è da considerarsi, come nota l'autore stesso, il «primo organico tentativo di fornire un quadro criticamente sistematico del pensiero gramsciano nelle sue più

62 Cfr. Livio MAITAN, Attualità di Gramsci e politica comunista, Schwarz, Milano 1955 ( 55.04). 63 Cfr. i tre articoli di Livio MAITAN, Gramsci e Trotzky. La speculazione di un intellettuale staliniano, Gramsci ignorava le reali posizioni di Trotsky e Ancora su Trotzky e Gramsci, in «Bandiera Rossa», II, n. 5, 6, 7, 1951. 64 Ivi, p. 24. 65 LIGUORI, Gramsci conteso, cit., p. 92 66 Cfr. Romolo MARRI, L'intelletto organico, in «Il Contemporaneo», III, n. 17, 28 aprile 1956, p. 7 ( 56.28). 67 Cfr. Paolo SPRIANO, La società civile, in «Il Contemporaneo», III, n. 22, 2 giugno 1956, p. 6 ( 56.32). 68 Cfr. Mario ALICATA, Troppo poco gramsciani, In «Il Contemporaneo», III, n. 26, 30 giugno 1956, pp. 6-7 ( 56.26). 69 Cfr. gli articoli di Italo CALVINO, Nord e Roma-sud e di Ludovico GEYMONAT, Troppo idealismo, rispettivamente pubblicati nei numeri 13 e 14 del 1956 in «Il Contemporaneo»; questi ed i precedenti contributi al dibattito sono raccolti in Gli intellettuali di sinistra e la crisi del 1956, a cura di Giuseppe Vacca, Roma, Editori Riuniti, 1978. 70 Cfr. Carlo Leopoldo OTTINO, Concetti fondamentali nella teoria politica di Antonio Gramsci, Feltrinelli, Milano 1956 ( 56.02). 71 JOCTEAU, Leggere Gramsci..., cit., p. 65.

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dirette implicanze politiche»72. Dalla formazione teorico-pratica del giovane Gramsci allo Stato e all'egemonia attraverso lo strumento essenziale che è il partito, Ottino dà chiarimenti essenziali e ed apprezzabili per l'epoca, pur riconoscendo, noi oggi, che il suo lavoro non sembra essere scalfito dal terremoto critico che sconvolge la produzione culturale e il dibattito intellettuale di questo periodo, e in particolare del fatidico anno 1956.

Con il giovane Gramsci

Intanto, un giovane militante del Biennio rosso, Battista Santhià, raccoglie nelle efficaci pagine di Con

Gramsci all'Ordine Nuovo73 le memorie di lotta della classe operaia torinese, in cui è protagonista il profilo umano e politico di Gramsci, la sua comprensione delle questioni maggiormente rilevanti della produzione nella fabbrica e l'organizzazione politica dei Consigli di fabbrica.

Santhià offre una panoramica degli avvenimenti cui sono collegati gli articoli gramsciani dell'«Ordine Nuovo», dall’autore seguiti e citati ampiamente.

72 OTTINO, Premessa, in Concetti fondamentali… cit., p. 9 ( 56.02). 73 Cfr. Battista SANTHIÀ, Con Gramsci all’Ordine Nuovo, Editori Riuniti, Roma 1956 ( 56.03).

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Un percorso tra i temi

Contributi alla biografia di Antonio Gramsci.

Per quanto riguarda la biografia di Antonio Gramsci, la storiografia del periodo compreso tra il 1952 e il

1956 è da suddividere in due settori, per così dire: quella che si occupa del giovane Gramsci e quella sul periodo successivo all'arresto. In questi due filoni, un'ulteriore differenziazione formale è fra scritti a carattere testimoniale ed i contributi che si basano principalmente su fonti inedite o d'archivio.

Le testimonianze sul periodo giovanile raccontano principalmente le esperienze del Biennio rosso: dall'articolo di Battista Santhià, Discutendo con Gramsci74, in cui sono ripercorse le discussioni personali tra l'autore e il Sardo riguardo le strategie politiche da adottare, al ricordo di Giovanni Carsano75, che esemplifica gli interventi gramsciani alle assemblee operaie, così come nella poesia di Velso Mucci, dove il futuro leader comunista si fa «pastore d'uomini»76 percorrendo tra i portici del centro di Torino e le officine delle periferie.

A seguito delle copiose testimonianze lasciate da Angelo Tasca alle pagine de «Il Mondo»77, in occasione della pubblicazione della raccolta L'Ordine Nuovo, anche Umberto Terracini dà il proprio contributo dalle colonne del «Calendario del Popolo»78, cui segue nell'anno successivo il racconto di un Brindisi notturno79 nella notte della fondazione del PCd'I; mentre nella stessa pagina del settimanale comunista illustrato «Vie Nuove» è pubblicato da Felice Chilanti80 un articolo che raccoglie alcune testimonianze di comunisti livornesi presenti nel 1921 ed il loro approccio con Gramsci.

74 Cfr. Battista SANTHIÀ, Discutendo con Gramsci, in «L’Unità» [ed. piemontese], XIX, n. 24, 27 gennaio 1952, p. 3 ( 52.52). 75 Cfr. Giovanni CARSANO, Gramsci e gli operai, in «L’Unità» [ed. piemontese], XXX, n. 100, 26 aprile 1953, p. 3 ( 54.34). 76 Cfr. Velso MUCCI, Ricordo di Gramsci, in ID., L’umana compagnia, Roma, Il Costume, 1953, pp. 75-78 ( 53.41). 77 Cfr. TASCA, I primi dieci anni… cit. ( 53.38). 78 Umberto TERRACINI, Gramsci e «L'Ordine Nuovo» nel tempestoso biennio ’19-’20. Matura lo scontro decisivo nel caos dell'immediato dopoguerra e Gramsci e i consigli di fabbrica, in «Il Calendario del Popolo», XI, 1955, p. 1906 e 1931 ( 55.25). 79 Umberto TERRACINI, Brindisi notturno per la nascita del partito, in «Vie Nuove», XI, 1956, pp. 12-13 ( 56.33). 80 Felice CHILANTI, Livorno. Parlano i testimoni della nascita del Pci, in «Vie Nuove» [Roma], XI (1956) pp. 10-12, 14 ( 56.27).

XVI

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Per il periodo precedente, una testimonianza è data da Gaetano Salvemini81 che, riprendendo un

passo di La questione meridionale82, puntualizza la vicenda che lo vide protagonista della proposta, avanzata anche da Gramsci, di una sua candidatura al IV Collegio di Torino, per le elezioni del 1914.

Anche all'interno di biografie di altri personaggi troviamo frammenti di intense memorie e testimonianze riguardanti il fondatore dell'«Ordine Nuovo»: è il caso del ricordo dedicato da Mario Alicata a Ruggero Grieco, «uno dei più geniali discepoli e continuatori dell'opera di Gramsci»83; ma anche, per esempio, nella ricostruzione della latitanza torinese di Gastone Sozzi84 il Sardo ricopre un ruolo determinante caldeggiando la partenza del giovane romagnolo per l'Unione Sovietica.

Seguendo la falsariga di queste testimonianze prevalentemente dedicate al Gramsci ordinovista, un contributo più organico è dato dal già menzionato Con Gramsci all'Ordine Nuovo di Santhià, dove i ricordi personali dell'autore aiutano a ripercorrere gli avvenimenti che scossero gli operai delle fabbriche torinesi e l'intensa attività organizzativa posta in essere dal gruppo capeggiato da Gramsci.

Tra gli scritti basati su fonti primarie dirette riguardanti il periodo precarcerario dà un contributo Domenico Zucàro quando accenna al rapporto di Gramsci con la Sardegna attraverso il breve carteggio Gramsci-Lussu85 e alla permanenza romana86.

Si occupano prevalentemente di questo primo periodo della biografia del Sardo ed a grandi falcate le opere storiografiche concernenti il PCI e la sua fondazione, dove normalmente l'ombra della figura di Gramsci scema dopo il Congresso di Lione per poi riapparire improvvisamente al momento della morte nel 1937; ne sono esempi i Trent'anni di lotte dei comunisti italiani di Paolo Robotti e Giovanni Germanetto87, la Storia del Partito Comunista Italiano redatta da Giorgio Galli e Fulvio Bellini88 e l'opuscolo di Luciano Gruppi e Enzo Modica, Il Partito Comunista Italiano (1921-1955)89 ma anche la biografia testimoniale e colloquiale, a carattere “ufficioso” di Togliatti scritta da Marcella e Maurizio Ferrara90. Il pensiero e il ruolo di Gramsci, pur con forzature ed omissioni, emerge invece fortemente nel “II Quaderno” di «Rinascita»91.

81 Gaetano SALVEMINI, Prefazione, in Scritti sulla questione meridionale (1896-1955), Torino, Einaudi, 1955, pp. XXIII-XXVI ( 55.11). 82 GRAMSCI, La questione meridionale, a cura della Commissione culturale della Federazione torinese del Pci, Tipografia popolare, Torino 1949. 83 Cfr. Mario ALICATA, Un allievo di Gramsci, in «Il Contemporaneo», II, n. 32, 6 agosto 1955, p. 1 ( 55.38). 84 Cfr. Felice CHILANTI, A Torino a L’Ordine Nuovo e Con Antonio Gramsci, in Gastone Sozzi, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1955, pp. 99-111 ( 55.06). 85 Cfr. Domenico ZUCÀRO, Antonio Gramsci e la Sardegna. Carteggio inedito Gramsci-Lussu, in «Mondo Operaio», V, n. 1, 6 gennaio 1952, pp. 18-20 ( 52.25). 86 Cfr. Domenico ZUCÀRO, Gramsci a Roma, in «L’Unità» [ed. romana], XXIX, n. 20, 23 gennaio 1952; ma per la trascrizione dei documenti dagli originali cfr. ID., Due lettere inedite di Antonio Gramsci, in «Mondo Operaio», V, n. 11, 7 giugno 1952, pp. 17-18 ( 52.56). 87 Cfr. Paolo ROBOTTI, Giovanni GERMANETTO, Un grave lutto del P.C.I.: la morte di Antonio Gramsci, in Trent'anni di lotte dei comunisti italiani. 1921-1951, Roma, Edizioni di cultura sociale, 1952, pp. 163-166 ( 52.03). 88 Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, Storia del Partito Comunista Italiano, Milano, Schwarz, 1953 ( 53.03). 89 Cfr. Luciano GRUPPI, Enzo MODICA, Il Partito Comunista Italiano (1921-1955), Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1955 ( 55.12). 90 Cfr. Marcella FERRARA, Maurizio FERRARA, Conversando con Togliatti, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1953 ( 53.02). 91 Cfr. [TOGLIATTI] Trenta anni di vita e lotte… cit. ( 52.01).

XVII

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Poche sono le testimonianze che riguardano il Gramsci prigioniero. Aurelio Fontana ricorda qualche

aneddoto su Gramsci nel penitenziario di Turi92, Antonio Pescarzoli racconta i giorni passati insieme al Carcere del Carmine di Napoli93, mentre Giovanni Carsano, con un quadro del processo al Tribunale Speciale, racconta delle attività culturali organizzate comunque da Gramsci, nonché le vicissitudini burocratiche per il trasferimento a Turi.

Primeggia la ricerca di Domenico Zucàro tra gli studi storici dedicati alla vita di Gramsci dopo l'arresto.

Ogni spostamento del detenuto è seguito sistematicamente dall'autore e dove è possibile, sono riprodotti i documenti. Dall'arresto al confino94, da San Vittore95 alla Clinica «Qui si sana»96 fino alla morte97, ogni avvenimento è ricostruito in un saggio a sé pubblicato in periodici; questi contributi parziali confluiscono nel 1954 nella monografia dedicata da Zucàro alla succitata Vita del carcere di Antonio Gramsci.

• • •

Una gran parte degli scritti di questi anni riguarda la filosofia di Gramsci all'interno della tradizione

marxista oppure il confronto con Croce e il crocianesimo, con il retroterra della cultura torinese o dei rapporti tra cultura e politica; si trova peraltro un numero notevole di studi dedicati alle molteplici diramazioni del pensiero gramsciano che vanno dalla storiografia alla letteratura, dal folklore alla questione meridionale, dallo studio della struttura della fabbrica, del partito al concetto di rivoluzione passiva e ancora osservazioni sulla pedagogia, sul cinema.

Per quanto riguarda il periodo ordinovista gli studi analizzano il nascente sistema politico ed i presupposti ideologici della Rivoluzione d'Ottobre, talora con confronti rispetto all'ortodossia marxista.

Un capitolo a parte merita la discussione sulla conoscenza, l'influsso e l'utilizzo dell'opera del Sardo nella cultura coeva, italiana e straniera.

92 Cfr. Aurelio FONTANA, Cinque aneddoti della vita carceraria di Antonio Gramsci, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 170-171 ( 52.13). 93 Cfr. Antonio PESCARZOLI, Due giorni di carcere in compagnia di Antonio Gramsci. Vecchi ricordi di un detenuto politico, in «Il Messaggero», 23 settembre 1953 ( 53.37). 94 Cfr. Domenico ZUCÀRO, L’Arresto di Antonio Gramsci e l’assegnazione al confino, in «Movimento Operaio», V, 1953, pp. 56-67 ( 53.24). 95 Cfr. Domenico ZUCÀRO, Antonio Gramsci a S. Vittore per l'istruttoria del “processone” (Con alcuni documenti inediti), in «Il Movimento di Liberazione in Italia», IV, 1952, pp. 3-16 ( 52.26). 96 Cfr. Domenico ZUCÀRO, Dalla cella di Turi alla clinica «Qui si sana», in «Mondo Operaio», V, 1952, pp. 16-19 ( 52.27). 97 Cfr. Domenico ZUCÀRO, La morte di Gramsci, in «Mondo Operaio», VI , n. 9, 2 maggio 1953, p. 14-15 ( 53.25).

XVIII

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La filosofia di Antonio Gramsci nella tradizione marxista

In uno studio sul pensiero socialista di Antonio Labriola, Luciano Cafagna ricorre alle note di Il

materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce per spiegare e nel contempo respingere le critiche sommarie di Trockij al filosofo di Cassino98, ma molto più esplicitamente, Liliano Faenza99 sente riecheggiare nell'opera del Sardo i presupposti dell'autonomia della filosofia della prassi postulati da Labriola, di cui Gramsci è presentato come continuatore avendo superato la cesura tra teoria e pratica attraverso l'esperienza ordinovista e con la rivendicazione del concetto di egemonia. Il paragone istituito da Faenza tra la polemica gramsciana contro Bucharin e quella di Labriola contro il positivismo del XIX secolo, riporta al saggio di Mondolfo100 dove, insieme alla concezione originale, autonoma, della realtà da ricondurre al Labriola, è accettata la spiegazione che Gramsci dà del marxismo ortodosso di Bucharin. Nello stesso anno, ancora uno studio di Riccardo Venturini101 indica nell'affermazione di Labriola dell'indipendenza filosofica del materialismo storico la continuità dell'opera gramsciana e la prosecuzione della serrata critica al determinismo.

Questi due ultimi saggi, di Mondolfo e di Venturini, si occupano approfonditamente dell'esame critico al Saggio popolare di sociologia di Bucharin; Venturini più esplicitamente vi scorge la portata molto vasta del tema che porta Gramsci a delicate analisi sull'oggettività, sul «senso comune» o, per riunire la molteplicità di temi sotto un unico concetto, sul problema della conoscenza. Ancora nel 1955, queste stesse problematiche sono affrontate nel già citato saggio di Roberto Guiducci102 (un incipit è probabilmente il saggio di Mondolfo), i cui limiti «umanistici» dell'autore portano anche il pregio di un taglio decisamente meno speculativo e polemico che accompagna l'attenzione alle opinioni di Gramsci sulla logica formale e matematica.

Le critiche dell'ideologismo scientifico sono state precedentemente portate avanti da Manacorda e Muscetta nello succitato scritto Gramsci e l'unità della cultura, dove la questione della conoscenza è riletta nella sua funzione di «dominio del reale»103.

98 Cfr. Luciano CAFAGNA, Antonio Labriola e la «coscienza socialista» in Italia, in «Movimento Operaio», VI, 1954, p. 667 ( 54.07). 99 Cfr. FAENZA, Liliano, Labriola e Gramsci, in «Mondo Operaio», VII, 1954, pp. 15-17 ( 54.11). 100 Cfr. MONDOLFO, Intorno a Gramsci… cit. ( 55.23). 101 Cfr. Riccardo VENTURINI, Le “Opere di Antonio Gramsci”, in «Rassegna di filosofia», IV, 1955, pp. 48-75 ( 55.26). 102 Cfr. GUIDUCCI, Gramsci e la scienza… cit. ( 55.18). 103 MANACORDA, MUSCETTA, Gramsci e l’unità… cit., p. 4 ( 54.17).

XIX

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Cultura e politica

Il rapporto tra politica e cultura, tema fondamentale del pensiero gramsciano, è affrontato nello scritto a

carattere generale di Nicola Matteucci, Cultura e politica 104, dove l'accento è posto sull'adesione politica e morale al partito; a questa contingenza si possono far risalire le critiche di Mondolfo105 alle istanze bolsceviche del pensiero gramsciano, dove la mancanza di indipendenza nel rapporto libertà-autorità è inteso come un rovesciamento della filosofia della prassi; o quelle di Garosci al «rinnovato totalitarismo»106 gramsciano che «riposa sostanzialmente sull'idea epurata di un "salto" fuori dalle contraddizioni della società grazie a una ferrea organizzazione, che cerca di legarsi le forze intellettuali e di sottometersele»107.

Presumibilmente sulle dure critiche di Mondolfo e Garosci influisce la situazione storica, se già nel 1953 nella rivista «Scuola e Città» Lamberto Borghi108 indicava, a confronto con le concezioni di Gentile e Croce, i limiti dell'idea di libertà di Gramsci nell'inevitabilità della degenerazione autoritaria e burocratica dell'ideologia comunista.

Decisamente più ottimista è Guiducci già sul finire del 1954 quando scrive La questione della cultura di

sinistra109: l'idea leninista di “partitarietà” della cultura è accettata positivamente, in vista, sull'esempio di Gramsci, di un rinnovamento culturale che sia autenticamente rivoluzionario e, come sviluppa l'anno seguente in Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra110, il rischio ed il tentativo politico sono stati per il Sardo anche la ricerca filosofica e culturale, o ancora in Socialismo e verità111 la ricerca scientifica è considerata parte integrante della partecipazione politica attiva e consapevole.

A negare qualsiasi importanza teorica al rapporto tra cultura e politica nel pensiero del Sardo, giunge invece Franco Rizzo112, che sostiene la natura di documento dell'opera gramsciana per gli studi sulle manifestazioni culturali del fascismo: è comunque da rilevare che a differenza dei saggi precedenti, dai puntuali riferimenti in nota, questo scritto poggia principalmente su fonti secondarie e degli scritti gramsciani l'autore dimostra una conoscenza sistematica solamente delle Lettere dal carcere113.

104 Cfr. Nicola MATTEUCCI, Cultura e politica, in «Il Mulino», I, 1952, pp. 161-169 ( 52.17). 105 Cfr. MONDOLFO, Intorno a Gramsci… cit. ( 55.23). 106 Cfr. GAROSCI, Totalitarismo e storicismo… cit., p. 241 ( 54.02). 107 Ibidem. 108 Cfr. Lamberto BORGHI, Gramsci e i marxisti, in L'attuale dibattito sulla libertà in Italia e la sua portata educativa, in «Scuola e Città», III, 1953, pp. 352-357 ( 53.07). 109 Cfr. Roberto GUIDUCCI, La questione della cultura di sinistra, in «Questioni», I, n. 5-6, 1954, pp. 45-58 ( 54.14). 110 Cfr. ID., Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra, in «Nuovi Argomenti», III, nn.17-18, 1955-1956, pp. 83-108 ( 55.19). 111 Cfr. ID., Socialismo e verità. Pamphlets di politica e cultura, Torino, Einaudi, 1956, pp. 138-279 ( 56.05). 112 Cfr. Franco RIZZO, Cultura e politica in Antonio Gramsci, in «L'osservatore politico letterario», II, nn. 4 e 6, 1956, pp. 35-46, 55-66 ( 56.16). 113 Cfr. GRAMSCI, Lettere dal carcere, Einaudi, Torino 1947; nuova ediz., a cura di Sergio Caprioglio, Elsa Fubini, 1965.

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Croce dopo Gramsci

La testimonianza di Romano Pasi114, lettore del mensile «Incontri», per l'inchiesta della rivista sul

significato coevo dell'opera di Benedetto Croce, indica chiaramente lo stato della ricezione dell'opera del filosofo napoletano come antagonista per le giovani generazioni. Di lui si riconosce comunque il legame profondo con l’insegnamento gramsciano; ben più in là si spinge l'interpretazione di Armando Parlato115 secondo cui il pensiero del Sardo, pur richiamandosi al marxismo, si svolge in linea con l’idealismo crociano per le sue caratteristiche soggettivistiche volte a negare l’esistenza di qualcosa all’infuori della coscienza e dell’azione dell’uomo e per l'equiparazione di base e sovrastruttura nella determinazione del processo storico.

Un anno prima della pubblicazione delle Lezioni di Storia Moderna di Nino Valeri116, che rilevano il nesso dialettico dei Quaderni del carcere con la filosofia del Croce, e dell'opera di Garin117, qui precedentemente ricordata insieme alla recensione di Petronio118 che vi trova un contributo alla costruzione dell'«Anti-Croce» auspicato da Gramsci, Liliano Faenza119 ricorda il percorso inaugurato dall'opera carceraria in contrapposizione al neoidealismo italiano e più precisamente proprio in vista del progetto di un «Anti-Croce».

Un contributo di spessore filosofico sullo storicismo crociano riletto da Gramsci è dato Furio Diaz che vede il pensatore sardo spingere «la "storicità" alle sue più rigorose conseguenze», «anche se in un certo senso, ciò volesse dire un sostanziale rovesciamento della impostazione dello storicismo»120.

La scuola torinese e Piero Gobetti

Il rapporto e soprattutto l'apporto di Gramsci al fermento culturale che attraversa la città sabauda

all'inizio del secolo viene riletto da una figura carismatica della cultura torinese, Gioele Solar,i121 filtrato dalla figura di Piero Gobetti, giovane intellettuale che coglie l'importanza delle lotte degli operai torinesi e

114 Cfr. Romano PASI, Croce dopo Gramsci, in «Incontri Oggi», II, 1953, pp. 6-7 ( 53.18). 115 Cfr. Armando PARLATO, Qualche nota all'articolo di Lukács su "L'Estetica", in «Battaglia Comunista», XIV, 1953, p. 2 e ID., Nota su Gramsci, in «Prometeo», VII, 1954, pp. 20-27 ( 53.17). 116 Cfr. Nino VALERI, La crisi del socialismo nel dopoguerra. Gramsci, in Lezioni di Storia Moderna. Appunti intorno alla crisi del primo dopoguerra, Milano, «La Goliardica» Edizioni Universitarie, 1955, pp. 85-91 ( 55.08). 117 Cfr. GARIN, Cronache di filosofia… cit. ( 55.03). 118 Cfr. PETRONIO, Gramsci e i tempi… cit. ( 55.36). 119 Cfr. FAENZA, Labriola e Gramsci cit. ( 54.11). 120 Cfr. Furio DIAZ, Sviluppi dello storicismo crociano, in ID., Storicismi e storicità, Firenze, Parenti, 1956, pp. 24-61 ( 56.04). 121 Cfr. Gioele SOLARI, Aldo Mautino nella tradizione culturale torinese da Gobetti alla Resistenza, a cura di Norberto Bobbio, in Aldo MAUTINO, La formazione della filosofia politica di Benedetto Croce, Laterza, Bari 1953, pp. 3-132 ( 53.05).

XXI

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che subisce attivamente l'influsso delll'avanguardia teorica del movimento consiliare: il gruppo ordinovista con Gramsci in testa.

Un allievo di Solari, militante della lotta antifascista fin dai primordi, Aldo Garosci122, nella sua analisi del pensiero gramsciano giustamente non tralascia l'esperienza culturale nell'ateneo torinese e la battaglia consiliarista, tra le radici dell'attività del futuro dirigente comunista.

Se Lucio Lombardo Radice123 trova nella critica radicale alla democrazia prefascista alcune premesse essenziali dell'antifascismo che hanno accomunato Gramsci e Gobetti, un altro torinese, Claudio Gorlier124, critica, con immotivata asprezza, quella che a suo giudizio appare la «ristrettezza» ideologica di Gramsci, che gli avrebbe impedito di cogliere la forza ideale, politica e militare di quella borghesia piemontese che in seguito avrebbe lottato per la Resistenza.

A collegare le figure di Gramsci e Gobetti non solo nella scenografia cittadina è Nino Valeri nel suo Da

Giolitti a Mussolini125, in cui è presa in considerazione l'attività di Gobetti alla luce della tattica ordinovista di unione tra gli operai del nord ed i contadini del Mezzogiorno; ancora a sostegno della tesi della centralità dell'esperienza ordinovista per Gobetti si inserisce un saggio di Giuseppe Pasquariello su Gobetti e

l'«Ordine Nuovo»126.

L'«Ordine Nuovo» e i Consigli di fabbrica

Nel XV anniversario della morte di Antonio Gramsci, Giacinto Cardona127 premette una brevissima

analisi alla ripubblicazione dell'articolo, oggi celebre, del giovane Gramsci Socialismo e cultura128, in cui, a suo dire, emergerebbe la visione di un’attività culturale che non può essere lasciata alla spontaneità ed è sottolineata la vicinanza con il pensiero di Lenin in un momento in cui a Gramsci era ancora sconosciuto. Contrario ad inserire l'opera di Gramsci all'interno della tradizione marxista-leninista, è invece Armando Parlato129 che, con Gennaro Fabbrocino, sostiene la sostanziale estraneità del pensiero del fondatore del

122 Cfr. GAROSCI, Totalitarismo e storicismo… cit. ( 54.02). 123 Cfr. Lucio LOMBARDO-RADICE, Gramsci: le forze sociali portatrici di avvenire, in Antifascismo – restaurazione e antifascismo – rivoluzione, in «Incontri Oggi», II, 1954, p. 5 ( 54.16). 124 Cfr. Claudio GORLIER, Elogio del Piemonte, in «Paragone», VI, 1955, pp. 58-65 ( 55.17). 125 Cfr. Nino VALERI, Gobetti e Gramsci, in ID., Da Giolitti a Mussolini, Firenze, Parenti, 1956, pp. 217-21 ( 56.07). 126 Cfr. Giuseppe PASQUARIELLO, Gobetti e l'«Ordine Nuovo», in «Incontri Oggi», V, 1956, pp. 35-39 ( 56.15). 127 Cfr. Giacinto CARDONA, Socialismo e cultura. 27 aprile - XV Anniversario della morte di Antonio Gramsci, in «Mondo Operaio», V , n. 9, 3 maggio 1952, pp. 11-12 ( 52.07). 128 ALFA GAMMA [Antonio GRAMSCI], Socialismo e cultura, in «Il Grido del Popolo», n. 601, 29 gennaio 1916. 129 Cfr. gli articoli, apparsi in più parti di Armando PARLATO, «L'Ordine Nuovo» e i Consigli di fabbrica, in «Battaglia Comunista», XV, 1954, n. 3, aprile-maggio, pp. 2-3; n. 4, giugno, p. 2; n. 5, luglio, p. 2 ( 54.21) e ID., Valori conoscitivi dell'esperienza proletaria, in «Battaglia Comunista», XV, 1954, n. 9, novembre, p. 2 e n. 10, dicembre, p. 2 ( 54.22); Cfr. anche Gennaro FABBROCINO, Questioni storiche dell'Internazionale comunista, in «Il Programma Comunista», III, 1954, n. 6, 12 marzo-2 aprile, p. 2 e ID., La sinistra comunista e l’ordinovismo, in «Il Programma Comunista», III, 1954, n. 7, 2-16 aprile, p. 2 ( 54.10).

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Partito Comunista dall'interpretazione vera dei meccanismi che devono portare alla rivoluzione proletaria, a favore di deviazioni produttivistiche.

Tra le recensioni: Giuseppe Carbone130 indica nell'opera del Sardo Un solo Gramsci, per cui già nel periodo ordinovista si percepiscono i maggiori temi dei Quaderni del carcere; analogamente Carlo Salinari131 ritiene che la questione della civiltà operaia, implicita nelle riflessioni più tarde, sia richiamata con forza negli articoli giovanili; Liliano Faenza132 ne sottolinea i presupposti marxisti e la centralità dell’esperienza leninista.

Tra il dicembre del 1954 e il febbraio successivo, sul mensile anarchico di Livorno «L'Impulso», Pier Carlo Masini pubblica un saggio in tre parti che nel 1956 esce come opuscolo col titolo Antonio Gramsci e

l'Ordine Nuovo visti da un libertario133, in cui, nonostante alcuni articoli critici del Sardo verso il movimento in cui Masini si identifica, l’autore riconosce una comunanza di vedute tra Gramsci e gli anarchici nell'analisi del «nucleo libertario» dell’esperienza consiliare.

Per Ottino, analogamente, il sistema consiliare è da considerare espressione della «vera democrazia operaia»134; mentre Alicata135, sulla scia della recensione di Carbone, sottolinea il legame di questa raccolta con i Quaderni, nel momento in cui la lotta politica, al bivio tra fascismo e rivoluzione, è la trasposizione nell'azione della scientificità del metodo e della ricerca oggettiva della verità che emerge dagli articoli gramsciani; al contrario, Matteucci136 respinge la tesi della continuità dell'opera di Gramsci proponendo i motivi fondamentali dell'antitesi tra i due momenti della riflessione politica del Sardo. Dal canto suo, Giuliano Pischel137 rileva un'altra suddivisione, questa volta all'interno della raccolta di articoli gramsciani, tra una parte teorico-propagandistica e un'altra storica dedicata alle caratteristiche dell’esperienza consiliare. Un'ultima recensione dell'attività pubblicistica di Gramsci si deve a Roberto Guiducci138 nel primo numero della sua rivista, «Ragionamenti», in cui sono analizzati, come sollecitazione alla rielaborazione ideologica, i problemi che si pongono con la creazione di una nuova struttura organizzativa come i Consigli di fabbrica.

Ancora nel 1955 esce il volume di Maitan139, il cui fulcro teorico è proprio l'esperienza ordinovista di Gramsci; probabilmente rispetto a critiche simili a quelle condotte da Parlato e Fabbrocino, il dirigente

130 Cfr. Giuseppe CARBONE, Un solo Gramsci cit. ( 54.26). 131 Cfr. Carlo SALINARI, Gramsci e l'Ordine nuovo, in «Il Contemporaneo», I, n. 34, 1954, pp.1-2 ( 54.28). 132 Cfr. Liliano FAENZA, rec. a Antonio Gramsci, L'Ordine Nuovo. 1919-1920 (1954), in «Mondo Operaio», VIII , n. 2, 22 gennaio 1955, pp. 23-25 ( 55.30). 133 Cfr. Pier Carlo MASINI, Antonio Gramsci e l’Ordine Nuovo visti da un libertario. In appendice: il discorso in morte di A. Gramsci pronunciato da C. Berneri alla Radio CNT – FAI di Barcellona il 3 maggio 1937, Livorno, L’Impulso edizioni, 1956 ( 56.10); originariamente pubblicato come ID., Gli scritti di Gramsci degli anni 1919-1920, in «L’Impulso», VI, n. 12, 15 dicembre 1954, p. 3; VII, n. 1, 15 gennaio 1955, p. 3; VII, n. 2, 15 febbraio 1955, p. 3 ( 55.22). 134 Cfr. Carlo Leopoldo OTTINO, rec. a Antonio Gramsci, L'Ordine Nuovo. 1919-1920 (1954), in «Movimento Operaio», VII, 1955, pp. 151-157 ( 54.34). 135 Cfr. Mario ALICATA, Gramsci e l’”Ordine nuovo”, in «Società», XI, 1955, pp. 197-204 ( 55.28). 136 Cfr. Nicola MATTEUCCI, Partito e Consigli di fabbrica nel pensiero di Gramsci, in «Il Mulino», IV, 1955, pp. 350-359 ( 55.33). 137 Cfr. Giuliano PISCHEL, rec. a Antonio Gramsci, L’Ordine nuovo. 1919-1920 (1954), in «Il Ponte», XI, 1955, pp. 916-920 ( 55.37). 138 Cfr. Roberto GUIDUCCI, L'Ordine nuovo, in «Ragionamenti», I, 1955, pp. 1-5 ( 55.33). 139 MAITAN, Attualità di Gramsci… cit. ( 55.04).

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trockista difende l'opzione gramsciana, obbligata dalla contingenza politica, per la creazione di istituti che avrebbero determinato una situazione di dualismo dei poteri, rispetto all'ortodossa scelta di una nuova direzione rivoluzionaria del proletariato italiano.

Intanto, in una conferenza, l’autorevole dirigente Giancarlo Pajetta140 sceglie un articolo gramsciano141 per dimostrare non solo la tradizionale apertura dei comunisti al dialogo tra operai e contadini socialisti e cattolici, ma la necessità, da parte comunista, di creare un sistema d’equilibrio politico con le istituzioni ecclesiastiche. Nella presentazione142 di tre articoli143, tra i quali uno sui cattolici, Anna Pagliuca rileva la capacità, caratteristica già del giovane Gramsci, di pervenire alla scoperta di significati costanti nella storia d'Italia, risalendo anche da un fatto minimo.

A conclusione del periodo preso in esame, il già citato volume di Ottino Concetti fondamentali nella

teoria politica di Antonio Gramsci dedica all'esperienza consiliare un solo paragrafo del capitolo sulla formazione del giovane Gramsci, pur col pregio di darne una descrizione sfaccettata, benché succinta, nei rapporti tra sindacato partito e stato consiliare.

Certo, a ben vedere, a due anni dall'uscita della raccolta dei testi ordinovisti non si può ritenere soddisfacente, per profondità e organicità, l'analisi dedicata alla teoria consiliare e in genere al Gramsci del periodo ’19-20.

140 Cfr. Gian Carlo PAJETTA, Come Gramsci poneva il problema dei rapporti con i cattolici, in Perché il colloquio tra i comunisti e i cattolici? Conferenza tenuta a Treviso il 18 dicembre 1955, Roma, Seti, pp. 5-7 ( 55.07). 141 Cfr. Antonio GRAMSCI, Cronache dell’«Ordine Nuovo» [XXIX], in «L’Ordine Nuovo», I, n. 41, 20 marzo 1920. 142 Cfr. Anna PAGLIUCA, Tre scritti di Gramsci sull'«Avanti!», in «Mondo Operaio», IX, 1956, p. 229 ( 56.14). 143 Cfr. Antonio GRAMSCI, I cattolici italiani, in «Avanti!», [ed. milanese], XXII, n. 354, 24 dicembre 1918, Pagliuca fa riferimento a questa pubblicazione, ma l’articolo è apparso precedentemente il 22 dicembre nell’edizione piemontese); ID., I liberali italiani, in «Avanti!», [ed. piemontese e milanese], XXII, n. 253, 12 settembre 1918 e ID., Utopia, in «Avanti!», XXII, n. 204, 25 luglio 1918, p. 2,

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Studi sui Quaderni del carcere

La storiografia gramsciana sul Risorgimento

Nel 1952 Federico Chabod scrive a proposito di Croce storico un lungo saggio; in esso si trova un

unico, ma decisivo, riferimento alla tesi gramsciana sull'assenza della questione agraria nel Risorgimento: questa sarebbe frutto dell'esperienza politica del biennio 1919-1920, «quando il socialismo non riuscì a trarre a sé, nell'insieme le masse rurali»144. A distanza di quattro anni, Domenico Novacco145, occupandosi di Adolfo Omodeo, parte proprio dalle riflessioni carcerarie, che pure constano di severe critiche, per introdurre il lettore all'opera dello storico palermitano e alla sua sostanziale validità, accettata anche da parte degli storici marxisti che si rifanno alle interpretazioni gramsciane; anche l'attenzione di Leo Valiani, pur in una rassegna dedicata agli studi sulla Storia del movimento socialista in Italia146, si posa sulle note gramsciane riguardanti il Risorgimento, movimento segnato dalla mancanza di carattere giacobino, in cui le origini del socialismo italiano sono riscontrate nel movimento democratico reale.

L'interesse degli studiosi alla discussione delle interpretazioni storiografiche gramsciane sul Risorgimento inizia con uno scritto di Rosario Romeo147, il quale, rifacendosi agli studi di matrice liberale, descrive l'interpretazione gramsciana come «revisionismo risorgimentale», inficiata dal proprio «carattere pratico-politico, e quindi fondamentalmente antistorico»148. Lo scritto prosegue con un'analisi degli studi sul movimento contadino e quello operaio, con giudizi positivi o sfavorevoli in base all'accettazione o la negazione delle tesi gramsciane.

144 Federico CHABOD, Croce storico, in «Rivista Storica Italiana», LXIV, 1952, p. 521 ( 52.08). 145 Cfr. Domenico NOVACCO, Adolfo Omodeo, il marxismo e la storia del Risorgimento, in «Belfagor», XI, 1956, pp. 183-90 ( 56.13). 146 Cfr. Leo VALIANI, La storia del movimento socialista in Italia dalle origini al 1921. Studi e ricerche nel decennio 1945-1955, in «Rivista Storica Italiana», LXVIII, 1956, pp. 447-510 ( 56.21). 147 Cfr. Rosario ROMEO, La storiografia politica marxista, in «Nord e Sud», II, 1956, n. 21 e 22, pp. 5-37 e 16-44 ( 56.19). 148 Ivi, p. 33.

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In risposta alle critiche rivoltegli da Romeo, Aldo Romano pubblica sulla stessa rivista «Nord e Sud» una lettera al direttore Francesco Compagna (autore peraltro di un saggio sulla questione meridionale, citato più avanti), in cui Romano fornisce precisazioni, sfuggite a Romeo, sui propri studi di carattere storiografico.

Dalle pagine di «Cronache Meridionali», su sponde decisamente marxiste, Rosario Villari149 indica analiticamente a Romeo quali siano i suoi errori nella lettura dell'interpretazione gramsciana e ne ribadisce l'importanza, mentre Claudio Pavone nota come il tentativo di Romeo di utilizzare un'interpretazione marxista contro i propri avversari sia fallito e nel contempo giudica come ipotesi le conclusioni cui perviene l'autore de Il Risorgimento in Sicilia150. Luciano Cafagna, dal canto suo, intende fare il punto sul dibattito accesosi intorno alla categoria polemica definita «revisionismo risorgimentale»151, ma innanzitutto ripercorre il cammino teorico gramsciano dal superamento dell’orianesimo risorgimentale alle coincidenze con il pensiero di Gobetti, evidenziando l’interesse del pensatore sardo per la formazione di un movimento democratico su base nazionale, che coinvolgesse le masse contadine contro i residui feudali. Cafagna nota ancora come le tesi gramsciane si dimostrino uno stimolo per lo stesso Romeo nel trattare il rapporto tra la questione sociale dei contadini e lo sviluppo capitalistico.

A completamento di questa veloce disamina, si può osservare che nella Nota bibliografica dedicata al Risorgimento della Storia dell'Italia moderna di Giorgio Candeloro152 spicca, tra le interpretazioni di Croce e Gobetti, l'analisi marxista portata avanti da Gramsci.

A riconoscere il pregio dell'analisi storiografica gramsciana, è anche Costanzo Casucci in un saggio dedicato agli studi sulla Prima Guerra mondiale153: il pensatore sardo, a differenza delle correnti storiografiche contrapposte, non avrebbe eluso il problema politico posto dalla sconfitta di Caporetto e dalla sua eredità.

L’analisi letteraria negli studi gramsciani

L'estetica

Carlo Salinari154 nota come in Italia non esista ancora una critica letteraria marxista, mentre, proprio

all'epoca in cui si spegne la scuola crociana, si rende necessario un nuovo orientamento che colga i geniali spunti gramsciani e li elabori in modo sistematico. Riferendosi a Salinari, Pier Luigi Contessi155 indicando

149 Cfr. Rosario VILLARI, Questione agraria e sviluppo del capitalismo nel Risorgimento, in «Cronache Meridionali», III, 1956, pp. 536-542 ( 56.23). 150 Cfr. Rosario ROMEO, Il Risorgimento in Sicilia, Bari, Laterza, 1950, p. 422. 151 Cfr. Luciano CAFAGNA, Intorno al «revisionismo risorgimentale», in «Società», XII, 1956, pp. 1015-35 ( 56.12). 152 Cfr. Giorgio CANDELORO, Nota bibliografica, in Storia dell’Italia moderna, Feltrinelli, Milano 1956, vol. I, Le origini del Risorgimento, pp. 388-394 ( 56.08). 153 Cfr. Costanzo CASUCCI, Caporetto, in «Lo Spettatore Italiano», VIII, 1955, pp. 498-504 ( 55.15). 154 Cfr. Carlo SALINARI, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukács, in «Rinascita», X, 1953, pp. 620-624 ( 53.20). 155 Cfr. Pier Luigi CONTESSI, Questioni di estetica e materialismo dialettico, in «Il Mulino», III, 1954, pp. 408-22 ( 54.08).

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come il materialismo storico non abbia toccato che marginalmente il problema dell'arte, sostiene che per intendere una teoria comunista dell'arte possono essere utili le osservazioni di Gramsci; proprio con alcune citazioni dall'opera del Sardo sostiene l'autonomia dell'arte rispetto all'influsso dello sviluppo economico; anche Barberi Squarotti156 prende a prestito citazioni dai Quaderni del carcere per dimostrare l'esito negativo di un approccio volto a far collimare giudizio estetico e giudizio politico: la fondamentale distinzione gramsciana fra cultura e arte è stata intesa erroneamente, con la conseguente riduzione del momento poetico a momento culturale, sbagliano dunque i critici marxisti ad affermare una regola letteraria e condurre la poesia sul piano dell'azione politica, Barberi Squarotti adduce ancora che il significato della lotta di Gramsci a favore di una cultura nuova non significa la creazione di una nuova arte o di nuovi artisti, bensì implica che la mutata cultura porti con sé le condizioni per un rinnovato momento artistico.

La critica letteraria

Odorardo Strigelli157 in un saggio del 1952 dedicato alla recente critica dantesca, prende le note

carcerarie, precedentemente discusse in forma epistolare attraverso la moglie con il professor Umberto Cosmo, come una svolta radicale nell'interpretazione del canto di Farinata negli sviluppi della critica. Gramsci è infatti il primo a tentare una ripresa unitaria del X canto, dimostrando una complementarità dei due protagonisti Farinata e Cavalcante.

Nel panorama della critica dantesca anche in un accenno di Cesare Garboli è riconosciuto un ruolo importante a Gramsci che, con un'indicazione di metodo, risolve la distinzione crociana tra struttura e poesia rilevandone il rapporto di reciprocità in un «trapasso continuo tra motivo strutturale e motivo poetico»158.

Con l'esempio della critica al X canto della Divina Commedia, in cui Gramsci emerge come il primo critico materialista eccellente, Galvano della Volpe159 dimostra come il Sardo, pur raccordandosi all'estetica di Croce, sia in disaccordo con questi negli sviluppi della distinzione tra contenuto e forma.

Come già accennato, l'opera di Manzoni è stata tra gli oggetti di polemica riguardo l'esistenza di una

linea che collega la critica di Francesco De Sanctis a quella di Gramsci; parallelamente, Natalino Sapegno160, in contrasto con il giudizio limitativo della critica coeva, sostiene che Gramsci sia interessato, pur sulle orme critiche di De Sanctis, alla letteratura di Manzoni per l'importanza che esso ha all'interno di 156 Cfr. Giorgio BÁRBERI SQUAROTTI, Critica ermetica e critica marxista, in «Lettere Italiane», VIII, 1956, pp. 153-182 ( 56.11). 157 Cfr. Odoardo STRIGELLI, Il canto di Farinata dopo gli appunti di Gramsci, in «Inventario», IV, 1952, pp. 97-104 ( 52.22). 158 Cfr. Cesare GARBOLI, Struttura e poesia nella critica dantesca contemporanea, in «Società», VIII, 1952, pp. 20-44 ( 52.15). 159 Cfr. DELLA VOLPE, Antonio Gramsci e l’estetica… cit. ( 53.11). 160 Cfr. Natalino SAPEGNO, Manzoni tra De Sanctis e Gramsci, in «Società», VIII, 1952, pp. 7-19 ( 52.21).

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uno studio sulla creazione di una letteratura popolare-nazionale e dunque di un pubblico, così come per la ricostruzione della storia degli intellettuali. Carlo Salinari affermando Il ritorno di De Sanctis161 con la ripubblicazione dei Saggi critici162, nota l'esigenza del critico irpino di ricercare «la situazione in cui si pone l'artista nel momento in cui concepisce la sua opera»163 e per ritrovare il legame tra la cultura e la vita nazionale ha maggior senso lo sviluppo di un legame De Sanctis-Gramsci piuttosto che quello tradizionale De Sanctis-Croce. Infine, autorevolmente, ma un po’ stancamente, Benedetto Croce164 risponde a Salinari respingendo l'idea di un legame tra De Sanctis e Gramsci in quanto è la costruzione di una parte politica volta a far diventare il De Sanctis un marxista. Ad inserirsi nella polemica è Valentino Gerratana165, propenso all'interpretazione di Salinari, spiega come Croce pervenga ad un’interpretazione non autentica del pensiero di De Sanctis, colto invece da Gramsci nella fusione tra giudizio artistico e morale, attraverso Gramsci il materialismo storico incontra il De Sanctis e fa sua la critica militante. Tra il 1955 e il 1956 ancora le note su Manzoni sono spunto per la critica letteraria ai Promessi sposi: Angelo Romanò166, pur negando l'utilità dei frammenti gramsciani per un esame concreto di temi e testi manzoniani e indicando l'indecisione del Sardo tra due diversi tipi di indagine (la critica artistica pura o la storia della cultura), nel 1956 pubblica un saggio che analizza, segue e sviluppa le letture che servirono a Gramsci nei riferimenti a Manzoni; Arturo Lazzari167 sul tema degli umili, toccato già da Romanò in un confronto con la critica coeva, riporta, per i lettori de «Il Calendario del Popolo», il pensiero di Gramsci sul rapporto paternalistico di Manzoni verso il popolo.

Nonostante i limiti riconosciuti all'atteggiamento di Manzoni nei confronti del popolo riconosciuti da Gramsci, è lontana l'interpretazione della letteratura al suo atteggiamento politico-ideologico, che impedisce «di distinguere gli scrittori autentici dai semplici "untorelli"»168, «I nipotini di padre Bresciani», del cui concetto, «brescianesimo», si occupa Giuseppe Valentini169, direttore della rivista gesuita «Letture», ripreso nel significato di tendenziosità clericale, imputabile a quella letteratura che non contribuisce alla costruzione del socialismo.

Dei rapporti tra la critica e l'engagement accenna ancora Adriano Seroni riprendendo lo studio del De Sanctis su Zola, quando, nell'ultimo periodo della sua vita lamenta l’apatia della cultura italiana postunitaria; Seroni indica «quanto giusta e profonda fosse l’intuizione di Gramsci allorché egli parlava di appassionato fervore e di partigianeria della critica di De Sanctis»170.

161 Cfr. Carlo SALINARI, Il ritorno di De Sanctis, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 289-292 ( 52.20). 162 Cfr. Francesco DE SANCTIS, Saggi critici, a cura di Luigi Russo, Bari, Laterza, 1952, 3 vv., LII-374, VIII-407, VIII-375. 163 SALINARI, Il ritorno… cit., p. 292 ( 52.20). 164 Cfr. Benedetto CROCE, De Sanctis-Gramsci?, in «Lo Spettatore Italiano», V, 1952, pp. 294-296 ( 52.09). 165 Cfr. Valentino GERRATANA, De Sanctis-Croce o De Sanctis-Gramsci? Appunti per una polemica, in «Società», VIII, 1952, pp. 497-512 ( 52.16). 166 Cfr. Angelo ROMANÒ, Gramsci, Manzoni…cit. ( 55.24) e ID., Manzoni visto… cit. ( 56.18). 167 Cfr. Arturo LAZZARI, Manzoni e gli umili, in «Il Calendario del Popolo», XI, 1955, p. 2166 ( 55.20). 168 Marina PALADINI MUSITELLI, Brescianesimo, in LIGUORI, Le parole… cit., p. 49. 169 Cfr. Giuseppe VALENTINI, Brescianesimo, in «Letture», VII, 1952, pp. 61-64 ( 52.24). 170 Cfr. Adriano SERONI, De Sanctis, Zola… cit., p. 496 ( 53.21).

XXVIII

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Sugli interessi letterari di Gramsci, nel suo periodo universitario, ci dà una testimonianza Ezio Bartalini171 quando ricorda il metodo di studio e la passione di Gramsci per la spregiudicatezza e modernità dei carmi di Catullo (Liber e La chioma di Berenice), nonché per le vicende storiche e politiche del poeta.

Nel 1953, a prendere l'intera pagina di una rivista minore è una lettera di Gramsci (datata 8 settembre 1922 e allora inedita in Italia), che su richiesta di Trockij descrive le caratteristiche artistiche del movimento futurista ed il rapporto con il movimento operaio.

Ancora del 1953 è il lavoro di Leonardo Sciascia su Pirandello172 in cui appare Gramsci, studioso libero non «nel pensare politico soltanto, ma nella più ampia e sconfinata libertà intellettuale»173 che gli ha permesso di capire l'influenza dell'ermeneutica tilgheriana sullo scrittore agrigentino e di leggerne l'opera come proveniente da un'esperienza storicamente viva.

Dal folklore alla letteratura popolare-nazionale174

Ernesto De Martino, dopo l’articolo Gramsci e il folklore175, in cui sono presentate le nuove condizioni

politiche portate dalla Resistenza come un primo passo verso una cosciente prospettiva di studio sul folklore da parte delle masse, inaugura una discussione su «La Lapa», dedicata agli studi etnologici, auspicando un proficuo periodo di studi sul folklore, radicati nella tradizione storicistica nazionale; Paolo Toschi176 interviene sulla stessa rivista negando che l’asse proposto da De Martino (De Sanctis-Croce-Gramsci) abbia un comune e preciso indirizzo metodologico, alludendo ad una rosa di etnologi italiani di cui si dovrebbe invece tener conto. Lateralmente, in questo dibattito s’inserisce anche Giuseppe Petronio177 che, sostenendo la necessaria storicizzazione del crocianesimo, appoggia il presupposto gramsciano di una produzione letteraria di classe, ed in questa prospettiva l’immobilità delle classi subalterne rispetto «ai grandi moti di cultura delle élites»178. Lo scritto di Giovanni Giarrizzo, Moralità

scientifica e folklore179, confuta rigorosamente l’analisi gramsciana: inaccettabile per la metodologia etnologica è partire dagli apriorismi marxisti che snaturano la produzione di una stessa società in un dualismo classista: una metodologia inficiata da presupposti politici.

171 Cfr. Ezio BARTALINI, Gramsci e Catullo, in «Il Paese», 30 aprile 1953 ( 53.29). 172 Cfr. Leonardo SCIASCIA, Pirandello e il pirandellismo. Con lettere inedite di Pirandello a Tilgher, Caltanissetta, Edizioni Salvatore Sciascia, 1953 ( 53.01). 173 Ivi, p. 64. 174 Faccio riferimento al termine «popolare-nazionale» secondo le accezioni di Marina PALADINI MUSITELLI, Brescianesimo e Lea DURANTE, Nazionale-popolare, in LIGUORI, Le parole… cit., pp. 48 e 159-161. 175 Cfr. Ernesto DE MARTINO, Gramsci e il folklore, in «Il Calendario del Popolo», VIII, n. 91, 1952, p. 1109 ( 52.10). 176 Cfr. Paolo TOSCHI, Sugli studi di folklore in Italia, in «La Lapa», I, 1953, p. 23-24 ( 53.23). 177 Cfr. Giuseppe PETRONIO, Limiti del crocianesimo, in «La Lapa», II, 1954, p. 15 ( 53.19). 178 Ivi, p. 15 179 Cfr. Giovanni GIARRIZZO, Moralità scientifica e folclore, in «Lo Spettatore Italiano», VII, 1954, pp. 180-184 ( 54.13).

XXIX

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In Religione popolare e storicismo180, Vittorio Lanternari critica il Giarrizzo: spiega minuziosamente i termini usati da Gramsci, non fermandosi alle formalità lessicali che avrebbero ingannato il Giarrizzo e si appoggia a De Martino ritrovando nella resistenza culturale delle masse subalterne una forza operante o, come espresso da uno studioso gramsciano contemporaneo, una «forza progressiva»181, nella dialettica storica.

La più asciutta e organica comprensione delle riflessioni gramsciane sul folklore è rintracciabile in Pier Paolo Pasolini, sicuramente non all’oscuro delle discussioni etnologiche come di quelle letterarie; egli, nell’introduzione a Canzoniere italiano182, conclude che l’interesse di Gramsci non fosse rivolto alla letteratura popolare in sé, bensì alle implicazioni politiche dello scontro tra le due culture, ufficiale e popolare, le reciproche influenze, le conseguenze politiche.

Dal folklore alla questione meridionale

È il 1954 quando Mario Alicata scrive Il meridionalismo non si può fermare ad Eboli183, un saggio

sull'opera di Rocco Scotellaro184, in cui è criticata l'opera di Carlo Levi che, pur col merito d'aver popolarizzato il problema meridionale, non può dare strumenti utili per individuare le forze storiche risolutive della questione meridionale, anzi, proprio quella visione poetica di un Mezzogiorno «fuori del tempo e della storia»185 ne spezza i legami col resto del mondo e ne cancella le contraddizioni ed il processo di sviluppo della società meridionale aprendo la strada a teorie fantasiose (e qui Alicata indica l'opera di Gianni Baget Bozzo e Manlio Rossi-Doria). In questo contesto è ricordato l'insegnamento gramsciano che indicherebbe l'esigenza di studiare il folklore come concezione del mondo, implicita, di determinati strati della società in contrapposizione con le concezioni «ufficiali» e non dunque come un elemento pittoresco: Alicata più avanti si rifà ad un precedente saggio di Vittorio Santoli186 ed indica le considerazioni metodologiche e le spiegazioni tratte dalle note carcerarie.

180 Cfr. Vittorio LANTERNARI, Religione popolare e storicismo, in «Belfagor», IX, 1954, pp. 675-81( 54.15). 181 LIGUORI, Gramsci conteso, cit., p. 70 182 Cfr. Pier Paolo PASOLINI, I. Un secolo di studi sulla poesia popolare, in Introduzione a Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare, Parma, Guanda, 1955, pp. XXVII-XXX ( 55.10); opera «ignorata» dai «letterati del "Contemporaneo"» secondo l'opinione di Italo Calvino, cfr. Nello AJELLO, Intellettuali e PCI. 1944-1958, Roma-Bari, Laterza, 1979, p. 387. 183 Cfr. Mario ALICATA, Il meridionalismo non si può fermare ad Eboli, in «Cronache Meridionali», II, 1954, pp. 585-603 ( 54.05). 184 Sui rapporti del PCI con le interpretazioni e l'opera di Scotellaro, cfr. AJELLO, Gli scomunicati: da Scotellaro a De Martino, in ID., Intellettuali e PCI..., cit., pp. 333-340. 185 ALICATA, Il meridionalismo… cit., p. 595 ( 54.05). 186 Cfr. Vittorio SANTOLI, Tre osservazioni su Gramsci e il folclore, in «Società», VII, n. 3, 1951, pp. 390-397 ( 51.08).

XXX

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La questione meridionale

Questione meridionale e unità nazionale in Gramsci è il titolo del saggio di Franco Ferri187 in cui Gramsci è indicato come il primo marxista italiano a prospettare la rivoluzione proletaria come compito nazionale, e dunque non corporativistico, per risolvere le contraddizioni che minano la società. Mario Gallo188, proponendo tre profili di intellettuali del sud, premette, seguendo la teoria gramsciana, alcune considerazioni sulla rottura del blocco agrario meridionale attraverso la presa di coscienza degli intellettuali, gli intermediari organizzativi tra la classe contadina e l'amministrazione generale.

Un leader politico come Giorgio Napolitano189, occupandosi di strategia politica diretta, critica i coevi provvedimenti statalisti e indica nella direzione teorica posta da Gramsci una via per ripensare l'azione sul mondo contadino del Sud, in vista della costituzione di un grande movimento popolare meridionale alleato al movimento operaio del Nord.

In occasione del XV anniversario della morte di Gramsci, «L'Unità» romana pubblica un articolo di Franco Ferri190 in cui è sottolineato il merito del Sardo di aver reso nazionale nel suo contenuto l'ideologia della classe proletaria, mentre dalle colonne dell'edizione piemontese Mario Alicata nota come la questione meridionale non sia più «retaggio di pochi studiosi, ma impegno di lotta delle grandi masse popolari del sud e del nord»191; ancora Sergio Cavina192 torna sull'unità nazionale e sulla popolarizzazione cosciente dei termini gramsciani della questione meridionale.

Alberto Caracciolo193 auspica che storiograficamente si percorra la strada indicata da Gramsci per ritrovare la centralità delle classi subalterne nella storia, seguendo cioè l’orientamento contadino durante la rivoluzione liberale e borghese nelle singole regioni ed evitando la genericità con approfondimenti nella documentazione e nell’interpretazione.

In un contributo critico sull'indifferenza storiografica e l'ostilità politica di Croce per le classi subalterne, il solito Alicata194, voce ufficiale della politica culturale del PCI, riconosce, nello sviluppo teorico delle differenti impostazioni date alla questione meridionale in rapporto all'opera di Croce, un passaggio fondamentale con l'analisi gramsciana che giudica i problemi del Mezzogiorno centrali per la classe operaia stessa.

187 Cfr. Franco FERRI, Questione meridionale e unità nazionale in Gramsci, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 6-10 ( 52.12). 188 Cfr. Mario GALLO, Suolo e sottosuolo nell'intellettuale del Sud, in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 4, 16 febbraio 1952, pp. 19-21 ( 52.14). 189 Cfr. Giorgio NAPOLITANO, Il dibattito meridionalista dopo la Liberazione, in «Società», VIII, 1952, pp. 97-129 ( 52.19). 190 Cfr. Franco FERRI, I Quaderni hanno spezzato il blocco ideologico del Meridione. Antonio Gramsci e la nuova cultura, in «L’Unità» [ed. romana], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3 ( 52.51). 191 Cfr. Mario ALICATA, Gramsci e il Mezzogiorno, in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 1 ( 52.48). 192 Cfr. Sergio CAVINA, Antonio Gramsci e la questione meridionale ieri e oggi. Conferenza tenuta dal compagno Sergio Cavina della Segreteria della Federazione del P.C.I. di Ravenna, (Cinema Astra – Ravenna - 5 maggio 1952), per celebrare il XV anniversario della morte di Antonio Gramsci, edizione speciale dell'«Eco di Romagna», n. 1, 21 maggio 1952 ( 52.29). 193 Cfr. Alberto CARACCIOLO, Per una storia del movimento contadino in Italia, in «Società», VIII, 1952, pp. 469-96 ( 52.34). 194 Cfr. Mario ALICATA, Benedetto Croce e il Mezzogiorno, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 680-84 ( 52.04).

XXXI

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Tre anni dopo questi interventi Francesco Compagna pubblica una monografia sulla cultura e la politica nel Mezzogiorno195, in cui La questione meridionale di Gramsci è ridotta a interpretazione del pensiero di Guido Dorso o completamento di quello di Gobetti, non senza la mediazioni di Croce.

Ci si comincia ad allargare ad ambiti anche extrapolitici, extrafilosofici, extrastoriografici e persino extraletterari, nell’attenzione critica a Gramsci. Uno specialista di drammaturgia quale Vito Pandolfi raccoglie le impressioni di Gramsci sul teatro di Pirandello196, seppur fermo per il limite oggettivo della reclusione, all'origine dell'opera Pirandello (su Liolà è infatti concentrata la sua attenzione); Gramsci constata «il rapporto tra Pirandello e le tradizioni popolari nazionali, il rispecchiarsi nella sua opera delle contraddizioni esistenti nella coscienza delle classi italiane tra un’impostazione fortemente provinciale, una aspirazione europeistica su un piano puramente astratto, e una realtà nazionale concretantesi da poco e malamente, e ormai già prossima allo sfacelo»197.

Passando al cinema, Ferdinando Rocco denuncia il disinteresse per la decima Musa che emerge dalle critiche teatrali giovanili di Gramsci, in cui è negato il valore d'arte al cinema, per passare ai giudizi più impegnativi contenuti in Letteratura e vita nazionale198, dove c'è già, «in embrione, il tentativo di comprendere, da un punto di vista culturale, l’influenza del cinema sul pubblico»199 con dei riferimenti all'innovazione linguistica portata alle masse dal linguaggio cinematografico e al significato di costume esplicitato da Gramsci con la relazione tra la narrativa popolare ed il film.

Intanto emerge su una posizione di tutto rilievo il pedagogismo gramsciano. Vengono per esempio enucleati e raccolti i pensieri dedicati dal prigionero ai figli nelle Lettere dal carcere, in cui sono contenute importanti lezioni pedagogiche e le considerazioni filosofico-pedagogiche dei Quaderni su Rousseau, sui metodi educativi delle scuole italiane nel passaggio alla Riforma Gentile e sulle scuole progressiste d'Europa.

Rimane, tuttavia, centrale, la questione della fabbrica, che alla lunga emergerà come la questione per antonomasia, in Gramsci. Nel periodo preso in esame, quello di Fazio Fabbrini200 è l'unico contributo di carattere specificamente tecnico che sia stato scritto sulla base delle riflessioni contenute in Americanismo

e fordismo201. Fabbrini vi descrive il sistema di produzione taylorista, i fenomeni dell'«aziendalismo», del «tecnicismo» e l'idea delle «relazioni umane», rimedi temporanei «per ricongiungere idealmente l'operaio all'azienda»202. L'autore è critico verso la dissuasione delle masse dalla lotta per le trasformazioni strutturali attraverso l'idea dell'americanismo come panacea di tutti i mali, per questo, riportando le

195 Cfr. Francesco COMPAGNA, Labirinto meridionale (Cultura e politica nel Mezzogiorno), Venezia, Neri Pozza, 1955 ( 55.02). 196 Cfr. Vito PANDOLFI, Gramsci e Pirandello, in Spettacolo del secolo. Il teatro drammatico, Pisa, Nistri-Lischi, 1953, pp. 209-22 ( 53.04). 197 Ivi, p. 216 198 Cfr. GRAMSCI, Letteratura e vita nazionale, Einaudi, Torino 1950. 199 Cfr. Ferdinando ROCCO, Gramsci e il cinema, in «Rivista del Cinema Italiano», III, 1954, pp. 29-33 ( 54.23). 200 Cfr. Fazio FABBRINI, L'importazione dell'americanismo e sue conseguenze per l'operaio. Rileggendo «Americanismo e fordismo», in «Rinascita», XII, 1955, pp. 617-620 ( 55.16). 201 Cfr. Antonio GRAMSCI, Americanismo e fordismo, a cura di Felice Platone, Milano, Feltrinelli, 1950. 202 Ivi, p. 618.

XXXII

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riflessioni gramsciane, rileva come la struttura economica, sociale e demografica d'Italia non permetta un uguale sviluppo dell'americanismo.

In polemica con la cultura italiana coeva permeata dal mito tecnocratico americano, Giuseppe Conti203 ripercorre i motivi delle note carcerarie riguardanti l'organizzazione tecnica di differenti contesti sociali, per dimostrare l'esistenza, anche da parte marxista, di un'avanzata elaborazione.

Mario Montagnana204 sostiene che agli obiettivi del sindacato, nella fase coeva di maggior coscienza dei lavoratori, deve aggiungersi la lotta per l'aumento della produzione e in questa direzione sono riprese le riflessioni carcerarie e l'esperienza ordinovista di Gramsci.

Il peso del marxismo in versione leninista e stalinista non accenna a diminuire, intanto: Mario Spinella205, ad esempio, descrive la visione gramsciana, in sostanziale identità con il pensiero di Lenin e Stalin, del sistema dei «quadri» come un elemento fondamentale dell'esperienza bolscevica, educati da un partito organizzatore, risolvendo il problema della libertà e democrazia con «il processo di intima liberazione per cui l'operaio da esecutore diviene iniziatore, da massa diviene capo e guida»206. Alla preparazione ideologica, esigenza cui gli scritti gramsciani danno una risposta, deve seguire, secondo Gramsci, la disciplina politica socialista, che a differenza di quella borghese è autonoma e spontanea.

Ma si fanno luce anche letture più articolate e complesse. Furio Diaz in un denso saggio intitolato Il senso del pericolo207 affronta alcune situazioni storiche, dal Risorgimento fino all'attualità, attraverso le categorie gramsciane di guerra di posizione e di movimento e, facendo riferimento ai termini marxiani di pericolo acuto e pericolo cronico, spiega le reazione sociali che queste scatenano.

Insomma, i titoli, verso la metà degli anni Cinquanta sono abbondanti, tanto che, nella rassegna di Nicola Matteucci, La cultura italiana e il marxismo dal 1945 al 1951208, Gramsci appare, con Labriola e Mondolfo, tra le fonti precipue cui attingere per sviluppare il marxismo italiano.

Il che non significa un riconoscimento automatico, né pieno del ruolo gramsciano. Una piccola polemica209 tra Franco Calamandrei e Guido Calogero mostra come l'Istituto di cultura italiana a Londra sia molto cauto sulla popolarizzazione della figura di Gramsci in Inghilterra, nonostante il pubblico d'oltremanica abbia apprezzato l'ampio esame dedicato all'opera del Sardo dal «Literary Supplement» del «Times».

203 Cfr. Giuseppe CONTI, La tecnica e l'uomo, in «Incontri Oggi», II, 1954, pp. 5-8 ( 54.09). 204 Cfr. Mario MONTAGNANA, I compiti del movimento sindacale nell'attuale periodo, in «Rinascita», XI, 1952, pp. 341-344 ( 52.18). 205 Cfr. Mario SPINELLA, Il problema dei quadri nei «Quaderni del carcere», in «Rinascita», X, 1953, pp. 162-166 ( 53.22). 206 Ivi, p. 164. 207 Cfr. Furio DIAZ, Il senso del pericolo, in «Rinascita», IX, 1952, pp. 487-491 ( 56.04). 208 Cfr. Nicola MATTEUCCI, La cultura italiana… cit. ( 54.13). 209 Cfr. Franco CALAMANDREI, Guido CALOGERO, La conoscenza di Gramsci in Inghilterra. Una lettera di Guido Calogero e una nota di Franco Calamandrei, in «L'Unità» [ed. romana], XXX, n. 21, 24 gennaio 1953 ( 53.32).

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Si apre con la lettera di Onofri210 il breve dibattito per una ricerca collettiva sull'influenza di Gramsci nella cultura italiana, cui Ingrao211 risponde puntualizzando che lo studio debba essere mirato, condotto sugli specifici temi gramsciani. Raimondo Massari212, in contrasto con l'opinione di Onofri di una coincidenza tra storia del PCI e sviluppo dell'opera di Gramsci, ritiene sia necessario staccare il periodo che segue il 1923 dall'identità con il partito.

In occasione della imminente presentazione delle Lettres de la prison, tradotte da Jean Noaro che le recensì in Francia sin dal 1947, Giuseppe Carbone213 intende dimostrare polemicamente che, contrariamente alle convinzioni di Aldo Garosci, Angelo Tasca e altre opinioni apparse in riviste minori, la pubblicazione dell'opera di Gramsci è in corso e non solo in Italia.

Federico Mancini e Nicola Matteucci ritengono che la rivista «Terza Generazione», pur aspirando a proporre un nuovo orizzonte critico indipendente da schieramenti e ispirandosi, tra gli altri, a Gramsci, tradisce già quest'ultimo nella deriva retorica provinciale del primato italiano, lontana dall'idea dei compiti storici affidati dal Sardo alle masse operaie e contadine.

Il futuro editore dei Quaderni, Valentino Gerratana214, con un rapido riferimento al dibattito innescato da Rosario Romeo215, sostiene si stia per entrare in una nuova fase dell'influenza di Gramsci nella cultura italiana, la citazione dei temi ripercorsi dalla cultura italiana come un patrimonio comune, dunque non di una sola parte politica, sono esempi ripresi da Gerratana per dimostrare come la linea crociana di usare il «pregiudizio politico» come «canone di giudizio culturale»216 non sia stata seguita dalla riflessione nazionale.

Alfredo Azzaroni217 riconosce nell'opera di Gramsci e Gobetti la traccia per le direttive culturali da prendere dopo la Resistenza, ma conclude con un bilancio negativo sull'inveramento di quelle istanze.

Ma non mancano nemmeno le opere creative ispirate a Gramsci. Dopo la poesia di Velso Mucci218

dedicata agli anni ordinovisti di Gramsci, Bruno Torcicoda219 si cimenta in una sceneggiatura che segue tutto il percorso biografico del Sardo. Infine, nel 1955 Pier Paolo Pasolini pubblica la prima stesura220 della lirica che darà il titolo alla raccolta Le ceneri di Gramsci221, uno dei suoi testi più significativi.

210 Cfr. Fabrizio ONOFRI, Gramsci e la cultura italiana, in «Rinascita», X, 1953, pp. 507-509 ( 53.15). 211 Cfr. Pietro INGRAO, Gramsci e la cultura italiana, in «Rinascita», X, 1953, pp. 570-571( 53.12). 212 Cfr. Raimondo MASSARI, Gramsci e la cultura italiana, in «Rinascita», X, 1953, p. 635 ( 53.13). 213 Giuseppe CARBONE, Gramsci in francese cit. ( 53.33). 214 Cfr. Valentino GERRATANA, L’opera di Gramsci nella cultura italiana, in «Rinascita», XI, 1954, pp. 749-753 ( 54.12). 215 Cfr. ROMEO, Rosario, La storiografia politica… cit. ( 56.17), il dibattito è ripreso sopra, nella parte dedicata alla storiografia sul Risorgimento. 216 Ivi, p. 753. 217 Cfr. Alfredo AZZARONI, Cultura e resistenza, in «Mondo Operaio», VIII, 1955, pp. 12, 17-19 ( 55.14). 218 Cfr. Velso MUCCI, Ricordo... cit. ( 53.41). 219 Cfr. Bruno TORCICODA, Detenuto politico 7047. 4 atti per il teatro di massa, Siena, Stabilimento tipografico combattenti, 1953 ( 53.42). 220 Cfr. Pier Paolo PASOLINI, Le ceneri di Gramsci, in «Nuovi Argomenti», III, nn.17-18, 1955-1956, pp. 72-82 ( 55.42); per Italo Calvino questa poesia rappresenta «uno dei più importanti fatti della letteratura italiana del dopoguerra e certo la più importante nel campo della poesia», crf. AJELLO, Intellettuali… cit., p. 387. 221 ID., Le ceneri di Gramsci. Poemetti, Milano, Garzanti, 1957,

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Non mancano anche i bilanci e i contributi bibliografici. Ad esempio, all'elenco222 dei libri posseduti da Gramsci, Giuseppe Carbone premette una descrizione dei siti in cui si trovavano e dà notizia della modifica, nata dall'azione tenace di Gramsci, al regolamento carcerario entrato in vigore il 18 giugno 1931 che aboliva ogni esclusione predeterminata di libri e giornali politici per i condannati. Dal canto loro, due sconosciuti, Giovanni Bollino e Enrico Califano223, compilano una bibliografia degli articoli e saggi riguardanti o collegati alla storia del PCI ed in cui spesso compaiono contributi su Gramsci, apparsi in periodici tra la fine del 1950 e del 1951, una nota introduttiva spiega la metodologia e lo schema di suddivisioni adottati; è anche riportato un succinto regesto delle pubblicazioni monografiche per il periodo esaminato.

Alla vigilia della pubblicazione della sua monografia, Vita del carcere di Antonio Gramsci, Domenico Zucàro redige una breve rassegna224 degli scritti inediti gramsciani e dei contributi volti a dare nuovi elementi di natura biografica pubblicati nel biennio 1951-1952.

L’esigenza di un bilancio sistematico degli studi gramsciani, che anima anche questo modesto lavoro, evidentemente viene da molto lontano.

222 Cfr. Giuseppe CARBONE, I libri del carcere di Antonio Gramsci, in «Movimento Operaio», IV, 1952, pp. 640-689 ( 52.59). 223 Cfr. Giovanni BOLLINO, Enrico CALIFANO, Articoli e pubblicazioni sui trenta anni del P.C.I., in «Movimento Operaio», IV, 1952, pp. 979-1023 ( 52.60). 224 Cfr. Domenico ZUCÀRO, Contributi alla biografia di Antonio Gramsci, in «Movimento Operaio», V, 1953, pp. 900-903 ( 53.43).

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II. OPERE COLLETTIVE E MISCELLANEE

52.01

Trenta anni di vita e lotte del P.C.I.

a cura di Palmiro Togliatti, Roma, Rinascita, 1952, 240 p. Tentativo cospicuo per fomare nei militanti e negli iscritti comunisti una coscienza storica sulla nascita e sullo sviluppo del partito, è composto da una quarantina di scritti dedicati a singoli fasi o protagonisti della storia del partito comunista. Curato direttamente da Togliatti con la formula della pluralità di saggi, al posto di una ricostruzione organica, che attutisce il carattere di ufficialità, ma lascia spazio a parzialità ed ambiguità. Con omissioni e forzature le vicende della costituzione e dei primi anni di vita del PCd'I sono rilette con la liquidazione delle figure di Bordiga e di Tasca, cui corrisponde la valorizzazione esclusiva di Gramsci e Togliatti come fondatori del partito, i due sono costantemente accomunati nella lotta contro l'«estremismo» bordighiano e l'«opportunismo» di destra. Il pensiero di AG è usato, al principio di ogni capitolo, nelle presentazioni dei contesti storici che scandiscono la storia del partito, ma appare anche sovente nei saggi specifici: nell'analisi del socialismo italiano di Colombi (pp. 19-20); alcuni principi tratti QM e L servono a R. Grieco per l'analisi dei partiti nel primo dopoguerra e fascismo (pp. 47-55); profondo rilievo è dato ad AG da G. Amendola, Una nuova fase della questione

meridionale (pp. 217-222); non mancano i riferimenti gramsciani nei profili delle figure di Labriola (p. 17) e di Lenin (pp. 34-35). L'azione diretta di AG è ricordata come giornalista da D. Lajolo in La nostra stampa (pp. 233-238), ma anche da F. Platone in «L'Ordine Nuovo» (p. 35-40), che, riprendendo scritti precedenti di Togliatti, si sofferma soprattutto sulla formazione culturale del giovane AG e respinge le accuse di volontarismo e spontaneismo più volte mosse al gruppo di giovani comunisti torinesi, qui si trova un riferimento alle divergenze tra Gramsci e Togliatti nel 1920. Il volume contiene alcuni scritti di AG: sotto il titolo Gramsci definisce la posizione storica del Partito comunista (pp. 41-45) è pubblicato l'editoriale Il partito comunista (in «L'Ordine Nuovo», II, n. 15 e n. 17, 4 e 9 settembre 1920); Il destino di Matteotti (pp. 73-74, tratto da «Stato Operaio», II, n. 28, 28 agosto 1924); Il compagno G. M. Serrati e le generazioni del socialismo italiano (pp. 80-81, nel primo anniversario della morte di Serrati in «Stato Operaio» [Parigi], I, n. 3, maggio 1927, ma originariamente pubblicato con il titolo Il compagno Giacinto Menotti

Serrati, in «L'Unità», III, n. 113, 14 maggio 1926). D. Zucàro pubblica qui l'inedito Memoriale di Antonio Gramsci al Presidente del Tribunale

speciale (carceri giudiziarie di Milano, 3 aprile 1928), reperito nel fascicolo della corrispondenza sequestrata ai corrieri Gidoni e Stefanini, tra gli atti del processo intestati ad AG.

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III. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN VOLUME DI

AUTORE UNICO

52.02

DIOTÍMA [BONTEMPELLI, Meletta], Antonio Gramsci in EAD., Tre prigionieri. Antonio Gramsci. Katherine Mansfield. Santa Teresa del Bambino Gesù, Roma, Figlie della Chiesa, 1952, pp. 7-17 Alla figura di Santa Teresa del Bambino Gesù sono contrapposti i profili umani di AG e K. Mansfield, che pur pervasi dal «senso dell'amore», sono «anime inquiete», «peccatori» perché che giudicano «vile la sommissione religiosa» (p. 5). L'a. riporta l'amore di AG per l'«umanità sofferente» (p. 15), in una vocazione genuina nata dalla propria esperienza del dolore. Attraverso molteplici passi tratti da L, ne è qui riassunta la «carriera d'eroe» (p. 17), sostenendo l'evidenza «che nella sua passione, non il fatto politico lo attirava, ma il fatto sociale» (ivi).

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IV. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN OPERE

COLLETTIVE

52.03

ROBOTTI, Paolo; GERMANETTO, Giovanni, Un grave lutto del P.C.I.: la morte di Antonio Gramsci in Trent'anni di lotte dei comunisti italiani. 1921-1951, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1952, pp. 163-166 Il capitolo è dedicato alla morte del leader comunista, per responsabilità diretta di B. Mussolini; viene ricordata la commemorazione di P. Togliatti a Mosca pochi giorni dopo la scomparsa del compagno ed è lodata inoltre l’introduzione, per mano di AG, del metodo di formazione dei quadri nella prassi politica del partito. Con ritocchi o rimaneggiamenti, sono ripubblicati (pp. 9-67) gli articoli sull’attività politica di AG: ROBOTTI, Paolo; GERMANETTO, Giovanni, Storia del Partito Comunista Italiano. 1. Dalla Rivoluzione d'Ottobre al Congresso di Livorno, in «Vie nuove» [Roma], VI, n. 3, 21 gennaio 1951, pp. 8-9, ora pp. 19-31; IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 2. Il PCI in lotta su due fronti: dal Congresso di Livorno al massacro di Torino, in «Vie nuove» [Roma], VI, n. 4, 28 gennaio 1951, p. 6, ora pp. 31-38; IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 3. Dalla strage di Torino al delitto Matteotti. Via il governo degli assassini, in «Vie nuove» [Roma], VI, n. 5, 4 febbraio 1951, pp. 12, ora pp. 39-44; IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 4. Dal delitto Matteotti alle legge eccezionali. Il crollo dell'Aventino e l'opposizione popolare al

fascismo, in «Vie nuove» [Roma], VI, n. 6, 11 febbraio 1951, p. 9, ora pp. 45-54; IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 5. Sulla via giusta. Sconfitta del bordighismo, in «Vie nuove» [Roma], VI, n. 7, 18 febbraio 1951, p. 12, ora pp. 55-63;

IDD., Origini e lotte del Partito Comunista Italiano. 6. Dalle leggi eccezionali alla conciliazione fra Stato fascista e Vaticano, in «Vie nuove» [Roma], VI, n. 8, 25 febbraio 1951, p. 12, ora pp. 54-74.

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X. SAGGI IN PERIODICI

52.04 ALICATA, Mario, Benedetto Croce e il Mezzogiorno in «Rinascita» [Roma], IX (1952), pp. 680-84 poi in: ID., La battaglia delle idee, Roma, Editori Riuniti, 1968, pp. 21-30 ID., Intellettuali e azione politica, a cura di Renzo Martinelli e Roberto Maini, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 113-23 L’a. percorre lo sviluppo teorico delle impostazioni date alla questione meridionale in rapporto all’opera del Croce: il passaggio fondamentale arriva con l’analisi gramsciana che giudica i problemi del Mezzogiorno centrali per la stessa classe operaia. Viene evidenziata l’indifferenza storiografica crociana per le classi subalterne, nonché l’ostilità politica ad esse del filosofo.

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52.05 CARACCIOLO, Alberto, Per una storia del movimento contadino in Italia in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 469-96 La comune interpretazione del mondo contadino come elemento di stazionarietà piuttosto che di sviluppo e progresso porta a considerarlo ai margini della storia e conseguentemente è da riconoscere un’arretratezza degli studi sul tema. C. individua nelle riflessioni gramsciane il punto di partenza per ritrovare la centralità delle classe subalterne nella storia. La svolta di carattere politico a partire dall’esperienza ordinovista che punta sull’unità tra movimento operaio urbano settentrionale e ceto contadino meridionale per la conquista del potere deve corrispondere, a livello storiografico, ad uno studio di livello nazionale dei rapporti tra politica statale e classi subalterne, tra dirigenti e classi innovatrici. Superando tradizioni storiografiche come quella idealista e socialista-riformista, è necessario percorrere la direzione storiografica indicata da AG, seguendo l’orientamento contadino durante la rivoluzione liberale e borghese nelle singole regioni ed evitando la genericità con approfondimenti nella documentazione e nell’interpretazione. Un esempio in tal senso è l’incoraggiamento, per contributi monografici a carattere regionale e locale, dato dalla Fondazione Feltrinelli, dall’Istituto Gramsci e dalle Federazioni contadine, con la promozione del reperimento e censimento di fonti.

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52.06 CARBONE, Giuseppe, nota a Antonio Gramsci, Lettera al fratello

in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 5-6

Nota esplicativa del motivo per cui al carcere di Turi sia stata bloccata, e non spedita, la lettera, fino a quel momento inedita, al fratello Carlo, scritta il 25 agosto 1930.

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52.07 CARDONA, Giacinto, Socialismo e cultura. 27 aprile - XV Anniversario della morte di Antonio Gramsci in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 9, 3 maggio 1952, pp. 11-12 Per la ricorrenza, è riprodotto l’articolo di AG Socialismo e cultura (firmato Alfa Gamma, in «Il Grido del Popolo», n. 601, 29 gennaio 1916), cui è premessa questa breve introduzione di C., che presenta i temi dello scritto, dandone una lettura in chiave leninista: l’attività culturale non può essere lasciata alla spontaneità.

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52.08

CHABOD, Federico, Croce storico in «Rivista storica italiana» [Napoli], LXIV (1952) pp. 473-530 C. fa un unico riferimento ad AG occupandosi della Storia d'Italia dal 1871 al 1915 di Croce, opera che ha stimolato discussioni «non su di un piano storico, ma su di un piano politico» (p. 516). La tesi gramsciana sull'assenza della questione agraria nel Risorgimento è frutto dell'esperienza politica del biennio 1919-1920, «quando il socialismo non riuscì a trarre a sé, nell'insieme le masse rurali» (p. 521).

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52.09 CROCE, Benedetto, De Sanctis-Gramsci? in «Lo Spettatore Italiano» [Roma], V (1952) pp. 294-296

Poi in: ID., Terze pagine sparse, Bari, Laterza, 1955, vol. I, pp. 166-168

Antonio GRAMSCI, Critica letteraria e linguistica, a cura di Rocco Paternostro, Roma, Lithos, 1998, pp. 138-139 In contrapposizione alla linea storico-culturale, formatasi con la pubblicazione di LVN, che vede un collegamento tra AG e De Sanctis, C. respinge questa tesi: «non vedo che egli fosse particolarmente attratto dal De Sanctis» (p. 294). Proclamandosi interprete di quest’ultimo dal punto di vista scientifico, l’a. nega l’esistenza di una diade De Sanctis-Gramsci se non per l’uso da parte «di coloro che hanno il privilegio di tali invenzioni, dai comunisti, i quali credono sul serio alla potenza a divenir fatti della parole ripetute monotonamente all’infinito» (ivi).

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52.10 DE MARTINO, Ernesto, Gramsci e il folklore in «Il Calendario del Popolo» [Milano], VIII, n. 91 (1952) p. 1109 Poi in: [Raffaele RAUTY] Cultura popolare e marxismo, a cura di Raffaele Rauty, scritti di Antonio Gramsci, Vittorio Santoli ed Ernesto De Martino, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 109-112; Pietro CLEMENTE, Aspetti del dibattito sul folklore in Italia nel primo decennio del secondo dopoguerra: materiali e prime valutazioni, scritti di Pietro Clemente, Maria Luisa Meoni, Massimo Squillacciotti, Siena, Università degli Studi di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia,1974-1975, pp. n. n.; [Carla PASQUINELLI] Antropologia culturale e questione meridionale. Ernesto De Martino e il dibattito sul mondo popolare subalterno negli anni 1948-1955, a cura di Carla Pasquinelli, Firenze, La Nuova Italia, 1977, pp. 154-57. L’a. auspica rinnovati studi sul folklore di stampo nazionalpopolare, ora possibili con la spinta esercitata dalle nuove condizioni storiche e politiche prodotte dalla Resistenza.

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52.11

DIAZ, Furio, Il senso del pericolo in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 487-491 L’a. analizza le situazioni storiche dal Risorgimento fino all’attualità attraverso le categorie gramsciane di «guerra di posizione» e «guerra di movimento»; risalendo ai termini marxiani di «pericolo acuto» e «pericolo cronico» spiega le reazioni scatenate da queste tensioni sociali.

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52.12 FERRI, Franco, Questione meridionale e unità nazionale in Gramsci in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 6-10 Aprendo con una contestualizzazione storica della questione meridionale, a partire dall’epoca risorgimentale, in rapporto ai movimenti politici di sinistra, F. presenta AG come il «primo marxista italiano che prospetta al proletariato la sua rivoluzione come compito di carattere non corporativistico ma nazionale, dal cui successo è condizionata la soluzione delle contraddizioni che minano tutta la società» (p. 8-9).

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52.13

FONTANA, Aurelio, Cinque aneddoti della vita carceraria di Antonio Gramsci in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 170-171 In carcere con AG a Turi, l’a. dimostra attraverso cinque brevi testimonianze, l’altissima moralità, la vivacità intellettuale e la prudenza politica del prigioniero, costretto in una situazione al limite dell’umano.

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52.14 GALLO, Mario, Suolo e sottosuolo nell'intellettuale del Sud in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 4, 16 febbraio 1952, pp. 19-21 Tre profili di anonimi intellettuali del Sud sono anticipati da una premessa teorica che, citando a lungo da QM, riconosce nell’intellettuale del Mezzogiorno l’intermediario organizzativo tra i contadini e l’amministrazione generale. Nelle considerazioni conclusive, G. auspica la rottura del blocco agrario meridionale attraverso la presa di coscienza della classe intellettuale.

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52.15 GARBOLI, Cesare, Struttura e poesia nella critica dantesca contemporanea

in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 20-44

G. rivisita gli sviluppi della critica dantesca partendo dal Vico e concentrandosi sull’opera di F. De Sanctis per enucleare i capisaldi dell’estetica crociana applicata alla Divina Commedia. La netta separazione del Croce tra struttura e poesia è assunta come postulato per ogni analisi letteraria: sono presi in considerazione i contributi di Vossler, Rossi, Breglia, Sapegno, Russo, Momigliano, De Michelis, Chimenz e Sansone. In questo panorama, l’apporto gramsciano, nonostante sia l’a. ne faccia appena cenno, contribuisce a giungere ad un punto di non ritorno: con un’implicita indicazione di metodo, AG risolve la distinzione crociana rilevando il rapporto reciproco tra struttura e poesia, in un «trapasso continuo tra motivo strutturale e motivo poetico» (p. 35), cosicché il «senso della distinzione è dunque fondamentalmente mutato e la struttura diventa un momento indispensabile nell’elaborazione della poesia» (p. 44).

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52.16 GERRATANA, Valentino, De Sanctis-Croce o De Sanctis-Gramsci? Appunti per una polemica in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 497-512 In risposta all’intervento polemico di Croce, De Sanctis-Gramsci, in «Lo Spettatore Italiano» ( 52.09), contrario al legame teorico tra De Sanctis e AG, G. espone le ragioni per le quali ritiene il Croce pervenga ad un’interpretazione non autentica del pensiero di De Sanctis, colto invece da AG nella fusione tra giudizio artistico e morale. Proprio attraverso AG il materialismo storico incontra il De Sanctis e fa sua la critica militante: fondata sull’analisi del contenuto artistico legato alla lotta culturale.

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52.17 MATTEUCCI, Nicola, Cultura e politica

in «Il Mulino» [Bologna], I (1952) pp. 161-169

All’interno di una riflessione che mira a cercare l’indipendenza dell’intellettuale dalla politica nell’esprimere attraverso la sua attività la propria essenza, tra i pensatori comunisti presi in considerazione, M. incontra il für ewig gramsciano, che vede però inabissarsi nell’adesione al partito di matrice leninista. Il saggio procede con un raffronto tra l’alienazione economica marxista e l’alienazione politica paventata dall’a.; approfondendo quest’ultimo concetto in relazione all’attività dell’intellettuale con richiami alle opere di Ortega y Gasset, Heidegger e Klaus Mann, M. conclude con alcune riflessioni sul delicato rapporto tra cultura ed educazione come chiave di lettura risolutiva per il problema d’integrità dell’intellettuale.

__________________ 52.18

MONTAGNANA, Mario, I compiti del movimento sindacale nell'attuale periodo in «Rinascita» [Roma], XI (1952) pp. 341-344 M. sostiene che il movimento sindacale italiano stia attraversando una fase di transizione per cui ai compiti storici di tradizione riformista, per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, si accompagna la lotta per l’aumento della produzione. A questo processo corrisponde uno stadio caratterizzato da una maggior coscienza della propria funzione di classe dirigente, in cui i lavoratori devono «porsi i problemi della produzione che i capitalisti non riescono più, come i fatti dimostrano, a risolvere obbedendo soltanto alla legge della accumulazione del massimo profitto aziendale» (p. 342). Il sindacato, di fronte a questa mutata situazione politica, deve imparare a bilanciare la propria attività e in questo senso sono utili le riflessioni gramsciane dei Q, così come l’esperienza ordinovista.

__________________ 52.19

NAPOLITANO, Giorgio, Il dibattito meridionalista dopo la Liberazione in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 97-129 Rassegna della questione meridionale nel Dopoguerra, da G. Dorso fino al Convegno «Gli intellettuali e il Mezzogiorno» (1951); N. critica i provvedimenti statalisti in atto perché controproducenti e ritiene necessario ritornare alla direzione teorica posta da AG, a cui N. fa solo un generico riferimento per la strategia politica, in La questione meridionale per evitare errori di politica economica e sociale: ripensare l’azione diretta sul mondo contadino del Sud, in vista della costruzione di un grande movimento popolare meridionale, alleato al movimento operaio democratico del Nord.

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52.20 SALINARI, Carlo, Il ritorno di De Sanctis in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 289-292 S. ripercorre i ritorni del De Sanctis nella cultura italiana, dall’introduzione stabile permessa da Croce, alle strumentalizzazioni di Gentile, fino all’attualità: ripreso non più polemicamente, ma nella direzione di una ricerca costruttiva nel passato. L’a. ritrova in De Sanctis e nella sua ricerca del contesto in cui si colloca l’artista al momento della creazione, una connessione con le ampie problematiche storico-letterarie poste da AG.

__________________

52.21 SAPEGNO, Natalino, Manzoni tra De Sanctis e Gramsci

in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 7-19 L’a. sottolinea come in LVN, AG non dia un giudizio estetico negativo sui Promessi sposi, ma rilevi il ruolo del Manzoni nella storia della cultura e della formazione degli intellettuali italiani; S. sostiene che pur riprendendo le conclusioni di De Sanctis, l’analisi gramsciana sia più ampia e profonda: guardando oltre la critica letteraria si coglie la valenza politica dell’opera; l’a. invita a non fermarsi alla frammentarietà dei Q, ma a cogliere l’organizzazione architettonica del pensiero di AG.

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52.22 STRIGELLI, Odoardo, Il canto di Farinata dopo gli appunti di Gramsci in «Inventario» [Milano], IV (1952) pp. 97-104 All’origine degli appunti sul X canto dell’Inferno dantesco, v’è una trattazione che AG sottopone in forma di lettera, attraverso la moglie, al prof. Cosmo. Il parere di questi è trascritto tra la fine del 1931 e l’inizio del 1932 sugli appunti apparsi poi nella raccolta LVN. S. riporta i motivi della critica gramsciana e sviluppa un confronto con le passate letture e quelle più recenti di Dario Rastelli e Mario Sansone. AG è «il primo a tentare una ripresa integralmente unitaria del X canto» (p. 98): dimostra la complementarità dei due protagonisti Farinata e Cavalcante e dell’attualità della loro pena.

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52.23 TOGLIATTI, Palmiro, L’antifascismo di Antonio Gramsci in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 133-143

Poi in: Palmiro TOGLIATTI, Gramsci, Parenti, Firenze 1955, [Saggi di cultura moderna, 11] pp. 87-119 (ristampa di ID., Gramsci, Milano, Milano Sera Editrice, 1949, [Biblioteca di cultura. Serie politica, 5])

ID., Momenti della storia d'Italia, Roma, Editori Riuniti, 1963, [Nuova biblioteca di cultura, 45] 19732, pp. 165-188

ID., Gramsci, a cura e con prefazione di Ernesto Ragionieri, Roma, Editori Riuniti,1967, [Nuova biblioteca di cultura, 71], pp. 81-104

ID., La politica culturale, a cura di Luciano Gruppi, Roma, Editori Riuniti, 1974, [Le idee, 99] pp. 164-192

ID., in Scritti su Gramsci, a cura di Guido Liguori, Roma, Editori Riuniti 2001, pp. 157-182 Pubblicazione dell’intervento di T. alla Conferenza all’Associazione di cultura di Bari del 23 marzo 1952. Pur con un tono oratorio, l’a. introduce nel discorso elementi d’analisi teorico-politica. T. spiega come l’unico elemento comune all’interno del fronte antifascista sia stato la difesa e la restaurazione della libertà. Segue un’accusa severa verso liberali, cattolici ed una parte di democratici, che inizialmente diedero il proprio consenso al fascismo, prendendo coscienza dell’errore in ritardo. L’a. rileva che l'incoscienza di questi è data da una concezione arretrata di libertà, argomentando in base alla distinzione, fatta risalire al De Sanctis, del concetto di libertà formale, di tradizione liberale, e di libertà sostanziale, di tradizione democratica. I comunisti ed i socialisti, difendendo quest’ultima, ebbero buon gioco nel riconoscere immediatamente la gravità della politica concreta messa in atto dal fascismo: «disgregare e disorganizzare le classi lavoratrici per tenerle immobili», «nell’assoluto disprezzo per la legge scritta, per la legge morale, per la persona umana, per le conquiste di civiltà e di cultura realizzate dai lavoratori» (p. 140). T. riporta brani nei quali AG dà un preciso giudizio politico e storico sul fascismo: l’a. rileva così l’esattezza metodologica dell’analisi gramsciana del 1919-1920. Partendo dagli elementi strutturali della situazione storica e supportati dalla concezione democratica di libertà, il pensatore sardo trae conclusioni lucide e puntuali tali, sostiene T., da influenzare il movimento di Giustizia e Libertà ed i socialisti; mentre l’analisi idealistica del Croce, impoverita dall’accezione liberale di libertà, si limita ancora a leggere nel fascismo «un morbo intellettuale e morale, non già classistico ma di sentimento, di immaginazione e di volontà genericamente umana». (p. 137) In definitiva l’a. vuole dimostrare come l’antifascismo gramsciano, negli scritti precarcerari come nei Q, sia l’inveramento della democrazia, della libertà creata e sviluppata ogni giorno attraverso l’azione organizzata. All’interno del pensiero comunista ed internazionalista, l’antifascismo di AG è anche dottrina «del rinnovamento della nazione italiana»; mentre il fascismo rimane «qualcosa di sempre presente, come pericolo e minaccia che incombe». (p. 142) In questo senso il fascismo è ancora una minaccia che può essere sventata solo da un’opera di svecchiamento dei rapporti sociali nell’affermazione perpetua della propria libertà, in senso democratico come indicato dal pensiero e dall’azione di AG.

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52.24 VALENTINI, Giuseppe, Brescianesimo in «Letture» [Milano], VII (1952), pp. 61-64 Con l’espressione «brescianesimo», apparsa in LVN, cui V. dà il significato di tendenziosità clericale, AG distingue la letteratura che non contribuisce alla «costruzione del socialismo» (p. 62). Tra osservazioni tautologiche ed altre sarcastiche, l’a. teme che «un marxista non sia capace di apprezzare quel che potrebbe essere valido anche nella sua sociologia in uno scrittore borghese o gesuita» (p. 64).

__________________ 52.25

ZUCÀRO, Domenico, Antonio Gramsci e la Sardegna. Carteggio inedito Gramsci-Lussu in «Mondo Operaio» [Roma], V, n. 1, 6 gennaio 1952, pp. 18-20 Poi in: «Rinascita sarda», n. 9, 1966, p. 13 Z. presenta due lettere inedite: la richiesta e la risposta approfondita ad una sorta di sondaggio posto da AG ad E. Lussu. Precede i documenti la descrizione del rapporto politico di AG con la sua isola e dello sviluppo, grazie all’esperienza torinese, dalla posizione «sardista» al socialismo.

__________________ 52.26

ZUCÀRO, Domenico, Antonio Gramsci a S. Vittore per l'istruttoria del “processone” (Con alcuni documenti

inediti) in «Il Movimento di Liberazione in Italia» [Milano], IV (1952) pp. 3-16 Il ritrovamento di documenti inediti permette a Z. di ricostruire il periodo che va dal momento dell’arresto di AG fino alle ragioni della permanenza per quindici mesi nel carcere milanese. Nella cornice storico-giuridica mutata dall’emanazione delle Leggi eccezionali, i documenti qui pubblicati lasciano emergere l’evidente inconsistenza delle imputazioni a carico del leader comunista. Inedite le tre richieste di AG al giudice istruttore E. Macis per la lettura di quotidiani, riviste e per l’uso di penna e carta, come i verbali dei tre interrogatori, ripubblicati in appendice a: ID., Vita del carcere di Antonio Gramsci, Edizioni Avanti!, Milano-Roma 1954, pp. 121-131 ( 54.01)

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52.27 ZUCÀRO, Domenico, Dalla cella di Turi alla clinica «Qui si sana» in «Mondo Operaio» [Roma], V, n. 5, 1 marzo 1952, pp. 16-19 L’a. segue il trasferimento di AG dal carcere di Turi fino al giorno della morte, nella clinica romana, in un racconto scandito cronologicamente dai trasferimenti intermedi, dalle condizioni di salute del detenuto, dai provvedimenti restrittivi presi via via dal regime e riporta la ricezione ad ogni passo della vicenda gramsciana sulla stampa estera. Z. basa il racconto su fonti edite; invece, sulla base di un’inchiesta condotta in prima persona, riporta fatti emersi dai colloqui con Carlo Gramsci, con le guardie carcerarie e con il dottor Cusumano, che ebbe in cura nella sua clinica di Formia, AG, prima del suo ultimo trasferimento a Roma, dove morrà.

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52.28 ZUCÀRO, Domenico, Due lettere inedite di Antonio Gramsci in «Mondo Operaio» [Roma], V, n. 11, 7 giugno 1952, pp. 17-18 In seguito al ritrovamento degli atti del processo di AG, Z. riporta qui, dagli originali, due lettere (la prima alla Sig.ra Passarge, la seconda alla moglie e alla cognata), precedentemente pubblicate (Domenico ZUCÀRO, Gramsci a Roma, 52.54), ma imprecise ed inesatte per omissioni di frasi e parole, in quanto tratte da una copia del volume n. 26 dell’istruttoria intestato ad AG.

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XI. FASCICOLI SPECIALI DI PERIODICI

52.29

CAVINA, Sergio, Antonio Gramsci e la questione meridionale ieri e oggi. Conferenza tenuta dal

compagno Sergio Cavina della Segreteria della Federazione del P.C.I. di Ravenna, (Cinema Astra –

Ravenna – 5 maggio 1952), per celebrare il XV anniversario della morte di Antonio Gramsci

edizione speciale dell'«Eco di Romagna» [Ravenna], n. 1, 21 maggio 1952, 12 pp. Dopo aver ricordato i contributi di AG alla cultura italiana, l'a. spiega la ragione d'essere della questione meridionale con la «difesa degli interessi immediati e di casta della borghesia industriale del nord e dell'agraria feudale del sud» (p. 3), riprende la novità del pensiero di G. Dorso il cui limite è l'affidamento del compito storico della liberazione sociale ed economica alla piccola e media borghesia, vale a dire una classe sociale instabile e «sorda alle esigenze popolari» (p. 5). C. arriva così all'interessamento di AG per la questione meridionale, dove il ruolo del proletariato italiano è inteso come «artefice di una effettiva e concreta unità nazionale»: il problema esce «dai termini tradizionali, intellettualistici e di polemica fra élites per divenire un dato acquisito della coscienza del proletariato» (ivi). Sono qui ripresi riprende gli scritti R

e QM per sviluppare anche il discorso gramsciano sul ruolo degli intellettuali del sud, ricordando, inoltre, come la prima enucleazione di questo pensiero appartenesse già al periodo dell'esperienza consiliare torinese. In seguito C. si concentra sull'analisi della situazione meridionale contemporanea in vista delle prossime elezioni politiche.

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XII. RECENSIONI

52.30

ALATRI, Paolo, Passato e presente. L'ultimo libro di Gramsci in «Paese sera», 4 marzo 1952 [altri dati mancanti] Rds, CF Rec. a PP PP «completa come nessun altro il ritratto umano di Gramsci» esprimendo il suo «senso inflessibile della dignità umana». Le note, riferite al passato dell’Italia prefascista e al presente fascista, nascono da «un impulso che è al tempo stesso teorico e pratico, di conoscenza e di azione, o almeno di preparazione all’azione»: nella fase presente della lotta politica, l’a. evidenzia l’enucleazione del concetto di guerra di posizione.

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52.31

ALATRI, Paolo, Come aiutarono il fascismo Giolitti, Croce e Gentile in «Il Paese», 19 aprile 1952 [altri dati mancanti] Rds, CF

Rec. a PP Rispetto a NM e R, l’ultimo volume dell’opera carceraria è dedicato allo studio del processo storico della storia italiana prolungato fino alla fase «che segna il passaggio dallo Stato prefascista allo Stato fascista». In questo quadro storico, A. focalizza l’attenzione sull’analisi dell’opera politica di Giolitti e quella ideologica fornita da Croce e perfezionata da Gentile.

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52.32 CAJUMI, Arrigo, Il caustico Gramsci in «La Nuova Stampa» [Torino], VIII, n. 21, 24 gennaio 1952, p. 3 Rec. a PP PP è «meno ingombrato dei precedenti volumi dalle discussioni crociane» e redatto secondo uno spirito enciclopedico e dottrinario; AG viene sottoposto a una critica sia ideologica, sia di metodo storico.

__________________ 52.33

CAJUMI, Arrigo

in «L’Industria» [Milano], n. 1, 1952, p. 116-120 Rec. a PP Ripubblicazione di Cajumi, Il caustico Gramsci ( 52.32)

__________________ 52.34

Caracciolo, Alberto in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1955) pp. 159-60 Rec. a PP Con molteplici citazioni, C. ripercorre l’analisi gramsciana delle correnti appartenenti all’ambito politico in cui è nato il PCI: massimalismo, riformismo e anarchismo, dando così un esempio di come i Q siano un utile strumento per la storiografia del movimento operaio; quest’ultimo volume in particolare è un contributo notevole per la conoscenza di AG politico, da completare presto con gli scritti precarcerari.

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52.35

CARBONE, Giuseppe in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 171-173 Rec. a Nicola Matteucci, Antonio Gramsci e la filosofia della prassi, Milano, Giuffrè, 1951 ( 51.01) C. ritiene Matteucci abbia preso in considerazione soggettivamente le riflessioni gramsciane sulla cultura italiana, limitandosi a una lettura dei Q

e omettendo la necessaria contestualizzazione all’interno di tutto il pensiero gramsciano che sola ne può restituire invece la concretezza.

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52.36

CARDONA, Giacinto in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 1, 6 gennaio 1952, p. 21 Rec. a PP Con ampie citazioni, l’a. evidenzia gli sviluppi apportati da AG all’analisi critica dei partiti, l’esperienza diretta di lotta collegata alla militanza, ora oggetto di meditazione ed infine le peculiarità dello storicismo gramsciano: «leva potente di rinnovamento» che con un metodo d’analisi «molecolare», procedendo su più dimensioni, ricostruisce «i processi che si svolgono quasi parallelamente nelle differenti sfere sociali» penetrando la realtà in tutti i suoi aspetti. Il volume, da ritenere una preziosa guida per «la formazione e l’approfondimento della coscienza politica dei militanti», come per gli intellettuali meno avveduti dell’importanza del movimento operaio, contiene note che si collegano direttamente a NM ed attraverso l’indice analitico generale delle materie è possibile una proficua rilettura della complessiva opera carceraria.

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52.37

CARDONA, Giacinto in «Mondo Operaio» [Roma], V , n. 1, 6 gennaio 1952, pp. 21–22 Rec. a Lucio LOMBARDO RADICE e Giuseppe CARBONE, Vita di Antonio Gramsci, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1951 L’a. apprezza il volume in quanto è il primo sforzo di sistemazione organica della biografia gramscian; osserva che maggior attenzione avrebbe richiesto il Congresso di Livorno, per una giusta valutazione dell’opera di AG rispetto all’organizzazione del nuovo partito.

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52.38

D'ONOFRIO, Edoardo, Gramsci militante in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 100, 26 aprile 1952, p. 3 Rec. a Lucio LOMBARDO RADICE; Giuseppe CARBONE, Vita di Antonio Gramsci, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1951 Pregio del volume è «di aver fissato quel che vi è di sostanzialmente conquistato nella vita e nell’azione di Antonio Gramsci» (p. 3), nonché l’aver saputo dare una storia del movimento operaio nel nostro paese attraverso i momenti della vita e dell’attività politica di AG. Nell’opera emerge l’umanità del rivoluzionario sardo espressa nella concezione politica e sociale, nell’ideale dell’emancipazione femminile, fino ai rapporti con i compagni di partito, con cui AG è riuscito ad essere fecondo «formatore e educatore di quadri» (ivi) nel partito. Chiude l’articolo un ricordo personale dell’a. riguardante la scuola clandestina per dirigenti organizzata nel 1925 sulle Prealpi lombarde alla Capanna Mara e gli accorgimenti escogitati da AG per allontanare un milite fascista arrivato al rifugio.

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52.39

GAROSCI, Aldo in «Il Ponte» [Firenze], VIII (1952) pp. 1022-1023 Rec. a PP

Polemizzanto con la ricezione dell’opera gramsciana, l’a. accoglie la novità dell’analisi critica al fascismo e più in generale al capitalismo, ma nega le teorie di AG siano in grado di dare apporti sostanziali alla filosofia marxista.

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52.40

GUIDUCCI, Armanda in «Il Pensiero Critico» [Milano], III, n. 6 (1952), pp. 65-69 Rec. a LVN LVN è legato a IOC, R, e NM per la convergenza d’analisi sugli intellettuali italiani. Temi importanti di questo volume sono: il concetto di brescianesimo e la mancata coincidenza tra nazionale e popolare, ma soprattutto, all’interno della questione estetica posta da AG, il germe di rottura con l’estetica crociana ed il ritorno all’atteggiamento critico di De Sanctis, caratteristiche che si risolvono nella concezione secondo cui: «cultura e lotta per la cultura sono una forza unica» (p. 67).

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52.41 MANACORDA, Gastone, Antonio Gramsci, Passato e Presente in «Società» [Firenze], VIII (1952) pp. 145-150 Rec. a PP Poi in: ID., Poi in Storiografia e socialismo. Saggi e note critiche, Liviana, Padova 1967, 356 p., pp. 323-330 M. presenta PP come l’elaborazione teorica delle esperienze precarcerarie: è l’origine tematica e una chiave di lettura per i volumi precedenti. L’a. ritiene che nel vol. sia centrale il ripensamento della storia d’Italia attraverso il problema della formazione della nuova classe dirigente proletaria. M. ripercorre le critiche gramsciane al socialismo italiano, crollato di fronte al fascismo: la mancanza di consapevolezza della fazione riformista, tendente alla sola resistenza e conservazione, più che all’attività cosciente nella storia, è paragonata per inadeguatezza alle forme grezze di sovversivismo, dotate di scarsa coscienza dello Stato e del potere. Nell’ottica del raggiungimento dell’egemonia, che sia superamento della cultura precedente, è altresì necessario il ruolo attivo degli intellettuali all’interno della classe operaia.

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52.42 OTTINO, Carlo Leopoldo in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1952) pp. 1038-41 Rec. a Nicola Matteucci, Antonio Gramsci e la filosofia della prassi, Milano, Giuffrè, 1951 ( 51.01) Frutto di una tesi di laurea, il lavoro di M. si propone la ricostruzione di «tutto il pensiero di Gramsci» (p. 1038), ma delude la promessa. L’a. nota come il periodo di formazione politica precarcerario sia «troppo facilmente sottinteso o frettolosamente citato» (ivi), dando per scontata, attraverso una breve testimonianza di A. Tasca, una non continuità del pensiero gramsciano; solo in nota si trova il riferimento a QM ed è elusa «l’impostazione marxista-leninista dei problemi culturali» (p. 1039), presa in considerazione dall’a. solo nel suo «preoccupato dissenso per l’allineamento di Gramsci alle “tesi di Stalin e Zdanov”» (p. 1040). Il positivo «fervore dell’indagine filosofica e concettuale» nell’affrontare le figure di Croce e Machiavelli, si situano in una generale «interpretazione schematica e parziale» (p. 1039) del pensiero gramsciano.

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52.43

PASTORE, Annibale, Eccezionale studente in «Avanti!» [ed. romana], XXIX, 3 gennaio1952 [altri dati mancanti] RdS, CF Rec. a PP P. ricorda lo studente conosciuto nell’ateneo torinese: i Q sono la risposta al bisogno di fare qualche cosa «che non sia legata agli interessi del giorno che passa, qualcosa di disinteressato»; conscio del suo sacrificio, la lotta del rivoluzionario sardo è «dare coscienza, organizzazione e volontà pratica alla classe operaia, non isolare l’idea dal partito». Nelle pagine di serrata critica di PP al «mondo polimorfico del fascismo, costante aperta brutale espressione della dittatura reazionaria della borghesia», «si sente la catastrofe della cultura dominante». Contro la boria degli intellettuali, la cui causa è feconda solo se «entra in relazione diretta col movimento operaio», AG lamenta la mancanza di una solida filosofia.

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52.44 PLATONE, Felice in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 121-123 Rec. a PP

L’a. si sofferma sulla prima parte del vol., delle due in cui è organizzato: essa appare strettamente collegata all’esperienza politica e culturale diretta di AG, chiave di lettura per tutta l’opera carceraria, mentre la seconda risulta di carattere più enciclopedico. In tal modo, P. sottolinea la valenza politica della rilettura del passato per AG.

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52.45

PONI, Carlo in «Il Mulino» [Bologna], I (1952) pp. 202-204 Rec. a Nicola Matteucci, Antonio Gramsci e la filosofia della prassi, Milano, Giuffrè, 1951 ( 51.01) P. ritiene Matteucci abbia risposto positivamente al problema dell’asistematicità dei Q e ha inoltre spiegato il senso dell’antinomia del linguaggio gramsciano derivante dalla propria formazione filosofica, mentre è incompleta la trattazione del rapporto tra la gramsciana filosofia della prassi, il leninismo e le formulazioni dello stalinismo. Centrale nel saggio è la sostituzione fatta da AG delle tre fonti del materialismo storico (filosofia tedesca, politica francese ed economia inglese) con le figure di Machiavelli e Croce «al fine di tradurre la cultura nazionale della filosofia della prassi» (p. 203). Nella nuova sintesi richiesta dall’opposizione tra marxismo volgare e storicismo idealistico, l’assorbimento della parte vitale dell’hegelismo è per AG un processo storico in movimento e l’a. nota come Matteucci proceda alla dimostrazione di questa tesi riscontrandola sui testi.

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52.46

SPRIANO, Paolo, Dal passato al presente in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 10, 11 gennaio 1952, p. 3 Rec. a PP In quest'ultimo Quaderno, «come e più che negli altri, si sente la preoccupazione pratica dell'Autore di far fruttare tutta quell'esperienza del passato che è necessaria per l'immediata opera che sta dinanzi al movimento operaio», così S. vi trova «l'uomo di partito» che dalla sua cella si pone sempre in «una prospettiva ampia, volta a impostare tutta la complessità strategica delle lotte future su ogni fronte, da quello ideologico a quello politico a quello economico».

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52.47

ZUCÀRO, Domenico in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1952) pp. 702-705 Rec. a Lucio Lombardo Radice, Giuseppe Carbone, Vita di Antonio Gramsci, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1951 ( 51.02) Z. presenta le proprie annotazioni su base documentale edita ed inedita, qui disposte cronologicamente, per contribuire all’esplicita richiesta degli autori della biografia gramsciana, di «fornire altri dati e testimonianze» (p. 702).

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XIII. ARTICOLI GIORNALISTICI

52.48 ALICATA, Mario, Gramsci e il Mezzogiorno in «L’Unità», XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 1 A. ritiene la presenza dell’opera gramsciana nella vita italiana sia viva e solleciti idee e propositi di azione nei discepoli come negli avversari. Questa viva presenza è dimostrata dalla drammaticità della lotta politica contemporanea nel Mezzogiorno, gli studi gramsciani hanno dato avvio ad una nuova scienza della nostra storia e politica con cui è risorta la «questione meridionale»; se oggi essa «non è più retaggio di pochi studiosi, ma impegno di lotta delle grandi masse popolari del sud e del nord» è un merito di AG.

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52.49 CARSANO, Giovanni, Gramsci nel ricordo di un operaio torinese in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 19, 22 gennaio 1952, p. 3. Primo di una serie di articoli dedicati alla memoria di AG attraverso la testimonianza di C., che qui ricorda l’esperienza dei Consigli di fabbrica sotto la guida del rivoluzionario sardo. L’a. indica la linea di continuità tra la politica ordinovista e la scissione di Livorno.

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52.50 CARSANO, Giovanni, Come la Brigata Sassari fraternizzò con i lavoratori. Gramsci nel ricordo di un

operaio torinese, in «L’Unità» [ed. piemontese], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3 La Brigata Sassari, già strumento del governo borghese «per soffocare nel sangue l'insurrezione di Torino nell'agosto 1917», due anni dopo è assegnata al Presidio militare locale. Inizia così per AG un'intensa attività «di chiarificazione e di orientamento politico fra gli operai di Torino (ponendo e sviluppando già i temi essenziali della questione meridionale)» e facendo altrettanta «opera di persuasione e di convinzione tra i soldati della "Sassari", affinché vedessero negli operai torinesi i loro fratelli e nella loro causa la loro stessa causa».

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52.51 FERRI, Franco, I Quaderni hanno spezzato il blocco ideologico del Meridione. Antonio Gramsci e la

nuova cultura

in «L’Unità» [ed. romana], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3 L’a. sottolinea l’importanza dei Q, espressione dell’esperienza del Gramsci militante, per la nascita di una nuova cultura e coscienza diffuse ed irradiate dei problemi del paese tra i lavoratori.

__________________ 52.52

SANTHIÀ, Battista, Discutendo con Gramsci in «L’Unità», XIX, n. 24, 27 gennaio 1952, p. 3 L’a. ricorda alcune conversazioni con AG: sull’opportunità tattica della creazione, nel 1915, di un Comitato Unitario Giovanile aperto ai non socialisti; il suo parere sull’allontanamento dell’a. dal proprio reggimento durante l’agosto 1917; la strategia di fraternizzazione con la Brigata Sassari, spostata a Torino per placare il movimento rivoluzionario durante il 1919; il valore del patrimonio artistico e culturale per la classe operaia. Infine l’a. rievoca la proposta della mozione «Al di sopra delle frazioni si crei il Partito Comunista» che il Sardo gli fece nel 1920, nonché il documento in cui «l’Internazionale Comunista dichiarava che il gruppo dell’”Ordine Nuovo” era il più vicino alla sua linea politica» e la calma reazione di AG all’invito di Lenin di recarsi a Mosca.

__________________ 52.53

TOGLIATTI, Palmiro, Discorso a Crotone per campagna elettorale e anniversario morte di Gramsci in «L'Unità» [ed. romana], XIX, n. 102, 29 aprile 1952, p. 3 Pubblicato lo stesso giorno nell'edizione milanese con il titolo: Togliatti chiama a votare per le forze popolari

e in quella piemontese: L'appello lanciato da Togliatti a Crotone per la rinascita del Mezzogiorno. Trascrizione del discorso pronunciato da T. a Crotone in occasione delle elezioni amministrative del successivo 25-26 maggio. È qui ricordato il profilo di combattente di AG ed il suo sogno di «redenzione dell'Italia attraverso la redenzione dell'Italia meridionale».

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52.54 TOGLIATTI, Palmiro, L'antifascismo di Gramsci in «L'Unità» [ed. piemontese], XIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3 Parziale ripubblicazione del discorso tenuto da T. all'Associazione di cultura di Bari il 23 marzo, sul tema «Gramsci, ideologo dell'antifascismo», il cui testo integrale appare nel numero di marzo di «Rinascita» ( 52.23).

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52.55 TROMBETTI, Gustavo, Casa Penale di Turi, 1a Sezione – Cella n. 1 in «La Lotta» [Bologna], 11 gennaio 1952, p. 3 Compagno di detenzione di AG, descrive la cella e parla delle condizioni igieniche del penitenziario di Turi, dove il pensatore sardo attendeva al suo lavoro dalla mattina presto, fermandosi solo per il momento «d’aria» in cui «insegnava e faceva scuola agli altri compagni detenuti».

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52.56 ZUCÀRO, Domenico, Gramsci a Roma in «L’Unità» [ed. romana], XXIX, n. 20, 23 gennaio 1952 [altri dati mancanti] Rds, CF In occasione del LXI anniversario dalla nascita del leader comunista, Z. ne pubblica una lettera, scritta pochi giorni dopo l’arresto, indirizzata alla signora Passarge, locatrice della stanza che AG occupò in Via Morgagni 25 a Roma dal suo trasferimento «sulla fine del 1924 o al principio dell’anno dopo, e vi è rimasto fino all’arresto». L’a. pubblica stralci dal verbale della perquisizione, ivi eseguita il 24 ottobre 1925, che testimonia il sequestro di tre pacchi di carte e corrispondenza appartenute ad AG.

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52.57

[s. a.] Gramsci commemorato dai lavoratori torinesi. La conferenza di Spano al Carignano in «L'Unità» [ed. piemontese], XIX, n. 102, 29 aprile 1952, p. 3 Conferenza commemorativa tenuta dal sen. Spano su AG, nella quale ricorda il ruolo del Sardo nel portare gli intellettuali «a contatto della vita e della lotta politica delle masse» e nel riconoscere che i protagonisti della questione meridionale «non sono più i Fortunato, i Croce, ma gli operai del nord e i contadini del Mezzogiorno».

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XIV. INTERVISTE

52.58

QUARANTA, Guido, Due professori ci parlano di Gramsci studente a Torino. A colloquio con Augusto

Rostagni e Annibale Pastore

in «L’Unità» [ed. romana], XXIX, n. 101, 27 aprile 1952, p. 3 nell'edizione piemontese lo stesso giorno, a p. 3, con il titolo: Augusto Rostagni e Annibale Pastore parlano di Gramsci studente universitario. Interviste con due illustri professori Rostagni, che nel 1911 ha incontrato AG alle lezioni del prof. Cosmo, ne rievoca la figura già all'epoca riconoscibilmente straordinaria. Presentatogli da M. Bartoli, Pastore ricorda gli incontri con AG per approfondire i temi delle sue lezioni e, con aneddoti citati già in testimonianze precedenti ( 47.50 e 51.30), ricorda il fervore della lotta politica che nel 1922 ha animato il leader comunista.

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XX. BIBLIOGRAFIE

52.59 CARBONE, Giuseppe, I libri del carcere di Antonio Gramsci in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1952) pp. 640-689 Premessa all’elenco dei libri che AG ha avuto in carcere e prima dell’arresto: quelli ritirati dalla cognata alla Clinica Quisisana sono riuniti a quelli presenti nella casa romana di via Morgagni e raccolti a Mosca; successivamente si sommano quelli provenienti dalla casa materna, consegnati da Carlo Gramsci. Nell’elenco appare anche una sezione dei libri conservati a Ghilarza. Impossibile stilare un elenco certo dei volumi pervenuti e concessi al detenuto nel carcere di Turi ed a Formia, ma sono qui indicati con una sigla i volumi recanti il contrassegno carcerario, prova che AG li ricevette in cella. C. racconta le difficoltà superate per ottenere in carcere i libri di studio e sottolinea l’azione svolta da AG presso il ministero di Grazia e Giustizia che «indusse il direttore degli Istituti di Prevenzione e Pena a proporre alla Commissione per la riforma del regolamento carcerario una sostanziale modifica a quanto già disposto circa il diritto dei condannati a ricevere e ritenere libri non compresi nella biblioteca interna del carcere. Il nuovo regolamento carcerario, entrato in vigore il 18 giugno 1931, accettava e riportava al suo Articolo 140 codesta modifica – nata dall’azione tenace svolta da Gramsci – per la quale ogni esclusione predeterminata di libri e giornali politici per condannati (…) veniva abolita» (p. 646).

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52.60 BOLLINO, Giovanni; CALIFANO, Enrico, Articoli e pubblicazioni sui trenta anni del P.C.I.

in «Movimento Operaio» [Milano], IV (1952) pp. 979-1023 Bibliografia degli articoli e saggi apparsi tra la fine del 1950 e del 1951 sui periodici locali e nazionali del PCI in occasione del XXX anniversario dalla fondazione del Partito. Nella nota introduttiva è spiegata la metodologia adottata, lo schema di suddivisione ed in nota è riportato un succinto regesto delle pubblicazioni monografiche per il periodo preso in esame. L’elenco, diviso in sezioni cronologiche divise secondo i momenti della storia del partito, è redatto in ordine alfabetico per autore. Accanto alle indicazioni bibliografiche è riportato, riassunto in una frase, il tema affrontato nello scritto. Una facile consultazione è permessa da due indici, per autore e per soggetto, attraverso cui si possono rintracciare gli scritti che si occupano di AG.

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1953

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I. MONOGRAFIE DI AUTORE UNICO

53.01

SCIASCIA, Leonardo, Pirandello e il pirandellismo. Con lettere inedite di Pirandello a Tilgher

Caltanissetta, Edizioni Salvatore Sciascia, 1953, 99 pp. Nel panorama critico su Pirandello sono decisive le singolari e felicissime intuizioni lasciate da AG, che solo ora entrano nel comune orizzonte bibliografico. La libertà intellettuale di AG gli permette di pervenire ad un’analisi profonda: leggere l’opera pirandelliana come proveniente da un’esperienza storicamente viva. Il tema centrale della monografia è la critica del Tilgher a Pirandello: AG stesso riconosce un passaggio fondamentale con l’ermeneutica tilgheriana a cui lo scrittore siciliano è andato successivamente conformandosi.

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II. OPERE COLLETTIVE E MISCELLANEE

53.02

FERRARA, Marcella; FERRARA, Maurizio, Conversando con Togliatti

Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1953, 391 pp. Volume basato su testi editi e testimonianze di Togliatti, dove la figura di AG è ricordata fin dal primo incontro universitario. Le biografie dei due leader comunisti sono descritte, nella concordanza ideologica di fondo, indissolubilmente intrecciate nell’attività politica come per la coincidenza delle decisioni partitiche, versante che prevale dopo l’arresto del Sardo.

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53.03

BELLINI, Fulvio; GALLI, Giorgio, Storia del Partito comunista italiano

Milano, Schwarz, 1953, 433 pp. Riedito in: Giorgio Galli, Storia del Partito comunista italiano, Milano, Schwarz, 1958, 374 p. In radicale contrapposizione rispetto alle interpretazioni «ufficiali», il cui obiettivo polemico diretto è senza dubbio il Quaderno di «Rinascita» del 1952 Trent'anni di vita e lotte del P.C.I. ( 52.01), questo volume è il primo tentativo di ricostruzione organica della storia del partito dal punto di vista dei settori sconfitti nelle lotte interne degli anni Venti; l'attendibilità scientifica resa dubbia dalla mancanza di indicazioni delle fonti e da alcune inesattezze vistose, testimoniano comunque il carattere pionieristico del lavoro, in una situazione caratterizzata dalla scarsità di documenti, dalla chiusura al pubblico degli archivi e da un costume del quadro dirigente comunista cauto e autocensorio. «Oggi la storiografia ufficiale fa di Antonio Gramsci il percursore, il fondatore, il capo del partito comunista sin dai giorni incandescenti di Livorno», mentre «in realtà, dal punto di vista strettamente politico, la figura di gran lunga dominante (…) sino alla Conferenza nazionale di Como» fu quella di Bordiga (p. 191): per la prima volta è sottolineato, in modo marcato e argomentato, il ruolo di primissimo piano di Bordiga dalla scissione di Livorno al Congresso di Lione. Fino al Congresso di Roma del 1922, sostengono gli aa., non vi sarebbe stata «alcuna

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divergenza di orientamento tra coloro che formavano la maggioranza del partito e in particolare tra la cosiddetta corrente astensionista di Bordiga e il gruppo dell'"Ordine Nuovo"» (p. 52). Solo dopo il suo soggiorno a Mosca, AG prenderebbe le distanze da Bordiga sul terreno dei rapporti con l'Internazionale, apparendo così come «l'uomo di Mosca» che si inserisce nel processo di burocratizzazione del movimento comunista internazionale giungendo, con l'ausilio di sistemi burocratici e coercitivi a conquistare la direzione del PCd'I. Il comportamento politico di AG sarebbe quindi precursore della prassi stalinista, perfezionata in seguito dalla tattica di Togliatti; gli aa., inoltre, non rilevano alcuna dissonanza tra i due leader torinesi, accettando dunque l'immagine ufficiale dell'agiografia comunista. Il libro si occupa di AG solo fino al momento dell'arresto: gli vengono attribuite le doti di «acuto pensatore e tenace combattente», ma anche «talune lacune di impostazione generale che indubbiamente hanno caratterizzato la sua personalità e che si risolvono in autentici aspetti negativi dal punto di vista politico» (p. 16), è infatti ripresa la vecchia accusa bordighiana che vedeva in Gramsci «un intellettuale di stampo classico, con tutte le virtù ma anche con tutti i difetti di un intellettuale piccolo-borghese, non esclusa, la tendenza ai costumi un poco bohémien» (p. 129) e dal punto di vista teorico G. e B. riprendono la critica del dirigente napoletano all'esperienza consiliare: l'assenza del problema della rottura dell'apparato dello Stato e la presenza di elementi produttivistici non antagonisti ai rapporti di produzione capitalistici e alle istituzioni borghesi.

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III. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN VOLUME DI

AUTORE UNICO

53.04

PANDOLFI, Vito, Gramsci e Pirandello in ID., Spettacolo del secolo. Il teatro drammatico, Pisa, Nistri-Lischi, 1953, pp. 209-22. AG e Pirandello sono considerati, con Croce, «tra le maggiori personalità culturali del nostro paese in questo secolo» (p. 209). L’a. sviluppa un parallelo tra le espressioni della società dell’epoca attraverso questi due intellettuali: la vivace lotta del proletariato per AG e la drammatica passività della piccola borghesia. Fermo, per il limite oggettivo della reclusione, all’origine dell’opera di Pirandello (su Liolà è infatti accentrata la sua attenzione), AG constata «il rapporto tra Pirandello e le tradizioni popolari nazionali, il rispecchiarsi nella sua opera delle contraddizioni esistenti nella coscienza delle classi italiane tra un’impostazione fortemente provinciale, una aspirazione europeistica su un piano puramente astratto, e una realtà nazionale concretantesi da poco e malamente, e ormai già prossima allo sfacelo» (p. 216).

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VI. INTRODUZIONI, PREFAZIONI, POSTFAZIONI,

PREMESSE, AVVERTENZE, NOTE

53.05

SOLARI, Gioele, Aldo Mautino nella tradizione culturale torinese da Gobetti alla Resistenza

a cura di Norberto Bobbio, in Aldo MAUTINO, La formazione della filosofia politica di Benedetto Croce, Laterza, Bari 1953, pp. 3-132. Introduzione alla figura di Aldo Mautino (Torino, 1917 – ivi, 1940), eccezionale studente laureatosi con Solari nel 1939 con una tesi su Croce che diventata volume in seguito alla sua prematura scomparsa, che diventa uno scritto indipendente. Il profilo umano e di studioso è il fulcro da cui parte S. per dare un panorama della cultura torinese e nazionale inserita nel contesto storico che segue la Prima Guerra mondiale. La figura e l’opera di AG (paragrafi 11 e 14), viste in questa prospettiva, sono lontane e mediate dall’intersezione con la figura e le scelte teorico-politiche del Gobetti, alla cui tradizione culturale e politica, Mautino si rifà. Pur focalizzando la sua analisi sulle differenze e comunanze tra AG e Gobetti rispetto alla politica socialista coeva, l’a. lascia emergere l’imprescindibile vitalità sulla scena politica e sociale torinese della classe operaia (nonché l’importanza a livello nazionale della comunanza d’intenti con il ceto contadino), di cui l’Ordine Nuovo è avanguardia teorica, avendo compreso appieno lo strumento politico dei Consigli di fabbrica, traduzione italiana del sistema soviettista e avendo allo stesso tempo colto il cruciale momento storico a cui si affacciava il Paese.

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X. SAGGI IN PERIODICI

53.06

BÈTTICA, Renato, Pensieri di pedagogia nelle lettere dal carcere di A. Gramsci

in «Nuova Rivista Pedagogica» [Roma], III, n. 5-6 (1953) pp. 22-34 Il saggio inizialmente si presenta come un percorso attraverso l’epistolario carcerario in particolare riguardante o destinato ai figli, per raccogliere i pensieri di AG da cui trarre importanti lezioni pedagogiche. Da pagina 28 l’a. indugia in un’approfondita nota teorica, quasi un testo parallelo, riguardante le considerazioni filosofiche e pedagogiche contenute in IOC. Seguendo le riflessioni gramsciane sulla scuola, l’a. ripercorre i principi della pedagogia moderna con la critica di AG allo spontaneismo di Rousseau, i metodi educativi delle scuole italiane nel passaggio attraverso la riforma Gentile e cita alcuni esempi delle scuole progressiste europee.

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53.07

BORGHI, Lamberto, Gramsci e i marxisti in ID., L'attuale dibattito sulla libertà in Italia e la sua portata educativa, in «Scuola e Città» [Firenze], III (1953) pp. 352-357 Poi in ID., Educazione e scuola nell'Italia d'oggi, Firenze, La Nuova Italia, 1958, pp. 226-43 Breve rassegna filosofica del concetto di libertà in Gentile e AG, che trova l’esito migliore nella formulazione crociana. Partendo da NM, l’a. confronta le riflessioni di AG sul rapporto tra società civile e Stato con le posizioni liberali ed in specifico con quelle di Croce, arrivando presto a concludere che quello gramsciano è «un tentativo disperato di conciliare la libertà coll’autorità nella teoria e nella pratica del partito comunista» (pp. 355-356), B. riconduce infatti il limite di questo pensiero nell’incapacità di «riesaminare le premesse della sua ideologia e stabilire se la degenerazione autoritaria e burocratica non fosse una sua logica conseguenza» (p. 357).

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53.08 CARSANO, Giovanni, In carcere con Gramsci

in «Rinascita» [Roma], X (1953), pp. 166-168 Dalla propria esperienza carceraria, l’a. descrive le vicende del processo al Tribunale Speciale e il successivo incontro con AG, con una frequentazione durata un mese. Al racconto sulle vicissitudini burocratiche per il trasferimento di AG a Turi e sulle sue precarie condizioni di salute, si alternano informazioni sui temi politici e storici discussi informalmente o nelle lezioni organizzate dal Sardo per i detenuti comunisti.

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53.09

DE MARTINO, Ernesto, Mondo popolare e cultura nazionale

in «La Lapa» [Rieti], I (1953) p. 3 Lettera in cui l’a. auspica studi etnologici radicati ed in continuità con la tradizione storicistica nazionale, sulla scia degli insegnamenti di De Sanctis, Croce e Gramsci. In risposta a D. M. confronta: Paolo TOSCHI, Sugli studi di folklore in Italia ( 53.22)

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53.10

DE MARTINO, Ernesto, Note di viaggio in «Nuovi Argomenti» [Torino], I (1953) pp. 47-79 Sotto forma di semplici appunti, tra i racconti e le osservazioni che D. M. trae da una spedizione etnologica in Lucania nell’ottobre del 1952, v’è una citazione volta a dimostrare la «validità di un importante pensiero di Gramsci» (p. 64). Il filo rosso dello studio antropologico è focalizzato

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sul rapporto tra le formazioni culturali del mondo degli oppressi ed i «momenti critici dell’esistenza storica» (p. 47) in cui è disvelata la radicale precarietà esistenziale, qui rivista attraverso la descrizione degli esiti delle ricerche sui canti popolari, gli scongiuri ed i lamenti funebri. Nel contempo, l’a. conduce una personale riflessione sulla natura della storia: muove dalla visione crociana, passa attraverso il marxismo e trova negli appunti gramsciani una sintesi dialettica: il riconoscimento della cultura come sovrastruttura è una «realissima esperienza storica» da parte di una società impiantata sull’oppressione che aspira all’emancipazione. L’a. prosegue citando AG: «molte concezioni idealistiche, o almeno alcuni aspetti di esse, che sono utopistiche nel regno della necessità, potrebbero diventare verità dopo il passaggio» (p. 64) ad un sistema culturale unitario; ma questo non è già un punto di partenza, come sostengono gli idealisti, ma un punto d’arrivo.

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53.11 DELLA VOLPE, Galvano, Antonio Gramsci e l’estetica crociana

in «La Fiera letteraria» [Roma], VIII, n. 4, 15 febbraio 1953, p. 4 Poi in: Id., Il verosimile filmico e altri scritti di Estetica, Roma, Edizioni Filmcritica, 1954, pp. 81-86 Id., Opere, Roma, Editori Riuniti, vol. V, pp. 152-155 Id., Di/su Galvano della Volpe, a cura di Edoardo Bruno, Roma, Bulzoni, 1983, pp. 73-77 e parzialmente ripubblicato in: Antonio Gramsci, Critica letteraria e linguistica, a cura di Rocco Paternostro, Roma, Lithos, 1998, pp. 146-149

L’a. percorre il rapporto fra un tentativo di elaborazione di un’estetica materialistica, in LVN, e quella di B. Croce (cui è dedicato questo numero speciale della rivista), dal quale comunque AG trae ispirazione, sviluppandone le tesi.

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53.12 INGRAO, Pietro, Gramsci e la cultura italiana in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 570-571 In risposta alla lettera di F. Onofri («Rinascita», X (1953) pp. 507-509), I. concorda sul dovere di iniziare una ricerca ampia e variegata sull’influenza dei Q nella cultura italiana, sottolineando, però, che essa non può risolversi «in una storia generale della vita nazionale in questi anni e del posto che vi occupa il partito comunista» (p. 570), perché la tematica gramsciana «è parte organica dello studio del marxismo-leninismo in Italia, inscindibile da esso; ma è parte che noi vogliamo riconoscere nella sua concretezza tipica» (p. 571). L’a. auspica dunque uno studio che tenga conto della particolarità gramsciana, con ricerche mirate, persino erudite e propone un elenco di cinque temi prioritari: la letteratura meridionalistica, la storia italiana, la questione giovanile, le interpretazioni del fascismo ed il posto di AG nella letteratura italiana. Nel numero successivo, ancora in risposta ad Onofri, è pubblicata la lettera: Raimondo MASSARI, Gramsci e la cultura italiana ( 53.13)

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53.13

MASSARI, Raimondo, Gramsci e la cultura italiana

in «Rinascita» [Roma], X (1953) p. 635 Lettera di osservazioni indotte dall’intervento di F. Onofri («Rinascita», X (1953) pp. 507-509), l’a., contrario ad un’identificazione totale dei termini «Gramsci, marxismo, partito comunista» (p. 635), ritiene utile per un’analisi puntuale dell’influenza gramsciana sulla cultura italiana, suddividere il processo intellettuale di AG in due periodi: quello critico fino al 1923, e quello successivo, definito antifascista. M. sostiene che se nel primo periodo la posizione di AG si può «comprendere anche scissa dalla posizione culturale e storica del marxismo-leninismo del partito» (p. 635), il secondo periodo è caratterizzato da un distacco dall’identità con il partito per affilare le proprie «armi dialettiche e intellettuali in una meravigliosa lotta contro un nemico trionfante» e «il rigidimso dommatico dell’idea lascia spesso luogo alla mobilità tattica del polemista.» (p. 635) Nel numero precedente è pubblicata la lettera: Fabrizio ONOFRI, Gramsci e la cultura italiana ( 53.15)

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53.14 MATTEUCCI, Nicola, La cultura italiana e il marxismo dal 1945 al 1951 in «Rivista di Filosofia» [Torino], XLIV (1953) pp. 61-85 Partendo da una panoramica sui progressi del marxismo in Italia a cavallo della prima metà del secolo, M. analizza il carattere filosofico dei contributi al marxismo dati da alcuni pensatori (G. Della Volpe, A. Banfi, G. Morpurgo Tagliabue) e dalle discussioni nate nel secondo dopoguerra. Con Labriola e Mondolfo, AG è tra le fonti a cui attingere e da sviluppare per «risolvere l’attuale problema del significato e del valore del marxismo» (p. 85).

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53.15 ONOFRI, Fabrizio, Gramsci e la cultura italiana

in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 507-509 O. risponde con questa «lettera al Direttore», alla proposta di P. Togliatti di scrivere un articolo sull’influenza dei Q nella cultura italiana. Rrendendosi conto della complessità del tema, l’a. elenca cinque punti su cui la ricerca dovrebbe poggiare, proponendola come «opera collettiva, frutto di una larga, organizzata collaborazione.» (p. 509). Le indicazioni di O. per lo studio sono: una concezione allargata di cultura, come la concepì AG, tenendo conto non dei soli canali culturali tradizionali; il nesso indissolubile tra l’influenza gramsciana e quella del PCI sulla cultura italiana; il rapporto tra marxismo-leninismo ed il metodo gramsciano, che è la bussola per trovare la via nazionale al socialismo. O. consiglia di prendere in considerazione la critica anticomunista tendente a strumentalizzare i Q, distaccandoli dall’attività e dalla coscienza comunista di AG, mentre «la vita e l’opera di Gramsci sono inseparabili da quelle del partito, come questa da quelle» (p. 509); una ricerca sull’influenza del pensatore sardo nella cultura italiana è «lo studio della nostra vita nazionale, nelle sue origini lontane, le sue tradizioni, i suoi sviluppi, il suo presente – tutto ciò visto e analizzato col metodo del materialismo storico.» (p. 509) Risposte all’intervento di Onofri: Pietro INGRAO, Gramsci e la cultura italiana, in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 570-571 ( 53.12) e Raimondo MASSARI, Gramsci e la cultura italiana, in «Rinascita» [Roma], X (1953) p. 635. ( 53.13)

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53.16 PAPI, Fulvio, L'insegnamento di Gramsci in «Mondo Operaio» [Roma], VI , n. 9, 2 maggio 1953, p. 12-14

Nel momento di crisi della morale borghese, l’opera di Marx ne è il superamento attraverso un’autentica universalità, i cui valori non sono arbitrari, ma sono posti come momento d’equilibrio tra l’unità della persona ed il complesso mondo sociale. Questo quadro sta alle spalle di AG che, criticando la posizione crociana di un’individuale volontà sempre libera, teorizza una morale che si esplica nella ricerca delle condizioni necessarie per la libertà del volere: «morale diventa lo studio, la ricerca, l’indagine rigorosa, il perfezionamento dei metodi, l’autocritica del lavoro, perché tutto ciò contribuisce a vedere il reale nella sua autentica prospettiva fuori da mistificazioni tradizionali» (p. 13). In AG c’è una coscienza morale, paragonata da P. alla scienza morale galileiana, che diviene metodo nel lavoro culturale: da qui ha origine l’enunciazione del ruolo dell’intellettuale organico. L’a. riprende brevi passi da MS, IOC, L e PP, per mostrare l’enucleazione di questa concezione, che AG scelse inoltre «come proprio personale costume» (p. 14).

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53.17 L’ORTODOSSO [PARLATO, Armando], Qualche nota all'articolo di Lukács su "L'Estetica"

in «Battaglia Comunista» [Milano], XIV, n. 8 (1953) p. 2 Poi col titolo: L'idealismo di Gramsci, in [Arturo PEREGALLI], Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 130-43. Sviluppato fino alle estreme conseguenze il discorso iniziato da O. Damen in Premarxismo filosofico di Gramsci ( 49.19), P. cita alcuni passi dai Q e affiancandoli a scritti di Marx, Engels e Lenin, per dimostrare la confusione e l'incomprensione del pensiero gramsciano che, pur richiamandosi al marxismo, si svolge nell’idealismo e nell’empiriocriticismo per le sue caratteristiche soggettivistiche volte a negare l’esistenza di qualcosa all’infuori della coscienza e dell’azione dell’uomo. Le riflessioni carcerarie sono considerate nient’altro che una parafrasi dell’opera di Croce e Gentile o dell’empiriocriticismo.

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53.18 PASI, Romano, Croce dopo Gramsci in «Incontri Oggi» [Roma], II (1953), pp. 6-7 Nella nota introduttiva alla testimonianza di P.: l. l. r. [Lucio Lombardo Radice], I maestri della gioventù, è descritta l’inchiesta della rivista e l’invito ai lettori ad esprimere «Cosa è stato per noi Benedetto Croce» (p. 6), notando che se per la generazione precedente il maestro fu Croce, oggi lo sono Gramsci e Gobetti.

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53.19 PETRONIO, Giuseppe, Limiti del crocianesimo in «La Lapa» [Rieti], II (1954) p. 15 Lettera in cui l’a. lamenta la ricezione dogmatica del Croce e, con un cenno all’Umanesimo studiato da Gramsci, ricorda la chiusura delle masse subalterne rispetto ai grandi moti di cultura delle élites.

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53.20 SALINARI, Carlo, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukács in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 620-624 Parzialmente (pp. 620-622) ripubblicato in: GRAMSCI, Antonio, Critica letteraria e linguistica, a cura di Rocco Paternostro, Lithos, Roma 1998, pp. 143-146

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È qui descritto lo schema critico letterario espresso da Lukács nella raccolta di saggi Il marxismo e la critica letteraria, l’a. ritiene il filosofo ungherese eluda i problemi fondamentali posti dall’estetica borghese, riconoscendogli però il merito di portare avanti un nuovo orientamento che in Italia dovrebbe essere condotto, accenna S., alla luce degli appunti gramsciani: fini intuizioni e spunti geniali che però «non hanno trovato i critici capaci di elaborarli in modo sistematico» (p. 620). Pier Luigi CONTESSI, Questioni di estetica e materialismo dialettico ( 54.08)

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53.21 SERONI, Adriano, De Sanctis, Zola e la cultura italiana moderna

in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 492-497

Da una nota pubblicata ad apertura di LVN in cui AG «pone l’accento sull’attenzione che il De Sanctis, nell’ultima fase della sua vita e della sua attività, rivolse al romanzo naturalista e verista.» (p. 492) S. approfondisce dunque quest’ultimo periodo della critica letteraria dell’intellettuale avellinese, che è caratterizzato dalla polemica contro l’apatia della cultura italiana postunitaria: «una ragione polemica, che ancora una volta prova quanto giusta e profonda fosse l’intuizione di Gramsci allorché egli parlava di appassionato fervore e di partigianeria della critica di De Sanctis.» (p. 496) L’a. riporta gli esempi nei quali per il De Sanctis sono rintracciabili le origini negative della letteratura italiana: Guicciardini e Foscolo, da superare attraverso le concezioni di Vico, Leopardi, e soprattutto, al di fuori del panorama italiano, Zola; dal complesso di osservazioni critiche sulla letteratura e sulla storia compiute dal De Sanctis, si percepisce già quella che sarà l’analisi gramsciana sul «carattere non nazional-popolare della letteratura italiana e quindi la sua scarsa modernità» (p. 496) e più in generale la critica alla «scissione fra intellettuali e “popolo”.» (p. 497)

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53.22 SPINELLA, Mario, Il problema dei quadri nei «Quaderni del carcere» in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 162-166 Sono qui presi in considerazione i testi: NM, PP, IOC e articoli giovanili dall’«Ordine Nuovo» e da «La Città Futura», nonché il volume Gramsci

(1949) di Togliatti a testimonianza del pensiero di AG, posto a confronto con le teorie di Lenin e di Stalin. La visione gramsciana è impregnata dall’esperienza bolscevica, in cui i quadri sono educati da un partito organizzatore, che dà direzione alla lotta del proletariato. Riguardo il problema della libertà e della democrazia, AG nota che nel partito comunista «che esiste e si sviluppa in quanto è l’organizzazione disciplinata della volontà di fondare uno Stato» (p. 164), si esplicita il «processo di intima liberazione per cui l’operaio da esecutore diviene

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iniziatore, da massa diviene capo e guida, da braccio diviene cervello e volontà» (ivi). Ad una preparazione ideologica, esigenza cui gli scritti gramsciani intendono dar risposta, deve seguire una disciplina politica. AG contrappone alla disciplina borghese quella socialista, la prima meccanica ed autoritaria, la seconda autonoma e spontanea: la libertà è vista universalmente, è collettiva, di un gruppo omogeneo, è inverata dalla responsabilità che genera disciplina, in contrapposizione all’arbitrio individuale. L’a. intende dimostrare «pur nella diversità del linguaggio, la sostanziale identità del pensiero di Gramsci sui quadri con quello di Lenin e Stalin» (p. 166), il «legame diretto e immediato» «tra il Gramsci «uomo di cultura» e il Gramsci «capo della classe operaia», per cui una questione che può apparire peculiare di un partito, si allarga a problema generale» (ivi) e «l’enorme sua statura culturale nasce, appunto, dall’essere egli un grande dirigente proletario».

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53.23

TOSCHI, Paolo, Sugli studi di folklore in Italia

in «La Lapa» [Rieti], I (1953) p. 23-24 Poi in: [Raffaele RAUTY] Cultura popolare e marxismo, a cura di Raffaele Rauty, scritti di Antonio Gramsci, Vittorio Santoli ed Ernesto De Martino, Roma, Editori riuniti, 1976, pp. 131-133 Lettera che punta sul fondamento metodologico dell’etnologia italiana in risposta a Ernesto De Martino, Mondo popolare e cultura nazionale

(1953), in cui T., nella tradizione di studi sulla letteratura nazionalpopolare, confuta la continuità dal Croce a Gramsci, avvertendo dell’influenza di M. Bartoli su AG.

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53.24 ZUCÀRO, Domenico, L’Arresto di Antonio Gramsci e l’assegnazione al confino in «Movimento Operaio» [Milano], V (1953) pp. 56-67 La nota storica che accompagna i due documenti, Verbale di perquisizione domiciliare nell'alloggio di Antonio Gramsci (24 ottobre 1925) e Proposta di assegnazione al confino di Antonio Gramsci (Roma, 17 novembre 1926), elenca e descrive i passaggi di polizia occorsi dalla prima perquisizione subita da AG, fino all’assegnazione al confino.

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Oltre la ricostruzione su base documentale e testimoniale delle ragioni che impedirono ad AG di sottrarsi ai provvedimenti delle autorità di polizia, l’a. ripropone il percorso giuridico che permise l’arresto dei deputati comunisti; sottrae la magistratura ordinaria da ogni responsabilità, riconducibile, invece, direttamente al dittatore fascista e agli organi di polizia creati ad arte.

53.25

ZUCÀRO, Domenico, La morte di Gramsci in «Mondo Operaio» [Roma], VI , n. 9, 2 maggio 1953, p. 14-15 La notizia della morte di AG fu data dalla stampa e dalla radio con un breve comunicato, Z. descrive le reazioni degli operai di Torino (in particolare quelli della FIAT), degli oppositori del regime nei penitenziari (ricordo dal memoriale carcerario di A. Colombi), degli intellettuali francesi (con una citazione di R. Rolland), dei volontari italiani in Spagna. In appendice un corsivo, pubblicato su «Il Messaggero» il 12 maggio 1937, che ruppe il silenzio mantenuto dagli ambienti politici, «vergognoso per il suo cinismo e la falsità dei fatti» (p. 15).

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XII. RECENSIONI

53.26 ALATRI, Paolo, Nell'arresto di Gramsci intervenne la Corona? in «Paese sera» [Roma], 30 giugno 1953 [altri dati mancanti] Rds, CF Rec. a Zucàro, Domenico, L’Arresto di Antonio Gramsci e l’assegnazione al confino ( 53.24) L’a. riporta i nuovi dati emersi dal breve saggio di Zucàro, L’Arresto di Antonio Gramsci e l’assegnazione al confino ( 53.24): partendo dall’elezione di AG al Parlamento nel maggio 1924, fino all’arresto. Con il progetto del Tribunale Speciale, la mozione Farinacci è evidenziata quale inizio di un allargamento di colpe anche esterne al Partito fascista: attraverso la testimonianza di Riboldi, confermata da fonti di regime, l’a. indica la Corona come corresponsabile per l’aggiunta dei deputati comunisti nell’odg per l’espulsione degli aventiniani.

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53.27 GAROSCI, Aldo, Da Bordiga a Togliatti, in «Il Mondo» [Roma], V, n. 29, 21 luglio 1953, pp. 9-10

Rec. a Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, Storia del Partito Comunista Italiano, Milano, Schwarz, 1953 ( 53.03)

Poi col titolo: La prima storia del PCI, in ID., Pensiero politico e storiografia moderna, Pisa, Nistri-Lischi, 1954, pp. 261-273

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e parzialmente in: Armando SAITTA, Storia e miti del ‘900 italiano. Antologia di critica storica, Bari, Laterza, 1960, pp. 651-665

L’a. apprezza la «storia autentica, riboccante di dati e di interpretazioni originali, ricchissima di analisi così psicologiche come politiche» (p. 9), come il taglio storiografico dell’opera di Galli e Bellini, mirante a demistificare la visione di una storia del partito lineare ed omogenea. Ripercorrendo il testo, G. evidenzia l’asse su cui basa la nascita del partito: il confronto tra AG e Bordiga nei punti in comune, come nelle divergenze a partire dalla scissione fino alla vittoria delle Tesi di Lione. Nondimeno, G. ritiene che gli autori tendano a svalutare l’influenza teorica dell’«Ordine Nuovo» nella formazione del PcdI; in un breve accenno, G. sostiene sbagliato considerare importante l’influenza spirituale del prof. Arturo Farinelli per la figura intellettuale di AG, mentre contemporaneamente ritiene trascurato l’ambiente del positivismo filologico dell’Università torinese che invece molto ha contribuito nella formazione culturale di Gramsci come di Togliatti.

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53.28

L. D. A., Storia e preistoria dell'«Ordine nuovo» in «La Giustizia. Quotidiano politico di informazioni» [Roma], 6 dicembre 1953

[altri dati mancanti] Rds, CF Rec. a Angelo Tasca, I primi dieci anni del Partito comunista italiano, in «Il Mondo» ( 53.38) L’a. cita ampiamente lo scritto di Tasca per evidenziare il carattere meramente agiografico della storiografia ufficiale portata avanti dal PCI. L’accento è posto sul dissidio esistente, ma celato, tra Togliatti e AG riguardo l’esperienza consiliare. Tra i brani riportati di Tasca, spicca il contrasto assoluto tra la concezione gramsciana di libertà e l’involuzione totalitaria dei partiti comunisti: motivo sufficiente per spingere l’a. a definire il partito comunista, movimento dialetticamente parallelo al fascismo, come un «pericolo mortale per la libertà e la democrazia».

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XIII. ARTICOLI GIORNALISTICI

53.29

BARTALINI, Ezio, Gramsci e Catullo in «Il Paese», 30 aprile 1953 [altri dati mancanti], Rds, CF Testimone del periodo universitario di AG, l’a. racconta il metodo di studio del pensatore sardo, la sua passione per la spregiudicatezza e modernità dei carmi di Catullo (Liber e La chioma di Berenice) e le opinioni riguardo le vicende storiche e politiche del poeta.

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53.30

BELLINI, Fulvio; GALLI, Giorgio, L’itinerario di Gramsci in «Risorgimento socialista» [Roma], III, n. 46, 20 dicembre 1953, p. 3. Nonostante l’attenzione dedicata ad AG da studiosi di opposte parti politiche, gli aa. auspicano il superamento delle interpretazioni sistematicamente ideologiche per poter «inquadrare compiutamente l’apporto dell’intellettuale sardo alla politica e alla cultura italiana». I comunisti vedono in Gramsci «l’interprete italiano delle concezioni leniniste» mentre gli studiosi borghesi e cattolici vi riconoscono «la tradizione specificamente nazionale e in buona parte meridionalista»: caratteristiche che coesistono, dove è rintracciabile l’influenza dell’ambiente intellettuale crociano meridionale, la riflessione è sviluppata attraverso il marxismo, filosofia globale interiorizzata attraverso l’esperienza della lotta politica.

Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, L'itinerario di Gramsci. I Consigli di fabbrica ( 53.31), IDD., L'itinerario di Gramsci. L'ombra dello stalinismo

scende sulla Terza Internazionale ( 54.33), IDD., L'itinerario di Gramsci. Una rigorosa corrispondenza tra la teoria e la pratica ispirò la vita

dell'autore dei «Quaderni del carcere» ( 54.34)

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53.31

BELLINI, Fulvio; GALLI, Giorgio, L'itinerario di Gramsci. I Consigli di fabbrica

in «Risorgimento Socialista» [Roma], III, n. 47, 27 dicembre 1953, p. 3 Sotto la spinta della Rivoluzione d’Ottobre, AG vede nei Consigli di fabbrica l’equivalente dei soviet, questi ultimi descritti dagli aa. come organi spontanei già dal 1905. I Consigli, derivati dalle Commissioni interne, sono sostanzialmente differenti: di carattere trade-unionista e soreliano, «espressione di suggerimenti provenienti dall’alto», il cui obiettivo a lunga scadenza è «divenire organi per il controllo e per l’esercizio della produzione».

Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, L'itinerario di Gramsci ( 53.30), IDD., L'itinerario di Gramsci. L'ombra dello stalinismo scende sulla Terza

Internazionale ( 54.33), IDD., L'itinerario di Gramsci. Una rigorosa corrispondenza tra la teoria e la pratica ispirò la vita dell'autore dei

«Quaderni del carcere» ( 54.34)

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53.32

CALAMANDREI, Franco; CALOGERO, Guido, La conoscenza di Gramsci in Inghilterra. Una lettera di Guido

Calogero e una nota di Franco Calamandrei

in «L'Unità» [ed. romana], XXX, n. 21, 24 gennaio 1953 [altri dati mancanti] Rds, CF [L'articolo di Calamandrei cui si riferisce Calogero non è stato rintracciato] Calogero, presidente dell’Istituto di cultura italiana a Londra, riprende qui un articolo del 27 dicembre 1952, in cui Calamandrei ha sostenuto l'inadempienza dell’Istituto per non essersi mai occupato di AG, assicurando invece che ha avuto occasione di parlare della figura di AG ad un corso pubblico all’interno del discorso sul marxismo italiano. Calamandrei, sapendo del citato corso e notando l’importanza di AG riconosciuta da Calogero, si domanda il motivo per cui l’Istituto dedichi conferenze a figure pur stimabili come Lauro De Bosis e mantenga il silenzio su AG, tanto che, per conoscere la figura del Sardo, il pubblico inglese ha dovuto attendere che il «Times Literary Supplement» dedicasse un ampio esame all’opera di L e Q.

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53.33

CARBONE, Giuseppe, Gramsci in francese

in «L'Unità» [ed. romana], 23 ottobre 1953, p. 3 [altri dati mancanti] Rds, CF In occasione della imminente presentazione delle Lettres de la prison, tradotte da Jean Noaro che recensì l’edizione italiana al suo apparire, C. intende dimostrare che, contrariamente alle convinzioni di A. Garosci, A. Tasca e altri minori, la conoscenza di AG è in corso, non solo in Italia. Grazie al largo respiro del suo pensiero ed atteggiamento, riconosciuto anche da B. Croce, l’opera gramsciana ispirata alla cultura italiana è inseparabile dal più vasto quadro della storia europea.

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53.34 CARSANO, Giovanni, Gramsci e gli operai in «L’Unità» [ed. piemontese], XXX, n. 100, 26 aprile 1953, p. 3 Articolo commemorativo per il XVI anniversario della morte del leader comunista: l’e. ricorda il periodo dell’esperienza consiliare torinese. Riferisce sui temi toccati da AG nel suo intervento all’Assemblea generale degli operai chimici, svoltasi alla fine del 1919: la Rivoluzione russa, la crisi del capitalismo in Europa, i nuovi organismi rivoluzionari, l’auspicio dell’unità dei lavoratori ed infine un invito a vigilare che dalle proprie fabbriche non partisse materiale esplosivo utilizzato contro i rivoluzionari in Russia.

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53.35 LOMBARDO RADICE, Lucio; CARBONE, Giuseppe, Davanti ai giudici fascisti Gramsci divenne accusatore in «Avanti!», XXX, n. 101, 28 aprile 1953, p. 3 Brano tratto da Lucio Lombardo Radice, Giuseppe Carbone, Vita di Antonio Gramsci, 1951 ( 51.02), pp. 210-217.

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53.36

P[API], F[ulvio], L'eredità di Gramsci in «Avanti!», XXX, n. 101, 28 aprile 1953, p. 3 Ricordo dell’insegnamento gramsciano la cui opera è di unità organica tra cultura e politica, dove l’azione non è generico attivismo, ma formazione morale e intellettuale. L’a. cita i temi principali dei Q: l’egemonia, gli intellettuali, la critica a Croce, l’analisi del Risorgimento. Nella concretezza priva di ogni romanticismo e nell’intransigenza di fronte ai persecutori, P. addita una lezione morale e di costume.

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53.37 PESCARZOLI, Antonio, Due giorni di carcere in compagnia di Antonio Gramsci. Vecchi ricordi di un

detenuto politico in «Il Messaggero» [Roma], 23 settembre 1953 [altri dati mancanti] Rds, CF L’a. è un confinato politico che conobbe AG, allora in transito per Roma, al carcere del Carmine di Napoli nel gennaio del 1927, durante la traduzione da Milano a Palermo; P. ricorda i dialoghi intrattenuti durante quei due e giorni e mezzo.

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53.38 TASCA, Angelo, I primi dieci anni del Partito comunista italiano in «Il Mondo» [Roma], V (1953) La storia e la preistoria, n. 33, 18 agosto, pp. 3-4 L’«Ordine Nuovo», n. 34, 25 agosto, p. 5

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Comunismo e fascismo, n. 35, 1 settembre, pp. 9-10 Ordinovisti e bordighisti, n. 36, 8 settembre, pp. 9-10 La direzione clandestina, n. 37, 15 settembre, pp. 9-10 La nuova politica, n. 38, 22 settembre, pp. 9-10 Poi in: ID., I primi dieci anni del Pci, introduzione di Luigi Cortesi, Bari, Laterza, 1971, pp. 81-171. Questo scritto, di carattere testimoniale e basato sui documenti, risente della politica dell’a., che si oppone radicalmente al monopolio esercitato dalla storiografia meramente agiografica costruita dal gruppo dirigente del PCI, affrontandone la nascita e l’attività iniziale con un nuovo taglio critico, ma non a soli fini polemici. T. intende ridimensionare drasticamente il mito dell’apporto di un omogeneo gruppo ordinovista alla nascita del partito: egli sottolinea il ruolo preminente che Bordiga ebbe fino al Congresso di Roma. Il tono polemico lascia spazio alle citazioni dagli scritti giovanili gramsciani per poi concludere che «Togliatti fu in conflitto con Gramsci, come risulta dai documenti, su almeno tre grandi questioni: quella dei consigli di fabbrica, in cui aveva "raggiunto Tasca” fin dall’estate 1920; quella della posizione verso il "bordighismo”, di cui fu fino alla primavera del 1924 un seguace; quella della natura dei rapporti di ciascun partito comunista coll’Internazionale e coi dirigenti russi». Ancora nell’intento di rompere con il disegno storiografico che vorrebbe la nascita del partito come una successione di momenti positivi sotto il binomio AG-Togliatti, è altresì affrontato il tema della politica gramsciana verso il partito ed i sindacati, le basi minoritarie su cui avvenne la scissione di Livorno e la subordinazione di AG e Togliatti a Bordiga. T. segue, con scansione cronologica a partire da un’introduzione al periodo ordinovista, gli avvenimenti interni al PCI e le reazioni dell’organizzazione agli avvenimenti esterni. Non manca la registrazione degli episodi censurati e sminuiti nella storia «ufficiale»: l’«interventismo» di AG e di Togliatti, il consiliarismo dell’«Ordine Nuovo», i contrasti interni al gruppo, il tentativo d’incontro di AG con G. d’Annunzio, la difficoltà di affermazione del ‘centro’ gramsciano, i contrasti al vertice del PCUS e dell’Internazionale.

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53.39

VALERI, Nino, Lettere dal carcere in «Umana» [Trieste], II, n. 10-11 (1953) pp. 7-8 V. segnala qui un «curioso punto di contatto» (p. 7) tra le L di AG e quelle del reclusorio di F. Turati: «l’insofferenza per quel tanto di psicologicamente morbido e tormentato, che le loro donne, entrambe russe, aggiungevano consapevolmente alle pene della segregazione» (ivi). L’a. sviluppa un breve confronto tra gli atteggiamenti di Turati con A. Kuliscioff e di AG con Giulia e Tania, spiegando che nella «durezza»

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di quest’ultimo «si riflette la tragedia del tempo suo» (p. 8), mentre la «bonaria e accomodante filosofia» del primo è frutto di «una fiducia ancora intatta, quasi candida, nell’avvento di una più umana civiltà» (ivi).

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53.40

[s. a.] In una lettera a Trotzki Gramsci presenta Marinetti in «Giovedì» [Roma], II, 26 marzo 1953 [altri dati mancanti] Rds, CF Un’introduzione storica e teorica introduce la lettera (8 settembre 1922) di AG, ancora inedita in Italia (edita in L. D. Trockij, Литература и

революция, Mosca, 1923, ma tradotta in italiano da Id., Literatur und Revolution, traduzione di Frida Rubiner, Vienna, Verlag für Literatur und Politik, 1924): su richiesta di Trockij, AG descrive le caratteristiche artistiche del movimento futurista ed il rapporto con il movimento operaio.

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XVIII. OPERE CREATIVE

53.41

MUCCI, Velso, Ricordo di Gramsci in L’Umana compagnia, Roma, Il Costume, 1953, pp. 75-78 Poesia scritta il 27 dicembre 1950, in ricordo dell’attività politica di Gramsci nella Torino del biennio rosso.

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53.41

TORCICODA, Bruno, Detenuto politico 7047. 4 atti per il teatro di massa Siena, Stabilimento tipografico combattenti, 1953, 100 pp. Sceneggiatura di una pièce teatrale in quattro atti che seguono il percorso biografico e politico di AG con l’aiuto di un narratore che congiunge le scene e completa la storia dove non possono farlo i dialoghi. Il primo atto inizia con l’incontro di AG ancora studente con i futuri compagni di lotta: in un dialogo con Togliatti è introdotto il racconto del protagonista dei problemi della Sardegna, segue la Prima Guerra mondiale con la Rivoluzione russa. Il secondo atto è relativo all’azione di AG durante il Biennio rosso: parte dal 1919 con l’organizzazione dell’«Ordine nuovo», l’occupazione delle fabbriche e termina con l’abbandono del Teatro Goldoni di Livorno al XVII Congresso del Partito Socialista. Il terzo atto si apre con la fondazione del PCDI al Teatro San Marco, descrive l’acuirsi degli attacchi fascisti, la partenza di AG per Mosca e in seguito al ritorno da Vienna. Improvvisamente in una scena domestica della permanenza a Roma con Giulia, l’arresto; l’atto si chiude diciannove mesi dopo, con AG che parla idealmente a Giulia attraverso le lettere dal carcere. L’ultimo atto è composto da scene di vita quotidiana carceraria: deriso e maltrattato dalle guardie, debilitato fisicamente, AG è un punto di riferimento per gli altri detenuti. Con la lettura delle lettere, l’unico rapporto con l’esterno sono le visite di Tania, che ora lo informa delle peggiorate condizioni di Giulia. L’ultima scena è alla clinica «Qui si sana» di Roma dove AG, ormai in agonia, rifiuta l’estrema unzione e spira. Segue un epilogo (scena XVIII) in cui un fascio di luce investe la tomba di AG posta al centro della scena, mentre una moltitudine di donne, uomini, bambini invade il palco per posare sulla tomba fiori rossi.

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XX. BIBLIOGRAFIE

53.43 ZUCÀRO, Domenico, Contributi alla biografia di Antonio Gramsci in «Movimento Operaio» [Milano], V (1953) pp. 900-903 Z. include in questa rassegna sia gli scritti inediti gramsciani che i contributi volti a dare nuovi elementi di natura biografica pubblicati nel biennio 1951-1952, «ordinati secondo i vari periodi ed avvenimenti della vita di Gramsci, dall’arresto alla morte» (p. 900); ad ogni scritto segue una puntuale descrizione del contenuto. Domenico ZUCÀRO, Antonio Gramsci e la Sardegna. Carteggio inedito Gramsci-Lussu, in «Mondo Operaio», V, n. 1 6 gennaio 1952, pp. 18-20 ( 52.25) Domenico ZUCÀRO, Due lettere inedite di Antonio Gramsci, in «Mondo Operaio», V, n. 11, 7 giugno 1952, pp. 17-19 ( 52.28) Domenico ZUCÀRO, Una lettera al Presidente del Tribunale Speciale, in Trenta anni di vita e lotte del P.C.I., Quaderno di Rinascita n. 2, Roma, pp. 82-84 ( 52.01) Giuseppe CARBONE, nota a Antonio Gramsci, Lettera al fratello, in «Società», VIII (1952) pp. 5-6 ( 52.06) Domenico ZUCÀRO, Viaggio all’isola di Ustica, in «Avanti!», XXIX, 2, 5, 7, 9, novembre 1952 Domenico ZUCÀRO, Antonio Gramsci a S. Vittore per l'istruttoria del “processone” (Con alcuni documenti inediti), in «Il Movimento di Liberazione in Italia», IV (1952) pp. 3-16 ( 52.26) Gustavo TROMBETTI, Casa Penale di Turi, 1a Sezione – Cella n. 1, in «La Lotta», 11 gennaio 1952, p. 3 ( 52.54) Aurelio FONTANA, Cinque aneddoti della vita carceraria di Antonio Gramsci, in «Rinascita», IX (1952) pp. 170-171 ( 52.13) Domenico ZUCÀRO, Dalla cella di Turi alla clinica «Qui si sana», in «Mondo Operaio», V (1952) pp. 16-19 ( 52.27) Giuseppe CARBONE, I libri del carcere di Antonio Gramsci, in «Movimento Operaio», IV (1952) pp. 640-689 ( 52.58) Giovanni GERMANETTO, Ricordi su Gramsci, in «L'Indicatore», 28 aprile 1952.

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1954

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I. MONOGRAFIE DI AUTORE UNICO

54.01 ZUCÀRO, Domenico, Vita del carcere di Antonio Gramsci Milano-Roma, Edizioni Avanti!, 1954, 152 pp. L’a. ricostruisce su base documentale e testimoniale, frutto di una sistematica ricerca i cui risultati sono stati periodicamente pubblicati su vari periodici, le vicende biografiche di AG a partire dal momento dell’arresto, nel novembre ’26, arricchite dalla descrizione dei luoghi ove si svolsero. Notevole attenzione è dedicata al «processone» ed alla permanenza carceraria a Turi. Chiude il volume un’appendice documentaria che raccoglie gli atti del processo intestati ad AG: 1. Lettera di Gramsci alla signora Passarge, rinvenuta all’interno di una copia del fascicolo processuale messo a disposizione dal Terracini, pubblicata la prima volta «L’Unità» [ed. piemontese], 12 dicembre 1951, riprodotta in Domenico Zucàro, Gramsci a Roma ( 52.56), e dal fascicolo originale in Id., Due lettere inedite di Antonio Gramsci ( 52.28); 2. Verbale di perquisizione domiciliare nell’alloggio di Gramsci e 3. Proposta di assegnazione al confino di Antonio Gramsci, già in Id., L’Arresto

di Antonio Gramsci e l’assegnazione al confino ( 53.24); 4. Memoriale di Antonio Gramsci al Presidente del Tribunale speciale, trovato nel fascicolo della corrispondenza sequestrata ai corrieri Gidoni e Stefanini, pubblicato in Trent’anni di vita e lotte del P.C.I. ( 52.01), pp. 82-84. 5. Domanda di Antonio Gramsci per la lettura di quotidiani, 6. Domanda di Antonio Gramsci per la lettura di riviste, 7. Domanda di Antonio

Gramsci per avere penna, calamaio e carta, 8. Verbale del primo interrogatorio di Antonio Gramsci, 9. Verbale del secondo interrogatorio di

Antonio Gramsci, 10. Verbale del terzo interrogatorio di Antonio Gramsci, già in Domenico Zucàro, Antonio Gramsci a S. Vittore per l'istruttoria del

“processone” ( 52.26); 11. Rapporto del colonnello Valenzuola, comandante della Legione dei Carabinieri di Cagliari, al giudice istruttore Macis e 15. Carteggio

Gramsci-Lussu, già in Id., Domenico, Antonio Gramsci e la Sardegna. Carteggio inedito Gramsci-Lussu ( 52.25). Da documenti non appartenenti agli atti del «processone»: 12. Dichiarazione di Umberto Terracini ai giudici del Tribunale speciale, concessione di Terracini, inedito; 13. Richiesta di medicinali del dottor Cisternino, brogliaccio conservato alla Casa penale di Turi, inedito; 14. Decreto del giudice di sorveglianza per la liberazione condizionale di Antonio Gramsci, fornito dal Pretore di Torino, dal Ministero di Grazia e Giustizia con una nota 16 dicembre 1950, inedito.

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III. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN VOLUME DI

AUTORE UNICO

54.02 GAROSCI, Aldo, Totalitarismo e storicismo nel pensiero di Antonio Gramsci in ID., Pensiero politico e storiografia moderna, Pisa, Nistri-Lischi, 1954, pp. 193-257 Con un’ampia premessa biografica a carattere culturale e politico, G. introduce al pensiero e all’azione politica precarceraria di AG, segue una profonda analisi del carattere letterario riconosciuto alle LC e infine un percorso attraverso la teoria politica dei Q, in cui G. tenta di dare una risposta al tema centrale: la peculiarità del marxismo gramsciano. G. ne nega il carattere materialistico a favore di uno storicismo in cui si riconosce l’influenza crociana, ma limitato dall’obiettivo comunista di una società priva di contraddizioni. «Nell’identificare filosofia e politica (o distinguerle solamente per “gradi”), nel postulare un ordine nel quale la filosofia non sarebbe più nata dalle contraddizioni della politica (e perciò della vita) egli totalitario era, e duramente» (p. 233). La critica di G. ai concetti di partito ed egemonia si indirizza all’ambiguità della teoria centrale gramsciana d’«impulso revisionista e liberale» (p. 241) coniugata con un «rinnovato totalitarismo, più energico e più assolutistico e più illiberale» (ivi) perché si fonda sull’idea di «un “salto” fuori delle contraddizioni della società grazie a una ferrea organizzazione che cerca di legarsi le forze intellettuali e di sottometterle» (ivi). Il saggio conclude con una descrizione esemplificativa dei temi letterari e storiografici presenti nei Q. Affermando la «scarsa fecondità» «dei tentativi che sono stati fatti fin qui per riprendere le idee di Gramsci» (p. 257), G. nega la popolarità del Gramsci scrittore politico sennonché «come fondatore in Italia di un’organizzazione politica centralizzata e manovrata, come mito, egli è effettivamente popolare» (p. 256).

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54.03 PEPE, Gabriele, Lettere dal carcere di Antonio Gramsci

in ID., Pane e Terra nel Sud

Firenze, Parenti, 1954, pp. 172-179. Tra i profili di storia culturale contemplati nella terza parte del volume, un capitolo (pp. 172-179) è dedicato alle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, dove l'a. descrive appassionatamente il lato umano che fluisce da un epistolario ricco di candore e schiettezza, in cui emerge il pudore della propria sofferenza; l'a. nota, inoltre, come gli scorci dell'infanzia di AG riflettano la sua profonda esigenza pedagogica. La critica a Croce è qui interpretata come l'atteggiamento del discepolo che polemizza con il maestro. P. fa riferimento alla gramsciana visione classista del folclore, come concezione propria di determinati strati della società in contrapposizione a quella «ufficiale».

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VI. INTRODUZIONI, PREFAZIONI, POSTFAZIONI,

PREMESSE, AVVERTENZE, NOTE

54.04 Prefazione

in ON, pp. XI-XV

[Prefazione redazionale] Per sottolineare il nesso, la continuità, tra l’opera precarceraria ed i Q, è stata data precedenza alla pubblicazione degli scritti del 1919-1920 in cui sono enucleati già alcuni degli elementi più importanti della filosofia gramsciana. In «un continuo appello all’organizzazione e alla lotta» (p. XII), gli articoli di AG raccolti nel volume, ci ricordano come «l’impostazione data dall’”Ordine Nuovo” ai problemi e alle lotte del movimento operaio produsse un vero e proprio sconvolgimento nel campo del socialismo, nel modo di concepire l’azione socialista che si era affermato e radicato nei decenni precedenti» (ivi). Citando un passo dall’epistolario gramsciano, è lasciata la parola al pensatore sardo per elencare le occasioni di pubblicazione che egli rifiutò. Sono inoltre indicati i criteri di attribuzione usati per la raccolta, le ragioni editoriali per l’esclusione dei testi scritti a quattro mani e, a conclusione, una succinta bibliografia degli studi sull’«Ordine Nuovo».

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X. SAGGI IN PERIODICI

54.05

ALICATA, Mario, Il meridionalismo non si può fermare ad Eboli in «Cronache meridionali» [Napoli], II (1954) pp. 585-603 Poi in: ID., La battaglia delle idee, Roma, Editori Riuniti, 1968, pp. 56-74 ID., Intellettuali e azione politica, a cura di Renzo Martinelli e Roberto Maini, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 153-172 ID., Antropologia culturale e questione meridionale, a cura di Carla Pasquinelli, Firenze, La Nuova Italia, 1977, pp. 175-199 Saggio critico verso le ultime tendenze d’approccio alla questione meridionale inficiate dalla visione del filone rappresentato da C. Levi, che ha allontanato irrimediabilmente il Mezzogiorno «dal quadro della nostra conoscenza oggettiva» (p. 590). L’a., pur stimandone i meriti letterari, ritiene che sebbene il Cristo si è fermato ad Eboli abbia contribuito sensibilmente ad una «prima popolarizzazione del problema meridionale» (ivi), nelle tesi prive di consistenza teorica in esso enunciate, non sono individuate «le forze storiche che, oggi, possono spingere a soluzione la questione meridionale, e le vie per le quali ciò potrà avvenire» (p. 591). Appoggiandosi alle riflessioni gramsciane sul rapporto tra città e campagna contenute in R, A. spiega che Levi arriva a riconoscere «il valore fondamentale del contrasto esistente, nella moderna società borghese, fra città e campagna, ma che di questa conseguenza della “prima grande divisione sociale del lavoro” egli non è capace di dare un’interpretazione dialettica e dunque non è capace né di indagarne l’origine, il significato e gli sviluppi reali, né di analizzare le forme storiche concrete in cui tale contrasto si manifesta» (ivi). Delle elaborazioni svolte sugli elementi di Levi, l’a. offre alcuni esempi in senso negativo e, a suodire, reazionario: F. Compagna, M. Rossi-Doria e G. Baget (Bozzo) ma «l’influenza esercitata dalla visione “poetica” del Mezzogiorno propria del Levi» rilevata nell’opera di R. Scotellaro come in quella di E. De Martino, non ha favorito un atteggiamento realistico e progressivo. In questo quadro l’a. ripropone, collegandosi a V. Santoli, Tre osservazioni su Gramsci e il folclore ( 51.08), integrando con considerazioni metodologiche tratte dai Q, l’indicazione gramsciana di studiare il folclore oltre il pittoresco, come concezione del mondo di ceti subalterni in contrapposizione alle concezioni del mondo delle classi superiori.

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54.06 BOBBIO, Norberto, Intellettuali e vita politica in Italia in «Nuovi Argomenti» [Torino], II (1954) pp. 103-19

Poi in: ID., Politica e cultura, Torino, Einaudi, 1955, pp. 121-38 Suscitata dal controverso contesto politico-culturale italiano, l’analisi di B. si indirizza innanzitutto verso il ruolo degli intellettuali nei momenti storici di trasformazione, quando il rapporto con la politica diventa inevitabile. Nelle condizioni particolari dell‘Italia coeva, caratterizzata da una società disorganica e non travagliata da processi di trasformazione, l‘a. invita ad una discussione per definire i compiti progressivi del ceto intellettuale. B. intende altresì indurre ad uno studio approfondito a partire dalle uniche riflessioni che possediamo sul problema della storia e dell‘organizzazione degli intellettuali in Italia: le note di IOC, scritte in un periodo in cui la discussione sulla natura e sulla funzione sociale degli intellettuali esplose vivissima.

__________________ 54.07

CAFAGNA, Luciano, Antonio Labriola e la «coscienza socialista» in Italia in «Movimento Operaio» [Milano], VI (1954) pp. 661-83 In questo scritto che presenta il pensiero di Labriola attraverso una contestualizzazione storica e politica, AG è ripreso con alcuni cenni al fine di puntualizzare i fondamenti di teoria politica nel rapporto tra Stato e società civile e sulla natura dello Stato italiano rispetto alla questione meridionale e quella vaticana.

__________________ 54.08

CONTESSI, Pier Luigi, Questioni di estetica e materialismo dialettico in «Il Mulino» [Bologna], III (1954) pp. 408-22 Analizzando i rapporti tra materialismo storico e concezione dell’arte, tra lo Stato sovietico e l’eteronomia dell’arte, l’a. rileva che il problema dell’arte, pur classificata tra le sovrastrutture, oppure intesa e articolata in maniera più complessa, non è mai stato proposto in maniera esplicita, se non marginalmente, dal materialismo storico. Rispetto all’analisi di Lukács, C. si collega a Carlo Salinari, Marxismo e critica letteraria in un libro di Lukács ( 53.20), ritenendo che «per l’intendimento di una teoria comunista dell’arte, giovano forse assai più le osservazioni del Gramsci, che, nella loro schematica frammentarietà, si inseriscono negli aspetti più vivi e problematici della nostra tradizione culturale» (p. 410). Le citazione gramsciane tratte da L, LVN e MS

valgono, per C., a sostenere l’autonomia dell’arte rispetto all’influsso predominante dello sviluppo economico.

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54.09 CONTI, Giuseppe, La tecnica e l'uomo in «Incontri Oggi» [Roma], II (1954), 5-8. In polemica con la cultura italiana contemporanea «facilmente permeabile al mito tecnocratico americano» (p. 5), l’a. riprende, specificati in nota al testo, alcuni motivi gramsciani tratti da AF e NM al fine di dimostrare l’esistenza di un’avanzata elaborazione marxista nella definizione della necessaria e progressiva organizzazione tecnica legata ai differenti contesti sociali e storici.

__________________

54.10 [FABBROCINO, Gennaro], Questioni storiche dell'Internazionale comunista in «Il Programma Comunista» [Milano], III (1954) n. 6, p. 2 n. 7, p. 2 Parzialmente riprodotto con il titolo: Topografia ideologica dell'ordin[amento]ovismo, in [Arturo PEREGALLI] Il comunismo di sinistra e

Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 167-75 F. concentra qui l’attenzione sul ruolo del partito politico come condizione indispensabile dell’insurrezione finalizzata alla conquista del potere e in base a questa concezione sostiene l’estraneità del pensiero ordinovista al marxismo. La «deviazione», originata dall’esaltazione di AG e Tasca per la produzione industriale, è rintracciabile nel fine della teoria consiliare: il cambiamento di titolarità giuridica dell’azienda da una persona fisica al Consiglio di fabbrica e dunque non la mutazione sostanziale dei rapporti di produzione con la fine dell’organizzazione aziendalista della produzione. AG, coerente con la sua derivazione idealista, costruisce con la rete dei Consigli di fabbrica lo schema e modello dello Stato futuro, aspetto già notato da Bordiga nel «Soviet» come inconciliabile con la teoria marxista della distruzione dello Stato. L’a. si sofferma sul presunto animoso conflitto tra la corrente ordinovista e la Frazione Comunista Astensionista, leggenda su cui indugia la storiografia di partito e quella di altre tendenze, come Fulvio Bellini e Giorgio Galli nella Storia del Partito Comunista Italiano ( 53.03).

__________________

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54.11 FAENZA, Liliano, Labriola e Gramsci in «Mondo Operaio» [Roma], VII (1954) pp. 15-17 F. mostra il collegamento tra il pensiero di AG e Labriola che parte dall’autonomia culturale ricercata da quest’ultimo per la filosofia della prassi; l’a. paragona la lotta del pensatore cassinate contro le falsificazioni positiviste del marxismo all’Anti-Dühring di Engels, alla produzione carceraria del pensatore sardo: avversi non solo alle risorgenti tendenze meccanicistiche, ma anche al neoidealismo italiano, i Q aprono il cammino all’Anticroce ivi auspicato. F. riconosce nel pensiero di AG il superamento della cesura labriolana fra teoria e pratica, attraverso l’esperienza ordinovista e la coscienza della necessità di un «organismo politico rivoluzionario» (p. 17) e il sostegno di «uno strato di intellettuali che attraverso il crogiolo del partito sentissero il bisogno di organizzare la nuova cultura» (ivi).

__________________ 54.12

GERRATANA, Valentino, L’opera di Gramsci nella cultura italiana in «Rinascita» [Roma], XI (1954) pp. 749-753 L’a. prevede una nuova fase per l’influsso di AG nella cultura italiana: attraverso un parallelo tra l’influenza del Labriola e quella gramsciana, contestualizzate storicamente per ricercarne le diversità, ritrova nel pensiero dell’uno lo spirito dell’altro, avulso da formule di attesa messianica, pronto a lottare contro il positivismo evitando l’idealistico «distacco tra mondo culturale e vita reale della nazione» (p. 750). Realizzare larghe alleanze tra operai e contadini, la funzione primaria del ceto intellettuale, la rottura e insieme lo sviluppo del patrimonio culturale tradizionale: questi i temi innovativi, propulsori, dell’egemonia culturale, ripercorsi dalla cultura italiana come un patrimonio comune e non di una sola parte politica, esempi ripresi da G. per dimostrare come la linea crociana di usare il «pregiudizio politico» come «canone di giudizio culturale» (p. 753) non sia stata seguita dalla riflessione nazionale.

__________________ 54.13

GIARRIZZO, Giovanni, Moralità scientifica e folclore

in «Lo Spettatore Italiano» [Roma], VII (1954) pp. 180-184 In polemica con alcuni studi sul folklore, l’a. richiama l’attenzione sulla metodologia degli studi etnologici, adducendo a limite dell’impostazione di LVN il dualismo classista. Critica a questo saggio in: Vittorio Lanternari, Religione popolare e storicismo ( 54.14)

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54.14 GUIDUCCI, Roberto, La questione della cultura di sinistra in «Questioni» [Torino], I, n 5-6 (1954) pp. 45-58

poi col titolo: Sulla cultura nella guerra fredda, in ID., Socialismo e verità. Pamphlets di politica e cultura, Torino, Einaudi, 1956, pp. 23-46 Partendo dal delicato rapporto tra cultura e politica, l‘a. sostiene che il radicale cambiamento strutturale nei paesi socialisti non abbia determinato la corrispondente trasformazione sul piano sovrastrutturale. Citando prima Lenin e poi Gramsci, G. intende spiegare che il concetto di partitarietà della cultura non implica una posizione ancillare rispetto alla politica, bensì l’accettazione dei risultati scientifici che vengono conseguiti sul piano universale, al di fuori delle limitazioni classiste e dello sfruttamento politico immediato, rispettando così la distinzione funzionale fra cultura e politica. Sui Q non si è operata una completa rielaborazione ideologica; essi sono stati usati per appianare contrasti. L’a. sostiene che gli intellettuali marxisti indipendenti coprano una posizione privilegiata sul terreno della ricerca rispetto agli intellettuali di partito, ostaggi della fissità dei principi. G. intende spezzare l’ancillarità della cultura rispetto alla politica proponendo modifiche strutturali del partito ed auspicando nuovi organi, da questo separati, che siano in grado di realizzare cultura attraverso il nuovo metodo: il lavoro d’équipe. Cfr. GUIDUCCI, Roberto, Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra ( 55.18)

__________________ 54.15

LANTERNARI, Vittorio, Religione popolare e storicismo in «Belfagor» [Messina-Firenze], IX (1954) pp. 675-81

Poi in: ID., Occidente e terzo mondo. Incontri di civiltà e religioni differenti, Bari, Dedalo, 1967, pp. 439-451 poi in: [Carla PASQUINELLI] Antropologia culturale e questione meridionale. Ernesto De Martino e il dibattito sul mondo popolare subalterno negli anni 1948-1955, a cura di Carla Pasquinelli, Firenze, La Nuova Italia, 1977, pp. 206-219 Movendo dalle critiche ad AG di G. Giarrizzo in Moralità scientifica e folclore ( 54.12), L. approfondisce il linguaggio e i concetti utilizzati dal pensatore sardo, e, descrivendo il rapporto tra folklore religioso e cultura ecclesiastica, conviene sui presupposti metodologici e le conclusioni storiche dei Q.

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54.16 LOMBARDO-RADICE, Lucio, Gramsci: le forze sociali portatrici di avvenire in Antifascismo – restaurazione e antifascismo – rivoluzione in «Incontri Oggi» [Roma], II (1954) p. 5 All’interno di un approfondimento storico dei principi democratici portati dalla Resistenza, è contestualizzato ed analizzato il nuovo tipo di democrazia enucleato da AG, basato «sulle due “forze sociali” che in Italia “sono essenzialmente nazionali e portatrici dell’avvenire... : il proletariato e i contadini”» (p. 5).

__________________

54.17 MANACORDA, Gastone; MUSCETTA, Carlo, Gramsci e l’unità della cultura

In «Società» [Firenze], X (1954) pp. 1-22 Poi parzialmente in: GRAMSCI, Antonio, Critica letteraria e linguistica, a cura di Rocco Paternostro, Roma, Lithos, 1998, pp. 149-151 Nel decimo anniversario dalla fondazione della rivista «Società», gli aa., auspicando la consapevolezza dell’importanza di un’azione continua per il rinnovamento della cultura, pubblicano questo saggio di ampio respiro sulla concezione della cultura di AG. Sollecitando riferimenti più rigorosi al pensatore sardo nell’analisi del rapporto tra politica e cultura, lamentano un uso talvolta «di mutili richiami e di comode approssimazioni» (p. 1), da combattere in vista di una concezione della cultura non separata dalla società civile, evitando gli antichi difetti di astratto cosmopolitismo o di ripiegamento strapaesano. Lo scritto, partendo dalle caratteristiche culturali del problema nazionale italiano, riconduce la molteplicità dei concetti filosofici e metodologici gramsciani, qui analizzati specificamente ed organicamente, ad una concezione unitaria della cultura; questa è raggiungibile colmando la frattura fra intellettuali e popolo, orientandosi ad una visione filosofica ed ideologica unitaria, universale e totale. Quest’ultima, fondata sull’unità dialettica di teoria e prassi, «si pone come compito una continua verifica del sapere nella storia contemporanea in formazione e solo attraverso questa consapevolezza raggiunge l’identità, integralmente storicistica, di filosofia e storia» (p. 20). Gli aa. offrono una panoramica sintetica della filosofia, e altresì dell’approccio metodologico gramsciano, inglobati nella concezione storicistica della cultura.

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54.18 MANCINI, Federico; MATTEUCCI, Nicola, «Terza Generazione» tra Gioberti e Gramsci

in «Il Mulino» [Bologna], III (1954) pp. 149-158 Giudizio sulla giovane rivista «Terza Generazione» che, non intendendo riconoscersi nella politica culturale di opposti schieramenti, aspira a proporre un nuovo orizzonte critico. Nelle ricerca di una vocazione nazionale, la rivista intende ispirarsi alle matrici della cultura nazionalpopolare sulle orme di Gramsci, ma gli aa. già paventano una deriva retorica, vuota e provinciale, in nome del primato italiano, lontana dai compiti storici affidati dal pensatore sardo alle masse operaie e contadine.

__________________ 54.19

MARINO, Gaetano, Dalle memorie di un comunista napoletano. (1920-1927)

in «Movimento Operaio» [Milano], VI (1954) pp. 731-749 Una brevissima nota biografica precede la testimonianza dell’a. sulla sua prima attività di comunista: il racconto è scandito cronologicamente a partire dalla nascita del partito. Ai problemi organizzativi locali, sentiti a Napoli con maggior intensità per il peso della fazione bordighista, si sommano le difficoltà pratiche incontrate con l’avvento del fascismo e la costruzione del regime. In questo quadro si situano i due incontri napoletani (settembre 1924, agosto 1925) con AG, il quale pone con forza tra gli obiettivi della Federazione locale la penetrazione nel ceto contadino, ma soprattutto arriva a Napoli per «condurre una battaglia decisiva contro il bordighismo» (p. 742).

__________________ 54.20

L’ORTODOSSO [PARLATO, Armando], Nota su Gramsci in «Prometeo» [Milano], IX (1954) pp. 20-27

Poi in: [Arturo PEREGALLI], Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 144-164 L’a. ritiene i Q siano «sovrastruttura propria della borghesia» perché vi si svaluta il fattore economico, considerandolo uno dei tanti modi in cui si presenta il processo storico; AG capovolge il marxismo equiparando base e sovrastruttura o ponendo quest’ultima quale demiurgo della storia, P. sostiene che rigettare il materialismo volgare non implica escludere la tesi di una realtà indipendente e qui pone, come punto forte delle contestazioni a Gramsci, allineato con l’idealismo crociano e gentiliano, la prima Tesi su Feuerbach di Marx.

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54.21 PARLATO, Armando, «L'Ordine Nuovo» e i Consigli di fabbrica in «Battaglia Comunista» [Milano], XV, (1954) n. 3, aprile-maggio, pp. 2-3 n. 4, giugno, p. 2 n. 5, luglio, p. 2 Poi in: [Arturo PEREGALLI] Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 176-208 Articolo che annuncia la prossima pubblicazione su questa rivista di articoli gramsciani del periodo ordinovista, in quanto «esplicita critica demolitrice della linea del PCI» (p. 2) e per conoscere il Gramsci leninista e internazionalista, coperto dalla divulgazione dei Q, preferita da Togliatti. P. critica la valorizzazione dei sindacati da parte dei bordighisti, ma accetta la critica di questi fatta all’ordinovismo il cui errore sarebbe stato pensare ad «una forma economica comunista prima della conquista politica del potere», questa rappresenta infatti una manovra riformista. Riprendendo un articolo di Carlo Bertani (in «L’Ordine nuovo», I, n. 30) che auspica la nascita di un organismo consiliare nazionale compatibile con lo Stato borghese, l’a. prova l’anima riformista del consiliarismo e spiega che l’errore ideologico di AG è di credere sia socialista la statalizzazione dei mezzi di produzione. Il cambiamento della titolarità dei mezzi di produzione non distrugge la base del capitalismo cioè l’azienda, in questo senso anche il produttivismo gramsciano è difensore dell’economia capitalistica.

__________________ 54.22

PARLATO, Armando, Valori conoscitivi dell'esperienza proletaria in «Battaglia Comunista» [Milano], XV (1954) n. 9, novembre, p. 2 n. 10, dicembre, p. 2 Articolo firmato «Armando Monti» Poi col titolo: [Arturo PEREGALLI] Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 217-239 P. sostiene il valore del partito e contesta il pensiero gramsciano che vede nell’operaio il produttore non risolvendo il problema della conquista del potere. Altri difetti del movimento consiliarista, espresso da AG nell'«Ordine nuovo», sono l’«avantempismo» e il produttivismo, le cui involuzioni, secondo una visione mercantile dell’attività produttiva, sono il gradualismo e il riformismo.

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54.23

ROCCO, Ferdinando, Gramsci e il cinema in «Rivista del Cinema Italiano» [Milano], III (1954), pp. 29-33 Premettendo che nell’opera gramsciana il cinema «non trova il posto né la considerazione che merita» (p. 29), l’a. riporta le considerazioni accennate negli scritti di critica teatrale del giovane AG nei quali è negata al cinema il valore d’arte, per poi passare alle incidentali osservazioni contenute in LVN, dove un giudizio più impegnativo del pensatore sardo ha già «in embrione, il tentativo di comprendere, da un punto di vista culturale, l’influenza del cinema sul pubblico» (p. 32). R si riferisce qui all’innovazione linguistica portata nelle masse dal linguaggio cinematografico, così come al significato di costume esplicitato da AG con la relazione tra narrativa popolare ed il film.

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54.24

[s. a.] Quadro clinico del pensiero di Antonio Gramsci. «L’Ordine nuovo» in «Battaglia Comunista» [Milano], XV, n. 9, novembre (1954) p. 2 Poi in: [Arturo PEREGALLI], Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 240-246 La lezione rivoluzionaria di AG è presto «sopraffatta da una pesante incrostazione idealistico-borghese», così è qui negato il nesso e la coerenza tra i Q e la raccolta ON. Non si può considerare rivoluzionaria la lezione ordinovista, perché AG, non sentendo la necessità di un partito comunista, si limita «all’azione passiva quando vi è trascinato dal maturare delle condizioni». L’articolo continua con la negazione di un’assimilazione del leninismo da parte di AG in base all’articolo La rivoluzione contro il Capitale (in «Avanti!», XXI, n. 356, 24 dicembre 1917, p. 1).

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XII. RECENSIONI

54.25

CAJUMI, Arrigo, Gramsci e Giolitti in «La Nuova Stampa» [Torino], X, n. 250, 20 ottobre 1954, p. 3 Rec. a ON

Da ON, in cui si ritrova l’azione politica gramsciana, C. elenca gli errori politici di AG, cause della sconfitta del movimento: il disinteresse a cuor leggero per i sindacati, il disprezzo per la piccola e media borghesia, la sopravvalutazione delle capacità di gestione dei quadri operai. L’a. intendendo «di proposito risparmiare citazioni sgradevoli, collezioni d’ingiurie sanguinose», evidenzia, dai testi polemici verso Giolitti, la «scarsa conoscenza delle forze in contrasto, e della psicologia tradizionale italiana». Testimone della «visione settaria del 1919-1920 che ebbe per frutto amaro il fascismo», secondo C. è qui rivelata «la sconfitta della sua politica, i lati meno apprezzabili del suo temperamento, in una parola il suo fanatismo».

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54.26

CARBONE, Giuseppe, Un solo Gramsci in «Incontri Oggi» [Roma], III , n. 10 (1954), p. 29. Rec. a ON

C. riprende i motivi con cui è stato teorizzata la frattura tra un momento giovanile di lotta e quello carcerario speculativo e letterario nella biografia gramsciana, tesi smentita con la pubblicazione di ON, in cui AG «dà l’interpretazione autentica di se stesso, la chiave per comprendere senza equivoci gli stessi “quaderni del carcere”», infatti «impegno immediato nella lotta ed elaborazione teorica sono in Gramsci una cosa sola». L’a. nota anche come molti dei temi dei Q abbiano già una centralità nell’attività ordinovista.

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54.27

RAGIONIERI, Ernesto, Gli scritti di Antonio Gramsci. L'«Ordine nuovo» in «Il Nuovo Corriere», 29 ottobre 1954, p. 3 [altri dati mancanti] Rds, CF Rec. a ON

Gli scritti di ON rivelano «il legame coi problemi reali della società italiana che i temi dei Quaderni del carcere già indicavano e che d’ora in avanti sarà difficile poter confinare in una zona di appartata intellettualità». L’a. cita lo studio di Garosci su AG in Pensiero politico e storiografia

moderna ( 54.02), dove, tra le componenti teoriche gramsciane, non è riconosciuto il leninismo: è ormai innegabile dopo la pubblicazione di ON che esso sia invece il punto di partenza per l’opera critica del Sardo come per quella politica e R. ne ripercorre i collegamenti nell’esperienza ordinovista.

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54.28

SALINARI, Carlo, Gramsci e l'Ordine nuovo in «Il Contemporaneo» [Roma], I, n. 34 (1954) pp.1-2 Rec. a ON Sull'esempio di Lenin, AG imposta in modo originale i temi fondamentali delle sue analisi, capovolgendo l'interpretazione crociana della storia italiana ed elaborando così le prime forme di rinnovamento della società e della cultura. L'a. sostiene infatti che per spiegarne il pensiero al prevalente nesso «Croce-Gramsci» vada sostituito il «Gramsci-Lenin». S. ritiene che se il tema della civiltà operaia nei Q è implicito ed il lettore può illudersi di non vederlo, AG, «primo grande costruttore delle forme di questa civiltà» (p. 2), negli articoli di ON «richiama con forza a questo problema» (ivi).

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54.29

TASCA, Angelo, Una storia del partito comunista italiano in «Critica sociale» [Milano], XLVI (1954) pp. 30-32, 45-48, 61-64 Poi in: ID., Appendice, in I primi dieci anni del Pci, introduzione di Luigi Cortesi, Bari, Laterza, 1971, pp. 175-223 Rec. a Fulvio Bellini e Giorgio Galli, Storia del Partito comunista italiano Milano, Schwarz, 1953 ( 53.03)

In queste note di carattere testimoniale, T. riprende gli argomenti in gran parte già utilizzati in I primi dieci anni del Partito comunista italiano, in «Il Mondo» (1953). Seguendo la trama storiografica del volume recensito, T. adduce riserve e corregge imprecisioni, concordando però pienamente sulla linea d’interpretazione che riporta in luce il ruolo cruciale di Bordiga. Parallelamente, l’a. ritiene centrali le scelte politiche connesse all’esperienza consiliare, cui tanta parte prese AG, che rimproverò i compagni ordinovisti «di non aver consentito nella primavera del 1920 a una rottura con il partito socialista, che avrebbe permesso, a suo parere, di meglio orientare il movimento dei Consigli di fabbrica» (p. 45), la scissione sindacale e politica proposta da AG era illusoria: «egli le attribuiva il potere non già di rendere possibile la rivoluzione grazie all’occupazione delle fabbriche, ma di rinviare quest’occupazione ad un’epoca migliore e indeterminata» (ivi).

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54.30

TERRANOVA, Nicola in «Belfagor» [Messina-Firenze], IX (1954) pp. 100-105 Rec. a Marcella Ferrara, Maurizio Ferrara, Conversando con Togliatti, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1953 ( 53.02) Nel ripercorre le vicende biografiche e politiche di Togliatti, l’a. evidenzia il ruolo di compagno-maestro che ebbe AG, già palese nel periodo universitario, che si sviluppò con la militanza politica e s’interruppe solo al momento dell’arresto del Sardo.

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54.31 TOGLIATTI, Palmiro, Storia come pensiero e come azione

in «Rinascita» [Roma], XI (1954) pp. 709-713 Poi in: Palmiro TOGLIATTI, Gramsci, Parenti, Firenze 1955, [Saggi di cultura moderna, 11] pp. 121-132 (ristampa di ID., Gramsci, Milano Sera Editrice, Milano 1949, [Biblioteca di cultura. Serie politica, 5]) ID., Momenti della storia d'Italia, Editori Riuniti, Roma 1963, [Nuova biblioteca di cultura, 45] 19732, pp. 165-188 ID., Gramsci, a cura e con prefazione di Ernesto Ragionieri, Editori Riuniti, Roma 1967, [Nuova biblioteca di cultura, 71], pp. 81-104 ID., La politica culturale, a cura di Luciano Gruppi, Editori Riuniti, Roma 1974, [Le idee, 99] pp. 164-192 ID., Scritti su Gramsci, a cura di Guido Liguori, Editori Riuniti, Roma 2001, pp. 183-192 Rec. a ON Lo scritto mira a contrastare la critica contemporanea che guarda con nostalgia ai Q, non cogliendo negli scritti precarcerari il «legame tra il pensiero e il fatto, tra la storia e la politica, tra la comprensione della realtà e la lotta reale», limitandosi talvolta a superficiali critiche sull’asprezza e veemenza del linguaggio, tratti caratteristici, «i soli adeguati a quella situazione, a ciò che allora avveniva, alla catastrofe che attendeva il Paese» (p. 709). La continuità delle due fasi dell’opera di AG è sottolineata con decisione: «gli scritti, in apparenza di pura battaglia, del 1919 e degli anni successivi, contengono, in germe non soltanto, ma già ampiamente dispiegati, i temi e la trattazione che sono sostanza del lavoro carcerario» e quest’ultimo «non è che visione più profonda e chiara di ciò che nel corso della precedente, ardente partecipazione alla lotta reale è stato portato alla luce» (p. 710). Lo storicismo di T., si salda con l’opera di AG e con la fondazione teorica del PCI: gli scritti gramsciani, quelli precarcerari e carcerari, sono momenti complementari. La teoria della prassi è momento non solo della conoscenza storica, ma di conoscenza tout court, in questo senso il lascito gramsciano, in continuità tra l’opera di storico e di politico, è monito per i comunisti, che partendo dall’azione pratica, prendono coscienza della struttura del mondo reale, che «a sua volta perfeziona l’azione» (p. 711). Soffermandosi sulle accese critiche gramsciane a Luigi Einaudi per rievocare la cecità con cui fu accolto il fascismo in Italia da quelle correnti politiche che, con ogni mezzo, intendevano «sbarrar la strada al marxismo» (p. 712), T. sottolinea il giudizio storico e politico di AG e evidenzia la perspicacia delle sue analisi.

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54.32

[s. a.] L'«Ordine Nuovo» 1919-1920 in «Il Programma Comunista» [Milano], III (1954) n. 22, 26 novembre-11 dicembre, p. 2 n. 23, 13-30 dicembre, p. 2 Poi in: [Arturo PEREGALLI], Il comunismo di sinistra e Gramsci, Bari, Dedalo, 1978, pp. 209-216 Rec. a ON Tutto il pensiero di AG si sviluppa in un’ideologia fuori dal marxismo, questo è dimostrato negli articoli raccolti in ON attraverso la completa assenza del gruppo ordinovista dal processo di formazione del partito di classe: «non si trova uno scritto che palesi la partecipazione di Gramsci e del suo gruppo al dibattito» per «gettare le basi organizzative e teoriche del nuovo Partito» (n. 22). Il Sardo è qui dipinto con un pensiero contraddittorio e confuso rispetto al marxismo; di linguaggio soreliano, entrato nel socialismo «per aver creduto di trovarvi la soluzione ai suoi problemi intellettuali», l’a. riprende le critiche politiche mosse da A. Parlato in Valori conoscitivi

dell'esperienza proletaria ( 54.21) per contrapporre al pensiero di AG quello di Lenin.

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XIII. ARTICOLI GIORNALISTICI

54.33 BELLINI, Fulvio; GALLI, Giorgio, L'itinerario di Gramsci. L'ombra dello stalinismo scende sulla Terza

Internazionale In «Risorgimento Socialista» [Roma], IV, n. 5, 7 febbraio 1954, p. 3 Ad eccezione della lettera «indirizzata dall’Ufficio politico del partito bolscevico russo, resa nota da Angelo Tasca in Francia nel 1938 e la cui veridicità non è mai stata contestata», si è nell’impossibilità di esaminare l’atteggiamento politico di AG «nei confronti del sempre più accelerato processo di stalinizzazione del Comintern». Gli aa., al fine di escludere l’allineamento di AG a questa tendenza, propongono di ricorrere alla lettura diretta dei Q, «vagliati e controllati direttamente dall’attuale gruppo dirigente del PCI», che pur «non contengono una sola affermazione che si avvicini, anche lontanamente, al linguaggio adottato dal Comintern nei confronti delle correnti di opposizione». Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, L'itinerario di Gramsci ( 53.30), IDD., L'itinerario di Gramsci. I Consigli di fabbrica ( 53.31), IDD., L'itinerario

di Gramsci. Una rigorosa corrispondenza tra la teoria e la pratica ispirò la vita dell'autore dei «Quaderni del carcere» ( 54.34)

__________________ 54.34

BELLINI, Fulvio; GALLI, Giorgio, L'itinerario di Gramsci. Una rigorosa corrispondenza tra la teoria e la

pratica ispirò la vita dell'autore dei «Quaderni del carcere» In «Risorgimento Socialista» [Roma], IV, n. 7, 21 febbraio 1954, p. 3 Gli aa. trovano le ragioni dell’accettazione del pensiero gramsciano «sia pure attraverso una particolare interpretazione, da determinate correnti politico-culturali anche lontane dalla dottrina marxista», nella condivisione di aspetti particolari «che si tende a staccare dalla sua costruzione ideologica considerata globalmente». Sono citati gli esempi dell’autogoverno della classe operaia accettato dalle correnti anarchiche come dagli strati liberali; l’interpretazione del Risorgimento come «compromesso tra la borghesia in ascesa e i residui delle vecchie classi feudali» fatta propria da Gobetti e in seguito da una gamma di correnti politiche che vanno dai cattolici di sinistra ai settori della socialdemocrazia e del movimento liberale. «Queste parziali ed eterogenee convergenze non devono far perdere di vista la linea di sviluppo fondamentale della concezione teorica e dell’attività pratica» di AG, che ha «alla base lo sforzo di impiegare il metodo del materialismo dialettico»; comprendendo profondamente l’insegnamento rivoluzionario dei fondatori del socialismo scientifico, la priorità di AG è di «avere costantemente e fino in fondo realizzata quella fusione di teoria e pratica che deve essere la fondamentale caratteristica degli “uomini di Stato” della classe operaia». Cfr. Fulvio BELLINI, Giorgio GALLI, L'itinerario di Gramsci ( 53.30), IDD., L'itinerario di Gramsci. I Consigli di fabbrica ( 53.31), IDD., L'itinerario

di Gramsci. L'ombra dello stalinismo scende sulla Terza Internazionale ( 54.33)

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I. MONOGRAFIE DI AUTORE UNICO

55.01 ABBATE, Michele, La filosofia di Benedetto Croce e la crisi della società italiana Torino, Einaudi, 1955, 242 pp. [Studi e ricerche; nuova ediz. 1966, 1976, Pbe, 274 pp.] Oltre ai numerosi riferimenti all’opera gramsciana per arricchire e sviluppare la descrizione della filosofia di Croce, l’a. utilizza interpretazioni storiche, concetti, brevi citazioni e categorie impiegate nei Q per presentare il contesto storico in cui opera il filosofo abruzzese: dai giudizi politici sull’Italia giolittiana, al sistema economico internazionale, dalla questione dell’isolamento culturale subìto dai modernisti a causa di Croce e Gentile a questioni filosofiche più generali come l’idea di progresso; il testo è costellato di rimandi diretti ai frammenti carcerari di AG.

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55.02 COMPAGNA, Francesco, Labirinto meridionale (Cultura e politica nel Mezzogiorno) Venezia, Neri Pozza, 1955, 184 pp. Le riflessioni gramsciane sulla questione meridionale sono prese in considerazione come interpretazione del pensiero di G. Dorso a completamento della visione di Gobetti, non senza la mediazione di Croce. L'a. nega una frattura tra «grande cultura» e «media cultura» (p. 50), sostenendo l'esistenza di «zone grigie, non classificabili» (ivi) ed è perciò critico verso lo schema semplicistico di AG, in cui si annida «un pericoloso equivoco, si consolidano nuove "illazioni arbitrarie", contraddizioni e deformazioni politiche, insidie classiste e tendenze totalitarie» (ivi).

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55.03 GARIN, Eugenio, Cronache di filosofia italiana (1900-1943) Bari, Laterza, 1955, VIII-543 pp. Poi: ID., Cronache di filosofia italiana (1900-1943). In appendice Quindici anni dopo (1945-1960), Bari, Laterza, 1966, 2 tomi, XIV-635 pp. ID., Cronache di filosofia italiana (1900-1960), Roma-Bari, Laterza, 1997, 2 tomi, XIV-635 pp. Fulcro di questo complesso studio è l’opera di B. Croce, esposta da G. ad un’approfondita analisi. Nell’argomentare la critica del pensiero del filosofo abruzzese, e nella stessa ricognizione della sua influenza sull’intera cultura italiana dell’epoca, l’a. ricorre, frequentemente e puntualmente, alle fertili riflessioni di AG (nei Q), attraverso riferimenti perlopiù citati o sintetizzati in nota.

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55.04 MAITAN, Livio, Attualità di Gramsci e politica comunista Schwarz, Milano 1955, 49 pp. In seguito alla pubblicazione di ON, l’a. propone una guida, per capitoli tematici, all’analisi politica gramsciana durante il Biennio rosso: le riflessioni sul primo dopoguerra, la dittatura proletaria, i Consigli di fabbrica, l’internazionalismo, la classe operaia come classe totalizzante, la politica di Giolitti. Ogni tema è affrontato accompagnando il lettore attraverso i passi cruciali degli articoli gramsciani del periodo; in più, M. confronta, polemicamente, le riflessioni del Sardo con le posizioni politiche coeve del Partito comunista; ma rileva anche insufficienze e originalità del pensiero gramsciano rispetto alle tesi dell’Internazionale Comunista. Emerge un’aspra critica alla politica del PCI e di P. Togliatti; in questo senso si tenta una valorizzazione dei tratti internazionalisti e rivoluzionari di AG, in evidente contrasto con le linea preminente del Partito comunista.

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55.05 TOGLIATTI, Palmiro, Gramsci, Firenze, Parenti, 1955, 140 pp. Poi in: ID., Gramsci, a cura e con prefazione di Ernesto Ragionieri, edizione ampliata delle raccolte del 1949 e 1955, Editori Riuniti, Roma 1967, XVI-222 p. e Scritti su Gramsci, a cura di Guido Liguori, Editori Riuniti, Roma 2001, 316 p. Alla raccolta uscita nel 1949 ( 49.01) sono aggiunti i saggi: L’antifascismo di Antonio Gramsci, intervento di T. alla Conferenza all’Associazione di cultura di Bari del 23 marzo 1952 ( 52.23) e Storia come pensiero e come azione, recensione ad ON ( 54.31).

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III. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN VOLUME DI

AUTORE UNICO

55.06 CHILANTI, Felice, A Torino a L’Ordine Nuovo e Con Antonio Gramsci in ID., Gastone Sozzi, Roma, Edizioni di Cultura Sociale, 1955, pp. 99-111 Latitante e minacciato dalle camicie nere in Romagna, G. Sozzi è inviato dal partito a Torino, dove diventa contabile a «L’Ordine Nuovo» sotto l’amministrazione di Gennaro Gramsci. Qui avviene l’incontro con AG, decisivo per la futura partenza di Sozzi per l’Unione Sovietica, caldeggiata dal Sardo per «uno studio serio e profondo» (p. 103). Nonostante il ruolo amministrativo coperto da Sozzi, secondo la testimonianza di alcuni compagni, «Gramsci pubblicò anche alcuni suoi articoli, non firmati» (p. 107). C. riprende dai Ricordi di un operaio torinese (1949) di M. Montagnana il profilo di AG, la ricostruzione del suo rapporto con il personale della

redazione, nonché la vita degli uffici del giornale e della sua difesa affidata alle guardie rosse, di cui Sozzi faceva parte.

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55.07 PAJETTA, Gian Carlo, Come Gramsci poneva il problema dei rapporti con i cattolici

in ID., Perché il colloquio tra i comunisti e i cattolici? Conferenza tenuta a Treviso il 18 dicembre 1955, Roma, Seti, pp. 5-7 L’a., citando un articolo gramsciano (Cronache dell’«Ordine Nuovo» [XXIX], in «L’Ordine Nuovo», I, n. 41, 20 marzo 1920), vuole dimostrare come nella tradizione comunista non si sia posta solamente la questione di un dialogo tra operai e contadini socialisti e cattolici, ma la necessità, da parte comunista, di creare un sistema d’equilibrio politico con le istituzioni ecclesiastiche.

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55.08 VALERI, Nino, La crisi del socialismo nel dopoguerra. Gramsci in ID., Lezioni di Storia Moderna. Appunti intorno alla crisi del primo dopoguerra

Milano, «La Goliardica» Edizioni Universitarie, 1955, pp. 85-91 Il saggio è frutto di lezioni universitarie suddivise tematicamente; l’opera di AG è presa ad esempio rappresentativo per descrivere la crisi del socialismo italiano nel primo dopoguerra. L’a. rileva innanzitutto il rapporto dialettico di AG nei Q verso Croce; si sofferma in seguito sulla recente pubblicazione di ON per un riferimento storico al Biennio rosso. V. sostiene che l’originalità del pensatore sardo stia nell’idea di inserire il programma del suo partito nel quadro della storia e della tradizione italiana.

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VI. INTRODUZIONI, PREFAZIONI, POSTFAZIONI,

PREMESSE, AVVERTENZE, NOTE

55.09 BASSI, Enrico, Prefazione in Rodolfo MONDOLFO, Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi, Milano, Edizioni della «Critica Sociale», 1955, pp. 7-18 Accanto al profilo di Mondolfo e l’incontro con il giovane Gramsci, è descritta a grandi linee l’interpretazione filosofica materialista dello studioso in contrasto con la filosofia della prassi di AG.

__________________ 55.10

PASOLINI, Pier Paolo, I. Un secolo di studi sulla poesia popolare In ID., Introduzione a Canzoniere italiano. Antologia della poesia popolare, Parma, Guanda, 1955, pp. XXVII-XXX Partendo dalle letture gramsciane sul folklore, l’a. fa una ricognizione dei principi teorici enucleati in LVN riguardo la letteratura popolare italiana (romanzi d’appendice o melodrammi) ed argomenta come ad AG non sarebbe interessata una più vasta ricognizione dei testi popolari, perché in funzione polemica rivoluzionaria risulterebbe un’aggressione ideologica alla realtà storica.

__________________ 55.11

SALVEMINI, Gaetano, Prefazione in ID., Scritti sulla questione meridionale (1896-1955), Torino, Einaudi, 1955, pp. XXIII-XXVI [rist. 1958]

Poi in: ID., Opere, vol. IV, Il Mezzogiorno e la democrazia italiana, tomo 2, Movimento socialista e questione meridionale, a cura di Gaetano Arfé, Milano, Feltrinelli, 1963, pp. 677-679 S. puntualizza qui la vicenda della proposta per la sua candidatura a Torino nel 1914. Riprendendo un passo di QM, i propri ricordi ed una lettera di A. Tasca come testimonianza, egli dimostra la propria estraneità al socialismo rivoluzionario e nega qualsiasi responsabilità nello sviluppo storico della contrapposizione tra i contadini meridionali e gli operai settentrionali.

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VII. OPUSCOLI

55.12

GRUPPI, Luciano; MODICA, Enzo, Il Partito comunista italiano (1921-1955) Roma, Edizioni di cultura sociale, 1955, 91 pp. Redatto in vista della campagna di tesseramento per il 1956, questa storia del partito ha un carattere divulgativo e agiografico; presenta il leader comunista attraverso cenni poco sostanziali da cui emerge una figura di AG come profeta-martire che si eclissa nel 1926. In seguito all’arresto, il partito «aveva ormai assimilato profondamente l’insegnamento gramsciano» (pp. 28-29) e attraverso la coincidenza d’intenti con AG, Togliatti ricopre un ruolo importante nel portare avanti le lotte del partito.

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X. SAGGI IN PERIODICI

55.13 ALICATA, Mario, L'esperienza meridionalistica di Gaetano Salvemini in «Cronache Meridionali» [Napoli], II (1955) pp. 641-652 Poi in: ID., La battaglia delle idee, Roma, Editori Riuniti, 1968, pp. 99-110; ID., Intellettuali e azione politica, a cura di Renzo Martinelli e Roberto Maini, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 202-214 A. ripercorre «il contributo, seppur indiretto, dal Salvemini allo stabilimento di un rapporto fra il movimento meridionalista e il movimento socialista» (p. 643) attraverso la testimonianza di articoli gramsciani da ON e il saggio QM, secondo cui Salvemini non è mai stato socialista, però vi ha creduto finché la classe lavoratrice non ha «cominciato ad attuare coi metodi e coi procedimenti propri» (p. 644). L’a. intende così confutare il tentativo di Salvemini ( 55.11) di disconoscere la propria paternità alla lotta meridionalista associata a quella socialista.

__________________ 55.14

AZZARONI, Alfredo, Cultura e Resistenza in «Mondo Operaio» [Roma], VIII (1955) pp. 12, 17-19 La larga partecipazione popolare alla lotta per la Resistenza ha preceduto l’ufficiale riconoscimento di una nuova cultura, le cui direttive furono tracciate da giovani come AG e Gobetti. L’a. percorre i propositi a lungo termine del giovane direttore della «Rivoluzione Liberale» che guarda con favore al movimento consiliare perché sintesi dell’azione politica congiunta di operai e contadini: «i gruppi sociali italiani capaci di rompere i vecchi schemi nei quali si era venuto paralizzando il movimento risorgimentale» (p. 17). Così A. giudica «più radicale e completa» l’opera di AG che sente «forse come nessun altro l’esigenza di vivificare la cultura italiana mediante l’apporto vivo ed autonomo che dalle forze popolari sarebbe potuto venire» (ivi). L’a. evidenzia la critica gramsciana al Croce e a quella cultura che mira ad «assorbire e quindi sostanzialmente svirilizzare ogni serio movimento di innovazione democratica» (ib.). In un’unificazione dialettica tra teoria e pratica, per AG la cultura rivoluzionaria deve essere essa stessa uno strumento efficace di lotta. Nel decennale della lotta armata, lo scritto si chiude con un bilancio negativo sull’inveramento delle istanze gobettiane e gramsciane, ma indica le direttive del metodo dialettico, espresso con un passo di AG sulla discussione scientifica, al fine di evitare la tendenza borghese «all’isolamento ed alla cristallizzazione implicita in ogni gruppo sociale» (p. 19) e a favore dell’egemonia del proletariato che, presupponendo una nuova sintesi tra mondi altrimenti inconciliabili, è realizzata nella concretezza dell’azione.

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55.15 CASUCCI, Costanzo, Caporetto in «Lo Spettatore Italiano» [Roma], VIII (1955) pp. 498-504 La recente pubblicazione di Alberto Monticone, La battaglia di Caporetto (1955), è salutata positivamente dall’a. che auspica un rinnovato interesse per gli studi dedicati alla Pruima Guerra mondiale. Malgrado ciò, C. rilegge in quest’opera i limiti di due storiografie contrapposte, quella nazionalista e quella antifascista, che finora hanno reso un cattivo servizio: la prima perché ferma a caratteri mitologici e agiografici; la seconda per il sostanziale disinteresse all’innovazione che sfocia nella totale incomprensione del processo risorgimentale. In questo quadro, solo AG non ha eluso il problema politico di Caporetto e della Grande Guerra, così come la loro eredità storica. Citando passi da NM e PP, l’a. percorre i due principali temi gramsciani: «amministrazione politica delle masse combattenti e direzione politica della guerra che comporta implicitamente la responsabilità storica della classe dirigente» (p. 501). L’a. riconosce il pregio di quest’analisi politica e non moralistica, incentrata sulle carenze della classe dirigente; ma C. auspica siano fatti passi in avanti, perché AG «finisce col vederla anziché determinante principale, determinante esclusiva della storia», «demiurgo che agisce al di sopra delle cose» (p. 504).

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55.16 FABBRINI, Fazio, L'importazione dell'americanismo e sue conseguenze per l'operaio. Rileggendo

“Americanismo e fordismo” in «Rinascita» [Roma], XII (1955), pp. 617-620 Dopo un’introduzione di carattere tecnico al sistema produttivo taylorista ed ai fenomeni dell’aziendalismo, tecnicismo e relazioni umane, rimedi temporanei per «ricongiungere idealmente l’operaio all’azienda» (p. 618) in una situazione di crisi dei rapporti di produzione nel capitalismo americano, l’a. si sofferma sul pensiero espresso in AF. Con citazioni da questo volume, l’a. ripercorre le caratteristiche dei rapporti di produzione italiani e le differenze talora abissali e perduranti nella struttura economica e sociale come nella composizione demografica tra l’Italia e gli Stati Uniti, rilevando l’impossibilità per il nostro Paese di possedere «le condizioni ambientali in modo che possa sorgere l’americanismo» (p. 620). F. lamenta perciò che «indicare l’americanismo come la panacea di tutti i nostri mali», come professato dalla pubblicistica borghese, è un’illusione per dissuadere le masse «dalla lotta per le trasformazioni strutturali» (ivi).

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55.17 GORLIER, Claudio, Elogio del Piemonte in «Paragone» [Firenze], VI (1955) pp. 58-65 A guisa di introduzione per una lettura appassionata di alcuni testi di D. L. Bianco, G. fornisce una panoramica sulla cultura militante piemontese dagli anni Venti, caratterizzata dall’impronta di P. Gobetti. L’a. accenna ad AG imputandogli una ristrettezza ideologica che gli avrebbe impedito di cogliere la forza politica e militare della borghesia locale, dimostrata in seguito con la lotta antifascista.

55.18 GUIDUCCI, Roberto, Gramsci e la scienza: l'oggettività come conquista storica sociale

in «Questioni» [Torino], I, n 4-5 (1955) pp. 29-45 Dalle note raccolte in MS ed in PP, lo scritto intende spiegare i presupposti delle riflessioni ontologiche gramsciane che hanno per spunto la critica al Manuale popolare di sociologia di Bucharin: quest’ultimo in polemica contro il soggettivismo, erroneamente stabilisce la realtà oggettiva del mondo esterno. AG pensa sia necessario un chiarimento definitivo sull’argomento, in modo da permettere uno sviluppo organico della filosofia della prassi. G. dubita AG potesse conoscere i saggi marxiani L’ideologia tedesca ed i Manoscritti economici-filosofici, ed osserva come «Gramsci raggiunga molto spesso le stesse conclusioni di Marx» (p. 30). L’impostazione gramsciana non pone il problema sul terreno teoretico, bensì in un contesto storico in cui le posizioni antitetiche sono incarnate nei gruppi sociali. Di fronte all’antitesi tra posizione idealistica e materialistico-realistica, il «senso comune» popolare, definito equivoco, contraddittorio e «sempre succube di posizioni mistiche e di filosofie deteriori» (p. 42), non opera una scelta, ma crede semplicemente alla realtà oggettiva del mondo esterno e non saprebbe nemmeno concepire l’esistenza di una concezione soggettiva, pensiero che è invece diffuso tra i gruppi intellettualmente più evoluti; è dimostrata, così, la drammatica frattura «fra scienza e vita, fra certi gruppi di intellettuali (…) e le grandi masse popolari» (p. 31). AG addita l’errore di alcune correnti marxiste che, per ragioni tattiche o di contingenza, si sono avvicinate al «senso comune» avviandosi verso concezioni materialistico-meccanicistiche. L’a. vede il cuore dell’analisi gramsciana nel riconoscere che ogni classe, «gruppo, o corrente, o ideologia, cerca di dimostrare di possedere la verità e di poterla conoscere» (p. 33) e dunque v’è la «presunzione di potersi collocare da un punto di vista assoluto» (ivi), pretesa di un’oggettività extrastorica ed extraumana che non è valida nel quadro del materialismo storico. AG «non ammette la possibilità da parte di alcuna ideologia di pretendere una gnoseologia assoluta, e neppure un’ideologia rivoluzionaria può pretenderlo, anche se essa tende ad una posizione egemonica, perché appunto l’affermazione della sua egemonia sta nel porsi il compito di unificare il genere umano sul piano sociale e quindi anche su quello culturale generale e non già di presentare come conseguito il risultato» (pp. 33-34). L’oggettività intesa da AG è spiegata «come consenso intersoggettivo, come posizione comune, come accordo di rapporti dell’uomo con l’uomo» (p. 34). Nemmeno le scienze sperimentali possono valere come piano di verità assoluta perché non raggiungono risultati definitivi e la scienza non ha significato al di fuori dell’uomo; inoltre gli stessi scienziati soffrono di rotture ideologiche e di metafisicizzazione dei risultati conseguiti.

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Con il nuovo metodo sperimentale è iniziata l’epoca di sviluppo del pensiero moderno, avulso da teologia e metafisica, dove la ricerca è la premessa per il nuovo metodo di produzione e «della nuova forma di unione attiva tra l’uomo e la natura» (ivi); in questo quadro è fissato il compito dello storicismo marxista che non grava la ricerca con vincoli particolari, ma intende offrirle «la massima liberazione dagli “idola” soprattutto “fori” e “theatri”» (p. 39) e traduce i risultati delle scienze naturali-sperimentali in forze di produzione, coopera per un loro migliore sviluppo con l’introduzione della componente storicistica che consente «al ricercatore una lucidità snebbiata dalla metafisica» (p. 43).

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55.19 GUIDUCCI, Roberto, Pamphlet sul disgelo e sulla cultura di sinistra in «Nuovi Argomenti» [Torino], III, nn.17-18 (1955-1956) pp. 83-108 poi col titolo: Sul disgelo e sull’apertura culturale, in ID., Socialismo e verità. Pamphlets di politica e cultura, Torino, Einaudi, 1956, pp. 47-75 L’a. presenta il disgelo non come una tregua, ma un momento difficile della lotta, che necessita, all’interno del movimento operaio, di un profondo rinnovamento culturale, non limitato a sbloccare o allargare qualcosa di esistente, ma la paziente costruzione delle radici di un’altra cultura. Ad esempio G. ricorda: «nel partito di Gramsci il rischio ed il tentativo politico era anche ricerca filosofica, culturale e lo sforzo di pensare era anche sforzo di vivere in modo diverso» (p. 95). I partiti di sinistra, non consentendo il formarsi di un luogo ad hoc per la ricerca autonoma, hanno favorito l’atteggiamento individualistico dell’intellettuale borghese, perpetuando accademismo e atomismo, ma il cambiamento non può più ridursi alla responsabilità dei singoli individui, bensì deve fondare sui nuovi rapporti sociali corrispondenti ad una nuova organizzazione: il lavoro di équipe. Cfr. Roberto GUIDUCCI, La questione della cultura di sinistra ( 54.14)

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55.20 L[AZZARI], A[rturo], Manzoni e gli umili in «Il Calendario del Popolo» [Milano], XI (1955), p. 2166 Se la critica manzoniana, dominata dal giudizio di B. Croce, vede nell’uniformità ed oratoria dei Promessi sposi difetti derivanti dal rigido moralismo cattolico dell’autore, AG «guarda all’atteggiamento del Manzoni nei confronti dei suoi personaggi, e da questo risale ad un giudizio complessivo sul carattere del suo cattolicesimo e alla affermazione della “non popolarità” dei Promessi sposi». La critica cattolica liberale

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sostiene come novità del romanzo l’ingresso del popolo come protagonista, ma AG nota che questi personaggi non hanno vita interiore e personalità morale profonda, dunque non sono soggetti, bensì oggetti; l’atteggiamento del Manzoni è simile a quello della Chiesa cattolica ed appartiene anche agli intellettuali italiani che adottano un rapporto di protezione paterna verso il popolo.

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55.21 LUNATI, Giancarlo, Filosofia e ideologia politica in «Lo Spettatore Italiano» [Roma], VIII (1955), pp. 278-83 In questo art. volto a riportare la vita politica e le sue formule a «questioni definite, a delimitazioni di programmi d’azione, a valutazione di mezzi e di scopi» (p. 283), l’a. parte da una critica serrata alla sistematicità della filosofia moderna, che tradotta in termini di dinamica politica corrisponde al concetto di ideologia, cui non si sottrarrebbe il pensiero gramsciano. L. sostiene infatti che ritrovando AG nella filosofia della prassi l’unica teoria della storia, sia posta la condizione tipica di ogni ideologia: l’illusoria assolutezza del fondamento sistematico e onnicomprensivo di un pensiero.

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55.22 [MASINI, Pier Carlo] Gli scritti di Gramsci degli anni 1919-1920 in «L’Impulso» [Livorno], VI, n. 12, 15 dicembre 1954, p. 3; VII, n. 1, 15 gennaio 1955, p. 3; VII, n. 2, 15 febbraio 1955, p. 3. Poi in: ID., Antonio Gramsci e l’Ordine Nuovo visti da un libertario. In appendice: il discorso in morte di A.

Gramsci pronunciato da C. Berneri alla Radio CNT – FAI di Barcellona il 3 maggio 1937, Livorno, L’Impulso edizioni, 1956, 32 pp. ( 56.10) In questa recensione ad ON, non firmata ed apparsa in tre puntate, l’a. sostiene una comunanza di vedute tra gli anarchici e AG, analizzando il «nucleo libertario» dell’esperienza consiliare; nel ripercorrere i motivi degli articoli gramsciani critici verso gli anarchici, l’a. ne riconosce la fondatezza, ma confuta l’idea dell’anarchismo come dottrina borghese.

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55.23 MONDOLFO, Rodolfo, Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi in «Critica Sociale» XLVII (1955) pp. 93-95; 105-108; 123-127 Poi in ID., Intorno a Gramsci e alla filosofia della prassi, Prefazione di Enrico Bassi, Milano, Edizioni della «Critica Sociale», 1955, pp. 20-61 ID., Da Ardigò a Gramsci, Milano, Nuova Accademia, 1962, pp. 139-90

ID., Umanismo di Marx. Studi filosofici 1908-1966, introduzione di Norberto Bobbio, Torino, Einaudi, 1968, pp. 279-304

A seguito dello studio di Matteucci, La cultura italiana e il marxismo dal 1945 al 1951 (1953), l’a. precisa la sua posizione all’interno del pensiero marxista italiano con un confronto con il pensiero gramsciano. Contrariamente alle conclusioni di Matteucci, egli riconosce un punto di convergenza tra il suo pensiero e quello di AG non solo nella pars destruens, tesa alla critica e alla confutazione di altre teorie: questa critica sorge, infatti, da un terreno comune, «una stessa esigenza e finalità teorica positiva, che è la rivendicazione della teoria della prassi» (p. 94). In questo senso l’a. premette, per sé come per AG, un essenziale punto di partenza: la lettura antimetafisica di Marx operata da Labriola. L’a. analizza poi la divergenza teorica con il pensatore sardo, evidenziando quelle che a suo giudizio sono le contraddizioni insanabili del leninismo assimilato da AG e riprendendo la polemica degli anni Venti sull’immaturità delle masse e delle condizioni storiche. Questo scritto si rifà per larga parte alle teorie contenute in NM, dove la critica del moderno Principe è una ricerca delle caratteristiche delle istanze bolsceviche, in contraddizione con un rapporto positivo tra libertà e autorità. Su questo punto si sviluppa il severo attacco di M. al bolscevismo, di cui intende dimostrare la carenza rispetto al rapporto libertà-autorità, fino a leggerlo come un rovesciamento della filosofia della prassi. A completamento del saggio, l’a. indica i punti in cui la teoria gramsciana sacrifica e schiaccia la libertà con l’autorità.

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55.24 ROMANÒ, Angelo, Gramsci, Manzoni e gli umili in «Rassegna di Politica e di Storia» [Roma], I (1955) pp. 26-32 In risposta al saggio di Sapegno, Manzoni tra De Sanctis e Gramsci ( 52.21), R. ritiene si possano intuire nella critica gramsciana delle enunciazioni di metodo, ma non un esame concreto di temi e testi e lo giudica indeciso tra due diversi tipi di indagine: la critica artistica pura o la storia della cultura: come esempio, dai Q è riportata l’analisi dedicata all’atteggiamento del Manzoni verso i suoi personaggi «popolani».

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55.25 TERRACINI, Umberto, Gramsci e «L'Ordine nuovo» nel tempestoso biennio ’19-’20. Matura lo scontro

decisivo nel caos dell'immediato dopoguerra

e Gramsci e i consigli di fabbrica in «Il Calendario del Popolo» [Milano], XI (1955), p. 1906 e 1931 In occasione della pubblicazione del volume ON, T. dà innanzitutto un quadro storico del Primo Dopoguerra descrivendo i mutati «rapporti di forza tra i fondamentali gruppi sociali ed economici del paese» (p. 1906) e la sgretolata «macchina centrale del potere» (ivi). In questa situazione storica i dirigenti del Partito Socialista e della Confederazione Generale del Lavoro dimostrano la propria inadeguatezza non riuscendo a «riesaminare criticamente la natura ed i compiti loro», «incapaci di raccogliere, organizzare e dirigere il prorompente rigoglio di energie rivoluzionarie che salivano dal profondo delle masse» (ivi). «La piccola rassegna di cultura politica» (p. 1931) di AG da piccolo contributo chiarificatore al processo rivoluzionario che pareva avviato in Italia, diventa un capitolo decisivo della lotta sociale. L’importanza delle pubblicazioni ordinoviste, in concomitanza al movimento consiliare di cui erano guida ed eco, è dimostrata dall’attenzione con cui erano seguite dai dirigenti dell’AMMA fino a Gabriele d’Annunzio, ma riceve le prime manifestazioni di ostilità proprio nel campo socialista. Alla fine del 1920 «il tema dei Consigli di Fabbrica cede ormai al tema del partito» (ivi): l’a. cita passi dagli articoli gramsciani per dimostrare che il pensatore sardo «veniva delineando le tavole di azione del partito nuovo alla cui creazione si votava» (ivi).

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55.26 VENTURINI, Riccardo, Le “Opere di Antonio Gramsci” in «Rassegna di Filosofia» [Roma], IV (1955), pp. 48-75. Il saggio mira a dimostrare la piena realizzazione della sintesi gramsciana tra cultura e politica: attraverso ampie citazioni l’a. si rifà a MS per descrivere la liberazione del marxismo dall’aspetto deterministico, secondo l’autonomia filosofica del materialismo storico impostata da Labriola. La moderna concezione gnoseologica gramsciana è rintracciabile nella critica al Saggio popolare di sociologia di Bucharin: negando il criterio astratto di oggettività del mondo esterno basato sul senso comune, AG pone il problema, impostato storicisticamente, della relazione tra soggetto ed oggetto. Con le critiche mosse alla filosofia crociana, per cui l’identità tra filosofia e storia «è mutila se non giunge anche alla identità di storia e di politica… e quindi anche di politica e di filosofia» (pp. 57-58), si rivela la dimensione politico-sociale del problema dell’unità tra teoria e pratica riassunta nella dialettica tra intellettuali e massa, come già emerso nella critica a Bucharin con la questione della dialettica tra alta e bassa cultura, qui l’a. si pone in relazione alle riflessioni di N. Matteucci, Antonio Gramsci e la filosofia della prassi ( 51.01).

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V. si sofferma sulla questione della cultura, che AG intende non come scoperta originale, ma come diffusione, socializzazione critica delle verità già scoperte, che diventa base di azioni vitali. L’a. riporta anche l’affermazione gramsciana sulla storicità delle ideologie, ingiustamente considerate mere «apparenze»: esse non hanno carattere trascendente e metafisico, ma sono l’aspetto di massa di ogni concezione filosofica e portano all’azione concreta. Per esaminare la posizione di AG verso i problemi della politica e dello Stato, un’ampia parte è dedicata all’esperienza dei Consigli di fabbrica attraverso articoli di ON e gli sviluppi raggiunti in IOC, NM e LVN.

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55.27

VIGORELLI, Giancarlo, Gramsci e Togliatti in «Rassegna di Politica e di Storia» [Roma], I (1955) pp. 27-32 V. insiste sulle differenze di temperamento e psicologiche tra i due fondatori del Partito comunista: sulla base di questa linea interpretativa commenta alcuni recenti studi su AG.

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XII. RECENSIONI

55.28 ALICATA, Mario, Gramsci e l’”Ordine nuovo”

in «Società» [Firenze], XI (1955) pp. 197-204 Rec. a ON

Mentre alcuni critici separano questi due momenti a favore di un legame tra le riflessioni carcerarie e il pensiero crociano, A. ritiene che gli scritti giovanili gramsciani siano il terreno da cui ha origine il valore intellettuale dei Q. Gli articoli e i saggi giovanili, rispetto ai Q, sono: «parte essenziale, fondamentale di quell’opera, di cui costituiscono non solo la premessa, ma l’indispensabile integrazione, e senza i quali essa potrebbe anche risultare storicamente incomprensibile» (p. 198). Il periodo ordinovista è caratterizzato dalla scientificità del metodo e dalla ricerca oggettiva della verità, utilizzate nel tentavo di dare consapevolezza critica al proletariato. La raccolta ON traccia la fisionomia di un movimento operaio che deve aspirare alla creazione spontanea dei Consigli di fabbrica e al rinnovamento politico e teorico del partito, la cui inerzia è criticata aspramente. Colto l’imminente bivio storico tra fascismo o rivoluzione, il tono gramsciano diventa febbrile davanti alla necessità di trovare «un modo nuovo di “far cultura”»(p. 204): tema centrale dei Q per l’affermazione del proletariato come classe egemone.

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55.29 D[ONINI], A[mbrogio] in «Rinascita» [Roma], XII (1955) p. 120 Rec. a Domenico Zucàro, Vita del carcere di Antonio Gramsci, Milano-Roma, Edizioni Avanti!, 1954 ( 54.01)

Con cenni biobibliografici a Zucàro, l’a. lamenta che questa monografia, corredata da un apparato documentale, sia incentrata sui soli aspetti storici, tralasciando quelli teorici che, invece, a ragione, di solito attraggono l’attenzione degli studiosi del periodo carcerario. Auspicando il riconoscimento della predominanza degli studi teorici su quelli storici, porta un esempio della pubblicazione, in Francia, di passi tratti da LVN sul romanzo geografico-scientifico, per commemorare il cinquantenario dalla morte dei Giulio Verne.

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55.30 FAENZA, Liliano in «Mondo Operaio» [Roma], VIII , n. 2, 22 gennaio 1955, pp. 23-25. Rec. a ON

F. dà una sfaccettata ricostruzione storica, dall’internazionale al locale, del contesto politico, istituzionale, nonché sociale in cui prendono vita i Consigli di fabbrica. L’a. ricostruisce l’ideologia ordinovista: a partire dai presupposti marxisti fino all’esperienza leninista.

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55.31 G[UIDUCCI], R[oberto], L'Ordine nuovo in «Ragionamenti» [Milano], I (1955), pp. 1-5. Rec. a ON

L’a. analizza le basi teoriche del movimento consiliare attraverso gli scritti gramsciani, senza prescindere dalla contestualizzazione storica. G. è interessato alla spiegazione del ruolo politico innovativo dei Consigli di fabbrica e se per spiegare il rapporto tra il nuovo soggetto economico e politico ed i sindacati si serve di citazioni cruciali tratte dalla raccolta, per quanto riguarda la mutata funzione del partito ricorre alle riflessioni carcerarie di AG. La focalizzazione sui problemi che si pongono con la creazione di una nuova struttura organizzativa come i Consigli, sono per l’a. la sollecitazione per una rielaborazione ideologica: al pensiero rivoluzionario marxista AG «aggiunge la necessità di costruire preventivamente gli strumenti di garanzia di un funzionamento sociale nuovo e l’esigenza di preparare gli elementi per una egemonia organica, e non solo di forza, per il trapasso del potere» (p. 3).

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55.32 M[ANACORDA], G[astone] in «Società» [Firenze], XI (1955) p. 162. Rec. a Domenico Zucàro, Vita del carcere di Antonio Gramsci, Milano-Roma, Edizioni Avanti!, 1954 ( 54.01) L'a. si sofferma sul viaggio che Zucàro ha compiuto per arricchire l'ampio apparato documentale con le testimonianze di chi ha conosciuto AG nel periodo successivo all'arresto; costruito con uno «scrupolo ineccepibile», M. riconosce il volume come un contributo prezioso alla biografia gramsciana.

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55.33 MATTEUCCI, Nicola, Partito e Consigli di fabbrica nel pensiero di Gramsci in «Il Mulino» [Bologna], IV (1955), pp. 350-359 Rec. a ON

M. rileva i limiti politici e l’originalità teorica dell’esperienza consiliare torinese con ampie citazioni da ON, ponendo il luce i motivi fondamentali dell’antitesi tra i due momenti, giovanile e carcerario, della riflessione politica gramsciana. Nonostante la sproporzione tra il tentativo rivoluzionario e la concreta situazione italiana, l’a. ritrova elementi d’attualità atti a reimpostare i problemi del comunismo. AG ha visto nei Consigli l’embrione del nuovo Stato, basato sullo sviluppo delle forze produttive: i ruoli del partito e del sindacato ne escono ridimensionati, perché organizzazioni originate nel sistema capitalista. L’avanguardia nella politica leninista, che molto deve alla preparazione culturale degli ordinovisti, si scontra con l’isolamento del proletariato urbano torinese dalle organizzazioni operaie e dalla società nazionale; la sconfitta del 1920 è alla base del naturale e necessario «incontro dell’intransigenza ideologica di Gramsci con l’astensionismo di Bordiga» che sfocia nella fondazione del Partito Comunista su scala nazionale. Proprio nei Consigli e nella loro base autonomistica M. vede indicata la possibilità di una libertà socialista, contro una dittatura socialista, il pregio di garantire libertà a tutte le forze sociali, è però annichilito nei Q, dove il moderno Principe, il partito, porta all’«assolutismo più conseguente, al dispotismo integrale» (p. 356). Questo giudizio è allentato dall’a. in polemica con la realtà sovietica, attraverso il riferimento alle preoccupazioni gramsciane espresse «a contatto dei concreti problemi politici» (p. 357) e qui esemplificate con citazioni dalla lettera del 1926 e da un passo dei Q.

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55.34

OTTINO, Carlo Leopoldo in «Movimento Operaio» [Milano], VII (1955) pp. 151-157 Rec. a ON La raccolta esprime la «fase incipiente di un radicale mutamento qualitativo della classe operaia torinese e nazionale» (p. 157) attraverso nuove premesse di lotta stimolate dall'esperienza sovietica. Con un'ampia rivisitazione delle condizioni storiche e dei principi del sistema consiliare, «vera democrazia operaia, in contrapposizione efficiente attiva con lo Stato borghese» (p. 153), O. dimostra che è qui possibile ripercorrerne lo sviluppo teorico con il succedersi dei momenti di lotta del proletariato torinese, fino al momento in cui si impone con coscienza la necessità di un partito che conduca «le forze organizzate e disciplinate della classe operaia e contadina» (p. 155). Tra gli articoli di questo periodo l'a. segnala le aspre critiche «contro le illusioni democratiche e liberali dello Stato borghese» (p. 154) e contro l'economia capitalistica trasformatasi in un sistema di monopoli.

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55.35 OTTINO, Carlo Leopoldo in «Movimento Operaio» [Milano], VII (1955) pp. 346-348 Rec. a Domenico Zucàro, Vita del carcere di Antonio Gramsci, Milano-Roma, Edizioni Avanti!, 1954 ( 54.01) O. ripercorre la modesta bibliografia sul periodo carcerario di AG riconoscendo l’importanza di questo lavoro basato su fonti edite, materiale testimoniale e documenti d’archivio, trattati col rigore dell’indagine storica. L’a. elenca le tappe della vicenda carceraria ricostruite da Zucàro e spiega come la monografia intenda, prescindendo dall’analisi filosofica, riconoscere negli anni di prigionia la continuità e lo sviluppo della lotta politica di AG.

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55.36

PETRONIO, Giuseppe, Gramsci e i tempi dell’anti-Croce

in «Avanti!» [Roma], 14 settembre 1955 [altri dati mancanti] Rds, CF Rec. a Eugenio Garin, Cronache di filosofia italiana (1900-1943), Bari, Laterza, 1955, VIII-543 pp. ( 55.03) Lo studio di Garin, imperniato sull’opera e le influenze di B. Croce, è un contributo di grande importanza per il progetto gramsciano di costruzione di una critica sistematica al filosofo abruzzese, portato avanti dagli intellettuali italiani democratici, collettivamente, ormai da un decennio.

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55.37

PISCHEL, Giuliano, Antonio Gramsci, L’Ordine nuovo. 1919-1920 (Einaudi, Torino 1954) in «Il Ponte» [Firenze], XI (1955) pp. 916-920. Rec. a ON

L’a. divide la raccolta, riferimento pratico per i Q, in due parti, una teorico-propagandistica, rimaneggiamento delle tesi ufficiali del bolscevismo o di polemica contro gli avversari, e l’altra: storica e pragmatica, dedicata all’esperienza consiliare e alle sue caratteristiche organizzative.

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XIII. ARTICOLI GIORNALISTICI

55.38 ALICATA, Mario, Un allievo di Gramsci in «Il Contemporaneo» [Roma], II, n. 32, 6 agosto 1955, p. 1 A pochi giorni dalla morte (23 luglio 1955), l’a. ricorda Ruggero Grieco, fondatore del PCI, che, pur proveniente da un ambiente diverso, si fonde con il gruppo dell’«Ordine Nuovo», «ben presto divenuto uno dei più geniali discepoli e continuatori dell’opera di Gramsci anche sul terreno dell’elaborazione critica, alla luce del marxismo». A. intende dimostrare come AG non sia «un “isolato” che emerge e si distacca dal clima dell’idealismo dominante»: Grieco è infatti tra gli uomini che hanno continuato la restaurazione del marxismo: iniziatore di una nuova corrente di studi sulle questioni agrarie, pur lasciando poche opere scritte, è già tra i grandi meridionalisti, vicino a Dorso e Fortunato.

__________________ 55.39

SPRIANO, Paolo, Gramsci combattente in «L'Unità» [ed. piemontese], XXXII, n. 20, 23 gennaio 1955, p. 3 Con una lettera (24 agosto 1931), in cui AG chiede alla madre di non essere compianto in quanto è un combattente, S. ricorda il pensatore sardo nel LXIV anniversario della nascita con ampie citazioni dal saggio di Togliatti, Storia come pensiero e come azione, ( 54.31) in cui è rivendicata l’unità di pensiero tra i Q e l’opera precarceraria, a dispetto di chi pensava che quest’ultima non venisse pubblicata. S. fa riferimento alla ricostruzione di D. Zucàro, Vita del carcere di Antonio Gramsci, ( 54.01) per riportare un dialogo con Pertini in cui AG sosteneva l’obiettivo di «unità di tutti i lavoratori» cui tuttora si deve tendere.

__________________ 55.40

ZUCÀRO, Domenico, Gramsci nelle prigioni fasciste in «L’Unità» [ed. piemontese], XXXII, n. 99, 27 aprile 1955, p. 3 Per l’anniversario della morte di AG, è pubblicato il brano tratto da Domenico Zucàro, Vita del carcere di Antonio Gramsci ( 54.01), pp. 96-102, che rievoca i giorni che ne precedettero la scomparsa.

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XIV. INTERVISTE

55.41 NATTA, Alessandro, Nella fabbrica è la prima trincea in «Lavoro. Settimanale della Cgil» [Roma], VIII, n. 26, 26 giugno 1955, p. 5 Breve dichiarazione in occasione della Conferenza nazionale indetta dalla CGIL per la difesa delle libertà democratiche nelle fabbriche, cui N., direttore dell’Istituto Gramsci, non può che aderire ed augurare un pieno successo. N. spiega che l’Istituto non solo porta il nome del Sardo, ma ispira la sua azione al suo insegnamento: egli è «il più alto assertore della liberazione e della libera organizzazione degli operai nella concezione dei “consigli di fabbrica”»; gli intellettuali che hanno tratto stimolo dall’opera di AG allo stesso modo avvertono l’«esigenza di difendere la libertà nella sua prima trincea».

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XVIII. OPERE CREATIVE

55.42 PASOLINI, Pier Paolo, Le ceneri di Gramsci in «Nuovi Argomenti» [Torino], III, nn. 17-18 (1955-1956) pp. 72-82 poi in ID., Le ceneri di Gramsci. Poemetti, Milano, Garzanti, 1957, pp. 69-84 ID., Le ceneri di Gramsci, con un saggio critico di Walter Siti, Torino, Einaudi, 1981, pp. 61-74 e nelle antologie: L'età dell'antifascismo e della Resistenza, a cura di Alberto Abruzzese, Firenze, La Nuova Italia, 1978 P. P. Pasolini, Poesie, Milano, Garzanti, 1999 È la prima stesura del poema che darà il titolo alla raccolta del 1957 e differisce dalla versione definitiva per la punteggiatura e la successiva scelta di alcune parole dal tono più forte. Allegoria della relazione con la propria dimensione politico-ideologica, l'a. esprime la contrapposizione interiore, non risolta, tra l'appartenenza al ceto borghese, con la vicinanza al patrizio Shelley, e la sentita scelta politica di AG, a cui l'a. tende. Ma il passato dell'idea gramsciana è ormai perso, perciò il colloquio si rivolge a ciò che rimane di AG (sul cippo si leggono solo le parole: «Cinera Gramsci», con le date), in un presente privo di futuro, in cui il caldo «silenzio» di un marginale quartiere proletario, dove è sito il Cimitero degli Inglesi, indica l'indifferenza e la sopravvivenza degli umili, da cui P. è attratto, non già razionalmente, ma sensualmente.

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I. MONOGRAFIE DI AUTORE UNICO

56.01 [ARFÈ, Gaetano] Storia dell’Avanti!, vol. I, 1896-1926, vol. II, 1926-1940 a cura di Gaetano Arfè, Milano, Edizioni Avanti!, 1956-1958, 221, 233 pp. poi: ID., Storia dell’Avanti!, con prefazione di G. A[rfè], Roma, Mondo Operaio – Edizioni Avanti!, 1977, XI-350 pp. ID., Storia dell’Avanti!, a cura di Franca Assante, Napoli, Giannini, 2002, XV-452 pp. Nella storia del quotidiano socialista, l’attività giornalistica di AG, seppur redatta in un linguaggio di non facile comprensione, rappresenta un momento molto alto dal punto di vista ideologico e politico di fronte all’immaturità del quadro dirigente socialista dell’epoca. L’a., ponendo in luce l’originalità delle analisi politiche alla luce dell’esperienza leninista, ricorda alcuni dei motivi giornalistici di Gramsci, come la previsione dell’avanzata del Partito Popolare nelle zone rurali e l’aspra, talora addirittura, per A., crudele polemica con Serrati.

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56.02 OTTINO, Carlo Leopoldo, Concetti fondamentali nella teoria politica di Antonio Gramsci Feltrinelli, Milano 1956, 151 pp. La monografia, divisa in tre sezioni, parte dalla formazione del giovane socialista sardo, ripercorre la sua attività giornalistica e politica culminante nell’esperienza ordinovista, fondamento teorico e spinta al movimento dei Consigli di fabbrica; segue un’analisi delle riflessioni sulla questione meridionale in cui si trova la soluzione alla secolare frattura sociale e politica tra città e campagna: l’alleanza della classe lavoratrice, «l’unità degli operai del Nord con funzione dirigente, e dei contadini del Sud come principali alleati» (p. 33). La seconda parte, distaccata e già dedicata all’opera carceraria, esamina il tema fondamentale del concetto di Stato come sintesi tra società politica e società civile attraverso l’egemonia della classe subalterna, raggiungibile solo attraverso una riforma intellettuale ed il riavvicinamento tra intellettuali e popolo. Un capitolo dedicato all’analisi sistematica dei concetti di scienza politica da cui parte AG, introducendo le caratteristiche principali del partito, funge da cerniera con la terza parte del volume dove O. dà una panoramica essenziale del partito per Marx, Lenin e Stalin e ripercorre la lettura gramsciana del Principe di Machiavelli. Prima della ricostruzione teorica del partito gramsciano, l’a. indugia sulle critiche del pensatore sardo al

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concetto crociano di «politica-passione» e al sindacalismo soreliano, perché l’astratto mito soreliano confluisce nel «moderno principe, il mito-principe» (il partito) e la critica alla «politica-passione» è superata nella concezione gramsciana come passione organizzata permanentemente, diventa cioè razionalità e riflessione ponderata. La passione guidata, che altrimenti sarebbe spontaneità, diventa prassi nel partito gramsciano. Infine, O. ripercorre lo sviluppo delle caratteristiche e delle funzioni del partito per AG partendo dagli elementi costitutivi (massa, dirigenza e intellettuali) che con un’omogeneità costitutiva cosciente ed organica possono elaborare un programma costruito in prospettiva storica e lo possono realizzare attraverso la strategia della guerra di posizione. La caratteristica frammentarietà dei Q è risolta da O. con l’uso sistematico e puntuale di citazioni che fanno dello studio, come ricorda l’a. stesso, il «primo organico tentativo di fornire un quadro criticamente sistematico del pensiero gramsciano nelle sue più dirette implicanze politiche» (p. 9). Oltre ai richiami all’influenza crociana sul pensiero di AG, i continui riferimenti ai testi canonici del marxismo-leninismo fino a Stalin, disturbano una potenzialmente molto più ampia, profonda ed indipendente interpretazione dei capisaldi del pensiero politico gramsciano.

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56.03

SANTHIÀ, Battista, Con Gramsci all’Ordine Nuovo [con un profilo dell’a. nella Prefazione di Mario Montagnana] Editori Riuniti, Roma 1956, 217 pp. Dopo una breve premessa sulla propria «nascita» politica, l’a. segue, attraverso la testimonianza diretta, lo sviluppo storico e politico della vicenda degli operai torinesi nel periodo che va dal primo dopoguerra fino all’ascesa al potere del fascismo. Il racconto di S., pur non privo di lacune, rappresenta una contestualizzazione dell’attività ordinovista: l’a. ci mostra quanto AG avesse compreso le questioni rilevanti dei meccanismi della fabbrica. Inoltre ripercorre cronologicamente gli avvenimenti chiave del Biennio rosso torinese, senza tralasciare la lezione di metodo che l’Ordine Nuovo impartì al movimento operaio locale. Non esente da passioni personali, l’a. riesce a bilanciare il tono spesso enfatico ricorrendo a passi tratti da documenti d’epoca o rimandando all’Appendice documentaria (che comprende: Il programma dei commissari di reparto, Il concordato definitivo dopo l’occupazione delle

fabbriche e l’articolo gramsciano Uomini di carne ed ossa). Non certo ultimo, emerge la straordinaria figura di AG: vivace, attiva e recettiva nei suoi tratti umani, intellettuali e politici.

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III. SAGGI CAPITOLI E PARAGRAFI IN VOLUME DI

AUTORE UNICO

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DIAZ, Furio, Sviluppi dello storicismo crociano in ID., Storicismi e storicità, Firenze, Parenti, 1956, pp. 24-61 All’interno di questo studio sui caratteri dello storicismo crociano, seguito in un secondo tempo dagli apporti critici di De Ruggiero, Calogero e Chabod, è preso in esame MS, dove AG «dopo essere così vivamente penetrato nella sostanza delle difficoltà dello storicismo crociano, stentava, nella ristretta prospettiva di lavoro consentitagli dai quaderni del carcere, a fissare le linee di una compiuta soluzione critica» (p. 41). AG sostiene che quella di Croce rimane una filosofia speculativa, nonostante lui avesse cercato di liberarsi da trascendenze, teologia e metafisica. Per l’a. il problema principale nella critica gramsciana è rintracciare il punto in cui lo storicismo crociano è respinto nel campo della «ideologia deteriore»; infatti «gli appariva che il Croce, dopo aver distinto filosofia da ideologia finisse col "confondere una ideologia politica con una concezione del mondo, dimostrando praticamente che la distinzione è impossibile, che non si tratta di due categorie, ma di una stessa categoria storica e che la distinzione è solo di grado"» (ivi). Le tesi gramsciane spingerebbero dunque «la "storicità" alle sue più rigorose conseguenze», «anche se in un certo senso, ciò volesse dire un sostanziale rovesciamento della impostazione dello storicismo» (p. 42).

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56.05 GUIDUCCI, Roberto, Sulla via internazionale e nazionale al socialismo e Sulla partecipazione politica in ID., Socialismo e verità. Pamphlets di politica e cultura, Torino, Einaudi, 1956, pp. 138-279 Tra i saggi che riguardano AG, accanto a due saggi sulla cultura (Sulla cultura nella guerra fredda 54.13, Sul disgelo e sull’apertura culturale

55.18), sono pubblicati due inediti a carattere politico: Sulla via internazionale e nazionale al socialismo e Sulla partecipazione politica (scritti rispettivamente tra il luglio-settembre e l’agosto-settembre 1956).

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Il primo saggio è dedicato all’analisi giuridica, economica e politica del socialismo sovietico, delle componenti politiche di stampo socialista immesse all’interno dei sistemi capitalistici europei, l’a. cerca di chiarire le prospettive tattiche delle vie al socialismo e in quest’ultima parte è dedicato un paragrafo alla concezione di Antistato gramsciano attraverso le riflessioni del periodo ordinovista. L’a. evidenzia l’originalità della teoria dei Consigli di fabbrica, istituti «già “sintetici”, già “positivi”, prestatuali in senso socialista pieno, modello appunto della società che ci si proponeva di fondare» (p. 208), dove la «rottura, presente nella concezione comunista da Marx a Lenin, viene a saldarsi nella concezione gramsciana. I mezzi e i fini combaciano, l’arma di lotta è anche di costruzione» (p. 209). Dopo le puntualizzazioni sull’articolazione rigorosamente democratica in senso organico dell’istituto consiliare, G. segue le ragioni date da AG per la loro disfatta, esse sono imputabili non all’incapacità o all’insufficiente grado di maturazione del proletariato, bensì all’arretratezza dell’organizzazione partitica e sindacale. Il secondo saggio è incentrato sulle modalità di completo autogoverno nello Stato operaio, per cui l’a. auspica un rinnovamento politico delle strutture del movimento operaio, attraverso un lavoro collettivo che parte dal basso. «La linea politica, non può più essere, come dice Gramsci, fondata su “intuizioni” complessive; deve essere costruita pezzo per pezzo dagli infiniti documenti di realtà che il movimento operaio è in grado di raccogliere direttamente giorno per giorno e di comporre un quadro» (p. 256). Partendo da questa riflessione, tratta da MS, l’a. sostiene che, in vista della costruzione dei nuovi organismi, le riforme politiche debbano essere accompagnate da quelle scientifiche attraverso una «conricerca» (ivi) che crei studi di tipo sociologico per un continuo rilevamento della situazione economico-sociale. La partecipazione scientifica, parte integrante della partecipazione politica attiva e consapevole, opera «come risolutrice democratica dei contrasti e delle opinioni diverse, pur lasciandole libere. La forza che le proviene non nasce dall’imposizione dell’unitarietà, ma dalla possibilità di assorbire gli antagonismi senza che l’organismo si disgreghi» (p. 267). Nel paragrafo dedicato alla morale socialista, G. approfondisce il tema morale-politica attraverso passi gramsciani da IOC e PP.

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56.06 TOGLIATTI, Palmiro, L'esempio di Gramsci nel dibattito con le ideologie avversarie in Per un Congresso di rinnovamento e rafforzamento del Partito comunista. Discorso di chiusura alla

sessione del C.C. del P.C.I. del 27-29 settembre 1956 e rapporto ai quadri della Federazione

comunista livornese, 15 settembre 1956, Roma, Stabilimento tipografico SETI, pp.45-48 Dal Discorso di chiusura al Comitato Centrale del 27-29 settembre 1956: Togliatti crede non basti sostenere che l’idealismo è l’ideologia della borghesia capitalistica, infatti sarebbe un errore limitarsi alla negazione pura e semplice delle dottrine avversarie. È necessario dunque seguire il metodo gramsciano per capire cos’è stato il movimento idealista in Italia e qui T. ricorda che discepolo prediletto dell’idealista Spaventa è stato Labriola.

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56.07

VALERI, Nino, Gobetti e Gramsci in ID., Da Giolitti a Mussolini, Firenze, Parenti, 1956, pp. 217-21 Dall'incontro con AG e il consiliarismo, Gobetti inizia «a delineare il nucleo del suo orientamento liberal-comunisteggiante» o «del suo liberalismo rivoluzionario» (pp. 218-219). Gobetti sostiene inoltre dalle pagine della «Rivoluzione liberale» la tattica ordinovista perché è volta ad «unire organicamente le masse omogenee e compatte dei lavoratori di officina del Nord con le vaste ma sparse forze dei lavoratori dei campi del Sud» (p. 219). Per cementare questa alleanza, Gobetti inizia una battaglia di «disgregazione dell'invecchiata intellettualità e, per converso, di educazione degli "spiriti liberi" capaci […] di aderire, nel momento risolutivo, all'iniziativa popolare» (p. 220).

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VI. INTRODUZIONI, PREFAZIONI, POSTFAZIONI,

PREMESSE, AVVERTENZE, NOTE

56.08

CANDELORO, Giorgio, Nota bibliografica

in ID., Storia dell’Italia moderna, Feltrinelli, Milano 1956, vol. I, Le origini del Risorgimento, pp. 388-394 Nella Nota bibliografica è offerta una mappa storiografica delle interpretazioni date al Risorgimento, tra le quali, accanto e dopo gli spunti crociani e gobettiani, emerge quella di AG, che partendo da un’analisi della struttura dello Stato postrisorgimentale, spiega l’avvento del fascismo con il mancato sviluppo rivoluzionario democratico-borghese; un’effettiva unità della nazione italiana è prospettata dal pensatore sardo solamente attraverso l’alleanza di proletariato e ceto contadino. L’interpretazione gramsciana è vista come un programma di lavoro culturale, indissolubilmente legato al rinnovamento politico e sociale del paese; l’a. accenna altresì agli esempi dell’influenza gramsciana sugli studi.

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56.09

SPINELLA, Mario, Prefazione in LC 1956 Editori Riuniti, Roma 1956, pp. 3-5 In vista di una sempre più ampia divulgazione dell’opera di AG, si afferma di preferire in questa sede orientarsi «verso quelle lettere che in modo più semplice ed immediato permettono di accostarsi alla umanità, o alla morale, di Antonio Gramsci» (p. 3). S. pone l’accento sullo spirito comunista dell’intellettuale sardo, che se nei Q è «guida ideale di tutta la cultura italiana viva» (p. 4), nei rapporti epistolari esprime il suo atteggiamento rivoluzionario per una trasformazione sociale ed umana, oltre che politica.

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VII. OPUSCOLI

56.10

MASINI, Pier Carlo, Antonio Gramsci e l’Ordine Nuovo visti da un libertario. In appendice: il discorso in

morte di A. Gramsci pronunciato da C. Berneri alla Radio CNT – FAI di Barcellona il 3 maggio 1937

Livorno, L’Impulso edizioni, 1956, 32 pp. In Appendice è pubblicato il discorso commemorativo di C. Berneri per AG, tratto da «Adunata dei Refrattari» [New York], 12 giugno 1937. Riproduzione degli artt. di M. apparsi su «L’Impulso» tra il 1954 e il 1955 ( 55.22), integrati da note di carattere filosofico e storico, con puntuali riferimenti sui rapporti tra gli ambienti ordinovisti, e la loro elaborazione teorica, e quelli anarchici.

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X. SAGGI IN PERIODICI

56.11 BÁRBERI SQUAROTTI, Giorgio, Critica ermetica e critica marxista

in «Lettere italiane» [Arona], VIII (1956), pp. 153-182 All’interno del panorama culturale che vede la critica marxista affermarsi su quella ermetica, di cui è fornita una breve introduzione basata sull’asse concettuale tra poetica, cultura e critica, l’a. ne approfondisce le ragioni ed i limiti. La parte centrale dello scritto è dedicata alla critica marxista in cui l’estetica di Lukács rappresenta un punto fermo: l’a. prende le mosse da LVN e da alcuni spunti di MSBC per dimostrare l’esito negativo di un approccio teso a far collimare giudizio estetico e giudizio politico. La fondamentale distinzione gramsciana fra cultura e arte è stata intesa, erroneamente, con la riduzione del momento poetico a momento culturale: AG afferma «l’esigenza di un rinnovamento della tradizione attraverso l’affondarsi della parola poetica entro l’humus della cultura popolare» (p. 163); ne deriva perciò che la normatività è solo un momento dell’attività critica, mentre i critici marxisti, affermando una regola letteraria, conducono la poesia stessa sul piano dell’azione politica, con una conseguente rigidità normativa che dovrebbe essere estranea alla critica. Pur contestando alle osservazioni su Manzoni un giudizio negativo sulla sola validità storica e politica e distinta da quella poetica, B. S. si sofferma sull’importanza della lotta gramsciana per una cultura nuova, che non significa la creazione di una nuova arte o di nuovi artisti, ma che la mutata cultura porta necessariamente con sé le condizioni per un rinnovato momento artistico.

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56.12 CAFAGNA, Luciano, Intorno al «revisionismo risorgimentale» in «Società» [Firenze], XII (1956) pp. 1015-35 Parzialmente ripubblicato in: [Luigi MASELLA] Passato e presente nel dibattito storiografico. Storici marxisti e mutamenti della societa

italiana. 1955-1970. Antologia critica, a cura di Luigi Masella, Bari, De Donato, 1979, pp. 66-79 Col titolo: Questione agraria e sviluppo economico nel Risorgimento,in Dualismo e sviluppo nella storia d'Italia, Venezia, Marsilio, 1989, pp. 135-156

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A seguito della pubblicazione di R. Romeo, La storiografia politica marxista (1956), C. intende fare il punto sul dibattito intorno al «revisionismo risorgimentale», categoria polemica in cui l’opera di AG è stata situata dalla tradizione storiografica storicistico-liberale (Antoni, Croce e Chabod). Prendendo le mosse dal volume R, l’a. ripercorre il cammino teorico gramsciano dal superamento dell’orianesimo risorgimentale alle coincidenze con il pensiero di Gobetti, evidenziando l’interesse del pensatore sardo per la formazione di un movimento democratico su base nazionale, che coinvolgesse le masse contadine contro i residui feudali. In questo senso C. presenta un pensiero gramsciano focalizzato sulla partecipazione democratica più ampia, dove le responsabilità di fallimento del Risorgimento sono imputabili ai democratici del Partito d’Azione. Ripercorrendo criticamente lo scritto di Romeo, che non manca di addurre una «schematizzazione politico-pratica» «per assumere il capitalismo come sorta di provvidenza» (p. 1033), l’a. dimostra come le tesi di AG siano uno stimolo positivo per l’attività storiografica e come lo stesso Romeo, decisamente critico verso il pensatore sardo, sia indotto a trattare il rapporto tra la questione sociale dei contadini e lo sviluppo capitalistico. Intendendo risolvere la polemica sul cosiddetto «revisioni risorgimentale», C. sottolinea come anche il Romeo riconosca un merito di AG nella valorizzazione della questione agraria, frutto di un «intelligente congiungimento tra aspirazioni politiche con un pensiero storicisticamente educato» (p. 1022)

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56.13

NOVACCO, Domenico, Adolfo Omodeo, il marxismo e la storia del Risorgimento in «Belfagor» [Messina-Firenze], XI (1956) pp. 183-90 Dalla lettura di IOC, LVN, PP e R, l’a. riprende i giudizi di AG su L’età del Risorgimento italiano (1931) come introduzione alla storiografia di Omodeo: dal carattere individuale e psicologico dell’opera, ai fatti singoli e marginali citati e non meditati, allo stile letterario scialbo, N. nega la validità delle critiche gramsciane, indicandone i limiti. L’accusa di antistoricismo è motivata da AG: «L’Omodeo si pone implicitamente dal punto di vista di un’Italia preesistente alla sua formazione» (p.183) e su questo l’a. concorda, come per il giudizio di AG che rileva l’errore di prospettiva storica dell’opera: «in essa il Risorgimento italiano non è il fenomeno centrale ma uno dei vari fenomeni storici dell’età che si può dire liberal-borghese, ma che solo dal punto di vista italiano può essere detta del Risorgimento» (p. 184). Dai motivi della critica gramsciana, N. riporta gli sviluppi operati da Candeloro, Cantimori e Leo Valiani, dimostrando che gli storici marxisti avvertono comunque la validità dell’opera di Omodeo, nonostante limiti di metodo e differenze ideologiche.

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56.14

PAGLIUCA, Anna, Tre scritti di Gramsci sull'«Avanti!» in «Mondo Operaio», IX (1956) p. 229 Introduzione ai tre articoli gramsciani (pp. 229-232): I cattolici italiani, in «Avanti!», [ed. milanese], XXII, n. 354, 24 dicembre 1918 (l’articolo è prima apparso il 22 dicembre nell’ed. piemontese); I liberali italiani, in «Avanti!», [ed. piemontese e milanese], XXII, n. 253, 12 settembre 1918; Utopia, in «Avanti!», XXII, n. 204, 25 luglio 1918, p. 2, L’a. intende sottolineare lo sforzo gramsciano di «saldare in una sintesi più sicura la teoria con la pratica». P. dà un breve commento per ogni articolo e indugia sulla pagina relativa ai cattolici, in cui ritiene compaiano i temi costantemente presenti nell’indagine storica gramsciana, segnalando che «quello che poteva sembrare un espediente didattico e una necessità contingente per lo sviluppo di un pensiero» è «il suo modo di esprimersi, il suo perenne clima morale». In una nota redazionale è annunciata la pubblicazione nel numero seguente, per esigenze di spazio, dell’articolo Utopia, rimandata invece al n. 6 del giugno 1956, pp. 376-378.

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56.15

PASQUARIELLO, Giuseppe, Gobetti e l'«Ordine Nuovo» in «Incontri Oggi» [Roma], V (1956), pp. 35-39 Per Gobetti la collaborazione ordinovista è stata «l’esperienza centrale della sua vita, il punto di passaggio da una vaga impostazione democratico liberale ad un liberalismo rivoluzionario che si alimentava di acquisizioni marxiste» (p. 35). Con l’occupazione delle fabbriche Gobetti acquista precisa consapevolezza dei problemi del movimento operaio, cambia il suo atteggiamento legato, crocianamente, al «partito come giudizio e pregiudizio» e supera la «posizione soltanto sentimentale» in vista di «una elaborazione politica assolutamente nuova» (p. 38).

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56.16 RIZZO, Franco, Cultura e politica in Antonio Gramsci in «L'osservatore Politico Letterario» [Milano], II, nn. 4, 6 (1956), pp. 35-46, 55-66 Il saggio è diviso in due parti: la prima è dedicata alla concezione dell’arte, questione posta marginalmente dal materialismo storico, che AG distingue teoricamente nel momento del godimento estetico e dell’entusiasmo morale, ma quando «si pone all’indagine estetica accade spesso che i motivi “oggettivistici” del marxismo gli prendano la mano e finiscano col trionfare» (p. 43).

Pregno di linguaggio crociano, AG è «uno dei primi a valutare nel suo giusto peso anche il valore letterario di quella prosa»; «del pensiero crociano respingerà l’eterno, cioè le categorie, e manterrà invece il particolare, l’esigenza del concreto, del senso della storia e l’identificazione di filosofia e metodologia» (p. 36), ma non riesce a superare lo scoglio posto dal materialismo storico: «l’Economia, che inghiotte lo spirito dopo esserne stata generata» (p. 37).

Se gli appunti gramsciani rivestono grande importanza dal punto di vista politico per chi si accinga a studiare le manifestazioni culturali del fascismo, non si può dire lo stesso da un punto di vista teorico perché valgono come semplice documento.

Nella seconda parte l’a. sviluppa la questione estetica gramsciana riducendola ad un velleitario tentativo di conciliazione «del “Realismo socialista” con il moderno concetto della Forma-intuizione» (p. 61). Collegandosi al dibattito sull’interpretazione della metodologia desanctisiana ( 52.20 Salinari, 52.09 Croce, 52.16 Gerratana), l’a. accetta la conclusione di Gerratana per cui attraverso AG si realizza l’avvicinamento tra materialismo storico e De Sanctis. A quest’ultimo, nel suo tentativo «di stabilire talvolta una meccanica continuità storica della poesia, che così veniva ridotta da lui inconsapevolmente a “letteratura”», l’a. fa risalire la prospettiva di «Kulturgeschichte propria del Gramsci», priva di «un suo campo d’esperienza definito», che «non può sottrarsi ad un suo vagare or nella letteratura, ora nell’estetica, ora nella politica, ed anche nella morale, ricercando sempre invano un filone unitario e costante» (p. 45).

Affascinato dal «fervore appassionato dell’uomo di parte, che ha saldi convincimenti morali e politici e non li nasconde», AG preferisce queste caratteristiche di De Sanctis, piuttosto che «l’alto e sereno equilibrio» (p. 63) di Croce, cui rimprovera «di essere appunto filosofo e non uomo d’azione», ma «riconosce, al tempo stesso, la enorme rivoluzione portata da lui nella cultura italiana» (ivi).

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56.17

ROMANO, Aldo, La storiografia politica marxista in «Nord e Sud» [Milano], II (1956) pp. 111-112 Lettera al direttore della rivista con cui l’a. risponde alle critiche, suo dire fuorvianti, alla propria opera contenute nello saggio di R. Romeo, La storiografia politica marxista (1956). Tra le precisazioni di carattere storiografico, l’a. sostiene la propria indipendenza di giudizio rispetto alle tesi di AG, come di qualsiasi altro autore, sottolineanto inoltre il carattere pubblicista dello scritto sulla Questione meridionale, la cui analisi postunitaria è primaria rispetto al tema del Risorgimento.

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56.18

ROMANÒ, Angelo, Manzoni visto da Gramsci in «L'Osservatore Politico Letterario» [Milano], II, n. 10 (1956), pp. 67-78 L’a. rimaneggia le conclusioni del proprio precedente saggio Gramsci, Manzoni e gli umili ( 55.25) incentrate criticamente sull’indecisione di metodo gramsciana di fronte all’indagine estetica: AG «afferma di voler compiere una “ricerca di storia della cultura”, ma in realtà non può astenersi dal formulare dei giudizi di “critica artistica”» (p. 78). Sono qui presi in considerazione i sei frammenti gramsciani da cui si possono «intuire le linee vettrici di un giudizio complessivo» (p. 67) di critica manzoniana. L’attenzione maggiore è posta sulla nota Manzoni e gli umili. Sulla base dello Zottoli, R. intende Manzoni come un pioniere del nuovo metodo, tra storiografico e letterario, del «verosimile», che comporta un distacco psicologico a favore dell’adesione alla realtà. Il giudizio espresso da Crispolti sulla parzialità di Manzoni a favore dei potenti, ripreso da AG quando considera che nei Promessi Sposi il popolo è paternalisticamente inteso come «gente meschina, angusta, senza vita interiore» (p. 69) ed all’opposto si trova una vicinanza psicologica di Manzoni ai «signori», è negato da R. con gli esempi di Fra Cristoforo e Borromeo che appartengono alla schiera degli umili in un alto senso spirituale, perciò non è accettabile considerarli tra i potenti perché di estrazione borghese, secondo una definizione meramente classista.

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56.19 ROMEO, Rosario, La storiografia politica marxista in «Nord e Sud» [Milano], II, n. 21 (1956) pp. 5-37 n. 22 (1956) pp. 16-44 Poi in ID., Risorgimento e capitalismo, Bari, Laterza, 1959, pp. 9-89 Lo scritto, diviso in due parti, inizia con un’introduzione al pensiero gramsciano sul Risorgimento e sulla questione meridionale: a AG, l’a. non solo imputa una «“genesi” dottrinaria, oltre che partitico-politica» (p. 16), ma «una prospettiva gravemente falsata del problema dello sviluppo capitalistico in Italia» (p. 27). L’a. mette direttamente in questione alcuni temi di R (il Risorgimento come rivoluzione agraria mancata, lo sviluppo capitalistico in Italia ed il paragone con la Francia, il rapporto città-campagna) ricorrendo ad una vasta bibliografia, per dimostrare, ponendosi sulla scia della storiografia di matrice liberale (Croce, Antoni e Chabod), che l’analisi gramsciana, come ogni «revisionismo» risorgimentale, è inficiata dal «ricorso a un astratto ideale morale e politico» (p. 13) e dal suo «carattere pratico-politico, e quindi fondamentalmente antistorico» (p. 33). Nella seconda parte, R. si dedica prevalentemente agli studi su due assi d’interesse della storiografia marxista: il movimento contadino e quello operaio; le opere di P. Alatri, G. Candeloro, A. Caracciolo, G. Carocci, G. Manacorda, E. Ragionieri e A. Romano vengono criticate a partire dall’accettazione o dalla negazione delle tesi gramsciane. L’a. insiste sui limiti del modello interpretativo di AG, che auspica studi locali e si basa sul conflitto di classe: R. non accetta indagini storiche che tengono conto di quest’impostazione in cui sono impliciti modelli di sviluppo alternativi, denunciando la mancanza di una «integrale unità della vita storica» (p. 25).

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56.20 SPANO, Velio, Il Congresso di Lione

in «Rinascita» [Roma], XIII (1956) pp. 235-240 Partendo da un’introduzione storica, di taglio socio-economico, sullo sviluppo della borghesia in Italia durante il fascismo, S. attribuisce ad AG e a Togliatti il merito di aver compreso immediatamente la natura della situazione storica. Passando in rassegna i motivi della scissione di Livorno, l’a. segue cronologicamente lo sviluppo storico-politico del partito fino al Congresso di Lione: momento decisivo per il partito, organizzazione politica di avanguardia, nel coronamento della lotta al settarismo bordighista. Dalla concezione puerile di uno sviluppo obbligato della società che escludeva varietà di posizioni e la possibilità di conquiste parziali, si è giunti ad una corretta concezione del partito ed un serio metodo di elaborazione politica e di azione, sebbene ancora lontani dall’apertura ed esperienza odierne, che presuppongono, oltre ad un favorevole contesto storico, un partito forte, unito e cosciente nell’azione comune del fronte unico antifascista.

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56.21 VALIANI, Leo, La storia del movimento socialista in Italia dalle origini al 1921. Studi e ricerche nel

decennio 1945-1955 in «Rivista Storica Italiana» [Napoli], LXVIII (1956) pp. 447-510 All’interno di quest’ampia rassegna storiografica, l’a. introduce il dibattito sul giacobinismo attraverso le riflessioni gramsciane sulla mancanza di carattere giacobino del Risorgimento e sul problema dell’insurrezione o della guerra per bande; V., osservando molteplici riferimenti storiografici, sostiene l’accordo fra gli studiosi «per situare le origini del socialismo italiano nel movimento democratico reale» (p. 474).

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56.22 VASOLI, Cesare, Un dibattito sulla cultura marxista

in «Il Ponte» [Firenze], XII (1956), pp. 1751-1760 Rassegna del dibattito sulla cultura marxista in Italia, l’a. evidenzia la necessità di progredire verso specializzazioni tecniche, scientifiche e sociologiche. Importante soprattutto è aprire un orientamento filosofico-speculativo cosmopolita per contrastare i retaggi idealistici e storicisti, sorpassando una lettura limitata di AG alla sola interpretazione di temi squisitamente nazionali, perché anche questi sono risolti in senso universale.

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56.23 VILLARI, Rosario, Questione agraria e sviluppo del capitalismo nel Risorgimento in «Cronache meridionali» [Napoli], III (1956) pp. 536-542 Riferendosi al saggio di R. Romeo, La storiografia politica marxista ( 56.19), V. non condivide le considerazioni di quest’ultimo sull’analisi gramsciana perché volte a negare la possibilità espressa da AG di un possibile superamento del tradizionale conflitto tra città e campagna attraverso una politica giacobina di cui il Partito d’Azione, in epoca risorgimentale, non fu capace. V. sottolinea l’uso improprio che Romeo fa dell’espressione «rivoluzione contadina» che, nei Q, non indica l’inserimento dei contadini nel quadro della rivoluzione democratica borghese; inoltre non appartiene ad AG, ma allo stesso Romeo, l’idea di una campagna tendente ad uno

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«sviluppo capitalistico rigido e organico della grande proprietà fondiaria» (p. 539), come «avviata sulla via originale del compromesso organico tra residui feudali e forme capitalistiche» (ivi). Accettando la riflessione di Romeo per cui «il fatto più importante della storia economica e sociale italiana del XIX secolo non è tanto lo sviluppo del capitalismo agrario quanto invece il sorgere dell’industria del Nord» (p. 541), l’a. specifica come l’azione di AG non abbia «un carattere sussidiario rispetto all’azione capitalistica» (ivi), bensì miri «alla trasformazione della struttura economica del paese, muovendo da un giudizio sulle prospettive “rivoluzionarie” che l’industria del Nord apre nell’economia italiana assai diverso da quello della grande borghesia industriale e agraria» (pp. 541-542). Infine, l’a. ritiene si debba, con l’accettazione della lezione di AG oggi più che mai utile, ripensare all’interpretazione dell’alleanza tra gli industriali del Nord e gli agrari del Mezzogiorno per dare un giudizio sulla reale capacità della borghesia italiana di risolvere i problemi dell’economia nazionale.

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XII. RECENSIONI

56.24

BONFIGLIOLI, Giorgio in «Problemi della Pedagogia» [Roma], II (1956) pp. 135-37 Rec. a Domenico Zucàro,Vita del carcere di Antonio Gramsci, Milano- Roma, Edizioni Avanti!, 1954 ( 54.01) L’a. descrive il lavoro di Zucàro come un’opera agiografica «di breve entità e di nessun significato scientifico» (p. 136), priva di «un giudizio critico sul pensiero di Gramsci» (p. 135)

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56.25

MARCHESINI GOBETTI, Ada, Giorno per giorno tra le pareti del carcere alla scoperta dell'opera di Antonio

Gramsci

in «L'Unità» [ed. piemontese], XXXIII, n. 295, 15 dicembre 1956, p. 3 Rec. a Domenico Zucàro, Vita del carcere di Antonio Gramsci, Milano- Roma, Edizioni Avanti!, 1954 ( 54.01) Con tono commosso l'a. segue, con il volume, qualche episodio della vita carceraria di AG per rievocarne la figura e indicarne l'insegnamento.

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XIII. ARTICOLI GIORNALISTICI

56.26 ALICATA, Mario, Troppo poco gramsciani In «Il Contemporaneo» [Roma], III, n. 26, 30 giugno 1956, pp. 6-7

Poi in: ID., Intellettuali e azione politica, a cura di Renzo Martinelli e Roberto Maini, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 248-56 [Giuseppe VACCA] Gli intellettuali di sinistra e la crisi del 1956, a cura di Giuseppe Vacca, Roma, Editori Riuniti – Rinascita, 1978, pp. 196-204 Intervento scritto come chiosa al dibattito sulla cultura marxista apparso sulla rivista: l’a. fa riferimento all’opera gramsciana per individuare gli errori emersi nel dibattito, criticando sfoghi velleitari e «requisitorie e condanne così perentorie e dogmatiche» (p. 6). A. si chiede quale senso abbiano i paralleli tra la politica zdanovista nell’URSS governata dai comunisti e le accuse di una pretesa «”coercizione” alla libertà di ricerca degli studiosi marxisti italiani o anche di azioni persecutorie e vessatorie» (ivi) perpetrate dai comunisti nostrani contro gli studiosi giudicati non conformisti. La polemica gli sembra superata dallo sviluppo degli avvenimenti storici con il XX Congresso del PCUS. L’a. auspica si operi in vista di un processo, che eviti impacci e ritardi, per lo sviluppo della via italiana al socialismo: «l’aspetto più creativo originale e suggestivo contenuto nell’insegnamento gramsciano» (ivi), prospettiva appannata purtroppo da un’interpretazione scolastica; e ne ribadisce la centralità: il marxismo deve essere, nella costruzione di un movimento di cultura libera, l’anima viva e saldamente ancorata alla prassi. La politica culturale del partito gramsciano è decisiva nel favorire il dibattito delle idee. Cfr. MARRI, Romolo, L'intelletto organico ( 56.28) e SPRIANO, Paolo, La società civile ( 56.32)

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56.27 CHILANTI, Felice, Livorno. Parlano i testimoni della nascita del Pci, in «Vie Nuove» [Roma], XI (1956) pp. 10-12, 14 Testimonianza di Armando Gigli, insegnante delle scuole di partito della Federazione livornese e delegato dei giovani al Congresso del 1921, secondo cui AG comprese l’insofferenza generale per il modo di agire del vecchio Partito Socialista. Ad un aneddoto relativo alla simpatia che i giovani non provavano per AG, segue la testimonianza di Frangioni sull’entrata al Teatro San Marco per l’inizio dei lavori congressuali del partito.

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56.28 MARRI, Romolo, L'intelletto organico in «Il Contemporaneo» [Roma], III, n. 17, 28 aprile 1956, p. 7 Poi in: [Giuseppe VACCA] Gli intellettuali di sinistra e la crisi del 1956, a cura di Giuseppe Vacca, Editori Riuniti - Rinascita, Roma, 1978, pp. 87-90 All’interno del dibattito sulla cultura marxista in Italia, M. sostiene la linea gramsciana per cui «la tradizione nazionale è assunta secondo una misura universale, cioè fuori da orizzonti limitati», caratterizzata da un’apertura integrale, sul cui modello non si è svolta la necessaria apertura ideologica della cultura marxista coeva. Riprendendo da IOC le psizioni di AG, M. ritiene «occorra riformare le ramificazioni tradizionali dello specialismo» cosicché gli intellettuali, umanistici come tecnici, possano «camminare verso la forma organica dell’intelletto», per superare il limite posto dalla chiusa specializzazione, cui si aggiungono «gli equivoci problemi del rapporto fra intellettuali e corpo politico del partito». Cfr. Alicata, Mario, Troppo poco gramsciani ( 56.26) e SPRIANO, Paolo, La società civile ( 56.32)

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56.29 PAVONE, Claudio, Qual’è il peso del marxismo nella storiografia contemporanea italiana? e

L'idealismo si rinnova in «Il Punto» [Roma], I, n. 18, 29 settembre 1956, p. 17 e n. 19, 6 ottobre 1956, p. 16 Articolo uscito in due parti il cui oggetto di critica è il saggio di R. Romeo La storiografia politica marxista ( 56.19): P. vi rileva una definizione di Risorgimento schiettamente classista, in contrasto con le critiche mosse da Romeo alla storiografia marxista italiana, influenzata dall’interpretazione gramsciana. Il «marxismo» di Romeo, teso cioè nello sforzo di scendere sul terreno dei suoi avversari, si basa su una visione esclusivamente economica di un capitalismo dallo sviluppo lineare, avulso dalla sfera politica e quindi estraneo alla lezione leninista, mediata in Italia da AG. P. cita la critica mossa da Romeo alle riflessioni gramsciane sulla mancata rivoluzione contadina durante il Risorgimento ed il paragone tra lo sviluppo economico italiano e francese per dimostrare come le conclusioni di Romeo non abbiano che valore di ipotesi.

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56.30 SANTHIÀ, Battista, Notti all'Ordine Nuovo. I ricordi di un operaio torinese in «Il Contemporaneo» [Roma], III, n. 3, 21 gennaio 1956, p. 8 Parziale anticipazione di Id., Con Gramsci all'Ordine Nuovo ( 56.03), pp. 168-174.

__________________ 56.31

SPINELLA, Mario, Sulla strada di Gramsci in «L’Unità» [ed. piemontese], XXXIII, n. 101, 27 aprile 1956, p. 3 In seguito all’accettazione della pluralità delle vie al socialismo al XX Congresso del PCUS, in questo art. commemorativo, l’a. sostiene che l’Italia sia all’avanguardia nell’«azione di rivivimento critico», grazie alle impostazioni marxiste di Labriola e AG. L’opera di quest’ultimo, sia quella precarceraria, sia i Q, è tesa a tradurre nel linguaggio e nella tradizione italiana le esperienze del movimento operaio russo ed internazionale, con l’insegnamento di «non lasciarsi cristallizzare dalla ripetizione di impostazioni e di schemi, a favore di continua autocritica attraverso studi e attività politica che fondano nel movimento reale: nel tessuto delle fabbriche e delle campagne».

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56.32 SPRIANO, Paolo, La società civile in «Il Contemporaneo» [Roma], III, n. 22, 2 giugno 1956, p. 6 Poi in: [Giuseppe VACCA] Gli intellettuali di sinistra e la crisi del 1956, a cura di Giuseppe Vacca, Editori Riuniti - Rinascita, Roma, 1978, pp. 151-156 All’interno del dibattito sulla cultura marxista, S. si richiama alla questione centrale dei Q: «il problema dell’egemonia, del momento del consenso, della penetrazione nella società civile oltre che in quella politica, della “direzione intellettuale e morale”» sostenendo la necessità, tuttora preminente, di una egemonia civile, oltreché politica, del movimento operaio. L’a. ritiene che il concetto gramsciano d’intellettuale non sia penetrato sufficientemente nella cultura marxista; da qui, l’allontanamento degli intellettuali tecnici come produttori e ricercatori ha causato la penuria di strumenti per la soluzione dei problemi sociali reali. Cfr. ALICATA, Mario, Troppo poco gramsciani ( 56.26) e MARRI, Romolo, L'intelletto organico ( 56.32)

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56.33

TERRACINI, Umberto, Brindisi notturno per la nascita del partito in «Vie Nuove» [Roma], XI (1956) pp. 12-13 In occasione del ritorno a Livorno per l’VIII Congresso del PCI, T. ricorda l’uscita tumultuosa dal Teatro Goldoni, la riunione per la fondazione del partito sotto il tetto diroccato del Teatro San Marco il 21 gennaio 1921 e, per l’occasione, la sera passata in un laboratorio di falegnameria con AG, Grieco, Bordiga e Gennari ed il bulgaro Kabatschev, in rappresentanza dell’Internazionale comunista.

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Bibliografia generale FIORI, Giuseppe, Vita di Antonio Gramsci, Bari, Laterza, 1966, 362 pp. [Universale Laterza, 39]

SPRIANO, Paolo, «L'Ordine Nuovo» e i Consigli di fabbrica, Torino, Einaudi, 1971, 330 pp. [Piccola biblioteca Einaudi, 166]

ASOR ROSA, Alberto, La cultura, in Storia d'Italia. IV. Dall'Unità a oggi, Torino, Einaudi, 1975, tomo II, pp. 822-1664 JOCTEAU, Gian Carlo, Leggere Gramsci. Una guida alle interpretazioni, Feltrinelli, Milano 1975, 169 p. [I nuovi testi, 83] 19772, 179 pp. MAIONE, Giuseppe, Il biennio rosso. Autonomia e spontaneità operaia nel 1919-1920, Bologna, Il mulino, 1975, 398 pp. [Universale paperbacks Il Mulino, 23] [PEREGALLI, Arturo] Il comunismo di sinistra e Gramsci, a cura di Arturo Peregalli, Bari, Dedalo, 1978, 257 pp. [Biblioteca Dedalo, 14] [VACCA, Giuseppe] Gli intellettuali di sinistra e la crisi del 1956, a cura di Giuseppe Vacca, Roma, Editori Riuniti - Rinascita, 1978, XXXI-212 pp. AJELLO, Nello, Intellettuali e PCI. 1944-1958, Roma-Bari, Laterza, 1979, VIII-567 pp. [Storia e società] PASOLINI, Pier Paolo, Le ceneri di Gramsci, con un saggio critico di Walter Siti, Torino, Einaudi, 1981, 176 pp. [Gli Struzzi, 238] BERGAMI, Giancarlo, Il Gramsci di Togliatti e l’altro. L’autocritica del comunismo italiano, Le Monnier, Firenze 1991, 146 pp. [Quaderni della Nuova Antologia, 44] LAZAR, Marc, Maisons rouges. Les partis communistes français et italien de la Libération à nos jours, Paris, Aubier, 1992, 419 pp. [Histoires] [CAMMETT, John M.] Bibliografia gramsciana 1922-1988, a cura di John M. Cammett, prefazione di Nicola Badaloni, Editori Riuniti-Fondazione Istituto Gramsci, Roma 1991, XXIII-475 pp. [Accademia. Annali Fondazione Istituto Gramsci]. [CAMMETT, John M. e RIGHI, Maria Luisa] Bibliografia Gramsciana. Supplement of may 5, 1994, containing 3120 entries with subject and geographic indexes and appendices containing and languages of pubblications, a cura di John M. Cammett e Maria Luisa Righi, Fondazione Istituto Gramsci, Roma 1994, IV-173 pp. LIGUORI, Guido, Gramsci conteso. Storia di un dibattito 1922-1996, Editori Riuniti, Roma 1996, XIII-305 pp. [Biblioteca tascabile]. [RIGHI, Maria Luisa] Quel terribile 1956. I verbali della direzione comunista tra il 20. congresso del Pcus e l'8. congresso del Pci, a cura di Maria Luisa Righi, introduzione di Renzo Martinelli, con una premessa di Giuseppe Vacca, Roma, Editori Riuniti, 1996, LVII-286 pp. [Biblioteca di Storia] TASCA, Angelo, Nascita e avvento del fascismo, a cura di Sergio Soave, Scandicci, La Nuova Italia, 1995, XXXVIII-583 pp. [Biblioteca di Storia, 50]

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122

[ZOSI, Rosangela] Gramsci nella Biblioteca della Fondazione. Catalogo 1922-1997, a cura di Rosangela Zosi, Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci, Torino 1997, XV-440 pp. [Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci], Il giovane Gramsci e la Torino d'inizio secolo, Torino, Rosenberg & Sellier, 1998, 303 pp. [Biblioteca di Sisifo, 1] MANGONI, Luisa, Pensare i libri. La casa editrice Einaudi dagli anni Trenta agli anni Sessanta, Torino, Bollati Boringhieri, 1999, X-976 pp. [Nuova cultura, 70] D’ORSI, Angelo, La cultura a Torino tra le due guerre, Einaudi, Torino 2000, XV - 377 pp. [Biblioteca Einaudi, 87]. D’ORSI, Angelo, Allievi e maestri. L’Università di Torino tra Otto e Novecento, Celid, Torino 2002, 276 pp.

[ZOSI, Rosangela] Gramsci nella Biblioteca della Fondazione. Supplemento al Catalogo 1922-1997, a cura di Rosangela Zosi, Fondazione Istituto Piemontese Antonio Gramsci, Torino 2002, I-122 pp. GRAMSCI, ANTONIO, La nostra città futura. Scritti torinesi (1911-1922), a cura di Angelo d’Orsi, Roma, Carocci, 2004, 365 pp. [Studi storici Carocci, 56] [FROSINI, FABIO; LIGUORI, Guido] Le parole di Gramsci. Per un lessico dei Quaderni del carcere, a cura di Fabio Frosini e Guido Liguori, Roma, Carocci, 2004, 271 pp. [Biblioteca di Testi e Studi, 251]

Nota: La Bibliografia comprende soltanto le opere di riferimento usate durante lo svolgimento del lavoro; non sono ovviamente qui menzionati i titoli degli studi su Gramsci oggetto di schedatura nella Tesi.

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Indice degli autori

ABBATE, MICHELE 77 ALATRI, Paolo 16, 47, 113, ALICATA, Mario 25, 61, 84, 92,

97, 117, 118, 119AMENDOLA, Giorgio 2 ARFÉ, Gaetano 82, 101 AZZARONI, Alfredo 84 BADALONI, Nicola 121 BARBERI SQUAROTTI, Giorgio

108

BARTALINI, Ezio 49 BASSI, Enrico 82, 89 BELLINI, Fulvio 33, 47, 48, 49,

50, 63, 72, 75 BOBBIO, Norberto 36, 62, 89 BOLLINO, Giovanni 30 BONFIGLIOLI, Giorgio 116 BONTEMPELLI, Meletta 3 BORGHI, Lamberto 37 CAFAGNA, Luciano 62, 108 CAJUMI, Arrigo 17, 70 CALAMANDREI, Franco 50 CALIFANO, Enrico 30 CALOGERO, Guido 50, 103 CANDELORO, Giorgio 106, 109, 113 CANTIMORI, Delio 109 CARACCIOLO, Alberto 5, 17, 113 CARBONE, Giuseppe 6, 18, 19, 24, 30,

51, 56, 70 CARDONA, Giacinto 6, 18, 19 CARSANO, Giovanni 25, 38, 51 CASUCCI, Costanzo 85 CAVINA, Sergio 15 CHABOD, Federico 6, 103, 109, 113 CHILANTI, Felice 80, 117 COMPAGNA, Francesco 61, 77 CONTESSI, Pier Luigi 44, 62 CONTI, Giuseppe 63

CROCE, Benedetto 6, 7, 9, 11, 12, 16, 21, 23, 28, 35-39, 42, 43, 45, 51, 52, 59, 64,71, 77, 78, 81, 84, 87, 96, 103, 109, 111, 113

D'ONOFRIO, Edoardo 19 DELLA VOLPE, Galvano 39, 41 DE MARTINO, Ernesto 7, 38, 45, 61, 65 DONINI, Ambrogio 92 DIAZ, Furio 8, 103 FABBRINI, Fazio 85 FABBROCINO, Gennaro 63 FAENZA, Liliano 64, 93 FERRARA, Marcella 33, 72 FERRARA, Maurizio 33, 72 FERRI, Franco 8, 26 FONTANA, Aurelio 8, 56 GALLI, Giorgio 33, 47, 48, 49,

50, 63, 72, 75 GALLO, Mario 9 GARBOLI, Cesare 9 GARIN, Eugenio 78, 96, GAROSCI, Aldo 20, 47, 51, 59, 71GERMANETTO, Giovanni 4, 56 GERRATANA, Valentino 9, 64, 111 GIARRIZZO, Giovanni 64, 65 GOBETTI MARCHESINI, Ada

116

GORLIER, Claudio 86 GRUPPI, Luciano 12, 73, 83 GUIDUCCI, Armanda 20 GUIDUCCI, Roberto 65, 86, 87, 93,

103 INGRAO, Pietro 40, 41 LAJOLO, Davide 2 LANTERNARI, Vittorio 64, 65, LOMBARDO RADICE, Lucio 19, 24, 43, 51, 66

123

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LUNATI, Giancarlo 88 MAITAN, Livio 78 MANACORDA, Gastone 21, 66, 93, 113 MANCINI, Federico 67, MARINO, Gaetano 67 MARRI, Romolo 117, 118, 119 MASINI, Pier Carlo 88, 107 MASSARI, Raimondo 40, 41 MATTEUCCI, Nicola 10, 18, 21, 23,

41, 67, 89, 90, 94MODICA, Enzo 83 MONDOLFO, Rodolfo 41, 82, 89 MONTAGNANA, Mario 10, 80, 102 MONTICONE, Alberto 85 MUCCI, Velso 55 MUSCETTA, Carlo 66 NAPOLITANO, Giorgio 10 NATTA, Alessandro 98 NOVACCO, Domenico 109 ONOFRI, Fabrizio 40, 41 OTTINO, Carlo Leopoldo 21, 95, 101 PAGLIUCA, Anna 110 PAJETTA, Gian Carlo 80 PANDOLFI, Vito 35 PAPI, Fulvio 42, 52 PARLATO, Armando 42, 67, 68, 74 PASI, Romano 43 PASQUARIELLO, Giuseppe

110

PASOLINI, Pier Paolo 82, 99, 121 PASTORE, Annibale 22, 29 PAVONE, Claudio 118 PEPE, Gabriele 59 PESCARZOLI, Antonio 52 PETRONIO, Giuseppe 43, 96 PISCHEL, Giuliano 96 PLATONE, Felice 2, 22 PONI, Carlo 23 QUARANTA, Guido 29 RAGIONIERI, Ernesto 12, 71, 73, 79,

113 RIZZO, Franco 111 ROBOTTI, Paolo 4 ROCCO, Ferdinando 69 ROMANO, Aldo 112, 113 ROMANÒ, Angelo 112 ROMEO, Rosario 109, 112, 113,

114, 115, 118 SALINARI, Carlo 11, 43, 62, 71,

111 SALVEMINI, Gaetano 82, 84 SANTHIÀ, Battista 26, 102, 119

SAPEGNO, Natalino 9, 11, 89 SCIASCIA, Leonardo 32 SERONI, Adriano 44 SOLARI, Gioele 36 SPANO, Velio 28, 113 SPINELLA, Mario 44, 106, 119 SPRIANO, Paolo 23, 97, 117, 118,

119, 121 STRIGELLI, Odoardo 11 TASCA, Angelo 2, 21, 48, 51, 52,

53, 63, 72, 75, 82, 121

TERRACINI, Umberto 58, 90, 120 TERRANOVA, Nicola 72 TOGLIATTI, Palmiro 2, 4, 12, 26, 27,

33, 34, 41, 44, 47, 48, 53, 55, 68, 72, 73, 78, 79, 83, 91, 97, 104, 113, 121

TORCICODA, Bruno 55 TOSCHI, Paolo 38, 45 TROMBETTI, Gustavo 27, 56 VALENTINI, Giuseppe 13 VALERI, Nino 53, 81, 105 VALIANI, Leo 109, 114 VASOLI, Cesare 114 VENTURINI, Riccardo 90 VIGORELLI, Giancarlo 91 VILLARI, Rosario 114 ZUCÀRO, Domenico 2, 13, 14, 24, 27,

45, 46, 47, 56, 58, 92, 94, 95, 97, 116

124

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Indice Premessa I

Tavola delle abbreviazioni VI

Introduzione VIII

Su Gramsci, dal 1952 al 1956

L’antifascismo di Antonio Gramsci VIII

La linea «De Sanctis-Gramsci» IX

La storia del PCI X

La raccolta «L’Ordine Nuovo» XI

Studi sistematici XII

Gramsci nel marxismo italiano XII

Le «Cronache» di Garin XIII

Un Gramsci dai tratti internazionalisti XIV

Il dibattito sulla cultura marxista XIV

Un quadro del pensiero gramsciano XIV

Con il giovane Gramsci XV

Un percorso tra i temi

Contributi alla biografia di Antonio Gramsci XVI

La filosofia di Antonio Gramsci nella tradizione marxista XIX

Cultura e politica XX

Croce dopo Gramsci XXI

La scuola torinese e Piero Gobetti XXI

L’«Ordine Nuovo» e i consigli di fabbrica XXII

Studi sui Quaderni del carcere

La storiografia gramsciana sul Risorgimento XXV

L’analisi letteraria negli studi gramsciani

L’estetica XXVI

La critica letteraria XXVII

Dal folklore alla letteratura popolare-nazionale XXIX

Dal folklore alla questione meridionale XXX

La Questione meridionale XXXI

125

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Schede

1952 1

1953 31

1954 57

1955 76

1956 100

Bibliografia generale 121

Indice degli autori 123

Indice 125

Nota conclusiva 127

Licenza Creative Commons a-e

126

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Nota conclusiva alla stampa del maggio 2007

23 maggio 2007

La mia esperienza per la Bibliografia gramsciana ragionata ha visto la gemmazione in seguito alla compilazione solitaria di una vasta bibliografia gramsciana, edita qualche anno fa, ed all’interno di un potenziale progetto editoriale cui l’autrice, ancora prima del momento della stesura di queste righe, non credeva più non solo per motivi personali, ma anche e soprattutto per motivi etici, nonché di metodo e di una sincera condivisione della conoscenza. Questo piccolissimo strumento che è la Tesi di laurea, lavoro che ho compilato, in solitudine e con l’ingenuità di studentessa, con quanta più precisione ed acribia ho potuto, deve rimanere fruibile al maggior numero di persone possibile, senza costi aggiuntivi a quelli già esorbitanti di copiatura. Al momento sto lavorando ad un progetto molto simile che riguarda l’area tedesca, cui conto di dare piena forma quando concluderò il Dottorato. Questo lavoro è stato ispirato da precisi valori ideologici, all’interno di un’università pubblica ed i cui costi (di reperimento del materiale, copie, viaggi talvolta inutili per l’Italia) ho dovuto far fronte con il solo aiuto della mia famiglia. Per questo motivo dello scritto originale (oltre a cambiamenti quali la specificazione dei codici delle schede ed alcuni refusi) non posso mantenere i ringraziamenti scritti nell’ormai lontano aprile 2005. Ringrazio qui, per l’appoggio e l’affetto che contraccambio, oltre ai colleghi sopracitati: dott. Gesualdo Maffia e dott.ssa Filomena Pompa, anche la dott.ssa Giovanna Savant, studiosi validi e seri, cui auguro un futuro sereno. Prego gli studenti e studiosi gramsciani di non perdere mai la bussola e di continuare sulla strada della condivisione della conoscenza. Consiglio affettuosamente la lettura di R. M. Stallman, creatore della Free Software Foundation: l’etica hacker e, insieme, la comprensione che il mondo non termina con un precipizio al limitare delle nostre piccole e talvolta davvero misere specializzazioni mi è stato molto utile quando l’ago della bussola sembrava impazzito. Elisabetta Roggero dottoranda in Storia dei partiti e dei movimenti politici XXI ciclo Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo" [email protected] http://arums.oziosi.org/gramsci

127

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Ogni volta che usi o distribuisci quest'opera, devi farlo secondo i termini di questa licenza, cheva comunicata con chiarezza.In ogni caso, puoi concordare col titolare dei diritti d'autore utilizzi di quest'opera non consentitida questa licenza.Nothing in this license impairs or restricts the author's moral rights.

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La Licenza

L’OPERA (COME SOTTO DEFINITA) È MESSA A DISPOSIZIONE SULLA BASE DEI TERMINI DELLAPRESENTE LICENZA “CREATIVE COMMONS PUBLIC LICENCE” ("CCPL" O "LICENZA"). L’OPERA ÈPROTETTA DAL DIRITTO D’AUTORE E/O DALLE ALTRE LEGGI APPLICABILI. OGNI UTILIZZAZIONEDELL’OPERA CHE NON SIA AUTORIZZATA AI SENSI DELLA PRESENTE LICENZA O DEL DIRITTOD’AUTORE È PROIBITA.

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1. Definizioni. Ai fini e per gli effetti della presente licenza, si intende per

"Collezione di Opere", un’opera, come un numero di un periodico, un’antologia oun’enciclopedia, nella quale l’Opera nella sua interezza e forma originale,unitamente ad altri contributi costituenti loro stessi opere distinte ed autonome,sono raccolti in un’unità collettiva. Un’opera che costituisce Collezione di Opere nonverrà considerata Opera Derivata (come sotto definita) ai fini della presenteLicenza;

a.

"Opera Derivata", un’opera basata sull’Opera ovvero sull’Opera insieme con altreopere preesistenti, come una traduzione, un arrangiamento musicale, unadattamento teatrale, narrativo, cinematografico, una registrazione di suoni, unariproduzione d’arte, un digesto, una sintesi, o ogni altra forma in cui l’Opera possaessere riproposta, trasformata o adattata. Nel caso in cui un’Opera tra quelle quidescritte costituisca già Collezione di Opere, essa non sarà considerata OperaDerivata ai fini della presente Licenza. Al fine di evitare dubbi è inteso che, quandol’Opera sia una composizione musicale o registrazione di suoni, la sincronizzazionedell’Opera in relazione con un’immagine in movimento (“synching”) saràconsiderata Opera Derivata ai fini di questa Licenza;

b.

"Licenziante", l’individuo o l’ente che offre l’Opera secondo i termini e lecondizioni della presente Licenza;

c.

"Autore Originario", il soggetto che ha creato l’Opera;d.

"Opera", l’opera dell’ingegno suscettibile di protezione in forza delle leggi suldiritto d’autore, la cui utilizzazione è offerta nel rispetto dei termini della presenteLicenza;

e.

"Tu"/"Te", l'individuo o l’ente che esercita i diritti derivanti dalla presente Licenzae che non abbia precedentemente violato i termini della presente Licenza relativiall’Opera, o che, nonostante una precedente violazione degli stessi, abbia ricevutoespressa autorizzazione dal Licenziante all’esercizio dei diritti derivanti dallapresente Licenza.

f.

2. Libere utilizzazioni. La presente Licenza non intende in alcun modo ridurre, limitare orestringere alcun diritto di libera utilizzazione o l’operare della regola dell’esaurimento del diritto oaltre limitazioni dei diritti esclusivi sull’Opera derivanti dalla legge sul diritto d’autore o da altre

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leggi applicabili.

3. Concessione della Licenza. Nel rispetto dei termini e delle condizioni contenute nellapresente Licenza, il Licenziante concede a Te una licenza per tutto il mondo, gratuita, nonesclusiva e perpetua (per la durata del diritto d’autore applicabile) che autorizza ad esercitare idiritti sull’Opera qui di seguito elencati:

riproduzione dell’Opera, incorporazione dell’Opera in una o più Collezioni di Opere eriproduzione dell’Opera come incorporata nelle Collezioni di Opere;

a.

distribuzione di copie dell’Opera o di supporti fonografici su cui l’Opera è registrata,comunicazione al pubblico, rappresentazione, esecuzione, recitazione o esposizionein pubblico, ivi inclusa la trasmissione audio digitale dell’Opera, e ciò anche quandol’Opera sia incorporata in Collezioni di Opere;

b.

I diritti sopra descritti potranno essere esercitati con ogni mezzo di comunicazione e in tutti iformati. Tra i diritti di cui sopra si intende compreso il diritto di apportare all’Opera le modificheche si rendessero tecnicamente necessarie per l’esercizio di detti diritti tramite altri mezzi dicomunicazione o su altri formati, ma a parte questo non hai diritto di realizzare Opere Derivate.Tutti i diritti non espressamente concessi dal Licenziante rimangono riservati, ivi inclusi quelli dicui ai punti 4(d) e (e).

4. Restrizioni. La Licenza concessa in conformità al precedente punto 3 è espressamenteassoggettata a, e limitata da, le seguenti restrizioni

Tu puoi distribuire, comunicare al pubblico, rappresentare, eseguire, recitare oesporre in pubblico l’Opera, anche in forma digitale, solo assicurando che i terminidi cui alla presente Licenza siano rispettati e, insieme ad ogni copia dell’Opera (osupporto fonografico su cui è registrata l’Opera) che distribuisci, comunichi alpubblico o rappresenti, esegui, reciti o esponi in pubblico, anche in forma digitale,devi includere una copia della presente Licenza o il suo Uniform ResourceIdentifier. Non puoi proporre o imporre alcuna condizione relativa all’Opera chealteri o restringa i termini della presente Licenza o l’esercizio da parte delbeneficiario dei diritti qui concessi. Non puoi concedere l’Opera in sublicenza. Devimantenere intatte tutte le informative che si riferiscono alla presente Licenza edall’esclusione delle garanzie. Non puoi distribuire, comunicare al pubblico,rappresentare, eseguire, recitare o esporre in pubblico l’Opera, neanche in formadigitale, usando misure tecnologiche miranti a controllare l’accesso all’Operaovvero l’uso dell’Opera, in maniera incompatibile con i termini della presenteLicenza. Quanto sopra si applica all’Opera anche quando questa faccia parte di unaCollezione di Opere, anche se ciò non comporta che la Collezione di Opere di per séed indipendentemente dall’Opera stessa debba essere soggetta ai termini ed allecondizioni della presente Licenza. Qualora Tu crei una Collezione di Opere, surichiesta di qualsiasi Licenziante, devi rimuovere dalla Collezione di Opere stessa,ove materialmente possibile, ogni riferimento in accordo con quanto previsto dallaclausola 4.c, come da richiesta.

a.

Tu non puoi esercitare alcuno dei diritti a Te concessi al precedente punto 3 in unamaniera tale che sia prevalentemente intesa o diretta al perseguimento di unvantaggio commerciale o di un compenso monetario privato. Lo scambio dell’Operacon altre opere protette dal diritto d’autore, per mezzo della condivisione di filedigitali (c.d. filesharing) o altrimenti, non è considerato inteso o diretto aperseguire un vantaggio commerciale o un compenso monetario privato, a pattoche non ci sia alcun pagamento di alcun compenso monetario in connessione alloscambio di opere coperte da diritto d’autore.

b.

Qualora Tu distribuisca, comunichi al pubblico, rappresenti, esegua, reciti oesponga in pubblico, anche in forma digitale, l’Opera, devi mantenere intatte tuttele informative sul diritto d’autore sull’Opera. Devi riconoscere una menzioneadeguata rispetto al mezzo di comunicazione o supporto che utilizzi: (i) all'AutoreOriginale (citando il suo nome o lo pseudonimo, se del caso), ove fornito; e/o (ii)alle terze parti designate, se l'Autore Originale e/o il Licenziante hanno designatouna o più terze parti (ad esempio, una istituzione finanziatrice, un ente editoriale)per l'attribuzione nell'informativa sul diritto d'autore del Licenziante o nei termini diservizio o con altri mezzi ragionevoli; il titolo dell’Opera, ove fornito; nella misurain cui sia ragionevolmente possibile, l’Uniform Resource Identifier, che ilLicenziante specifichi dover essere associato con l’Opera, salvo che tale URI nonfaccia alcun riferimento alla informazione di protezione di diritto d’autore o non diainformazioni sulla licenza dell’Opera. Tale menzione deve essere realizzata inqualsiasi maniera ragionevole possibile; in ogni caso, in ipotesi di Collezione diOpere, tale menzione deve quantomeno essere posta nel medesimo punto doveviene indicato il nome di altri autori di rilevanza paragonabile e con lo stesso risaltoconcesso alla menzione di altri autori di rilevanza paragonabile.

c.

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Al fine di evitare dubbi è inteso che, se l’Opera sia di tipo musicaleCompensi per la comunicazione al pubblico o la rappresentazione o esecuzione di opere incluse in repertori. IlLicenziante si riserva il diritto esclusivo di riscuotere compensi,personalmente o per il tramite di un ente di gestione collettiva (ades. SIAE), per la comunicazione al pubblico o la rappresentazione oesecuzione, anche in forma digitale (ad es. tramite webcast)dell’Opera, se tale utilizzazione sia prevalentemente intesa o direttaa perseguire un vantaggio commerciale o un compenso monetarioprivato.

i.

Compensi per versioni cover. Il Licenziante si riserva il dirittoesclusivo di riscuotere compensi, personalmente o per il tramite diun ente di gestione collettiva (ad es. SIAE), per ogni disco che Tucrei e distribuisci a partire dall’Opera (versione cover), nel caso incui la Tua distribuzione di detta versione cover sia prevalentementeintesa o diretta a perseguire un vantaggio commerciale o uncompenso monetario privato.

ii.

d.

Compensi per la comunicazione al pubblico dell’Opera mediantefonogrammi. Al fine di evitare dubbi, è inteso che se l’Opera è una registrazionedi suoni, il Licenziante si riserva il diritto esclusivo di riscuotere compensi,personalmente o per il tramite di un ente di gestione collettiva (ad es. IMAIE), perla comunicazione al pubblico dell’Opera, anche in forma digitale, nel caso in cui laTua comunicazione al pubblico sia prevalentemente intesa o diretta a perseguire unvantaggio commerciale o un compenso monetario privato.

e.

Altri compensi previsti dalla legge italiana. Al fine di evitare dubbi, è intesoche il Licenziante si riserva il diritto esclusivo di riscuotere i compensi a lui attribuitidalla legge italiana sul diritto d’autore (ad es. per l’inserimento dell’Opera inun’antologia ad uso scolastico ex art. 70 l. 633/1941), personalmente o per tramitedi un ente di gestione collettiva (ad es. SIAE, IMAIE), se l’utilizzazione dell’Operasia prevalentemente intesa o diretta a perseguire un vantaggio commerciale o uncompenso monetario privato. Al Licenziante spettano in ogni caso i compensiirrinunciabili a lui attribuiti dalla medesima legge (ad es. l’equo compensospettante all’autore di opere musicali, cinematografiche, audiovisive o di sequenzedi immagini in movimento nel caso di noleggio ai sensi dell’art. 18-bis l.633/1941).

f.

5. Dichiarazioni, Garanzie ed Esonero da responsabilità

SALVO CHE SIA ESPRESSAMENTE CONVENUTO ALTRIMENTI PER ISCRITTO FRA LE PARTI, ILLICENZIANTE OFFRE L’OPERA IN LICENZA “COSI’ COM’E’” E NON FORNISCE ALCUNADICHIARAZIONE O GARANZIA DI QUALSIASI TIPO CON RIGUARDO ALL’OPERA, SIA ESSAESPRESSA OD IMPLICITA, DI FONTE LEGALE O DI ALTRO TIPO, ESSENDO QUINDI ESCLUSE, FRALE ALTRE, LE GARANZIE RELATIVE AL TITOLO, ALLA COMMERCIABILITÀ, ALL’IDONEITÀ PER UNFINE SPECIFICO E ALLA NON VIOLAZIONE DI DIRITTI DI TERZI O ALLA MANCANZA DI DIFETTILATENTI O DI ALTRO TIPO, ALL’ESATTEZZA OD ALLA PRESENZA DI ERRORI, SIANO ESSIACCERTABILI O MENO. ALCUNE GIURISDIZIONI NON CONSENTONO L’ESCLUSIONE DIGARANZIE IMPLICITE E QUINDI TALE ESCLUSIONE PUÒ NON APPLICARSI A TE.

6. Limitazione di Responsabilità. SALVI I LIMITI STABILITI DALLA LEGGE APPLICABILE, ILLICENZIANTE NON SARÀ IN ALCUN CASO RESPONSABILE NEI TUOI CONFRONTI A QUALUNQUETITOLO PER ALCUN TIPO DI DANNO, SIA ESSO SPECIALE, INCIDENTALE, CONSEQUENZIALE,PUNITIVO OD ESEMPLARE, DERIVANTE DALLA PRESENTE LICENZA O DALL’USO DELL’OPERA,ANCHE NEL CASO IN CUI IL LICENZIANTE SIA STATO EDOTTO SULLA POSSIBILITÀ DI TALIDANNI. NESSUNA CLAUSOLA DI QUESTA LICENZA ESCLUDE O LIMITA LA RESPONSABILITA’ NELCASO IN CUI QUESTA DIPENDA DA DOLO O COLPA GRAVE.

7. Risoluzione

La presente Licenza si intenderà risolta di diritto e i diritti con essa concessicesseranno automaticamente, senza necessità di alcuna comunicazione in tal sensoda parte del Licenziante, in caso di qualsivoglia inadempimento dei termini della presente Licenza da parte Tua, ed in particolare delle disposizioni di cui ai punti 4.a, 4.b e 4.c, essendo la presente Licenza condizionata risolutivamente al verificarsi di tali inadempimenti. In ogni caso, la risoluzione della presente Licenza non pregiudicherà i diritti acquistati da individui o enti che abbiano acquistato daTe Collezioni di Opere, ai sensi della presente Licenza, a condizione che tali individui o enti continuino a rispettare integralmente le licenze di cui sono parte. Le sezioni 1, 2, 5, 6, 7 e 8 rimangono valide in presenza di qualsiasi risoluzione della presente Licenza.

a.

Sempre che vengano rispettati i termini e le condizioni di cui sopra, la presenteb.

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Licenza è perpetua (e concessa per tutta la durata del diritto d’autore sull’Operaapplicabile). Nonostante ciò, il Licenziante si riserva il diritto di rilasciare l’Operasulla base dei termini di una differente licenza o di cessare la distribuzionedell’Opera in qualsiasi momento; fermo restando che, in ogni caso, tali decisioninon comporteranno recesso dalla presente Licenza (o da qualsiasi altra licenza chesia stata concessa, o che sia richiesto che venga concessa, ai termini dellapresente Licenza), e la presente Licenza continuerà ad avere piena efficacia, salvoche vi sia risoluzione come sopra indicato.

8. Varie

Ogni volta che Tu distribuisci, o rappresenti, esegui o reciti pubblicamente in formadigitale l’Opera o una Collezione di Opere, il Licenziante offre al destinatario unalicenza per l’Opera nei medesimi termini e condizioni che a Te sono stati concessidalla presente Licenza.

a.

L’invalidità o l’inefficacia, secondo la legge applicabile, di una o più fra ledisposizioni della presente Licenza, non comporterà l’invalidità o l’inefficacia deirestanti termini e, senza bisogno di ulteriori azioni delle parti, le disposizioniinvalide o inefficaci saranno da intendersi rettificate nei limiti della misura che siaindispensabile per renderle valide ed efficaci.

b.

In nessun caso i termini e le disposizioni di cui alla presente Licenza possono essere considerati rinunciati, né alcuna violazione può essere considerataconsentita, salvo che tale rinuncia o consenso risultino per iscritto da una dichiarazione firmata dalla parte contro cui operi tale rinuncia o consenso.

c.

La presente Licenza costituisce l’intero accordo tra le parti relativamente all’Operaqui data in licenza. Non esistono altre intese, accordi o dichiarazioni relativeall’Opera che non siano quelle qui specificate. Il Licenziante non sarà vincolato adalcuna altra disposizione addizionale che possa apparire in alcuna comunicazioneda Te proveniente. La presente Licenza non può essere modificata senza il mutuoconsenso scritto del Licenziante e Tuo.

d.

Clausola iCommons. Questa Licenza trova applicazione nel caso in cui l’Opera siautilizzata in Italia. Ove questo sia il caso, si applica anche il diritto d’autore italiano.Negli altri casi le parti si obbligano a rispettare i termini dell’attuale LicenzaCreative Commons generica che corrisponde a questa Licenza Creative CommonsiCommons.

e.

Creative Commons non è parte della presente Licenza e non dà alcuna garanzia connessaall’Opera. Creative Commons non è responsabile nei Tuoi confronti o nei confronti di altre partiad alcun titolo per alcun danno, incluso, senza limitazioni, qualsiasi danno generale. speciale,incidentale o consequenziale che sorga in connessione alla presente Licenza. Nonostantequanto previsto nelle due precedenti frasi, qualora Creative Commons espressamenteidentificasse se stesso quale Licenziante nei termini di cui al presente accordo, avrà tutti idiritti e tutti gli obblighi del Licenziante.

Salvo che per il solo scopo di indicare al pubblico che l’Opera è data in licenza secondo itermini della CCPL, nessuna parte potrà utilizzare il marchio “Creative Commons” o qualsiasialtro marchio correlato, o il logo di Creative Commons, senza il preventivo consenso scritto diCreative Commons. Ogni uso consentito sarà realizzato con l’osservanza delle linee guida perl’uso del marchio Creative Commons, in forza in quel momento, come di volta in voltapubblicate sul sito Internet di Creative Commons o altrimenti messe a disposizione a richiesta.

Creative Commons può essere contattata al sito http://creativecommons.org/.

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