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1 Manuale di storia semplificato classe terza media Prof. Stefano Facchini, prof. Eva Riccò, prof. Piera Ferrarini INDICE Napoleone Bonaparte 1796-1821 pag. 2 Risorgimento pag. 4 Le guerre d’indipendenza: verso l’Unità d’Italia pag. 4 Guerra di secessione americana (1861-1865) pag. 6 Lo statuto Albertino e la costituzione italiana pag. 7 I primi decenni dell’Italia unita (1861-1896) pag. 8 La 2^ rivoluzione industriale 1850-1870 pag. 9 Colonialismo e imperialismo pag. 10 L’età giolittiana pag. 11 Verso la 1^ guerra mondiale: interventisti e neutralisti pag. 11 Anno scolastico 2008-2009 Scuola media Marconi Modena

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Manuale di storia semplificato

classe terza media

Prof. Stefano Facchini, prof. Eva Riccò, prof. Piera Ferrarini

INDICE

• Napoleone Bonaparte 1796-1821 pag. 2

• Risorgimento pag. 4

• Le guerre d’indipendenza: verso l’Unità d’Italia pag. 4

• Guerra di secessione americana (1861-1865) pag. 6

• Lo statuto Albertino e la costituzione italiana pag. 7

• I primi decenni dell’Italia unita (1861-1896) pag. 8

• La 2^ rivoluzione industriale 1850-1870 pag. 9

• Colonialismo e imperialismo pag. 10

• L’età giolittiana pag. 11

• Verso la 1^ guerra mondiale: interventisti e neutralisti pag. 11

Anno scolastico 2008-2009

Scuola media Marconi Modena

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Napoleone Bonaparte 1796-1821

Fu imperatore di Francia dal 1814 al 1821. Per incarico del Direttorio (l’organo che guidava la Francia negli ultimi anni della rivoluzione francese), condusse una strepitosa campagna militare in Italia nel 1796, che passo in gran parte sotto il dominio francese. Pur con un esercito mal equipaggiato, Napoleone portò a effetto un’azione fulminea contro gli austro-piemontesi, sconfiggendoli in varie battaglie e diffuse in Italia gli ideali di libertà e uguaglianza della Rivoluzione francese.

Conquistate Modena, Reggio, Bologna e Ferrara, le riunì nella Repubblica Cispadana (27 dicembre 1796). Fondò anche la Repubblica Cisalpina e la Repubblica Ligure. Costrinse gli austriaci al Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797) con l’Austria. L’accordo prevedeva che l’Austria entrasse in possesso dei territori della Repubblica di Venezia. Piemonte e Toscana furono annessi alla Francia. In seguito le truppe francesi invasero il Lazio e occuparono Roma, fondando la Repubblica Romana (15 febbraio 1798). La

Repubblica Partenopea, proclamata il 23 gennaio 1799 dai giacobini napoletani, durò soltanto pochi mesi. Campagna d’Egitto 1798. Napoleone fu inviato in Egitto, allora sotto il dominio ottomano, ma con l’intenzione di danneggiare l’Inghilterra che aveva con quel paese importanti scambi

commerciali. Ma dopo la sua vittoria (21 luglio 1798) nella battaglia delle Piramidi (il suo esercito era numericamente inferiore di due o tre volte rispetto agli avversari) subì una terribile sconfitta in mare ad Abukir a opera dell’ammiraglio inglese Horatio Nelson (1° agosto 1798), e la campagna si concluse con la disfatta dell’esercito francese. Dal consolato all’Impero. Rientrato a Parigi, il 9-10 novembre del 1799 (18-19 brumaio) attuò un colpo di stato, che portò

all’instaurazione del Consolato. Napoleone si fece nominare console a vita (8 maggio 1802), carica legittimata il 2 agosto dello stesso anno attraverso il voto popolare. Il 18 maggio 1804 venne dal Senato proclamato imperatore ereditario con il nome di Napoleone I: l’atto fu sancito da un plebiscito popolare e seguito dall’incoronazione a Parigi, nella cattedrale di Notre-Dame, da parte del papa Pio VII (2 dicembre 1804). Riorganizzò le finanze, creò licei, la banca di Francia e

fece promulgare il codice Napoleonico (civile). Grazie alla gloria conquistata sui campi di battaglia riuscì a

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raggiungere il potere, fino a costituire il più vasto impero d’Europa. Agli inizi del 1805, tuttavia, si costituì la terza coalizione tra Inghilterra, Austria, Russia, Svezia e Regno di Napoli. Gli inglesi sconfissero la flotta francese a Trafalgar, nei pressi di Gibilterra (21 ottobre 1805), mentre i francesi riuscirono a riportare una vittoria ad Austerlitz sugli austro-russi (2 dicembre 1805). Campagna di Russia 1812. L'invasione della Russia, considerata come l'ultima possibilità per piegare definitivamente la Gran Bretagna, fu il primo passo verso la sconfitta che arrivò a Lipsia nel 1813 e a Waterloo nel 1815.

A capo di un esercito decimato dalle battaglie, dalle epidemie e dal gelido inverno russo, Napoleone dovette ordinare la ritirata. Dei 600.000 soldati partiti alla conquista della Russia, ne tornarono in Francia solo poche centinaia. Le nazioni coalizzate invasero la Francia indifesa, il 4 marzo 1814 Parigi venne occupata dalle truppe nemiche, il 6 aprile Napoleone è costretto ad abdicare in favore di suo figlio e poi a rinunciare alla totalità dei suoi poteri andando in esilio all'isola d'Elba il 7 luglio dello stesso anno. Dall'isola d'Elba riuscì tuttavia a fuggire e a riconquistare il potere per 100 giorni. Il suo esercito fu sconfitto definitivamente dalle forze della settima coalizione nella battaglia di Waterloo (18 giugno

1815) e Napoleone, dopo aver abdicato, venne confinato nell'isola di Sant'Elena. Napoleone Bonaparte morì (cancro allo stomaco) a Longwood (Sant’Elena), sotto la sorveglianza degli inglesi, il 5 Maggio 1821.

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Risorgimento

E’ il processo che portò alla formazione dello Stato italiano unitario nell'Ottocento. Il Risorgimento cominciò dopo

il Congresso di Vienna come reazione alla restaurazione. In Italia i patrioti del Risorgimento lottarono soprattutto

contro il dominio dell'Austria nel Nord Italia e contro quello dei Borboni nel Regno delle Due Sicilie. I primi moti

risorgimentali, organizzati da società segrete come la carboneria, scoppiarono in Italia

fra il 1820 e il 1821 senza ottenere alcun successo. Il

Risorgimento come lotta contro l'Austria si sviluppò

soprattutto nelle tre guerre di indipendenza.

Mentre la liberazione dell'Italia meridionale avvenne

grazie alla spedizione dei Mille guidata da Giuseppe

Garibaldi e Mazzini rappresentò l'anima repubblicana

del Risorgimento, Cavour, monarchico e liberale, ne

fu la guida e il maggiore artefice su piano politico e

internazionale. (vedi mappa concettuale allegata)

Le guerre d’indipendenza: verso l’Unità d’Italia

Le guerre d’indipendenza furono combattute dal regno di

Sardegna, e poi dal regno d’Italia, contro l’Austria per portare a

compimento l’indipendenza e l’Unità d’Italia.

La prima guerra d’indipendenza fu dichiarata all’Austria, il 23

marzo 1948, dal re di Sardegna Carlo Alberto dopo

l’insurrezione di Venezia e le cinque giornate di Milano.

L’esercito piemontese, che ebbe l’appoggio di numerosi

volontari ottenne alcune vittorie iniziali (Pastrengo) ma fu

sconfitto da Radetzsky a Curtatone e Montanara, prima e a

Custoza poi. Dopo l’armistizio nel 1949 Carlo Alberto riprese le

ostilità ma fu sconfitto a Novara e abdicò (lasciò il trono) in favore di Vittorio Emanuele II che firmò a

Milano, la pace con l’Austria.

Cavour dopo aver stipulato a

Plombieres un’alleanza con la

Francia di Napoleone III, nel 1959

provocò l’Austria che dichiarò

guerra al Regno di Sardegna.

Scoppiò così la seconda guerra

d’indipendenza. Piemontesi e

francesi sconfissero gli austriaci a

Magenta, a Solferino e a San

Martino e occuparono tutta la

Lombardia. Napoleone III però firmò con l’imperatore austriaco Francesco Giuseppe l’armistizio di

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Villafranca (11 luglio 1859). Dopo l’armistizio Toscana, Parma e Modena, attraverso plebisciti popolari,

decretarono la propria annessione al Piemonte iniziando il processo che porterà all’Unità d’Italia.

Il regno d’Italia, proclamato nel 1861, si inserì nel conflitto austro-

prussiano del 1866 e si alleò con la Prussia con la speranza di

ottenere, in caso di vittoria, come compenso il Veneto. Anche se fu

sconfitta militarmente sia per terra (Custoza) che per mare (a

Lissa), l’Italia grazie alle vittorie prussiane, ricevette ugualmente il

Veneto con la pace di Vienna del 3 ottobre 1966, che chiuse la

terza guerra d’indipendenza. Restava irrisolta la questione di

Roma, in mano al

pontefice, che verrà

occupata nel 1870 e annessa al regno d’Italia.

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Guerra di secessione americana(1861-1865)

Guerra civile combattuta negli Stati Uniti che oppose tra il 1861 e

il 1865 gli Stati Uniti d’America (l’Unione) a undici stati

secessionisti del Sud, organizzati nella Confederazione degli Stati

Uniti d’America. Nella seconda metà del XIX secolo, gli Stati del

Nord avevano sviluppato un’economia industriale, mentre nel sud

l’economia era agricola e di basava sullo sfruttamento degli

schiavi

(oltre

quattro

milioni di schiavi neri impiegati nelle piantagioni di

cotone, tabacco e canna da zucchero). La principale

causa di contrasto tra le

regioni agricole

meridionali e quelle

industriali del Nord era

proprio la schiavitù. Nel

1860 divenne presidente

Abramo Lincoln, che era

contrario alla schiavitù.

L’elezione di Lincoln e l’imposizione nel nord di tasse di importazione sui prodotti

agricoli provenienti dagli stati del Sud provocarono la reazione di questi. Rafforzò nel Sud l’opinione che per

tutelare i propri interessi non esistesse altra via se non quella

dell’indipendenza. Nel marzo del 1861 sette stati (South Carolina,

Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana, Texas) adottarono

ordinanze di secessione (atto di separazione di un territorio e della sua

popolazione da uno stato al quale politicamente appartiene, al fine di

costituirsi in entità statale autonoma) dando vita agli Stati Confederati

d’America ed eleggendo Jefferson Davis quale presidente. Ebbe inizio così

la guerra che si concluse con la sconfitta del Sud nel 1865 e con

l’abolizione della schiavitù su tutto il territorio americano.

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Lo statuto Albertino e la costituzione italiana

Lo Statuto Albertino fu molto importane per la storia d’Italia. Concesso da Carlo Alberto nel 1848, fu esteso al Regno d’Italia nel 1861 e rimase in vigore fino all’avvento del fascismo. Pur con tutti i suoi limiti , Lo Statuto Alberino trasformava il regno di Sardegna da stato assoluto in stato costituzionale. I deputati erano infatti liberamente eletti .

Statuto Albertino 1848 Costituzione Italiana 1948

1 LA RELIGIONE CATTOLICA APOSTOLICA E ROMANA è

LA SOLA RELIGIONE DELLO STATO. GLI ALTRI CULTI

SONO (VALDESI ED EBREI) TOLLERATI .

TUTTE LE CONFESSIONI RELIGIOSE SONO UGUALMENTE

LIBERE DAVANTI ALLA LEGGE

2

LO STATO E’ RETTO DA UN GOVERNO

MONARCHICO. IL TRONO è EREDITARIO SECONDO

LA LEGGE SALICA (SOLO I DISCENDENTI MASCHI

POTEVANO DIVENTARE RE).

L’ITALIA È una repubblica democratica fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo.

3 IL potere legislativo sarà esercitato dal RE e da DUE

camere: il Senato e LA CAMERA dei Deputati.

La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle

due Camere.

4 Tutti gli abitanti del regno sono uguali dinanzi alla

legge. Tutti godono i diritti civili e politici e sono

ammessi alle cariche civili e militari.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali

davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di

lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni

politiche e sociali.

5 La libertà individuale è garantita, nessuno può

essere arrestato o portato in giudizio, se non nei casi

previsti dalla legge.

La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa nessuna

forma di detenzione, di ispezione, o perquisizione

personale… se non per atto motivato dall’autorità

giudiziaria.

6 La stampa sarà libera, ma una legge condanna gli

abusi.

TUTTI hanno diritto a manifestare liberamente il proprio

pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di

diffusione. La stampa non può essere soggetta a censura

7 IL PARLAMENTO è FORMATO DA UNA CAMERA DEI

DEPUTATI ELETTA A SUFFRAGIO CENSITARIO (Più

RICCHI) E UN SENATO NOMINATO DAL RE

IL POPOLO ELEGGE LA CAMERA DEI DEPUTATI E IL SENATO

DELLA REPUBBLICA. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

NOMINA I MINISTRI.

8 IL RE CONTROLLA IL POTERE LEGISLATIVO,

ESECUTIVO E GIUDIZIARIO.

IL POTERE LEGISLATIVO( FARE LE LEGGI) APPARTIENE AL

PARLAMENTO. IL POTERE ESECUTIVO (APPLICARE LE

LEGGI) SPETTA AL GOVERNO. IL POTERE GIUDIZIARIO

(FARE I PROCESSI) è AUTONOMO (ORGANIZZATO DAI

GIUDICI).

8

I primi decenni dell’Italia unita (1861-1896)

L’Italia nell’età della Destra storica 1861-1876. Il raggruppamento politico che governò l’Italia dal 1861 al

1876 fu la cosiddetta Destra storica, che raccoglieva gli eredi della politica liberale di Cavour. Dopo l’Unità

furono molti i problemi che essa dovette affrontare:

• Pochi italiani erano in grado di parlare la lingua italiana;

• Bisognava creare un mercato unico (stessa moneta, stesse unità di misura);

• Bisognava costruire vie di comunicazione;

• Si doveva costruire un esercito nazionale.

La Destra adottò una politica fiscale molto severa: la tassa più odiata fu quella sul

macinato (introdotta da Quintino Sella) perché colpiva i più poveri. L’Organizzazione e

le e leggi piemontesi vennero estese a tutto il paese.

• Nel mezzogiorno (il Sud) divampo il brigantaggio, alimentato da motivazioni

politiche e sociali.

Il governo reagì con estrema durezza e lo stroncò facendo intervenire l’esercito.

• Un altro grave problema fu l’ostilità della Chiesa, (infatti dopo il crollo di

Napoleone III, l’Italia poté annettere il Lazio e Roma), ma la

Chiesa non riconobbe il nuovo Stato Italiano.

Malgrado l’emanazione “della legge delle guarentigie”, Pio IX si dichiarò prigioniero in

Vaticano e con la bolla chiamata “non expedit” chiese ai cattolici di non prendere parte

alla vita politica del regno.

La Destra raggiunse il pareggio di bilancio.

L’Italia nell’età della Sinistra storica 1876- 1896. Nel 1876 il governo passò nelle mani

della Sinistra che comprendeva uomini politici liberali aperti alle idee democratiche.

Le principali riforme furono:

• La legge Coppino del 1877: scuola elementare obbligatoria e gratuita con l’obiettivo di eliminare

l’analfabetismo.

• L’abolizione della legge sul macinato

• La legge elettorale 1882 per allargare il suffragio universale

I governi della Sinistra, guidati dal presidente del Consiglio De Pretis, inaugurarono una

politica protezionista nei confronti delle industrie nazionali del Nord per difendere la

concorrenza straniera. Questo danneggiò le esportazioni agricole al Sud. Il governo

dovette affrontare le opposizioni di cattolici e socialisti (F. Turati diede vita al Partito

Socialista dei lavoratori italiani).

Nel 1882 Italia, Austria e Germania firmarono la

Triplice Alleanza . Di carattere puramente difensivo,

tale accordo prevedeva il reciproco aiuto in caso di invasione esterna, con

particolare riferimento alla Francia, di uno qualsiasi dei tre firmatari.

Dopo De Pretis, salì al governo Crispi, che attuò una politica autoritaria,

infatti nel 1894 represse duramente la rivolta dei fasci siciliani. In politica

estera rafforzò il legame con la Triplice Alleanza e cercò di ampliare

l’espansione coloniale sulla costa orientale dell’Africa. Dopo la sconfitta ad

Adua, in Etiopia contro gli abissini, fu costretto a dimettersi. Lo sostituì Di

Rudini; gli ultimi anni del’800 furono anni di crisi.

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La 2^ rivoluzione industriale 1850-1870

La rivoluzione industriale è un processo di trasformazione economica che da un sistema agricolo-artigianale-commerciale porta ad un sistema industriale moderno caratterizzato dall'uso generalizzato di macchine azionate da energia meccanica, dall'utilizzo di nuove fonti energetiche.

Va fatta una distinzione fra prima e seconda rivoluzione industriale. La prima, iniziata alla fine del settecento, riguarda prevalentemente il settore tessile-metallurgico e comporta l'introduzione della macchina a vapore, mentre la seconda rivoluzione industriale, che prende avvio a metà ottocento circa, si sviluppa con l'introduzione dell'elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio. Nella seconda metà del XX secolo, infine, l'introduzione e l'ampia diffusione dell'elettronica e dell'informatica dà avvio alla terza rivoluzione

industriale.

Dal 1850 in poi, si ebbe in Europa e negli Stati Uniti uno sviluppo tecnologico senza precedenti, che assicurò ai paesi Occidentali la supremazia tecnica in tutto il mondo. I settori in cui si ebbero i maggiori risultati furono quello

metallurgico con l'acciaio, quello chimico e quello elettrico.

Lo sviluppo dell'apparato elettrico ebbe un deciso incremento solo dopo il 1870, quando si produssero i

primi generatori (dinamo e motore elettrico).I progressi in questo campo

permisero la graduale diffusione della rete elettrica ad uso civile per l'illuminazione (e successivamente l'utilizzo dei primi elettrodomestici),

nelle case e nei luoghi di lavoro. I trasporti nella seconda metà dell'Ottocento divennero assai più sviluppati e complessi. In alcuni paesi le ferrovie ebbero un incremento del 1000%: negli Stati Uniti si passò da 15000 km di linee ferroviarie a più di 150000 km. Inoltre in alcune delle più importanti città Europee ed Americane, si ebbe la costruzione delle prime metropolitane, fra le quali quelle di Londra e Parigi. Per quanto riguarda il sistema navale, grazie allo sviluppo della metallurgia e all'introduzione dell'elica, si poterono costruire i primi scafi in ferro e successivamente in acciaio, che permisero la costruzione dei robustissimi transatlantici. Nel 1869 venne inaugurato il canale di Suez che collega il Mar Rosso e il Mar Mediterraneo 1 nel 1914 il canale di Panama che collega l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico. L'invenzione della automobile, negli ultimi decenni del XIX secolo, si rivelerà di straordinaria importanza; tali conseguenze, tuttavia, si avvertiranno in modo significativo solo a partire dalla diffusione di massa dell'automobile, che inizierà successivamente, nei primi decenni del XX secolo. Parallelamente ai trasporti, anche le comunicazioni si fecero più veloci e intense. L'invenzione del telegrafo permise le prime comunicazioni intercontinentali. Sarà soprattutto la successiva invenzione del telefono e la sua diffusione su larga scala che porteranno ad una vera rivoluzione nel campo delle comunicazioni. Nei primi anni del novecento, quindi, l'avvento della radio, avvierà una nuova era nel campo della informazione.

2° rivoluzione industriale: invenzioni

Anno Invenzione Autore

1855 Convertitore Bessemer

1867 Dinamite Nobel

1871 Telefono Meucci

1873 Frigorifero

1874

Ferro da stiro

Macchina da scrivere

Penna stilografica

1876 Grammofono

1879 Lampadina elettrica Edison

1879 Locomotiva elettrica Siemens

1884 Motore a benzina Daimler / Forest

1897 Telegrafo senza fili Marconi

1900 Dirigibile Zeppelin

1903 Aereo Wright

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Fu soprattutto nel periodo della seconda rivoluzione industriale, più che nella prima, che vennero fatte numerose e importantissime scoperte in campo medico e scientifico. Gli studi di Charles Darwin e Gregor Mendel stimolarono l'approfondimento di anatomia comparata, fisiologia, genetica, mentre le fondamentali scoperte di Louis Pasteur, Gerhard Henrik Hansen, Robert Koch, e altri, in campo epidemiologico portarono nel corso del XIX secolo a trovare una difesa contro antichi flagelli come la tubercolosi, la difterite, il colera, la peste, il tifo, la lebbra, la rabbia, la malaria. Questo complesso di scoperte e invenzioni permise nel giro di pochi decenni di migliorare le condizioni igienico-sanitarie di gran parte delle popolazioni dei paesi industrializzati, di abbattere l'alto tasso di mortalità infantile, e di innalzare notevolmente l'età media della popolazione e le aspettative di vita degli individui.

Colonialismo e imperialismo

Il colonialismo è la politica di conquista di territori stranieri attivata dalle potenze europee a partire dal XV secolo.

Lo scopo principale della politica colonialista era trovare nuovi fonti di ricchezza (oro, argento, spezie). I primi

imperi coloniali furono quelli del Portogallo

e della Spagna: il Portogallo sviluppò

soprattutto una rete commerciale in Africa e

Asia, mentre la Spagna diede vita ad un

impero in America Centrale e Meridionale.

Dal XVI secolo al XIX, anche altre potenze

europee seguirono una politica di

colonialismo soprattutto nell’America

Settentrionale; l’Inghilterra ebbe

possedimenti sparsi in tutto il mondo,

dall’America all’India all’Oceania; i Paesi

Bassi fondarono colonie commerciali in

Indonesia, nella penisola indiana, nella

Nuova Guinea, in Africa e in America

Centrale. Nel XIX e in parte nel XX secolo, il

colonialismo ha subito una profonda

accelerazione, legata allo sviluppo del

capitalismo. Gran Bretagna, Francia,

Germania, Italia, Belgio, e altri stati hanno

creato imperi coloniali in Africa. Oggi il

colonialismo è scomparso, ma è stato

sostituito dal neocolonialismo, una forma indiretta di sfruttamento dei paesi poveri da parte dei paesi ricchi.

Con imperialismo si indica la tendenza di uno stato ad estendere il proprio dominio politico ed economico su altri

paesi, spesso facendo ricorso alla guerra. E’ stata una politica attuata da alcune grandi potenze europee (Gran

Bretagna e Francia su tutte) tra fine Ottocento e inizi Novecento.

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L’età giolittiana 1901-1914

Per età giolittiana s'intende quel periodo della storia italiana che va dal 1901 al

1914, un quindicennio circa che a buon diritto prese il nome dai governi di

Giovanni Giolitti che caratterizzarono la vita politica italiana sino alla vigilia della

prima guerra mondiale.

Operò una politica moderata nei confronti delle rivendicazioni dei lavoratori; si

occupò di invalidità, vecchiaia, lavoro femminile e infantile, estese il diritto di

voto a tutti i cittadini maggiorenni

di sesso maschile. Il periodo del suo

governo segnò una profonda

modernizzazione e promosse lo sviluppo industriale dell’Italia. La rete

ferroviaria, che nel 1970 misurava soltanto 6000 km, ne contava

18000 nel 1914; i trafori alpini, lo sviluppo dell’idroelettricità, le

grandi opere di bonifica e d’irrigazione consentirono un notevole

incremento della produzione in tutti i settori. Ebbe inizio l’esportazione

del cotone; a Torino con la FIAT sorse l’industria automobilistica, la

produzione del grano e dei vini raddoppiò. Fra il 1911 e il 1912

promosse inoltre una politica coloniale, conquistando, nel continente

africano, la Libia. Nel 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale, si

dichiarò contrario all’intervento dell’Italia nella guerra, ma fu costretto

a dimettersi di fronte al prevalere degli interventisti

Verso la 1^ guerra mondiale: interventisti e neutralisti

Salandra, che era da poco a capo del governo quando scoppiò la prima guerra Mondiale (28/7/1914), dichiarò

che l’Italia sarebbe rimasta neutrale rispettando le clausole della Triplice Alleanza (trattato che legava il nostro

paese a Germania e Austria e che prevedeva che i paesi aderenti all’alleanza, erano tenuti ad entrare in guerra

solo nel caso in cui uno degli alleati venisse aggredito militarmente). Ma in questo caso era stata l’Austria a

iniziare il conflitto.

La Triplice Alleanza (in verdone), la Triplice Intesa (in

verde) e gli alleati della Russia (in verde chiaro) nel

1914.

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Interventismo: Movimento di opinione manifestatosi in Italia tra il 1914 e il 1915, che propugnava il

disconoscimento della Triplice Alleanza e l’ingresso in guerra dell’Italia a fianco delle potenze dell’Intesa (Gran

Bretagna, Francia e Russia). L’obiettivo immediato era quello di far uscire l’Italia dalla posizione di neutralità

assunta al momento dello scoppio della prima guerra mondiale (estate 1914) e sostenuta da una larga

maggioranza, sia nel paese sia in Parlamento, dove raccoglieva i consensi dei liberali di Giovanni Giolitti, dei

socialisti e dei cattolici.

Quasi tutti gli Italiani erano contrari (NEUTRALISTI) all'entrata in guerra a fianco dell'Austria, tradizionale nemico,

che ancora occupava Trento e Trieste. Buona parte del paese era per la neutralità, ma gli interventisti

propendevano a entrare in guerra a fianco di Francia e Inghilterra. I cattolici e buona parte

dei socialisti erano contro la guerra. I socialisti sostenevano che la guerra era un affare tra

capitalisti che lottavano per il predominio imperialista dell'Europa. Giolitti, che poco tempo

prima aveva lasciato la presidenza del consiglio, si era impegnato per mantenere la

neutralità italiana. Egli era sicuro che gran parte del territorio italiano ancora occupato

dall'Austria poteva essere ottenuto mediante trattative diplomatiche.

INTERVENTISTI: Erano per l'intervento italiano a fianco dell'Intesa i nazionalisti che

ritenevano importante combattere per inserire l'Italia tra le grandi potenze, il presidente del

consiglio Antonio Salandra e i liberali che lo sostenevano, molti democratici e alcuni

socialisti riformisti.

Il governo confidando in conquiste territoriali aveva avviato colloqui segreti con l’intesa (formata da Francia,

Russia, Inghilterra). il 26 aprile 1915 Salandra all’insaputa del parlamento aveva firmato il Patto di Londra. L’Italia

s’impegnava ad entrare in guerra a fianco dell’ Intesa con la promessa di ricevere a guerra finita, Trentino Alto

Adige, la Venezia Giulia, l’Istria e la Dalmazia.