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Mons. Saverio Martucci Una Missione di Fede Per Ricominciare Testimoniando

Libro Don Saverio Martucci

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Libro Don Saverio Martucci

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Mons. Saverio MartucciUna Missione di Fede

PerRicominciare

Testimoniando

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Pro-manuscriptoAD USO INTERNO

A cura delMovimento Laico di Preghiera

“Beato Bartolo Longo”Latiano (BR)

Mese di Giugno 2009Dedicato al

Sacratissimo Cuore di Gesù

In Copertina: Don Saverio Martucci

Olio su tela diAntonia Devicienti

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Cosa leggiamo?

Parole, righe e pagine,che non sono lezioni di spiritualità,

ma riflessioni sulla veridicità della Fede,che conducono ad un atteggiamentodi Rispetto e di Amore verso Dio,per entrare nell’Universo di Dio,per unirsi in Eterno con Dio…

per Cristo, con Cristo e in Cristo… !

____________________________

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Gesù Cristo, il Divino Pastore, Fondatore della Chiesa Cristiana, - Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, - Salvatore del Genere Umano.

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L’Anno Sacerdotale 2009-2010 è un’occasione per riflettere sull’importanza della vocazione e della missione pastorale.

Don Saverio Martucci, un Sacerdote carismatico, ha svolto la sua missione con instancabile zelo, aprendo il dialogo a tutti, testimoniando la sua Fede, nel rispetto evangelico della Chiesa Universale.

I contrasti tra la sua realtà e l’attuale condizione della Chiesa mette in luce ciò che occorre fare, con coraggio ed ottimismo, per far rinascere ed alimentare una coerente coscienza di Fede, di Speranza e di Carità.

In queste pagine riscopriamo realtà vissute, dove attingere insegnamenti formativi, utili ad educatori laici e religiosi.

Come ha espresso il Santo Padre Benedetto XVI, nell’Angelus del I° e del 9 Agosto 2009, “Il bene e l’amore non è tanto quello che si ha dentro di sé, ma va dimostrato con i fatti”.

Come ricominciaree che cosa testimoniare.

Speranza, utopia o realtà?

Tale monito contrasta le sfide culturali, sociali e religiose del secolarismo, del consumismo e del materialismo, spesso legate all’influenza del nichilismo contemporaneo.

Come ha detto il Papa Benedetto XVI, il 30 Agosto 2009, “seguendo un eccessivo modernismo si entra inevitabilmente nel fallimento interiore, superando se stessi”, poiché “Ciò che oggi è ritenuto modernissimo, domani sarà largamente sorpassato”.

Un richiamo anche per coloro che dell’ “arbitrarietà ne fanno un personale sistema di comportamento”.

Una consapevolezza per tutti i Cattolici, affinché, con il coraggio infuso dalla Speranza e con coerente determinazione, si possano rinsaldare le Verità Evangeliche, per ravvivare i cuori, rafforzare la Fede e Glorificare Dio.

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<< Forse anche voi volete andarvene? >>

<< Signore, da chi andremo?Tu Hai Parole di Vita Eterna;

noi abbiamo creduto e conosciutoche Tu Sei il Santo di Dio >>.

(Gv. 6, 60-69)

<< Io Sono la Vite, voi i tralci. >>( Gv 15, 1-8)

<< Credo la Chiesa, Una, Santa, Cattolica … >>

Difendiamo e Proteggiamo la Sacralità della Chiesa.

Rispettiamo e Custodiamo il Luogo Sacro

della Santa Casa di Dio.

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Nell’Anno Sacerdotale2009-2010,

voluto dal Santo Padre,Sua Santità Benedetto XVI.

IL SANTO CURATO D’ARSSan Giovanni Maria Vianney

8.5.1786 – 4.8.1859Canonizzato il 31.5.1925

da Papa Pio XIProclamato Patrono

di tutti i Parroci nel 1929 e di tutti i Sacerdoti nel 2009

dal Santo PadrePapa Benedetto XVI

Dedicato ai figli predilettidella Santa Vergine Maria

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AD JESUM PER MARIAM<< Alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà >>

Basilica di San Pietro – Roma 19 Giugno 2009 - 19 Giugno 2010

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Il Santo Padre, Benedetto XVI, durante l’atto di venerazione

delle Reliquie del Santo Curato d’Ars, nella Basilica Vaticana,

il 19 Giugno 2009.

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“Siate Pastori (…)” (Papa Benedetto XVI, durante gli auguri natalizi del 2009, ai Ves-covi in Vaticano).

Il Sacerdozio Cattolico.

“Il Sacerdote, quando celebra la Santa Messa, dà Onore a Dio,

allegrezza agli Angeli, edificazione alla Chiesa, soccorso ai vivi,refrigerio ai morti e rende sé partecipe di tutti i beni”.

( Imit. IV - 5)

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In ricordo del SacerdoteDon Saverio Martucci

20.01.1923 – 20.02.2009

Mons. Saverio Martucci, Storico-biblico e Teologo. Umile Maestro di Dottrina

ed Educatore di Vita.Guida Spirituale del

Movimento Laico di Preghiera“Beato Bartolo Longo”.

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PREGHIERA DI PAPA BENEDETTO XVIE DEL SANTO CURATO D’ARS

PER L’ANNO SACERDOTALE 2009

Signore Gesù,Tu Hai voluto donare alla Chiesa,

attraverso San Giovanni Maria Vianney,una Immagine Viva di Te

ed una personificazione della Tua Carità Pastorale.Aiutaci,

in sua compagnia ed assistiti dal suo esempio,a vivere bene quest’Anno Sacerdotale.

Fa’ che possiamo imparare dal Santo Curato d’Arsil modo di trovare la nostra gioia,restando a lungo in Adorazione

davanti al Santissimo Sacramento;come la Tua Parola Che ci guida sia semplice e quotidiana;

con quale tenerezza il Tuo Amore accolga i peccatori pentiti;quanto sia consolante l’abbandono fiducioso

alla Tua Santissima Madre Immacolata;quanto sia necessario lottare con vigilanza contro il maligno.Fa’, o Signore Gesù, che i nostri giovani possano apprendere,

dall’esempio del Santo Curato d’Ars,quanto sia necessario, umile e glorioso il ministero sacerdotaleche Tu Vuoi affidare a quelli che si aprono alla Tua Chiamata.

Fa’ che nelle nostre comunità-come ad Ars a quel tempo-

ugualmente si realizzino quelle meraviglie di Graziache Tu Compi quando un Sacerdote

sa “mettere l’Amore nella sua Parrocchia”.Fa’ che le nostre Famiglie Cristiane

si sentano parte della Chiesa-dove possano sempre ritrovare i Tuoi Ministri-

e sappiano rendere le loro case belle come una chiesa.Fa’ che la Carità dei nostri Pastori

nutra ed infiammi la Carità di tutti i fedeli, affinché tutte le vocazioni e tutti i carismi

donati dal Tuo Santo Spiritopossano essere accolti e valorizzati.

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Ma soprattutto, o Signore Gesù, Concedici l’ardore e la verità del cuore,

perché noi possiamo rivolgerci al Tuo Padre Celeste, facendo nostre le stesse parole

che San Giovanni Maria Vianneyutilizzava quando si rivolgeva a Lui:

“ Vi Amo, Mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarVi fino all’ultimo respiro della mia vita.

Vi Amo, o Dio infinitamente amabile,e desidero ardentemente di morire amandoVi,

piuttosto che vivere un solo istante senza amarVi.

Vi Amo, Signore, e la sola Grazia che Vi chiedo

è di amarVi in Eterno.

Mio Dio,se la mia lingua non può ripetere sempre che io Vi Amo,

desidero che il mio cuore Ve lo ripeta ad ogni mio respiro.Vi Amo, o Mio Divin Salvatore,

perché Siete stato Crocifisso per me;;

e perché Voi mi tenete crocifisso quaggiù per Voi.

Mio Dio,Fatemi la Grazia di morire amandoVi

e sentendo che io Vi Amo”.Amen

***

Preghiera per l’Anno Sacerdotale,divulgata dall’Arcidiocesi

di Brindisi

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TU SEI PIETROE SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO’ LA MIA CHIESA

E LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO( Mt 16, 13-­19)

“Non c’è unità di Chiesa senza unità di Fede…, ma non c’è unità di Fede senza un Capo Supremo” -San Tommaso- .

“Ubi Petrus, ibi Ecclesia : “là dove è Pietro -il Papa- ivi è la Chiesa di Cristo”

-San Ambrogio- .

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INTRODUZIONE

Il compito, il significato ed il riferimento di questa pubblicazione è legato a tre elementi essenziali:

Seguire le indicazioni del Santo Padre, Benedetto XVI, che ha • indetto l’Anno Sacerdotale.Evidenziare, analizzando le varie tematiche, le motivazioni che • hanno determinato la crisi delle vocazioni in seno alla Chiesa Cattolica.Indicare, attraverso la missione pastorale svolta da Don Saverio, • come si può ricominciare a testimoniare la veridicità della propria Fede.

Dalla “Parabola del Buon Seminatore” si attingono ampie riflessioni, per meditare la Parola di Gesù, che è un Seme di Vita, quindi è Parola di Vita!

Questa Parola, con la stessa Bibbia, spesso viene alterata dai ‘teologi’, o dai ‘moderni studiosi’, con lotte dottrinali, che confondono e ne deviano il significato originale.

Distorcere la Parola di Dio, alterare i Dogmi, opponendosi al Magistero della Chiesa, personalizzando anche solo alcune parti della Liturgia, significa deformare e contrariare la Volontà Divina.

Tutto ciò genera confusione nelle menti, compromette la Verità, oscura la Fede, rallegrando ‘i libertini’ del nostro tempo, coinvolti e storditi dal ‘fumo di satana’.

Per cui, dopo duemila anni di Cristianesimo, i cattolici non possono assistere indifferenti al declino della Fede, alla sfiducia nella Chiesa, osservare come stiano scomparendo tanti istituti e vocazioni religiose, senza ricercare e valutarne le cause, ritenute, dai più, interne alla stessa Chiesa.

Pertanto, finché nell’intera famiglia ecclesiale non si riuscirà a dare esempio di coerente comportamento etico-religioso, di rispetto verso il Sacro, di zelo e di fervorosa Preghiera, giovani ed adulti non troveranno più alcuna attrattiva, non vi sarà più interesse e fiducia verso le istituzioni religiose.

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Lo sforzo di questa pubblicazione è quello di individuare, con obiettiva consapevolezza, le ragioni di tale declino, cercando di identificare le motivazioni legate, soprattutto, alla pratica giornaliera del Ministero Sacerdotale, di cui Don Saverio ne è stato un fervente assertore.

E’ una lotta che tutti i cattolici, da veri credenti, devono affrontare per sostenere il Sommo Pontefice, difendere la Santa Chiesa ed aiutare i Sacerdoti, anche con la sola ed umile Preghiera.

Tra le varie difficoltà del mondo d’oggi, qualsiasi iniziativa può essere utile e, anche se questa dovesse andare controcorrente, da essa potrà nascere una nuova formula di aggregazione sociale, che allontanerà il pericolo di prove più gravi di quelle che sta vivendo attualmente il mondo religioso ed ecclesiastico.

Ogni religioso dovrà testimoniare la propria vocazione dimostrando la personale Fede, per far sì che si possa riacquistare la Fiducia persa.

Solo in un clima di rinnovato impegno, i giovani potranno ritrovare nella Chiesa esempi di coerenza, con argomenti di fondato richiamo, affinché, in tale clima, possano anche nascere e maturare vere vocazioni.

Non servono ‘aforismi’, Conferenze Episcopali, Convegni Ecumenici, Incontri Pastorali, ecc.. Occorre riscoprire la presenza di Gesù, Sommo Sacerdote, nella costante testimonianza del Sacerdote in chiesa, per ravvivare e far fruttificare, con zelo e devozione, la Celebrazione dei Santi Sacramenti, per ricominciare un nuovo cammino in seno alla Chiesa, testimoniando la vera Fede.

Come Ha suggerito la Madonna, nelle Sue Apparizioni, bisogna impegnarsi nella Preghiera, offerta con fiducia, con costanza e fervore, dando esempio di santità, donando l’azione concreta, profusa con il cuore, non con le labbra, per Glorificare la Paterna Bontà di Dio.

Una importante meta, più volte manifestata dalla Santa Madre Celeste, è quella di Consacrarsi al Suo Cuore Immacolato, rendendosi disponibili alla Sua chiamata. Con il Suo Aiuto, forti nella Fede e perseveranti nella lotta contro il male, si potranno attuare i Suoi Progetti di Salvezza.

Per questo scopo, in altra pubblicazione (vedi bibliografia), viene suggerito un valido itinerario spirituale, per Consacrarsi al Cuore Immacolato della Santissima Vergine Maria.

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Con queste Lodi, rinnoviamo il nostro atto di Devozione a Gesù, Nostro Signore e Redentore, per ricominciare a testimoniare apertamente la nostra vera Fede.

Sono semplici espressioni, forse ormai in disuso, ma che restano tuttora validi e significativi atteggiamenti esteriori per Onorare e Glorificare Cristo Gesù, Nostro Signore. Mentre il Santo Padre si accingeva ad inaugurare l’Anno Sacerdotale, veniva a mancare improvvisamente, per un incidente avvenuto dopo la Celebrazione della Santa Messa, Don Saverio Martucci, l’ispiratore ed il sostenitore

Don Saverio, da giovane che posa d’avanti alla statua di Bartolo Longo.

del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo”, di cui lui era devoto e zelante assertore.

Don Saverio Martucci, già da giovane, era fortemente devoto del Beato Bartolo Longo.

Da qui e da lui è nata l’ispirazione per il Movimento Laico di Preghiera che porta il nome del Beato.

I PARTE_________________

Sia Lodato Gesù Cristo.

Sempre Sia Lodato.

Cristo Regni.

Sempre.

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Una importante figura carismatica, quella di Don Saverio, che ha saputo mantenere viva la tradizione delle sue radici cristiane, acquisite e sostenute in ottantasei anni di vita, quasi tutte dedicate al sacerdozio, difendendole, sempre in spirito di ubbidienza, dalle più moderne forme di comportamento religioso.

Un lavoro di grande umiltà, il suo, nel saper offrire la sua missione pastorale con vera Carità cristiana, così come si cercherà di tradurre ed analizzare, anche se sinteticamente, in questa breve esposizione editoriale a lui dedicata.

La stesura di questo libro nasce dalla raccolta di varie omelie e dai contenuti dei discorsi di Don Saverio, da lui pronunziati in varie occasioni.

Nel limite del possibile, e senza alcuna ambizione, sono state sintetizzate le parti che riguardano essenzialmente il suo ministero sacerdotale, uniformando il carattere espositivo al significato del suo apostolato, nel modo migliore con cui si è pensato di formulare lo stile dell’intera opera. Nel contempo, si è cercato di rispettare l’essenza del suo pensiero, applicato ai vari argomenti da lui espressi, distinguendoli in rapporto alle varie circostanze da lui vissute e manifestate in vita.

Va precisato che non è stato semplice armonizzare la vastità delle tematiche da lui trattate, sia per la delicatezza della materia, che per le difficoltà di coordinare e trasferire l’interpretazione dei vari contenuti in una chiave di lettura, che risultasse facile, semplice e scorrevole.

Pertanto, si chiede venia al lettore se, in taluni casi, per la natura delle argomentazioni, non sempre il senso della frase si associa in maniera consequenziale al concetto del discorso e… viceversa. Va da sé che, per chi ha conosciuto personalmente la larghezza intellettuale di Don Saverio, saprà riconoscere con più facilità le sfumature che caratterizzano queste pagine.

In fine, si fa presente che già nell’Aprile 2006 è stato pubblicato un suo libro, INVOCANDO MARIA, che racchiude in se varie tematiche inerenti l’etica morale e religiosa.

Assieme ad una sintesi della vita dell’Avv. Bartolo Longo, ad alcune preghiere inedite, al significato ed alle meditazioni sulla Preghiera del Santo Rosario, in tale libro risaltano i fondamenti etico-religiosi della scienza pedagogica longhiana, di cui Don Saverio, per naturale vocazione,

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ne ha seguito le basi, armonizzandole con l’insegnamento nella scuola. Devoto della Vergine del Santo Rosario, Don Saverio ha sempre

preposto a tutto il valore della Preghiera. La sua biblioteca è ricchissima di testi storici, teologici ed anche mariani.

Grande assertore delle riflessioni di San Luigi M. Grignion di Montfort, egli soleva ribadire che “La Preghiera è come una sorgente di acqua pura, sempre limpida e fresca, perché Ispirata e Guidata dallo Spirito Santo, Che alberga nel nostro cuore. Per questo la Preghiera non è e non può essere una ripetizione, ma deve scaturire dalla semplicità del cuore e dalla viva Fede. Pregare con devozione e non ‘recitare’, poiché ‘recitare’ è una parola inadeguata, che non si addice alla Preghiera, tanto meno al Sacro” (da una sua citazione nel libro IL SANTO ROSARIO MEDITATO). (Vedi bibliografia).

I libri del Movimento Laico di Preghiera.

Il libro Invocando Maria.

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Don Saverio ha sempre esposto con parsimoniosa capacità le sue doti culturali ed educative, applicate a suo tempo, con virtuosa capacità, anche in seno all’insegnamento scolastico.

Assertore convinto della propria Fede, è stato un eccellente storico del Vecchio e Nuovo Testamento, esponendo scientificamente e con estrema semplicità i maggiori concetti teologici che hanno sempre caratterizzato le sue omelie e le varie catechesi.

Sottile conoscitore delle vicende storiche che hanno formato i grandi Santi, egli spaziava nell’enumerare i loro sapienti motti, interloquendo con le massime di tanti santi, affascinando sempre tutti coloro che avevano la possibilità di ascoltarlo nelle sue omelie.

Da San Francesco a Sant’Antonio, da San Lorenzo da Brindisi a San Pio (che aveva conosciuto personalmente), da San Matteo a San Luca e a tutti i vari Santi, non mancava di citarli sempre, valorizzando le loro imprese, abbinando facilmente il valore dei loro esempi con la profondità dei passi evangelici.

San Lorenzo da Brindisi,proclamato Dottore della Chiesa,il 19 Marzo 1959, daPapa Giovanni XXIII.

L’intento di questa pubblicazione, tuttavia, non vuole essere solo quello di sottolineare le capacità culturali di Don Saverio, bensì e soprattutto il valore del suo messaggio pastorale, confermato da uno spiccato senso di carità, di umiltà e di vera Fede, messo sempre a servizio della Chiesa e del Popolo di Dio.

Per questo si cercherà, soprattutto, di evidenziare il significato della sua Missione Sacerdotale, svolta con dignità e con zelo, oltre che con sacrificio e fervore. Un esempio che oggi ben si addita alle giovani leve di cattolici e di religiosi, convalidando quanto asseriva Ferdinando Baj, nel dire che “Farsi prete non significa mettersi solo una divisa di fuori, ma

significa anche assumere un tormento dentro”. Il Card. Emmanuel Suhard, in merito, aggiungeva che “Come Gesù Cristo, così il Sacerdote porta all’Umanità un dono senza uguali: quello dell’inquietudine.

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Egli deve essere il Ministro dell’inquietudine, il dispensatore di una Sete e di una Fame nuova, quella di Gesù”.

In questo, molto c’è da apprendere sul profondo significato della testimonianza sacerdotale di Don Saverio, poiché, come spiegava Francois Pollien, “ Niente avviene a caso, poichè in tutte le opere di Dio regna l’ordine. Il posto di un uomo nella vita non è mai cosa indifferente per il Nostro Padre Celeste”, poiché, come ancora confermava P. F. Molinari, “Il Prete è il manovale di Dio nel cantiere del Mondo, dove, nel tempo, si costruisce l’Eternità”.

Considerando la costante volontà di Don Saverio, si può ben confermare quanto sosteneva San Francesco De’ Paoli, nel dire che “Il Prete deve fermarsi solo per morire”.

Così è stato, infatti, per Don Saverio, dopo un eroico cammino senza soste: un Sacerdote che ha insegnato molto, non solo quello che sapeva, ma anche ciò che era, lasciando ad un ognuno un messaggio personale.

Quale migliore occasione per ricordarlo e per rivivere, in questo anno dedicato ai Sacerdoti, la sua missione sacerdotale? Una realtà sempre attuale per la testimonianza di 2000 anni di Fede Cattolica. Un confronto tra il passato ed il presente, che mette in luce le nuove tendenze moderniste del secolarismo, che hanno caratterizzato ed influenzato, con varie insidie, le vocazioni sacerdotali.

Il ministero di Don Saverio lascia, in chi lo ha conosciuto, un indelebile ricordo, per la sua inestimabile coerenza. Un Prete, come disse Padre Erminio Crippa, chiamato a parlare di santità senza essere santo, ad avere la mente di un vecchio ed il cuore di un giovane, con la ricchezza dello zelo, del rispetto e della devozione verso il Sacro. Infatti, la missione specifica del Sacerdote, come a suo tempo ha sottolineato il Cardinale John Wright, è quella di far conoscere il “Sacro”, la “Verità Sacra”, l’ “Amore Sacro”, la “Bellezza Sacra” che era in Cristo.

Gesù Cristo si è presentato agli uomini come il “Sacro” fatto Uomo: per questo bisogna rispettare tutto ciò che è dentro e fuori la Chiesa, soprattutto il Sacerdote, poiché -­come diceva San Giovanni Maria Vianney- “Se incontrassi un Prete ed un Angelo, saluterei il Prete prima di salutare l’Angelo. Quest’ultimo è l’amico di Dio, ma il Prete occupa il Suo posto; se non ci fosse il Sacerdote a nulla gioverebbe la Passione

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e la Morte di Gesù. A che servirebbe uno scrigno ricolmo d’oro, se non ci fosse chi lo apre? Il Sacerdote ha la chiave dei Tesori Celesti, ma se non ci fosse il Sacramento dell’Ordine non avremmo Nostro Signore Gesù. Infatti, chi è che Lo ha messo là nel Tabernacolo? Il Sacerdote. Se avessimo Fede, vedremmo Dio nascosto nel Sacerdote come luce dietro il vetro”

Se oggi non si comprende più la missione del Sacerdote, come affermava il vescovo Artur Elchinger, è perché non si capisce più il ruolo di Cristo, disconoscendo tutto ciò che di Sacro Gli appartiene. Ciò serve di monito per riscoprire, in queste pagine, un sacerdozio fedele ai principi ed ai doveri assunti con la Sacra Ordinazione (“Sacerdote in Eterno”).

Alcuni troveranno in queste pagine storie del passato, altri scopriranno con nostalgia realtà vissute e ormai scomparse, altri ancora rimarranno indifferenti: ma è proprio l’indifferenza che affievolisce ed assopisce la fede!

In un’era in cui si cerca di cancellare dal cuore dell’uomo le sue radici cristiane, in cui si invoca il rispetto per la natura, ma si seguono gli abbagli dei falsi profeti, come sosteneva Don Saverio, accettiamo l’invito per ricostituire e sostenere, con fermezza, il rispetto e l’Amore verso tutto ciò che è Sacro, verso la Chiesa e verso Dio.

E’ un Invito Sacro, nella speranza che venga compreso, accettato con convinzione e con cuore disponibile, per difendere con coraggio le proprie Radici Cattoliche ed elevare la mente ed il cuore verso le “cose” di Dio, per Amare con fervore la Sua Chiesa.

Solo così si può fare “ritrovare”, nella Santa Madre Chiesa, la Luce della Verità, quella Luce che illumina e rasserena ogni cristiano e che spesso l’uomo rifiuta.

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Che emozione sentire suonare alla porta di casa, aprire e trovarsi davanti il Parroco che viene a farti visita, un Sacerdote che ti saluta con il volto gioioso e sorridente, con voce sicura e squillante, quasi a metterti subito a tuo agio ed a contatto diretto con Nostro Signore Gesù.

Il suo saluto è già un festoso augurio, un invito a rispondergli con la sicurezza e la serenità che è riuscito ad infondere nell’animo con il suo “Sia Lodato Gesù Cristo”, a cui viene da rispondere “Sempre Sia Lodato”.

E’ questa l’immagine che si attende un cristiano cattolico, quando incontra un Sacerdote, poiché, come affermava Francois Mauriac, un Prete non ti rimane mai indifferente: o ti attira, o ti respinge. Egli rimane tuttavia sempre un Discepolo di Gesù, Sommo Sacerdote, che con la sua testimonianza e con il suo umile servizio di amore, ricevuti con la Consacrazione, permette di intravedere il riflesso del Redentore.

Don Saverio Martucci, il Parroco sorridente e benedicente.

RIFLESSIONE - La Santa Vergine Maria, nelle Sue Apparizioni, Saluta dicendo “Sia Lodato Gesù Cristo”. Prendiamo l’abitudine e suggeriamo, ogni volta che si incontra un Sacerdote, Ministro di Gesù, di salutarlo con la stessa Lode, alla quale il Sacerdote non potrà che rispondere “Sempre Sia Lodato”.

“Se il ‘ramo’ pecca, il ’ramoscello’ secca!”.

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Generalmente si è portati a omettere le notizie scomode di fatti regressi, specie se riguardano la fede e la morale. Ma quando i ricordi servono a rievocare concrete testimonianze, è doveroso ricordarli a chi è interessato. Molti giovani, infatti, sono curiosi di conoscere tradizioni di vita passata, per cui è interessante rievocare le esperienze vissute da un Sacerdote come Don Saverio.

E’ viva, nel ricordo di molti, l’immagine che in passato si presentava fuori della chiesa o per strada, quando si incontrava un Sacerdote od un appartenente all’Azione Cattolica: da un marciapiede all’altro ci si salutava sicuri ed orgogliosi di pronunciare “Cristo Regni” e l’altro, anche se preso alla sprovvista, rispondeva prontamente “Sempre”! Una frase breve che i ragazzi Aspiranti dell’Azione Cattolica esprimevano, mostrando con orgoglio il loro distintivo all’occhiello.

Questi sono veri esempi di rispetto verso il proprio Credo, di fraternità cristiana e di benevola accondiscendenza verso ciò che era stato acquisito con l’educazione religiosa.

Oggi a volte si fa fatica a salutarsi, mostrando una ingiustificabile indifferenza, di cui ormai nessuno se ne rende più conto, al punto tale che non meraviglia più incontrare dei giovani che non salutano né i loro insegnanti, tanto meno i superiori od i Sacerdoti.

Tali argomenti, di più ampia portata, fanno riflettere la stessa scienza pedagogica, psicologica e ‘antropologica’, con teorie che, però, non si conciliano più l’una con l’altra.

Riflettendo su questi argomenti, si entra nel vivo delle varie problematiche, che lo stesso Santo Padre, in tutte le Sue Omelie, cerca di comunicare con i Suoi autorevoli messaggi.

Due chiari distintivi, che evidenziano le proprie ‘radici’ di appartenenza.Nella prima foto, un distintivo dell’Azione Cattolica, ai tempi di Don Saverio.

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Il coraggio di affrontare le diverse e delicate tematiche, suscita in tanti diverse perplessità, ma il coraggio che ha infuso sempre Don Saverio fa superare ogni aspettativa. Per cui è interessante sostenere, in questo libro molte sue tesi.

Nei suoi ultimi anni, Don Saverio, ricordando quanti nella sua parrocchia si impegnassero a collaborare, apprezzava ed ammirava l’intervento di quei cattolici che aiutavano i Parroci in diverse situazioni. Per esempio, un ottimo compito era quello di sorvegliare il comportamento di quei bambini maleducati, o quello di controllare quei fedeli privi di pudore, che entravano in chiesa con abiti immodesti. Cattolici coraggiosi che, anche al di fuori di specifici incarichi, non disdegnavano di intervenire richiamando coloro che, con il loro comportamento, creavano disagi e conseguenze negative in seno alla Chiesa.

Questi interventi di collaborazione, da parte dei laici cattolici, non solo recavano un benefico aiuto alla comunità, ma erano anche un atto di rispetto verso la Casa di Dio.

Oggi, con l’abitudine ‘del lasciar correre e del lasciar fare’, si sono adeguati anche molti Parroci, impegnati nelle loro funzioni sacramentali, ma anche e soprattutto nel ‘sociale’!

Non deve stupire se in queste pagine si fa ampio riferimento al “rispetto verso il Sacro”, poiché, nella formazione di Don Saverio, il rispetto e l’educazione hanno sempre avuto un ruolo di primaria importanza, in quanto, per sua convinzione, essi costituivano i cardini essenziali per il buon funzionamento della vita sociale e religiosa.

Parlando di un Sacerdote ‘della vecchia scuola’, è normale ritrovare in lui argomenti che, se anche da molti sono ritenuti superati, ci investono da vicino. Un confronto, però, con un passato non troppo lontano, dove il cattolico, giovane od adulto che fosse, non aveva vergogna nel mostrare la sua appartenenza, senza fanatismo, ma anche senza nascondimenti.

Oggi si ha quasi vergogna di mostrare la propria identità, la propria religiosità, il proprio ‘distintivo’, per cui non si usano più apertamente le Lodi di saluto al Signore, come sopra citate, nemmeno in chiesa, tanto meno per strada. Sembra che tutti si sentano ormai integrati in una maggioranza che di fatto, però, non gli appartiene.

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In tal modo, passando sempre più in minoranza, si cade nella quasi totale indifferenza interiore e, favorendo tra l’altro il peccato dell’accidia, si permette ad altri di distruggere la nostra tradizione culturale-religiosa.

Se si potesse fare un’indagine, su questa scottante realtà del moderno cattolicesimo, senza dubbio i risultati delle statistiche sarebbero agghiaccianti.

A conferma di tanta superficialità, anche e proprio in seno al clero, si cita di seguito un eloquente episodio.

In una città mariana, innanzi ad un famoso Santuario, sostava un gruppo di sacerdoti ‘travestiti’ da laici. Era una giornata di ritrovo per un convegno regionale ecclesiastico.

Per verificare le realtà sopra espresse, come quella di ottenere una risposta al tradizionale saluto cattolico, si è tentato di ripetere la bella esperienza vissuta con il parroco citato all’inizio, per verificare il grado di integrazione con la moderna società laica di questo gruppo di giovani sacerdoti. Avendoli, così, salutati con il ‘conosciuto saluto cattolico-cristiano’ <<Sia Lodato Gesù Cristo>>, con sorpresa, non è stata data alcuna risposta creando, in tutti coloro che hanno assistito al fatto, una forte perplessità ed una sconfortante delusione.

Mettendo in evidenza tale comportamento scorretto, non tanto verso chi li aveva salutati, ma bensì verso Chi era diretto il saluto, è stato chiesto loro se erano dei Sacerdoti o meno.

L’imbarazzo è stato evidente, specie per alcuni che si erano del tutto mimetizzati con vestiti non coerenti al loro stato sacerdotale. Persone comuni, con una immagine esteriore di chi ha il cuore smarrito, comune a molti attuali sacerdoti, giovani e non, che appaiono con volti scuri e funerei, come di chi ha un lutto cronico. Così, con questa strana immagine, è stata confermata la loro appartenenza al clero.

Inutile voler commentare l’episodio ma, certamente, tutto ciò mette in luce una evidente freddezza interiore, oltre che esteriore, promossa da un secolarismo che, in questo ultimo decennio, ha cambiato radicalmente il comportamento di molti sacerdoti.

Nel contesto della crisi sacerdotale, con Don Saverio si riusciva a focalizzare apertamente l’argomento, adducendo le cause ad una mancanza di preparazione, di formazione e di coscienza.

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In seno a tali elementi, spesso si commentavano con lui chiare testimonianze e validi scritti di veri maestri formatori.

Egli era solito leggere tutte le riviste cattoliche che gli venivano sottoposte, dalle quali ne sapeva selezionare, con intelligente analisi, l’attendibilità dei contenuti.

Una volta, leggendo un editoriale di Padre Giulio Maria Scozzaro, ne sottolineò apertamente la veridicità ed il coraggio con cui, tale Frate Cappuccino, esponeva le sue chiare idee in merito ai Sacerdoti. In realtà, Padre Scozzaro, allievo della “scuola di Padre Pio”, ha sempre affrontato con chiara fermezza i problemi ecclesiastici, emersi in seno alla Chiesa in quest’ultimo cinquantennio.

Alludendo al linguaggio ed al comportamento di alcuni preti moderni, così si esprime in un suo editoriale: <<Padre Pio era grande anche quando raccontava, quasi ogni sera, alcune barzellette durante la ricreazione, ma esse erano sante, servivano a creare gioia, facendo permanere l’aspetto religioso che doveva avere sempre uno sfondo educativo>>.

Per Don Saverio, il Sacerdote doveva trasmettere gioia e buon umore, doveva essere un buon amico, ma non doveva mai perdere la sua identità sacerdotale, né lasciare intendere agli altri che è un uomo come gli altri. Egli è un altro Cristo, l’uomo sacro che porta il divino, il mediatore tra il popolo e Dio. L’allegria che porta il Sacerdote doveva essere per lui diversa dalle battute mondane dell’uomo comune. La sua è una forza trasmettitrice dell’Amore di Dio, di gioia pura e di Verità.

Oggi, molto spesso, i fedeli rimangono confusi e si lamentano perché, in questo mondo di guai e di cattiveria, non trovano più un riferimento di saggezza e di spiritualità, che un tempo si trovava nella figura del Sacerdote.

In genere, ogni uomo manifesta ciò che è dentro, tanto più questo avviene nel Sacerdote; tutto ciò egli lo manifesta nelle parole, nelle scelte, nella vita spirituale e, se non si è smarrito, egli emana addirittura Luce Divina.

Si auspica che il Sacerdote ritorni alla Preghiera spirituale e prolungata, che riscopra la gioia del sacerdozio vissuto autenticamente e costantemente.

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Come si può pensare di rinnovare la società, la scuola e la

famiglia, se non si inizia a dare esempio di educazione e di rispetto verso il prossimo e, soprattutto, verso il Sacro, se di fatto si manifestano comportamenti equivoci proprio dentro e fuori la Chiesa?

Dalla coerente educazione religiosa, vivificando la Fede, mostrandola con lineare e sincero coraggio, parte ogni attesa e speranza per poter iniziare un nuovo cammino di formazione, per una positiva testimonianza di etica morale, valida per una gioventù ormai travolta dalla solitudine interiore ed in cerca di validi riferimenti, che non trovano più in famiglia, nella società, tanto meno nella chiesa e nell’educazione religiosa. E’ una realtà che non può più essere nascosta o trascurata da tutti i veri cattolici, tanto meno dalla Chiesa.

Giovanni Paolo II, in molte sue omelie, sottolineava l’importanza della morale cristiana, in quanto, diceva, “ Il crollo della moralità porta con sé il crollo della società”. Madre Teresa di Calcutta, invece, aggiungeva che “La perdita del pudore e della purezza sono le cause profonde della decadenza del Mondo”. Ciò significa che tutto il comparto dell’educazione compromesso.

Ogni rimedio della scienza, della tecnica, della filosofia, della psicologia, tanto meno dell’antropologia (di cui oggi, spesso a sproposito, se ne fa ampio riferimento per una impropria acquisizione scientifica sulla vera natura dell’uomo, che non è solo materia), non sanno più trovare rimedi fondamentalmente utili per migliorare la società, tanto meno per risvegliare lo spirito.

Il Pontefice Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta, esempi di Amore, di Carità e di Fratellanza.

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Occorre aprire in profondità la coscienza e l’anima dell’uomo, perché ritrovi in cuor suo il dono del perdono e della giustizia, la volontà di ricercare il vero senso della Grazia Divina.

In questa ottica, la serenità interiore, ottenibile con la Grazia del Perdono, è una meta non facile da raggiungere, se non si è aiutati spiritualmente, poiché non è un dono gratuito.

A tale proposito, da Don Saverio si riceveva sempre una netta consapevolezza sull’utilità della Confessione, per ritrovare interiormente quella naturale e serena obiettività sulle cause e sulla natura del male, fonte di ogni malessere. Infatti, poichè la punizione è già dentro il peccato, si deduce, da una frase di Elbert Hubbard, che “Gli uomini non sono puniti per la debolezza commessa con le loro colpe, ma dalla conseguenza delle loro stesse colpe”. Il cedimento alla tentazione, frutto della concupiscenza umana, è stato sempre un argomento chiave su cui poggiava l’aiuto spirituale di Don Saverio.

Su tale argomenti, in colloqui privati, quando si cercava di capire anche la pace interiore che egli mostrava con tanta serenità, soleva rievocare una frase di Richard Madden, affermando che “Il nostro voto di castità non ci ha ristretti in vincoli penosi, ma piuttosto ci ha fatto abbracciare tutto il mondo in una maniera diversa e sublime; possiamo non essere compresi, per tante ragioni, ma il fatto non cambia nulla”, poiché, come ancora asseriva il Cardinale G. Danneels, “Per testimoniare che Dio E’ l’Assoluto e che tutto il resto è relativo, non si potrà mai fare a meno di uomini e donne che, volontariamente e con gioia, scelgono la povertà, la castità e l’obbedienza”. Su queste verità prettamente vocazionali, Don Saverio mostrava una luce interiore che affascinava anche il non credente. Questo era il suo campo di forza, mai messo in discussione, ma avvalorato dall’inestinguibile esempio. In proposito, egli leggeva molte vite di Santi, ne studiava l’essenza, ne ricapitolava gli esempi, ammirando e Glorificando la Potenza dello Spirito, adottando anche la più semplice frase, od il miglior pensiero. Valida ed indimenticabile la meditazione avvenuta su una frase di Friedrich Von Logau, che sanciva come “Combattere se stesso, a volte può essere una guerra difficile, è vero, ma vincere se stessi, poi, diventa la vittoria più bella e gratificante, per il corpo e per lo spirito”.

Con queste concezioni radicate nel cuore, egli soleva tranquillizzare

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ogni penitente con la sua chiara e sicura preparazione, con la ricchezza di argomentazioni che scaturivano dalle sue convinzioni teologali.

Un argomento che invece lo lasciava alquanto perplesso era il disagio procurato dalle moderne innovazioni, dai ‘moderni adeguamenti’, come lui li chiamava in gergo ‘burlesco’. In realtà la Confessione, il Sacramento chiave per il raggiungimento della serenità interiore, è stato turbato e poi offuscato da una incosciente trascuratezza, che ha alimentato il decadimento di questo importante ministero sacerdotale. Tra le tante cause, come si vedrà anche nella seconda parte di questa trattazione, alcune sono da ricercare sul modo attuale con cui viene effettuata o condotta la pratica della confessione. Per esempio, quando Don Saverio veniva chiamato in quelle chiese dove era stato tolto il tradizionale confessionale, anche lui si sentiva a disagio, in quanto non poteva assicurare quella riservatezza propria della confessione.

Scrupoloso, prudente ed attento, come egli era, per evitare ogni minima possibilità di ‘maldicenze’, preferiva confessare addirittura in pubblico sull’altare… un modo poco piacevole ed anche faticoso, non solo per il fatto di doversi anche lui esporre all’osservazione di tutti i fedeli presenti in chiesa, ma anche perché veniva privato della libera spontaneità, propria e particolare con cui viene esercitato tale Ministero.

Per questo lui riteneva, con ferma convinzione, l’utilità di quanto occorresse ripristinare i ‘vecchi’ confessionali con la ‘grata’, come più avanti descritto, non solo per il naturale rispetto del sigillo sacramentale, ma anche per migliorare il comprensibile disagio psicologico del penitente.

RIFLESSIONE - Meditazione sul Sacramento della Riconciliazione.Quante volte andiamo a “confessarci” ? Come meditiamo nella

nostra coscienza prima di farlo? Cerchiamo di sminuire le nostre colpe “giustificandole” davanti al confessore? Le addiciamo ad altri, così che non confessiamo più noi stessi ma un’altra persona?

Quanto più ci confesseremo con umiltà e sincerità, senza ‘addolcire’ la colpa, tanto più permetteremo alla Grazia di Dio di invaderci e nutrirci nella pienezza della Sua Misericordia.

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Il tradizionale confessionale con la grata, certamente, è un luogo riservato e serve a rendere più discreto l’approccio all’umile disponibilità della riconciliazione. Solo così il Sacerdote, sapendo di poter ascoltare e rasserenare, senza fretta, senza condizionamenti o superficialità il penitente, può far sentire nuovamente vivo e fiducioso il desiderio del Sacramento della Riconciliazione, unico rimedio per alimentare nuovamente la Fede, quella sincera, veritiera e pura.

Anche in questo Don Saverio è stato un ‘maestro’ del confessionale, nel saper aprire la porta del cuore, facendo uscire il penitente da ogni arida chiusura, per farlo giungere ad una totale e completa conversione. Egli è stato ‘maestro’ nel chiarire anche i dubbi di Fede o delle più piccole colpe, liberando ogni penoso fardello, dando gli opportuni consigli.

Così, attraverso i misteriosi Poteri di Gesù, Che si manifesta proprio nel confessionale, egli, il Sacerdote, con la Grazia del Perdono, rigenerava ogni anima... Un vero padre, dunque, come insegna la parabola del “figliol prodigo”!

Del resto, a tale proposito, San Pio V diceva: “ Datemi buoni confessori e rinnoverò dalle fondamenta tutta la cristianità”. E’ una verità che viene valorizzata anche dalle parole di Giovanni Paolo II, il quale, in merito, definisce che “Ogni confessionale è uno spazio privilegiato e benedetto, dal quale nasce un uomo nuovo e riconciliato a Dio.”

Padre Pio, nel tradizionale confessionale con la ‘grata’, mentre esercita il Santo Ministero della Confessione.

Il confessionale,il miglior luogo per assolvere,con umiltà e riservatezza,il Sacramento della Confessione.

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RIFLESSIONE - Solo con il Sacramento del Perdono e con la convinta Preghiera, unico ‘strumento’ di unione con Dio, si può ritrovare la vera Luce della Grazia Divina, per ottenere i benefici frutti di un risveglio fisico, morale e spirituale, di cui ogni uomo ne ha sempre una innata necessità.

Sempre pieno di ardimentosa volontà, Don Saverio partecipava ovunque e, in ogni circostanza, non dava mai segni di stanchezza. A tutti infondeva entusiasmo e chi lo avvicinava, per qualunque motivo, riceveva sempre un’accogliente attenzione e una parola di conforto.

Ogni occasione era favorevole per intavolare con lui qualsiasi discorso. Lui sapeva ascoltare e, appena assimilava il ‘messaggio’, rispondeva con disarmante semplicità su qualsiasi argomento. Anche questo, per lui, era un espediente per diffondere la Parola evangelica, facendo assaporare piacevolmente il dialogo di amore con Gesù, per vivere la vita, per rinnovare lo spirito (“Veni Creator Spiritus”). Apprezzava e gioiva come non mai del dono della vita, che ammirava già nell’infanzia dei bambini, verso i quali volgeva sempre una parola di attenzione e di affabile benevolenza, quasi da sentirsi egli stesso rinnovarsi interiormente nell’innocenza dei bambini.

Una delle altre sue ammirevoli capacità, era quella di organizzare anche lunghi pellegrinaggi, in nazioni estere. Egli era un brillante intrattenitore, ma anche un preparato ‘cicerone’, nel far conoscere le virtù dei luoghi mistici e di Fede. Spesso, nelle chiese dove si recava, veniva subito fermato da molti sconosciuti fedeli, i quali, asserendo di aver incontrato finalmente un vero Sacerdote (forse per la sua originale veste talare, che non aveva mai abbandonato), approfittavano per chiedere di essere confessati. Anche in queste situazioni, lui avvertiva, specie all’estero (ma anche in Italia), quanto si facesse desiderare la presenza di un sacerdote nel confessionale. D’altra parte, egli asseriva che, se in tante chiese erano stati aboliti i confessionali, i fedeli, specie quelli più tormentati ed indeboliti dal peso della coscienza, fanno più fatica ad accostarsi a questo grande Sacramento del Perdono.

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Egli era convinto che l’uso del confessionale, reso ancor più solenne dal sacerdote che indossa i paramenti sacri, dava al penitente un senso di grande rispetto, di fiducia e di riservatezza.

Oggi chi chiede di confessarsi viene convogliato in un ‘confessionale aperto’, dove viene preclusa ogni tipo di riservatezza, creando diverse difficoltà;; un approccio poco ortodosso tra il fedele-­penitente con il sacerdote-­confidente!

Tutto ciò ha generato varie situazioni di imbarazzo, ritenute, per alcuni, molto serie e delicate. C’è chi è stato costretto a recarsi in luoghi lontani dalla propria parrocchia o addirittura ad auto-assolversi (assecondando la moderna religione del -fai da te-!).

D’altra parte, è abbastanza comune che vi siano queste situazioni, di cui nessuno sa dare una esauriente spiegazione. Già Leone XII, a

Santa Maria Goretti.

tale riguardo, dichiarava che <<Il confessore che omette di aiutare il penitente ad avere le debite disposizioni, non è più disposto ad ascoltare le confessioni di quanto non lo siano i penitenti a confessarsi >>.

Certamente, come esposto più avanti, nella seconda parte di questo libro, il problema del confessionale abolito o modificato (modernizzato), anche se non lo si vuole riconoscere, rimane un elemento di discussione in tutta la sua cruda realtà, pesando ancor più sulla fragile miseria del penitente, stretto nella morsa del suo peccato. Del resto, “Se in tutti i confessori si ritrovasse

la scienza e la bontà convenienti a tanto Ministero -come sosteneva Sant’Alfonso M. De’ Liguori- il mondo non sarebbe così infangato di peccati, né l’inferno così ripieno di anime”.

Così si sono affollate le processioni di coloro che, pur non essendo in Grazia di Dio, si accostano a ‘ricevere’ l’Ostia Sacra, con dentro il cuore chissà quante sofferenze nascoste.

Innanzi a queste gravi situazioni, con tanti inconsapevoli sacrilegi, ogni altra considerazione in merito rimane superflua!

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Occorre Pregare molto anche per questo, affinché la Misericordia Divina conduca tutti alla consapevolezza, all’umile comprensione del problema, per la salvezza di tante anime.

Quanti sacerdoti confessano apertamente in pubblico, o addirittura sull’altare, rendendo visibile a tutti ogni gesto, ogni espressione… svilendo ogni coraggiosa iniziativa da parte del o della penitente. Se questa è la fine della riservatezza e della discrezione, certamente non può essere ‘apprezzata’ proprio tra le mura sacre della chiesa!

E’ ancora viva l’immagine del penitente in ginocchio, che richiamava ed incoraggiava, a sua volta, la volontà di mettersi in ginocchio, in attesa per la confessione. Ben diverso, oggi, è stare seduti, semmai comodamente, a fianco del confessore!

Don Saverio non amava le vie di mezzo… ma questa è un’altra storia, che Don Saverio ha sempre affrontato nel migliore dei modi, mettendo

tutti a proprio agio, adattandosi alla disponibilità dell’ambiente in cui confessava ma, soprattutto, ubbidendo alle disposizioni di chi avrebbe dovuto vigilare su tali questioni di così delicata portata. Va nuovamente sottolineato che, questa grave situazione non può essere trascurata oltre, poiché, come già si è espresso in merito il Santo Padre, Giovanni Paolo II, “Sarebbe insensato, oltre che presuntuoso, voler prescindere arbitrariamente dagli strumenti di Grazia e di Salvezza che il Signore Ha disposto e, nel caso specifico, pretendere di ricevere la Grazia del Perdono facendo a meno del Sacramento, istituito da Cristo proprio per il Perdono. Il rinnovamento dei riti, attuato dopo il Concilio, non autorizza alcuna illusione ed alterazione in questa direzione”.

Senz’altro, alla luce di queste chiare evidenze, non si può più nascondere il problema generale in seno alla Chiesa, occorre invece riprenderlo con adeguata prudenza e coraggiosa volontà, cercando di sensibilizzare prima i Sacerdoti e poi tutti i fedeli che frequentano la Santa Eucaristia. Di questo e di altro se ne riparla ancora più avanti, mettendo in luce altre situazioni, con problemi che sono stati messi a tacere per indifferenza o, addirittura, per incoscienza.

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Sarà questo un compito importante, che non si può né rimandare, né demandare, ma da affidare alla volontà ed alla collaborazione di tutti i cattolici, per parlarne con obiettività, per ritrovare il necessario equilibrio, per riportare in salvo tanti fratelli dispersi in questo mare in tempesta, poiché, come già è stato a suo tempo osservato da Papa Giovanni Paolo II, non vi è mai stata una così grave crisi del Sacramento della Confessione e della Penitenza come in questo tempo!

E’ ragionevole pensare, in fondo, che la gravità di questa situazione, in seno alla Chiesa, potrebbe essere scongiurata dallo stesso Clero, poiché non è un problema di carenza di sacerdoti, ma piuttosto il fatto che siano pochi i sacerdoti sensibili al problema.

Quante testimonianze di fedeli che, in varie città, per la confessione, preferiscono spostarsi in altre chiese, quindi fuori della parrocchia, o andando in Cattedrale, dove lì trovano ancora i confessionali con la grata che, oltre ad essere un ‘cimelio ed oggetto d’arte’, ospitano dentro anche un prete, ormai sempre più richiesto per la Confessione.

Realtà vive, conosciute ed… ancora eluse. Anche per questo, in antonomasia alla figura del Santo Curato d’Ars, è conveniente meditare su quanto Don Saverio ha rappresentato con la sua Missione Sacerdotale.

Nei suoi tanti racconti, asseriva che, proprio in Francia, aveva notato un’avanzata crisi del sacerdozio, assieme ad altre carenze in seno alla chiesa di quella nazione, già provata da tante tristi vicende storiche. Quello della Confessione, poi, era già ai suoi tempi una realtà scottante, di cui ne avvertiva maggiormente il declino a causa della scarsa volontà degli stessi sacerdoti, molti dei quali non più propensi a confessare.

Proprio per questa realtà, Don Saverio non è mai venuto meno alle richieste in tal senso, rendendosi disponibile su tutto il territorio della diocesi, oltre che quando andava in pellegrinaggio. Egli ricordava che, pur non essendo del luogo, molti fedeli si rivolgevano a lui per confessarsi, non solo perché non trovavano più sacerdoti disposti a farlo, ma anche per il fatto che, indossando la rassicurante e tradizionale veste talare, per loro egli rappresentava essere la figura del vero Sacerdote.

E’ un dato certamente che rimane negli annali del suo instancabile operato sacerdotale.

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Un merito, il suo, unito ad una sempre spontanea, pronta e costante volontà, mai venuta meno, anche quando, settimanalmente, di estate e di inverno, egli si recava presso istituti o parrocchie, per portare il suo prezioso servizio ministeriale, svolto sempre con umile zelo, rimanendo a confessare tutti coloro che glielo chiedevano, a qualsiasi ora, per qualsiasi circostanza, funzione religiosa, Celebrazione Eucaristica od anche e solo per dispensare i Sacramenti dell’Estrema Unzione.

Un sessantennio di missione, il suo, che può rimanere un punto di riferimento per tutti quei sacerdoti che, in questo anno a loro dedicato, vorranno meditare sulla loro vocazione sacerdotale e sul loro apostolato.

RIFLESSIONE - La Chiesa è il primo ragionevole baluardo di Luce che può ravvivare il senso comune della solidarietà, della fiducia, della giustizia, della Speranza e della Pace.“ Ogni campanile con la Croce ci richiama ad una Chiesa, nella quale si celebra la Santa Messa, c’è un Tabernacolo, sta Gesù “. -Beato Don Luigi Guanella-Alla vista di un campanile voi potete dire: là c’è Gesù, perché là un Sacerdote ha Celebrato la Santa Messa”. -San Giovanni Maria d’Ars-E’ IMPORTANTE VISITARE UNA CHIESA, PARTECIPARE ALLA SANTA MESSA, RICEVERE LA SANTA EUCARISTIA.“ L’Eucaristia è l’Amore che supera tutti gli amori nel Cielo e sulla Terra “. -San Bernardo di Chiaravalle-­“Occorre ricreare in chiesa l’armonia della serena accoglienza, abolendo l’austerità, ma ripristinando l’atmosfera del ‘religioso’ silenzio, del rispetto verso il luogo sacro, con la modestia dei costumi, con l’educato comportamento, con la viva devozione, affinché tutto si differenzi da qualsiasi altro luogo comune, per dare effettiva testimonianza di Fede e Gloria a Dio”.

A Don Saverio piaceva immergersi nel silenzio della natura. La campagna lo attraeva in modo particolare, specie nei periodi in cui la natura sprigionava i suoi profumi ed i suoi colori primaverili ed autunnali. Uccelli ed altre creature divenivano per lui sempre oggetto di attenzione.

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Per la sua attenta sensibilità, tutto era importante. La quiete, come sempre sosteneva, era da preferire, poiché quando si è lontani dal chiassoso frastuono, che allontana, distoglie e vanifica ogni nostra attesa, si può ritrovare la necessaria quiete per formulare intimamente l’umile Preghiera, che ravviva la fiducia nella Fede, che fa ritrovare la vera pace interiore, che ci rasserena e ci unisce a Dio… così, nel silenzio e nell’umile ascolto, si può davvero incontrare Nostro Signore.

E’ questa la giusta condizione che ha condotto molti santi al vero misticismo. Chiunque, anche chi non è predisposto alla completa santità, quando entra in chiesa e trova le condizioni ideali per ‘respirare’ l’atmosfera sacra, riscoprire il prezioso profumo d’incenso, quando è rispettato il silenzio, può più facilmente approdare alla pace dell’anima. Nell’immergersi liberamente in questa sacra atmosfera, può ritrovare il colloquio intimo con Nostro Signore, Che Vive nel Segreto del Santo Tabernacolo, Che ascolta l’intima Preghiera.

Così si esprimeva, a proposito del silenzio, Santa Faustina Kowalska : “In un’anima silenziosa Dio opera senza impedimenti”. In

Don Saverio, in pellegrinaggio, all’ombra di un campanile.

realtà, ogni fedele e devoto cristiano, che entra in chiesa per Pregare, si aspetta di trovare l’atmosfera sacrale nella pace del silenzio, per il ristoro dell’anima, per incontrare Gesù, per unirsi a Lui ed adorarLo. La presenza costante del ‘medico’ dell’anima, poi, facilita maggiormente tutto questo. Infatti, quando il Sacerdote è presente in chiesa, il fedele trova una figura rassicurante, in quanto può attingere tutto ciò che serve alla sua anima: il fiducioso conforto nel Sacramento della Confessione e l’intimo raccoglimento con Gesù, nel Sacramento della Santa Eucaristia, anche fuori dalla Celebrazione della Santa Messa.

Don Saverio in parrocchia era costantemente presente, sempre disponibile, quasi in paziente attesa di

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chi lo cercava per qualsiasi aiuto, o semplicemente per ricevere la Santa Eucaristia, sapendo che non a tutti era possibile partecipare alla Santa Messa giornaliera.

Era piacevole e consolante entrare in chiesa ed intravedere sempre la discreta figura del Sacerdote, vicino al confessionale o tra i banchi in Preghiera, nel caratteristico profumo di incenso, che arricchiva le sensazioni e ne esaltava l’atmosfera del luogo Sacro.

Oggi l’incenso lo si avverte appena e per poco solo nelle grandi funzioni liturgiche; ma anche questo fa ormai parte di ‘vecchie’ realtà!

A tale proposito, il Papa Benedetto XVI così si è espresso: “Dai Sacerdoti i fedeli si attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l’incontro dell’Uomo con Dio. Al Sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale”. Entrare in chiesa e trovare l’assenza del Sacerdote, significa trovare lo sgomento della solitudine, nel constatare che Gesù, Presente nel Santo Tabernacolo, è abbandonato anche dai Suoi Discepoli.

Quante chiese vuote, proprio perché manca il Sacerdote!D’altra parte, come asseriva un Anonimo, quando un Sacerdote

è impegnato all’esterno della chiesa “c’è il pericolo per il prete di trasformarsi da pastore a burocrate della pastorale”.

Raccoglimento, Meditazione ed Adorazione, ai piedi dell’Altare, incensando, pregando, cantando Inni Sacri, per rendere Lode e Gloria al Signore Nostro Dio.

Sia Lodato e Ringraziato ogni momentoil Santissimo, Divinissimo Sacramento.

Cuore Sacerdotale di Gesù, Santifica i Tuoi Sacerdoti.

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Nel mondo che ci circonda, vi sono molti ‘figli delle tenebre’, che espandono lusinghiere menzogne, per trarre chiunque nella subdola perfidia della rete satanica. Per questo occorre seminare a larghe mani la Verità a tutti, al fine di prevenire ogni forma di inganno.

Don Saverio, uomo di raffinata intelligenza e di grande prudenza, era molto riservato e non faceva mai apparire nulla di illogico in ciò che per lui era già divenuta una normale ed irrevocabile logica della realtà intuita. Uno dei suoi tanti pregi, di cui tutti ne apprezzano il ricordo, è stato sempre quello di sminuire o spegnere in partenza ogni pericolosa perplessità su fatti o su critiche perverse e diaboliche (grande virtù dei santi!). Un carattere, il suo, sempre accomodante e comprensivo, pronto a giustificare e perdonare, da cui ognuno sapeva cogliere un pratico consiglio.

Egli riusciva a risvegliare in tutti il senso della coscienza, sapendo ammonire con le semplici e profonde parole bibliche, che spesso faceva tuonare con tono imperativo, quando diceva: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro” (Is 5, 20).

Queste sue espressioni, servivano a compensare le molte perplessità che amareggiavano tanti suoi interlocutori, ma servono ancora oggi a plasmare la nostra realtà, contrastata da tanti problemi di morale e di etica religiosa, poiché quello che stiamo vivendo, in questa nostra epoca, come ben dice il Santo Padre, è prima di tutto un problema comportamentale in seno ad una coscienza religiosa, per la non facile testimonianza della propria Fede, che deve nascere prima di tutto in seno alla stessa Chiesa, per poi riflettersi fuori.

La comunità umana, dalla coscienza confusa, che vuole legiferare leggi laiche, contrarie alla Fede della Chiesa, coinvolge e travolge tutti coloro che, con l’illusione di migliorare il loro stato, adeguandosi all’epoca, sono già stati indeboliti nella loro libertà interiore!

“Quanti preti -dice Georges Bernanos- ripetono di ‘essere nel loro tempo’, di ‘vivere in sintonia con l’ ’attualità’!”. “Se il Sacerdote si lascia guidare dal mondo -dice San Giovanni Calabria-, come potrà egli farsi del mondo maestro e guida?”. Adeguandosi al mondo di oggi, infatti, molti preti rischiano davvero di perdere l’essenza della loro vocazione sacerdotale.

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Conversando con Don Saverio, spesso si toccavano queste pungenti tematiche esistenziali e, commentando alcuni colloqui forti, avvenuti con preti giovani, non mancava di rimanere prudente nel manifestare le sue opinioni. Egli, in ogni caso, sapeva capire che molte difficoltà nascevano da dentro, dalla preparazione ricevuta in seminario, dalla mancanza di ‘veri maestri’, dai quali si potevano ricevere equilibrati insegnamenti, per una serio cammino di formazione; per questo, con loro, era sempre pieno di amorevole carità, rammentando che, alla fine, con l’esperienza e con la volontà, tutto si sarebbe concluso serenamente.

Molti erano i preti giovani che si confidavano con lui per problemi interiori. Talvolta, alcuni incontri si rendevano difficoltosi per la mancanza di umiltà o, peggio, a causa dell’orgoglio e della superbia, che affondano la mente nella temeraria presunzione di sentirsi sempre nella ragione.

Cosciente che la vita del Sacerdote non è sempre facile, a lui premeva soprattutto la coerenza con il ministero sacerdotale, qualunque fossero gli ostacoli che si potessero incontrare lungo la via, sapendo che “Se non ci fosse il Sacerdote -come diceva il Santo Curato d’Ars- non avremmo Gesù sull’Altare, tanto meno nel Tabernacolo!”. Il Sacerdote è il seguace diretto del Divino Maestro, il Suo Apostolo, delegato dalla Santa Madre Chiesa, l’unico che fa Scendere sull’Altare Nostro Signore Gesù Cristo.

Sull’argomento, interessanti rimangono i discorsi di Giovanni Albanese, grande oratore laico, che faceva parte della Pro Civitate Cristiana di Assisi. Nei suoi brevi incontri, quando si recava a predicare a Latiano, suo paese natìo in provincia di Brindisi, dove è nato anche il Beato Bartolo Longo, egli era solito intrattenersi piacevolmente con chi apprezzava ascoltarlo e, a proposito del sacerdozio, così diceva: “ Tutte le professioni servono all’uomo, ma quella del Sacerdote più di tutte, poiché, mentre le altre professioni si occupano delle ‘cose’ dell’uomo, quella del Sacerdote si occupa dell’ ‘uomo’ stesso ed è evidente che, mentre le prime accrescono la potenza dell’uomo, il Sacerdote ne accresce il vero valore”. Giovanni Albanese commentava con molta profondità e con altrettanta chiarezza l’omelia domenicale, affascinando i fedeli con la sua scorrevole e piacevole parola, ma ne avvertiva tutti i limiti, in quanto, non essendo un prete, gli mancava tutto ciò che ha di grande in se il Sacerdote.

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L’importanza del Sacerdote, per Giovanni Albanese, era tale che, in ogni sua conferenza, non mancava mai di sottolineare che “All’eroismo di un’ora e di un giorno si arriva con relativa facilità; ma all’eroismo quotidiano e perpetuo, freddo ed oscuro qual’è quello del Prete, ci si arriva soltanto con la Grazia della vocazione e con una volontà implacabile. La missione del Prete è talmente ardua e talmente alta che non occorre egli faccia cose spettacolari per essere un eroe: è sufficiente che resti Prete fino alla morte”.

Ancora una volta, parlando di sacerdozio, egli si espresse dicendo che “mentre P. Marc definisce il Sacerdote il più grande enigma posto da Cristo tra gli uomini, per me il Sacerdote è una presenza indispensabile, di cui tutti ne abbiamo bisogno. Ne abbiamo talmente bisogno poiché la vita senza la Fede, senza il Perdono, senza l’Eucaristia, è una vita senza Speranza, destinata allo sconforto, alla perdita della morale e, quindi, diviene un inferno!”. << Il Beato Francesco Faà di Bruno -dice Paolo Risso-­ definì il sacerdozio come un “vivere tra le spine”, aggiungendo che: “Si è preti di un Dio Crocifisso”>>.

Eloquente, in tale contesto tematico, è quanto manifestò a suo tempo Giovanni Paolo I (Card. Albino Luciani): << Sento dire: “Il Sacerdote ha perduto la sua carta d’identità”. Non è così. Non perdiamo troppo tempo nel domandarci chi siamo, perché non si tratta tanto di definire il nostro sacerdozio, quanto di viverlo”>>.

Questo desiderava sempre Don Saverio: vivere il suo sacerdozio, rendendosi utile nel “dare notizie divine”. Con la sua pazienza, ascoltava, suggeriva, dirigeva prudentemente i suoi parrocchiani, curando le anime con letizia. Una conferma di come sia coerente una simile conduzione ministeriale, ci viene suggerita da Vittorio Messori, quando asserisce che: “Nei preti non mi interessa ciò che anche gli altri possono fare: io difendo il diritto -mio e di tutti- che essi facciano ciò che solo loro possono fare”. “Dove è scritto, poi, che il Prete debba farsi voler bene? A Gesù o non Gli è riuscito o non Gli è importato”, -­ dice Don Lorenzo Milani -­.

Alla luce di queste realtà, dopo aver ricevuto la Grazia vocazionale, come potrebbe proprio il Sacerdote sottrarsi al suo ruolo di Apostolo, mettendosi al servizio esclusivo del prossimo, con la sua azione salvifica nella Chiesa?

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Per cui non vi può essere altra via, per lui, se non quella di seguire il Cristo, sino alla Croce.

Con tale spirito, tralasciando ogni personale interesse, a Don Saverio non importava altro che la sua Parrocchia, affrontando giorno per giorno ogni problema, per risolvere al meglio ciò che poteva, con equilibrio e costante ottimismo, assumendo la gioviale filosofia del biblico Qohèlet.

Laici e Religiosi, per lui, erano un felice ed indispensabile connubio per la Chiesa del nostro millennio, di cui Don Saverio ne ha sempre apprezzato l’intima collaborazione. Tuttavia, pur incoraggiando tale indispensabile aiuto in seno alla Parrocchia, ha sempre separato i singoli ruoli, distinguendo il puro compito del sacerdozio da altre finalità, che non fossero prettamente ministeriali; aspetti idealmente previsti e straordinariamente conformi alle attuali vedute del Santo Padre, che richiama allo zelo, in tal senso, tutti i Presbiteri del mondo ecclesiale e cattolico (messaggio di Benedetto XVI ai Vescovi brasiliani -Settembre 2009-­), affinché non si clericalizzino i laici e, al contrario, non si laicizzino i Sacerdoti, mutando le originali mansioni del proprio ministero.

Alla luce di queste considerazioni, valutando l’importanza della coerenza pastorale, dell’esempio, della testimonianza della Fede, si ritiene che occorre valutare attentamente i cardini che hanno indebolito l’autorità del Magistero ecclesiastico, assieme alle conseguenti motivazioni che hanno fatto assopire ed inaridire il cuore di tanti fedeli e religiosi in seno alla Santa Madre Chiesa.

Quanto scritto in queste pagine non sono banali osservazioni, che si vogliono far risaltare ad ogni costo, tanto meno reazioni emotive, derivanti da personali osservazioni analitiche di benpensanti. Per cui è bene accostarsi a tali argomenti con obiettiva umiltà ed equilibrato senso critico, affinché ognuno possa stabilire, con il personale operato, secondo scienza e coscienza, come possa contribuire, con l’Esempio e la Testimonianza, a far rinascere la solidale fiducia verso la Madre Chiesa, verso la famiglia, verso la società, per l’armonia in un mondo migliore.

Con umiltà ed uniti nello spirito, i laici ricomincino a testimoniare il loro Credo, senza voler imporre niente a nessuno, ma contando solo

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sull’esempio, come ha fatto sempre Don Saverio con la sua testimonianza, mantenuta con dignità sino alla fine dei suoi giorni.

Imploriamo l’Aiuto della Beata Vergine Maria, la Santa Madre, affinché faccia scendere su tutti i Suoi Figli prediletti lo Spirito Divino, perché tutti possano Adorare e servire Gesù con devozione, con fervore, con zelo, rispettando tutto ciò che è Sacro, poiché non vi può essere ripresa morale e spirituale nel cuore dell’uomo, se non si esce dall’indifferenza, dalla freddezza e dal buio delle tenebre.

Facciamo echeggiare nell’aria la nostra voce, Lodando il Cristo, Nostro Re e Salvatore, con coraggio, con perseveranza, con Fede ed Amore.

Pertanto, come incoraggiava Don Saverio, occorre essere testimoni e portatori di Luce, senza riserve e con umiltà, insegnando a pregare bene, ad adorare Nostro Signore, in ginocchio, innanzi a Lui, Re dell’Universo, donandosi a Gesù Salvatore, attraverso la Consacrazione al Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria.

Apriamo il nostro cuore, per far risplendere sulla Chiesa e nel Mondo il Cuore Immacolato di Maria, la Piena di Grazie e Virtù, Tempio dello Spirito Santo, Dimora del Verbo Divino, la Pura, l’Umile e Semplice, La Sapiente e Dolce, la Vigilante Madre Celeste, la Regina del Mondo.

In queste poche pagine, senza seguire un rigore cronologico e tralasciando il profilo biografico, come è stato accennato nell’Introduzione, vengono ricordati alcuni particolari della vita di Monsignor Saverio Martucci, attinti da esperienze dirette, come esempi concreti di tutto ciò che ha caratterizzato la sua intimità spirituale.

Analizzando tali ricordi, emerge gradatamente una immagine chiara di questo Sacerdote carismatico, con un mosaico che, nel suo insieme,

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di volta in volta, alla fine ne completa la figura unitaria. Un criterio di approccio al personaggio diverso dal solito, ma ritenuto sicuramente valido.

Per chi non conosceva da vicino la persona di Don Saverio, va precisato che il titolo onorifico, che gli è stato meritatamente attribuito, lui non ha avuto mai particolari ambizioni per ottenerlo, in virtù della sua naturale semplicità di umile Sacerdote a servizio della Chiesa.

In genere, quando si parla di una persona che è già nella Luce di Dio, si cerca di esaltarne più i pregi che i difetti. In verità, anche se questo succede spesso, in questo caso è facile riconoscere la realtà delle sue doti e dei fatti, testimoniabili da chi lo ha conosciuto da vicino, poiché Don Saverio non è stato un Sacerdote ‘appariscente’, né tanto meno una figura nascosta sotto falsi pudori. Egli non appartiene a quei personaggi che si vuole collocare a tutti i costi sugli altari. La sua fedele vocazione è stata coerente in tutto e per tutto sino alla fine.

Anche se ha avuto tante capacità e possibilità, egli non ha mai cercato successi personali, condannando ogni forma di prevaricazione (il moderno ‘carrierismo’) e lasciando ad altri il ‘posto’ che avrebbe potuto lui occupare. Lo dimostra il fatto che la sua ‘promozione’, o meglio, il suo riconoscimento papale è giunto poco prima della sua improvvisa fine terrena, ubbidendo sempre alle decisioni del suo Pastore.

Per tutti lui rimane l’esempio, l’immagine di un Sacerdote fuori dal comune, da collocare nei bei ricordi di una Chiesa adorante ed evangelica.

La sua positiva testimonianza è la migliore cornice da proporre proprio in occasione dell’Anno Sacerdotale, indetto da Sua Santità Benedetto XVI.

A tal fine, ci sembra opportuno rendere pubblica la sua testimonianza, facendo largo riferimento al suo servizio sacerdotale, al suo esempio, al suo zelo, alla sua impronta formativa per i giovani, di cui pochi possono dimenticarne il contributo che egli ha dato a tante vocazioni giovanili. E’ proprio alla luce di queste considerazioni che si tenta, in queste pagine, di riassumere il più possibile, anche se con una cronologica disordinata, alcune delle sue reali

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qualità umane e di Sacerdote, di cui molti suoi confratelli e conoscenti ne vanno fieri e ne confermano l’enorme patrimonio morale, religioso e sociale da lui lasciato.

Parlare di lui, dei suoi scritti, delle sue omelie, occorrerebbero diversi volumi, per cui si rimanda ad altre iniziative la promozione di tale evento culturale-religioso.

Per chi fa parte del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo”, parlare di Don Saverio è un dovere che non può esimere dall’indicarlo come esempio a tutti coloro che intendono indirizzarsi alla missione della Preghiera ed alla spiritualità.

Leggendo in queste pagine i commenti che affiancano tutta la sua testimonianza concreta di fervore, devozione e rispetto per la Chiesa, non si può fare a meno di trarne vari commenti che, nella loro obiettiva realtà, denunciano un profondo cambiamento avvenuto in seno all’attuale Magistero della Chiesa. Tali condizioni non possono passare inosservate, tanto meno trascurate e invitano tutti, laici e religiosi, a prenderne atto.

Le conseguenze dei tanti mutamenti comportamentali ed educativi, avvenuti sotto i nostri occhi, sono tali che egli stesso, con rammarico, ne faceva rilevare le amare conseguenze, parlandone in privato, ma anche denunciandole apertamente durante le sue spiccate e profonde omelie. Ciò ha reso ancor più importante rafforzare il suo ricordo, associando i suoi positivi esempi di vita e di comportamento, sia liturgico che di Sacerdote, nel contesto delle realtà quotidiane che interessano e coinvolgono tutti, cattolici e religiosi.

Don Saverio proviene da una famiglia attiva e laboriosa. La madre, morta giovane, lo ha educato cristianamente assieme al padre, anche lui uomo di profonda religiosità.

Da ragazzo ha avuto sempre un temperamento deciso e ricco di naturali doti artistiche e culturali. Già a scuola mostrava grande talento, specie nella creazione di originali disegni ornamentali.

Ha sempre vissuto in maniera sobria e parsimoniosa, senza compromessi, affermandosi già in Seminario per le sue doti di umiltà e capacità culturali.

Sin dall’inizio del suo apostolato sacerdotale, si applicò con molta dedizione ai giovani, insegnando religione nelle scuole medie, da dove ne uscirono molte formazioni cattoliche.

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Di animo generoso, capace e dinamico, aveva creato gruppi di Azione Cattolica, formandoli anche allo sport ed organizzando campi con squadre di calcio.

Nel suo limpido carattere, nascondeva, con il suo particolare riserbo, ogni insofferenza per le cose negative e, in occasione di qualche contrasto, con le sue espressioni tolleranti ed accomodanti, infondeva serenità a tutti.

Le ricorrenze religiose paesane, lo svago e la villeggiatura estiva, che assolveva anche per motivi di salute, erano per lui sempre e soprattutto motivo di arricchimento spirituale.

Se Don Saverio ne ha mantenuto il suo rigore fino alla fine, per i laici del Movimento di Preghiera, da lui ispirato, vi è il dovere di non far morire il suo ricordo, tanto meno quello del suo esempio, a vantaggio di chi non ha avuto la possibilità di ricevere il suo edificante insegnamento, avvalorato dalla testimonianza di una zelante vita sacerdotale.

Tutto ciò deve necessariamente essere tramandato con serena fiducia, affinché le nuove leve sappiano comprendere cosa oggi è venuto a mancare nella Chiesa e nella società, in un mondo che demolisce, con i suoi messaggi devastanti, ogni forma di religiosità e di devozione, di rispetto verso la Chiesa, verso il Papa e verso il Sacro.

Questa situazione di abitudine e di indifferenza a cui tutti stiamo assistendo, spesso è tollerata dagli stessi religiosi, di cui Don Saverio non faceva mai cenno in maniera diretta, ma che tanto meno nascondeva dietro ipocrisie personali, anzi le additava ai fedeli, facendo rilevare come un tale cambiamento fosse nocivo per l’intera famiglia laica e religiosa.

Mai dalle sue parole, sull’Altare, sono usciti soliloqui con subdoli riferimenti politici, di cui oggi spesso se ne distingue la tendenza. La sua è stata sempre una posizione neutrale verso tutto ciò che non era in contrasto con la Chiesa Cattolica e con il Papa. Tutto il resto per lui era gioia di vivere, di comunicare, di alleviare qualsiasi sofferenza, trovando sempre il modo di intervenire con discreta determinazione, con umiltà e pacata intransigenza, declinando il suo intervento solo quando non lo riteneva necessario, o per il rispetto delle parti.

Per quello che riguarda la storia del Movimento Laico di Preghiera, Don Saverio si è sempre compiaciuto dei progressi che si ottenevano con ogni iniziativa. Egli era un profondo conoscitore del Beato Bartolo

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Longo, di cui ne custodiva con orgoglio alcuni personali scritti, riferendo interessanti particolari, in quanto amico della famiglia della madre del Beato, che era di Mesagne.

Da sempre fautore e difensore di tante virtù proprie di alcuni laici,

Foto originale del Beato Bartolo Longo,con firma autografa.

lamentava la carenza delle vocazioni sacerdotali, additandone gli effetti e le conseguenze alla diffusione di un moderno secolarismo, di cui, volutamente, non ha mai voluto fare commenti approfonditi a riguardo. La sua discrezione e riservatezza sfociava semmai in qualche piacevole aneddoto giovanile o in qualche mestizia, sempre di carattere religioso popolare.

Riguardo alle vocazioni dei giovani, ciò che sottolineava era il richiamo verso quei genitori che ostacolavano la volontà dei figli, dicendo che essi non appartengono a loro. Infatti, in tutte le situazioni della vita, la cosa importante è sempre

quella di fare la volontà di Dio (Mc 3,31-35).

E’ ormai opinione comune che Don Saverio ha svolto una missione sacerdotale ad alto livello, ha alimentato e custodito la Fede di tanti parrocchiani, di tanti suoi allievi, di persone d’ogni ceto sociale, professionale e religioso. Non avendo mai trasgredito nello svolgimento del suo apostolato, a buona ragione egli è rimasto un emblema del vero Sacerdote, conferendo alla sua personalità un meritato riferimento, una istituzione, non solo nell’ambito del suo paese natìo.

Parlare con Don Saverio significava immergersi con piacevole tranquillità non solo nelle tematiche religiose, ma in tutto ciò che riguardava lo scibile umano in genere.

Andando in giro con lui, ci si trasferiva volentieri nella totale contemplazione della natura: egli l’amava in maniera totale, con piena consapevolezza, coinvolgendo chi gli stava vicino, poiché, per lui, tutto parlava di Dio. Nella sua sapiente capacità di comunicare, trascinava chiunque, dal più semplice al più dotto, in quanto, alla base di ogni discorso, dalla sua parola traspariva il saggio sapere, la conoscenza della storia biblica, i rapporti con i testi sacri, le attinenze ed i richiami ai passi evangelici… tutto diveniva con lui semplice, tutto acquistava una reale

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‘trasfigurazione’ tra l’irreale e la realtà, tra l’ascetica e la vita pratica del vivere quotidiano.

Amava la natura esprimendola con i passi dei grandi profeti biblici, testimoniando sempre la Verità. Un ‘miele’ per le orecchie che, con le sue esaurienti spiegazioni, riusciva a spegnere ogni dubbio di fede, trapassando ogni malinconica amarezza di sentimenti.

Mai si ebbe a notare, sul suo volto, espressioni di insofferenza o di impazienza, poiché, chi si rivolgeva a lui per qualsiasi motivo, sapeva dare subito un controllo agli stati emotivi dell’animo, turbato dalle difficoltà famigliari, temporali o spirituali.

Riferendosi all’educazione che un tempo si riceveva in seno alla Chiesa, Don Saverio ha rappresentato il Sacerdote della formazione, in quanto egli era il vero Sacerdote Educatore.

Qualsiasi discorso ‘intavolato’ con lui, aveva sempre un epilogo di serena contemplazione del dono della vita. Ammiccando con bonari sorrisi, egli risolveva ogni controversia, ogni questione di carattere famigliare e sociale: tutto, con lui, si dileguava nella totale risoluzione.

Legato ai doveri della sua missione, ha accettato sempre di intervenire la dove si richiedeva il suo aiuto, orientando tutti sempre verso la pacifica convivenza, con l’accettazione della prova, sdrammatizzando ogni vicenda.

Non era mai portato a criticare o ad essere intransigente verso qualcuno, ma, era sempre rispettoso verso il prossimo, non deludeva alcuna aspettativa, nessuna attesa, in quanto la sua esperta capacità di abbinare ogni situazione ad un fatto evangelico gli consentiva di demolire ogni difficoltà ed ogni dubbio spirituale.

Prudente nella parola, egli, sino alla fine, ha sempre dato risalto ai fondamenti della missione vocazionale ricevuta dall’Alto, offrendo a Dio anche la sua sofferenza intima, legata più a questioni terrene ed umane, che a quelle divine e spirituali.

Una vocazione non comune, la sua, portata avanti con ardore, in un mondo secolarizzato in tutti i suoi aspetti, che non può essere ormai nascosto nemmeno da chi ancora non vede le conseguenze di tale realtà.

La sua onestà interiore, priva di ogni interesse economico, lo ha sempre distinto in ogni situazione del suo vivere sociale, umano e famigliare.

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Tutti, per lui, sono stati amici in Cristo Gesù, di Cui ne sottolineava l’umana appartenenza.

Laborioso, semplice nel vestire, privo di vanità, aderente alla povertà evangelica, affermava l’importanza dei voti sacerdotali, non deludendo mai l’ubbidienza verso il suo Pastore.

Con la sua coerente testimonianza, era sempre disponibile verso tutti. Sia che gli si chiedesse di essere confessato o di ricevere la Santa Comunione, nessuno ha mai ricevuto un rifiuto, in quanto la disponibilità ed il sacrificio missionario rappresentava, per lui, l’apice del proprio apostolato.

Grande predicatore, non solo per il dono che aveva nel comunicare con gli altri, ma anche per l’ammirabile responsabilità nella preparazione delle omelie, che sosteneva in ogni occasione con un linguaggio pacato, in modo semplice e chiaro, con attenta conduzione, senza eccedere, facendo immedesimare, ogni fedele che lo ascoltava, nei fatti reali dell’azione evangelica.

Di ogni brano che egli esponeva, ne approfondiva sempre le origini storiche, per poi condurre l’uditore ad una analisi sull’essenza del cristianesimo e le risposte umane e sociali del nostro tempo.

Un ‘lavoro’ attento, il suo, che si traduceva in piacevoli omelie e, quando per questo ci si complimentava con lui, asseriva che esse erano il semplice risultato ottenuto da una analisi dei contenuti biblici, che egli fissava sulla così detta “traccia” scritta, come lui la definiva, di cui, già al tempo dell’insegnamento scolastico, con assidua autorevolezza, ne dettava le basi ai suoi alunni, per abituarli ad un razionale, sintetico ed obiettivo apprendimento.

Un maestro attento e rigoroso in tutto, proprio di chi ha il compito non solo di insegnare, ma anche di formare il giovane, bisognoso di amorevole e paterna attenzione. Anche per questo, infatti, era solito ammonire i genitori poco attenti alle esigenze dei figli ed alla loro educazione, asserendo che i valori effimeri della ricchezza, del carrierismo, dell’avvenenza e di tutto ciò che rifiuta la legge di amore del Vangelo, fanno ignorare le esigenze divine dello spirito.

Tutto ciò per lui era un normale modo di pensare, per un lineare cammino di vita, che comunicava con spontanea semplicità anche nel Sacramento della Confessione.

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Confessarsi a lui, infatti, significava ricevere tranquillità e serena pace interiore, grazie alle sue ‘piccole catechesi’, che, in ogni circostanza, rassicuravano l’animo ed arricchivano lo spirito.

Egli sapeva ascoltare e tacere, intervenendo al momento giusto, dando il suo assenso o il suo dissenso, sempre nella logica della carità e della giustizia.

Sdrammatizzando le calamità di questo mondo, ogni tipo di sofferenza la considerava come una prova contro la ‘potenza delle tenebre’, per candidarsi alla beatitudine della vita eterna!

Con il suo istintivo slancio, faceva giungere a tutti la sua parola di salvezza e, dal pulpito, così tuonava: “… Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la Volontà del Padre Mio Che E’ nei Cieli!” (Mt 7, 21-29).

Questo era lo stile spontaneo di Don Saverio Martucci, il quale non assecondava mai gli elogi che riceveva, conseguenti al coinvolgimento che riusciva ad ottenere con la sua parola e che, con accurata neologia, affiancava alle realtà morali, sociali e religiose del nostro tempo.

San Leopoldo Mandic’, un Santo dalle grandi Virtù. Con il suo paziente zelo, sapeva ben amministrare,

anche fuori dal confessionale, il Sacramento della Penitenza.

“Noi Cristiani dobbiamo mostrare al mondo, con il nostro esempio, che l’Amore di Dio è il Fulcro di tutta la nostra vita”. (San Leopoldo Mandic’).

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Qualunque persona che ha incontrato Don Saverio ha memorizzato qualcosa di personale e di originale su di lui. Egli non deludeva mai le attese di chi gli esponeva un problema personale, di natura intima o religiosa, famigliare o professionale, rispondendo sempre in maniera riservata ed esaustiva, pazientemente e con pacata dolcezza, ma con altrettanta fermezza.

Don Saverio, in una sua particolare espressione, durante un’omelia sulla famiglia.

Ogni discorso religioso, a cui volentieri partecipava, per lui era un’occasione per affermare, con teologale chiarezza, le sue convinte idee religiose, la sua Fede, mai venuta meno e mai ostentata in nessuna delle sue espressioni, onorando virtuosamente la “Veritàs Ecclesiae”.

Nei più svariati atteggiamenti comportamentali, egli ha sempre mantenuto una costante coerenza, che andrebbe profusa alle nuove leve di giovani sacerdoti, i quali, o per mancanza di insegnamento, o per assenza di validi esempi, si mostra carente in tutte le sue svariate manifestazioni esteriori che interiori. Manca spesso, infatti, una educazione di fondo, che dovrebbe delineare la fecondità dell’esempio religioso, propria dell’originale immagine sacerdotale, in tutte le sue svariate sfaccettature.

Non sono mancati, infatti in lui, gli esempi della valida formazione ricevuta e della sua disciplina interiore (come discepolo di Cristo), acquisita negli anni di seminario, che si riflettevano nella sua capacità ministeriale; tutti particolari che fanno parte della sua spiccata volontà di mantenersi coerente ai tanti suoi principi, acquisiti con la scelta vocazionale e mantenuti saldi ed in vita sino alla fine.

Alcune delle sue abitudini, che egli non ha mai trasgredito e che ha voluto sempre tenere salde, non sfuggivano però a chi lo seguiva da vicino. Esse rappresentano ancora oggi un valido esempio di come egli intendesse amministrare la sua vocazione, fedele e conforme agli

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insegnamenti ricevuti dalla Santa Madre Chiesa, in rispetto alla sacralità di tutto il ministero sacerdotale.

Tutto è importante nella figura del Sacerdote e, forse e proprio per questo, Don Saverio ha rappresentato sino in fondo l’emblema del sacerdozio, cominciando dalla sua veste talare, che non ha mai, per nessuna ragione, cambiato, sostenendo che il Sacerdote non è un uomo come un altro, altrimenti non ci sarebbe bisogno di lui! Forse è anche per questa poca importanza data al Prete che ha preso il sopravvento il secolarismo, con tutte le sue conseguenze.

A conferma di quale esemplare importanza abbia avuto per lui l’abito talare, si cita di seguito quanto espresso l’8-9-1982 da Papa Giovanni Paolo II : “In una società secolarizzata e tendenzialmente materialista, dove anche i segni esterni delle realtà sacre e soprannaturali tendono a scomparire, è particolarmente sentita la necessità che il presbitero -­ uomo di Dio, dispensatore dei Suoi Misteri - sia riconoscibile agli occhi della comunità, anche per l’abito che porta”.

Banalizzando l’evidenza, ma rimanendo nell’ambito delle reali vedute di ogni fedele, è piacevole e valida l’osservazione che faceva, in merito a questa realtà, l’attore Alberto Sordi: ”Mi piacciono i Preti che non si nascondono (quelli che non si travestono da laici), quelli insomma che vanno in giro vestiti da preti. Quando vedo in giro sacerdoti che per essere ‘moderni’ indossano alpaca, gabardin o gessato, mamma mia… non mi piacciono affatto!”.

In passato, il Sacerdote celebrava rivolto verso l’Altare.

Don Saverio, durante la nuova Celebrazione Eucaristica. L’Altare è rivolto verso i fedeli.

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Don Saverio ha sempre dato importanza al rituale, di cui ha lasciato suggestivi ricordi. Se ne accennano solo alcuni, che possono avere maggiore significato anche per la conoscenza e la formazione delle giovani leve vocazionali, che intraprendono la non facile via del Sacerdozio.

La vestizione con i Paramenti Sacri, muniti di vari accessori, per la celebrazione della Santa Messa, per esempio, è stata eseguita da lui sempre con un cerimoniale aderente all’intima devozione ed al rispetto che egli aveva verso la Sacralità del Mistero Eucaristico.

E’ ancora viva ed impressa la scena in cui, nello stringersi il ‘cingolo’ sul candido camice, egli opponeva una singolare forza, quasi un aggrapparsi, un confermare ed un rafforzare la sua tradizionalità, legata non tanto alla forma del gesto, quanto al convincimento del suo significato, acquisito dalla formazione ricevuta. Per anni, egli aveva riposto in quel gesto una particolare sacralità, ora del tutto scomparsa, in quanto sono anche stati sostituiti i Paramenti Sacri con altri, privi di quegli accessori che esprimevano anch’essi un particolare significato.

Con la solenne Pianeta ricamata e con le mani elevate, nel Pregare, la sua figura sacerdotale appariva un tutt’uno, sospeso tra il Santo Altare ed il Cielo, tra l’Immolazione che avveniva nel Santo Sacrificio e l’Offerta a Dio Padre.

Tutto ciò si può definire come un qualcosa di particolare, di importante, che è rimasto vivo e presente nella mente di chi ha ricevuto una simile ‘eredità’, tanto che, anche in questa occasione, è importante ricordarlo, come, del resto, lo hanno fatto le parole del Santo Padre, quando dice che: “Il ‘rivestirsi di Cristo’ viene rappresentato sempre di nuovo in ogni Santa Messa, mediante il rivestirsi dei Paramenti Liturgici. (…) I Paramenti Sacri devono rendere chiaramente ai presenti e a noi stessi che siamo lì (sul Santo Altare) ‘in persona di un Altro’. Gli indumenti sacerdotali (… compreso l’abito talare), sono una profonda espressione simbolica di ciò che il Sacerdote rappresenta”, infatti, “proprio nell’Eucaristia sta il segreto della loro santificazione. In forza della Sacra Ordinazione, il Sacerdote ripete Sacramentalmente i Gesti e le Parole di Gesù nell’Ultima Cena”. (Giovedì Santo – 5 aprile 2007).

Qualcuno potrebbe obiettare che le varianti non precludono la sacralità in essere, poiché ogni cosa è mutevole o soggetta a

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trasformazione, in rapporto alle circostanze ed all’epoca. Se ciò fosse vero ne conseguirebbe che anche le formule che esprimono i dogmi di fede possono cambiare.

Ciò non può essere vero, poiché se anche cambiano le formule, le Verità di Fede non possono mutare, altrimenti, in tal modo, si accetterebbero tutte le forme di soggettivismo e di libertà religiosa (per “Il principio autorevole della sola fede teologale”). Ciò comporterebbe l’affacciarsi dell’eresia, se non si seguisse una fedele tradizione. Ciò vuol dire che la “tradizione” può essere proprio questa: trasmettere la Rivelazione che precede la Sacra Scrittura.

In realtà gli scrittori sacri non sono altro che strumenti umani ispirati da Dio, che hanno attinto la loro conoscenza da ciò che hanno udito e visto personalmente da Gesù e dagli Apostoli.

Tutto ciò che è stato costruito dal Magistero della Chiesa in duemila anni, oggi ci conduce a molte riflessioni su quanto è stato abbandonato a se stesso con tanta superficialità, arrivando ai limiti che tutti conosciamo.

Il Sommo Pontefice San Pio X fautore deiSanti seminari, per formare Santi Sacerdoti.

Non si tratta ora di ritornare al passato, ma di riprendere invece quei valori positivi che appartengono al passato. Valori etico-­religiosi che si riflettono sulla formazione globale dell’intera famiglia religiosa e laica!

Alla luce del costante insegna-mento della Chiesa ed a sostegno della nostra Fede in tutto quanto è stato rile-vato sopra, occorre ricordare come gli stessi insegnamenti di Gesù Cristo sono stati fatti a viva voce e solo più tardi sono stati scritti nei Vangeli.

Così, infatti, inizia San Luca il suo Vangelo: << Poiché molti hanno

intrapreso ad esporre ordinatamente la narrazione delle cose che si sono verificate in mezzo a noi, come ce le hanno trasmesse coloro che da principio ne furono testimoni oculari e ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo aver indagato ogni cosa accuratamente fin dall’inizio, di scrivertene per ordine, eccellentissimo Teofilo, affinché tu riconosca la

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certezza delle cose che ti sono state insegnate >>. Quindi tutti gli eventi, prima di essere scritti, sono stati trasmessi a viva voce da testimoni oculari e da Ministri della Parola.

San Paolo così scrive ai Tessalonicesi; << Fratelli, state saldi e ritenete fermamente le tradizioni che avete imparato da noi di viva voce o per lettera >>.

Don Saverio, con il suo ministero, ci ha trasmesso cose che ha imparato nella sua formazione sacerdotale e che ha scrupolosamente osservato con coerente fedeltà e con ferma disciplina, rimanendo sempre al posto che la Chiesa gli ha assegnato. Per questo ha sempre riconosciuto, come Volontà di Dio, l’autorità del suo Pastore, rinforzando nella virtù dell’obbedienza la sua forza contro gli attacchi di Satana. Egli soleva dire: ”Non proviene forse dalla disubbidienza il primo peccato?”. Infatti dalla ribellione e dalla disobbedienza a Dio nasce il disordine morale e la disgregazione sociale.

Egli, pur adeguandosi alla moderna liturgia, non ha mai mutato lo stile ed il significato di ciò che aveva acquisito con l’ordinazione sacerdotale, mantenendo e dando un senso vivo a tutto il contesto delle celebrazioni liturgiche e religiose. A noi rimane il suo esempio, di cui è doveroso trasmetterne l’importanza, per dare continuità al ricordo del suo magistero, eco fedele con quello vivente dei Padri della Santa Madre Chiesa, Corpo di Cristo.

La preziosità dei doni da lui ricevuti, ci invitano a trasmetterli, in osservanza a quanto ammoniva Timoteo, quando scriveva: << Le cose che hai udite (o viste) da me, in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri >>.

Dice Gesù: “Il Cielo e la Terra passeranno, ma le Mie Parole non passeranno mai”.

Don Saverio scandiva sempre, con fervorosa attenzione, ogni preghiera contenuta nel Santo Messale della Celebrazione Eucaristica, coinvolgendo i fedeli e facendoli partecipare attivamente al Sacro Rito.

Tra gli altri ricordi del suo ministero sacerdotale, è sempre viva l’immagine di quanta gioiosa partecipazione esprimesse nella celebrazione della “Messa Cantata”… la così detta “Messa in Terza”, come usualmente si definiva la Celebrazione Eucaristica nelle grandi ricorrenze o festività dell’anno.

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I canti culminavano nella solennità centrale, durante l’Elevazione: la sacralità era totale. Durante l’alzata dell’Ostia e del Calice verso l’Alto, anche i diaconi si inginocchiavano e, rivolti verso l’Altare, un gradino al di sotto, sollevavano la pianeta di Don Saverio, in segno di riverente adorazione verso la Sacra Ostia Che egli sosteneva in alto tra le mani.

E’ vivo il ricordo della Sacralità con cui avveniva, ai tempi di Don Saverio, la Celebrazione Eucaristica. I chirichetti potevano assistere la Santa Messa dopo un’accurata preparazione. Tutti, diaconi, concelebranti e chirichetti, durante l’Elevazione si inginocchiavano in solenne Adorazione.

La Solenne Celebrazione Eucaristica di Padre Pio.

Durante la Celebrazione Eucaristica, per permettere anche ai fedeli una adeguata Adorazione, Don Saverio prolungava l’Elevazione dell’Ostia.

Don Saverio ha celebrato diverse volte a San Giovanni Rotondo. Egli ha avuto il privilegio di utilizzare il calice di Padre Pio.

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Il Papa, Benedetto XVI, mentre distribuisce la Santa Eucarestia.

Una immagine indelebile, dove Don Saverio appariva anche lui sollevato tra Cielo e Terra, mentre un delicato sottofondo di organo coinvolgeva inevitabilmente gli animi, esaltandone la particolare atmosfera del momento.

Ancora impresso rimane anche il modo di come, dopo aver distribuito la Santa Eucaristia, Don Saverio raccogliesse, con prudente ed attenta cura, ogni piccola Particella che residuava sul ‘Piattino’, versandoLa nel calice della celebrazione o nella Pisside. Ciò, a suo dire, era la dimostrazione di come molte altre Particelle cadessero per terra, là dove non si usava il ‘Piattino’, mai abolito dal cerimoniale religioso -vedi Redemptionis Sacramentum (Ed. Vaticana)-.

Tutto questo in virtù dell’importanza che si rivolgeva a Gesù Vivo nell’Ostia Consacrata.

E’ una realtà, questa, rimasta viva, ma sotterrata non si sa ancora per quale fine diabolico.

Infatti, ai tempi di Don Saverio, era assolutamente proibito toccare la Santa Particola con le mani, anzi, era addirittura un ‘sacrilegio’… in quanto solo alle mani consacrate del Sacerdote era permesso prendere l’Ostia Divina con le dita.

Del resto, anche il Papa Benedetto XVI distribuisce la Santa Comunione in ginocchio e con il Piattino, non dandoLa sulla mano…

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...tutti eloquenti esempi che dovrebbero far meditare qualsiasi fedele e religioso, affinché rinasca in cuore un devoto rispetto per l’Ostia Santa, il Corpo di Gesù.

Un modo improprio di presentare la Santa Eucaristia, Il CORPO DI CRISTO”.

Una maniera più consona… ma manca il “Piattino”, mai abolito dalla Santa Chiesa.

Don Saverio Martucci mentre depositava la Santa Particola delicatamente sulla lingua, in ginocchio e con la protezione del Piattino.

Il “Piattino” per proteggere

la caduta di Particelle del Corpo di Cristo.

Il suo uso è utile ed indispensabile,

per prevenire irriverenze e sacrilegi.

La distribuzione della Santa Eucaristia,ricevuta devotamente,sacramentalmente e direttamente, da Madre Teresa, con il “Piattino”.

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RIFLESSIONE - Gesù non sia solo un simbolo nella Chiesa, ma Sia adorato nella Sua Viva Presenza.Il Dono più grande che Gesù ci Ha lasciato sulla terra è il Suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, realmente presenti nella Santa Eucaristia! Occorre avere molto rispetto e tanta riverenza verso la Santa Eucaristia!

Nel documento della Chiesa “INESTIMABILE DONUM” si trova questo paragrafo:

“ 11. La Chiesa ha sempre richiesto ai fedeli rispetto e riverenza verso l’Eucaristia, nel momento in cui essi La ricevono. Quanto al modo di accostarsi alla Santa Comunione, Questa può essere ricevuta dai fedeli sia in ginocchio che in piedi, secondo le norme stabilite dalla Conferenza Episcopale.« Quando i fedeli ricevono la Santa Comunione in ginocchio, non è loro richiesto alcun altro segno di riverenza verso il Santissimo Sacramento, poiché lo stesso atto di inginocchiarsi esprime adorazione. Quando invece La ricevono in piedi, si raccomanda caldamente che, accostandosi all’altare processionalmente, facciano un atto di riverenza prima di ricevere il Sacramento, nel luogo e nel momento adatto, perché non sia turbato l’avvicendamento dei fedeli ». L’Amen

che i fedeli dicono, quando ricevono la Santa Comunione, è un atto di fede personale nella Presenza di Cristo. (…) - - - - - - - “(<< IL CORPO DI CRISTO! >> - << AMEN >>. )

PROPONIMENTO ALLA RIFLESSIONE - UN GRANDE ATTO DI AMORE VERSO GESU’ è quello di interessarsi o provvedere, presso il Parroco, affinché venga ripristinato, là dove manca, l’uso del ‘Piattino’.Nel servire la Santa Messa, inoltre, è una piacevole abitudine riprendere l’utilizzo del ‘campanello’ durante l’Elevazione. Il suo delicato suono ravviva l’attenzione della mente, esalta la solennità della Consacrazione, scandisce i gesti sacerdotali sul Mistero dell’Evento.

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Come non si deve menzionare tutto ciò di cui oggi manca ai moderni sacerdoti, proprio nell’anno a loro dedicato, dove l’esempio del Papa deve far meditare molti ‘maestri formatori’ dei serminaristi, molti moderni teologi, molti ’confessori della Fede’?!

In questo senso, Don Saverio lamentava un certo lassismo negli educatori, che non si accorgevano più di aver perso parte della loro devozione verso il Sacro. In realtà appare evidente, in molti casi, non solo la carenza nello zelo, ma anche la testimonianza del fervore e della viva Fede.

Le considerazioni sulla sua serena e fiduciosa attività pastorale, infatti, sono legate proprio alla costante testimonianza in tutto, sia in campo ecclesiale che pastorale.

Lo scopo e la base della missione di Don Saverio era anche il costante impegno di servire con dedizione gratuita, Pregando il Padrone della messe.

Con le sue ‘battute bibliche’, di cui era solito servirsi, egli esprimeva chiaramente ed in maniera completa la capacità del suo intendimento, sentendo viva la gioia interiore quando riusciva ad intravedere i risultati della sua semina.

“Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare… così sarà della Parola uscita dalla Mia Bocca: non ritornerà a Me senza effetto, senza aver operato ciò che Desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’Ho mandata” (Is 55, 10-11).

Con questi sentimenti egli si esprimeva in tutte le sue omelie che, pur rispecchiando una arguta preparazione, venivano espresse con umile semplicità.

Questa era la sua veritiera Fede, quasi ‘invisibilmente’ testimoniata in tutte le occasioni.

Gli atteggiamenti comportamentali del suo ministero sacerdotale, ritenuti da alcuni inutili inezie, per lui erano motivo di somma importanza, come si mostrerà più avanti in queste pagine; comportamenti che scaturivano di volta in volta dalla sua spontanea coscienza interiore, in riferimento sempre allo zelo ed al rispetto che bisogna avere verso tutto ciò che fa parte del Sacro.

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Non si è mai visto, per esempio, Don Saverio andare sull’altare senza paramenti sacri, tanto meno prelevare le Sante Particole senza una genuflessione, che normalmente egli faceva ogni volta che passava innanzi al Santo Tabernacolo.

Queste attenzioni non passavano inosservate ai suoi parrocchiani, specie in passato, quando l’Adorazione di Gesù nel Santo Tabernacolo era un sentito impegno da parte di tutti, non solo da parte degli associati alle “Lampade Viventi”, di cui Don Saverio ammirava la loro disponibilità per adorare a turno, in tutte le ore del giorno, Gesù nel Santo Tabernacolo, su cui vi era anche il Santo Crocifisso. Un particolare, questo, di forte richiamo. Anche se è stato eliminato completamente dalla Sua esposizione sul Santo Tabernacolo, oggi si tende nuovamente a contemplare il Cristo Crocifisso, per immergersi nella meditazione sulla ‘Sua Dolorosa Passione’! Queste attenzioni, che ora mancano in molti preti ed anche nei ministri speciali, hanno fatto sì che anche i fedeli più devoti abbiano cambiato il loro atteggiamento devozionale innanzi al Santissimo Crocifisso.

La trascuratezza negli atteggiamenti comportamentali risaltano molto di più delle mancanze interiori. E’ capitato spesso di notare, per esempio, come nelle nostre chiese molti Ministri vestano in bleu gjeans ed in maniche corte di camicia, come donne ministre, anche sbracciate, aprano con normale indifferenza il Santo Tabernacolo, per prelevare o ‘travasare’ da una Pisside ad un’altra la Sacra Ostia, sostando con indifferenza sull’Altare, senza alcuna genuflessione o giaculatoria verso la Santa Eucaristia, indifferenti verso Ciò che ‘maneggiano o che portano in mano’, parlando con indifferenza con chiunque incontrano. Quale pessimo esempio di irriverenza verso la Santa Eucaristia! Tutto ciò dà un senso quasi di profanazione verso il Sacro, specie se questo viene visto fare dai sacerdoti e dai ministri speciali.(“Padre, Perdona loro, perché non sanno quello che fanno”!).

Gesù Crocifisso, Presente sull’Altare dal momento della Consacrazione.

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Come diceva Sua Santità Benedetto XVI, il Giovedì Santo del 2007, attraverso l’Unzione Sacra delle mani, Segno della Forza dello Spirito Santo, Gesù prende possesso e si serve delle mani del Sacerdote per amministrare tutti i Santi Sacramenti (quindi di servire la Sacra Ostia). Ovviamente “la validità del Sacramento non dipende dalla santità del celebrante, ma la sua efficacia, per lui stesso e per gli altri, sarà

tanto maggiore quanto più egli vive con Fede profonda, Amore ardente, fervido spirito di Preghiera.” (Vaticano - 18 Sett. 2005).

Un’altra delle tante considerazioni che, da “buon educatore”, Don Saverio sottolineava, con arguta prudenza verso chi ascoltava, era la mancanza di autorevolezza che è venuta ad affievolirsi da parte dei ‘maestri’. Tutto questo ha spezzato quel ruolo di tradizionale educabilità che proveniva anche dall’ambiente ecclesiastico, con cui si riusciva a compensare, senza ingerenze, ciò che mancava in molte famiglie.

Avendo perso il ruolo chiave dell’educazione, oggi il Parroco non ha più competenze valide nemmeno per far rispettare la chiesa, intesa semplicemente come luogo di incontro (basta osservare come sono ridotti, in molte chiese, suppellettili, banchi, inginocchiatoi, ecc., senza fare cenno a come si fa osservare il ‘silenzio’ ecc. … ma questo è un altro scottante argomento!). A tutto ciò, poi, si è aggiunta una prepotente ingerenza laica, di cui molti non se ne rendono più conto, eliminando gradualmente quel poco di autorità rimasta al Parroco.

Tantissimi genitori, infatti, non hanno più la concezione ed il senso di come educare e cosa significhi ‘rispettare’: tutto è permesso, nel chiasso, nella confusione, nel vestire ecc. … .

I Sacerdoti, dal loro canto, permettono tutto questo, per cui il tacere, ormai, è regola comune, pur constatando che “tutto è anormale in ciò che è divenuto normale”.

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RIFLESSIONE - LA PARABOLA DEL BUON SEMINATORE.Anche se in parte, ritorna evidente ed utile riflettere su quanto

contenuto nell’INTRODUZIONE di queste pagine, poiché tutto concorre a meglio approfondire le riflessioni sopra esposte.

Per Gesù la Sua Parola è un seme, è vita… quindi, Parola di Vita. Da questo Seme viene generata la Vita.

Proprio su questa Parola ci sono state, ci sono e ci saranno molte lotte dottrinali, con ‘studiosi’ che tirano il Libro dalla loro parte, stracciandoLo del suo corretto significato. E’ ovvio che studiare la Parola di Dio in modo prevenuto comporta una distorsione della Volontà Divina.

Sono molti oggi i teologi che platealmente travisano la Bibbia, la Parola di Dio, La deformano e La rendono meno che umana. Un gesto folle e da pagani, una deviante confusione teologica che genera eresie.

La grandezza e l’importanza di questa Parabola sta proprio nel fatto che, quando la Parola di Dio non viene compresa, a causa della dissipazione della persona, il ‘diavolo’ porta via dal cuore dell’uomo anche quella Parola residua. Così la confusione aumenta, generando il caos, divulgando concetti distorti e non veritieri, compromettendo addirittura e talvolta la stessa Fede. Il nostro sforzo deve fare radicare la Parola di Dio nel nostro cuore. E’ una lotta con tante difficoltà, è vero, ma se la Parola viene alimentata e curata con la Preghiera, la si difende dalle false teorie, facendoLa così crescere con una Fede pura, sincera e veritiera.

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“Chi non diventerà come uno di questi piccoli non entrerà nel Regno dei Cieli”.

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Don Saverio, incontrando i bambini, sapeva sempre accoglierli con gioiosa festosità, coniando spesso per loro originali e divertenti ‘nomignoli’. Tutto ciò li incuriosiva e faceva sorridere anche i grandi.

I bambini erano per lui motivo di paterna attenzione, che talvolta si traduceva nel richiamo evangelico di Gesù, quando, rivolto agli adulti, diceva “Guai a chi scandalizzerà uno solo di questi fanciulli!”.

RIFLESSIONE - Il rispetto verso i fanciulli è un impegno che devono avere tutti i genitori, poiché ogni atto incongruo altera la loro crescita e la loro formazione, con danni che rimangono indelebili nella loro psiche.

Apprezziamo la sincerità dei bambini, facendogli amare la verità.

Salviamo la loro innocenza, evitando tutto ciò che altera il loro pudore.

Rispettiamo la loro purezza, evitando i discorsi e le immagini che inquinano la loro mente.

Sempre dal pulpito, Don Saverio additava ai genitori la negatività della televisione, per l’immane danno che reca, specialmente ai fanciulli, il linguaggio contorto e diseducativo di un tale mezzo di comunicazione. Importante è il contenuto di un libro, uscito di recente, in cui si dimostra che “Quando si accende il televisore, il bambino si spegne!” con tutte le conseguenze negative. Egli si spegne fisicamente, affettivamente, intellettualmente, scolasticamente, moralmente, umanamente, spiritualmente.

Ogni esempio, ogni moda, ogni tendenza è sempre nata dalla televisione, che semina ogni giorno scandalo su creature innocenti, corrompendo cuori puri, procurando un flagello di anime. Anche il linguaggio e le tendenze contro la religione e la Chiesa sono propinate da questo infernale mezzo.

Se oggi, nella scuola, non si usa più l’educazione, il così detto “galateo”, ciò deriva anche da tutto ciò che la televisione divulga con tanta normalità, senza che nessuno più intervenga.

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Nel grande progetto del ‘maligno’, è compresa anche la capacità di forzare la mano dell’uomo nel rendere sempre più confidenziale il ‘rapporto con Dio’, facendolo cadere spesso nei limiti della dissacrazione e fornendo ogni mezzo affinché, da parte di molti, si possa addirittura far finta che tutto sia normale. Tra l’altro, si vuol far credere che tutto ciò non ha nulla a che vedere con la ‘scristianizzazione’ in atto, a livello politico, sociale… globale.

I nuovi espedienti del ‘profeta ingannatore’, che astutamente le studia tutte, per seminare odio tra gli uomini, tra fratelli e nella società, anche dai mezzi di comunicazione, ora cerca di penetrare sempre più persino nella Chiesa, per coinvolgere a pieno il cuore e la mente dei cristiani, diffondendo false rivelazioni e seminando confusione, profanando l’insegnamento di Gesù, diminuendo sempre più il ‘gregge dei credenti’. Nel suo ‘piano diabolico’, l’ ‘eterno falsario’ sta cercando la distruzione totale del rispetto verso tutto ciò che è Sacro e, quindi, anche verso la Paternità Divina.

Ogni frase indecorosa verso il Sacro, è divenuta di comune assimilazione, facendo ‘tendenza’. Ogni confidenza inopportuna verso superiori, maestri e… sacerdoti, viene suffragata dalla generale indifferenza. Ogni dovuto titolo viene omesso con indiscussa libertà. Si osa ora anche ridurre a termini generici ed a ‘nomi’ comuni sia la Paternità Divina che quella della Santa Madre Celeste, declassando ancora, di conseguenza, il rispetto verso il Sacro. Non sorprende più, anzi, ormai diviene di normale uso, chiamare ‘papà’ Dio Padre, l’Onnipotente Creatore; ‘fratellino’ Gesù, Nostro Signore; ‘mamma e mammina’ La Santa Vergine, La Madre di Dio e Madre Nostra Celeste, definendoLa talvolta addirittura ‘pastora’, in ossequio alle “pastore valdesi”, che non credono nemmeno alla Madonna! (Sembra quasi che tutto ciò si voglia affiancare ad un subdolo ‘progetto’ di voler laicizzare la chiesa, quindi anche i religiosi, secondo le prospettive di un nascosto ma dilagante protestantesimo, -vedi, per esempio, come anche la maggior parte dei preti cattolici, ormai, si vestono come i ‘pastori delle chiese evangeliste’, senza alcun simbolo-).

Ciò che è ancor più grave è che proprio per radio, in televisione e sui giornali, talvolta anche di estrazione cattolica, si assiste ormai indifferenti a tali espressioni, ritenute da alcuni addirittura ‘blasfeme’; una maniera

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poco ortodossa di trattare le nostre entità religiose e, addirittura, il Sacro Nome di Dio, senza che nessuno sappia più come intervenire in merito, per porre fine a tali sconcertanti mancanze. Tutto influisce e concorre a sminuire sempre più la sacralità della nostra religione.

Come insegnante di Religione, nella mente di Don Saverio non è mai potuta balenare l’idea che tali ‘appellativi’ potessero essere applicati con tanta leggerezza e superficialità, per sostituire i Sacri Nomi di Nostro Signore e della Madonna.

Un esempio appropriato, di come talvolta possa apparire ‘goffo’ ed inopportuno un semplice appellativo, lo possiamo facilmente constatare chiamando un grande Santo, come Padre Pio, semplicemente “papà Pio”… la stonatura appare evidente ed inoltre, se riferito al Sacro Nome di Dio Padre, può produrre evidenti confusioni. Chiamare Dio Padre confidenzialmente e semplicemente “papà”, specie nella mente dei più piccoli, può generare confusione tra il ‘papà naturale terreno’ e quello del Nostro Creatore, l’Eterno Padre!

<< Atterrito dall’immensa ingratitudine verso Dio, il Signore sentì piagare la Sua Anima e cadde in un violento dolore; allora si alzò e rivolse la Sua pena al Padre: “Abbà, Padre Mio, se Puoi, allontana da Me questo amaro Calice” >>.

Parlando specificatamente sulla funzione educativa del Padre, con Don Saverio (padre spirituale di molti giovani), spesso si commentava il ruolo che essi avrebbero avuto nella futura famiglia. Il suo monito alle giovani coppie è stato sempre chiaro... SI, SI, -­ NO, NO.

Da fedele assertore della famiglia, non risparmiava anche severi richiami che si traducevano in un profondo insegnamento pedagogico di stampo laico-­scientifico, ma di matrice essenzialmente biblica.

Lui soleva educare generalizzando e spaziando sugli esempi che, alla fine, miravano sempre ad indicare il normale e coerente comportamento che dovevano avere entrambi i coniugi, per condurre una serena vita matrimoniale, per essere esemplari esempi di educatori.

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Egli soleva specificare che, nella logica della tradizionale educazione, il ruolo del padre nella famiglia è stato sempre di estrema importanza, come punto saldo di riferimento.

Il padre è stato colui che ha assunto, in genere, una figura più severa con i figli, abituandoli a saper affrontare anche il lato duro della vita, per dar loro sicurezza.

In realtà il padre, pur mostrandosi comprensivo e disponibile, non esaltava le qualità dei propri figli, specie quando la formazione educativa riguardava un figlio maschio. In tal senso egli supponeva che il figlio, con un’attenzione meno protettiva e più rigida, maturasse prima e meglio. ‘Naturalmente’, raccontava Don Saverio, tutto ciò non sempre avveniva, poiché nell’educazione interferiscono sempre le influenze esterne alla famiglia. Tuttavia, in un buon rapporto famigliare, suffragato da solide basi cristiane e da un equilibrato esempio dei genitori, era possibile che ciò avvenisse, meglio che non nei tempi attuali, in cui all’autorevolezza si è sostituito un eccessivo permissivismo, che ha prodotto subdole ed arroganti ribellioni, che spesso si riflettono anche fuori dall’ambito famigliare, nella scuola e nella società.

In genere, il padre desiderava che il figlio divenisse un “vero uomo”. Tale indirizzo, però, non sempre produceva effetti positivi, almeno sul piano dell’affettività e del rapporto confidenziale tra padre e figlio, facendo nascere, talvolta, il così detto ‘conflitto’ fra i due.

La madre, invece, pur aderendo all’impostazione paterna, in genere mostrava più benevolenza, con coinvolgimenti che spesso generava una maggiore disponibilità in quasi tutte le circostanze.

Per questo, nella conduzione famigliare, generalmente le direttive venivano date dal padre-uomo (e non ‘maschietto’, come oggi, nel linguaggio corrente, viene definito l’uomo, svilendolo della sua originale figura).

Anche se talvolta, erroneamente, un padre autorevole veniva etichettato come un ‘padre-padrone’, tale interpretazione viene smentita dai numerosi esempi negativi prodotti dalla perdita del suo originale ruolo, quello di maschio, di padre e di uomo autorevole, che da sicurezza e che permane nella classica famiglia come unico ed appropriato punto di riferimento maschile.

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La madre, normalmente, con la sua dolce femminilità, è quella che armonizzava e dava calore alla casa, che cercava di intercedere, appianare ed accogliere con più benignità, completando, con il suo ruolo di donna saggia ed amorevole, il grande dono della maternità.

Quale umile esempio di armoniosa dolcezza, di stupendo candore, di amorosa tenerezza ci Ha dato la Madonna, una donna dalle tante Virtù, ormai perse nella maggior parte delle donne moderne!

Quello dei giovani, sosteneva Don Saverio, è stato sempre un argomento delicato, specie quando in famiglia non regnava quel clima di serenità tra i genitori, che alimentava discussioni tra i coniugi, che mai e per alcuna ragione dovrebbero coinvolgere i figli. In realtà ogni divergenza dovrebbe essere risolta in sedi separate e, comunque, in assenza dei figli, poiché i giovani, in particolar modo i bambini, non possono mai avere gli stessi problemi degli adulti. E’ sempre in questo clima che nascono particolari situazioni di disagio che, in qualche caso, sfociano in un diseducativo protezionismo da parte della figura materna verso un figlio, rompendo quell’equilibrio educativo che, immancabilmente, consente ai giovani di rifiutare ogni buon richiamo e che, in molti casi, esclude addirittura e del tutto la figura paterna.

Oggi tale ‘presenza’ è quasi del tutto assente e, per vari motivi, nemmeno il ‘nucleo’ famigliare ne avverte più la necessità, pur pagandone le conseguenze di un simile errore. Ecco che, in questi casi, Don Saverio faceva intervenire il richiamo biblico, con esempi concreti.

L’eccessiva severità di qualche padre, egli sosteneva, qualche volta può produrre anomale reazioni, anche legittime da parte di quel figlio che si reputa ubbidiente; ma quasi sempre questa situazione ritorna a vantaggio dello stesso, temprandolo maggiormente nella sua maturità.

La giusta serietà ed autorevolezza, nei ruoli e nei rapporti, ha sempre condotto a conclusioni positive. Diversamente, quando manca il rispetto, la fiducia, la stima e l’accordo educativo tra genitori, in una famiglia non può sussistere un sereno equilibrio.

Alcune volte può nascere un improvviso scambio di eventuali polemiche, procurate da inutili motivi, ma l’amore, l’affettività, la comprensione e la pazienza, dovrebbero generare condizioni favorevoli per prevenire e scongiurare la compromissione di un rapporto coniugale maturo, basato sulla reciproca fiducia e stima.

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Certamente l’autorevolezza di entrambi i genitori, quando vivono il rapporto in armonia, non dovrebbe generare contrasti tra di loro e, tanto meno, con i figli. Queste erano le esperte tesi di Don Saverio.

Nel quadro delle prevenzioni, quando in famiglia si vive un clima di serenità, occorre tener presente che vi sono sempre in ‘agguato’ le sorprese, in quanto il ‘maligno’, invidioso e geloso, cerca di intervenire per creare dissidi. Per cui, se non vi è una pronta guardia, una provvida difesa interiore e se, in fine, le molestie diaboliche del ‘falsario’ persistono, occorre avere un aiuto spirituale, senza il quale la coppia, talvolta, perde l’orientamento ed è destinata allo sfascio.

Così si spiegano molte crisi coniugali, molti incidenti gravi in famiglie che, anche se hanno vissuto in armonia per anni, quando subentra la permalosità e l’orgoglio, se rimane il risentimento, si può giungere anche alla separazione… dramma finale di molte famiglie.

In realtà, quando manca una solida formazione di base, la Grazia del Credo religioso, la Preghiera, l’accostamento ai Sacramenti, o quel rigore cristiano, che serve a placare ed a superare i conflitti, la famiglia perde ogni entusiasmo, fa morire la sua funzione, con conseguenti ripercussioni drammatiche sulla vita dei figli. Una grande responsabilità, questa, che cade sulla coscienza degli adulti, quindi, dei genitori.

Questa era la ‘traccia pedagogica cristiana’, come la definiva Don Saverio, su cui costruire le basi sicure della vera famiglia, per un rapporto sano, equilibrato e duraturo.

La conduzione di una famiglia, egli diceva, non è cosa facile;; egli sottolineava sempre e con convinzione l’importanza ed il rispetto per i singoli ruoli, che devono essere compresi e devono consolidarsi sul nascere, rinforzandosi già nella preparazione pre-matrimoniale, di cui la Chiesa ha una specifica rilevanza, non solo sul piano formativo, morale e religioso, ma anche e soprattutto sulla sicurezza che la coppia deve avere nel futuro ambito etico-sociale.

E’ in questa prospettiva che si avvalora l’educazione che nasce dalla famiglia, poiché essa poi si perfeziona nella scuola, matura nella società e si sublima nella Chiesa, per trovare in essa il fine ultimo della Creazione: l’Amore di Dio.

Concetti sintetici, ma stupendamente chiari, che racchiudono l’essenza di una obiettiva logica che, se non viene attuata in tutte le sue

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linee dominanti, non può generare alcuna sicurezza.Con queste chiare vedute si riesce ad intravedere la possibile

ripresa della morale, dell’etica sociale e religiosa, tutti valori che si possono sostenere con la perseveranza in un cammino di Fede.

Naturalmente, Don Saverio, quando parlava di formazione religiosa, implicava necessariamente l’importanza e l’essenzialità del Sacramento della Riconciliazione, come si potrà leggere, sotto altra veste, in altre parti di questo libro. Per cui, sotto il profilo del cammino spirituale ed alla luce delle esperienze e delle conseguenze negative avvenute in tante famiglie, cadute nella ‘rete del demonio’, è valido meditare un Messaggio della Madonna, per comprendere quanta influenza abbia, sulla vita di ogni uomo, il peso del ‘peccato’, causa di tanti mali.

La Madre Celeste ne evidenzia il costante pericolo che, in tante circostanze, offusca la mente umana, generando lotte famigliari, conflitti sociali e guerre tra i popoli.

Così Lei Ha voluto, con tanta chiarezza, esprimere la dinamica con cui il peccato agisce sulla psiche dell’uomo, alterando la normalità del suo essere, distruggendo la serenità del suo cuore!

<<Quando voi commettete un peccato (esprime la Madonna), la vostra coscienza si oscura. Allora subentra in voi la paura di Dio e di Me e, quanto più a lungo rimanete nel peccato, tanto più spesso diventa grande e la paura cresce in voi. Così vi allontanate sempre più da Me e da Dio.

Invece, basta soltanto pentirsi dal profondo del cuore di aver offeso Dio e decidere di non ripetere, in futuro, lo stesso peccato ed avrete già ottenuto la Grazia della Riconciliazione con Dio>> (da un Messaggio della Madonna a Medjugorje, il 18 Dicembre 1983).

Solo con la Luce interiore dello Spirito, che ci fa intravvedere la Sapienza Divina, si può ritrovare il senso delle cose giuste, per unirsi a Dio e fare la Sua Volontà, poiché solo se il seme muore (facendo marcire il peccato), può dare buon frutto (generando la vita, per la Gloria Eterna).

Preghiamo la Santa Vergine Maria, la Madre di tutti, affinché Dio Padre, Nostro Signore abbia Misericordia di coloro che, con tanta fredda indifferenza, cercano di ingannare i figli di Dio, per annientare la Devozione, il Rispetto e la Lode Verso l’Eterno ed Onnipotente Creatore.

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Don Saverio, durante un’Omelia sulla Madonna del Carmine, di cui era un ardente devoto.

PREGHIERA

“Ave, Stella del mare, Madre Gloriosa di Dio, Vergine sempre, Maria, Porta felice del Cielo. Vergine Santa fra tutte, dolce Regina del Cielo, Rendi innocenti i Tuoi figli, umili e puri di cuore. Donaci giorni di pace, Veglia sul nostro cammino, Fa’ che vediamo Tuo Figlio, pieni di gioia nel Cielo. Lode all’Altissimo Padre, Gloria al Cristo Signore, salga allo Spirito Santo, l’Inno di Fede e d’Amore. Amen”.

Dalle precedenti ed importanti considerazioni sul declassamento dei Sacri Nomi di Dio Padre e della Madonna, nasce l’appunto da fare agli educatori, in quanto manca la corresponsabilità tra famiglia, scuola e chiesa. L’educazione dovrebbe partire dalla famiglia, per passare poi alla scuola. Purtroppo le interferenze sono tante (mass media televisivi, ideologie, consumismo, esempi di indifferenza, mancanza di testimonianze concrete, ecc.), per cui si può affermare che non esistono più le basi per un comportamento adeguato di collaborazione tra scuola e famiglia, quindi, di conseguenza, anche di intesa con la Chiesa. Mancando oggi una forte ed autorevole unità educativa, con regole codificate (le norme legislative) di comportamento, di obiettività prive di ideologie, si potrebbe arrivare a dire che bisognerebbe, prima di tutto, “educare gli educatori”!

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Per Don Saverio, già Parroco, che ha saputo valorizzare la figura del Sacerdote con l’esempio, facendo rispettare le regole, anche le più contestabili da chi non era addetto ai lavori, ogni cosa aveva la sua importanza. Spesso con lui si replicava sulle ragioni e sulle cause di una simile situazione, ma, pur mortificato nello spirito, Don Saverio non ha mai mostrato insofferenza per tale decadimento, ponendo il tutto nelle mani della Divina Provvidenza.

A tale proposito, va ricordata la testimonianza che Don Saverio ha dato con il suo insegnamento del Catechismo, cominciando dalle scuole medie e continuando nella sua parrocchia. Un ruolo importante ed insostituibile, quello che i Sacerdoti fanno, quando insegnano personalmente loro il Catechismo, per il bene che procurano ai giovani, alla famiglia, alla società.

Sempre dal pulpito egli ha saputo ben collegare il contenuto dell’omelia evangelica con la realtà pratica della vita sociale e famigliare, additando quali fossero i doveri e regole per i figli, per i genitori, per la famiglia laica e religiosa. Un tentativo mai abbandonato, il suo, per ridare vigore e credibilità alle Leggi della Chiesa, al Volto Evangelico della tradizione biblica.

Con la competenza d’insegnante di Religione, era convinto dell’utilità che esisteva nella collaborazione tra la scuola e la famiglia, per poter ricostruire il futuro della grande famiglia cristiana. Ovviamente, anche e soprattutto la figura del Sacerdote ha una autorevole importanza. D’altra parte, solo se il maestro, o lo stesso ‘omelista’, è ricco di zelo e di amore, può dare fiducia, può essere maggiormente convincente nel suggerire le strade da prendere, dando credibilità alle sue stesse parole. Su questo, Don Saverio, era integerrimo ed inattaccabile, per cui egli poteva davvero dare, con le sue testimonianze positive, conferma ai contenuti delle sue omelie, sempre ricche di insegnamento etico, morale e religioso.

L’educazione ed il rispetto, supporti della giustizia per sostenere la Fede, sono stati per lui cardini fondamentali per trovare l’equilibrio nella formazione spirituale. Ma per ottenere questo cosciente equilibrio, egli diceva anche che, qualche volta, “occorre prima guarire il medico”, in quanto esistono valori intoccabili che superano la moda.

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Con la sua pacata parola, non risparmiava qualche richiamo e, se notava mancanze, sempre dal pulpito riusciva ad indicare anche come farsi, da buoni cristiani, il Segno della Croce entrando in chiesa, dopo aver attinto l’Acqua Santa. Particolari forse ormai tralasciati, ma che denotano la coerenza di come essere coscienti e fedeli cristiani. Minuzie non trascurabili, se si tiene conto dell’importanza del buon esempio, nel confermare la gioia evangelica di vivere in senso lato i valori della Buona Novella. Non di rado anch’egli lamentava il fatto che, in quest’ultimo tempo, con la secolarizzazione, si era creata più una chiesa dell’uomo, che la Chiesa di Dio!

Sempre dal suo ‘pulpito’, con la sua chiara e caratteristica ‘cadenza espressiva’, ha cercato di prevenire ed eliminare dalla coscienza del credente ogni amor proprio, per estirpare la cattiva ‘cramegna’ (gramigna), come soleva chiamarla con il suo tradizionale e simpatico dialetto mesagnese. Questo ed altro sapeva impartire con il suo ‘morbido’, ‘suadente’ ed ‘accattivante’ richiamo, per cui, tutt’oggi, molti suoi ‘allievi’ di scuola lo rievocano per tutti quegli insegnamenti che hanno lasciato un indelebile ricordo in tante menti, in tanti cuori.

ROMA. Basilica di San Pietro. Centro Universale della Santa Madre Chiesa, Cattolica, Apostolica, Romana.

Il Sommo Pontefice, Papa Benedetto XVI,Benedicente.

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Il Sommo Pontefice, Papa Benedetto XVI,Benedicente.

Nei tempi caldi del fervore e dell’entusiasmo giovanile, egli era un trascinante conduttore dell’Azione Cattolica. Tutti ricordano i pellegrinaggi fatti a Roma per incontrare il Santo Padre e quando in viaggio, a spada tratta ed anche a squarcia-gola, si cantava festosi:

BIANCO PADRE CHE DA ROMA, CI SEI META LUCE E GUIDA, IN CIASCUN DI NOI CONFIDA, SU NOI TUTTI PUOI CONTAR. SIAMO ARDITI NELLA FEDE, SIAMO ARALDI DELLA CROCE,

AD UN CEN DELLA TUA VOCE, UN ESERCITO ALL’ALTAR!

Amante ed appassionato dei canti religiosi, egli li curava attentamente e personalmente. Anche se era un cultore dei “canti gregoriani“, apprezzava tutto ciò che era attinente alla liturgia vera e propria.

Con l’avvento della musica ‘pop’, vi fu, negli anni settanta, un’invasione di complessi all’interno di molte parrocchie, di molte chiese, in cui ancora oggi se ne notano gli strascichi. Chitarre, batterie, sassofoni, tamburi, con altri strumenti chiassosi, certamente non adatti ad un clima di raccoglimento, più che accompagnare la liturgia, disturbavano l’intera atmosfera della chiesa. Finalmente si cercò di porre rimedio a tale ‘libertà’, riducendo il tutto all’attuale accompagnamento con la chitarra. Meglio sarebbe stato invogliare i giovani ad imparare a suonare

Don Saverio Martucci con un gruppo di ragazzi dell’Azione Cattolica. Pentecoste del 5-6-1960.

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l’organo… ma le tendenze moderne, anche in queste occasioni, prendono sempre il sopravvento.

Certamente Don Saverio, alle chitarre ed ai moderni strumenti chiassosi… preferiva l’armonioso suono dell’organo (che già negli anni cinquanta aveva sostituito il vecchio ‘Armonium’ a pedale), mai il pianoforte, che in chiesa non si addice, in quanto più adatto per la musica classica, nelle adeguate sale da concerto e non certamente in chiesa, Tempio di Dio. Togliere il suono armonioso dell’organo in chiesa, per lui, era come far tacere il festoso richiamo delle campane da un Campanile.

Anche queste sono considerazioni apprezzabili del suo zelo, che fanno meditare su come anche la liturgia dei canti oggi sia notevolmente cambiata e, qualche volta, anche compromessa (… è sufficiente ascoltare le Sante Messe trasmesse per radio, per notare come quasi in nessuna celebrazione, ormai, si cantino motivi conosciuti, ma quasi tutti diversi, personalizzati, adattati a seconda della volontà dei gruppi di canto giovanili e non del parroco). Talvolta, infatti, sembra di assistere a veri e propri “miusicol” all’americana, che a celebrazioni liturgiche!

Osservare i crocchi di giovani, che si radunavano con le chitarre nei porticati della chiesa, in oratorio o nei campeggi, per Don Saverio era un motivo per apprezzare la gioiosa allegria giovanile, ma certamente non poteva mai pensare che tutto ciò potesse influire a tal punto sui canti della stessa liturgia sacramentale, annullando quasi totalmente la rigogliosa fonte di interesse e la piacevole armonia che i giovani trovavano nella tradizionale Schola Cantorum.

Anche se queste tendenze, nel tempo, sono divenute una supremazia di pochi, tuttavia esse si impongono alla maggioranza. Don Saverio di tutto questo ne soffriva in serbo e non faceva intravedere nulla. Per chi lo conosceva, certamente la cosa non passava inosservata, poiché egli sosteneva che, eccetto in alcuni casi di particolari solennità, i canti religiosi dovevano coinvolgere l’intera assemblea dei fedeli, con una partecipazione comunitaria, perché tutto divenisse manifestazione di giubilo, di festosa devozione, di gioiosa preghiera in tutte le ricorrenze e le festività religiose.

La sua famosa “schola cantorum” ha rappresentato per anni un esempio di vera testimonianza di come, senza microfoni e in un’atmosfera di vera armonia liturgica, il canto religioso ispirava ed infervorava tutti

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gli animi, permettendo di rimanere in sintonia con il raccoglimento dovuto nelle varie parti della Santa Messa e delle funzioni religiose. Non è un voler sottolineare le capacità particolari di Don Saverio, bensì un soffermarsi su come egli sia riuscito a condurre una equilibrata liturgia religiosa, dato che questa è di esclusiva pertinenza del parroco che, certamente, può essere coadiuvato anche dai laici.

Un forte peggioramento, a discapito del canto-preghiera dell’intera comunità, è dato dai microfoni a volume alto, con cui si dà risalto più alle voci singole, che a quelle del popolo orante, con l’esibizione costante di qualche solista, che sconforta la partecipazione di tutti i fedeli presenti in chiesa. In tale atmosfera ‘chiassosa’, certamente non vi può essere più raccoglimento, pace e tranquillità interiore, che ogni fedele dovrebbe ritrovare almeno in chiesa.

Tutto, durante le celebrazioni, se sconfina nell’eccesso, diviene motivo di turbamento per la meditazione, a discapito del raccoglimento per l’Adorazione di Gesù, sia durante la Celebrazione Eucaristica che, soprattutto, durante la Santa Comunione. In questo particolare momento, infatti, il fedele non dovrebbe essere turbato dalle parole di canti corali, tanto meno da canti singoli;; diversamente diventa difficile conciliare la preghiera intima di devozione e ringraziamento con le parole contenute nei canti. Semmai, può essere più conciliante solo una musica di fondo per organo.

RIFLESSIONE - L’Organo è strumento principe della musica sacra.Il suono dell’Organo è parte integrante della musica liturgica

e la sua particolare strumentazione è piena di naturale ed umana originalità. L’unicità della musica d’organo ricrea una infinita sensazione di intimi sentimenti religiosi, con una sorprendente comunicazione mistica, non uguagliabile ai suoni, prodotti in chiesa, da altri tipi di strumenti musicali.

Cosa può sostituire il festoso richiamo del dolce rintocco delle Campane?

Cosa può sostituire il caratteristico coinvolgimento delle armoniose note di un Organo?

Occorre incoraggiare e sostenere i giovani e le giovani che desiderano imparare a suonare l’Organo.

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Cosa dire, poi, di alcuni celebranti che, terminata la Santa Messa (talvolta ‘spezzata’ da ingiustificati applausi e da inopportuni commenti), salutano i fedeli sostituendo il “Sia Lodato Gesù Cristo” con “buon appetito” o “buona giornata o serata”? Non sarebbe più adeguato, invece, rivolgersi alla Madonna, offrendoLe un saluto con la Preghiera dell’Ave Maria?

I commenti si fanno da sé, è sufficiente meditare se è attinente un simile saluto, che distrae qualsiasi presente dalla sacralità della Celebrazione avvenuta, invitando, in tal modo, ad una spontanea risposta, quasi mai isolata; un buon motivo per essere invogliati a continuare sulla scia del parlare liberamente, senza riserve, a creare chiasso in chiesa, anziché rimanere in accorata unione con Gesù, con qualche pausa di ringraziamento innanzi al Santo Tabernacolo!

Un tempo, Don Saverio, sostava in raccoglimento dopo la Santa Messa.

Papa Giovanni Paolo II, in preghiera,esternava sempre gioiosamente la suainteriore devozione verso il Sacro.

Le mani sempre giunte di Padre Pio, riflesso della sua interiore spiritualità, sono anche indice di rispetto verso il Sacro.

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Papa Giovanni Paolo II, in preghiera,esternava sempre gioiosamente la suainteriore devozione verso il Sacro.

RIFLESSIONE - Educare la mente ed il corpo a saper mostrare, in maniera ed in luogo opportuno, l’esigenza di esternare l’entusiasmo ed il fervore interiore, equilibrandoli anche con una adeguata gestualità esteriore, che non deve essere ostacolata, ma incoraggiata.

Pregare in silenzio, con le mani giunte od in ginocchio, per esempio, può essere un gesto che esprime una fervente esigenza di interiore donazione, di viva devozione e di Lode a Dio ed alla Madonna.

Insegnare ai piccoli questi sentimenti spirituali, abituandoli con corretti atteggiamenti, educandoli al silenzio ed al Rispetto verso i Sacerdoti, verso la Chiesa e verso il Sacro, è un doveroso atto di buona educazione da parte degli adulti, laici e religiosi.

Il devoto raccoglimento di Padre Pio,dopo aver celebrato la Santa Messa.

I riferimenti di vita, indicati da Don Saverio, sono tanti e sempre attuali per la loro importanza.

In questa occasione, anche per varie ragioni di spazio, se ne limitano i tanti esempi, lasciando ad altre pubblicazioni il merito ed il compito di essere più esaurienti e completi nel tracciare la figura di questo Sacerdote.

E’ piacevole però ricordare come le sue attenzioni, unite alle originali battute, riuscissero a dare sempre tanto

buon umore a chi si rivolgeva a lui, anche se, di fondo, egli non perdeva mai di vista come affrontare le dure realtà di vita che gli venivano esposte.

Ad ognuno sapeva indicare la giusta strada da seguire, il percorso più logico e lineare, suggerendo spesso la lettura dei testi biblici od evangelici. Quindi, in rapporto alla circostanza ed alle necessità interiori, sapeva suggerire quale fosse il passo più adatto da leggere, se in Qohèlet o in Siracide, se in alcuni Salmi o nel Libro dei Proverbi. La sua preparazione e la sua cultura spaziava in senso lato, declinando opportunamente alcune parole, scomponendole in ardite battute ed originali espressioni che, quasi sempre, creavano ilarità e festosa gaiezza, abbattendo ogni insormontabile atmosfera di pessimismo. Anche questo era Don Saverio.

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Spesso citando, anche in latino, le brillanti massime di alcuni autori, abbinava sapientemente al discorso il contenuto degli stessi. Con questa sua semplice capacità intellettuale, sapeva avvicinare, in maniera persuasiva, ogni personalità, ogni uomo, ogni giovane, ogni bambino.

Con una adeguata ed eloquente massima, così padre Erminio Crippa seppe definire verosimilmente la figura di certi Sacerdoti: ”Il prete è colui che è chiamato a parlare di santità senza essere santo;; ad avere la mente di un vecchio ed il cuore di un giovane”... “Un mistero a se stesso, sospeso tra il Cielo e la Terra, proteso a testimoniare come Apostolo di Cristo, la

gioia della Pasqua”.Don Saverio rifletteva sulle virtù e sulla semplicità dell’umile vita

vissuta dai grandi Santi. Con questa consapevolezza, aveva un grande rispetto per il prossimo, chiamando tutti spesso “fratello”; così lui era solito salutare chi incontrava. Tuttavia, pur ritenendo valide le opportunità che egli offriva con il suo Sacerdozio, riconosceva l’ingratitudine che l’uomo mostrava verso la Misericordia Divina, specie quando si allontanava dalla fiducia e dalla fede in Dio.

Devoto non solo della Madonna ma anche dei Santi, ne citava le qualità spirituali e ne raccontava le storie di vita, attraverso anche le esperienze acquisite con i pellegrinaggi presso i Santuari e le tombe dei Santi. Tra i più frequentati, era quello di San Giovanni Rotondo.

Molto devoto di Padre Pio, era orgoglioso di aver potuto celebrare la Santa Messa presso l’Altare dove aveva celebrato San Pio.

Tra i tanti aneddoti, proprio a riguardo dell’ingratitudine dell’uomo verso Dio e alla loro incoscienza sui pericoli per la loro anima, una volta riferì quanto espresso da Padre Pio:

“Con i benefici (gli uomini) non si attirano;; con i castighi non si domano; con la dolcezza si insolentiscono; con le austerità imperversano; nella prosperità si inalberano; nelle avversità si disperano e, sordi e ciechi, insensibili ad ogni più dolce invito ed a ogni più atroce rimprovero della Divina Pietà, che potrebbe scuoterli e convertirli, non fanno che confermarsi nel loro indurimento, rendendo più intense le loro tenebre!”.

Don Saverio si meravigliava di come molti uomini moderni ed ‘acculturati’ potessero rifiutare Dio. Così pensava: “La più bella e perfetta scultura vivente che Dio potesse fare rifiuta il suo Creatore? Impossibile”.

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Egli sosteneva che, eccetto in particolari casi, non esistesse l’ateismo puro. Comprendendo la debolezza e la fragilità umana, aveva fiducia nella Misericordia Divina, confidava nella Speranza della Redenzione, che prima o poi, pur nel contesto della piena libertà e del soggettivismo, avrebbe coinvolto ogni fratello in Cristo. Una concezione divinamente cristiana, la sua, scevra da ogni posizione di radicalismo intellettuale.

Se l’uomo riuscisse ad interpretare quale grandioso universo è racchiuso nel suo corpo, forse avrebbe un altro concetto dell’Onnipotenza di Dio e comprenderebbe meglio la miseria della propria pochezza e limitatezza, innanzi all’immenso Amore Divino.

Purtroppo l’influenza del moderno relativismo e del materialismo, che stanno conducendo l’uomo alla perdizione, ci fa riflettere sul modo con cui sfatare questa ‘onnipotenza’ umana del proprio “io”! A tale proposito, ogni argomento ridestava in Don Saverio richiami di autorevoli autori che, a suo dire, avevano ben chiare le loro idee su tali tematiche.

Nulla passava inosservato agli occhi di Don Saverio ed alla sua mente che, con ardita immaginazione, commentava tra sé ogni particolare, senza dare motivo ad altri di carpirne la sua felice intuizione di meraviglia sull’originale creazione umana. In tal modo si soffermava, piacevolmente con stupore, sulla perfezione che è racchiusa in ogni piccolo organo: dal cuore al cervello, dagli occhi alle orecchie, dai denti alle articolazioni, dal viso alla corporatura, esaltandone di ogni individuo i particolari somatici… un mondo di complessi ed affascinanti elementi, che denotano forza e gracilità, intelletto e stupidità, armonia e scompostezza, grazia e rudezza. Tutto conformemente alla variabilità individuale ed in rapporto alla personale libertà concessa da Dio.

Forse anche questa libertà concessa all’uomo, può generare comportamenti troppo personalistici, dipendenti od attribuibili all’influenza della contraddizione tra il bene ed il male che alberga in ogni uomo. Ovviamente, al di fuori della Fede, ogni uomo può dipendere da ciò che non è commensurabile con la sua limitatezza o con le sue individuali capacità.

D’altra parte né con lo studio dell’anatomia, della fisiologia, della biologia, della psicoanalisi… della cibernetica, dei nano elementi e di tutto il patrimonio d’intelligenza acquisito dalla scienza concessa all’uomo, si riesce ad andare oltre i naturali limiti della sua conoscenza.

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Questa è la Verità, di cui l’orgoglio umano non vuole mai disfarsene, inseguendo l’avventura di voler riprodurre l’unicità dell’individuo, con omologazioni complesse, di cui non ne verrà mai a capo, di cui solo il Supremo Autore di tutte le cose può immaginare e realizzare con la Sua imperscrutabile Creatività.

Don Saverio sapeva apprezzare ogni forma di Arte, quella scultorea come quella dei grandi artisti del colore, ma, soprattutto, come è già stato accennato, ammirava i colori della natura.

Lodava la luce del Sole, le piante, i ridenti fiori di un giardino, come gli sfavillanti ma delicati papaveri di un campo, che, pur nella loro delicatezza, irradiano i loro vivaci e brillanti colori, con una luce armoniosa e divina. Tutto ciò si ricollega sempre alla stupenda Creazione, alla Sapienza ed alla Volontà misteriosa del Buon Dio, Eterno e Potente Creatore, per aver donato la Vita, per aver concesso all’uomo libertà e dominio sulla Natura, per averci resi partecipi della Sua Creazione, che si conclude e si estende in un Suo più ampio Progetto di Bontà e di Amore, quello per cui ci Ha Creati e che si perpetua nel Gaudio della Sua Eterna Gloria. Quale maggiore riconoscenza si può avere verso il nostro Dio per un sì immenso dono?

La Terra tutta ed il Firmamento potrebbero sussistere anche senza di noi. Se pensassimo per un attimo di non esistere, di essere il ‘nulla’ in assoluto… che tristezza essere esclusi da tanta Onnipotenza! Quale e quanta bellezza e gioia ci sarebbe stata tolta in eterno? Solo per questo, dovremmo essere capaci di dare un limite alla nostra libertà! In cambio, invece, spesso rendiamo al Nostro Buon Dio solo l’ingratitudine.

Le grandi teorie della moderna scienza e dell’antropologia non lo appassionavano più di tanto. Don Saverio era solito essere trasparente con la sua praticità intellettuale. Innanzi all’Amore grande di Dio, ogni teoria per lui cadeva, frantumandosi nell’evidenza concreta della realtà viva. Quando si parlava di alcune teorie, egli affermava sempre che le possiamo intendere come tali solo nel contesto di un “evoluzionismo” rimasto fedele, però e soltanto, al Progetto della Creazione, voluta e donata per Amore, per partecipare alla ‘Gioia’ dello stesso Creatore Onnipotente, Che Ha voluto realizzare ogni cosa così come è!

Quale stupendo esempio di perfezione racchiude in se la creazione dell’uomo.

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Don Saverio scolpiva, con le sue espressioni, la veridicità di quanto riusciva a notare con il suo pensiero. Una volta, abbandonandosi a contemplare la perfezione di una semplice lumaca, sottopose alla mente, di chi lo seguiva nel discorso, la tangibile, complessa ma perfetta “micro-ingegneria-idraulica” del corpo umano. Quanti micro-processori sono racchiusi nel complesso sistema nervoso, in cui sofisticate valvole di rubinetterie rispondono prontamente agli stimoli fisiologici e naturali, attivabili da invisibili interruttori, comandati con i semplici impulsi del solo pensiero. Una immutabile perfezione, di un Dio Creatore, che la Scienza umana cerca di scoprire, di capire, rimanendo sempre, però, nella incapacità di poterla realizzare.

Quale pratica constatazione, la sua, nell’affermare l’unicità di ogni individuo, ammirandone la sublime magnificenza della Creatività Divina. Anche in questo, sottolineava, si dimostra come Dio ci Ha voluto Pensare individualmente, per essere inconfondibilmente e singolarmente amati da Lui uno per uno. Basta pensare all’originalità genetica individuale, al riscontro delle singole persone attraverso la personalizzazione delle singole “impronte digitali”, che stabiliscono l’individualità di ogni uomo.

Quanti doni Ha voluto elargire Dio all’essere umano… è sufficiente ammirare come tutto il firmamento sia una realtà della Potenza Divina. Una Volta Celeste cosparsa di infinite stelle, luci immense, più del Sole, che illuminano l’infinito universo, che Lodano la Sua Onnipotenza.

Quale dono ha riservato all’uomo, Sua prediletta creatura, formando e preparandogli la Terra, donandogli tutto ciò che su di essa è buono e bello… e mentre egli gode di tanta grandezza, dimentica il Suo Nome, la Sua Presenza, la Sua Magnificenza. Questa ingratitudine amareggiava Don Saverio, sapendo come già il dono della vita, assieme al resto, fosse così poco apprezzato.

Mai facendosi prendere dalla tristezza o dallo sconforto, sembrava quasi volesse sostituirsi all’ingratitudine umana, Lodando il Signore con la sua semplice ammirazione per la bellezza della natura. Una forma spontanea e naturale di Pregare e di ringraziare Dio, riconoscente non solo per il dono della vita ma anche per lo splendido mondo dove ha voluto farci vivere. Particolarmente sentita era una sua frase che, con il suo particolare ed unico timbro di voce, lasciava scolpite nella mente le

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parole di “Quant’è bella la Vita, quanto stupendo è il Mondo!”, Ogni emisfero, nelle ventiquattro ore di luce, viene illuminato dal

Sole, alternativamente e senza interruzione, quasi a confermare come ogni uomo debba continuamente Lodare Dio, in tutti i modi, secondo le possibilità di ognuno, senza interruzione, in entrambe le zone della Terra. Modulandosi la luce nei due singoli emisferi, contrapponendosi il giorno alla notte, il lavoro al riposo, la Preghiera all’Ascolto, il caldo al freddo, con tutte le consequenziali varianti delle stagioni, Dio ha donato all’uomo ogni tipo di piante, di frutta, di fiori stagionali… un mondo nel Mondo!

Tutto questo, nella sua gioiosa voglia di vivere e di godere le cose belle della natura, facevano parte della sua appagata constatazione, che lo rallegrava intimamente, ma anche visibilmente. Quale ulteriore esempio di migliore armonia, realizzata solo ed esclusivamente dall’imperscrutabile ed inconfutabile Pensiero Divino, di Cui l’uomo non deve porsi domande, rimanendo nei propri limiti, abbandonandosi fiduciosamente, senza riserva alcuna, alla cosciente ed illimitata Fede in Lui, Nostro Onnipotente Creatore?

Nel rispetto del misterioso silenzio di Dio, ogni altra domanda interiore, per Don Saverio, rimaneva inutile, poiché null’altro che va oltre le capacità della propria mente l’uomo ha da chiedersi, in quanto egli deve vivere momento per momento, lasciando alla Suprema Volontà Divina di compiere la nostra storia, scritta nel Suo Libro.

Così a Don Saverio, contemplando il dono della vita, la natura delle cose ed il Mondo in cui viviamo, piaceva Lodare nei suoi pensieri Dio, commentando i Salmi:

“Signore, dove potrei andare lontano dal Tuo Spirito? Dove fuggire lontano dalla Tua Presenza?

Se scalassi i Cieli, là Tu sei! Se discendessi agli inferi, anche là Tu sei! Se raggiungessi le ali dell’aurora e riuscissi ad abitare al di là del mare, sì, anche là mi guiderebbe la Tua Mano, mi prenderebbe la Tua destra.

Allora ho detto: <<Almeno le tenebre mi potrebbero coprire, la notte mi potrebbe racchiudere>>. Ebbene, non sono oscure per Te le tenebre, e la notte risplende come il giorno, come le tenebre così è la luce.

Sì Tu Hai plasmato i miei reni, mi Hai tessuto nel grembo di mia madre. Ti rendo grazie perché sono stato formato in modo stupendo: stupende sono le Tue Opere!

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La mia anima lo riconosce appieno. << … >> Quanto difficili sono per me i Tuoi Pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio! Se volessi contarli son più della sabbia;; giunto alla fine, sono tuttora con Te”. (Salmo 139).

“Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati,

da sempre e per sempre Tu Sei, Dio. Tu Fai ritornare l’uomo in polvere e dici:

<<Ritornate figli dell’uomo>>.Ai Tuoi Occhi,

mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia della notte.Li annienti: li sommergi nel sonno;

sono come l’erba che germoglia al mattino: al mattino fiorisce, germoglia, alla sera è falciata e dissecca.

Insegnaci a contare i nostri giornie giungeremo alla sapienza del cuore.

Al mattino ci sazia il Tuo Amore, Signore Nostro Dio”.

La Vergine del Santo Rosario di Pompei, Emblema sublime per la devota Preghiera.

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RIFLESSIONE - LA MISSIONE DELLA PREGHIERA.Dare importanza alla Missione della Preghiera, esprimendola con devozione, offrendola con amore. Adottando la Preghiera del Santo Rosario, si assolve ad un grande impegno, quello richiesto dalla Santa Vergine Maria, come fece Bartolo Longo nella valle di Pompei.“La Preghiera è il tributo più accetto che l’uomo possa porgere al suo Creatore”. - Bartolo Longo -“L’uomo, nel rivolgersi a Dio, non ha che una forza sola: la Preghiera!“ - Bartolo Longo -“La mancanza della Preghiera è un infrangersi dell’armonia morale fra la creatura ed il Creatore, è una rotta di relazioni spirituali fra l’uomo e Dio”. “La Fede si accresce con la Preghiera, si conserva con la Penitenza, si ravviva e si perfeziona con la Carità”. - Bartolo Longo - “L’uomo, nel rivolgersi a Dio, non ha che una forza sola: la Preghiera!” - Bartolo Longo -

Il Santo Padre Giovanni Paolo II.Fervente devoto della Madonna, era dedito alla Preghiera del Santo Rosario.

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Don Saverio, molto devoto alla Madonna, in uno dei suoi pellegrinaggi in un Santuario Mariano.

Don Saverio, amante dell’Arte e della Storia Sacra, arricchiva la Fede e la cultura storico - religiosa dei suoi parrocchiani con pellegrinaggi presso varie Cattedrali e Santuari Mariani.

Nella foto, un’immagine oleografica della Madonna Addolorata di Campocavallo (AN), denominata Nostra Signora dei Sette Dolori. Dal 16 Giugno 1882, sotto l’attenzione di diversi ed autorevoli testimoni, la Vergine raffigurata nel quadro mosse più volte i Suoi Occhi verso tutti i presenti. La no-tizia del prodigioso evento fece riversare a Campocavallo migliaia di pellegrini e fedeli provenienti da tutta Italia e dall’Europa. In seguito, avendo elargito molte Grazie, l’immagine dell’Addolorata fu trafugata due volte, per via dei preziosi che Le erano stati applicati come ringraziamento ed ornamento.

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Padre Pio, durante la Solenne Celebrazione Eucaristica.

Diversamente dal passato, quando il Sacerdote celebrava rivolto verso l’Altare principale, dove vi era il Santo Tabernacolo, ora la Liturgia viene celebrata rivolta verso l’assemblea.

Eliminata la balaustra, si può accedere all’Altare con molta superficialità, non rispettando la Funzione Sacra. La ‘decadenza dei costumi’ nel Luogo Sacro.

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Sull’Importanza della Preghiera: <<La Potenza di Dio, è vero, di tutto Trionfa, ma l’umile e dolente Preghiera trionfa di Dio Medesimo; ne arresta il Braccio, ne spegne il fulmine, Lo disarma, Lo vince, Lo placa e se Lo rende quasi dipendente Amico>> (Padre Pio).

Ubbidienza e accettazioneCon questa solenne concezione interiore, andando senza sosta

ogni giorno da una chiesa ad un’altra per le Sante Celebrazioni, Don Saverio ha offerto negli ultimi anni e fino agli ultimi suoi giorni, una eroica testimonianza di impegno sacerdotale, recandosi là dove occorreva il suo ministero, affermando sempre che, se quella era la Sua Volontà, lui si sottoponeva con tranquilla ubbidienza. Per lui Fede significava anche serena sottomissione e, non essendo la sua una condizione statica, non poteva farsi condizionare dall’influenza della permalosità, tanto meno dalla tristezza, per poi chiudersi nella solitudine. Ogni situazione doveva necessariamente sconfinare nella sola gioia in Cristo Gesù, ogni lamento interiore doveva sfociare nella Speranza della Resurrezione, vivendo nell’attesa gioiosa di ritrovarsi tutti assieme innanzi alla Gaudiosa Grandezza di Dio, consacrati a Lui in Eterno.

Questo era ed è rimasto il testamento Spirituale di Don Saverio.

RIFLESSIONE - Occorre evitare che il sacerdozio venga ritenuto un ‘mestiere’, in quanto i Sacerdoti, come fratelli inGesù, sono i diretti successori del mistero apostolico.Certamente “Un’anima che vive nella tiepidezza non pensa per niente a uscirne, perché crede di essere a posto con il Buon Dio”. - Santo Curato d’Ars-Intensificando la devota Preghiera, il sacrificio e l’offerta, si cresce nella Fede e nella spiritualità, maturando santi frutti per se e per i fratelli in Cristo.

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Prima di concludere le tante riflessioni, scaturite dall’esempio di Don Saverio, è opportuno evidenziare ancora qualche considerazione, aggiungendo alcuni elementi che riguardano la coerenza e l’importanza della missione sacerdotale.

In un mondo ammalato di tanti mali spirituali, Don Saverio suggeriva al giovane clero un’attenta prudenza, indicando nella frequente Confessione il compito di salvaguardare lo spirito mistico che unisce al Corpo del Salvatore, poiché, come asseriva lo scienziato Enrico Medi, “Senza la Confessione, chissà a quale spaventoso e pauroso cimitero di morte sarebbe ridotta l’intera umanità”. Ecco perché “Il Sacerdote deve essere uno che vigila; deve stare in guardia di fronte alle prepotenze incalzanti del male; deve tenere sveglio il mondo per Lodare Dio”.

Una responsabilità, questa, che sottolinea quale impegno pesa sulla vita di un Sacerdote, ostacolato in tante direzioni dal ‘vile mistificatore’, dalla presenza di molti falsi profeti ingannatori, che si erigono in cattedra, confondendo la mente di tanti in seno alla stessa Chiesa, sentenziando il detto che dice: “Si è fatta la chiesa dell’uomo, non la Chiesa di Dio”… !

In tal senso, altrettanta responsabilità pesa sul mondo dei laici cattolici, specie quando manca la sensibilità di comprendere il modo con cui devono comportarsi nei riguardi del “Prete”, come egli comunemente viene chiamato. Talvolta, infatti, la confidenza che si ha con lui degenera in una vera e propria mancanza di rispetto nei suoi riguardi, creando spesso incresciose situazioni a discapito dell’intera famiglia parrocchiale. Su questo, Don Saverio, è stato sempre prudente, non sconfinando mai in inutili confidenze o in eccessi del carattere personale, tanto meno ha mai approfittato della sua posizione di religioso, dando esempio di costante linearità. In pratica, come egli diceva, quando manca un equilibrio interiore, si va incontro ad una serie di coinvolgimenti che, spesso, si possono ripercuotere anche sulla stessa vita religiosa del Sacerdote, sul rapporto che si ha con il prossimo, sul rispetto che si deve avere verso la Chiesa e, di conseguenza, verso la sacralità del ministero sacerdotale. E’ evidente che, anche in queste situazioni, la testimonianza del Sacerdote ha un rilevante significato, in quanto si riflette su chi osserva, inducendo, poi, a facilitarne la critica.

Sempre in tema di Ministero, di Sacralità e di Confessione, il Santo Padre Giovanni Paolo II sottolineava che “Il Sacerdote, nel Ministero

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della Penitenza, deve enunciare non le sue private opinioni, ma la dottrina di Cristo e della Chiesa. Enunciare opinioni personali in contrasto con il Magistero della Chiesa, sia solenne sia ordinario, è, perciò, non solo tradire le anime, esponendole a pericoli spirituali gravissimi e facendo subire loro angoscioso tormento interiore, ma è contraddire nel suo stesso nucleo essenziale il Ministero Sacerdotale”. Quindi, in merito, il Papa aggiungeva ancora che << Dall’incontro con la figura di San Giovanni Maria Vianney trassi la convinzione che il Sacerdote realizza una parte essenziale della sua missione proprio attraverso il ‘confessionale’, attraverso quel volontario “farsi prigioniero del confessionale”>>. Infatti, proprio questa è stata una parte spontanea ed essenziale di tutto il ministero di Don Saverio, quando meditava sulle ragioni della confessione, che lo rendevano sempre più responsabile sulla disponibilità che lui, d’altra parte, doveva avere verso le necessità del penitente.

Tutti lo ricordano per la sua vera ed umile disponibilità nell’assolvere il grande ministero della Penitenza. Cosciente di tale importante compito del Sacerdote, così ricordava le parole di San Pio da Pietrelcina, che dicevano: “Io tremo ogni qualvolta devo scendere in confessionale, perché lì devo amministrare il Sangue di Cristo”.

Quale portentosa affermazione, quale integerrima constatazione quella su Padre Pio, di cui lo stesso Don Saverio ne avvertiva la gravosa responsabilità della condotta personale, quella, cioè, che doveva avere ogni Sacerdote, non solo verso se stesso, ma anche e soprattutto nel non deludere le attese del libero osservatore laico, o ancor più quelle dello stesso peccatore-penitente!

Da tutto ciò deriva e si articola il comportamento che un Sacerdote deve avere verso tutto ciò che riguarda il ministero sacerdotale, per testimoniare la Fede, lo zelo nella Preghiera, nella Celebrazione Eucaristica, nell’amministrare i Sacramenti.

In tale contesto, il Santo Padre, Benedetto XVI, così ha voluto sintetizzare l’importante ruolo del Sacerdote in seno alla Chiesa, sottolineando l’attenzione che proprio il Sacerdote deve avere verso il Sacro, richiamando alcuni essenziali concetti che evidenziano come “La famigliarità spesso comporta un pericolo: quello che il Sacro da noi continuamente incontrato divenga per noi abitudine. Si spegne così il timore reverenziale e, condizionati da tutte le abitudini, non percepiamo

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più il fatto grande, nuovo, sorprendente, che Egli stesso sia Presente, ci Parli, Si doni a noi (…) che Egli Si consegni così nelle nostre mani” (Giovedì Santo – 20 marzo 2008).

“Siate pertanto modelli di Preghiera, maestri di Preghiera. Pregare è il primo servizio da rendere alla comunità. Perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità (…), se non siamo interiormente in comunione con Dio non possiamo dare niente neppure agli altri. Perciò Dio è la prima priorità.” (Brindisi – 15 Giugno 2008).

Dopo la visita pastorale di Benedetto XVI a Brindisi, alla quale Don Saverio era presente, aveva commentato con entusiasmo il discorso del Santo Padre, con una particolare sintesi personale sulla Preghiera, accomunandola con la devozione al Cuore Immacolato di Maria.

Se è vero, come è vero, che Gesù ha attinto la Sua natura umana attraverso la Santissima Vergine Maria, allo stesso modo Egli può entrare nella mente e nel cuore degli uomini ripercorrendo la stessa strada, quella del Cuore Immacolato di Maria.

Per questo Don Saverio era consapevole dell’importanza della Consacrazione al Suo Cuore Immacolato, proponendo formule e suggerimenti di vita religiosa, con alcune regole da adottare, per intraprendere e mantenere vivo tale impegno. Esse sono presentate in un’altra piccola pubblicazione, come compendio al libro Invocando Maria (vedi bibliografia), così come la Madonna Ha sempre raccomandato nei Suoi messaggi, indicando di osservare la penitenza, la preghiera, la partecipazione alla Celebrazione della Santa Messa, il rispetto e la devozione verso la Santa Eucaristia, offrendo a Cristo ogni personale dolore, per ottenere la vittoria finale sul ‘maligno’.

Appare evidente che il sacrificio vada associato alla Passione ed al Martirio di Nostro Signore Gesù Cristo. In tutto ciò si identifica, quindi, la

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piena donazione del proprio sacrificio, con l’accettazione della penitenza e della croce, in spirito di espiazione dei peccati, che addolorano il Sacratissimo Cuore di Gesù.

Se vi è indifferenza verso la Santissima Vergine Maria, immancabilmente vi sarà indifferenza verso Gesù, poiché gli uomini cercano la Luce, ma rifiutano la Luce.

Così Don Saverio proferiva nelle sue considerazioni personali, esprimendo la totale donazione alla Santissima Vergine Maria.

La gioia che ci è stata tolta da Eva, ci è stata compensata con la Redenzione di Cristo attraverso la Vergine Maria, assicurandoci il Regno dei Cieli.

In questo clima di interiore unione spirituale con Dio e con la Santa Madre Celeste, egli ha concluso il suo cammino terreno con la preghiera sublime della personale donazione.

Prima che avvenisse la sua nascita al Cielo, egli ha vissuto momenti particolari, che si spera vengano raccolti ed accuratamente esposti in altra pubblicazione su La Vita di Don Saverio.

Parlare del trapasso di Don Saverio verso l’Eterna Gloria è un compito non facile, più da spiegare che da credere. La particolarità dei suoi ultimi momenti sono comprovati da diverse testimonianze che, per ora, vanno solo sintetizzate nel dire che egli, con estrema lucidità, nei suoi ultimi eventi terreni, ha vissuto il tutto conformandosi alla Volontà di Dio, confidando nella Speranza, tante volte da lui invocata e trasmessa, perseverando nel cosciente desiderio di compiere il suo ministero sacerdotale sino in fondo.

La richiesta di celebrare l’ultima Santa Eucaristia, rimane il suo migliore testamento spirituale. A questo si vuole aggiungere un solo significativo episodio, che merita di essere citato.

Occorre prima, anche se brevemente, ricordare che Don Saverio, diversi anni addietro, ha documentato l’esistenza nella sua famiglia di un antenato seminarista, il giovane Lorenzo Martucci, nato nel 1864 e deceduto nel 1882, all’età di 17 anni, da lui citato in tante occasioni e che se ne rimanda la storia ad altra pubblicazione. Per ora è sufficiente sottolineare l’importanza che ha rappresentato per Don Saverio questo personaggio che, nella sua breve vita terrena, ha lasciato una forte testimonianza di autentica spiritualità. Di questo giovane seminarista

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Don Saverio ne aveva continuamente ricordato le doti particolari della sua zelante Fede, spesso culminate nell’ascetismo, riferendo che egli era morto in ‘concetto di santità’.

Il giovane Lorenzo Martucci era anche un fervente devoto di San Antonio ed aveva scritto diverse Preghiere, attentamente documentate da Don Saverio, tra le quali va ricordata la Preghiera di Novena dei nove Martedì, dedicati appunto a San Antonio, assieme ad altri scritti spirituali, fanno parte delle documentazioni raccolte.

Ebbene, pochi istanti prima che lo spirito di Don Saverio varcasse i confini terrestri, pare abbia intravisto questa santa figura famigliare di Lorenzo, esprimendo il desiderio di andare via con lui. In realtà ed a conferma di quanto è avvenuto, ad una dottoressa che gli teneva la mano per confortarlo, egli ha espresso apertamente il desiderio che gli fosse lasciata libera, per poter seguire liberamente questa figura, che gli era apparsa nella stanza e che era rimasta con lui sino al momento del trapasso.

I commenti ulteriori sono lasciati a chi vorrà approfondire le diverse vicende avvenute nei giorni che hanno preceduto la sua fine terrena, tramite le testimonianze di chi ha vissuto queste realtà.

Certamente dagli esempi della missione di Don Saverio e dalla sua testimonianza non si può che trarne riflessioni utili a tutti, cattolici laici e religiosi, per comprendere il perché del ricominciare e che cosa testimoniare… diversamente ogni ulteriore sforzo per mutare tanti sconfortanti eventi, come lui stesso aveva constatato, non potranno essere affrontati, tanto meno superati.

A noi rimane non solo il compito, ma anche il dovere di far conoscere e perpetrare la perseverante testimonianza della sua fedeltà alla Santa Madre Chiesa, della serena gioia con cui ha condotto il suo ministero, dell’umiltà con cui ha manifestato la sua Fede, del zelante rispetto che ha avuto verso il Sacro, della sua devozione verso la Santa Madre Celeste.

Tutto questo non è solo il ricordo di una tradizione, o la rappresentazione di una Fede austera; tanto meno la nostalgia di un’epoca vissuta nella passione religiosa, tendente alla spiritualità, ma è solo la rievocazione di una realtà sempre valida, che evidenzia l’amore di una Fede vissuta con entusiasmo, con letizia e sempre nel timore di Dio. Poiché noi non apparteniamo a noi stessi, come sosteneva Don Saverio,

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in quanto, a differenza della moderna concezione dell’uomo d’oggi, che ostenta con il suo orgoglio umano “IO sono mio”, occorre ricordare sempre ciò che dice Dio nel Libro Sacro: “Voglio… che siate miei”.(Lv 20,26).

Spesso Don Saverio si esprimeva con motti o massime, ma era solito interrompere il silenzio anche con semplici giaculatorie: “Ti Adoro, Mio Signore, Tu Sei Gloria, Tu Sei Amore, nella Gioia e nel Dolore”.

RIFLESSIONE - Tramandare il ricordo della Tradizione.

Anche se i costumi sono cambiati in rapporto al tempo, non per questo deve cambiare, trasformarsi ed adattarsi la Parola di Dio. La Sua veridicità è “la medesima di ieri e oggi ed è anche per i secoli” (Ebrei 13,8).

Il Magistero infallibile della Chiesa di oggi custodisce la Verità di ieri e non può contraddire la Rivelazione di Dio, dichiarata, tramandata e spiegata, in forma scritta od orale.

Per cui dimenticare la dimensione oggettiva della Tradizione Antica significa cadere in quel soggettivismo dogmatico, tipico del modernismo, per ridursi ad un cristianesimo che si adatta ai diversi bisogni, cadendo in un evoluzionismo che trasforma la Verità rivelata, rendendola variabile in rapporto alle esigenze storiche del tempo, facendo perdere, così, ogni solido punto di riferimento.

Occorre, quindi, seguire le regole immutabili della Fede, della Parola di Verità ricevuta da Dio, le stesse che permangono immutabili, pur nelle mutevoli vicende storiche che attraversa la Chiesa.

L’Amore e la fedeltà ai riferimenti delle antiche tradizioni, spesso riescono a rinforzare la Verità che rimane nascosta nel cuore dell’uomo, che viene ravvivata dall’assistenza dello Spirito Santo che, come sottolinea il Santo Padre, altrimenti verrebbe meno, compromettendo addirittura la prudente infallibilità del Magistero.

Concetti impegnativi, ma altrettanto semplici nel loro insieme, se si considera l’importanza del fondato riferimento che oggi si ridà all’ << antico >>, in un momento in cui, assieme alla crisi dottrinale e della Fede, si assiste ad una continua demolizione della legittima autorità della Chiesa.

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Non si può terminare questa carrellata di innumerevoli significati sulla missione sacerdotale di Don Saverio, senza aggiungere una preghiera di Don Enzo Boninsegna, che così conclude un suo libro dedicato ai Sacerdoti:“Sì, Signore, è duro essere prete, oggi, in un mondo che non ci ama e che non può amarci perché non ama Te. Ma la gioia di essere l’ombra

o il riflesso del Tuo Sacerdozio, e portatore di salvezza ai fratelli,

è molto più grande dei sacrifici che Tu ci richiedi. Grazie, Signore,

per avermi chiamato a seguirTi così da vicino, nonostante la mia indegnità”.

Siano Lodati Gesù e Maria.

Sempre siano Lodati.

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LETTERA AD UN PARROCO

Di seguito viene riportata una lettera inviata ad un Parroco dai suoi fedeli, amici di sempre e che rimarranno tali per sempre.

Tra tante critiche e maldicenze verso i Preti, motivate o meno, frutto spesso di pregiudizi e talvolta di malanimo, le parole di apprezzamento e di riconoscenza contenute in questa lettera sono davvero confortanti per ogni Sacerdote e meritevoli di essere trascritte.

Nel nostro caso, esse divengono un omaggio al ricordo di un Sacerdote che ci è caro e che ora non c’è più.

Carissimo Padre, in cambio di tutto il bene che da anni abbiamo ricevuto da te con tanta generosità, sentiamo il dovere di dirti il nostro << grazie >>. Guardiamo le tue mani e ritorniamo con la mente al giorno in cui il tuo Vescovo le unse e ti mandò tra di noi per amarci e per servirci.

Ripensiamo ai progetti che avevi quel giorno nella mente e nel cuore per queste tue mani.

Ripensiamo ai tanti bambini che le tue mani hanno arricchito della Vita Divina con il Santo Battesimo. Ripensiamo ai fanciulli che hai preparato alla Prima Comunione ed alla Cresima. Ripensiamo alle centinaia di omelie che le tue mani hanno scritto: parole scelte con cura per alimentare la nostra Fede ed irrobustirci nella vita cristiana. Ripensiamo a tutte le Sante Messe che hai celebrato, prendendo nelle tue mani il pane e del vino che hai cambiato nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo, per saziare la fame e la sete delle nostre anime. Ripensiamo alle tue mani, che hanno unito tante mani giovani nel Sacramento del Matrimonio. Ripensiamo agli ammalati di mente e di corpo, che sono venuti da te in cerca di aiuto e che hanno trovato il conforto e la Speranza nel loro cuore. Ripensiamo ai morenti che le tue mani hanno unto e preparato per l’Eterna Beatitudine del Paradiso.

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Oggi noi ricordiamo e benediciamo le tue mani con il nostro amore e con la riconoscenza dell’intera famiglia cattolica, che tu hai servito per tanti anni con tanto amore.

Se in alcuni giorni ti sei sentito solo e scoraggiato, oggi dal Cielo ascolta le nostre parole ed il pensiero del nostro cuore, riconoscente per tutto quello che non hai seminato invano in tutti i tuoi anni di vita.

Vorremmo ancora prenderti per mano e fermarci all’incrocio più congestionato della città, per dire a tutti “Guardate questo è il nostro caro ed amato Sacerdote che sta dando la vita per noi e del quale ci siamo compiaciuti”.

Le tue mani, nobilitate dal Sacramento dell’Ordine, noi le veneriamo, poiché senza di esse e senza di te non avremmo potuto vivere.

Grazie per l’amore che ci hai portato e per il tuo spirito di servizio che ti ha reso sempre pronto e disponibile ad ogni nostra richiesta.

Siamo orgogliosi e felici di averti avuto tra noi come Sacerdote e come Padre.

Ti ricordiamo sempre nelle nostre Preghiere.Siamo certi che Dio, Padre Onnipotente, ti abbia già ricompensato

per tutto il bene profuso tra i tuoi parrocchiani, tra i devoti fedeli della Chiesa e tra tutti gli amici e fratelli in Cristo Gesù.

I tuoi amici per sempre.

Don Saverio Martucci nell’anno 2003.

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IL MOVIMENTO LAICO DI PREGHIERABEATO BARTOLO LONGO

E L’ANNO SACERDOTALE 2009 -­ 2010

DON SAVERIO

Considerazioni

In occasione dell’Anno dedicato ai Sacerdoti, indetto da Sua Santità, Papa Benedetto XVI, nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Movimento Laico di Preghiera ha voluto dedicare questa edizione in Ricordo di Mons. Saverio Martucci, assistente spirituale del Movimento “Beato Bartolo Longo”.

Seguendo il carisma del Beato Bartolo Longo, con l’occasione, si invitano i Cattolici a Pregare la Regina del Santo Rosario di Pompei, <<… per favorire la tensione dei Sacerdoti verso la perfezione spirituale, dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero >>, come ha voluto specificare il Sommo Pontefice, Sua Santità Benedetto XVI.

Nel 150° Anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney, protettore dei Parroci e di tutti i Sacerdoti, vero esempio di Pastore, al servizio del Gregge di Cristo (cf. Allocuzione del Santo Padre), preghiamo anche il Santo Curato d’Ars, affinché interceda presso la Vergine Santissima, Nostra Madre Celeste, per la perseverante fedeltà di tutto il ministero sacerdotale a Cristo Nostro Signore, il Buon Pastore, al Santo Padre, il Sommo Pontefice, al Magistero della Santa Madre Chiesa.

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Come fece con il Papa Giovanni Paolo II, ancora oggi si manifesta pressante la Volontà della Vergine Maria affinché avvenga, per i Sacerdoti, i religiosi ed i laici, la Consacrazione al Suo Cuore Immacolato, per il trionfo della Santa Madre Chiesa, di cui Lei è Regina.

La preziosità di questo generoso impegno, verso la Vergine Santissima, è reso ancor più urgente dalla necessità del popolo di Dio di ritrovare, proprio nel Sacerdote, la forza pura e feconda dell’Apostolo di Cristo, il Faro sicuro, la Luce ardente della vivifica Fede, che infonde la Speranza.

Il mandato di tale missione non è un semplice incarico, bensì una necessità in seno alla vita stessa della Chiesa, poiché il mondo attuale ha bisogno di veri Pastori, di veri discepoli di Gesù, capaci di dedicarsi totalmente a Dio, per rigenerare il Fuoco ardente dello Spirito Santo, a beneficio di tutti gli uomini, per la salvezza delle anime, per l’Amore e per la Gloria di Dio.

Nel ricordo anche di Mons. Saverio Martucci che, con la sua costante missione di fedeltà, ha testimoniato la veridicità della sua Fede, si auspica che la stessa Congregazione per il Clero accolga questa iniziativa, non come un’attenzione solo verso quei preti che hanno perso la propria identità, bensì come un aiuto concreto verso le necessità di tutti i Sacerdoti, poiché si ritiene, da più parti, che solo quando il Sacerdote riprenderà le sue originali funzioni, proprie della sua vocazione, i suoi doveri verso la Chiesa, delegando ai laici gli altri impegni sociali (come ha suggerito il Santo Padre, Benedetto XVI), si potrà allora sperare in un rinnovamento dei ruoli sia dei laici che dei religiosi, in ubbidienza al Sommo Pontefice e al servizio del bene di tutta la Santa Madre Chiesa (Lumen Gentium).

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Poiché la Santa Chiesa non può rinunciare alla sua missione di salvezza, nei riguardi di tutto il mondo, così anche il cristiano, che vive ed opera nella Chiesa, deve condividere la sua missione di salvezza universale.

Poiché Gesù Cristo E’ presente nella Chiesa da Lui voluta e realizzata attraverso e mediante il Suo Spirito, i Cristiani sono coloro che vivono e realizzano la missione di Cristo nel mondo, nella misura in cui essi stessi sono nel cuore della Chiesa, testimoniando la missione universale, che è propria di Cristo.

L’impegno e l’ampiezza della vita del cristiano si esprime nell’impegno che egli assume nei riguardi di tutti gli uomini, fratelli in Cristo.

Mediante lo Spirito di Cristo il Mondo è stato rinnovato, come chiediamo nella preghiera “Manda il Tuo Spirito, o Signore, affinché si rinnovi il volto della Terra”.

Appunto attraverso la Chiesa lo Spirito opera il rinnovamento storico e morale dell’umanità.

<< Gaudium et spes >>.

Occorre Pregare per il Papa, essere vicini al Santo Padre, Sua Santità Benedetto XVI.

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Il Sommo Pontefice, il Bianco Padre, Sua Santità Benedetto XVI°.

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II PARTE

Non tutto… ma di tutto.

Pensieri e riflessioni tratte da colloqui, discorsi, omelie e catechesi di Don Saverio Martucci

E’ ancora vivo nella mente il ricordo di tanti argomenti discussi con Don Saverio Martucci, assieme alle innumerevoli lezioni di vita e di Fede da lui lasciati, che sarebbe una vera mancanza far morire nel nulla il frutto di tali colloqui, senza comunicarne i contenuti essenziali.

Dalla vocazione, dalla Fede e dal suo coerente esempio di vita, infatti, scaturiscono tante riflessioni, che evidenziano i diversi cambiamenti, avvenuti in seno all’ambiente laico ed ecclesiastico, nell’arco di quest’ultimo cinquantennio.

Per chi ha conosciuto Don Saverio Martucci, anche se ha ricevuto la nomina con il titolo di Cappellano di Sua Santità, rimane sempre il nome di Don Saverio, un Sacerdote con la ‘S’ maiuscola: Martucci Mons. Saverio rimane un titolo onorifico che ben gli si addice, ma che lui non ha mai rincorso, in quanto il ‘carrierismo’ ecclesiastico non lo ha mai interessato.

La sua Missione Pastorale e la sua Fede propongono ben altri insegnamenti e verità che, come si è potuto recepire dalle precedenti pagine, meritano di essere ulteriormente riprese e meditate. In tal modo, sarà possibile focalizzare anche alcuni passi contenuti nella prima parte di questo libro, per mettere in luce ciò che si è spento nel cuore di tanti fedeli, riguardo al rispetto ed alla devozione verso il Sacro.

Un invito a riflettere, un dovere per reagire con coraggio sui problemi dell’educazione morale e religiosa del nostro tempo.

Sull’esempio delle virtù e sullo zelo mostrato da Don Saverio, in tutto il suo cammino pastorale, nasce l’impegno per una ripresa spirituale, per alimentare e rinsaldare la Fede, per aiutare tanti fratelli in Cristo, in seno alla Santa Madre Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana.

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Invochiamo lo Spirito Santo,per essere Illuminati nel saper accogliere la Parola di Verità

e poterLa osservare.

La Testimonianza CristianaNel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Facendo il Segno della Croce, esprimiamo con il cuore l’atto sublime della nostra Preghiera al Padre, Che ci Ha Creati con il Suo Amore, al Figlio Gesù, Che ci Ha Redenti con il Suo Amore, allo Spirito Santo, Che ci Ama e ci unisce all’ Amore della Santissima Trinità.

Riflessioni e commenti, che nascono dalla scuola di Don Saverio Martucci, il quale, anche durante le omelie, spesso rinnovava l’importanza del Segno della Croce, ritenendo che, tale gesto esteriore del cristiano, non doveva rimanere un segno fine a se stesso, ma divenisse una vera e propria Preghiera.

Così egli suggeriva di iniziare questa Preghiera, portando la mano alla fronte, sostare un attimo, rivolgendo il pensiero a Dio, per renderGli Gloria, dicendo:

Nel Nome del Padre, Che ci Ha creato con Amore;• del Figlio, Che ci Ha Redento con Amore;• e dello Spirito Santo, Che, nell’Amore della Santissima•

Trinità, ci insegni a portare con umiltà la Croce.

Questa è la Preghiera di ogni giorno, che si offre a Dio con il Segno della Santa Croce.

Un gesto di devozione, per testimoniare la propria Fede, Lodando la Santissima Trinità.

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L’ESEMPIO, L’AMORE, LA FRATELLANZA, LA TESTIMONIANZA DELLA VERA FEDE, IL RISPETTO VERSO IL SACRO DEI PRIMI CRISTIANI, SONO STATI GLI ELEMENTI PREPONDERANTI CHE HANNO SENSIBILIZZATO E CONVERTITO AL CRISTIANESIMO MOLTI PAGANI.

Sulla scia di queste considerevoli realtà, affidandoci all’Amore di Dio, nello Spirito della Preghiera, disponiamo la mente all’ascolto, per riflettere su alcuni aspetti delicati ma veritieri, che da tempo affliggono la sensibilità di tanti cattolici, che sperano nello Spirito Nuovo della Santissima Trinità, affinché rinnovi tutte le cose.

Non è facile elencare esaurientemente i motivi e l’incongruenza di tanti comportamenti che, in seno alla Chiesa, hanno generato delusioni, amarezze e sfiducia in molti Cattolici.

E’ importante, invece, riuscire a capire se sia possibile ancora ripristinare un coerente comportamento che, nel rispetto verso il Sacro, possa alimentare quella Fede assopita o, addirittura, trasformata in deleteria abitudinarietà, che è alla base di una incongruente pratica religiosa, che non ha nulla a che vedere con la Fede del vero cristianesimo cattolico.

Senza generare motivi di dubbia interpretazione, tanto meno alimentare equivoche ed inutili polemiche, in quest’ultima parte del libro, dopo aver ricordato tanti santi esempi di fedeltà a Cristo, si desidera affrontare e proporre con serenità qualche possibile soluzione, per migliorare radicalmente l’attuale decadimento religioso, che ha coinvolto, in questi ultimi anni, il popolo della Chiesa di Dio.

Con umile prudenza, occorre valutare quale strada intraprendere per guarire tante ferite. “Ma se il lievito buono viene mescolato a quello vecchio ed impuro, non si migliora il malvagio, ma anzi si corrompe il buono e non serve che ad essere gettato”. (Mt. 5,13)

La Parola Evangelica e lo Spirito Edificante faranno discernere, da caso a caso e ad ogni cattolico, l’impegno personale da attuare, per riconoscere ed intervenire sul lievito ‘ammuffito’, per cambiarlo, sostituirlo e non volerlo rigenerare con inutili aggiunte di lievito nuovo.

Dobbiamo reagire e farci violenza, per fortificarci nella buona

battaglia.

Un solo lievito deve albergare in noi, quello sincero, puro, benedetto,

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che deriva dalla Parola di Dio, dall’Amore di Dio, dalla Fede in Dio, dalla volontà e dall’impegno personale di saper testimoniare la Parola Evangelica, senza compromessi, per Ricominciare Testimoniando.

Gesù desidera che tutti siano “sale del mondo”. Dio esige da ognuno di noi la viva Fede, quella veritiera, non sofferta e povera. “Benedetti sono coloro che perseverano nella Fede”.

Tutti ormai riconoscono quanto è stato annunziato nelle Apparizioni Mariane, in cui la Santissima Vergine, con Amore di Madre, ci ha messo in guardia contro le ‘potenze demoniache’ dell’eterno ‘falsario’, che sono all’opera come non mai, per intensificare il veleno dell’ateismo e dell’eresia sulla Terra.

L’umanità che si ribella a Dio ed alle Sue Leggi perde la Luce della Verità e della Giustizia; ma l’Onnipotenza e l’Amore di Dio supera ogni limite ed ogni confine umano.

Occorre fiducia viva e costante Fede, per affrontare ogni difficoltà ed accogliere l’invito che ci esorta dicendo: <<Non abbiate paura, perché se il ‘male’ è potente, l’Amore è Onnipotente>>.

Don Saverio Martucci, amava il silenzio

dei Monasteri.

La Madonna di Vailankanni, in India.

“In un’anima silenziosa Dio opera senza impedimenti”.

(Santa Faustina).

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LA PORTA DEL SILENZIO

(Sentire od Ascoltare?)

Tutto il mondo vive nell’eccesso di rumore, nel chiasso delle inutili parole, assorbendo il veleno dei litigi televisivi, alimentando il rancore interiore, che porta all’odio e all’oblio.

Cerchiamo di non aver paura del silenzio. Non sentiamo con le

orecchie le cose inutili che offre il mondo, ma ascoltiamo il Silenzio di Dio, aprendo il cuore alla Speranza.

Rendiamoci disponibili, aperti all’ascolto. Ogni dialogo si apre

con l’ascolto.

Impariamo la Preghiera dell’ascolto, non cercando solo di sentire, ma di ascoltare con desiderio, con amore, per essere trasformati dentro, nell’essenza del cuore.

Impariamo la Preghiera dell’ascolto, per cercare l’Alleanza con Dio, ascoltando la Parola di Dio, Che ci viene donata dallo Spirito, nel silenzio del nostro cuore.

Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio.

Uomini, Donne, Frati, Monaci, Religiosi, Sacerdoti, giovani, ragazzi, bambini, tutti possono e devono armonizzarsi con il canto del silenzio, per scoprire la ricchezza del silenzio, per amare lo stupore del silenzio.

Ringraziamo Dio nel silenzio.

Rispettiamo e facciamo rispettare il Silenzio, osserviamo il Silenzio, viviamo il Silenzio, non solo in casa, non solo in Convento, ma anche e soprattutto in Chiesa, la Santa Casa di Dio, dove Gesù ci attende nel Silenzio, ci Ascolta nel Silenzio, ci Parla nel Silenzio.

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L’Uomo: ‘Strumento Divino’.

Ogni essere umano può rivelarsi in un vero e proprio ‘strumento divino’, quando sa cercare, comprendere, accogliere ed esternare, nella Grazia ricevuta, l’essenza della personale missione, cui ognuno è stato chiamato ad assolvere, così come viene raccontato nella ‘Parabola dei talenti’.

In termini pratici, quindi, noi siamo espressione viva del Pensiero Divino, strumenti umani che si sublimano nelle maggiori espressioni dell’Arte in genere (scultura -Michelangelo, ecc.-; pittura -Raffaello ecc.-; poesia -San Francesco, Dante ecc.-; musica -Bach, ecc.-). In tutto ed in tutti si realizza, si concretizza e si perfeziona il Progetto della Creazione.

Se Michelangelo ha realizzato, come strumento vivo nelle mani di Dio, un Trono in Suo onore (vedi la Basilica di San Pietro a Roma), per testimoniare la Sua Gloria in Terra, così ogni uomo, nel suo piccolo, può dare Gloria a Dio con le sue quotidiane opere, con le possibilità che la stessa vita gli offre, divenendo vero strumento della magnificenza e della possibilità che gli concede il Padre Divino, l’Onnipotente Creatore.

RIFLESSIONE - “La mancanza di Fede banalizza tutto ciò che è Sacro”.

La Preghiera, la Poesia, la Pittura, la Scultura, l’Architettura, l’Arte in genere, dono di Dio, quando manca lo Spirito vivo della Fede, si traduce nient’altro in semplice espressione esteriore, priva di quel ‘calore’ contingente, poichè manca quel ‘tocco’ di vitalità, quella luce viva, che traspare dalla sensibilità interiore, eche si manifesta nella sacralità dell’Arte. La mancanza, nell’animo, dello Spirito della Fede, anche se non è avvertita dagli occhi intellettuali di chi ne è escluso, allo stesso esclude quella particolare sensazione di ‘reale’, che si manifesta e si esprime, con appropriata efficacia, in chi, invece, arricchito dalla Gazia della Fede, avverte con consapevolezza le vere capacità personali ricevute in dono gratuito, alla luce di una diversa consapevolezza, che sconfina nel valore invisibile del soprannaturale (notare la mancanza di calore, talvolta agghiacciante, che emanano nel loro insieme alcune opere, in vari campi -chiese moderne, pitture, sculture, poesie, componimenti musicali ecc.-).

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Ciò che appare in prima analisi, a chi riceve e possiede la Fede, è la misteriosa comparsa di una logica motivazione di tutto, con una forma di consapevolezza che produce una evidente serenità interiore, che esclude spontaneamente ogni umano coinvolgimento materialistico, per evitare ogni turbamento alla Fiducia acquisita dalla Grazia ricevuta nella Fede.

Tutto questo è recepito con umile consapevolezza, per testimoniare con mite letizia, concretamente prima a se stessi, l’essenza e la grandezza dei doni ricevuti, favorendo, con sincero altruismo, tutti coloro che desiderano essere coinvolti per maturare tale esperienza.

Tutto ciò non è teoria, ma è l’occhio della Fede che fa vedere ciò che la Scienza non sa capire.

NOTA ALLA RIFLESSIONE: meditare la Parabola dei ‘Talenti’.

“Signore tendi l’orecchio, Rispondimi, perché io sono povero ed infelice. Custodiscimi perché sono fedele; Tu, Dio mio, Salva il Tuo servo, perché a Te, Signore, innalzo l’anima mia.

Tu Sei Buono, Signore, e Perdoni, Sei pieno di Misericordia con chi Ti invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia Preghiera e Sii attento alla voce della mia supplica. Tutti i popoli che Hai creato verranno e si prostreranno davanti a Te, o Signore, per dare Gloria al Tuo Nome; Grande Tu Sei e Compi meraviglie: Tu solo Sei Dio”.

Meditando ed Ascoltando nel silenzio,Gesù ci Parla.

Così Parla il Signore Nostro Padre, Dio Onnipotente:

“Osserva il mondo che ti circonda… nel suo insieme troverai la Mia Luce, la Verità e l’utilità delle cose che Ho messo a tua disposizione, perché tu potessi servirtene, in quanto tu sei stato scelto per essere messo al centro della Mia Creazione, come uno dei Miei Progetti, per agire con la tua libera individualità. Tuttavia, pur se ti Ho lasciato libero di compiere ciò che la libertà del tuo volere ti permette, ti Ho indicato nel Decalogo come rispettare te stesso e la Mia Creazione.

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Sì, tu fai parte del Mio Creato, sei nato dal Mio Pensiero, sei una molecola della Mia Perfezione e, se lo vuoi, puoi ascoltare il Mio Spirito nel silenzio della mente, quando mi doni i migliori sentimenti del tuo cuore, la migliore parte del tuo tempo, della tua vita… di te stesso. Ti Ho donato la vita, Creandoti dal ‘nulla’, Ho messo a tua disposizione tutta la bellezza e le risorse della natura… cosa vorresti di più? Nella tua voglia di cercare per sapere, non hai altre migliori possibilità se non quella di abbandonarti a Me, ad avere Fiducia e Fede in Me. Un Mistero di Fede, il Mio, che non delude e che non va indagato, con la ‘presunzione’ di poter raggiungere, scoprirne e svelarne i misteri imperscrutabili della Mia Onnipotenza.I successi della ricerca e della scienza umana sono concessi dalla Divina Provvidenza, per comprendere senza capire, per servirsene senza pretendere. L’ambizione di potersi sostituire alla Sapienza Divina, con l’orgoglio del proprio “Io”, per raggiungere sempre migliori conquiste, se non sono rese possibili per il bene dell’uomo, possono condurre solo ed unicamente ad insuccessi, a delusioni, ad umilianti ed effimeri risultati.

Osserva la luce del sole, che con il suo tepore dialoga con l’intera natura della Terra e dell’Universo.

Ascolta ed odi il fruscio del vento, che accarezza le foglie, muove le acque, testimonia lo Spirito vivo ed invisibile.

Medita sul fragore dei tuoni che, rimbombando tra le nuvole, si scambiano l’effetto della loro potenza.

Ammira il fascino dell’Arcobaleno, che, con l’armonia dei suoi colori, sintetizza tutti quelli del Creato.

Contempla la natura di tutte le cose: la varietà e la moltitudine dei variopinti fiori, dell’erba e degli alberi, dei loro frutti, ben distribuiti nei vari luoghi del pianeta e correlati con il ciclo delle stagioni; le innumerevoli specie di animali, terrestri e marini che, con il loro aspetto e con le loro particolari abitudini, difendono il comportamento della loro libera natura, pur sottomettendosi alle leggi che regolano la loro esistenza sull’intero pianeta, la Terra.

Scruta l’immenso Universo delle stelle, che, con il loro riverente silenzio, tracciano percorsi infiniti nel Mio Cielo.

Apprezza la discreta compagnia della Luna, nel tenebroso ma chiaro cammino della notte.

Ascolta la tranquilla fragranza della trasparente acqua di un ruscello.

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Apprezza il tenero vagito di un bambino, che con il balbettìo delle sue labbra ed il movimento delle sue ciglia conferma la tenera vita che si affaccia al mondo.

Tutte le realtà che ti circondano, tutto ciò che è immerso nel Mio Creato, anche se appare lontano, vitale o fragile, testimonia che tutte la realtà sono un Mio Dono concesso alla tangibilità dell’Universo.

In tutto questo troverai la consapevolezza della Mia ‘Firma Divina’, della Sapienza con cui puoi solo confrontare i tuoi limiti, nella ricerca della vera Luce, della Verità, del Mio Amore Paterno, che ti Ha permesso di esistere, di vivere e contemplare l’Immensità e la bellezza del Mondo in cui vivi.

Non chiedere altro, sii contento così, sappi valorizzare ciò che ti è stato donato, rispetta e vivi con letizia, offrendoMi solo con serenità la viva gioia del tuo cuore“.

Per questo, come asseriva Don Saverio, non dobbiamo fornire più alcuna domanda sul visibile e l’invisibile, sulla nostra esistenza, da dove veniamo, dove andiamo, del perché non abbiamo potuto fare meglio e di più, sulla natura del bene e del male, sul perchè Dio permette ogni cosa di cui non sappiamo dare nessuna tangibile risposta alla nostra limitatezza.

Adoriamo il SignoreChe ci Ha creato,il Dio dell’Alleanza.

Signore, Padre Santo, Dio Fedele,Che Hai mandato lo Spirito Santo promesso dal Tuo Figlio Gesù,

per riunire l’umanità dispersa a causa del peccato,Donaci di essere nel mondo operatori di unità, di giustizia e di pace.

Signore Gesù Cristo, Che per la salvezza di tutti gli uominiHai steso le Tue braccia sulla Croce,Accogli l’offerta delle nostre azioni

e Fa’ che tutta la nostra vitasia segno e testimonianza della Tua Redenzione.

Tu Che Vivi e Regni nei Secoli dei Secoli. Amen

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L’importanza della Santa Eucaristia

COSI’ DISSE IL SIGNOREInginocchiatevi, Che Io vi Benedica e la Mia Benedizione vi apra la mente a meditare.

“Si pieghi ogni ginocchio innanzi alla Sua Potenza”.

ASCOLTATEMI

Mi chiamate “ LA VITA “, ma non desiderate cercarMi!Mi chiamate “ LA LUCE ”, ma non desiderate vederMi!Mi chiamate “ LA VERITA’ ”, ma non desiderate crederMi!Mi chiamate “ LA VIA “, ma non desiderate percorrerMi!Mi chiamate “ MAESTRO “, ma non desiderate seguirMi!Mi chiamate “ SIGNORE “, ma non desiderate rispettarMi!Mi chiamate “ ONNIPOTENTE “, ma non desiderate fidarvi di Me!

… Non meravigliatevi se un giorno non vi riconoscerò!

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Il Sacro Altare con il SANTO TABERNACOLO.

La Presenza Viva di Gesù nel Santo Tabernacolo è motivo di Riverenza e di Rispetto.

Nel Silenzio del Luogo Sacro e innanzi ad Esso si ritrova il vincolo della propria Fede, avviene l’intimo colloquio con Gesù.

E’ Lui Che ci parla nel profondo del cuore, Che ci consola con la dolce ‘carezza’

del Suo silenzioso Amore.

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“Occorre rientrare nella viva realtà della Fede, affinché Gesù non sia solo un ‘simbolo’ nella Chiesa, ma sia Adorato nella Sua Viva Presenza, da ogni fedele cattolico, con il maggiore rispetto possibile”.

<< Solo quando avremo formato Gesù Cristo in noi, potremo più facilmente ridonarLo agli altri, alle famiglie, alla società, al mondo. Quanti sono chiamati a dirigere o si dedicano a promuovere il Movimento Cattolico, devono essere cattolici a tutta prova, convinti della loro Fede, solidamente istruiti nelle ‘cose’ della religione, sinceramente ossequienti alla Chiesa ed in particolare a questa Cattedra Apostolica ed al Vicario di Gesù Cristo in Terra;; di pietà vera, di maschie virtù, di puri costumi e di vita intemerata, che tornino a tutti di esempio efficace >> (- San Pio X, Enciclica “Il fermo proposito”, 1905 -).

RIFLESSIONE. Verso l’Altare, dove si trova Il Santissimo Sacramento, non si dovrebbero rivolgere le spalle, come spesso avviene. Il Santissimo, Gesù Vivo e Presente, non andrebbe mai spostato dall’Altare centrale, per relegarLo in un angolo nascosto, al fine di svolgere in Chiesa manifestazioni, spettacoli ed altro al di fuori delle regolari Funzioni Liturgiche.

Fede, etica e comportamento.

Il Cristiano deve saper testimoniare la veridicità della sua Fede

con un adeguato equilibrio tra <<Fede e Comportamento>>, due realtà che non si possono scindere, diversamente l’una entrerebbe in conflitto con l’altra e si opporrebbero a quella libertà religiosa che, pur se contenuta nei parametri di un personale equilibrio, deve potersi manifestare con libera spontaneità, poiché, prima di potersi esprimere esteriormente, essa nasce dalla consapevolezza di una fedeltà maturata nel cuore.

In questo contesto, per chi volesse ancora obiettare che, per essere credenti, non occorre più mostrare troppa esteriorità, superata ormai dai più, occorre ancora ricordare che l’avere un comportamento di devozione esteriore verso il Sacro è un privilegio essenziale e doveroso di ogni fervente cristiano.

Senza abbandonare l’itinerario intrapreso, tutto deve convivere in armonia con il rispetto verso gli altri.

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Per cui si possono riprendere i vecchi insegnamenti abbandonati, tanto discussi ma altrettanto reclamati, adeguandoli alla personale azione comportamentale, armonizzandoli con l’ambiente che ci ciconda.

Le moderne logiche individuali, legate all’ “arbitrarietà di un personale sistema di comportamento” (Papa Benedetto XVI°), che fino a ieri venivano suffragate dai più, oggi sono già in netta minoranza o, addirittura, contestate;; per cui è ormai fuori luogo sostenere quelle tesi legate ad un ‘pseudo-galateo’, che hanno notoriamente sconvolto, talvolta in maniera drammatica, ogni tradizionale e buona regola di vita, che molti, purtroppo, hanno preferito dimenticare.

Il metodo pedagogico d’oltre oceano, del ‘lasciar perdere e lasciar correre’ (ormai largamente sconfessato), se da un lato è stato assecondato dai fautori del moderno e ‘facile buonismo’, dall’altro ha prodotto evidenti conseguenze catastrofiche in ogni direzione della vita sociale, famigliare e religiosa; per cui non si può pretendere di ottenere risultati etici solo predicando, senza poi ricorrere ai ripari, con proposte attuabili.

Il cattolico non può rimanere indifferente ed assistere a tale abbandono, avendo capito che i Valori tanto reclamati, se non vengono sostenuti con la forza della coraggiosa volontà e della testimonianza,

non potranno più essere ripresi, in quanto sono destinati a scomparire del tutto.

Lontani da ogni fazioso fanatismo, occorre mettere in atto un sapiente equilibrio tra le abituali norme acquisite ed una nuova azione di Fede, per manifestare, con cosciente consapevolezza, il proprio Credo.

Il Cristo, per la Sua rivoluzionaria predicazione evangelica, è stato crocifisso, senza che nessuno abbia avuto il coraggio di intervenire personalmente. Solo dopo aver sofferto la cosciente realtà degli eventi ed aver acquisito una diversa fiducia in Lui, i Suoi seguaci hanno testimoniato la loro Fede, donando la loro stessa vita.

Alla luce di quanto esposto, per noi il compito deve essere cosa più semplice, per cui non possiamo più rinviare il nostro intervento, né delegare ad altri ciò che il Cristo Risorto ci Ha voluto insegnare con il Suo esempio, con la Sua coerenza e la Sua stessa Vita. Occorre quindi, da parte di ogni cristiano, solo un atto di coraggiosa e cosciente volontà, per “Ricominciare Testimoniando”.

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Altare Privilegiato, con il Santo Tabernacolo, dove Dimora il Santissimo e Divinissimo Sacramento. Un esempio di come, nei secoli, l’Arte abbia espresso per l’importanza del Sacro Altare, massimo emblema della Casa di Dio, il Rispetto verso la sua Sacralità.

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La Sacralità dell’Altare

E’ spontaneo credere che, quando si entra in Chiesa e quando si

parla con un Sacerdote, si è propensi a ricevere conforto nella fede e un aiuto spirituale.In molti casi questo non avviene, poiché il fedele non vi trova le condizioni adatte.

Non di rado, infatti, entrando in chiesa per una preghiera innanzi al Santissimo, o per incontrare ‘un’ Sacerdote, non si riesce a sapere dove si trovi il Santo Tabernacolo e, in un clima di abbandono e di solitudine, si va in cerca di entrambi. Vice versa, in altri casi, entrando in chiesa si trova un clima di chiasso e di confusione, come se si entrasse in una sala da concerto, di teatro, dove si sta svolgendo una manifestazione o, addirittura, uno spettacolo. Questo capita spesso ed in molte chiese sparse per il mondo.

Tutto ciò non contribuisce, certamente, a favorire la spiritualità e, quindi, l’unione con il Nostro Dio, poiché non esistono le reali condizioni per poter pregare con serenità e raccoglimento nella casa di Dio.

Le motivazioni possono essere tante ma, essenzialmente, nel nostro caso fanno emergere abitudini e comportamenti che, se da un lato non fanno più scandalo, per il modo con cui tutto è facilitato, dall’altro si ritiene che occorra una vera e propria inversione di rotta.

Oggi si sente dire, in diverse interviste televisive e per voce di alcuni prelati, che bisogna rinnovare la ‘fede’, con accenni anche alla ‘mariologia’; ma tutto ciò viene inteso più come un rinnovamento di benessere sociale, con velate finalità ideologiche, che come un vero e proprio rinnovamento della Fede in termini spirituali. Sembra che la spiritualità, l’ascetica ed il misticismo, che da sempre sono state una necessità dello spirito, non si possano più conciliare con la religiosità del nostro vivere quotidiano, quando, invece, il riconoscente atteggiamento interiore ed esteriore verso il Sacro, dovrebbe essere parte integrante dello spirito di Fede, di Amore e di Carità di ogni cattolico, nel saper

riconoscere che Gesù, Presente nella Chiesa, E’ Vivo nel Santo Tabernacolo. In tutto questo ‘marasma’ di opinioni, di interpretazioni teologali, di moderni comportamenti religiosi, sembra ci sia un ‘subdolo’ intento di voler violare l’Alleanza offerta dall’Amore del Dio Padre.

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”Non appartenete a voi stessi, poiché foste comprati a gran prezzo”

(Corinzi 6:20).In chiesa si parla di fraternità, di ‘giustizia’, di diritti e di altro

ancora, ma non si rispettano i diritti del cristiano, del fedele che entra in chiesa per comunicare soprattutto con il Signore, per poterlo pregare nel raccoglimento, cosa che lo si può fare, invece, quando vi è abbandono e silenzio.

Per un Atto di “Giustizia” nei riguardi di Nostro Signore, va ribadito il concetto che la Chiesa E’ Casa di Dio ed, in quanto tale, va rispettata in tutto il suo insieme. Essa è luogo Sacro, poiché Dio, Fattosi Uomo, E’ Vivo e Presente giorno e notte!In tal senso, non vi può essere alcun dubbio, o si metterebbe in discussione la stessa Fede della Chiesa.

Per questo occorre ravvivare la mente di ogni fedele sull’importanza del rispetto da avere verso la Santa Eucaristia, e sulla Presenza di Cristo Re nel Santo Tabernacolo!

Purtroppo, come ha fatto notare, in una delle sue esposizioni, Padre Giulio Maria Scozzaro, tutto ciò spesso è messo in discussione dal fatto che si è voluto relegare il Tabernacolo in un luogo appartato.

In realtà, ai tempi di Don Saverio, il Sacerdote, durante la Celebrazione della Santa Messa, era rivolto verso l’Altare, su cui Troneggiava il Tabernacolo con il Santissimo!

Oggi l’ ‘altare’ è divenuto una semplice ‘tavola’, alla quale aderiscono tutti i ‘commensali’, spogliandolo della sua Sacralità.

La Transustanziazione avviene nel momento della Consacrazione.

Cristo è realmente presente con il Suo Corpo ed il Suo Sangue.

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Di conseguenza il Sacerdote non è più rivolto verso l’Altare, bensì verso i fedeli, voltando el spalle al Santo tabernacolo. In tal modo, oltre all’irriverenza verso Nostro Signore, avviene una inevitabile distrazione da parte del Celebrante e, ogni momento liturgico, ogni atto sacro, così, ha perso la sua originale devozione, confondendo tutto e tutti! (vedi pag.88)

In un passo della Lettera ai Romani (10, 14-21), San Paolo scandisce: «“Per tutto il giorno stesi le mie mani ad un popolo che disubbidiva e si ribellava” e, parlando del Culto Spirituale e dei Precetti Generali (12, 2-21), così consiglia: “Non uniformatevi al mondo presente, ma trasformatevi continuamente nel rinnovamento della vostra coscienza, in modo che possiate discernere che cosa Dio vuole da voi, cos’è buono, a Lui gradito e perfetto”».

Padre Giulio Maria, citato in altre pagine di questo libro, così si esprime in una sua semplice ma concreta analisi: “Frequentiamo la parrocchia o passiamo davanti una Chiesa senza fare più caso che è la Casa di Dio, luogo voluto per raccogliere i Suoi seguaci. Quando non c’è una buona amicizia con Gesù, la Chiesa che vediamo si ignora, addirittura quando si frequenta ci si intrattiene più a chiacchierare che a lodare Gesù Eucaristia. Qualsiasi oggetto o le persone che frequentiamo solitamente possono diventare un’abitudine, perdendo di interesse. Si usano o si frequentano senza amore, quello che era un bene viene trasformato in una cosa ordinaria. La stessa cosa avviene per la parrocchia che si frequenta abitualmente, diventa un luogo privo di interesse, (...). Un luogo che può diventare tutto tranne che la Casa di Dio. Succedono fatti inquietanti nelle parrocchie, ad evidenziare che non si avverte più la presenza di Gesù nel Tabernacolo. Un Tabernacolo abbandonato e ignorato, senza più essere visitato e spostato nell’angolo più buio della Chiesa. Cosa diventa la Casa di Dio se non si adora Lui? «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di Preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri» (Lc 19,45-48).

Gesù chiamava ‘covo di ladri’ quel luogo che era il Tempio, ladri perché rubano le anime a Gesù Salvatore e le portano nell’inferno.

Riflettiamo sulla percezione che abbiamo noi della parrocchia che frequentiamo -prosegue Padre Sgozzaro-, o delle Chiese che incontriamo quando siamo in viaggio. Siamo ancora interessati alla presenza di Gesù nel Santo Tabernacolo?”. Considerazioni eloquenti che devono fare meditare tutti!

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Il Santo Padre, il Sommo Pontefice, Papa Benedetto XVI, cerca sempre più di approfondire, con umile prudenza, ma con altrettanta eloquente chiarezza, l’Etica della Verità, della Carità e della Giustizia, nello Spirito di Sapienza.

Il nostro attuale impegno è quello di seguire i suoi richiami e di rispondere anche agli Inviti della Santa Madre di Dio, per affermare il rispetto verso il Magistero della Chiesa, testimone e custode delle Virtù teologali, promotrice e conservatrice della tradizionale Fede, ricevuta dallo Spirito di Verità.

Per il bene di tutto il Popolo di Dio e del Mondo intero, bisogna fare ricorso all’Intercessione della Santa Madre Celeste, Regina della Chiesa, disponendosi con figliale abbandono ed in totale fiducia alla Sua Chiamata, così come Lei si è espressa in molte Apparizioni.

Mettersi al servizio della Beata Vergine Maria è un grande merito, che ci permette di ricevere la Grazia Santificante della Viva Fede, un Dono incommensurabile, di cui dobbiamo esserne fedeli testimoni, tenendoLa accesa nel cuore come ‘lampade viventi’, per donarLa a chi attende, da noi cristiani, un sincero e costante esempio di amore, di carità e di pace.

Un invito ed un compito importante, questo, che deve coinvolgere attentamente e consapevolmente tutti i veri cattolici.

“ E cantavano un nuovo cantico dicendo: … Tu sei stato immolato e Hai comprato a Dio, con il Tuo Sangue, gente di ogni tribù, di ogni lingua, di ogni popolo e nazione ” (Apocalisse 5:9).

Altare con il Santissimo ed il Crocifisso.- S. De Compostella -.

La Santa Celebrazione Eucaristica, all’epoca del Curato d’Ars, mantenuta viva sino ai primi tempi del sacerdozio di Don Saverio Martucci.

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Il Problema morale interiore:un dovere di coscienza e di giustizia.

Se la Fede è una Grazia che viene nutrita con la forza della Preghiera e conservata con la costanza della stessa, bisogna anche riconoscere che, per poter vivere un coerente stato di Grazia, occorre promuovere un radicale cambiamento dei costumi e della morale etico-religiosa, ricorrendo ad una sostanziale ripresa dei diritti e dei doveri di ogni cristiano, piccolo od adulto che sia, nella famiglia, nella scuola, nella società.

Oggi si assiste impassibili ed in maniera sconcertante ad una mancanza di disciplina e, sin dalla giovane età, ad una reazione verso l’educazione degli insegnanti e degli stessi educatori, di per sé già carente o, in taluni casi, del tutto assente. Questo è un problema che, prima di tutto, deve coinvolgere il mondo degli adulti, dei maestri e degli educatori in genere.

Per entrare nel merito di ciò che si vuole correggere, per rinnovare la nostra condizione sociale, occorre considerare ancor prima la realtà religiosa in cui viviamo in questo tempo.

E’ sufficiente entrare in una scuola, di bambini o di giovani che sia, per rendersi conto di quanta trascuratezza esista verso i problemi esistenziali, di quale insofferenza esista verso tutto e tutti, compresa la Religione. Infatti, riguardo al comportamento verso di essa, nelle scuole si respira un clima di vera scristanizzazione, in quanto, nel gioco di ‘Satana’, si avvalora sempre più l’idea di voler persuadere il mondo che Dio non esiste, che non vi è l’al di là, quindi nemmeno il premio eterno o l’inferno, per cui tutti si concedono la voglia di sentirsi liberi, al punto da voler provare subito tutte le emozioni proibite, per ‘assaporare’ l’occulto della trasgressione, accorgendosi poi, troppo tardi, delle tragiche conseguenze. Il ‘bullismo’, l’alcool, la droga, ecc. sono tutte conseguenze che confermano l’eclatante miseria di tante realtà!

Mons. Giovanni D’Ercole, in un suo intervento sull’etica morale giovanile, si è espresso dicendo che “ Lo sviluppo fisico, anche se va aiutato, cresce da se. Lo sviluppo psicologico, invece, va maturato con uno spirito di controllo del proprio ‘io’. La maturità non è avere più esperienze di rapporti… ma qualcosa di più. Infatti, nel mondo attuale, abbiamo poche persone che si ritengono mature e molti adolescenti

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invecchiati… Cioè tanti adolescenti che sono diventati vecchi ma che non sono maturati! ”. A tutto questo si associa la leggerezza con cui si insegna e si pratica la nostra Religione, a discapito della comprensione e dell’osservanza dei Dogmi della Fede e delle Virtù.

Il Santo Padre, sulla maturità della coscienza religiosa, afferma che “Non bisogna dare per scontata la nostra fede”, poiché “C’è oggi il rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi in un culto Eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia. È sempre forte la tentazione di ridurre la Preghiera a momenti superficiali e frettolosi, lasciandosi sopraffare dalle attività e dalle preoccupazioni terrene”.

Con queste affermazioni, non si può più escludere la responsabilità del ruolo sacerdotale, delle autorità ecclesiastiche, che coinvolge la coscienza di ogni singolo educatore, di ogni religioso, di ogni Sacerdote.

Il Santo Padre rivolge un accorato appello, quando dice: “Mi rivolgo particolarmente a voi, cari Sacerdoti, che Cristo Ha scelto perché insieme a Lui possiate vivere la vostra vita quale sacrificio di Lode per la salvezza del Mondo. Solo dall’Unione con Gesù potete trarre quella fecondità spirituale che è generatrice di Speranza nel vostro Ministero Pastorale. Ricorda San Leone Magno che “la nostra partecipazione al Corpo ed al Sangue di Cristo non tende a nient’altro che a diventare ciò che riceviamo” (Sermo 12, De Passione 3, 7, PL 54). Se questo è vero per ogni Cristiano, lo è a maggior ragione per noi Sacerdoti. Divenire Eucaristia! Sia proprio questo il nostro costante desiderio ed impegno, perché all’Offerta del Corpo e del Sangue del Signore che facciamo sull’Altare, si accompagni il sacrificio della nostra esistenza. Ogni giorno, attingiamo dal Corpo e Sangue del Signore quell’Amore libero e puro che ci rende degni Ministri del Cristo e testimoni della Sua gioia. È ciò che i fedeli attendono dal Sacerdote: l’esempio cioè di una autentica devozione per l’Eucaristia; amano vederlo trascorrere lunghe pause di silenzio e di adorazione dinanzi a Gesù, come faceva il Santo Curato d’Ars”.

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Scienza, coerenza e Fede.

I rapporti fra Scienza e Fede hanno da sempre avuto vari interlocutori, che hanno a volte creato diverse discrepanze su come interpretare ed applicare la Conoscenza profetica e Divina, in rapporto all’osservazione scientifica degli eventi in natura. Un ‘duello’ impari, dove la Fede sa capire ciò che la Scienza non sa vedere o, viceversa, dove la Scienza non sa capire ciò che la Fede sa vedere… non è un gioco di parole, ma una reale constatazione di come, quando si è lontani dalla Fede, non si sa apprezzare ed accettare ciò di cui non sappiamo dare alcuna razionale spiegazione!

Considerando i contenuti già letti, in questa seconda parte del libro si cerca di interpretare e mettere in pratica alcune Verità teologali. Alla luce dei fatti, ogni altra tesi distoglierebbe il credente dal suo naturale cammino di Fede, quello, cioè, di accogliere la Forza dello Spirito, per ricevere la Grazia e seguire con umiltà e costanza la missione cui è chiamato ogni vero credente, figlio di Dio.

Molti teologi moderni asseriscono che, con il Sacrificio della Croce, Gesù Ha salvato tutti.

In realtà, se la Croce è mistero di Amore e di Salvezza, che ci purifica dalle “opere morte”, -­ come dice la Lettera agli Ebrei -­, cioè dai peccati, è anche vero che, per ottenere la Grazia Santificante e ricevere nel nostro cuore i doni della Nuova Alleanza, occorre prima di tutto e sempre accostarsi al Sacramento della Riconciliazione e della Penitenza.

Solo così, redenti ed in purezza, con la Santa Eucaristia, che rende presente il Sacrificio della Croce, possiamo renderci capaci di vivere fedelmente la Comunione con Dio.

Tutto ciò è verità attuabile, a patto che la nostra condotta di vita sia coerente con la fedele osservanza del Vangelo di Gesù, seguendo le Leggi Divine, poiché il Purgatorio e l’Inferno ‘non sono stati mai aboliti’;; Verità teologali, di cui oggi si cerca di svilirne sempre più la credibilità.

Gesù disse: “Se rimanete fedeli alla Mia Parola, sarete davvero Miei Discepoli; conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”… ”In Verità, in Verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre;; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”… (Gv 8, 31-42).

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E’ difficile capire e credere che per essere davvero liberi occorre aprirsi alla Luce Divina, guarire con la Forza dello Spirito, rinascere nella viva Fede, rimanere fedeli alla Parola di Verità.

La vera schiavitù, infatti, nasce e persiste con l’accondiscendenza alla menzogna, alla falsità, all’ipocrisia, all’errore del peccato.

Il moderno paganesimo, con tutte le conseguenze di chi si allontana da Dio, conferma ancora oggi il lamento di Gesù: << la Mia Parola non ha peso in voi >>.

Quanti si illudono di essere indipendenti dalle Leggi e dagli Insegnamenti Divini (dalla Bibbia, dai Vangeli e dalla Santa Madre Chiesa, fondata da Gesù Cristo). Tutto ciò che include il distacco da Dio, con l’illusione di poter raggiungere l’autonomia, conduce inevitabilmente allo smarrimento. Gli errori umani hanno sempre contrassegnato la vita dell’uomo, ma se l’esperienza del male, in tutte le sue forme, non riconduce a Dio, accettando il Suo Amore, il Suo Perdono, cercando l’unione con Lui, allora si perderà l’occasione per la nostra salvezza. Per questo occorre un profondo e completo esame di coscienza sulla propria condotta, poiché, come diceva San Paolo, “Il Vangelo da me annunziato non è modellato sull’uomo;; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo” (Gal 1, 11-12).

NON BISOGNA FARSI ‘MODELLARE’ DAL MONDO, MA DA COME VUOLE NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO.

Un valido contributo dei laici cattolici, dei consacrati, di coloro che desiderano perfezionare il loro cammino spirituale, è quello di aiutare, con il loro sacrificio, con la loro “buona volontà” e con la Preghiera, tanti fratelli smarriti nel nichilismo.

Gesù disse ai Suoi Discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad essere gettato e calpestato dagli uomini. Voi siete la Luce del mondo;; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia Luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra Luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano Gloria al Vostro Padre Che E’ nei Cieli”. (Mt 5, 13-16).

Il Piano Divino del Padre Celeste, per la Salvezza Universale, si adempie e si completa con la venuta di Cristo. La comprensione, per la

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nostra mente, di questo grande Mistero della Misericordia di Dio, può avvenire solo se in cuore ravviviamo ed alimentiamo la Fede, confermando la nostra vera Fedeltà a Cristo Risorto, Nostro Re e Redentore.

Il Grande Dono della Vita

Il dono che Dio Ha fatto all’uomo, con il Suo Amore, è racchiuso nella imperscrutabile Grandezza della Sua Creazione. Egli, Nascosto in tutte le cose, ci Scruta e ci Ama nel Silenzio.

Ringraziamo Dio, Sommo Creatore, Che E’ Luce di Vita Eterna, unica Beata Méta di Eterna Dimora, Che ci Ha Creato, Che ci Ha donato la vita, Che ci Ha permesso di godere delle meraviglie e dei frutti della terra. Ringraziamo anche i nostri genitori terreni, strumenti nelle Mani di Dio, che ci hanno generato con il loro scambievole amore, avendo avuto fiducia nella Provvidenza di Dio.

Immaginiamo, solo per un attimo, se fossimo il “nulla” in assoluto, quindi se noi non esistessimo,… un brivido di fondato turbamento e di tristezza ci pervaderebbe.

L’idea di poter essere stati esclusi dall’Amore Divino, dal cosciente Amore di nostra madre e di nostro padre, dalla volontà dei nostri genitori, per un qualsiasi atto di egoismo, ci ridurrebbe al silenzio, all’indifferenza totale di qualsiasi sentimento, di qualsiasi percezione fisica.

L’essenza dell’anima e dello spirito, infusi in noi attraverso la Creazione dell’Amore Divino, per mezzo dei nostri genitori, ci ravviva e ci dona gaiezza.

Quale originale Idea, quella avuta da Dio, di renderci consapevoli del Suo Amore, di renderci partecipi della Sua Gioia, quella di vedere anche noi immersi nella Sua Infinita e meravigliosa Creazione. Un Valore ‘aggiunto’, che nemmeno la più sofisticata scienza moderna riesce ad immaginare, tanto meno a programmare con il più sofisticato progetto scientifico!

Quale altro più importante argomento potremmo instaurare con la scienza, orgogliosa e presuntuosa di volersi sostituire all’imperscrutabile Onnipotenza del Creatore con la propria limitatezza umana, ma che rimane sempre ed illimitatamente incapace, derivante e dipendente dalla

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Misericordiosa Sapienza di Dio? Eppure c’è ancora la presunzione di voler capire oltre, più del consentito, di voler ‘interrogare’ Dio, di voler scoprire ciò che l’ ‘ingannatore’ per eccellenza ha già sperimentato con la personale ambizione, quella di volersi sostituire a Dio… coinvolgendo il primo nostro padre terreno, sconfinandolo nella più drammatica decisione ed illusione avvenuta nel genere umano: il peccato originale. Una grave colpa, che permane in ogni situazione, di cui l’uomo, nella sua concupiscenza, ormai non se ne cura più, abusando della ‘libertà’ vera ed incondizionata che Dio ha offerto già ai nostri progenitori. E’ su questa ‘presuntuosa libertà’ che va indirizzata l’attenzione per il totale ravvedimento, per evitare di inserirsi in curiosità di cui non ci è dato di indagare oltre!

Purtroppo la presunzione umana non ha limiti; non vuole arrendersi innanzi alla inconfutabile limitatezza delle personali capacità, poiché, nel suo umano orgoglio, non sa riconoscere il giusto e preciso Volere di Chi Ha saputo sapientemente predisporre ogni cosa al momento giusto ed al posto giusto, che solo il Buon Dio può!

Quale altra realtà si vuole scoprire, se non quella di dover riconoscere che DIO E’ Unico e Vero Artefice del Mondo, dell’Universo… occorre accettare tutto con consapevole convinzione e generosa umiltà, senza ulteriori condizionamenti, diversamente saremo sempre in cerca di una Verità che ci offuscherebbe solo l’intelletto, portandoci all’oblio interiore e spirituale.

Non apprezzando e non accontentandosi di aver ricevuto gratuitamente tutto quello che gli serviva, l’uomo, da misero mortale, quale egli è, cerca continuamente di indagare, di sapere, di conoscere come avviene il processo di osmosi delle piante, che si fanno accarezzare dalla viva luce del sole, senza che la più sofisticata scienza sappia ‘creare’ solo una minima fase di tale processo, non riconoscendo che solo a Dio è possibile tutto ciò!

Come si può tradurre in pratica la teoria di tanti eventi? Si vuol riuscire ad individuare una sola ‘particella’ della potenza

invisibile del vento che soffia e, con una dispendiosa corsa di mezzi, si cerca una sola risposta scientifica sulla Creazione, avendo ancora l’illusione di scoprire il macrocosmo o, viceversa, il microcosmo indecifrabile dell’Onnipotente Grandezza di Dio.

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Basterebbe la semplice ed umile fiducia in Colui che per Amore ci Ha resi liberi di pensare e di credere in Chi Ha voluto creare così ogni cosa, quando Lui lo Ha deciso, sia per naturale causa che per previsto effetto.

Quante sicure risposte di Fede ci ha lasciato il nostro Don Saverio!Egli considerava che il grande Dono della Vita è al di sopra di tutto il Creato, in quanto solo lo Spirito Santo di Dio ci unisce a Lui per il Suo Amore. Non vi è nessun altro essere al mondo che possiede lo Spirito di Dio, profuso nello stesso spirito dell’ “anima”, perché in questa intima unione con Lui (il famoso ‘gema’) potessimo sperimentare il Suo Vero Amore, assaporando la conoscenza e la bellezza del Suo Creato, delle Sue creature, messe a nostra disposizione in qualunque momento ed in ogni luogo, nei limiti, s’intende, delle Sue Leggi ben definite, che non devono essere violate.

Senza voler toccare profondi temi teologali, serve comprendere perché dobbiamo saper donare con Fede e Fiducia il nostro Amore a Dio, Nostro Padre Creatore, l’Onnipotente ed Eterno.

Quale amore possiamo dare e ricevere, se non sappiamo amare e rispettare la Santa Chiesa, Istituita da Suo Figlio Gesù, mandato in Terra per salvarci dal peccato originale?

Quante domande si aprono nella mente dell’uomo, invasa, confusa e corrosa dal dubbio, che non crede più in se stesso, tanto meno nella Chiesa! Come scrive Messori, “Oggi, per apparire buoni cattolici, si cerca di parlare bene, quasi con convinto entusiasmo, di ogni religione, tranne che della propria!”.

Gli idoli del mondo, invaso da falsi profeti, cercano continuamente di pervertire l’ordine naturale delle cose.

Non si vuole, a questo punto, osservare come siamo stati influenzati, indotti e travolti dal mondo consumistico ed effimero dei falsi idoli, ma non si può fare a meno di constatare che viviamo in un’epoca dove l’animalismo prevale sulla coscienza della realtà umana, dove prevale l’esaltazione del proprio “io”, accattivato dal superfluo, che viene giornalmente propinato dai mass media.

Oggi si è spinti a degenerare e profanare persino il proprio corpo, con ritocchi e tatuaggi ‘estetici’, ricorrendo ad ogni espediente pur di

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accontentare la parte carnale del nostro essere corpo-umano… da qui, il passo è breve per capire e comprendere perché si perde per strada, nelle famiglie, nella società, la concezione del rispetto verso noi stessi, verso il prossimo, verso Dio.

Il nostro mondo fa fatica a comprendere i percorsi aurei della santità, ma con l’occhio dell’anima, aperta alla visione di Dio, si può partecipare alla Gloria sublime di Cristo Gesù.

Un invito per meditare nel silenzio i valori della vita e della natura, per convincersi che la felicità non è data dai beni materiali, per rivalutare l’etica religiosa, il rispetto per il Sacro, per adorare il Mistero di Fede, per pregare la Santa Vergine Maria e saper attuare la volontà di Dio.

Questi sono gli insegnamenti che portano alla serenità interiore, che ci conducono alla pienezza della gioia, al di fuori di quelle ‘luci’ che, nel mondo, ci possono solo abbagliare ed ingannare.

Occorre, quindi, allenare la nostra volontà ai valori autentici dello spirito, per non cadere nell’abbagliante rete della ‘trappola satanica’ .

In questo contesto, anche se con canoni impegnativi e, talvolta, faticosi, rientra in gioco il valore della Fede e dell’Eternità.

Chi cerca Dio e Crede in Lui, si deve affidare con fiducia a ciò che la Santa Madre Chiesa insegna da duemila anni… non occorrono tante ricerche, con lotte continue; occorre saper ritrovare il modo di abbandonarsi con fiducia alla Parola di Verità, poiché Gesù Ha detto “Passeranno il Cielo e la Terra, ma le Mie Parole mai!” (cfr.: Mt 5, 18).

Occorre armonizzarsi con il Cristo Redentore, costruendo sulla roccia e non sulla sabbia, per saper reggere ogni prova d’urto della vita. Bisogna saper abbandonare le influenze negative del Mondo, per trovare la pace e la serenità interiore, quella vera, derivante dalla Grazia santificante.

Anche se non si sa ritrovare il modo di Pregare, bisogna saper cercare di scoprire come far nascere in noi il desiderio della Preghiera, per far brillare in noi la Luce del Cristo Risorto, per vivere e trascorrere serenamente tutti i nostri giorni, per unirsi sempre più a Dio Padre, per poi lodarLo gioiosamente per l’Eternità.

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Alcune realtà teologali

Come è apparso evidente in varie parti di questo libro, non è semplice riproporre, in maniera esaustiva ed in una sola pubblicazione, i testi di tutte le catechesi formulate da Don Saverio. Tuttavia, per arricchire il compendio del suo insegnamento teologico, è utile aggiungere ancora alcuni concetti che riguardano l’esistenza dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, ricordando che le due realtà che rimarranno per sempre sono: l’Inferno, o perdizione eterna, ed il Paradiso, o Beatitudine Eterna. Dogmi teologici inappellabili, che determinano lo sbocco

definitivo della nostra esistenza, legata al ‘dramma’ della libertà umana.Molti sono gli episodi che parlano sullo stato dopo la morte. Vari

racconti costellano le vicende di coloro che, in vita, non hanno tenuto una condotta esemplare, o hanno trasgredito proprio nei confronti del Sacro. Padre Pio, il Santo per eccellenza dei nostri tempi, a proposito della mancanza di rispetto, raccontava spesso episodi che testimoniavano come, dal Purgatorio, alcuni lamentavano le loro mancanze avute in vita verso il Santo Tabernacolo e la Santa Eucaristia. Un povero fraticello, addirittura, presentatosi a Padre Pio in preghiera, chiedeva di pregare per lui, poiché, quando in chiesa non vi era nessuno, egli ometteva di genuflettersi innanzi al Santo Tabernacolo. Episodio semplice ma eloquente, che fa capire l’importanza di ogni particolare che, se ai nostri occhi può apparire insignificante, innanzi a Dio, ha sempre il suo valore, in ogni contesto e in ogni riferimento, su tutto ciò che riguarda il rispetto verso il Sacro.

Alla luce di tanti episodi e di tante scottanti realtà, occorre avere il coraggio di invertire letteralmente la rotta, per riprendere ciò che si è perduto forse senza accorgersene, forse per incosciente debolezza o forse per ‘moda’, come è già avvenuto e sta avvenendo in molti settori del lavoro, della scuola, della società, dell’educazione in generale!

Studiosi della scienza, psicologi, sociologi ed educatori non

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sanno più giustificare il senso di tanta confusione ed illogica reazione ai più elementari richiami sull’anormale comportamento, sulle eccessive trasgressioni del ‘bullismo giovanile’, sul disfacimento delle famiglie.

La comunicazione televisiva, i mass media, assieme alle più ampie divulgazioni promosse dagli ‘idoli giovanili’, fanno il resto. Tutti i parametri interpretativi sulle illogiche e carenti funzioni degli educatori, dei ‘maestri’, degli insegnanti, sono quasi alla deriva. Non è eccessivo dare questo giudizio, ritenuto ormai di comune opinione. Per questo si sente impellente, nei vari ambienti di lavoro, l’esigenza di una rieducazione collettiva, cominciando da quella famigliare, per finire a quella scolastica e religiosa. Nessuno può ormai sottrarsi ad una simile realtà!

Forse, per ottenere gli sperati risultati, occorrerà, addirittura, educare prima gli educatori.

San Giovanni Bosco,grande figura di educatore.

Il sogno di San Giovanni Bosco,riferito al Papa ed alla Santa Madre Chiesa.

San Giuseppe, virtuoso Padre ed educatore di Gesù Bambino.

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Il Rispetto verso i Santi Nomie verso i Sacramenti

“Il Padre Nostro”

Nostro Signore Gesù ci insegna ad Adorare Dio Padre in “Spirito di Verità”.

Un appello alla nostra coscienza, per la Glorificazione Eterna.Dio Sia Benedetto. Benedetto il Suo Santo Nome… è sufficiente

soffermarsi su queste Lodi per comprendere cosa e come Gesù Ha insegnato ai Suoi Discepoli a Pregare il Divino Padre Che E’ nei Cieli, per Santificare il Suo Nome.

Con questa fedele convinzione, acquisita dal Vangelo, non si può fare a meno di avvertire l’incongruenza, che si sta tentando di diffondere in vari luoghi ed occasioni, con cui si cerca di ‘umanizzare’ il Santo Nome di Dio, rivolgendoGli il famigliare titolo di ‘Papà’, inverosimilmente vicino al papà terreno.

Un ‘appellativo’, in questo caso, per nulla adatto ad un Dio Creatore, Onnipotente ed Eterno, Che è il Nostro Padre Celeste.

L’intento di una possibile ed indesiderata ‘profanazione’ del Santo Nome di Dio non fa altro che disorientare soprattutto l’incoscienza dei giovanissimi. E’ un’amara constatazione che vanifica ogni altro intento di educare i ragazzi al rispetto verso il Sacro.

Se è vero, come è vero, che la Preghiera è ‘il respiro dell’anima’, che ci deve far sentire vicina la paterna, confortante ed incoraggiante Presenza spirituale di Dio, è anche vero che non bisogna cadere nell’errore, come spesso accade, di confondere l’intimo rapporto con Dio con quello che famigliarmente utilizziamo con i nostri cari. Tutto ciò può divenire spesso solo una abituale ‘pretesa’ umana, anziché una intima ed umile Lode di rispettoso Amore verso la Sapienza Divina (da una Omelia del Papa).

Tutto nasce dall’intima unione che ci lega alla Sua Onnipotenza, è vero, ma la nostra spontanea Preghiera deve sempre essere un atto di

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umiltà, tenendo conto dei nostri limiti, delle nostre mancanze, della nostra povertà umana, della poca fiducia con cui ci rivolgiamo a Lui, Fiducia che nasce solo dalla viva e vera Fede.

Nella tradizione ebraica, non sempre si poteva nominare il Santo Nome di Dio. Tuttavia, Gesù, con la Preghiera del Padre Nostro, Ha insegnato che Lo si può pregare con una intimità diretta, ma con altrettanta esplicita e rispettosa riverenza. Lo stesso Gesù, infatti, così insegnò ai Suoi Discepoli e così Si espresse: “Padre Nostro, Che Sei nei Cieli…”. Certamente appare quasi irreale questa nuova formula di rivolgersi al Padre, Dio Onnipotente e Creatore dell’intero Universo… una commovente e spettacolare realtà che, per i nostri limiti, rimane sempre e comunque molto lontana dalla nostra capacità di percezione intellettiva, teologica ed umana.

Per entrare nel merito della questione, la traduzione del termine originale della parola “abba”, ha formulazioni diverse. Infatti, per chi non si intende di traduzione, trasferire in italiano un termine originale di qualsiasi lingua, non è sempre facile ed attinente al significato originale della parola stessa. Lo possiamo facilmente capire quando, nel gergo dialettale, cerchiamo di tradurre in italiano una parola che debba avere lo stesso significato della parola originale in dialetto, basta provare. Le terminologie sono varie, si avvicinano, ma sono e rimangono sempre diverse o forse lontane dallo stesso significato di quello originale.

Per facilitare la comprensione del ‘termine’ che ci interessa, quindi della parola “abba”, che è stata tradotta con quella di “papà” e non di Padre, occorre fare alcune attente considerazioni. Perché?

Le ragioni possono essere diverse e, in questa sede, si rinuncia a commentarne le motivazioni, poiché il discorso di fondo non cambierebbe, cioè, nel nostro caso specifico il termine “abba” (in minuscolo), rimane “papà” per alcuni, per altri va interpretato con il suo significato originale, aderente al Nome di “Padre”, poiché “Uno” solo E’ il Padre Nostro, “Quello nei Cieli”!... il << papà >> (anche se lo si mette al maiuscolo -­Papà-­) è e rimane solo quello del papà terreno! Non si possono creare, se non volutamente, inutili equivoci, con l’intento di volere rendere più confidenziale la Preghiera o il rapporto con Dio Padre . Non a caso ci viene spontaneo valutare ancora quanto ha detto il Santo Padre, nell’Omelia del Corpus Domini. Pertanto è utile soffermarsi

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attentamente sulle sue parole, contenute nel prossimo paragrafo, per tradurre, interpretare e capire ancora meglio quanto fin ora spiegato.

Il significato del “Pane Nostro”

<< Quando tra poco ripeteremo il Padre Nostro, la preghiera per eccellenza, diremo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, pensando naturalmente al pane d’ogni giorno per noi e per tutti gli uomini. Questa domanda, però, contiene qualcosa di più profondo. Il termine greco ‘epioúsios’, che traduciamo con “quotidiano”, potrebbe alludere anche al Pane “sopra-sostanziale”, al Pane “del mondo a venire”. Alcuni Padri della Chiesa hanno visto qui un riferimento all’Eucaristia, il Pane della Vita Eterna, del Nuovo Mondo, Che ci è dato già oggi nella Santa Messa, affinché sin da ora il Mondo futuro abbia inizio in noi.Con l’Eucaristia, dunque, il Cielo viene sulla Terra, il domani di Dio si cala nel presente ed il tempo è come abbracciato dall’Eternità Divina >>.(Dall’omelia di Sua Santità Benedetto XVI, nella solennità del Corpus Domini,dell’11 giugno 2009).

Un altro modo di interpretare una parte del PADRE NOSTRO, ma che sostanzialmente non si discosta dal concetto di fondo: la differenza tra il padre terreno ‘il papà’, con il Padre Eterno, DIO!

“Resta con noi Gesù, Facci dono di Te e Dacci il Pane che ci nutre per la Vita Eterna! Libera questo mondo dal veleno del male, della violenza e dell’odio che inquina le coscienze. Purificalo con la Potenza del Tuo Amore Misericordioso. E Tu, Maria, Che sei stata “Donna Eucaristica” in tutta la Tua vita, Aiutaci a camminare uniti verso la Meta Celeste, nutriti dal Corpo e dal Sangue di Cristo, Pane di Vita Eterna e Farmaco dell’Immortalità Divina. Amen! “.(Dall’omelia di Sua Santità Benedetto XVI, nella solennità del Corpus Domini,dell’11 giugno 2009).

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“La Santa Madre Celeste”

La Madonna, la Santa Vergine Maria, quando viene invocata riduttivamente o semplicemente ‘mamma’, o addirittura ‘mammina’, non viene più considerata come la Santa Madre di Dio e la Nostra Madre Celeste, ma viene invocata, di conseguenza, confidenzialmente ed impropriamente come una semplice creatura terrena.

Certamente è tale l’abitudine di usare, nel linguaggio corrente, l’appellativo di “Mamma”, al punto da non saper più distinguere, quando parliamo della Madre di Dio, se è opportuno nominarLa “Madre” o quando usare il nome comune di “mamma”, definito come termine vero e proprio della mamma terrena. Certamente, tale vocabolo può averlo usato anche la Madonna, dicendo “Sono la Mamma di Tutti”, anche se normalmente dalla Santa Madre Chiesa è stata sempre denominata come la Madre di Dio.

Qualsiasi proprio od improprio termine usato, comunque, non giustifica che anche noi, per quanto lo desideriamo, La possiamo chiamare semplicemente Mamma, poiché, in ogni caso, Lei è sempre la Madre di Dio, oltre che Madre Nostra.

Non deve scandalizzare una tale precisazione, bensì deve aprire la mente ed il cuore ad un maggiore rispetto ed un appropriato modo di usare il nostro ‘riverente omaggio’ alla Santissima Vergine Maria.

Se si dice “prego la Madre Celeste”, si intende dire la Mamma di Gesù, visto che ormai è divenuto linguaggio comune usare il termine di Mamma.

Se invece si invoca la Madonna, non si può dire invoco la Mamma... bensì la Madre Celeste, la Santa Madre di Dio.

Certamente, per chi ormai è abituato a questo modo irriverente di rivolgersi alla Madonna, non fa più caso a tutto ciò e, forse, non gli sarà

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facile ritornare sui propri passi. Ma questo dipende dalla buona intenzione di come e quanto rispetto si vuole mostrare alla Madonna, sapendo anche con quante bestemmie si profana il Suo Santo Nome.A questo punto, è ragionevole pensare che, cadendo nell’abitudinarietà di tale linguaggio scorretto verso la Madonna, si asseconda sempre più il ‘malvagio desiderio di Satana’, l’‘eterno falsario’, che vuole condurre tutti a profanare ciò che è Sacro.

“Santa Maria, Madre di Dio, Prega per noi peccatori…”.

“Salve Regina, Madre di Misericordia…”.

Perché la Vergine Santissimaappare sempre a capo coperto

Come accennato in altre pagine, spesso con Don Saverio si improntavano colloqui che miravano ad analizzare quanto di positivo vi fosse sulla questione del tradizionalismo liturgico.

In realtà, dai ricordi che emergevano, la tradizione di fede popolare, che regnava un tempo nella Chiesa, sottolineava vere dimostrazioni di Carità, di Pietà e di particolare devozione.

Oggi, come asseriva Don Saverio, sia da parte degli uomini che delle donne, si è più portati ad accettare ed adottare qualsiasi moda, talvolta anche ‘scellerata’, che offende il pudore o che mostra un cattivo gusto estetico, anziché consentire ed adottare un raffinato modo di esprimere la personale devozione in chiesa. Quella del ‘velo’, per esempio, che un tempo era rigorosamente auto imposto, oggi potrebbe invece divenire

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un modo personale e raffinato di esprimere un atto di ‘velata’ e riverente devozione alla Vergine Santissima.

In realtà, La Madonna, in alcune apparizioni, Ha manifestato alle veggenti il desiderio di vedere in chiesa le donne con il capo coperto, nel ricordo pietoso del Suo dolore innanzi alla Croce, al Figlio Gesù, morto per noi. Non è una superficiale consapevolezza di un rito esteriore, ma un vero atto di sublime partecipazione al dolore della Vergine Santissima, al pietoso Suo Amore di Madre.Quale migliore offerta sarebbe, come avveniva in passato, che le donne entrassero nei luoghi sacri a capo coperto, solo ed espressamente come atto di offerta ed assoluto ossequio verso la Santa Vergine Maria! Lontano da noi ogni altra interpretazione di inopportuno tradizionalismo, o quant’altro, ciò potrebbe essere un nuovo atto di generoso e personale rispetto verso la Madre Celeste, la Vergine Addolorata…e, se in un primo tempo può essere un gesto di personale devozione, in seguito potrebbe divenire un tributo comune, un collettivo, originale e devoto omaggio rivolto alla Madonna, la Nostra Madre Celeste.

<< La Santa Madre di Gesù veniva consolata dalle pie donne… Anche Gesù, con molto trasporto, contemplava nel Suo spirito le pene della Sua Santa Madre… presente sotto la Croce… >>.

(Meditando, dal punto di vista pratico, come semplice riflessione, la mancanza di rispetto verso un luogo sacro che può avere un fanciullo od un uomo, quando entra in Chiesa con il capo coperto da un berretto, un cappello od altro, equivale alla mancanza di rispetto che, per la stessa ragione, potrebbe avere una fanciulla od una donna, quando entra in Chiesa a capo scoperto, cioè senza un velo. Se anche innanzi al Presidente della Repubblica, innanzi ad un Re, davanti al Papa, il rigore nel vestire – come vuole il protocollo – è indice di rispetto ed ossequio all’autorità, perché non può esserlo, come atto di devozione, anche verso la Santa Vergine Maria?).

Un atto di coraggio, che potrebbe fare ‘tendenza’ e divenire un vero e proprio Sacro Culto.

La Fede in Nostro Signore e la Fiducia nella Sua Dilettissima Madre, devono incoraggiare e sostenere ogni devota attenzione verso di Loro, per la Lode e per la Gloria di Dio, Nostro Signore.

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La ‘subdola forza’ dei mass mediae la Stampa Religiosa

Analizzando il moderno comportamento confidenziale dei mass media, nel linguaggio televisivo ma anche nel riferimento verso la Chiesa, questi sono riusciti a portare avanti una campagna diseducativa, di eccessiva e smoderata ‘confidenza’, liberamente permessa, banalizzando e deteriorando ogni concetto di stima e rispetto verso i Maestri, gli Insegnanti, gli Educatori, i Sacerdoti, i Vescovi, persino verso il Papa, sminuendo con indifferenza la stessa Immagine di Dio Padre, di Nostro Signore Gesù Cristo, della Vergine Santissima, della Santa Eucaristia

Vignette, barzellette, aforismi, battute e quant’altro, hanno contribuito, con pieno compiacimento anche di molti ‘cattolici’, a deteriorare ogni forma di rispetto verso il Sacro.

Sembra quasi che si tenti di secolarizzare tutto, compresi i Nomi Santissimi e Sacri della Divinità, del Papa, del Sommo Pontefice, del Santo Padre Benedetto XVI, spesso nominato semplicemente Ratzinger, come se si stesse parlando di un comune ‘musicista’!

Come espresso in altro paragrafo di questo libro, quanto enunciato sopra, è stato diffuso, con sottile infiltrazione, anche nell’ambito di tutto il comparto della stampa religiosa, improntando, generalizzaziondo ed ufficializzando in minuscolo tutti i pronomi, aggettivi ed avverbi riferibili ai Santi Nomi di Dio, di Gesù e della Madonna, senza che alcuno sia mai intervenuto in merito.

Anche in questo, tutti, sia i religiosi che i laici cattolici, dovrebbero assumersi la responsabilità ed il compito di intervenire efficacemente, presso LE CASE EDITRICI, per porre fine ad ogni abuso, per la Lode e la Gloria di Dio Padre e per il trionfo della Sua Santa Chiesa.

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Alcuni esempi di stampa (sui ‘foglietti domenicali’, distribuiti nelle chiese, per seguire la Santa Messa), che evidenziano quanto sopra esposto sui Santi Misteri, con la scritta in ‘minuscolo’ dei pronomi, aggettivi, avverbi ecc., riferiti al Sacro Nome di Dio, Nostro Signore, o anche della Madonna, Regina della Chiesa.Sotto, viene riportata la Preghiera del Credo, così come fu esposta e rispettata dai Padri della Chiesa.

GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e Pace in Terra agli uomini di Buona Volontà.

Noi Ti Lodiamo, Ti Adoriamo, Ti Benediciamo, Ti rendiamo Grazie per la Tua Gloria Immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, Tu Che togli i peccati del Mondo, Abbi pietà di noi; Tu Che togli i peccati del Mondo, Accogli la nostra Supplica; Tu Che siedi alla Destra del Padre, Abbi pietà di noi. Perché Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella Gloria di Dio Padre. Amen.

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L’incoerenza verso la Devozione e l’Adorazione

Come in precedenza è stato ribadito, la continua permissività in campo religioso ha travolto ogni concezione di elementare rispetto verso il Sacro. Un ulteriore esempio di quanto in precedenza esposto, ci viene confermato da questo breve e reale aneddoto, accaduto in una parrocchia.

Facendo osservare al parroco come mai tanti fedeli, durante la Santa Eucaristia, rimanessero seduti, egli ha risposto che non occorreva esternare con un atto personale la devozione al Santissimo. Per lui era sufficiente stare seduti, serbando nell’intimo i propri sentimenti.

Un rispetto eccessivo verso la libertà dei fedeli, ma una mancanza grave verso la Santa Eucaristia. Un fatto, questo, più volte richiamato dal Santo Padre, in molti suoi discorsi. Tali comportamenti hanno contribuito, infatti, a deteriorare ogni manifestazione di devozione e di zelo verso il Sacro, con disastrosi e libertini comportamenti di molti giovani in chiesa, che liberi ed incontrollati, si concedano ogni libertina licenza.

Il parroco sopra menzionato, esempio di poco zelo, spesso vestito da laico, quindi senza paramenti sacri, aprendo il Santo Tabernacolo, non si genufletteva mai. Il medesimo comportamento ha assunto il suo “ministro straordinario”, distribuendo la Santa Eucaristia confidenzialmente e con troppa disinvoltura. (A questo proposito, molti omettono, per esempio, di Presentare al comunicando l’Ostia Sacra con la perifrasi: “Il Corpo di Cristo”, a cui si risponde con l’ “Amen”!). Ebbene, nella stessa chiesa, nella ricorrenza del “Corpus Domini”, dove Gesù Vivo, il Verbo Fatto Carne, viene esposto solennemente, per Essere poi Portato in processione, quasi tutti i fedeli sono rimasti seduti, uscendo poi dalla chiesa in processione con una sconfortante indifferenza, chiacchierando come ad una festa di tradizione paesana, privi di quel minimo rispetto verso il Santissimo (da ‘spezzare il cuore’!). Il resto è preferibile non lasciarlo pensare nemmeno all’immaginazione!

Una nota amara che ci fa insistere sull’opportunità che non si debba scindere l’interiore spiritualità dalla zelante testimonianza esteriore verso il Sacro. Un equilibrio necessario di Carità e di Amore verso Gesù, una esigenza prettamente religiosa, di zelante testimonianza verso Gesù Eucaristico. Se la devozione esteriore appartiene a tutte le religioni,

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non si giustifica perchè si debba abolirla in quella Cattolica (… e non ‘kattolica’, un termine moderno che ormai fa ‘tendenza’ e che si vuole sostituire all’originale ed appropriato vocabolo!).

In onore alla verità, fortunatamente l’esempio sopra menzionato non fa testo, poichè vi sono molte parrocchie in cui esiste un religioso rispetto verso il Sacro e la Santa Eucaristia, consentita responsabilità da parte del Parroco.

Don Saverio, nei suoi tanti pellegrinaggi, al suo ritorno raccontava spesso di aver visitato chiese dove ha incontrato sacerdoti zelanti, disponibili in confessionale, rispettosi e di attenta sensibilità, anche nel celebrare la Santa Eucaristia.

Tutto ciò incoraggia sia i cattolici praticanti che quelli bisognosi di attenzione, in cerca di una vera testimonianza di Fede.

Purtroppo il male ed il negativo, come sempre, risalta più del bene e del positivo. Per cui si deve far leva nel cercare di adoperarsi affinché venga maggiormente individuato ciò che incide negativamente sulla cultura e sulla testimonianza religiosa della Fede Cattolica.

Le tendenze del modernismo e del secolarismo, purtroppo, hanno condotto, laici e religiosi, a dimenticare e perdere le buone abitudini di correttezza e di rispetto in seno alla chiesa, dove la eccessiva libertà è stata ridotta e tradotta in deleteria arbitrarietà. Per questo occorre combattere il nichilismo contemporaneo e, come ha detto il Santo Padre nell’Angelus del 9 Agosto 2009, bisogna richiamare “chi fa dell’arbitrarietà il proprio sistema di comportamento”. Un monito per tutti, affinché si riprenda ad insegnare e divulgare il Catechismo di base della Chiesa Cattolica, ancor più agli adulti ed agli stessi insegnanti, ‘educatori’ e catechisti.

La Celebrazione dei Sacramenti

Un capitolo a se richiederebbe il commento su come si celebra, quasi ovunque, il Sacramento del Battesimo, della Santa Comunione, della Santa Cresima e del Matrimonio.

Tutte queste cerimonie sono ormai divenute ricorrenze mondane: è sufficiente partecipare ad una di queste per rendersene conto.

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In pochi luoghi e solo in alcuni casi, grazie alla capacità dei Parroci, tali Cerimonie Sacre hanno mantenuto un rigore di coerenza, fedele alle regole liturgiche, proprie del Sacramento, mai modificato, nemmeno dal Concilio. Purtroppo sono pochi coloro che fanno rispettare il valore del Sacro, a discapito dell’ostentazione di coloro che, in tali circostanze, vogliono esibire il meglio della loro mondana esteriorità.

Lo sfarzo di vestiti all’ultima moda, molto spesso indecorosi, che vanno contro il pudore e che, comunque, non sono adatti ad una cerimonia religiosa, vengono esibiti in quasi tutte le Celebrazioni Eucaristiche, accostandosi impunemente a ricevere anche la Santa Comunione (vedi pag. 88).

Si assiste, così, anche all’esibizione di piccole orchestre, ad una passerella di pose, sotto il bagliore di forti luci, per riprese di foto e di film, che si impongono e disturbano continuamente l’intera Celebrazione della Santa Messa, ‘spezzando’ quella particolare atmosfera sacra.

Infatti, sono pochi i fotografi professionisti che conoscono le regole emanate da alcune Curie, tanto meno i Parroci che le sanno imporre, quando non riescono a farle rispettare.

Da qui nasce e si perde nei meandri mondani quel filo conduttore spirituale, travolto dall’esaltazione della artificiosa esteriorità, ostentata dagli invitati, che già, con vestiti sfolgoranti, sono pronti solo per il ricevimento e per le ‘danze’, profanando l’atmosfera della cerimonia religiosa in chiesa.

Per cui, terminato il rito ecclesiastico, rimane ben poco del vero senso religioso del Sacramento celebrato, specie per chi non ha ricevuto una adeguata formazione e preparazione, sia da parte della famiglia che dalla Chiesa. Va da sé, quindi, che possa essere sottovalutato lo stesso significato del Sacramento in chiesa… da qui il passo è breve per perdere la Luce della Verità, quindi della Fede in ciò che appartiene a Dio.

Inutile aggiungere quello che avviene per le cerimonie battesimali, spesso rimandate a distanza di mesi dopo la nascita, solo per il desiderio esteriore di rendere sfarzoso, quindi mondano, il vero, unico ed importante Sacramento del Battesimo.

Lo stesso dicasi per le Sante Comunioni e per le Sante Cresime… giunte alla pari con le cerimonie matrimoniali. Forse quest’ultime vanno anche oltre, per i risvolti diseducativi che si producono sui bambini.

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A tale proposito occorrerebbe aggiungere qualche elemento in più, per comprendere come per un fanciullo sia deleterio affrontare un’esperienza mondana anziché religiosa, che lo allontana spiritualmente dal rito sacro a cui è stato preparato.

Quanti sprechi, con regali e pranzi opulenti, che potrebbero servire ad aiutare la Chiesa per opere di carità, sapendo che, poi, tutto ciò termina nel buio della dimenticanza.

Se si medita un po’ su quanto esposto, scevri da ogni pregiudizio e non influenzati dalle abitudini popolari, si riesce ad entrare nel merito della questione con una maggiore apertura mentale, traendone le opportune conclusioni, guardando il tutto alla luce della Verità. Purtroppo “La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (cfr.: Gv 1 ,5), in quanto, come dice Gesù, “Io sono la Luce del Mondo; chi segue Me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la Luce della Vita” (Gv 8 ,12).

Quindi, accendiamo la Luce nella nostra mente, apriamo i nostri cuori per ricevere la Luce del Cristo Vivente, nel Dono dei Sacramenti, rifiutando tutto ciò che conduce al buio delle ‘tenebre’.

Sempre in tema di mondanità, anche la ex scuola cantorum parrocchiale è finita negli annali dei veri e tradizionali incontri per la preparazione dei Riti Sacri.

Spesso, durante la Santa Messa, risaltano le note squillanti di un pianoforte o di una chitarra, strumenti adatti più per concerti artistici, che per cerimonie liturgiche, che non si conciliano certamente con le note

Padre Pio mentre celebra il Sacramento del Matrimonio.La modestia e la sobrietà degli abiti nuziali era sempre conforme all’ambiente religioso ed alla cerimonia del Sacramento.

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armoniose di un organo, nato specificatamente per accompagnare i canti della Musica Sacra (come suggerisce il Papa).

E’ facile verificare l’effetto di quanto osservato ascoltando per radio la Celebrazione della Santa Messa, quando i canti sono accompagnati da un pianoforte, anziché da un organo, o semplicemente dalle voci di un coro ben intonato ed uniforme, molto differenti dai singoli canti, di chi primeggia da solista, con l’inutile rafforzamento del microfono ad alto volume.

Un’altro particolare esempio, di incongruità dei microfoni ad alto volume, si riferisce alle celebrazioni religiose effettuate all’aperto, dove si utilizzano amplificazioni a mo’ di discoteca. In tali circostanze la mortificazione e la sofferenza di molte persone è grave, in quanto il chiassoso frastuono degli altoparlanti (ad alto volume, che supera i normali ‘decibel’), squarcia i timpani, demolendo l’udito, con danni irreversibili per i bambini.

Purtroppo anche i giovani Sacerdoti si adeguano a tutto ciò, rifiutando anche i suggerimenti che vengono profusi, in tal senso, da parte degli stessi esperti medici.

Molti clinici si sono offerti per spiegare scientificamente, con incontri e conferenze, le patologie conseguenti a tali eccessi sonori, ricevendo un totale rifiuto, proprio da parte dei responsabili ai lavori, in seno alle organizzazioni civili e religiose. Purtroppo, per questa ragione, sono previste in futuro, molte malattie dell’apparato uditivo!

La Liturgia tra devozione ed annunci

Prima di parlare di “Liturgia”, occorrerebbe soffermarsi sulla devozione della Preghiera e su come pregare, ma in queste riflessioni emerge ancora prima l’importanza di come creare l’atmosfera adatta alla Preghiera nell’ambito della stessa Liturgia. Infatti gli argomenti degli avvisi e degli annunci, che si introducono interrompendo le Sacre Celebrazioni, spesso non sono adatti alla liturgia che si sta celebrando, tanto meno ad essere esposti durante la Santa Messa.

Tali irriverenti interruzioni, che infrangono lo svolgimento della liturgia in atto, dovrebbero essere presi in debita considerazione,

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poiché, oltre ad alterare il vero significato della celebrazione, coinvolge negativamente la ‘platea dei fedeli’, inducendoli a pensare a tutt’altro, che ad immedesimarsi nel seguire la Sacra Celebrazione della Santa Messa.

Sarebbero ancora tante le incongruenze che hanno la loro influenza sul rispetto verso il Sacro, come le battute di mani, gli interventi di fedeli, le domande dall’altare ai fedeli ed altro; ma, senza enunciare i tanti esempi, che in prima analisi possono apparire irrilevanti, è sufficiente ricordare, invece, come in passato si osservava tutto con più attenzione, attenendosi a svolgere esclusivamente la sacra liturgia devozionale. Ogni altra iniziativa veniva esposta solo e dopo la Benedizione finale e, comunque, fuori dal contesto della Santa Messa, o della Liturgia.

Pur non entrando nel merito della liturgia, occorre riconoscere che la conduzione della Cerimonia Sacra (il Santo Sacrificio della Croce), le genuflessioni innanzi al Santissimo, al Santo Tabernacolo, ecc., non sono solo esempi di comportamento per i bambini che si preparano alla Santa Comunione, ma devono avere per tutti un significato di vera devozione, per Rispettare, Amare ed Adorare Gesù Eucaristico nella Sua Santa Chiesa.

Quali splendidi esempi di luminosa testimonianza hanno dato, in questo senso, tanti Santi, con la consapevole capacità interiore ed esteriore di manifestare il proprio Amore verso Nostro Signore… perché, pur nella nostra limitatezza spirituale, non possiamo farlo anche noi?

Perché non possiamo esprimere praticamente, anche con un ‘gesto’ esteriore, la nostra aperta e sincera devozione verso Gesù Cristo, Nostro Signore, evitando comportamenti irrispettosi verso il Sacro?

Anche per questo la Madonna chiede di Pregare, per compensare tante mancanze verso Suo Figlio Gesù! Infatti, talvolta, sembra davvero di assistere impotenti al forte dilagare di tante subdole eresie…!

Per fortuna, bisogna riconoscere che, tuttavia, vi sono ancora eccellenti celebrazioni religiose, condotte da bravi e zelanti Sacerdoti che, con il loro dignitoso silenzio, testimoniano la loro viva Fede.

Essi, di fronte al dilagare di tanti negativi esempi, con la loro testimonianza e perseveranza, donano conforto e coraggio alla sofferenza di tanti fedeli cristiani.

<<I Cristiani non devono essere i ‘clienti’ della chiesa, bensì i fedeli cattolici, rispettosi e devoti dei Sacramenti della Santa Madre Chiesa>>.

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Analisi, impegno ed autorevolezza.

Auspicando la costante presenza del Sacerdote in chiesa, non si può fare a meno di vederlo anche tra i giovani in Oratorio;; figura chiave per l’educazione religiosa, egli può essere anche uno splendente esempio di educatore, per il suo sacrificio, per la sua coerenza, per la serenità e per la gaiezza che egli infonde intorno a sè.

Un problema urgente, anche per il Sacerdote, è quello, invece, di intervenire sull’educazione dei bambini, per far comprendere loro l’importanza del rispetto verso i Sacramenti, verso la chiesa, Casa di Dio, verso tutto ciò che è Sacro, abituandoli, già in tenera età, ad acquisire il significato della Preghiera, la devozione verso Gesù e verso la Madonna, il fervore nell’Adorare la Santa Eucaristia.

E’ uscito un libro dal titolo eloquente “Il coraggio di educare”… a dimostrazione che oggi, sia in famiglia che a scuola (... ora anche in chiesa), non si ha più il ‘coraggio di educare’, poiché ormai mancano i veri “Maestri”, manca la capacità dell’ ”autorevolezza”, manca la collaborazione dei genitori!

Quanti esempi di pessima educazione si notano in ogni scomparto della società: ambienti pubblici e privati, uffici, scuola, famiglia ed anche nell’ambito religioso!

Quante effimere banalità si insegnano ai fanciulli ed ai giovani! Quanti bambini, invogliati soprattutto dalle mamme, compaiono in televisione, solo per la presunzione di poter ‘apparire’, di poter emergere, di raggiungere con facilità la scalata della notorietà, per poi, da adulti, aspirare al potere e al facile guadagno!… Occorre intravedere la potenzialità di simili pericoli già in giovane età, prima di condurli sulla strada dell’effimero e dell’inganno!

Con queste prerogative e con l’ambizione di far esibire ai piccoli la propria voce, a molti viene permesso, anche se per pochi istanti, di ‘recitare una preghiera’ per radio. Il tutto si rivela, così, solo una insignificante sequela di parole a mo’ di filastrocca, senza un senso logico, senza la consapevolezza di ciò che si sta dicendo e che si tratta di una Preghiera devozionale, sminuendo il tutto dalla sua originale funzione.

E’ così che, già da piccoli, si abituano a snaturare il motivo ed il significato stesso dei ruoli, del dovere, del rispetto verso la sacralità

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della Preghiera. Tutto ciò ha la sua influenza anche nella preparazione ai Sacramenti dell’Eucaristia e della Cresima.

Oggi la trasgressione dei giovani, purtroppo ancor più quella degli adulti, attrae e crea un ‘fascino’ particolare che, pur se esula dall’istinto della normalità, crea ‘tendenza’, facendo aderire chiunque viene coinvolto nella rete del comune conformismo. Per cui molti si adeguano alla eterogeneità delle abitudini e delle mode, dettate dai mass media, invece di mantenere integra la propria personalità.

Come ha detto il Papa (il 30 Agosto 2009), seguendo un eccessivo modernismo si entra inevitabilmente nel fallimento interiore, superando se stessi. In tutto ciò la famiglia ha un ruolo di grande responsabilità.

La TV è il I° veicolo diseducativo per i giovani. In un anno si assiste a 18.000 omicidi; ad una miriade di violenza, di impudicizia, di sessualità indecorosa ecc. .

Quando non esiste più l’Amore per il decoro, per il Decalogo, per la Religione, nell’osservanza e nel rispetto verso il prossimo ed il Sacro, ogni altro parametro di vita integerrima si annulla da sé.

Travolti dall’altrui conformismo, vengono a mancare la fiducia, la generosa ed umile disponibilità, il rispetto e l’educazione del “cuore”, viene a mancare ogni filo logico di temperante linearità nell’educazione, nel bene, che si riflette nel benessere fisico e morale.

Occorre, quindi, che l’adulto, il cattolico, il religioso assuma una responsabilità nel saper decifrare un autocontrollo, per poi, di conseguenza, saper correggere ed educare responsabilmente il prossimo. In tal senso, l’unico possibile ed esclusivo riferimento è solo quello dell’esempio e della testimonianza, attinta dal fecondo e sostanziale modello di vita che Ha insegnato Gesù, con il Suo Vangelo, che è sempre ed indiscutibilmente attuale!

Dovere e coerenza

Sono stati enunciati solo alcuni esempi di come ormai tutto stia divenendo una pro-forma esteriore, una facciata ostentata, che conferma e divulga sempre più dei modelli di falsa socialità.

L’impegno di ognuno non si deve limitare alla semplice constatazione dei fatti, bensì ad intervenire sia in famiglia che nella scuola, nella società,

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nella chiesa; tutto ciò non deve essere soltanto un ‘dovere’, ma un atto di coerenza con la nostra Fede, seguendo l’insegnamento evangelico.

I laici cattolici, oltre che con i mezzi semplici della Preghiera, possono iniziare a porre rimedio a tanta superficialità con il coraggio del costante esempio, con la volontà e la disponibilità, con la fortezza dello Spirito, per affrontare le tante difficoltà, così come fecero i primi seguaci di Gesù con la loro coraggiosa testimonianza, con la loro stessa vita, con il martirio.

In molti casi è sufficiente una parola ben detta, al momento giusto, proponendo una sincera collaborazione al proprio Parroco, o portando aiuto a tanti Sacerdoti, travolti dallo sconforto, dall’accidia, di cui loro stessi, spesso, non se ne rendono conto.

Quanti Sacerdoti non mostrano più alcun sorriso, appaiono afflitti, chiusi in se stessi ed anche scontrosi, in contrapposizione, invece, ad altri, specie a quelli che provengono da terre lontane, che mostrano uno spontaneo zelo, più volontà e tanta voglia di fare bene, di attuare la loro vocazione con amore, donando a tutti la loro disponibilità, mostrando con disinvolta gioia e letizia la loro interiore serenità, rendendosi accoglienti con vero spirito di fraterno cristianesimo. Che gioia vederli Sacerdoti !

La Santissima Vergine Maria, Afflitta ed Addolorata per i Suoi Figli prediletti, Chiede il nostro impegno di donazione e di viva Fede.

Comprendere l’importanza spirituale della Preghiera è un dovere di ogni cattolico praticante, per unirsi spiritualmente al Padre Celeste, a Nostro Signore Gesù. Solo così si può intervenire là dove occorre, suggerendo, aiutando, collaborando anche con la personale Preghiera.

Il senso del ‘peccato’.

Non può meravigliare il fatto di constatare come vi sia un diverso orientamento dei fedeli verso il ‘peccato’. A tale proposito, molti teologi moderni asseriscono che, essendo la Misericordia di Dio Grande e ‘totale’, non c’è da credere più all’Inferno, in quanto tutti siamo ‘destinati’ a ricevere il perdono, anche in virtù del Sacrificio della Croce.“Guardatevi dai lupi…”! (-Cap. 7, vs 15-).

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Senza voler manifestare preconcetti, tanto meno ‘giudizi’ che solo Dio Può, è lecito pensare che, con queste teorie, in chiesa (ed anche nelle piazze), ormai si assiste ad una totale ‘concessione’ di Gesù Eucaristico, anche nelle mani di chi ha la mente ed il cuore privo di ogni conforto spirituale. Per questo, molti Parroci e Sacerdoti, non sapendo più individuare la reale condizione di coscienza dei loro fedeli, giustificano anche le ‘processioni’ di tanti comunicandi.

Questa realtà è avvalorata dal fatto che molti teologi, divulgando con tanta superficialità il totale permissivismo sopra accennato, incoraggiano, di conseguenza, tanti sacerdoti a perseguire in questa totale ostinazione a giustificare, a perdonare tutto e tutti.

Molti fedeli, dal canto loro, sottovalutando ormai ogni forma di peccato, quindi di perdono, non desiderano di accostarsi al Sacramento della Penitenza e, sentendosi ‘autorizzati’ all’auto giustificazione, si concedono facilmente il ‘lusso’ di accostarsi deliberatamente a ricevere la Santa Comunione. In molti casi, tutto ciò diviene un vero e proprio atto sacrilego.

Nella realtà dei fatti, l’ostinazione nel peccato non è altro che un’irriverenza ribelle che arreca umiliazione intenzionale alle cose legate a Dio, pur sapendo in coscienza di commettere un peccato contro la Legge Divina.

Una malattia diviene insanabile quando l’ammalato rifiuta la medicina; allo stesso modo vi sono dei peccati che non possono essere rimessi né perdonati, proprio perché il peccatore rifugge e rifiuta la Grazia di Dio, che è l’unico rimedio per il perdono, che si ottiene con una cosciente confessione nel Sacramento della Penitenza.

A tale riguardo, è importante ricordare i sei peccati contro lo Spirito Santo, indicati dal Catechismo:

1) l’impugnazione della Verità conosciuta; 2) l’invidia della Grazia altrui; 3) la disperazione della Salvezza; 4) la presunzione di salvarsi senza merito;; 5) l’ostinazione nel peccato;; 6) l’impenitenza finale.

Infatti il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:“La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo” (CCC 1864).

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RIFLESSIONE -“Si è fatta la chiesa dell’Uomo, non la Chiesa di Dio”.“La tolleranza del peccato allontana sempre più gli uomini dalla Via

di Gesù Salvatore”.“Lo spettro del peccato non fa più paura, poiché la Fede è venuta meno!”.

La mancanza del ‘pudore’ ed il senso del ‘peccato’.

Molto è stato scritto sui Misteri Dolorosi di Nostro Signore Gesù Cristo, tenendo conto anche delle varie locuzioni di veggenti, come Maria Valtorta, la Beata Caterina Emmerick ecc., nonché dei Messaggi della Madonna.

Al Sacrificio di Cristo, per la Redenzione dei nostri peccati, sono state attribuite varie interpretazioni. Si fa cenno solo ad alcuni momenti della Sua Passione, per comprendere anche quanto il Santo Padre, Giovanni Paolo II, affermava dicendo che “Il crollo della moralità porta con sé il crollo della società”. In realtà, quando muore il pudore… muore la ragione e, nell’indecenza, muore anche l’uomo!

La Passione nell’orto degli Ulivi, dove Gesù vide tutta la sua sofferenza per i peccati dell’uomo, è un passo saliente che deve far meditare ogni cristiano.

“Gli Angeli mostrarono a Gesù, in tutti i particolari, la Passione che avrebbe subito. Quando il Divino sofferente si vide inchiodato completamente nudo sulla Croce, per espiare l’impudicizia degli uomini, Pregò con intenso fervore il Padre di risparmiarGli quell’immane umiliazione. Questa Preghiera sarebbe stata esaudita, in quanto l’intervento di un soldato pietoso Gli avrebbe concesso di potersi coprire con il velo della Madonna, la Santa Vergine Addolorata, presente a poca distanza”; per questo, a Fatima, Ha preannunciato: “Verranno mode che offenderanno molto Mio Figlio”.

Come evitare che si entri in chiesa, nella Casa di Dio, in maniera indecorosa? (vedi pag. 88).

Purtroppo tutto ciò viene concesso con indifferenza, permettendo di salire anche sull’Altare, per leggere i Testi sacri, con indumenti indecenti!

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Questo è un problema serio, che va affrontato e corretto, cercando di aiutare quei Parroci che a volte non riescono ad intervenire in maniera adeguata.

San Pio X ammoniva: “Siate forti! Non si deve cedere dove non bisogna cedere… si deve combattere, non con mezzi termini, ma con coraggio; non di nascosto, ma in pubblico; non a porte chiuse, ma a cielo aperto”.

Papa Pio XII così si esprimeva: “Se alcune cristiane sospettassero le tentazioni e le cadute che causano negli altri con i loro abbigliamenti e le loro mode immodeste, resterebbero atterrite dalle loro responsabilità!”.

E’ dovere dei cattolici, quindi, prendere coscienza della gravità di tali comportamenti, per mettere in luce la Verità, poiché il non parlarne, come oggi sta avvenendo, è un ‘peccato di omissione’, carico di conseguenze per tutti, nel tempo e nell’eternità.

Occorre vigilare con carità ma anche con fermezza, là dove si vuole imporre comportamenti che offendono Nostro Signore Gesù Cristo.

San Pio da Pietrelcina così si rivolgeva ai suoi figli spirituali: “Desidero che voi tutti intraprendiate, con il vostro esempio e senza alcun rispetto umano, una santa battaglia contro la moda indecente. Dio sarà con voi e vi salverà!...

Le donne che cercano la vanità nelle vesti non possono sentirsi mai di appartenere a Cristo e, codeste, perdono ogni ornamento dell’anima non appena questo ‘idolo’ entra nei loro cuori.

Le donne (ed ora anche gli uomini, che si mettono in competizione), si guardino da ogni vanità nei loro vestimenti, perché il Signore permette la caduta di queste anime per tali vanità”.

INVOCAZIONE A DIO

Donaci, o Dio, la Luce dello Spirito, per apprendere la Tua Parola,per ottenere le Virtù che guidarono la Beata Vergine Maria,

nel cammino di Fede che La accompagnarono fino alla Croce,nell’Opera di Redenzione del Tuo Figlio Gesù, Nostro Signore,

O Fonte di Verità e di Amore, Purificaci e Santificaci,affinché possiamo anche noi essere accolti nel Tuo Regno,per glorificarTi con i Tuoi Santi, per Tutti i Secoli dei Secoli.

Amen

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La variegata Celebrazione Liturgicaed il Rispetto per la Santa Eucaristia

Constatando le varie Celebrazioni Eucaristiche, in molte chiese, in televisione ed anche per radio, appare evidente che esiste una variegata forma di celebrazioni liturgiche, senza che alcuno più vi faccia caso, convinti che, ormai, vi siano diversi modi di Celebrare la Santa Messa!

Infatti molte sono le personalizzazioni che, certamente, non sono aderenti ai Dogmi del Santo Magistero (vedi il Catechismo e gli Articoli della Chiesa Cattolica -REDEMPTIONIS SACRAMENTUM- (Edizione Vaticana), gli esercizi spirituali di San Ignazio di Loyola ecc., nonché le meditazioni spirituali sulla Santa Eucaristia -Padre Andrea Gasparino-).

Il famoso liturgista Dom Prosper Guèranger era convinto che l’unità liturgica è anche un sicuro baluardo dell’unità della Fede.

Alla luce di tanti negativi esempi, rimane fermo il proposito di valutare, in coscienza, il proprio comportamento devozionale, il percorso conoscitivo interiore, il cammino di Fede, non tralasciando il rispetto che sempre bisogna avere verso tutto ciò che è Sacro, quindi verso la Liturgia.

Sarebbe auspicabile, da parte di ogni cattolico, una partecipazione zelante al Sacrificio Eucaristico, durante la Celebrazione della Santa Messa, che raggiunge il suo culmine nel ricevere la Santa Comunione.

Amando, Lodando ed Adorando il Verbo Incarnato di Gesù nella Santa Eucaristia, risuona intimamente la viva necessità di sollecitare in se e nel prossimo una particolare devozione e rispetto verso l’Ostia Santa. Per questo, molti zelanti cattolici desiderano ricevere la Santa Particola direttamente dalle mani Consacrate del Sacerdote, l’Unico che può far Scendere sull’Altare Cristo Vivente nella Santa Eucaristia.

E’ un grande privilegio di tutti i fedeli poter ricevere dalle mani del Sacerdote il Corpo Vivo di Gesù; un Mistico Dono perenne, elargito attraverso la funzione ecclesiale della Santa Madre Chiesa, che ha tramandato nel tempo quanto è stato Donato dallo stesso Gesù, Sommo e Divino Sacerdote in Terra, Che ha istituito la Santa Eucaristia.

Per questo le nostre mani non sono degne per toccare un Simile Dono Vivente, una Così Grande Grazia Divina… non è un ‘obbligo’, è vero, ma dovrebbe essere proprio questa consapevolezza interiore a

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riproporre una “testimonianza” di viva Fede e di Rispetto verso la Santa Eucaristia, verso Gesù! Un atto, questo, di vera e zelante umiltà.

Forse se il cattolico assumerà un coerente impegno di zelo e di umile devozione verso Nostro Signore, tutto il Popolo di Dio potrà ritrovare il vivo senso del rispetto verso il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, per ricominciare a ricevere con Fede la Grazia Santificante.

Il Santo Padre, in tutte le Sue Celebrazioni, da tempo ormai mostra un’ampia testimonianza di questa sua particolare forma di Rispetto verso la Santa Comunione con Cristo Gesù. Egli, infatti, distribuisce la Santa Particola a chi è in ginocchio, depositandoLa direttamente con estrema attenzione e delicatezza, accompagnato dal “piattino”, mai abolito dalla Santa Madre Chiesa.

L’esempio è semplice ma eloquente, quasi un ammonimento per tutti, laici e Sacerdoti!

Certamente sono molti quelli che ancora (con un po’ di presunzione), si sentono ‘degni’, al livello del Sacerdote, di ‘toccare’, con le proprie mani, il Corpo ed il Sangue Vivo di Gesù!

<<SE DAVVERO IL PRENDERE LA SACRA PARTICOLA IN MANO, TOCCARE CON MANO GESU’ VIVO FOSSE SERVITO A SCONVOLGERE, COSI’ COME DOVREBBE ESSERE, IL CUORE DI OGNI FEDELE, TALE ATTO AVREBBE TRASFORMATO LA CHIESA DEL NOSTRO MILLENNIO… PURTROPPO ED INVECE, TALE CONTATTO DIRETTO CON GESU’, HA RESO PIU’ INDIFFERENTI ED IRRIVERENTI RELIGIOSI, ADULTI E, ANCOR PEGGIO, I GIOVANI>>.

L’ISTITUZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA

<<Venuta la sera, si mise a tavola insieme ai dodici Apostoli>> (Matteo 26,20).

… E i Discepoli intonarono un salmo: “Beati coloro la cui via è immacolata, che camminano nella legge di Dio. Beati quelli che osservano i Suoi Precetti e Lo cercano di tutto cuore; che non commettono iniquità, ma che camminano nelle Sue Vie”.

Gesù disse: <<Il Pane che Io darò E’ la Mia Carne, per la Vita del Mondo>> (Gv 6,51).

Gesù prese la patena con i frammenti del Pane e Pronunziò le Parole della Consacrazione:

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<<Prendete e mangiate: questo E’ il Mio Corpo Che dono a voi>>. Quando mise il Pane sulla lingua degli Apostoli, che si avvicinavano a due a due, vidi il volto di Giuda oscurarsi. Egli era stato il terzo a prendere il Corpo di Cristo. Il Signore, posandogli la Particola di Pane sulla lingua, gli aveva sussurrato: <<Fai presto ciò che vuoi fare!>> (dalle rivelazioni della Beata Caterina Emmerick).

Quale sconvolgente durezza di cuore, tradire il proprio Maestro. Quale senso di pietà e di riconoscenza verso un Dio Vivo deve avere un Suo Apostolo e un Suo Discepolo! Quale ulteriore commento si può fare su tale realtà? (Signore perdonaci, poiché non sappiamo più quello che stiamo facendo!).

In questo contesto, è illuminante rievocare una frase di Don Josè L. M. Descalzo, che, con amarezza sottolineava questo: “Se il profanare un’Ostia è qualcosa di doloroso, molte volte il profanatore non sa quello che fa; ma quando un’Ostia viene profanata con il consenso del Sacerdote, è qualcosa di umanamente inspiegabile”. A questo punto, sarebbe davvero edificante che, per un atto così solenne di Adorazione, ogni fedele cattolico (in particolar modo un Sacerdote), riuscisse a meditare, riflettere e comprendere come comportarsi innanzi a Gesù Eucaristico, considerando le opportunità che gli vengono offerte, nel Ricevere la Santa Particola, l’Ostia Divina, per la Comunione con Nostro Signore.

Don Saverio Martucci, nel periodo di formazione alla Comunione, faceva osservare con scrupolo il digiuno eucaristico dalla mezzanotte fino al momento della Santa Comunione, come atto di offerta verso il Corpo di Cristo; fare il contrario, era una mancanza che andava addirittura confessata.

Non è da trascurare ne da sottovalutare, ma da intuire, come anche in questa circostanza il “nemico maligno”, l’ ‘eterno falsario’, la potenza di Satana sia riuscita ad avere campo libero nella Chiesa, per ingannare l’uomo, al fine di poter profanare l’Ostia Divina, il Corpo Vivo di Gesù, seminando tanta corruzione, provocando tante blasfemie, sacrilegi e profanazioni! (Gesù Buono e Misericordioso, Perdonaci!).

Esistono ardite storie, tenute nascoste dalla stessa forza diabolica del ‘maligno’, in cui si privilegiano tante forme di comportamento blasfemo, che concorrono a dissacrare la Santa Particola del Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo, Immolatosi per noi sulla Croce.

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Nel Sacramento del Perdono, è Gesù stesso che ci accoglie nelle Sue Braccia.

<< Darò Grazia per chi Avrò Grazia…>>.

“Signore, Torna nel mio cuore!”.

Riflessione – E’ bello ed importante purificare la propria anima con il Sacramento della Penitenza, per renderla il più possibile una vera e propria Reggia, degna di poter rice-vere Gesù.

Il Ringraziamento a Gesù Eucaristico, Che viene a visitarci con la Santa Co-munione. Spesso accogliamo con tutti gli onori gli ospiti che riceviamo in casa e ci in-tratteniamo con loro per tutto il tempo della loro presenza… invece, quando riceviamo Gesù, il Figlio di Dio, il Re dei Re, troppo spesso Lo lasciamo in disparte, Lo trattiamo frettolosamente, occupandoci e dedicandoci subito ad altro, dimenticando che Egli, il Nostro Onnipotente Creatore, il Nostro Redentore e Salvatore, E’ stato accolto nel nostro corpo, che in tale momento diviene un Tabernacolo Vivente.

Occorre intrattenersi con Nostro Signore Gesù in maniera umile ed in devoto ris-petto, per ringraziarLo, adorarLo ed amarLo nel silenzio della propria anima; uniti con il Suo Sacratissimo Cuore, possiamo ricevere le Grazie Santificanti che Gli chiediamo.

Riflessione – Meditare il racconto di San Filippo Neri, riguardo al Rispetto verso la Santa Eucaristia, affinché, insieme a tanti Tabernacoli, Gesù non rimanga solo anchequando Lo riceviamo nel nostro cuore.

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Perchè Pregare per i Sacerdoti

Una domanda che talvolta lascia perplessi: “Un Sacerdote, che salva tante anime, ha bisogno della Preghiera di un laico?” Certamente! Egli ha bisogno più di altri della Preghiera.

Occorre pregare molto per i Sacerdoti, poiché il ‘demonio’, che odia la Santa Eucaristia, odia anche loro e li attacca continuamente in mille modi! Le loro mani sacre, che Transustanziano lo Spirito ed il Corpo di Colui Che Salva l’uomo, sono il motivo del ‘suo’ odio… per questo ‘satana’ <<va in giro come leone ruggente, per sbranare chi incontra>>, scagliandosi contro tutti e travolgendo chiunque in ogni azione come meglio può. La sua astuzia arriva persino a non far credere o a mettere in dubbio la sua stessa esistenza, consentendo così a molti di sentirsi liberi di vivere senza la consapevolezza dei personali impegni etici, morali e religiosi.

Preghiamo il Santo Curato d’Ars per i nostri Sacerdoti (pag. 10), affinché prendano coscienza del loro vero ruolo, come già il Santo Padre ha voluto manifestare, istituendo l’Anno Sacerdotale.

Siamo vicini ai nostri Sacerdoti, aiutiamoli a prendere coscienza dei grandi problemi sociali ma, prima di tutto, di quelli religiosi, per allontanare da tutti i cuori lo scetticismo, l’indifferenza, l’incredulità.

Affidiamoli al Sapiente Amore della Vergine Santissima, perché li Aiuti e li Consoli, Spronandoli sulla via della santificazione, per abbracciare la Santa Croce di Cristo Gesù.

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<<Chi sta godendo di tante cose terrene non è nella vera Pace. Pregate affinché cessi ogni profanazione verso ciò che è Sacro a Dio, affinché ogni desolazione si tramuti in gioia e letizia, perché ogni cuore sia puro, per essere Luce, la Sua Luce nel Mondo!>>.

Il Prof. Enrico Medi, noto scienziato di profonda Fede e spiritualità, fervoroso devoto di Gesù e Maria, soleva pregare per i Sacerdoti. In loro ritrovava la presenza del Cristo e, proprio per il fatto che dovessero abbracciare con Amore la Croce, spesso li spronava con affettuosa intensità, rivolgendo loro espressioni ricche di sentimento:

SACERDOTI : SIATE GRANDI ! SIATE SANTI !IO NON SONO PRETE E NON SONO STATO MAI DEGNO DI POTERLO DIVENTARE. COME FATE A VIVERE DOPO AVER CELEBRATO LA SANTA MESSA?OGNI GIORNO AVETE IL FIGLIO DI DIO NELLE VOSTRE MANI.

OGNI GIORNO AVETE UNA POTENZA CHE MICHELE ARCANGELO NON HA.VOI, CON LA VOSTRA BOCCA, TRASFORMATE LA SOSTANZA DEL PANE IN QUELLA DEL CORPO DI CRISTO;VOI OBBLIGATE IL FIGLIO DI DIO A SCENDERE SULL’ALTARE.SACERDOTI SIETE GRANDI, SIETE CREATURE IMMENSE, LE PIU’ POTENTI CHE POSSANO ESISTERE. SACERDOTI, VI SCONGIURIAMO, SIATE SANTI!SE SIETE SANTI VOI, NOI SAREMO SALVI.SE NON SIETE SANTI VOI, NOI SIAMO PERDUTI !

“ Il Sacerdozio è l’Amore del Cuore di Gesù “. -Santo Curato d’Ars-.

“Pascete il Mio gregge”. Dal Sacerdote a Gesù.

Venite a Me, voi tutti che avete fame e sete di Giustizia.

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I doveri verso il Sacerdote

Un paragrafo a sé è dedicato a questo argomento, molto spesso eluso dai più, ma di estrema importanza, per il ruolo dei Sacerdoti e per i doveri dei laici verso la missione del Prete.

E’ compito di ogni Cattolico aiutare i Sacerdoti, sorreggere la loro storia, proteggere la loro vocazione, sostenerli con la Preghiera, con l’affettuosa testimonianza che rispecchia l’Amore di Dio, affinché si sentano tangibilmente aiutati nella loro missione, per professare la loro Fede con costanza e con zelo.

Talvolta, turbati dalle insidie del maligno e dalle prove della concupiscenza, anche loro sono disorientati nel cammino del loro ministero. Riconoscendo che, lontani dal Santo Altare e dal Santo Confessionale, in cui rappresentano e vivono la Presenza di Cristo, la loro umanità è sottoposta ad una forte prova. Il << maligno >>, poi, in molti casi, proprio perché rendono Viva la Presenza del Cristo nell’Ostia Santa, li perseguita e fa il resto. Per cui occorre sostenerli con forza e coraggio, stando a loro vicini, soprattutto con la costante Preghiera, offerta con intenzione e con costanza, affinché con l’aiuto dello Spirito Santo sappiano superare ogni difficoltà, per testimoniare coerentemente e con umiltà nella Chiesa il loro << credo sacerdotale >>, a beneficio di tutto il Popolo di Dio.

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Anche per questo I LAICI DEVONO PRENDERE COSCIENZA della loro responsabilità, aiutando i Parroci, quindi tutti i Sacerdoti, a liberarli da quegli impegni che li deviano dalla loro missione, cercando di non coinvolgerli proponendo programmi che esulano dal loro ministero, con inviti che sono fuori dalla logica e dalla natura del loro ruolo ecclesiastico.

Feste mondane, incontri sociali, inutili ai fini religiosi, coinvolgimenti politici e quant’altro, possono turbare o, addirittura, minare la loro vocazione sacerdotale, con gravi riflessi sull’intera comunità.

Un capitolo a sé, di particolare importanza sociale e religiosa, è il ruolo che la donna ha nella vita di un Sacerdote, ma soprattutto nel comportamento che deve avere verso tale figura.

Ribadire l’argomento è di estrema importanza, in quanto quasi sempre questo viene evaso. Infatti sono pochi quelli che credono di conoscere la problematica, sottovalutando, per incoscienza od incapacità, il ruolo e la sensibilità della donna e quella dell’uomo. Un fattore pseudo-pedagogico, intellettuale ed anche psicologico, oltre che fisiologico, che accomuna tutti, laici e religiosi, per sensibilizzare la concezione che ha la donna nei riguardi dell’uomo-prete, quindi del comportamento che le donne devono assumere nei confronti dei Sacerdoti e che, di conseguenza, anche questi devono avere verso la donna!

Per affrontare con chiarezza, senza nascondigli la questione, occorre dire subito che la donna deve mostrare minori espressioni di ‘calda’ amicizia, talvolta con attaccamenti morbosi, saluti con abbracci ecc., poiché troppa affettuosità è controproducente (... proviamo a dimostrare il contrario).

Tutto questo, certamente, non deriva da una autentica espressione del bene che può avere una donna verso il suo Parroco, tanto meno verso un qualsiasi Sacerdote. Occorre essere attenti nel manifestare tali confidenze, non opportune e fuori luogo, che talvolta nascondono interiori sentimenti di varia natura e che possono sfociare in simpatie, certamente non adeguate nell’ambito di un rapporto religioso con il Sacerdote di Cristo. Infatti, come diceva Don Lorenzo Milani, << Dove è scritto che un prete debba farsi voler bene? A Gesù o non Gli è riuscito o non Gli è importato >>. Certamente il laico -donna o uomo- deve sapere che, come asseriva Jean Guehenno, inciampando nel vero Sacerdote,

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deve inciampare, di conseguenza, nell’Onnipotenza di Dio (facendo, ovviamente, i conti con Lui!). Da ciò, però, il prete non deve vivere negli allori dell’auto giustificazione, sapendo che, come disse un tale, riferendosi alle gravi responsabilità derivanti dal suo ministero, <<Non vorrei essere al suo posto quando subirà il Giudizio di Dio>>.

Le smodate espansioni di affettività esteriore, da parte di tutti, sono spesso, infatti, la causa di vere crisi affettive da parte di un Sacerdote che si sente solo. Ciò è confermato da testimonianze che, se pur riservate, hanno manifestato vere e proprie crisi interiori, suffragate da cure medico-psichiatriche. Per questo occorre sempre mostrare largo rispetto verso un Sacerdote, opponendosi a facili equivoci, che possono provocare situazioni delicate e, talvolta, pericolose per la salute dell’anima e del corpo.

Anche se queste aperte osservazioni possono apparire scandalistiche o esagerate, tanto da non essere prese in considerazione e sottovalutate, il Sacerdote (che è “uomo”) conosce i limiti delle sue debolezze umane e sa anche bene che l’abito talare, soppiantato dal moderno secolarismo (infiltratosi in ogni aspetto della vita ecclesiastica), è un potente deterrente contro le forze del male, uno scudo di difesa contro il “maligno” che, sotto varie spoglie, si “traveste” anche ‘lui’ per provocare, insinuare e travolgere la concupiscenza del ‘sacerdote-uomo’. Per questo, se da parte della donna permane l’incoscienza, da parte del prete-uomo non deve esserci un << abbassamento della guardia!>>, poiché, come diceva Paolo Risso, << Un Prete vero non disarma mai, ma attacca e conquista >>.

D’altra parte, come sosteneva Jonathan Swift, << Nulla può rendere i Sacerdoti tanto popolari, quanto un pò di persecuzione >>.

Queste realtà, pur se di opinione comune, vanno fatte conoscere con sincera ed aperta trasparenza, proprio per difendere e proteggere lo stesso Sacerdote e salvaguardare la sua dignità, che diviene poi anche la nostra, per il bene di tutti. Il francescano Giulio Maria Scozzaro, tra le tante affermazioni sulla responsabilità del clero, osava dire che:<<L’aspetto tragico dell’infedeltà di un sacerdote, è quello che porta dietro di sé tante anime alla perdizione. Sacerdote, la tua missione tiene sospese tante anime tra la salvezza e la perdizione>>. Per questo, anche ai laici compete la responsabilità di saper discernere, aiutare, suggerire una missione di pura e vera Carità, poiché prevenire è meglio che curare.

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Talvolta, come sosteneva un vecchio Prete, parlando a Leon Bloy, sulla terribile mediocrità del Clero moderno, <<bisognerebbe guarire prima di tutti il medico guaritore!>>. Chi ignora (non sempre in buona fede) le conseguenze derivanti da certi comportamenti troppo confidenziali, deve capire che tutto può sempre degenerare, a causa delle conseguenze del peccato originale, che da sempre ha minato la fragilità umana.

I frequentatori dell’ambiente ecclesiastico, il laico o la laica, quindi, hanno il sacro e santo dovere di rispettare e di fare rispettare i Sacerdoti, sotto ogni aspetto: pratico, morale e religioso, non solo per la loro grande missione, ma anche perché rappresentano la figura di Gesù ed, in qualità di Suoi Discepoli, testimoniano la Fede in Cristo, con il grande ed esclusivo privilegio di amministrare i Santi Sacramenti. Come si fa a non rispettarli ed aiutarli? Cosa faremmo più senza di loro, senza il loro aiuto spirituale, il loro conforto con l’assistenza e la distribuzione dei Sacramenti? Assieme a tante considerazioni, espresse ed avvenute in merito con diversi Sacerdoti, è saggio riproporre quanto il Curato d’Ars affermava, nel dire che “Dopo Dio, il Sacerdote è tutto. Non potete ricordare il solo Beneficio di Dio senza ritrovare, accanto a quel ricordo, l’immagine di un Sacerdote. Il Sacerdote lo si comprenderà solamente in CIELO”.

Ecco perché non possiamo coinvolgere il Sacerdote negli <<affari mondani>>, sia sotto il profilo materiale, che intellettuale e spirituale. Non si deve <<mondanizzare>> la vita religiosa più di quello che in molti ambienti è già avvenuto (banchetti sociali, feste allegoriche e politiche, spettacoli televisivi ecc.).

Finché non sarà capita questa realtà, il secolarismo, che ha minato profondamente il sacerdozio e le vocazioni, prenderà sempre più piede, mentre Satana spegnerà gli ultimi barlumi di Luce che si irradiano sull’umanità, sui cittadini della Chiesa, che hanno un indispensabile bisogno dei Sacerdoti.

La formazione laica, in tal senso e nel suo formalismo, non si è mai impegnata seriamente a scongiurare la triste avventura che ha insidiato, in questo ultimo ventennio, i nostri Sacerdoti.

È l’ora della riscossa, è l’ora della cosciente presa di posizione, è la Santa Madre Celeste Che chiama a raccolta i Suoi fedeli, per difendere i Suoi Figli Prediletti, per far rispettare Suo Figlio Gesù, per salvare la Santa Madre Chiesa.

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In ultima analisi, come per qualsiasi malattia esiste la prevenzione, anche per il peccato esiste una forma di prevenzione, che si attua con la forza della volontà, con la Preghiera ed il dominio sul male.

Una missione laica, questa, di grande valore e di coscienza, dove occorre un forte impegno da parte di tutti, affinché i Sacerdoti si sentano aiutati dai loro parrocchiani, dai quali si attendono affetto, comprensione ma, soprattutto, rispetto.

Non si può concludere questo delicato ed importante paragrafo in maniera semplicistica, dando l’impressione di aver esaurito gli argomenti, ma il compito di questi scritti deve necessariamente limitarsi a rievocare solo alcune affermazioni, tradotte e dettate da chi ha vissuto in prima persona la veridicità di simili esperienze. Piace, invece, terminare con una importante frase di Alvaro del Portillo, in cui sostiene che <<

Senza la Vergine Maria non si può raggiungere un’esistenza veramente sacerdotale>>. Il messaggio finale, ovviamente, non può che essere rivolto al Sacerdote, usufruendo di una frase di Padre Giulio Maria Scozzaro che, nel contesto specifico di un suo libro sul Sacerdozio, così lo esorta, dicendo: << Sacerdote, se nel tuo cuore non Vive Gesù, cosa potrai dare agli altri? Tanto dai, quanto hai. Se non sei pieno dello Spirito di Gesù, da quale spirito provengono i consigli che dai ai figli spirituali e a chi ti avvicina? >>. Abbandonarsi a Dio, questo deve essere il fine ultimo dell’Uomo, poiché così è scritto nella Bibbia <<Voglio che siate miei>>

(Lv 20, 26).

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Don Saverio Martucci durante una sua Celebrazione... e durante l’Omelia.

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Dedicato ai Sacerdoti di Cristo

La vita esemplare degli ecclesiastici illumina, conforta e rasserena. Coloro che sono chiamati alla Mensa del Signore devono brillare di purezza, con l’esemplare condotta di una vita moralmente lodevole, rimuovendo ogni sozzura o immondezza di vizi e deviazioni, ogni cattivo esempio che può far scandalo. Vivano per sé e per gli altri in modo dignitoso, come sale della terra. Splendano per un grande spirito di sapienza e con questo illuminino il mondo. Comprendano dall’Altissimo Maestro Gesù Cristo quello che Egli solennemente proclamò, non solo agli Apostoli e ai Discepoli, ma anche a tutti i Sacerdoti e Chierici loro successori: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5, 13). Coloro che fanno parte del clero e danno cattivo esempio per i loro pessimi costumi, per i vizi e i peccati, sono degni di disprezzo e di esser considerati come fango spregevole. Non sono più utili né a sé, né agli altri.Dice infatti San Gregorio: “Se di qualcuno si disprezza la vita, ne segue che non se ne accetta neppure la valida predicazione”, «-specie se essa è artificiosamente declamata, con l’aggiunta di una inopportuna gestualità ‘recitata’, ostentata da una superba voglia di apparire-».Per questo bisogna vivere nella semplicità, nell’umiltà e nell’obbedienza, per professare la Fede con la coerente testimonianza e con la semplicità dei loro pensieri.«I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento» (1 Tm 5, 17). I Sacerdoti degni, infatti, godono di un duplice onore: uno reale e l’altro personale, uno temporale e l’altro spirituale, uno transitorio e l’altro eterno. Abitano sulla terra e sono sottoposti con le creature mortali alla inevitabile limitazione umana, ma in realtà sono concittadini degli Angeli, perché sono accetti al Re, quali saggi Suoi ministri. Perciò, come il sole sorge sul mondo nei Cieli altissimi di Dio, così risplenda la luce del clero davanti agli uomini, perché vedano le sue opere buone e rendano Gloria al Padre che E’ nei Cieli (cfr. Mt 5, 16). «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 14). Come la luce non é fatta per illuminare se stessa, ma diffonde i suoi raggi tutt’intorno e fa risplendere le cose visibili, così la vita santa degli ecclesiastici giusti ed onesti illumina e rasserena coloro che li vedono fedeli al loro ideale di santità. Per questo, chi é innalzato al governo degli altri, deve mostrare in se stesso in che modo gli altri si debbano comportare nella casa del Signore. (Parte 1, Venezia 1580, 2). - Dal trattato «Lo specchio dei chierici» di San Giovanni da Capestrano (Sacerdote) -

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<<Occorre cercare bene ed in pace il discernimento, con un’ora di Adorazione davanti al Santo Tabernacolo tutti i giorni, prima che gli eventi possano travolgere, senza più rimedio, la vita e l’eternità di coloro che ostentano una apparente coerenza con il proprio ministero>>.

Pace nel Signore !

<< E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna >>. (Matteo 10,28).

<<Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli. Così, infatti, hanno perseguitato i Profeti prima di voi.>>. (Matteo 5, 1-12).

<<Se qualcuno vuol venire dietro di Me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà>>. (Marco 8, 34-35).

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Conclusioni sul Rispetto verso il Sacroe verso la Casa di Dio

«Sta scritto: “La Mia casa sarà Casa di Preghiera”. Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri» (Lc 19,45-48).

Dopo tutto ciò che è stato sopra esposto, si tenta di concludere questa carrellata di riflessioni, sui tanti temi scottanti che riguardano tutto il popolo di Dio, con la speranza che nessuno dei Cattolici si possa ritenere esonerato dal considerare le effettive responsabilità di ognuno.

Le attenzioni che occorre avere verso le necessità del clero, quindi verso il mondo ecclesiastico e della Chiesa in genere, non devono escludere, peraltro, i doveri cristiani che occorre avere verso la famiglia, la scuola e l’intera società.

Al di la del rispetto verso i Sacerdoti, verso il Papa, verso la Chiesa, quindi verso tutto ciò che è Sacro, si cercherà di terminare questo compendio, alla prima parte del libro, con alcuni riferimenti, che mirano essenzialmente a “rispettare” tutto ciò che implica il buon senso e l’educazione, non solo religiosa ma anche comportamentale.

Un elemento importante, quello dell’ ‘Educazione’ che, assieme al Rispetto, fa maturare ogni altro comportamento, essenziale per la vita stessa della famiglia religiosa e laica. Da tale elemento, matura l’essenza di ogni base, da cui nasce il bene, il perdono, la pace.

Tutto questo, ancora, non deve essere una forma di competizione con alcuno, tanto meno una maniera per volersi distinguere, bensì un semplice atto di buona volontà, che dovrebbe essere comune a tutti, laici e religiosi, per condurre tutti ad una cosciente funzione educativa.

Per entrare in chiesa, nella Casa di Dio, occorre quindi rispettare alcune regole, che non sono solo personali ed esteriori, in quanto implicano il rispetto anche verso gli altri, nel semplice contesto della buona educazione.

Una particolare attenzione, alquanto trascurata, va profusa verso il modo indecoroso proposto ed accettato nei riguardi della moda.

I veri cristiani non si possono esimere dall’adottare un adeguato modo di vestire, che non deve ledere il buon gusto ed il pudore.

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“Quando si perde il pudore si perde la purezza e senza purezza si inquina la vita dello spirito, portando fango nella vita cristiana.”

Tutto ciò non può essere trascurato in seno alla chiesa, poiché è parte integrante del rispetto verso la sacralità del Luogo Santo. Una realtà, questa, che non può essere ignorata da nessuno!

Anche se non vengono menzionati in un certo ordine, si cerca di elencare di seguito alcuni suggerimenti, tra quelli che riguardano maggiormente i doveri comportamentali del cristiano-cattolico.

Inutile rammentare che la chiesa non è una sala da concerto, da teatro, o per altre manifestazioni, tanto meno un luogo comune, come spesso viene ‘usato’.

Alla luce di tante esperienze, che hanno portato a determinare un grave lassismo, è compito esclusivo dei Parroci evitare concessioni in tal senso, ripristinando quanto perso lungo la via nel tempo.

Ecco alcuni sintetici suggerimenti, utili per tutti coloro che desiderano rispettare e far rispettare la Casa di Dio, in maniera chiara, semplice e pratica.

Non entrare in chiesa con abiti immodesti o indecorosi. Entrare • in chiesa in modo indecoroso è un grave atto di offesa verso la Casa di Dio e verso il prossimo. Per questo i laici hanno il dovere di coadiuvare i Parroci, aiutandoli nel vigilare, all’entrata della chiesa, affinché vengano richiamati, con carità e paziente umiltà, coloro che tentano di imporsi con fredda indifferenza alla buona educazione.Entrando in chiesa, fare il Segno della Croce, dopo aver intinto • la punta delle dita nella Santiera (se manca l’Acqua Santa, informare il Parroco). Fare ciò è un atto di Fede e di figliale devozione a Dio.

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Se si transita innanzi all’Altare, dove è custodita la Santa Eucaristia, • fare, possibilmente, una completa genuflessione.Insegnare ai bambini a trattare con rispetto suppellettili ed • inginocchiatoi. Avere un comportamento rispettoso nella Casa di Dio significa anche non fare chiasso, non ridere, non correre, non parlare;; solo se è necessario, parlare a bassa voce (così come si usava fare un tempo in chiesa, nei conventi e nei monasteri). Nel silenzio, si riesce meglio ad ascoltare e meditare la Parola di Dio. Un gesto di buona educazione e di rispetto anche verso chi sta pregando.Le mamme con bambini piccoli sono dispensate dal presenziare alla • Celebrazione della Santa Messa. E’ preferibile una mamma ed un bambino in meno, che una assemblea disturbata e distratta.Non sottovalutare il Sacramento della Penitenza, bensì fare in modo • che, nelle catechesi dei giovani e degli adulti, si faccia riprendere l’abitudine della “Confessione” periodica. Molti rifuggono questa essenziale esigenza di ritrovare la serenità dello spirito riconciliato con Dio, ricorrendo ad un atto di “autogiustificazione”. Ciò avvalora le tesi e le tendenze del protestantesimo, alimentando l’eresia, derivante dalla moderna confusione teologica. “Un’anima che vive nella tiepidezza non pensa per niente di uscirne, perché crede di essere a posto con il Buon Dio”. - Santo Curato d’Ars - Se si ha la necessità di confessarsi, avvisare con paziente umiltà un • Sacerdote od il Parroco. Se in chiesa esiste ancora un confessionale, chiedere e fare in modo che sia ripristinato, in modo che la Confessione avvenga in esso, emblema della sacralità di questo Sacramento. La riservatezza del confessionale incoraggia il penitente alla confessione, ne aumenta il ‘desiderio’ e consente al penitente stesso di essere più spontaneo nelle sue manifestazioni interiori, proprie di una vera confessione. L’abolizione del confessionale scoraggia tale atto di umiltà, specie quando questo deve avvenire apertamente in pubblico. Avendo spogliato la Confessione della sua sacrale essenza e riservatezza, i fedeli, pur volendo confessarsi, evitano di farlo e si auto giustificano, eludendo, così, anche la curiosità dei presenti che, anche se involontariamente, sono portati ad osservare ciò che avviene tra penitente e confessore.

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L’atto penitenziale deve avvenire con umile atteggiamento di fede ed • inginocchiandosi, sempre nel pieno rispetto della ‘privatice’ e nella necessaria riservatezza, che deve esserci sia da parte del Penitente, che da parte del Confessore.Fare sempre un buon esame di coscienza, affinché la confessione • possa essere intrapresa con convinta sicurezza di pentimento. Evitare una inutile abitudinarietà, anche se si auspica una periodica • ricerca della confessione, per approfondire l’esigenza di una maggiore sensibilità spirituale verso la Santa Eucaristia.Nei casi in cui ci si accosta al Sacramento della Confessione, occorre • scegliere i tempi stabiliti dal Sacerdote, specie quando questi deve anche Celebrare la Santa Messa.Al fine di evitare che il Sacerdote perda tempo a discapito della • Celebrazione Eucaristica, programmare la confessione, rispettando gli orari stabiliti dal Parroco. Come raccomandava Pio XII “l’Immolazione incruenta della Vittima • Divina (il Sacrificio Eucaristico) avviene proprio nel momento della Consacrazione”. Per cui occorre rispettare i tempi del Sacerdote, affinché non venga mai affrettata o compromessa la devozione ed il raccoglimento del Celebrante nei riguardi del Santo Sacrificio. Senza cadere nel puro “liturgismo”, occorre riconoscere che spesso la conduzione della Cerimonia Sacra (il Santo Sacrificio della Croce), non rientra nei giusti tempi di devozione, in quanto essi sono condotti in maniera affrettata. Va ricordato, infatti, che tutti gli atti liturgici e religiosi vanno rispettati, con adeguata attenzione, nel tempo occorrente, nella devozione e nello zelo, non solo in ossequio

<<A chi rimetterete i peccati saranno loro rimessi;a chi li riterrete saranno ritenuti>> (Gv 20, 21-23).

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alle disposizioni del Santo Magistero, ma per Lodare e Glorificare degnamente la Maestà Divina.Durante l’Elevazione è opportuno stare in ginocchio sino al momento • contemplato dalla liturgia, invitando coloro che rimangono seduti almeno ad alzarsi in piedi.Nel gesto di scambio della “Pace”, poiché sull’Altare è stato • Consacrato il pane ed il vino in Corpo e Sangue di Gesù Cristo, poiché la Santa Divinità è Viva e Presente, osservare con rispetto la sacralità del momento, limitandosi a scambiare il segno di Pace solo ed esclusivamente con la persona che sta alla nostra destra od alla nostra sinistra (attualmente, nel rito Ambrosiano, ciò avviene prima dell’Offertorio, per il rispetto sacro verso l’Elevazione e la Presenza di Gesù Eucaristico sull’Altare. Sarebbe auspicabile che tale rito si uniformasse in tutte le Celebrazioni).Importante non adottare canti religiosi di autori non esperti della • Liturgia o di non chiare capacità professionali. Come per i concorsi, i festival ecc. esistono esperti per evitare di ammettere autori non qualificati, così nella Chiesa dovrebbero essere preposti competenti canonici, per selezionare, valutare ed approvare ciò che può essere aderente alla Liturgia stessa, tenendo conto delle caratteristiche e dell’idoneità artistico-musicale dei motivi. I canti non dovrebbero essere scelti tra quelli nuovi o sconosciuti, • per consentire a tutti i fedeli di poter partecipare.Bisognerebbe non cantare durante la distribuzione della Santa • Eucaristia, disturbando il raccoglimento dei comunicandi, poiché, notoriamente, con le parole dei canti si distrae ogni personale raccoglimento dei fedeli, impedendo loro la necessaria concentrazione, che avviene con l’intima Preghiera di ringraziamento durante la Santa Comunione. Tale pausa di silenzio potrebbe essere colmata dalle piacevoli note soffuse di un organo. (Va osservato, in tale contesto, che alcuni celebranti, durante la distribuzione della Santa Eucaristia, cantano assieme all’assemblea, omettendo di presentare al comunicando l’Ostia Sacra con la perifrasi: “Il Corpo di Cristo”, a cui si risponde con l’ “Amen”! (Anche questa è una mancanza che va fatta rilevare a quei sacerdoti che, nel distribuire la Santa Eucaristia, non osservano tale regola).

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Come è stato manifestato in altro paragrafo, sul rispetto verso la • Santa Eucaristia, sarebbe auspicabile ed opportuno che tutti i devoti evitino di prendere la Santa Particola in mano, bensì, dalle mani consacrate del Sacerdote, direttamente in bocca, come usa fare il Santo Padre durante le sue Celebrazioni. L’esempio di tale zelante comportamento è un grande atto di rispetto verso Nostro Signore Gesù, Presente nella Santa Eucaristia, Immolatosi per noi sulla Santa Croce. L’Assunzione dell’Ostia Santa in mano, diviene un atto di debolezza umana, specie quando manca la consapevole umiltà, nel non saper riconoscere, in un simile atto, la superficialità del gesto. Occorre ricordare che l’educazione religiosa, il sacro rispetto verso Gesù Eucaristico dipende dallo zelo e dalla sensibilità di ognuno, ma anche dalla volontà di non volersi uniformare a certe abitudini intraprese. Va ulteriormente sottolineato, come fervorosa devozione e rispetto verso il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo, che prendere la Santa Particola in mano, oltre che un atto di superficialità nei confronti di Gesù, è anche una mancanza di doverosa riconoscenza verso il Sacerdote, l’unico che ha le mani consacrate per il normale svolgimento di tale Sacro Rito. Solo il Sacerdote ha il potere di Consacrare l’Ostia e poter toccare la Santa Eucaristia! Un tale elemento di così grande e sublime importanza verso il Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo, Vivo e Presente nella Santa Particola, viene fatto rispettare da molti Sacerdoti che, seguendo l’esempio del Santo Padre, cercano di abituare i loro parrocchiani intingendo la Particola (il Corpo di Cristo) nel Calice (il Sangue di Cristo). Tale circostanziale comportamento, è un forte rimedio alla indifferente e grave superficialità con cui, in questi ultimi anni, ci si accosta alla Santa Eucaristia. SE DAVVERO IL PRENDERE LA SACRA PARTICOLA IN MANO, TOCCARE CON MANO GESU’ VIVO FOSSE SERVITO A SCONVOLGERE, COSI’ COME DOVREBBE ESSERE, IL CUORE DI OGNI FEDELE, TALE ATTO AVREBBE TRASFORMATO LA CHIESA DEL NOSTRO MILLENNIO… PURTROPPO ED INVECE, TALE CONTATTO DIRETTO, HA RESO PIU’ INDIFFERENTI ED IRRIVERENTI RELIGIOSI, ADULTI E, ANCOR PEGGIO, I GIOVANI!

Quale ulteriore commento serve a tutto ciò? Qualsiasi Prelato, od assistente spirituale, può trarre le opportune conclusioni.

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Per tanti giovanissimi, oltre che per molti adulti, la ‘Comunione’, resa così riduttiva e superficiale, ha compromesso molta parte della naturale sacralità del Pane Vivo Eucaristico; senza parlare dei ragazzi che, talvolta nascondendo anche una caramella od ‘altro’ in bocca, tengono in mano IL CORPO DI GESU’ e Lo assumono nel tragitto di ritorno al loro posto, facendone scherzosamente un motivo quasi di ‘gioco’! Certamente tutto questo può dipendere da una pessima preparazione dei catechisti, ma anche della superficialità di chi non ha saputo prevedere il significato e le conseguenze di tale gesto.

EVITARE, al termine della Santa Messa, specialmente dall’altare, • forme ‘paesane’ di saluto, all’infuori del “Sia Lodato Gesù Cristo”. IL BUON APPETITO, la BUONA DOMENICA e la BUONA SETTIMANA, diventa quasi sempre per i fedeli un invito a rispondere e, conseguentemente, a continuare a chiacchierare, distraendo chi preferisce trattenersi in raccoglimento per una personale preghiera. Tutto concorre a disturbare l’atmosfera sacra della chiesa, ad invogliare i fedeli a parlare, ad uscire chiassosamente dalla Casa di Dio, senza un atto di silenzioso Ringraziamento. Certamente ogni inopportuno atteggiamento non facilita il compito di chi cerca di migliorare il comportamento in chiesa.Terminata la Santa Messa, se possibile, sostare innanzi al Santo • Tabernacolo per un momento di intimo ringraziamento ed evitare, soprattutto, di parlare e salutarsi nell’interno della chiesa.Senza voler entrare nel merito di chi debba scegliere e preparare gli • assistenti alle Celebrazioni Liturgiche, un’importante considerazione va fatta circa la formazione dei “Chirichetti”, i quali, molto spesso, non sono adeguati a tale essenziale servizio, per ben servire la Santa Messa. La formazione dei “Chirichetti” è molto importante e, in molti casi, può essere un preludio alla vocazione sacerdotale. Per questa ragione il Parroco, come faceva un tempo, dovrebbe curare opportunamente e personalmente questo ‘mini-ministero’ dei ragazzi e non, ovviamente, delle fanciulle o delle ragazze, le quali, oltre al fatto che, per Regola canonica della Santa Sede, non sono ammesse a presenziare sull’Altare, non avrebbero nemmeno un futuro vocazionale. La ‘chirichetta’, infatti, di per sé non si addice ad un tale ruolo. Tale sacro compito sull’Altare, infatti, è propriamente

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ed unicamente destinato al ‘diaconato maschile’. Va fatto conoscere, a tale proposito, che in qualche caso vi è stata addirittura l’illusione di poter aspirare al diaconato femminile… Occorre smentire in partenza ogni simile possibilità, precisando che aspirare a ciò è solo una eventualità concessa a chi vuole divenire una ‘sacerdotessa anglicana’, per cui la strada giusta non è certamente quella cattolica! Occorre, quindi, che i Parroci rivedessero le errate concessioni fatte in questi ultimi anni alle bambine ed alle fanciulle, per accontentare tante inesperte mamme, smorzando in partenza inutili e sbagliati entusiasmi!Un ulteriore accortezza, che occorre far presente in chiesa, è • quella assunta da molti fidanzati con il loro comportamento. Non bisogna dare per scontato che tutti conoscano l’educazione, la riservatezza ed il contegno da avere in chiesa. Mano nella mano, abbracci e consensi di ogni genere non si addicono nella Casa di Dio… mostrando tanta indifferenza verso il luogo Sacro!

Il Sacerdote assistito dai Chirichetti, formati dal Parroco.

E’ facile notare come molti innanzi al Santo Tabernacolo passano indifferenti, evitando di genuflettersi, o ignorando addirittura che Gesù è Vivo e Presente sull’Altare! Anche questo è un motivo per rieducare, giovani ed adulti, al rispetto verso la Casa di Dio.Alla scuola del Santo Crocifisso, innanzi al Santo Tabernacolo, nel rispetto del silenzio, nel raccoglimento e nella meditazione, il cristiano impara a vivere con fede e generosità una efficace unione con Gesù. Se l’incontro con Nostro Signore avviene attraverso la riconciliazione con

il Sacramento della Penitenza (la Confessione), l’unione intima con Gesù si perfeziona, di conseguenza, con la Santa Comunione: il Mezzo più efficace per avere sostegno nelle prove di ogni giorno, per raggiungere le vette sublimi che Dio ci Ha concesso con il Dono della Creazione, con il Suo Amore, con la Sua Vita.

Ancora un’attenzione da parte dei fedeli, che non ascoltano più • i richiami dei loro Parroci, è quello di far rispettare le suppellettili della chiesa. Tra i tanti esempi negativi, troviamo al primo

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posto lo stato degli inginocchiatoi, spesso e ormai usaticome poggia piedi, talvolta irreparabilmente danneggiati. E’ stata eloquente l’iniziativa di un Parroco che, per far sì chegli inginocchiatoi venissero utilizzati adeguatamente, haeliminato una fila di banchi, distanziandoli al punto che perpoterli utilizzare ed inginocchiarsi occorre alzarsi dal banco.Infatti, essendo posti ad una opportuna distanza, non è quindipiù possibile poter appoggiare i piedi.Una utile iniziativa, per apprendere le necessità ed i suggerimenti • dei parrocchiani, è quella di porre una cassetta all’entrata della chiesa. In essa i fedeli, oltre alla riservatezza nel deporre le personali offerte, permette di far pervenire al Parroco le loro richieste, i suggerimenti o quelle osservazioni utili alla comunità parrocchiale che, spesso e per varie ragioni, non si riesce a fare di persona. Ciò facilita il compito sia ai fedeli che al Parroco, con enorme risparmio di tempo.Una valida consuetudine del Parroco era quella di visitare • periodicamente le famiglie della parrocchia. Questa opportunità favorirebbe un maggiore sostegno pratico alle famiglie, mentre la Chiesa assolverebbe pienamente al proprio compito pastorale, fornendo direttamente quell’assistenza necessaria a tante anime, bisognose di aiuto morale e spirituale.Infine, entrare in chiesa ed assistere alle funzioni senza cro-• nometrare i tempi, consentirebbe una maggiore partecipazione interiore, traendone certamente un arricchimento spirituale.

RIFLESSIONE - L’assunzione della Santa Particola durante la Santa Messa, è un sublime atto di comunione con Gesù vivo.

Giuridicamente, la Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.), in data 19 Luglio 1989, ha stabilito che il modo consueto di ricevere la Comunione deponendo la Particola sulla lingua rimane “del tutto conveniente”, quantunque i fedeli potranno scegliere tra l’uno e l’altro modo, dopo una adeguata preparazione. Comunque la Chiesa non obbliga, non impone un dovere, non vincola nessuno in tal senso.

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Nell’ultima Cena gli Apostoli erano già Sacerdoti, perché Consacrati da Cristo poco prima con le Parole “Fate questo in Memoria di Me”.

San Tommaso D’Aquino, grande teologo della Chiesa, dice: “Il Corpo di Cristo appartiene ai Sacerdoti… Esso non sia Toccato da nessuno che non sia Consacrato, nessun’altra persona ha il diritto di toccarLo, eccetto in casi di estrema necessità”, poiché “L’Eucaristia non è un cibo umano, ma E’ un Cibo Divino”.

San Cirillo di Gerusalemme (316-386) esorta vivamente: “Nessuna Particella del Pane Consacrato vada perduta, perché molto più Preziosa dell’oro e delle gemme”. Perciò, anche nei Frammenti più piccoli c’E’ Presente Gesù Cristo (valido ed indispensabile, in tal caso, l’uso del ‘Piattino’).

Padre Tomàs Tym, appassionato di Gesù, Verbo Divino, teologo, filosofo, metafisico, che approfondì le lingue antiche (ebraico, greco e latino), il 19 Luglio del 1989, prova un immenso dolore e commenta: “Io non darò mai la Santa Comunione sulla mano. E’ un sacrilegio e porta a moltiplicare i sacrilegi contro Gesù Eucaristico”. Egli offrì la sua vita a Dio, dicendo: “Prendi, o Gesù, la mia vita per la libertà della Chiesa e della mia Patria”. Così fu!

“Chi ha orecchie per intendere intenda” (Lc 14, 35).

Vi sarebbero da fare molte altre considerazioni sugli attuali atteggiamenti comportamentali, per confrontarli con quel ‘galateo religioso’, che ormai ha fatto storia negli annali di tanti premurosi Parroci, rimasti fedeli alla loro vera missione pastorale e che hanno saputo dirigere il loro ‘gregge’ con pazienza, con amore e con costanza… ma si ferma qui ogni altro commento sull’attuale educazione morale e religiosa, anche nell’ambito ecclesiale.

Pertanto si auspica una ragionevole attenzione da parte di tutti, affinché, con un responsabile e graduale cambiamento, si possa ‘riproporre’ e ‘ricostruire’ quanto è stato fin ora ‘distrutto’!

Avendo perso non solo l’autorità, ma anche l’autorevolezza, oggi buona parte del clero non si interessa più alla formazione educativa in seno alla chiesa, per cui non si può sperare di migliorare il ‘clima’ della famiglia, tanto meno quello della società, se non si interviene prima nell’ambito ecclesiale.

Alla luce delle riflessioni sopra espresse, che non derivano

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certamente da antiquati comportamenti, è ragionevole pensare che, con il buon senso ed il paterno insegnamento di qualche ‘anziano parroco’, unito alla generosa consapevolezza di qualche laico e di qualche Sacerdote, si possa riaccendere il Faro della Speranza, per ridare vita ad una nuova Luce, per Glorificare Dio Padre, l’Onnipotente Creatore.

PREGHIERA DI SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY<<Vi Amo, Signore e, la sola Grazia che Vi chiedo, è di amarVi eternamente. Mio Dio, se la mia lingua non può ripetere, ad ogni istante, che Vi amo, voglio che il mio cuore Ve lo ripeta tutte le volte che respiro>>.

San Giovanni Maria Vianney, zelante educatore, confessore e Santo Catechista.Papa Benedetto XVI,

ripropone come modello, ai Sacerdoti del terzo millennio, la Vocazione Sacerdotale di San Giovanni Maria Vianney.

La Cappella dove sono poste le Spoglie del Santo Curato d’Ars.

San Giovanni Maria Vianney, un modello di Vocazione Sacerdotale, fondata sull’importanza del Confessionale, del Santissimo Tabernacolo e della Catechesi dal Pulpito.

Don Saverio Martucci,durante una sua Catechesi.

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<<In ogni periodo, non sono mancati alcuni dotati di spirito profetico, non in verità per proporre una nuova dottrina, ma per dirigere l’attività umana.>> (Somma Teologica, II II, q. 174, a. 6, ad 3.).<<Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie;; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.>> (1 Ts 5, 19-­21).

“ E cantavano un nuovo cantico dicendo: … Tu sei stato immolato e Hai comprato a Dio, con il Tuo Sangue, gente di ogni tribù, di ogni lingua, di ogni popolo e nazione ” (Apocalisse 5:9). Il Santo Padre, il Sommo Pontefice, Papa Benedetto XVI, cerca sempre più di esprimere, con umile prudenza, ma con altrettanta eloquente chiarezza, la necessità di approfondire l’Etica della Verità, della Carità e della Giustizia, nello Spirito di Sapienza. Ma questo è un altro argomento, di altrettanta importanza, che certamente va affrontato in maniera più approfondita.

In questa circostanza, il nostro impegno è semplicemente quello di rispondere agli Inviti della Santa Madre di Dio, per affermare il rispetto verso il Magistero della Santa Madre Chiesa, testimone e custode delle Virtù teologali, promotrice e conservatrice della tradizionale Fede, ricevuta dallo Spirito di Verità.

In questo contesto, per il bene di tutto il Popolo di Dio e del Mondo intero, ricorriamo all’Intercessione della Santa Madre Celeste, rispondendo con figliale abbandono ed in totale fiducia alla Chiamata della Regina della Chiesa, così come Lei si è espressa in molte Apparizioni.

Mettersi al servizio della Beata Vergine Maria è un grande merito, che ci permette di ricevere la Grazia Santificante della Viva Fede, un Dono incommensurabile, di cui dobbiamo esserne fedeli testimoni, tenendoLa accesa nel cuore come lampade viventi, per donarLa a chi attende, da noi cristiani, un sincero e costante esempio di amore, di carità e di pace.

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Un invito ed un compito importante, questo, che deve coinvolgere attentamente e consapevolmente tutti i veri cattolici.

“ SARAI PESCATORE DI UOMINI ”

LA SANTISSIMA VERGINE MARIA, L’IMMACOLATA CONCEZIONE.(Scultura del Beato Fra Claudio

Granzotto)

Novelli Sacerdoti, Devoti della Vergine Maria,l’Immacolata Concezione.

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Considerazioni finali

COSI’ DISSE IL SIGNORE“Ascolta Israele”…

“Ascolta Israele”… quale migliore monito per tutti, laici e religiosi! Senza l’ “ascolto” ogni altro suggerimento rimane vano. Per saper ascoltare occorre il silenzio, l’umiltà e la pace dell’animo, la purezza degli intenti, la purezza del cuore, la quiete dei sensi, il distacco dalle attrattive del mondo, l’allontanamento dal chiasso. Se nel mondo, ma anche in famiglia, c’è chiasso, diventa impossibile ascoltare. Occorre ricercare il silenzio, raccomandarlo anche ai nostri fratelli, agli altri, farlo amare con il nostro esempio, nella chiesa, nella Casa di Dio, nei conventi, nei seminari, nelle scuole, nei luoghi dove si vive l’atmosfera sacra. Solo così si può ricomporre la mente ed il cuore, per poter ascoltare la Voce dolce e soave di Nostro Signore, per saper accogliere il Suo Spirito vivificante, rigenerante, per sentire vivo l’Amore del Nostro Dio, per saperLo donare con docilità e con umile mitezza anche ai nostri fratelli.

<<Occorre opporre al modernismo le verità perfette ed assolute che hanno la loro origine in Dio, dal Quale discendono necessariamente i diritti ed i doveri degli individui, della famiglia e dello Stato e senza le quali non può sussistere la dignità e la prosperità della società civile>>

( Papa Pio XII ).

Preghiamo la Santa Vergine Maria, la Madre di tutti, affinché Dio Padre Abbia Misericordia degli uomini indifferenti, degli annientatori della Fede, di tutti coloro che cercano di distogliere il Popolo di Dio, che viene confuso dalle teorie dei moderni teologi, che modificano le Sacre Liturgie con comportamenti o inadeguati personalismi, di coloro che turbano il cuore dei giovani, con le false ideologie che annientano il bene dell’uomo, che distorcono la realtà.

Preghiamo per tutti i fratelli in Cristo, Nostro Re e Redentore.Amen

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*****O Signore Nostro Dio, Che hai fatto della Beata Vergine Maria il

modello di chi accoglie la Tua Parola e la mette in pratica, Apri il nostro cuore alle beatitudini dell’ascolto e, con la Forza del Tuo Spirito, Fa’ che anche noi diveniamo luogo santo in cui la Tua Parola di Salvezza oggi si compie.

Per Cristo Nostro Signore. Amen.

*****

Il Cristo Redentore.La Passione di Cristo.

“Beati coloro che avranno creduto senza aver visto”.

La purificazione dopo la morte.

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Il combattimento spiritualee la serenità interiore.

La ricchezza interiore è un elemento del fascino spirituale, che si raggiunge con la perseveranza nella Fede e con l’alimento della costante Preghiera. In tale stato di grazia ci si avvicina sempre più a Dio, superando ogni difficoltà.

<< Chi viene a Me e ascolta le Mie Parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia.

Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a

smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette

in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò;; e la rovina di

quella casa fu grande >> ( Lc 6, 43-49).

La “mistica” e l’ “ascetismo” sono importanti traguardi della vita cristiana, che possono far sperimentare la ‘Carezza di Gesù e di Maria’… “Dal profondo a Te grido, o Signore”.

Ma prima di raggiungere tali stadi, occorre conoscere, ravvivare e sperimentare la forza della Fede, rinunciando a qualsiasi soddisfacimento personale, per affrontare con coraggio e sublime accettazione, nel segno della Croce, ogni prova ed ogni dolore.

Occorre, prima di ogni cammino spirituale, rafforzare la mente dalla distrazione con l’intelligente perseveranza e l’umile fiducia, per non farsi vincere dallo sconforto, sapendo che, come ha detto San Matteo (28,20), “Cristo Gesù è sempre vivo tra noi”.

L’accettazione del sacrificio, con l’umile donazione di se stessi per i soli Fini Divini, è una delle importanti difficoltà da superare, per raggiungere le mète divine.

Le ‘insidie diaboliche’, che si manifestano in tale stato di Grazia, sono tante e, spesso, sono accompagnate da un forte combattimento spirituale.

Per chi, poi, è uscito da una crisi religiosa o da una situazione di peccato, il ‘principe delle tenebre’ -il demonio- non vuole abbandonare la sua ‘preda’ e, per paura che gli scappi definitivamente, cerca ogni mezzo

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per paralizzare la serenità raggiunta, facendo perdere la volontà acquisita. In tal modo spera di riprendere la sua vittima, conducendola nelle tenebre del dubbio ed abbattendo, così, le forze interiori.

In tale stato bisogna invocare lo Spirito Santo e seguire con serenità l’aiuto dell’Angelo Custode, abbandonandosi con fiducia, parlandoGli, cercando di allontanare ogni pensiero negativo, ogni apparente ed innocua tentazione, ogni tristezza.

Essere fiduciosi nella Promessa di Gesù, nella Sua Viva Presenza, deve sempre e comunque essere motivo di consolazione, per riprendere la serenità perduta.

Invocare Maria, con qualche giaculatoria, serve per rientrare nella pace e nel sereno equilibrio interiore. La Madre Celeste aiuta sempre chi La invoca con fiducia, con costanza e dedizione.

Per ottenere tutto questo, bisogna essere sempre vicini al Signore Nostro Gesù, non solo con l’essere assidui alla Santa Eucaristia, ma anche con la donazione delle proprie sofferenze.

Osservare e contemplare la sofferenza di Gesù innanzi alla Croce, aiuta a partecipare alla Passione di Cristo, per immedesimarsi nel Mistero Divino della Sua Missione sulla Terra.

Partecipare alla Sua Immolazione sulla Croce è uno dei più significativi gesti di totale donazione a Gesù. Queste sono le migliori fondamenta spirituali su cui deve poggiare la viva Fede, la roccia viva che non cede alla burrasca delle tempeste, ma che ci sublima nella Preghiera e nell’Ascolto di Dio.

E’ bene ricordare che la ‘tristezza’, il timore e lo scoraggiamento provengono sempre dall’influenza del ‘nemico maligno’, in quanto esse penalizzano le forze interiori raggiunte.

In tali circostanze bisogna sapersi accettare, perdonando ogni forma di autocritica, allontanando ogni pensiero negativo.

Quando persiste il turbamento e non si riesce a superarlo, perché distratti o presi dalla debolezza nella volontà, è utile accostarsi più frequentemente al Sacramento della Confessione, affinché non si venga travolti dall’abbattimento provocato dalla tentazione, che fa ripiegare nel cerchio diabolico del dubbio, per essere nuovamente coinvolti nel vortice della tristezza che conduce ad una inutile e negativa sofferenza.

Una importante riflessione, per mantenere l’equilibrio interiore, è

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il ricordo di Gesù, Che, sulla Santa Croce, Ha vinto la debolezza della tentazione;; fermarsi innanzi al Crocifisso, meditando e contemplando la Sua Croce, ogni nostra sofferenza si perde nel nulla, poiché la nostra viene vinta dalla Sua sofferenza, donata per il Suo grande Amore per noi.

Gesù Cristo, il Re dei Re......il Divino Redentore e Salvatore.

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Dice Gesù: ”Ascoltate ed intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo”. Quindi il dubbio, la tristezza ed il male nascono e crescono dalla nostra debolezza, dal cedimento della volontà. Occorre, quindi, rafforzare la mente ed il cuore al colloquio intimo con Gesù, vivendo ogni attimo con la sicura fiducia in Lui e con la Preghiera. “L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del cuore;; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla

dalla pienezza del cuore. Perché mi chiamate Signore, Signore, e poi

non fate ciò che dico?” (Lc 6, 43-49). La prova, anche la più dura ed imprevista, è sempre la mèta da

superare con la più completa reazione delle nostre forze. Rinunziare ad ogni illusoria attrazione, constatando la fugacità delle cose di questo mondo, aiuta a riconoscere che l’illusione di ogni altro bene è solo una conquista di un successo momentaneo. L’inutile arrivismo, l’attaccamento ai beni terreni non servono più per l’anima che ha raggiunto la serenità ed il benessere interiore, poiché essa non desidera altro se non l’intima pace, quella dello spirito, che proviene sempre dalla serena e dalla cosciente perseveranza nel proprio cammino di Fede e di Fiducia nell’Eterno e Misericordioso Amore di Dio.

Affidarsi al Cuore Immacolato della Santa Madre Celeste: questo è il vero segreto per trovare la serenità e la letizia del cuore. In Lei e con Lei, ogni devoto, sa trovare, in piena consapevolezza, l’aiuto nella battaglia contro il male, la forza e la sicurezza della vittoria.

Così assicura la Vergine Maria:“ Non temete la Croce, poiché è la Croce di Gesù. Attraverso la

Santa Croce la Vittoria”.

“ Non temete! Nulla potrà contro di voi il mio ‘avversario’, se

vivrete nell’Amore perfetto e nella Mia Luce”. Amore è anche fedeltà,

umiltà, carità, prudenza e perdono.

<<Se l’uomo umilmente sta presso il Padre e Gli chiede di non permettere

che Satana, il mondo e la carne trionfino su di lui, la tentazione non prenderà il sopravvento. Le corone dei beati sono ornate delle gemme

delle tentazioni vinte. Umili, e perciò forti, gridate al Padre Mio e

vostro: “Liberaci dal male”, e vincerete il male.

E santificherete veramente il Nome di Dio con le vostre azioni, come Ho detto in principio, perché ogni uomo vedendovi dirà: “Dio E’,

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perché essi da dèi vivono, tanto perfetta è la loro condotta”, e a Dio verranno, moltiplicando i cittadini del Regno di Dio >>.

RIFLESSIONE -­ L’importanza del Sacramento della Riconciliazione.Quante volte andiamo a “confessarci” ? Come meditiamo nella nostra coscienza prima di farlo? Cerchiamo di sminuire le nostre colpe “giustificandole” davanti al confessore? Le addiciamo ad altri, così che non confessiamo più noi stessi ma un’altra persona? Quanto più ci confesseremo con umiltà e sincerità, senza ‘addolcire’ la colpa, tanto più permetteremo alla Grazia di Dio di invaderci e nutrirci nella pienezza della Sua Misericordia.

Il Santo Confessore d’Ars. Il Santo Confessore G. Cafasso.

Il Santo Confessore San L. Mandic’. Il Santo Confessore Padre Pio.

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La Parabola del seme

La “Parabola del Seme” (Vangelo secondo Luca 9, 30-­37), ci fa riflettere ed agire in conformità ai contenuti proposti da queste poche pagine.

Il seme che muore, come dice Gesù, produce e vivifica. Una chiave di lettura per rispondere alla Chiamata del Signore. Una Parabola di Vita, per far germogliare ed accogliere i Frutti

della Sua Parola, per comprendere che Gesù si dona con Amore anche a chi Lo rifiuta, superando le aspettative di ogni immaginazione umana, nel Mistero della Rivelazione, della Passione e della Redenzione.

Lode e Gloria al Signore, Nostro Dio. Amen.

INVITO MARIANO

Come Ha suggerito la Madonna, nelle Sue Apparizioni, occorre impegnarsi nella Preghiera, offerta con fiducia, con costanza, con fervore, dando esempio di santità, donando l’azione concreta, profusa con il cuore, non con le labbra, affinché cessi ogni profanazione verso tutto ciò che riguarda il Sacro, perché ogni desolazione si tramuti in serena gioia interiore ed in letizia.

Con tale impegno, si può affrontare un cammino di crescita spirituale, maturando la nostra vita interiore, con ogni azione quotidiana di comportamento, di offerta e di dedizione. In tal modo, possiamo renderci disponibili alla Sua chiamata, per attuare i Suoi Progetti di Salvezza.

Solo così si può essere pronti a Consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria, la Santa Madre Celeste, Regina della Chiesa, Regina delle Vocazioni, Regina di Tutti i Popoli.

Madre del Buon Consiglio, prega per me.Madre dei Veri Cristiani, prega per me.Madre delle Vocazioni, prega per me.

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III PARTE

LE PREGHIERE DELMOVIMENTO LAICO DI PREGHIERA

BEATO BARTOLO LONGO

CUORE IMMACOLATO DI MARIAPrega per noi.

SANTISSIMA MADRE CELESTEPrega per noi.

NOSTRA SIGNORA DEL SANTO ROSARIO DI POMPEI,Prega per noi, che ricorriamo a Voi.

Il Santo Padre, Papa Benedetto XVI,prega innanzi al quadro

della Madonna di Pompei.

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PREGHIERA DI

LODE A DIO PADRE *

Gloria a Te, Padre Santissimo, Onnipotente ed Eterno,

Creatore dei Cieli e della Terra; Creatore di tutte le cose

visibili ed invisibili. Gloria al Tuo Figlio Gesù Cristo,

Portatore della Salvezzae Redentore del Mondo,

Che è morto sulla Croce per noi. Gloria allo Spirito Santo,

Che proviene da Teed E’ in unione con Te.

Gloria al Tuo Santo Regno,di Perfezione e di Giustizia,

di Verità, di Bontà e di Amore,ora e sempre, nei secoli dei secoli.

Così sia. Ora e sempre, nei secoli dei secoli.

Così sia. Ora e sempre, nei secoli dei secoli.

Così sia.

* Chi si rivolge devotamente a DIO PADRE con questa Preghiera, anche una sola volta al giorno, Gesù ha promesso:

“Io non lo lascio andare alla perdizione e non lo abbandono “.

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PREGHIERADI

INVOCAZIONE A DIO PADRE

O Mio Dio, io credo, io spero, io Vi Amo e Vi Adoro.Vi domando perdono per tutti quelli non credono, non sperano, non Vi Amano, non Vi Adorano.

O Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io Vi Adoro profondamente, Vi offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, Presente in tutti i Tabernacoli del Mondo, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e della indifferenza con cui Egli viene offeso.

O Potenza della Santissima Trinità, per i Meriti Infiniti del Sacratissimo Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, Vi domando la conversione di tutti i poveri peccatori. Amen.

(Pater, Ave e Gloria).

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PREGHIERA PER LA CANONIZZAZIONEDEL BEATO BARTOLO LONGO

Dio, Padre di Misericordia,noi Vi lodiamo per aver donato alla storia degli uomini

il Beato Bartolo Longo, ardente apostolo del Santo Rosarioe luminoso esempio di laico impegnato

nella testimonianza evangelica della Fede e della Carità.Noi Vi ringraziamo per il Suo straordinario cammino spirituale,

le Sue intuizioni profetiche,il Suo instancabile prodigarsi per gli ultimi e gli emarginati,la dedizione con cui servì figlialmente la Vostra Chiesa

e costruì la nuova città dell’Amore a Pompei.Noi Vi preghiamo, Fate che il Beato Bartolo Longo

sia presto annoverato tra i Santi della Chiesa Universale,perché tutti possano seguirLo come modello di vita

e godere della sua intercessione. ( Tre Gloria Patri )

O Signore,Vi preghiamo umilmente di volerci concedere per la Sua intercessione

la grazia che ardentemente desideriamo …( “ Pater, Ave e Gloria ” )

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ATTO DI RIPARAZIONE ALCUORE SACRATISSIMO Dl GESÙ

O Sacratissimo Cuore di Gesù, prostrati dinanzi al Vostro Santo Altare, noi intendiamo riparare, con particolari attestazioni di onore, una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali, da ogni parte, viene ferito dagli uomini il Vostro Amatissimo Cuore.

O Dolcissimo Gesù, il Vostro immenso Amore per gli uomini viene purtroppo, con tanta ingratitudine, ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo.

Memori però che pure noi altre volte ci macchiammo di tanta ingratitudine, ne sentiamo vivissimo dolore e imploriamo la Vostra Misericordia.

Desideriamo riparare con volontaria espiazione non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salvezza, ricusano di seguire Voi come Vero Pastore e Guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo.

O Misericordioso Cuore di Gesù, noi accettiamo il soavissimo giogo della Vostra Legge e, mentre intendiamo espiare il cumulo di tanti deplorevoli delitti, ci proponiamo di poterli riparare tutti. In particolare modo, desideriamo espiare per le insidie tese alle anime innocenti dalla corruzione dei costumi; le brutture della vita, che riguardano anche l’immodestia dell’abbigliamento; la profanazione dei giorni festivi; le ingiurie scagliate contro di Voi ed i Vostri Santi; gli insulti rivolti al Vostro Vicario in terra ed all’ordine sacerdotale; le negligenze e gli orribili sacrilegi con i quali è profanato lo stesso Sacramento dell’Amore Divino, nel Santissimo Sacramento dell’Altare.

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In fine le colpe pubbliche delle Nazioni che osteggiano i diritti ed il Magistero della Santa Madre Chiesa da Voi fondata.

In riparazione dell’Onore Divino vilipendiato e profanato, Vi presentiamo il Santo Sacrificio che Voi stesso Offriste un giorno sulla Croce al Padre e Che ogni giorno Si rinnova sui Santi Altari: Ve Lo offriamo accompagnato con le espiazioni della Santa Vergine Maria, Vostra Madre, di tutti i Santi e delle anime pie.

Promettiamo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto potremo e con l’aiuto della Vostra Grazia, i peccati commessi da noi e da tanti nostri fratelli e, per l’indifferenza verso sì Grande Amore, testimonieremo la nostra volontà di riparazione con la fermezza della Fede, la santità della vita, l’osservanza perfetta della Legge Evangelica e, specialmente, della Carità e della Giustizia.

Inoltre lotteremo per impedire, con tutte le nostre forze, le ingiurie e le profanazioni contro di Voi, coinvolgendo nella buona battaglia quanti più potremo, affinché tutti uniti potremo seguire e imitare la Vostra Vita di Amore.

O Misericordioso Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria, Nostra Benigna Corredentrice, Vi preghiamo di accogliere questo volontario impegno di riparazione.

O Buon Gesù, con il dono della perseveranza, Conservaci nella fedele obbedienza, vivendo nel Vostro servizio fino alla morte, affinché anche noi possiamo un giorno raggiungere il Gaudio della Patria Eterna, dove con il Padre e con lo Spirito Santo Vivi e Regni, Dio e Signore, per tutti i Secoli dei Secoli. Amen.

“ QUANTO FACCIO, DICO E PENSO,SIA TUTTO PER TE, O SIGNORE,

MIO AMORE IMMENSO “.

“ O SACRO CUORE DI GESU’,FAMMI SENTIRE IL TUO AMORE

PER POTERTI AMARE SEMPRE DI PIU’ “.

(Da “Preghiere e Meditazioni”, di Suor Agnese dalle cinque piaghe)

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INVOCAZIONI A DIO PADRE PER OTTENERE SANTI SACERDOTI

O Signore, affinché si Estenda su tutta la Terra il Regno di Dio, Donaci Santi Sacerdoti.

O Signore, affinché venga Annunziata la Verità del Santo Vangelo e Venga Fatta Conoscere la Grandezza della Tua Misericordia, Donaci Santi Sacerdoti.

O Signore, affinché Sia Diffusa la Tua Luce e Giungano i Donidello Spirito Santo nel Mondo,

Donaci Santi Sacerdoti.O Signore, affinché Sia Sostenuta la nostra Fede e VengaAlimentata la nostra Speranza,

Donaci Santi Sacerdoti.O Signore, affinché Cresca la Carità e Siano Confortati i fratellipoveri, gli ammalati ed i sofferenti nel corpo e nello spirito,

Donaci Santi Sacerdoti.O Signore, affinché Sia Testimoniata la Potenza del Tuo Amore,con l’Efficacia del Tuo Perdono,

Donaci Santi Sacerdoti.O Signore, affinché Sia Proclamata la Tua Parola e PossaEssereConsacrata la Santa Eucaristia,

Donaci Santi Sacerdoti.O Signore, affinché Possa Essere Santificata la Tua Chiesa,Dispensando i Doni dei Sacramenti,

Donaci Santi Sacerdoti.O Signore, affinché Possiamo Essere degnamente Preparati perConsacrarci al Cuore Immacolato di Maria, Madre di Dio e NostraMadre Celeste,

Donaci Santi Sacerdoti.

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Preghiamo

O Signore Gesù, per la Gloria e la Lode Perenne del Tuo Santo Nome, noi Ti Preghiamo, Manda numerosi e Santi Sacerdoti. Concedi loro fedeltà e perseveranza nella vocazione, affinché, uniti

intimamente a Te, Sommo Sacerdote, Diventino autentici Apostoli del Santo Vangelo. Tu Che Sei Dio e Vivi e Regni, in Unità con lo Spirito Santo, per Tutti i Secoli dei Secoli. Amen

Novelli Sacerdoti in preghiera.

Cuore Immacolato della Santissima Vergine Maria,

Prega per noi

che ricorriamo a Voi.

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Quando Pregareil

Padre Nostro

L’anima sincera verso Dio…Non dice PADRE se non si comporta da figlio.Non dice NOSTRO se rimane isolato nel suo egoismo.Non dice CHE SEI NEI CIELI se rimane legato alle cose futili e terrene.Non dice SIA SANTIFICATO IL TUO NOME se non desidera onorarLo.Non dice VENGA IL TUO REGNO se insegue le lusinghe del mondo.Non dice SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ se si ribella alla sofferenza della croce.Non dice COME IN CIELO COSI’ IN TERRA se non sa GlorificareDio, mettendo in pratica le Verità del Vangelo.Non dice DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO se non sariconoscere la Provvidenza ed esprimere solidarietà verso il prossimobisognoso, desiderare il “Pane di Vita Eterna”.Non dice E RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI se cerca solo di di-­menticare, anziché di perdonare, condizionando il perdono di Dio.Non dice COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI senon cerca con umiltà di andare incontro al prossimo.Non dice E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE se, consapevole della propria debolezza, si lascia sedurre dalle facili occasioni del‘tentatore’.Non dice MA LIBERACI DAL MALE se non sa chiedere con umiltàal Padre la Grazia della Fede, la Speranza della Salvezza, la Per-severanza nel Bene.Non sa dire AMEN se non sa sigillare con fervore la fiducia ripostanella Preghiera.

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Preghiera alla Vergine Santa di Loreto

Vergine Santa, Madre nostra tenerissima, con il cuore pieno di fiducia*

Vi rivolgiamo la nostra preghiera. Voi che viveste con Gesù e con Giuseppe*

nella Santa Casa, in umiltà, povertà ed obbedienza, otteneteci la grazia di santificarci*

presso la nostra casa,in mezzo alle quotidiane occupazioni,

operando sempre sotto lo Sguardo di Dio* e per Suo Amore.

Fate che la nostra vita sia gioioso servizio* a Dio ed ai fratelli,

impegno cristiano nel bene,risposta fedele*

alle ispirazioni dello Spirito Santo. Amen

( Salve Regina…)

( * = stacco di lettura ) (MONS. ANGELO COMASTRI)

La Santa Casa di Loreto.

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Preghiera alla Vergine Santa di Lourdes

O Vergine Santa,nei Vostri giorni gloriosi,

non dimenticate i dolori di questa terra.Date uno sguardo di bontà a quelli che soffrono,

che lottano contro le difficoltà di ogni giornoe che non cessano di temprare il loro cuore

nelle amarezze della vita.Abbiate pietà di coloro che si sono amati

e che sono stati separati.Abbiate pietà di quanti sperimentano

la tristezza della solitudine.Abbiate pietà di quanti sono oggetto

della nostra attenzione.Abbiate pietà di quelli che piangono,

di quelli pregano, di quelli che Vi invocano.

Abbiate pietà di quelli che hanno timore di Dio.Donate a tutti la Speranza, la Fiducia e la Pace.

Amen

( Ave Maria, …)

La Madonna di Lourds,l’Immacolata Concezione.

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Il Credo del DoloreCredo, o Mio Dio, che beati sono quelli che piangono,

perché saranno consolati.Credo che soffrendo con rassegnazione

compio in me la Passione di Cristo.

Credo che in questo mondo ogni creatura geme e si addolora,aspettando il giorno della manifestazione del Figlio di Dio.

Credo che non abbiamo stabile dimora quaggiù, ma che ne cerchiamo un’altra in avvenire.

Credo che tutto cooperi al bene di coloro che amano Dio.Credo che essi se seminano nelle lacrime mieteranno nel gaudio.

Credo che beati sono quelli che muoiono nel Signore.Credo che le nostre tribolazioni formino in noi

un cumulo eterno di gloria,se amiamo non ciò che si vede ma ciò che non si vede,

perché le cose che vediamo sono passeggere, mentre quelle che non vediamo sono eterne.

Credo sia necessario che il nostro corpo corruttibilerivesta l’incorruttibilità,

che il nostro corpo mortale rivesta l’immortalità e che la morte sia assorbita dalla Vittoria Eterna.

Credo che Dio asciugherà le lacrime dagli occhi dei giusti,per i quali non sarà più né morte, né lutto, né gemito, né dolore,

poiché ogni cosa del presente mondo cesserà.Credo che vedremo il Volto di Dio nel Suo Glorioso Regno,

dove Egli ha preparato, per coloro che Lo hanno amato, Beni che l’occhio umano mai vide,

né orecchio udì, né mente di uomo può immaginare.Gloria a Dio, Padre Onnipotente, Nostro Creatore.

Amen _______________

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San Michele Arcangelo.

Invocazione agli ArcangeliArcangelo San Michael, Potenza di Dio, prega per noi.

Arcangelo San Raphael, Medicina di Dio, prega per noi.Arcangelo San Gabriel, Messaggero di Dio, prega per noi.

Arcangelo San Turiel, Fuoco di Dio, prega per noi.Arcangelo San Gaudiel, Lode di Dio, prega per noi.

Arcangelo San Sealtiel, Preghiera di Dio, prega per noi.Arcangelo San Barachiel, Benedizione di Dio, prega per noi.

Salutazione a San Michele Arcangelo(di Bartolo Longo)

Dio Ti Salvi, o Santo Arcangelo Michele, Principe Gloriosissimo delle Milizie Celesti;; il Signore E’ con Te;; Tu Sei Benedetto fra tutti gli Angelici Cori;; e Benedetta Sia sempre la Santissima Trinità, Che di tanti Doni, Grazie, Favori e Privilegi fosTi più volte arricchito. San Michele Arcangelo, Protettore della Chiesa Universale e del Santuario di Pompei, Prega per noi e Soccorrici nelle nostre necessità. Liberaci dal ‘dragone infernale’ e da tutti i nostri nemici visibili di invisibili, adesso e al punto estremo di nostra morte, dopo la quale speriamo, mercè il Tuo Potente Patrocinio, di essere presto liberati dalle pene del Purgatorio e di venire da Te stesso introdotti alla Beata Presenza di Dio nel Paradiso. Così speriamo e così sia.

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Preghieraper conoscere la

propria Vocazione

O MIO DIO, Tu Che Sei il Dio della Sapienza e del Consiglio, Tu Che leggi nel mio cuore la retta volontà di piacere a Te Solo, per regolarmi nella scelta del mio stato ed essere conforme ai Tuoi Santi Desideri, concedimi, per intercessione della Beata Vergine, Madre mia e dei miei Santi Protettori, la Grazia di conoscere quale stato io debba intraprendere e, conosciutolo, abbracciarlo sino in fondo, affinché io possa cercare ed accrescere in esso la Tua Gloria, operare per la mia salute spirituale e per il prossimo, in modo da meritarmi quel Premio Celeste che Tu, o Mio Dio, Hai Promesso agli esecutori del Tuo Divino Volere. Amen

La Santa Vergine Maria,Regina di tutti i Popoli.

L’Istituzione del Santo Sacerdozio.

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MASSIME PER AMARE GESÙ, MARIA E GIUSEPPERicavate dagli Scritti di San Alfonso Maria de’ Liguori

1. Anelare sempre di crescere nell’amore verso Gesù, Maria e

Giuseppe.

2. Fare spesso atti d’amore a Gesù, Maria e Giuseppe, cominciando

dallo svegliarsi.

3. Addormentarsi con un atto d’Amore, cercando sempre di unire

la propria volontà a quella della Sacra Famiglia.

4. Ogni mattina prendere dalle Mani di Gesù, Maria e Giuseppe la

propria croce.

5. Accettare e offrire le proprie amarezze a Gesù, Maria e Giuseppe.

6. Fare tutto ciò che può piacere a Gesù, Maria e Giuseppe.

7. Visitare spesso il SS. Sacramento, meditando la Passione di Gesù

e i dolori di Maria e Giuseppe.

8. Compiacersi dell’Amore di Dio, ringraziandoLo sempre con

Lode e Gloria.

9. Amare le cose semplici ed Onorare Maria e Giuseppe per

Glorificare Gesù Cristo.

10. Cacciare dal cuore ogni affetto che non sia per Gesù, Maria e Giuseppe.

11. Soffrire con rassegnazione le croci dicendo: “così piace a Gesù,

Maria e Giuseppe”.

12. Negarsi le proprie soddisfazioni per amore di Gesù, Maria e Giuseppe.

13. Essere uniti a Loro, il più possibile, con la Preghiera.

14. Accettare tutte le mortificazioni che ci abituano all’umiltà e

all’obbedienza.

15. Desiderare e procurare che tutti amino Gesù, Maria e Giuseppe.

16. Desiderare di morire piuttosto che fare un peccato veniale deliberato.

17. Comunicarsi spesso e più volte al giorno spiritualmente.

18. Chiedere sempre a Gesù, Maria e Giuseppe il loro Amore.

19. Saper rinunciare alle cose terrene, per desiderare il Paradiso e

poter amare in Eterno Gesù, Maria e Giuseppe.

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202

20. Parlare spesso agli altri dell’Amore di Gesù, Maria e Giuseppe.

21. Accettare le cose che ci sono contrarie per amore di Gesù, Maria

e Giuseppe.

22. Pregare sempre per i peccatori e per le anime del Purgatorio.

23. Ricorrere spesso a Maria Santissima, affinché ci ottenga

l’Amore a Gesù Cristo.

24. Soffrire con rassegnazione le croci dicendo: “così piace a Gesù,

Maria e Giuseppe”.

25. Negarsi le proprie soddisfazioni per amore di Gesù, Maria e Giuseppe.

26. Essere uniti a Loro, il più possibile, con la Preghiera.

27. Eseguire tutte le nostre azioni come se fosse l’ul¬tima volta.

28. Perseverare nelle buone opere e nella Preghiera in tempo di

aridità spirituale.

29. Non fare, né lasciare fare niente di negativo per rispetto umano.

30. Non lamentarsi di se stessi, anche nelle infermità.

31. Amare la solitudine per trattenerci da solo a solo con Gesù,

Maria e Giuseppe.

32. Scacciare la malinconia e non farsi coinvolgere dalla tristezza.

33. Nelle tentazioni ricorrere a Gesù Crocifisso e a Maria

Addolorata.

34. Confidare nel conforto di Gesù Cristo contemplando la Sua Passione.

35. Dopo l’errore non confidare, se prima non ci si è pentiti nel

cuore e confessati.

36. Far bene a chi ci fa male e pregare per loro.

37. Parlare bene di tutti e scusare l’intenzione, se non possiamo l’azione.

38. Soccorrere il prossimo quanto più è possibile.

39. Non fare, né dire cose che disgustano il Signore e la Santa

Vergine Maria;; quando si manca, chiedere umilmente perdono.

40. Parlare sempre con mansuetudine e con voce bassa.

41. Offrire alla Sacra Famiglia tutte le umiliazioni che si ricevono.

42. Rispettare i Superiori come Gesù Cristo, quando si manca,

chiedere umilmente perdono.

43. Ubbidire con umiltà e senza replicare, non cercando di gratificarsi.

44. Amare gli uffici più bassi (non ambire a posti di potere).

45. Non parlare di sé, né in bene né in male.

46. Essere umili anche con le persone inferiori a noi.

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47. Non replicare ad un richiamo e non essere permalosi.

48. Non difendersi quando si è incolpati ingiustamente.

49. Tacere quando siamo disturbati ed incompresi.

50. Rinnovare spesso il proposito di farsi santi dicendo:

“Gesù, Maria e Giuseppe, voglio essere tutto Vostro”.

“Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia!”

Sia Lodato sempre il Nome di Gesù, di Giuseppe e di Maria; Ausilium cristianorum, Ora pro nobis.

La Sacra Famiglia di Gesù, di Giuseppe e di Maria.La Santa Natività di Gesù.

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INVOCAZIONI E PREGHIERE,PER L’ATTO DI CONSACRAZIONE

AL CUORE IMMACOLATODELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA

La Regina del Cielo e della TerraLa Regina della ChiesaLa Regina della Pace

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INVOCAZIONEALLA

POTENZA DEL DIVINO AMORE

Eterno Padre, in Nome di Gesù Cristoe per l’Intercessione della Vergine Maria,

l’ Immacolata Concezione, Mandaci lo Spirito Santo.

Vieni Spirito Santo,Vieni per la Potente Intercessione del Cuore Immacolato di Maria,

Tua Sposa Amatissima.

Spirito Santo, Dio di infinita Carità, Vieni con il Tuo Santo Amore e Confortami.

Spirito Santo, Dio della Luce e delle Virtù, Vieni nella mia mente ed Illuminami.

Spirito Santo, Fonte e Donatore di Celesti Lumi, Dissipa la mia ignoranza e Convertimi.

Spirito Santo, Amore Soave del Padre e del Figlio, Che Dimori in me, Trasforma la mia anima.

Spirito Santo, Fiore e Profumo della Santità di Dio, Brucia ogni macchia e Purifica la mia anima.

Spirito Santo, Dio di Infinita Purezza ed Autore di ogni Bene, Santifica la mia anima.

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Spirito Santo, Dono di Dio alla mia anima, Maestro Interiore e Spirito di Fortezza, Rendi nuovo il mio cuore,

Scaccia ogni affetto disordinato,

perché possa ardere di puro ed eterno amore.

Spirito Santo, Accendi in me il Tuo Fuoco Divino e Comunica al mio cuore il Tuo Volere.

Spirito Santo, Rendimi forte e costante nell’intraprendere tutto quello che il Signore Vuole da me.

Spirito Santo, Infondi in me lo Slancio Soprannaturale per l’Apostolato, il Coraggio nei sacrifici e l’Energia nelle fatiche,

per difendere intrepidamente la Santa Madre Chiesa,

affermando davanti a tutti l’integrità della mia Fede,

con la vera obbedienza al Papa ed ai Vescovi.

Spirito Santo, Circondami della Tua Onnipotenza, Sostienimi con il Tuo Vigore, Avvolgimi nella Tua Invincibile Fortezza,

per la Causa di Cristo Signore e per la Gloria della Santissima Trinità.

Spirito Santo, con profonda umiltà e con ardente desiderio chiedo i Tuoi Santi Doni, per il Beneficio Spirituale e Temporale

mio e di tutti i fratelli in Cristo Gesù. Amen

( Tre Gloria Patri … )

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Preghiera prima della Consacrazioneal

Cuore Immacolato di Maria

O BEATA VERGINE, MARIA SANTISSIMA, Voi che Vi siete offerta al Signore

in modo così perfetto da meritare di essere favorita della più sublime vocazione,

a cui una creatura possa essere innalzata, degnateVi di venire in mio soccorso,

per conoscere i Disegni di Dio sulla mia anima.O Madre Tenerissima,

a Voi abbandono ogni inquietudine sul mio avvenire, a Voi affido tutto me stesso, affinché disponiaTe di me secondo il Vostro volere.

O Stella del mare, siate la mia Guida;

Dissipate le tenebre della mia anima, Fate tacere le voci del mondo che mi circondano.

Illuminate la mia mente ed il mio cuore, affinché io possa conoscere la Voce di Dio;;

Fortificate la mia volontà affinché, dopo averla intesa, io sappia seguirla,

ripetendo con Voi il mio ‘Ecce’ ed il mio ‘Fiat’. Così sia.

Page 208: Libro Don Saverio Martucci

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ATTO DI CONSACRAZIONEAL

CUORE IMMACOLATO DI MARIA

( del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo” )

O Vergine Dolcissima,O Regina del Cielo e della Terra,

O Madre di Misericordia,cui il Sommo Padre, per adempiere al Progetto di Amore,

volle affidarVi la nostra salvezza e santificazione,accogliete questa fiduciosa Preghiera.

Io mi consacro al Vostro Tenerissimo Cuore Immacolato.Vi affido tutto il mio essere, Vi dono la mia vita, tutto ciò che sono,

tutto ciò che amo,tutto ciò che possiedo, tutto ciò che mi appartiene

di materiale e di spirituale:il mio corpo, il mio cuore, la mia anima.

Vi offro le gioie ed i dolori, i pensieri e le speranze, le parole e le azioni.

O Vergine Immacolata, rinnovo nelle Vostre Mani le promesse Battesimali.

Rinunzio per sempre al maligno, al nemico della nostra gioia,al ‘padre del dubbio’ e della menzogna, ai suoi inganni,

alle sue opere ed alle sue seduzioni,consegnandomi fedelmente a Gesù,

Dono Vivo dell’Amore di Dio per me.

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O Maria, Madre della Speranza, fatemi scoprire la mia vocazione cristiana, per saper intuire i segreti del Vostro Amore

e saper comprendere i Progetti Divini su di me.

O Madre Amabile, o mia Sovrana Soccorritrice, insegnatemi le Virtù del Santo Vangelo,

per imparare a pregare, a perdonare e ad amare.

O Aiuto e Rifugio dei cristiani, donatemi un grande amore per la Vostra Chiesa,

per il Santo Padre e tutto il Suo Magistero,sul quale invoco la Vostra particolare e Materna Protezione.

O Maria, Regina del Santo Rosario, concedetemi i frutti di questa filiale Preghiera:

donatemi la purezza dei sentimenti, una profonda umiltà, una carità ardente, la santità dell’anima,

per essere anch’io degno Apostolo del Santo Rosario,Ispiratemi quelle azioni gradite al Vostro Cuore Immacolato,

affinché tutto si armonizzi con l’amore in Voie con la fedeltà alla Parola di Gesù, Nostro Redentore.

Fate che, con il mio esempio, possa manifestare agli altrila Grazia ricevuta con il dono della Fede e dell’Amore,

per condurre all’ovile della Vostra Santa Chiesamolti miei fratelli in Cristo.

O Misericordiosa Madre e Regina della Chiesa,Vi domando tre Grazie speciali:

per non venire meno alle mie promesse, fatemi evitare il peccato • ed essere Vostro per sempre;fatemi essere fedele e costante nell’onorarVi con la Preghiera • del Santo Rosario;fatemi combattere fino alla fine • con il vessillo della Santa Corona che mi unisce al Cielo.

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O Madre dell’Amore Eterno, o Purissima Vergine Maria,Che, per Opera della Santissima Trinità,con la Vostra Immacolata Concezione,

fosTe eletta Tabernacolo della Divinità,Voi Che, nel Mistero dell’Incarnazione,

fosTe fatta Vera Madre di Dio,Voi Che stando in Adorazione con gli Apostoli nel Cenacolo

fosTe Infiammata di Spirito Santo,Infondetemi l’ardente e fiduciosa volontàper Glorificare l’Ispiratore di ogni Bene,

affinché Egli, con il Fuoco del Suo immenso Amore,Trasformi e Santifichi la mia anima.

O Madre della Speranza e della Divina Grazia,Sostenetemi nei momenti difficili della mia vita terrena,

affinché, nell’ultima ora,con il Vostro Nome sulle mie labbra,possa ottenere la Vittoria finale,

per essere accolto nella Corte degli Angeli e dei Santie giungere nella Gloria del Cristo Risorto.

Amen

Ringraziamo la Vergine Santissima per averci accolto nella Schiera dei Suoi devoti figli. RendiamoGli testimonianza della nostra devozione, facendoci condurre docilmente nell’Amore del Suo Amatissimo e Divino Figlio, con un Atto di Consacrazione al Sacratissimo Cuore Gesù.

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ATTO DI CONSACRAZIONEAL SACRO CUORE DI GESU’Il Tuo Cuore, o Gesù, E’ Asilo di Pace,il Soave Rifugio nelle prove della vita,

il Pegno Sicuro della mia Salvezza.A Te mi Consacro interamente,

senza riserve e per sempre.Prendi possesso, o Gesù,

del mio cuore, della mia mente, della mia anima,del mio corpo e di tutto me stesso.

I miei sensi, le mie facoltà, i miei pensieri ed affettisono Tuoi, o Gesù.

Io mi dono interamente a Te,O Mio Gesù.

Ora che tutto Ti ho offerto,che tutto Ti ho donato,

che tutto appartiene a Te,o Mio Signore,

voglio amarTi sempre più,voglio vivere e morire di amore per Te.

Fa, o Gesù, che ogni mia azione, ogni mia parola,

ogni palpito del mio cuore,siano un dono di Amore per Te.

O Sacro Cuore di Gesù e Mio Signore,Fa che l’ultimo mio respiro

sia la mia ultima offerta a Te,in un atto di ardentissimoe purissimo Amore per Te.

Amen.

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Affidamento alla Santa Madre Celeste

Madre mia!

Vedendomi sempre travolto dal turbinio degli affetti umani, aggrappato alla illusoria protezione ed al conforto delle creature, con vivo pentimento penso alla Vostra solitudine, da Voi cercata ed amata con umiltà.Madre mia!

Aiutatemi, Vi prego, affinché possa anch’io accettare con fede gli abbandoni, i tradimenti, le calunnie, le derisioni, la solitudine, che tanto mi aiutano a distaccarmi da tutto, felice di attendere l’eterno Incontro, quando, chiusa per sempre la porta delle certezze umane, Vi rivedrò, Madre mia, Rifugio dei peccatori, Madre degli orfani, dei delusi, dei perseguitati.Madre mia,

Vi vedrò, Vi ammirerò,Vi benedirò, perché nel pianto, nelle tante tribolazioni, Siete stata il mio Rifugio, il mio Aiuto, la mia Salvezza. ( Ave Maria...)

Beneditemi, O Maria !

Beneditemi, O Maria ! quando inginocchiato innanzi al Buon Dio, Gli offro il tributo mattutino delle mie Lodi e delle mie Preghiere; Gli presento il mio cuore e Lo supplico di Illuminarmi, Assistermi e Proteggermi per tutta la giornata.Beneditemi, O Maria ! quando mi incammino la dove il dovere mi chiama, quando lavoro, passando da un’occupazione all’altra, quando studio o mi affatico.Beneditemi, O Maria ! quando le prove e le contraddizioni, i dubbi e la stanchezza, vengono ad esercitarmi nelle virtù, quando la Misericordia

Statua della Madonna di Fatima Pellegrina.

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Divina mi presenta il calice del dolore, per provarmi, per purificarmi, per rafforzarmi.Beneditemi, O Maria ! quando le forze del maligno si scatenano contro di me, per tentarmi con gli esempi, per lusingarmi con le seduzioni, per travolgermi con i piaceri.Beneditemi, O Maria ! quando al tribunale di penitenza cerco il rimedio ai miei mali, la guarigione alla mia povera anima, la forza per resistere alle mie passioni.Beneditemi, O Maria ! quando mi accosto alla Sacra Mensa, per ricevere il Pane degli Angeli, il Vostro Gesù.Beneditemi, O Maria ! quando stanco dalle fatiche giornaliere, mi reco al riposo, al fine di riprendere con nuovo slancio e maggior fervore la ‘via del cielo’.Beneditemi, O Maria ! e la Vostra Benedizione mi accompagni in ogni istante: di giorno e di notte, nella gioia e nella tristezza, nel lavoro e nel riposo, nella sanità e nella malattia, nella vita e nella morte, nel tempo e nell’Eternità ! AmenBeneditemi, O Maria ! Concepita senza peccato; Beneditemi, O Maria ! Figlia dell’Eterno Padre; Beneditemi, O Maria ! Sposa dello Spirito Santo; Beneditemi, O Maria !Madre del Divin Figlio Gesù; Beneditemi, O Maria, nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Così sia, o Dolce, o Pietosa, o Amabile Maria. (Tre Ave Maria)

Preghiera per il Voto di Castità(Dopo matura meditazione e dietro assistenza del confessore)

O SANTISSIMA TRINITA’, Padre, Figlio e Spirito Santo, io, Vostro umile figlio ed indegna Vostra creatura, alla presenza della Mia Sovrana e Regina, Maria Santissima Immacolata, per unirmi sempre più intimamente a Voi, Vi prometto con voto di osservare, da questo momento fino a … (stabilire una data), un’intera e perfetta castità di pensieri, di parole, di

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opere, di desideri, mediante la Vostra Potente Grazia ed il Materno Aiuto di Maria Santissima, mia Regina e Padrona.Accogliete, o mio Signore, questo voto imporporato dal Preziosissimo Sangue del Vostro Diletto Figlio Gesù, Agnello Immacolato, nostro Redentore, che ho ricevuto nella Santissima Eucaristia. Concedetemi, o Padre Onnipotente, la Grazia di osservare fedelmente quanto solennemente Vi prometto. Ve lo chiedo per intercessione della Vergine Immacolata, Regina dei Vergini, del mio Angelo Custode, di San Giuseppe, Custode della Verginità di Maria Santissima, di San Giovanni evangelista e di Tutti i Santi Protettori. Così Sia. Amen (Tre Gloria al Padre)

Preghiera per la Professione di Fede,per rinnovare i Voti

ed invocare la Benedizione di Dio Padre.

O Padre Onnipotente, Origine e Fonte di ogni Benedizione,Che Vi compiacete della crescita spirituale dei Vostri figli,

Salvateci per la Vostra Misericordia *

e Mostrateci la Vostra Benevolenza.Noi, detestando tutte le nostre passate negligenze *

e le colpe commesse, Vi chiediamo di Risanarci e Rinnovarci nello spirito, affinché possiamo realizzare i Vostri Disegni di Amore.

AmenO Dio e Nostro Signore, noi confidiamo nel Vostro Divino Amore

e speriamo in Voi.Vi supplichiamo umilmente affinché,

con la Potenza del Vostro Spirito * e con la Grazia del Cristo Risorto,possiamo essere liberi da ogni male *

ed essere sempre guidati sulla Via che conduce a VOI.Amen.

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O Dio, Che in Cristo Gesù *

Avete rivelato al mondo la Vostra immensa Gloria, Fate che portando ogni giorno, fedelmente e con dedizione,

la nostra Santa Croce,possiamo conformarci *

all’Immagine del Vostro Amabilissimo Figlio Gesù.Amen.

O Padre Misericordioso ed Eterno Che, nella Vostra infinita Bontà, Donate ai Vostri figli la vocazione*

per aderire al Disegno della Vostra Divina Sapienza,Concedete a noi di imitare* e partecipare alla Passione di Cristo Gesù.Per la nostra santità, per la salvezza delle famiglie laiche e religiose*

a Voi consacrate*e per il trionfo della Vostra Santa Chiesa,

Vi offriamo tutte le nostre sofferenze morali, spirituali e fisiche.Amen.

O Dio, Unico e Trino, Luce del Sapiente Amore Divino,Donateci la perseveranza e la dedizione nel cammino intrapreso e,

con la Grazia dello Spirito Santo* e con l’Aiuto dell’Immacolata Vergine Maria,

Concedete a noi il fermo proposito* di vivere sempre il bene della castità

-carisma dell’amore e della perfetta letizia-, della povertà -­che ci libera da ogni vincolo terreno-, dell’obbedienza - che ci fa testimoniare gli insegnamenti della Santa Madre Chiesa -,affinché possiamo divenire strumenti di Fede, di Speranza e di Carità.

Amen.

O Padre Benedetto del Signore Nostro Gesù Cristo, Concedete, ancora, di imitare l’esempio*

ed il fervore dei Vostri Santi Beati, come San Francesco, Sant’Antonio, Santa Bernardetta,

il Beato Fra Claudio,il Beato Bartolo Longo * e tutti i Vostri Eletti, affinché possiamo anche noi, un giorno,

far parte della loro mirabile schiera, nel Gaudio Eterno del Paradiso.

Amen.

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O Beatissima e Santissima Trinità, Spirito di Sapienza e Carità Perfetta,

Custoditeci, Vostri servi, all’Ombra delle Vostre Ali *

e Guidateci nei Divini Sentieri.Rinnovando il nostro impegno di amore, di fedeltà e di lode,noi Vi Glorifichiamo e, per intercessione di Gesù Cristo,

Nostro Signore, Invochiamo la Vostra Santa Benedizione:

nel Nome di Dio Padre, del Figlio Gesù e dello Spirito Santo. Amen.

( Gloria al Padre… )

Invocazione a Dio Padre, Onnipotente ed Eterno,per la salvezza dei propri cari.

Padre Santissimo, Onnipotente ed Eterno, in Nome del Tuo Figlio Gesù Cristo, Morto per noi sulla Croce, Ti chiediamo con cuore sincero:* Dona a tutti i nostri familiari* la Fede ed il Tuo Santo Spirito, affinché, con la Grazia della conversione, possano vivere sempre* secondo gli Insegnamenti Evangelici del Tuo Figlio Gesù. Padre Buono e Misericordioso, nel Nome del Tuo Prediletto Figlio, il Cristo Gesù, Intervieni con il Tuo Perdono, con la Tua Grazia, con il Tuo Amore Misericordioso.

Amen

(Gloria al Padre …)( * = stacco di lettura )

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Riflessione alla Preghiera di Suffragio

<< - < … > - … Per questo ancora la Chiesa militante dovrà con amore sovvenire ai suffragi della parte di essa che, già destinata alla trionfante, ancora ne è esclusa per l’espiazione soddisfattoria delle mancanze assolte, ma non interamente scontate davanti alla perfetta Divina Giustizia. Tutto nell’Amore e per l’Amore deve farsi nel Corpo Mistico, poiché l’Amore è il Sangue che circola in esso. Sovvenite i fratelli purganti. … E in verità vi dico che il suffragio ai morti, perché entrino nella pace, è grande opera di misericordia, della quale vi benedirà Iddio e vi saranno riconoscenti i suffragati. Quando, alla resurrezione della carne, sarete tutti raccolti davanti a Cristo Giudice, fra quelli che Io Benedirò saranno anche coloro che ebbero amore ai fratelli purganti, offrendo e pregando per la loro pace>> .

Preghiera alla Beata Vergine del Carmelo

O Beata Vergine del Suffragio, O Santa Vergine Maria, Vi raccomando le

anime di tutti i miei cari defunti. Vi raccomando anche le anime di tutti

coloro che sono stati dimenticati. Per coloro che soffrono in Purgatorio

sovvenga la Tua Misericordiosa ed Amorevole compassione di Madre.

( Ave Maria … )

Santa Vergine Del Carmelo, Rifugio delle Anime, prega per noi.

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ORAZIONE A GESU’ REDENTOREPER OTTENERE UNA SANTA MORTE

O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Padre di Misericordia, con un cuore umiliato, Vi raccomando la mia ultima ora

e ciò che mi attende dopo di essa.

Quando le mie mani non potranno più stringerVi Crocifisso:Misericordioso Gesù, Abbiate pietà di me!

Quando le mie labbra pronunzieranno per l’ultima volta il Vostro adorabile Nome: Misericordioso Gesù, Abbiate pietà di me!

Quando il mondo intero sparirà intorno a me,

poiché gemerò nell’angoscia dell’agonia:

Misericordioso Gesù, Abbiate pietà di me!

Quando il mio debole cuore, oppresso dal dolore della malattia, terminerà i suoi battiti:

Misericordioso Gesù, Abbiate pietà di me!

Quando la mia anima comparirà

innanzi alla Vostra Santa Presenza e vedrà, per la prima volta,

lo Splendore Immortale del Vostro Divino Volto:Misericordioso Gesù, Abbiate pietà di me!

“ O mio Signore e mio Dio,io accetto e Vi offro le afflizioni,

i dolori e gli affanni della mia morte,che affido, fin d’ora, alla Santa Volontà

della Vostra Infinita Misericordia”.

Amen

(Preghiera di richiesta a Cristo Gesù, da Invocare possibilmente tutti i giorni, innanzi al S.S. Crocifisso).

Page 219: Libro Don Saverio Martucci

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LA DEVOZIONE DELLE “ TRE AVE MARIA “

Per il Potere che Ti Ha concesso l’Eterno Padre: o Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno, in vita e, particolarmente,nell’ora della morte.

Ave, o Maria...

Per la Sapienza che Ti Ha concesso il Divin Figlio Gesù: o Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno, in vita e, particolarmente,nell’ora della morte.

Ave, o Maria...

Per l’Amore che Ti ha concesso lo Spirito Santo: o Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno, in vita e, particolarmente,nell’ora della morte.

Ave, o Maria...

La Regina del Divino Amore.

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LE TRE SANTE E POTENTI SUPPLICHEPER L’ANIMA IN AGONIA

O PER QUELLA DI UN DEFUNTO

Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.Amen

O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Che con il Sudore del Tuo Preziosissimo Sangue* nell’Orto degli Ulivi* Offristi per noi, all’Amato Padre Celeste, la Tua Santissima Passione, Abbi pietà del Tuo figlio/a ……................ e, per la Tua Divina Giustizia, pur se dovesse meritare il castigo* a causa dei peccati commessi, Riconcilialo/a con Te* e Accetta in dono, per la sua salvezza, gli affanni, i dolori e le afflizioni* che lo/a hanno oppresso/a nella sua ora di angoscia e di agonia.

O Dio Onnipotente e Misericordioso, Concedi questa Grazia, per il Nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, ora e per sempre, per tutti i Secoli, dei Secoli.

Amen! Amen ! Amen !(Pater, Ave e Gloria)

O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Tu* Che con mitezza Donasti il Tuo Preziosissimo Sangue* e Moristi per noi sul Tronco della Croce, sottomettendo la Tua Volontà al Padre Celeste, libera l’anima del Tuo figlio/a ……................ * da ogni peccato* e, in virtù delle Tue Sante Ferite* e per gli infiniti Meriti* del Tuo Santo Martirio, Salvalo/a dall’espiazione delle sue colpe* che possono essere state causa* di perdizione eterna.

O Dio Onnipotente e Misericordioso, Concedi questa Grazia, per il Nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, ora e per sempre, per tutti i Secoli, dei Secoli.

Amen! Amen ! Amen !(Pater, Ave e Gloria)

Page 221: Libro Don Saverio Martucci

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O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Tu* Che per l’Immenso Amore Divino* fosTi attirato dal Cielo nel Seno della Vergine Benedetta, Condividendo con noi la natura umana* in questa valle di sofferenze, Consentendo, quale segno di Grande Amore per noi, di essere condannato a morte, di morire ed essere sepolto, per poi Risorgere, Fa che l’anima del Tuo figlio/a ……................, dopo la sua ultima dura prova, sia stata ispirata e salvata* dalla Luce della Tua Divina Sapienza.

O Pietoso Gesù, che Hai donato il Tuo Santo Corpo* come Vero Cibo* e che Hai Versato il Tuo Preziosissimo Sangue* come Vera Bevanda, Tu, Che con la Forza del Tuo Potere Divino* Hai mandato lo Spirito Santo* nei Cuori dei Tuoi Apostoli* e nei cuori di tutti coloro* che sperano e credono in Te, Rimetti, con la Tua Santa Benedizione, i peccati del Tuo fedele figlio/a …….................

O Misericordioso Gesù, Concedi a questo Tuo figlio/a ……................ * il sublime Dono della Salvezza* e della Luce Eterna. Accoglilo/a, con la Tua Infinita Misericordia, nel Regno dei Cieli, nella Gloria del Padre Celeste, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, per tutti i Secoli, dei Secoli.

Amen! Amen ! Amen !(Pater, Ave e Gloria)

Suppliche del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” , da invocare presso gli agonizzanti o per i defunti, da divulgare ed esercitare con pia dedizione.

L’AGONIA DI SAN FRANCESCO(del Caravaggio)

Page 222: Libro Don Saverio Martucci

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Benedizione di San FrancescoIl Signore Gesù Sia con me (o con noi) per Difendermi (o Difenderci), Sia in me (o in noi) per Custodirmi (o Custodirci), mi (o ci) Preceda per Guidarmi (o Guidarci), mi (o ci) Segua per Proteggermi (o Proteggerci), mi (o ci) Guardi Benigno dall’Alto per Benedirmi e Santificarmi (o Santificarci). Amen

Per Intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe, mi (o ci) Benedica Dio Onnipotente, Il Padre, Il Figlio e Lo Spirito Santo. Amen

LODI DIVINE IN RIPARAZIONE DELLE BESTEMMIE

(in fine ad ogni Santo Rosario, dopo la Santa Messa, dopo Tridui, Novene o Preghiere)

DIO SIA BENEDETTODio sia Benedetto. Benedetto il Suo Santo Nome. Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Benedetto il Nome di Gesù. Benedetto il Suo Sacratissimo Cuore. Benedetto il Suo Preziosissimo Sangue. Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Benedetto lo Spirito Santo Paraclito. Benedetta la Gran Madre di Dio, Maria Santissima. Benedetta la Sua Santa ed Immacolata Concezione. Benedetta la Sua Gloriosa Assunzione. Benedetto il Nome di Maria Vergine e Madre. Benedetto San Giuseppe, Suo Castissimo Sposo. Benedetto Dio nei Suoi Angeli e nei Suoi Santi. Così sia.

Don Saverio, in ginocchio ai piedi dell’Altare, soleva terminare la Santa Messa e le Funzioni Liturgiche con l’Ave Maria e le Lodi di Riparazione.

Page 223: Libro Don Saverio Martucci

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IL MOVIMENTO LAICO DI PREGHIERABEATO BARTOLO LONGO(ispirato da Don Saverio Martucci)

(per l’Apologetica e l’Etica Religiosa, il Rispetto della Chiesa -­Tempio Divino-­, la Spiritualità nella Preghiera ed il Culto del Santo Rosario)

Il Movimento è nato nel paese natìo del Beato Bartolo Longo, per far conoscere la figura del Beato e divulgare la Preghiera del Santo Rosario. In parallelo, è nato anche un gruppo per le “Attività Umanitarie Beato Bartolo Longo” che, in collaborazione con altre Associazioni e Parrocchie, ha sostenuto la costruzione di un Orfanotrofio in India, con il nome di “Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo”. Attualmente le Attività, collaterali con l’Orfanotrofio, si stanno prodigando per la realizzazione di un nuovo Progetto. Una impresa di attiva partecipazione, per il recupero e l’istruzione di quei giovani che sono portati alla spiritualità, per la formazione di sante vocazioni sacerdotali. Si auspica di poter sostenere questo nuovo Progetto, per farlo divenire, in futuro, un Seminario dei Padri Longhiani.

Principali finalità che riguardano il Coordinamento del

“Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”.Cosa è il Movimento?

Trattasi di un’adesione di uomini e donne (giovani ed adulti), che si riconoscono integralmente nella dottrina della Chiesa, offrendo il loro tempo, in rapporto a quanto prestabilito dall’organizzazione interna, per approfondire la conoscenza della vita del Beato Bartolo Longo, pregare con devozione in privato, in comunità od in Parrocchia, il Santo Rosario, divulgarne la pratica tra i giovani e gli adulti, meditandone i contenuti evangelici. Gli aderenti operano in assoluta autonomia e possono collaborare con parrocchie, associazioni ed istituzioni religiose, per promuovere incontri di apologetica, meditazione ed approfondimento dei valori religiosi alla luce del Santo Vangelo, per perfezionare l’etica cristiana e di comportamento, nel rispetto dei luoghi sacri e del culto cattolico-cristiano, per crescere nella testimonianza delle virtù teologali e morali.

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Da chi è formato il Movimento?E’ formato da cattolici, anche appartenenti ai diversi Movimenti,

Associazioni Cattoliche o Cenacoli di Preghiera. Non vi è alcuna forma di concorrenza tra l’iniziativa del Movimento ed altri gruppi, poiché questa non è una nuova forma di associazionismo, ma è semplicemente un aiuto laico alla Chiesa Cattolica - come auspicato dal Santo Padre -, per riscoprire e diffondere la Verità alla Luce del Santo Vangelo, ravvivare la Fede, là dove è stata assopita dal secolarismo, attraverso la spiritualità della Preghiera.

Come si aderisce al Movimento?1. Poiché non esiste alcuna tessera, possono partecipare tutti coloro che

fanno parte di altre Associazioni Cattoliche e che desiderano di aderire anche a questo Movimento di Preghiera.

2. Possono far parte tutti i battezzati cattolici che intendono seguire, anche in privato, le indicazioni suggerite dal Movimento di Preghiera.

3. Si può aderire, con la volontà di collaborare attivamente alle iniziative del Movimento di Preghiera “Beato Bartolo Longo”, dopo aver condiviso i contenuti del libro “Invocando Maria ”, conosciute e fatte proprie le “Indicazioni per i Consacrati al Cuore Immacolato di Maria”, suggerite in altro specifico opuscolo del Movimento di Preghiera.

Quale è l’identità e la linea del Movimento?Il Movimento è indipendente, sceglie in assoluta libertà gli aderenti, le iniziative e le attività. L’unico controllo del Movimento è sulla coerenza tra la linea delle finalità religiose – fedeltà al Santo Padre, alla Chiesa ed al culto cristiano-­cattolico – e le iniziative personali, che devono rispettare l’identità del Movimento stesso.

Esistono degli obblighi per gli aderenti al Movimento?Il partecipante che vuole aderire non è vincolato a nessuna condizione, ma

deve far propri alcuni modesti impegni spirituali, da ripetere nel corso dell’anno con la Preghiera, seguendo le finalità dei Consacrati al Cuore Immacolato di Maria. Oltre all’impegno della Preghiera ed al rispetto dei suggerimenti esposti nell’opuscolo dei Consacrati, gli aderenti al Movimento possono esplicarsi in altre iniziative collaterali al Movimento stesso, organizzando iniziative progettuali di Attività Umanitarie o Culturali, all’insegna e con il Nome del “Beato Bartolo Longo”. A tal fine, ogni associato può organizzare, aderire o collaborare ai singoli Progetti, se si sente portato di partecipare alle finalità delle iniziative, secondo le inclinazioni, le ispirazioni ed il personale talento, così come volle e fece lo stesso Beato Bartolo Longo nella valle di Pompei.

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Molte finalità del Movimento fanno fede a quanto contemplato nel libro “INVOCANDO MARIA”, dedicato al Beato Bartolo Longo che, assieme ad alcune Preghiere e meditazioni dello stesso Beato, contiene i principi essenziali della Scuola Longhiana. Una prerogativa del Movimento è l’impegno quotidiano di pregare per la Canonizzazione del Beato (vedi pag. 188).

LE MASSIME DELMOVIMENTO LAICO DI PREGHIERA

BEATO BARTOLO LONGOV/ Signore Apri le mie labbra

R/ e la mia bocca proclami la Tua Lode.

AD JESUM PER MARIAM

Silenzio – Umiltà – Preghiera – Penitenza – Apostolato Creare strumenti di concordia – Offrire con Letizia

Obiezione e digiuno televisivo

L’emulazione è la base della comunità del“Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”.

Il desiderio di ogni componente non è quello di essere sempre il primo, ma quello che sia sempre l’altro ad esserlo, coinvolgendo il prossimo,

per trascinarlo, aiutarlo e sostenerlo nel bene e nella Preghiera.“Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”

(Mc 9, 30-37).

PACE E SERENITA’

Invocando Maria

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IL DEVOTO CANTO DELMOVIMENTO LAICO DI PREGHIERA

BEATO BARTOLO LONGO

Preghiera(Alla Vergine Maria, Regina del Santo Rosario)

Come è dolce la mia penamentre recito il Rosario,

dico sempre “Grazia Plena”Oh Maria!... Nel Santuario.

Volgo gli occhi sull’Altaree Ti porgo il mio saluto

e continuo il mio penarenel silenzio più assoluto.

O benigna Madre Pia,Sei del Mondo lo splendore,

io Ti sento sempre Mianella gioia e nel dolore.

Tu infondi la Speranza,ad ognuno rechi conforto,nella mia perseveranza

nel mio cuor sempre Ti porto.

Sei l’Amore, la Mitezza.Quando il mare è tempestoso

Sei mia Ancora e SalvezzaSul Tuo Cuore mi riposo.

(GIANNI MONTANARO)

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L’INNO DELMOVIMENTO LAICO DI PREGHIERA

BEATO BARTOLO LONGO

INNO A MARIA Testo Musica Gianni Montanaro Eupremio Galasso

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O Dolce Maria,

Tu Guida e Sostegno,

Insegni la Via

Che porta al Tuo Regno.

Sei la Regina

Superna del Cielo,

Tu la Divina

in candido velo.

Sei Faro sul mare,

Tu doni la Luce,

Sei Stella Polare

Che al porto conduce.

Consoli gli afflitti,Lenisci i tormenti,

Plachi i conflitti,Unisci le genti.

O Santa Maria,

Che ognuno Ti onora,

Tu Sei l’Armonia,

Tu sei l’Aurora.

Amen

INNO A MARIA

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I LIBRI E LE SCULTURE DEL MOVIMENTO LAICO DI PREGHIERA

BEATO BARTOLO LONGO

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LA RECENSIONE DEL LIBRO

Bartolo Longoda Latiano a Pompei

Invocando MariaL’attuale società, invasa da una eccessiva comunicazione e da un’altrettanta incomunicabilità e solitudine, rincorre affannosamente sensazioni e suggestioni futili, perdendosi sempre più sotto il peso dell’effimero, disperdendo la consapevolezza di ciò che davvero è necessario all’uomo. Egli, travolto sempre più dall’esteriorità consumistica, sente la necessità di verificare la propria essenza spirituale, per poter ritrovare la serenità interiore.

L’esigenza di un ritorno all’essenziale, fa ritrovare nella ‘Parola di Dio’ il valore e la bellezza della scoperta interiore.Papa Benedetto XVI, nella sua prima Enciclica << DEUS Caritas Est >>, manifesta la grande importanza dei valori perduti, riproponendo la bellezza della vita e la profondità della sua essenza nel fondamento della nostra cristianità, per farci riscoprire come e quanto << Dio è Amore >>. Non è una novità per il Cristiano riconoscere come l’Amore di Dio abbia donato all’uomo l’Amore di Cristo, fattosi anche Lui uomo per noi. Ma per godere a pieno queste Verità, occorre che l’uomo verifichi il proprio cammino di vita, senza perdersi oltre, per ritrovare una essenzialità che lo conduca ad un migliore e sereno vivere. Alla luce di queste verità, nell’ambito di un Progetto per un mondo migliore e consapevoli di quanta importanza rivesta l’Aiuto della Madre Celeste, nell’80° anniversario della morte di Bartolo Longo, devoto di Maria, Don Saverio Martucci propone la lettura di un libro, stampato per questo scopo: verificare e riscoprire le proprie radici di Fede, considerare alcune proposte sull’educabilità, secondo lo spirito cattolico.In questo contesto, l’esempio di Bartolo Longo, sulla scia dei grandi santi, provati dalle tentazioni del mondo, ispirato dal richiamo Divino, supera le insidie del maligno, ritrovando l’originale Fede e divenendo Apostolo della Preghiera alla Beata Vergine Maria: il Santo Rosario.

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INVOCANDO MARIA non è il solito libro di preghiere, ma qualcosa di più: un modo nuovo di interrogarsi, di equilibrare le nebulose sensazioni provocate dall’eccesso del modernismo, di interiorizzare le ispirazioni divine. Un modo semplice ed avvincente, da scoprire pagina per pagina, tra gli attinenti principi delle immortali massime di vita, assieme alle innumerevoli espressioni e preghiere concepite dall’Ispirazione di Bartolo Longo.Mesagne è il paese di origine della madre di Bartolo Longo e paese natale di Don Saverio Martucci.Latiano è il paese che ha dato alla luce questo Apostolo del Santo Rosario, dove egli ha scoperto l’importanza della Madonna, facendo rivalutare il Monastero di Cotrino, chiamando i monaci Cistercensi, che hanno dato vita ad un Santuario, dove il Beato si ritrovava per rivivere il ‘rifugio spirituale’, pregando innanzi alla Santa Vergine Maria di Cotrino. Pompei è la città della Beata Vergine del Santo Rosario, fondata da Bartolo Longo, luogo di culto e di preghiera, dove milioni di pellegrini arrivano da tutto il mondo.

Occorre apprezzare questa nuova chiamata dalla Santa Vergine Maria, per colmare un’esigenza di fede e di spiritualità che c’è in ogni cristiano, di cui anche il mondo moderno ne ha tanto bisogno.

INVOCANDO MARIA diviene, così, un modo diverso di implorare la Madre Celeste e di impetrare la Grazia Divina. Gesù, trascurato dai più ed amato da pochi, ti ascolterà nella Sua infinita Misericordia ed Amorevole semplicità.Nelle pagine del libro, assieme ad alcune preghiere inedite, si trovano anche riferimenti alle filosofie esistenziali di molti Suoi scritti. I contenuti e le finalità seguono sempre l’evoluzione e la maturità religiosa del Beato, con un itinerario che contempla il cammino spirituale e la pedagogia della sua educabilità, basata sui valori morali e sull’etica eudemonica religiosa.Un invito per meditare nel silenzio i valori della vita e della natura, per convincersi che la felicità non è data dai beni materiali, per rivalutare l’etica religiosa, il rispetto per il Sacro, adorare il Mistero di Fede, pregare Maria e saper attuare la volontà di Dio.Leggi, medita, ascolta, sarà Lui che ti parlerà, mentre INVOCANDO MARIA sarà Lei che ti aiuterà!(”INVOCANDO MARIA”, 400 pagine, quasi tascabili, per conoscere tanto in poco, per trovare conforto ed aiuto nei momenti difficili e più importanti della vita, per scoprire che il paradiso in terra dipende dalla interiore serenità spirituale.)

I° PRESENTAZIONE : Domenica 23 Aprile 2006 - Festa della Divina Misericordia -

Alla presenza di: S.E. Mons. Carlo Liberati, Vescovo-Prelato e Delegato-Pontificio di Pompei, S.E. Mons. Michele Castoro, Vescovo della Diocesi di Oria (BR) e del Sacerdote Prof. Don Saverio Martucci, autore del libro.

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IL PAESEED ALCUNE FOTO

DIDON SAVERIO MARTUCCI

Il Castello di Mesagne (Brindisi).

La Chiesa Matrice di Mesagne.

La Madonna della Luce, nella Chiesa Matrice di Mesagne,della Quale Don Saverio era devoto. La Parrocchia di Santa Maria

in Betlemme, dove Don Saverio è stato Parroco per molti anni.

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Con un gruppo di bambine della I° Comunione.Con un altro gruppo di bambine della I° Comunione.

Don Saverio Martucci che distribuisce laSanta Eucaristia.

La sua chiesa era sempre affollata di fanciulli, di giovani e giovane, - tutte con il ‘velo’ -.

Don Saverio con alcune Catechiste e con i bambini della I° Comunione. Egli curava personalmente la scelta e la preparazione dei Catechisti, per una migliore formazione e perseveranza nella Fede.

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Don Saverio, dinamico e trascinatore, durante una processione.

“Con la bocca dei lattanti e dei bimbi, Affermi la Tua Potenza contro tutti gli avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli” (Salmo 8).“Egli E’ la Roccia;; perfetta è l’Opera Sua;; tutte le Sue Vie sono Giustizia;; E’ un Dio Verace e senza malizia; Egli E’ Giusto e Retto” (Dt 32, 1-12).

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Il suo zelo ed il raccoglimento durante le Funzioni Liturgiche.

Don Saverio durante una processione della Domenica delle Palme.

Don Saverio era molto devoto anche di San Francesco e di San Antonio. Famose rimangono le sue Omelie durante le Novene di questi Santi.

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Don Saverio Martucci,studioso di Storia biblicaed esperto di Arte Sacra.

Da alcune bozze, si evidenzia la sua accurata ‘calligrafia’.

Da alcuni suoi appunti: “Scritti di Nardò”.

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Mons. Saverio Martucci.

Il Sacro Cuore di Gesù, immaginetta ricordo del 60° di Sacerdozio

di Don Saverio Martucci.

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IL PAESE DELBEATO BARTOLO LONGO

La Chiesa Madre di Latiano, paese natìo del Beato Bartolo Longo, fondatore delle Opere, della Città e del Santuario di Pompei. Accanto a destra, la foto del Battistero dove il Beato ha ricevutoil Santo Battesimo.

Visuale invernale della PIAZZA DI LATIANO.

La Casa natìa dell’Avv. Bartolo Longo in Latiano (Brindisi).

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L’Avvocato Bartolo Longo, da Latiano a Pompei, Ardente Apostolo del Santo Rosario.

Il Beato di Latiano. Opera scultorea e pittorica di Tommaso D’Errico e di Raffaele Murra.

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I PROGETTI E LE OPERESOSTENUTE DAL

MOVIMENTO LAICO DI PREGHIERABEATO BARTOLO LONGO

PICCOLA CRONISTORIA DI EVENTI E PERSONAGGI

Lo scultore Salvatore Magrì è amico della famiglia Martucci, con la quale ha condiviso l’evento sacerdotale di Don Saverio, in quanto un fratello dello scultore, Don Teodoro Magrì, è stato ordinato sacerdote assieme a Don Saverio e ad un altro sacerdote, Don Armando Franco, il 13 Luglio del 1947. Successivamente Don Armando Franco divenne Monsignore e poi Vescovo di Oria, Curia Vescovile del paese di BARTOLO LONGO.

Per tale sede, Mons. Armando ordinò all’amico scultore un’opera che rappresentasse la Vergine del Santo Rosario di Pompei e lo stesso Beato Bartolo Longo, di cui Mons. Armando Franco ne era fervente devoto.

Don Saverio Martucci e lo scultore Salvatore Magrì, di Brindisi, con l’opera che il Maestro ha donato a Don Saverio per il suo 50° di sacerdozio, il 13 Luglio del 1997.Tale scultura ora si trova nella cappella di famiglia a Mesagne, a pochi chilometri da Brindisi, accanto alla tomba di Mons. Saverio Martucci.

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Quest’opera non venne più ritirata da Mons. Armando a causa della sua prematura morte. La medesima scultura (vedi foto) è stata ora donata dal maestro Magrì al Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo, per essere collocata nella chiesa dell’Orfanotrofio in India, che porta il nome di “CASA DELLA DIVINA MISERICORDIA BEATO BARTOLO LONGO”.

Alcune delle opere che, assieme ad altre, sono state donate dallo stesso Scultore SALVATORE MAGRI’, per ricavare fondi da destinare all’Orfanotrofio CASA DELLA DIVINA MISERICORDIA BEATO BARTOLO LONGO in India.

La scultura, donata da Salvatore Magrì, che sarà posta nella Cappella dell’Orfanotrofio in India, a conferma della presenza del Beato Bartolo Longo e dello scultore italiano in tale Continente.

Lo Scultore mentre spiega la circostanza in cui è nata tale composizione.

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Di seguito le foto di alcuni documenti che registrano dal 1977 la corrispondenza avvenuta tra Don Saverio e Padre Maschio, per il sostegno della sua missione in India.

Già in tale epoca Don Saverio aveva un particolare interesse per le missioni in quelle lontane terre.

Una copia dell’opera consegnata dallo scultore Magrì personalmente a Sua Santità Papa Giovanni Paolo II.Lo Scultore Magrì plasma con arte il legno, su cui traccia poche e semplici linee, con le quali ne fissa le figure, ne incide le immagini, ne immortala i volti.

Foto di vari documenti, tra i tanti, che testimoniano gli aiuti di Don Saverio per le Missioni in India.

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CRONISTORIA DELL’ORFANOTROFIO “CASA DELLA DIVINA MISERICORDIA BEATO BARTOLO LONGO”

Dopo un incontro di Cosimo Papadia, un ex allievo di Don Saverio, avvenuto nel Santuario di Loreto con Padre Alessandro Ravindran, Rettore di un Seminario in India, è nato il Progetto di costruire un Orfanotrofio con il nome del Beato Bartolo Longo.

Con le offerte raccolte da Don Saverio, assieme a quelle di altri amici di Padre Alessandro, in diverse città d’Italia, ha avuto inizio tale costruzione, con la posa della prima pietra che è avvenuta il 10 Febbraio 2009, anniversario della nascita del Beato Bartolo Longo.

Il 20 Febbraio 2009 decedeva Mons. Saverio Martucci.Il 10 Febbraio 2010 si inaugura la prima parte dell’Orfanotrofio “CASA DELLA

DIVINA MISERICORDIA BEATO BARTOLO LONGO” e viene posta la Prima Pietra per la costruzione di un Seminario, che prenderà il nome di :

“SEMINARIO MINORILE MONS. SAVERIO MARTUCCI”.

La posa della Prima Pietra in India.Nella foto, con Padre Alessandro e Don Roberto Federighi, alcune autorità del luogo, assieme alla delegazione italiana.

L’Idea progettuale dell’Architetto Italiano Dario Oliva.

Padre Alessandro Ravindran, Rettore del Seminario e Direttore dell’Orfanotrofio “Beato Bartolo Longo” in India, che ha concelebrato con Don Saverio la Santa Messa a Mesagne, nel 2008.

Un momento del rito indiano.

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L’Idea progettuale dell’Architetto Italiano Dario Oliva.

Un momento del rito indiano.

La scoperta delle targhe con i nomi dei benefattori.

Particolare della Cerimonia. Padre Alessandro e Don Roberto Federighi, Arciprete della Parrocchia di San Ranieri, in Pisa (Italia), che ha Benedetto la posa della Prima Pietra.

Una fase dei lavori dell’orfanotrofio in India, che viene inaugurato il 10 Febbraio del 2010.

IL PROGETTO DEL FUTURO SEMINARIO, CHE SORGERA’ DI FRONTE ALL’ORFANOTROFIO “BEATO BARTOLO LONGO”

E CHE SARA’ DEDICATO A MONS. SAVERIO MARTUCCI.

Il Progetto del Seminario “Mons. Saverio Martucci” in India, su idea dell’Architetto Dario Oliva, con l’elaborazione del Dr. Michele Camassa.

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L’Artista Tommaso D’Errico, mentre osserva il volto del Beato Bartolo Longo da lui scolpito.

Due composizioni, tra le tante sul Beato Bartolo Longo, dello stesso scultore D’Errico.

La statua in legno, scolpita da Tommaso D’Errico di Latiano, che sarà collocata nella Chiesa dell’Orfanotrofio in India.Una delle maggiori opere dello scultore latianese, già noto per la sua originale creatività nel plasmare la pietra,il legno e l’argilla.

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Carboncino raffigurante Bartolo Longo, eseguito da Padre Alessio, un Sacerdote artista indiano, collaboratore di Padre Alessandro Ravindran.

Olio su tela, raffigurante Mons. Saverio Martucci, eseguito da Antonia Devicienti,di Mesagne (BR).

Padre Alessandro Mariadas Ravindran,Rettore del Seminario e Direttore dell’ Orfanotrofio in India: “Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo”.

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”Il pericolo sarà grande, il momento verrà,

si crederà che tutto è perduto; ma Io sarò con voi”.(La Madonna a Santa Caterina Labouré -Parigi 1930-)

La bellezza della Natura

trascina lo spirito verso l’Alto, verso l’Artefice… verso DIO.

(Don Saverio Martucci)

W il Papa ed il Sacerdozio Cattolico

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Dove non arriva la creatura arriva il Creatore

Questa pubblicazione ha voluto esporre una testimonianza che rievoca la missione pastorale di un Sacerdote.

L’esperienza di Mons. Saverio Martucci, tramanda una realtà già vissuta, che sembra andare controcorrente, ma che è ancora viva ed attuale nel cuore di molti fedeli cattolici.

Da queste pagine emergono verità che ripropongono importanti riflessioni sull’etica morale, sociale e religiosa del nostro tempo.

Una proposta per tutti i cattolici che desiderano intraprendere un nuovo cammino di Fede, per aiutare tanti fratelli in Cristo, per scuoterli dalla loro indifferenza, dalla freddezza e dal buio delle tenebre.

Un invito rivolto agli uomini di buona volontà affinché, con

coraggioso ottimismo, ricomincino a testimoniare ciò che si è perduto sulla via di un lusinghiero cambiamento.

Una nuova Luce di Speranza che, nel tempo, può rinnovare il senso della viva Fede, per promuovere il bene comune, nella famiglia, nella società e nella Chiesa, affidandosi al Cuore Immacolato della Santissima

Vergine Maria, Nostra Madre Celeste.

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BIBLIOGRAFIA

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“ LA BIBBIA “ – Edizioni San Paolo – Cinisello Balsamo (MI) - 2005

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“CANTICO REGINA dell’AMORE”, Ed. Movimento Mariano Regina dell’Amore, S. Martino – Schio (VI) 1996

Fra Crispino Lanzi, “ CON MARIA VERSO GESU’ ”, Lito Citienne srl, FO, 1998 (Per richieste: Fr. Crispino Lanzi, Cappuccino - Via Ravegnana, 92; 47199 - FORLI’ )

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Don Stefano Gobbi, “Ai Sacerdoti figli prediletti della Madonna” A cura del Centro

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Padre Giulio Maria Scozzaro, “LA MADONNA CI PARLA DEGLI ANGELI CUSTODI” (Novene e Preghiere), Ed. Associazione Cattolica Gesù e Maria – Tel. fax: 091.8711669, Palermo, 2006

VV. AA. “ LA MADONNA DEL SUFFRAGIO E LE ANIME DEL PURGATORIO ”, A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” Latiano (BR), Tel. fax: 0831.729898 -­ mlp-­[email protected] Ed. neografica srl , Latiano (BR), 2007

“IL SANTO CENACOLO CON DIO PADRE ONNIPOTENTE” - A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” Latiano (BR), Tel. fax: 0831.729898 mlp-­[email protected] -­ Ed. grafica stranidea – Latiano 2007

Padre Antonio M. Di Monda, Padre G. Maria Sgozzaro, “Dio è Vivo”, Ed. Associazione Cattolica Gesù e Maria, 2006. 90036 - MISILMERI (PA) Tel.: 0347.0675253

“IL SANTO ROSARIO MEDITATO”, A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, Latiano (BR), Tel. fax: 0831.729898 – [email protected]. LOCOPRESS Industria Grafica -­ Mesagne (BR) 2009

IL TIMONE, Rivista Cattolica di Formazione ed Informazione Apologetica21054-Fagnano Olona (VA)

“Grande Opera Mariana – Gesù e Maria”, Rivista dell’Associazione Cattolica “Gesù e Maria”, Via Oreto, 192, 90127 - PALERMO – Tel. fax: 091.8711669

Page 251: Libro Don Saverio Martucci

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Padre M. G. Sgozzaro, “ADORAZIONE EUCARISTICA” – “La Santa Messa” – Ed. Grande Opera Mariana - Associazione Cattolica “Gesù e Maria”. Via Oreto, 192, 90127 - PALERMO – Tel. fax: 091.8711669

Don Enzo Boninsegna, “UN CONFESSORE… SI CONFESSA” (I° Premio Di Saggistica Religiosa). “O Castità o morte” – “ La Confessione e la Comunione”- “Il Pane di Vita Eterna” - “PRETE, Chi sei?” . Ed. Boninsegna - Via Polesine, 5; 37134 – Verona. Tel.: 045.8201679 – cell.: 0338.9908824

P. F. Clarke, “L’Umiltà – la Virtù che fa grande i piccoli”, Ed. Boninsegna - Via Polesine, 5; 37134 – Verona. Tel.: 045.8201679 – cell.: 0338.9908824

Dom Prosper Guèranger, “Le Istituzioni Liturgiche”, Ed. Suore Francescane dell’Immacolata, Città di Castello (PG)

Dario Amodio, “IL SEGRETO DEL RE -­ PADRE PIO”, Editrice Alfeo, Arti Grafiche Pugliesi -­

Martina Franca (BR) - 1987

“ Ricominciare testimoniando”, a cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, Latiano (BR).Tel. fax: 0831.729898 - [email protected] , Ed. Pro-manuscripto – 2009

“LA CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA”, Pro-manuscripto, a cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, Ed. 2009 - Latiano (BR). Tel. fax: 0831.729898. [email protected]

_________________

N.B. – La vita del Beato Bartolo Longo, con diverse Preghiere inedite, unite alle basi pedagogiche della scuola longhiana, è contenuta nel libro “INVOCANDO MARIA”. La Preghiera del Santo Rosario, con le meditazioni, le preghiere, i canti e l’Inno del Movimento, sono contenute nel libretto “IL SANTO ROSARIO MEDITATO” (vedi sopra citazione bibliografica).

_________________

Film, “LA CASA DELLA DIVINA MISERICORDIA BEATO BARTOLO LONGO” (in India) – Reportage Dedicato a Bartolo Longo, il Beato di Latiano. Regia di Michele Camassa. A cura del Movimento Laico di Preghiera. (DVD – Durata 20’ circa) – Produzione VIS COMICA indipendent film.

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INDICE Pag.

Cosa leggiamo? 5Come ricominciare e che cosa testimoniare 7Preghiera di Papa Benedetto XVI e del Santo Curato d’Ars per l’anno Sacerdotale 14Introduzione 17

I PARTE 19

Sia Lodato Gesù Cristo. Sempre sia Lodato 19Ubbidienza e accettazione 91Lettera ad un Parroco 99Considerazioni 101

II PARTE 105

Non tutto... ma di tutto. Pensieri e riflessioni... 105

La Testimonianza Cristiana 106La Porta del Silenzio (Sentire o Ascoltare?) 109L’Uomo: ‘Strumento Divino’ 110Meditando ed Ascoltando nel silenzio, Gesù ci Parla 111Adoriamo il Signore Che ci Ha creato 113L’importanza della Santa Eucaristia 114 Fede, etica e comportamento 116La Sacralità dell’Altare 119Il problema morale interiore:un dovere di coscienza e di giustizia 123Scienza, coerenza e Fede 125Il Grande Dono della Vita 127Alcune realtà tologali 131Il Rispetto verso i Santi Nomi e verso i Sacramenti 133Il “Padre Nostro” 133Il Significato del “Pane Nostro” 135

“La Santa Madre Celeste” 136Perchè la Vergine Santissima appare sempre a capo coperto 137La ‘subdola forza’ dei mass media 139L’incoerenza verso la Devozione e l’Adorazione 141La Celebrazione dei Sacramenti 142La Liturgia tra devozione ed annunci 145Analisi, impegno ed autorevolezza 147

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Dovere e coerenza 148Il senso del ‘peccato’ 149La mancanza del ‘pudore’ ed il senso del ‘peccato’ 151Invocazione a Dio 152La variegata Celebrazione Liturgica ed il Rispetto per la Santa Eucaristia 153L’Istituzione del Santissimo Sacramente dell’Eucaristia 154Perchè Pregare per i Sacerdoti 157I doveri verso il Sacerdote 159Dedicato ai Sacerdoti di Cristo 164Conclusioni sul Rispetto verso il Sacro e verso la Casa di Dio 166Considerazioni finali 179

Il combattimento spirituale e la serenità interiore 181La Parabola del seme 186Invito Mariano 186

III PARTE 187

Le Preghiere del Movimento Laico 187Preghiera di Lode a Dio Padre 188Preghiera di Invocazione a Dio Padre 189Preghiera per la Canonizzazione del Beato Bartolo Longo 190Atto di Riparazione al Cuore Sacratissimo di Gesù 191Invocazioni a Dio Padre per ottenere Santi Sacerdoti 193Quando Pregare il Padre Nostro 195Preghiera alla Vergine Santa di Loreto 196Preghiera alla Vergine Santa di Lourdes 197Il Credo del Dolore 198Invocazione agli Arcangeli 199Preghiera per conoscere la propria Vocazione 200Massime per Amare Gesù, Maria e Giuseppe 201Invocazioni e Preghiere per l’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato della Santissima Vergine Maria 204Invocazione alla Potenza del Divino Amore 205Preghiera prima della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria 207Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria 208Atto di Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù 211Affidamento alla Santa Madre Celeste 212

Beneditemi, O Maria 212Preghiera per il Voto di Castità 213

Preghiera per la Professione di Fede, per rinnovare i Voti ed invocare la Benedizione di Dio Padre 214

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Invocazione a Dio Padre, Onnipotente ed Eterno, per la salvezza dei propri cari 216Riflessione alla Preghiera di Suffraggio 217

Preghiera alla Beata Vergine del Carmelo 217Orazione a Gesù Redentore per ottenere una Santa Morte 218La Devozione delle “Tre Ave Maria” 219Le Tre Sante e Potenti Suppliche per l’anima in agoniao per quella di un defunto 220Benedizione di San Francesco 222Lodi Divine in Riparazione delle bestemmie 222

IL MOVIMENTO LAICO DI PREGHIERA “BEATO BARTOLO LONGO” 223Principali finalità del Movimento 223

Le Massime del Movimento 225Il Devoto Canto del Movimento (Alla Vergine Maria Regina del Santo Rosario) 226L’Inno del Movimento 227I Libri e le Sculture del Movimento 230La recenzione del libro Invocando Maria 231 Il Paese ed alcune foto di Don Saverio Martucci 233Il Paese del Beato Bartolo Longo 239I Progetti e le Opere sostenute dal Movimento 241Piccola Cronistoria di Eventi e Personaggi 241Dove non arriva la Creatura arriva il Creatore 249

BIBLIOGRAFIA 250INDICE 252

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Si ringrazia la SignoraArtemisia Martucci

per la gentile collaborazione__________

Testimonianze raccolte e redatte da

Cosimo Papadia__________

Progetto Grafico

ed impaginazione diRiccardo Napolitano

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La Chiesa Madre di Latiano (BR), dove è stato battezzato il Beato Bartolo Longo. IL BEATO BARTOLO LONGO.

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MONS. SAVERIO MARTUCCI

Una Missione di Fede

Un libro rivolto a tutti, laici e religiosi, giovani e meno giovani.

Pagine con un fiume di pensieri, che rievocano testimonianze di una realtà quasi scomparsa, ma che non può essere dimenticata.

Il ricordo di una Fede vissuta in un’epoca che non ci appartiene più, ma che è parte integrale delle nostre radici cristiane.

Emozioni spirituali, che risvegliano ed appassionano il cuore del fedele, nel riscoprire e rivivere le realtà vissute dai primi del novecento

fino agli anni sessanta. Massime e Preghiere che arricchiscono il bagaglio della conoscen-

za spirituale, che testimoniano la ricchezza di una Fede che, anche se oggi va contro corrente, non può essere contraddetta.

Riflessioni che non straripano oltre i confini della normalità, in quanto fanno parte della nostra tradizionale cultura cattolica, che non può imputridire come l’acqua dello stagno.

Realtà vissute con una religiosità che fa riscoprire il valore del Sacro, ravvivando la Fede, pervasa dallo Spirito di Dio e Che diventa dinamismo interiore.

Un libro che appassiona dalla prima all’ultima pagina, per immergersi nella Luce colorata della Fede, che fa riscoprire la Sacralità ed il Rispetto verso il Sacro.

”Carissimi, non vi scrivo un nuovo Comandamento,ma un Comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio.

Il Comandamento antico è la Parola che avete udito.E tuttavia è un Comandamento Nuovo quello che vi scrivo...

(…).… E il Mondo passa con la sua concupiscenza;ma chi fa la Volontà di Dio rimane in Eterno!“

(1 Gv 2, 3-11)

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“Alla fine il Mio Cuore Immacolato Trionferà”

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A cura del

Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo

Latiano (BR) Tel. e Fax: 0831.729898

E-mail: [email protected]

PRO-MANUSCRIPTO - Latiano, Febbraio 2010.

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Finito di stamparenel mese di Febbraio 2010

dalla EditriceItalgrafica S.r.l.

Oria (BR)Italy

L’Editore si scusa per eventuali errori ed omissioni, confermando la propria disponibilità ad assolvere gli obblighi derivanti dai diritti di riproduzione delle foto o delle citazioni, laddove non è stato finora possibile rintracciare o contattare i legittimi detentori od autori.

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Il decadimento dei costumi, dei

valori etici e morali, l’irriverenza

verso il Sacro, il declino della stessa

Fede, sembra che non facciano

più notizia, dando l’impressione,

addirittura, che tutto sia normale!

I Cattolici, laici e religiosi, sono

chiamati a prendere coscienza della

realtà che stiamo vivendo in questo

nostro millennio, per scongiurare

l’indifferenza ed il totale rifiuto verso il Sacro, per promuovere il

coraggio del risveglio cristiano.

Un libro da leggere dall’inizio

alla fine, per aiutare il Sacerdote, per impegnare il Laico, per far

riconoscere al laico ed al religioso il

grado ed il valore della propria Fede.

“Una delle cose che mi impressionano di più è che al giorno d’oggi non è più l’eresia, ma l’ortodossia -la retta dottrina- a fare notizia. (…) Oggi sempre più frequentemente ci si meraviglia quando un Papa o un Vescovo dice ciò che la Chiesa ha sempre detto, come se fosse ormai persuasione pacifica che anche la Chiesa non creda più al suo messaggio di sempre. (…) Il problema principale è quello di recuperare la fede nella fede e nella sua capacità di toccare i cuori. (…) Ciò che è riprovevole è l’uso del teologhese: cioè un modo di parlare e di descrivere che rifugge dalla chiarezza, senza riuscire, per altro, ad essere davvero sostanzioso e profondo”.

(Cardinale Giacomo Biffi)