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“Alla scoperta della propria identità culturale: piccoli storici al lavoro” Progetto d’arricchimento dell’offerta formativa delle classi 4ªA e 4ªB della scuola elementare di Via Parigi. Inizio progetto anno 2005 - 1ª annualità Vincitore del Premio Gold INDIRE 2006

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  • Alla scoperta della propria identit culturale: piccoli storici al lavoroProgetto darricchimento dellofferta formativadelle classi 4A e 4Bdella scuola elementare di Via Parigi.Inizio progetto anno 2005 - 1 annualit

    Vincitore del Premio Gold INDIRE 2006

  • LE CULTURE

    RECENTE

    MEDIO

    IL NEOLITICO

    IL PALEOLITICO

    LUOMO IN SARDEGNA

    ENEOLITICO

    STORIA

    SARDEGNA

    NASCITA

    LEGGENDA

    ICNUSA

    SARDUS

    ARCIPELAGO

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    TERRITORIO

    GLI STAGNI

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    IL POETTO

    VILLAGGIO SU CODDU

    VISITA AL SITO

    NOTIZIE DELLARCHEOLOGA

    IL METODO SPERIMENTALE

    LARCHEOLOGIA SPERIMENTALE

    IL LAVORO DELLARCHEOLOGO

    FOTO E NOTIZIE SUL SITO SU CODDU

    SANTA ROSA

    STORICO DEL TERRITORIOSig. Desogus

    COSE LARCHEOLOGIA

    I COCCI

    LE FONTI

    LA PALLA CAVA IL COLOMBINO LE TEXTURE

    LESPERIENZA DI MANIPOLAZIONE

    LABORATORIO DI CERAMICA

    LO SCAVO SIMULATO

    IL DIARIO DI SCAVO

    LABORATORIO CON GLI ARCHEOLOGI

    LE NOTIZIE APPRESE NEI LABORATORI

    MOSTRA - CONFERENZA

    LAVORO DI GRUPPO

    MAPPA E SVILUPPO DEL PROGETTO

    NEGLI ARCHIVI DELLA NOSTRA STORIA

    Legge Regionale 26/97 - Anno 2005

  • La Sardegna tra leggenda e realtGeografia: una terra antichissimaStoria: il paleolitico , il neolitico , leneoliticoSelargius: il territorio e la storiaVisita ai siti e ai museiLarcheologia: esperienze e incontri con gli espertiRaccolta di notizie e riflessioni

  • GEOGRAFIASTORIASARDEGNA LA FANTASIALEGGENDAICHNUSASARDUSLA REALTAARCHEOLOGIA

  • Le piccole storie legate allambiente ealla realt territoriale possono orientarei ragazzi nella comprensione delle trasformazionie delle permanenze dei fenomeni storici,possono fornire chiavi di lettura pi semplicie immediate a contribuire e stimolare il confrontoe le relazioni tra realt diverse.La vita di ognuno , se non determinata,influenzata da ci che succede intorno,sia esso lontanoo vicinissimo.Paola Zannonerda La storia attraverso le storie

  • PREMESSA Il progetto, iniziato nel gennaio 2005, stato inserito nel POF e finanziato fino a dicembre 2005 con i fondi della L.R 26/ 97. Sono state utilizzate il 15% del monte ore annuali delle discipline antropologiche e scientifiche, come previsto dallart. 2 del D.M. n179 del 19/07/99, e svolte attivit aggiuntive con 12 rientri pomeridiani. Sono stati coinvolti 45 alunni delle classi terze che hanno proseguito il percorso formativo nella successiva classe quarta, fino al termine del 2005. Il piano di lavoro ha avuto inizio dall idea di utilizzare le fonti come prima risorsa per lo studio del territorio e della storia locale. Pensato per indurre i bambini a vivere il proprio ambiente come un archivio di notizie. Lintento stato quello di avvicinare sempre pi i bambini alle loro esperienze quotidiane e di recuperare una dimensione locale dello studio; di promuovere quegli stimoli culturali ed educativi che possano permettere la nascita di una maggiore sensibilit e di un pi attento rispetto per la propria cultura: si potr vivere, amare la propria storia e il proprio paese solo se si imparer a conoscerlo, a tutelarlo e a rispettarlo. Il contesto sociale in cui si opera ricco di storia e di tradizioni locali, conserva delle caratteristiche ambientali proprie, ricco di significati e contenuti che vanno salvaguardati e conservati. Trattandosi di dover affrontare lo studio della storia, della geografia e delle scienze, con bambini di 8- 9 anni, il problema principale stato quello del passaggio da una visione del mondo fantastico a quello reale; di metterli in contatto con le fonti affinch si potessero appropriare, con pi facilit, degli strumenti della loro realt. Si partiti da questo, per costruire un percorso atto a stimolare la ricerca e il bisogno di avere a disposizione un metodo rigoroso e scientifico; per scoprire i nessi esistenti tra i vari saperi ed essere in grado di condurre una ricostruzione dei fatti e delle esperienze con criticit e autonomia; per comprendere come gli studiosi svolgano le loro ricerche e quanto siano serie e coerenti i risultati raggiunti in ogni campo.

  • Per riuscire a studiare bene la storia necessario comprendere che tutte le azioni degli uomini non rimangono fini a se stesse, ma sono importanti perch costituiscono le esperienze di ciascuno noi legate al tempo. Per questo possiamo parlare di tre categorie temporali: il passato, il presente e il futuro.Pensa per un attimo alla tua vita e,parlando del passato,potrai facilmente ricordarti di quando frequentavi la scuola materna o giocavi in casa con i tuoi piccoli amici,di una gita con i tuoi genitori o di un cartone animato che ti piaceva particolarmente. Ci sono cose,poi,del tuo passato che non puoi ricordare perch trascorso troppo tempo o perch eri troppo piccolo. Se rifletti bene,per,puoi capire che sicuramente in casa tua hai lasciato tracce della tua prima infanzia,per esempio il biberon,una foto del tuo battesimo,un giocattolo di quando avevi pochi mesi di vita. Queste tracce ti servono oggi per ricostruire quelli che facevi da piccolo e sono le fonti di cui puoi servirti per capire le differenze con la tua vita presente.Allo stesso modo,quello che ti succede oggi ,unito alle esperienze del passato,far nascere in te sogni e aspirazioni che contribuiranno a farti decidere cosa farai in futuro. Quello che vale per la tua vita valido per tutti gli uomini, che oggi possono servirsi delle tracce del passato e utilizzarle come fonti per conoscerlo e interpretarlo. Circa tre milioni di anni fa i primi uomini comparvero sulla Terra e cominciarono a ricercare tutti i mezzi che potevano consentire loro di soddisfare i propri bisogni nella materia pi efficace possibile. Quello che successo tantissimo tempo fa viene studiato attraverso le tracce.E quello che abbiamo tentato di fare noi, utilizzando i mezzi a nostra disposizione: le ricerche sui libri, internet, le interviste agli esperti e la visita ai siti e ai musei.

  • Le leggendeQuesta la terra dove tu vivi. Come puoi osservare la Sardegna unisola interamente circondata dal mare. La sua forma ricorda limpronta di un sandalo cos come narrano la leggenda di Ichnusa e di Sandalia. I primi a disegnare sulle carte geografiche la forma dellisola, furono i greci che la chiamarono proprio Ichnusa, che deriva da una parola greca Ichnonche vuol dire orma.Altri la chiamarono Sandaliotis, cio isola avente forma di sandalo. La leggenda narra , ancora , che lisola prese il nome da un figlio di Ercole, chiamato Sardus, il quale sbarc assieme ad un gruppo di uomini e di donne che venivano dallAsia. Nella realt, lisola fu approdo di molti popoli tra cui un popolo provenente dallAsia: i Fenici che abitavano in una terra di nome Fenicia, in Oriente. Con molta probabilit il nome Sardegna deriva proprio dal nome che diedero i Fenici all isola: ardan. Nella realt questo nome risulta dalle iscrizioni ritrovate nella citt Fenicia di Nora, presso Cagliari, considerata la pi antica citt dellisola.

  • Milioni di anni fa, quando lItalianon era ancora spuntata dal mare, esisteva un piccolo continente chiamato Tirrenide.Era una terra felice: c erano grandi boschi e molto belli, monti alti e superbi, fiumi, laghi, animali di ogni specie e gente buona e pacifica.Ma un brutto giorno accadde un tremendo terremotoe tutte quelle terre furono distrutte, quel paradiso terrestre spar.La terra si mise a tremare, i monti si spaccarono, i fiumi uscirono dagli argini e il mare mand le sue onde rabbiosea travolgere il piccolo continente,che incominci a sprofondare negli abissi del Mar Tirreno.

    La gente era disperata e chiese un aiuto a Zeus re degli Dei Che in quel momento litigava con la moglie Era.C chi racconta che quel terribile terremoto lavesse provocato proprio lui in un momento di malumore .Come fu,come non fu,il fatto che Tirrenide stava sprofondando nel mare.E siccome una piccola parte di essa emergeva ancora , le pose sopra il piede e riusc a trattenerla prima che i flutti la inghiottissero. Cos, dalla grande Tirrenide non rimase che quell impronta solitaria in mezzo alla grande distesa dacqua : s chiam Ichnusa cio orma di piede

  • La Sardegna un isola solo da 30 milioni di anni, e prima? Prima , per un periodo di molti anni 550 milioni di anni appunto, la Sardegna esistita in un'altra forma e in un altro luogo. La risposta ce la d la geologia che formula un ipotesi molto affascinante: l isola sarebbe emersa dai fondali marini e sarebbe diventata com oggi dopo varie fasi. Fu un grandioso fenomeno di corrugamento della costa terrestre che fece emergere dai fondali marini zolle dure provenienti dal sottosuolo , i graniti e le pieg e le frantum e le fece scorrere luna su laltra. E il primo pezzo di tutto il suolo italiano, il pi antico che si trova nel Sulcis Iglesiente . Siamo nel Carbonifero il periodo in cui si formano le prime forme di vita. In seguito emerse tutta la Sardegna e una parte della Corsica : sar lo scheletro della futura isola che emerger come parte del continente europeo.Grandi terremoti fecero frantumare questo continente in tante zolle che si sollevarono e si abbassarono, si dislocarono di traverso. Da questi movimenti nacquero per sollevamento il Gennargentu al centro dellisola; il monte Limbara a nord-est; il monte Linas e il monte Is Caravius a sud-ovest; i Sette Fratelli a sud-est. Nel terziario vi fu un intensa attivit vulcanica che riemp le varie spaccature e insieme al mare sommersero le terre. Quando si ritir lasci enormi depositi di terra che si trasformarono in pianure: siamo nel Quaternario quando la Sardegna si formata.

  • IL PALEOLITICOLUOMO IN SARDEGNASTORIALE CULTURERECENTEMEDIOIL NEOLITICOENEOLITICOSELARGIUS

  • Circa 200 mila anni fa nel nostro pianeta si verific un enorme abbassamento della temperatura .Fu un periodo di grandi glaciazioni, in cui si abbass il livello dei mari. Nel corso della Preistoria la distanza tra le terre diminu notevolmente e luomo dalle zone fredde del nord si spost verso sud alla ricerca di un clima pi mite. La Sardegna, la Corsica e la Toscana divennero pi vicine e facilmente raggiungibili. In quel periodo la Corsica e la Sardegna erano quasi unite: avevano 200 m di distanza Luomo primitivo attravers la penisola Italiana e raggiunse la Sardegna mezzo milione di anni fa, forse con qualche imbarcazione primitiva.

  • Paleos= antico litico= pietraETA DELLA PIETRA ANTICALe pi antiche tracce, gli archeologi le hanno trovate nel nord Sardegna, nel Riu Altano a Perfugas, dove sono stati ritrovati dei reperti di pietra scheggiata. La pietra fu il materiale principale che luomo utilizz per costruire gli utensili che gli servivano per la caccia. Nel 1982 un paleontologo, nella grotta di Corbeddu, presso Oliena, ritrov i resti di un focolare. Dallanalisi delle ceneri risult che vi erano resti di molluschi, (cozze,arselle,ostriche) e ossa di Prolagus sardus, un roditore un po pi piccolo di un coniglio e privo di coda, ormai estinto, ma che gli uomini preistorici, in Sardegna, hanno cacciato fino allet del ferro. Queste fonti ci dicono che luomo del Paleolitico in Sardegna viveva nelle grotte, cacciava e pescava e costruiva le frecce e gli oggetti di uso quotidiano con le pietre, soprattutto selce e ossidiana.Le donne si occupavano della raccolta e di tenere il fuoco acceso e di accudire ai bambini.In Sardegna per un lungo periodo non si hanno pi tracce delluomo. Questo pu voler dire che dopo il Paleolitico morirono tutti oppure che luomo continu a vivere ininterrottamente e ancora non abbiamo scoperto le tracce.

  • Il Prolago un piccolo lagomorfo , estinto , simile ad una lepre, ben rappresentato tra i reperti della Sardegna e della Corsica, mentre la maggior parte dei generi era gi scomparsa nel Pliocene. Il Prolago riuscito a sopravvivere nelle due isole tirreniche durante il periodo glaciale,fino alle epoche recentissime,e quello che potrebbe essere stato il suo pi tardo discendente, fu osservato nel 1774 a Tavolara dal naturalista Cetti.In alcune grotte della Sardegna,ritroviamo ancora resti dei suoi caratteristici incisivi,testimonianza del passaggio di questo piccolo mammifero. Le caratteristiche che ci consentono di distinguere le ossa di questo animale (della taglia di una cavia) da quelle dei roditori sono le seguenti: cranio basso ed allungato,mascella superiore con due grossi incisivi sporgenti ,profondamente solcati,sulla faccia anteriore e rivestiti completamente di smalto ed altri due pi piccoli ed appuntiti siti immediatamente dietro i primi ; mancano i canini, rimane cos un largo spazio, detto diastema; nella mandibola oltre ai canini manca anche il primo premolare . Erano privi di coda, gli arti anteriori e posteriori sono uguali.

  • Ciao, sono Felix e sono vissuto nel Paleolitico con mia moglie e i miei due figli. Vivevo in un bellissimo posto e la mia caverna stava vicino al bosco e al fiume: cos avevamo a disposizione acqua, legname e potevamo anche pescare, cacciare e raccogliere: tutte attivit necessarie alla sopravvivenza. Con il legname potevamo accendere il fuoco per proteggerci dagli animali feroci, per riscaldarci e per cuocere la carne e gli altri cibi, cos diventavano piu saporiti. Io avevo molti parenti che vivevano con me. Credevo negli Dei buoni e li pregavo; invece di quelli cattivi avevo paura e cercavo di placcarli con delle offerte. Franco P. 4^B via Parigi Ciao, io mi chiamo Alex, vivo nel Paleolitico ho un marito che si chiama Bob, ho due figlie che si chiamano Luna e Stella e ho un figlio di nome Youlivest. Viviamo nelle caverne e ognuno di noi ha un compito: mio marito e mio figlio vanno a cacciare la selvaggina. Io e Luna invece andiamo a raccogliere i frutti e le insalate. Laltra mia figlia Stella accende il fuoco e poi va a pescare i pesci. Dopo che abbiamo cacciato, pescato e raccolto, rientriamo nella caverna. Mio marito Bob, costruisce gli utensili, armi , lance di pietra e io intanto cucino la carne e il pesce. A pranzo mangiamo carne ben cotta, pesci freschi, bacche, insalata e frutta. Ci vestiamo con le pelli degli animali uccisi e parliamo tra di noi con un linguaggio semplice; ci esprimiamo con gesti e suoni della natura. Nella nostra caverna disegniamo scene di caccia e momenti della nostra vita. Noi siamo una grande famiglia e viviamo felici insieme. Giulia M. 4^B via Parigi

    Storie dal Paleolitico

  • NEOLITICO : NEO = NUOVO - LITICO = PIETRA ETA DELLA PIETRA NUOVAIntorno al 4-5 millennio a.C. si hanno tracce certe che lisola fu stabilmente abitata dalluomo. Allinizio utilizzava i ripari sotto roccia che venivano anche utilizzati come tombe. Gran parte dei reperti ritrovati, e presenti nel museo archeologico di Cagliari, provengono da queste tombe in cui era presente, ancora intatto, il corredo funerario. I sardi di quel tempo credevano che luomo dopo la morte continuasse a vivere. Di questo periodo, sono stati ritrovati numerosi microliti cio piccole pietre o meglio frammenti di ossidiana. Questa pietra era simile al vetro,si scheggiava facilmente ed era tagliente, proveniva dal Monte Arci, un vulcano spento da millenni. Sono stati ritrovati numerosi strumenti e monili (gioielli ) realizzati con gli ossi degli animali e le conchiglie. Nel corredo vi erano numerosi vasi in ceramica decorata utilizzando e premendo sullargilla premendo sullargilla lorlo seghettato di una conchiglia della specie Cardium edule. La ceramica di questo periodo , infatti, chiamata dagli archeologi cardiale. Sono stati ritrovati dei vasetti piccolissimi in una tomba di un bambino, vicino ad Alghero, che non potevano servire per nessun uso: si pu ipotizzare che fossero dei giocattoli. In un piatto, ritrovato vicino a Sassari, troviamo un disegno raffigurante delle persone prese per mano: sicuramente ballavano il ballo sardo Su ballu tundue dai disegni possiamo risalire anche allabbigliamento.

  • Il villaggio era costruito su una piccola altura e dominava una vallata in cui scorreva un fiume. Le case erano in mattoni di argilla seccata al sole;sulla riva del fiume, invece le capanne di legno erano costruite su piattaforme appoggiate a lunghi pali infissi nel terreno: le palafitte. Il villaggio era circondato da una palizzata che serviva a proteggerlo dagli animali selvatici che spesso si avvicinano per catturare gli animali domestici rinchiusi nei recinti. Allinterno si volgevano le varie attivit: le donne preparavano da mangiare; alcune macinavano i chicchi di grano o d orzo per preparare il pane, altre facevano bollire la carne in un recipiente di terracotta. Altre lavoravano al telaio: tessevano le stoffe per fabbricare i vestiti. Uomini, donne e bambini non si vestivano pi con le pelli degli animali uccisi: tessevano le stoffe per fabbricare i vestiti e indossano i primi tessuti di lana. Cerano i vasai che modellavano i vasi di argilla, che andavano cotti, successivamente, in forno.Altri artigiano levigavano con cura le pietre che servivano a costruire le falci per gli agricoltori e altri piccoli utensili. L uomo non aveva ancora scoperto come lavorano i metalli. Nei campi gli agricoltori falciavano il grano; le spighe venivano raccolte dalle donne e dai bambini e portate nei magazzini del villaggio. I contadini aravano la terra con un aratro trainato da buoi; altri, con le zappe, rivoltano le zolle per preparare il terreno alla semina. I mercanti andavano di villaggio in villaggio con asini e buoi carichi di merci a barattare.

  • Di questo periodo sono stati trovati strumenti litici (in pietra), lavorati in modo accurato (punte di freccia, coltelli, bulini). Le testimonianze sulla pratica dellagricoltura e dellallevamento data dal ritrovameno di pestelli e macine in pietra, di semi di cereali e di ossa di animali domestici. E inoltre attestato la presenza di abbondanti giacimenti di ossidiana che veniva scambiata in Corsica, Toscana, Emilia,Liguria, Francia Meridionale. Il commercio dellossidiana pose dunque la Sardegna al centro dei traffici del Mediterraneo e favor le relazioni con molti popoli dellEuropa e lOriente. Di questo periodo, sono stati ritrovati numerosi microliti cio piccole pietre o meglio frammenti di ossidiana. Questa pietra era simile al vetro,si scheggiava facilmente ed era tagliente, proveniva dal Monte Arci, un vulcano spento da millenni

  • Il monte Arci un complesso montuoso di origine vulcanica situato nella parte settentrionale del Campidano, a pochi chilometri dal Golfo di Oristano.Si formato a cavallo tra Pliocene (fase finale del Terziario o Cenozoico) e la fase iniziale del Pleistocene (Quaternario o Neozoico), tra quattro e due milione di anni fa. Si tratta quindi di una testimonianza delle ultime attivit vulcaniche verificatesi in Sardegna e alla formazione della depressione del Campidano. Il massiccio montuoso si estende per circa trenta chilometri .

  • I primi utensili realizzati dalluomo che siano stati rivenuti dagli archeologi risalgono a pi di due milioni di anni fa ,al termine dellet della pietra : pare esistessero gi circa sessanta tipi di utensili standard, con usi ben definiti. Tra i materiali pi utilizzati, la selce,di cui sono fatte le punte di scure e di freccia qui fotografate, l osso e lavorio. La tecnica di realizzazione poteva essere la percussione diretta (con una pietra usata come martello)o indiretta(con martello e scalpello rudimentali). Manufatti in selce sono stati ottenuti dalla scheggiatura di lastrine di selce di piccole e medie dimensioni e per questo motivo sono generalmente minuti: la lunghezza e la larghezza sono di pochi centimetri.La selce una roccia costituita da concentrazioni di silice (biossido di silicio), e si trova sotto forma di noduli o lenti,allinterno di strati sedimentari calcarei. La silice pu depositarsi nelle tre forme,mescolate in proporzioni variabili, in cui pi abbondantemente presente in natura:opale,calcedonio e quarzo.Nel Neolitico si assiste a una intesa lavorazione della selce , che veniva utilizzata per la caccia o come utensile .

  • CENNI STORICINel NEOLITICO, oltre alla selce, venivano lavorati altri materiali naturali come ad esempio lossidiana. La dura ma fragile ossidiana, un vetro vulcanico che si trova in pochi punti del MEDITERRANEO: nellisola di Lipari, Pantelleria, Sardegna, nellisola Egea di Melos, in Anatolia, Armenia, nei Carpazi. Lossidiana, nel Neolitico, era il materiale pi tagliente che l uomo avesse a disposizione, pi tagliente della selce ma assai meno robusta, per cui si prestava solo per usi specializzati ( punte di frecce, lame di coltelli,ecc).Venivano staccate a blocchi dalle formazioni vetrose che si intercalavano nella colata lavica o la raccoglievano fra strati di pomice e la lavoravano nei loro insediamenti per formare blocchi regolari, dai quali fosse possibile trarre per percussione indiretta le belle lame taglienti.

  • UN MONDO DI PACE> dal libro di Piero Ferrucci LA FORZA DELLA GENTILEZZA.NORME SOCIALI NEL PALEOLITICO E NEL NEOLITICO Riflessioni in classe Nella Preistoria luomo ha avuto bisogno, per poter sopravvivere e affrontare i pericoli quotidiani della sua esistenza, di trovare appoggio e sostegno dagli altri uomini . Cacciava in gruppo, viveva in clan. Aveva imparato che lunione fa la forza e con questa convinzione ha costruito la sua prima societ. Una comunit fondata su valori di forza e resistenza, ma principalmente, di aiuto reciproco, di fiducia verso laltro, di rispetto dell uomo e della natura, di amicizia e di solidariet. All inizio, non esisteva il possesso: le terre erano di tutti, il cibo si divideva in egual misura, non era importante chi andava a caccia e chi raccoglieva. Era importante sopravvivere, perch ci significava difendere la specie umana. Aveva capito che insieme al gruppo si potevano condividere sia i momenti di gioia che quelli di dolore. Affrontare le difficolt era meno difficile, per esempio quando moriva qualcuno; per questo impar a pregare in gruppo e a credere nellesistenza di forze superiori. La tradizione si tramandava oralmente di padre in figlio e gli insegnamenti e i consigli erano rispettati.Con la rivoluzione agricola e la scoperta dei metalli, luomo impar a costruire i villaggi, si impadron di tecniche e scoperte importanti per il presente, ma che lo avrebbero aiutato a realizzare anche il suo futuro. I villaggi diventarono grandi scuole per insegnare ed imparare: ognuno dava il suo contributo e regalava agli altri i suoi risultati. Chi imparava una cosa nuova non la teneva per s, ma la consegnava a tutta la collettivit. Non solo, le varie comunit, e poi i popoli, incominciarono a scambiarsi le idee, le tecniche, i loro prodotti, a sposarsi gli uni con gli altri. Le comunit si allargarono e mai si pens alla guerra, a farsi del male, perch il bene era la garanzia di una vita migliore. Nessuno era geloso, perch se cos fosse stato, ognuno avrebbe tenuto i suoi segreti e cercato di trarne profitto. Mettersi gli uni contro gli altri non era conveniente e non avrebbe significato evoluzione e progresso. Esistevano principi, comandamenti, norme da seguire, modelli da imitare che si rispettavano. Pi tardi, quando luomo incominci a scoprire il potere e il denaro, visse con prepotenza ed inganno. Scoppiarono le guerre, quelle vere, ed allora dovettero iniziare ad elaborare le leggiquelle scritte, perch non andassero perse ma soprattutto per garantire il bene e la giustizia a tutti.

  • 4000 3500 a.C. circaIn questo periodo fiorisce la cultura di Bonu Ighinu ( Buon Vicino) dal nome di una grotta nel comune di Mara (Sassari) dove furono trovate le prime tracce della pratica della pastorizia o dell agricoltura . Appartengono aquesto periodo le statuine della DEA MADRE rappresentata in forma di donne obese, dette di tipo volumetrico. La ceramica aveva una qualit elevata , era fine e lucida, con motivi decorativi, incisi o realizzati con piccolissimi puntini impressi. Durante gli scavi nella Grotta Filiestru, si trovarono resti di ceramiche e utensili litici, chicchi di cereali primitivi, ossa di animali domestici, pecora, capra e maiale, e sostanze coloranti, come locra rossa.

  • 3500 2000 a.C. circaQuesta fase caratterizzata dalla diffusione in tutta lisola della Cultura di Ozieri o San Michele, dallomonima grotta. La societ viveva prevalentemente di caccia, agricoltura e allevamento. I villaggi erano formati da numerose capanne costruite con frasche, pali di legno ed argilla. Purtroppo i materiali deperibili non ne hanno consentito la conservazione e rimangono solo le buche. Gli artigiani lavoravano la ceramica e la decoravano con tecniche sempre pi elaborate. La dea Madre era rappresentata con statuine pi stilizzate: idoletti a placca, intera o traforata, detta anche,di tipo cicladico.

  • La dea madre e il dio Padre, rappresentavano le divinit dei vivi e dei morti. Sin dallantichit, furono rappresentati da massi confitti nel suolo: i menhirs . La divinit femminile mostrava segnate le bozze mammellari. LE STATUETTE FEMMINILIGli idoletti femminili rappresentanti la dea madre, simbolo di vita e fertilit sono il primo esempio di scultura antropomorfa. La dea madre di cultura Bonu Ighinu. La mirabile esecuzione artistica di questi idoli neolitici sta a dimostrare il grado di perfezione tecnica artigianale raggiunto e la della crescente religiosit che colloca la donna al centro della comunit in quanto artefice della procreazione e quindi simbolo dellabbondanza . La pi antica la venere di Macome che risalirebbe al neolitico antico. Durante il Neolitico Recente la produzione aumenta notevolmente: gli artigiani, abbandonato il volumetrico e producono statuette in marmo e argilla, secondo uno stile geometrico a lastra.

  • In questo periodo i villaggi sorgono all aperto e nascono numerose tombe scavate nella roccia chiamate domus de janas cio case delle fatte o delle streghe. Si tratta di tombe collettive che accoglievano i defunti di una comunit, scavate le une vicino alle altre. Accanto ai sepolcri molto semplici composti da una sola camera, ne troviamo altri con numerose camere sotterranee dove al loro interno sono stati ritrovati numerosi oggetti di uso quotidiano. Si pensava infatti che la vita del defunto continuasse aldil della morte e quindi la tomba assomigliava alla casa in cui egli aveva vissuto. Il nome domus de janas stato detto in seguito dal popolo sardo.Domus significa case e janas, nella credenza popolare, erano piccoli esseri femminili, fate o streghe che abitavano le zone dove queste tombe si trovavano.

  • La leggenda

    Le Gianas vivevano vicino alle rocce. Esse erano piccole , piccole, ma erano molto belle e dispettose. Avevano le dita sottili e non facevano altro che tessere scialli e i corpetti con fili doro e dargento. Erano molto ricche e potevano avere tutto ci che volevano.Esse, prima che albeggiasse, si mettevano a cucire, e allimbrunire andavano a spargere le tele sopra le rocce. Una sera uno scialle fu rubato da un uomo a cavallo. La Giana se ne accorse e lo insegu appiccicata alla coda del cavallo.Luomo tent di schiacciare la piccola fata, ma questa ,tanto infastid il povero cavallo torcendogli la coda, che riusc a farlo cadere in un burrone.

  • Nel periodo della cultura di Ozieri, i sardi seppellivano i morti in grandi costruzioni dette dolmen, ( parola bretone che vuol dire lastra di pietra: conficcavano nel terreno grandi pietre chiamate perdas fittas (pietre infisse). La struttura del dolmen formata da tre pietre: due confitte nel terreno, poste parallele, e una trasversale, poggiata sulle altre due. La parola Menhirs deriva da men = pietra e hirs = dritta. Si trovano in Sardegna in forma singola (pietre in fitte) e nella forma complessa, cio disposte in lunghe file, chiamateallignement. In Sardegna il sito pi importante quello di Goni, sull altopiano di Pranu Muteddu ( Piana dei mirti) nel Gerrei.In questo sito sono stati rinvenuti una cinquantina di menhirs.Ognuno di essi espressione della cultura megalitica ( mega = grande e litica = pietra ). La pietra usata larenaria. Ogni menhir rappresenta un uomo antenato. La forma detta protoantropomorfa , cio sono antecedenti della figura umana (antropomorfa), non hanno n braccia, n gambe, n viso. Sono detti anche aniconici ( a greca primitiva =senza e icona = immagine).

  • A pochi chilometri dallabitato di Goni, lungo la provinciale per Cagliari e ad appena mezzora di macchina dal capoluogo possibile ammirare il parco di Pranu Muteddu che rappresenta uno dei Siti pi suggestivi della Sardegna interna. Larea del parco, per una estensione di circa 200 mila mq, interessata da uno dei pi importanti compendi monumentali della preistoria sarda. Gli scavi diretti da Enrico Atzeni negli anni 80 hanno portato alla luce numerosissimi manufatti di diversa tipologia e fattura, riferibili a comunit stanziali della cultura Ozieri , risalenti al neolitico recente ( 3200- 2800 a C ). La presenza di numerose tombe e menhir fa pensare ad un utilizzo del sito in funzione di riti sepolcrali e religiosi collegati al culto degli antenati. Il complesso archeologico presenta la pi alta concentrazione di menhir che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi). Lintero compendio monumentale sorge su unarea fittamente ricoperta da querce secolari e da altre essenze tipiche della macchia mediterranea.

  • Il 18 ottobre siamo andati a Goni a visitare il parco archeologico Pranu Mutteddu dove abbiamo visto i menhir. Priscilla, la guida, ci ha spiegato come sono fatti e chi rappresentano. I diciasette menhirs che si trovano allingresso del parco rappresentano la forza maschile. Quando hanno cominciato a scavare, nel 1980, due menhirs erano rovesciati e, proprio questi, hanno mantenuto intatta la lavorazione molto particolare che gli altri hanno perso. In alcuni vi sono rappresentati dei disegni formati da tanti forellini. Gli astronomi hanno osservato che lallineamento dei menhirs va da est verso ovest e seguono il percorso del sole. Dopo ci ha mostrato delle tombe a Dolmen. Una formata da tre pietre: due conficcate nel terreno, poste parallele, e una trasversale, poggiata sulle altre due; divisa in tre parti: il padiglione dentrata,lanticella e la cella, dove nel corpo centrale veniva sepolto il morto. E detta Tomba del Capo; laltra invece aveva due camere: era a Dolmen con corridoio e al centro cera una cameretta dove veniva sepolto il cadavere in posizione fetale. La posizione ranicchiata esprimeva il ritorno al grembo della Madre Terra e in questa posizione era pronto per nascere nuovamente. Vicino sono stati ritrovati tanti oggetti perch si pensava che il morto avrebbe vissuto in unaltra vita. La prima tomba che abbiamo visto unica in tutto il Mediterraneo. Essa formata da un unico blocco scavato nella roccia e sono evidenti i buchi che sono serviti per agganciarla e portarla fino al luogo dove si trova. La tomba si trova al centro di un grande circolo di pietre, chiamato cerchio sacro. Si pensa, per lappunto, che per la posizione e per la grandezza, questa fosse la tomba di un personaggio importante o di un capo trib. Abbiamo anche osservato il menhir pi grande ritrovato allinterno: alto 2 metri e 50 centimetri!

  • Museo di Laconi, meglio noto come Museo delle Statue Menhir, situato al piano inferiore del palazzo municipale.Al suo interno si conservano reperti di straordinario interesse scientifico, frutto di assidue ricerche che lUniversit di Cagliari conduce da oltre 30 anni nel territorio di Laconi. Il percorso espositivo consta di sette sale e si sviluppa in senso orario.Le prime tre sale, cos come le ultime tre, sono dedicate ai Menhir grandi statue antropomorfe preistoriche.Si annoverano 40 monoliti scolpiti nella trachite locale.

  • Nel periodo neolitico recente, appartiene un reperto eccezionale: laltare di Monte d Accoddi, vicino a Sassari. E una piramide a gradoni alta 10 metri, sulla cui sommit si pensa si svolgessero riti sacri. Una possibile prova del fatto che si veneravano due divinit, una maschile e laltra femminile, ci data dalla presenza di due menhirs posti come sentinelle a circa 300 metri dal santuario: uno bianco , in pietra calcarea e laltro in arenaria rossa. Forse i due colori indicano una pietra maschile e una femminile che ricordano i disegni ritrovati a Creta, dove le donne erano dipinte con la pelle bianca e gli uomini con la pelle rossa. Questa gigantesca costruzione megalitica unica in tutta l area del Mediterraneo.Larchitettura simile agli ziqqurat che si sono ritrovati in Mesopotamia, ma gli studiosi non escludono altre ipotesi, per esempio vi sono elementi comuni con altri popoli, anche di altri continenti come i Maja.

  • Eneolitico o Et eneolitica(2.700 1.800 a.C.)Eneolitico dal latino aenes = di bronzo e lithos = pietra.In questo periodo iniziano ad realizzarsi oggetti in rame.La Sardegna non possedeva grossi giacimenti di rame. La cultura di questo periodo che segu a quella di Ozieri chiamata Abealzu Filigosa, dal ritrovamento di due tombe in questa localit, la prima vicino a Osilo , e , la seconda, vicino a Macomer. In questo periodo gli oggetti furono destinati per lo pi corredi funerari. Lunica novit rappresentata dalla ceramica con vasi che assumono la forma di bottiglie con collo allungato. Vi sono nelle tombe ritrovamenti di monili, bracciali, lamine, orecchini e anelli.

  • Il sito di Monte Claro si trova in pieno centro di Cagliari e fu ritrovato nel 1905. Prende il nome dal colle della citt, in cui sorge. Furono scoperte tombe e ceramiche, piatti e coppe, vasi dal collo largo, con la caratteristica decorazione a scanalature e semplici decorazioni Abbiamo in questo periodo armi in rame. Questo fa pensare che per la prima volta i Sardi dovettero difendersi dallarrivo di nuovi popoli, probabilmente invasori. (2.500 2.000 a.C.)

  • NOTIZIE DELLARCHEOLOGAIL METODO SPERIMENTALELARCHEOLOGIA SPERIMENTALEIL LAVORO DELLARCHEOLOGO NOTIZIE SUL SITO SU CODDULA PALLA CAVA IL COLOMBINO LE TEXTURELESPERIENZA DI MANIPOLAZIONELABORATORIO DI CERAMICALO SCAVO SIMULATOIL DIARIO DI SCAVOLABORATORIO CON GLI ARCHEOLOGILE NOTIZIE APPRESE NEI LABORATORIIl sito di Santa Rosa

  • IL SIGNOR CARLO DESOGUS: largheologia, una passione. Come nata la sua passione?Da bambino avevo labitudine di correre dietro il trattore di mio padre e ogni tanto trovavo qualche coccio. Li conservavo, e li studiavo confrontandoli con quelli che trovavo nel museo o sui libri di storia. Per vent anni ho fatto delle ricerche per conto mioIl 13 agosto del 1981 per puro caso, durante lo scavo per la costruzione di una casa, ho scoperto alcuni reperti molto interessanti. Oltrepassato il ponte di Via San Martino, cerano delle ruspe che stavano sbancando un terreno. Ho visto dalla sezione apparire delle ceneri,conchiglie e frammenti di ceramiche. Le ho recuperate, le ho portate a casa , le studiate e datate: erano del neolitico recente.Come ha fatto a sapere da un frammento d coccio che si trattava del neolitico recente? Ogni cultura ha la sua ceramica e poi cerano i reperti di pietra levigata. La ceramica era di argilla scura e allinterno era grezza. Per decorarla usavano le conchiglie, tutti particolari importanti per la datazione: consistenza, spessore, forma, lucidatura e disegni. Cosa ha fatto dopo questa scoperta?Ho segnalato il ritrovamento alla Soprintendenza ai beni culturali e archeologici di Cagliari. E hanno subito capito che si trattava di un grandissima zona abitata fin dal neolitico. Sono state ritrovate centinaia di capanne. Scavavano nellargilla un fossato e conficcavano dei pali. Erano alte 1 metro e 80 cm ed erano larghe 4 metri circa, a forma circolare. Le ricoprivano con delle frasche o delle pelli lasciando un buco al centro dove cera il focolare sempre acceso. Allinterno mangiavano e dormivano. Sono stati ritrovati numerosi resti di pasto: pi avanzi di pesca che di selvaggina.Lei ha poi continuato le ricerche?Si, sono stato nominato Ispettore onorario e durante gli scavi sono stato testimone di numerosi oggetti ,in ossidiana e ceramica e una statuetta ( in realt erano tre) della dea madre a lastra alta 18 cm, di cui, purtroppo, andata persa la testa. Loperaio che lha rinvenuta non ha prestato molta attenzione e lha rotta durante lo scavo. Oggi si trova al museo archeologico di Cagliari. Il ritrovamento di questa statuetta testimonianza che luomo selargino aveva avuto contatti con la cultura di San Michele di Ozieri.* Altri ritrovamenti sono stati fatti anche a Santa Rosa.*Il Professor Giovanni Ugas che segu gli scavi, constat che vi erano presenti caratteri di originalit e la chiam Cultura Su Coddu di Selargius. ( SUnda Manna pag. 143).

  • SELARGIUSTERRITORIOGLI STAGNIIL MAREIL POETTOVILLAGGIO SU CODDUVISITA AL SITOSANTA ROSASTORICO DEL TERRITORIO

    LARCHEOLOGIAFONTIIL MOLENTARGIUSIL GRUPPO ARCHEOLOGICO

  • Il 18 ottobre 2005 siamo andati a visitare gli scavi aperti del sito archeologico di Su Coddu, alla periferia del centro abitato di Selargius. Ci aspettava la Professoressa Maria Grazia Melis, archeologa e titolare della cattedra di paletnologia e preistoria del Mediterraneo allUniversit di Sassari.Gli scavi erano posti in un terreno circondato da case di recente costruzione: gran parte dellarea di Su Coddu, infatti destinata a residenze.Gli scavi hanno riportato alla luce numerosi e interessantissimi ritrovamenti che consentiranno di ricostruire una parte della storia di Selargius nel periodo che va dal Neolitico Recente all Eneolitico. Il nome SU CODDU , significa IL COLLE. Infatti questa zona una piccola altura a 11 metri sul livello del mare. Dalle numerose capanne ritrovate in questo posto, possiamo dire che nel Neolitico sorgeva un enorme villaggio, e questo ci fa pensare che cera una popolazione numerosa. Il villaggio contiene oggetti dellEt del Rame e va datato al periodo neolitico finale ed eneolitico.Gli scavi sono iniziati nel 2001. La vita che questo popolo conduceva era semplice: coltivare la terra, lavorare losso, la pietra, largilla, i metalli e la pelle. Si vestivano con tessuti di lana, cotone e lino , perci tessevano e filavano. Come possiamo dire questo. Gli archeologi che lavorano con la Dott.ssa melis hanno ritrovato le fusaiole in terracotta: veniva infilata nel fuso e il batuffolo veniva legato al fuso e fatto girare e con le dita si creava il filo.La fusaiola rendeva regolare la rotazione. Per fare i tessuti ci voleva il telaio, che erano di legno. Putroppo, non si sono ritrovati , trattandosi di materiale deteriorabile , cos come i tessuti si sono dissolti nella terra. Sono stati ritrovati, invece i pesi che venivano legati al telaio verticale.Nel sito sono presenti diversi tipi di fossa: Le capanne di forma circolare: scavate nellargilla e cerano i mattoni di fango e strati di argilla con le impronte delle canne. Frammenti di intonaco ritrovati, ci dicono che largilla veniva spalmata per rivestire le pareti di canne . Forse erano ricoperte di frasche; resti del focolare: piccoli circoli dove sono stati ritrovati resti di ceneri e di cibo. Un Silo cio un deposito per conservare il cibo ; grandi fosse contenenti avanzi di cibo, pozzi e cisterne per lacqua.Alcune fosse vanno ancora studiate. Campioni di terra poi serviranno per vedere che tipo di fauna era esistente.Tutta la terra contenuta nelle fosse viene setacciata con lacqua e i semi che si ritrovano e galleggiano, vengono studiati per stabilire che cosa si coltivava. Le analisi archeobotaniche, stabiliranno,in seguito, quali specie vegetali erano diffuse.

  • Questo sito uno dei pi importante della Sardegna perch ci permette di ricostruire come viveva luomo nellisola. Perch luomo scelse questo posto? Si possono fare delle ipotesi: cera una collina che permetteva di costruire le abitazioni in modo tale che non venissero inondate; un terreno asciutto e un bancone argilloso tenero da scavare, adatto alle coltivazioni, quindi legato alleconomia.Come vivevano? Leconomia era probabilmente legata alla caccia e allallevamento. Ma non si sono ritrovate grosse tracce. Gli archeologi scavando hanno trovato un corno bovino, un cranio di pecora o capra spaccato a met. Invece, sono stati ritrovati, in quantit enormi, i resti di cozze, ostriche, cannolicchi, arselle. Perci sappiamo che pescavano. Dove? Nello stagno del Molentargius, che confina con il territorio di Selargius .Un ritrovamento interessante la conchiglia di cardium: essa non veniva mangiata, perch aveva un basso potere nutrizionale, ma veniva utilizzata per le decorazioni della ceramica e per realizzare collane. Ci che incuriosisce il modo con cui queste conchiglie venivano aperte: i frammenti ritrovati saranno mandati alla Facolt di Veterinaria dellUniversit di Sassari, dal Prof. Zedda, per capire con quale tecnica venivano aperte e quali strumenti si utilizzassero per forzarle e se venissero utilizzate crude o venissero bollite.Sappiamo che gli ossi degli animali venivano utilizzati per costruire piccoli oggetti. A su Coddu sono stati ritrovati numerosi tripodi, pentole con trepiedi per poggiare sul fuoco.

  • Intervista allarcheologa Maria Grazia MelisCome sei diventata archeologa?Sono diventata archeologa perch da bambina mi piaceva la storia. Poi allUniversit ho scelto gli studi preistorici. Di cosa si occupa un archeologo?Larcheologo si occupa del tempo. Immaginate di leggere un libro dallultima pagina. Dobbiamo tornare indietro nel tempo, sino al momento in cui una fossa fu scavata o un oggetto fu costruito.

    Come fa larcheologo a sapere tutte queste cose?Ci vuole un metodo ordinato, scientifico e si ha bisogno dellaiuto di altri esperti.per esempio il pedologo, che studia i terreni, il geologo che studia gli strati della terra e lanalista che in laboratorio analizza la terra e i resti ritrovati. Come si fa a stabilire let esatta di un sito o di un reperto?Let di alcuni reperti possibile stabilirla con il carbonio 14 altre date non sono attendibili, a causa delluso delle radiazioni e perci si stanno studiando altri metodi di indagine. Per esempio un metodo molto semplice quello dei cerchi di accrescimento degli alberi: questa analisi si chiama dendrocronologia.

  • Laura Manca la prima studiosa in Sardegna che si dedica allo studio degli ossi. Al microscopio scopre come venivano tagliati e quali tecniche venivano usate. In questo sito si sono ritrovati punteruoli, che servivano per fare i fori, e aghi per tessere i cestini di vimini e per lavorare il cuoio. Venivano strofinati in una pietra per essere appuntiti ed erano multifunzionali. Dallo studio delle ossa si possono ritrovare le tracce sul loro uso e con il carbonio 14 possiamo risalire alla loro datazione. Quando si ritrovano , non si devono toccare con le mani, per non falsare i dati. Nel sito di Su Coddu stata ritrovata una perlina in osso: rarissima per questo periodo. Ha un foro centrale ed levigata: sicuramente stata forata con strumenti litici, cio in pietra.Stefania Piras studia i vasi. Nel sito di Su Coddu ne sono stati ritrovati moltissimi. Nel Neolitico la grande invenzione fu che largilla poteva essere plasmata e soprattutto che cuocendola al fuoco diventava durissima e resistente. Dove trovavanolargilla? Ovunque in tutto il territorio circostante c l argilla. Con il microscopio Stefania studia i cocci.Alcuni cocci sono stati ritrovati da Laura a 20 cm di distanza luno dallaltro. Sono stati lavati e inventariati ( ad ogni oggetto si d un numero ). Si restaura e si disegna e si studia il disegno . Stefania fa delle ricerche con la Dott.ssa Paola Mameli dellUniversit di Sassari.La ceramica doveva avere delle caratteristiche che fossero funzionali al corredo da cucina: piatti, pentole, bicchieri. Gli oggetti per bere dovevano essere sottili e levigati e non dovevano essere porosi. Le pentole che si usavano per cuocere dovevano essere pi grosse. E come era fatta la struttura da fuoco ? Era una buca nel terreno dove deponevano lo sterco degli animali che bruciavano. I vasi avevano varie forme, alcuni con il manico piccolo che serviva per appendere , altri con i manici pi ampi per essere afferrati bene.Ramona Cappai studia la pietra: la prima materia che si scheggia per ottenere degli strumenti. La pietra che stata ritrovata lossidiana, proveniente da Monte Arci. Ne sono state ritrovate numerose e si vedono i ritocchi e gli scarti che venivano eseguite sulla pietra per rendere il margine tagliente. Fabio Serchisu: studia i metalli. Fabio ha eseguito la sua tesi di laurea sui metalli. Praticamente sa tutto su di essi. Scopriamone i segreti insieme a lui. NellEneolitico luomo incomincia ad usare i metalli ma senza abbandonare la pietra. lEt del rame. Li individuavano sulla roccia in superficie e incidevano i filoni metalliferi. Con il fuoco separavano la roccia dal metallo. Poi con lacqua li raffreddavano e le rocce esplodevano. Sono stati ritrovati anche gli strumenti per lestrazione.

  • Il territorio di Selargius assomiglia ad un grosso boccale reclinato su un fianco con il beccuccio e la punta estrema in localit Piscina Sa Murta rivolta verso nord, con un manico irregolare poggiato su Cagliari a sud - ovest. Il fondo posato su Quartucciu a sud. Il lato a sud -ovest poggia su Monserrato e quello a nord-est su Settimo e la bocca confina con Sestu a nord - ovest.I confini sono delimitati da pietre di confine che si trovano su tutto il territorio, conosciute come mullonis o perdas mullas. Il territorio di Selargius vasto 26,71 kmq. Esso situato nell estremit meridionale del Campidano, la pi estesa pianura della Sardegna.La superficie perci nel complesso pianeggiante, interrotta da colline di debole altezza. Il punto pi alto costituito dalla collina Cuccuru Matte Masonis a 102 m. sul livello del mare. Il centro abitato sorge invece a 11 metri sul livello del mare. Attualmente nel paese non si notano la presenza di fiumi e torrenti, ma anticamente scorreva un torrente, il Rio San Giovanni che alla periferia del paese lambiva il territorio di Su Coddu. Esso percorreva lattuale via SantOlimpia e la via Roma e procedeva verso il mare, percorrendo via Istria, in direzione di Cagliari, e veniva chiamato SArriu.

  • Le prime testimonianze archeologiche sullorigine della ceramica risalgono al periodo neolitico quando, con la nascita dellagricoltura e dellallevamento del bestiame, luomo primitivo cominci ad insediarsi in comunit e a costruire villaggi. La conoscenza dellargilla e le sue capacit plastiche avvenuta casualmente: probabilmente lattenzione delluomo primitivo potrebbe essere stata attirata da impronte lasciate sul terreno argilloso ed essiccate al sole o dal rassodamento del terreno dove ardeva il fuoco.La caratteristica della ceramica neolitica di essere cotta nel fuoco e si manifesta in manufatti plasmati e levigati a mano di forme semplicissime che traggono lispirazione dai vegetali. Dopo la levigatura vengono essiccati: in epoca preistorica era diffuso luso di fosse o focolari allaperto dove i vasi venivano a diretto contatto con il calore e poi ricoperti di zolle di terra. Luomo primitivo sentiva lesigenza estetica e abbelliva le ciotole e i vasi con decorazioni incise, con corde che lasciavano limpronta sullargilla fresca o incisioni puntiforme. Furono le donne a praticare per prima larte della ceramica per costruire piatti, bicchieri e contenitori per il cibo. In tempi successivi si scopr che si poteva rendere la superficie liscia con linvetriatura.

  • SELARGIUS: LUOMO, IL PAESE, IL TERRITORIOIl lavoro che abbiamo svolto stato molto interessante. Abbiamo conosciuto persone nuove che ci hanno entusiasmato per loro la passione e la grande attenzione con cui svolgono le ricerche. Il desiderio di sapere quali sono le fonti che determinano le autentiche radici dei selargini ci ha portato fin qui. Ci piacerebbe se lenorme ricchezza che si trova a Selargius fosse messa a disposizione della scuola. Pensiamo a quanti non conoscono la storia del paese e al fatto che questa affascinante scoperta sarebbe potuta rimanere anche a noi per sempre sconosciuta. Negli archivi della nostra storia si conservano i segreti del nostro passato, ma anche i segreti per costruire il nostro avvenire. Sarebbe importante che lo studio compiuto da tante persone fosse messo a disposizione di tutti coloro che vogliono conoscere le radici di Selargius.Se i materiali si conservassero in un museo locale si potrebbe offrire a tutti un immagine chiara del lungo periodo trascorso dall uomo in questa incantevole zona del Mediterraneo. Noi, alunni della scuola primaria di Via Parigi, delle classi quarte, abbiamo un grande desiderio:ci piacerebbe veder nascere presto un MUSEO ARCHEOLOGICO SELARGINO, cos si potrebbe andare a visitarlo spesso con le maestre, con i nostri genitori, con i nonni. Potremmo conoscere meglio la storia del paese, che stato uno dei villaggi pi grandi, forse il pi grande, dellepoca neolitica. Sarebbe un modo per approfondire aspetti che devono ancora essere conosciuti. Ci auguriamo che la conservazione e la tutela di questo grande patrimonio sia presto una realt. Noi siamo ancora bambini ma abbiamo sogni e speranze da realizzare e, in questo periodo di ricerca, abbiamo imparato un modo nuovo di apprendere: ogni giorno sappiamo di essere partecipi della nostra storia.(Gli alunni della 4^ A e 4 ^B della scuola primaria di Via Parig i- A.S.2005/06 )