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LICEO DELLE SCIENZE UMANE “MAFFEO VEGIO” - LODI PROGETTO DELLA CLASSE 1A a.s. 2010/2011 DA UN UNICO TRONCO… TANTI OCCHI DI RAZZA CE NÈ UNA SOLA. QUELLA UMANA. Senza Titolo acrilico su tela di Barbara Asproni TUTTI PARENTI TUTTI DIFFERENTI Dall’Africa un’unica razza CAPIRE LE DIFFERENZE VALORIZZARE LE DIVERSITÀ Oltre il pregiudizio LA MULTICULTURALITÀ NEL REGNO UNITO Different people in the UK DIVERSI I RITI UNICA LA SPIRITUALITÀ Feste e celebrazioni

LICEO DELLE SCIENZE UMANE “MAFFEO VEGIO” - LODI … · Noi CONTRO IL razzismo Abbiamo letto il libro Il Razzismo spiegato a mia figlia scritto da Tahar Ben Jelloun. L’autore

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LICEO DELLE SCIENZE UMANE “MAFFEO VEGIO” - LODI

PROGETTO DELLA CLASSE 1A

a.s. 2010/2011

DA UN UNICO TRONCO… TANTI OCCHI DI RAZZA CE N’È UNA SOLA. QUELLA UMANA.

Senza Titolo acrilico su tela di Barbara Asproni

TUTTI PARENTI TUTTI DIFFERENTI

Dall’Africa un’unica razza

CAPIRE LE DIFFERENZE VALORIZZARE LE DIVERSITÀ

Oltre il pregiudizio

LA MULTICULTURALITÀ NEL REGNO UNITO

Different people in the UK

DIVERSI I RITI UNICA LA SPIRITUALITÀ

Feste e celebrazioni

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DA UN UNICO TRONCO… TANTI OCCHI DI RAZZA CE N’È UNA SOLA. QUELLA UMANA.

PROGETTO DELLA CLASSE 1A

LICEO DELLE SCIENZE UMANE CON OPZIONE ECONOMICO-SOCIALE

a.s. 2010/2011

Coordinamento Danila Baldo, docente di Scienze umane

Collaborazione delle docenti

Laura Coci, Storia e Geografia; Margherita Falgetano, Religione; Vittoria Toscano, Inglese

CLASSE 1A

ABATE ANITA

ANDREEV ALESSIA

BASTONI FILIPPO

BERTOMORO GIORGIA

BIANCHESSI GIOVANNA

BORELLI VITTORIA

CANNAVALE GIORGIO

DI CHIARA SONIA

DOMINANTE VERONICA

FRANCO ESPERANZA

INVERNIZZI GIULIA

LATRACH ILHEM

LO GIUDICE NADINE

LOMBARDI EMANUELA

MARCAL ALINE

MARCHESI FEDERICA

MASONI MONICA

MEAZZA MARTINA

MOLTENI MARTINA

MONTELEONE NADIA

MOREO MARIKA

N’DA LORAINE KANGA

OVENA ILARIA

PENNINO FRANCESCA

PORTESANI CLAUDIA

RACCHETTI ELENA

SANGIORGI CLAUDIA

SCUDERI VALENTINA

SIAS NAOMI

TOMARCHIO VALENTINA

VEZZANI ALESSIA

VILLA TIFFANY

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Capire le differenze

Valorizzare le diversità Oltre il pregiudizio

GRUPPI DI LAVORO

1. Così diverse così uguali: Ipazia e Santa Lucia Bertomoro, Scuderi, Tomarchio

2. Stereotipo e pregiudizio in psicologia Lombardi, Marchesi, Masoni, Ovena, Sangiorgi

3. Noi contro il razzismo Bertomoro, Latrach, Meazza, Monteleone, Scuderi, Tomarchio

4. Mappa delle parole Abate, Andreev, Bastoni, Pennino, Sias

5. “Nadia” di Tahar Ben Jelloun Latrach, Marcal, Portesani, Villa

6. Manifesto degli scienziati antirazzisti Bianchessi, Franco, Invernizzi, N’da, Scuderi

7. L’eugenetica e L’albero dell’umanità Bianchessi, Borelli, Cannavale, Di Chiara, Molteni

8. “Siamo stanche di guerra” – Donne in nero Bertomoro, Marcal, Scuderi, Tomarchio

9. Canzoni antirazziste Dominante, Moreo, Racchetti, Vezzani

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Così diverse così uguali

Nella giornata internazionale contro la violenza alle donne, il 25 novembre 2010, abbiamo guardato il film Agorà, che racconta la storia di Ipazia, una filosofa e matematica del IV secolo d.C. In occasione della festa di Santa Lucia, poi, in classe, abbiamo discusso sulle informazioni che abbiamo trovato riguardanti la vita della santa. Così, abbiamo deciso di mettere a confronto queste due figure trovando analogie e differenze. Ipazia, era una filosofa, astronoma e matematica vissuta nel IV secolo d.C in Alessandria d’Egitto. Lucia era una donna che, come narra la leggenda, portava i regali ai bambini; è vissuta tra il III e IV secolo d.C, a Siracusa. Entrambe, sono quindi vissute in un periodo simile, caratterizzato dalle persecuzioni e dal passaggio dal paganesimo al cristianesimo. Ipazia era pagana mentre Lucia era cristiana. Entrambe decisero di non sposarsi, infatti Ipazia si dedicò alla scienza, invece Lucia si dedicò alla religione. Ebbero un destino simile: Ipazia fu accusata di empietà e stregoneria, a Lucia furono tolti gli occhi. Erano due donne forti e indipendenti, portavano avanti le loro convinzioni con tenacia.

IPAZIA SANTA LUCIA

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DIFFERENZE E ANALOGIE

IPAZIA IV secolo d.C

SANTA LUCIA III-IV secolo d.C

Donna di Alessandria, astronoma, filosofa e matematica.

Donna siciliana, bella fanciulla che portava i doni ai bambini.

Figlia di Teone, geometra, filosofo e direttore del museo di Alessandria.

Figlia di un ricco nobile di Siracusa.

Pagana

Cristiana

Fu nota per la sua bellezza, per il suo sapere nel campo della matematica, astronomia e filosofia.

Fu riconosciuta da tutti per la sua dolcezza e amorevolezza.

Volle dedicare la sua vita alla filosofia

Volle dedicare la sua vita al Signore

Grazie al suo modo così articolato e prudente di parlare nei suoi atti, il suo popolo l’amava e la rispettava, tranne i più nobili che, con la loro invidia, la consideravano una strega. Così i Cristiani la catturarono, la portarono in una chiesa e dopo averla spogliata la tricidarono.

La sua decisione di non sposarsi perché voleva dedicare la sua vita al Signore e perché il suo futuro sposo non era cristiano, scatenò una vera e propria persecuzione con l’intento di farle cambiare idea. Quando fu certo che Lucia non voleva rinunciare all’amore per il prossimo, le vennero strappati gli occhi e infine venne uccisa.

Ipazia oggi è ricordata come una delle poche donne riuscite a farsi rispettare dagli uomini e a discutere con loro, tollerante, contraria alla violenza, che è riuscita ad avere una sua istruzione e ad insegnare. Ipazia non temeva il potere del suo secolo, si può quindi considerare la prima vera femminista.

Santa Lucia oggi è ricordata come la protettrice degli occhi e della vista, una donna riconosciuta santa, che ha avuto il coraggio di portare avanti le sue convinzioni andando incontro alla morte; per questo si celebra la sua memoria il 13 dicembre di ogni anno.

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LA DEFINIZIONE DI STEREOTIPO SECONDO LA PSICOLOGIA

STEREOTIPO: versione semplificata e largamente condivisa su un luogo, un oggetto, un avvenimento o un elemento riconoscibile di persone accomunate

da certe caratteristiche o qualità. Si tratta di un concetto astratto e schematico che può avere un significato neutrale, positivo o negativo e rispecchia talvolta

l’opinione di un gruppo sociale riguardo ad altri gruppi. Gli stereotipi sono chiavi d’accesso e recupero delle informazioni in

memoria, cioè sono strutture cognitive, insiemi organizzati e socialmente condivisi di conoscenze e credenze riferite a gruppi sociali o categorie sociali.

Essi sono influenzati e influenzano i processi di categorizzazione sociale, necessari al sistema cognitivo per completare la frammentazione delle informazioni e ottimizzare così l’uso delle risorse di elaborazione.

Essi hanno anche una importante funzione sociale. Gli stereotipi sono pertanto parte di noi, ineludibili, non si possono eliminare ma solo mantenere uno sguardo critico sui contenuti, al fine di non farli diventare pregiudizi.

Gli stereotipi negativi, che sono diventati pregiudizi, sono conosciuti anche dalle persone che ne sono vittime, nelle quali portano a una situazione psicologica frustrante, più precisamente l’ansia, la paura di confermare i contenuti nei quali non ci si riconosce, che porta a un calo di prestazioni che ha come conseguenza la conferma dello stereotipo.

A volte, possono anche avere effetti diversi, ossia rappresentare una scusante per le proprie mancanze.

DALLA CATEGORIZZAZIONE…

Il nostro sistema cognitivo non può elaborare la quantità enorme d’informazioni che gli giungono e al contempo non ha a disposizione tutte le informazioni specifiche di cui ha bisogno; il nostro sistema cognitivo ha bisogno di semplificare il mondo per poter funzionare efficacemente e lo fa attraverso i processi di categorizzazione.

Esso suddivide persone, situazioni ed eventi in categorie sulla base di elementi comuni.

In questo processo di semplificazione effettuiamo una attribuzione causale, cioè cerchiamo relazioni causa/effetto e allo scopo facciamo inferenze,

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cioè utilizziamo indizi presenti nella nostra memoria, e scorciatoie (euristiche di ragionamento) che possono produrre distorsioni ed errori (correlazione illusoria).

Questo processo di categorizzazione è però influenzato dall'accentuazione percettiva legata al concetto di autostima; ossia l'individuo tende ad attribuire i propri successi a cause personali e i propri fallimenti a cause esterne.

…AL PREGIUDIZIO

Quando si parla di pregiudizio, secondo la psicologia, balzano subito agli occhi i gravi episodi di intolleranza, discriminazione o ostilità razziale riportati dalle cronache. Ad esempio il gruppo di balordi che aggredisce l'ignaro immigrato, magari per gioco, ma con esiti talvolta letali, la mobilitazione del quartiere cittadino contro l'insediamento di stranieri, le odiose manifestazioni di antisemitismo che periodicamente ripropongono alla nostra attenzione fantasmi del passato che speravamo sepolti per sempre.

Episodi di questo tipo rappresentano però solo un aspetto, quello più eclatante ed estremo, di un fenomeno che in realtà è molto più ampio e ci accompagna tutti nella vita quotidiana assai più di quanto riusciamo a credere o ad ammettere.

Le nostre valutazioni dei fatti legati all'immigrazione risultano spesso molto distorte. In genere tendiamo a sovrastimare il numero di immigrati presenti nella nostra società, a ingigantire i problemi che queste persone possono porre, a esagerare il loro ruolo nella criminalità, a sopravvalutare gli effetti che un aumento dell'immigrazione potrebbe avere sul nostro livello complessivo di sicurezza. Peraltro, non teniamo conto del fatto che la criminalità risulta quasi sempre in massima parte gestita dai nostri connazionali, soprattutto a livello organizzativo. Forse ancora più insidioso, come segno di pregiudizio, è quel senso di distanza, quasi sempre di superiorità, che spesso accompagna i nostri rapporti con chi appartiene a un gruppo etnico diverso dal nostro. Ciò si verifica anche quando si sia animati da buone intenzioni e si sia convinti, a livello esplicito e consapevole, di essere ben disposti nei confronti del “diverso”.

Questa immagine rappresenta come si possono abbattere le disuguaglianze, utilizzando un po’ di fantasia.

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Noi CONTRO IL razzismo

Abbiamo letto il libro Il Razzismo spiegato a mia figlia scritto da Tahar Ben Jelloun.

L’autore ha voluto trasmettere in questo libro il senso della discussione fatta assieme alla figlia sul razzismo, sul suo significato e su come viene affrontato oggi.

Il razzismo, anche se ai giorni nostri sembra meno diffuso rispetto al periodo della seconda guerra mondiale, per esempio, presenta ancora diversi aspetti inquietanti, che l’autore tende a definire in modo semplice e completo.

Queste sono le parole che ruotano intorno al razzismo, che la nostra classe ha ricercato sia come definizione sul vocabolario sia come significato nel libro (edizione Bompiani, 2005):

RAZZISMO: tendenza a considerare una razza umana come superiore alle altre, costringendo perciò gli appartenenti alle razze considerate inferiori a vivere in condizioni di vita peggiori, ostacolando i reciproci rapporti tra gli individui dell’una e delle altre.

“Comportamento molto diffuso comune in tutte le società tanto da diventare banale. Esso consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre.” pag. 9

RAZZISTA: colui che sostiene le idee razziste.

“Il razzista è uno che, con il pretesto che non ha lo stesso colore di pelle, né la stessa lingua, né lo stesso modo di fare festa, crede di essere migliore, diciamo superiore rispetto a chi è differente da lui.” pag. 24

RAZZA: gruppo di individui di una stessa razza, specie contraddistinti da comuni caratteri esteriori ed ereditari.

“La parola razza non ha una base scientifica, è stata usata per mettere in evidenza gli effetti di diversità apparenti, cioè di fisionomia, che non devono creare divisione tra gli uomini. Non si ha diritto di basarsi su tali differenze fisiche.” pag. 22

PREGIUDIZIO: opinione preconcetta concepita non per conoscenza diretta di un fatto, di una persona o un gruppo sociale, quanto piuttosto in base alle opinioni comuni o alle voci.

“Ho fatto una scommessa dicendomi che un bambino non ha pregiudizi; glieli si possono inculcare, lo si può formare come si vuole- dipende evidentemente dall’ambiente in cui vive- ma gli si può anche insegnare a non avere pregiudizi, a diffidare delle generalizzazioni, dei clichè e delle idee preconfezionate.” pag. 11 “L’uomo al contrario, ha quelli che si chiamano pregiudizi. Giudica gli altri ancor prima di conoscerli. Crede di sapere già chi sono e quanto valgono. Spesso si sbaglia.” pag. 53

XENOFOBIA: paura di ciò che è distinto per natura, razza e specie. A volte questo atteggiamento non si ferma alla semplice paura, ma sfocia in una vera e

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propria intolleranza e discriminazione.

“Da ciò è nato il concetto di xenofobia, che significa ostilità verso gli stranieri e ciò che viene dall’estero.” pag. 51 “Qual è la differenza tra xenofobia e razzismo? In xenofobia è in rilievo la parola fobia, paura. Paura dello straniero, paura di ciò che non mi assomiglia, di ciò che viene percepito come un pericolo per il semplice fatto che io non lo conosco.” pag. 197

DISPREZZO: sentimento e atteggiamento di totale disistima verso persone prive di dignità morale e intellettuale.

“Solo l’uomo è capace di umiliare, disprezzare, di escludere e rendere schiavi altri uomini.” pag. 7 “Come fa un paese a essere razzista? Non tutto il paese, ma se il suo governo decide in modo arbitrario di occupare territori che non gli appartengono e di restarci con la forza, è perché disprezza gli abitanti di quel territorio.” pag. 77

GENOCIDIO: crimine consistente nel metodico sterminio di un intero gruppo etnico e religioso.

“Spiegami che cos’è un genocidio. È la distruzione metodica e sistematica di un gruppo etnico. Qualcuno potente e pazzo, decide freddamente di uccidere con tutti i mezzi tutte le persone che appartengono a una determinata etnia.” pag. 72 “Il genocidio è un crimine imprescrivibile commesso con l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.” pag. 87-88

DIVERSITÀ: opposto di rassomiglianza, qualità o condizione di diverso, ciò che rende diverse/i persone o cose.

“Esso consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche, culturali diverse dalle nostre.” pag.47

STERMINIO: distruzione o soppressione spietata e sanguinosa di un gran numero di persone.

“Lo sterminio è il fatto di fare scomparire in modo radicale e definitivo un’intera comunità, un gruppo intero.” pag. 41

STRANIERO: chi appartiene a un’altra nazione o un altro paese.

“Hanno paura dello straniero, di quello che non conoscono, soprattutto se quello straniero è più povero di loro. Il razzista è più portato a diffidare di un operaio africano che di un miliardario americano.” pag. 14

ETNIA: raggruppamento di persone che hanno gli stessi caratteri razziali, culturali, linguistici.

“Cos’è un etnia? È un gruppo di individui che hanno in comune una lingua, costumi e tradizioni, una cultura.” pag. 72

RISPETTO: elemento non esistente nell’ideologia razzista; non si ha il rispetto delle persone che sono diverse da noi.

“Combattere come? Intanto imparare a rispettare. Il rispetto è essenziale. D’altra parte la gente non pretende l’amore, ma di essere rispettata nella sua dignità umana. Rispettare vuol dire avere riguardo e considerazione. Vuol dire sapere ascoltare. Lo straniero non reclama amore e amicizia, ma rispetto.” pag. 67

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ASSIMILARE: considerare simili le persone.

“In effetti i rom sono sparpagliati in tutta Europa e vivono i loro usi e costumi in libertà. Sono molto legati alla loro tradizione e si rifiutano di fare lo sforzo di assimilarsi o di integrarsi nel tessuto sociale, cosa che significherebbe per loro rinunciare alla propria identità.” pag. 27 “E la parola assimilazione? Assimilare non è un azione positiva, è un fare che consiste nell’inghiottire; implica il cancellare delle differenze.” pag. 131 “Nell’assimilare si schiaccia qualcosa; nell’integrare si aprono porte, si accoglie, si crea una dialettica sulla cultura.” pag. 202

EDUCAZIONE: comportamento corretto e garbato.

C’è la natura e poi la cultura. In altre parole c’è il comportamento razionale, quello che deriva dall’educazione, dalla scuola e dal ragionamento. È ciò che si chiama cultura in contrapposizione alla natura.” pag. 52

CULTURA: insieme delle tradizioni e del sapere scientifico, letterario e artistico di un popolo o dell’umanità intera.

“Con la cultura si impara a vivere insieme, si impara soprattutto che non siamo soli al mondo, che esistono altri popoli e altre tradizioni, altri modi di vivere che sono altrettanto validi dei nostri.” pag. 52

SUPERIORE: chi occupa in ordinamento gerarchico o relativamente a una considerazione di importanza, un posto più elevato.

“Per esempio, credere che uno, per il fatto che ha la pelle bianca, è più intelligente di qualcuno che ha la pelle di un altro colore, nera o gialla. In altre parole, l’aspetto fisico del corpo umano, che ci differenzia l’uno dall’altro, non implica alcuna diseguaglianza.” pag. 10

UNIVERSALE: che concerne tutto l’universo.

“In generale l’essere umano ha tendenza a non amare qualcuno che è differente da lui, uno straniero per esempio: è un comportamento vecchio come l’uomo; ed è universale.” pag. 47 “Già. Ci sono più gruppi sanguigni: ce ne sono quattro: A, B, 0, AB. Il gruppo 0 è donatore universale. Il gruppo AB è ricettore universale. Ma tutto questo non ha niente a che vedere con questioni di superiorità o di inferiorità.” pag. 58

PAURA: intenso turbamento misto a preoccupazione e inquietudine per qualcosa; timore, preoccupazione.

“Il razzista ha paura di chi non gli rassomiglia.” pag. 12

GIUDICARE: valutare a seconda delle qualità e dei meriti.

“L’uomo al contrario, ha quelli che si chiamano pregiudizi. Giudica gli altri ancor prima di conoscerli.” pag. 53

LOTTA: contrasto tra gruppi o persone.

“Sta a noi, dunque, sapere che il razzismo è specifico dell’uomo e prevenirlo attraverso l’applicazione del diritto. In questo c’è stato l’unico progresso visibile nella lotta contro il razzismo.” pag. 8 “L’animale lotta solo se attaccato. Talvolta invece l’uomo aggredisce lo straniero anche quando questi non ha affatto l’intenzione di portargli via qualcosa.” pag. 52

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AGGRESSIVITÀ: essere violento.

“In Italia c’è il caso del giovane Balotelli, vent’anni, nero, giocatore eccellente, che si sente del tutto italiano, parla con l’accento di Brescia, e che tuttavia viene aggredito spesso, verbalmente, dai razzisti quando entra nel campo da calcio.” pag. 34 “Ed è per combattere la paura che a volte l’uomo si trova a fare la guerra. Sai, quando dico che ha paura, non bisogna credere che tremi: al contrario la paura provoca la sua aggressività. Si sente minacciato e attacca. Il razzista è aggressivo.” pag 53

DISCRIMINAZIONE: disparità di trattamento, mancato riconoscimento della parità.

“Il razzismo non ha alcuna base scientifica, anche se degli uomini hanno provato a servirsi della scienza per giustificare le loro idee di discriminazione. Cosa significa questa parola? Il fatto di separare un gruppo sociale o etnico dagli altri, trattandolo peggio.” pag. 55 “La discriminazione è ciò che divide, ciò che separa, ciò che stabilisce una linea di demarcazione tra gli uomini, ciò che distingue secondo una scelta di valori.” pag. 204

RIFIUTO: atto, effetto del rifiutare.

“Cosa sono il rifiuto e il rigetto? Si chiudono la porta e le finestre. Se lo straniero bussa alla porta non gli si apre. Se insiste, si apre ma gli si impedisce di fermarsi; gli si spiega che è meglio che se ne vada da un’altra parte, lo si spinge via.” pag. 64

EMARGINAZIONE: situazione di esclusione in cui alcune persone vengono a trovarsi per motivi culturali ecc…

“Ma gli adolescenti che se la prendono con gli ebrei e li insultano sono stati spesso essi stessi vittime di emarginazione e razzismo.” pag. 127

COMPORTAMENTO ISTINTIVO: senza ragionamento

“C’è la natura e poi la cultura. In altre parole c’è il comportamento istintivo, senza riflessione, senza ragionamento, poi c’è quello razionale, quello che deriva dall’educazione …” pag. 52

GENETICO: designa i geni, cioè, gli elementi responsabili dei fattori ereditari dal nostro organismo, un gene è una unità ereditaria

“Quanto al termine genetico designa i geni, cioè gli elementi responsabili dei fattori ereditari del nostro organismo.” pag 59

UMORISMO: avere senso dell’umorismo è sapere scherzare senza mai prendersi sul serio.

”Avere senso dell’umorismo è sapere scherzare senza mai prendersi sul serio. È saper fare venire fuori di ogni cosa l’aspetto che fa ridere o sorridere.” pag. 68

ODIO: risoluta ostilità che implica generalmente un atteggiamento istintivo di condanna, di rifiuto, di ripugnanza, oppure un costante desiderio di nuocere.

“L’odio è la diffidenza naturale che certe persone manifestano le une per le altre. L’odio è un sentimento più grave, più profondo [del rifiuto e del rigetto], perché presuppone il suo contrario, l’amore.” pag. 33

ANTISEMITISMO: ostilità preconcetta contro gli ebrei e persecuzione nei loro

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confronti.

“Gli ebrei dovevano portare una stella gialla sul petto per essere riconoscibili. A quel tipo di razzismo è stato dato il nome di antisemitismo. Viene dalla parola semita che designa alcune popolazioni originarie dell’Asia occidentale che parlano lingue vicine tra loro, come l’ebraico e l’arabo.” pag. 71

SHOA: desolazione, catastrofe, disastro. Riferisce nel suo insieme il genocidio della popolazione ebraica d’Europa, perpetrato durante la seconda guerra mondiale.

”Gli ebrei e gli arabi sono entrambi popoli semiti;tuttavia dopo la Shoa, dopo il genocidio in cui cinque milioni di ebrei sono stati massacrati dai nazisti, questo termine è stato riferito al razzismo antiebraico.” pag. 125

RIGETTO: il respingere una cosa

“Sempre la solita tendenza spontanea, quella famosa pulsione di prima, che si esprime con il rifiuto e il rigetto.” pag. 64

VIOLENZA: azione volontaria, coercitiva, esercitata da un soggetto su un altro, in modo da determinarlo ad agire contro la sua volontà.

“Il razzista usa violenza.” pag. 29

DOMINARE: distinguersi per una indiscussa superiorità.

“Razzista e dominatore. Quando si è dominati da un altro paese non si è più liberi.” pag. 77

GHETTO: nel passato, quartiere cittadino di dimora, più o meno rigorosamente coattiva, degli ebrei.

“La parola ghetto è il nome di un’isoletta di fronte a Venezia. Nel 1516, gli ebrei di Venezia furono riuniti su quell’isola, separati dalle altre comunità. Il ghetto è una forma di prigione.” pag. 21

AMORE: fra due persone, dedizione appassionata ed esclusiva. Assicurare felicità o benessere reciproco.

“L’amore che si ha per se stessi. Spessissimo il razzista si ama moltissimo. Si ama a tal punto da non avere più posto per gli altri. Perciò è egoista.” pag. 33

COMPORTAMENTO RAZIONALE: educazione, ragionamento, scuola.

“In altre parole c’è il comportamento razionale, quello che deriva dall’educazione, dalla scuola e dal ragionamento.” pag. 52

PULSIONE: è l’azione di spingere, di tendere a un obbiettivo non razionale.

”È l’azione di spingere, di tendere a un obiettivo in modo non razionale.” pag. 55

DIFFERENZE SOCIOCULTURALI: sono le differenze che distinguono un gruppo umano da un altro attraverso il modo in cui gli esseri umani si organizzano in società.

“Esistono maggiori differenze socioculturali tra un cinese, un sudanese e un francese di quanto siano le differenze genetiche. Che cosa sono le differenze socioculturali? Sono le differenze che distinguono un gruppo umano da un altro, attraverso il modo in cui uomini si organizzano in società e ciò che creano come prodotti culturali.” pag. 59

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EREDITARIETÀ: il patrimonio genetico che i genitori trasmettono ai figli.

“È tutto ciò che i genitori trasmettono ai figli: come per esempio, i caratteri fisici e morali. La somiglianza fisica e certi tratti del carattere dei genitori che si ritrovano nei figli si spiegano con l’ereditarietà.” pag. 59

CAPRO ESPIATORIO: quando si vogliono far ricadere i propri errori su qualcun altro.

“In fondo a loro stessi, sanno benissimo che gli stranieri non c’entrano affatto; ma hanno bisogno di scaricare la loro collera su qualcuno. È quello che si chiama capro espiatorio.” pag. 69

GIUDEFOBIA: paura dei giudei.

“La giudefobia è un antiebraismo che, all’odio, aggiunge il timore e la paura.” pag. 126.

IDENTITÀ: è una specie di sicurezza interiore.

“In effetti i rom sono sparpagliati in tutta Europa e vivono i loro usi e costumi in libertà. Sono molto legati alla loro tradizione e si rifiutano di fare lo sforzo di assimilarsi o di integrarsi nel tessuto sociale, cosa che significherebbe per loro rinunciare alla propria identità.” pag. 27

RELIGIONE: è una questione di convinzione, di fede, non è qualcosa di razionale.

“No, non sono le religioni che sono razziste, ma è l’uso che fanno gli uomini, talvolta, che viene nutrito di razzismo.” pag. 62

INTOLLERANZA: rifiuto di accettare qualcosa. Atteggiamento di condanna, e spesso anche persecutorio verso chi ha idee e comportamenti diversi.

“In quell’occasione non ho potuto impedirmi di fare l’elogio dell’intolleranza quando vengono schernite la dignità delle persone e la giustizia: non si possono tollerare l’ingiustizia, l’umiliazione e l’odio mortale.” pag. 97

UMILIAZIONE: l’azione e il risultato dell’umiliare o umiliarsi.

“In queste situazioni chiedo loro di fare uno sforzo di immaginazione e mettersi al posto della persona perseguitata, insultata, umiliata, esclusa.” pag. 11

FANATISMO: accettazione incondizionata di una fede (religiosa o politica) che conduce alla superstizione o alla totale intolleranza nei confronti delle opinioni diverse.

“Se uno non ha la fede, è visto male, molto male dai religiosi: per i più i fanatici di loro può diventare addirittura un nemico.” pag. 63 ”È fanatico chi pensa di essere il solo a possedere la verità.” pag. 63

PERICOLO: situazione o motivo a cui sono associati uno o più elementi capaci di compromettere più o meno gravemente la stabilità o la sicurezza.

“Il razzista è un pericolo per gli altri.” pag. 58 “Bisogna combattere il razzismo perché il razzista è nello stesso tempo un pericolo e una vittima.” pag. 83

INTEGRAZIONE: insieme di processi sociali che rendono l’individuo membro di una società. Integrare significa inserire una persona o un gruppo in un contesto

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sociale, politico, culturale di cui precedentemente non faceva parte o ne era escluso.

“Cosa significa essere integrabile? Significa uniformarsi alla società cancellare le differenze e accettare di rinunciare ai propri modi di vita, alle proprie tradizioni e ai propri costumi. Ma per integrarsi, è necessario che ci sia volontà di farlo da entrambe le parti.” pag. 27

OSTENDERE: viene dal latino e significa “mostrare”, è un “segno” che manifesta in modo ostentato, ciò che viene mostrato e fatto vedere.

“Oggi, non si nutre in modo ostentato un odio verso gli ebrei, ma non è lo stesso con i loro cugini arabi e musulmani.” pag. 200

OMOFOBIA: è la paura dell’omosessualità, si esprime attraverso l’esclusione, il disprezzo e l’umiliazione e può arrivare fino ad attacchi fisici e violenti.

“L’omofobia è la paura dell’omosessualità; si esprime attraverso l’esclusione, il disprezzo, talvolta l’umiliazione …” pag. 158

Dai commenti della classe è emerso che - Il libro è di facile comprensione. Lo scrittore riesce a elaborare un testo teorico senza tralasciare però esperienze personali, opinioni ed esempi per semplificare l’argomento. - Il tema trattato è interessante La classe è molto interessata all’argomento trattato essendo una tematica attuale e purtroppo estremamente radicata nella nostra società, dove lo straniero viene visto come un intruso; anche i mass media contribuiscono a ciò presentando l’extracomunitario in malo modo, questo porta allo stereotipo e al pregiudizio da parte di molta gente. - Colpisce l’interesse di una ragazzina per questo argomento Il fatto che una ragazzina di appena dieci anni voglia comprendere una argomentazione piuttosto complicata, chiedendo spiegazioni al padre e volendo capire l’origine del razzismo, suscita nella classe un maggiore interesse, stupore e ammirazione.

- Il razzismo “è ingiusto” viene detto. Siamo tutti uguali, non bisogna discriminare gli altri per il colore della pelle o per qualsiasi altra differenza. Le nostre riflessioni Secondo me il razzismo è un atteggiamento ingiusto, perché in fondo anche se ci sono tanti popoli diversi per culture, lingue, colore della pelle, religione, classi sociali, abitudini e abitano in posti diversi, sono tutti uguali e non esiste il fatto che il bianco sia superiore al nero, anche se per molto tempo si è pensato così e ancora adesso, visto che i neri sono sempre stati più deboli, invasi e soprattutto sottomessi dal bianco e addirittura erano costretti a frequentare ambienti diversi, perché i bianchi si sentivano superiori! Questo fenomeno è chiamato apartheid.

(Federica Marchesi)

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Mi è piaciuta molto la similitudine riportata nel libro “Il razzismo spiegato a mia figlia”: “Come il riso è una specificità dell’uomo, visto che gli animali non hanno questa facoltà, anche il razzismo lo è”. Secondo me l’autore utilizza questa similitudine per spiegare che il razzismo fa parte dell’essere umano, perché infatti sono gli uomini che da tempo hanno fatto la guerra, non si sono mai visti animali organizzarsi per fare delle guerre contro altri animali, se non per una preda, perché essi non si organizzerebbero mai per eliminare un’altra razza di animali. Nella nostra società il razzismo è molto diffuso, nonostante siano state fatte delle leggi per prevenirlo, cioè le persone che esprimono pubblicamente intenzioni razziste verranno punite, anche se, a mio parere bisogna avere le prove di tali discriminazioni. Ad esempio il proprietario di un appartamento, non direbbe mai: “non voglio neri, arabi o immigrati”, ma direbbe “il posto è già stato affittato”. Infatti, gli immigrati vengono considerati degli elementi negativi per la società, molto spesso si hanno pregiudizi su persone o popoli che portano a discriminarli. Secondo me bisognerebbe andare oltre al pregiudizio, andare incontro alla realtà, farsi una propria opinione in base ai fatti concreti e non su ciò che si è sentito dire. Concludendo, bisogna lottare contro il razzismo, capire come si esprime e in che modo lottare contro le sue devastazioni.

(Valentina Scuderi) Il razzismo oggi è molto diffuso, è diventato quasi una “moda”; mi pongo sempre la stessa domanda: ”perché discriminare, giudicare una persona se non la si conosce?” Oggi, quando viene uno straniero nel nostro paese, pensiamo a tutte le cose negative che ci vengono in mente, ma non è così… Forse ha bisogno e noi dobbiamo accoglierlo nel nostro paese, farlo sentire a suo agio, come fanno gli arabi in Marocco… Loro accolgono gli ospiti facendo assaggiare i loro piatti tipici, facendo fare una visita nei posti più significativi del loro paese.

(Valentina Tomarchio)

Razzismo

Sterminio

Educazione sbagliata

Antisemitismo

Xenofobia

Stereotipo

Discriminazione

Razza

Intolleranza

Dispetto

Menzogna

Specie umana

Fanatismo Classificazione

Razzista

Disprezzo

Violenza

Superiorità

Paura Diversità

Rigetto

Nazionalità

Diritti

Etnia Ghetto

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Per realizzare lo schema abbiamo raccolto le parole più significative riguardo il razzismo, trovate nelle relazioni svolte per compito a casa, dopo aver letto il libro : Il razzismo spiegato a mia figlia. Nella mappa sono stati utilizzati diversi colori per evidenziare la classificazione delle parole.

“Se tu sei razzista, allora perché cerchi di abbronzarti ?”

“Hei tu! Io sono uguale a te… perché mi devi giudicare per il mio colore?”

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NADIA

di Tahar Ben Jelloun

Questo libro racconta la vita di chi viene considerato e detto “immigrato di seconda generazione” ed è una sfida contro la stupidità e il razzismo.

È la storia di Nadia, una ragazza figlia di genitori algerini, ma cittadina francese, che abita in Francia con la madre superstiziosa, il padre generoso e sensibile, il fratello e la sorella maggiore sposata con Kader, un uomo violento e insensibile. Nadia vive in Francia, un paese che si illude di accettare le tradizione di un popolo straniero, ma che fa fatica ad adattarsi alla diversità culturale producendo così il razzismo e la discriminazione.

Nadia combatte le differenze e i pregiudizi fin da piccola e l’espropriamento di casa sua (senza una giustificazione valida) sarà un’esperienza sconvolgente che la porterà a scoprire l’embrione dell’intolleranza e del razzismo senza cedere alla lotta.

TEMI PRINCIPALI:

• Matrimonio tra Kader e la sorella maggiore • Rapporto tra padre e figlia • Il brutto ricordo • Superstizioni e credenze della madre • L’aborto di sua madre • Il lavoro del padre • Esperienza nel villaggio di Tadmaìt • Il vecchio Jeannot • Differenza tra Resteville e Tadmaìt • Le varie forme in cui si presenta il razzismo

PAGINE IMPORTANTI: (Da p.5 a p.7):Nadia racconta della sua famiglia, della sua sorella e del suo nuovo e violento marito e del suo sogno di partire (P. 23):Nadia parla del razzismo e della mentalità chiusa degli adulti (Da p.36 a p.38):Nadia parla di suo cugino Nourredine e della morte del padre (Da p.40 a p.41):Nadia parla di come vengono trattati e considerati (Da p.50 a p.51):Marc scrive una lettera a Nadia (P.65):Nadia racconta la storia della sua famiglia alle elezioni legislative (Da p.99 a p.100):Nadia ricorda suo padre e riceve una lettera da Naϊma

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PERSONAGGI PRINCIPALI Nadia: una ragazza algerina che combatte le differenze e i pregiudizi fin da piccola. “Ero la prima della mia classe senza nemmeno sforzarmi.” Padre: un uomo generoso e sensibile. “Fai quello che vuoi. Tu sei quella che non mi dà problemi. Sei meglio dei tuoi fratelli che credono che tutto gli sia permesso perché gli hanno detto che sono uomini! Mi fido di te.” Sorella: (sposata con Kader). “Tutti erano soddisfatti. Tutti, salvo me e mia sorella. Ho approfittato di quel momento per andare a vederla. Piangeva e diceva di avere male al ventre.” Madre: una donna superstiziosa, analfabeta e religiosa. “Ma quando dicevo alla mia madre che poi avrei voluto fare il meccanico, lei urlava, e piangeva persino, persuasa che la vicina ci avesse fatto una fattura, gettato il malocchio, perché io andavo bene a scuola e i suoi bambini no.” Titom: fratello diversamente abile di Nadia. “ Kader: un uomo violento e insensibile che veniva considerato un eroe dalla famiglia della moglie. “Il marito di mia sorella è proprio come piacciono agli arabi. Sicuro di sé, contento di sé,gli piace farsi servire. Sua moglie è anche la sua serva. Arezki: fratello maggiore di Nadia.Era un tipo per bene,è stato il motore della famiglia e era un uomo autonomo. Khdya: zia di Nadia. “Mi sono messa a piangere; l’ho minacciato di chiedere alla zia Khdya di gettargli il malocchio e poi di andare a lamentarmi alle redazioni dei giornali.” Antoine: il primo amore di Nadia. Marc: inizialmente era amico di Nadia e poi è diventato il suo fidanzato. Era un diciassettenne disponibile, gentile, curioso e intelligente. Ali: un bambino tenero, simpatico ed era il preferito di Nadia tra quelli dell’associazione dove lavorava. Saadia: la nipote di Nadia. Sindaco: un uomo comunista che ha espropriato la casa di Nadia e di sua famiglia. Nourredine: cugino di Nadia.

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Manifesto degli scienziati antirazzisti

(2008)

1. Le razze umane non esistono. L’esistenza delle razze umane è un’astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche tra persone, percepite dai nostri sensi erroneamente associate a differenze “psicologiche”e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull’idea che gli uomini formino gruppi biologicamente e ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in “migliori” e “peggiori” e quindi discriminare questi ultimi (sempre più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.

A NOI VIENE IN MENTE CHE… Il concetto di “razza” è un concetto astratto derivato da una cattiva interpretazione di piccole differenze tra persone. Queste astratte suddivisioni sono utilizzate per classificare uomini e donne in “migliori”e “peggiori” e quindi discriminare quest’ultimi. Come diceva il filosofo Lévi-Strauss: “è un uomo quello che sono io, colui che vive con me e tuttavia è uomo anche l’altro, il più diverso da me che si possa immaginare”. Questa frase spiega che esiste una sola razza, quella umana, e all’interno di essa ci sono molteplici differenze, tanto che gli uomini si assomigliano tra loro, ma nessuno è identico all’altro.

2. L’umanità, non è fatta di grande e piccole razze. È invece, prima di tutto, una rete di persone collegate. È vero che gli esseri umani si aggregano in gruppi di individui, comunità locali, etnie, nazioni, civiltà: ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi geni, ma perché condividono storie di vita, ideali e religioni, costumi e comportamenti, arti e stili di vita, ovvero culture. Le aggregazioni non sono mai rese stabili da DNA identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti storici: si formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e dissolvono con una rapidità incompatibile con i tempi richiesti di selezione genetica.

A NOI VIENE IN MENTE CHE… Gli esseri umani si aggregano in comunità, non perché hanno gli stessi geni, ma per lingua, religione, usi e costumi simili. Francesco Bacone, filosofo del ‘600 ha affermato che: ”Se un uomo è gentile con uno straniero, mostra d’essere cittadino del mondo, e il cuor suo non è un’isola, staccata dalle altre, ma un continente che le riunisce”. Concludendo, l’essere umano, anche nelle sue differenze e somiglianze, si può ricongiungere a una sostanziale unità. 3. Nella specie umana il concetto di razza non ha significato biologico. L’analisi dei DNA umani ha dimostrato che la variabilità genetica nella nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri “cugini” scimpanzé, gorilla e orangutan, è rappresentata soprattutto da differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra continenti diversi sono piccole. I geni di due individui della stessa popolazione sono in media solo leggermente più simili fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi. Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli scienziati nazisti sono mai riusciti a definire di quante sia costituita la nostra specie, e hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento razze.

A NOI VIENE IN MENTE CHE… La variabilità genetica è rappresentata soprattutto da differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra continenti diversi sono

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piccole. Neanche gli scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia formata la nostra specie. Io sono d’accordo con l’affermazione di Einstein: “Io di razza ne conosco una sola, quella umana” perché gli uomini anche nelle loro differenze fisiche, linguistiche, culturali sono simili. 4. È ormai più che assodato il carattere falso, costruito e pernicioso del mito nazista della identificazione con la “razza ariana”, coincidente con l’immagine di un popolo bellicoso, vincitore, “puro” e “nobile”, con buona parte dell’Europa, dell’India e dell’Asia centrale come patria, e una lingua in teoria alla base delle lingue indoeuropee. Sotto il profilo storico risulta estremamente difficile identificare gli Arii o Ariani, come un popolo e la nozione di famiglia linguistica indoeuropea deriva da una classificazione convenzionale. I dati archeologici moderni indicano, al contrario, che l’Europa è stata popolata nel Paleolitico, da una popolazione di origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si sono sovrapposti altri immigrati provenienti dal Vicino Oriente. L’origine degli Italiani attuali risale agli stessi immigrati africani e mediorientali che costiutuiscono tuttora il tessuto perennemente vivo dell’Europa. Nonostante la drammatica originalità del razzismo fascista, si deve all’alleato nazista l’identificazione anche degli italiani con gli “ariani”.

A NOI VIENE IN MENTE CHE… È stato da tempo superato il mito nazista, cioè l’identificazione di una “razza ariana”, coincidente con l’immagine di un popolo vincitore, guerriero, “puro” e “nobile”, di lingue indo-europee. Sotto l’aspetto storico risulta difficile identificare gli arii o ariani come un popolo indo-europeo e questa nozione è usata solo per una classificazione convenzionale. I dati archeologici dimostrano il contrario, cioè che l’Europa è stata abitata da una popolazione di origine africana, da cui tutti discendiamo. 5. È una leggenda che i sessanta milioni di italiani di oggi discendano da famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio. Gli stessi Romani hanno costruito il loro impero inglobando persone di diverse provenienze e dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di meticciamento culturale e sociale, che hanno caratterizzato l’intera storia della penisola, a cui hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma anche greci, fenici, ebrei africani, ispanici, oltre ai cosiddetti “barbari”, hanno prodotto l’ibrido che chiamiamo cultura italiana. Per secoli gli italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in piccoli Stati, hanno continuato a identificarsi e a essere identificati con questa cultura complessa e variegata, umanistica e scientifica.

A NOI VIENE IN MENTE CHE… Fin dai tempi più antichi, gli uomini hanno costruito i loro imperi inglobando persone di diverse provenienze. Tutti gli uomini si sono resi partecipi a “fenomeni di meticciamento” cioè un’unione di popoli di diverse etnie. L’Italia, anche se divisa in piccoli stati, si è identificata per la sua cultura complessa e variegata. Concludendo,si può dire che nessun popolo è identico all’altro, ognuno ha le proprie caratteristiche fisiche, culturali, religiose… 6. Non esiste una razza italiana esiste un popolo italiano. L’Italia come nazione si è unificata solo nel 1860 e ancora adesso diversi milioni di italiani,in passato emigrati e spesso concentrati in città e quartieri stranieri, si dicono e sono tali. Una delle nostre maggiori ricchezze,è quella di avere mescolato tanti popoli e avere scambiato con loro culture proprio “incrociandoci” fisicamente e culturalmente. Attribuire ad una inesistente “purezza del sangue” la “nobiltà” della “nazione” significa ridurre alla omogeneità di una supposta componente biologica e gli abitanti dell’attuale territorio italiano,un patrimonio millenario ed esteso di culture.

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A NOI VIENE IN MENTE CHE… Fin da sempre, l’Italia è stata abitata da diversi popoli. Infatti, la mescolanza di differenti culture è una delle maggiori ricchezze della nostra penisola. Quindi, il concetto di “superiorità” di alcuni popoli in confronto ad altri, non è altro che un’ideologia sbagliata, creata da quegli esseri umani che vogliono comandare sugli altri. Io sono d’accordo con la frase “La purezza della razza non esiste, l’Europa è un continente di meticci”, perché gli esseri umani non sono il prodotto di una sola stirpe e cultura, ma la mescolanza di tante. 7. Il razzismo è contemporaneamente omicida e suicida Gli imperi sono diventati tale grazie alla convivenza di popoli e culture diverse, ma sono improvvisamente collassati quando si sono frammentati. Così è avvenuto e avviene nelle Nazioni con le guerre civili e quando, per arginare crisi le minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo è suicida perché non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli stessi che lo praticano. La tendenza all’odio indiscriminato che lo alimenta, si estende per contagio ideale ad ogni alterità esterna o estranea rispetto ad una definizione sempre più ristretta della “ normalità”. Colpisce quelli che stanno “ fuori dalle righe”, i “folli”, i “poveri di spirito”, i gay e le lesbiche, i poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro che non sono omologabili a tipologie umane standard e che in realtà permettono all’umanità di cambiare continuamente e quindi di vivere. Qualsiasi sistema vivente resta tale, infatti, solo se è capace di cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre meno con i geni e sempre più con le invenzioni dei nostri “ benevolmente disordinati” cervelli.

A NOI VIENE IN MENTE CHE… Come dice il titolo di questo articolo, il razzismo è contemporaneamente suicida e omicida”. Io sono d’accordo con questa frase perché il razzista è un pericolo per gli altri e nello stesso tempo vittima di se stesso. Il razzismo viene praticato maggiormente verso le persone qui sopra elencate. Secondo il nostro parere, il razzista è colui che ha una mente molto chiusa, non riesce a concepire il fatto che ci siano persone che pensano in modo diverso da lui, che siano di diverso colore della pelle, che parlano in un’altra lingua o che provengono da luoghi diversi. 8. Il razzismo discrimina, nega i collegamenti, intravede minacce nei pensieri e nei comportamenti diversi. Per i difensori della razza italiana l’Africa appare come una paurosa minaccia e il Mediterraneo è il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i razzisti sostengono che non esiste una “ comune razza mediterranea”. Per spingere più indietro l’Africa gli scienziati razzisti erigono una barriera contro “ semiti” e camiti”, con cui più facilmente si può entrare in contatto. La scienza ha chiarito che non esiste una chiara, distinzione genetica fra i Mediterranei e d’Europa (occidentali) da una parte gli orientali e gli africani dall’altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal punto di vista paleontologico e da quello genetico, le teorie che sostengono l’origine africana dei popoli della Terra e li comprendono tutti in un’unica razza.

A NOI VIENE IN MENTE CHE… Come dimostra la scienza, non esiste una vera e propria distinzione genetica tra mediterranei e occidentali. Quindi, questo è un concetto astratto, usato per spiegare le differenze fisiche e non genetiche tra persone. Secondo il nostro parere, non deve esserci una “divisione in razze”, siamo tutti uguali; certo, ci sono colori di pelle diversi, culture diverse, lingue diverse; però tutti abitiamo nello stesso mondo, tutti abbiamo due mani, due braccia, due occhi, una bocca, due orecchie ecc… Detto questo consideriamo inutile accusare qualcuno di essere diverso perché non è

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identico a noi, anche perché non è assolutamente vero. Se si sta bene a guardare, tutti siamo diversi da tutti, perché ognuno ha caratteristiche diverse, però questo non autorizza a prendersi gioco dell’altro. 9. Gli ebrei italiani sono contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli ebrei, come tutti i popoli emigranti (nessuno è migrante per libera scelta ma molti lo sono per necessità) sono sparsi per il mondo ed hanno fatto parte di diverse culture pur mantenendo contemporaneamente una loro identità di popolo e di religione. Così è successo ad esempio con gli Armeni, con gli stessi italiani emigranti e così sta succedendo con i migranti di ora: africani, filippini, cinesi, arabi dei diversi paesi, popoli appartenenti all’est europeo o al sud d’America ecc. Tutti questi popoli hanno avuto la dolorosa necessità di dover migrare ma anche la fortuna, nei casi migliori, di arricchirsi unendo la loro cultura a quella degli ospitanti, arricchendo anche loro, senza annullare, quando è stato possibile, né l’una né l’altra.

A NOI VIENE IN MENTE CHE… Molti popoli, come gli ebrei e gli armeni, sono emigrati in diverse parti del mondo. Questo può essere considerato un fatto positivo, perché questi popoli hanno potuto arricchire sia la propria cultura che quella dei Paesi “ospiti”. Questo articolo esprime in modo chiaro il discorso della migrazione, tante persone però, continuano a sottolineare la migrazione degli ebrei negli anni 1940 o delle attuali migrazioni di tunisini, arabi ecc.. ma a nessuno viene in mente che anche noi italiani un tempo siamo emigrati nelle Americhe? E non mi sembra che mai nessuno ci abbia fatto del male, mentre noi ora proviamo un sentimento di rifiuto per le persone che migrano in Italia. 10. L’ideologia razzista è basata sul timore della “alterazione” della propria razza eppure essere “bastardi” fa bene. È quindi del tutto cieca rispetto al fatto che molte società riconoscono che sposarsi fuori, per fino con i propri nemici, è bene, perché sanno che le alleanze sono molto più preziose delle barriere. Del resto negli umani i caratteri fisici alterano più per effetto delle condizioni di vita che per selezione e i caratteri psicologici degli individui e dei popoli non stanno scritti nei loro geni. Il “meticciamento” culturale è la base fondante della speranza di progresso che deriva dalla costituzione dell’Unione Europea. Un’Italia razzista che si frammentasse in “ etnie” separate come la ex-Jugoslavia sarebbe devastata e devastante ora e per il futuro. Le conseguenze del razzismo, sono infatti epocali: significano perdita di cultura e di plasticità, omicidio e suicidio, frammentazione e implosione non controllabili perché originate dalla ripulsa indiscriminata per chiunque consideriamo “altro da noi”.

A NOI VIENE IN MENTE CHE… Questo articolo sottolinea che molte società riconoscono l’importanza di sposarsi fuori, anche con quelle persone nemiche che magari si odiano, anche perché quando ci si sposa con i propri nemici si possono creare delle alleanze e si potrebbe andare molto più d’accordo senza barriere. Certo ogni individuo è diverso da altri, dall’aspetto fisico ai carattere psicologici. Inoltre esistono quegli esseri umani che sono meticci, cioè l’insieme di più esseri umani diversi tra loro è appunto il “meticciamento” culturale: quindi un insieme di uomini con diverse culture è alla base dell’Unione Europea. Un’Italia razzista che si frammentasse in tante e piccole etnie sarebbe come la ex-Jugoslavia, ipotesi devastante ora e nel futuro. Quindi in conclusione le conseguenze del razzismo sono epocali, possono portare alla perdita di cultura e plasticità o addirittura all’omicidio e al suicidio, alla frammentazione di paesi e all’implosione non controllabile perché sono state originate dalla ripulsa indiscriminata per chiunque consideriamo diverso da noi.

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L’eugenetica

In classe abbiamo parlato de “L’anello di re Salomone”, un libro scritto da Konrad Lorenz dopo il periodo nazista. Konrad Lorenz era un famoso etologo che nel periodo nazista lavorò sugli studi dell’eugenetica. L’eugenetica trattava del perfezionamento del gene umano, facendo esperimenti sui feti con l’intento di eliminare le caratteristiche fisiche e mentali ritenute negative. Anche Lorenz sosteneva le teorie naziste, paragonando gli uomini agli animali: come i nazisti, voleva utilizzare l’eugenetica per migliorare la razza.

Nel XX secolo, nel Vecchio Continente, iniziarono a diffondersi sempre più teorie razziste basate su prove che volevano essere dimostrabili, biologiche, zoologiche e/o statistiche.

La corrente principale del razzismo europeo fu quella che - facendo continui richiami al darwinismo - riassunse tre caratteri in sé:

• antropologia (recupero della classificazione razziale) • eugenetica (concetto di ereditarietà e di sopravvivenza

del più forte) • pensiero sociale La sopravvivenza dalla razza venne messa in correlazione sia con l’ereditarietà

razziale sia con l’igiene razziale: il concetto di razza divenne basilare per le dottrine sociali e per le economie nazionali, per il diritto, per l’amministrazione, per la storia e per la filosofia morale. Ogni razza, ad esempio, secondo Pearson, poteva migliorarsi applicando l’eugenetica (ossia la "selezione naturale"). In Germania anche un socialista, Woltmann, finì per diventare razzista e lodare il capitalismo come un sistema.

Lo sviluppo dell’eugenetica portò a pensare di sterilizzare gli «inadatti», di vietare le unioni tra razze troppo diverse (i bianchi con i negri), fino a stabilire regole di accoppiamento per prevenire la nascita di bambini malati o afflitti da malattie ereditarie.

La scienza era applicata alla razza e ciò contribuì alla degenerazione del pensiero razzista nel XX secolo. In altre parole, si cercò di fare del razzismo una scienza.

Un altro vero razzista, Hacker (che cercò tra l'altro, nella sua "attività" di confutare tutte le teorie bibliche), invece sostenne che il darwinismo sbagliasse nello spiegare la storia umana come un progresso «naturale» verso il miglioramento, perché erano le razze superiori a prevalere su quelle inferiori a determinare il progresso dell’umanità, che necessitava di una «selezione». Egli creò un albero genealogico dell’intera razza umana, stabilendo una netta divisione tra le razze col desiderio di eliminare «l’inadatto». La razza Tedesca era quella che rispetto la «primaria condizione» (ossia la scimmia) si era

evoluta più di tutte. Ebrei e Negri quelle che si erano evolute di meno. Creatore della «legge biogenetica»: lo sviluppo dell’individuo deve ricalcare in piccolo quello della razza di appartenenza registrato nel corso dei secoli.

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L’ALBERO DELL’UMANITà

Un team americano ha scoperto che ogni essere umano nel proprio DNA, può avere delle origini che provengono dall’altra parte del globo. Un ragazzo afroamericano, per esempio, nel proprio DNA può avere delle origini australiane: può sembrare una cosa assurda, ma è del tutto possibile.

I nostri antenati hanno vissuto per tre quarti della storia della nostra specie in Africa Orientale. Circa 50 mila anni fa è partita una prima ondata migratoria verso la penisola arabica in un braccio di mare di 17 miglia che lo separava dalle coste dell’Etiopia. Da qui gli antenati dell’Homo sapiens hanno colonizzato il resto del globo attraverso percorsi diversi, assumendo fisionomie differenti, ma sempre recando in sé le tracce di un comune antenato.

L’albero dell’umanità è parte del più vasto progetto Genographic diretto dal dottor Spencer Welles, che ha come scopo quello di mappare i flussi migratori dell’umanità, dopo che sono comparsi nella storia.

I NOSTRI COMMENTI

- Secondo me è molto importante studiare il nostro passato e conoscere l’albero dell’umanità, perché è interessante sapere quali sono le nostre origini.

- Se fosse possibile mi piacerebbe molto fare questo test per scoprire il percorso fatto dai miei antenati.

- Il documentario mi è piaciuto molto, perché è bello sapere da dove veniamo e di che “razza” siamo.

- Il video mi ha colpita molto perché si parlava del mio paese di origine. - Questa scoperta è molto importante perché ci ha dimostrato

scientificamente che siamo tutti uguali. - Il video dimostra che esiste una sola razza e che tutti noi facciamo parte

di essa, pur essendo di paesi diversi e avendo lingue, culture, abitudini differenti, noi siamo tutti uguali.

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RIFLESSIONI SUL DOCUMENTO DELLE “DONNE IN NERO”

“Siamo stanche di guerra”

Le “Donne in nero” sono un’associazione di donne in lutto, a causa delle

numerose morti per la guerra. L’associazione è nata a Belgrado e poi si è diffusa in tutta Europa. Le Donne in nero di Como hanno scritto una lettera per tutti gli uomini e le donne che ci rappresentano nelle istituzioni locali.

Esse hanno citato una frase di Don Tonino Bello: “Dovremmo protenderci nel Mediterraneo non come arco di guerra, ma come arca di pace”. Secondo me la scelta di questa frase, come apertura della lettera, è molto significativa perché fa subito capire la posizione di queste donne. Mi è piaciuto molto l’utilizzo della parola “arca” per la pace, contrapposta alla parola “arco” per la guerra. Secondo me essa indica, metaforicamente, tutte le persone del nostro Paese e di tutta l’Europa, perché tutte e tutti noi dobbiamo formare “un’arca di pace”, aiutando le persone in difficoltà e non protenderci come “un arco di guerra”, respingendole e attaccandole.

Le “Donne in nero” scrivono anche per tutte le donne, gli uomini, i bambini e le bambine morte in guerra, di cui si sentono anche loro madri. Di essi, noi non conosciamo il loro nome, la loro storia, ma sappiamo che hanno rischiato la vita per fuggire dalla guerra, dalla repressione, dalla condizione di lavoratori senza diritti, trattati come schiavi.

A questo riguardo, mi ha colpita la frase: “Nessuno può fermare una fiumana di uomini e donne che scappano dalla miseria, dalla sofferenza, dalla guerra e bussano alla nostra porta”. In questa frase viene paragonata la fuga delle persone a un “fiume umano”. Mi è piaciuto questo paragone perché la figura dell’acqua che scorre continuamente in un fiume, fa riflettere sulla quantità smisurata di persone che vivono la miseria e la sofferenza e che giungono fino a noi. Esse sperano in un lavoro e in una vita migliore. Ma è sempre così? No, perché la Tunisia, benché sia un paese con una difficile situazione politica e sociale, ha accolto tutti i profughi provenienti dalla Libia; l’Italia e l’Europa, invece, dicono: “Sì ai profughi, no ai clandestini”. Infatti, come scrivono le “Donne in nero”, il “clandestino” è considerato un criminale, un pericolo.

Secondo me questo è solo uno stereotipo che si è formato nel tempo, perché i criminali non sono solo i clandestini o gli immigrati, ma essi ci sono anche tra noi. Mi ha fatta riflettere la frase: “Molti vestono in doppio petto, sono stimati e rispettati, con soldi e potere, talvolta dietro il loro volto sorridente ci sono le mafie”, perché spesso a un immigrato o un clandestino, si vogliono cercare mille colpe e difetti e non si guardano tutte le illegalità e le mafie italiane. Come diceva Pirandello: “Ognuno di noi ha una maschera, al di sotto della quale si nasconde un’altra identità”.

(Valentina Scuderi)

“E non dimentichiamo che il 6 maggio del 2009 (…) per la prima volta il nostro paese respinse 3 barconi con 227 persone a bordo, cancellando di colpo il principio di non respingimento previsto dall'articolo 33 della convenzione di Ginevra sul diritto d'asilo”. Anche se l'articolo 33 della costituzione di Ginevra del 1951 vieta l'espulsione e il rinvio al confino d'origine, l'Italia, il 6 maggio del 2009, ha respinto 3 barconi provenienti dal corno d'Africa, ignorando l'articolo stesso e dimenticandosi ogni senso d'umanità verso quelle persone che erano a bordo. Queste persone e tante altre ancora, una volta uscite dal loro paese (contro la loro volontà) si aspettano di trovare, al loro arrivo, una nazione accogliente, solidale e che gli faccia dimenticare, per almeno un po', la sofferenza che hanno lasciato indietro. Ma così non è stato. Una volta arrivati in Italia, l'unica cosa che hanno ricevuto è stata la disumanità e

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l'incomprensibilità verso le loro difficoltà, i loro problemi e le loro sofferenze. 1. nessuno stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbe minacciata a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo o delle sue opinioni politiche. 2. la presente disposizione non può tuttavia essere fatta valere da un rifugiato se per motivi seri egli debba essere considerato un pericolo per la sicurezza del paese in cui risiede oppure costituisca, a causa di una condanna definitiva per un crimine o un delitto particolarmente grave, una minaccia per la collettività di detto paese.

(Aline Marcal)

Io sono pienamente d’accordo su ciò che viene detto in questa lettera. Credo che l’Italia doveva essere più preparata ad una emergenza del tutto prevedibile, visto che siamo uno degli stati più vicini alle coste dei paesi da cui arrivano per sfuggire, da guerre e fame, tantissimi uomini, donne e bambini. La cosa che mi lascia più stupefatta è come gli Italiani delle varie regioni si “scarichino” di dosso le responsabilità di accogliere queste persone. In giro mi è capitato di sentire persone, secondo me inumane, dire che era meglio rispedirli nel loro paese … quale paese? Bisognerebbe cercare di mettersi nell’ottica di chi fugge e non di chi accoglie! Se in Italia dovesse scoppiare una guerra, e io dovessi fuggire in un altro paese spererei di trovare qualcuno che mi accoglie invece che dirmi: “ti riporto da dove sei venuto”. Io sicuramente penserei “ma come, scappo da li e tu mi ci rimandi? Io ho rischiato la vita per fuggire ed è stato tutto inutile”. Certo non bisogna dimenticare il comportamento degli altri stati che se ne sono lavati le mani della nostra emergenza, dicendo che eravamo impreparati, la cosa era vera ma noi facciamo parte dell’UE e un aiutino sarebbe gradito, il fatto che ci abbiano lasciati soli simboleggia, secondo me, che l’UE è solo un nome senza niente di concreto sotto.

(Claudia Sangiorgi)

L’Italia è andata nel panico per l’arrivo di molti immigrati in poche settimane mentre i cittadini di Lampedusa cercano di aiutare quelle persone che non avevano cibo, acqua, vestiti, soldi; i politici che potevano fare qualcosa di concreto per Lampedusa che non aveva più posto per i nuovi arrivati e per gli immigrati che morivano di fame, si concentravano su cose inutili come il “caso Ruby”, le intercettazioni e la vita dei loro “nemici”. Ormai i politici sono così concentrati a sputarsi veleno l’uno con l’altro che hanno perso di vista il motivo per cui i cittadini Italiani li hanno scelti. E mentre la crisi colpisce l’Italia, la guerra distrugge molti paesi e il resto dell’UE si rifiuta di aiutarci perché a loro la guerra potrebbe portare del petrolio e quindi molti soldi, i Parlamentari Italiani si divertono a giocare con l’IPod, invece di concentrarsi su come aiutare l’Italia e la Libia; il Parlamento preferisce guardare partite e giocare a carte.

(Claudia Portesani)

Davanti alla guerra dice “sì” oggi il parlamento e si nascondono dietro un minuto di silenzio i politici che predicano la pace e razzolano davanti alla morte. Non è forse il nostro paese dove sono garantite accoglienza e protezione? Siamo ancora veramente pronti a distinguere i clandestini dai profughi quando è nettamente evidente che tale discriminazione costa a noi la faccia e la dignità? Siamo davvero arrivati al punto in cui il paese deve considerarsi vittima della xenofobia? Permettendo ciò non faremo altro che rivedere il passato permettendoci di rimanere vittime impietrite dalla guerra.

(Nadia Monteleone)

È una lettera aperta alle donne e agli uomini per asserire che siamo stanchi della guerra e che siamo stanchi di cimiteri marini, ma che siamo per l’accoglienza di tutte e tutti. Sono d’accordo con l’affermazione: “continueremo ad impegnarci, nel nostro territorio, per garantire accoglienza e protezione a chi sta arrivando”. Sì, è giusto

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questo; ci sono tante persone che hanno bisogno del nostro aiuto e noi dobbiamo aiutarli. Magari dando loro da mangiare e una casa per vivere e magari anche un piccolo lavoro per riuscire a vivere meglio.

(Valentina Tomarchio)

Secondo me questa nostra nuova generazione è più “aperta” ed è meno razzista nei confronti degli altri perché con internet oggi si può vedere tutto il mondo e conoscere nuove culture e non conoscere solo il paesino dove si abita. Spero che le persone si abituino ad accettare gli altri e non giudicarli come persone pericolose. Perché nessuno dei “clandestini” che ha rischiato la vita nel mare è venuto qua per prendere la casa, il lavoro di altri; a loro basta poco e vivono! Poi da tutte le parti c’è “brava” e “cattiva” gente ed è questo che caratterizza le diverse persone ed è per questo che ci sono continue guerre. Se tutti fossimo uguali saremmo riusciti a vivere in pace! Spero che ritorni la pace nel mondo e che le persone “accettino” tutti, perché in fondo tutti siamo una “razza” sola!.

(Ilhem Latrach)

Questa è una lettera scritta dall'associazione “DONNE IN NERO”, che difende i migranti nel nostro paese da qualunque stato provengono, affermando che, come diceva Albert Einstein, l'unica razza che si conosce è quella umana.

(Emanuela Lombardi)

Non bisogna essere razzisti, perché secondo me tutto questo è razzismo, e bisognerebbe imparare dagli errori fatti in passato e cercare di non ripeterli mai più. Bisogna prendere posizione perché noi siamo cittadini e possediamo dei diritti e dei doveri, che possiamo esercitare per aiutare queste persone. Aiutiamoci e non restiamo indifferenti.

(Anita Abate)

In linea di principio sono d'accordo sul fatto di accogliere naufraghi della Libia in difficoltà, uomini, donne e bambini; da questo punto di vista siamo un paese democratico e aperto. Ma secondo me il problema non sta nel punto di vista ideologico, ma nell'aspetto pratico e organizzativo. Infatti l'Italia non è in grado di gestire da sola questa situazione, a causa di crisi economiche, mancanza di lavoro e anche di spazio, ha bisogno dell'appoggio e dell'intervento di altri paesi in modo tale che anche loro cerchino di accogliere altri migranti.

(Giorgia Bertomoro)

Ci sono anche problemi su dove metterli, perché manca lo spazio; per questo si differenziano i clandestini dai rifugiati, per capire chi merita di più di rimanere in Italia, ma io preferirei che non venissero fatte differenze di alcun genere perché sia i clandestini che i rifugiati di guerra scappano da situazioni in cui non possono più vivere. Rischiano la vita per venire nel nostro paese e non trovo sia giusto rimandarli indietro. A parer mio la cosa migliore è aiutarli e ospitarli tutti quanti nel modo giusto, come tra fratelli, in fondo siamo tutti esseri umani.

(Marika Moreo)

Di sicuro l’Italia non era pronta a una tale ondata migratoria e non sono presenti strutture dove accogliere tutte queste persone, e purtroppo appena approdano sulle coste della nostra penisola stravolti dal viaggio, vengono accolti alla “bene-meglio”, in condizioni anche a livello umano veramente indecenti. Ma vorrei mettere in evidenza una cosa: il numero di profughi è nettamente minore al numero di migranti in cerca di lavoro e spetterebbe prima a loro di trovare un posto accogliente dove ricominciare a vivere lontani da guerre e sofferenze e così detti “clandestini” riportati nel proprio paese … Naturalmente non è così semplice come sembra, ma l’Italia sta scoppiando di questa

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povera gente, mentre l’Unione Europea se ne lava le mani con un menefreghismo veramente disgustoso, a mio parere.

(Elena Racchetti)

Sembra una cosa pazzesca, che ancora oggi, nel 2011, ci siano delle guerre! Mi chiedo se il passato ci abbia davvero insegnato qualcosa, con tutte le guerre, le sofferenze e i morti che le persone hanno dovuto subire e sopportare. Tutte quelle madri che piangevano i loro figli e figlie, morti in guerra per proteggere la loro patria e i loro ideali, credevano di fare la cosa giusta, ma si sbagliavano perché rispondere alla violenza con altre violenze non porterà mai a nulla di buono.

(Vittoria Borelli e Giorgio Cannavale)

Ma è mai possibile che in tanti anni di sbarchi l’Europa, l’Italia in primis, non hanno ancora trovato una soluzione per affrontare il problema dell’immigrazione? Ma come si fa a vedere tutte quelle persone che arrivano a Lampedusa in condizioni disastrose e rimanere indifferenti? Ci sono tante persone che con cattiveria vorrebbero rispedirli tutti nelle loro terre, senza pensare al motivo del perché queste persone lasciano le loro cose e affrontano i pericoli di una traversata in mare aperto.

(Ilaria Ovena)

Penso che tutti devono avere la possibilità di ricominciare, penso che sia giusto accogliere le persone che dal loro paese partono su dei barconi, senza sapere quale sarà il loro destino, però mi chiedo come Lampedusa possa mantenere tutte le persone che arrivano. Questo “problema” non credo sia soltanto dell'Italia, ma di tutta Europa: non possono stare tutti da noi, pretendendo di trovare lavoro, quando di lavoro non ce n'è neanche per noi italiani. Altri paesi come la Francia, la Germania devono aiutarci, non è possibile che l'Italia debba fare tutto da sola. Con le “DONNE IN NERO” condivido la riflessione su clandestini e profughi, i clandestini vengono considerati criminali, però nessuno pensa ai criminali o ai mafiosi che ci sono in Italia? Si è sempre pronti a puntare il dito sugli altri, ma perché nessuno volta il dito verso se stesso e si interroga? Chiedendosi se davvero l'italiano è la persona migliore? Concludo con queste tre domande, io stessa cercherò delle risposte.

(Giovanna Bianchessi)

Il 6 maggio del 2009, per la prima volta il nostro paese respinse tre barconi con 227 persone a bordo, cancellando il principio di non respingimento previsto dall’articolo 33 della convenzione di Ginevra sul diritto d’asilo. Le istituzioni hanno usato l’arroganza di chi pensa di riuscire a tenere tutto sotto controllo e non ammette di dover guardare con attenzione a ciò che succede.

(Tiffany Villa)

È da poco che ho studiato il diritto internazionale in cui uno degli obbiettivi è proprio quello di intrecciare rapporti di collaborazione con gli altri stati e di far fronte a necessità di natura politica economica e sociale. Mi sono reso conto però che, nonostante le varie organizzazioni internazionali, gli stati più evoluti si preoccupano soprattutto di rafforzare il loro sistema economico e l’intervento sociale ed i diritti umani passano in secondo ordine. È ovvio che il problema dell’immigrazione e dei clandestini sia grosso ed importante, ma ritengo che sia altrettanto indispensabile che ogni paese sia coinvolto e collabori per una soluzione intelligente e che risolva il problema senza ledere la dignità umana. Penso che ci sia proprio una responsabilità collettiva di chi sta al vertice delle varie nazioni, che deve essere in grado di gestire al meglio queste situazioni senza dimenticare che nessuno può essere tenuto in condizioni di schiavitù, di sfruttamento ed ha diritto di essere una persona libera. Purtroppo ogni giorno quando ascolto il telegiornale e sento notizie riguardanti lo sbarco di donne uomini e bambini sulle nostre coste e di “guerre” date da azioni rivoltose di chi sta soffrendo per tanta prepotenza e violenza, capisco come tutti noi

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siamo ancora lontani dall’avere una visione sociale e costruttiva che non porti solo ad egoismi personali ed istituzioni, ma che si impieghi per garantire accoglienza, protezione e un futuro di speranza a chi cerca di difendere la propria persona e i suoi diritti fondamentali.

(Filippo Bastoni)

Quando scoppiano le guerre l'Onu interviene a difesa dei diritti umani, spesso con misure di repressione che purtroppo vanno a colpire anche la popolazione civile. Quest'ultima è costretta a fuggire nei paesi vicini. Come sta accadendo in questi giorni in Tunisia e Libia. Migliaia di persone arrivano a frotte in Italia perché è appunto il paese più vicino via mare, è il primo ingresso per l'Europa. Il viaggio è duro e disumano, inoltre le barche hanno una resistenza precaria. Spesso affondano portando con sé centinaia di uomini, donne, bambini in cerca di un futuro migliore. L'Italia non riesce a supportare tutti gli emigranti quindi in rispetto del trattato di Schengen che prevede la libera circolazione, le potenze Europee sarebbero dovute venire in nostro aiuto, ma la Francia in nome del buon senso propone di rivedere questo trattato dicendo che non è possibile ospitare tutti e permettere una migrazione di massa come questa da sud verso nord al punto da bloccare i treni provenienti dall'Italia alla frontiera di Ventimiglia lasciando così ”intrappolati” in Italia migliaia di persone che cercavano un ricongiungimento con i loro famigliari.

(Francesca Pennino)

Il nero è il colore del lutto, e queste donne lo hanno scelto per ricordare le vittime delle guerre ma anche quelle che muoiono in mare per cercare di raggiungere le coste italiane. La mobilitazione di queste donne nasce dalla situazione in Nord Africa (Tunisia, Libia, Egitto, Siria) e dalle rivoluzioni fatte da giovani arabi per porre fine alle dittature e costruire le basi della democrazia. Esse si oppongono alla guerra in Libia e alla politica dei respingimenti. Il movimento è contrario alla guerra prima di tutto per l’articolo 11 della Costituzione (che ripudia la guerra) e poi perché questa guerra non si combatte per i civili ma per il petrolio.

(Giulia Invernizzi)

Penso che non sia giusto generalizzare e se un arabo è pericoloso e crea disagi, non vuol dire che lo sono tutti, tra l'altro non trovo un motivo per il quale le famiglie che hanno bisogno di un riparo, non possano rifugiarsi in altri paesi; molti dicono: ”non ci stiamo! Che stiano nel loro paese!” e anche questo non lo trovo giusto perché se fossero queste persone a ritrovarsi in mezzo a una guerra e con una famiglia, se qualcuno dicesse: ”in questo paese no, qui no” non credo sarebbero molto felici. Insomma dal mio punto di vista l'unica maniera per evitare tutto ciò sarebbe far capire alle persone che la guerra oltre a far del male, è inutile e che la violenza genera violenza, perciò non deve essere utilizzata.

(Alessia Andreev)

Mi ha incuriosito molto la lettera scritta dall'associazione “DONNE IN NERO”, ha trattato un problema che in Italia purtroppo esiste ed è “l'immigrazione”; certo non è un vero e proprio problema ma negli ultimi anni lo è diventato; poi si è parlato soprattutto della tragedia avvenuta il 6 aprile nel canale di Sicilia. Le riflessioni fatte mi piacciono molto, è vero, l'Italia non sta affrontando molto bene l'immigrazione ed io credo che questo problema sia molto difficile e complesso, ma bisogna trovare una soluzione perché quello che sto vedendo non mi piace.

(Martina Molteni)

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CANZONI ANTIRAZZISTE

Alì el Magrebi - Ska-p No se si te acuerdas de mi, yo soy Alí aquel pobre desgracio de la canción de al lao que le pillaron con hachís. Alí, Alí, Alí el magrebí. Un dia triste decidí huir de la miseria, cruzando la frontera para llegar a tu país contra el viento y a través del mar ¡¡Alí!! Mis sueños hechos realidad, voy a llegar. Yo solo quiero trabajar, no pido caridad, tan solo una oportunidad Alí, Alí, Alí el magrebí pasé el estrecho sin dudar, jugándome la vida, dejando mi familia, para algún dia regresar. Contra el viento y a través del mar ¡¡Alí!! En Londres o en París, Berlín, Roma o Madrid Alí, Alí no sabe donde vivir, Alí, cerca del año 2000, Alí, intenta sobrevivir. Alí,Alí, tu media luna está gris, Alí, el cielo llora por ti, Alí, perdido en este país Más de seis dias sin comer, que voy a hacer no tengo ni donde dormir, no podré resistir no se que coño pasa aquí Alá, Alá, asísteme Alá que largo es este Ramadán. Nadie me echa una mano aunque somos hermanos. Tu antepasado es Magrebí Grito al viento que me asista Alá, Alá

Non so se ti ricordi di me, io sono Alì Quel povero disgraziato della canzone di Al Lao Che beccarono con hashish. Ali, Ali, Ali il magrebino. Un giorno triste decisi Scappare dalla miseria, attraversando la frontiera Per arrivare al tuo paese. Contro vento e attraverso il mare, Alì! I miei sogni fatti realtà, arriverò. Io voglio solo lavorare, non chiedo carità, soltanto un’opportunità. Ali, Ali, Ali il magrebino passai lo stretto senza esitare, Giocandomi la vita, lasciando la mia famiglia, per tornare un giorno. Contro vento e attraverso il mare, Alì! A Londra o a Parigi, Berlino, Roma o Madrid Alì, Alì non sa dove vivere, Alì, Vicino all’anno 2000, Alì Cerca di sopravvivere. Alì, Alì, la tua mezza luna è grigia, Alì, Il cielo piange per te, Alì, Perso in questo paese Più di sei giorni senza mangiare, che farò Non ho neanche un posto dove dormire, non potrò resistere Non so che cazzo succede qui Allah, Allah, assistimi Allah Che lungo è questo Ramadan . Nessuno mi da una mano, anche se siamo fratelli. Il tuo antenato è Magrebino Urlo al vento che mi assista, Allah, Allah.

Biko - Peter Gabriel September '77 Port Elizabeth weather fine It was business as usual In police room 619 Oh Biko, Biko, because Biko Oh Biko, Biko, because Biko Yihla Moja, Yihla Moja

Settembre ‘77 Port Elizabeth, condizioni metereologiche buone Era il solito lavoro Nella stanza della polizia 619 Oh Biko, Biko, perché Biko Oh Biko, Biko, perché Biko

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-The man is dead When I try to sleep at night I can only dream in red The outside world is black and white With only one colour dead Oh Biko, Biko, because Biko Oh Biko, Biko, because Biko Yihla Moja, Yihla Moja -The man is dead You can blow out a candle But you can't blow out a fire Once the flames begin to catch The wind will blow it higher Oh Biko, Biko, because Biko Yihla Moja, Yihla Moja -The man is dead And the eyes of the world are watching now watching now

Yihla Moja, Yihla Moja L’uomo è morto. Quando cerco di dormire, la notte Riesco a sognare solo in rosso Il mondo fuori è bianco e nero E solo uno di questi due colori è morto. Oh Biko, Biko, perché Biko Oh Biko, Biko, perché Biko Yihla Moja, Yihla Moja L’uomo è morto. Potete spegnere una candela Ma non potete spegnere un fuoco Una volta che le fiamme cominceranno ad attecchire Il vento le soffierà più in alto. Oh Biko, Biko, perché Biko Yihla Moja, Yihla Moja L’uomo è morto. E gli occhi del mondo, Ora, lo stanno guardando Ora, lo stanno guardando

Black Or White - Michael Jackson

I took my baby On a Saturday bang Boy is that girl with you Yes we’re one and the same Now I believe in miracles And a miracle Has happened tonight But If you’re thinkin’ About my baby It don’t matter if you’re Black or white They print my message In the Saturday Sun I had tell them I ain’t second to none And I told about equality And it’s true Either you’re wrong Or you’re right But If you’re thinkin’ About my baby It don’t matter if you’re Black or white I am tired of this devil I am tired of this stuff I am tired of this business Sew when the Going gets rough I ain’t scared of your brother I ain’t scared of no sheets I ain’s scared of nobody Girl when the goin’ gets mean Rap: Protection For gangs, clubs, and nations Causing grief in human relations It’s a turf war On a global scale I’d rather hear both sides of the tale See, it’s not about races Just places, faces

Ho portato la mia ragazza ad una festa di sabato “Ragazzo quella ragazza è con te?” Si, siamo uno solo Ora, credo nei miracoli E un miracolo è successo stasera Ma se stai pensando alla mia ragazza non importa se sei nero o bianco Stampano il mio messaggio nel “Sun”* di sabato Ho dovuto dirgli non sono secondo a nessuno E gli ho raccontato dell’uguaglianza Ed è vero, o hai torto o hai ragione Se stai pensando alla mia ragazza non importa se sei nero o bianco Sono stanco di questo diavolo Sono stanco di questa roba Sono stando di questo business Cuci quando le cose diventano dure Non ho paura di te fratello Non ho paura di nessun lenzuolo Non ho paura di nessuno Protezione per i club delle gang e le nazioni causano dolore nelle relazioni umane È una guerra di terreno su una scala globale Preferirei sentire entrambe le parti della storia, vedi, non si tratta Di razze, soltanto posti, facce

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Where your blood comes from Is where your space is I’ve seen the bright get duller I’m not going to spend My life being a color Don’t tell me you agree with me When I saw you Kickin’ dirt in my eye But You’re thinkin’about my baby It don’t matter if you’re Black or white I said If you’re thinkin’ about my baby It don’t matter if you’re Black or white I said If you’re thinkin’ of being my brother It don’t matter if you’re Black or white Ooh, ooh Yeah, yea, yea now Ooh, ooh Yea, yea, yea now It’s black, it’s white It’s tough for them To get by It’s black, it’s white, whoo

Da dove proviene il tuo sangue Dove resta il tuo spazio Ho visto i brillanti diventare più mediocri, non passerò la mia vita ad essere un colore Non dirmi che sei d’accordo quando ti ho visto gettare sabbia nei miei occhi Ma se stai pensando alla mia ragazza non importa se sei nero o bianco. Ho detto se stai pensando alla mia ragazza non importa se sei nero o bianco Ho detto se stai pensando alla mia ragazza non importa se sei nero o bianco Ooh ooh yea yea yea ira ooh ooh yea yea yea ora È nero è bianco, questo è duro per loro È nero è bianco, È nero è bianco…

Mandela Day - Simple Minds

It was 25 years they take that man away Now the freedom moves in closer every day Wipe the tears down from your saddened eyes They say Mandela's free so step outside Oh oh oh oh Mandela day Oh oh oh oh Mandela's free It was 25 years ago this very day Held behind four walls all through night and day Still the children know the story of that man And I know what's going on right through your land 25 years ago Na na na na Mandela day Oh oh oh Mandela's free If the tears are flowing wipe them from your face I can feel his heartbeat moving deep inside It was 25 years they took that man away And now the world come down say Nelson Mandela's free Oh oh oh oh Mandela's free The rising suns sets Mandela on his way Its been 25 years around this very day From the one outside to the ones inside we say Oh oh oh oh Mandela's free Oh oh oh set Mandela free Na na na na Mandela day Na na na na Mandela's free 25 years ago What's going on And we know what's going on Cos we know what's going on

Sono 25 anni che hanno portato via quell’uomo Ora la libertà si avvicina ogni giorno di più Asciuga via le lacrime dai tuoi occhi rattristati Hanno detto che Mandela è libero e allora esci fuori Oh oh oh oh il giorno di Mandela Oh oh oh oh Mandela è libero Dal quel giorno sono passati 25 anni Chiuso dietro a quattro muri notte e giorno Ancora I bambini conoscono la storia di quell’uomo E io so cosa sta succedendo aldlilà della tua terra Na na na na il giorno di Mandela Oh oh oh oh Mandela è libero Se le lacrime stanno scorrendo allora asciugale dal tuo viso Riesco a sentire questo battito nel profondo Sono passati 25 anni da quando hanno portato via quell’uomo e ora il mondo scende in strada dicendo che Nelson Mandela è libero Oh oh oh oh Mandela è libero I soli che sorgono indicano a Mandela la via sono passati 25 anni da quel giorno Da quello fuori diciamo a quelli dentro Oh oh oh oh Mandela è libero Oh oh oh oh Mandela è libero Na na na na il giorno di Mandela Na na na na Mandela è libero 25 anni fa Cosa succede E sappiamo cosa sta succedendo Perché sappiamo cosa succede

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Tutti parenti Tutti differenti Dall’Africa un’unica razza

La nostra storia parte dall’Africa, quando 4 milioni di anni fa è nata la prima specie di Homo: l’Australopitecus.

Nel corso dei millenni l’essere umano si è evoluto e questo fatto lo ha portato ad essere l’uomo che è oggi.

Numerosi cambiamenti, ambientali e climatici, hanno spinto uomini e donne a

cercare nuovi territori e condizioni di vita migliori: hanno saputo sfruttare al meglio le glaciazioni, per spostarsi in territori fino ad allora sconosciuti e mai raggiunti.

Questi spostamenti hanno provocato nella specie umana, a seconda dei luoghi in cui è arrivata, dei cambiamenti fisici per adattarsi all’ambiente circostante.

Dall’Australopithecus l’ominide ha continuato la sua evoluzione passando

all’Homo Habilis, che determinò l’inizio del paleolitico, imparando a sfruttare le risorse naturali tra cui il fuoco e iniziò a creare manufatti e rudimentali abitazioni.

1.500.000 anni fa nasce l’Homo Erectus che comincia a espandersi oltre l’Africa e sembrava conoscere già l’uso del fuoco; comincia inoltre a tenere una posizione eretta sugli arti posteriori. 500.000 anni fa si sviluppò l’Homo Neanderthalenisis che proviene da una specie diversa. Infine l’Homo Sapiens Sapiens si dedica anche alla pittura rurale delle grotte e alla costruzione di abitazioni più elaborate e vivibili.

Lo sviluppo della specie umana avviene durante tre principali fasi storiche: Paleolitico, Mesolitico e Neolitico.

IL PALEOLITICO: si protrae fino al 10.000 a. C circa. IL MESOLITICO: si estende dal 10.000 all’8.000 a. C. IL NEOLITICO: si sviluppa indicativamente dall’8.000 a C (nasce l’agricoltura). Dopo il periodo del neolitico iniziano a nascere i primi centri urbani con lo

sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, di conseguenza si ha un grande aumento demografico.

Dall’ominide a noi…

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A partire dal 6.000 a.C in Oriente si dà inizio alla lavorazione dei metalli, prima il rame e in seguito il bronzo, che dà origine all’età del bronzo che va dal 3.000 a.C al 1.200 a.C.

I primi popoli che si sono sviluppati nel corso degli anni dopo il neolitico erano

stanziati in Mesopotamia nella mezzaluna fertile. Questi popoli erano:i Sumeri, gli Accadi, i Babilonesi, gli Hittiti, gli Assiri e i

Persiani. Ognuna di queste civiltà ha portato grandi innovazioni e a modo suo ha favorito

la mescolanza dei geni attraverso le colonizzazioni. A questo proposito abbiamo visto un film che si intitolava “L’albero

dell’umanità” e mostrava degli scienziati e archeologi americani che a New York hanno fatto un test a persone provenienti da tutto il mondo, prelevando un campione di DNA dalla loro saliva. Dal test è risultato che tutti discendevano dalle stesse popolazioni africane che col passare dei secoli si erano spostate nel resto del mondo. Durante l’esperimento sono state intervistate alcune persone: una portoricana, un ragazzo africano, una donna Neo Zelandese, un ragazzo cinese e una ragazza Indiana, a cui alla fine è stato rivelato il percorso effettuato dai loro antenati.

Spostamenti umani dall’Africa al resto del mondo:

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La multiculturalità nel Regno Unito

Different people in the UK 1)PROFILE OF THE UK The United Kingdom is in the north-west of Europe and it consist of four countries: England, Scotland, Wales and Northern Ireland. It is part of the European Union, but it doesn’t use the euro. The UK is connected to the rest of Europe by a tunnel under the English Channel. 2)THE BRITISH PEOPLE _ Where they live Over sixty million people live in the UK. 30% are foreign nationals, not British. About 80% of British people live in houses, not flats. _ What they like British people love sport and the cinema, and they spend nearly 13% of their money on leisure: book, TV, DVDs, computers and hobbies. British people watch a lot of football on TV, but their favourite sport is walking. They usually go on holiday abroad, not in the UK, and the most popular destinations are Spain and France. _What they eat and drink British people love to eat in restaurants and fast food restaurants. They love food from many different countries, especially chicken tikka masala, a dish from India. The favourite drink in Britain is tea. People usually drink it hot with milk and often add sugar.

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Different people in the UK

London is the only major European capital that is actually growing. London is a totally multiethnic city. More than so separate national or ethnic communities are scattered across a metropolis that sprawls over an area twice the size of New York’s five boroughs. Some 200 languages are spoken, all linked by the global lingua franca, English. At 7.3 million, London population is just short of the combined total for Rome, Paris, Vienna and Brussels. By 2016, according to forecasts, London will gain 810,000 more people. Almost a third of today’s Londoners were born outside the country. During the past year alone, tens of thousands of East Europeans have come to the city after Britain opened its borders to workers from the new member states of the enlarged European Union. Jewish, Irish, Asian, Caribbean, East European each new wave has enhanced London as a global city. What counts today is the new global class of knowledge merchants, the folks with new ideas to share or sell. Cities have recently succeeded because urban density can facilitate the transmission of ideas. London provides the right environment for these people: a relatively compact layout, a vibrant mix of cultures and service industry fuelled largely by immigrants. The city must attract immigrants to stoke that growth; the immigrants want the jobs that a flourishing London can offer. That experience has helped to instill a basic tolerance. Londoners have a learned to live with cultural differences. What makes us different is that we love diversity.

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Diversi i riti Unica la spiritualità Feste e celebrazioni

Il sabato è per l’Ebraismo un giorno molto particolare. Il suo aspetto più noto è di presentarsi come una giornata di riposo, ma esso è ricco di molti significati. Le origini del sabato vengono dalla creazione: il verbo “cessare” in ebraico shavat, da cui shabbat, “sabato”. Come Dio ha creato il mondo in sei giorni e il settimo si è riposato, così per l’ebreo dopo aver lavorato sei giorni c’è la cessazione, cioè lo shabbat, giorno in cui si coltivano quei valori e quei sentimenti che vengono tralasciati durante la settimana, quando si è presi dalle proprie occupazioni. È il giorno in cui l’ebreo si riunisce con la sua famiglia e con la comunità, riconosce la propria condizione di creatura e celebra l’azione di Dio. Oltre che con il riposo, il sabato viene festeggiato con una particolare liturgia. La giornata ebraica va da tramonto a tramonto, per cui il venerdì sera gli Ebrei si riuniscono nella sinagoga per attendere il sabato e pregare.

Intanto a casa è già tutto precedentemente preparato; la padrona di casa ha acceso i due lumi del sabato, ha preparato il cibo, dove dopo la preghiera in sinagoga la famiglia si riunisce a recitare il kiddush, ossia la preghiera di santificazione della giornata. Il capofamiglia prende in mano il calice e poi il pane, recitando la preghiera di benedizione. Fa passare il calice perché tutti ne bevano, poi intinge il pane nella saliera, lo mangia con il sale e distribuisce un pezzetto a tutti i membri della famiglia. Il sabato mattina si va in sinagoga e si legge la Torah, poi si torna a casa e si recita di nuovo il kiddush. Il sabato è un giorno di gioia.

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Se il Sabato è per gli Ebrei il giorno del riposo dalle fatiche in memoria del riposo di Dio al compimento della creazione, la Domenica è per i Cristiani il giorno della gioia perché si fa memoria della resurrezione di Gesù avvenuta il primo giorno della settimana ebraica, il terzo giorno dopo il venerdì dalla sua passione e morte in croce.

La chiesa degli apostoli ha subito chiamato il primo giorno della settimana “giorno del Signore”. Il termine domenica, infatti, deriva dal latino dominus che significa proprio “Signore”: esso è il giorno in cui Dio, Signore della vita e dell’universo, ha portato a compimento la salvezza dell’umanità. Gesù, Figlio di Dio, con il mistero della sua Pasqua, morte e resurrezione, ha sconfitto il peccato e la morte e ha donato la vita a tutti gli uomini. Ecco perché, per i cristiani, la domenica è giorno di festa e di esultanza. Oggi, come nell’antichità, i cristiani si riuniscono la domenica per celebrare l’Eucarestia, cioè per rendere grazie a Dio. Essi ascoltano la Parola di Dio, fanno memoria di tutta la storia della salvezza culminante nella Pasqua (morte e resurrezione di Gesù), invocano Dio e lo ringraziano per i doni ricevuti, entrano in comunione con Gesù e con i fratelli mangiando insieme l’ostia consacrata come corpo e sangue di Cristo. La benedizione finale della celebrazione invita tutti a portare la pace e l’amore di Cristo ai fratelli.

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Il venerdì islamico o musulmano è il giorno in cui i musulmani si recano alla moschea per le preghiere pubbliche dette Jumu’ah (cioè insieme). Queste preghiere sono recitate a mezzogiorno, in sostituzione della preghiera detta Dhuhr, che si recita privatamente negli altri giorni della settimana.

Tuttavia, assistere alle Jumu'ah è obbligatorio soltanto per gli uomini, per le donne rimane fortemente consigliato. Per chi non si reca alla moschea (ad esempio in caso di malattia) c'è l'obbligo di recitare privatamente la preghiera dhuhr.

La preghiera comune è più breve di quella privata, ma è preceduta da un sermone diviso in due parti detto khutba, pronunciato da un predicatore detto khatib. Generalmente, il sermone riguarda la vita quotidiana, sociale o politica.

Nella maggioranza dei paesi islamici, come l’Arabia Saudita e l’Iraq, la settimana inizia il sabato e termina il venerdì, che è un giorno non lavorativo.

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PASQUA significa PASSAGGIO, per gli ebrei è il passaggio dalla schiavitù alla libertà; per i cristiani il passaggio dalla morte alla vita. La Pasqua è la festa più importante per gli ebrei. La storia della festa ha collegato l’agnello e i pani non lievitati al ricordo della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto. La bibbia, in particolare il libro dell’esodo, (es.12,1-2), parla di una cena da consumare in fretta, pronti per la partenza, con il giusto equipaggiamento: “i sandali ai piedi, il bastone in mano, le cinture ai fianchi”; prima che il pane avesse tempo di lievitare e di un agnello arrostito mangiato insieme a erbe amare. La festa di Pasqua dura sette giorni in Israele e otto nella diaspora. I riti pasquali sono costituiti dalla celebrazione della cena, chiamata seder (ordine) che si svolge la prima sera e nella diaspora anche la seconda. Prima del pasto si racconta l’haggadah, un racconto antico che si tramanda oralmente di generazione in generazione, che narra la liberazione degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto. Durante la cena si consumano:

uovo sodo, simbolo della vita; zampetto d’agnello, sacrificio pasquale; impasto di diversi frutti, di colore rossastro per ricordare la malta con cui gli

ebrei facevano i mattoni; il pane azzimo, pane non lievitato; erbe amare, ricordo dell’amarezza della schiavitù; vino dolce, per rivivere la gioia della liberazione.

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Il nome "Pasqua" deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah. È la massima festività della liturgia cristiana, perché celebra la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Il fatto che il Signore decise di riportare in vita Gesù, ingiustamente ucciso, per i fedeli significa che Dio approvò le scelte di vita di Cristo. Ossia l'aiuto ai poveri, la solidarietà, la fraternità e l'amore per gli altri, tanto da sacrificare la propria vita per questi ideali.

Il Nuovo Testamento narra che Gesù fu crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica. Nei primissimi tempi del cristianesimo, i cristiani di origine ebraica celebravano la Resurrezione di Cristo subito dopo la Pasqua ebraica, che veniva calcolata in base al calendario lunare babilonese e cadeva ogni anno in un diverso giorno. I cristiani di origine pagana celebravano la Pasqua ogni domenica. Nacquero così gravi controversie all'interno del mondo cristiano, che si risolsero nel 325 con il concilio di Nicea in cui si stabilì definitivamente che la Pasqua doveva essere celebrata da tutta la cristianità la prima domenica dopo la luna piena seguente l'equinozio di primavera. Inoltre nel 525 si stabilì che la data doveva trovarsi fra il 22 marzo e il 25 aprile.

LE RELIGIONI RIVELATE

EBRAISMO CRISTIANESIMO ISLAMISMO Fondatore Abramo Gesù Maometto Periodo Storico 1800/1900 a.C. circa Anno 0 622 d.C. Simbolo Stella di Davide Croce Mezza luna più

stella Libro Sacro Bibbia (antico

testamento) Bibbia (antico e nuovo testamento)

Corano

Luogo di Culto Sinagoga Chiesa Moschea Giorno Sacro Sabato Domenica Venerdì Feste più importanti Yom kippur Natale –Pasqua Ramadan Messaggio fondamentale

Rispetta legge di Mosè (10 comandamenti)

Ama Dio e il prossimo (amore)

Fedeltà, essere sottomessi ad Allah

Città Santa Gerusalemme Gerusalemme e Roma

Mecca, Gerusalemme, Medina

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La festa del sacrificio o la grande festa è una festa delle più importanti della religione islamica. Essa ricorda la sottomissione al Dio di Abramo, che vuole immolare il figlio (Ismaele, secondo i musulmani, Isacco secondo i cristiani) per compiacere l’ordine di Dio. Ma poi il figlio è sostituito dall’angelo con un montone, per volere di Dio. Questa festa dura tre giorni, ma il primo giorno è quello più “festeggiato”. Dove si svolge? La “grande festa” si svolge in tutti i paesi islamici, ma ogni paese la festeggia a suo modo e secondo le sue tradizioni. Quando si svolge? La festa si svolge nel dodicesimo mese del calendario lunare. L’ultima si è festeggiata il 16 novembre 2010, che nel calendario lunare corrisponde al 10 dicembre 1431. Come si svolge la festa in Italia? La festa si svolge così:

- al mattino si ci deve recare in moschea per pregare, ma prima si deve mangiare qualcosa: non si va a digiuno;

- una volta finito di pregare, una persona della famiglia (di solito il capo famiglia) si deve recare in cascina per prendere il montone già ucciso;

- dopo aver portato il montone a casa, le donne dovranno preparare un buon pranzo (di solito nelle famiglie tunisine si cucina il Couscous, che è il cibo tipico);

- e dopo si va trovare i parenti. Come si svolge la festa in Tunisia?

- Al mattino gli uomini si recano in moschea per pregare, - poi ritornano a casa per ammazzare il montone, perché si uccide a casa e non

in cascina.