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Grandezze radiometriche
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Luce, arte e colore
Visione
Illuminazione
La luce è una forma di energia, rivelabile con
l'occhio, che può essere trasmessa da una
posizione ad un'altra a velocità finita.
La luce visibile è una piccola porzione di tutto
lo spettro delle radiazioni che va dai raggi
cosmici alle onde radio.
Sono state proposte due teorie complementari
per spiegare come la luce si comporta e come
si propaga.
Teoria delle particelle
Teoria ondulatoria
Lightning Encyclopedia > Luce > Definizione
Luce come particelle
La teoria delle particelle prevede che quando
un atomo è eccitato viene rilasciata una
piccola quantità di energia identificabile con il
fotone.
Lightning Encyclopedia > Luce > Definizione
Luce come onde
La teoria ondulatoria fa riferimento alla
propagazione di un'onda elettromagnetica. La
parola "ondulatoria" deriva dalla
constatazione che alcuni fenomeni si
spiegano più facilmente considerando la
propagazione nello spazio di un'onda
elettromagnetica piuttosto che un raggio
luminoso di particelle. La radiazione luminosa
è generata dall'oscillazione di cariche
elettriche a livello atomico o molecolare come
un'onda radio che è generata dal movimento
di cariche elettriche in un'antenna.
Una carica elettrica in oscillazione genera un
campo magnetico che a sua volta genera un
campo elettrico.
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L'indice di rifrazione n di un materiale è il
rapporto tra la velocità della luce nel vuoto c e
la velocità della luce nel materiale stesso v:
n=c/v
Tutti i materiali hanno un indice maggiore di 1:
per l'aria vale 1.003, per l'acqua 1.33, per il
diamante 2.42. Questo valore altissimo
consente a questo materiale le incredibili
proprietà ottiche che lo contraddistinguono.
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Per il principio di Huyghens, teorizzato dal
fisico olandese Cristian Huygens (1629-95): In
ogni istante, qualsiasi punto di un fronte d'onda
puo' essere considerato come sorgente
puntiforme di onde sferiche. Questo significa
che la luce, proprio come fa l'acqua, subito
dopo aver traversato delle fenditure tende
subito ad "allargarsi".
Il gesuita italiano Francesco Grimaldi
(1618-1663) fu tra i primi a notare che, quando
la luce del Sole entrava in una stanza scura
attraverso un buco piccolo, l'immagine che si
formava sulla parete opposta era molto più
grande di quanto ci si sarebbe potuto
aspettare.
Il principio di Huyghens è alla base del
fenomeno della diffrazione.
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Illuminazione
Il principio di Fermat è dovuto al matematico
francese Pierre de Fermat.
La formulazione esatta di tale principio è: il
percorso seguito da un raggio di luce per
andare da un punto ad un altro attraverso un
qualsiasi insieme di mezzi è tale da rendere il
suo cammino ottico uguale, in prima
approssimazione, agli altri cammini
immediatamente adiacenti a quello effettivo.
Per semplificare potremmo dire (in maniera
non del tutto precisa) che per andare da un
punto all'altro la luce sceglie il percorso che le
richiede il minor tempo possibile.
Il fenomeno del miraggio
Lightning Encyclopedia > Luce > Principio di Fermat
Il fenomeno del miraggio
Il principio di Fermat spiega il miraggio, il
fenomeno per cui nel deserto sembra di
vedere una pozza d'acqua, ma anche, più
semplicemente, mentre si viaggia in macchina
in una giornata afosa sembra di vedere
l'asfalto bagnato.
Quella che in realtà vediamo è la luce del
cielo riflessa sulla strada.
Infatti la luce del cielo per giungere al nostro
occhio può scegliere una traiettoria simile a
quella della figura. Questo accade poiché
l'aria subito sopra la strada è molto calda,
mentre in alto nell'atmosfera l'aria è più fredda
e più densa, e di conseguenza riduce
maggiormente la velocità della luce, che è più
grande nella zona calda.
Ad un'alta temperatura corrisponde infatti una
bassa densità
e un ridotto indice di rifrazione dell'aria.
Allora la luce può "decidere" per arrivare al
nostro occhio di non fare una linea retta, ma
di percorrere più strada nella zona calda,
dove va più veloce, e meno nella zona fredda
in cui è più lenta, rispettando in tal modo il
principio del tempo minimo. In questo modo la
luce del cielo sembra provenire dalla strada,
dando luogo al fenomeno del miraggio.
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Illuminazione
La riflessione e la rifrazione sono due fenomeni
fisici che sono alla base di come percepiamo il
mondo.
Le leggi matematiche che regolano questi due
fenomeni sono sorprendentemente semplici,
ma permettono di ricavare la struttura di quella
che viene chiamata ottica geometrica.
riflessione diffusa
riflessione mista
riflessione speculare
rifrazione
Lightning Encyclopedia > Luce > Riflessione e rifrazione
Riflessione diffusa
Nella riflessione diffusa, contrariamente a
quanto avviene nella riflessione speculare,
ogni raggio incidente viene spezzato e riflesso
in tutte le direzioni, con una distribuzione
sferica che è indipendentemente dalla
direzione del raggio incidente. La riflessione
diffusa si ottiene con superfici opache.
La legge della riflessione diffusa stabilisce
che l'intensità luminosa della luce riflessa da
una superficie diffondente ha il suo massimo
in direzione perpendicolare alla superficie, e
varia in tutte le direzioni in funzione del
coseno dell'angolo con la perpendicolare.
La legge della riflessione diffusa è detta
anche legge Lambertiana dal nome del fisico
Lambert che per primo la definì.
Lightning Encyclopedia > Luce > Riflessione e rifrazione
Riflessione mista
La riflessione mista si ha quando sono
presenti contemporaneamente una
componente di riflessione speculare e una di
riflessione diffusa. Il raggio incidente viene
spezzato in tutte le direzioni, ma con una
distribuzione che non è sferica (come nella
riflessione diffusa) ma dipende dalla direzione
del raggio incidente. In funzione della
superficie del materiale, si può ottenere una
maggiore rilevanza della componente riflessa
o di quella diffusa.
Lightning Encyclopedia > Luce > Riflessione e rifrazione
Riflessione speculare
Nella riflessione speculare, ad ogni raggio
incidente che colpisce la superficie,
corrisponde un solo raggio riflesso. Se
chiamiamo angolo di incidenza l'angolo
formato dal raggio e la normale alla superficie
e angolo di riflessione quello formato
dalla normale e dal raggio riflesso, la legge
della riflessione speculare stabilisce che:
1) l'angolo di riflessione è uguale all'angolo di
incidenza
2) raggio riflesso, raggio incidente e normale
stanno nello stesso piano
La riflessione speculare si ottiene con
superfici lucide e spacchiate.
Lightning Encyclopedia > Luce > Riflessione e rifrazione
La rifrazione
Quando un raggio luminoso passa da un
materiale ad un altro la radiazione cambia
direzione di propagazione: questo fenomeno
si chiama rifrazione. L'entità della deviazione
dipende dalla differenza di indice di rifrazione
tra i due materiali.
Proprio questa deviazione è la ragione per cui
quando guardiamo in acqua vediamo gli
oggetti spostati rispetto alla loro posizione
reale e le aste sembrano spezzate. L'indice di
rifrazione di un materiale dipende alla
lunghezza d'onda della radiazione, e questo
provoca il fenomeno della dispersione.
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Quando le
superfici sono
perfettamente
lisce la riflessione
segue le
tradizionali leggi
dell'ottica
geometrica,
secondo cui
l'angolo di
incidenza è
uguale all'angolo
di rifrazione.
Invece una
superficie
irregolare diventa sempre più riflettente
quando l'angolo che questa forma con la
direzione dei raggi della sorgente si fa molto
piccolo.
E' questo il caso di certi effetti luminosi, più o
meno gradevoli, che si hanno sulle pareti o sul
pavimento in vicinanza di porte o finestre.
Quando ci si trova di fronte a queste superfici,
come può essere quella di un mosaico, la
conoscenza della struttura microscopica della
superficie interessata dai raggi luminosi
assume una grande importanza perché le
irregolarità della superficie stessa sono spesso
confrontabili con la lunghezza d'onda della
radiazione incidente e generano effetti luminosi
che non possono essere previsti
semplicemente con la legge della riflessione
speculare.
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Quando, sotto particolari condizioni, due
radiazioni luminose arrivano nello stesso punto
il risultato della loro somma può essere anche
il buio. Questo strano comportamento, prova
della natura ondulatoria della luce, viene detto
intereferenza. Anche questo fenomeno
dipende dalla lunghezza d'onda della
radiazione. Per questa ragione in un fascio di
luce bianca possono essere eliminati
solamente alcuni colori: è quello che accade in
un sottile strato di olio o di sapone, o nella
riflessione di un CD.
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Quando una radiazione attraversa un materiale
la sua intensità diminuisce, e tale diminuzione
è tanto più rilevante quanto più spesso è il
materiale. Tale fenomeno prende il nome di
assorbimento. Quando la luce colpisce delle
molecole, come può accadere nell'attraversare
l'atmosfera, la radiazione viene riemessa in
tutte le direzioni.
Tale fenomeno prende il nome di scattering, ed
è molto più evidente per le corte lunghezze
d'onda (come il blu) che per i colori come il
rosso.
I colori del cielo
Lightning Encyclopedia > Luce > Assorbimento e scattering
Il colore del cielo
A mezzogiorno noi vediamo la luce diretta
proveniente dal Sole o la luce azzurra diffusa
dall'atmosfera.
Al tramonto invece la parte azzurra viene
diffusa via, e al nostro occhio arriva solo la
parte rossa dello spettro solare.
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Le vibrazioni ondulatorie della luce avvengono
sempre in un piano.
Il piano in cui avvengono si chiama piano di
polarizzazione. Se tale piano non cambia mai
la luce è polarizzata linearmente. In genere
però la luce naturale cambia continuamente la
sua direzione di polarizzazione.
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In molti fenomeni, come l'interferenza e la
diffrazione, la luce sembra comportarsi come
se fosse composta da onde, mentre in altri casi
(quasi tutta l'ottica geometrica) essa appare
composta da particelle, che vengono dette
fotoni. In realtà la luce si comporta talvolta
come onda e talvolta come particella, e questa
sorprendente dualità, che è propria anche
degli altri componenti della materia, come
protoni, neutroni e elettroni, è la base della
meccanica quantistica.
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Illuminazione
Molte leggi fisiche possono essere verificate
con alcuni semplici esperimenti. Vediamo come
produrre uno spettro continuo.
Materiali necessari:
Un proiettore per diapositive.
Un telaio per diapositive nel quale inserire una
fenditura di cartone nero di 1mm.
Un prisma di vetro, oppure una vaschetta di
vetro triangolare piena d'acqua.
Uno schermo bianco.
Descrizione:
L'immagine della fenditura deve essere
proiettata sul prisma il quale produce lo spettro
sullo schermo posto a qualche metro di
distanza.
Osservare lo spettro
Produrre l'arcobaleno
Lightning Encyclopedia > Luce > Esperimenti
Osservare lo spettro con una bacinella d'aqcua
Materiali necessari:
Una bacinella piena d'acqua
Uno specchio di circa 20cm di lato
Descrizione: Appoggiare lo specchio ad un
lembo della bacinella in maniera tale da
formare un prisma liquido con la superficie
dell'acqua. Illuminare lo specchio con un
raggio luminoso proveniente da una piccola
apertura in una finestra soleggiata. Nel raggio
riflesso dallo specchio sarà visibile su uno
schermo lo spettro della luce solare.
Lightning Encyclopedia > Luce > Esperimenti
Produrre l'arcobaleno
Materiali necessari: Una bacchetta di vetro
oppure lo stelo di un calice di vetro
Descrizione: Esporre la bacchetta ad un
raggio di luce, uno spettro colorato apparirà
su uno schermo posto dalla parte del raggio
luminoso. Lo spettro prodotto approssimerà
l'arcobaleno perché la bacchetta di vetro
approssima il massimo diametro della sfera.
La figura (a) mostra l'arcobaleno al primo
ordine prodotto da una sola riflessione
all'interno della goccia d'acqua. La figura (b)
mostra invece l'arcobaleno al secondo ordine
prodotto da due riflessioni.
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Le grandezze radiometriche misurano l'energia
associata a una radiazione. La radiazione
luminosa trasporta energia, infatti è in grado di
riscaldare i corpi con cui arriva in contatto,
producendo un aumento dell'energia cinetica
degli atomi. Per misurare l'energia trasportata
da un fascio di radiazioni la si invia su un
"corpo nero", cioè su di un corpo capace di
assorbire tutta la radiazione che riceve. Se è
possibile misurare la temperatura del corpo in
questione, dalla variazione di tale grandezza è
possibile ricavare l'energia assorbita dal corpo.
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Le grandezze fotometriche misurano la luce dal
punto di vista del nostro sistema visivo. Esse
devono quindi tenere conto del fatto che la
sensibilità del nostro occhio non e' la stessa su
tutte le lunghezze d'onda, dato che vediamo
molto meglio il giallo-verde rispetto al rosso e
al blu.
Le principali grandezze sono le seguenti:
Grandezza Simbolo Unità di misura Abbreviazione
Flusso luminoso lumen lm
Illuminamento E lux lx
Intensità luminosa I candela cd
Luminanza L candela al mq. cd/mq
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Quando si vuole cambiare lo spettro di
emissione di una lampada si può mettere di
fronte alla sorgente un filtro, cioè un oggetto in
grado di eliminare certe lunghezze d'onda.
I filtri possono essere basati sull'assorbimento
della luce (assorbenti) o sul principio fisico
dell'interferenza (interferenziali).
La loro utilità è evidente, dato che possono ad
esempio essere utilizzati per eliminare la
radiazione UV emessa da una lampada o per
cambiare la temperatura di colore di una
sorgente, in modo da evidenziare certi colori o
certi dettagli.
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Illuminazione
Misurare il colore è un problema di non facile
soluzione, dato che non è possibile trovare uno
strumento fisico in grado di eguagliare le
capacità dell'occhio.
Le prime misure colorimetriche furono infatti
realizzate utilizzando proprio il nostro occhio
come rivelatore di zero: uno strumento, cioè, in
grado di dire quando due colori sono uguali.
Sintesi additiva
Sintesi sottrattiva
Lightning Encyclopedia > Luce > Colorimetria
Sintesi additiva
Si parla di sintesi additiva dei colori quando si
aggiungono al nero una serie di colori diversi:
è il fenomeno che si ottiene utilizzando ad
esempio lampade colorate, o nel monitor del
computer, che visto con la lente di
ingradimento appare essere fatto da tre
diversi tipi di fosfori. I tre colori di base sono
generalmente blu, verde e rosso.
Lightning Encyclopedia > Luce > Colorimetria
Sintesi sottrattiva
Si parla di sintesi sottrattiva quando si
mescolano i colori alla maniera delle vernici.
In questo caso ogni strato di colore sottrae al
bianco certe lunghezze d'onda, per condurci
al colore finale.
E' quello che accade nella pittura, nella
stampa, nelle stampanti a getto di inchiostro.
I tre colori di base sono solitamente il ciano, il
magenta e il giallo.
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Illuminazione
È di una certa importanza l'osservazione dellosviluppo storico che il colore e la luce hannoavuto nel corso dei secoli in campo artistico.Conoscere i materiali e le tecniche usate dagliartisti nel corso degli anni permette di capiremeglio quali siano i modi migliori per prevenirei danni che affliggono le opere museali.La comprensione del colore e della luce puòaiutare a presentare le opere d'arte nellamaniera più rispondente ai desideri degli artisti,senza scendere per questo in un eccesso difilologia che rischierebbe di essereanacronistico.
Il colore nell'antichità greca e romana
Il colore nel medioevo
La pittura a olio
I pigmenti sintetici
'800: studio del colore e dell'illuminazione
Oggi
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Il colore nell'antichità greca e romana
Spesso l'idea che abbiamo dell'arte del mondo antico non risponde alla realtà dei fatti. Un
esempio clamoroso è quello relativo al'uso del colore.
La nostra idea corrisponde ad un passato in bianco e nero, con le statue rigorosamente
bianche.
In realtà il colore aveva sicuramente una parte fondamentale non solo nella pittura parietale e
nei mosaici, ma anche nella statuaria e nel rilievo. Nell'epoca romana assume grande
importanza l'affresco.
Vitruvio nel De Architectura lo descrive con precisione, facendo capire che si tratta della
realizzazione della pittura sull'intonaco di calce e sabbia ancora fresco, che asciugandosi fissa i
colori.
Nella pittura romana la maggioranza dei pigmenti sono di origine minerale: i gialli, i rossi, gli
scuri, certi verdi vengono ottenuti per decantazione, e talvolta calcinazione, di terre naturali che
contengono vari ossidi di metallo. Altri sono di origine vegetale: alcuni rosa, il nero, ottenuto
spesso a partire dal nerofumo, da ossa o da legno. Altri ancora sono fabbricati artificialmente a
partire da minerali che contengono un metallo raro: è il caso del rosso vermiglione o del blu. Il
rosso vermiglione, che fornisce il rosso più caldo e luminoso, non è sfortunatamente un colore
stabile, e creò quindi sin da subito ai romani problemi di conservazione.
Dice Vitruvio: "Quando il vermiglio viene applicato sugli intonaci delle sale chiuse, conserva il
suo colore senza alterazioni. Ma, nei luoghi aperti, vale a dire nei peristili o nelle esedre e altri
dello stesso genere in cui il sole e la luna possono far penetrare la loro luce o i loro raggi,
quando il luogo dipinto di vermiglio viene raggiunto, il colore si altera e perdendo la propria virtù
diventa nero" (Vitruvio, De Architectura, VII, 9.2).
è questa una delle prime descrizioni nella storia di quello che abbiamo chiamato effetto
fotochimico. Il rimedio, suggerito dallo stesso Vitruvio, era quello di intonacare il colore con uno
strato di cera fusa.
Le pareti dipinte dell'epoca romana possono sembrare troppo vivaci e troppo crude. Ma non si
deve dimenticare che l'illuminazione naturale era debole, con piccole aperture e porte che
davano sui cortili interni, e che l'illuminazione artificiale delle lampade a olio era scarsa.
La vibrazione della luce era quindi particolare e il numero ridotto dei mobili conferiva al
pavimento, alle pareti e al soffitto il ruolo più importante.
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Il colore nel medioevo
Una delle fonti più interessanti per ricavare la composizione del colore nel Medio Evo, e da
questo per risalire al miglior modo di protezione, è sicuramente il trattato "Il Libro dell'Arte" di
Cennino Cennini. In questo libro vengono descritte le principali tecniche utilizzate nell'affresco e
nella tempera a uovo.
I colori a disposizione degli artisti all'epoca erano quelli ottenibili con le miscele dei pigmenti
disponibili. La preparazione dei pigmenti poteva basarsi su molte sostanze, sia naturali sia
artificiali. Alcuni colori erano facilmente disponibili ed economici, ma altri erano assai rari e
costosissimi: un esempio tra questi è il famoso blu oltremare -così chiamato poiché era stato
trovato solo in Afghanistan- che veniva estratto dai lapislazzuli e che arrivava a costare più
dell'oro.
Nel tardo medio evo tale colore era riservato al manto della Vergine, e il suo utilizzo era descritto
a parte nel contratto firmato dal pittore. Il rosso poteva spesso essere ottenuto con il vermiglio
oppure con la lacca rossa.
La lacca rossa è estremamente sensibile alla luce, e può cambiare completamente colore a
causa di un'errata esposizione.
Nell' "Incoronazione della Vergine" di Lorenzo Monaco, la pala d'altare eseguita dall'artista per la
chiesa del convento di Santa Maria degli Angeli di Firenze, il manto della Vergine era
originalmente di un profondo rosa malva, mentre ora appare bianco.
Si deve notare comunque che i pittori medievali erano dei profondi conoscitori dei pigmenti che
usavano, andando spesso alla ricerca di nuove sostanze, come fece Ugolino di Nerio quando,
per la pala di altare della chiesa di Santa Croce di Firenze, decise di ricorrere invece che al blu
oltremare all'azzurrite, a causa della sua particolare tonalità verdastra.
Nel trattato del Cennini si parla anche del cangiantismo, della scelta cioè di colori che avevano
la proprietà di cambiare il loro aspetto a seconda della luce che li colpiva.
Come si vede l'aspetto dell'illuminazione era tutt'altro che secondario anche per i pittori
medievali.
Un altro testo di sicuro interesse per chi desidera conoscere di più sull'uso dei pigmenti utilizzati
nella tempera a uovo è il trattato "Della Pittura" di Leon Battista Alberti che sviluppò e
approfondì molte delle tematiche del Cennini.
Lightning Encyclopedia > Luce > Luce, arte e colore
La pittura a olio
Nella prima metà del 400 si verificò un cambiamento di grande importanza per ciò che riguarda
la pittura, avente grande importanza anche nella protezione delle opere d'arte: l'introduzione
della pittura a olio.
Tale innovazione si diffuse immediatamente nel nord Europa, anche se le recenti analisi hanno
confermato che i pittori olandesi del 1420, quali Van Eyck e Campin, continuarono a usare uno
sfondo fatto con tempere a uovo, per ricorrere all'olio nella parte finale del dipinto.
La pittura a olio cominciò gradatamente ad affermarsi anche in Italia.
Per gli studiosi della protezione delle opere d'arte un posto di preminente importanza hanno
sicuramente le opere della scuola veneziana del sedicesimo secolo.
Venezia infatti era il principale punto di commercio dell'epoca, il che permetteva agli artisti di
procurarsi tutti i pigmenti immaginabili e disponibili all'epoca.
"Incredulità di San Tommaso" dipinto da Cima di Conegliano verso il 1500 contiene in pratica
tutti i pigmenti conosciuti all'epoca. Tutti i colori sono diversi tra loro, tranne un unico colore
ripetuto due volte.
Il massimo esperto nell'uso del colore fu però probabilmente Tiziano.
In "Bacco e Arianna" il maestro veneto utilizza il blu oltremare più puro tra tutti i dipinti esaminati
dalla National Gallery di Londra.
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I pigmenti sintetici
Dal punto di vista della storia dell'arte, e anche dal punto di vista della protezione delle opere
museali, una data di sicura importanza è rappresentata dal 1704, in cui viene realizzato il primo
pigmento sintetico, il blu di Prussia.
Il blu di Prussia sostituì presto molti pigmenti naturali. Anche il Canaletto già nel 1720, utilizzò
tale colore per i suoi dipinti.
Furono però i primi trent'anni del 1800 a portare ad una crescita dei pigmenti sintetici realizzati,
grazie alla scoperta di cobalto, cromo, cadmio e alla sintesi del blu oltremare artificiale.
La realizzazione di questi colori, e la possibilità di conservarli in tubetti, consentì una grande
facilità nel dipingere all'aperto, contribuendo a cambiare in maniera sicuramente decisiva la
storia della pittura.
Gli impressionisti furono tra i principali innovatori della pittura. Se fino a quel momento la
maggior parte delle opere pittoriche venivano realizzate in studio, ora la luce degli spazi aperti
cominciava ad assumere un'importanza preminente. Non a caso proprio gli impressionisti furono
tra i primi a cominciare a preoccuparsi dell'illuminazione che doveva essere utilizzata
nell'esposizione delle loro opere.
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'800: studio del colore e dell'illuminazione
Nel 1800 gli artisti cominciarono a capire l'importanza di un accurato studio dell'illuminazione e
della percezione umana dei colori.
Solo una conoscenza approfondita di questi argomenti poteva permettere di esporre le opere
pittoriche in maniera tale da consentirne la miglior fruizione possibile.
Uno dei principali studiosi fu il chimico francese Michel Eugene Chevreul, direttore della tintoria
delle tappezzerie Gobelins a Parigi e autore di numerosi studi sul colore.
Egli studiò ad esempio i contrasti di colore successivi e simultanei.
Lunghi studi furono anche dedicati, da parte Chevreul, alle cornici, che fino a quel momento non
erano mai state molto considerate.
Chevreul raccomandò anche di analizzare attentamente le condizioni di luce nella quale i dipinti
sono esposti, poiché i rapporti tra toni chiari e scuri come la gamma dei bianchi potevano variare
al mutare dell'illuminazione.
Furono soprattutto gli impressionisti a capire l'importanza dell'ambiente espositivo per il pieno
apprezzamento delle opere d'arte, e a rivoluzionare il tradizionale modo di presentare i dipinti.
Alla prima esposizione impressionista del 1874 un orario di apertura serale permetteva di
comparare l'effetto delle opere illuminate artificialmente con quello osservato negli orari di
apertura diurna.
Anche Degas e Van Gogh dedicarono attenzione al tema dell'illuminazione artificiale.
Nel periodo post-impressionista si proseguì nell'analisi degli ambienti e delle luci.
Seurat in particolare, iniziatore della tecnica che viene chiamata Pointillism -in Italia denominata
Divisionismo- dedicò una grande attenzione al colore.
Nei suoi quadri il colore non viene realizzato con la miscela di diverse sostanze, ma viene
ottenuto grazie all'accostamento di punti di colore puro, con una tecnica che viene a utilizzare la
sintesi additiva dei colori in maniera simile agli odierni monitor, invece di ricorrere alla
tradizionale sintesi sottrattiva. Questo permetteva, secondo Seurat, di ottenere quadri ricchi di
maggiore brillantezza e luminosità.
Lightning Encyclopedia > Luce > Luce, arte e colore
Oggi
La grande disponibilità attuale di nuove sorgenti luminose ha reso ancor più interessante il tema
dell'illuminazione museale.
Non è facile scegliere quindi la lampada adatta ad ogni tipo di opera.
L'epoca moderna ha introdotto nuove problematiche di estrema importanza nella conservazione
delle opere d'arte, non solo per l'utilizzo dei materiali pittorici, ma soprattutto per la realizzazione
di sempre nuovi materiali di restauro.
Un problema di estrema importanza è infatti rappresentato dall'ingiallimento di certe resine, che
negli anni passati sono state largamente utilizzate per il restauro di vari dipinti.
In questi casi l'illuminazione, più che preoccuparsi della conservazione del dipinto, deve evitare
che le sostanze utilizzate per il suo restauro si deteriorino, rendendo l'opera illeggibile.
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Acuità visiva
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Distanza e prospettiva
Costanza della forma
Adattamento al buio
Percezione del movimento
Psicologia del colore
Misure psicofisiche
Illusioni ottiche
Illuminazione
Perché noi possiamo vedere le cose è
necessario che una sorgente (il sole, una
lampada) invii i suoi raggi ad un oggetto, il
quale li rimanda, opportunamente modificati,
sull'occhio. Tali segnali vengono poi elaborati
dal cervello, che di conseguenza prende delle
decisioni, riaggiustando l'immagine con un
processo di retroazione (feedback).
Potrà ad esempio restringere la pupilla se la
luce è eccessiva.
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L'occhio umano
La radiazione emessa o riflessa dagli oggetti
che ci stanno intorno deve essere ricevuta da
uno strumento ben realizzato, il nostro occhio,
che deve selezionare la giusta quantità di luce
e mettere a fuoco l'immagine sulla retina. Esso
non è un semplice ricevitore, ma pesa
l'importanza della radiazione a seconda della
lunghezza d'onda, tramite la sua sensibilità.
La retina
Il punto cieco
Lightning Encyclopedia > Visione > Fisiologia dell'occhio
La retina
La retina è il tessuto sensibile alla luce che
sta sul fondo del nostro occhio.
Tutta questa zona è cosparsa da cellule
fotorecettrici, tranne nella zona in cui si
innesta il nervo ottico, il cosiddetto punto
cieco.
La retina può essere in un certo qual modo
considerata un preprocessore nel nostro
sistema di visione.
Lightning Encyclopedia > Visione > Fisiologia dell'occhio
Il punto cieco
La zona della retina in cui confluiscono gli
assoni delle cellule gangliari viene detta
papilla ottica o punto cieco e si trova a circa
15 gradi dalla fovea. Si tratta di una zona
della retina che non può inviare al cervello il
segnale corrispondente, come mostra
l'esempio seguente.
Fissate il numero tre usando un solo occhio e
stando molto vicini allo schermo e cominciate
ad allontanarvi. A un certo punto il disco giallo
sparirà. Ripetete questo esercizio fissando
numeri diversi, e notate la diversa distanza a
cui avviene la sparizione. La sparizione del
disco si verifica quando la sua immagine va a
cadere nella papilla ottica.
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Misure psicofisiche
Illusioni ottiche
Illuminazione
La domanda della psicologo Koffka che nel
1935 si chiese "Perché le cose appaiono come
appaiono" è meno banale di quanto si possa
pensare. Vi sono infatti molte evidenze che ciò
che percepiamo non dipende solo dalla realtà
fisica, ma anche dall'opera del nostro cervello,
e ogni teoria della visione deve tener conto di
questo fatto.
Nella figura si percepisce un triangolo di un
bianco più luminoso rispetto alla sfondo,
nonostante tale differenza non esista
assolutamente.
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Illuminazione
L'acuità visiva è la capacità che l'occhio ha di
vedere distinti i particolari degli oggetti
osservati. Essa in realtà dipende da molti
fattori, quali la differenza di contrasto tra gli
oggetti, le luminanze, la stanchezza dell'occhio
e così via. Molte persone hanno un'acuità
visiva minore di quella normale (indicata con
dieci decimi). Questi difetti potrebbero aver
influenzato anche l'opera di alcuni grandi
artisti.
ametropie
ametropie ed arte
Lightning Encyclopedia > Visione > Acuità visiva
Ametropie
Quando l'immagine di un oggetto che vediamo
non va a cadere sulla retina, ne risulta
un'immagine sfuocata. Questo può essere
dovuto a tutta una serie di problemi visivi,
quali la miopia, l' ipermetropia, l' astigmatismo
e la presbiopia.
Le ametropie possono essere risolte grazie
all'utilizzo di occhiali, lenti a contatto o
operazioni di chirurgia refrattiva.
Lightning Encyclopedia > Visione > Acuità visiva
Ametropie e arte
I problemi visivi possono sicuramente aver
influenzato l'opera di grandi pittori, anche se
non vogliamo certamente ridurre le scelte
artistiche a decisioni obbligate da problemi di
salute.
Certo è che quando si osserva un'opera
giovanile di Turner fatta nel 1821 e la si
confronta con un'opera fatta in tarda età nel
1844 viene il dubbio che il cambio stilistico sia
dovuto anche in parte alla difficoltà di
distinguere i dettagli.
Per ciò che riguarda Monet abbiamo la
certezza che verso il 1922 egli soffriva di
cataratta, al punto da dover essere operato.
Questo spiega in parte la differenza tra il
ponte giapponese dipinto nel 1899 e il ponte
giapponese del 1922.
Anche in Rembrandt si assiste a un
cambiamento nei colori e nei dettagli, tra un
quadro giovanile e uno fatto in età avanzata.
Il particolare allungamento delle figure di El
Greco fu attribuito da alcuni studiosi all'
astigmatismo. La scoperta, fatta con tecniche
ottiche, che i lavori preparatori presentavano
le giuste proporzioni fa pensare che
l'allungamento delle figure fosse un
espediente stilistico per indicare l'ascesa
mistica.
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Costanza della forma
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Percezione del movimento
Psicologia del colore
Misure psicofisiche
Illusioni ottiche
Illuminazione
La visione del colore è un argomento che
consente di mettere in risalto la complessità
della visione umana.
Infatti l'apparenza di colore degli oggetti non
dipende solo dalla sostanza che li compone,
ma anche, ad esempio, dalla luce che li
illumina.
Sinteticamente potremmo dire che il colore di
un oggetto è dato da:
L'oggetto stesso
Il sistema visivo dell'osservatore
La luce incidente
Le differenze di sfondo
Lightning Encyclopedia > Visione > Visione del colore
Il colore degli oggetti
Quando la luce colpisce un oggetto essa può
essere assorbita dall'oggetto stesso, può
attraversarlo e risultare così trasmessa o può
essere riflessa indietro. Per molti oggetti le
quantità relative di luce assorbita e di luce
riflessa dipendono dalla lunghezza d'onda.
Un oggetto rosso avrà ad esempio uno
spettro di riflessione con un picco nella zona
delle lunghe lunghezze d'onda.
Una sostanza che assorbe parte della luce
che la colpisce e ne riflette il resto si chiama
pigmento.
Se alcune lunghezze d'onda dello spettro
visibile sono più assorbite di altre l'oggetto ci
appare colorato.
Lightning Encyclopedia > Visione > Visione del colore
Sistema visivo e colore
Nella retina umana vi sono due classi di
fotorecettori: i coni, responsabili della visione
diurna (fotopica e mesopica), e i bastoncelli,
che agiscono principalmente in visione
notturna (scotopica).
La discriminazione dei colori è presente in
visione fotopica e mesopica, ad indicare che
tale azione è svolta dai coni.
Nella retina umana vi sono circa 7 milioni di
coni e 120 milioni di bastoncelli, ma nella zona
centrale della retina non si trovano
bastoncelli.
Un campo visivo di 2° attorno al centro
dell'occhio mette in azione solo i coni. I coni
hanno tre classi di fotopigmenti.
La retina è a sua volta una struttura
multistrato (glossario:struttura multistrato della
retina.doc), la cui complessità è ancora in
grande parte da esplorare. Il cervello analizza
il segnale che gli arriva, dando luogo a
fenomeni quali la costanza del colore, i colori
soggettivi, i contrasti di colore successivi.
Le persone non vedono i colori allo stesso
modo. In particolare esistono persone che
soffrono a causa di anomalie nella visione del
colore riconoscibili con dei test.
Lightning Encyclopedia > Visione > Visione del colore
La luce incidente
Il colore di un oggetto dipende criticamente
dalla radiazione che vi incide sopra. Infatti se
un oggetto magenta (il magenta è il colore
che si ottiene sommando rosso e blu) viene
colpito da una radiazione bianca, che
contiene cioè tutti i colori, egli rifletterà il rosso
e il blu. Ma se la sorgente che lo illumina non
contiene il blu, l'oggetto non potrà rifletterlo e
quindi assumerà un'apparenza rossa.
Comunque è sempre necessario tener conto
della costanza di colore.
Lightning Encyclopedia > Visione > Visione del colore
Gli sfondi
Il colore dipende dallo sfondo su cui viene
presentato, come vediamo in questi esempi.
Vista l'importanza degli sfondi può stupire lo
scoprire che fino al milleottocento i quadri
venivano esposti sopra pareti rosse,
disinteressandosi della cornice. Gli
impressionisti furono i primi a capire
l'importanza della cornice e dello sfondo.
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Gli sfondi
Il colore dipende dallo sfondo su cui viene
presentato, come vediamo in questi esempi.
Vista l'importanza degli sfondi può stupire lo
scoprire che fino al milleottocento i quadri
venivano esposti sopra pareti rosse,
disinteressandosi della cornice. Gli
impressionisti furono i primi a capire
l'importanza della cornice e dello sfondo.
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Gli sfondi
Il colore dipende dallo sfondo su cui viene
presentato, come vediamo in questi esempi.
Vista l'importanza degli sfondi può stupire lo
scoprire che fino al milleottocento i quadri
venivano esposti sopra pareti rosse,
disinteressandosi della cornice. Gli
impressionisti furono i primi a capire
l'importanza della cornice e dello sfondo.
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Gli sfondi
Il colore dipende dallo sfondo su cui viene
presentato, come vediamo in questi esempi.
Vista l'importanza degli sfondi può stupire lo
scoprire che fino al milleottocento i quadri
venivano esposti sopra pareti rosse,
disinteressandosi della cornice. Gli
impressionisti furono i primi a capire
l'importanza della cornice e dello sfondo.
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Costanza della forma
Adattamento al buio
Percezione del movimento
Psicologia del colore
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Illusioni ottiche
Illuminazione
La percezione della distanza, cioè la capacità
di cogliere in una scena quali elementi sono
più vicini e quali più lontani, è una situazione in
cui l'opera del cervello è importantissima. Sulla
retina arriva un'immagine bidimensionale, che
non basterebbe a spiegare se le ridotte
dimensioni di un oggetto corrispondono a un
oggetto piccolo vicino o ad un oggetto grande
e lontano.
Tale operazione è invece facilissima: chiunque
nella foto qui accanto capisce cosa è vicino e
cosa è lontano. Questo avviene anche grazie
alla visione binoculare e alla parallasse.
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Illuminazione
Il nostro cervello è in grado di mantenere
costante la percezione della forma di un
oggetto al cambiare dell'immagine retinica: è
ciò che si chiama costanza della forma.
Ad esempio quando un disco ruota di fronte a
noi, la sua immagine sulla retina diviene
ellittica.
Eppure noi continuiamo a riconoscere la forma
circolare.
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Quando in un pomeriggio luminoso si entra, ad
esempio, in un cinema buio, in un primo tempo
le uniche cose che si riescono a distinguere
sono le immagini sullo schermo. Ma dopo
pochi minuti è possibile vedere le persone che
sono sedute accanto a noi e dopo circa venti
minuti sarà possibile distinguere l'intero
cinema.
Si tratta del fenomeno dell'adattamento al buio.
Questo è particolarmente evidente con le
stelle: appena usciti sotto il cielo stellato le
stelle visibili sono poche e la loro luce
terribilmente tenue. Dopo pochi minuti il loro
numero è aumentato considerevolmente e
dopo 20, 30 minuti, se ci troviamo in un luogo
sufficientemente isolato, possiamo vedere
migliaia di stelle.
La funzione dei coni e dei bastoncelli
Lightning Encyclopedia > Visione > Adattamento al buio
La funzione dei coni e dei bastoncelli
Per capire il fenomeno dell'adattamento al
buio è necessario sapere che i coni e i
bastoncelli hanno un comportamento molto
diverso. I coni, che si trovano principalmente
al centro della retina, sono in grado di
cogliere i particolari delle immagini e di
riconoscere i colori, ma funzionano solo in
condizioni di luminosità abbastanza forte. I
bastoncelli invece non vedono i colori, ma
sono estremamente sensibili alla luce e al
movimento, ed entrano in funzione quando la
luminosità è scarsa. Il tempo necessario ai
bastoncelli per andare "a regime" è però più
lungo rispetto a quello dei coni. Ecco perché
quando andiamo a considerare la quantità
minima di luce che riusciamo a percepire in
funzione del tempo percorso al buio, si ottiene
un brusco miglioramento, quando dai coni si
passa ai bastoncelli.
Questo potrebbe spiegare il lento apparire
delle stelle descritto da Dante nel Paradiso
E sì come al salir di prima sera comincian
per lo ciel nove parvenze, sì che la vista pare
e non par vera, parvemi lì novelle
sussistenze cominciare a vedere, e fare un
giro di fuor da l'altre due circunferenze.
(Par.XIV 70-75)
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Illuminazione
Se spostiamo la nostra mano da destra a
sinistra, tenendo ferma la testa e spostando
solo gli occhi, l'immagine retinica della mano
non cambia: è lo sfondo che varia.
Anche se teniamo fermi gli occhi e ruotiamo la
testa alla stessa velocità della mano l'immagine
retinica del nostro arto resta invariata.
Eppure tutti noi percepiamo il movimento.
Questa capacità del cervello di riconoscere ciò
che davvero si muove viene talvolta chiamata
"costanza del movimento".
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Illuminazione
Gli effetti psicologici del colore sono un tema
tutt'ora estremamente dibattuto, e in cui non si
è ancora giunti a una risposta definitiva e
accettata da tutti.
Lo psicologo Hermann Rorschach, inventore
del metodo delle macchie, inserì nel 1921 una
figura colorata, per poter indagare
particolarmente l'aspetto affettivo dell'uomo.
Certo è molto difficile stabilire quali aspetti del
colore siano insiti nella mente umana e quali
frutto di un'evoluzione culturale.
Certo è che tra i vari popoli vi sono enormi
differenze nell'uso del colore: in Cina e
Giappone è il bianco il colore del lutto, al punto
che la sposa giapponese è anch'essa vestita di
bianco, ma per simboleggiare la sua morte nei
confronti della vecchia famiglia.
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Illuminazione
Per valutare il comportamento di una sorgenteluminosa non è sufficiente andare adanalizzare le caratteristiche tecniche misurabilidagli strumenti. È infatti importantissimovalutare l'effetto che tali sorgenti hanno sullavisione umana. Questo può essere osservatosolo svolgendo misure psicofisiche, cioèmisure in cui si utilizzano pazienti umani e siprende in considerazione la loro risposta alvariare degli stimoli visivi e delle sorgentiluminose considerate.
Recentemente si è sempre più affermatol'utilizzo di monitor da computer comegeneratori di stimoli psicofisici.
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Illuminazione
La complessità del nostro sistema visivo
conduce a una serie di curiose problematiche,
che non sono sempre facilmente spiegabili:
vediamo insieme alcuni effetti ottici, che hanno
spesso un interessante risvolto scientifico. Per
cominciare osservate la figura qui accanto:
dovreste riuscire ad identificare due differenti
figure.
Figure impossibili
Figure bistabili
Ombra
Lightning Encyclopedia > Visione > Illusioni ottiche
Figure impossibili
Alcune figure risultano evidentemente
impossibili per il nostro sistema visivo.
Un tipico esempio è questo triangolo.
Uno specialista in questo tipo di immagini fu
sicuramente Escher.
Lightning Encyclopedia > Visione > Illusioni ottiche
Figure bistabili
Alcune figure possono essere "bistabili".
Il nostro cervello cioè le può interpretare in
due modi diversi, anche se la figura non
cambia.
A sinistra il cubo di Necker: quale è la faccia
anteriore?
Al centro una sedia su cui sedersi o un tetto
sotto cui ripararsi?
E infine, si sale o si scende?
Lightning Encyclopedia > Visione > Illusioni ottiche
Ombra
Qui possiamo vedere l'importanza delle ombre
sulla nostra percezione: la palla fa sempre la
stessa traiettoria, ma l'ombra la fa apparire
sempre diversa. Questo ci fa capire anche
come l'illuminazione possa cambiare
completamente la percezione di una scena.
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Ombra
Qui possiamo vedere l'importanza delle ombre
sulla nostra percezione: la palla fa sempre la
stessa traiettoria, ma l'ombra la fa apparire
sempre diversa. Questo ci fa capire anche
come l'illuminazione possa cambiare
completamente la percezione di una scena.
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Ombra
Qui possiamo vedere l'importanza delle ombre
sulla nostra percezione: la palla fa sempre la
stessa traiettoria, ma l'ombra la fa apparire
sempre diversa. Questo ci fa capire anche
come l'illuminazione possa cambiare
completamente la percezione di una scena.
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IlluminazioneLe sorgenti
Caratteristiche delle sorgenti
Apparecchi di illuminazione
Caratteristiche di emissione
luminosa
Il progetto di illuminazione
Illuminazione architettonica
Illuminazione degli ambienti di
lavoro
Illuminazione commerciale
Illuminazione museale
Illuminazione di esterni
Normative
Con l'espressione "sorgente luminosa" siamo
soliti definire un dispositivo in grado di
emettere energia nelle lunghezze d'onda
comprese nella gamma del visibile (380-780
nm).
All'espressione troviamo spesso associato un
altro aggettivo, riferito sostanzialmente
all'essenza dell'emissione: sentiamo infatti
spesso parlare di sorgenti "naturali" – ovvero
quelle presenti in natura, primo fra tutte il sole
– o "artificiali", quelle – dalle candele ai tubi
fluorescenti – esistenti grazie all'"artificio",
all'intuizione, all'azione dell'uomo.
Le sorgenti artificiali costituiscono una
categoria molto ampia, e sono lo strumento
base della scienza dell'illuminazione.
L'importanza ed il significato della loro scelta
risulta essere uno dei punti nodali della
progettazione illuminotecnica.
Usando un paragone artistico, possiamo dire
che una sorgente di luce sta ad un progetto di
illuminazione come i colori stanno ad un
dipinto: varia il tipo, la natura, la tecnica, il
disegno, il virtuosismo, il loro assemblaggio,
ma la loro valenza linguistica rimane intatta.
Evoluzione storica delle sorgenti
Le tipologie di sorgenti
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Le sorgenti
Evoluzione storica delle sorgenti
Per lungo tempo, i rapporti dell'uomo con l'oscurità erano sostanzialmente definiti dall'uso del
fuoco, sotto forma di torce, lanterne, lucerne, fiaccole e candele.
A seconda dei periodi storici, il suo uso era legato alle risorse reperibili; la fiamma era
generalmente alimentata da grassi – animali o vegetali – o cera d'api, disponibili in forma solida
o fluida.
Fino alla prima metà del XIX secolo, la sorgente più diffusa era costituita dalla lampada ad olio;
le principali sostanze comburenti erano l'olio di colza e quello di balena.
Nella seconda metà del secolo, studi, scoperte ed invenzioni portarono alla progressiva
diffusione del gas e, successivamente, dell'elettricità.
L'uso del gas poneva una serie di problemi, legati principalmente alla sicurezza ed alla qualità
dell'illuminazione, condizionata da restrizioni legate alla forma ed alle proprietà degli apparecchi.
L'applicazione di tali sistemi consentì comunque l'illuminazione di molte città, cambiando per
sempre le abitudini ed i modi di vita dell'uomo, facendo della notte uno spazio integrativo al
giorno.
Le limitazioni imposte dall'uso del gas, unite alla progressive acquisizioni sull'elettricità e sulle
sue potenzialità, portarono, allo scorcio del secolo, ad un'ulteriore mutamento nei sistemi di
illuminazione.
Era stato sperimentato che un filamento di carbone sospeso fra due poli in un'ampolla di vetro
poteva diventare incandescente al passaggio della corrente elettrica, emettendo luce; il
problema maggiore era costituito dalla limitata durata del dispositivo.
Nel 1878, in Inghilterra, sir Joseph Swan riuscì a concepire una lampadina in grado di bruciare
per circa due ore, mentre nel 1879, in maniera del tutto autonoma, l'americano Thomas Alva
Edison riuscì a costruire una sorgente in grado di funzionare per circa 40 ore.
A partire dai primi anni del XX secolo, la lampadina divenne immediatamente il mezzo di
illuminazione più diffuso, soppiantando in maniera drastica tutti gli altri; gli studi per
incrementarne ed estenderne le proprietà continuarono incessantemente.
Modifiche apportate alla forma - spiralizzazione (1913) e doppia spiralizzazione (1933) – ed al
materiale costituente il filamento – dal 1907, tungsteno – nonché l'introduzione di un gas inerte
all'interno del bulbo (1913), consentirono l'incremento della potenza e delle caratteristiche della
luce, in special modo della sua efficienza.
Dal 1959, l'introduzione nel bulbo di una miscela di sostanze alogene diede origine alle sorgenti
alogene, caratterizzate da proprietà e prestazioni migliori in relazione alla durata, alla quantità ed
alla qualità dell'emissione.
Nel 1910, fecero la loro comparsa sul mercato sorgenti di genere differente, non più basate sui
metodi di funzionamento tradizionale, ma sul principio della scarica in gas ad alta tensione.
Inizialmente, esse vennero principalmente impiegate per le insegne luminose e,
successivamente, per uso stradale ed industriale (lampade ai vapori di sodio a bassa pressione,
1932; a vapori di mercurio, 1935; ai vapori di sodio ad alta pressione, 1965); queste tecnologie
furono soggette ad ulteriori studi ed applicazioni, che ne incrementarono notevolmente le
caratteristiche prestazionali e, soprattutto, le qualità cromatiche, fino ad arrivare alle lampade al
sodio ad alta pressione a luce bianca (1993).
Dal 1936, si erano cominciate a diffondere le lampade fluorescenti tubolari che, grazie alla loro
efficienza ed alla varietà cromatica, riscontrarono un grandissimo successo a partire dal
dopoguerra. La loro tecnologia fu nel tempo integrata da migliorie relative alla composizione
delle miscele fluorescenti ed alle metodologie operative del sistema.
Negli anni Ottanta, per dare un contributo al problema energetico, furono immesse sul mercato
le lampade fluorescenti compatte, inizialmente concepite in modo da costituire un'alternativa alle
tradizionali fonti di illuminazione di interni.
Negli anni Sessanta, si sviluppò una nuova tipologia di sorgenti a scarica, le lampade ad
alogenuri metallici, basate sull'introduzione nel tubo di scarica di piccole quantità di miscele di
vapori di alogenuri metallici.
Usate inizialmente per l'illuminazione di impianti sportivi, furono anch'esse soggette nel tempo a
modifiche, operate al fine di migliorarne le prestazioni qualitative e quantitative.
Negli anni Novanta, infine, hanno fatto la loro comparsa sul mercato le lampade ad induzione,
basate sul principio dell'induzione elettromagnetica, contrassegnate da una durata eccezionale.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Le sorgenti
Le tipologie di sorgenti
Le sorgenti artificiali possono essere sostanzialmente ricondotte a due gruppi,
contraddistinti dalla diversità del loro principio di funzionamento.
Nelle sorgenti a filamento, che corrispondono alla più antica applicazione pratica
dell'elettricità, la corrente passa attraverso un filamento di tungsteno spiralizzato posto
entro un bulbo di vetro, che contiene gas inerte o del vuoto; Il filamento si scalda
rapidamente e diviene incandescente, emettendo un ottimo flusso luminoso introno ai
2500-2700°C.
Nelle sorgenti a scarica, invece, l'emissione luminosa viene prodotta dall'eccitazione di
un gas, sollecitata da una f
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IlluminazioneLe sorgenti
Caratteristiche delle sorgenti
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Il progetto di illuminazione
Illuminazione architettonica
Illuminazione degli ambienti di
lavoro
Illuminazione commerciale
Illuminazione museale
Illuminazione di esterni
Normative
La possibilità di avere un'ampia gamma di
sorgenti, sicuramente pregevole in termini di
esaustività delle risposte, impone la
conoscenza di alcuni aspetti pratici, in grado di
"guidare" la definizione, la scelta e le
caratteristiche maggiormente auspicabili delle
differenti tipologie.
Non esiste una specifica sorgente adatta in
modo assoluto ed univoco ad un determinato
uso: le lampade sono il linguaggio attraverso
cui la luce si esprime e si articola caso per
caso, in funzione delle singole esigenze; il loro
uso – personalizzato e contestualizzato dal
progettista attraverso gli apparecchi, con le
loro caratteristiche ottiche e la loro ubicazione
– determina e definisce in modo sostanziale le
potenzialità e l'esito di un progetto di
illuminazione, grazie anche alle forti capacità di
coinvolgimento emotivo e psicologico del quale
la luce è dotata.
Le caratteristiche geometriche:
forma, dimensioni e attacco
Le caratteristiche elettriche:
tensione di alimentazione e potenza
Le caratteristiche generali:
durata, condizioni operative e dispositivi
ausiliari
Le caratteristiche quantitative
dell'emissione:
flusso luminoso ed efficienza
Le caratteristiche qualitative
dell'emissione:
temperatura colore, indice di resa
cromatica
e spettro di emissione
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche delle sorgenti
Le caratteristiche geometriche: forma, dimensioni e attacco
Le sorgenti luminose sono generalmente
costituite da un dispositivo di emissione –
caratterizzato da una notevole varietà in
termini di forma, dimensioni e finiture in
funzione delle varie tipologie – e da un
sistema di attacco, che assicura – a mezzo
del portalampada presente sull'apparecchio -
l'ingresso e la trasmissione della corrente
elettrica all'interno della lampada.
Studi e ricerche effettuati nel corso del tempo
hanno condotto ad una compattazione e
miniaturizzazione delle sorgenti sempre
crescente, facilitandone l'uso, il controllo e la
resistenza.
La tipologia e la classificazione degli attacchi
è disciplinata da una convenzione
internazionale che permette, mediante
l'adozione di determinate sigle, di definirli in
maniera chiara ed univoca.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche delle sorgenti
Le caratteristiche elettriche: tensione di alimentazione e potenza
La tensione di alimentazione di una sorgente,
espressa in Volt, si riferisce a quella di
esercizio della lampada.
Generalmente, le lampade funzionano a
tensione di rete (230V) o a bassissima
tensione (più comunemente 12V); nel
secondo caso, alla sorgente va associato un
trasformatore.
Le tensione può essere soggetta a variazioni,
di natura casuale o volontaria: mentre le
prime sono legate a sbalzi o cadute nella rete
di distribuzione elettrica, le seconde
avvengono a mezzo di idonei dispositivi di
controllo – regolatori di tensione o dimmer –
applicabili solo ad alcune tipologie di
lampade.
Oltre ad intervenire sui parametri quantitativi e
sulla durata, le variazioni di tensione inducono
sensibili effetti anche sulle caratteristiche
cromatiche dell'emissione, modificandone la
distribuzione spettrale dell'energia.
La potenza di una lampada, espressa in Watt,
rappresenta la quantità di energia elettrica
assorbita dalla sorgente stessa all'atto del suo
funzionamento a regime standard.
Attualmente, sono presenti sul mercato
prodotti caratterizzati da una gamma di
potenze molto ampia.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche delle sorgenti
Le caratteristiche generali: durata, condizioni operative e dispositivi ausiliari
La durata di una lampada, espressa in ore, è
determinata da una serie di parametri, in parte
legati a caratteristiche intrinseche delle
sorgenti, in parte a cause esterne ed al tipo di
uso cui esse sono soggette.
Le condizioni operative sono sostanzialmente
legate alla posizione di funzionamento, ai
valori di temperatura ambiente ed alle
situazioni d'impiego.
Estremamente significativo risulta essere
inoltre il controllo dei tempi di accensione e
riaccensione.
Con l'espressione "dispositivi ausiliari" siamo
soliti indicare quelle apparecchiature
necessarie all'effettivo funzionamento di una
sorgente.
Una lampada a bassissima tensione, ad
esempio, non può funzionare senza l'ausilio di
un trasformatore, come l'impiego di tutte le
tipologie a scarica è subordinato alla
presenza di un reattore, un condensatore ed
un dispositivo di innesco, che oggi possono
essere accorpati in un unico accessorio, l'
alimentatore elettronico.
La presenza di ausiliari implica particolari
accorgimenti, in particolare in relazione alla
rumorosità.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche delle sorgenti
Le caratteristiche quantitative dell'emissione: flusso luminoso ed efficienza
Il flusso luminoso di una lampada definisce
l'effettiva quantità di luce prodotta dalla
sorgente stessa in un secondo, e si esprime
in lumen.
La valutazione dell'emissione è disciplinata da
norme ben definite e varia – in funzione della
potenza e delle tipologie – entro un'ampia
scala di valori.
L'efficienza di una lampada indica la quantità
di luce emessa da una sorgente in rapporto
alla potenza elettrica impiegata e si esprime in
lumen su watt.
Ipotizzando di poter rappresentare la
sensibilità visiva media, il rendimento teorico
raggiungibile da una sorgente generatrice di
luce in corrispondenza del massimo fattore di
visibilità relativo (555 nm) equivarrebbe a 683
lumen/watt: nella realtà, le sorgenti luminose
raggiungono attualmente valori molto più
contenuti (filamento, fra 10 e 35 lumen/watt;
scarica, dai 19 ai 183 lumen/watt).
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche delle sorgenti
Le caratteristiche qualitative dell'emissione:
temperatura colore, indice di resa cromatica e spettro di emissione
La qualità ed il colore di una lampada sono
generalmente definiti dall'apparenza
cromatica e dalla resa del colore.
L'apparenza cromatica si riferisce al colore
della sorgente stessa ed è quantificata dalle
coordinate cromatiche e dalla temperatura di
colore.
La resa del colore indica invece il modo in cui
i pigmenti appaiono all'occhio umano quando
sono illuminati da un dato tipo di lampada, ed
è quantificata dall'indice di resa cromatica.
Oltre a questi parametri, è opportuno
considerare la distribuzione spettrale
dell'energia, che descrive e quantifica le
emissioni in relazione alle singole bande di
colore.
Sorgenti con temperatura di colore simile e
buon indice di resa cromatica possono infatti
essere caratterizzate da una distribuzione
spettrale molto diversa, variando in maniera
evidente la percezione del colore di un
qualsiasi oggetto.
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luminosa
Il progetto di illuminazione
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Illuminazione museale
Illuminazione di esterni
Normative
Un apparecchio di illuminazione è una
"macchina" che ha lo scopo di convogliare la
luce emessa da una o più lampade, e
distribuirla nel modo più appropriato per un
certo scopo.
In un apparecchio di illuminazione è sempre
possibile individuare:
componenti elettrici, necessari per
alimentare la lampada e dunque per
"produrre" la luce
componenti ottici, destinati a deviare,
filtrare, riflettere, schermare o
diffondere la luce emessa dalla
lampada.
I componenti ottici possono essere classificati
nel modo seguente:
Riflettori
Rifrattori e Lenti
Diffusori
Schermi
Apparecchi tecnici e decorativi
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Apparecchi di illuminazione
Apparecchi tecnici e decorativi
Un apparecchio di illuminazione può essere
concepito per assolvere ad una mera funzione
di arredo, o per rispondere a precisi requisiti
illuminotecnici.
Nel primo caso, sono predominanti i contenuti
estetici e di design, sia dell'oggetto illuminante
che della luce da esso prodotta. L'emissione
luminosa di tali apparecchi è solitamente
capace di creare un effetto luminoso
gradevole e confortevole, ma non risponde di
norma a requisiti precisi.
Gli apparecchi tecnici, invece, sono concepiti
per rispondere ad esigenze di illuminazione
specifiche, relative a particolari tipologie di
ambienti o di attività. Assumono particolare
importanza in questo caso le caratteristiche di
emissione luminosa.
La distinzione fra un apparecchio tecnico ed
uno decorativo è spesso molto sottile: nella
produzione industriale corrente molto spesso
gli apparecchi tecnici hanno un notevole
contenuto estetico, e gli apparecchi decorativi
vengono progettati in funzione di applicazioni
specifiche.
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Le caratteristiche di emissione luminosadescrivono in che modo un apparecchio diilluminazione assolve al suo principale compito,che è quello di distribuire nelle spazio il flussoluminoso emesso dalle lampade.Fra i più importanti parametri usati per valutareun apparecchio di illuminazione, vi è il modo incui esso distribuisce le intensità luminose nellospazio. Solitamente, la distribuzione nellospazio dell'intensità luminosa vienerappresentata graficamente per mezzo di unacurva fotometrica o in modo tridimensionalecon un solido fotometrico. La curva fotometricarappresenta la principale carta di identità di unapparecchio: dalla sua attenta analisi èpossibile valutare se l'apparecchio rispondeadeguatamente allo scopo per il quale è statoprogettato.
È possibile classificare gli apparecchi infunzione del tipo di emissione, e dunque dellaloro curva fotometrica. Un altro parametrospesso usato per classificare gli apparecchi èl'angolo di apertura del fascio luminoso. Moltoimportante infine è anche valutare ilrendimento di un apparecchio.
Emissione diretta, indiretta e diffusa
Emissione asimmetrica
Emissione batwing
Emissione darklight
Emissione BAP
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche di emissione luminosa
Emissione diretta, indiretta e diffusa
Una classificazione schematica del tipo di
emissione di un apparecchio può essere fatta
semplicemente sulla base della direzione
prevalente in cui viene indirizzato il flusso
luminoso.
L'emissione diretta si ha quando l'apparecchio
emette tutto il suo flusso direttamente verso la
superficie da illuminare. La curva fotometrica
è in questo caso interamente contenuta nel
semipiano polare inferiore.
L'emissione indiretta si ha quando il flusso
luminoso viene indirizzato verso il soffitto, e
da questo riflesso verso la superficie da
illuminare. Gli apparecchi illuminanti a luce
indiretta vengono spesso detti "uplighter". La
curva fotometrica è in questo caso
interamente contenuta nella metà superiore
del piano polare.
Le emissioni semi-diretta, diretta-indiretta e
semi indiretta si hanno quando sono presenti
(con diversa rilevanza) sia la componente
diretta che quella indiretta.
Nell'emissione diffusa, il flusso si distribuisce
in modo pressoché uniforme in tutte le
direzioni.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche di emissione luminosa
Emissione asimmetrica
L'emissione asimmetrica si ha quando il flusso
viene indirizzato in una direzione prestabilita,
asimmetrica rispetto all'asse verticale
dell'apparecchio illuminante. Questo può
essere il caso ad esempio degli apparecchi
con emissione indiretta da installare a parete,
per i quali è necessario indirizzare il flusso
principalmente verso la parte centrale del
soffitto.
Una categoria particolare di apparecchi
asimmetrici sono i cosiddetti "wall-washer"
che, installati a soffitto, sono destinati ad
illuminare la superficie verticale della parete.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche di emissione luminosa
Emissione batwing
L'emissione batwing (letteralmente ad "ala dipipistrello") prende il nome dalla tipica formadella curva fotometrica. Essa è molto usatanegli ambienti di lavoro, nelle scuole e negliuffici per limitare i riflessi indesiderati. Ècaratterizzata dal fatto di proiettare la maggiorparte del flusso nelle direzioni laterali piuttostoche verticalmente. Questo consente disistemare gli apparecchi in posizione lateralerispetto ai posti di lavoro, anzichéverticalmente sopra di essi. Poiché come ènoto le superfici speculari riflettono la luce inuna direzione simmetrica rispetto a quelladella luce incidente, questa disposizione fa sìche gli eventuali riflessi (prodotti ad esempiodalla superficie della carta patinata) venganoproiettati in una direzione laterale e dunquenon colpiscano l'occhio dell'osservatore.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche di emissione luminosa
Emissione darklight
L'emissione darklight (letteralmente "luce
scura") si ha quando la luminanza per angoli
superiori a 60° rispetto alla verticale è
inferiore a 200 cd/mq. Un apparecchio
illuminante darklight, installato a soffitto e
osservato secondo il normale angolo di
visuale di un osservatore, appare appunto
"scuro" perché la luminanza relativa all'angolo
di osservazione è molto bassa.
Questo tipo di emissione è molto riposante
perché limita al massimo gli abbagliamenti:
l'osservatore infatti non viene mai colpito
direttamente da luminanze di rilievo. Inoltre,
essa è usata negli ambienti di lavoro con
video terminali, perché riduce la luminanza dei
riflessi prodotti dalla superficie dei monitor.
Più adatti a questo ultimo scopo sono tuttavia
gli apparecchi con emissione BAP.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Caratteristiche di emissione luminosa
Emissione BAP
L'emissione BAP si ha quando la luminanza
per angoli superiori a 50° è inferiore a
200cd/mq. L'obiettivo è quello di concentrare
tutta l'emissione in un angolo ristretto,
limitando al massimo la luminanza nelle
direzioni laterali in modo che l'apparecchio,
osservato dal normale angolo di visuale,
appaia "scuro". Il criterio è analogo a quello
usato anche negli apparecchi darklight, ma
con un angolo ancora più ristretto.
Questo tipo di emissione è particolarmente
adatto per la illuminazione di ambienti di
lavoro dotati di video terminali. La superficie
del video è fortemente riflettente, con
comportamento speculare. La maggior parte
del flusso viene convogliata entro un angolo
ristretto, e dunque viene riflessa dal monitor
verso il basso e non arriva all'occhio
dell'osservatore.
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lavoro
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Normative
Progettare la luce significa ideare una
situazione di illuminazione ed individuare tipo,
caratteristiche, quantità e dislocazione di tutti
gli apparati che dovranno concorrere a crearla:
apparecchi di illuminazione, lampade,
accessori, gruppi di alimentazione, filtri, griglie,
schermi, apparati di regolazione e controllo
ecc.
Fino a non molto tempo fa, il progetto di
illuminazione veniva visto per lo più come
strumento necessario a garantire la
funzionalità di un ambiente. In tutti i manuali si
parlava quasi esclusivamente di illuminazione
legata alla attività (per lo più lavorativa) che si
doveva svolgere in un certo ambiente, come se
al di fuori dell'ambito strettamente funzionale la
luce non avesse altrettanto bisogno di essere
progettata.
Solo di recente si sta facendo strada una
dimensione più creativa del progetto di
illuminazione, nella quale le esigenze funzionali
vengono integrate da finalità architettoniche,
espressive e creative.
In altre parole, la luce viene sempre più spesso
usata come uno dei materiali a disposizione
dell'architetto per definire gli spazi, enfatizzare i
volumi, creare atmosfere, trasmettere
messaggi, comunicare sensazioni. Questo ha
favorito la nascita di una nuova professionalità,
che non è più quella strettamente legata alla
fredda applicazione di regole prestabilite, ma
integra competenza tecnica e creatività e,
soprattutto, interagisce, affiancandoli, con gli
altri professionisti coinvolti nel processo di
progettazione.
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Poiché l'illuminazione ha sempre a che fare, in
un modo o nell'altro, con un ambiente costruito,
si potrebbe dire che essa è sempre
architettonica. Nella pratica, si parla di
illuminazione architettonica quando l'esigenza
di "mostrare" una architettura o contribuire a
crearla diventa predominante rispetto a quella
meramente funzionale di garantire lo
svolgimento di una attività.
Nelle architetture nuove, il progettista della
illuminazione dovrebbe operare in stretta
collaborazione con i progettisti dell'architettura,
e con loro individuare soluzioni coerenti con
l'impatto complessivo che l'edificio dovrà avere.
In questo caso assumono grande importanza
tanto gli "oggetti" illuminanti (gli apparecchi),
che possono di per se stessi avere una
valenza estetica, quanto gli effetti di luce che
essi producono.
Al contrario, negli interventi sulle architetture
storiche occorre intervenire con grande
delicatezza ed equilibrio, per evitare di fornire
interpretazioni contrastanti con lo spirito
originario dell'architettura, e renderne possibili
tutte le chiavi di lettura. In questo caso si tende
a far scomparire l'oggetto illuminante,
nascondendolo per quanto possibile, e lasciare
che sia la luce da sola a parlare. I
n un caso e nell'altro, la figura del progettista di
illuminazione, la sua creatività e competenza e
la sua capacità ad integrarsi nella equipe di
lavoro, è fondamentale per la riuscita del
progetto.
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Normative
Nella illuminazione degli ambienti di lavoro,
assumono particolare importanza gli aspetti
funzionali e prestazionali.
E' necessario innanzitutto garantire un livello di
illuminamento adeguato con un buon livello di
uniformità sul compito visivo, secondo le
prescrizioni dettate dalle normative e dalle
raccomandazioni legate al tipo di attività che si
dovrà svolgere nell'ambiente.
E' necessario inoltre garantire l' equilibrio delle
luminanze e la riduzione degli abbagliamenti.
Livelli di illuminamento consigliati
Equilibrio delle luminanze
Riduzione degli abbagliamenti
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Illuminazione degli ambienti di lavoro
Livelli di illuminamento consigliati
Nella tabella che segue sono riassunti i livelli di illuminamento consigliati per alcune attività,
estratti dalle norme e raccomandazioni vigenti. Normalmente, non si riporta un unico valore, ma
una gamma di valori entro cui ci si può muovere, in funzione delle condizioni specifiche.
min med max Tipo di attività
20 30 50 Aree esterne adiacenti agli ingressi
50 75 100 Aree di transito o per soste di breve periodo
100 150 200 Lavori saltuari; aree di deposito; atri, corridoi, scale, guardaroba
150 200 300 Lavori occasionali in industrie automatizzate
200 300 500 Lavori con esigenze visive semplici; lavorazioni grossolane a
macchina; auditori
300 500 750 Lavori con esigenze visive medie; macchine utensili; sale di
controllo; uffici
500 750 1000 Lavori con elevate esigenze visive: cucitura, ispezione e prova
materiali; sale da disegno
750 1000 1500 Compiti visivi con dettagli critici: lavori di meccanica fine; esame dei
colori
1000 1500 2000 Compiti visivi con speciali requisiti: incisione a mano; verifica di
lavori di alta precisione
> 2000 Compiti visivi di eccezionale difficoltà: assemblaggio di componenti
elettronici miniaturizzati; interventi chirurgici.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Illuminazione degli ambienti di lavoro
Equilibrio delle luminanze
Negli ambienti di lavoro è necessario
garantire che fra il campo visivo complessivo
dell'osservatore e il compito visivo particolare
su cui egli svolge la propria attività lavorativa,
ci siano contrasti di luminanza non eccessivi,
che non costringano l'occhio a continui
adattamenti quando l'osservatore alza lo
sguardo dal proprio compito visivo.
Normalmente, si assume che il rapporto fra la
luminanza del compito visivo e quella del
campo visivo complessivo non sia inferiore a
1/3, né superiore a 3.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Illuminazione degli ambienti di lavoro
Riduzione degli abbagliamenti
Un parametro importante nella illuminazione di
ambienti di lavoro è la riduzione degli
abbagliamenti sia diretti che indiretti. Gli
abbagliamenti diretti sono quelli provocati
direttamente dagli apparecchi illuminanti: per
ridurli, è necessario assicurarsi che la
luminanza degli apparecchi in direzione
dell'osservatore sia il più possibile ridotta,
come ad esempio negli apparecchi di tipo
darklight o BAP.
L'abbagliamento indiretto è quello provocato
invece da riflessi di superfici anche solo
parzialmente speculari. Per tenere
quest'ultimo fenomeno si tiene sotto controllo
il fattore di resa del contrasto, che fornisce
indicazioni sulla facilità con la quale un
impianto di illuminazione restituisce i contrasti.
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Illuminazione commerciale
Illuminazione museale
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Nella illuminazione commerciale, il principale
obiettivo è quello di presentare e rendere
appetibile la merce e, in definitiva, di favorirne
la vendita.
La nostra società occidentale, largamente
basata sul consumismo, ha portato ad una
estrema sofisticazione le tecniche di
presentazione della merce e di comunicazione
di messaggi ad essa correlati: l'illuminazione
entra a far parte di queste tecniche. Essa deve
essere coerente con il tipo di merce e con
l'immagine che di essa si vuole trasmettere. Ad
esempio, un negozio di abbigliamento casual
destinato ad un pubblico giovane, adotterà
illuminamenti molto elevati con temperature di
colore molto fredde, generalmente associate
ad una idea dinamismo, e potrà perfino
ricercare effetti di moderato abbagliamento.
Tutto questo sarà perfettamente coerente con
un arredamento basato sull'uso di materiali
tecnologici, metallo, materie plastiche, colori
decisi.
Al contrario, in un negozio di abbigliamento
classico, presumibilmente arredato con
materiali caldi e tradizionali, si tenderà a creare
un ambiente più accogliente e rassicurante,
con tonalità della luce più calde, contrasti
marcati fra le zone di interesse e le zone di
passaggio o di sosta, e livelli di illuminamento
non eccessivi.
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Illuminare opere d'arte con lampade diverse
può portare a notevoli differenze dal punto di
vista della resa del colore e dal punto di vista
della protezione delle opere.
Per questo motivo l'ambito museale è un
ambito a cui si deve prestare enorme
attenzione.
Resa di colore e opere d'arte
Danno della luce sugli oggetti museali
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Illuminazione museale
Resa di colore e opere d'arte
La resa di colore delle lampade usate per
l'illuminazione degli oggetti museali, è un
fattore determinante per la percezione delle
caratteristiche delle opere.
Una ottima resa del colore sarà utilizzata in
caso di oggetti dipinti con più colori, mentre
avrà minore importanza nel caso di oggetti
monocromatici e in cui il colore non abbia
particolare rilevanza. Anche in queste
situazioni, però, è consigliabile l'impiego di
sorgenti luminose di buona resa cromatica,
allo scopo di ottenere un accettabile
riconoscimento dei colori naturali dell'oggetto.
Non si deve comunque dimenticare che
l'indice di resa cromatica è una grandezza che
nasce da una media sulle risposte di una
limitata serie di campioni, e che dunque tale
parametro esprime in modo globale l'attitudine
d'una sorgente a riprodurre i colori naturali di
un oggetto e non la rispondenza ad alcune
particolari tinte da cui un'opera potrebbe
essere fortemente caratterizzata.
La normativa attuale, riportata nel glossario,
fornisce un utile riferimento.
Lightning Encyclopedia > Illuminazione > Illuminazione museale
Danno della luce sugli oggetti museali
Si parla di "danno" a un oggetto museale tutte
le volte che qualcosa viene a cambiare la
composizione chimica o lo stato fisico
dell'oggetto stesso.
Il ruolo della conservazione è quello di
rallentare questi effetti e anche di rallentare
tutti quei processi naturali che cambiano le
sostanze organiche.
Molti sono i fattori che influenzano il
deterioramento degli oggetti museali.
Tra gli altri possiamo ricordare la natura del
materiale costituente l'oggetto, la natura della
radiazione incidente, il livello di illuminazione,
il tempo di esposizione, la temperatura
ambiente, l'umidità dell'ambiente,
l'inquinamento chimico dell'aria.
La luce è un agente di questi cambiamenti,
come l'umidità e l'inquinamento.
Ma mentre questi ultimi due fattori possono
essere eliminati, non si può pensare di
eliminare la luce, visto che è necessaria per
poter esaminare le opere.
Questa situazione ha portato talvolta alla
paradossale affermazione secondo cui per
molti materiali, l'ambiente ideale per la
conservazione dovrebbe essere la completa
oscurità.
L'illuminazione corretta risulta quindi da un
continuo compromesso tra la conservazione
di un oggetto e la sua valorizzazione dal punto
di vista dell'esposizione museale, nonché da
un compromesso tra illuminotecnici e
conservatori.
Il principale danno è fornito dall' azione
fotochimica.
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Illuminazione di esterni
Normative
Nella illuminazione di esterni assume
particolare importanza la luminanza restituita
dalle superfici piuttosto che l'illuminamento da
cui sono colpite.
Di norma in esterni non devono essere svolte
attività particolari, se non quelle di semplice
transito, per le quali sono sufficienti valori di
illuminamento molto bassi. Inoltre, occorre
tenere presente che in esterni qualsiasi
superficie illuminata viene apprezzata
dall'occhio in relazione allo sfondo del cielo e
dell'ambiente circostante che è buio. In queste
circostanze, bastano valori molto bassi (anche
pochi lux) per ottenere buoni risultati.
Particolare importanza assume invece la
luminanza restituita da una superficie, che, a
parità di illuminamento, varia secondo la
riflettanza del materiale.
Ancora, occorre tenere presente che gli
interventi in esterni sono solitamente più critici
di quelli in interni: ogni errore appare con
grande evidenza, poiché manca il contributo
delle interriflessioni, che solitamente negli
ambienti interni attenua le mancanze di una
progettazione non perfetta.
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Normative
Esistono numerose norme e raccomandazioni,
a livello nazionale e internazionale, che danno
prescrizioni sia sugli aspetti strettamente
illuminotecnici, che sulla sicurezza elettrica
degli apparecchi illuminanti.
Fra i principali organismi internazionali che
dettano raccomandazioni inerenti gli aspetti
illuminotecnici, ricordiamo il CIE (Commission
Internationale Eclairage). Le raccomandazioni
del CIE spesso vengono recepite a livello
nazionale e assumono valore di norma.
In Italia, gli enti preposti a redigere norme
tecniche inerenti l'illuminazione sono l'UNI
(Ente Nazionale di Unificazione) e il CEI
(Comitato Elettrotecnico Italiano): il primo,
nell'ambito della propria attività normativa che
si estende a tutti i settori, detta norme relative
alle applicazioni della illuminotecnica, mentre il
secondo detta norme relative agli aspetti
elettrotecnici e alla realizzazione di apparecchi
e impianti.
Nella bibliografia sono riportati i riferimenti alle
più importanti norme UNI relative alle
applicazioni di illuminotecnica
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V X Y W Z
A
Accensione e riaccensione
Alimentatore elettronico
Angolo di apertura del fascio luminoso
Anomalie nella visione del colore
Astigmatismo
Attacchi (classificazione)
Azione fotochimica
Accensione e riaccensione top
Il tempo di accensione o riaccensione di una
sorgente è un parametro variabile che passa
dalla risposta immediata - in termini
quantitativi e cromatici - delle tipologie a
filamento ad un'attesa di alcuni o svariati
secondi per quelle a scarica che, dopo un
certo lasso di tempo necessario ad innescare
il processo di accensione, impiegano tempi
piuttosto lunghi per raggiungere o ritrovare
l'equilibrio.
Alimentatore elettronico top
Dispositivo che incorpora al suo interno
quanto necessario all'accensione, alla
stabilizzazione ed al funzionamento di una
sorgente.
Oltre a consentire vantaggi relativi al
contenimento dei consumi, alla qualità
dell'emissione ed alla riduzione di peso ed
ingombro, l'alimentazione elettronica permette
inoltre l'eliminazione del cosiddetto "effetto
stroboscopico", fenomeno per il quale, ad una
certa frequenza di alimentazione, la visione di
oggetti in movimento appare falsata.
Angolo di apertura del fascio luminoso top
Negli apparecchi di illuminazione destinati a
fornire una luce concentrata in un'area più o
meno ristretta, si usa spesso indicare l'angolo
di apertura del fascio luminoso.
Esso rappresenta l'angolo al quale l'intensità
luminosa è il 50% di quella massima. In alcuni
casi (in particolare per apparecchi con fascio
molto concentrato) l'angolo di apertura indica
l'angolo al quale l'intensità luminosa è il 10%
di quella massima. Il dato è solitamente
accompagnato dalla indicazione della
percentuale cui si riferisce (50% o 10%).
L'indicazione dell'angolo di apertura, per
quanto assai utile in molte circostanze, è una
informazione molto sintetica e spesso
limitativa: apparecchi con uguale angolo di
apertura possono avere distribuzioni delle
intensità anche molto diverse. Per una
descrizione più completa del comportamento
fotometrico di una apparecchio occorre
sempre riferirsi alla sua curva fotometrica
Anomalie nella visione dei colori top
Esistono anomalie nella visione del colore sia
di origine cerebrale come congenite. Quelle
cerebrali possono verificarsi quando il
soggetto subisce un danno alla zona del
cervello deputata al riconoscimento e
all'analisi dei colori. Più comuni sono le
anomalie congenite della visione dei colori,
caratterizzate da un'anormale capacità di
eguagliare certi colori e dall'impossibilità di
distinguere colori che appaiono assai
differenti per un soggetto normale. Tali
problemi sono dovuti a un comportamento
non regolare da parte dei fotopigmenti
dell'occhio. Il soggetto può ad esempio avere
nessun cono ricettore, o averne un solo tipo,
oppure due rispetto ai tre delle persone
dotate di visione normale. Oppure un
soggetto può avere tre tipi di fotorecettori, ma
uno di questi può comportarsi in maniera
diversa dal comportamento atteso. In questo
caso non si parla di veri dicromati, ma solo di
tricromati anomali. I nomi delle anomalie
variano a seconda del numero e del tipo di
fotorecettori assenti.
In Italia tali anomalie vengono detto
Daltonismo. Essendo anomalie genetiche
legate al cromosoma X esse colpiscono il 4%
degli uomini e lo 0,04% delle donne.
Paradossalmente vi sono situazioni in cui le
persone affette da deficienza dei colori
possono avere dei vantaggi rispetto agli
osservatori normali: sono quelle circostanze in
cui il colore è più un effetto di mascheramento
che un'informazione in più. Ad esempio nella
seconda guerra mondiale i soggetti dicromati
gravi venivano spinti a prestare sevizio sui
bombardieri, proprio per la loro capacità di
vedere attraverso i camuffamenti colorati e di
non farsi distrarre da quelle che, agli occhi
degli osservatori normali, sarebbero apparse
configurazioni cromatiche ingannevoli.
Per riconoscere chi ha anomalie nella visione
dei colori vi sono numerosi test.
Astigmatismo top
Si ha astigmatismo quando l'occhio ha
potenze diverse a seconda dei meridiani
oculari.
Questo vuol dire che la persona affetta da
astigmatismo vedrà nitidamente linee dirette
in una certa direzione, e fuori fuoco quelle
dirette in un'altra, come nell'esempio a lato.
Attacchi (classificazione) top
Il codice di identificazione è composto da
lettere e numeri: la prima lettera – una
maiuscola, seguita talvolta da una minuscola
– identifica il tipo di connessione in termini
meccanici (a vite, a baionetta, a spina, etc.); il
numero seguente indica, in funzione della
forma, la dimensione trasversale in millimetri
(il diametro esterno, o quello della spina, o
l'interasse fra le spine, etc.); l'ultima lettera
infine, a carattere minuscolo, indica il tipo di
contatto elettrico (singolo, doppio, triplo, etc.).
Azione fotochimica top
L'azione fotochimica è il processo in cui
l'energia di attivazione necessaria a un
cambiamento dal punto di vista chimico di una
molecola viene fornita dall'assorbimento di un
fotone. In pratica per ogni fotone incidente
sussiste una probabilità finita di avere un
cambiamento permanente (gli effetti
dell'azione fotochimica sono generalmente
irreversibili) nello stato della molecola.
Controllare l'effetto fotochimico vuol dire
anche controllare tutta la catena di
trasformazioni chimiche, che sono avviate
dalla luce, ma la cui velocità dipende poi da
molti altri fattori quali la temperatura, l'umidità
e molti agenti inquinanti.
La conseguenza più tipica dell'effetto
fotochimico è lo scolorimento, quale quello
provocato dai raggi del sole. L'esposizione
alla luce può provocare anche lo
sfilacciamento delle fibre e lo screpolamento
delle superfici, nonché l'ingiallimento di certi
pigmenti. La sensibilità di un oggetto fornisce
un'indicazione dell'estensione del danno che
risulterà a causa di una fissata esposizione H.
L'approccio più comune e più largamente
accettato, fornito dall'ICOM (International
Council of Museum) [ICO97] è quello di
classificare gli oggetti in tre categorie a
secondo della loro sensibilità.
Categoria di sensibilità Oggetti Illuminamento
raccomandato
Non sensibili Metalli, pietra, ceramica, smalto,
la maggior parte dei minerali
Nessun limite
Moderatamente sensibili Dipinti a pittura e a olio, affreschi,
cuoio non dipinto, ossa, legno e
lacca non dipinti, alcune
plastiche
150 Lux
Fortemente sensibili Fibre tessili, abiti, arazzi,
iscrizioni su carta o pergamena,
cuoio e legno colorati, specie
botaniche, pellicce e piume
50 Lux
Questa tabella però non tiene conto del fatto che non tutte le radiazioni sono ugualmente
dannose: l'ultravioletto è ad esempio assai più energetico rispetto all'infrarosso
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C
Candela
Candela/mq
CIE
Colori soggettivi
Compito visivo
Condensatore
Contrasti di colore successivi
Coordinate cromatiche
Corpo nero
Costanza del colore
Curva fotometrica
Candela top
La candela è l'unità di misura della Intensitàluminosa. Si abbrevia in "cd". Una intensità diuna candela corrisponde ad un flusso di unlumen uscente da un angolo solido di unosteradiante.
Candela/mq top
La "candela al metro quadro" è l'unità dimisura della Luminanza. Si abbrevia in"cd/mq". Una luminanza di 1 cd/mq è quellaprodotta in una certa direzione da unasuperficie che abbia, in quella direzione, unaintensità di 1 candela e che appaiaall'osservatore con una estensione di 1 metroquadro.
CIE top
È la sigla che indica comunemente laCommission Internationale de l'Éclairage,organizzazione internazionale che ha perscopo la cooperazione e lo scambio diinformazioni fra i paesi membri su tutte lequestioni relative all'arte ed alla scienzadell'illuminazione.
Le norme ed i rapporti tecnici sviluppati dalleDivisioni internazionali del CIE sonoriconosciuti nel mondo intero.
Colori soggettivi top
I fenomeni di colore soggettivi sono tuttequelle situazioni in cui il colore chepercepiamo non è dovuto ad una distribuzione
spettrale, ma viene prodotto all'interno delsistema visivo senza un legame con lalunghezza d'onda che arriva effettivamentesull'occhio. Un esempio è il cosiddettofenomeno dei contrasti di colore successivi.
Compito visivo top
Viene detto compito visivo quella porzione disuperficie sulla quale l'utente di un impianto diilluminazione svolge la propria attività visiva.Ad esempio, in un ufficio il compito visivo ècostituito dalla superficie della scrivania e/oda quella del monitor; in una galleria d'arte ilcompito visivo è la superficie del quadro o ilvolume dell'oggetto in esposizione.Uno dei principali obiettivi di un impianto diilluminazione ben progettato è quello digarantire che sul compito visivo l'attività possasvolgersi nelle migliori condizioni.
Per sua natura, il concetto di "compito visivo"è legato allo svolgimento di una determinataattività e dunque ad una porzione dello spaziolimitata.
Per quanto tale concetto sia indispensabileper ottenere un impianto di illuminazione benprogettato, pure esso va integrato conconcetti più generali, quali la sensazionegenerale che si può percepire da unaambiente, indipendentemente dallaosservazione di una superficie limitata dellospazio.
Condensatore top
È quel dispositivo che consente il rifasamentodella corrente una volta ultimata la fase diaccensione di una lampada a scarica.
Contrasti di colore successivi top
Osservare l'immagine per una trentina disecondi e poi passare a fissare l'immaginesuccessiva. Probabilmente vedrete un discogiallo e rosso. Questo accade perché mentreosserviamo la zona colorata il nostro sistemavisivo si sta adattando. In pratica il nostrosistema visivo si abitua a vedere blu. Lastessa cosa accade al sistema auditivo:quando usciamo da una discoteca parliamomolto forte tra noi, poiché ci siamo abituati adun volume elevato. Così quando spostiamo ilnostro sguardo sul bianco, il nostro sistemavisivo "cancella" la componente blu, facendocivedere il colore complementare.
Coordinate cromatiche top
Fanno parte del sistema elaborato nel 1931dal CIE per consentire la valutazionedell'apparenza cromatica di una sorgente.I simboli usati per indicare le coordinatecromatiche sono x, y e z, ed indicano,rispettivamente, la quantità di rosso, verde eblu presenti nell'emissione di una lampada;
essi sono rappresentati sul piano a mezzo diun triangolo equilatero, ai cui vertici sonoposti i tre colori primari – rosso, verde e blu,appunto, indicati come X, Y e Z – consideratiipersaturi in modo da racchiudere nellapropria configurazione la curva dei colorispettrali, evitando valori positivi o negatividelle coordinate.
Poiché la somma delle tre coordinate di unpunto è sempre uguale all'unità (x+y+z=1),sono sufficienti solo due valori per ottenereautomaticamente il terzo; tale considerazionepermette di trasformare il triangolo equilateroin triangolo rettangolo, con un verticecoincidente con l'origine degli assi.Il diagramma così ottenuto rappresenta quindinello spazio cartesiano il triangolo di colore, incui ogni singolo punto, definito dallecoordinate x ed y, rappresenta un coloreconvenzionale.Il punto W, definito dalle coordinatex=y=z=0,333 rappresenta il "bianco di ugualeenergia" o punto acromatico di riferimento.
Corpo nero top
Un corpo nero è un corpo che è in grado diassorbire tutta la radiazione che riceve senzarifletterne alcuna parte.Si può dimostrare che l'emissione diradiazione da parte di un corpo nero dipendedalla temperatura del corpo stesso.Al crescere della temperatura del corpo nerol'emissione luminosa si sposta via via verso lelunghezze d'onda più corte.Ne segue così che un corpo nero a 1000° Kha un'emissione tutta nell'infrarosso.
Costanza del colore top
Quando guardiamo un oggetto in diversecondizioni di illuminazione, la composizionespettrale della luce riflessa da esso cambia.Ad esempio se si osserva una banana sottouna lampada al tungsteno, sotto una lampadafluorescente o alla luce del Sole essacontinuerà ad apparire gialla, sia pure conqualche sfumatura diversa. Eppure se si va amisurare la radiazione riflessa dalla banana inqueste situazioni, si ottengono risultaticompletamente diversi. Questa capacità dipercepire i colori al di là delle differenze diilluminazione viene detta costanza di colore.Senza la costanza di colore sarebbe moltodifficile per noi "usare" il colore.
La costanza di colore ha estrema importanzaanche nell'illuminazione di opere d'arte. Lafotografia mostra una zona illuminata da unalampadina al tungsteno e una zona illuminatadal Sole. Si evidenzia una differenza di colore
tra le due zone che il nostro cervello invecenormalmente riesce a compensare grazie alla"costanza di colore".
Curva fotometrica top
La curva fotometrica è un grafico che esprimela distribuzione delle intensità luminoseemesse da una sorgente.La rappresentazione più usata è quella di undiagramma polare: in questo caso la curvafotometrica può essere considerata come unasezione del solido fotometrico. Talvolta si usaanche una rappresentazione su coordinatecartesiane, nella quale si rappresentanosull'asse delle ascisse gli angoli e sull'assedelle ordinate i valori delle intensità.
Esistono diverse convenzioni per definire ipiani su cui vengono tracciate le curvefotometriche. La più usata è definita sistemaC-gamma.L'analisi attenta di una curva fotometricapermette di riconoscere lo scopo per il qualeun apparecchio è stato progettato e divalutare se esso viene soddisfatto in modoadeguato.
top
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D
Dalton, John
Diffusori
Dimmer
Dispersione
Dispositivo di innesco
Distribuzione spettrale dell'energia
John Dalton top
Il noto chimico Dalton era afflitto daun'anomalia nella visione dei colori. Egliaddirittura, credendo che il problema fosse alivello del cristallino, donò dopo la morte il suoocchio all'università perché fosse analizzato.L'occhio si trova tutt'ora, sotto spirito, in unoscaffale a Cambridge.
Diffusori top
I diffusori hanno la caratteristica di lasciarsiattraversare dalla luce, spezzando però intutte le direzioni ciascun raggio luminoso cheli attraversa.I materiali più comunemente usati per larealizzazione di diffusori sono il vetro opale osabbiato, o materiali plastici (acrilici opolicarbonati).L'esempio più tradizionale di diffusore ècostituito dai globi di vetro opalino. Poichéogni punto del globo distribuisce in tutte ledirezioni il raggio luminoso da cui vieneinvestito, la sorgente luminosa all'interno delglobo non è più direttamente visibile (comesarebbe se il globo fosse trasparente) mal'intero globo appare luminoso. Il risultato èche il flusso originariamente emesso dallalampada appare come se venisse emesso dauna superficie molto più grande di quella dellalampada nuda, e dunque la sua luminanzarisulta molto ridotta.
Dimmer top
Dispositivo che agisce sulla tensione dialimentazione della lampada, modificando ilflusso luminoso emesso.La regolazione può avvenire in diversi modi –manualmente, con tecnologie ad infrarossi, amezzo di sensori, etc. – e, oltre a modificarel'intensità, induce una sensibile variazionecromatica dell'emissione.
Dispersione top
Dato che l'indice di rifrazione di un materialedipende dalla lunghezza d'onda dellaradiazione incidente, i vari colori checompongono la parte visibile dello spettroelettromagnetico sono deviati in manieradiversa. Questo fenomeno, detto dispersione,è particolarmente evidente nei prismi.
Dispositivo di innesco top
È il congegno che genera l'impulso attraversocui avviene l'accensione della lampada.In molte tipologie di lampade a scarica nellafase di accensione la tensione deve esseremolto elevata, per attivare l'azione del gas diinnesco.Nel caso delle lampade fluorescenti, taledispositivo prende comunemente il nome di"starter", mentre per le altre sorgenti a scaricaesso viene definito "accenditore".
Distribuzione spettrale dell'energia top
Rappresenta l'insieme delle componentimonocromatiche tipiche dell'emissioneenergetica considerata, e si visualizza amezzo di un diagramma.Mentre sull'asse delle ascisse sono indicate levarie lunghezze d'onda dello spettro visibile egli intervalli immediatamente precedenti esuccessivi ad esso, su quello delle ordinateviene indicata – con metodi e scale digrandezze differenti in base alle diverse caseproduttrici – l'intensità di ogni singola banda.Essendo impiegati parametri quantitatividiversi, un confronto numerico fra differentiprodotti è dunque generalmente impossibile;tuttavia, dall'andamento dei vari diagrammipossono comunque essere estrapolateinformazioni significative da un punto di vistacromatico.Definiamo "continua" una distribuzione in cuisono presenti tutte le lunghezze d'ondadell'intervallo considerato; "discontinua" o "a
righe" quella irregolare in cui sono presentilinee di radiazioni monocromatichepredominanti; "a bande", infine, quella in cuisono presenti radiazioni in forma continuaalternati ad intervalli ad emissione nulla.Mentre l'apparenza cromatica è legata allaglobalità dell'emissione, e dunque alladistribuzione complessiva dello spettro, laresa del colore dipende dalla suddivisione edall'intensità relativa delle singole lunghezzed'onda.
top
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E
Escher
Escher top
Maurits Cornelis Escher (1898-1972) è
sicuramente uno degli artisti più interessanti
degli ultimi anni.
Molta della fama dell'artista olandese, che
abitò a lungo in Italia, è dovuta alle opere in
cui riesce a creare figure impossibili e
matematicamente interessanti.
Questa caratteristica lo ha reso estremamente
popolare in ambito scientifico.
Le opere di Escher possono essere viste sul
web al sito ufficiale: www.mcescher.com
top
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F
Fattore di resa del contrasto
Fermat, Pierre de
Flusso luminoso
Fotopigmenti
Fattore di resa del contrasto top
Una superficie con riflessione speculare (o
mista con una forte componente speculare),
riflette la luce da cui viene investita in
direzione simmetrica rispetta a quella
incidente. Nella direzione del riflesso, il colore
originario non è più percepibile: diventa
visibile solo la sorgente luminosa riflessa dalla
superficie. Il risultato è quello che si verifica
ad esempio quando si osserva una pagina di
carta patinata, illuminata da una sorgente
posta in posizione specularmene simmetrica
rispetto a quella dell'osservatore: una
porzione della pagina si comporta come uno
specchio e non è più leggibile.
Il fattore di resa del contrasto è un parametro
che consente di quantificare questo
fenomeno, e dunque di tenerlo sotto controllo.
Esso si definisce come il rapporto fra il
contrasto fra un carattere e il suo sfondo nelle
condizioni di illuminazione in esame e
l'analogo contrasto in condizioni di riferimento.
Tanto più questo fattore è alto, tanto più le
condizioni in esame si avvicinano a quelle di
riferimento e dunque è garantita una buona
riconoscibilità dei contrasti.
All'atto pratico, per ottenere un buon fattore di
resa del contrasto, si agisce soprattutto sul
tipo e la disposizione dei corpi illuminanti, in
modo da evitare il più possibile che la luce
incidente sul compito visivo abbia direzione
specularmene simmetrica rispetto a quella
dell'osservatore.
Fermat, Pierre de top
Il matematico francese Pierre de Fermat
(1601-1665) fu detto il principe dei dilettanti,
in quanto si dedicò alla matematica
nonostante svolgesse un lavoro nel campo
giuridico.
Oltre al principio del tempo, di fondamentale
importanza sono i suoi studi sulla teoria dei
numeri e quelli di geometria analitica.
Curiosamente il suo nome è rimasto legato al
fatto che di un teorema relativo alla teoria dei
numeri egli scrisse a margine di un libro di
averlo dimostrato, ma di non poter riportare
l'elegante dimostrazione perché troppo lunga
per il poco spazio a disposizione.
Fermat non ebbe mai il tempo di scrivere
questa dimostrazione, che in realtà mise alle
corde generazioni di matematici dopo di lui, e
la dimostrazione di quello che è stato
chiamato "l'ultimo teorema di Fermat" è stata
trovata solo recentemente con tecniche
matematiche assai complesse.
Flusso luminoso top
Il flusso luminoso esprime la quantità totale di
energia luminosa emessa da una sorgente in
un intervallo di tempo. Il flusso non dà alcuna
informazione sulla qualità della luce, né sulla
sua distribuzione nello spazio.
Se immaginiamo di fare un paragone fra la
luce e l'acqua, una sorgente luminosa può
essere paragonata ad un rubinetto aperto, e il
flusso luminoso esprime la quantità di litri che
fuoriescono dal rubinetto in un secondo.
Il flusso viene indicato con la lettera greca
(Phi) e si misura in lumen (abbreviazione: lm).
Il flusso è una grandezza molto utile per
descrivere e confrontare le lampade. Le
lampade normalmente utilizzate in
illuminotecnica hanno flussi che variano da
poche centinaia di lumen (ad es. per le
lampade ad incandescenza di bassa potenza)
ad alcune centinaia di migliaia di lumen (ad
es. per le lampade a scarica di grossa
potenza usate in esterni).
Fotopigmenti top
Nella nostra retina vi sono tre tipi di recettori
del colore Vengono detti rosso verde e blu,
perchè sono principalmente sensibili a questi
colori. In figura possiamo vedere le sensibilità
di questi tre tipi di coni confrontati con la
sensibilità dei bastoncelli (massimo a 498
nm).
top
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I
Illuminamento
Indice di resa cromatica
Intensità luminosa
Ipermetropia
Illuminamento top
L'illuminamento esprime la quantità di luce
che arriva su una superficie. Esso si misura in
lux (abbreviazione: lx), e si indica con la
lettera E. L'illuminamento è una grandezza
relativa, che esprime il rapporto fra un flusso
ed una superficie: un illuminamento di 1 lux
corrisponde ad un flusso di 1 lumen distribuito
su una superficie di 1 metro quadrato.
L'illuminamento può essere misurato sia su
superfici orizzontali che su superfici verticali.
Solitamente, quando non diversamente
specificato, ci si riferisce all'illuminamento sul
"piano di lavoro", cioè su una ipotetica
superficie orizzontale, posta ad una altezza
corrispondente a quella abituale delle
scrivanie o dei banchi di lavoro (circa 85 cm.).
L'illuminamento è molto utile per descrivere le
condizioni di illuminazione di un ambiente.
Poiché la luce è la forma di energia che
consente la visione, l'illuminamento esprime
quanto agevolmente l'occhio può vedere. Ad
illuminamenti più elevati corrispondono
funzioni visive più agevolate. Ad esempio,
mentre in un magazzino sono sufficienti poche
decine di lux, per eseguire lavori di precisione
possono essere necessarie anche alcune
migliaia di lux.
Normative e raccomandazioni prescrivono i
livelli di illuminamento più appropriati per le
diverse destinazioni d'uso degli ambienti.
Indice di resa cromatica top
Poiché le proprietà cromatiche di un oggetto
non sono definibili da parametro unitario,
come ad esempio una temperatura o una
lunghezza, il CIE ha introdotto l'indice di resa
cromatica (Ra), grandezza adimensionale
espressa in valori percentili.
Tale indice, che varia fra 0 e 100, viene
elaborato studiando la risposta in termini
cromatici di alcuni campioni di colore standard
illuminati da una data sorgente: più alto il
valore dell'indice, migliore risulterà la resa dei
campioni.
Riferendosi ad osservazioni operate su singoli
campioni monocromatici, l'Ra è dunque
strettamente legata alla distribuzione ed
all'intensità relativa delle singole lunghezze
d'onda.
La massima resa cromatica ammissibile –
Ra=100 – è caratteristica delle sorgenti a
filamento, ed indica un'ottima resa per tutti i
campioni; valori decrescenti, fino al 70,
indicano generalmente una buona o discreta
resa dei singoli colori, mentre valori compresi
fra il 70 ed il 50 risultano affidabili in funzione
della continuità dello spettro di emissione;
sotto il 50, non è più ragionevole parlare di
resa cromatica.
Intensità luminosa top
L'intensità luminosa esprime la quantità di
luce che esce da una sorgente in una certa
direzione. Si indica con la lettera I e si misura
in candele (abbreviazione cd).
Più propriamente, l'intensità esprime il
rapporto fra il flusso uscente dalla sorgente
entro un certo angolo solido e l'ampiezza
dell'angolo solido stesso. Una intensità di 1
candela corrisponde ad un flusso di 1 lumen
uscente da un angolo solido di 1 steradiante.
L'intensità luminosa è una grandezza
"vettoriale": per esprimerla, non è sufficiente
indicare una quantità ma occorre anche
indicare la direzione ad essa associata.
Per la valutazione di un apparecchio
illuminante, è molto utile analizzare nel loro
insieme le intensità relative a tutte le direzioni
di un piano. A questo scopo si usa
rappresentare le intensità luminose in forma
grafica tramite le curve fotometriche.
Ipermetropia top
Si ha ipermetropia quando la potenza
dell'occhio è troppo bassa rispetto alla sua
lunghezza. Per questa ragione l'immagine di
un punto distante, in assenza di
accomodazione, si forma dopo la retina,
impedendo una visione nitida.
top
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V X Y W Z
L
Lampade a luce miscelata
Lampade a riflettore incorporato
Lampade ad incandescenza
Lampade ad incandescenza alogene
Lampade ad induzione
Lampade agli alogenuri metallici
Lampade ai vapori di mercurio
Lampade ai vapori di sodio
Lampade fluorescenti
Lente
Livelli di illuminamento consigliati
Lumen
Luminanza
Lux
Lampade a luce miscelata top
Gruppo di apparenenza: sorgenti a scaricaRappresentano una sintesi fra una lampadaad incandescenza di tipo tradizionale ed unalampada ai vapori di mercurio: sono infatticaratterizzate dalla presenza, all'interno delbulbo, di un filamento di tungsteno, cheagisce da stabilizzatore di corrente; pertanto,esse operano senza l'ausilio di un reattoreesterno.La presenza del filamento consente diottenere – a discapito dell'efficienza luminosa– delle qualità cromatiche migliori; l'emissioneè caratterizzata da una distribuzione piùomogenea e costante, con squilibri menosensibili fra le varie lunghezze d'onda, anchese la tonalità di luce complessiva risente deipicchi presenti.
L'adozione di questo sistema misto consentedi ottenere vantaggi anche in relazione aitempi di accensione e riaccensione, cherisultano immediati anche se, nel periodoiniziale, la luce proviene essenzialmente dalfilamento incandescente, all'opera mentre ilmercurio e le sostanze fluorescenti giungonoa regime.
Lampade a riflettore incorporato top
Gruppo di apparenenza: sorgenti a filamentoSono sorgenti di tipo tradizionale o alogene -a tensione di rete o a bassissima tensione –dotate di un riflettore integrato nel corpostesso della lampada.Tale dispositivo, che può essere di diversotipo, consente il controllo ottico del flussoluminoso, emesso in fasci di differenteampiezza ed intensità garantendo unadistribuzione direzionale netta e precisa.Oltre alle tradizionali lampade al tungsteno –nelle quali il vetro del bulbo è soggetto aparticolari trattamenti – ed alle lampade PAR(Parabolyc Alluminized Reflector) -caratterizzate da una struttura solida e daun'ottima resistenza agli shock termici –troviamo quelle di tipo alogeno, in particolare
a bassissima tensione ; le più diffuse sono lePAR alogene, quelle con riflettore in alluminiosfaccettato e le dicroiche, caratterizzate da untrattamento speciale del riflettore checonsente, fra l'altro, di convogliare parte delcalore emesso sul retro della lampada,riducendone così la portata e l'incidenzadiretta.
Lampade ad incandescenza top
Gruppo di appartenenza: sorgenti a filamentoA questa categoria appartengono le sorgentidi tipo tradizionale, reperibili in una grandevarietà di potenze e formato; il vetro del bulbopuò essere rifinito in vari modi.La loro versatilità è favorita dalla facilità dicontrollo ottico dell'emissione, dallaistantaneità del processo di accensione eriaccensione nonché dalla possibilità diregolare il flusso luminoso.Questo tipo di sorgente è caratterizzato dauna tonalità di luce calda e da ottime qualitàdi resa cromatica; tali proprietà derivano dalladistribuzione spettrale dell'emissione nellevarie lunghezze d'onda, variabile in termini diintensità ma presente e continua in tutto ildiagramma.Per contro, sono da considerare unascarsissima efficienza – solo una percentualecompresa fra il 5 ed il 10% viene convertita inluce, il resto viene emesso sotto forma dicalore – una durata di vita piuttosto bassa(circa 1000 h) e la sensibilità alle vibrazioni edagli shock termici e meccanici.
Lampade ad incandescenza alogene top
Gruppo di appartenenza: sorgenti a filamentoNascono aggiungendo una piccola traccia dialogeno alla miscela gassosa di riempimentodel bulbo.L'alogeno si combina con i vapori di tungstenoevaporati per la alta temperatura, originandoun composto gassoso, che, nelle vicinanzedel filamento caldo, si scinde nuovamente neisuoi componenti: mentre il tungsteno sirideposita sulla spirale, l'alogeno riprende ilsuo ciclo.Presenti in un'ampia gamma di prodotti,possono essere alimentate sia a tensione direte che a bassissima tensione; nel secondocaso, si impone l'uso di un trasformatore.L'emissione luminosa è caratterizzata da unatonalità di luce bianca, particolarmenteintensa e brillante; anche in questo caso, laresa cromatica è ottima.
Il procedimento di accensione e riaccensioneè immediato, come è possibile la regolazionedel flusso luminoso.Malgrado un sensibile miglioramento delladurata (2000/3000 h), l'efficienza rimanecontenuta, con grande sviluppo di calore,mentre l'uso del quarzo nella realizzazione delbulbo impone attenzione al contatto manualeed all'emissione Uv.
Lampade ad induzione top
Gruppo di apparenenza: sorgenti a scaricaLe lampade ad induzione rappresentano unsettore del tutto particolare, ancora in fase disviluppo.Il loro funzionamento è basato sui principicaratteristici delle altre tipologie a scarica, conla particolarità che, ad innescare il processo,non è più un fenomeno elettrico maelettromagnetico.All'interno del bulbo - rivestito con polverifluorescenti e riempito con vapori di mercurio– è inserita un'antenna, collegata ad ungeneratore elettronico ad alta frequenza, chegenera un campo magnetico, avviando ilprocesso di ionizzazione del gas.I gas di mercurio ionizzati emettono radiazioniultraviolette che, combinandosi con le polveridi rivestimento del bulbo, si completano nellospettro visibile ottenendo un'emissione piùbianca.Non contenendo parti deteriorabili comefilamenti o elettrodi, la durata risultaparticolarmente lunga, accompagnata da unabuona efficienza luminosa; per contro,l'emissione non può essere regolata ed itempi di accensione e riaccensione non sonoimmediati.
Esistono attualmente sul mercato tipologieestremamente compatte, in grado di ovviarealla consueta consistenza degli ingombri.
Lampade agli alogenuri metallici top
Gruppo di apparenenza: sorgenti a scaricaCostituiscono una variante più sofisticatadelle lampade a vapori di mercurio, neltentativo di migliorarne le prestazioni e lequalità: nel tubo di scarica viene inserita unamiscela di alogenuri metallici, in grado diampliare la gamma di radiazioni spettraliemesse ottenendo una luce più bianca, unamigliore resa cromatica nonché un aumentodell'efficienza.Il tipo e le caratteristiche delle misceleimpiegate sono segreti industriali, e variano aseconda dei produttori; sebbene le quantità ingioco siano ridottissime, gli effetti sono cosìevidenti che nella produzione di massa risultadifficile mantenere identiche caratteristichespettrali, anche per uno stesso lotto disorgenti.Avendo dimensioni ridotte, sono piùfacilmente controllabili da un punto di vistaottico; per contro, necessitano di apparecchiausiliari più sofisticati per mantenere lastabilità.
Non è possibile effettuare la regolazionedell'emissione luminosa; i tempi di accensionee riaccensione sono piuttosto lunghi, sebbenegli ultimi prodotti garantiscano – oltre ad unamaggiore stabilità cromatica – attese inferiori.
Lampade ai vapori di mercurio top
Gruppo di apparenenza: sorgenti a scaricaIl loro funzionamento avviene inducendo unarco fra due elettrodi, ubicati in un'ampollacontenente i vapori di mercurio; eccitati dalfenomeno elettrico, tali vapori produconoun'emissione luminosa, principalmente nellazona del verde, del rosso e del giallo dellospettro visibile, nonchè in quella degli
Sono caratterizzate da dimensioni consistenti,la loro emissione non può essere regolata edil processo di accensione e riaccensionenecessita di lassi di tempo considerevoli.
ultravioletti.Tale selettività di lunghezze d'onda riducedrasticamente le prestazioni qualitativedell'emissione, contrassegnata da una fortecomponente verde-bluastra che altera lapercezione dei colori.Un tempo molto diffuse per l'illuminazionepubblica e per interni industriali - grazie al lorobasso consumo ed alla loro durata - essesono state gradualmente soppiantate dalladiffusione delle lampade ad alogenurimetallici, variante più sofisticata in grado digarantire migliori prestazioni qualitative.Sono caratterizzate da dimensioni consistenti,la loro emissione non può essere regolata edil processo di accensione e riaccensionenecessita di lassi di tempo considerevoli.
Lampade ai vapori di sodio top
Gruppo di apparenenza: sorgenti a scaricaIl loro principio di funzionamento è del tuttoidentico a quello delle lampade ai vapori dimercurio, ad esclusione del fatto che il gas diriempimento è, in questo caso, il sodio.I vapori di sodio producono un'emissioneluminosa principalmente nelle lunghezzed'onda tipiche del giallo e dell'arancio; nelpassato, tale preponderanza era così marcata– sia nelle lampade a bassa che in quelle adalta pressione – che si parlava addirittura diemissione monocromatica, con resa dei coloripraticamente nulla.Grazie a particolari accorgimenti, leprestazioni in tal senso sono notevolmentemigliorate; in particolare, le lampade al sodiobianco ad alta pressione offrono oggi buonaqualità e resa dei colori e sonocontrassegnate da un'emissione tendente albianco, simile a quella caratteristica delletipologie a filamento.
L'emissione luminosa non può essereregolata ed i tempi di accensione eriaccensione sono considerevoli, sebbene leultime tipologie raggiungano le condizioni diregime con più celerità.Per contro, questa tipologia di lampaderappresenta quella attualmentecontrassegnata dalla maggiore efficienzaluminosa.
Lampade fluorescenti top
Gruppo di apparenenza: sorgenti a scaricaRappresentano una categoria particolare,poiché la scarica elettrica avviene all'internodi un tubo di vetro rivestito internamente dauna miscela di polveri di fosforo.La differenza di potenziale fra i due elettrodieccita gli atomi del gas, inducendoun'emissione energetica in parte sotto formadi luce, in parte di radiazioni ultraviolette;queste ultime, eccitano a loro volta i fosforiche rivestono il tubo, inducedo lafluorescenza.Il tipo e la composizione della miscela difosfori determina le caratteristiche cromatichedella luce, sia in termini di qualità che di resa;si passa da prestazioni scadenti a ottimirisultati.Principali vantaggi sono una buona efficienza,la lunga durata (circa 8000 h) e la forteluminosità.I tempi di accensione e riaccensione, sebbene
Le prime, in uso dagli anni '30, sono statesoggette, nel corso degli anni, ad unasensibile riduzione delle dimensioni e ad unnotevole miglioramento delle prestazioni.Le seconde si sono sviluppate più di recentee sono caratterizzate da un'ampia versatilità,garantita dalla forma; per favorirne ladiffusione e l'applicazione, alcuni modelli sonodotati di accessori di funzionamentominiaturizzati, contenuti all'interno delle stessesorgenti.
non immediati, sono comunque brevi;l'impiego di ausiliari elettronici, inoltre, rendepossibile la regolazione del flusso luminoso.Le lampade fluorescenti si dividono, in basealla loro forma, in lineari e compatte.
Lente top
Una lente è un particolare tipo di rifrattore,realizzato in materiale altamente trasparente ecapace di imprimere una direzione moltoprecisa alla luce da cui viene attraversato. Haentrambe le superfici curve, oppure unasuperficie piana e l'altra curva.
Una lente con una o entrambe le superficiconcave si comporta in modo convergente: unfascio di raggi paralleli che la attraversa, siincontra in un punto detto fuoco.Analogamente, i raggi luminosi divergentiuscenti da una sorgente tanto piccola dapotersi considerare puntiforme e posta nelfuoco, diventano paralleli dopo averattraversato una lente convergente.
Al contrario, una lente convessa si comportain modo divergente e tende cioè ad allargareun fascio di raggi paralleli che la attraversi.Grazie alle loro caratteristiche di precisioneottica, le lenti vengono utilizzate inilluminotecnica per applicazioni moltoparticolari, ad esempio per illuminazioneteatrale o scenografica.
Livelli di illuminamento consigliati top
Nella tabella che segue sono riassunti i livellidi illuminamento consigliati per alcune attività,estratti dalle norme e raccomandazionivigenti.
Normalmente, non si riporta un unico valore,ma una gamma di valori entro cui ci si puòmuovere, in funzione delle condizionispecifiche.
min med max Tipo di attività
20 30 50 Aree esterne adiacenti agli ingressi
50 75 100 Aree di transito o per soste di breve periodo
100 150 200 Lavori saltuari; aree di deposito; atri, corridoi, scale, guardaroba
150 200 300 Lavori occasionali in industrie automatizzate
200 300 500 Lavori con esigenze visive semplici; lavorazioni grossolane amacchina; auditori
300 500 750 Lavori con esigenze visive medie; macchine utensili; sale dicontrollo; uffici
500 750 1000 Lavori con elevate esigenze visive: cucitura, ispezione e provamateriali; sale da disegno
750 1000 1500 Compiti visivi con dettagli critici: lavori di meccanica fine; esame deicolori
1000 1500 2000 Compiti visivi con speciali requisiti: incisione a mano; verifica dilavori di alta precisione
> 2000 Compiti visivi di eccezionale difficoltà: assemblaggio di componentielettronici miniaturizzati; interventi chirurgici.
Lumen top
Il Lumen (lm) è l'unità di misura del flussoluminoso.Per definizione il Lumen è il flusso luminosoemesso nell'unità angolo solido (1steradiante) da una sorgente puntiformeisotropa con intensità di 1 candela(1 candela = 1 lumen/steradiante)
Luminanza top
La luminanza esprime il rapporto fra l'intensitàemessa in una certa direzione e l'estensionedella superficie emittente. Si indica con lalettera L e si misura in candele al metroquadro (abbreviazione: cd/mq). Nelladefinizione della Luminanza si tiene conto nondella estensione reale della superficieemittente, ma della sua "superficie apparente"cioè dell'estensione che appareall'osservatore dal suo punto di osservazione.La superficie apparente corrisponde allasuperficie reale moltiplicata per il cosenodell'angolo sotto il quale la superficie vieneosservata.
La luminanza è la grandezza più direttamentecorrelata alla visione: essa tiene conto nonsolo della quantità di energia che raggiungel'occhio, ma anche della sensazione diabbagliamento o di fastidio che essa puòprodurre.
Due sorgenti luminose possono avere, in unastessa direzione, la stessa intensità luminosama valori molto diversi di luminanza. Se adesempio una delle due ha una estensionemolto maggiore dell'altra, il flusso uscente sidistribuisce su una superficie maggiore edunque assume una minore densità.
È quello che accade, ad esempio, quando simette un globo di vetro opalino intorno ad unalampada nuda o ad una candela: l'intero globodiventa luminoso; la superficie emittenteaumenta e dunque la luminanza diminuisce, econ essa diminuisce la sensazione di fastidioprovocata sull'occhio.
Come l'intensità, anche la luminanza è unagrandezza vettoriale.
Lux top
Il lux è l'unità di misura dell'illuminamento. Siabbrevia in "lx".Un illuminamento di 1 lux è quello prodotto daun flusso di 1 lumen distribuito su unasuperficie di un metro quadrato.
top
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M
Miopia
Miopia top
Si ha miopia quando la potenza dell'occhio è
troppo elevata rispetto alla sua lunghezza.
Per questa ragione l'immagine di un punto
distante si forma prima della retina, sull'umor
vitreo, impedendo una visione nitida. Le
persone affette da miopia non possono quindi
vedere nitidamente oggetti lontani.
top
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O
Ottica geometrica
Ottica geometrica top
L'ottica geometrica è quella parte dell'ottica
che studia la radiazione luminosa come
composta da raggi luminosi. Si contrappone
all'ottica fisica, che affronta la luce
considerando la sua natura ondulatoria.
top
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P
Parallasse
Posizione di funzionamento
Presbiopia
Parallasse top
Parallasse da movimento
Lo spostamento laterale, di tutto il corpo o
della testa, cambia la posizione relativa degli
oggetti posti a distanze diverse. Ad esempio
quando ci troviamo in A percepiamo la casa a
destra dell'albero, mentre se ci spostiamo in B
la situazione è ribaltata.
Questo permette al cervello di dedurre la
distanze degli oggetti.
Posizione di funzionamento top
Può variare in relazione al tipo di lampada,
alla tipologia di attacco, alle caratteristiche
termiche ed alle vibrazioni.
Tale parametro, ipotizzando un campo di
rotazione di 360°, indica il settore geometrico
entro cui la sorgente è in grado di funzionare
al massimo delle sue prestazioni.
Mentre alcune lampade possono assumere
delle configurazioni spaziali pressoché
universali, altre sono soggette a limitazioni di
montaggio ben definite.
Presbiopia top
La presbiopia corrisponde alla diminuzione
della capacità dell'occhio di percepire oggetti
vicini. La causa è un indurimento del
cristallino che aumenta con l'avanzare dell'età
e che impedisce di mettere a fuoco oggetti a
distanze diverse.
Per questa ragione in età avanzata non si è
più in grado di vedere nitidamente oggetti
vicini, come è richiesto ad esempio per la
lettura.
top
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R
Reattore
Regolatore di tensione
Rendimento
Resa di colore e opere d'arte
Retina e colore
Riflessione diffusa
Riflessione mista
Riflessione speculare
Riflettanza
Riflettore
Rifrattore
Rifrazione
Reattore top
Dispositivo atto a limitare la corrente elettrica
che passa attraverso una lampada al valore
prescritto per quel tipo specifico di lampada.
La stabilizzazione della corrente è
strettamente legata al principio di
funzionamento delle sorgenti a scarica: essa
infatti, altrimenti, tenderebbe tendenzialmente
a crescere in modo smisurato, inducendo un
processo di ionizzazione pressoché continua,
tanto da compromettere l'integrità stessa della
lampada.
Regolatore di tensione top
Dispositivo che modifica la tensione di
alimentazione della lampada, operando una
stabilizzazione della tensione stessa.
Rendimento top
Il rendimento è il rapporto fra il flusso
luminoso emesso da un apparecchio e quello
in partenza emesso dall'insieme delle
lampade in esso installate. Viene espresso in
forma percentuale (da 0 a 100) o in forma di
coefficiente (da 0 a 1).
Un apparecchio con rendimento maggiore è in
grado di fornire una maggiore quantità di luce
a parità di consumo di energia. Questo non
significa necessariamente che un maggiore
rendimento corrisponda ad un apparecchio
"migliore": il confronto può essere fatto solo
fra apparecchi che abbiano caratteristiche di
emissione simili. Spesso infatti, è inevitabile
pagare con un minor rendimento un migliore
controllo della emissione. Il caso limite è
quello della lampada nuda che, pur avendo
un rendimento pari al 100%, non ha alcun
controllo della emissione e dunque costituisce
un pessimo esempio di apparecchio di
illuminazione.
Resa di colore e opere d'arte top
Gamma dell'indice
di resa del colore
Sorgenti luminose disponibili Campi di applicazione
Ra>90
.Luce naturale
.Lampade ad alogeni
.Lampade ad incandescenza
.Lampade fluorescenti
.A cinque bande
Dipinti, arazzi, affreschi, tappeti
80<Ra<90
.Lampade fluorescenti
a tre bande
.Lampade ad alogenuri con Ra>8
.Lampade al sodio del tipo
a luce bianca
Mosaici, intarsi lapidei e
marmorei, vetri policromi.
Oggetti monocromatici o a essi
assimilabili, statue.
Retina e Colore top
I segnali dalle tre classi di coni sono trasmessi
e ricodificati, così che al livello delle cellule
dei ganglioni ci sono due canali che ricevono
due segnali di colore opposti da due coni, e
un canale acromatico che riceve segnale da
tutti i tipi di ricettori. Da queste cellule il
segnale passa al nervo ottico, che contiene
gli assoni delle celle dei ganglioni, e
comprende circa un milione di fibre. Il piccolo
numero di fibre rispetto al numero di ricettori
provoca un fenomeno detto "di collo di
bottiglia" per cui più segnali elettrici
convergono a una singola cellula dei
ganglioni. Questo tipo di schema permette di
capire non solo le anomalie nella visione del
colore ma anche i fenomeni di colore
soggettivi.
Riflessione diffusa top
Nella riflessione diffusa, contrariamente a
quanto avviene nella riflessione speculare,
ogni raggio incidente viene spezzato e riflesso
in tutte le direzioni, con una distribuzione
sferica che è indipendentemente dalla
direzione del raggio incidente. La riflessione
diffusa si ottiene con superfici opache.
La legge della riflessione diffusa stabilisce
che l'intensità luminosa della luce riflessa da
una superficie diffondente ha il suo massimo
in direzione perpendicolare alla superficie, e
varia in tutte le direzioni in funzione del
coseno dell'angolo con la perpendicolare.
La legge della riflessione diffusa è detta
anche legge Lambertiana dal nome del fisico
Lambert che per primo la definì.
Riflessione mista top
La riflessione mista si ha quando sono
presenti contemporaneamente una
componente di riflessione speculare e una di
riflessione diffusa. Il raggio incidente viene
spezzato in tutte le direzioni, ma con una
distribuzione che non è sferica (come nella
riflessione diffusa) ma dipende dalla direzione
del raggio incidente. In funzione della
superficie del materiale, si può ottenere una
maggiore rilevanza della componente riflessa
o di quella diffusa.
Riflessione speculare top
Nella riflessione speculare, ad ogni raggio
incidente che colpisce la superficie,
corrisponde un solo raggio riflesso. Se
chiamiamo angolo di incidenza l'angolo
formato dal raggio e la normale alla superficie
e angolo di riflessione quello formato
dalla normale e dal raggio riflesso, la legge
della riflessione speculare stabilisce che:
1) l'angolo di riflessione è uguale all'angolo di
incidenza
2) raggio riflesso, raggio incidente e normale
stanno nello stesso piano
La riflessione speculare si ottiene con
superfici lucide e spacchiate.
Riflettanza top
Una superficie non trasparente, colpita dalla
luce, ne riflette una parte e ne assorbe
un'altra. Il rapporto fra la quantità di luce
riflessa e quella ricevuta viene espresso da
un indice, detto riflettanza o coefficiente di
riflessione, che dipende dalle caratteristiche
del materiale e dal suo colore.
Riflettore top
Un riflettore è un componente ottico che
riflette la luce dalla quale viene investito. In un
apparecchio di illuminazione, il suo scopo è
quello di intercettare la parte di emissione
della lampada che verrebbe indirizzata dalla
lampada verso una direzione non desiderata
(ad esempio verso il retro della lampada), e
rifletterla nella direzione desiderata.
Il comportamento di un riflettore è determinato
principalmente dal suo profilo. I profili più
comuni sono quello circolare, parabolico,
ellissoidale e iperbolico. Essi sono molto usati
perché facilmente rappresentabili sotto forma
di equazione matematica, e perché
corrispondono ad i più usati modelli di
distribuzione luminosa.
Oltre al profilo, molto importante ai fini del
comportamento di un riflettore è il suo
trattamento superficiale. In funzione delle
caratteristiche superficiali, si possono
ottenere riflessioni di tipo diverso:
Riflessione speculare, ottenuta con
superfici lucide o specchiate
Riflessione diffusa, ottenuta con
superfici opache o granulose
Riflessione mista, ottenuta con
superfici leggermente satinate.
Rifrattore top
Un rifrattore è un componente ottico in
materiale trasparente, sagomato in modo da
deviare la direzione della luce sfruttando il
fenomeno della rifrazione. In un apparecchio
di illuminazione il rifrattore è posto davanti alle
lampade ed è spesso usato in combinazione
con un riflettore.
Il tipo più comune di rifrattore è quello
prismatico, costituito da una lastra con una
superficie piana e l'altra sagomata a piccoli
prismi. Questo tipo di rifrattore consente di
convogliare la luce entro un angolo definito,
sfruttando le rifrazioni successive di un raggio
luminoso che, uscendo da un prisma, ne
incontra subito un altro adiacente.
Rifrazione top
Quando un raggio luminoso passa da un
materiale ad un altro la radiazione cambia
direzione di propagazione: questo fenomeno
si chiama rifrazione. L'entità della deviazione
dipende dalla differenza di indice di rifrazione
tra i due materiali.
Proprio questa deviazione è la ragione per cui
quando guardiamo in acqua vediamo gli
oggetti spostati rispetto alla loro posizione
reale e le aste sembrano spezzate. L'indice di
rifrazione di un materiale dipende alla
lunghezza d'onda della radiazione, e questo
provoca il fenomeno della dispersione.
top
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S
Schermo
Sensibilità dell'occhio
Sistema C-gamma
Solido fotometrico
Sorgenti a filamento
Sorgenti a scarica
Schermo top
Lo schermo è un diaframma che impedisce
alla luce di procedere in una certa direzione.
L'uso più frequente degli schermi negli
apparecchi di illuminazione è quello di evitare
fenomeni di abbagliamento nascondendo le
lampade alla vista.
Se lo schermo è realizzato in materiale
speculare o riflettente, la luce che viene
intercettata viene rediretta in una direzione
diversa: in questo caso lo schermo non si
limita ad impedire fenomeni di abbagliamento
ma contribuisce in modo significativo a
determinare le caratteristiche di emissione
luminosa di un apparecchio.
Molto usati sono a questo proposito gli
schermi lamellari, costituiti appunto da una
serie di lamelle che formano celle quadrate o
rettangolari. Le lamelle possono avere
superficie piana o curva. Con una finitura
speculare e un profilo appropriato delle
lamelle si ottiene un controllo del fascio
luminoso molto preciso.
Sensibilità dell'occhio top
Il nostro occhio ha una sensibilità diversa alle
varie lunghezze d'onda. In condizioni
fotopiche (cioè con molta luce ambiente)
siamo più sensibili alla zona del giallo verde e
meno alle radiazioni rosse e verdi. Passando
dalla luce alla penombra (condizioni
scotopiche) il picco di sensibilità si sposta
verso lunghezze d'onda più corte. E' per
questo motivo che il blu sembra più brillante
quando ci troviamo in penombra: è quello che
viene chiamato effetto Purkinje. Per il nostro
occhio è molto diverso ricevere radiazione a
555 nm o a 400 nm: siamo infatti molto più
sensibili alla prima radiazione che alla
seconda.
Sistema C- top
Con la sigla C- si indica il più diffuso fra i
sistemi di coordinate usati per individuare
univocamente la direzione di una intensità
luminosa, attraverso una coppia di coordinate.
Nel sistema C- , lo spazio ha un "polo"
corrispondente al centro della sorgente
luminosa, e un asse (o asse polare)
corrispondente alla retta uscente dal polo e
perpendicolare al piano da illuminare (cioè
all'asse ottico principale dell'apparecchio)
Con la coordinata C si individua, fra gli infiniti
piani che ruotano attorno all'asse polare,
quello su cui giace la direzione desiderata,
indicandone l'angolo che esso forma con un
piano di riferimento. Convenzioni precise
stabiliscono quale debba essere il piano di
riferimento in funzione della tipologia di
apparecchio.
La coordinata (gamma) indica invece
l'elevazione della direzione che si intende
individuare, rispetto all'asse polare. Gli angoli
gamma vanno da 0° (direzione verticale verso
il basso) a 180° (direzione verticale verso
l'alto).
Solido fotometrico top
L'intensità luminosa emessa da una sorgente
in ciascuna direzione può essere
rappresentata graficamente con un segmento
che, partendo dal centro della sorgente, si
dirige nella direzione della intensità stessa e
ha lunghezza proporzionale alla valore
dell'intensità.
Se immaginiamo di costruire un segmento per
ognuna delle direzioni nello spazio, e di
avvolgere con una superficie le estremità di
tutti questi segmenti, otteniamo una superficie
che definisce un solido. Tale solido è detto
appunto solido fotometrico perché è
rappresentativo della distribuzione nello
spazio dell'intensità luminosa prodotta da una
sorgente.
In realtà, il termine solido fotometrico è
spesso usato in modo astratto, per descrivere
le caratteristiche di emissione di una
sorgente. Per una rappresentazione grafica si
usano più spesso le curve fotometriche che,
essendo bidimensionali, sono assai più facili e
immediate da leggere e da interpretare.
Sorgenti a filamento top
Corrispondono alla più antica applicazione
pratica dell'elettricità. La corrente passa
attraverso un filamento di tungsteno
spiralizzato posto entro un bulbo di vetro, che
contiene gas inerte o del vuoto; Il filamento si
scalda rapidamente e diviene incandescente,
emettendo un ottimo flusso luminoso introno
ai 2500-2700°C.
Tale gruppo è articolato in una serie di
sottogruppi: lampade ad incandescenza,
lampade ad incandescenza alogene, lampade
a riflettore incorporato.
Sorgenti a scarica top
Sorgenti in cui l'emissione luminosa viene
prodotta dall'eccitazione di un gas, sollecitata
da una forte scarica elettrica; il loro
funzionamento è imprescindibile dall'uso di
dispositivi ausiliari.
La corrente viene applicata a due elettrodi
posti in un corpo trasparente contenente il
gas; ad un certo valore critico, l'arco elettrico
che si innesca fra di loro induce la
ionizzazione degli atomi di gas che, nel corso
del processo, scaricano l'energia sotto forma
di radiazioni visibili, ultraviolette ed infrarosse.
Tale gruppo è articolato in una serie di
sottogruppi: lampade fluorescenti, lampade ai
vapori di mercurio, lampade agli alogenuri
metallici, lampade a luce miscelata, lampade
ai vapori di sodio, lampade ad induzione.
top
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V X Y W Z
T
Temperatura di colore
Test per la visione del colore
Trasformatore
Temperatura di colore top
In relazione ad una convenzione
internazionale elaborata dal CIE, la tonalità di
colore della luce si esprime in modo diretto,
operando un confronto fra la temperatura
assoluta di un corpo nero che irradia luce con
la stessa tonalità di colore di quella emessa
dalla sorgente in esame.
Tale temperatura di riferimento è definita
come temperatura di colore, ed è espressa in
Kelvin (K).
Per chiarire meglio il concetto, pensiamo ad
una barra di ferro riscaldata lentamente; man
mano che la temperatura aumenta, dal nero
iniziale la barra appare rosso scuro, poi
sempre più tendente all'arancione, quindi
gialla ed infine, a temperature elevatissime,
bianca. Ognuna di queste differenti
apparenze cromatiche corrisponde a differenti
temperature della barra. Allo stesso modo, per
determinare la temperatura cromatica di una
lampada facciamo riferimento a quella di un
corpo nero la cui apparenza cromatica risulta
essere la più prossima a quella emessa dalla
sorgente in fase di studio.
Test per la visione del colore top
Esistono vari tipi di test che possono essere
più o meno veloci, e conseguentemente più o
meno precisi, e quindi adatti alle varie
esigenze. I test più noti sono quelli basati
sulle tavole pseudoisocromatiche, realizzate
con l'uso di spot di vari colori, che risultano
diversi per le persone dotate di visione
normale, ma che appaiono uguali ai soggetti
dicromati. Le tavole più conosciute sono
quelle di Ishiara, che sono realizzate in modo
tale da dar luogo a figure diverse (in
Nell'esempio a lato (privo di valore scientifico)
le persone dotate di visione normale
potrebbero vedere un 26.
Nel caso non riusciste a vedere nulla non
fatevi prendere dal panico: un test fatto al
computer dipende fortemente dalla
calibrazione del vostro monitor. Può però
esservi di conforto chiedere a un'altra
persona (possibilmente una donna, che quasi
certamente non avrà anomalie) di esaminare il
test.
Molto usato, anche se leggermente più
laborioso sia per l'effettuazione che per
l'interpretazione è il cosiddetto test dei 100
toni, che si basa sulla capacità di discriminare
e ordinare le varie tinte. In tutti questi tipi di
test riveste ovviamente un'importanza
fondamentale il tipo di illuminazione che viene
utilizzato
particolare numeri) a seconda se chi guarda è
un soggetto normale o anomalo.
Tali tavole sono assai utili per la
determinazione delle anomalie Deutan o
Protan.
Trasformatore top
Dispositivo in grado di modificare il valore dei
parametri caratteristici della potenza elettrica
di rete erogata o a disposizione in quello
richiesto in funzione delle esigenze.
I trasformatori normalmente impiegati, in
relazione alla potenza ed alla portata, hanno
generalmente forma e dimensioni compatte e
contenute, al fine di poter essere
agevolmente montati all'interno o in prossimità
degli apparecchi.
Oltre all'ingombro ed al peso, nell'impiego di
tali dispositivi è opportuno considerare il fatto
che essi, lavorando sull'energia, sviluppano
calore; tale aspetto può rivelarsi
estremamente significativo nel loro
posizionamento.
top
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V X Y W Z
U
Uniformità
Uniformità top
In alcuni casi è necessario garantire che i
valori di illuminamento su una certa superficie
abbiano la massima uniformità. Questo è
necessario soprattutto su compiti visivi legati
allo svolgimento di attività lavorative , perché
il continuo sbalzo fra valori diversi di
luminanaza e di illuminamento durante lo
svolgimento di una attività porterebbe ad un
affaticamento dell'occhio.
Solitamente, l'uniformità viene espressa
tramite il rapporto fra il valore di illuminamento
minimo e quello medio sulla superficie. Per
una buona uniformità sul compito visivo, tale
rapporto deve essere possibilmente non
inferiore a 0,8.
Quando non è legata ad una compito visivo
particolare o ad una superficie limitata,
l'uniformità non è necessariamente un
obiettivo da perseguire. In molti casi una
illuminazione troppo uniforme estesa su un
intero ambiente può risultare troppo piatta e
indesiderata.
top
A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V X Y W Z
V
Velocità della luce
Visione binoculare
Volt
Velocità della luce top
I segnali luminosi si muovono a una velocità
finita.
Nel vuoto la velocità della luce c vale
c=2.99792458 X 108 metri al secondo cioè
circa trecentomila Kilometri al secondo.
Pur essendo elevatissima tale velocità,
spesso le distanze in gioco sono tali che la
luce del Sole impiega alcuni minuti per
arrivare a noi, mentre quando guardiamo le
stelle le vediamo come erano molti anni fa.
Galileo fu tra i primi a tentare di misurare la
velocità della luce: egli salì su una collina e
accese una lampada per vedere quando
sarebbe stata vista da un assistente posto su
una collina lontana. La rapidità del fenomeno
gli permise di capire che la luce doveva
viaggiare ad altissima velocità.
Visione binoculare top
Quando guardiamo oggetti che si trovano a
distanze diverse l'immagine che arriva
sull'occhio destro è diversa da quella che
arriva sull'occhio sinistro, come ognuno può
verificare osservando il proprio dito su uno
sfondo. Questa differenza permette al cervello
di ricavare informazioni sulla diversa distanza
degli oggetti.
La visione binoculare è di aiuto finchè gli
oggetti distano circa un centinaio di metri,
dopo la differenza è poco avvertibile.
Volt top
Il Volt (V) è l'unità di misura stabilita dal
Sistema di misura Internazionale per
quantificare la differenza di potenziale
elettrico.
Si definisce come la differenza di potenziale
esistente fra gli estremi di un conduttore in cui
è liberata la potenza di 1 watt quando
all'interno di esso scorre una corrente pari ad
1 ampere.
top
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W
Watt
Watt top
IIl Watt (W) è l'unità di misura del flusso
energetico, e rappresenta la potenza emessa,
trasportata o ricevuta sotto forma di
radiazione.
top
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