12
L’ immagine del colore e l’età del web Traccia della lezione Università di Trento prof. Manlio Brusatin 27 aprile 2016 Prima parte Che cosa sia il colore non ha una risposta: sappiamo però che cosa succede se ci capita improvvisamente (per un leggero colpo di strega alla nuca) di non vedere più i colori. Alcuni neuroscienziati come Oliver Sacks hanno spiegato tutto questo, mettendo sotto osservazione un pittore improvvisamente cieco ai colori che ha potuto continuate a vivere con la memoria dei colori che non vedeva più, e un piccolo popolo di un atollo della Micronesia, decimato da uno tsunami, che aveva dopo qualche secolo selezionato la popolazione in una metà che vedeva a colori e si dedicava all’agricoltura e l’altra metà che non li vedeva e si occupava della pesca (notturna). Ora per cercare una risposta possibile, si può dire che il colore non è esattamente un fenomeno della luce ma una percezione ed elaborazione del nostro cervello. Ma vediamo il primo caso. Per un tamponamento d’auto un pittore americano batte leggermente con la fronte contro il lunotto anteriore della sua macchina. Nessun danno, una piccola contrarietà – nessuna preoccupazione ed educate scuse del conducente dietro di lui. Cose che capitano. Apparentemente. Ma la sera stessa e la mattina successiva sempre di più, un tale pittore R., si accorge, e non sa come, di non vedere più i colori. Tutto il mondo che lo circonda è diventato improvvisamente privo di ogni stimolo cromatico. Un mondo improvvisamente e completamente grigio, è la prima parola. Un mondo terribilmente sporco, la seconda sensazione per qualcosa di inconcepibile , e per un pittore quasi mortale. Anche il grigio è un colore ma questo spegnimento monocromo è un colore morto, l’immagine di un mondo che non si può vivere. Il pittore R. è improvvisamente diventato cieco ai colori. Non può vedere che i fantasmi di una luce contornata da ombre sfocate ora più vicine ora più lontane. Partendo da un nero ora presente ora assente si va verso una concentrazione di fasci luminosi stordenti e quasi accecanti. L’esperienza rientra fra quelle cose che non sono esattamente trasmissibili né comunicabili, a parte la sensazione di una tortura inaudita senza ragione, quasi

L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

L’ immagine del colore e l’età del web

Traccia della lezione Università di Trento

prof. Manlio Brusatin

27 aprile 2016

Prima parte

Che cosa sia il colore non ha una risposta: sappiamo però che cosa succede se ci

capita improvvisamente (per un leggero colpo di strega alla nuca) di non

vedere più i colori. Alcuni neuroscienziati come Oliver Sacks hanno spiegato

tutto questo, mettendo sotto osservazione un pittore improvvisamente cieco ai

colori che ha potuto continuate a vivere con la memoria dei colori che non

vedeva più, e un piccolo popolo di un atollo della Micronesia, decimato da uno

tsunami, che aveva dopo qualche secolo selezionato la popolazione in una metà

che vedeva a colori e si dedicava all’agricoltura e l’altra metà che non li vedeva

e si occupava della pesca (notturna). Ora per cercare una risposta possibile, si

può dire che il colore non è esattamente un fenomeno della luce ma una

percezione ed elaborazione del nostro cervello. Ma vediamo il primo caso.

Per un tamponamento d’auto un pittore americano batte leggermente con la

fronte contro il lunotto anteriore della sua macchina. Nessun danno, una

piccola contrarietà – nessuna preoccupazione ed educate scuse del conducente

dietro di lui. Cose che capitano. Apparentemente.

Ma la sera stessa e la mattina successiva sempre di più, un tale pittore R., si

accorge, e non sa come, di non vedere più i colori. Tutto il mondo che lo

circonda è diventato improvvisamente privo di ogni stimolo cromatico. Un

mondo improvvisamente e completamente grigio, è la prima parola. Un

mondo terribilmente sporco, la seconda sensazione per qualcosa di

inconcepibile , e per un pittore quasi mortale. Anche il grigio è un colore ma

questo spegnimento monocromo è un colore morto, l’immagine di un mondo

che non si può vivere.

Il pittore R. è improvvisamente diventato cieco ai colori. Non può vedere che i

fantasmi di una luce contornata da ombre sfocate ora più vicine ora più

lontane. Partendo da un nero ora presente ora assente si va verso una

concentrazione di fasci luminosi stordenti e quasi accecanti.

L’esperienza rientra fra quelle cose che non sono esattamente trasmissibili né

comunicabili, a parte la sensazione di una tortura inaudita senza ragione, quasi

Page 2: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

una morte che si vive rispetto a uno dei misteri degli umani, che ci accomuna

con il regno delle farfalle, cioè il modo di vedere a colori.

Possiamo solo cercare di capire come ci si può sentire stando al suo posto. Il

pittore R. si muove in una specie di nebbia che sale e scende,

indipendentemente da suoi movimenti nello spazio di una stanza o in esterno,

alzando ogni tanto il piede per paura di mettere la scarpa in un buco o di

pestare qualcosa di putrido.

L’aspetto esteriore delle cose e delle persone anche più familiari è del tutto

cambiato per diventare muto e ostile. I contorni delle cose e dei volti

diventavano vaghi e indistinti, e questa incertezza rendeva ogni interesse

visivo come una scoperta deludente e molto spiacevole. Qualsiasi cosa o

qualsiasi azione diventava sbagliata e innaturale ma più che altro come

macchiata e impura. Non riusciva, per esempio a sopportare le cambiate

fisionomie degli altri e in particolare i tratti della sua faccia quando si

avvicinava allo specchio che appariva come una vuota finestra con dentro un

“uomo di fumo”. Vedeva l’incarnato delle persone che gli stavano intorno,

compreso quello di sua moglie e il suo, di un grigiore orrendo e irriconoscibile.

Il color carne nelle sue possibili sfumature gli appariva come una carta

imbrattata o una biancheria logora e macerata da uno sporco disumano. La

televisione (a colori) diventava una mostruosità insopportabile, nemmeno

paragonabile al confortevole bianco e nero dei vecchi film.

Il cibo era un’orribile spazzatura. Dopo un digiuno prolungato che lo portò

quasi alla consunzione fisica, il pittore R. si arrese a mangiare ad occhi chiusi,

affidandosi al ricordo dell’odore e del sapore, perché il piacere e la vista di un

piatto gustoso erano perduti per sempre. Tutto questo solo per la mancata

visione dei colori? Solo per questo.

In lui, per fortuna, persisteva e riemergeva lentamente una certa memoria del

colore. E questo in uno stato di assenza e di distacco dal mondo, sempre a occhi

chiusi immaginava per lunghi istanti un piacevole senso di ricongiunzione alle

figure colorate della sua vita cromatica precedente. Misera consolazione alla

quale non voleva né poteva rinunciare, arrivando quasi al suicidio quando

sopravveniva la disperazione di continuare a vivere in quel pantano. Nel suo

cervello(e non nei suoi occhi) era avvenuto qualcosa di molto grave. Egli, per

un fatto traumatico, aveva perduto la sensazione e conoscenza del colore pur

rimanendogli la coscienza, quasi ossessiva, del colore perduto, il quale come

ogni cosa perduta diventata sempre più il senso assoluto della visione. E non

soltanto una qualità ma la verità della visione stessa.

Page 3: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

Da non molto pensiamo di sapere – ma lo sappiamo veramente ? – dal più noto

neuroscienziato come dall’ultimo tintore del Benin che: “Il colore è nella nostra

testa”. Il presidio della vista e di quella fin troppo umana dei colori è fatto di

alcuni insostituibili passaggi: dai puri stimoli ottici fino ai livelli superiori della

mente. Perciò possiamo assolutamente dire che il colore non è semplicemente

una qualità della luce ma una sensazione percepita dai nostri occhi e recepita dal

nostro cervello.

C’è un primo livello che traduce quello che credevamo le lunghezze d’onda in

stimoli cromatici selezionati da recettori specializzati (comunemente R G B,

rosso, verde e blu) per arrivare attraverso sottili filamenti neurali a un piccolo

nucleo di materia cerebrale che sta nella zona occipitale, uno a destra e l’altro a

sinistra, il quale recepisce ed elabora quella sensazione che noi chiamiamo

COLORE. Se questo piccolo nucleo di cervello s’inceppa noi perdiamo

improvvisamente la vista del colore come era capitato al nostro pittore, per un

contraccolpo inspiegabile quanto piuttosto catastrofico. Lì vicino c’è un altro

piccolo centro che elabora la sensazione del movimento che può

autonomamente incepparsi e produrre la perdita istantanea della sensazione

del movimento degli oggetti esterni. Questa menomazione produce l’assoluta

mancanza di valutazione del movimento come il filosofo presocratico per cui la

freccia non si moveva perché era la somma di varie stasi. Una freccia e un

proiettile non si possono evitare ma una macchina sì. Non percependo più il

movimento degli oggetti che ci stanno intorno, abbiamo il terrore e la

sensazione che ci vengano addosso, senza che ce ne accorgiamo per cui

rimaniamo assolutamente immobili. Achinetopsia è chiamata questa situazione

di mancata percezione del movimento come Acromatopsia è invece quella di

non vedere più i colori. Tra colore, movimento e forma le relazioni ci sono e

sono proprio quelle rivelateci dai pittori in un ordine più specifico e reale:

primo-Colore, secondo-Movimento e terzo-Forma.

Il pittore R. era vittima di un evento raro ma non impossibile. Come se una

minuscola sfera d’acciaio invisibile avesse colpito per sempre gli umori interni

dei suoi “due fagioli” cerebrali chiamati V4 e li avesse paralizzati per sempre.

La vista dei colori infatti risultava infinitamente più necessaria ai

comportamenti umani di quella in bianco e nero, che contraddistingue (grosso

modo) gran parte dei mammiferi.

Perché l’uomo veda a colori resta senza risposta. Possiamo solo immaginare

cosa può succedere quando uno perda improvvisamente la sensazione dei

colori. Ecco, il nostro pittore era nella più completa disperazione.

Page 4: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

Uccelli e serpenti godono da tempo di una vista quadricromatica e anche

l’uomo era così, salvo poi, per questioni di sopravvivenza delle specie o di un

meteorite gigante che ha oscurato il pianeta, ha abbandonato la visione di due

colori e poi con il tempo rispuntò la percezione di un terzo colore. Per questo

anche oggi l’essere umano ha la visione grosso modo tricromatica come il

monitor del computer più diffuso. R(Rosso) G(Verde) B (Blu) a cui ora la

tecnologia più sofisticata propone un quarto colore, il Giallo (Y ).

L’attenzione e la disposizione umana per i colori sembrano stare però in

perfetta sintonia con l’evoluzione e l’intelligenza dell’uomo. 77 mila anni fa,

può sembrare impossibile ma a Blombos Cave in Sud Africa, l’uomo primitivo

riesce a fabbricare e a raccogliere una scorta enorme di barrette colorate. Si

tratta di gessetti rettangolari di ocra rossa e gialla decorati con disegni

geometrici come fossero appunto oggetti per la pitturazione corporea.

L’atteggiamento “estetico” verso il mondo diventa la sua capacità di

sopravvivere nella corsa degli esseri animati, facendo crescere al contempo la

sua corteccia cerebrale. Attraverso colori.

Seconda parte

Il solo pensiero di perdere per sempre il mondo dei colori avrebbe fatto

impazzire due volte Van Gogh e Seurat, se non se ne fossero andati troppo

presto. Monet aveva resistito oltre gli ottanta anni con le cataratte agli occhi

che gli hanno ispirato, dall’impressionismo iniziale, una pittura quasi astratta,

come una medicina. Anche il nostro pittore, aiutato dalla pubblicità del suo

caso che lo rese per la televisione un fenomeno da baraccone ricominciò a

dipingere secondo una forma astratta, rispetto ai suoi gusti iniziali che erano

assolutamente figurativi. Messi a confronto con i quadri precedenti i quadri

nuovi apparivano con un’intensa folgorazione cromatica accanto a una

tessitura di fondo come gli antichi tessitori intrecciavano fili di diversi colori

per fare un tessuto iridescente e multicolore. Si poteva pensare, per un critico

disinformato, a un’incomprensibile inversione di orientamento artistico,

avvenuto appunto con la perdita, e solo con la perdita, della visione diretta dei

colori. Solo la memoria emergente di una visione cromatica gli “salvava la

vita” e dava allo stesso tempo alla sua pittura un significato insperato. Per far

questo il pittore stava imboccando una seconda vita, non migliore della prima

ma di una felicità insperata. Amava l’aurora e il crepuscolo apprezzando nei

colori del giorno, che non vedeva, l’accensione e lo spegnimento del ritmo

Page 5: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

curioso di cicli di vita che prima non riusciva fermare nei suoi quadri che in

maniera superficiale.

Anche Goethe nelle sue costanti riflessioni sui colori, pensava che i colori pur

essendo un oggetto oscuro delle nostre percezioni, fantasie e fantasmi, fossero

autentiche manifestazioni della natura, per quanto entità fisiche, chimiche,

fisiologiche (e psicologiche) insieme. Una natura a colori molto vicina alla

seconda natura che gli artisti erano chiamati a produrre, riuscendo a imitare

quell’ordine così stupefacente e contradditorio dei colori che sono sia

un’astrazione come una riproduzione realistica della vita, in quanto visione e

rappresentazione.

“Pensate veramente che i colori non esistano?” – diceva Goethe un po’

preoccupato al giovane laureato che lo infastidiva con le certezze di una nuova

Theoria chromatica physiologica (1830). E Arthur Schopenhauer rispondeva al

maestro fin troppo a tono: “No, sareste voi a non esistere se non foste in grado

di vedere i colori”. E questo spegneva per lungi attimi il sorriso di un maestro

che allargava i suoi occhi bovini, perché vedeva e sentiva che si trattava un

allievo molto promettente, troppo promettente.

E’ da questo momento, credo, che i colori stanno a rappresentare quella

miracolosa e sottile qualità che ogni oggetto trasmette e che ogni soggetto

dovrebbe saper percepire sia attraverso la luce che attraverso l’ombra. Questi

saranno chiamati di lì a poco in ordine di tempo (e anche ora): colori additivi

(Rosso, Verde e Blu) che sommati fra di loro danno la sensazione del bianco, il

bianco della luce solare e colori sottrattivi (Ciano, Magenta, Giallo e Nero) che

sono appunto i colori materiali della tintura, della pittura e della stampa.

Questo è anche la sorpresa o la delusione, nell’era elettronica, di apprezzare

sopra il monitor i colori (appunto additivi) che trasferiti con la stampante in

un foglio di carta diventano tutt’altra cosa (appunto sottrattivi).

All’epoca della fotografia digitale ci sono ancora, e motivatamente, fotografi

esperti del bianco e nero che rifiutano il Photoshop e lo vedono come la

decadenza inarrestabile della fotografia. Loro vedono il colore ma non lo

considerano con l’effetto estetico paragonabile al bianco e nero, che ormai

possiede il loro occhio. La risposta che si può dare è che la specie umana si è

evoluta con il colore. E quando si tratta di riprodurre il rosso (del sangue) tutti

i moderni cineasti non possono che considerare i forti limiti del bianco e nero

perché il rosso appare grigio come il verde.

Page 6: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

Una moderna e attuale esaltazione del colore è avvenuta attraverso l’effetto di

riproducibilità delle tecniche digitali che hanno trovato soprattutto nel design

e nel restauro una grande sperimentazione. Il restauro propone la ricerca del

colore perduto, con il risultato non esilarante di ri-proporre colori mai visti (es.

il Partenone dipinto effettivamente com’era, ora non ci piace affatto). Anche

l’oggetto moderno di design, con il colore, è sempre più propenso a staccarsi

dalla sua funzione per diventare, in un esteso biomofismo, un soggetto di

seduzione.

Può sembrare strano, ma una serie di analisi, nella società grigia del cemento e

dell’asfalto, dicono però che il soggetto moderno non rinuncerebbe alla vista

del colore per nessuna cosa al mondo. Ora l’importanza del colore è esplosa

nella modernità anche grazie alla diffusione del monitor e della stampante.

Solo a questo punto abbiamo cominciano a capire che nel monitor i colori sono

percepiti secondo le leggi di Newton (1666): sono sette ma più semplicemente

tre (Rosso, Verde e Blu) mentre cercando di riprodurli con la stampante, per

avere un risultato anche discretamente simile, è necessario avere gli inchiostri

Ciano (blu-chiaro), Magenta (porpora) e Giallo (acido), più il nero per togliere

l’aspetto evanescente e immateriale della stampa. C’è ancora il bianco della

carta che è anch’esso un colore. Perciò i colori-base che più ci seducono nella

schermata dei pixels sono solo tre (RGB) ma quelli della stampa sono quattro

+ uno (CMYK+W dove il K è nero il W e bianco). Questi ultimi sono stati

chiamati ― come si è detto ― colori sottrattivi perché essendo materici

sottraggono la luce e invece additivi quelli visibili, che possono essere molto

imperfettamente riproducibili “come quelli”.

La realtà cromatica non è solo il risultato di una filosofia troppo ottimista di

Newton che teorizza “sette colori, come sette suoni, come i sette giorni della

settimana”, ma prima di lui, di un osservatore tanto scienziato quanto artista.

Leonardo da Vinci nel suo piccolo codice De ombra e lume (1490) pensava ai

colori come figli dell’ombra, immersi in una liquida e azzurra lontananza come

l’aria, e cercava di riprodurli. Scopriamo ora che la Gioconda, dipinto forse tra

gli ultimi di Leonardo, è stata fatta senza pennello. In uno spessore di un

decimo di millimetro ci sono almeno tre strati di piccoli punti cromatici fatti in

punta di penna. Come ? – ancora un mistero. Si tratta di un’altissima

definizione del troppo noto “sfumato leonardesco” che è come l’aria opaca e

trasparente che attraverso i colori anima i corpi. Ora dovendo pensare al colore

degli oggetti e dello spazio che li ospita non dovremmo più scegliere dalla

Page 7: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

mazzetta dai mille colori che ci fornisce la ditta produttrice, ma in luoghi e

orizzonti diversi dobbiamo costruisci una palette che sentiamo faccia parte di

quell’ambiente. Come? Il colore ambientale specifico per ogni città o regione può

essere rilevato con spettrofotometri ma anche con semplici macchine digitali.

Catalogare una serie di colori secondo gli elementi originari Terra (gialli),

Acqua (verdi), Fuoco (Rossi) e Aria (blu) diventa necessario per poter fasciare e

trasformare grandi edifici di modesta architettura. Eviteremo quei risultati

ridicoli che sempre più vediamo in giro come un pugno nell’occhio, perché il

colore preso semplicemente dal quadratino del campione del produttore e

stampato su un edificio di dieci piani è sempre un gran disastro per gli abitanti

e i vicini. Siamo solo agli inizi ma spazi e oggetti vivono di colori orchestrati

tra di loro rispetto ad un colore-luce diffuso, che dobbiamo in qualche modo

leggere dalle ali delle farfalle e capire dalle api che tornano all’alveare .

BIBLIORAFIA del COLORE

Colore e immagine

Johann Wolfgang Goethe, La teoria dei colori, intr. di Giulio Carlo Argan, Il Saggiatore, Milano 1979

Id., La storia dei colori (a cura di Renato Troncon), Luni editrice, Milano-Trento 1997.

Philipp Otto Runge, La sfera del colore e altri scritti sull’«arte nuova», a cura di Renato Troncon, Il

Saggiatore, Milano 1985.

Arthur Schopenhauer, La vista e i colori, a cura di Mazzino Montinari, Studio editoriale, Milano 1988.

Ludwig Wittgenstein, Bemerkungen über die Farben, Francoforte 1979; ed. it. Osservazioni sui colori, a

cura di A. Gargani, Einaudi Torino 1982.

Giuseppe Bossi, Saggio di ricerche intorno all’armonia cromatica naturale e artificiale, in “Istituto di

scienze Lettere e Arti”, Milano 1815, ora in Giuseppe Bossi, Scritti sulle arti, a cura di Roberto Paolo

Ciardi, 2 voll., Firenze 1982, vol. I, pp. 169-208.

Gaston Bachelard, La flamme d’ une chandelle, P.U.F. Paris 1961, trad. it. La fiamma di una candela, Se,

Milano 1996.

Ogden N. Rood, La scienza moderna dei colori, trad. a cura di Mara Borzone, il Bagatto, Roma 1986.

Nicola Squicciarino, Arte e ornamento in Gottfried Semper, il Cardo, Venezia 1994.

Semir Zeki, Inner Vision (1999), La visione dall’interno, Bollati Boringhieri, Torino 2003.

Vilayanur S. Ramachandran, The Emerging Mind (2003), trad. it. Che cosa sappiamo della mente,

Mondatori, Milano 2004.

Page 8: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

Colore e forma

Vasilij Kandinskij, Franz Marc, Il cavaliere azzurro, Se, Milano 1988.

Vasilij Kandinskij, Lo spirituale nell’arte, a cura di Elena Pontiggia, Se, Milano 1989, 3a. ed.

Paul Klee, Teoria della forma e della figurazione, lezioni e saggi raccolti ed editi da Jörg Spiller, prefazione

di G. C. Argan, Feltrinelli, Milano 1959.

Joseph Albers, Interaction of color, New Haven-London 1971, ed. it. Interazione del colore, Pratiche,

Parma 1991.

Johannes Itten, Arte del colore, il Saggiatore, ed. integrale, Milano 1965.

M.C. Escher, Esplorando l’infinito. I segreti di una ricerca artistica, Garzanti, Milano 1991.

Michael Doran, Cézanne: Documenti e interpretazioni, Donzelli, Roma 1995.

Gaetano Previati, I principi scientifici del divisionismo, Bocca, Torino 1929, 2a. ed.

Paul Signac, D’Eugène Delacroix au néo-impressionisme (1889) a cura di Françoise Cachin, Hermann,

Paris 1978, ed. it. Da Delacroix al neo-impressionismo, Napoli, 1979.

Colori e simboli

Lia Luzzatto, Renata Pompas, Il significato dei colori nelle civiltà antiche, Rusconi, Milano 1988

Lia Luzzatto, Renata Pompas, I colori del vestire: variazioni, ritorni persistenze, Hoepli, Milano 1997

Lia Luzzatto e Renata Pompas, Il colore persuasivo. Grafica, pubblicità, comunicazione, new media, Il

Castello, Milano 2001

Frédéric Portal, Sui colori simbolici nell’Antichità, nel Medioevo e nell’ Età moderna, Luni ed., Milano-

Trento 1997.

S. Sambursky, G. Scholem, H. Corbin, D. Zahan, T. Izutsu, Il sentimento del colore, l’esperienza cromatica

come simbolo, cultura e scienza, Quaderni di Eranos, Ascona 1990.

- I colori della vita, con contributi di H. Hubel, Semir Zeki, James Hillman e altri, La Stampa, Torino

1995.

Luigi Verdi, Kandinskij e Skrjabin. Realtà e utopia nella Russia pre-rivoluzionaria, Akademos, Lucca

1996

Ruggero Pierantoni, La trottola di Prometeo. Introduzione alla percezione acustica e visiva, Laterza, Bari

1996.

Karin v. Maur, The Sound of Painting. Music in Modern Art, Prestel, Munich, London, New York, 1999.

Page 9: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

David Batchelor, Cromophobia, Reaktion Books, London 2000, trad it. Cromofobia. Storia della paura del

colore, Bruno Mondadori, Milano 2000.

Claudio Widmann, Il simbolismo dei colori, Edizioni Scientifiche Magi, Bergamo 2000.

Magda Di Renzo e Claudio Widmann (a cura), La psicologia del colore, Edizioni scientifiche Magi,

Bergamo 2001.

Simon Garfield, Mauve, trad it., Il malva di Perkin. Storia del colore che ha cambiato il mondo, Garzanti,

Milano 2002.

Philip Ball, Bright Earth, trad. it., Colore. Una biografia, Rizzoli, Milano 2002.

Luce, ombra, visione

Rudolph Arnheim, Art and Visual Perception, Berkeley 1954, trad. it, Arte e percezione visiva, Feltrinelli,

Milano 1971.

Hans Sedlmayr, La Luce nelle sue manifestazioni artistiche, ed. a cura di Roberto Masiero, Aesthetica

edizioni, Palermo 1989.

Ernst H. Gombrich, Shadows. The Depictions of Cast Shadows in Western Art, trad. it. Ombre, Einaudi,

Torino 1996.

Moshe Barasch, Luce e colore nella teoria artistica del Rinascimento, Marietti, Genova 1992.

Martin Kemp, The Science of Art. Optical themes in Western Art from Brunelleschi to Seurat (1990), ed. it.

La scienza dell’arte. Prospettiva e Percezione visiva da Brunelleschi a Seurat, Giunti, Firenze 1994, pp. 286

sgg.

Martin Kemp, Towards a New History of the Visual, trad it., Immagine e verità. Per una storia dei rapporti

fra arte e scienza, Il Saggiatore, Milano 1999.

Victor I. Stoichita, Breve storia dell’ombra. Dalle origini alla Pop Art, Il Saggiatore, Milano 2000.

Junichiro Tanizaki, Libro d’ombra, a cura di Giovanni Mariotti, con un saggio di Gian Carlo Calza,

Bompiani, Milano 1982.

Agostino De Rosa, Geometrie dell’ombra. Storia e simbolismo della teoria delle ombre, Città Studi edizioni,

Milano 1997.

Roberto Casati, La scoperta dell’ombra, Mondatori, Milano 2000.

Leonardo da Vinci, Codice C. Libro de ombra e lume, a cura di Manlio Brusatin e di Vittorio Mandelli,

Abscondita, Milano 2006.

Page 10: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

Testi di riferimento e consultazione

Piero Bottoni, Una nuova antichissima bellezza. Scritti editi ed inediti 1927-1973 (a cura di Graziella

Tonon), Laterza, Bari 1995, in particolare, Note illustrative ai cromatismi architettonici, pp. 91-95.

Nino Cannella ed Egidio Cupolillo (a cura), Il piano del colore. Dipingere la città L’esperienza pilota di

Torino, Allemandi, Torino 1995..

Gianluca Frediani, Policromia architettonica. Regola e illusione, Gangemi, Roma 1995.

Jorrit Torquist, Colore e luce, Istituto del Colore, Milano 2001

Isabella Romanello, Il colore: espressione e funzione, Hoepli, Milano 2002.

Pietro Zennaro (a cura), Il colore degli edifici. La scelta e la stesura del colore all’esterno degli edifici (saggi

di S. Campetti, C. Cibin, R. Lovato, A. Scarpa, M. Vio e P. Zennaro), Alinea, Firenze 2002.

Christian Itten, Colore-Comunicazione, Istituto del colore, Milano 2004.

Mario Tasso, Patrizia Falzone, Tiziano Mannoni, Mantero-Salvarani, Giovanni Brino, Giulio Bona,

Giulio Bertagna, Silvia Rizzo, Massimo Caiazzo, Karin Fridell Anter, Susan Habib, Tom Porter, Th.

Fannie Tosca, Colore e ambiente urbano tra storia e contemporaneità (a cura di Silvia Rizzo), Atti del

convegno Internazionale, Palazzo Ducale- Genova 23 maggio 2003, De Ferrari, Genova 2006.

Aldo Bottoli e Giulio Bertagna, Perception Design, Istituto del Colore, Milano 2009.

Dell’autore

Manlio Brusatin, Storia dei colori, Einaudi, Torino 1983 e 1999.

Id. Histoire des couleurs, Flammarion, Paris 1986

Id., Historia de los colores, Paidos, Barcelona 1987

Id., A history of colors, Shambala, Boston & London, 1991.

Id. Geschichte der Farben, Diaphanes, Berlin 2003.

Voce Couleurs. Histoire de l’art, in Encyclopaedia Universalis, Parigi 1989, pp. 682-88.

Voce Colori e teoria, in Garzantina Arte, Garzanti, Milano 2002, pp. 259-263.

Id., Lezioni sui colori, Cafoscarina, Venezia 2005.

Id., Colore senza nome, Marsilio, Venezia 2006.

Id., Arte come design. Storia di due storie, Einaudi,Torino, 2007, cap. La linea del colore.

Id., Verde. Storie di un colore, Marsilio, Venezia 2013.

Page 11: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

COLOURS IN WEB AGE

[summary of the first part]

Manlio Brusatin

[email protected]

[email protected]

We can't say what color is: but we know what happens if (after a shock to the nape) we cease to see the colors.

Some neuro-scientists, like Oliver Sacks, have explained such matter, by observing a painter, suddenly turned

blind to colors, who went on, living with the memory of colors that he was no longer able to see, and the people

from a small atoll in Micronesia, decimated by a tsunami wave, who, after some time, had selected its

population in one half capable of seeing colors and committed to agriculture and a half blind to colors,

committed to (nightly) fishing.

To seek an answer, we can say that color is not a phenomenon of light, but rather a perception and elaboration of our brain. But let's consider the first case.

Following a car crash, an American painter bangs his head against the windscreen of his car. No visible damages, only a small disappointment, apologies from the driver of the other car. These things happen. Apparently.

But that very evening, and still more the morning after, that painter R. became aware that he was no longer seeing colors. The world around him was suddenly empty of any chromatic stimulus. A world suddenly and completely gray, this is the first word. A world awfully dirty, this is the second sensation for something almost inconceivable, for a painter, nearly deadly. Even gray is a color, but such sudden monochrome shutoff is a dead color, the image of a world that can't be lived in.

The painter R. is suddenly become blind to colors. He can't see other than the ghosts of a light, surrounded by blurred shadows, now nearer, now farther. Starting from a black, now present and a moment later absent, a going till a concentration of stunning light beams, almost glaring.

An experience such as this one can't be really shared or described. Besides the sensation of an absurd and unmotivated torture, almost an experience of death, with respect to a mystery that human beings have in common with butterflies, the ability to see colors.

We can only try to understand how it feels. The painter R. moves along a sort of fog, that comes and goes, independently from his movements in the space of a room, or outside, hesitating from time to time, for fear of stumbling or trampling on something rotten.

The outer aspect of things and people, even those who are more familiar, is completely changed, and became dumb and hostile. The outline of the things and of the faces was vague and indefinite, and this uncertainty turned any visual interest into something unpleasant, and disappointing. Anything, and any action, becomes wrong and artificial, but most of all it becomes sort of stained, impure. The painter, for example, couldn't stand the change in the features of other people, and even the aspect of his own face in the mirror, that appeared like an empty window, with a 'person of smoke' inside.

The complexion of the people around him, including his own and that of his wife, was horribly gray and unrecognizable. The color of the skin, in all its possible shades, appeared like dirty paper, worn-out linen lacerated by terrible dirt. The (color) TV set was an unbearable atrocity, not even comparable to the reassuring black and white of old movies.

Food was a horrible litter. After a long abstinence from food, that almost lead him to consumption, the painter R. surrendered to eat blindfolded, relying on the memory of smell and flavor, because the pleasure of seeing a tasty dish was lost forever. All this only because of the lack of the colors.

Page 12: L'immagine del colore & web - Manlio Brusatin

The painter, luckily, maintained a sort of memory of colors, that, despite a sense of absence and detachment

from the world, allowed him to imagine, always blindfolded, a pleasant sensation of reunion to the colorful forms of his former chromatic life. Poor comfort, which however he didn't want, and couldn't, give up, and by contrast even conceiving to commit suicide, when facing the despair of continuing to live in such a condition.

In his brain (and not in his eyes) something very serious had happened. He, following an injury, had lost the

knowledge and sensation of color, while retaining the awareness, almost obsessive, of the lost color, which, just like any loss, became more and more the absolute meaning of vision. Not only a quality, but the truth of vision itself.

The painter R. was victim of a rare, yet possible, event. Just like an invisible bullet had hit and damaged forever

the internals of his 'two beans', causing a paralysis. The ability of seeing colors results indeed essential for human activities, much more than monochrome vision, that is typical of most of mammals.

The reason why human beings are capable of seeing color remains a mystery, and we can only imagine what would happen when such ability is lost: our painter was prey to despair. Birds and snakes are capable of a four-

color sight. Human beings had once the same capability, until (in the struggle for survival) the vision of two of the colors was lost, and later on, a third one was regained. This is how, today, human beings are capable of a three-colors perception, just like the monitor of common computers: R (red) G (green) B (blue), that the most advanced technology completes with Y (yellow).

However, the attention and the disposition of humans for colors seems to be perfectly aligned with human evolution and intelligence. It may sound impossible, but 77.000 years ago, in Blombos Cave (South Africa) primitive people were able to manufacture and collect a huge amount of colored sticks, decorated with geometric motifs, presumably used for body painting. The aesthetic attitude towards the world becomes their ability to survive in the race to evolution. Letting at the same time their brain cortex grow. Through colors.