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LA STORIA

L'impresa... la storia

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La storia dell'Unità d'Italia... in un'avventura mozzafiato...

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LA STORIA

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Ecco a voi.....l'impresa! La storia che vi stiamo per raccontare narra di una meravigliosa,strabiliante, ma che di-co....sorprendente impresa,anzi, l'impresa, dove i protagonisti sono quattro simpaticissimi ra-gazzi che partono pieni di gioia e allegria per una grande avventura! IL SOGNO. Ideali del primo episodio: collaborazione, sincerità, accettare l'altro, impegno, costanza. Proprio come una bella favola,tutto ebbe inizio con uno stupefacente sogno. In una calda notte estiva, il grande Garibaldi apparve in sogno a 4 vivaci ragazzini:Camillo,un sensibilissimo bam-bino siciliano di origine polacca,un vero golosone e sognatore; Vittorio, ragazzino saccen-te,altolocato, torinese, un vero conoscitore della storia; Anita, una cinesina tutto pepe,un tipa creativa, cresciuta in Lombardia; Giuseppe, coraggioso, idealista, tenace, simpatico napoletano di origine tunisina. Garibaldi:"Salve ragazzi!Sono Garibaldi e sono qui per chiedere il vostro aiuto. Messieur Ap-profit ha frammentato l'Italia in tanti pezzi tutti in guerra tra di loro per tante ingiusti-zie,disonestà e crimini .A voi il compito di riunificare l'Italia e fare gli italiani!Recatevi al Giani-colo, lì presso la statua a me intitolata inizierà la vostra avventura. In bocca al lupo!". L'indomani i 4 ragazzini si recarono al Gianicolo... Giuseppe:"Finalmente ti ho trovato!”-urla pieno di gioia indicando la statua di Garibaldi e da lontano ecco che si avvicinano due ragazzini dagli occhietti intelligenti... Camillo:"Ciao, io sono Camillo." Anita:"Aligatò, io sono Anita..." Giuseppe: "Arigatò arigatò...carina assai la signorina arigatò......!" Vittorio:"A Garibaldi dobbiamo l'Italia!"-esordisce con aria saccente. Camillo:"E tu chi sei?" Vittorio:"Vittorio,vengo da Torino e adoro la storia!" Giuseppe."E' arrivato mister simpatia!" fa eco con aria scherzosa. Anita:"Secondo me è un segno!" Camillo:"Cosa??!!" Anita."Questa notte ho fatto un sogno un po’ strano...pensa ho sognato proprio questa statua che mi diceva di venire qui !” Insieme:"Anche noi!" Anita:"Lo dicevo io!". All'improvviso la statua di Garibaldi iniziò a parlare... Garibaldi:"Ciao amici!Sono contento che abbiate accettato la mia richiesta d'aiuto. L'Italia è in pericolo. Ha bisogno di voi... Anita. "Di noi??!!....ma siamo solo dei ragazzini!"... Garibaldi:"...Sì, ma potete tanto se vi impegnerete e combatterete con impegno contro le ma-lefatte di Messieur Approfit. Bisogna unire di nuovo l'Italia e cosa importante occorre fare gli Italiani!.... Ops.... quasi dimenticavo una cosa importantissima. ecco a voi delle ‘Travel-gum', le gomme viaggianti. Quando inizierete a masticarle vi trasporteranno nei posti più importanti del Risorgimento italiano. Buona fortuna ragazzi!" Giuseppe:"Io ci sto!.... Camillo :"Ti seguo amico..... Anita."Come posso mancare'??!!.... Vittorio."E' una vera impresa,ci vuole tanto impegno..... Giuseppe: "ma ci tieni all'Italia? Vuoi giocare nel tuo paese e fare tanti viaggi nelle belle città italiane?...... Vittorio:"Certo!".... Giuseppe:"Allora unisciti a noi! Tutti insieme avvicinatisi,come in segno di promessa, fecero un cerchio e allungata la mano verso l'interno gridarono… Insieme:”Mille x uno, l'impresa!".

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II. APPUNTAMENTO CON IL PASSATO: CARLO CATTANEO E LE 5 GIORNATE DI MILANO. Camillo:"Certo che ci siamo presi proprio un bello impegno!" Giuseppe:"Quando si vuole bene a qualcuno o a qualcosa si è disposti a tutto!" Vittorio:"Appunto, l' Italia non può aspettare!" Anita: "Si ma ...da dove iniziamo?L'Italia è tanto grande". Vittorio:"Ma ragazzi basta masticare le travel gum! Ci pensano loro!" Camillo:"E' vero,peccato però che non sono come i nostri squisiti cannoli....." Giuseppe:"Perché vogliamo parlare dei nostri babà'?!?" Anita:"Ah...i maschi! Forza sbrighiamoci, l'Italia ha bisogno di noi. Pensate piuttosto a masti-care le gomme." Giuseppe e Camillo: "Agli ordini!" gridarono i due ragazzini mettendosi sull'attenti. I quattro così si ritrovarono per le affollate strade di Milano, ma qualcosa di stra-no attirò la loro attenzione. Un omino tutto strano, alto quasi quanto un puffo vestito in modo eccentrico con un grande orologio in mano. Aveva tanto l'aria di qualcuno che andava di fretta. Omino:"Finalmente vi siete decisi a venire-esordì tutto agitato -ma vi sembra questa l'ora di arrivare'!?! Camillo:"Ma ...sto sognando o quel puffetto parla con noi?" Omino:"Puffetto a chi???!!!!Io sono l'omino del tempo e se non vi sbrigate perderete un grande appuntamento con il passato." Giuseppe:"Ma questo chi è?....Piero Angela?!" Vittorio:"Ma che dici! Sicuramente ci vorrà portare da qualche parte." Anita:"Suvvia ci spieghi! Dove dobbiamo andare?" Omino."Vi aspetta Carlo Cattaneo e vi racconterà delle cinque giornate di Milano!" Svoltato l'angolo un mezzo busto raffigurante il grande Cattaneo prese vita: Cattaneo:"Ciao amici. Benvenuti nella bella Milano, teatro di cinque lunghe giornate di rivolte per scacciare via gli Austriaci." Vittorio:"Ma perché volevate mandarli via ?" Cattaneo."Non potevamo più subire tante cattiverie....ci privavano di tutte le libertà e di tutti i nostri diritti.” "Giuseppe: "Ma in quanti avete combattuto….sicuramente in tanti …vero!?" Cattaneo. "Sì…eravamo davvero in tanti pensate che l'intera popolazione combatteva in strada costruendo piccoli muri con quello che aveva: sedie , poltrone, mobili ... c'erano anche degli orfanelli che portavano ai diversi gruppi di persone che combattevano dei messaggi di guer-ra... ci siamo messi tutti d'impegno. Non si potevano più permettere le loro ingiustizie,le loro malefatte. Così giorno dopo giorno abbiamo combattuto per il nostro Paese!" Camillo: "Anche noi combatteremo per esso! Vittorio: "Non permetteremo a Messieur Approfit di rovinarci l'Italia". Giuseppe: "Insieme è tutto più facile e possibile." Anita."A lavoro garibaldini!".

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III. MAZZINI: L'APOSTOLO DELL'ITALIA Tematiche: Amor patrio, libertà, uguaglianza, fraternità, fede. Continua la magica avventura per i nostri simpatici amici. Oggi li aspetta un incontro con uno dei più grandi apostoli dell'unità d'Italia: Giuseppe Mazzini. Giuseppe: "Amici,che ne dite di fare qualche incontro col passato?" Camillo: "Già...siamo o no dei Garibaldini del secondo millennio?!" Vittorio: "Ma quale secondo,siamo nel terzo millennio!”...corregge Vittorio col suo solito accen-to conoscitore. Anita: "Quante storie!Che ne dite di partire senza troppe chiacchiere?" Giuseppe: "Ah le donne!Delizia.....e croce degli uomini." Fa eco con tono disfatto. Vittorio:"Allora partiamo!" I quattro garibaldini masticarono le loro gomme magiche e un vortice di energia catturando-li,li trasportò a Genova nei pressi di un museo. Avvinti come erano dalla storia e dal fascino del passato vi entrarono subito. Dopo aver svoltato il primo corridoio si ritrovarono in una stanza dedicata al Risorgimento e una nuvola improvvisa apparve loro e in questa Giuseppe Mazzini. Mazzini: "Salute a voi ragazzi!Sono Giuseppe Mazzini" Anita:" Che bello... che emozione! Ci parli di lei… della sua vita... di tutto!" Mazzini: "Quanta fretta… non scappo mica… allora da dove partiamo… beh… sono originario di Genova e fin da giovanissimo ho amato profondamente la mia patria per questo mi iscrissi alla Carboneria......" Camillo. "La società segreta?" - chiese timidamente. Mazzini: "Sì, lo era ed io fui uno dei carbonari più attivi e per questo fui incarcerato...perché parlai agli Italiani di libertà,indipendenza,uguaglianza e fraternità,ma erano questi ideali messi al bando dai sovrani che occupavano l'Italia." Giuseppe: "Che rabbia.... ideali come questi sono i primi e indispensabili per vivere bene in-sieme agli altri!" Mazzini: "Dici bene... per questo andavo di casa in casa, con una cassetta al collo in cui tra-sportavo carbone, dove in realtà sotto c'erano le copie del mio giornale: la Giovine Italia.” Anita: "Ma tu che sei vissuto in un periodo di rivolte come ne nasce una ?" Mazzini: "Le rivoluzioni hanno successo solo se il popolo vi partecipa con fede ed entusiasmo ricevuto da Dio, misto a tanto coraggio." Vittorio. "Si ma... non si può sempre vincere... la storia ci dice che sono stati tanti i giovani morti per l'Italia." Mazzini. "Tutti siamo responsabili di quello che saremo:quindi se vogliamo un Paese miglio-re,non dobbiamo avere paura di morire. Dobbiamo essere pronti a tutto ,anche a donare la no-stra vita. Tutti insieme ci riusciremo." Camillo. "Ma come possiamo portare di nuovo l'unità,noi siamo soltanto dei ragazzini…è impos-sibile!" Mazzini:"No. Non è impossibile ….basta mettete insieme i piccoli pezzi ed essi daranno vita a qualcosa di grande: l'Italia." Insieme. "Mille per uno, l'impresa!".

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IV. I FRATELLI BANDIERA: LA VITA PER LA LIBERTA’ Tematiche: coltivare le amicizie, senso del dovere, fiducia nell’altro, vedersi dal tradire un amico. L’incontro con Mazzini aveva destato nei quattro ragazzini la voglia di combattere per il loro Paese, ma quei discorsi sulla morte però avevano preoccupato non di poco i giovani garibaldi-ni. Camillo: “Ragazzi, non so voi, ma io ho paura di questa missione….se….se moriamo anche noi?! – esordisce con tono preoccupato. Giuseppe: “Non succederà amico mio! Ci saremo noi con te! Non avere paura….a che servono allora gli amici?!” – disse con tono rassicurante dandogli una pacca sulla spalla. Anita: “Ragazzi sento che dobbiamo partire! Mano alle gomme!” Ed ecco il solito vortice d’energia avvolgere i nostri amici e trasportarli in una calda località meridionale. Erano capitati in un ampio vallone tra le alte montagne calabresi. Tutt’intorno c’erano grosse pietre e tanti alberi e in lontananza si scorgevano degli edifici e al centro del vallo si innalzava un grande monumento per i caduti del Risorgimento. Vittorio accorse subito ai piedi della statua e iniziò a leggere l’incisione: “Ai fratelli Bandiera, nati austriaci, ma morti italiani.” Camillo: “ Ma cosa vorrà dire?!” Giuseppe: “Forse perché erano amici degli italiani e magari li hanno anche aiutati.” Anita: “Ma certo! I fratelli Bandiera, come ho fatto a non ricordarmene prima! Sono stati fucila-ti qui al vallo di Rovito!” disse Anita, esultando di gioia. Signore: “ Hai detto bene” – disse un signore alle loro spalle – “ sono proprio loro: i Fratelli Bandiera!” Vittorio: “Ma sul basamento c’è scritto che erano austriaci!” Signore: “E’ vero. Nacquero da padre austriaco, un ufficiale della marina austriaca, ma dedica-rono la loro gioventù a liberare l’Italia dai cattivi austriaci e Borboni.” Vittorio: “Se ricordo bene furono proprio i Borboni a fucilarli.” Signore: “ Giusto!” Giuseppe: “ Ma perché!?” Signore: “ Perché erano seguaci di Mazzini e quando egli progettò una rivolta in Calabria con-tro i Borboni, i due fratelli lo informarono che insieme ad altri ufficiali , si sarebbero impadroniti delle navi austriache per favorire il popolo.” Camillo: “ E poi che cos’è successo?” Signore: “ Diedero ascolto a una falsa notizia e così partirono dalla Grecia e sbarcarono in Ca-labria. Ma la rivolta era terminata.” Anita: “ Quindi sono stati traditi?” Signore: “ Si, traditi! Un certo Boccheciampe li tradì e così furono fucilati con altri 9 uomini in questo vallone, proprio dove sorge il monumento.” Giuseppe: “ Ah! Le spie le odio proprio! Ma come si può tradire un amico o comunque uccidere un uomo!?”, disse infuriato con le lacrime agli occhi. Vittorio: “ Già, però è sbagliato pensare che tutti possano tradirci. Nonostante le brutte espe-rienze , si deve dare fiducia alle persone. Camillo: “ Ma è difficile!” Vittorio: “ Ma non impossibile!” Signore: “ Ben detto! Siete dei simpaticissimi ragazzi e pieni di ideali. Messieur Approfit ci ha divisi di nuovo, ma credo che con la vostra forza d’ animo, il vostro impegno e coraggio; riusci-rete a riunificarla proprio come i veri garibaldini.” Anita:"Magari fosse vero!" sospirò con aria sognatrice. Signore:"Vedrete,ci riuscirete .Buona fortuna!" Insieme:"Grazie!"

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V. LA TARTARUGA GIOVANNI. Era trascorsa appena una settimana dal magico sogno di Garibaldi e tante emozioni e sorprese si erano presentate ai protagonisti. Ma ora qualcosa di davvero emozionante li attendeva. Co-me sempre masticarono le loro travelgum e si ritrovarono sulle spiagge di Talomone, la città della sosta della grande impresa dei mille. Era un caldo pomeriggio estivo e sulle suggestive spiagge del Tirreno i nostri amici rimasero ammaliati dal rumore delle onde. Ma qualcosa attirò la loro attenzione: una tartaruga marina. Anita:" Guardate lì!" indicò piena di gioia la cinesina. Camillo:"Ma che cos'è??!! Sembra una tartaruga.” Vittorio:"E' una tartaruga marina e se ricordo bene vivono molto a lungo, anni, secoli." Giuseppe:"Chissà...magari parla anche lei..." proseguì con aria sognatrice. all'improvviso la tartaruga prese parola… Tartaruga:"Sciaooo bbbambbini" proruppe una voce misteriosa e penetrante. Tartaruga:"Io sono Giovani, la tartaruga più vecchia d'Italia. Sapete quanti anni ho io????" domandò ai quattro. Camillo: "Sicuramente tanti!".... Tartaruga."...............duescentoooooooooooooooooooooo!" Anita: "Allora sicuramente c'eri quando Garibaldi compì la sua impresa! Tu ne sai qualcosa?" T: "Scerto!,vedete...proprio dietro quella montagna c'è il porto di Talomone. Lì nel 1860 i Mille sostarono per rifornirsi di carbone e viveri. A quel tempo i battelli andavano a vapore e il viag-gio era troppo lungo. C sì si fermarono qui e trovarono tanta ospitalità ,nonostante questa fosse la terra di umile gente....qui c'erano tutti carbonai e pescatori. Quella per me fu una sera davvero emozionante." Vittorio": Come mai signor Giovanni?" T:" Perché quella notte si schiuse l’uovo del mio tredicesimo figliolo.....fu una notte molto diffi-cile e lunga......mia moglie stette lì a controllare tutta la notte. Poveretta a volte mi sembra ancora vederla star male su quelle uova. In principio ne erano molte di più …ma le correnti erano troppo forti quella notte e la mia dolce mogliettina ne riuscì a proteggere solo uno che portò sulla spiaggia dove una signora la aiutò.” Anita: " Una signora?!" T: " Una donna imbarcatasi con i Mille. Ci vide sulla spiaggia di notte e con molta attenzione aiutò la mia dolce moglie che era in difficoltà..non smetterò mai di ringraziar-la....hai salvato noi che siamo animali ,ha curato mia moglie e non ci ha portato via il cucciolo. Ha rispettato noi animali e l'ambiente." Camillo:" Certo che questi Mille sono stati proprio brave persone!" Giuseppe:" Già....coraggiosi patrioti, grandi idealisti e bravi naturalisti.... certo che dobbiamo proprio prendere esempio." T:" Si proprio da persone come queste dovete prendere esempio............. dai grandi del pas-sato e anche se nessuno ricorda il loro nome, la storia ricorda le loro gesta".

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VI° EPISODIO “PISACANE E I 300 A SAPRI” Questa voltale travelgum ebbero un effetto immediato e i nostri amici si ritrovarono sul corso principale di Sapri, una cittadella del salernitano resa tristemente famosa a causa della luttuo-sa spedizione a opera di Pisacane. Era pomeriggio e l’aria estiva aveva fatto venir voglia di ge-lato ai nostri amici. Ammaliati dal nome della gelateria “La Spigolatrice di Sapri”, vi entrarono; lì c’era una grande esposizione di gusti: nocciola, puffo, menta, addirittura il gusto fantasia! Camillo: “Signorina, mi farebbe un gelato?” Signorina: “Certo, come lo desideri?”… ma la signora non ebbe risposta poiché una poesia atti-rò l’attenzione di Camillo, il quale iniziò a leggere.. Camillo: “Eran trecento, eran giovani e forti, e son morti! Me ne andavo una mattina a spigola-re quando v di una barca in mezzo al mare; era una barca che andava a vapore, e aveva una bandiera tricolore…” Anita: “Ma…mi sembra di averla già sentita!” Vittorio: “E’ la poesia scritta da Luigi Mercantini in memoria dello sbarco dei 300 ad opera di Pisacane”. Giuseppe: “Ecco il mostro storico!” –con aria scherzosa. Signorina: “Ha ragione! Questa poesia è la famosa ‘Spigolatrice di Sapri’, un tempo si trovava in tutte le antologie scolastiche, e i ragazzi la imparavano a memoria”. Camillo: “Ma scusate…chi è Carlo Pisacane?” Signorina: “Fu patriota e scrittore. Nel 1857 tentò una rivoluzione nel sud. Partì con quattro compagni, sbarcò a Ponza e liberò coloro che vi erano detenuti; 300 di questi lo seguirono qui a Sapri. Ma la popolazione non si unì a loro e l’esercito borbonico circondò facilmente Pisacane e i suoi uomini. Sconfitto, egli si suicidò”. I quattro ragazzini, con le lacrime agli occhi per la tragica avventura dei 300, uscirono dalla gelateria e si a vicinarono al parapetto che separava la spiaggia dalla strada. Pensarono a tutti i loro coetanei vissuti nell’800, a quanti morirono, a quanti persero il papà magari per combattere per l’Italia. Si misero a guardare fissi l’orizzonte e decisero che tali ingiustizie non dovessero più accade-re. Si sarebbero impegnati ancor di più nella loro coraggiosa impresa. Ma i loro pensieri, furono distratti da urla di ragazzi. Un po’ distante da loro, si stava svolgendo una rissa; c’erano quattro ragazzi, di cui uno di co-lore che veniva preso in giro dagli altri tre. Ragazzo 1: “Hei cioccolatino, allora…dammi la tua merenda!” Ragazzo 2: ”A lui la merenda , a me…i tuoi soldi!” Ragazzo 3: “…e a me il telefonino!” Ragazzo 4: “No, lasciatemi stare, andatevene!” Vittorio: “Ma cosa succede li?” Anita: “Stanno litigando!” Giuseppe: “E sono tre contro uno” Camillo: “Forza amici aiutiamo il ragazzo in difficoltà!” Giuseppe: “Hei, lasciatelo stare!” Ragazzo 1: “Non impicciarti, non parliamo con te” Vittorio: “Ma vi sembra giusto? Siete più grandi di lui e per giunta in maggioranza!” Ragazzo 2: ”E’ straniero, ed io gli stranieri non li sopporto!” Anita: “Ma cosa stai dicendo?!” Ragazzo 3: “E’ vero! Sono antipatici e ci stanno rubando tutte le nostre cose!” Camillo: “Ma non è proprio vero! Siete voi che non siete attenti alle vostre cose. Loro invece cercano di integrarsi, di conoscere la nostra storia, le nostre radici…perché non lo fate anche voi?” Ragazzo 2: “Non ci penso proprio!” Giuseppe: “E invece devi pensarci…rifletti, lo prendi in giro e non sai nemmeno perché, scom-metto che non conosci nemmeno il suo nome”. Ragazzo 1: “E’ vero non lo sappiamo..”. Così i tre ragazzi si avvicinarono al piccoletto di colore ed insieme si misero a giocare…

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EPISODIO VII: " QUARTO, LA PARTENZA A BORDO DEL LOMBARDO E DEL PIEMONTE L'avventura dei nostri amici continua... le travelgum questa volta li conducono nelle vicinanze di Genova,presso un porto chiamato Quarto. Era il tramonto , e le strade pullulavano di gente. C'erano persone che si abbracciavano, baciavano,piangevano, e l'aria che si respirava era un po’ strana , così come lo era anche la gente che c'era lì. Nell'aria si mescolavano vari dialetti perché erano tante le persone riunitesi a Genova. Anita:"Dove siamo finiti?" Camillo:"Direi in un porto........” Giuseppe."E cosa ci fa tutta questa gente qui?" Vittorio:"Sembra che siano in partenza.....guardate quante barche ci sono in mare!" Camillo:"E senti come parlano. Non ci capisco niente." Così Anita si avvicinò a un uomo tra folla e chiese: Anita:"Mi scusi signore,ci sa dire cosa sta succedendo?"…. l'uomo rispose con sospetto.... Uomo: "Ma come signorinella...non sai cosa sta succedendo?....tra poco avrà inizio la spedizio-ne dei mille!".... Vittorio: "mmmm... spedizione dei mille. Forse ho intuito dove ci troviamo." Anita: "... E qual è lo scopo di questa spedizione? Signore: "Garibaldi vuole unificare l'Italia e per fare ciò deve liberare il sud dai Borboni, per questo stanno accorrendo volontari da ogni parte." Camillo."ma queste due navi dove sono dirette'?" Signore:" A Marsala,così facendo Garibaldi risalirà il meridione fino a giungere in Campania." Giuseppe:" Che e ne dite se andiamo con loro'?” Insieme: "Siiiiiiiii!" I quattro amici salirono a bordo del Lombardo e del Piemonte.Una volta a bordo si camuffaro-no come veri garibaldini con le camicie rosse e trascorsero tutta una notte sotto le stelle. Anita ." Che cielo stellato questa notte!" le si avvicinò Giuseppe... Giuseppe: ”Sì, hai ragione,questa sera le stelle hanno una luce particolare, come.....i tuoi oc-chi!” disse tutto imbarazzato. Anita si voltò tutta impacciata e gli diede un bacio sulla guancia. L'effetto delle travel- gum era finito e i giovani improvvisamente vennero catapultati nel presente.

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VIII EPISODIO: “IL MATRIMONIO TRA GARIBALDI E ANITA” Ideali: FIDUCIA, RISPETTO, IMPEGNO. Era una splendida notte d’estate, quando con l’aiuto delle travelgum, i nostri quattro amici fu-rono inviati nelle immense pianure del Brasile nel 1839. Si trovarono in una piccola cittadella di Laguna e da lontano si udì una vocina sussurrare qual-che rito in latino. Era una voce che proveniva da una piccola chiesetta un po’ più distante da loro. I quattro vi entrarono e videro ai piedi dell’altare un prete celebrare le nozze di Anita e Garibaldi: “shh!! Silenzio” – mormorò Vittorio. Due giovani: una bellissima donna vestita di bianco e un giovanotto con grossi pantaloni e una camicia rossa. Erano le nozze segrete di Anita e Garibaldi. Sacerdote: “Celebramus vostras nuptias”. Camillo: “Ma che sta dicendo questo?!”, disse Camillo voltandosi verso Giuseppe con aria interrogativa. Vittorio: “Che somari che siete. E’ latino, la lingua degli antichi Romani”. Camillo: “Allora siamo a Roma??” Anita: “Certo che no! Ma devi sapere che prima il latino era lingua usata per le cerimonie im-portanti”. Giuseppe: “We allora se il Napoli vince lo scudetto, dobbiamo esultare in latino? Habemus vin-cuts scudettum!” E una risata fragorosa si diffuse per tutta la chiesetta. I giovani sposi e il celebrante si accorse-ro subito della presenza dei ragazzini e questi si fecero avanti e si presentarono ai due amanti del passato. Garibaldi: “Chi va là?! Fatevi sotto se avete coraggio”. Giuseppe: “ Ci scusi Garibaldi…mhh… Anita (baby): “Ci trovavamo da queste parti, abbiamo visto la luce e siamo entrati!”. Vittorio: “Veniamo in pace”- affermò alzando le mani. Garibaldi: “ Suvvia…venite qui. Assistete al mio matrimonio con Anita”. I quattro ragazzi si sedettero sulle panche per assistere alla celebrazione. Dopo i giovani garibaldini si rifocillarono a casa dei nuovi sposi. Camillo: “Allora finalmente vi siete sposati!”. Garibaldi: “Finalmente, non desideravo altro. Il matrimonio è qualcosa d’ importante e soprat-tutto bisogna essere davvero tanto innamorati”. Anita (sposa): “E’ vero bisogna avere fiducia nell’altro, rispetto. Con il matrimonio vi prendete un grande impegno, stare sempre insieme nel bene e nel male”. Camillo: “Anche nelle battaglie?”- chiese preoccupato. Anita: “Soprattutto a quelle. Io sono cresciuta in un paese dove non c’era la libertà. Eravamo tutti schiavi. Così io assieme ad alcuni amici ci siamo ribellati e abbiamo combattuto per i nostri diritti”. Vittorio: “E quando avrete dei bambini come farete a combattere?” Garibaldi: “L’accudiremo con tanto amore e li proteggeremo in tutti i modi”. Anita (sposa): “Ma voi da dove venite? Siete così strani”. Anita (piccola): “Siamo italiani e siamo partiti per un viaggio un po’ speciale”. Garibaldi: “Oh ragazzi!Non immaginate nemmeno quanto mi manchi la mia terra; patria di poeti, pittori, santi! L’Italia è una bellissima terra ma sta agli italiani tenerla bella!” Dopo quel commovente intervento il nostri amici ritornarono nel presente pronti per una nuova avventura.

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IX° EPISODIO: “LO SBARCO A MARSALA” Ideali: RISPETTO, SPIRITO DI SACRIFICIO, VOLONTA’, RICORDO Dopo una settimana di navigazione i Mille sbarcarono Marsala dove furono accolti con fiducio-sa gioia da parte del popolo siculo. I nostri quattro amici mangiarono di nuovo delle loro magi-che gomme e come sempre viaggiarono in qualche luogo reso famoso dal Risorgimento. Oggi sono a Marsala. Anita: “Che bello questo mare…e queste case bianche e che giardini rigogliosi. Che pace che si respira da queste parti!”. Ad un tratto si udì una voce provenire da una vecchia barchetta li sul molo. Signore: “Questa è la bella Marsala, qui 150 anni fa Garibaldi e i Mille sbarcarono per liberarci dai Borboni che ci opprimevano con le loro cattiverie. Così ci liberammo da quelli che non ci rispettavano”. Vittorio: “Ma prima non avete cercato di ribellarvi?” Signore: “Certo che ci abbiamo provato, ma con scarsi risultati, a volte nulli. Pensa, siamo stati proprio noi siciliani a scendere in campo nel 1848”. Giuseppe: “Ma c’è voluto Garibaldi!”. Signore: “Figliolo, noi del sud siamo sempre stati governati da cattivi sovrani che non ci per-mettevano di essere liberi. Io sono siciliano, conosco la storia, e la gente lavorava duramente nei campi. Anche noi del sud avevamo diritto a un futuro migliore”, Camillo: “Già! Ma oggi per fortuna le cose sono diverse!” Signore: “Tanto diverse non lo so sono. Pensa che oggi l’Italia resta divisa e questo perché non c’è quello spirito d’Unità che guidava gli uomini dell’800”. Anita: “Noi siamo qui per questo, ci metteremo d’impegno a salvare il nostro Paese”. Giuseppe: “Giusto! Forza ragazzi ripartiamo, gli italiani ci aspettano!” Si avvicinarono e insieme: “Mille per uno, l’impresa!”.

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X EPISODIO: “CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR: IL GRANDE TESSITORE” Ideali: IMPEGNO, PERSEVERANZA Un altro grande incontro attendeva i nostri amici. Dopo aver utilizzato le loro travelgum, i quattro ragazzini si ritrovarono in una grande stanza vuota con al centro un grosso librone. Anita: “E questo libro qui che ci fa?!” Camillo: “E come è strano”. Giuseppe: “Vero, e sembra molto antico”. Libro: “Ciao ragazzi!” - Un urlo di spavento si alzò nella stanza- Vittorio: “Chi parla?” Libro: “Come chi parla…sono io, Grande Libro! Vi aspettavo. Oggi vi racconterò di un grande uomo del Rinascimento: Camillo Benso conte di Cavour!” Anita: “Ma da quando i libri sanno parlare?” Aggiunse Vittorio; “Ragazzi lasciamo perdere le chiacchiere…Grande libro, raccontaci di Camil-lo” Libro: “Camillo era un nobile che frequentava le persone importanti dell’ epoca, così entrò in politica. Quando salì a capo del governo emanò tante riforme, ma la sua impresa più importante sapete quando c’è stata?” Insieme: “Nel Risorgimento!” Libro: “Giusto! Il sogno di Camillo era di vedere l’Italia unita. Così dopo due guerre d’indipendenza il conte decise di unire anche il sud alle regioni del nord”. Vittorio: “E come la storia ci insegna fu aiutato dal grande Garibaldi” Giuseppe: “Ma se Garibaldi con i Mille combattevano al sud, nel frattempo Camillo che faceva?” Libro: “Stringeva legami con la Francia per farsi aiutare in caso di pericolo” Camillo: “Per questo allora fu soprannominato il Grande Tessitore”. Libro: “Il conte Camillo ha impiegato tutte le sue forze per dar vita all’ Italia. Con tenacia e co-raggio pensava a come unire i territori italiani; ha creduto nei suoi sogni e ha sperato. Questo è quello che dovete fare anche voi!” – proseguì il libro – “sacrificarsi per gli ideali, combattere le ingiustizie..”. Quel giorno i 4 ragazzi impararono che l'impegno e la tenacia devono essere sempre presenti quando si i seguono i propri sogni.

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XI° EPISODIO: “L’INCONTRO A TEANO” UMILTA’, MODESTIA, OMOLOGAZIONE Oggi i nostri amici faranno un salto nel passato, in un luogo molto caro al periodo risorgimen-tale: Teano. Dopo aver masticato le gomme magiche i garibaldini si trovarono al quadrivio di Taverna Catena di Vairano, presso Teano il 26 ottobre 1860. Giuseppe: “Hey guarda – indicando Garibaldi che si avvicinava al re accompagnato da alcuni garibaldini – tra poco si incontreranno!” Anita: “Vediamo cosa si dicono!” Garibaldi alza la mano destra ed esclama – “Salute al Re d’Italia”- e il Re - “Salute al mio migliore amico!” Poi avvicinandosi si salutarono e s’incamminarono mentre gli altri gridavano – “Viva il Re, viva l’Italia! ”Camillo: “Ragazzi, abbiamo assistito davvero al mitico incontro. Che emozione!” Vittorio: “E pensare che Garibaldi ha accettato l’ordine di abbandonare le sue truppe dopo tutto quello che aveva fatto”. Anita: “Il re gli offrì ricchezze, ma lui non volle nulla”. Giuseppe: “Già, per lui unire l’Italia era un dovere. Così con umiltà si è ritirato e con modestia, dopo il tentativo di unire anche Roma, tornò nella sua Caprera”. Camillo: “Io non so cosa avrei fatto; credo che mi sarei tenuto il regno tutto per me e non lo avrei diviso con nessuno!” Vittorio: “Invece l’eroe dei due mondi si comportò proprio in modo opposto. Bisogna farsi da parte ogni tanto, fare posto agli altri ed essere lo stesso disponibili”. Anita: “Però, anche se è difficile bisogna sapersi comportare”. Giuseppe: “Forza amici torniamo nel presente e diamoci da fare!” E avvicinandosi gridarono il loro motto –“Mille per uno, l’impresa!” – e tornarono nel presente.

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XII° EPISODIO “IL TRICOLORE: Tematiche: amor patrio, ideali, appartenenza, diversità

Ogni Paese ha la sua bandiera che sventola con i colori che appartengono a quella Terra. Così, anche l’Italia ha i suoi colori… Camillo: “Amici –disse agli altri tre ragazzi indicando una bandiera italiana li vicino –ma perché la nostra bandiera ha quei colori?” Anita: “Già! Perché è così? Come è nata?” Ed ecco che un colpetto di tosse annunciò che lo storico del gruppo stava per parlare. Vittorio: “E’ noto che il nostro tricolore è nato con la Repubblica Cispadana nel 1797 e furono decisi questi colori: il verde, il bianco ed il rosso”. Giuseppe: “E mi scusi signor storico…perché proprio questi colori?” Vittorio: “Beh! Il rosso non vi ricorda niente?” Anita e Camillo: “Le divise del garibaldini!” –esclamarono felici. Giuseppe: “Quindi il rosso è la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi che combatterono per la patria e per i propri ideali”. Vittorio: “Il verde, dovete sapere, che rappresenta la forza, la perseveranza, la stabilità, la na-scita…” Camillo: “Quindi la nascita dell’Italia!” Anita: “Il verde mi fa pensare alla primavera, all’equilibrio…” Giuseppe: “Beh! Verde speranza!” E dopo una breve risata Camillo chiese: “E il bianco?” Vittorio: “Il bianco rappresenta la fede serena nelle idee che fanno grandi il tempo e chi le pen-sa”. Anita: “Allora la nostra bandiera è la nostra storia! Siamo noi, noi italiani!” Giuseppe: “Insomma l’Italia è un puzzle, un minestrone di tanti sapori!” Camillo: “Ma tutti buoni” Vittorio: “Essere italiani significa immedesimarsi nei colori di questa bandiera. Ragazzi che ne dite, mi è venuta voglia di cantare l’inno, ci state?” Insieme: “Siii!” Così tutti insieme si misero a cantare l’inno con la mano destra poggiata sul cuore…

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XIII° EPISODIO “I BRIGANTI” Trascorsi ormai più di dieci giorni dal mitico sogno, i nostri quattro amici, con la loro simpatia e forza d’animo, sono riusciti ad incontrare i grandi personaggi del Risorgimento, e a mettere in pratica i loro insegnamenti. Ma la storia del periodo risorgimentale racconta anche di persone che erano contro l’Unità: i Briganti. Ancora una volta le gomme diedero loro la possibilità di conoscere da vicino il passato.. Da lontano i nostri amici scorgono una lapide e Anita comincia a leggere.. Anita: “Il brigante è come la serpe, se non la stuzzichi non ti morde. Carmine Crocco” Giuseppe: “E chi è?” Carmine Crocco: “Sono io! Carmine, un brigante del Risorgimento italiano”. Camillo: “Brigante…cioè?” Carmine Crocco: “I briganti sono delle persone che si ribellavano ai comportamenti ingiusti e cattivi dei nuovi governanti che venivano dal Piemonte. Le loro leggi non tenevano conto dei problemi reali del sud, così si creò questo fenomeno violento ma fortemente sentito ”. Vittorio: “Allora non tutto oro quello che luccica?” Carmine Crocco: “Purtroppo no! Per nostra sfortuna siamo sempre stati considerati dei fuori-legge, delle persone da evitare e soprattutto, siamo sempre stati giudicati”. Anita: “Ma come è possibile? Lei è una persona così gentile”. Carmine Crocco: “Eh si mia cara, è possibilissimo! Pensa che sono stati fucilati un gran numero di briganti solo perché non rispettavano le decisioni dei sovrani!” Vittorio: “Certo che avete avuto un grande coraggio! Siete morti per far valere i vostri ideali e il vostro compenso è stato solo il disprezzo che la società del tempo nutriva nei vostri confron-ti! Ma sappiate che io ed i miei amici vi ammiriamo tantissimo!” Carmine Crocco: “Grazie mille giovanotto! Si è fatto tardi, ora è meglio che io vada” Ragazzi: “E’ stato un piacere!” Carmine Crocco: “Ciao miei cari!”

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XIV° EPISODIO “ATTIMI DI NOSTALGIA” Ideali: AMICIZIA, ACCETTAZIONE DELLE DIFFERENZE, ESSERE PRONTI ALLE NOVITA’ Il viaggio dei nostri ragazzi è quasi arrivato al termine. Grazie a questa avventura si sono formate amicizie, conosciute le differenze presenti tra i vari popoli, e magari è sbocciato qualche amore, ma tutto ora volge alla fine… Anita: “Hei Giuseppe, cos’hai? Sei triste?” –chiese preoccupata Anita. Giuseppe: “Beh…si sono un po’ triste, penso che siamo alla fine, che il nostro compito è finito e…e…e che non ti rivedrò più!” Anita si sedette accanto ed iniziò a parlare… Anita: “Siamo diventati amici e abbiamo passato insieme tanti bei momenti e…anche io mi so-no affezionata a te!” –disse dandogli un bacio sulla guancia. Camillo entrando in scena… Camillo: “Ops…ho interrotto qualcosa amici miei?” Giuseppe: “No… -balbettò dall’imbarazzo- è che…ci vogliamo bene!” Camillo: “E mi fa mooolto piacere! Amici miei è bello stare uniti, combattere insieme nei momenti difficili tenendo sempre presente chi siamo e da dove veniamo; noi sia-mo diversi, proveniamo da paesi diversi, ma quello che ci unisce è proprio la nostra storia, le nostre comuni radici, anche se ci sono delle differenze, tutti veniamo da li!” Vittorio: “Beh! Non avrei potuto dire meglio. Abbiamo imparato tanto, e adesso tocca a noi far-le conoscere anche agli altri. E…anche se non ci vedremo più tutti i giorni, c’è sempre il telefo-no, facebook, magari in estate potremmo passare le vacanze insieme!” Insieme: “Si che bello!” Giuseppe: “Si ma…non abbiamo salvato l’Italia!” Anita: “Già! Ma come facciamo?” Camillo: “L’Italia è in pericolo!” Vittorio: “Hei, aspettate…ma quella cosa che vola che cos’è?!” –urlò indicando un foglio che vo-lava in cielo. Camillo: “Aspettate –acciuffa il foglio –ecco fatto, leggiamo un po’…La ricetta dell’unità...Se l’unità vuoi assaporare, questa ricetta devi sperimentare!” “Tanta fortuna, abbastanza coraggio, molta ma molta pazienza, tantissimi sacrifici, una buona dose d’impegno quotidiano, una vera ed ottima vocazione, poca arroganza, un pizzico di spe-ranza ed allegria, una manciata di umiltà, una bella dose d’ideali, segui l’istinto quanto basta e una spolverata di puro amore” Anita: “Sembra proprio ciò che ci serve!” Giuseppe: “Già! La ricetta dell’unità.” Vittorio: “Il difficile sarà metterla in pratica…” Camillo: “Si, ma…insieme ce la faremo!” Insieme: “Mille per uno, l’impresa!”

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XV° EPISODIO “TUTTO BENE QUEL CHE FINISCE BENE” Ideali : saper godere delle cose belle della vita. Ieri i nostri quattro amici hanno trovato la ricetta dell’unità, oggi la prepareranno con tanta cu-ra… Giuseppe: “Allora ragazzi…lo portate questo pentolone?! Suvvia, l’Italia ci aspetta” Anita: “Aspetta sto prendendo gli ingredienti…che diceva la ricetta? Quanto impegno quotidia-no?” Vittorio: “Una buona dose e aggiungerei anche del coraggio” Camillo: “Portate tutto qui che mescolo ben benino!” –disse mentre amalgamava gli ingredienti nel grande pentolone. Giuseppe: “Ecco fatto…e ora? Cosa facciamo con questa ricetta?” Anita: “Che domande! Ne serviremo a tutti, così smetteranno di fare tante cattiverie e ingiusti-zie. Così regnerà l’amore, il rispetto, la fedeltà…” Vittorio: “E memoria di tutte quelle persone che hanno combattuto per l’Unità d’Italia” Camillo: “Loro hanno formato l’Italia, ma noi dobbiamo farla crescere” Giuseppe: “Su amici! Iniziamo a berne un po’. Così il cambiamento inizierà da noi!” I quattro amici bevvero del preparato e poi tutti insieme con la mano sul cuore cantarono il lo-ro inno, l’inno d’Italia!”