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L’INDUSTRIA CHIMICA IN CIFRE 2013

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L’INDUSTRIA CHIMICA IN CIFRE2013

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Dati e analisi per conoscere meglio l’industria chimica

L’obiettivo è rendere disponibili, in modo semplice, le informazioni necessa-rie per la comprensione delle problematiche dell'industria chimica, del suo ruolo e dei suoi trend evolutivi nel mondo e in Italia. Ogni sezione tratta un argomento specifico accompagnando al testo alcune tavole.

L’INDUSTRIA CHIMICA IN CIFRE

Indice

§Chimica e qualità della vita pag. 3

§Scenario mondiale e chimica europea pag. 10

§ Il volto della chimica in Italia pag. 18

§ La performance sui mercati internazionali pag. 30

§ La centralità di ricerca e innovazione pag. 36

§Occupazione e responsabilità sociale pag. 42

§Sicurezza e sostenibilità ambientale pag. 50

§Fattori competitivi e Sistema Paese pag. 58

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A cura della Direzione Centrale Analisi Economiche-Internazionalizzazionetelefono: 02 34565 337 - mail: [email protected] La pubblicazione e altri approfondimenti sono disponibili e costantemente aggiornati sul sito internet di Federchimica (http://www.federchimica.it/ChimicaInCifre.aspx).

In copertina: immagine di Henry Matchvariani per Federchimica

Aggiornato nel mese di aprile 2013.

Finito di stampare nel mese di maggio 2013

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Benessere e qualità della vita

Scienza chimica Industria chimica

Ricerca e InnovazioneTecnologie e Prodotti

Ambiente

Mobilità

Comunicazione

CasaIgienee salute

Tempo libero

Gomma-plastica Tessile-cuoio Arredamento Carta

Auto Metalli Meccanica Elettrotecnica

Largo consumo Agricoltura Costruzioni Servizi

§La chimica è l’unica industria che condivide il suo nome con una scienza. La scienza chimica studia le proprietà e la trasformazione della materia, l’industria chimica acquisisce le conoscenze scientifiche e – attra-verso l’attività di ricerca e innovazione – le rende disponibili sotto forma di tecnologie e prodotti che contribuiscono a migliorare il be-nessere e la qualità della vita.

§Spesso non si percepisce il valore della chimica perché normalmente non si utilizzano direttamente i suoi prodotti, eppure la chimica pervade tutti gli aspetti della vita, dal tempo libero alla mobilità, dalla comunicazione all’igiene e salute. In effetti tutti i prodotti di uso comune esistono e hanno costi accessibili proprio grazie alla chimica. Per queste sue caratteristiche, l’industria chimica ha un ruolo centrale nel soddisfare i bisogni di una parte sempre più ampia della popolazione mondiale che sta conquistando o migliorando il suo benessere.

§I prodotti chimici sono essenzialmente beni intermedi che trovano impiego in tutte le attività economiche e, in particolare, nell’industria. La chimica – tra-sferendo ai settori utilizzatori la tecnologia e innovazione incorporata nei suoi prodotti – sostiene la competitività dell’industria, genera e di-fende tanti posti di lavoro, in Italia e in Europa.

Chimica e qualità della vita

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Chimica e qualità della vita

carburanteper un viaggio

di 1200 Km

72 litri di virgin

nafta

etilene

propilene

butadienebuteni

aromatici

glicoletilenico

polietilene

polipropilene

acrilonitrile

elastomeri

caprolattame

21 magliette

260 m di tubi di protezione

240 bottiglie per detersivo (2L)

2 valigie

3 sedie da giardino

21 maglioni

5 coperte

500 paia di collant

poliestere

L’albero della petrolchimica

Fonte: Federchimica, BP chemicals

per cavi elettrici

2 paraurti per auto

13 pneumatici da bici

17 camere d’aria da bici

1 pneumatico da auto

§Attraverso successive trasformazioni, la chimica consente di ottenere tantissimi prodotti. La chimica ricerca continuamente nuove strade per realizzare prodotti in modo sempre più efficiente e più conve-niente, riducendo al minimo gli sprechi nel rispetto della salute e dell’ambiente.

§I prodotti della chimica di base sono i costituenti fondamentali degli altri prodotti chimici che, a loro volta, trovano impiego nei diversi settori indu-striali. A seconda delle materie prime utilizzate, si distingue tra chimica di base organica e inorganica.

§La chimica organica utilizza la virgin nafta, un derivato del petrolio, non come fonte di energia ma come materia prima. Dalla virgin nafta si otten-gono, ad esempio, tutte le materie plastiche.

§Nella chimica inorganica riveste grande importanza l’industria del cloro dal quale si ottengono moltissimi prodotti come - ad esempio - la gran parte dei medicinali, inclusi molti farmaci “salvavita”. Innumerevoli utilizzi ha anche l’acido solforico dalla depurazione delle acque ai fertilizzanti, solo per citare alcuni esempi.

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Chimica e qualità della vita

L’albero del cloro

teflon+ metano

+ propilene

aeronautica

ossido di propilene

allilcloruro

imbottiture

sbiancamento della carta

+ aromatici

monoclorodifluorometano

monocloro metano

+ etilene PVC

cloro

dicloro etano

clorobenzene agrofarmaci

fosgene + bisfenolo A caschipolicarbonato

poliuretano

metilcellulosa alimentari

tubature, cavi

+ butadiene mute da subcloroprene

serramenti, infissi

epicloridinaresine epossidiche

cloruro di fosforo

ipoclorito di sodio candeggina

agrofarmaci

trattamento e purificazione delle acque

+ composti inorganici

Fonte: Federchimica

L’albero dell’acido solforicosolfato di ferro+ ferro metallico depurazione

dell’acque+ idrato d’alluminio solfato d’alluminio

farmaceuticaossidazione molecole organiche

+ soda solfato di sodio (additivo) carta

acido solforico

concia+ minerali di cromo solfato basico di cromo

fertilizzanti+ fosforiti perfosfati

+ cloruro di potassio solfato di potassio

accumulatorisoluzione acquosa al 31° Bé

detersivi+ sostanze organiche

ad alto peso molecolaretensioattivi

+ ammoniaca solfato di ammonio

+ scorie titanifere biossido di titanio

+ solfato di ferro ossidi di ferro+ minerale di cromo ossidi

di cromo

+ soda solfato di sodio

pigmentisolfato di cromo

plastica+ acetoncianidrina metilmetacrilato

Fonte: Federchimica

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Chimica e qualità della vita

L’albero della chimica da fonti rinnovabili

MATERIE PRIME:biomasse

agricolturascarti alimentari

alghemicroorganismi

rifiuti organici

IMPIANTO CHIMICO: bioraffineria

BIOCARBURANTI

SOSTANZE E PRODOTTI CHIMICI

oleochimica e lubrificantisolventi

plastiche e fibrechimica di base

catalizzatori e additivi

tensioattivi e detergenticosmetici e farmaci

agrofarmacichimica fine e specialitàamidi e derivati

Fonte: Federchimica

§L’industria chimica sostiene forti investimenti per la sostenibilità: in ricer-ca e innovazione, per trovare soluzioni tecnologiche adeguate, ma anche in formazione e comunicazione, per garantire una corretta gestione da parte di lavoratori, clienti industriali e consumatori finali.

§I modi in cui l’innovazione chimica contribuisce alla sostenibilità sono tantissimi, ad esempio attraverso processi e prodotti sempre più sicuri e più puliti lungo tutto il ciclo di vita e attraverso la gestio-ne dei rifiuti secondo una logica di minimizzazione e riutilizzo.

§La chimica da fonti rinnovabili utilizza materie prime di origine biologica per produrre prodotti chimici e biocarburanti. Essa contribuisce alla so-stenibilità in modo duplice: attraverso l’uso di materie prime che compor-tano minori emissioni di gas serra e attraverso l’offerta di prodotti chimici biodegradabili o biocompostabili.

§La frontiera tecnologica si orienta sempre di più all’utilizzo di materie pri-me prive di usi alternativi come colture agricole dedicate in aree a scar-sa produttività, scarti e rifiuti dell’industria alimentare e dell’allevamento, biomasse di origine forestale o comunque non agricola (potature), alghe, microorganismi coltivati in condizioni artificiali.

§La chimica da fonti rinnovabili può consentire la riconversione di siti indu-striali dismessi o degradati e contribuire al rilancio dell’agricoltura italiana.

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Chimica e qualità della vita

Chimica italiana, leader nella classificadel Prodotto Interno di Qualità (% PIQ nei settori manifatturieri)

Fonte: Fondazione Symbola, Unioncamere, Istituto Tagliacarne, 2012

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Chimica e farmaceutica

Elettronica - elettrotecnica

Meccanica

Mezzi di trasporto

Gomma e plastica

Carta e stampa

Alimentare

Tessile e abbigliamento

Cuoio

Metalli

Legno

Minerali non metalliferi

Mobili - altre manifatturiere

TOTALE MANIFATTURIERO

Indicatori alla base del PIQ

FormazioneCompetenze e abilitàImprenditoria giovanileParità di genereStabilità occupazionaleProduttivitàApertura commercialeSicurezza e saluteRicerca e innovazioneEfficienza energeticaGestione dei rifiutiRiduzione inquinamentoMarketing e comunicazioneAggregazioni e retiCircolazione conoscenze

§ La chimica italiana guida la classifica dei settori industriali in base al Prodotto Interno di Qualità, ossia alla produzione di ricchezza na-zionale - elaborata da Symbola, la Fondazione per le Qualità Italiane - secondo tutti gli aspetti qualificanti dello Sviluppo Sostenibile che sfug-gono alla tradizionale misura del PIL.

§ La chimica gioca un ruolo fondamentale nel trovare soluzioni tec-nologiche alle grandi sfide del futuro dell’umanità, tanto che l'ONU ha proclamato il 2011 Anno Internazionale della Chimica nell'ambito del decennio dedicato all'educazione allo Sviluppo Sostenibile.

§ Lo Sviluppo Sostenibile – nella definizione formulata dalle Nazione Uni-te nel 1987 e valida ancora oggi – si propone di “soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri” e richiede l’attenzione equili-brata a tre dimensioni tutte egualmente importanti identificate da 3 P: Persone, Pianeta e Prosperità. La dimensione economica (Prosperità) non deve essere trascurata né considerata in conflitto con le altre due con le quali – al contrario – ha un rapporto sinergico. Senza sviluppo, infatti, non si creano posti di lavoro, né si hanno le risorse per investire nella tutela dell’ambiente.

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Chimica e qualità della vita

turbina eolica

sistema di circolazione dell’aria

pannelli solari

nuovi materialiisolanti

sistemi di trasformazione

dell’energia (da cinetica a elettrica)

sensori per accendere/spegnere

luce o riscaldamento

OLED bianchi per la luce

celle a combustibile o altri sistemi

di immagazzinamento e conversione dell’energia

idrogeno o altra fonte di energia

fornitura locale di calore

materiali a cambiamento di fase

isolamento delle finestre

finestre e vernici autopulenti

vernici di facciata foto-voltaiche e autopulenti

finestre elettrocromiche (fotovoltaiche)

Fonte: Cefic

sistema di recupero del calore

La chimica per la casa del futuro

§ Per far fronte al riscaldamento globale e alla limitata disponibilità di ri-sorse energetiche, l’industria chimica ha sviluppato numerose tecnolo-gie volte ad abbattere il consumo energetico delle abitazioni.

§ Il caso dell’automobile è emblematico del vasto numero di prodotti chi-mici presenti in ogni oggetto di uso quotidiano. C’è tanta chimica nelle automobili di oggi e sempre di più ce ne sarà in quelle del futuro. Pen-siamo solo all’auto elettrica!

§ Anche nell’ambito della mobilità, infatti, il contributo della chimica allo Sviluppo Sostenibile è centrale grazie a soluzioni che rendono le auto sempre più sicure ed eco-compatibili. Ad esempio, pneumatici che di-minuiscono l'attrito, plastiche più leggere e performanti che permettono un minore consumo di energia, additivi per carburanti e vernici all’acqua che riducono le emissioni inquinanti.

§ La chimica è protagonista anche in tema di sicurezza alimentare e di lotta alla fame e alla sete nel mondo. Nuove tecnologie e prodotti sem-pre più avanzati, sicuri e rispettosi dell’ambiente garantiscono i raccolti anche in condizioni avverse e quantità assai più rilevanti, difendono gli animali dalle malattie, migliorano la conservazione e la qualità dei pro-dotti alimentari, consentono la depurazione e la distribuzione di acqua potabile.

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Chimica e qualità della vita

Sali silicatiSodaFilm polimericiDetergentiGas tecnici Adesivi per il fissaggio

pneumatici in materialiche riducono l’attrito

vernici che si rimarginanoda sole in caso di graffi

6

5

parabrezza in plasticaindistruttibile

1

2

parti del motore in plastica, più leggera del metallo

4

additivi e catalizzatoriche abbattono le emissioni inquinanti

vernici all’acqua che sostituiscono quelle a solvente

3

Vernici Pigmenti e ColorantiPlastificantiCereProdotti antirombo

CARROZZERIA

MARMITTA CATALITICACatalizzatoriMateriali ceramici

AdditiviAcidi e solventiGas tecnici

TRATTAMENTO METALLI

VETRI E FARI

BATTERIA E CAVIElettrolitiMateriali polimerici per rivestimento

PNEUMATICIElastomeriNero di carbonioAusiliari per gommaFibre artificialiGas tecnici

GUARNIZIONIGomme siliconicheFluoropolimeriPoliolefine

CINTUREDI SICUREZZAE SEDILIFibre sintetichePoliuretano espansoAusiliari per cuoio

PARAURTI,GRIGLIE, VOLANTE,CRUSCOTTO,ARREDO INTERNOPlastiche Fibre sinteticheTecnopolimeriPoliuretanoAdditiviVernici per plastiche

AIRBAGInneschiPolimeriGas tecniciFibre sintetiche

CARBURANTEGas tecnici specialiAntidetonantiFonte: Federchimica

Tanta chimica nell’automobile di oggi e di domani

prodotti e tecnologieper la depurazione e la distribuzione di acqua potabile

agrofarmacicontro le malattie delle piante

fertilizzantiper raccolti ricchi di elementi nutritivi

biotecnologie per raccolti abbondanti anche in condizioni atmosferiche sfavorevoli

medicinali veterinaricontro le malattie degli animali

ingredienti specialistici per la conservazione, l’appetibilità e l’alto valore nutrizionale degli alimenti

Grazie alla chimica, sicurezza alimentare per tutti

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150

160

170

Fonte: elaborazioni su Cefic, ACC

Quota sul valore dellaproduzione chimica mondiale100%

Produzione chimica mondiale (indici 2000=100)

UE

Mondo

USA

Paesi emergenti Paesi avanzati

1997 19990%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

47%

53%

2001 2003 2005 2007 2009 20112000 2002 2004 2006 2008 2010 2012

Scenario 2030(var. % media annua in volume)

PIL mondiale2000-2010 2011-2030

Chimica mondiale

3,5%

3,9%

3,0%

4,5%Fonte: VCI, 2012Note: inclusa farmaceutica

§L’industria chimica continua ad essere uno dei settori trainanti a livello mondiale. Nonostante la crisi del 2008-09, il consumo mondiale di chimica è aumentato a ritmi intensi negli anni Duemila (+3,9% medio annuo).

§La domanda di chimica cresce molto soprattutto nei Paesi emergenti, dove è trainata dai processi di sviluppo che vedono affiancarsi ad un’estesa base in-dustriale, nuove infrastrutture e consumi sempre più consistenti di beni durevoli e non.

§Dal 2000 i Paesi emergenti hanno visto una forte crescita della produzione chimica, superando rapidamente anche la crisi del 2008-2009. I Paesi avanzati hanno incontrato più difficoltà nel ripristinare i livelli pre-crisi, di conseguenza nel 2011 la quota dei Paesi emergenti sul valore della produzione chimica mon-diale (53%) ha superato quella dei Paesi avanzati (47%).

§In una prospettiva di medio-lungo termine la domanda mondiale di chimica è attesa continuare a crescere più dell’economia in generale e a tassi anche maggiori rispetto al 2000-2010 (+4,5% medio annuo nel 2011-2030).

- Da un lato, continueranno a correre i consumi di chimica dei Paesi emergenti;- dall’altro lato, la spinta verso lo Sviluppo Sostenibile stimolerà i consumi

di chimica anche nei Paesi avanzati non solo in valore (per il crescente con-tenuto tecnologico dei prodotti chimici), ma anche in volume (per l’aumento della penetrazione dei prodotti chimici nei settori utilizzatori).

Scenario mondiale e chimica europea

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Scenario mondiale e chimica europea

Fonte: Istat

Fonte: Istat, Eurostat

Destinazionedei prodotti chimici (%)

3,5Agricoltura71,5Industria19,6- Plastica e gomma6,9- Farmaceutica6,7- Tessile e cuoio

6,5- Carta6,5- Metalli5,4- Costruzioni3,6- Altri settori industriali

3,4- Vetro e materiali per edilizia3,4- Mobili e legno3,1- Elettronica ed elettrotecnica2,3- Alimentare

2,2- Macchinari1,9- Mezzi di trasporto

17,0Consumi finali8,0Servizi

Note: stime basate sui consumi di chimica in Italia

Incidenza dell’industriae della chimicanell’economia europea (% in termini di valore aggiunto)

Industria europea / PIL

2000 201118,5 15,5

Chimica / industria europea 6,8 7,0

Catena del valore dell’industria chimica

Chimica di base

Chimica fine e specialistica

Industria

Acquisti

Innovazione

Sostenibilità

FLUSSI

§Il prodotto chimico può essere considerato il bene intermedio per eccel-lenza, infatti, una quota preponderante dei prodotti chimici è destina-ta agli altri settori industriali (72%).

§Di conseguenza, la chimica europea risente inevitabilmente del ridimen-sionamento dell’industria manifatturiera europea, che – per effetto dei processi di delocalizzazione e della crisi – ha visto ridursi la sua inciden-za sul PIL dal 18,5% del 2000 al 15,5% del 2011.

§Il forte orientamento ai mercati esteri ha consentito alla produzione chi-mica una performance migliore rispetto all’andamento della domanda interna, infatti il suo peso sull’industria manifatturiera è leggermente au-mentato.

§D’altro canto, l’industria chimica rappresenta un elemento chiave per mantenere una base industriale forte in Europa in quanto – attraverso i suoi beni intermedi – trasferisce tecnologia e innovazione ai settori utiliz-zatori, contribuendo anche alla loro sostenibilità.

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Scenario mondiale e chimica europea

Distribuzione geografica della produzione chimica mondiale (miliardi di euro)

Note:

Fonte: Cefic, 2011

Resto Asia = Asia esclusi Cina e Giappone

UE12 = Paesi membri dell’UE27 appartenenti all’Europa centro-orientaleNord America = USA, Canada e Messico

Europa non UE = Svizzera, Norvegia, Europa centro-orientale esclusi paesi UE12

UE RestoAsiaCina Giappone America

LatinaEuropanon UE

NordAmerica Altri

735

539515

175 150103

57

Ue1239

Ue15500

Totale Mondo 2.744 miliardi di euro

470

§La chimica mondiale realizza un valore della produzione prossimo ai 2.750 miliardi di euro.

§Nonostante la rapida ascesa della Cina, prima in classifica con 735 mi-liardi di euro, la chimica europea continua a rivestire un ruolo di primo piano nel panorama mondiale: con 539 miliardi di euro, rappresenta il 20% del valore della produzione mondiale.

§L’industria chimica europea garantisce posti di lavoro altamente qualificati e occupa oltre 1,2 milioni di addetti. Considerando anche l’occupazione attivata indirettamente, si stima che ben 3,4 milioni di lavo-ratori in Europa abbiano un impiego collegato alla chimica.

§Dagli anni Duemila l’occupazione chimica è tendenzialmente diminuita, in parte anche per effetto dell’outsourcing di attività prima svolte all’interno delle imprese chimiche con conseguente miglioramento dell’efficienza.

§I primi tre produttori europei (Germania, Francia e Italia) rappresentano da soli più della metà del totale del valore della produzione europea.

§L’Italia – decimo produttore chimico mondiale – ricopre il terzo po-sto nel panorama europeo e posizioni anche più rilevanti per alcune produzioni della chimica fine e specialistica.

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Scenario mondiale e chimica europea

1,10

1,15

1,20

1,25

1,30

1,35

1,40

1,45

1,50

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Fonte: elaborazioni su Cefic

Occupazione chimica diretta e indiretta 2011 : 3,4 milioni di addetti

Occupazione nella chimica europea(UE, milioni di addetti)

Occupazione chimica 2011 : 1,2 milioni di addetti

Produzione chimica dell’UE per Paese

Fonte: Cefic, Federchimica, 2011

Germania 29,0%

Francia 15,4%

Regno Unito 8,6%

ITALIA 10,1%

Paesi Bassi 9,4%

Spagna 7,2%

Belgio 6,4%

Altri 13,9%

Quota sul totale UE

GermaniaFranciaITALIA

Regno Unito SpagnaBelgio

Paesi Bassi

156,483,154,3

46,339,034,4

50,6

Miliardi di euro

UE 539,1

PoloniaRep. Ceca

Romania

13,56,8

2,7Ungheria 4,6

UE15 500,5

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Fonte: Cefic, Eurostat

1621 24

30 30 32 3236

32 31

42 43 4150

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Saldo commerciale della chimica europea(UE, miliardi di euro)

Saldo commerciale della chimica europeaper settore e area geografica (UE, miliardi di euro)

Chimica di baseAgrofarmaciVernici e adesivi

Altre specialitàDetergenti e cosmetici

8,51,12,4

4,36,3

Totale chimica 21,3

200012,7

2,86,0

14,514,6

49,6

2012

Fonte: Cefic

Europa non UE

Nord America

Asia

Africa

America Latina

Oceania

2,1

5,0

3,5

2,8

3,0

1,2

Totale chimica 21,3

2000 201215,2

11,3

4,6

7,5

5,5

1,8

49,6

Resto del Mondo 1,5 1,3

Medio Oriente 2,2 2,4Fibre chimiche -1,3 -1,0

§L'industria chimica europea genera un surplus commerciale consoli-dato e molto elevato, pari a 50 miliardi di euro nel 2012.

§Tutti i comparti, tranne le fibre chimiche, realizzano saldi commerciali po-sitivi. Particolarmente rilevante e in espansione è il contributo della chi-mica delle specialità (14,5 miliardi di euro nel 2012) e della chimica per il consumo (14,6 miliardi di euro).

§La chimica europea presenta un saldo positivo rispetto a tutte le aree del Mondo.

Scenario mondiale e chimica europea

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Scenario mondiale e chimica europea

Fatturato 2011 (miliardi di )

BASF 68,4Sinopec

Shell

LyondellBasell Ind.

ExxonMobilDow Chemical

Du Pont

Sabic

27,8Mitsubishi Chemical

INEOS

Akzo NobelSumitomo Chemical

Linde GroupEvonik

Johnson Matthey

Le prime società chimiche nel mondo

BayerTotal

47,246,5

36,7

19,8

43,1

33,7

27,3

16,9

13,513,2

13,8

14,6

17,919,3

36,4

UE

UECinaUSA

USA

UE

USA

JPUE

USA

JP

UEJP

UE

UEUE

AS

TorayAir Liquide

14,113,8

SKUE

12,8 UE

LG Chem

Sedecasa madre

Fonte: ICIS, Cefic, 2012

UE USA Giappone Altri Totale

Numero di società

Quota su prime 20 società (%)

Quota su fatturato mondiale (%)

Fatturato mondiale (miliardi di )

10

42

8

227

4

29

6

154

3

11

2

58

3

18

4

98

20

100

20

537

Sede in:

Note: JP = Giappone; SK= Sud Korea; AS= Arabia saudita

§La classifica delle principali imprese chimiche nel Mondo segnala il primato dell'Europa con 10 fra le prime 20 società, che rappresentano l’8% del fatturato mondiale. Negli ultimi anni si sono affermati nuovi pla-yer provenienti da Paesi emergenti come Sinopec (Cina) e Sabic (Arabia Saudita).

§In un contesto caratterizzato dalla crescente competizione globale, è sta-to tendenzialmente abbandonato il modello dei grandi gruppi attivi in tutti i settori della chimica e il processo di specializzazione ha portato all’affer-marsi di imprese leader su singoli segmenti produttivi. Questa tendenza si è ulteriormente intensificata dopo la crisi.

§In Italia prevale da sempre il modello dell’impresa chimica specializzata.

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16

Quota di addetti destinati alla R&Snella chimica e nell’industria europee (%)

Industria manifatturiera

Industria chimica 5,8%

3,1%

Spese di R&S sul valore della produzione nella chimica europea (%)

1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 20081992

1,4

1,6

1,2

1,8

2,0

2,2

2,4

2,6

2,8

2010

Fonte: Cefic

Fonte: Cefic, 2010

§La chimica è un settore ad elevata intensità di ricerca: in Europa la quota di addetti dedicati alla R&S nel settore è quasi il doppio della media manifatturiera.

§L’incidenza delle spese di R&S sul fatturato mostra tuttavia un andamen-to cedente non solo in Europa, ma anche nelle altre principali aree avan-zate (USA e Giappone).

§Non si tratta comunque di una tendenza generalizzata a tutti i prodot-ti chimici né inarrestabile. Al contrario, le nuove frontiere tecnologiche - dalla sostenibilità alla chimica da fonti rinnovabili, dalle nanotecnologie alle biotecnologie – potrebbero dare nuovo slancio alla R&S nell’industria chimica.

Scenario mondiale e chimica europea

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§Esiste una varietà elevatissima di prodotti chimici, ma essi derivano – at-traverso innumerevoli trasformazioni – da un numero piuttosto ristretto di prodotti di chimica di base (i cosiddetti building blocks) la cui competitività dipende in modo critico dal costo delle materie prime.

§Nell’ambito della petrolchimica, l’etilene è il prodotto principale in termini di volumi ma il processo produttivo (cracking) genera anche diverse altre so-stanze. L’etilene può essere ottenuto a partire dalla virgin nafta (o da altri derivati del petrolio), come avviene prevalentemente negli impianti europei (circa l’80%), oppure dal gas naturale, come avviene prevalentemente in Medio Oriente e in Nord America (in entrambi i casi quasi il 90%).

§Il Medio Oriente gode di un notevole vantaggio di costo legato all’abbon-dante disponibilità di fonti energetiche. In Nord America l’impiego di una nuova tecnologia di estrazione del gas non convenzionale (shale gas) ha sganciato il prezzo del gas naturale da quello del petrolio, migliorando si-gnificativamente la competitività degli impianti alimentati a gas. Ciò può rappresentare una minaccia per gli impianti europei, anche se contano in misura rilevante anche le dimensioni, le tecnologie adottate e gli aspetti di logistica.

§Gli impianti alimentati a gas naturale generano una minore disponibilità di prodotti diversi dall’etilene, in particolare con riferimento al butadiene e agli aromatici. Di conseguenza, lo spostamento verso l’uso di gas naturale potrebbe portare alla scarsità di alcuni prodotti chimici di base che hanno importanti applicazioni (ad esempio pneumatici).

Fonte: IHS, EIA, 2012

Rapporto tra prezzodel petrolio e del gas naturale(Brent, Henry Hub, in $/Million BTU)

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Materie prime alternativeper la produzione di etilene (%)

Europa Medio Oriente

Nord America

Gas naturale

Virgin nafta e altri derivati del petrolio

2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012

Virgin nafta

Gas naturale

etilene

propilene

butadienearomatici

etilene

propilene

0

2

4

6

8

10

12

Scenario mondiale e chimica europea

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Posizione italiananell’ambitodella chimica europea

Produzione chimica

Domanda interna di chimica

Domanda interna di materie plasticheDomanda interna di chimica fine e specialistica

Fonte: Cefic, Federchimica 2011

Fonte: elaborazioni su Istat, 2010

4,3 1,9Personale R&S/addetti (%)

Industriachimica

Industriamanifatturiera

Intensità di ricerca nella chimicae nell’industria

Note: spese R&S e investimenti, ultimo anno disponibile 2010

52,8

25,3

35,6

-10,3

63,1

113,2

1,7

176,3Occupati (migliaia)

Industriachimica

Chimica e farmaceutica

Produzione 79,0

Esportazioni 42,6

Importazioni 55,4

Saldo commerciale -12,8

Domanda Interna 91,8

(miliardi di euro, salvo diversa indicazione)

Investimenti 2,5

Dimensioni della chimicain Italia, anno 2012

0,6Spese R&S 1,2

2.780 3.285Imprese (numero)

Incidenza sull’industria manifatturieraFatturato 6% 9%Export 7% 11%

Fonte: elaborazioni e stime su Istat

Il volto della chimica in Italia

§In Italia sono attive quasi 3 mila imprese chimiche che occupano cir-ca 113 mila addetti. Considerando anche l’occupazione indiretta, i posti di lavoro attivati in Italia dalla chimica sono circa 320 mila.

§Con un valore della produzione prossimo ai 53 miliardi di euro, l'Ita-lia è il terzo produttore chimico europeo - dopo Germania e Francia - e il decimo a livello mondiale. In ambito europeo l’Italia è anche il terzo mercato di utilizzo di prodotti chimici e addirittura il secondo per consumo di materie plastiche e di chimica fine e specialistica. Ciò riflette la forte vocazione industriale del Paese.

§Il settore copre il 6% del fatturato dell’industria manifatturiera, ma il suo ruolo va ben al di là della dimensione: i prodotti chimici trovano impiego in tutti i settori industriali e – grazie al loro contenuto tecnologico - ne ali-mentano la competitività. La chimica è un settore ad elevata intensità di ricerca : la quota di addetti dedicati alla R&S nella chimica (4,3%) è più del doppio della media manifatturiera (1,9%).

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Il volto della chimica in Italia

§Innovazione e risorse umane altamente qualificate rendono la chi-mica uno dei settori a maggiore produttività nel panorama industria-le italiano. Lo dimostra il confronto con gli altri settori industriali : il valore aggiunto per addetto nella chimica è tra più i elevati ed è più del doppio rispetto alla media dell’industria manifatturiera.

§Anche le spese del personale per addetto collocano la chimica ai vertici tra i settori industriali, indicando che la chimica è un settore adatto a un Paese avanzato come l’Italia perché in grado di garantire occu-pazione di qualità.

Fonte: Federchimica su Istat, 2010

Parametrici caratteristici nell’industria italiana

Valore aggiunto per addetto (indice manifattura =100)

Spese del personale per addetto (indice manifattura =100)

58,5

59,3

68,0

84,4

91,2

93,4

94,6

100,0

103,4

105,8

116,5

119,6

120,3

123,2

158,3

217,8

267,7

legno

mobili

tessile e abbigliamento

cuoio e calzature

metalli

minerali non metalliferi

carta e stampa

alimentare

gomma e plastica

elettrotecnica

meccanica

mezzi di trasporto

elettronica

coke e petrolio

farmaceutica

chimica

74,2

75,5

78,3

79,8

93,9

96,4

98,9

99,3

100,0

100,8

106,1

110,5

116,5

121,5

132,9

168,3

172,1

tessile e abbigliamento

legno

cuoio e calzature

mobili

alimentare

metalli

carta e stampa

minerali non metalliferi

gomma e plastica

elettrotecnica

mezzi di trasporto

meccanica

elettronica

coke e petrolio

farmaceutica

IND. MANIFATTURIERA

chimica

IND. MANIFATTURIERA

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Il volto della chimica in Italia

Chimica di base e fibre41,1%

Chimica fine e specialistica41,1%

Agrofarmaci 1,8%

Detergenti per la casa 8,7%

Organici di base 13,3%

Fibre chimiche 2,0%Altri prodotti di chimica fine e specialità 20,0%

Profumi e cosmetici 9,1%

Plastica e gomme sintetiche 14,3%

Fertilizzanti 2,4%

Inorganici di base 5,2%Gas industriali 4,0%

Vernici, adesivi e inchiostri12,2%

Intermedi e principi attivi farmaceutici 7,0%

Chimica per il consumo17,8%

Produzione chimica in Italia per settore (quote % in valore)

Fonte: Istat, 2010

Fonte: Istat

Andamento dell’occupazione chimicaper macro comparti (%)

Chimica di basee fibre

20002010

Chimica fine, specialisticae per il consumo

20002010

36,831,5

63,268,5

§L’Italia è presente in tutte le aree della chimica. - La chimica di base produce i costituenti fondamentali della filiera per le

imprese chimiche a valle ed è un settore costituito da un numero limi-tato di grandi produttori. Ricopre circa il 41% della produzione chimica italiana e il 32% in termine di addetti.

- La chimica fine e specialistica rappresenta circa il 41% del totale, è molto articolata e fornisce agli altri settori industriali beni intermedi for-temente differenziati in grado di garantire la performance desiderata.

- Detergenti e cosmetici, oltre ad alcune tipologie di pitture e vernici, sono destinati al consumatore finale e rappresentano il restante 18% della produzione.

§La chimica a valle – che comprende la chimica fine e specialistica e la chimica per il consumo – ha visto aumentare la sua quota sugli occupati dal 63% al 69% nel periodo 2000-2010.

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Il volto della chimica in Italia

Distribuzione della produzione chimica in Italia

Fonte: stime Federchimica, 2012Note: (*) vendite mondiali superiori a 100 milioni di euro

Piccole e medie imprese italiane

38%

Medio-grandi gruppiitaliani (*)

26%

Imprese a capitale estero

36%

196354

1.794

2.344

Imprese autonomee gruppi di imprese

Addetti(migliaia)

- gruppi a capitale estero 35- gruppi a capitale italiano 45- altre imprese a capitale italiano 33

Totale 113

Rilevanza dei gruppi di imprese nell’industria chimicae dimensione media aziendale effettiva

Fonte: stime Federchimica su Istat, 2012

Totaleimprese

259727

1.794

2.780

Dimensione media effettiva

17912718

48

di cui:

§In Italia l’industria chimica vede la presenza bilanciata di 3 tipologie di attori: le imprese a capitale estero (36% del valore della produzione), i medio-grandi gruppi italiani (26%) e le PMI (38%).

§Circa il 31% degli addetti del settore lavora nelle oltre 250 imprese chi-miche a capitale estero, che fanno normalmente parte di grandi gruppi internazionali.

§Sono inoltre presenti circa 350 gruppi chimici a capitale italiano che complessivamente occupano il 40% degli addetti chimici e la cui dimensione media è pari a 127 addetti.

§Esiste quindi di un nucleo non ristretto di realtà a capitale italiano che – anche se non grandi nel confronto con gli attori della chimica internazionale – hanno la massa critica per affrontare le sfide più impegnative della ricerca e dell’internazionalizzazione produttiva.

§Le restanti 1.800 imprese chimiche italiane occupano in media 18 addetti, caratterizzandosi effettivamente come di piccola dimensione (nel com-plesso rappresentano il 29% degli addetti chimici).

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Il volto della chimica in Italia

PMI CHIMICA

PMI INDUSTRIALE

Divario di valore aggiunto per addetto nelle PMIrispetto alla media settoriale (in Italia, indici totale settore = 100)

94%

85%

Fonte: Eurostat, 2010

Totale chimica 44

Incidenza delle PMI chimiche in Europa(% sugli addetti)

UE

Chimica fine e specialistica 55

chimica industria

Parametri caratteristici delle PMIchimiche e industriali in Italia(migliaia di euro)

Valore aggiunto per addetto 77 44

Spese personale per addetto 42 28

§Nella chimica europea le PMI rappresentano ben il 44% dell’occupazione e una quota ancora più alta nella chimica fine e specialistica (55%) dove sono meno rilevanti le economie di scala. In Italia il ruolo delle PMI chi-miche è ancora più significativo (66% dell’occupazione, anche se si può stimare pari al 52% se si escludono le filiali di gruppi esteri con meno di 250 addetti).

§L’importanza delle PMI nell’industria chimica italiana ed europea ha conseguenze spesso sottovalutate in tema di regolamentazione su sicurezza, salute e ambiente a causa del preconcetto che considera tutte le imprese chimiche caratterizzate da grandi dimensioni e grandi impianti : a parità di obiettivi, gli extra-oneri penalizzano tutta l’in-dustria chimica ma ancora di più le PMI in quanto incidono come costo fisso.

§Le PMI chimiche sono imprese di qualità, come dimostrano i dati per addetto del valore aggiunto e delle spese del personale decisamente più elevati rispetto alle PMI industriali.

§Lo conferma anche il confronto in termini di produttività rispetto alla me-dia di settore: nella chimica, infatti, il valore aggiunto per addetto delle PMI è pari al 94% della media settoriale mentre per le PMI industriali si ferma all’85% della media di tutta l’industria.

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Il volto della chimica in Italia

§Nell’ambito delle medie imprese – considerate come elemento di vi-talità dell’industria italiana – quelle chimiche rivestono un ruolo di primo piano. In termini di fatturato, la chimica ha un’incidenza sull’indu-stria del 4,7% (esclusa la cosmetica), ma sfiora il 9,5% se si considera l’insieme delle medie imprese.

§Il nucleo delle medie imprese chimiche si è ampliato fino al 2007, anno nel quale superava le 400 imprese (quasi 500 includendo anche cosme-tica e farmaceutica), e ha mostrato una dinamica più vivace dell’industria in generale (+29% a fronte di +16%). La crisi del 2008-09 ha visto ridi-mensionarsi questo gruppo – anche perché il criterio definitorio utilizza un soglia di fatturato fissa negli anni, indipendentemente dalle condizioni di mercato – tuttavia nella chimica le medie imprese sembrano avere mostrato una maggiore tenuta. Infatti la loro incidenza sul totale delle medie imprese industriali ha raggiunto il 10%, con una crescita di due punti percentuali rispetto al 2000.

Demografia delle medie imprese (indici 2000=100)

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Quota della chimicain termini di fatturato

sul totale delle imprese industriali

sulle medie imprese industriali

4,7% 9,5%

80

85

90

95

100

105

110

115

120

125

130

135

CHIMICA (esclusa cosmetica)

+29%

INDUSTRIA

+16%

(%, esclusa cosmetica)

2008 2009

Fonte: Mediobanca-Unioncamere, Le medie imprese industriali italiane - edizione 2012Note: medie imprese = 15-330 milioni di euro di fatturato; 50-499 dipendenti

N° medie imprese chimiche (esclusa cosmetica) 322

3.889N° medie imprese industriali8,3%Incidenza della chimica sulle medie imprese industriali

414

4.5009,2%

2000 2007

324

3.22010,1%

2009

N° medie imprese chimiche, cosmetiche e farmaceutiche 391 496 398

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Vendite mondiali e produzione in Italia,var. % 2007-2012

Vendite mondiali +11%

Valore produzione in Italia -2%

Note: analisi a campione chiuso, vendite mondiali superiori a 100 milioni di euro nel 2012Fonte: elaborazioni sui dati forniti dalle imprese che aderiscono all’indagine di Federchimica

Quota di produzione estera (% su vendite mondiali)

Anno 2007

Anno 2012

34%

42%

I 50 principali gruppi chimici italiani – Risultati 2012

Note: imprese con capitale a maggioranza italiano; i valori si riferiscono ai prodotti chimici (esclusi farmaci);classifica basata sui dati forniti dalle imprese - associate e non - che hanno aderito all'indagine di Federchimica;risultati del Gruppo Zobele relativi all’anno 2011

Fonte: Federchimica

1. Versalis

3. Gruppo Mapei

2.195

5. Gruppo Bracco

7. Polynt Group

8. Gruppo SOL 583

4. Radici Group 1.089

2. Gr. Mossi & Ghisolfi

2.176

6.416

299

310

652

753

produzionein Italia

venditemondiali

4.878

15. Gr. Sipcam-Oxon 379 170

9. Gruppo Colorobbia 575 227

10. Gruppo Aquafil 501 251

681 537

845 589

14. Gruppo Sapio 449 431

(milioni di euro)

22. Sadepan Chimica

17. Esseco Group

23. Euticals

26. Montefibre 180

24. FACI

28. Indena/Gr. IdB Holding 168

30. Inver

20. Intercos Group 307

318

249

0

137

168

237

produzionein Italia

venditemondiali

178

34. SABO 126 126

161 107

195 91

135 13533. Novamont

37. I.C.R. 124 124

227 158

(milioni di euro)

43. Index

45. Gruppo SOL.MAR

116

38. Fluorsid 123

42. Gruppo Bozzetto

40. Paglieri 116

49. ICAP-SIRA 31. Gruppo Isagro 148

41. Zach System

104

113

65

123

90

118

104

produzionein Italia

venditemondiali

113

92 9248. Deborah Group 94 80

115

116

(milioni di euro)

44. Cosmint 113 113

32. Italmatch Chemicals 148 91

36. Sinterama 125 64

35. Gruppo Chromavis 125 85

27. 3V Partecipaz. Industriali 173 104

6. COIM Group 714 39039. Silvateam 122 70

46. Bottega Verde 102 9929. Mirato 163 163

21. Gruppo Desa 250 250

12. Gruppo P & R 462 423

91 9150. Lechler16. ACS Dobfar 323 304

18. Gruppo Zobele 317 56

19. FIS 313 313

11. Gruppo SIAD 468 301

450 30113. Gruppo Lamberti

25. Reagens 181 85

47. Micys Company 97 0

Il volto della chimica in Italia

§Tra i principali gruppi chimici a capitale italiano figurano grandi realtà del-la chimica di base e gruppi medio-grandi poco conosciuti al grande pubblico, ma spesso leader nel loro segmento di specializzazione a livello mondiale o europeo.

§Una parte predominante di queste imprese è dotata di presenza produtti-va internazionale. Negli anni della Grande Crisi i maggiori gruppi chimici a capitale italiano hanno visto le vendite mondiali crescere dell’11% e la quota di produzione estera aumentare dal 34 al 42%.

§La presenza produttiva internazionale non deriva quasi mai da logi-che di pura delocalizzazione, al contrario sostiene anche le produ-zioni italiane: infatti il valore della produzione in Italia dei maggiori gruppi chimici italiani (quasi tutti internazionalizzati) risulta complessivamente solo del 2% inferiore al livello pre-crisi (2007) e quest’ultimo è già stato ripristinato nel 69% dei casi.

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Il volto della chimica in Italia

Imprese chimiche a controllo estero in Italiaper area geografica della casa madre (%)

Fonte: Federchimica su Istat, 2010

Ue 2762,2%

Altri0,4%

Asia4,6%

Nord America25,1%

Altri Paesi europei

7,7%

Imprese a controllo estero nella chimica in ItaliaImprese estere

Imprese con produzione in Italia (numero)

Valore della produzione in Italia (miliardi di euro)

Export (miliardi di euro)

259

19

Tutte le elaborazioni escludono le imprese estere attive in Italia solo a livello commerciale.

Quota su totale chimica in Italia

9%

36%

45%

Spese di R&S (milioni di euro) 170 37%

Investimenti fissi (milioni di euro)

Addetti (migliaia)

838

35

48%

31%

8

Note:

Fonte: Federchimica su Istat, 2012

Le spese di R&S escludono quelle extra-muros

§Nella chimica le imprese estere dotate di una presenza produttiva in Ita-lia sono 259 e sono attive in tutti i settori. Sono soprattutto gli altri Paesi dell’Unione Europea a investire in Italia (62% delle imprese estere).

§Queste imprese ricoprono il 36% della produzione chimica realizzata in Italia (circa 19 miliardi di euro) e una quota anche maggiore dell’export (45%). In molti casi, infatti, la localizzazione in Italia non è orientata solo alla domanda interna, ma anche ai mercati esteri.

§Molte di queste imprese realizzano in Italia anche attività di R&S: le loro spese di ricerca rappresentano il 37% di quelle complessivamente effettuate nella chimica italiana.

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Imprese a capitale esteroin Italia e in Europa

Italia UE

Ind. manifatturiera 11

Fonte: Eurostat, Istat, 2010

33% 31%

2006 2010

Evoluzionedella presenza esteranella chimica italiana

22

PMI (< 250 addetti)

Grandi imprese (>250 addetti)

19%

55%

Chimica 31 35

Incidenza delleimprese estereper classe dimensionale

Totale 31%

(quota % sul totale degli addetti)

(% in termini di addetti)

(quota % sul totale degli addetti)

§Nel manifatturiero italiano solo l’11% degli addetti lavora in imprese estere a fronte di una media europea pari al 22%. Nonostante le gravi inefficienze del Sistema Paese, nella chimica l’Italia mostra una capacità di attrazione degli investimenti esteri più elevata e in linea con la media europea.

§Le indagini condotte presso i top manager delle imprese a capitale estero evi-denziano quali maggiori punti di forza della realtà italiana l’elevata qualità delle risorse umane, che uniscono competenze tecniche e scientifiche ad una ele-vata flessibilità e capacità di problem solving, e una ampia base industriale caratterizzata da tante imprese aperte all’innovazione e disponibili a testare nuovi prodotti chimici.

§Le imprese a capitale estero sono una risorsa importante per la chimica italiana anche perché una parte rilevante delle imprese chimiche di grandi dimensioni operanti in Italia è a proprietà estera: rappresentano infatti il 55% degli addetti impiegati nelle grandi imprese.

§La crisi ha comportato un ridimensionamento della presenza estera in Italia ma si tratta di un fenomeno piuttosto circoscritto: la quota di addetti chimici presso le filiali a proprietà estera è calata solo di 2 punti percentuali tra il 2006 e il 2010.

Il volto della chimica in Italia

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27

Distribuzione geografica dei principali poli chimici

Distribuzione dell’occupazione chimica(%)

1,3

0,1

0,5

2,3

11,9

4,5

39,9

1,5

0,5

9,3

1,8

1,8

2,5

5,61,4

10,3

1,8

0.0 1,61,2

NordCentroSudITALIA

75,913,111,0

100,0

Quota %

Fonte: Federchimica, Istat, 2010

§In Italia sono presenti diversi e importanti poli chimici. §La distribuzione dell’occupazione chimica nelle regioni italiane eviden-

zia però che in Italia assumono grande rilevanza anche tessuti produttivi non localizzati intorno ai poli chimici a causa della forte presenza della chimica fine e specialistica che, diversamente dalla chimica di base, non si caratterizza per le elevate economie di scala e, di conseguenza, non richiede necessariamente grandi impianti.

§Nel Nord Italia si trova il 76% dell’occupazione settoriale e da sola la Lombardia conta per il 40%.

Il volto della chimica in Italia

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Addetti 24,3

TOTALEINDUSTRIA

40,3

CHIMICAE FARMACEUTICA

Imprese (unità locali) 20,632,1

Quota della Lombardia sull’Italia (%)

39,9

INDUSTRIACHIMICA

31,1

indice di specializzazione calcolato come il rapporto tra la quota di addetti che lavorano in un certo settore in Lombardia e la stessa in Italia

Indice di specializzazione della Lombardianei settori industriali

Gomma e plastica 1,32

Elettronica 1,29

Metalli 1,23

Fonte: Istat, 2010

Carta e stampa 1,05

Meccanica 1,19Tessile e abbigliamento 1,14

Mobili e altri 0,83Legno 0,74Alimentare 0,65Mezzi di trasporto 0,64Minerali non metalliferi 0,55

Note:

Cuoio, calzature 0,37

Chimica 1,64Farmaceutica 1,70

Elettrotecnica1,25

§E’ noto che una parte rilevante dell’industria manifatturiera italiana è lo-calizzata in Lombardia (24% in termini di addetti). Tale concentrazione è assai più significativa con riferimento alla chimica (40%).

§In effetti la Lombardia ha una vera e propria vocazione nei confronti della chimica. Non si può parlare di distretto in quanto il settore non assume tale forma organizzativa tipicamente caratterizzata da un forte ricorso alla subfornitura. Nella regione esistono, però, le condizioni ottimali per lo sviluppo di attività sofisticate e ad alto contenuto tecnologico, in partico-lare un network efficiente tra le imprese del settore e altri attori quali le Università e le imprese di servizi avanzati e di impiantistica.

§La specializzazione della Lombardia nel settore chimico risulta se-conda solo alla farmaceutica, con la quale condivide la matrice scienti-fica, ed è immediatamente seguito dalla gomma e plastica che, non a caso, è uno dei suoi principali clienti. Tale indice è quindi superiore a comparti da sempre considerati di punta come la meccanica.

Il volto della chimica in Italia

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29

Catalogna (E)

Principali regioni chimiche europee

72.080

82.473

67.641

64.684

61.290

Baden-Wuttemberg (D)

Lombardia

Baviera (D)

Palatinato (D)

Rodano-Alpi (F)

Fiandre (B)

53.337

42.144

37.267

addetti chimica e farmaceutica

3.

1.

4.

5.

7.

8.

9.

10.

% sulla popolazione

0,73

0,86

1,12

0,60

1,53

0,73

0,67

0,45

Ile de France (F) 73.8172. 0,63

63.402

Assia (D)

6. 0,51

% sugli addetti chimici UE

4,2

4,9

4,0

3,8

3,6

3,1

2,5

2,2

4,3

3,7

Renania(D)

Westfalia (D)

37.18811. 0,60 2,2

54 regioni su 152con più di 10 mila addetti

108 regioni su 152con più di 100 unità locali

Fonte: Eurostat, 2010

Lombardia

3a regioneper n° di addetti

1a regione per n° di imprese

Unione Europea

Fonte: Eurostat, 2010

§La Lombardia è una regione chimica di vitale importanza non solo per l’Italia, ma anche nel panorama europeo: includendo anche la farmaceu-tica (principi attivi e specialità medicinali), è la prima regione europea per numero di imprese e la terza per numero di addetti.

§Tutta Europa vede una forte presenza chimica: ben 54 regioni, localiz-zate in molti diversi Paesi, contano nel settore più di 10 mila addetti e questa presenza - diffusa sul territorio - favorisce le interazioni con tutto il tessuto industriale europeo.

Il volto della chimica in Italia

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Quote di mercato italianesul commercio mondiale tra il 2001 e il 2011 (%)

ChimicaIndustria

manifatturiera

Export chimico italianoe dei principali Paesi europei(in valore, indici 2000=100)

2001 2011 Differenza 2001-11

3,02,6

4,53,7

-0,8-0,4

Germania

Italia

Francia

Fonte:

Regno Unito

ICE– Istat, Eurostat

90

110

130

150

170

190

210

2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012

La performance sui mercati internazionali

§La quota della chimica italiana sul commercio mondiale è pari al 2,6% (a fronte del 3,7% dell’industria manifatturiero). La chimica ha difeso meglio di altri settori la sua quota di mercato mondiale: negli anni Duemila è calata solo di 0,4 punti percentuali contro una perdita di 0,8 punti percentuali dell’industria manifatturiera.

§La performance è buona anche nel confronto europeo, risultando migliore di Francia e Regno Unito (ma non della Germania).

§La chimica ha complessivamente un deficit commerciale pari ai 10,3 miliardi di euro (anno 2012), ma risulta concentrato nella chimica di base e nelle fibre. Si evidenziano, invece, da diversi anni avanzi significativi e crescenti nella chimica fine e specialistica (1.128 milioni di euro nel 2012).

§Nel commercio con i Paesi extra-UE la chimica italiana presenta un saldo po-sitivo per 966 milioni di euro (anno 2012), il che testimonia la capacità delle imprese di sfruttare il dinamismo dei Paesi emergenti.

§I surplus nella cosmetica (1.140 milioni di euro), nelle vernici e adesivi (986) e nella detergenza (511) testimoniano una forte specializzazione della chimica in Italia in questi settori.

§Da un’analisi più dettagliata emergono altri segmenti della chimica delle spe-cialità che godono di surplus importanti. In particolare si distinguono gli ad-ditivi per oli lubrificanti e cementi, gli antiossidanti e stabilizzatori per plastica, gli ausiliari per cuoio, tessile e carta.

§Inoltre, l’Italia è leader nel settore dei principi attivi per farmaci generici con l’80% della produzione destinata all’estero.

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La performance sui mercati internazionali

Fonte: Istat

Pitture, vernici e inchiostri

Chimica di base

Fibre chimiche

Agrofarmaci

986

-144

-11.170

-254

Altre specialità

Cosmetici

-1.365

1.140

Industria chimica -10.296

Saldo commerciale(anno 2012, milioni di euro)

Chimica e farmaceutica -12.806

Totale Extra UE Intra UE

806

39

-1.940-157

790

1.153

966799

180

-183

-9.230

-97

-2.155

-13

-11.262-13.605

Chimica di base e fibre

Chimica fine e specialistica

-11.424

1.128

-2.097

3.063

-9.327

-1.935

Detergenti 511 275 236

Micro-settori di specializzazione delle chimica in Italia(saldi commerciali, anno 2012, milioni di euro)

Detergenti e cura casa = 381

Eau de toilette = 264Prodotti per capelli = 367

Ciprie = 80Profumi = 123Trucco per gli occhi = 177

Trucco per labbra = 32

COSMETICI

DETERGENTI

Creme = 17Prodotti per rasatura = 26

Sali per il bagno = 30

Pitture e vernici= 735

Additivi per oli lubrificanti = 398

Colle e adesivi = 201

Ausiliari per cuoio, tessile, carta = 90

Additivi per cementi = 81

Antiossidanti e stabilizzatori per gomma e plastica = 145

PITTURE, VERNICI E INCHIOSTRI

SPECIALITA’

Smalti e colori per ceramica = 114

Catalizzatori = 219

Fonte: Istat

Inchiostri da stampa = 11

Solventi e diluenti = 56Mastici e stucchi= 47

Altro = 23

Preparazioni disincrostanti e simili = 77

Gelatine e loro derivati = 35

Altro = 24

Deodoranti e profumi per ambienti = 18

Agenti organici tensioattivi = 112

Altro = 50Oli essenziali = 33

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La performance sui mercati internazionali

Quota di export sul fatturatonell’industria chimica (%)

48%

90 92 94 96 98 00 02 04 06 08 10 1210

15

20

25

30

35

40

45

50

+30 p.p.

Fonte: elaborazioni su Istat

§L’industria chimica mostra una propensione all’export elevata e cre-scente: la quota dell’export sul fatturato è cresciuta di 30 punti per-centuali dal 1990 e di 11 punti percentuali nei soli anni Duemila, ca-ratterizzati da una domanda interna poco dinamica e più recentemente in caduta. Nel 2012 ha raggiunto il 48% contro una media manifatturiera del 43%. Si stima che circa il 20% delle esportazioni di prodotti chimici viene intermediato da imprese di distribuzione.

§La consapevolezza dell’importanza di catturare la domanda mondiale ri-guarda sempre più anche le PMI. La chimica, dopo la farmaceutica, è il settore italiano con la più elevata incidenza di imprese esportatrici (54%) e la quota di export chimico effettuato dalle PMI è fortemente au-mentata (+15 punti percentuali rispetto al 1999).

§Il processo di diversificazione degli sbocchi ha ridimensionato il peso dei primi 15 mercati di destinazione sul totale dell’export chimico dal 72% al 66% tra il 1999 e il 2012. La quota rivestita da alcuni Paesi è più che rad-doppiata: è il caso di Polonia (3,1%), Russia (2,1%) e Romania (1,7%).

§I mercati più importanti rimangono comunque quelli tradizionali dell’Europa occidentale - Germania, Francia, Spagna, Regno Unito - e gli USA.

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La performance sui mercati internazionali

PMI ( 250 addetti)

Grandi (> 250 addetti)

1999

39%

61%

2010

54%

46%

Ripartizione dell’export chimico italiano per classe dimensionale (%)

Quota di imprese esportatrici (% sul totale delle imprese, anno 2010)

54%Industria chimica

Ind. manifatturiera 21%

Fonte: elaborazioni su Istat

Fonte: Istat

15,09,6

2012

GermaniaFrancia

Principali mercati di destinazionedell’export chimico (quota % sul totale)

Fonte: elaborazioni su Istat

1995

14,713,0

6,45,0

SpagnaUSA

6,25,8

4,3Regno Unito 5,7

3,73,9

BelgioTurchia

4,53,4

3,0

2,0

Paesi Bassi

Grecia

3,4

2,6

3,1Polonia 1,0

2,12,2

SvizzeraCina

4,41,0

2,12,1

AustriaRussia

2,30,5

1,7Romania 0,5

56,1Quota primi 10 mercati 63,966,2Quota primi 15 mercati 71,9

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Medio-grandi gruppi 30%

Medie e piccole imprese 70%

Note: sono considerati medio-grandi gruppi quelli con vendite mondiali superiori ai 100 milioni di euro

130imprese

Ripartizione delle imprese chimiche internazionalizzate per classe dimensionale (%)

Fonte: elaborazioni su Istat, Reprint, 2010

Internazionalizzazione produttivadelle imprese chimiche a capitale italianoN° imprese / gruppi investitoriN° imprese estere controllateAddetti all’estero (migliaia)Fatturato all’estero (miliardi di )

Fonte: elaborazioni su ultimo anno disponibile Istat, 2010

13041821

8

§Sono ben 130 i gruppi o le imprese chimiche italiane dotate di presenza pro-duttiva all’estero, per un totale di oltre 400 filiali estere, con circa 8 miliardi di euro di fatturato e 21 mila dipendenti. L’internazionalizzazione consente di presidiare i mercati più dinamici, proporsi come fornitori globali ed essere vicini ai clienti, sfruttare i vantaggi di costo e acquisire nuove competenze.

§L’internazionalizzazione non coinvolge solo i maggiori gruppi a capitale italiano, ma sempre di più imprese medie e piccole che costituiscono ormai il 70% degli investitori.

§Il grado di internazionalizzazione della chimica - misurato dal rapporto tra gli addetti delle controllate estere e quelli in Italia delle imprese a capitale italiano – è pari al 26% e supera di circa 5 punti la media dell’industria. Un risultato significativo tenuto conto che realizzare un impianto chimico non è facile né in termini tecnici, né organizzativi.

§Nella chimica la presenza produttiva internazionale non deriva quasi mai da logiche di pura delocalizzazione, al contrario sostiene anche le produzioni italiane. Infatti, dall’analisi dell’occupazione nei medio-grandi gruppi italiani in-ternazionalizzati emerge quasi sempre che una dinamica positiva dell’oc-cupazione negli stabilimenti esteri si è accompagnata alla crescita – o almeno alla difesa – dei posti di lavoro in Italia.

§La principale area di destinazione sono i più vicini Paesi dell’Unione Europea (50% in termini di addetti), ma sempre più le aziende investono in Paesi fuori dai confini europei: in particolare America Latina (16%) e Asia (14%).

La performance sui mercati internazionali

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Fonte: elaborazioni su Istat, 2010

Grado di internazionalizzazione(rapporto tra addetti delle controllate estere e addetti in Italia di imprese a controllo nazionale)

26%Industria chimica

Ind. manifatturiera 21%

Unione EuropeaCentro e Sud America

Ripartizione per area geograficadelle controllate estere della chimica italiana(% in termini di addetti)

5016

AsiaNord America

1412

Altri Paesi europei 7Africa e Oceania 1

Fonte: elaborazioni su ultimo anno disponibile Istat, 2010

Andamento occupazionale dei medio-grandigruppi italiani internazionalizzati,in Italia e nel mondo nel 2008-12

Var. % 2008-12 in Italia

Var.

% 2

008-

12 n

el m

ondo

Note: analisi a campione chiuso, vendite mondiali superiori a 100 milioni di euro nel 2012

Fonte: elaborazioni sui dati forniti dalle imprese che aderiscono all’indagine di Federchimica

-40

-20

0

20

40

60

80

100

120

140

160

-40 -20 0 20 40 60 80 100 120

La performance sui mercati internazionali

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Numero di imprese innovative nella chimica europeaItaliaGermania

R&S interna 8271.209

Innovazione tecnologica 1.3041.395

Francia

607

701

Spagna

560

873

Prodotti nuovi per il mercato 870770 429 267

Note: Imprese con più di 10 addetti

Imprese con attività di R&S interna in Italia (% imprese)

Chimica

High tech

Medium-high tech

Ind. manifatturiera

47,7

44,1

43,2

23,4

High-tech: farmaceutica ed elettronicaMedium high-tech: meccanica, elettrotecnica,

auto e componentistica

Anno 2010 Dinamica nella chimica,2000-2010

2000 2010

38,3

47,7

Fonte: Eurostat - Community Innovation Survey

La centralità di ricerca e innovazione

§In ambito europeo la chimica italiana è seconda solo alla Germania per numero di imprese innovative, circa 1.300, e di imprese attive nella ricerca, oltre 800. Se si considera l’introduzione di prodotti nuo-vi, non solo per l’impresa ma per il mercato, l’Italia supera addirittura la Germania.

§Nella chimica italiana la diffusione dell’attività di R&S (48%) è doppia ri-spetto all’industria manifatturiera (23%) e persino superiore ai settori high tech (44%) e medium-high tech (43%) perché a fare ricerca non sono solo i grandi gruppi, ma anche tante PMI.

§In 10 anni la quota di imprese chimiche italiane attive nella ricerca è fortemente aumentata, passando dal 38% al 48%. La R&S consente di aumentare il contenuto tecnologico dei prodotti e sottrarsi ad una com-petizione incentrata solo sui fattori di costo.

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La centralità di ricerca e innovazione

§Le spese di innovazione superano gli 838 milioni di euro (9% circa del valore aggiunto generato dal settore) e la ricerca assorbe 554 milioni di euro pari al 6% del valore aggiunto. Una parte preponderante della R&S è realizzata internamente (454 milioni di euro). Una quota inferiore al 20% delle spese di R&S, pari a 100 milioni di euro, è affidata a istituti di ricerca esterni, pubblici o privati.

§Nella chimica italiana 4.900 addetti si dedicano alla ricerca, pari al 4% circa dell’occupazione settoriale.

§La chimica è un settore ad elevata intensità di ricerca. La quota di addet-ti dedicati alla R&S nella chimica (4%) è più che doppia della media manifatturiera (1,9%) e testimonia come nella chimica la ricerca assuma forme generalmente più strutturate e a maggiore contenuto tecnologico e scientifico.

§Nell’attività brevettuale l’industria chimica mostra un’incidenza (10%) su-periore rispetto a quella in termini di fatturato (6%).

§Rispetto alla media europea, l’Italia innova maggiormente nei polimeri (27% contro 20%). Il 18% dei brevetti riguarda la biochimica, una quota ancora inferiore rispetto a quella europea (22%), ma in forte crescita (+5 punti percentuali in 5 anni).

Fonte: Eurostat - Community Innovation Survey, Istat R&S 2010

Spese di innovazione e ricerca della chimica in Italia

Innovazione

- di cui R&S

- di cui R&S interna

838

554

454

Spese(milioni di )

Incidenza sul valore aggiunto

9,1%

6,0%

4,9%

Personale dedicato alla R&S della chimica in Italia

Personale dedicato alla R&S

- di cui ricercatori

- di cui altro personale

4.901

2.089

2.812

Addetti

4,3%

1,8%

2,5%

Quota su addetti chimici

Intensità di ricerca nella chimicae nell’industria manifatturiera

Spese R&S / valore aggiunto

Personale R&S / totale addetti

6,0%

4,3%

Chimica

4,9%

1,9%

Ind. manifatturiera

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La centralità di ricerca e innovazione

Innovazione con benefici ambientali in Italia

chimica industria

20% 10%Riduzione uso energia

22%Sostituzione materiali con meno pericolosi / eco-compatibili

30%

9%

Riduzione inquinamento 15%

22% 13%Benefici per utilizzatori – uso energia

23% 14%

27% 13%

Benefici per utilizzatori – inquinamento

Benefici per utilizzatori – riciclo dopo l’uso

28%Riciclo rifiuti / acqua / materie prime 15%

(% imprese)

Fonte: Eurostat - Community Innovation Survey, 2008

16% 9%Riduzione uso materie prime

11%Riduzione emissioni CO2 9%

§L’obiettivo della tutela dell’ambiente sta assumendo sempre più importan-za e richiede intense attività di ricerca e innovazione. La chimica italiana è fortemente impegnata sul fronte della sostenibilità, come evidenzia la quota di imprese che hanno introdotto innovazioni con benefici ambientali decisamente più elevata della media industriale. In effetti la chimica si posiziona al primo posto tra i settori industriali nella maggior parte delle aree di innovazione a favore della sostenibilità ambientale.

§Sono tantissimi i modi in cui l’innovazione chimica contribuisce alla so-stenibilità: riduzione dell’inquinamento (atmosferico, idrico, sonoro e del suolo), riciclo (di materiali, acqua e rifiuti), sostituzione con materiali eco-compatibili, riduzione dei consumi energetici. L’industria chimica è anche impegnata a rendere i processi più sicuri e a sostituire le sostanze poten-zialmente pericolose.

§L’innovazione non consente solo di ridurre l’impatto ambientale dell’attivi-tà chimica, ma offre benefici anche agli utilizzatori in termini di minore uso di energia, minore inquinamento, maggiori possibilità di riciclo dopo l’uso.

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La centralità di ricerca e innovazione

§L’intensità dell’attività di R&S – espressa in termini di spesa sul fatturato – nella chimica italiana (1,0%) è inferiore alla media europea (1,8%) dove emerge il primato tedesco (2,4%).

§Il divario si riduce se si considerano le spese di innovazione al punto che l’incidenza sul fatturato in Italia è sostanzialmente in linea con la media europea se si esclude la Germania. In effetti in Italia una quota inferiore delle spese di innovazione deriva dalla ricerca (66% contro 77%) mentre hanno maggiore rilevanza attività di problem solving meno strutturate.

§L’incidenza delle spese di R&S sul fatturato chimico, anche a livello eu-ropeo, risente del peso crescente delle commodities – cioè di prodotti indifferenziati per i quali l’innovazione non è adeguatamente remunerata dai clienti – e della diversa propensione alla ricerca dei singoli settori chi-mici. Le nuove frontiere tecnologiche in via di sviluppo – dalla sostenibilità alla chimica da fonti rinnovabili, dalle nanotecnologie alle biotecnologie – potrebbero dare nuovo slancio alla R&S nell’industria chimica europea ed italiana.

§La presenza in Italia di molte imprese di dimensioni ridotte spiega una parte consistente del divario nell’attività di ricerca rispetto agli altri maggiori Paesi europei in quanto l’assenza di massa critica li-mita la capacità di investire in ricerca. A parità di dimensione di impre-sa, il divario risulta decisamente più contenuto.

Spese di R&Ssul totale delle spese di innovazione (%)

R&S interna

Totale R&S

54%

66%

64%

77%

12% 13%R&S esterna

Italia Europa

Intensità di innovazione e ricerca nell’industria chimica europea (spese in % del fatturato)

spese di innovazione 1,6% 2,3%

1,0% 1,8%spese di R&S

Italia EuropaEuropa

escl. Germania

1,7%

1,4%

3,2%

2,4%

Germania

Europa = Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Belgio Note: totale = imprese con più di 10 addetti

Fonte: Eurostat - Community Innovation Survey, 2010

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40

Collaborazione con la ricerca pubblica

Europa

14%

8%

Italia Ind. manifatturiera

10%

17%

Ind.chimica

% imprese chimiche % imprese con R&S in Italia

Fonte: Eurostat - Community Innovation Survey, Istat R&S 2010

Note: totale = imprese con più di 10 addettiricerca pubblica realizzata da Università e altri Istituti di alta formazione

Note: imprese di chimica fine e specialistica

Altre imprese

Imprese con responsabile della ricerca dedicato e manager

21

62

Collaborazione soddisfacente con la ricerca pubblicae ottenimento di finanziamenti pubblici nella chimica(% imprese)

Collaborazione Finanziamenti

15

100

Fonte: Federchimica, Indagine «Innovare nelle imprese di chimica fine e specialistica»

La centralità di ricerca e innovazione

§L’8% delle imprese chimiche in Italia collabora con la ricerca pub-blica. La quota è decisamente al di sotto della media europea (14%) per effetto della minore dimensione media delle imprese italiane, ma anche dello scarso orientamento a temi di interesse industriale del sistema italiano di ricerca pubblica.

§Tra le imprese che fanno ricerca, nella chimica si riscontra una propen-sione a collaborare con la ricerca pubblica (17%) comunque superiore alla media manifatturiera (10%).

§Emerge la rilevanza anche degli aspetti organizzativi della ricerca. Le im-prese chimiche dotate di un responsabile della ricerca dedicato e con forti competenze manageriali sono più soddisfatte della collaborazione con la ricerca pubblica e ottengono più facilmente finanziamenti. Tuttavia, solo nel 16% delle imprese di chimica fine e specialistica è presente questa figura che contribuisce a dare continuità e visione strategica all’attività di ricerca.

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41

La centralità di ricerca e innovazione

Imprese che hanno beneficiatodi finanziamenti pubblici alla ricerca

Italia 23,7%30,3%Europa

Chimica

Europa = Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Belgio

Note: totale = imprese con più di 10 addetti

Chimica 32%

32%Ind. manifatturiera

Italia

di cui 15,9%Amm. locali e regionali

5,4%Amm. nazionali3,3%Unione Europea0,2%6° o 7° Programma Quadro

Note: totale = imprese con più di 10 addetti

Fonte: Eurostat - Community Innovation Survey, 2010

(% imprese) (% imprese innovative)

Fonte: Eurostat - Community Innovation Survey, 2010

Quota di finanziamento pubbliconelle spese di ricerca dell’industria chimica in ItaliaQuota sulle spese di R&S 0,3%

0,4%Quota sulle spese di R&S interna

Fonte: Eurostat - Community Innovation Survey, Istat R&S 2010

§In Italia la quota di imprese chimiche che hanno beneficiato di finanzia-menti pubblici alla ricerca è pari al 24%. La maggioranza dei finanzia-menti proviene dalle Amministrazioni Pubbliche locali e regionali.

§Il confronto con i maggiori produttori chimici europei evidenzia che in Ita-lia il ricorso a finanziamenti pubblici è inferiore (24% contro 30% delle imprese). In Italia la quota di imprese chimiche innovative che hanno ot-tenuto finanziamenti pubblici è in linea con la media manifatturiera.

§La quota di finanziamento pubblico sulle spese di ricerca dell’indu-stria chimica in Italia è molto limitata, inferiore all’1%. La stragran-de maggioranza delle spese di ricerca deriva da autofinanziamento (99% inclusi gruppi italiani o esteri di appartenenza).

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42

ChimicaChimica e farmaceutica

113176

10%10%

Migliaia di addetti

Quota sull’UE

Andamento dell’occupazionechimica in Italia e in Europa(indici 2000=100)

Fonte: Federchimica, Cefic

Servizi,trasporti e

comunicazioni

Input industriali

Investimenti

Altri

Occupazione attivatadall’industria chimica in Italia(n° di addetti ogni 100 dell’industria chimica)

Note: occupazione attivata dagli acquistidiretti e indiretti (ovvero dei settori chevendono alla chimica) e dagli investimenti

0 25 50 75 100

Ogni 100 addetti diretti sono attivati 182 indiretti

Occupazione chimica diretta e indiretta: 320 mila

2000 2002 2004 2006 2008 201075

80

85

90

95

100

105

2012

Italia

UE

§In Italia la chimica impiega circa 113 mila addetti - 176 mila inclusa la far-maceutica - pari al 10% dell’occupazione settoriale europea. Ad ogni posto di lavoro nella chimica corrispondono quasi due posti di lavoro attivati attraverso acquisti (diretti e indiretti) e investimenti, per un totale di 320 mila lavoratori.

§Tra il 2000 e il 2011 l’occupazione nel settore chimico è calata del 16%, un andamento in linea con la media europea. In parte il calo riflette l’esternaliz-zazione di alcune attività presso società di servizi specializzate.

§Chimica e farmaceutica si caratterizzano per l’elevato livello di qualifica dei suoi lavoratori: dirigenti, quadri e direttivi rappresentano il 32% degli addetti.

§Il mix professionale si è via via spostato verso qualifiche più elevate: la quota di dirigenti e quadri è cresciuta di 3 punti percentuali tra il 2000 e il 2012, quella dei direttivi di 2 punti. Inoltre, a fronte del calo di 5 punti percentuali degli operai non specializzati, l’impiego di operai specializzati è aumentato di 2 punti.

§L’industria chimica investe fortemente nella formazione dei suoi lavora-tori: ogni anno il 39% dei dipendenti partecipa ad almeno un corso di forma-zione contro una media dell’industria pari al 25%.

§Nella chimica la presenza di laureati, pari al 19% degli addetti, è quasi doppia rispetto alla media industriale (10%). Oltre la metà dei laureati pos-siede una laurea in materie scientifiche.

§Al fine di innalzare il suo patrimonio di conoscenze e il contenuto tecnologico dei prodotti, la chimica si rivolge sempre di più ai laureati. La loro incidenza sulle nuove assunzioni (26%) è infatti superiore a quella sul totale degli addet-ti (19%) e si conferma quasi doppia rispetto alla media dell’industria (14%).

§La presenza di laureati risulta tuttavia inferiore di 7 punti percentuali rispetto alla chimica europea.

Occupazione e responsabilità sociale

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Occupazione e responsabilità sociale

Fonte: Federchimica

Struttura dell’occupazione chimica e farmaceuticaper qualifica (%)

Dirigenti e quadri

Impiegatidirettivi

Operaispecializzati

Altrioperai

2000

2012

Impiegati

15

18

1214

2729

26

31

1315

Formazione continua (% dipendenti che ha seguito almeno un corso)

Chimica 39%Totale industria 25%

Fonte: ExcelsiorNote: media anni 2008-2011

Incidenza dei laureati sugli addettie sulle nuove assunzioni

Laureati/addetti Laureati/assunzioni

19%

14%26%

ChimicaTotale

industria

Note: media anni 2009-2012Fonte: Federchimica, Excelsior

29%

38%

Chimica e farmaceutica

10%

26%Chimica europeaChimica italiana 19%

Incidenza dei laureati sugli addettinella chimica italiana ed europea

Fonte: Federchimica, 2012

Fonte: Federchimica

Struttura dell’occupazione chimica e farmaceuticaper qualifica (%)

Dirigenti e quadri

Impiegatidirettivi

Operaispecializzati

Altrioperai

2000

2012

Impiegati

15

18

1214

2729

26

31

1315

Formazione continua (% dipendenti che ha seguito almeno un corso)

Chimica 39%Totale industria 25%

Fonte: ExcelsiorNote: media anni 2008-2011

Incidenza dei laureati sugli addettie sulle nuove assunzioni

Laureati/addetti Laureati/assunzioni

19%

14%26%

ChimicaTotale

industria

Note: media anni 2009-2012Fonte: Federchimica, Excelsior

29%

38%

Chimica e farmaceutica

10%

26%Chimica europeaChimica italiana 19%

Incidenza dei laureati sugli addettinella chimica italiana ed europea

Fonte: Federchimica, 2012

Fonte: Federchimica

Struttura dell’occupazione chimica e farmaceuticaper qualifica (%)

Dirigenti e quadri

Impiegatidirettivi

Operaispecializzati

Altrioperai

2000

2012

Impiegati

15

18

1214

2729

26

31

1315

Formazione continua (% dipendenti che ha seguito almeno un corso)

Chimica 39%Totale industria 25%

Fonte: ExcelsiorNote: media anni 2008-2011

Incidenza dei laureati sugli addettie sulle nuove assunzioni

Laureati/addetti Laureati/assunzioni

19%

14%26%

ChimicaTotale

industria

Note: media anni 2009-2012Fonte: Federchimica, Excelsior

29%

38%

Chimica e farmaceutica

10%

26%Chimica europeaChimica italiana 19%

Incidenza dei laureati sugli addettinella chimica italiana ed europea

Fonte: Federchimica, 2012

Fonte: Federchimica

Struttura dell’occupazione chimica e farmaceuticaper qualifica (%)

Dirigenti e quadri

Impiegatidirettivi

Operaispecializzati

Altrioperai

2000

2012

Impiegati

15

18

1214

2729

26

31

1315

Formazione continua (% dipendenti che ha seguito almeno un corso)

Chimica 39%Totale industria 25%

Fonte: ExcelsiorNote: media anni 2008-2011

Incidenza dei laureati sugli addettie sulle nuove assunzioni

Laureati/addetti Laureati/assunzioni

19%

14%26%

ChimicaTotale

industria

Note: media anni 2009-2012Fonte: Federchimica, Excelsior

29%

38%

Chimica e farmaceutica

10%

26%Chimica europeaChimica italiana 19%

Incidenza dei laureati sugli addettinella chimica italiana ed europea

Fonte: Federchimica, 2012

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Occupazione e responsabilità sociale

Assunzioni per tipologia di contrattonella chimica e farmaceutica

(% assunzioni)A tempo

indeterminato A tempo

determinato Inserimento Apprendistato

40 56 1 3

50 43 2 5

2009-2011

2007-2008

Note: le assunzioni a tempo indeterminato includono le conversioni da contratti in collaborazioni e somministrazione

45 50 1 42007-2011

Fonte: Federchimica, Confindustria

Quota di assunzioni stabili o stabilizzate

% assunti o trasformati a tempo indeterminato 61%67%

2009-20112007-2008 2007-2011

63%

§L’industria chimica e farmaceutica si richiama ai principi della re-sponsabilità sociale.

§Il settore utilizza in modo corretto gli strumenti contrattuali di flessibilità del lavoro. Il 95% degli addetti ha un contratto a tempo indeterminato e, nonostante la crisi, la quota di assunzioni stabili o stabilizzate è rimasta superiore al 60%. In particolare il 45% delle assunzioni avvie-ne direttamente con contratto a tempo indeterminato e un ulteriore 18%, inizialmente con contratto a termine, viene poi trasformato in contratto a tempo indeterminato.

§Ogni anno in media vengono instaurati nuovi contratti per un totale pari all’8% dell’occupazione settoriale. Di questi nuovi contratti oltre il 50% coinvolge persone con meno di 30 anni o senza specifica esperienza lavorativa. Il settore si conferma pertanto un’importante opportunità di lavoro per molti giovani.

§Ogni anno vengono, inoltre, attivati oltre 1.500 stage e i giovani tirocinanti sono accolti dalla maggioranza delle imprese con più di 250 addetti (78% all’anno), ma anche da una quota rilevante di PMI (38%).

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Occupazione e responsabilità sociale

Fonte: Fonchim, FASCHIM, marzo 2013

Fondi di assistenza sanitaria e previdenza integrativadel settore chimico e farmaceutico

quota di iscritti(%)

80%

numero di iscritti(migliaia)

151

Note: gli iscritti a FASCHIM includono 97 mila dipendenti e 47 mila familiari

51%144

quota % di iscritti calcolata solo sui dipendenti

§L’industria chimica ha un sistema di relazioni industriali fortemente orien-tato alla Responsabilità Sociale e, pur nella costante ricerca delle migliori condizioni di produttività e competitività, molto attento alle esigenze della Persona.

§Nel panorama industriale è il primo comparto ad avere istituito un fondo settoriale per la previdenza integrativa (Fonchim) e uno per l’assistenza sanitaria (FASCHIM), a quest’ultimo può essere iscritto an-che il nucleo familiare. La quota di dipendenti iscritti, rispettivamente pari all’80% e al 51%, è tra le più alte nell’ambito dei fondi settoriali dell’indu-stria. A FASCHIM sono iscritti anche 47 mila familiari di dipendenti.

§Grazie a una lunga tradizione di confronto costruttivo e partecipazione tra le Parti sociali, tutti i rinnovi del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro sono avvenuti entro la scadenza, con negoziati pragmatici e non rituali e con una forte propensione all’innovazione.

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Italia Media OCSE

Punteggio sufficiente in scienze 79,4 80,0

Rapporto tra gli studentidelle scuole medie e superiorie le materie scientifiche (% di studenti)

Fonte: OCSE, PISA 2009

Frequenza corsi di chimica(obbligatoria o facoltativa) 47,3 66,5

Studenti che si attendonouna carriera legata alle scienze

31,6 28,2

Occupazione e responsabilità sociale

§L’industria chimica ha bisogno di giovani ben formati nelle materie scientifi-che.

§Negli ultimi test PISA (Programme for International Student Assessment), che valutano le competenze nelle materie scientifiche nei diversi Paesi, il 79% degli studenti italiani delle scuole medie e superiori ha ottenuto un pun-teggio sufficiente, quasi annullando il divario rispetto alla media OCSE esi-stente nel 2006.

§Il 32% degli studenti italiani si attende una carriera legata alle scienze e ne ri-conosce dunque l’importanza, una quota superiore alla media OCSE. Tutta-via solo il 47% degli studenti italiani ha frequentato un corso di chimica contro il 67% della media dei paesi OCSE.

§La riduzione dei laureati quinquennali, causata dal calo delle immatricola-zioni a cavallo del 2000, è stata in parte compensata dai laureati triennali e, soprattutto in prospettiva, dal recente aumento delle iscrizioni.

§In un contesto economico difficile, per facilitare le opportunità di ingresso nel mondo del lavoro, diventa ancora più importante la rispondenza della forma-zione dei laureati alle esigenze delle imprese.

§In Italia esiste una significativa presenza di imprese attive nella formu-lazione chimica, pari al 48% della produzione. Queste imprese rappre-sentano un’importante opportunità di occupazione ma troppo spesso gli insegnamenti universitari sono poco orientati alla chimica delle formu-lazioni.

§Benché non risulti una carenza di laureati chimici sul suolo nazionale, esisto-no significativi disequilibri domanda e offerta per area geografica, che diven-tano un problema se i laureati presentano una scarsa mobilità sul territorio.

§Il 63% delle imprese assume laureati quinquennali. Tra le imprese che mo-strano un interesse per le lauree triennali (37%) figurano soprattutto PMI.

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Occupazione e responsabilità sociale

Laureati in discipline chimiche1980-2011

Fonte: Miur, Istat

Scienze chimiche (vecchio ordinamento e specialistica)

Ingegneria chimica (vecchio ordinamento e specialistica)

Triennali che non continuano gli studi (circa il 20%)

4852

Produzione chimica(% sul valore)

FormulazioniSintesi

-

200

400

600

800

1.000

1.200

1.400

1.600

1.800

2.000

2.200

2.400

2.600

Distribuzione geografica dei laureati chimicie dell’occupazione chimica (%)

Laureati chimici

di cui Nord Ovest

Fonte: Miur, Istat, 2010

Note: laureati in scienze chimiche e ingegneria chimica

30,2 50,9

Occupazione chimicaNord 52,4 75,9

Centro 19,5 13,1

Sud e isole 28,2 11,0

Preferenza per laureati triennali o quinquennali nelle imprese chimiche

Laureati quinquennali 63%

Laureati triennali 37%

(% delle assunzioni)

Fonte: Excelsior

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Situazione occupazionale dei laureati chimici

Note: laureati in un corso di laurea specialistica o a ciclo unico nel 2007 che hanno un lavoro o svolgono un’attività formativa retribuita nel 2011

Fonte: Inserimento professionale dei laureati, Istat

A 4 anni dalla laurea lavora

l’ 80% dei chimici

il 93% degli ingegneri chimici

rispetto a una media dell’81%

74%

82%

99%

79%

99%

82%79%

79%

63%

47%

71%

63%

56%

63%58%

65%69%

Scientifico

Chimica

Farmacia e CTF

Geo-biologico

Medico

Ingegneria (escl. chimica)Architettura

Agraria

Economico-statistico

Politico-sociale

Giuridico

Letterario

Linguistico

InsegnamentoPsicologico

Educazione fisicaTOTALE

Quota % di laureati occupati cui è richiesta la laurea conseguita

Ingegneria chimica 89%

§ Nonostante la crisi, a 4 anni dalla laurea lavora l’80% dei chimici e ben il 93% degli ingegneri chimici.

§ Ciò che conta maggiormente è che i laureati chimici vedono nel loro lavoro riconosciuto il valore del titolo di studio: infatti, la quota di posti di lavoro per i quali è richiesto il titolo di studio conseguito tra gli in-gegneri chimici (89%) e i chimici (82%) si colloca dietro soltanto all’area medico-farmaceutica ed è molto più elevata della media (69%).

Occupazione e responsabilità sociale

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§Il principale sbocco professionale per i laureati in discipline chimiche è il settore chimico e farmaceutico, dove lavora il 29% del totale, ma esistono svariate possibilità di impiego anche negli altri settori industriali utilizzatori di chimica (24%) e nei servizi privati (22%) spesso fornitori specializzati della stessa industria chimica.

§Una quota significativa di laureati chimici lavora anche nel settore pubbli-co (25%), principalmente in Università, scuole, ASL, ARPA.

Impiego dei laureati chimiciper settore di attività economica (%)

Altri settori industriali 24%

Chimica e farmaceutica 29%

Servizi privati 22%

Note: laureati in chimica, chimica industriale e ingegneria chimica

Meccanica e mezzi di trasporto 9%

Tessile e abbigliamento 6%

Alimentare 5%

Gomma e plastica 7%

Metalli 11%

Minerali non metalliferi 4%

Carta e stampa 4%

Costruzioni 26%

Altri 12%

Fonte: stime su Unioncamere-Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior

Settore pubblico25%

Occupazione e responsabilità sociale

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Unità produttive e/o logistiche certificate nell’industria chimica

Spese in sicurezza, salute e ambiente della chimica in Italia

Fonte: Federchimica - Responsible Care®, 2011

Spese sicurezza, salute, ambiente (milioni di euro)

Incidenza sul fatturato (%)

1.163

2,1

investimenti 25%

costi operativi75%Imprese aderenti

a Responsible Care® (incidenze sull’industria chimica)

Unità produttive 14%

Fatturato 57%

Spese sicurezza, salute, ambiente 64%

Consumi energetici 79%

Addetti 39%

2005 2011

40

219

327381

OHSAS 18001 (sicurezza e salute)ISO 14001 (ambiente ed energia)

Sicurezza e sostenibilità ambientale

§Le imprese chimiche sono fortemente impegnate nelle aree della sicurez-za, salute e ambiente: le spese in questo ambito superano gli 1,1 mi-liardi di euro con un’incidenza sul fatturato pari al 2,1%. Tali spese includono le bonifiche – vale a dire il risanamento di siti inquinati per renderli disponibili a nuovi usi – e si suddividono in investimenti (25%) e costi operativi (75%).

§Gli obiettivi dello Sviluppo Sostenibile non si raggiungono in modo intuiti-vo sulla base delle semplici «buone intenzioni» ma richiedono complessi sistemi di gestione e adeguata formazione del personale.

§Responsible Care® è un programma volontario di promozione dello Sviluppo Sostenibile nell’industria chimica. Aderiscono al programma circa 170 imprese chimiche corrispondenti al 14 % di tutte le unità produttive presenti in Italia. La copertura di Responsible Care® è molto più ampia in termini di addetti (39%) e fatturato (57%). L’incidenza molto elevata sui consumi energetici (79%) è indicativa del fatto che praticamente tutte le attività chimiche a maggiore impatto ambientale sono coinvolte in Responsible Care®.

§L’impegno delle imprese chimiche è testimoniato anche dal crescen-te ricorso alle certificazioni: nel 2011 381 unità produttivi e/o logistiche hanno ottenuto la ISO 14001 (che copre le aree gestionali connesse ad ambiente ed energia) e risulta in forte aumento anche il conseguimento della OHSAS 18001 (sicurezza e salute).

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Sicurezza e sostenibilità ambientale

§La chimica è – insieme al petrolifero – il settore industriale più sicu-ro in cui lavorare in base ai dati Inail: la frequenza degli infortuni è pari a 11,6 per milione di ora lavorata e l’incidenza delle malattie professionali sulle ore lavorate è pari a 0,25.

§Questi risultati derivano, da un lato, da normative rigorose, dall’altro, dall’impegno delle imprese chimiche nel miglioramento tecnologico e dei processi, unito a forti investimenti in formazione e organizzazione del per-sonale. L’efficacia della formazione la si può constatare, per esempio, dalla riduzione continua del fenomeno infortunistico nelle imprese ade-renti a Responsible Care®.

§L’Inail riconosce nell’industria chimica un modello da promuovere e ha sottoscritto con Federchimica un accordo che prevede tariffe agevolate a favore delle imprese aderenti a Responsible Care® a fronte dell’impegno congiunto per la prevenzione e la promozione della sicurezza sui luoghi di lavoro.

Ore di formazione e andamento infortunistico nelle imprese aderenti a Responsible Care®

N° di infortuni per milione di ore lavorate

Ore di formazione SSA per addetto

4567891011

8

9

10

11

12

13

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

Fonte: Federchimica – Responsible Care®

Infortuni sul lavoro (numero per milione di ore lavorate)

MetalliAlimentareMinerali non metalliferiAltre industrieGomma e plasticaMeccanicaMezzi di trasporto

Carta

Elettronica ed elettrotecnica

Chimica

Cuoio e pelle

Petrolifero

46,838,236,635,830,425,725,1

21,6

16,4

11,6

18,3

7,2

Malattie professionali (numero per milione di ore lavorate)

Note: media 2009-2011totale ind. manifatturiera = mediana

Fonte: Inail

Note: media 2007-2011totale ind. manifatturiera = mediana

Tessile e abbigliamento 16,1

Legno 68,7

TOTALE IND. MANIFATTURIERA 24,9

MetalliMinerali non metalliferiAlimentareAltre industrieGomma e plasticaCartaMeccanica

TOTALE IND. MANIFATTURIERA

Tessile e abbigliamento

Chimica

Cuoio e pelle

Petrolifero

0,990,890,870,800,630,500,49

0,44

0,33

0,25

0,38

0,21

Elettronica ed elettrotecnica 0,33

Legno 1,72

Mezzi di trasporto 0,46

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Sicurezza e sostenibilità ambientale

Modalità di trasporto in Italia (%)

Note: dati riferiti alle imprese aderenti a Responsible Care®

Squadre di intervento per il Servizio Emergenza Trasporti (SET)

Strada

NavigazionePipeline

FerroviaAria

prodotti chimici

totalemerci

52,2%59,2%

25,1% 5,1%

13,6%26,5%

9,0% 8,6%0,1% 0,6%

1

43

26

759

9

2512

811

132

2

25

40 11

29

1

13

22

35

3

352

37

31

2

1

1

Squadre di intervento di:imprese chimiche

altre imprese

imprese specializzate per emergenze nel trasporto di materie e rifiuti radioattivi

Fonte: Federchimica - Responsible Care®, SET, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

§L’industria chimica è impegnata a garantire la massima sicurezza nel tra-sporto di prodotti chimici, identificando le modalità di trasporto più idonee, e – più in generale – una logistica sostenibile, attraverso opportune scelte di imballaggio e la razionalizzazione della rete distributiva.

§In Italia la modalità di trasporto più diffusa è la movimentazione su strada (circa il 59% del totale delle merci trasportate). La chimica presenta una gestione più equilibrata delle diverse modalità e ricorre in modo minore al trasporto stradale (52%) che, per numero di incidenti, risulta es-sere la tipologia più pericolosa oltre che maggiormente inquinante.

§Federchimica ha istituito, a partire dal 1998, il Servizio Emergenze Tra-sporti (SET) che è in grado di supportare le Autorità Pubbliche nella prevenzione e nella gestione delle emergenze. Le Squadre di Inter-vento SET sono formate da tecnici qualificati delle imprese partecipanti – imprese chimiche, operatori del trasporto e imprese specializzate nel trasporto di materie e rifiuti radioattivi – in grado di garantire la copertura di tutto il territorio in tempi molto brevi (pari o inferiori all’ora).

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53

Sicurezza e sostenibilità ambientale

§Il miglioramento dei processi industriali e la crescente efficienza degli im-pianti di trattamento degli scarichi idrici hanno permesso una forte ridu-zione di tutte le emissioni inquinanti in acqua. Ancora più evidenti sono i risultati conseguiti nell’abbattimento delle emissioni atmosferiche.

§Le imprese sono fortemente impegnate anche nell’utilizzo ottimale delle risorse, in particolare dell’acqua: il consumo è diminuito del 25% tra il 2005 e il 2011. L’uso di acqua potabile, cioè la fonte più pregiata, si è ridotto del 36% e copre solo l’1,4% dei consumi idrici totali. Le fonti prevalenti sono mare e fiume (89%).

§La produzione di rifiuti è stata ridotta del 12% rispetto al 2005. Inoltre è in forte aumento la componente destinata a recupero (+122%) a fronte del calo di quella avviata allo smaltimento in discarica (-71%). La quota di rifiuti pericolosi rappresenta una quota minoritaria (21% nel 2011) e comunque in calo (-17 punti percentuali). In linea con gli standard internazionali ed europei, il materiale derivante dalle operazioni di bonifica di siti inquinati non va considerato tra i rifiuti, in quanto comporta un miglioramento della qualità ambientale.

Emissioni in acqua

Note: dati riferiti alle imprese aderenti a Responsible Care ®

Fonte: Federchimica - Responsible Care ®

Metalli pesanti

Azoto

-36%

-68%

Domanda chimica di ossigeno -76%

Emissioni in aria

Ossidi di azoto

Composti organici volatili

-87%

-90%

Anidride solforosa -97%

Polveri -97%

Variazione tra il 2005 e il 2011 (%)

-25%

-36%

Totale acqua

di cui potabile

Variazione tra il 1989 e il 2011

Variazione tra il 1989 e il 2011

Consumi di acqua nel 2011 (milioni di m3) acqua potabile

1,4%

1.612fiume e mare

88,8%

pozzo 9,8%

Fonte: Federchimica - Responsible Care ®Note: dati disponibili per le imprese aderenti al Programma Responsible Care ®

Tipologia di rifiuti nel 2011

Variazione dei rifiuti da attività industriale tra il 2005 e il 2011

-12%

-71%

+122%

Totale

di cui destinati a discarica

di cui destinati a recupero

rifiuti da bonificadi siti inquinati

rifiuti da attività industriale1.207

Migliaiadi tonnellate

3.897

Quota di rifiuti pericolosi (%) 21,438,8

20112005

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Consumi di energia nell’industria chimica(kilo tonnellate equivalenti di petrolio)

Fonte: Istat, Ministero dello Sviluppo Economico, ENEA – ODYSSEE Project

Miglioramentodell’efficienza energetica (consumo energetico in rapporto alla quantità di beni prodotti, indici 1990=100)

50

60

70

80

90

100

110

1990 2011

10.993

6.951

10094

9793

8793

79

70

55

1990 1995 2000 2005 2010

INDUSTRIA MANIFATTURIERA-13%

CHIMICA-45%

OBIETTIVO UEAL 2020: -20%

§La chimica in Italia ha notevolmente ridotto i consumi energetici (-37% rispetto al 1990). Negli anni più recenti ciò riflette in parte la riduzione della produzione conseguente alla crisi, ma nel medio temine deriva so-prattutto dal miglioramento dell’efficienza.

§In effetti l’efficienza energetica – misurata come consumo di energia in rapporto alla produzione in volume – indica un miglioramento del 45%, con una performance decisamente superiore all’industria manifatturie-ra (13%) e che supera anche l’obiettivo stabilito dall’UE per il 2020 nell’ambito della politica 20-20-20.

§L’Europa – considerata nel suo complesso – è la più efficiente al mondo nell’utilizzo di energia. Russia e Medio Oriente, dotati di vaste risorse energetiche, sono le aree con il minor grado di efficienza.

§In ambito europeo la chimica italiana è seconda solo alla Germania per efficienza energetica.

Sicurezza e sostenibilità ambientale

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Efficienza energetica della chimica mondiale(consumi energetici per unità di prodotto, indici media UE=100)

UE

Giappone

USA

India

Sud Corea

Cina

Medio Oriente

Russia

100

127

172

241

258

298

939

1.329

Fonte: IEA, “Tracking industrial energy efficiency and CO2 emissions” 2007

Efficienza energetica della chimica europea e italiana

Fonte: ENEA-ODYSSEE Project, 2010

Francia

Olanda

Regno Unito

UE

Spagna

ITALIA

Germania

(consumi energetici per unità di prodotto, indici media UE=100)

119

113

103

100

97

77

71

Sicurezza e sostenibilità ambientale

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Emissioni di gas serra dell’industria chimica in Italia(milioni di tonnellate di CO2 equivalenti)

Fonte: ISPRA, Istat

1990

30,5Protocollo di Kyoto Obiettivo al 2012-6,5%

10,1

2011

-67%

Europa 2020 Obiettivo al 2020-20%

§In 21 anni la chimica ha ridotto le sue emissioni di gas serra del 67%, raggiungendo e superando non solo l’obiettivo fissato dal Protocol-lo di Kyoto per il 2012 (-6,5%), ma anche quello indicato dall’Unione Europea per il 2020 (-20%).

§L’abbattimento di emissioni di gas serra da parte dell’industria chimica riguarda fondamentalmente due gas: l’anidride carbonica (CO2), ridotta grazie alla maggiore efficienza dei processi di combustione e al migliore mix di combustibili negli usi energetici (sostituzione dell’olio combustibile con il gas naturale), e il protossido di azoto (N2O), grazie al miglioramen-to tecnologico.

§In un contesto di complessiva riduzione delle emissioni di gas serra in Italia, l’incidenza della chimica si è più che dimezzata passando dal 5,9% al 2,1% in 21 anni.

§Oltre ad abbattere le proprie emissioni, la chimica consente di ridurre i gas serra dei settori utilizzatori: per ogni tonnellata equivalente emessa di CO2, evita 2,6 tonnellate di gas serra da parte delle altre industrie o degli utilizzatori finali. In Italia la chimica – tenuto conto anche degli acquisti intermedi – emette gas serra per 21 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti all’anno, tuttavia l’uso di prodotti chimici - in sostituzione di tecnologie alternative - evita emissioni per oltre 55 milioni di tonnellate. Complessivamente l’industria chimica italiana evita emissioni per circa 34 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, che equivale a togliere dalla circolazione in Italia 18 milioni di auto.

§Queste minori emissioni derivano dall’utilizzo di prodotti chimici nell’edi-lizia (isolamento termico e illuminazione), nell’agricoltura (fertilizzanti e agrofarmaci) e in altri svariati ambiti (quali imballaggio, abbigliamento, autoveicoli e altri mezzi di trasporto, detergenza).

Sicurezza e sostenibilità ambientale

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Sicurezza e sostenibilità ambientale

Emissioni di gas serra in Italia e incidenza della chimica

ind. energetica

di cui CHIMICA

trasporti

usi civili

altroagricoltura

Fonte: ISPRA

1990

519,0

2011

488,8

ind. manifatturiera

(milioni di tonnellate di CO2 equivalenti)

28,7% 28,5%

19,9% 24,1%

24,2% 19,0%

15,1%17,6%

7,8%6,9%

4,3%3,9%

5,9% 2,1%

Impatto della chimica sulle emissioni di gas serra in Italiain fase di produzione e utilizzo(milioni di tonnellate di CO2 equivalenti all’anno)

emissioniper produzione

chimica

21,4

emissioni evitategrazie alla chimicain fase di utilizzo

55,6

emissioni netteevitate

grazie alla chimica

34,2

Fonte: elaborazioni su ICCA - McKinsey,

X 2,6

= 18 milioni di auto in meno in circolazione in Italia

Ispra, Icdp 2011

Riduzioni di gas serra grazie all’utilizzo di prodotti chimiciIsolamento edificiFertilizzanti e agrofarmaciIlluminazioneImballaggioVernici antivegetativeTessuti sinteticiPeso autoveicoliDetergenti basse temperatureEfficienza dei motoriTubazioniEnergia eolicaRiscaldamento edificiPneumatici verdiEnergia solareAltro

13,79,14,01,31,10,80,70,40,40,40,3

0,20,3

0,21,3

Totale chimica 34,2

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§La competitività dell’industria chimica è molto sensibile alle condi-zioni esterne all’impresa, cioè al cosiddetto Sistema Paese. Infatti, in un contesto di mercato globale e globalizzato, la competitività non è più solo tra le Imprese, ma anche tra le Nazioni, come sosteneva Michael Porter nel suo “The competitive advantage of nations” (1990). La glo-balizzazione ha modificato non solo lo spazio ma anche il tempo: da un lato ha ridotto le distanze tra competitor in termini spaziali, dall’altro ha fatto anche sì che le tecnologie, le informazioni e le conoscenze possano circolare rapidamente e pertanto che il vantaggio tecnologico tenda ad annullarsi in tempi brevi.

§Normative e Pubblica Amministrazione, costo dell’energia, infrastrutture e logistica, ricerca e sistema formativo sono tutti fattori che – se carenti nel confronto internazionale – possono danneggiare gravemente la com-petitività delle imprese chimiche italiane

La competitività dell’industria chimicadipende dalle condizioni del Sistema Paese

Industria chimica

Infrastrutture e trasporti

Costo dell’energiaRicerca

Pubblica Amministrazione

Sistema formativo

Sistema normativo

Fattori competitivi e Sistema Paese

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Fattori competitivi e Sistema Paese

Struttura dei costi della chimica

Fonte: PrometeiaAnalisi dei settori industriali, 2011

acquisti di servizi

21%

acquisti di materie prime e semilavorati

60%

spese per il personale11%

MOL8%

Incidenza del costo dell’energia

(% sul valore della produzione)% sul valore della produzione

TOTALE CHIMICA

Gas tecnici

Fertilizzanti

Chimica di base

Fonte: elaborazioni e stime su Ministero dello Sviluppo Economico, 2011

5%

9%

9%

22%

Valore aggiunto19%

% sul valore aggiunto

TOTALE CHIMICA 27%

Ripartizione dei costi energeticiper fonte (%)

gas naturale34%

energia elettrica47%

combustibili liquidi19%

§Nell’industria chimica gli acquisti di materie prime ricoprono il 60% del valore della produzione e le spese per gli acquisti di servizi (energia in-clusa) il 21%. Il valore aggiunto generato è pari al 19% del valore della produzione ripartito tra spese per il personale (11%) e MOL (8%).

§La trasformazione della materia richiede l’utilizzo di energia. La chimica è, infatti, il primo settore industriale per consumo di gas naturale e il secondo per consumo di energia elettrica. L’energia rappresenta una voce di costo importante per il settore chimico, pari in media al 5% del valore della produzione (esclusi gli utilizzi come materia prima). L’inci-denza del costo dell’energia è particolarmente elevata in alcuni comparti : raggiunge il 22% nei gas tecnici e il 9% nella chimica di base (organica, inorganica e materie plastiche) e nei fertilizzanti.

§L’incidenza del costo dell’energia sul valore aggiunto, pari al 27%, evidenzia il forte impatto negativo che un divario di costo dell’ener-gia rispetto agli altri Paesi provoca nell’industria chimica italiana in termini di competitività e di minore capacità di remunerare i fattori produttivi (definita, appunto, dal valore aggiunto).

§L’energia elettrica rappresenta il 47% dei costi energetici sostenuti dalla chimica in Italia, il gas naturale il 34%, i combustibili liquidi (benzina, ga-solio, olio combustibile, GPL) il restante 19%.

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Fattori competitivi e Sistema Paese

§Nonostante i processi di liberalizzazione, in Italia il costo dell’elettricità per le imprese industriali è più elevato della media degli altri Paesi europei di oltre il 30% ed è quasi il doppio rispetto alla confinante Francia.

§Tale divario è riconducibile in misura rilevante alla componente tariffaria, cioè non dipende dal costo della materia prima ma da imposte ed extra-costi come l’incentivazione delle rinnovabili.

§Il prezzo del gas naturale è più allineato alla media europea, tuttavia risul-ta elevato nel confronto internazionale con i Paesi extra-europei. Inoltre recentemente sono stati introdotti extra-costi legati anche in questo caso al finanziamento delle rinnovabili che rischiano di danneggiare la compe-titività anche in ambito europeo.

§La chimica è particolarmente sensibile all’alto costo dell’energia in Italia perché accoppia, più degli altri settori, una elevata intensità energetica ad una forte esposizione alla concorrenza internazionale (quota esportata superiore al 40%).

§In effetti il divario nei costi energetici è il più grave fattore di poten-ziale delocalizzazione delle produzioni chimiche italiane non solo verso aree lontane e a basso costo, ma anche verso altri Paesi euro-pei (come la Francia o la Spagna).

§Anche la logistica è strategicamente importante per l’industria chimica, con un’incidenza di costo sul fatturato compresa tra il 10 e il 15%. A causa di arretratezze infrastrutturali mai colmate, il costo della logistica in Ita-lia è fortemente superiore a quello degli altri maggiori Paesi europei e ciò ne penalizza fortemente la competitività a livello internazionale.

Note: consumi fino ai 150.000 MWh Fonte: Eurostat

Confronto tra i prezzi medidell’energia elettricaper l’industria (indice UE esclusa Italia =100, primo semestre 2012)

ItaliaUE esclusa Italia

- Germania

- Francia

- Belgio- Regno Unito

138100127

76

9998

- Spagna 104

- Olanda 79

Confronto tra i prezzi medidel gas naturaleper l’industria

ItaliaUE esclusa Italia

- Germania- Francia

- Belgio- Regno Unito

Fonte: Eurostat

108100110100

9698

- Spagna 95

Note: consumi fino a 4.000.000 Gj

- Olanda 82

(indice UE esclusa Italia =100, primo semestre 2012)

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Fattori competitivi e Sistema Paese

Sensibilità al costo dell’energiadella chimica e dell’industria manifatturiera italiane

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

55%

60%

65%

Intensità energetica(migliaia di tep / fatturato in milioni di euro)

Con

corr

enza

int

erna

zion

ale

(exp

ort /

fattu

rato

x 1

00)

TOTALE MANIFATTURIERO

Carta e stampa

Mat. costruzioni

Siderurgia

Meccanica

Chimica

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico, Istat, anno 2010

Farmaceutica

Vetro e ceramica

0,02 0,06 0,10 0,14 0,18 0,22 0,34

Costi della logistica in Italia ed Europa(indice Italia = 100)

Fonte: elaborazioni su KPMG Competitve Alternatives, 2012

Italia UE Big 4

Note: UE Big 4 = Germania, Francia, Paesi Bassi e UK

100

84

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§Pur essendo assolutamente condivisibili gli obiettivi di tutela di sa-lute, sicurezza e ambiente, i circa 1.700 provvedimenti legislativi a livello comunitario – di cui quasi 800 introdotti negli ultimi 8 anni - te-stimoniano una tendenza alla complessità e all’eccesso di regola-mentazione che danneggia la competitività delle imprese chimiche italiane ed europee.

§Questa tendenza riflette l’inadeguato riconoscimento, da parte delle Isti-tuzioni, rispetto all’impegno e ai risultati concreti conseguiti dall’industria chimica ai fini dello Sviluppo Sostenibile.

§L’industria chimica italiana risulta particolarmente penalizzata alla luce della forte presenza di PMI in quanto gli extra-oneri di costo e tempo generati dalla iper-regolamentazione operano come un costo fisso.

Numero cumulatodi provvedimenti legislativi comunitariin tema di salute, sicurezza e ambiente(al netto delle abrogazioni)

Fonte: Unione Europea, Repertorio degli atti comunitari in vigore (Capitolo 15 – Ambiente, consumatori e tutela della salute)

2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

940998

1.084997

1.105

1.223

1.386

1.590

1.724

784

Fattori competitivi e Sistema Paese

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§La competitività dell’industria chimica italiana è ulteriormente dan-neggiata, anche nel confronto con gli altri Paesi europei, dalla tendenza al recepimento in senso restrittivo delle Direttive europee.

§Un caso emblematico è quello dell’Autorizzazione Integrata Ambientale nell’ambito della Direttiva sulle emissioni degli impianti industriali (IED): rispetto ad altri Paesi europei, in Italia la durata dell’autorizzazione è infe-riore, i tempi effettivi di rilascio dell’autorizzazione sono molto più lunghi (nella chimica in alcuni casi hanno anche superato i 5 anni a fronte dei 5 mesi previsti di legge) e i valori limite di emissione si collocano spesso sul minimo dell’intervallo di riferimento definito dalle Best Availa-ble Practice (BAT).

Fonte: Federchimica, 2013

Direttiva sulle emissioni degli impianti industriali (IED) e Autorizzazione Integrata Ambientale

Durata

Italia Altri Paesi europei

5 anniFrancia: vita utile impianto(+ bilancio ambientale ogni 10 anni)

Austria, Olanda, Romania: 10 anni

Tempi effettividi rilascio

14-21 mesi Austria, Belgio:1-12 mesi

Limiti massimidi emissione 80% dei casi:

pari o inferiore alle BAT

Germania: sempre superiori alle BAT

Note: BAT - Best Available Techniques (migliori tecniche disponibili)

(5 mesi teorici previsti di legge)

(anidride solforosa,grandi impianti di combustione)

Fattori competitivi e Sistema Paese

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Fattori competitivi e Sistema Paese

§ Nella chimica italiana i tempi di pagamento della clientela – pari a 112 giorni nel 2010 – sono decisamente più lunghi che in Germa-nia (30), Francia (63) e Spagna (90). Ciò comporta maggiori esigenze di capitale circolante e aggrava il rischio associato ad eventuali insol-venze, particolarmente rilevante nella fase attuale.

§ La maggiore presenza di PMI chimiche – normalmente dotate di minore potere di mercato – ha un ruolo, ma non spiega interamente il diva-rio. Infatti le differenze tra Paesi sono ampie anche a parità di classe dimensionale. Inoltre Germania e Francia evidenziano tempi di paga-mento piuttosto omogenei per le diverse classi dimensionali.

§ Le differenze hanno anche origine culturale, cioè sono legate alle con-suetudini, tuttavia è indubbio che la ragione principale risiede nei tempi di pagamento drammaticamente lunghi della Pubblica Am-ministrazione italiana che rappresenta in alcuni casi il cliente di-retto della chimica, ma più spesso l’utilizzatore finale che genera ritardi a ritroso lungo tutta la filiera.

Tempi di pagamento della clientelaper dimensione di impresa chimica

Note: grandi = fatturato > 50 milioni ; medie = fatturato 10-50 milioni ; piccole = fatturato < 10 milioni

(giorni, valori mediani, anno 2010)Totale Grandi Medie Piccole

Italia

Spagna

Francia

Germania

112

90

63

30

93

76

60

29

117

97

67

34

132

101

63

29

Fonte: elaborazioni su Prometeia Analisi dei settori industriali

Tempi di pagamento della PA (giorni, anno 2012)

Italia

Spagna

Francia

Germania

180

160

65

36Fonte: Intrum Justitia

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