28
Anno CX M MAGGIO - AGOSTO 2017 L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANA 3/4 R I V I S T A B I M E S T R A L E Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1 DCB Ferrara copertina antza 3-4/17_34918-cope antza 2-06 v5 01/09/17 16:02 Pagina 1

L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

Anno CXMMAGGIO - AGOSTO 2017

L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANA3/4

R I V I S T A B I M E S T R A L E

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) Art. 1, comma 1 DCB Ferrara

copertina antza 3-4/17_34918-cope antza 2-06 v5 01/09/17 16:02 Pagina 1

Page 2: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

FARE A TEMPO A PERDERE TEMPO (S. Bertuzzi) ................

MONITORAGGIO NUTRIZIONALE & NDVI (A. Bresolin A., G. Campagna, M. Cenacchi) .....................................

DE VECCHIS A LOREO: STORIA DI UN’INNOVAZIONEMANCATA (L. Aldini) ......................................................................

ZUCCHERIFICIO DI LOREO (A. Lazzari)..................................

LA GLOBALIZZAZIONE ED INTERNAZIONALIZZAZIONEDEI MERCATI AGROALIMENTARI: GLI INTERVENTINECESSARI + (L. Fiano) ...................................................................

GLI EFFETTI PERVERSI DI UNA INDISCRIMINATA ESEMPRE PIÙ AMPIA LIBERALIZZAZIONE COMMERCIALE(L. Fiano) .............................................................................................

ANTZA.................................................................................................

Pag. 37

» 39

» 42

» 44

» 48

» 55

» 59

BORSARI E. & C. S.r.l. - Nonantola (MO) .........................................

BUCKMAN LABORATORIES ITALIANA S.r.l. - Milano ................

N.C.R. BIOCHEMICAL S.p.A. - Castello d’Argile (BO) ....................

» 1a cop.

» 38

» 58

Italia ...........................................................................................................

Europa .......................................................................................................

USA, America Latina ...............................................................................

Africa ........................................................................................................

Asia e Australia .........................................................................................

88,9%

6,8%

2.5%

0,4%

1,4%

S O M M A R I O

INDICE DEGLI INSERZIONISTI

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DELLA RIVISTA

Autorizzazione del Tribunale di Ferraran. 70 del 6.11.57.

Direzione, Amministrazione, RedazioneFERRARA - Via T. Speri, 5Segreteria telefonica e fax: (0532) 206009www.antza.net - [email protected]

Associata all'Unione StampaPeriodica Italiana (U.S.P.I.)

ISSN Periodico AGRISn. 0019 - 7734

ABBONAMENTI:

Italia € 31,00Estero € 31,00

Questo fascicolo costa:

Italia € 5,16Estero € 5,16

Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A.

SERGIO BERTUZZI

Direttore responsabile

Conto corrente postale n. 13771449

SATE s.r.l. - Ferrara

In copertina:

BORSARI E. & C. S.r.l.

Via di Mezzo, 114/E41015 Nonantola (MO)www.gruppoborsari.it

copertina antza 3-4/17_34918-cope antza 2-06 v5 01/09/17 16:02 Pagina 2

Page 3: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

37«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

F e r r a r a - V i a T i t o S p e r i , 5 - T e l . e F a x 0 5 3 2 . 2 0 6 0 0 9 E - M a i l : i n f o @ a n t z a . n e t

L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAR i v i s t a b i m e s t r a l e d e l l 'A s s o c i a z i o n e N a z i o n a l ef r a i T e c n i c i d e l l o Z u c c h e r o e d e l l ' A l c o l e

FARE A TEMPO A PERDERE TEMPOSergio Bertuzzi

Fare a tempo a perdere tempo, canta Ligabue, poliedri-co artista emiliano. Con il senno di poi, ragionandooggi che i giochi sono, in gran parte, fatti, sembra faci-le sentenziare che l’industria italiana dello zucchero siastata l’ispiratrice del nostro autore. I segnali di quelloche sarebbe avvenuto, una volta entrati nella UnioneEuropea, e cioè la perdita di quella protezione da sem-pre vitale per la nostra industria, erano stati precisi enumerosi. Però, dai tempi in cui Omero cantò l’inutilechiaroveggenza di Cassandra, in Italia siamo moltorestii ad ascoltare chi ci mette in guardia prevedendoper il futuro molte difficoltà. Abbiamo avuto davveromolto tempo per perdere tempo e siamo stati velocisolo nel decidere di dismettere, in maniera incentivata,la gran parte dei nostri impianti lasciando il poco cherestava in balia di un mercato altalenante e speculativo.Anche da questa rivista abbiamo più volte segnalato,portando esempi e modelli concreti, che ormai unaSocietà Saccarifera di solo zucchero non vive più e chein giro per il vasto mondo tutti coloro che operano inquesto settore si sono dati da fare per affiancare allaproduzione di zucchero numerose altre attività connes-se, approfittando delle sinergie che ne possono deriva-re. Iniziative sono state, anche qui da noi, pensate edabbozzate, ma è mancata la convinzione e forse anchela tenacia di chi intraprende un nuovo tipo di industria.In Italia non è stato sempre così. Un notevole esempiodi una tentata innovazione veramente interessante eoggetto di notevoli studi è stato il modello diZuccherificio Agricolo proposto da De Vecchis di cuiin questa rivista sia Alessandro Lazzari sia LorenzoAldini ne danno completa descrizione. Accanto allozuccherificio sono sorte in Italia un notevolissimonumero di distillerie sia da alcol carburante sia da alcolbuongusto. E come non citare il modello molto studia-to della baritazione del melasso con recupero dellabarite a lungo praticato a Legnago. Dal melasso venne-ro ricavati, in altre fabbriche, carburanti, gomma edanche esplosivi e glicerina prima ancora che lievito.Quando, molto più recentemente, era il 1969, venneinaugurato in pompa magna il sito produttivo di SanQuirico non solo il Resto del Carlino, che aveva lostesso proprietario di Eridania ZN intitolò a 9 colonneBuongiorno San Quirico in coro unanime si salutò ilsito produttivo più moderno d’Europa (zucchero, lievi-to, energia). Anche i tentativi di colmare il gap tecnolo-gico delle nostre barbabietole rispetto a quelle del cen-tro Europa con l’utilizzo delle resine va ascritto ad unagrande volontà competitiva che non ebbe successo poi-

ché si dimenticò che l’ambiente veniva grandementeoffeso da reflui veramente aggressivi. Oggi, per prose-guire con il nostro Ligabue, fare in tempo ad averefuturo, per chi ancora produce zucchero italiano, appa-re quanto mai complicato. Leggendo Le betteravierbelge, rivista dei bieticoltori belgi, troviamo: Il prezzomondiale dello zucchero ha perso più del 30% a parti-re dal febbraio 2017 passando da 515 euro/ton a 360€/t nel mese di giugno. Questi prezzi anticipano le mon-tagne di zucchero che si prevedono prodotte nel2017/2018 nel mondo. Secondo le previsioni si pro-durrà da 178 a 185 milioni di tonnellate con un aumen-to di 9 milioni sull’annata precedente. A questo surpluspartecipano: India, Tailandia, Sud Africa e Pakistan.Anche in Europa è previsto un forte aumento di produ-zione visto il grande investimento a bietole. Russia edUcraina, che hanno avuto una primavera molto favore-vole, hanno un forte investimento a bietole. In Ucrainal’industria saccarifera è in pieno sviluppo e si prevedeun aumento produttivo del 19% e si prepara a raddop-piare la propria esportazione. In UE si ha un investi-mento a bietole in aumento del 17% a seguito dellasoppressione del regime delle quote. La Comunitàpotrebbe produrre 18,6 milioni di ton, ossia 2milionipiù dell’anno scorso. Le esportazioni europee potreb-bero essere pari 3 milioni di tonnellate e l’Europadiventerà esportatrice netta. Si deve, inoltre tenerconto anche di un previsto rallentamento nel consumomondiale dello zucchero. In numerosi Paesi si stannosvolgendo campagne contro lo zucchero (Coca Cola hagià lanciato un prodotto privo di zucchero). SecondoISO si prevede un consumo mondiale di zucchero2017/2018 di 174 milioni di ton. ed eccedenze a 3milioni di ton. Non c’è proprio da stare tranquilli stan-do così le cose. E viene da fare una amara riflessione suquesta Comunità Europea che nel 2006 sceglie didiventare deficitaria in zucchero così da aiutare leesportazioni dei Paesi meno abbienti e 11 anni dopoandrà ad invadere quei mercati con prezzi d’occasione(dopo averlo fatto nei Paesi partners europei menocompetitivi).Con la fine di luglio è, comunque il tempo della nostracampagna saccarifera. Minerbio ha iniziato la lavora-zione il 24 di luglio e Pontelongo il 28. San Quirico èpartito il primo di Agosto. La qualità delle barbabieto-le ed anche la produzione quantitativa è giudicata sod-disfacente, anche se da zona a zona ci sono differenzeconsistenti a seconda dell’andamento pluviometrico, ingenerale molto scadente.

Anno CXMAGGIO - AGOSTO20173/4

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 37

Page 4: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 38

Page 5: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

39«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

MONITORAGGIO NUTRIZIONALE & NDVIBresolin A. (AGQ); Campagna G., Cenacchi M. COPROB

COPROB e AGQ Labs hanno avviato una collabo-razione con l’obiettivo di aumentare produttività equalità nel settore bieticolo-saccarifero e nel con-tempo di ridurre l’impatto ambientale attraverso l’ot-timizzazione della fertilizzazione e dell’irrigazione.Si ipotizza di raggiungere tale risultato mediante lavalutazione di tutti i fattori che riguardano lo statonutrizionale della coltura attraverso lo studio delsistema suolo–pianta–acqua. Tutto ciò è possibile mediante il MonitoraggioNutrizionale (sistema brevettato da AGQ Labs), chepermette di ottimizzare l’impiego, e quindi i costi, difertilizzante e acqua fino al 40%. Da un lato si ridu-cono le perdite per lisciviazione, ma anche i proble-mi di salinità e fitotossicità causati dall’eccesso dialcuni elementi. Il punto di partenza è la classica analisi del suolo,che permette di capire la tipologia del terreno e larisposta agli apporti di fertilizzante e acqua.Seguono l’analisi dell’acqua utilizzata per l’irriga-zione, la soluzione circolante e i tessuti vegetali.Dall’interpretazione di questi dati correlati tra loro,vengono forniti ai Soci di Coprob i consigli sullaconcimazione durante il ciclo colturale, in funzionedelle reali esigenze della pianta. La soluzione circolante rappresenta l’acqua nelsuolo contenente gli elementi nutritivi disciolti, chela pianta assorbe dal terreno per vegetare e arrivarealla produzione. Il prelievo della soluzione circolan-te adottato da AGQ è simile a quello adottato dallepiante. Vengono installate nel suolo due o tre sondedi suzione a differenti profondità (Fig. 1), in gradodi esercitare una depressione di 0.8 bar, simile a

quella esercitata dalle radici nel terreno. Da ciascunadi queste sonde durante il ciclo colturale e nelle fasifenologiche critiche per la pianta, viene prelevataperiodicamente la soluzione circolante, sulla qualevengono effettuate le analisi di pH, conducibilitàelettrica e i principali elementi (macro, meso emicroelementi). Le profondità differenziate in cui vengono poste lesonde consentono di valutare le variazioni dei para-metri analizzati lungo il profilo del suolo dove sitrova l’apparato radicale delle piante.Inoltre è possibile evidenziare l’evoluzione dei ferti-lizzanti apportati e il loro assorbimento da partedella pianta, nonché l’approfondimento o l’accumu-lo in un determinato strato. A questo sistema AGQ ha associato i prelievi dellefoglie e una rappresentazione grafica dell’attivitàfotosintetica della pianta attraverso l’NDVI(Normalized Difference Vegetation Index). Taleparametro viene calcolato sulla base delle immaginifornite dai satelliti in orbita attorno alla terra.Rappresenta il rapporto tra differenza e somma dellebande dell’infrarosso vicino (frazione riflessa dallefoglie) e del rosso (frazione assorbita dalla clorofillae quindi fotosinteticamente attiva). Questo rapporto varia da -1 a +1 (Fig. 2) e a valoripositivi è associata un’elevata efficienza fotosinteti-ca. L’NDVI consente di effettuare il controllo nutri-zionale su grandi superfici in tempi rapidi, oltre chead individuare le aree dell’appezzamento che presen-tano problematiche agronomiche, le quali si possonoconfrontare con le immagini delle annate precedenti.Dalla sovrapposizione della mappa dell’attività foto-

SommarioCoproB e AGQ Labs hanno avviato una collaborazione con l’obiettivo di aumentare produttività e qualità nel set-tore bieticolo-saccarifero nel rispetto dei principi della diminuzione dell’impatto ambientale nell’uso dei fertiliz-zanti e dell’acqua di irrigazione.Il progetto prevede il monitoraggio nutrizionale (brevetto AGQ Labs) con il prelievo di campioni della soluzionecircolante nel suolo con sonde di suzione a differenti profondità.A queste informazioni viene aggiunto il prelievo di foglie ed una rappresentazione grafica dell’attività fotosinteti-ca della pianta.Sono riportati i dati sperimentali degli anni 2015-2016 e le prime valutazioni sullo studio NDVI (differenze nor-malizzate dell’indice di vegetazione).

SummaryCoproB and AGQ Labs form a partnership with the aim of improving productivity and quality of sugar beet yieldsand in the meantime decreasing environmental impact in the use of fertilizers and irrigation water.The nutritional monitoring (AGQ Labs Patent), by sampling the solute solution in the soil with probes at differentdepths, allows to get the basic information; other suggestions come by the drawing of leaves and from a graphicalrepresentation of the photosynthetic activity of the plant.The experimental data (2015-2016) and the first assessments of the NDVI (Normalized Differences in theVegetative Index) are shown below.

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 39

Page 6: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

40 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

sintetica con i risultati delle analisi dei tessuti foglia-ri, si ottengono importanti informazioni sull’evolu-zione dello stato vegetazionale e nutrizionale dellacoltura.

La sperimentazione La sperimentazione iniziata nell’anno 2015, si staestendendo ad un gruppo di aziende dislocate nell’a-rea di coltivazione della barbabietola da zucchero inEmilia-Romagna e Veneto. Sono state ottenute importanti informazioni sul con-tenuto di elementi nutritivi nella soluzione circolan-te ed il loro rapporto per indirizzare la concimazionedella bietola, ma anche l’irrigazione, mediante infor-mazioni che il tecnico può interpretare. Il contenuto degli elementi nutritivi permette di

conoscere la reale disponibilità di ogni singolo ele-mento e il loro movimento nel terreno. Un primo aspetto negativo che è stato individuato èl’elevato impiego di concimi azotati, senza conside-rare i problemi che questo elemento puó causare allosviluppo di fittone, foglia e qualità tecnologica.Come possiamo vedere in Tab. 1, una concentrazio-ne molto alta di elementi nutritivi non sempre é posi-tiva per la pianta. Analizzando i valori di analisi della soluzione circo-lante prelevata a 15 e 30 cm, il primo dato che puòsuscitare preoccupazioni per la coltura é la conduci-bilità elettrica (EC) nel terreno a causa della concen-trazione di sali disciolti nella soluzione nutritiva.Maggiore é la concentrazione di sali nella soluzionecircolante e minore è l’assorbimento da parte della

Fig. 1 - Sonde di suzione installate nel terreno a differenti profonditàper prelevare la soluzione circolante

Fig. 2 - Rappresentazione grafica dell’attività fotosintetica dellapianta attraverso l’NDVI (Normalized Difference Vegetation Index).

Fig. 3 – Attività fotosintetica di un bietolaio di circa 5 ettari ottenutamediante le analisi fogliari e le immagini NDVI Foto 2 - Testa di sonda visibile tra le foglie.

Foto 1 - Depressione imposta alle sonde di suzione.

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 40

Page 7: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

41«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

pianta. Si consiglia pertanto durante le prime fasivegeto-produttive di non superare valori di 1.0mS/cm. La salinità in questo caso é data da un valore moltoalto di azoto (NO3-) in entrambe le sonde e una sali-nità (elemento fitotossico) di sodio anch’essa moltoelevata.Se consideriamo gli antagonismi tra le varie basi discambio presenti nel terreno, possiamo prevedere uneccessivo sviluppo vegetativo dovuto all’elevataconcentrazione di azoto disponibile. Inoltre il rapporto Ca/Mg/K/Na non é corretto, per-tanto non permetterà di raggiungere risultati ottima-li se tale relazione non viene riequilibrata con appor-to di concime o acqua irrigua. Una razionale concimazione permette di apportare igiusti quantitativi di elementi nutritivi carenti nelterreno, riducendo le lisciviazioni nelle falde acqui-fere (percolazione, perdite economiche e inquina-mento). In Tab. 2 si può osservare come un corretto apportodi elementi e soprattutto una corretta relazione man-tiene i valori generali piú bassi rispetto all’esempioprecedente. La conducibilità elettrica è buona e di conseguenzala coltura si trova in uno stato ottimale di assorbi-mento della soluzione nutritiva nel terreno. I valori di azoto si considerano buoni in quanto nonsuperano la disponibilità di 4 meq/l nel terreno e larelazione tra le basi di scambio e il sodio é correttain quanto la presenza di sodio non entra in antagoni-smo con le altre basi (cationi).Questa situazione permette di migliorare l’assorbi-mento radicale della pianta e all’occorrenza è possi-

bile intervenire con elementi correttivi semplici. La lettura della soluzione circolante fornisce leinformazioni necessarie per poter prendere decisionicorrette riguardo la concimazione, la sua ottimizza-zione e soprattutto la conoscenza dell’efficacia deifertilizzanti che vengono distribuiti nel terreno.

Prime valutazioni sullo studio NDVI Lo studio NDVI (Normalized Difference VegetationIndex) permette di osservare il comportamento dellacoltura su ampie superfici e di interpretare eventualicarenze non ancora visibili a occhio nudo.Questo metodo ha permesso di controllare dalleimmagini satellitari l’attività fotosintetica di un bie-tolaio di circa 5 ha di superficie (Fig. 3), in funzionedelle analisi fogliari. Le dettagliate informazioni chesi ottengono permettono di individuare eventualicarenze o eccessi nutrizionali, con notevoli vantaggisoprattutto per il monitoraggio di superfici di eleva-te dimensioni. Informazioni interessanti si possono ottenere anchedalla relazione dei dati di analisi delle bietole (inparticolare per il rapporto N/Pol) e del saccarosioprodotto per ettaro con i valori di sodio e azoto con-tenuti nella soluzione circolante e nelle foglie. Ivalori piú bassi di sodio e azoto hanno portato ad unamaggior polarizzazione e produzione di saccarosio,nonostante il più ridotto apparato fogliare, che ini-zialmente pareva stentato e carente. Questo comporta che un maggior sviluppo vegetati-vo della pianta determina squilibrio fisiologico,maggior stress durante il periodo estivo ed un piùelevato consumo di sostanze di riserva e di conse-guenza un minor accumulo di saccarosio nel fittone.

Tab. 1 - Esempio di analisi di un campione di soluzione prelevato dal terreno con elevata concentrazione di elementi nutritivi

Tab. 2 - Esempio di analisi di un campione di soluzione prelevato dal terreno con equilibrata concentrazione di elementi nutritivi

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 41

Page 8: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

42 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

DE VECCHIS A LOREO: STORIA DI UN’INNOVAZIONE MANCATALorenzo Aldini

Può sembrare strano essiccare le fettucce frescheall’inizio della lavorazione prima di inviarle in diffu-sione. Un’operazione del genere pareva originale anchenegli anni Venti del Novecento, ma non tanto da dis-suadere un manipolo di innovatori dallo scommetteresu questo processo alternativo, sulle orme dell’ing.Ineo De Vecchis che nel 1924 propone piccoli zuccher-ifici agrari con una casa bietole ridotta all’osso, senzaevaporatori, né forni da calce, né saturatori, ma con unastazione di essiccamento delle fettucce collocata primadella diffusione. L’impianto di Loreo in provincia diRovigo è fra i primi a tentare questa avventura su scalaindustriale nel 1924. Sebbene i resoconti dell’epocanon parlino di un vero successo, a causa dei frequentiguasti e delle carenze meccaniche dell’impianto, l’es-perienza basta a convincere altri imprenditori dellavalidità del sistema De Vecchis, che ha un seguito perqualche decennio in Italia negli stabilimenti diSanguinetto e di Fossalta di Portogruaro, ma trova for-tuna soprattutto all’estero, in Inghilterra, in Francia e inalcuni paesi dell’Europa orientale, dove c’è già unatradizione di zuccherifici agrari di piccole dimensioni.L’idea di essiccare le fettucce prima della diffusionenon è del tutto nuova, ma Ineo de Vecchis ha il meritodi codificarla in forma rigorosa, utilizzando le nuovetecnologie in uso negli anni Venti per l’essiccamentodei prodotti agricoli, mediante trasportatori a retimetalliche e termoconvettori forniti dalla ditta londi-nese George Scott & Sons. Fin dal diciottesimo secoloè noto che essiccando le fettucce la purezza dei sughiaumenta, ma solo in piccoli impianti di laboratorio. Suscala industriale la caramellizzazione e la formazionedi zucchero invertito rendono le perdite inaccettabili.Nel corso dell’Ottocento entrano in gioco la calce el’anidride carbonica per la depurazione di grandi volu-mi di sughi ottenuti da fettucce fresche e l’idea di lavo-rare fettucce secche viene messa da parte. Peraffrontare l’investimento in un processo di depurazionelaborioso, che richiede l’installazione di impianti ausil-iari come i forni da calce, gli zuccherifici devonomobilitare ingenti capitali, tanto da rendere irrealisticala produzione di zucchero in piccoli impianti delledimensioni di una cantina sociale. Ma all’inizio delNovecento qualcuno spera ancora in un’inversione ditendenza e ripone fiducia nelle innovazioni tecno-logiche che rendono competitivi zuccherifici di piccoledimensioni, dell’ordine delle 100 tonnellate di barbabi-etole al giorno. I brevetti depositati da Ineo De Vecchisnel 1923, il 9 gennaio e, a distanza di un mese, il 9 feb-braio, definiscono nei dettagli le modalità di essicca-mento delle fettucce e le dosi di additivi con cui effet-tuare la depurazione, senza l’impegnativo trattamentodi carbonatazione. I sughi del sistema De Vecchis sonopiù puri e molto più densi -con Brix superiore a 50- diun normale sugo greggio di diffusione. Per la depu-razione essi richiedono solo una piccola quantità dicalce in polvere compensata da una adeguata aggiuntadi fosfato di calcio, prima di una veloce filtrazione.Oltre ad insistere sul numero esiguo di maestranze

richieste nella conduzione dell’impianto, la propagandadel sistema De Vecchis fa leva su due aspetti tecnologi-ci che nelle intenzioni dell’inventore avrebbero dovutorivoluzionare l’idea di zuccherificio.1. Le fettucce essiccate si conservano indefinitamente equindi possono essere lavorate anche in inverno e nellaprimavera successiva. L’industria saccarifera si sarebbepotuta emancipare in questo modo dalla stagionalità,costruendo nelle campagne una rete di piarde conannesso l’essiccatoio. Il peso delle fettucce secche,circa un quarto del peso delle barbabietole fresche,avrebbe ridotto considerevolmente i costi del trasportoverso i piccoli zuccherifici agrari che diluivano la lavo-razione nel corso di un intero anno solare.2. Seguendo fedelmente i tempi e le temperature di ess-iccamento del brevetto De Vecchis, i tessuti vegetalisubiscono una trasformazione che, per motivi non deltutto chiari dal punto di vista scientifico, consentonoallo zucchero di passare in soluzione per lisciviazione enon per diffusione. Mentre la diffusione richiede ungradiente pressoché costante di concentrazione fra ilsolvente acquoso e le fettucce, la lisciviazione avvienea prescindere dal gradiente di concentrazione, finché ilsolvente non si satura. Convinto di questo fatto, DeVecchis sperimenta nello zuccherificio di Loreo unestrattore controcorrente a coclea, precursore dei mod-erni diffusori continui. L’effettivo fenomeno di liscivi-azione diviene un banco di prova del sistema DeVecchis, ma non regge le verifiche sperimentali deglianni successivi. Lo stesso inventore deve ben prestoconvincersi che le fettucce essiccate nelle normali con-dizioni di esercizio rilasciano lo zucchero per diffu-sione, come quelle fresche, e richiedono pertanto lastessa cura di un tradizionale reparto diffusione. Il pre-sunto fenomeno di lisciviazione, forse intravisto inqualche prova di laboratorio, non è l’unica ingenuitàdella propaganda iniziale del sistema De Vecchis.Anche l’idea di distribuire gli essiccatoi nelle cam-pagne non tiene in debito conto il processo a monte del-l’essiccamento, che comporta il lavaggio delle barbabi-etole ed il taglio delle fettucce in impianti industrialitutt’altro che economici. Inoltre gli essiccatoi nellemani degli agricoltori avrebbero dovuto avere una sem-plicità di esercizio difficile da realizzare in pratica,quando è richiesto un accurato controllo dei tempi edelle temperature in ogni fase del processo. Unadescrizione minuziosa dei primi impianti di essicca-mento installati nello zuccherificio di Loreo la trovi-amo nel report presentato nel 1925 al parlamentoinglese dalla commissione di inchiesta del ministerodell’agricoltura e della pesca, di cui fa parte BrynarJ.Owen, direttore dell’istituto di ingegneria agraria diOxford, che in quegli anni ha un forte interesse a pro-porre nel Regno Unito un metodo alternativo di pro-duzione dello zucchero. Nel report di Owen leggiamoche un essiccatore di Loreo ha la base di 12x7 metri edun’altezza di 3 metri. Al suo interno scorrono sei nastrimetallici che consentono il passaggio dell’aria calda: itre nastri in alto ricevono l’aria da sopra, gli altri tre da

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 42

Page 9: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

43«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

sotto, mentre nel mezzo è collocato un divisorio oriz-zontale. Le fettucce fresche entrano dall’alto e in 20minuti attraversano il primo nastro alla temperatura di130°C, dopodiché cadono in quello sottostante, chepercorrono nel doppio del tempo, come i quattro rima-nenti, a temperature dapprima decrescenti (120°, 110°,70°), poi leggermente crescenti (80°; 90°). Solo questasequenza di tempi e di temperature garantisce, secon-doi Ineo de Vecchis, la corretta coagulazione delle pec-tine e delle albumine ed il raggiungimento delle con-dizioni giuste per la lisciviazione. Alla commissione diinchiesta inglese sembra eccessivo il tempo impiegatodalle fettucce nel processo messo a punto a Loreo e nel-l’impianto pilota realizzato l’anno successivo aEynsham, nei pressi di Oxford, lo dimezzano e poi loabbassano ulteriormente fino ad un’ora e mezzo.Riducono anche la temperatura di essiccamento,ponendo il limite superiore a 100°, per contenere lacaramellizzazione e la formazione di zucchero inverti-to, che a Loreo supera limiti accettabili. Questa modifi-ca innesca una polemica con De Vecchis, che diffida gliInglesi, colpevoli, a suo dire, di aver travisato l’aspettosostanziale del brevetto, nel quale è richieso il rispettodi temperature e di tempi ben precisi, senza i quali nonsi hanno i benefìci attesi. A seguito della pubblicazionedei risultati del dott. Owen, nel 1927 il sistema DeVecchis infiamma il dibattito in Europa. Nelle rivistespicca l’intervento di Hermann Claassen, che dallaGermania stronca senza riserve l’esperienza degliinglesi di Eynsham. Egli afferma che la tecnologia sac-carifera è quella consolidata con grandi sacrifici nelcorso di un secolo, per cui è stolto avventurarsi innuove strade che non portano a nulla. Negli anni Ventidel Novecento Claassen mette sullo stesso piano gliessiccatoi di De Vecchis e i primi diffusori continui,stigmatizzati come “una perdita di tempo”.Contrariamente all’opinione di allora, oggi sappiamoquanto siano stati importanti i diffusori continui per lastoria successiva dell’industria dello zucchero e possi-amo domandarci quale vantaggio avremmo potutoottenere dagli essiccatoi delle fettucce fresche, se sulloro sviluppo si fosse maggiormente investito neglianni centrali del Novecento. La risposta di Ineo DeVecchis a Claassen non si fa attendere. Sulle paginedelle riviste egli si dichiara dispiaciuto per l’equivocogenerato dalla sperimentazione inglese, dalla quale haperò già preso le distanze. Conclude la sua comuni-cazione invitando Claassen in Italia, perché si rendaconto di persona della serietà del brevetto e delle nuoveprospettive aperte per l’industria saccarifera. Non risul-ta tuttavia che Claassen abbia mai varcato le Alpi pertoccare con mano la lavorazione dello zuccherificio diLoreo, tantomeno quella di altre fabbriche impegnatenella sperimentazione. Nel 1927, quando Ineo deVecchis risponde a Claassen, l’esperienza di Loreo si èormai conclusa con un ridimensionamento delle ideepiù ardite che in un primo tempo avevano illuso di sos-tituire la diffusione con la lisciviazione e di conferireagli zuccherifici fettucce già essiccate nelle aziendeagricole. Ciò che a Loreo si salva ha però un peso prati-co sostanziale, che merita il massimo interesse per l’e-conomia della lavorazione e per l’impatto ambientale diuno zuccherificio.1. Le fettucce essiccate non subiscono retrogradazione.

2. A parità di zucchero prodotto, il volume dei sughigreggi trattati da De Vecchis è circa un quarto di quel-li lavorati da una fabbrica tradizionale.Gli essiccatoi di quegli anni non sono ancora competi-tivi dal punto di vista energetico. In particolare deveessere migliorato il controllo, utilizzando anche i recu-peri di calore provenienti da altri reparti di fabbrica.Inoltre questi impianti non sono abbastanza grandi econ la potenzialità nominale di 100 Ton/giorno sono uncollo di bottiglia per gli zuccherifici che negli anniVenti del Novecento hanno già una potenzialità mediasuperiore alle 1000 Ton /giorno di barbabietole. Lastrada del successo non è breve e richiede uno sforzocollettivo che l’industria saccarifera non è disposta asostenere.Con gli zuccherifici agrari, De Vecchis avrebbe volutodare slancio all’innovazione, liberando idee bloccatedall’industria tradizionale. In realtà la contrapposizionefra agrari e industriali scava un solco che non giova alsuccesso dell’innovazione emarginata dai grandi capi-tali che avrebbero dovuto garantirne lo sviluppo.D’altra parte, rifiutando la contaminazione di DeVecchis, l’industria saccarifera italiana rinuncia ad unaprospettiva che forse ne avrebbe cambiato il destino.

***

RIFERIMENTI

Al di là dell’interesse storico, l’esperienza di Ineo DeVecchis e dei suoi imitatori inglesi offre un significati-vo termine di confronto per l’attuale auspicata tran-sizione verso nuovi metodi di produzione dello zuc-chero. Ringrazio Alessandro Lazzari per avermi coin-volto con entusiasmo in questa ricerca, mettendomi adisposizione i documenti originali della sua collezione.I. De Vecchis, Come può elevarsi con minima spesa dicompletamento la potenzialità di una fabbrica, abbas-sando contemporaneamente la spesa viva di pro-duzione dello zucchero. In “Bollettinodell’Associazione Italiana delle industrie dello zuc-chero e dell’Alcool”, anno XVI, febbraio 1924,pp.189-194.J.Bowden, W.Goodwin, B.J.Owen, Report of theCommission of Enquiry on the De Vecchis Beet SugarProcess, Published by His Majesty’s Stationery Office,London, 1925. (22 pagine con disegni dell’impianto diLoreo).B.J.Owen, Disseccation of Sugar Beet and the extrac-tion of Sugar. Published by His Majesty’s StationeryOffice, London, 1927. (84 pagine con foto e disegnidell’impianto di Eysenam).AA.VV., Una importante discussione sul processo deVecchis. In “L’Industria Saccarifera Italiana” anno XX,novembre 1927, pp. 551-560. (di seguito allatraduzione dell’articolo anonimo pubblicato sulla riv-ista inglese The Engeneer nell’aprile 1927, leggiamo lacorrispondenza fra Claassen e De Vecchis, già pubbli-cata sul Centralblatt di Magdeburgo nello stesso anno).Cesare Mattioli, Il procedimento de Vecchis per l’es-trazione dello zucchero dalla barbabietola, zuccherifi-cio di Sanguinetto, gennaio 1929. (dattiloscritto,pp.23).

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 43

Page 10: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

44 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

ZUCCHERIFICIO DI LOREOAlessandro Lazzari

Il 26 febbraio 1924, si costituisce la societàZuccherificio Agricolo Loredano (Z.A.L.), un’inizia-tiva industriale maturata intorno allo sfruttamento diun innovativo processo di estrazione dello zuccherodalle barbabietole, che verrà applicato nella fabbricasociale di Loreo: il Metodo De Vecchis. A suggerirel’opportunità di dare un segnale di discontinuità aquello che fino ad allora era considerato il metodotradizionale per la produzione di zucchero da barba-bietola intervengono fattori politici ed economiciche in un qualche modo condizioneranno il successi-vo sviluppo di questo procedimento. Da una partel’euforia saccarifera del 1923 (nascono 14 nuovesocietà saccarifere), ridimensionata nello spirito dal-l’impostazione liberista del Ministro De Stefani, aldicastero delle Finanze dall’ottobre del 1922, checon successivi interventi legislativi abolisce già nelmaggio del 1923 il dazio d’ingresso sugli zuccheriesteri, riducendo i margini di protezione alla nostraindustria e favorendo già dall’anno successivopesanti importazioni di zucchero proveniente dallaCecoslovacchia.Dall’altro lato gli studi del Prof.IneoDe Vecchis (Roma 1878 – Roma 1963), che sembra-no avere già dimostrato nello zuccherificio speri-mentale di Viterbo, la possibilità di produrre zucche-ro di barbabietola con minori costi di trasformazioneper la quale già dal gennaio del 1923 lo scienziatoromano aveva depositato il brevetto relativo alla sco-perta.Peraltro, l’affermazione di questo nuovo meto-do di estrazione dello zucchero non sarebbe potutouscire dalle evidenze di laboratorio se al rigorescientifico degli studi di De Vecchis non si fosseunito un adeguato capitale finanziario per affermar-ne l’applicazione, in questo caso da parte di un per-sonaggio di noto lignaggio saccarifero per la suaappartenenza a diversi salotti “ buoni” della finanzae dell’industria, il Comm. Max Bondi (Roma 1881 -Berlino 1928).Prima di entrare nel merito del siste-ma De Vecchis è opportuno quindi spendere qualcheparola su questo illustre scienziato, la cui grandissi-ma fama all’estero compensa le poche notizie dispo-nibili sul suo conto in Italia e per questo imprendito-re, Max Bondi, la cui scomparsa è ancora oggi avvol-ta nel mistero.Ineo De Vecchis nasce a Roma, e giàla nomina a Cavaliere del Lavoro a trentasei anni(nel luglio del 1914 per la precisione), dimostra lespiccate attitudini di questo scienziato, abile nellaformulazione teorica dei principi scientifici e nellalungimiranza a intravederne lo sfruttamento indu-striale. Il suo curriculum parla chiaro, diplomato inScienze fisiche e matematiche, laureato in Chimicapura, in Scienze naturali e in Scienze agronomiche,diplomato Ingegnere Chimico in Germaniaall’Istituto Politecnico di Braunschweig, un carnet dititoli che dimostrano il suo eclettismo negli studi e lasolida formazione culturale.La sua ricerca si svilup-pa lungo diverse coordinate tra cui: la fabbricazionedel lievito puro compresso, l’utilizzo dei residuidella tosatura della pirite, la metallizzazione dellegno e gli studi sui processi di estrazione dello zuc-

chero dalla barbabietola. A questo proposito sono dasegnalare anche i suoi studi pionieristici sulla sele-zione di un seme indigeno di barbabietola da zucche-ro, ricerche che lo porteranno anche all’esercizio diun laboratorio sull’altipiano del Fucino all’internodello zuccherificio di Avezzano all’inizio del ‘900 eil cui sfruttamento commerciale si consumerà trami-te una società in accomandita semplice, la “ Societàcommerciale per la produzione del seme indigeno dibarbabietola da zucchero di De Vecchis Marini eC.gni” (1902) con sede a Roma. E’ peraltro daglianni venti che il Prof. De Vecchis indirizza i suoistudi verso una soluzione alternativa ai tradizionalisistemi di estrazione dello zucchero dalla barbabie-tola che in un qualche modo lo sottopongono all’o-stracismo da parte della rappresentanze saccariferedel nostro paese che, come è noto, in quel periodo, simuovono esclusivamente nel guscio rassicurante delcartello. I motivi che suscitano l’impopolarità deisuoi studi ma che allo stesso modo ne consacrano iltalento all’estero, sono probabilmente da ricercareproprio nel suo tentativo di scardinare la concezionetradizionale per la quale l’esercizio di uno zuccheri-ficio richiederebbe grandi risorse economiche eimportanti investimenti di capitale fisso. Il suo meto-do infatti introduceva la possibilità di poter lavorarediversamente la materia prima, con mezzi economicipiù modesti e in fabbriche più piccole; uno scismache il cartello saccarifero si trova costretto a subireproprio nel momento in cui è più vulnerabile, duran-te la Legislatura De Stefani. Se consideriamo che dal1925 la precedente associazione di cartello, l’UnioneZuccheri, diventa Consorzio Nazionale Produttori diZucchero (C.N.P.Z.) e come afferma la Prof.ssa M.Elisabetta Tonizzi nella sua pubblicazioneL’Industria dello Zucchero: “... In sostanza, almonopolio di produzione precedentemente esercitatodall’Unione Zuccheri, il Consorzio, che è presiedutoda Emilio Bruzzone della Ligure Lombarda, e dal1929 da Serafino Cevasco dell’Eridania, aggiungela gestione monopolistica del commercio, ad unprezzo di vendita unico e concordato dagli industria-li aderenti all’organizzazione. ...”, è evidente che lapreoccupazione del Consorzio per l’affermarsi delmetodo De Vecchis riguardi anche il timore che, sullato industriale, la polverizzazione in tanti piccoliproduttori di zucchero, possa compromettere la con-centrazione di questa attività industriale in una logi-ca di cartello.Peraltro, nel 1930, per il contributoallo sviluppo dell’industria saccarifera russa, il Prof.De Vecchis verrà iscritto nel “Libro d’Oro” deiSoviets e durante gli anni di soggiorno a Parigi rice-verà la decorazione di Cavaliere al Merito agricoloindustriale.Diversi articoli sulla stampa inglese ametà degli anni ‘20 ne riconoscono le geniali intui-zioni, come un articolo pubblicato sulla rivista ingle-se The Engineer, il 22 gennaio 1926, che parla del-l’acquisto da parte di Sir Charles Cottier, dei dirittidi sfruttamento del brevetto De Vecchis sull’estra-zione dello zucchero di barbabietola, da utilizzare

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 44

Page 11: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

45«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

per l’erigenda fabbrica di King’s Lynn nella conteadi Norfolk. Se da un lato le teorie scientifiche del DeVecchis suscitano più interesse all’estero che non inItalia, non mancano anche nel nostro paese, indu-striali interessati all’applicazione del suo metodo diestrazione dello zucchero, come l’On.Comm. Ing.Max Bondi per esempio. Il Bondi, già nel 1923,aveva costituito la Società Anonima Brevetti DeVecchis, raccogliendo in un’unica ragione sociale idiritti di sfruttamento delle privative industriali delDe Vecchis assicurandosi in particolar modo, già dal31 marzo 1923, quella riguardante il “ Processo diestrazione dello zucchero dalle barbabietole”. E’difficile individuare le reali ragioni per cui un perso-naggio come il Bondi, a suo agio tra le grandi gerar-chie industriali del nostro paese, tra cui anche quellasaccarifera, maturi questi propositi. Peraltro, il pro-filo che ne viene delineato dalla stampa nazionale, èanche quello di un ardito speculatore, pronto a farsicoinvolgere in spregiudicate iniziative industriali,che spesso crearono anche profonde turbative dimercato. Considerato uno dei protagonisti della side-rurgia italiana dei primi vent’anni del ‘900 e perso-nalità di spicco del mondo saccarifero, a metà deglianni ‘20 ricopre le seguenti cariche: Consigliere delConsorzio Produttori di Zucchero, Vice Presidentedelle Distillerie Italiane, Presidente della“Molinella” Società Agricola Industriale, Vice presi-dente della Società Saccarifera Lombarda,Consigliere della Società Saccarifera Polesana, Vicepresidente dello Zuccherificio Agricolo Lombardo,Presidente e Amm.re Delegato dello ZuccherificioCentese, Consigliere sia dello Zuccherificio eDistilleria di Polesella che dello ZuccherificioJolanda della Bonifica Ferrarese; è cognato delfamoso industriale francese André Citroën, fondato-re della omonima casa automobilistica francese. Inquesto contesto, la possibilità prospettata dalMetodo De Vecchis di una riduzione dei costi di pro-duzione, avrebbe forse potuto consentire l’eserciziodell’industria saccarifera a condizioni concorrenzia-li con quella europea, per cui, a differenza degli altriindustriali saccariferi probabilmente il Bondi videnell’ iniziativa saccarifera loredana più un’opportu-nità che una minaccia o più semplicemente unascommessa da raccogliere. Il dissesto finanziario chegià dal novembre del 1925 colpirà il Bondi costrin-gendolo a trovare rifugio all’estero, pregiudicherà ilprosequio dell’esperienza saccarifera loredana; ilsistema De Vecchis peraltro troverà i suoi epigoninello stabilimento di Sanguinetto che nel 1926 entrain attività su iniziativa privata e nello stabilimento diFossalta di Portogruaro, di proprietà dell’imprendi-tore tessile Gaetano Marzotto Junior, che entra infunzione sul finire degli anni ‘40 chiudendo il pro-prio ciclo produttivo nel 1971, quando viene acqui-stato dalla società Eridania per essere inattivato.Tornando alle vicende dello stabilimento loredano, iprimi documenti presenti nell’archivio di Loreo chefanno riferimento alla “questione” zuccherificiosono datati maggio 1923. Il primo di essi, datato 8maggio, riporta un invito da parte di VittorioBraghin, proprietario della fabbrica di concimi chi-mici di Loreo, indirizzato al Sindaco di questo man-damento, Amilcare Zago, affinché convochi per la

successiva domenica gli agricoltori (proprietari e fit-tavoli) di tutti i comuni limitrofi.Lo scopo della con-vocazione risulterebbe legato alla sottoscrizionedegli ettari da destinarsi a bietola per alimentare ilcostruendo zuccherificio, da erigersi nell’ex stabili-mento di Concimi Chimici di proprietà dello stessoBraghin. La fabbrica infatti, originariamente di pro-prietà dell’Unione Italiana Concimi con sede aMilano, viene chiusa il 7 novembre 1917, in seguitoal disastro di Caporetto e al timore dell’invasionenemica; l’impossibilità d’approvvigionamento dienergia elettrica a causa delle note vicende bellicheportano la proprietà alla decisione di smantellarla.Dovrà comunque passare circa sei anni e mezzoprima che si valuti l’opportunità e la convenienza perl’esercizio di una fabbrica da zucchero, inseguendoprobabilmente non solo l’euforia saccarifera del1923 (anno del secondo boom degli zuccherifici) maanche l’opportunità di poter utilizzare un brevettolegato ad un più economico processo di estrazionedello zucchero dalle barbabietole. Di questo sonoconsapevoli sia il Braghin che il Comm. Mentasti diArquà Petrarca, quest’ultimo vero propulsore dell’iniziativa saccarifera loredana in quanto ex sindacodi Loreo ed in precedenza anche ex direttore delmedesimo stabilimento di Concimi Chimici e, comedimostrato dai suoi successivi coinvolgimenti, condiverse conoscenze in ambito saccarifero. L’inizialeComitato Promotore per la costruzione dello zucche-rificio a Loreo, che vede coinvolta buona parte del-l’imprenditoria locale e dei comuni limitrofi, è cosìcomposto: il Cav. Ferrari Ignazio (Contarina), Cav.Cester Antonio (Contarina), il Cav. Arcangeli Paolo,sindaco di Contarina; il Comm.Arcangeli Luigi(Donada), Schiesari Ildebrando (Donada) e il Cav.Viviani Giuseppe, sindaco di Donada; il Cav. DuseSalvino, sindaco di Rosolina; il Cav. GallimbertiGiuseppe (Chioggia) e Bellarin Eugenio (Chioggia);il sindaco di Loreo Amilcare Zago, insieme ad alcu-ne personalità del luogo come il Cav. ArataDomenico, Guarnieri Salvatore, Tiengo Carlo eViviani Domenico, a cui successivamente aderisceanche Paolo Mengolati, uno dei fratelli titolari del-l’omonimo Laboratorio Farmaceutico Menegolati diLoreo, famoso già dalla fine del ‘800 per la prepara-zione di pillole antimalariche (tra i numerosi ricono-scimenti ottenuti da questo laboratorio anche quellirelativi alla produzione di un amaro digestivo “Fernet”).A sciogliere le ultime riserve del ComitatoPromotore circa l’opportunità di costruire uno zuc-cherificio a Loreo, interviene in una delle successivesedute anche l ‘Ing. Cav. Luigi Fornarolli, che infor-ma i convenuti della diffusione degli zuccherificiagricoli in Boemia (dove sono presenti in un’areanon più grande della Valle Padana circa 162 zucche-rifici agricoli) e nei dintorni, citando l’esempio del-l’isola di Ariano Polesine dove il progetto della lorocostruzione sembra già aver raccolto l’interesse diuna società milanese dichiaratasi pronta ad acquista-re tutto lo zucchero prodotto. Gli ultimi dubbi inve-ce vengono definitivamente fugati quando ilMengolati propone di far valutare la bontà delMetodo De Vecchis ad noto cattedratico di chimicadelle sostanze alimentari dell’Università di Padova,il Prof. Pietro Spica, rimandando al suo giudizio

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 45

Page 12: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

46 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

anche l’eventuale opportunità di una visita in unaltro zuccherificio agrario che aveva utilizzato inpassato il Metodo De Vecchis come la fabbrica diViterbo. Lo stabilimento di Viterbo infatti, costruitointeramente in cemento armato dalla ditta Ferrobetonsu commissione della Società anonima ZuccherificioViterbese, aveva effettuato la prima campagna nel1921 per concludere definitivamente il proprio eser-cizio l’anno successivo. Pertanto, dopo la primacampagna, a causa dei risultati poco soddisfacenti,su volontà della proprietà lo stabilimento cessò lapropria attività, decidendo di sfruttare parte dei loca-li e del macchinario esistente per l’esercizio di unozuccherificio sperimentale di tipo agricolo. Peraltro,malgrado il cambio di rotta, lo zuccherificio viterbe-se rimase in attività per pochi anni, chiudendo defi-nitivamente i battenti nel 1930 per poi essere demo-lito negli anni ‘50. Sulle stesse suggestioni si hanotizia del tentativo di costruire uno zuccherificio adArgenta (FE), che sarebbe dovuto entrare in lavora-zione per la campagna del 1924 con l’ausilio diappositi essiccatoi localizzati a Bando d’Argenta eConsandolo sotto l’insegna Società per le IndustrieAgricole Argentane (espressione di un gruppo finan-ziario legato a Max Bondi e dove il De Vecchis com-pare come fiduciario e rappresentante dell’imprendi-tore romano); peraltro non ci sono giunte notizie chelascino pensare che questa esperienza industriale sisia mai consumata.Ritornando alle vicende loredane,nel clima appena descritto, il 9 febbraio 1924, aBologna, si incontrano i Sig. Arata Cav. Domenico,Francescetti Antonio, Guarnieri Salvatore,Mengolati Paolo, Nordio Cav. Luigi e Tiengo Carlocome promotori della Società Anonima Z.A.L. (acro-nimo di Zuccherificio Agricolo Loredano) e dall’al-tra parte l’On. Comm. Ing. Max Bondi in veste dipresidente della Società Anonima Brevetti DeVecchis per l’Industria dello Zucchero (d’ora in poiBrevecchis), con sede in Roma. Nel caso di Loreo, ilsignificato di zuccherificio agricolo va ben oltre lasemantica del termine, e identifica non solo una sem-plice comunione d’interessi tra proprietari terrieri,ma anche un processo di lavorazione della barbabie-tola che in un qualche modo avrebbe permesso diaffrancare la parte agricola da quella industriale, ilMetodo De Vecchis. Tornando quindi alla fondazio-ne della società, l’intesa tra le due parti viene rego-lata tramite l’istituto dell’“associazione in compar-tecipazione” per la durata di tre anni, ovvero impe-gnandosi reciprocamente per le campagne 1924,1925, 1926, In primis la Z.A.L. deve destinare perognuno dei tre anni convenuti, almeno trecento etta-ri di terreni coltivati a bietole, materia prima chedeve essere consegnata alla fabbrica nei tempi e coni vincoli di tara e scollettatura previsti dai contrattidello zuccherificio di Cavanella Po, vista anche laprossimità tra i due stabilimenti.Malgrado alcunedispute iniziali all’interno del Comitato Promotore,riguardo l’ubicazione della fabbrica, l’area occupatadall’ex stabilimento Concimi Chimici rappresenta ilperimetro su cui viene edificato lo zuccherificio diLoreo.All’interno di questa area si sviluppa la fab-brica, composta da 15 pertinenze ad uso opificio (dicui quattro ad uso abitazione e quattro ad uso uffi-

cio). La scelta costruttiva e architettonica della fab-brica, che sulla carta sembrava dettata esclusivamen-te da una serie di economie che si sarebbero ottenu-te rispetto ad una costruzione ex novo, sfruttandocosì non solo alcuni dei locali esistenti, ma anche laprossimità alla ferrovia e ai canali d’acqua, avevainvece una forte valenza propagandistica, in cui pro-babilmente gli effetti hanno anticipato lecause.Come si evince dalla relazione che alcuniosservatori inglesi fanno durante la visita alla fabbri-ca di Loreo nel 1925, per valutarne l’opportunità diun utilizzo anche Oltremanica, l’intenzione dellaproprietà è di dimostrare che il Metodo De Vecchis,può essere efficacemente utilizzato in qualsiasi con-testo e non necessariamente solo in uno zuccherifi-cio costruito appositamente. La descrizione degliosservatori inglesi, riportata in J.Bowden,W.Goodwin, B.J. Owen, Report of theCommission of Enquiry on the De Vecchis BeetSugar Process, non lascia nessun dubbio in proposi-to: “... Most of the buildings used were formerly sta-bles and granaries, some additions and modifica-tions have been necessary, but the intention seems tohave been to demonstrate that De Vecchis system canbe worked in building not wholly constructed as asugar factory...” (Trad. ... La maggior parte degliedifici utilizzati erano vecchie stalle e granai, alcuneaggiunte e modifiche sono state necessarie, ma l’in-tenzione sembra essere quella di dimostrare che ilsistema De Vecchis può essere utilizzato in edificinon interamente costruiti come fabbrica di zucche-ro...). A questo punto è ragionevole pensare che, seper Loreo la costruzione dello zuccherificio rappre-sentava un importante fattore di sviluppo economicoper il paese, al contrario, le intenzioni dellaBrevecchis fossero invece più mirate a creare unasorta di scisma all’interno dell’ortodossia saccarife-ra che fin ad ora aveva caratterizzato la nascita e losviluppo di questa industria nel nostro paese. I pochidocumenti a riguardo presenti nell’archivio di Loreo,non ci permettono di ripercorrere puntualmente glianni d’esercizio della fabbrica, e l’assenza di datiproduttivi e di organico non consentono di descrive-re compiutamente l’attività dello stabilimento; gliunici protocolli presenti riportano infatti solo alcunerichieste fatte dalla proprietà dello stabilimento alComune per l’ottenimento di alcuni permessi funzio-nali al corretto esercizio della fabbrica e l’elencodegli infortuni sul lavoro. In assenza di documentiufficiali, proprio questi ultimi però ci consentono, inmaniera deduttiva, di definire l’arco temporale diesercizio della fabbrica che lavorò tre anni, dal 1924al 1926.Se anche per il 1925 non sono presenti fontidocumentali apprezzabili riguardanti l’attività dellozuccherificio (se non il consueto dettaglio degliinfortuni sul lavoro), un documento del 1926 ci per-mette di conoscere che nel frattempo è cambiataanche la direzione della fabbrica, affidata ora alDott. Pio Mancinelli che già dal 1925 aveva sostitui-to il Dott.Scaramoni alla guida dello stabilimento edel quale è disponibile un breve riepilogo biograficonella pubblicazione del Prof. Gianfranco Scorrano,La Chimica Italiana. Il Dott.Pio Mancinelli nasce aViterbo nel 1899 e già dagli studi universitari entra

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 46

Page 13: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

47«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

in contatto con il Dott. Ineo De Vecchis di cui divie-ne uno stimato collaboratore. Terminati gli studi dichimica nel 1924, dall’anno successivo dirige la fab-brica di Loreo, per passare poi, nel 1927, alla dire-zione dello zuccherificio di Sanguinetto.Successivamente, le competenze maturate nell’ambi-to del procedimento De Vecchis, lo portano a trasfe-rirsi in Francia dove gestisce lo start up dello zuc-cherificio di Artres di proprietà della SociétéAnonime de la Sucrerie D’Haussy & Cie e doveottiene importanti riconoscimenti dalla comunitàsaccarifera francese come il “Prix Gallois”. Nel1929, grazie all’eclettismo dei suoi studi e delle sueesperienze professionali, entra come ispettore tecni-co-commerciale nella società Appula, che dal 1939entra nell’orbita della Montecatini. Al servizio del-l’importante complesso chimico nazionale termineràla sua carriera. Documenti successivi, presenti inaltre banche dati, confermano che l’epilogo dell’e-sperienza saccarifera loredana si formalizza nell’as-semblea della Z.A.L. del 13 marzo 1927, quando ilconsiglio di amministrazione propone la messa instato di liquidazione della società. Due mesi prima laBrevecchis aveva aperto la procedura di concordatopreventivo e già dal novembre del 1925 si era consu-mato il crack Bondi. A proposito di quest’ultimo,nella corrispondente voce del Dizionario Biograficodegli Italiani (voce redatta da Franco Bonelli -Mario Barsali) così vengono descritti gli ultimiistanti della parabola industriale del Bondi: “... nelnovembre 1925, non potendo affrontare la liquida-zione di fine mese, il Bondi lasciò l’Italia recandosiprima a Parigi, poi a Londra e a Berlino, donde, persfuggire a un mandato di cattura riparò in Norvegia,paese che non concedeva l’estradizione. La liquida-zione del suo fallimento accertò un attivo di 30milioni contro un passivo di 100...”;. I successivitentativi di riattivare lo stabilimento di Loreo nel1929, come i contatti del Dott. Scaramoni con l’in-dustriale Piaggio (interessato però solo all’acquistodella fabbrica ma non al suo esercizio) e la corri-spondenza del Commissario Prefettizio di Loreo conla dirigenza dello zuccherificio di Sanguinetto (perun improbabile tentativo di riutilizzare i vecchiessiccatoi di Loreo, opportunamente modificati, perla lavorazione degli ortaggi e dei bozzoli), rappre-sentano ipotesi suggestive che però non sono desti-nate a produrre effetti. La liquidazione delle rispetti-ve posizioni giuridiche delle società (Brevecchis eZ.A.L.), al netto dei pignoramenti e delle cause intribunale si concluderà solo nel 1937; il Prof. IneoDe Vecchis, probabilmente già da metà degli anni‘30, si stabilisce a Parigi, che dopo Roma diventeràla sua seconda casa almeno fino all’inizio degli anni‘50.Si spegnerà a Roma il 4 settembre 1963 all’età di85 anni. L’area su cui insisteva l’ex zuccherificio diLoreo è prossima a quella rilevata, negli anni ‘50,dalla società Cartiere del Polesine S.p.A, per costrui-re il suo primo stabilimento ancora oggi in funzione.Un’attività quest’ultima, espressione di un settoreindustriale dove, per una singolare coincidenza, lostesso De Vecchis, nella sua poliedrica attività, avevadato un contributo positivo brevettando, nel 1915, unprocesso chimico elettrolitico per la fabbricazione

della cellulosa pura dai vegetali e dai loro detriti eresidui. Parlare del procedimento De Vecchis oggipotrebbe anche sembrare nostalgico, peraltro laricerca di una tecnologia che riduca i costi di produ-zione, la cui indagine ha animato la vita dello scien-ziato romano, e che possa rendere il nostro apparatoindustriale più competitivo all’interno dei nuovi sce-nari saccariferi europei rischia invece di essere piùche mai attuale. La mia ricerca di Archivio sullo zuccherificio lore-dano non si sarebbe potuta realizzare senza la pre-ziosa collaborazione e disponibilità della Dott.ssaRoberta Marcolongo di Loreo a cui va un personaleringraziamento in segno di gratitudine e di stima.Idati biografici e la foto di Ineo De Vecchis, sonoinvece desunti dall’Archivio Storico dellaFederazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro -Data di nomina 2 luglio 1914 n.631 - Settore:Industria chimica - Busta LXVII, Posizione 4.

Schema finale: Estrattore continuo.

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 47

Page 14: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

48 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

LA GLOBALIZZAZIONE ED INTERNAZIONALIZZAZIONE DEI MERCATIAGROALIMENTARI: GLI INTERVENTI NECESSARI +

Lodovico Fiano

* disponibile sul sito fidaf webzine

Nel contesto di una estrema vulnerabilità della nostraEconomia, le domande che impongono una rispostasono due: cosa fare e, soprattutto chi lo deve fare.Nella millenaria struttura istituzionale antecedentel’era l’elettronica, il ruolo non poteva che essere assun-to dalla politica. La globalizzazione sta conducendo,però, ad una separazione progressiva del potere dallapolitica. In questa forte esposizione a forze essenzial-mente non politiche, quale diventa il ruolo dell’agricol-tura? Gli imprenditori agricoli possono essere i prota-gonisti di un consolidamento competitivo della nostraagricoltura? Lodovico Fiano, a lungo dirigente delMIPAAF, ci invia queste sue considerazioni.

Gli indirizzi di politica commerciale rischiano forte-mente di compromettere gli stessi equilibri sistemicidell’Unione Europea

Gli effetti della congiuntura negativa che ha colpito l’eco-nomia mondiale incombono ancora dopo quasi 10 anni esono destinati a proseguire in presenza di uno scontrosempre più radicalizzato sul piano finanziario ed energe-tico tra importanti aree del pianeta, accentuando il rischiodi shocks asimmetrici nelle aree meno competitive.Con l’obiettivo di ridurre al minimo la perdurante desta-bilizzazione economica e finanziaria e supportare il com-mercio internazionale, fattore primario dello sviluppo edella crescita, negli ultimi anni alcune importanti politi-che commerciali sono state finalizzate ad un forte proces-so di aggregazione planetaria. Un processo che tende aduniformare ad un determinato modello unico le differen-ze e le peculiarità prima esistenti, pregiudicando lo svi-luppo economico e sociale delle aree meno competitiveed imponendo standard sistemici che ledono importantiidentità produttive e culturali. Da siffatta strategia derivasolo una parcellizzazione territoriale con riconduzione suuna specifica area globalizzata degli stessi effetti perver-si. Il contesto risulterà ancor più dirompente se il conte-nimento o addirittura la eliminazione delle barriere tarif-farie, esteso indiscriminatamente a quelle non tariffarie,non sarà filtrato attraverso un immediato ed attentoriscontro in studi di impatto che tengano conto deglieffetti delle aperture internazionali e siano impostati sumodelli econometrici rapportati ad una congiuntura estre-mamente vulnerabile.I risultati delle recenti elezioni presidenziali americanesollecitano ancor di più una vera e propria rivisitazionedegli indirizzi di politica commerciale considerati.Occorrerà tempo per poter definire una oggettiva valuta-zione della nuova politica americana e degli effetti che nederiveranno per tutto il pianeta. Traspare, comunque, la

tendenza a preferire accordi commerciali bilaterali rispet-to a quelli plurilaterali, con l’evidente intento di far pre-valere un maggior peso negoziale. Lo stallo nella defini-zione dell’accordo TTIP, fra l’UE e gli USA, non hainterrotto i negoziati commerciali attivati con grandedeterminazione dall’Unione Europea con numerosissimipaesi del mondo. Non si tratta solo delle tradizionali con-cessioni “preferenziali”, espressioni di solidarietà a soste-gno di aree in difficoltà, ma di aperture istituzionali didimensioni pressoché indefinite con aree la cui strutturaeconomica e sociale appare spesso incompatibile con gliequilibri europei, esposti oltretutto alla forte e crescenteincidenza dei flussi migratori.In un contesto negoziale che coinvolge tutto il pianeta,l’Unione Europea appare un attore con un ruolo piuttostosecondario o comunque non rapportato alle sue enormipotenzialità.Il ritardo nel processo di integrazione euro-pea, dovuto essenzialmente alla difficoltà di conciliareinteressi nazionali contrapposti, la conseguente ridottavalenza sul piano internazionale rendono ardua la difesadei modelli europei, lasciando trasparire in tutta evidenzala necessità di procedere tempestivamente ad una idonearevisione della stessa politica comunitaria, sul pianointerno e su quello internazionale.Secondo i principi liberistici una sempre più estesa aper-tura commerciale, in grado di reggere nel confronto inter-nazionale grazie ad una concentrazione produttiva nellearee più competitive, si traduce automaticamente in unprogressivo sviluppo delle aree meno competitive, sulpiano sociale ed occupazionale.Le strategie comunitarie, però, non si sono finora dimo-strate premianti: la rigidità degli indirizzi economici, l’o-pacità finanziaria, la disarmonia fiscale, l’esposizione allavolatilità delle quotazioni del mercato mondiale hannoostacolato la stessa ripresa economica, con conseguenteinsicurezza negli investimenti e pregiudizio per lo svilup-po di molte filiere produttive.L’UE nelle sue espressioni istituzionali sta prendendoatto di come il processo di liberalizzazione commercia-le venga sempre più percepito in termini di disugua-glianze sociali, di perdita di posti di lavoro, di minoretutela dell’ambiente e della salute, con pregiudizio dellastessa identità culturale di ciascun Paese. Lo stessoParlamento Europeo avverte l’esigenza di riconoscere erispondere a queste preoccupazioni, perseguendo in talmodo un equo commercio globale: l’estendersi di for-mazioni populiste può e deve essere frenato attraversouna maggiore coesione sociale, un contenimento dell’e-vasione fiscale, del dumping sociale, delle pratichecommerciali non corrette.L’UE richiama principi etici di grande spessore rispon-denti, però, ad una strategia virtuale al momento avulsadalla immediatezza della realtà operativa.

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 48

Page 15: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

49«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

Analisi degli scambi commerciali della UnioneEuropea

L’evoluzione storica dei dati statistici relativi agli scambicommerciali consente una lettura in prospettiva del mer-cato comunitario e di quello nazionale, scontando natu-ralmente l’imprevedibile condizionamento dei numerosied imponderabili fattori esterni incombenti. Ci si riferiscesoprattutto al rapporto euro dollaro (al momento moltofavorevole per le nostre esportazioni), alla variabilità delcosto del petrolio, alle perturbazioni geopolitiche minatedalle forti tensioni internazionali ed ideologiche, al preve-dibile contenimento della politica espansiva della BCE, alpeso importante ma difficilmente valutabile delle deloca-lizzazioni produttive.La produzione manufatturiera italiana contribuisceall’andamento positivo degli scambi UE: un saldo posi-tivo della nostra bilancia commerciale, persistente neltempo salve rare eccezioni, che nel 2016 ha raggiunto51,6 mld di Euro: 11,7 riferiti agli scambi intra e 39,9agli scambi extra UE. Tale saldo, al netto del deficit ener-getico, raggiungerebbe circa 78 mld di Euro, con unamedia, quindi di circa il 12%, all’interno della qualesono evidenziabili picchi molto elevati per specifici set-tori. Si tratta di un record storico, con il valore più altoda almeno 25 anni: un importante ed indispensabile con-tributo alla ripresa economica del nostro Paese, cheesprime un dinamismo inferiore in Europa solo allaGermania. Il surplus tedesco, nel 2016, è stato di 257,3mld di Euro, di cui 181,6 riferiti agli scambi extra e 68,5agli scambi intra UE.Il saldo tedesco complessivo, pari a circa 5 volte quelloitaliano, è in continuo aumento e supera di oltre 1/3 iltetto del 6% rispetto al PIL imposto nell’area Euro. I set-tori merceologici più attivi sono quelli relativi ai macchi-nari, agli autoveicoli, ai prodotti chimico-farmaceutici.Il saldo italiano complessivo ha interessato soprattutto imacchinari (per oltre il 50%), i settori dell’abbigliamen-to, dei preziosi, della pelletteria, dei mobili, delle calza-ture. Sugli scambi internazionali incombe l’incognitaTrump, con riferimento specifico (ma non certo limita-to) alle esportazioni cinesi e comunitarie, soprattuttotedesche.Gli accordi di Parigi sull’ambiente, accordi essenziali perla vita stessa del pianeta, mirano a mantenere l’aumentomedio della temperatura mondiale ben al di sotto di 2°crispetto ai 4°c paventati. L’obiettivo risulterebbe svuotatose non fosse sottoscritto dalla maggior parte dei Paesi. Ilritiro degli USA dall’accordo è emblematico della prio-rità di una strategia commerciale presidenziale finalizza-ta alla tutela delle produzioni americane. In effetti, i dif-ferenziali ambientali (oltretutto non limitati ad un indi-scriminato utilizzo dei combustibili fossili) nell’imme-diato permangono, accentuando il confronto competitivotra le diverse aree.I Paesi europei sono riusciti a delocalizzare attività forte-mente inquinanti, in particolare le acciaierie e le produ-zioni chimiche, in Paesi quali la Cina o il Bangladesh,con conseguente smercio in occidente a prezzi più bassi.

La spinta rabbiosa delle disuguaglianze sociali e dellaperdita dei posti di lavoro preme per una forte reazioneprotezionistica, a tutela di imprese strategiche in diffi-coltà: un degrado che può e deve assolutamente esserefrenato, attraverso aperture commerciali graduate neltempo, in forte correlazione con un processo di armoniz-zazione sul piano economico-sociale. Al riguardo, si rile-va che i Paesi maggiormente responsabili nella emissionedi anidrite carbonica nell’atmosfera sono la Cina, l’Indiae gli Usa. L’impegno in Europa appare evidente anche se,secondo alcuni analisti, l’Italia (con l’uscita del RUdall’UE) per il 10% e la Germania per il 22,9% appaionoi Paesi dell’UE più inquinanti.La bilancia commerciale UE rispetto al mondo presentada 5 anni un surplus che non appare certo rapportato alleenormi potenzialità comunitarie e che nel 2016 si è situa-to a circa 39,3 miliardi di Euro, pari al 2,3%: il risultato,deriva dal saldo positivo sul piano extra e intra UE dialcuni Paesi, quali essenzialmente la Germania e l’Italia.Ogni aggregato merceologico partecipa al bilancio com-plessivo in funzione delle risultanze delle proprie postecommerciali.L’incidenza dell’agroalimentare può essere analizzatauna volta che sia stata individuata una specifica classifi-cazione doganale. Le rilevazioni statistiche, elaboratedall’Ufficio Studi della Confagricoltura, si sono basatesulla classificazione CPA 2008.

Gli effetti di una apertura commerciale indiscri-minata ed accelerata nei tempi: il compartoagroalimentare

Gli effetti connessi ad una estesa apertura delle frontierecomunitarie non possono prescindere da valutazioni checonsiderino gli equilibri di mercato e la situazione econo-mico-sociale di specifiche produzioni e di specifici terri-tori. Una indiscriminata ed accelerata internazionalizza-zione del mercato interno comunitario preserva solo queisettori e quelle aree che per la loro competitività possonoreggere il confronto sul mercato mondiale. È appunto ilcaso del comparto agroalimentare, privo ormai di quel-l’assoluta protezione riconosciuta fin dall’origine dellaPAC attraverso l’isolamento dalla volatilità e dalle pertur-bazioni del mercato internazionale: in caso di prezzimondiali bassi, le attività produttive vengono concentratenelle aree più competitive; in caso di prezzi elevati - oaddirittura abnormi se causati da bolle speculative - nonsono previsti effettivi strumenti a tutela soprattutto delconsumatore e delle piccole imprese.I produttori ed i consumatori europei si trovano pertantoin una posizione di svantaggio competitivo rispetto ailoro competitor stranieri, donde l’esigenza di un radicalecambio di strategia interna che, quanto meno, armonizzila struttura dell’attuale PAC al mercato mondiale: unintervento da assumere il più presto per evitare che nellaprospettiva possa essere impedito da vincoli internazio-nali o reso di difficile attuazione a causa degli effetti nondel tutto prevedibili della Brexit.La Gran Bretagna haavviato un percorso di uscita dall’Unione Europea che si

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 49

Page 16: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

50 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

prevede non si concluderà prima del 2019, ma già neitempi immediati guarda con grande apertura e disponibi-lità a nuove intese bilaterali con altri Paesi, a cominciaredalla Cina, dal Brasile nell’ambito del negoziatoMercosur e con gli USA.Se si considera pressoché scontato, pertanto, l’indirizzodel Regno Unito a negoziare nuovi accordi a livello mon-diale, l’atteso accordo tra il Regno Unito e l’UE dovràessere oggetto di dovuta attenzione per salvaguardare gliequilibri del mercato interno comunitario.

Gli effetti della nuova PAC sull’interrelazione tramercato interno e mercato mondiale

Con la riforma della PAC 2003-2006, la PAC si apre apieno titolo alla globalizzazione dei mercati agricoli coneffetti prevalentemente interni nell’immediato, in rela-zione all’abbandono delle tradizionali garanzie dirette afavore degli agricoltori. Tali effetti, di evidente pregiu-dizio per le aree meno competitive, subiranno inevita-bilmente un forte e progressivo appesantimento in cor-relazione con una pressoché illimitata apertura commer-ciale dell’Unione Europea.In assenza di una rete di protezione e/o opportuniammortizzatori agricoli, estesa anche allo smercio sulmercato internazionale, all’originaria potenzialitàespansiva subentra un contenimento implosivo che pro-voca il collasso delle aree marginali.La pressione sempre più crescente sul nucleo comunita-rio deriva da fonti normative ormai prevalenti rispettoalla potestà istituzionale del Consiglio agricolo, qualiappunto gli accordi internazionali e gli impegni assuntisul piano della tutela dell’ambiente.Gli agricoltori europei sono oggi destinatari - per unperiodo non certo sine termine - di un livello di aiutocostante, ma “disaccoppiato”, cioè pressoché indipen-dente dall’effettiva produzione ottenuta. Una vera e pro-pria rendita fondiaria la cui gestione oltretutto apparespesso poco trasparente e di ridotto affidamento. È ilcaso italiano ma sicuramente anche di altri Paesi.Ne deriva una esiziale esposizione alla volatilità dei prez-zi in un mercato interno sempre più internazionalizzato,

che conduce – in una congiuntura caratterizzata da prezzibassi come quella attuale – inevitabilmente ad una espul-sione dal tessuto produttivo delle imprese marginali.In Paesi come gli USA i meccanismi di sussidio sono atti-vati nell’ambito di un sistema di gestione del rischio,onde evitare che il reddito agricolo possa essere compro-messo dal livello dei prezzi internazionali in flessione.Dopo le recenti elezioni presidenziali si attendono ora inuovi indirizzi governativi: gli orientamenti di forte ispi-razione protezionistica suscitano, però, grandi incertezzee preoccupazioni. In altre aree del pianeta il supportopuò derivare da aiuti diretti o indiretti, quali, per esem-pio, le svalutazioni competitive.Nella Unione Europea mancano idonei strumenti di pre-venzione e gestione delle crisi, a supporto della stabiliz-zazione del reddito ed anche nell’interesse dei consuma-tori, non solo in relazione alla imprevedibilità degli anda-menti stagionali ma anche e soprattutto alle volatilità deiprezzi ed alle perturbazioni geopolitiche internazionali.Il surplus negli scambi delle produzioni industriali, unsurplus importante ed in continua espansione nel bilan-cio agroalimentare della UE, non giungendo però acompensare il forte deficit agricolo, non apporta alcuncontributo al saldo commerciale complessivo della UE.Ancora nel 2016 il surplus delle industrie agroalimenta-ri della UE, pari al 45,9%, è stato infatti vanificato da undeficit agricolo del 58,3%, donde un saldo negativocomplessivo del 2,6%.

La produzione agricola è ancora strategica per ilnostro paese?

Il quesito impone un’analisi accurata ed immediata checonduca ad una scelta politica trasparente, non mimetiz-zata in dichiarazioni ambigue avulse dalla realtà operati-va o in impegni di evidente natura elettorale: una sceltache individui in ogni caso il ruolo della nostra agricoltu-ra in un futuro prossimo ed in quello di medio lungo ter-mine, rispondendo al contesto planetario in cui vivrannoi nostri giovani.Il settore agroalimentare, componente essenziale delsistema produttivo nazionale, rischia di subire uno smisu-

Interrelazione tra mercato interno e mercato mondiale

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 50

Page 17: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

51«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

rato ridimensionamento con effetti drammatici sul pianoeconomico e sociale.Il comparto presenta, infatti, un divario di competitivitàmolto esteso nel confronto non solo europeo ma anche esoprattutto mondiale.Il mercato comunitario delle commodities agricole, perl’incidenza delle sempre più ampie aperture commercia-

li, tende a radicalizzarsi quale componente integrata delmercato internazionale, esposta pertanto alle forti volati-lità ed alle traumatiche perturbazioni speculative.Le proiezioni della Commissione UE confermano neiprossimi 10 anni una generale flessione delle quotazio-ni mondiali con una inevitabile traslazione sul mercatointerno, incrinando la sicurezza remunerativa delle

EU: bilancio agroalimentare 2005-2016 (%)

ITALIA/UE: scambi agroalimentari extra UE (%)

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 51

Page 18: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

52 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

nostre produzioni, anche quelle di eccellenza.Il calo deinostri investimenti agricoli e conseguentemente deltasso di autoapprovvigionamento nazionale trovanorispondenza nella riduzione dei redditi agricoli, nono-stante la riduzione dei costi produttivi: una involuzioneche per la sua specificità diviene pressoché irrecupera-bile persino in una eventuale fase successiva di quota-zioni di mercato in rialzo.Nel contempo le amplificate concentrazioni nelle aree piùcompetitive, a livello produttivo e di distribuzione, espon-gono al rischio di asimmetrie evidenti ed anche di scarsatrasparenza nella trasmissione dei prezzi dal mercatointernazionale a quello interno. L’alimentare italiano vivecomunque un momento di grande intensità e fermentonella consapevolezza di un’eccellenza internazionaleunanimemente riconosciuta, soprattutto con riferimentoalle produzioni a denominazione protetta che rappresen-tano circa il 10% dell’intera produzione agroalimentare,

con una componente vino che sfiora il 54%. La compo-nente percentuale deli scambi italiani extra UE rispetto aquelli complessivi UE si presenta grosso modo conferma-ta nell’arco del periodo 2005-2016, con un minimo disco-stamento riferito alle importazioni agricole.Il dato statistico relativo agli scambi agroalimentari, perla evidente specificità del comparto, si presta a diversiangoli di lettura e ne rende, pertanto, più che opportunaun’analisi dettagliata delle sue componenti fondamentali.L’apprezzamento dei nostri prodotti agroalimentari nono-stante una pressoché illimitata contraffazione, accreditauno sviluppo dei flussi in esportazione sempre crescenteche, nel 2016, ha raggiunto circa 38,4 mld di Euro: unlivello importante ma comunque ben lontano dall’obietti-vo più volte auspicato per il 2020 di 50 mld di Euro.Se ci si riferisce unicamente alla industria italiana, gliscambi hanno assicurato, anche se solo a partire dal 2015,un surplus che, nel 2016, si è attestato al livello di circa

Italia: bilancio agroalimentare 2005-2016 (%)

Italia: bilancio agroalimentare – scambi extra UE 2005-2016 (%)

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 52

Page 19: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

53«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

2,4 mld Euro, pari all’8,26%. Al riguardo occorre, però,rilevare come la positività del bilancio debba essereaccreditata con specifico e pressoché esclusivo riferimen-to al settore del vino, con un flusso in esportazione dicirca 5,6 mld di Euro, di cui circa il 52% verso paesi UE.Al netto di questa componente il bilancio risulterebbe indeficit per l’11.10%.La maggiore dinamicità dei prodotti dell’industria ali-mentare italiana viene, però, compromessa dal deficit delbilancio relativo ai prodotti agricoli, che si è posizionatonel 2016 al 50,47%, con conseguente forte saldo negati-

vo complessivo del 10,58%.Nel contempo, il bilancio agroalimentare nazionale extraUE ha visto, nell’arco del periodo 2005-2016, un pro-gressivo rafforzamento con un surplus complessivo nel2016 del 3,25%, accreditabile all’apporto delle industriealimentari, il cui avanzo commerciale nello stesso anno èstato del 79%.La positività commerciale extra UE viene, però, vanifica-ta dal persistente andamento negativo degli scambi intraUE sempre nettamente prevalenti rispetto agli scambiintra: nel 2016 tali scambi, con riferimento rispettivamen-

ITALIA: la componente intra UE nel bilancio agroalimentare

Italia: bilancio agroalimentare – scambi intra UE 2005-2016 (%)

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 53

Page 20: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

54 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

te alle esportazioni ed alle importazioni, hanno rappre-sentato il 63/79% ed il 77/55% del totale, con un deficitcomplessivo di bilancio del 16,49%.Si esalta, in realtà, l’eccellenza italiana nella trasforma-zione industriale di prodotti primari che, però, sono sem-pre più di origine comunitaria o extracomunitaria.La politica commerciale espansiva supporta l’esporta-zione delle produzioni delle nostre industrie alimentaried in particolare quelle a denominazione protetta che tut-tavia rappresentano solo circa 1/5 dell’export alimentarenazionale. Per il resto della produzione nazionale, non sipuò non riconoscere con responsabile realismo che solocon una riduzione drastica dei costi - spesso acquisibileunicamente attraverso la trasformazione di prodotti pri-mari importati a prezzi più bassi – molte imprese agroa-limentari sono riuscite ad assicurare il mantenimento senon un consolidamento delle attuali quote di mercato.Spingono in tal senso anche regole comunitarie sulla ori-gine dei prodotti, che consentono di avvolgere nella ban-diera tricolore alimenti ottenuti dalla trasformazione diprodotti primari di importazione.Si tratta in ogni modo di un assetto del comparto agroa-limentare che, nel contesto di un’apertura sempre piùestesa delle frontiere comunitarie, è destinato a cambia-re a causa della concorrenza dei prodotti di importazio-ne, poco attrattivi probabilmente per un palato “raffina-to” come quello italiano, ma sicuramente più competiti-vi in termini di prezzo. Verrà così a determinarsi unasorta di disintegrazione delle tradizionali correnti discambio nella UE, espressione di una convinta aspirazio-ne ad una comune identità europea, in un afflato soprat-tutto culturale che si va però sempre più affievolendosotto la spinta economica.Si tratta di un riassetto di per sé stesso fisiologico ma cherischia di comportare forti pregiudizi per il nostro Paese.Ne consegue una estrema sensibilità del comparto agroa-limentare nazionale ad una rimodulazione della retecommerciale all’interno dell’Unione Europea Anche sulmercato italiano sussiste il rischio che il perdurare dellacrisi economica possa condizionare sempre più ladomanda interna, in funzione del prezzo piuttosto chedella qualità e perfino della salubrità del prodotto, adiscapito delle nostre produzioni di eccellenza.

Linee guida per il consolidamento produttivo dell’a-groalimentare italiano

Nel DNA italico spicca l’orgoglio per l’incomparabilequalità del nostro cibo: un patrimonio culturale chefonda le sue radici in un remoto passato, viene condivi-so fideisticamente più di ogni adesione ideologica e dife-so contro ogni “barbaro” contraffattore. L’appartenenza di una identità gastronomica superioretrascende la stessa sapidità alimentare. Appare emblema-tico, al riguardo, che ancora adesso vivano accese dispu-te territoriali sulla primogenitura di tradizionali ricetteculinarie. Da tempo si va diffondendo il convincimentoche una civiltà gastronomica di tale levatura possa di perse stessa salvaguardare la nostra agricoltura da qualsiasi

confronto competitivo sul piano comunitario o mondia-le: una “falsa verità”, dal momento che le eccellenze pro-duttive italiane costituiscono solo una ridotta nicchia e,ancorché supportate da uno smercio diretto (il cd km 0),non possono certo assicurare un congruo grado di reddi-tività per il comparto agroalimentare nella sua globalità.Senza un idoneo percorso di consolidamento competiti-vo, l’Italia agroalimentare è destinata a divenire un Paeseprevalentemente consumatore e trasformatore di prodot-ti agricoli importati, rischiando così di depauperare lavalenza strategica che le produzioni agricole hanno sem-pre avuto nella economia del nostro Paese. Se si ha con-sapevolezza di tale rischio, appaiono non più rinviabiligli interventi atti a scongiurare un ulteriore ed ancor piùdrastico ridimensionamento di tutta la nostra strutturaagricola.Con un qualificato contributo accademico ed istituziona-le si impongono, pertanto, sul piano nazionale un’atten-ta verifica del grado di marginalità produttiva di ciascu-na filiera ed idonei interventi pubblici di indirizzo e sup-porto finalizzati ad un incremento dei rendimenti e ad uncontenimento dei costi produttivi, oltre a costituire lalinea guida per la programmazione produttiva dellenostre imprese.Un importante supporto può oltretuttoderivare abbandonando l’approccio ambiguo sul temadegli OGM: da tempo si sono consolidate, infatti, risul-tanze scientifiche di grande spessore che non possononon essere considerate.La complessità del percorso deriva soprattutto dal fattoche l’amplificato scarto di competitività che penalizza ilcomparto deriva sicuramente da inadeguatezze struttura-li ma molto spesso vengono ad incidere profondamenteanche cause naturali. Appare, pertanto, necessario ricor-rere a modelli di sviluppo innovativi, con grande apertu-ra per la ricerca più avanzata. Un freno al declino produt-tivo può essere individuato soprattutto attraverso unintensificato e partecipativo raccordo tra produzioni agri-cole e trasformazione industriale, supportato a livellocomunitario, anche attraverso un diverso impiego dellerisorse attualmente destinate agli agricoltori.Si impone comunque il massimo ammodernamento dellestrutture di trasformazione. Un forte impulso può deriva-re dalla costituzione di poli biotecnologici multifunzio-nali, realizzati attraverso una incisiva ristrutturazioneimpiantistica di alcune specifiche filiere agroindustriali,idonee all’utilizzo delle componenti molecolari di scartiagricoli anche estranei alla filiera principale e previa unasignificativa riduzione dei costi energetici.Appare, infatti, quanto meno singolare constatare lo smi-surato spreco che caratterizza l’utilizzo dei prodotti agri-coli. L’immissione sul mercato di prodotti ad alto valoretecnologico e fortemente competitivi sul piano interno,ma soprattutto su quello internazionale, consentirebbeuna permanente integrazione delle remunerazioni agri-cole ed una più alta competitività per la nostra industriadi trasformazione. Ne deriverebbe una più incisiva tute-la anche delle produzioni a denominazione protetta,quelle cioè più legate al territorio ed alla qualità dellematerie prime utilizzate.

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 54

Page 21: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

55«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

GLI EFFETTI PERVERSI DI UNA INDISCRIMINATA E SEMPREPIÙ AMPIA LIBERALIZZAZIONE COMMERCIALE

Lodovico Fiano

La globalizzazione e l’internazionalizzazione deimercati La globalizzazione rende sempre più dipendenti tra di lorointere aree del pianeta, non solo investendo i mercati e leattività produttive, ma coinvolgendo e destrutturando l’in-tero sistema di ogni singolo paese coinvolto. Il processopersegue l’obiettivo dichiarato di migliorare il tenore divita di tutti gli abitanti della Terra, attraverso lo sviluppodella democrazia e della giustizia sociale. Il mercato glo-balizzato, infatti, secondo i principi neoliberisti è dotato dipoteri di autoregolamentazione, che fanno ricadere auto-maticamente i benefici concessi ai ceti più abbienti anchesui più poveri. Di converso, la realtà di ogni giorno, salvespecifiche e localizzate eccezioni, mostra gli effetti deva-stanti di disuguaglianze progressivamente sempre piùaccentuate, constatabili al di fuori, ma anche e soprattuttoall’interno delle società occidentali e nello specifico nellearee meno competitive della Unione Europea. Dirompentiflussi migratori, estremizzati dalle forti tensioni interna-zionali ed ideologiche, se non contenuti incidendo sullecause primarie del fenomeno, rischiano una vera e propriadisintegrazione dell’intero sistema planetario. Tali flussi,oltretutto, sotto la spinta delle guerre e della fame in areespesso di grande potenzialità economica, ma oggetto didevastazioni e sfruttamento, nella loro immediata e diret-ta percezione ostacolano una necessaria e mirata attenzio-ne sulle problematiche connesse ad una realtà interna, giàdi per se stessa fortemente critica. Il quadro sconta, infat-ti, gli effetti della congiuntura negativa che ha colpito l’e-conomia mondiale, incombe ancora dopo circa 10 anni enon se ne vede, per tempi finiti, la possibile fine. Il puntodolens di base appare essenzialmente correlato alla crisidelle imprese produttive, con una disoccupazione elevatis-sima e concentrata al livello giovanile. Ne consegue unaccentuato rischio di shocks asimmetrici nelle aree espo-ste ad un confronto impari nel contesto di un unico mer-cato internazionalizzato e conseguentemente soggetto aduna estrema volatilità dei prezzi. Il processo planetario diliberalizzazione del commercio, fondato su una amplifica-ta integrazione finanziaria espressa anche attraverso lalibera convertibilità delle monete, nel contesto di una illi-mitata digitalizzazione dell’economia, diviene pressochéirreversibile. Si impone, pertanto un’attenta riflessione suuna diversa gestione del fenomeno con il supporto di unmirato riscontro in studi di impatto che tengano contodegli effetti delle aperture internazionali e siano impostatisu modelli econometrici rapportati ad una persistente con-giuntura negativa.

Gli indirizzi di politica commerciale Con l’obiettivo di ridurre al minimo la perdurante destabi-lizzazione economica e finanziaria e supportare il com-mercio internazionale, fattore primario dello sviluppo e

della crescita, negli ultimi anni alcune importanti politichecommerciali sono state finalizzate ad un processo diaggregazione planetaria, che uniforma ad un determinatomodello unico le differenze e le peculiarità prima esisten-ti. Ne deriva un forte pregiudizio per lo sviluppo economi-co e sociale delle aree meno competitive e l’imposizionedi standard sistemici che ledono importanti identità pro-duttive e culturali. Da siffatta strategia deriva solo una par-cellizzazione territoriale, con riconduzione su una specifi-ca area globalizzata degli stessi effetti perversi.I risultati delle recenti elezioni presidenziali americanesollecitano una vera e propria rivisitazione degli indirizzidi politica commerciale considerati. I primi decreti attuativi emanati dal presidente Trump con-fluiscono, infatti, verso misure protezionistiche a difesaprioritaria degli interessi americani, in termini di lavoro edoccupazione, esponendo a rischi di guerre commercialioltre a pregiudicare gli accordi sul risanamento dell’am-biente. Occorrerà, però, tempo per poter definire una oggettivavalutazione della nuova politica americana e degli effettiche ne deriveranno per tutto il pianeta. Traspare comun-que la tendenza a preferire accordi commerciali bilateralirispetto a quelli plurilaterali, con l’evidente intento di farprevalere un maggior peso negoziale. Lo stallo nella definizione dell’accordo TTIP, fra l’UE egli USA, non ha interrotto i negoziati commerciali attiva-ti con grande determinazione dall’Unione Europea connumerosissimi paesi del mondo.Si è passati da una contenuta, attenta e ponderata aperturaa sostegno solidale di specifiche aree, caratterizzate da unridotto sviluppo economico e sociale, ad un processo diliberalizzazione pressoché illimitato. Secondo i principi liberistici, una sempre più estesa aper-tura commerciale, legata agli innumerevoli accordi inter-nazionali definiti o oggetto di negoziato da parte della UE,si traduce automaticamente in un progressivo sviluppo sulpiano sociale ed occupazionale in tutta l’Unione Europea. La concentrazione produttiva consente, infatti, alle impre-se più competitive di sostenere il confronto con il merca-to mondiale.Le strategie comunitarie, però, non si sono finora dimo-strate premianti: la rigidità degli indirizzi economici, l’o-pacità finanziaria, la disarmonia fiscale, l’esposizione allavolatilità delle quotazioni del mercato mondiale hannoostacolato la stessa ripresa economica, con conseguenteinsicurezza negli investimenti e pregiudizio per lo svilup-po di molte filiere produttive. In effetti, i vantaggi commerciali non possono prescinde-re da valutazioni più specifiche che considerino gli equili-bri di mercato e la situazione economico-sociale di speci-fiche produzioni e di specifici territori. Oltretutto, unaespansione degli scambi e dei servizi, tra aree di radicale

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 55

Page 22: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

56 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

diversità sociale, senza gradualità né equilibrio, contami-na le condizioni di vita nelle aree più progredite. Gli standard lavorativi pressati da una ossessiva competi-tività tendono, infatti, ad uniformarsi al livello più bassomentre dovrebbero costituire l’obiettivo di un percorso dimiglioramento, nel medio e lungo termine, condiviso epartecipato a livello internazionale, analogamente a quan-to avviene per gli standard ambientali. In un mercato caratterizzato da prezzi bassi, anche in unaprospettiva di medio termine, la sempre più ampia apertu-ra delle frontiere alla importazione, non solo delle materieprime ma anche dei prodotti finali, accentua la delocaliz-zazione produttiva verso paesi a ridotto sviluppo sociale,ma anche verso aree, interne ed esterne all’UnioneEuropea, avvantaggiate da un minor onere fiscale o ammi-nistrativo. La crisi aumenta a dismisura l’offerta a basso costo dellamanodopera riducendo la tutela sociale, accentuando lediseguaglianze ed ampliando conflittualità che distolgonol’attenzione dalle problematiche di fondo.Risulta del tutto incongruo intrattenere rapporti commer-ciali liberistici con paesi dove i lavoratori non godono diun’adeguata protezione sociale, con conseguente minorcosto della manodopera: un importante vantaggio com-merciale rispetto a paesi dove quella protezione socialedei lavoratori esiste. Ne derivano flussi di importazione aprezzi bassi che accentuano crisi interne sul piano produt-tivo e sociale.

Gli effetti perversi di un neoliberismo fondamentalista I sorprendenti risultati delle elezioni americane sono indi-cativi di reazioni anche irrazionali che possono ritenersiprevedibili prima o poi in tutto il mondo occidentale, sottola spinta di una forte insofferenza sociale.Non è possibile conservare una economia aperta nelnuovo sistema globale ed al tempo stesso le istituzionisociali e le forme di lavoro sulle quali si sono evolute lesocietà occidentali del XX secolo, con condizioni di lavo-ro e di benessere molto superiori a quelle del resto delmondo: una contraddizione estremamente pregiudizievoleper gli equilibri dell’intero sistema occidentale. Si rischia una vera e propria disaggregazione sociale.Le disuguaglianze sociali sempre più accentuate, l’espan-sione della povertà assoluta hanno innestato dovunquereazioni imponderabili. L’estendersi di movimenti populi-sti e nazionalisti, che si riteneva superati dopo la terribileesperienza della seconda guerra mondiale, produconoferite profonde nella coesione sociale sulla quale si è svi-luppato il mondo occidentale ed in particolare l’UnioneEuropea, rendendo conseguenziali forti instabilità politi-che.Una globalizzazione indiscriminata porta al trionfo del-l’arroganza, ispirata ad un fideismo neoliberista.Si è posto il mercato sopra di tutto, sopra i popoli, sopra iParlamenti, sopra le tradizioni, aprendo a flussi commer-ciali che mettono in crisi le aree meno competitive, accen-tuando disagi sociali, disoccupazione e diseguaglianze,con competizione tra lavoratori dismessi dalle imprese in

difficoltà e la popolazione inattiva soprattutto giovanile.C’è una netta separazione tra minoranza di privilegiati eschiere sempre più folte dei tanti che non hanno mai avutoo hanno perduto non solo potere decisionale ma anche lapossibilità di vivere dignitosamente. Sono stati chiamatischiavi moderni, superprecari, lavoratori di serie Z: sonopersone che soffrono sulla propria pelle tutte le storturelegati agli eccessi della flessibilità, del degrado e dellasvalutazione del lavoro. In definitiva, un processo che accentuando le disugua-glianze ghettizza, in quanto “diversi”, uomini con ridottidiritti sociali.Risulta diverso chi non produce ricchezza e denaro. Lediversità, gravate degli effetti della crisi globale, vengonoprivate di ogni visibilità ed espulse dal tessuto sociale: nonsono più componenti sistemiche della Comunità di appar-tenenza. La ridotta disponibilità dei beni di consumo non costitui-sce, inoltre, la causa primaria di una rabbia crescente, chederiva anche e soprattutto dall’esclusione stessa daimodelli prevalenti in un dato contesto sociale.Le previsioni scientifiche riproducono la mitica punizionedell’avidità ed arroganza umana: l’hybris e la nemesis tra-smesse al mondo occidentale dalla civiltà greca. L’uomocorre verso un’autodistruzione se non saprà contenere lapropria arroganza. Il processo di globalizzazione deve trovare un frenosoprattutto nella convivenza pacifica tra le ideologie e trale diversità: un arricchimento culturale espresso soprattut-to attraverso un rapporto di solidarietà che conduca i sin-goli componenti di una collettività, oggi ormai planetaria,ad un’appartenenza comune e ad una coscienza dei comu-ni interessi e delle comuni finalità. Una Comunità per la sua natura è pluralità, senza la qualela Comunità stessa non può esistere. Lo stesso PapaFrancesco invoca da tempo – inascoltato - un rafforza-mento di solidi modelli economici, inclusivi e giusti, cheabbiano il supporto di tutte le espressioni della societàcivile. Nessuno deve essere escluso dalla partecipazionesociale: il tempo della Misericordia è essenzialmente iltempo della comprensione delle “diversità”. Uno smisurato progresso tecnologico, di cui l’umanitàpuò essere orgogliosa, privo di un contemperamento soli-dale ha, però, favorito soprattutto i poteri finanziari ed haaccentuato a dismisura le disuguaglianze.

Da una democrazia rappresentativa ad una democra-zia diretta La comunicazione mediatica, spesso propositiva solo divuote immagini del quotidiano, nell’ambito di un sistemadi informazione sviluppato, controllato e guidato dai pro-feti della globalizzazione, si è posta come unico accessoalla conoscenza: le modalità percettive spesso appaionoprevaricanti rispetto allo stesso contenuto trasmesso, ten-dendo a costituire fattori esclusivi di trasformazione socia-le e di evoluzione storica. Nell’era elettronica, sminuita la fiducia acritica cheesentava da ogni verifica, il linguaggio della stampa

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 56

Page 23: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

57«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

perde la tradizionale forza di centralizzazione ed omo-geneizzazione.La caduta nell’affidabilità sacrifica oltretutto la buonastampa, coinvolgendo anche la comunicazione televisiva. Come concettualizzato da Marshall McLuhan quasi 60anni fa, l’uomo, nel suo conseguente individualismo anta-gonista, diviene di per se stesso autonomo linguaggio. Lanatura reticolare ed interattiva della comunicazione in retesi offre come strumento di partecipazione dialettica diogni singolo cittadino al dibattito ed alla res publica Infatti, il dilatarsi illimitato delle disuguaglianze sociali,nel contesto di un livello di illegalità percepito in formaestremamente endemica ed invasiva, coagula la rabbiapersonale di ciascuno in una rabbia collettiva, captata eveicolata da una democrazia rappresentativa verso unademocrazia diretta e telematica.Una democrazia che, però, appare utopica e fragile nellasua vulnerabilità. Il rapporto diretto tra governato e gover-nante, essendo indipendente da specifici ed individualiorientamenti politici, può realizzarsi solo attraverso unreferendum permanente, con una partecipazione popolareridotta ad una sorta di sondaggio elettronico, oltretutto dilimitata rappresentatività, mirato alla definizione delle sin-gole decisioni governative. In alternativa l’elettore - sempre che vada a votare - puòreagire all’espulsione dalla Comunità di appartenenza,con una indignazione integralista, foriera di un espandersicontinuo dei vari movimenti populisti a grande pulsionenichilista, che viaggia senza progetti con la sola consape-volezza di ciò che non si vuole e con la convinzione chel’unica sicurezza possa derivare da un cambiamento per-manente: “la società liquida” di Zygmunt Bauman. In ogni caso, incombe il rischio che, in una prospettivanon più tanto avveniristica, tecnologie sempre più avanza-te conducano a società ipercontrollate, attraverso la sorve-glianza delle personali emanazioni digitali.Una invasiva determinazione e manipolazione dell’opi-nione pubblica, pregiudica ogni libertà di azione e di scel-ta, soprattutto quando i cosiddetti fatti alternativi, definiteanche post-verità, vengano a costituire una nuova manieradi intendere e proporre la realtà a prescindere dalla eviden-za dei fatti ufficiali: la distopia Orwelliana del GrandeFratello appare sempre meno fantapolitica. Incombe un “effetto Trump” che non essendo stato anco-ra percepito nella sua effettiva portata, solleva forti preoc-cupazioni alla vigilia elettorale in alcuni importanti paesidell’Unione Europea. Secondo un recente studio svedese,il flusso delle “bufale” ha superato quello delle notizievere. L’accesso ai dati non garantisce la trasparenza ed unavalutazione critica delle informazioni e non si traduce,quindi, in una partecipazione consapevole. In particolare in Italia, una persona su due è colpita daanalfabetismo funzionale, ovvero è incapace di analizzareun testo scritto. La stessa percentuale non usa internet,mentre i 2/3 di quelli che lo usano entrano solo sui social.Le prospettive sono particolarmente allarmanti, soprattut-to in un Paese come il nostro. sul cui smisurato debitopubblico incombe la spada di Damocle di un aumento deitassi d’interesse. Appare surreale, ma si arriva ad auspica-

re una frantumazione della costruzione europea come pas-saggio salvifico ed automatico per la soluzione delle pres-santi problematiche economico- sociali. Sono a rischio gli stessi valori fondanti delle democrazieoccidentali. Alcune forze politiche, non solo nel nostroPaese, riducono semplicisticamente la problematica aduna alternativa tra svalutazione del lavoro ed una svaluta-zione monetaria competitiva, rifuggendo da un organico estrutturale riassesto sistemico. Il processo di globalizzazione evidenzia problematichemolto complesse ed interconnesse che, scontata una irre-versibilità del fenomeno, ne sollecitano una sua diversagestione. Le stesse aperture commerciali devono essereattuate con gradualità e con grande prudenza. Appare importante salvaguardare l’ identità culturale diciascun Paese e, nel contempo, contenere le inevitabiliperturbazioni derivanti da interrelazioni, prive di una indi-spensabile ed idonea mediazione, tra realtà economico-sociali spesso estremamente diversificate.Il neoliberismo, soprattutto in una fase pressoché perma-nente di congiuntura negativa, accentua le diseguaglianzesociali e il livello di povertà sfociando in una rabbia socia-le crescente e di difficile controllo. L’alternativa avanzata da movimenti populisti e nazionali-sti non può essere però il protezionismo che conduce ine-vitabilmente a contrapposizioni planetarie e ad un dram-matico caos sociale. I cittadini hanno piuttosto bisogno diinclusività e partecipazione alla Comunità di appartenen-za; in definitiva hanno bisogno di protezione in termini digiustizia, sicurezza, servizi sociali, equità fiscale. Una decisa lotta all’evasione fiscale ed alla corruzioneconsentirebbe l’acquisizione di importanti risorse finan-ziarie, essenziali per una radicale svolta sistemica.Le grandi transizioni - come quella in corso dalla rivolu-zione industriale a quella elettronica - generano sofferen-ze e disuguaglianze che devono essere governate anchecon processi di inclusione basati sull’istruzione, su reti disicurezza sociale. Si impone, altresì, un’estesa rimodula-zione delle stesse forme di lavoro, che tenda a reimpiega-re le maggiori risorse umane disponibili per usi più effi-cienti e non certo per destinarle ad una sterile disoccupa-zione. Le condizioni del lavoro interne devono essere eque e sal-vaguardate senza alcuna esclusione, evitando una svaluta-zione del lavoro conseguente ad una guerra tra poveri.Del resto, nei rapporti annuali sulla prevenzione e corre-zione degli squilibri macroeconomici, la stessaCommissione UE non ci invita solo al rispetto delle rego-le finanziarie, ma sottolinea numerose carenze che ostaco-lano la nostra crescita, quali un ridotto livello della produt-tività e della competitività, un’alta disoccupazione soprat-tutto a livello giovanile, la fuga di cervelli, la mancatariforma fiscale e del sistema giudiziario. La modifica dei termini di prescrizione ed il quadro di pre-venzione frammentato, oggetto di una specifica racco-mandazione del Consiglio UE, continuano a ostacolare lariduzione della corruzione, mentre il tasso di persone arischio di povertà o di esclusione sociale sono ben al disopra della media UE.

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 57

Page 24: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

Un partner Italiano per zucchero Italiano.

I nostri prodotti:

Antischiuma acque di trasporto e lavaggio bietoleAntischiuma per sughi zuccherini

Biocidi alternativi approvati FDAFlocculanti

Antincrostanti sughiAntincrostanti Acque

Fluidificanti massa cottaFormulati per lavaggi

Inibitori di corrosioneAdditivi per circuiti Termici approvati FDA

Consorzi batterici per lagunaggi e impianti fanghi attivi

Il nostro Global Service:

Risultati sicuri e personalizzati in base alle esigenze del cliente

Piena collaborazione e dialogo con i tecnici di stabilimento

Rispetto delle leggi ambientali, delle normative e della sicurezza

Tecnologie dinamiche alla ricerca di soluzioni efficaci e convenienti

N.C.R. Biochemical S.p.A.

Via dei Capentieri, 8 - Zona Industriale �il Prato�

40050 Castello d�Argile (BO)

Tel. +39 051 6869611 - Fax + 39 051 6869617

www.ncr-biochemical.it - [email protected]

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 58

Page 25: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

59«L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

Associazione Nazionalefra i Tecnici dello Zucchero e dell'AlcoleFerrara - Via Tito Speri, 5 - Tel. e Fax 0532 - 206009 e-mail: www.antza.net - [email protected]

ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA ANTZA 2017

Sabato 27 Maggio 2017, alle ore 10, a norma degli arti-coli 9, 10, 11, dello Statuto Sociale, nel prestigiosocubiculum artistarum, presso l’ Archiginnasio diBologna, sede delle conferenze dell’AccademiaNazionale di Agricoltura, si è tenuta l’AssembleaGenerale ANTZA 2017 con il seguente o.d.g.- Nomina del Presidente dell’Assemblea- Lettura ed approvazione del verbale della seduta pre-

cedente- Relazione morale ed economica del Consiglio sull’e-

sercizio 2016- Relazione dei Sindaci sul bilancio 2016Futuro della

nostra Associazione

A dare il benvenuto ai numerosi partecipanti, mentre legentili signore presenti a bordo del trenino attraversava-no la città e salivano al colle della Guardia per rendereomaggio alla Madonna di San Luca, è intervenuto ilprof. Giorgio Cantelli Forti Presidentedell’Accademia.Aprendo i lavori, il Presidente ANTZA, SergioBertuzzi, ha ringraziato il prof Cantelli Forti per la gen-tile ospitalità offerta in una sede prestigiosa comel’Archiginnasio di Bologna, già sede della più anticaUniversità del mondo.Al punto -1 dell’ordine del giorno è stato nominato peracclamazione Presidente dell’Assemblea il dott.Lorenzo Aldini che appena laureato assunse prestigio-si incarichi presso la SFIR di Cesena e che ora è inse-gnante di matematica e fisica e collabora con la nostrarivista.Lorenzo Aldini, assumendo la Presidenza, ha ringrazia-to per l’onore concessogli ed ha brevemente ricordato lasua militanza come tecnico saccarifero ed ha invitatoANTZA a proseguire nel tentativo di far conoscere l’im-portanza avuta dalla nostra industria e di promuovere,nei Governanti, sia la consapevolezza della necessitàdella permanenza di una industria saccarifera italiana,sia la necessità di salvaguardare un patrimonio ediliziodi straordinaria importanza e consistenza.Passando al punto -2, Lorenzo Aldini ha posto in appro-vazione il verbale dell’Assemblea precedente dopo aver

ottenuto l’approvazione a darlo per letto in quanto pub-blicato sul numero 3/4 20156 di ISI. L’Assembleaapprova unanime.Al punto 3 la parola è ritornata al Presidente ANTZA.Il nostro Presidente ha illustrato l’attività della nostraAssociazione nel 2016. Si è svolta la riunione tecnicaFilippo Buia, Sulla Campagna 2016, a Minerbio conuna ottima partecipazione di Soci ed addetti al settore.Come al solito le relazioni sono state molto apprezzatedai convenuti e la discussione che ne è seguita è statautile a chiarire ulteriormente molte questioni.La nostra rivista ISI è uscita regolarmente per 5 numeri,essendo stato pubblicato il numero 3-4 in maniera uni-taria, e continua a rappresentare il motivo qualificanteed unificante per la nostra Associazione.La pubblicità sulla nostra rivista trova ancora convintiinserzionisti e questo è un fatto veramente importanteper il bilancio economico dell’Associazione che devefare i conti con il ristrettissimo numero di Società cheancora operano in campo saccarifero.Il Presidente Bertuzzi ha poi voluto, in maniera moltoprecisa, illustrare ai Soci il momento assai delicato chesta attraversando il nostro settore e, di conseguenza,anche la nostra Associazione. Sul mercato mondiale e suquello domestico, il prezzo dello zucchero sta conoscen-do un momento di rilancio dopo una perdurante fase dicalo che ha messo in difficoltà la nostra industria, cheoltre ai problemi, ovvi, di bilancio, deve reperire risor-se, ma dove?, per rendere interessante per gli agricolto-ri il prezzo delle barbabietole. Le notizie che arrivanodal grande investimento a barbabietole che sta caratte-rizzando l’intera Europa nell’annata della fine del regi-me delle quote rendono effimero questo rilancio e ren-dono il futuro quanto mai ricco di difficoltàPotete vede-re che il nostro bilancio si chiude per l’anno 2016 conun risultato negativo La ragione principale è che d’ac-cordo con i nostri Sindaci è stato portato a termine unaoperazione di pulizia di precedenti posizione pregresse,vecchie di molti anni, relative a fatture per pubblicitànon saldate. Sono ditte da anni ormai non più sul mer-cato ed il credito è impossibile da recuperare.Il Presidente dell’Assemblea ha posto ai voti la relazio-

Presidente: Sergio Bertuzzi.Consiglieri: Lorenzo Aldini, Carmine Aurilio, Maurizio Botteri, Giovanni Campagna, Luca Caniato, Riccardo Casoni, Massimiliano Cenacchi,Enio Ciarrocchi, Dario Emiliani, Fabio Filippini, Antonino Lentini, Ulisse Mascia, Giorgio Pezzi, Giampiero Ridolfi, Elena Tamburini, Sandro Urbinati,Veronica Vallini, Roberto Veri.Presidente onorario: Giorgio MantovaniVice Presidente: Giorgio PezziSegretario: Roberto Danilo BafaroSindaci: Alessandro Cocchi, Santino Gazzotti, Ennio Ottaviani.

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE in carica

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 59

Page 26: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

60 «L’Industria Saccarifera Italiana», vol. 109, 2017, n. 3/4

ne che è stata approvata all’unanimità.La parola è poi passata al Presidente del collegioSindacale rag. Santino Gazzotti che ha svolto la rela-zione del Collegio Sindacale al bilancio d’esercizio al31 Dicembre 2015.

“Signori Soci, il bilancio che il Vostro Consigliod’Amministrazione sottopone ad approvazione si chiudecon le seguenti risultanze:

STATO PATRIMONIALEAttivitàImmobilizzazioni € 142.557,14Attivo circolante € 9.697,04Ratei e risconti € 5.000,00Totale attività € 157.254,18Disavanzo di gestione € 10.354,20Totale a pareggio € 167.608,38PassivitàPatrimonio € 157.399,31Debiti € 5.533,08Fondi ammortamento € 4.415,12Totale passività € 167.608,38

CONTO ECONOMICOVendite e profitti € 21,768,51Spese e perdite € 32,122,71Disavanzo di gestione € 10.354,20

Il bilancio è stato redatto nel rispetto dei principi con-tabili e della competenza.I Soci in regola con le quote di iscrizione al 31/12/2015sono 320

Alla luce degli elementi di nostra conoscenza il CollegioSindacale esprime parere favorevole all’approvazionedel bilancio al 31 Dicembre 2015 e Vi invita ad appro-vare il bilancio esprimendo così il Vostro consenso aquanto è stato fatto.

L’Assemblea, unanime, approva.

Il punto 5 dell’o.d.g, recitava: Futuro della nostraAssociazioneLa parola è passata al nostro Presidente che ha detto:Signori Soci: Come già accennato, e come Voi ben sape-te, per la nostra industria corrono tempi assai difficili.Quest’anno, oltre alla CoproB con i suoi due stabili-menti farà la campagna anche lo zuccherificio Sadam diSan Quirico È un fatto indubbiamente positivo ma chenon risolleva di molto le aspettative di noi tecnici dellozucchero. La sensazione è che non ci si renda conto diquello che si butta alle ortiche abbandonando un setto-re che altri Paesi, USA in primo piano, consideranostrategiche e non abbandonatile ai capricci di un mer-cato ormai solamente speculativo preda di regolamentiche proprio i grandi speculatori dettano al legislatore.Così stanno le cose, ma la nostra centenariaAssociazione non può abbandonare il gioco propriomentre si é fatto tanto pesante e richiede, tra l’altro,

specifiche conoscenze. Specifiche conoscenze che noiabbiamo maturato con la nostra attività e con gli studiche i colleghi che ci hanno preceduto ci hanno lasciato,copiosi ed importanti. Avete sentito dal Presidentedell’Accademia quale importanza ha oggi la nuovascienza della nutraceutica, e quanto sia importantesaper produrre alimenti secondo le regole della buonascienza e della corretta nutrizione. La nostraAssociazione con il medesimo logo ANTZA dovrebbeora chiamarsi Associazione nazionale dei tecnici deglialcoli e degli zuccheri. Molteplici gli zuccheri chehanno grande importanza e molteplici gli alcoli che ilmercato richiede. La nostra rivista è ricca di lavori chetrattano questi argomenti e gli autori sono nostri Soci,molti ancora tra noi. Che ci sia bisogno di questo allar-gamento lo dimostra anche lil gradito ospite a cui daròora la parola: Marco Astorri, Presidente ed ammini-stratore delegato di BIO-On, azienda innovativa cheopera nella produzione di bio plastica partendo damateriale di scarto dell’agro industria. Lorenzo Aldiniha posto in approvazione la relazione. Approvata all’u-nanimità.Ripresa la parola il Presidente Bertuzzi ha dato l’annun-cio del rinnovo delle cariche sociali per il quadriennio2017-2020. Presidente Sergio BertuzziConsiglieri: Lorenzo Aldini, Carmine Aurilio,Maurizio Botteri, Giovanni Campagna, Luca Caniato,Riccardo Casoni, Massimiliano Cenacchi, EnioCiarrocchi, Dario Emiliani, Fabio Filippini, AntoninoLentini, Ulisse Mascia, Giorgio Pezzi, GiampieroRidolfi, Elena Tamburini, Sandro Urbinati, VeronicaVallini, Roberto Veri.Vice Presidente Giorgio PezziSegretario Roberto Danilo BafaroL’Assemblea prende atto.

La parola è passata a Marco Astorri di Bio-OnRingrazio il vostro Presidente per il gentile invito che hoaccettato ben volentieri perché la mia famiglia ha ori-gini saccarifere e la mia Azienda è nata proprio pressolo zuccherificio di Minerbio. Una idea vincente ha biso-gno di una grande costanza prima i convincere il mer-cato che è una via percorribile ed innovativa. Noiabbiamo creato plastica biodegradabile da scarti vege-tali ed ora stiamo costruendo uno stabilimento a CastelSan Pietro terme per produrre microsfere biodegrada-bili per i prodotti cosmetici. Il materiale che ora vieneutilizzato è di origine petrolifera e sta creando negliOceani danni enormi. Voi siete tecnici di grande prepa-razione, tenete presente però il messaggio che vogliolasciarvi: ricordatevi di essere innovativi, senza innova-zione qualsiasi tipo di industria è destinata a perire.Lorenzo Aldini, finito il suo compito come Presidentedell’Assemblea ha passato la parola nuovamente alnostro Presidente che ha dichiarato chiusa l’Assembleaed invitato i convenuti al pranzo sociale che anche que-st’anno, grazie al prezioso interessamento di un nostroSocio si è svolto nelle belle sale del Circolo Bononia,nei pressi delle Due Torri.

Antza 3-4/17_35266 Antza n 3-06 v5 05/09/17 09:09 Pagina 60

Page 27: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

LISTA DI FORNITORI

Pubblichiamo in questo fascicolo e pubblicheremo in altri fascicoli e la lista dei nostri inserzionisti, fornitori di mac-chinari, prodotti, sementi o altro, che interessino l’industria saccarifera o la coltivazione della bietola. I dati di ogniditta inserzionista presente, anche per una sola volta, sulle pagine della nostra rivista nel 2017, vengono automatica-mente e gratuitamente introdotti in tale lista. I dati di ditte non inserzioniste vengono inclusi nella lista pubblicata suitre fascicoli al prezzo di euro 300,00 +20% IVA.

BABBINI S.p.A.Località Belchiaro, 135/A Tel.: +39 0543 98340047012 CIVITELLA DI Fax: +39 0543 983424ROMAGNA (FC) E-mail: [email protected]

Web: www.babbinipresses.com

BMA BRAUNSCHWEIGISCHE MASCHINENBAUANSTALT AGPostfach 3225 Tel.: +49 531 8040D-38022 BRAUNSCHWEIG Fax: +49 531 804216Germania E-mail: [email protected]

Web page: www.bma-de.com

Agente per l’Italia:Dott. Marta BrusoniRappresentanze Industriali P.zza Rossetti 2/23 - 16129 Genova

Tel.: +39 010 561784Fax: +39 010561784

SESVANDERHAVE ITALIA S.p.A.

via Romagna 220

47522 Cesena (FC)

www.sesvanderhave.com

BORSARI E. & C. SRLVai di Mezzo, 114 Tel.: +39 059 54911041015 NONANTOLA Fax: +39 059 540511Modena E-mail: [email protected]

Web: www.gruppoborsari.it

BUCKMAN LABORATORIES ITALIANA SRLVia Vitali, 1 Tel.: 80078276020122 MILANO Fax: 800782761

E-mail: [email protected]

N.C.R. BIOCHEMICAL SPAVia dei Carpentieri, 8 Tel.: +39 051 686961140050 Castello d’Argile (BO) E-mail: [email protected]

www.ncr-biochemical.it

CARLA IMPORT SEMENTI SRL

Via Porta Adige, 36 B Tel.: +39 0425 3001445100 ROVIGO Fax: +39 0425 30105

E-mail: [email protected]: www.carlasementi.it

KWS ITALIA S.p.A.

Via Secondo Casadei 8 Tel 0543 474611

47122 Forlì (FC)

NALCO ITALIANA SRLViale dell’Esperanto, 71 Tel. +39 06 5456500000144 ROMA Fax +39 06 54565300

E-mail: [email protected] [email protected]

www.nalco.comwww.ecolab.comwww.nalco.ecolab.com

NEOTERM S.r.l.Via René Vanetti, 83/A Tel.: +39 0332/33028422100 VARESE Fax: +39 0332/331508

E-mail: [email protected]: www.neoterm.it

C.A.F.A.CONSORZIO AUTOTRASPORTATORI FERRARESI ARTIGIANIVia Canneto, 1144123 Pontelagoscuro (Fe) Tel.: 0532 797500

URSINI VINCENZOVia Patuzza, 41/A Tel./Fax 0532/80967844016 San Biagio (FE) cell. 335.7768707

copertina antza 3-4/17_34918-cope antza 2-06 v5 01/09/17 16:02 Pagina 3

Page 28: L'INDUSTRIA SACCARIFERA ITALIANAn. 0019 - 7734 ABBONAMENTI: Italia € 31,00 Estero € 31,00 Questo fascicolo costa: Italia € 5,16 Estero € 5,16 Gratis ai Soci dell'A.N.T.Z.A

[email protected]

copertina antza 3-4/17_34918-cope antza 2-06 v5 01/09/17 16:02 Pagina 4