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REGIONE MOLISE LINEE GUIDA PER LA MICROZONAZIONE SISMICA DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A QUELLI COLPITI DAL TERREMOTO DEL 31.10.2002 Commissione istituita con decreto commissariale n.14 del 28/5/2003: Dott. Carlo Scasserra Prof. Claudio Eva Prof. Marcello Bernabini Prof. Rinaldo Nicolich Prof. Paolo Mauriello Segreteria tecnica: Dott.ssa Olga Giannantonio Dott. Pasquale Pellegrino

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REGIONE MOLISE

LINEE GUIDA PER

LA MICROZONAZIONE SISMICA

DEI COMUNI DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO CON PARTICOLARE

RIFERIMENTO A QUELLI COLPITI DAL TERREMOTO DEL 31.10.2002

Commissione istituita con decreto commissariale n.14 del 28/5/2003:

Dott. Carlo Scasserra Prof. Claudio Eva

Prof. Marcello Bernabini Prof. Rinaldo Nicolich Prof. Paolo Mauriello

Segreteria tecnica:

Dott.ssa Olga Giannantonio Dott. Pasquale Pellegrino

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INDICE

pag.

1. Premessa . . . . . . . . . 1 2. Generalità . . . . . . . . . 2

2.1 Definizione del moto sismico di input . . . . . 3 2.2 Indagini . . . . . . . . . 4

3. Studi di microzonazione standard . . . . . 6

3.1 Ricostruzione geologico-geotecnica . . . . . 6 3.1.1 Raccolta dati preesistenti . . . . . . 6 3.1.2 Ricostruzione della geologia del sottosuolo

e caratterizzazione geomeccanica dei terreni . . .. 6 3.1.3 Elementi prescrittivi . . . . . . . 8

3.2 Caratterizzazione geomeccanica . . . . . . 8 3.2.1 Prove in sito . . . . . . . . 8 3.2.2 Prove di laboratorio . . . . . . . 9

3.3 Analisi in frequenza . . . . . . . . 9 3.3.1 Analisi dei dati preesistenti . . . . . . 9 3.3.2 Applicazione di tecniche per l’analisi in frequenza . . . . . . . . . 10

3.4 Analisi del danno alle strutture . . . . . . 10 3.5 Elaborazione delle carte di microzonazione standard . . . . . . . . . 12 3.6 Rischio di liquefazione e sua valutazione con prove in sito . . . . . . . . 14

4. Attività di maggior dettaglio per alcuni siti . . . 14

4.1 Miglioramento della caratterizzazione geotecnica e della modellazione numerica . . . . . . 15 4.2 Valutazione delle amplificazioni locali tramite modellazione numerica . . . . . . 15

5. Diffusione . . . . . . . . . 16 6. Sintesi delle prove . . . . . . . 17 Elenco allegati . . . . . . . . . 19 Allegato 1 . . . . . . . . . . 20 Comuni della Provincia di Campobasso dichiarati sismici Allegato 2 . . . . . . . . . . 22 Codici lettura dell’all.3

I

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Allegato 3 . . . . . . . . . . 23 Valori di PGA calcolati per due periodi di ritorno

Allegato 4 . . . . . . . . . . 25 Pseudovalori spettrali di velocità (PSV) Allegato 5 . . . . . . . . . . 27 Elenco possibili prove geotecniche Allegato 6 . . . . . . . . . . 29 Specifiche Tecniche

Cartografia geologica e gemorfologica . . . . 29

Legenda geologica . . . . . . . . 29 Legenda dei simboli . . . . . . . 34 Legenda geomorfologica . . . . . . . 35 Legenda litotecnica . . . . . . . 36

Indagini sismiche in foro . . . . . . 37

1. Preparazione sondaggi meccanici . . . . . 37 2. Indagine Down-Hole . . . . . . . 37 3. Indagini sismiche Cross-Hole . . . . . 41

Misure SASW . . . . . . . . 44 Prospezioni con il metodo della sismica a rifrazione . 45 Prospezioni con il metodo geoelettrico . . . . 46 Misure di microtremori in campo libero . . . . 47 (tecniche HVSR o di Nakamura) Valutazione del rischio di liquefazione . . . . 47 Sondaggi geognostici e caratterizzazione geotecnica dei terreni . . . . . . . 48

1. Sondaggi geognostici . . . . . . . 48 2. Misure geotecniche in foro . . . . . . 48 3. Analisi geotecniche di laboratorio . . . . . 49

II

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Linee guida per la microzonazione sismica dei comuni della Provincia di Campobasso colpiti dal terremoto del 31.10.2002

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1. PREMESSA A seguito delle scosse di terremoto del 31/10/02 e giorni seguenti una porzione piuttosto estesa delle province di Campobasso e Foggia è stata interessata da danni al patrimonio edificato, all'ambiente fisico ed alle attività produttive. Con due successivi Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (31.10.2002 e 8.11.2002) è stato dichiarato lo stato di emergenza nei territori delle province di Campobasso e Foggia. Con D.L. n.245 del 4/11/2002 convertito, con modificazioni, dalla legge n.286 del 27/12/2002 sono state disposte risorse a favore delle popolazioni colpite dalle calamità naturali nelle regioni di Molise e Sicilia. Con nota n. DPC/DIP/0003488, il Dipartimento della Protezione Civile ha trasmesso gli “Indirizzi generali per la microzonazione sismica dei comuni colpiti dagli eventi tellurici”. Con l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3253 del 29.1 1.2002 sono stati individuati i primi interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni degli eventi sismici suddetti. In particolare l'art. 14 prevede che "Le Regioni Molise e Puglia ...(omissis)... provvedono per le attività di studio inerenti all'avvio della fase di ricostruzione con oneri a carico delle apposite provviste per le attività di ricostruzione". Con D.L. n.15 del 7/2/2003, convertito in legge n.62 del 8/4/2003, sono state assegnate risorse finanziarie per consentire gli interventi urgenti nei territori colpiti da calamità naturali. Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3277 del 28/3/2003 sono state determinate le procedure, le modalità di utilizzo e di riparto delle risorse finanziarie di cui al D.M. n.15/2003. Con ordinanza n.3279 del 10/4/2003 il Presidente del Consiglio dei Ministri ha, tra l’altro, attribuito al Commissario Delegato il complessivo coordinamento della microzonazione sismica dei comuni colpiti dagli eventi tellurici. Con Ordinanza Commissariale n.13 del 27/5/2003 il Presidente della Regione Molise, Commissario Delegato, ha fissato i “Primi elementi diretti a favorire la fase della ricostruzione nei comuni della Provincia di Campobasso colpiti dagli eventi sismici del 31/10/2002”. Con Ordinanza Commissariale n.14 del 28/5/2003 il Presidente della Regione Molise, Commissario Delegato, ha nominato la Commissione di esperti per l’attuazione delle linee di indirizzo predisposte dal Dipartimento di Protezione Civile per la microzonazione dei comuni colpiti dal sisma. Fra le attività di studio propedeutiche alla ricostruzione particolare rilevanza assumono quelle dirette allo svolgimento di indagini urgenti per la microzonazione sismica del territorio, in quanto finalizzate alla più accurata conoscenza delle condizioni di pericolosità da considerare. La Regione definirà gli ambiti territoriali

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per i quali la microzonazione è finanziata con le risorse per la ricostruzione tenendo conto dell'estensione del danneggiamento e, quindi, dell'opera di ricostruzione. La metodologia potrà essere estesa anche ad altre parti del territorio regionale, con modalità da definire da parte della Regione. La definizione del moto sismico di input, da cui ricavare il segnale di ingresso per la valutazione delle eventuali amplificazioni locali è uno dei punti di partenza di una microzonazione. In sostanza occorre definire un livello di “terremoto di riferimento” per il quale determinare l'entità dei fenomeni di amplificazione locale, dovuti alle particolari condizioni geologiche, geotecniche e geomorfologiche del sito. Ai fini della presente proposta gli input sismici debbono essere riferiti a quelli previsti dalla proposta di zonazione del territorio nazionale. Nel caso specifico verranno considerati i parametri di ingresso relativi alle classi in cui i comuni sono stati inseriti.

2. GENERALITA’ La microzonazione sismica ha lo scopo di riconoscere, ad una scala sufficientemente di dettaglio, le condizioni di sito che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico atteso (moto sismico di riferimento) o possono produrre effetti cosismici rilevanti (fratture, frane, liquefazioni, ...) per le costruzioni e le infrastrutture. In sostanza lo studio di microzonazione restituisce una mappa del territorio nella quale sono indicate: • le zone in cui il moto sismico viene amplificato (e su quali

frequenze quest’amplificazione avviene) a causa delle caratteristiche morfologiche, strutturali, stratigrafiche, geofisiche e geotecniche dei terreni;

• le zone in cui sono presenti, o suscettibili di attivazione, dissesti o deformazioni del suolo dovuti al sisma o incrementati da esso.

La microzonazione rappresenta quindi uno strumento di base propedeutico alle attività di progettazione e di ricostruzione. Gli studi di microzonazione sismica finalizzati alla ricostruzione, devono coniugare l'esigenza di rigore scientifico con quella di tempi e costi commisurati alle risorse complessivamente disponibili.

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2.1 Definizione del moto sismico di input Prima di impostare un qualsiasi studio di microzonazione sismica, è indispensabile poter definire il livello di sismicità al quale ci si vuole riferire (input sismico di riferimento). La definizione del moto sismico di input è indispensabile per impostare il segnale di ingresso per la valutazione delle eventuali amplificazioni locali e per vincolare lo spettro di risposta. In sostanza occorre definire un livello di scuotimento (terremoto di riferimento) per il quale determinare l'entità dei fenomeni di amplificazione locale, dovuti alle particolari condizioni geologiche, geotecniche e geomorfologiche del sito. La determinazione dell’input sismico non si limita in generale alla definizione del livello della PGA attesa, ma può contenere importanti modificazioni dello spettro del moto del suolo in funzione alle caratteristiche dell’evento che genera il moto sismico. Infatti, un terremoto, che si originasse con epicentro più lontano rispetto a quello del 2002, ma con magnitudo superiore (terremoti del Matese del 1688, M=7.3 e del 1805, M=6.7; terremoto della Capitanata del 1627 con M=7.0) produrrebbe sui comuni della Provincia di Campobasso uno scuotimento con PGA magari inferiore, ma con frequenze predominanti più basse e con durata maggiore. La conseguenza sarebbe un pattern di danneggiamento profondamente diverso. Quindi, nel pianificare la ricostruzione, bisogna tenere conto della possibilità che, oltre ai terremoti di relativamente modesta magnitudo che si originano nelle vicinanze dei comuni indagati, questi possano anche essere colpiti da eventi più lontani con magnitudo ben superiore. Va inoltre sottolineato che all’input sismico in generale è vincolata la scelta della complessità delle procedure di microzonazione da applicare. Tanto maggiore è la pericolosità o scuotibilità di un certo sito, tanto maggiori e più accurate dovranno essere le indagini da effettuare. Per quanto attiene la Provincia di Campobasso non è superfluo ricordare che essa è stata, con l’ordinanza del D.P.C. del maggio 2003, completamente classificata sismica ed i Comuni ad essa appartenenti sono stati inseriti nelle prime tre classi. Ciò non può semplicisticamente far pensare che l’input sismico possa essere considerato quello relativo alla 1a, 2a o 3a categoria, il che potrebbe risultare penalizzante specie per i bassi livelli, ma debbono essere considerati, per i singoli comuni, i valori di scuotibilità che hanno portato al loro inserimento nelle diverse classi. A tal fine appare necessario fissare gli input sismici sulla base della proposta avanzata dalla Commissione mista SSN-GNDT nel 1999,

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che è risultata la base della presente zonazione sismica1. In appendice quindi, per ogni Comune che dovrà essere soggetto a microzonazione, verrà indicata la classe e il valore di input. Con riferimento agli allegati 2, 3, 4, per la determinazione delle ordinate spettrali ci si deve riferire a i valori di PGA, PSA relativi al periodo di ritorno T=475 anni. Nel caso dell’uso della PGA si dovrà tenere conto anche della deviazione standard della curva di attenuazione. Ai fini della microzonazione e per essere sufficientemente conservativi si indica come valore da utilizzare per l’ancoraggio dello spettro il valore della PGA riferita al periodo di ritorno di 475 anni che tiene conto della deviazione standard della legge di attenuazione utilizzata (valore della PGAS in 4a colonna di “Allegato 3”). Un importante contributo al miglioramento delle conoscenze dell’input sismico potrà derivare da un attento riesame di tutte le informazioni raccolte dalle reti di monitoraggio, accelerometriche e velocimetriche, installate per l’analisi della sequenza del terremoto dell’Ottobre 2002. Tale analisi permetterà di tarare gli spettri equiprobabili degli studi condotti a scala nazionale e di definire più appropriati spettri di riferimento per le aree considerate. Di particolare importanza, qualora si considerasse questa ipotesi di lavoro, sarà la caratterizzazione dal punto di vista geomeccanico dei siti in cui furono installate le reti mobili. 2.2 Indagini Come detto in 2.1, le indagini dovranno essere articolate in funzione delle necessità specifiche d’ogni sito ed in funzione del livello di scuotibilità indicato negli allegati. Le attività più complete dovranno riguardare i Comuni di 1° categoria e quelli maggiormente danneggiati dal terremoto dell’Ottobre 2002, mentre per i Comuni di 3° categoria potranno essere sufficienti le procedure standard. In particolare dovranno essere previsti: - un livello standard sufficiente al raggiungimento degli obiettivi di

conoscenza di base; - approfondimenti per situazioni più complesse o caratterizzate da

danneggiamenti più gravi o da maggiore rischio.

Gli approfondimenti consentiranno anche di tarare la metodologia standard su casi campione studiati in maggiore dettaglio e quindi migliorare la qualità della microzonazione standard. Le indagini saranno estese a: - perimetro edificato del capoluogo;

1 Tutte le informazioni sono contenute in : A.Lucantoni, V.Bosi, F.Bramerini, R.De Marco, D. Lo Presti, C.Naso, F. Sabetta: Il rischio sismico in Italia. Ingegneria Sismica vol. XVIII, n°1, Gennaio–Aprile 2001 pp. 5-36

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- frazioni con nuclei contigui con più di 100 abitanti; - aree destinate agli insediamenti produttivi. Queste aree saranno ampliate in modo da comprendere anche la fascia d’espansione prevista nei P.R.G. ed un'ulteriore fascia circostante comprendente zone il cui comportamento è potenzialmente in grado di influenzare l’uso del territorio (frane, faglie attive, deformazioni cosismiche etc.). Gli elaborati tematici saranno realizzati da personale tecnico specializzato che opererà sotto il controllo di una commissione di esperti designati dalla Regione. Nel corso degli studi di microzonazione si seguirà un metodo multidisciplinare, che integri i diversi risultati provenienti da differenti aree disciplinari: 1. geologia: caratterizzazione dell'assetto stratigrafico e strutturale,

delle litologie e della geomorfologia dei siti, con indicazioni generali sullo stato di consistenza e fratturazione dei terreni;

2. geofisica: individuazione su base sperimentale delle frequenze proprie dei terreni in sito e di fattori d’amplificazione relativi a misure a basso livello di energia; individuazione con prospezioni geofisiche delle geometrie e delle caratteristiche fisiche delle coltri superficiali, analisi degli accelerogrammi reali, qualora disponibili.

3. geotecnica: individuazione delle proprietà meccaniche dei terreni sulla base delle indagini già disponibili e degli eventuali approfondimenti, con conseguente modellazione di alcuni casi rappresentativi;

4. ingegneria delle strutture: riconoscimento degli indizi di amplificazione locale dall'esame del danno agli edifici dovuto al terremoto1, opportunamente normalizzato per tenere conto delle differenti vulnerabilità degli edifici stessi;

5. sismicità storica: reperimento di documentazione che riporti la presenza di situazioni di danno “anomale” prodotte da terremoti del passato e quindi indicative di particolari incrementi dell'azione sismica2.

Nel seguito s’illustrano le attività previste negli studi di microzonazione standard e di quelli relativi agli approfondimenti.

1 Il contributo di quest’area sarà tanto più significativo quanto maggiore sarà il

numero di osservazioni di danno. Potrà non contribuire affatto per le zone nelle quali il danneggiamento è solo sporadico.

2 Questa attività potrà condurre a risultati significativi solo per siti più documentati dal punto di vista storico, si dovrà quindi, al momento di sintetizzare gli elementi conoscitivi disponibili, trovare il modo di uniformare Comuni in cui questa indagine è significativa e -Comuni per i quali non sono disponibili informazioni storiche specifiche.

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3. STUDI DI MICROZONAZIONE STANDARD 3.1 Ricostruzione geologico-geotecnica 3.1.1 Raccolta dati preesistenti Le attività specifiche della microzonazione devono essere precedute dal reperimento di dati ed informazioni di base già disponibili, che ne agevolino lo svolgimento, in particolare: a) cartografia di base (mappe topografiche) di sintesi,

informatizzata, sulla quale evidenziare le zone di territorio oggetto delle indagini.

b) cartografia di base di dettaglio (alle scale 1:5.000 o 1:2.000) da utilizzare come supporto per i rilievi e per la restituzione dei risultati;

c) rilievi aerofotogrammetrici georeferenziati; d) cartografia geologica disponibile (p.es. da PRG o da progetti

particolari); e) cartografia delle frane conosciute; f) ricognizione dei dati sul dissesto idrogeologico già esistenti

presso le amministrazioni locali (perimetrazioni aree a rischio, dati geotecnici, relazioni generali);

g) risultati di indagini geognostiche e geotecniche già svolte; h) risultati di indagini geofisiche già svolte; i) piani regolatori e progetti particolari di sviluppo. 3.1.2 Ricostruzione della geologia del sottosuolo e

caratterizzazione geomeccanica dei terreni Per ciascuna delle aree di studio, i diversi settori di indagine avranno approfondimenti diversificati in relazione alle situazioni geologiche riscontrate, sulla base dei rilievi già disponibili nei singoli Comuni o presso l'Amministrazione Regionale. Si procederà immediatamente all'acquisizione, selezione ed analisi di tutti gli elementi di conoscenza già disponibili, procedendo a verifiche accurate dei dati stessi. Successivamente si procederà a: - definire l'assetto stratigrafico e strutturale nei perimetri urbani,

con particolare riguardo alla ricostruzione degli spessori e delle geometrie delle unità del substrato e delle coperture detritiche e alluvionali;

- ricostruire la stratigrafia, finalizzata alla caratterizzazione del comportamento sismico;

- definire l’assetto geomorfologico e i processi morfoevolutivi; - ricostruire le condizioni idrogeologiche, identificare i versanti

potenzialmente instabili e caratterizzare la franosità; - stimare il livello di falda superficiale;

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- stimare la suscettibilità del sito alla liquefazione; - caratterizzare dal punto di vista geomeccanico i terreni e le

formazioni. Sulla base delle attività di cui ai punti precedenti si effettueranno: rilevamento geologico-tecnico alla scala 1:5.000, corredato da sezioni geologiche significative; rilevamento geomorfologico alla medesima scala, coadiuvato dall'analisi di immagini stereoscopiche, con particolare riguardo alle modificazioni di natura antropica (scavi, riporti, ecc.); E' indispensabile effettuare la stima dello spessore e della geometria dei depositi di copertura. Per le litologie di substrato saranno definiti giacitura e stato di fratturazione. La cartografia delle unità sarà realizzata in termini di rilevamento delle coperture di deposito e/o di alterazione, anche discriminando i depositi naturali dai materiali di origine antropica. Le modalità di restituzione dei risultati e le relative legende dovranno essere definite omogeneamente per tutta la zona di indagine. In base ai dati geologici e geomorfologici si produrrà una carta preliminare delle diverse situazioni geologico-tecniche e geomorfologiche. Le aree potranno essere suddivise in 9 tipologie di zone geologiche e geomorfologiche riportate nella seguente tabella: Tab. 1: Carta preliminare delle diverse situazioni geologico –tecniche e geomorfologiche E1, E2, E3

zone instabili o potenzialmente instabili (E1 frana attiva, E2 quiescente, E3 potenziale );

E4 zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti (riporti poco addensati, terreni granulari fini con falda superficiale );

E5 zona di ciglio con altezza superiore a 10 m (scarpata con parete sub verticale, bordo di cava, nicchia di distacco orlo di terrazzo fluviale, scarpata di natura antropica);

E6 zona di cresta rocciosa, cucuzzolo; E7 zona di fondovalle con presenza di terreni incoerenti; E8 zona pedemontana di falda di detrito e cono di deiezione; E9 zona di contatto tra litotipi con caratteristiche fisico-

meccaniche molto diverse. I dati cartografici dovranno essere restituiti sia in forma cartacea, sia su supporto informatico omogeneo georeferenziato.

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3.1.3 Elementi prescrittivi

Ad alcune delle zone saranno associate le seguenti prescrizioni operative speciali, riguardo al prosieguo delle analisi: - nelle zone instabili (E1), in una prima fase, non saranno assegnati fattori di amplificazione locale ma saranno suggerite ulteriori indagini, anche per valutare la fattibilità di interventi di bonifica che tengano conto delle azioni sismiche; nelle zone potenzialmente instabili (frana quiescente o potenziale) i fattori di amplificazione saranno forniti ma la ricostruzione in tali zone sarà subordinata comunque all'esecuzione di ulteriori indagini che accertino la stabilità delle aree, anche a fronte di azioni sismiche, o, in caso contrario, all'esecuzione di interventi di bonifica; nelle zone con terreni di fondazione particolarmente scadenti i fattori di amplificazione saranno forniti, tuttavia dovranno essere attentamente valutate le implicazioni sulla ricostruzione di fattori di amplificazione molto elevati e la possibilità che si verifichino cedimenti permanenti dei suoli di fondazione.

3.2 Caratterizzazione geomeccanica

3.2.1 Prove in sito

Per la caratterizzazione geomeccanica quantitativa, oltre all’analisi e sintesi di tutti gli elaborati disponibili, per ognuna delle situazioni geologico-tecniche individuate dovranno essere eseguite indagini geognostiche con le seguenti caratteristiche:

• sondaggio non inferiore a 30 m con prelievo di almeno due

campioni indisturbati e comunque di un campione ad ogni cambiamento di formazione sui quali dovranno essere eseguite le prove di laboratorio secondo le prescrizioni allegate; a discrezione del tecnico di cantiere, là dove la percentuale di carotaggio sia inferiore al 50% dovrà essere usato il doppio carotiere (vedi allegato 5);

• prove SPT da effettuarsi ad ogni cambio di formazione e comunque dopo il prelievo del campione indisturbato; detta prova dovrà essere ripetuta dopo un metro qualora si sia ottenuto un rifiuto;

• ogni sondaggio dovrà essere corredato da prove Down-Hole (DH) per onde P ed S e per ogni metro su tutta la lunghezza del foro.

Se le condizioni locali lo permettono, in alternativa al down-hole, potrà essere utilizzata la tecnica SASW (Seismic Analysis of Surface Waves). Potranno essere utilizzate altresì prove Cross-Hole (CH);

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Ad integrazione delle indagini geologiche e geognostiche, per poter valutare la continuità laterale delle stratigrafie e caratteristiche meccaniche, saranno utilizzate indagini geofisiche di superficie (sismica a rifrazione e geoelettrica) con profondità di investigazione non inferiore a quelle dei sondaggi. 3.2.2 Prove di laboratorio

Sui campioni indisturbati di particolare interesse e più rappresentativi, anche sulla base delle misure Down-Hole o similari, nei casi di maggior approfondimento delle indagini (vedi par.4), dovranno essere eseguite prove di laboratorio per la classificazione e per la determinazione delle caratteristiche fisiche e meccaniche dei terreni attraversati. In allegato 5 sono elencate le possibili prove da eseguirsi sia in sito che in laboratorio in funzione del tipo di terreno. Inoltre potrà essere eseguita la determinazione delle proprietà meccaniche dinamiche (modulo di taglio iniziale G0, curva di decadimento G/G0 (γ), rapporto di smorzamento D) con prove di colonna risonante, prove triassali cicliche, ecc.

3.3 Analisi in frequenza

3.3.1 Analisi dei dati preesistenti Dovranno essere prese in considerazione le registrazioni dei dati accelerometrici e velocimetrici ottenute durante le campagne di misura effettuate a seguito della scossa principale della sequenza sismica dell’Ottobre- Novembre 2002. L’analisi di tali registrazioni unite a quelle degli accelerogrammi, eventualmente disponibili provenienti dalle postazioni mobili della Rete Accelerometrica Nazionale, dovranno essere utilizzati per la determinazione degli spettri di riferimento dei siti interessati e per una valutazione puntuale degli effetti di sito. Tali spettri dovranno successivamente essere utilizzati come taratura delle altre analisi. Per una corretta interpretazione dei dati rilevati dalle reti accelerometriche e velocimetriche temporanee, in prossimità dei punti misura, dovranno essere eseguiti dei sondaggi comprensivi di prove geotecniche e geofisiche indicate nel punto 3.2.. Si ritiene che tali analisi debbano essere coordinate a scala regionale e, dopo validazione, rese pubbliche.

Analogamente a quanto previsto per i dati velocimetrici ed accelerometrici, dovrà essere posta cura al recupero di tutte le informazioni sulle analisi eseguite da ricercatori di vari enti per la determinazione dei periodi fondamentali di vibrazione del terreno, con l’uso di metodi basati su analisi di microtremori in campo libero (HVSR Horizontal to Vertical Spectral Ratio - metodo di Nakamura).

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3.3.2 Applicazione di tecniche per l’analisi in frequenza

Diversi sono i metodi che permettono di ricostruire le risposte in frequenza dei siti sia con analisi in pozzo sia con tecniche di superficie: analisi di moti vibratori naturali (terremoti) e artificiali

(vibrazioni indotte) registrati da catene di sensori in pozzo; tecniche con sito di riferimento; tecniche senza sito di riferimento (analisi della receiver

functions con l’uso di microterremoti e metodo HVSR). Le misure in pozzo consistono prevalentemente nella determinazione delle variazioni di ampiezze e frequenze rilevate sul bed-rock ed a diverse profondità. Le tecniche con sito di riferimento traggono la loro origine dalla comparazione delle ampiezze e delle frequenze di segnali sismici (naturali o artificiali) registrati lungo profili, considerando almeno una stazione su roccia (bed-rock affiorante). Le tecniche senza sito di riferimento sono legate all’analisi (rapporti spettrali) di segnali sismici registrati dalle tre componenti di sensori posti su diverse situazione geologiche. Mentre le prime due tecniche trovano una loro immediata applicazione in presenza di una sismicità di fondo sufficientemente continua nel tempo, le tecniche basate sul metodo dei rapporti spettrali hanno trovato un’ampia diffusione per la semplicità e rapidità unite ai bassi costi di esecuzione. Valutando l’aleatorietà dell’ottenimento di risultati in tempi ragionevoli con l’applicazione dei primi due metodi, appare molto proficua quella del metodo HVSR. Pertanto si ritiene che detto metodo debba essere diffusamente applicato in tutte le zonazioni, ben tenendo presente che esso dà solo informazioni sulla frequenza della componente fondamentale del moto vibratorio del suolo.

Di conseguenza, per ogni sito in esame ed almeno per ognuna delle principali situazioni morfologiche e geo-litologiche, dovrà essere eseguita una misura con tecnica HVSR. Tale tecnica, che si basa sull’analisi dei rapporti spettrali ottenuti analizzando microtremori e noise sismico, consente di dare utili indicazioni sui periodi fondamentali di vibrazione dei suoli di fondazione. 3. 4 Analisi del danno alle strutture

Nei Comuni più severamente colpiti dal sisma dell’Ottobre (Vedi Tab. 2) dovrà essere effettuata un’indagine del danno strutturale in rapporto alla vulnerabilità dell’edificato. Per tali indagini va sottolineato quanto indicato nella nota a piè di pagina del paragrafo 2.2 Pertanto si dovrà:, • definire la distribuzione del danneggiamento alle costruzioni

prodotto dal sisma, con rielaborazione del data-base dei

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sopralluoghi post-sisma, georeferenziazione e trasferimento su GIS e controllo a campione sul posto; questa attività richiede il completamento delle informazioni già raccolte nelle valutazioni di agibilità o nelle missioni scientifiche, attraverso sopralluoghi che interessino anche altri edifici non danneggiati, o valutazioni speditive effettuate su mappa, insieme ai tecnici ed esperti locali, per l'individuazione delle tipologie strutturali;

• definire la vulnerabilità delle costruzioni e correlare la vulnerabilità con il danno, così da definire una distribuzione del danno normalizzato.

• stimare la presenza di effetti più o meno rilevanti di amplificazione delle azioni sismiche basata sulla distribuzione del danno normalizzato.

Tali analisi dovrebbero essere condotte in modo uniforme da un unico soggetto, sotto la guida ed il controllo della Regione, e, successivamente, reso pubblico, al fine d’intensificare le indagini nei siti in cui, sulla base delle indagini vulnerabilità-danno, esistessero indizi d’amplificazioni anomale. Per i Comuni che hanno subito livelli di danno riferibili ad un’intensità superiore al VI grado MCS, di cui in Tab.2, si effettueranno ulteriori verifiche e sopralluoghi per i casi dubbi di danno o appartenenza tipologica, ai fini di una migliore definizione del danno normalizzato. Inoltre, se la base dati lo consentirà si potrà considerare la correlazione tra entità del danno e caratteristiche dinamiche delle costruzioni.

Tabella 2: comuni maggiormente colpiti dall’evento del 31 Ottobre 2002 Comune Prov. Intensità MCS SAN GIULIANO DI PUGLIA CB VIII-IX BONEFRO CB VII CASTELLINO DEL BIFERNO CB VII RIPABOTTONI CB VII SANTA CROCE DI MAGLIANO CB VII COLLETORTO CB VI-VII MONTELONGO CB VI-VII CASACALENDA CB VI LARINO CB VI MONTORIO NEIFRENTANI CB VI MORRONE DEL SANNIO CB VI ROTELLO CB VI URURI CB VI PROVVIDENTI CB VI

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3.5 Elaborazione delle carte di microzonazione standard L'elaborazione delle carte di microzonazione (da redigere con modalità omogenee) utilizza i risultati di tutte le attività svolte e viene necessariamente a valle di queste. È quindi necessario che tali risultati siano congruenti nel formato e correttamente finalizzati alle effettive necessità; a questo scopo si condurranno riunioni con cadenze regolari e con la presenza del gruppo di esperti. La parte conclusiva e di sintesi delle diverse attività dovrà essere svolta attraverso una serie di riunioni cui parteciperanno tutte le competenze coinvolte, ognuna contribuendo attraverso gli elaborati finali delle corrispondenti attività svolte. Il metodo utilizzato prevede che per ogni sito siano esaminate le evidenze di effetti locali fornite da ciascuna delle aree disciplinari prima elencate (geologia; geomorfologia; geofisica; geotecnica; analisi del danno alle costruzioni). Deve essere sottolineato che le procedure di assegnazione di fattori di amplificazione debbono seguire le procedure indicate nell’ordinanza 3274 del 20 marzo 2003. La norma attuale, che segue l’Eurocodice 8, consente solo di operare sui parametri dello spettro di progetto. Nei casi più semplici e nei Comuni di 3° categoria l’operatore assegnerà valori di S da 1 a 1.35 a seconda delle diverse tipologie di terreno, raggruppate nelle 5 classi previste nell’all.2 dell’ordinanza. Nei casi più complessi, seguendo la vecchia normativa ed utilizzando tutte le informazione provenienti dai diversi settori disciplinari, si potrebbe assegnare un fattore di amplificazione locale variabile da 1 a 2. Dove con 1 si intenda l’assenza di possibili amplificazioni mentre il valore 2 è assegnato quando tutte le evidenze fossero concordi nel fornire indicazioni al massimo livello. In questo caso le situazioni intermedie sono regolate da leggi di attribuzione lineari e ponderate. Tali valori, puramente indicativi di situazioni di potenziale amplificazione, caratterizzano aree in cui si dovrà procedere con un’analisi numerica per la valutazione della possibilità di intervenire sulle ordinate spettrali. Modifiche sulle ordinate spettrali dovranno derivare da una modellistica numerica, là dove possibile, supportata da evidenze di spettri ricavati da dati sperimentali. Una possibile conferma, nel caso specifico e là dove presenti, può derivare dall’analisi delle registrazioni raccolte durante la sequenza sismica instauratasi a seguito dell’evento del 31 Ottobre 2002.

In assenza di analisi dinamiche specifiche e di valutazione del danno, sulla base delle informazioni geologico-geotecniche e sismologiche raccolte, dovranno essere effettuate modellazioni monodimensionali per fornire una prima delimitazione di zone caratterizzate da condizioni geologiche similari e per esse saranno individuati uguali fattori di amplificazione del moto sismico di riferimento secondo

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l’Ordinanza n.3274 del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 marzo 2003. Gli elaborati fondamentali per la redazione della mappa di sintesi saranno: • carta geologica e geomorfologica corredata di sezioni geologiche alla stessa scala3; • mappa del danneggiamento alle costruzioni, normalizzato, limitatamente ai Comuni maggiormente danneggiati di Tab.2; • risultati delle misure velocimetriche e/o accelerometriche e delle relative elaborazioni in termini di amplificazioni spettrali o di parametri integrati. Per ciascun territorio analizzato, l'elaborato finale consistente in una mappa a scala 1:5.000, deve contenere:

la perimetrazione delle aree con uguali caratteristiche di amplificazione locale; il valore del fattore di amplificazione F per ciascuna delle aree di cui sopra; il valore del periodo fondamentale del sito, ove possibile; la perimetrazione delle aree potenzialmente soggette a fenomeni franosi, identificate secondo una catalogazione omogenea. A corredo della mappa dovrà anche essere fornita una relazione di sintesi, nella quale siano descritti i seguenti aspetti fondamentali: Geologia (e idrogeologia). • Geomorfologia. • Geofisica. • Geotecnica. • Danni alle strutture. • Rischio di liquefazione. • Conclusioni e le raccomandazioni finali. Il documento finale, oltre a contenere tutte le mappe e le relazioni sulle prove effettuate, dovrà contenere una relazione di sintesi in cui saranno indicati i risultati della zonazione comunale assunta.

3 Le sezioni saranno opportunamente orientate: una perpendicolare alle

principali strutture cartografate e un'altra ortogonale alla prima oppure orientata in maniera da mostrare le variazioni di spessore e di assetto più significative. Possono risultare utili anche colonne stratigrafiche.

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3.6 Rischio di liquefazione e sua valutazione con prove in sito

Con il termine liquefazione s’intende la perdita di resistenza al taglio e/o di rigidezza causata dall’aumento di pressione interstiziale in terreno saturo non coesivo durante lo scuotimento sismico, tale da generare deformazioni permanenti significative e persino l’annullamento degli sforzi efficaci nel terreno. Va quindi sottolineato che le analisi di liquefazione vanno condotte soprattutto in aree potenzialmente soggette a forte e fortissima sollecitazione sismica. Le norme che regolano il rapporto edificato-terreno e la classificazione dei terreni suscettibili di liquefazione sono contenute nel par.2.3 delle “norme tecniche per il progetto sismico di opere di fondazione e di sostegno dei terreni” contenute nell’ordinanza n.3274 del 20/3/2003. Il fattore di sicurezza FSL, nella verifica di resistenza alla liquefazione di un livello di terreno, è rappresentato dal rapporto tra la capacità di resistenza alla liquefazione, espressa in rapporto alla resistenza ciclica (CRR), e la domanda di resistenza alla liquefazione, espressa in termini di rapporto di tensione ciclica (CSR). Per stimare il fattore di sicurezza FSL occorre valutare separatamente le due variabili CSR e CRR. I criteri di valutazione della resistenza alla liquefazione sono stati basati prevalentemente su prove penetrometriche standard (SPT). Più recentemente, però, le prove penetrometriche statiche (CPT) hanno trovato una più ampia applicabilità per la maggiore accuratezza e ripetitività delle analisi. Oltre alle prove penetrometriche, di elevata importanza è la determinazione delle velocità delle onde di taglio con le tecniche precedentemente viste (DH, CH, SCPT, SASW …) Per procedere alla rappresentazione areale del rischio di liquefazione occorre quindi riferirsi ai valori numerici associati ad ogni singola prova. Un indice sintetico, applicabile a tutti i metodi che prevedono il calcolo del profilo del fattore di sicurezza, è rappresentato dal potenziale di liquefazione PL.

Sulla base di quanto enunciato si ritiene che dette prove possano essere eseguite soltanto nelle aree indiziate dei comuni di Ia e IIa categoria. 4. ATTIVITA’ DI MAGGIOR DETTAGLIO PER ALCUNI SITI

Per i siti maggiormente danneggiati, da scegliere fra quelli che hanno subito danneggiamenti più rilevanti o che hanno maggiori complessità, si procederà ad un’analisi più dettagliata per comprendere le ragioni del maggior danneggiamento osservato o per caratterizzare meglio le condizioni di pericolosità. Oltre alle attività

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citate nel capitolo 3, verranno svolte anche le attività di seguito elencate. 4.1 Miglioramento della caratterizzazione geotecnica e della modellazione numerica

A. Studi ed indagini integrative. Le indagini integrative avranno lo scopo di consentire valutazioni di proprietà geotecniche di particolare rilievo nell'analisi di fenomeni dinamici. In considerazione della natura dei terreni e dei limiti di spesa, verranno programmate ulteriori indagini geognostiche, geofisiche in foro (Cross-Hole e Down-Hole) ed in superficie (geoelettrica e sismica). Saranno inoltre effettuate prove geotecniche dinamiche su campioni indisturbati come descritto in par. 3.2. B. Caratterizzazione geologico-tecnica Una caratterizzazione geologico-tecnica di dettaglio del territorio comunale verrà ottenuta in base ai risultati delle fasi precedenti che, dopo essere stati opportunamente armonizzati, confluiranno in un unico data-base. Sarà altresì possibile articolare tutte le informazioni disponibili in un Sistema Informativo Geografico (GIS). In questa fase verranno definiti modelli geometrico-stratigrafici e fisico-meccanici del sottosuolo delle aree in cui si sono svolte le analisi di maggiore dettaglio. Il numero delle aree per le quali sarà possibile la definizione di tali modelli, ed il dettaglio dei modelli stessi, saranno naturalmente legati alla qualità ed alla quantità di dati raccolti. 4.2 Valutazione delle amplificazioni locali tramite modellazione numerica. Con particolare riguardo ai comuni classificati in 1° categoria, là dove le particolari condizioni di sicurezza degli edifici lo richiedano o in quei terreni che dimostrano potenziali perdite di linearità nel loro comportamento sotto l’azione sismica, a corredo di tutte le prove sperimentali, dovranno essere stimate le risposte sismiche dei siti tramite modelli numerici basati sulle informazioni geologiche e sismologiche ricavate nei punti precedenti, approfondite mediante le indagini integrative. Inoltre, le funzioni di trasferimento empiriche forniranno il vincolo per le modellazioni lineari. Dovranno essere effettuate modellazioni monodimensionali per fornire una prima delimitazione di zone con risposta sismica diversa. Dovranno successivamente essere effettuate modellazioni parametriche 1D o 2D per valutare la risposta dei singoli siti e l'entità delle variazioni dipendenti dai diversi parametri del modello.

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Gli aspetti legati a possibili effetti di non linearità saranno indagati con metodologie consolidate, eventualmente ricorrendo ad analisi lineari equivalenti.

5. DIFFUSIONE Data l'importanza delle indagini ai fini della ricostruzione dovrà essere progettata e realizzata una capillare diffusione della metodologia e dei risultati presso chi opera nelle realtà locali: amministratori pubblici, ordini e collegi professionali. Si suggerisce inoltre, di promuovere un progetto dimostrativo sugli obiettivi, procedure, risultati della presente iniziativa in sale messe a disposizione presso un comune di particolare interesse storico o architettonico con mostra di strumenti, sistemi multimediali illustranti le attività svolte, percorsi di richiamo per i cittadini, turisti, scuole.

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6. SINTESI DELLE PROVE

Temi Prove per Comuni di Ia Categoria

Prove per Comuni di IIa Categoria

Prove per Comuni di IIIa categoria

Raccolta dati preesistenti

Obbligatoria Vedi 3.1.1

obbligatoria Vedi 3.1.1

obbligatoria Vedi 3.1.1

Analisi del danno V.par. 3.4

Solo per i comuni colpiti dal terremoto del 31 Ottobre 2002

con I>6

Solo per i comuni colpiti dal terremoto del 31 Ottobre 2002

con I>6

Solo per i comuni colpiti dal terremoto del 31 Ottobre 2002

con I>6 Rilevamento

Geologico e/o geologico-geotecnico

di dettaglio

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Rilevamento Geomorfologico con carta della franosità

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Carta idrogeologica e andamento della falda

freatica

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Obbligatorio se esistono indizi di

liquefazione potenziale

Vedi par. 3.1.2

Carta litotecnica Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Obbligatorio Vedi par. 3.1.2

Carta della liquefazione potenziale

Obbligatorio ma in funzione delle caratteristiche

litotecniche del sito

Obbligatorio ma in funzione delle caratteristiche

litotecniche del sito

Indicazioni sulle carte litotecniche

Sondaggi con carotaggio continuo

Per ogni formazione e per diverse tipologie di materiali e situazioni

morfologiche

Per ogni formazione e per diverse tipologie di materiali e situazioni

morfologiche

Sondaggi a campione su formazioni più

suscettibili di amplificazione

Prove SPT In tutti i sondaggi meccanici

In tutti i sondaggi meccanici

In tutti i sondaggi meccanici

Prove CPT In tutte le aree

indiziate di liquefazione potenziale

In casi di manifesta potenzialità di liquefazione

--------------------

Prove Down-Hole (DH)

In tutti i sondaggi meccanici

In tutti i sondaggi meccanici

In tutti i sondaggi meccanici

Prove SASW In aree selezionate

prossime a sondaggi DH (V.par.4.1)

In alcuni casi significativi (V.par.4.1)

Se ritenuto utile

Prove geofisiche: Sismica a rifrazione,

geoelettrica

Sempre per controlli di continuità stratigrafica tra i sondaggi quando la logistica lo permette

V.par. 4.1

In casi che richiedono particolare attenzione

V.par.4.1

-----------------------

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Temi Prove per Comuni di Ia Categoria

Prove per Comuni di IIa Categoria

Prove per Comuni di IIIa categoria

Prove di laboratorio (V.par. 3.2.2 e allegato

5)

Su alcuni campioni indisturbati per

sondaggio

Su alcuni campioni in formazioni

particolarmente critiche

-----------------------

Metodi HVRS Sempre in modo esteso Sempre su aree significative

Sempre su aree significative

Modellazione in base a dati geologici

(V.par.3.5) Sempre Sempre Sempre

Modellazione numerica (v.par.4.2) Sempre Nei casi più

significativi -------------------

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ELENCO DEGLI ALLEGATI All.1: elenco dei comuni dichiarati sismici suddivisi tra le diverse categorie. All.2: codici di lettura dell’allegato 3. All.3: valori di PGA calcolati per due periodi di ritorno per tutti i Comuni della

Provincia di Campobasso. All.4: pseudovalori spettrali di accelerazione con periodo di ritorno 475 anni

calcolati per i periodi di 2s, 1.5s, 0.75s, 0.5s, 0.3s, 0.2s, 0.15s, 0.1s. All.5: elenco delle possibili prove geotecniche da effettuare in sito ed in

laboratorio. All.6: specifiche tecniche.

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Allegato 1 COMUNI DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO DICHIARATI SISMICI

N. COMUNE Cat. N. COMUNE Cat. 1 BARANELLO I 1 BONEFRO* II 2 BOIANO I 2 BUSSO II 3 CAMPOCHIARO I 3 CAMPOBASSO II 4 CASTELLINO DEL BIFERNO* I 4 CAMPODIPIETRA II 5 CERCEMAGGIORE I 5 CAMPOLIETO II 6 CERCEPICCOLA I 6 CASACALENDA* II 7 COLLE D'ANCHISE I 7 CASALCIPRANO II 8 GUARDIAREGIA I 8 CASTELBOTTACCIO II 9 SAN GIULIANO DEL SANNIO I 9 CASTELMAURO II

10 SAN MASSIMO I 10 CASTROPIGNANO II 11 SAN POLO MATESE I 11 CIVITACAMPOMARANO II 12 SEPINO I 12 COLLETORTO* II 13 SPINETE I 13 DURONIA II 14 VINCHIATURO I 14 FERRAZZANO II

15 FOSSALTO II 16 GAMBATESA II

N. COMUNE Cat. 17 GILDONE II 1 ACQUAVIVA COLLECROCI III 18 GUARDIALFIERA II 2 CAMPOMARINO III 19 JELSI II 3 GUGLIONESI III 20 LARINO* II 4 MAFALDA III 21 LIMOSANO II 5 MONTECILFONE III 22 LUCITO II 6 MONTEFALCONE NEL

SANNIO III 23 LUPARA II

7 MONTEMITRO III 24 MACCHIA VAL FORTORE II 8 MONTENERO DI BISACCIA III 25 MATRICE II 9 PALATA III 26 MIRABELLO SANNITICO II

10 PETACCIATO III 27 MOLISE II 11 PORTOCANNONE III 28 MONACILIONI II 12 SAN FELICE DEL MOLISE III 29 MONTAGANO II 13 SAN GIACOMO DEGLI

SCHIAVONI III 30 MONTELONGO* II

14 TAVENNA III 31 MONTORIO NEI FRENTANI* II 15 TERMOLI III 32 MORRONE DEL SANNIO* II

33 ORATINO II 34 PETRELLA TIFERNINA II 35 PIETRACATELLA II 36 PIETRACUPA II 37 PROVVIDENTI* II 38 RICCIA II 39 RIPABOTTONI* II 40 RIPALIMOSANI II 41 ROCCAVIVARA II 42 ROTELLO* II 43 SALCITO II 44 SAN BIASE II 45 SAN GIOVANNI IN GALDO II 46 SAN GIULIANO DI PUGLIA* II 47 SAN MARTINO IN PENSILIS II

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48 SANTA CROCE DI MAGLIANO*

II

49 SANT'ANGELO LIMOSANO II 50 SANT'ELIA A PIANISI II 51 TORELLA DEL SANNIO II * Ricadenti nel cratere 52 TORO II 53 TRIVENTO II 54 TUFARA II 55 URURI* II

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Allegato 2

Codici di lettura dell’allegato 3

In questo allegato sono indicati i parametri in base ai quali è stato sancito l’inserimento dei Comuni nelle varie categorie sismiche, derivati dagli studi di pericolosità estesi a tutto il territorio nazionale.

I valori utilizzati sono espressi in termini di probabilità di superamento di un descrittore del moto del suolo e di picco di accelerazione dello stesso (Peak Ground Acceleration o PGA).

La probabilità di superamento è stata calcolata per i seguenti valori:

Tabella tempi di ritorno

p (%) T Tr 10 5 47 10 10 95 10 50 475 5 50 975 2 50 2475

p (%) = probabilità di superamento

t = intervallo finestra temporale Tr = Periodo di ritorno (anni)

La tabella dei tempi di ritorno deve essere letta nel seguente modo:

probabilità di superamento del 10% (5, 2) in 5 anni (10, 50).

Le probabilità di superamento possono essere relazionate ai periodi di ritorno (Tr) indicati in tabella: cioè ad una probabilità del 10% in 50 anni è riferibile ad un periodo di ritorno (Tr) di 475 anni.

Nella Tabella di allegato B1 sono riportati per ogni singolo Comune della Provincia di Campobasso i valori di PGA relativi per Tr = 95 e 475 anni.

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Allegato 3

Valori di PGA calcolati per due periodi di ritorno

Le prime due colonne si riferiscono rispettivamente a T= 95 e T= 475 anni.

Le altre due colonne (contrassegnate con la lettera S), calcolate per analoghi periodi di ritorno, tengono conto della deviazione standard della legge di attenuazione usata.

COD_ISTAT COMUNE PGA_95M PGA_475M PGA_95S PGA_475S 14070001 ACQUAVIVA COLLECROCE 0,04504 0,07988 0,06491 0,11335 14070002 BARANELLO 0,08851 0,1866 0,11228 0,24897 14070003 BOJANO 0,09389 0,20264 0,1193 0,26233 14070004 BONEFRO 0,05515 0,10803 0,07655 0,14493 14070005 BUSSO 0,07997 0,16729 0,10319 0,21902 14070006 CAMPOBASSO 0,07327 0,14928 0,09585 0,19108 14070007 CAMPOCHIARO 0,09494 0,20232 0,12041 0,26314 14070008 CAMPODIPIETRA 0,06855 0,13815 0,09107 0,18501 14070009 CAMPOLIETO 0,06001 0,12047 0,08213 0,1595 14070010 CAMPOMARINO 0,05082 0,08806 0,07225 0,12914 14070011 CASACALENDA 0,04872 0,0933 0,06985 0,1259 14070012 CASALCIPRANO 0,07958 0,16663 0,10271 0,21821 14070013 CASTELBOTTACCIO 0,05003 0,09559 0,07177 0,13197 14070014 CASTELLINO DEL BIFERNO 0,05331 0,10639 0,07575 0,14007 14070015 CASTELMAURO 0,04714 0,08642 0,06794 0,12145 14070016 CASTROPIGNANO 0,07603 0,15877 0,09904 0,21092 14070017 CERCEMAGGIORE 0,08522 0,17154 0,10877 0,22671 14070018 CERCEPICCOLA 0,08903 0,18366 0,11308 0,23966 14070019 CIVITACAMPOMARANO 0,04898 0,09166 0,07049 0,12509 14070020 COLLE D'ANCHISE 0,09232 0,19675 0,11674 0,25626 14070021 COLLETORTO 0,06106 0,11916 0,08213 0,16031 14070022 DURONIA 0,07419 0,14732 0,0976 0,19877 14070023 FERRAZZANO 0,08194 0,16827 0,10494 0,22064 14070024 FOSSALTO 0,06237 0,12244 0,085 0,16477 14070025 GAMBATESA 0,06579 0,12571 0,08756 0,17044 14070026 GILDONE 0,07853 0,15812 0,10111 0,2089 14070027 GUARDIALFIERA 0,04675 0,08871 0,06778 0,12104 14070028 GUARDIAREGIA 0,09665 0,20559 0,12233 0,26881 14070029 GUGLIONESI 0,04386 0,07595 0,06331 0,10809 14070030 JELSI 0,07275 0,14371 0,09505 0,1923 14070031 LARINO 0,05029 0,09494 0,07129 0,12955 14070032 LIMOSANO 0,05896 0,1172 0,08166 0,16072 14070033 LUCITO 0,05384 0,10607 0,07655 0,1425 14070034 LUPARA 0,04806 0,09133 0,06937 0,12509 14070035 MACCHIA VALFORTORE 0,0587 0,11556 0,08054 0,15384 14070036 MAFALDA 0,04333 0,07169 0,06172 0,10606 14070037 MATRICE 0,06342 0,12767 0,08564 0,16963 14070038 MIRABELLO SANNITICO 0,08785 0,18202 0,11084 0,2425 14070039 MOLISE 0,08247 0,17089 0,10574 0,22226 14070040 MONACILIONI 0,05857 0,11654 0,0807 0,15708 14070041 MONTAGANO 0,06145 0,12309 0,08389 0,15829

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14070042 MONTECILFONE 0,04373 0,07627 0,06284 0,1093 14070043 MONTEFALCONE NEL SANNIO 0,04727 0,08413 0,06794 0,1174 14070044 MONTELONGO 0,05449 0,10508 0,07575 0,14574 14070045 MONTEMITRO 0,04556 0,07693 0,06523 0,11133 14070046 MONTENERO DI BISACCIA 0,04189 0,06874 0,05965 0,10202 14070047 MONTORIO NEI FRENTANI 0,05174 0,09919 0,07288 0,13764 14070048 MORRONE DEL SANNIO 0,05147 0,10246 0,07368 0,13683 14070049 ORATINO 0,07524 0,15616 0,09808 0,20647 14070050 PALATA 0,04412 0,07791 0,06347 0,11052 14070051 PETACCIATO 0,04044 0,0658 0,05837 0,09878 14070052 PETRELLA TIFERNINA 0,05423 0,10803 0,07687 0,14372 14070053 PIETRACATELLA 0,06027 0,11949 0,08245 0,1595 14070054 PIETRACUPA 0,07117 0,14273 0,09426 0,18703 14070055 PORTOCANNONE 0,04714 0,08282 0,0681 0,12104 14070056 PROVVIDENTI 0,05187 0,10279 0,07384 0,13724 14070057 RICCIA 0,07222 0,14044 0,09441 0,1846 14070058 RIPABOTTONI 0,05252 0,1041 0,07448 0,13805 14070059 RIPALIMOSANI 0,06763 0,13586 0,08979 0,18015 14070060 ROCCAVIVARA 0,04911 0,08839 0,07081 0,1259 14070061 ROTELLO 0,06027 0,11687 0,08118 0,15829 14070062 SALCITO 0,06001 0,11491 0,08277 0,15748 14070063 SAN BIASE 0,05804 0,11229 0,0807 0,15343 14070064 SAN FELICE DEL MOLISE 0,04478 0,07758 0,06443 0,11133 14070065 SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI 0,04215 0,07038 0,06124 0,10323 14070066 SAN GIOVANNI IN GALDO 0,06132 0,12309 0,08325 0,16031 14070067 SAN GIULIANO DEL SANNIO 0,09048 0,18824 0,11467 0,24695 14070068 SAN GIULIANO DI PUGLIA 0,06132 0,11949 0,08197 0,16517 14070069 SAN MARTINO IN PENSILIS 0,04845 0,08675 0,06953 0,12631 14070070 SAN MASSIMO 0,09363 0,20002 0,11962 0,26031 14070071 SAN POLO MATESE 0,09402 0,20133 0,1193 0,26153 14070072 SANTA CROCE DI MAGLIANO 0,06001 0,11654 0,08086 0,16234 14070073 SANT'ANGELO LIMOSANO 0,05765 0,11261 0,08022 0,15343 14070074 SANT'ELIA A PIANISI 0,05738 0,11327 0,0791 0,14857 14070075 SEPINO 0,09652 0,20199 0,12201 0,26476 14070076 SPINETE 0,08706 0,18398 0,111 0,24169 14070077 TAVENNA 0,04346 0,07595 0,06236 0,10849 14070078 TERMOLI 0,04176 0,06842 0,0606 0,10445 14070079 TORELLA DEL SANNIO 0,07367 0,15059 0,09665 0,20363 14070080 TORO 0,06658 0,13291 0,08883 0,17246 14070081 TRIVENTO 0,05121 0,0933 0,07384 0,13238 14070082 TUFARA 0,06566 0,12473 0,08724 0,16679 14070083 URURI 0,05371 0,10214 0,0748 0,13967 14070084 VINCHIATURO 0,0889 0,18595 0,11244 0,24493

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Allegato 4

Pseudovalori spettrali di velocità (PSV) con periodo di ritorno di 475 anni

calcolati per i seguenti periodi:

COD. ISTAT COMUNE

V475 _2

V475 _15

V475 _1

V475 _075

V475 _05

V475 _04

V475 _03

V475 _02

V475 _015

V475 _01

14070001 ACQUAVIVA COLLECROCE 21,217 23,752 25,708 24,934 21,843 18,953 15,154 9,439 6,423 3,500 14070002 BARANELLO 33,832 38,665 42,694 42,837 38,324 34,019 29,137 19,294 13,459 7,533 14070003 BOJANO 34,771 39,86 44,006 44,334 39,905 35,526 30,592 20,334 14,196 7,964 14070004 BONEFRO 24,605 27,781 30,102 29,296 25,737 22,258 17,983 11,389 7,863 4,323 14070005 BUSSO 31,591 36,079 39,743 39,712 35,446 31,346 26,672 17,577 12,235 6,831 14070006 CAMPOBASSO 30,757 34,997 38,431 38,215 33,865 29,791 25,055 16,329 11,335 6,299 14070007 CAMPOCHIARO 36,022 41,310 45,580 45,897 41,203 36,595 31,400 20,776 14,484 8,115 14070008 CAMPODIPIETRA 29,610 33,674 36,791 36,327 32,003 27,993 23,237 14,951 10,328 5,707 14070009 CAMPOLIETO 27,160 30,848 33,512 32,811 28,780 24,980 20,408 12,949 8,888 4,865 14070010 CAMPOMARINO 20,383 22,970 25,052 24,673 22,069 19,439 16,205 10,531 7,390 4,163 14070011 CASACALENDA 23,093 26,037 28,200 27,408 24,044 20,800 16,730 10,531 7,215 3,952 14070012 CASALCIPRANO 31,174 35,658 39,284 39,321 35,220 31,298 26,750 17,733 12,379 6,931 14070013 CASTELBOTTACCIO 23,719 26,699 28,987 28,254 24,722 21,432 17,336 10,869 7,431 4,052 14070014 CASTELLINO DEL BIFERNO 24,657 27,901 30,299 29,550 25,850 22,355 18,064 11,360 7,755 4,233 14070015 CASTELMAURO 22,207 24,830 26,888 26,171 22,859 19,828 15,922 9,907 6,747 3,670 14070016 CASTROPIGNANO 29,453 33,494 36,791 36,656 32,454 28,576 24,080 15,757 10,940 6,089 14070017 CERCEMAGGIORE 34,093 38,96 42,825 42,707 38,098 33,582 28,450 18,617 12,937 7,212 14070018 CERCEPICCOLA 34,820 39,860 43,874 43,944 39,227 34,651 29,500 19,398 13,495 7,533 14070019 CIVITACAMPOMARANO 23,090 25,910 28,135 27,408 23,988 20,849 16,850 10,531 7,197 3,922 14070020 COLLE D'ANCHISE 34,970 40,108 44,268 44,595 40,074 35,672 30,713 20,412 14,250 7,995 14070021 COLLETORTO 26,169 29,645 32,266 31,509 27,713 24,153 19,802 12,767 8,852 4,915 14070022 DURONIA 28,880 32,832 36,136 36,001 32,172 28,527 24,166 15,887 11,083 6,179 14070023 FERRAZZANO 32,477 37,042 40,726 40,688 36,123 31,881 27,035 17,733 12,343 6,881 14070024 FOSSALTO 27,212 30,848 33,775 33,397 29,576 26,049 21,701 14,041 9,734 5,386 14070025 GAMBATESA 29,193 33,013 35,873 35,090 30,761 26,729 21,863 13,781 9,464 5,176 14070026 GILDONE 31,539 35,959 39,349 39,061 34,543 30,374 25,459 16,537 11,461 6,359 14070027 GUARDIALFIERA 22,259 24,955 26,954 26,171 22,915 19,877 15,882 9,907 6,747 3,681 14070028 GUARDIAREGIA 36,491 41,912 46,235 46,483 41,654 36,935 31,648 20,906 14,574 8,155 14070029 GUGLIONESI 19,966 22,489 24,396 23,632 20,771 18,079 14,417 9,022 6,189 3,390 14070030 JELSI 30,496 34,756 37,841 37,368 32,906 28,770 23,883 15,341 10,616 5,858 14070031 LARINO 22,416 25,255 27,282 26,496 23,310 20,362 16,366 10,349 7,143 3,942 14070032 LIMOSANO 26,638 30,126 32,922 32,420 28,616 24,980 20,650 13,235 9,140 5,035 14070033 LUCITO 24,762 27,961 30,364 29,686 26,020 22,550 18,266 11,519 7,881 4,303 14070034 LUPARA 22,980 25,797 28,003 27,212 23,818 20,606 16,569 10,375 7,071 3,852 14070035 MACCHIA VALFORTORE 26,690 30,307 32,922 31,965 27,882 24,202 19,559 12,325 8,456 4,624 14070036 MAFALDA 19,757 22,008 23,806 23,046 20,263 17,738 14,225 8,814 6,000 3,270 14070037 MATRICE 27,785 31,449 34,299 33,788 29,632 25,757 21,176 13,521 9,284 5,105 14070038 MIRABELLO SANNITICO 33,050 37,703 41,513 41,535 36,970 32,658 27,763 18,279 12,721 7,112 14070039 MOLISE 30,757 35,238 38,890 38,866 34,881 31,006 26,591 17,681 12,343 6,921 14070040 MONACILIONI 26,899 30,547 33,119 32,225 28,277 24,494 19,882 12,559 8,600 4,694 14070041 MONTAGANO 27,212 30,788 33,643 33,137 29,124 25,368 20,933 13,391 9,230 5,085 14070042 MONTECILFONE 20,174 22,610 24,462 23,632 20,771 18,030 14,386 8,944 6,099 3,320 14070043 MONTEFALCONE NEL SANNIO 21,842 24,414 26,495 25,715 22,520 19,682 15,841 9,855 6,729 3,661

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14070044 MONTELONGO 24,292 27,480 29,840 29,165 25,737 22,452 18,387 11,883 8,258 4,594 14070045 MONTEMITRO 20,952 23,391 25,314 24,543 21,561 18,856 15,154 9,412 6,405 3,500 14070046 MONTENERO DI BISACCIA 19,079 21,347 23,085 22,395 19,642 17,107 13,699 8,502 5,793 3,159 14070047 MONTORIO NEI FRENTANI 23,511 26,578 28,790 28,059 24,72 21,578 17,538 11,259 7,809 4,323 14070048 MORRONE DEL SANNIO 24,397 27,601 29,905 29,165 25,512 22,015 17,740 11,129 7,611 4,153 14070049 ORATINO 30,131 34,275 37,644 37,498 33,244 29,305 24,732 16,173 11,245 6,249 14070050 PALATA 20,591 23,091 24,987 24,152 21,222 18,419 14,710 9,178 6,243 3,410 14070051 PETACCIATO 18,297 20,505 22,166 21,548 18,908 16,475 13,174 8,164 5,559 3,039 14070052 PETRELLA TIFERNINA 25,127 28,463 30,889 30,207 26,471 22,938 18,630 11,753 8,043 4,393 14070053 PIETRACATELLA 27,890 31,630 34,430 33,657 29,519 25,660 20,933 13,280 9,122 5,005 14070054 PIETRACUPA 28,619 32,532 35,742 35,545 31,664 27,993 23,641 15,497 10,778 5,998 14070055 PORTOCANNONE 20,278 22,790 24,921 24,283 21,391 18,710 15,235 9,647 6,711 3,721 14070056 PROVVIDENTI 24,292 27,570 29,774 29,035 25,342 21,869 17,573 11,025 7,539 4,102 14070057 RICCIA 30,809 35,057 38,300 37,694 33,301 29,111 24,166 15,497 10,706 5,908 14070058 RIPABOTTONI 25,127 28,382 30,823 30,012 26,302 22,744 18,387 11,623 7,989 4,383 14070059 RIPALIMOSANI 28,254 32,050 35,021 34,569 30,366 26,535 21,984 14,119 9,734 5,366 14070060 ROCCAVIVARA 22,468 25,135 27,348 26,626 23,310 20,363 16,528 10,297 7,035 3,842 14070061 ROTELLO 24,136 27,360 29,840 29,296 25,963 22,841 18,993 12,481 8,762 4,935 14070062 SALCITO 26,013 29,344 32,135 31,639 27,99 24,591 20,367 13,105 9,068 5,005 14070063 S. BIASE 25,127 28,382 30,955 30,337 26,641 23,181 18,953 12,013 8,240 4,514 14070064 S. FELICE DEL MOLISE 20,695 23,151 24,987 24,218 21,222 18,516 14,831 9,204 6,261 3,410 14070065 S. GIACOMO DEGLI SCHIAVONI 19,027 21,407 23,150 22,525 19,867 17,301 13,901 8,710 5,973 3,270 14070066 S. GIOVANNI IN GALDO 27,681 31,449 34,234 33,527 29,463 25,611 20,973 13,365 9,176 5,035 14070067 S. GIULIANO DEL SANNIO 35,188 40,349 44,465 44,595 39,905 35,283 30,147 19,860 13,836 7,734 14070068 S. GIULIANO DI PUGLIA 25,596 28,984 31,545 30,923 27,431 23,959 19,882 13,053 9,140 5,126 14070069 S. MARTINO IN PENSILIS 21,165 23,872 26,036 25,520 22,577 19,828 16,286 10,479 7,323 4,082 14070070 S. MASSIMO 34,562 39,567 43,809 44,204 39,848 35,526 30,672 20,438 14,286 8,015 14070071 S. POLO MATESE 35,240 40,400 44,596 44,855 40,350 35,866 30,794 20,438 14,250 7,985 14070072 SANTA CROCE DI MAGLIANO 25,283 28,563 31,086 30,467 27,036 23,570 19,559 12,845 8,978 5,035 14070073 SANT'ANGELO LIMOSA 25,179 28,382 30,955 30,337 26,641 23,133 18,912 11,961 8,205 4,494 14070074 SANT'ELIA A PIANISI 26,221 29,705 32,332 31,379 27,487 23,813 19,276 12,195 8,366 4,584 14070075 SEPINO 36,647 42,093 46,432 46,613 41,767 36,984 31,602 20,85 14,520 8,125 14070076 SPINETE 33,311 38,124 42,104 42,315 37,986 33,776 28,975 19,242 13,441 7,533 14070077 TAVENNA 20,278 22,670 24,462 23,697 20,771 18,079 14,427 8,970 6,099 3,320 14070078 TERMOLI 18,506 20,866 22,494 22,004 19,529 17,009 13,780 8,710 5,973 3,300 14070079 TORELLA DEL SANNIO 29,818 34,035 37,447 37,368 33,414 29,597 25,176 16,589 11,569 6,460 14070080 TORO 28,359 32,231 35,086 34,374 30,253 26,340 21,620 13,807 9,500 5,216 14070081 TRIVENTO 23,511 26,338 28,725 28,059 24,609 21,529 17,579 11,051 7,575 4,153 14070082 TUFARA 29,818 33,734 36,791 36,001 31,608 27,555 22,630 14,327 9,840 5,406 14070083 URURI 2,885 25,977 28,200 27,603 24,439 21,529 17,660 11,493 8,061 4,514 14070084 VINCHIATURO 34,197 39,146 43,153 43,293 38,776 34,359 29,420 19,476 13,585 7,613

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Allegato 5

Elenco delle possibili prove geotecniche da effettuare in sito ed in laboratorio

In questo allegato sono riportate le informazioni ottenibili dall’analisi in cantiere delle carote, dalle prove di laboratorio e dalle prove in sito. Esse sono classificate in: ▲ informazioni fortemente significative per la microzonazione x informazioni significative ? informazioni significative solo in alcuni casi - informazioni non significative o non ottenibili La tabella è tratta da: AGI, Associazione Geotecnica Italiana: Raccomandazioni sulla programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche- Giugno 1977 modificata in Elementi per una guida alle indagini di microzonazione sismica- Progetto Finalizzato Geodinamica-Monografie Finali, Vol.7 Quaderni della Ricerca scientifica, CNR, 1986 A cura di E.Faccioli

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Allegato 6

Specifiche Tecniche

CARTOGRAFIA GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA Il rilevamento geologico non deve limitarsi alla cartografia delle sole formazioni, ma deve riportare tutte le variazioni litologiche (compatibilmente con la scala di rilevamento e rappresentazione); si raccomanda quindi la corretta cartografia di ogni sottounità cartografabile (membri, litozone, lenti, lingue, orizzonti o strati, …).

Gli spessori delle varie formazioni sono importanti per le successive analisi di microzonazione. Per tale ragione è necessario fornirne una prima stima sulla base del rilievo in campagna, e, successivamente, fornire stime di maggiore dettaglio sulla base dei dati geognostici già disponibili o acquisiti a seguito di indagini ulteriori. LEGENDA GEOLOGICA FORMAZIONI RECENTI E ATTUALI

Accumuli antropici - Sigla ant

Corpo di frana Sigla cfr

Depositi caotici provenienti da fenomeni franosi specificando se 1) in evoluzione o 2) senza indizi di evoluzione. a- eterometrici; b- a granulometria essenzialmente fine. Depositi eluvio-colluviali e terre rosse - Sigla ter

Depositi essenzialmente fini provenienti dal disfacimento delle litologie del substrato calcareo-marnoso; Detriti recenti di falda - Sigla drr

Depositi detritici a granulometria variabile, da ben classati a fortemente eterometrici; in genere sciolti o scarsamente cementati. I clasti sono a spigoli vivi o moderatamente arrotondati, per lo più in accumuli massivi o grossolanamente stratificati. Depositi alluvionali attuali –Sigla a

Depositi ghiaioso-sabbiosi e limosi attualmente in formazione in alveo.

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Depositi alluvionali terrazzati - Sigla-at Ghiaie con matrice sabbiosa ed intercalazione di lenti sabbioso-argillose e sabbie da medie a grossolane con rari ciottoli, con stratificazione incrociata concava e obliqua, completamente formate e non più inondabili. Depositi detritici antichi - Sigla dta

Depositi detritici a granulometria variabile. I clasti sono prevalentemente carbonatici, in accumuli massivi o grossolanamente stratificati e con grado variabile di cementazione e di matrice, in genere presentano abbondante matrice argillosa. Depositi argilloso-limosi - Sigla fl

Depositi lacustri, fluvio-lacustri e/o palustri, prevalentemente argillosi e limosi, a luoghi con intercalazioni detritiche.

DEPOSITI PLIO-PLEISTOCENICI Depositi conglomeratici - Sigla Cgl

Depositi conglomeratico-sabbiosi più o meno cementati con livelli di conglomerati compatti, con intercalazioni di sabbie a stratificazione incrociata e lenti di argille verdastre; (Conglomerati di Campomarino) Pleistocene, Calabriano Depositi Sabbiosi – Sigla Ssa

Sabbie giallastre o rossastre, argillose verso il basso, a grana più o meno grossolana, variamente cementate, con stratificazione spesso maldefinita e con intercalazioni lentiformi di conglomerati grossolani; (Sabbie di Serracapriola) Pleistocene, Calabriano Depositi argillosi e argilloso-limosi – Sigla Ssi

Argille marnose, siltoso-sabbiose di colore grigio azzurro giallastre all’alterazione, con sottili intercalazioni sabbioso-siltose di colore scuro; (Argille di Montesecco) Pliocene superiore Depositi sabbioso-conglomeratici e argillosi - Sigla Sca

Successione di tre membri caratterizzati dal basso verso l’alto dalla predominanza di un termine conglomeratico-sabbioso costituito da conglomerati poligenici a matrice sabbiosa e con rarissime intercalazioni argillose, da un termine intermedio costituito da argille sabbiose e marne argilloso-siltose a frattura concoide, di colore azzurro e da un termine superiore sabbioso-conglomeratico; (Formazione del Tona) Pliocene inferiore.

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Depositi evaporitici - Sigla Ev Associazione di gessi, calcari evaporatici, argille sabbiose bianche e sabbie biancastre presenti in placche isolate; (Evaporiti dei Monti Frentani) Miocene superiore.

FORMAZIONI CENO-MESOZOICHE DEL SUBSTRATO

Nota: le formazioni del substrato sono state suddivise in due successioni (A e B). Questo in alcuni casi potrebbe facilitare il rilevamento di campagna. In linea di massima la successione A è presente nella parte orientale dell’area epicentrale in cui sono situati i centri abitati, mentre la successione B è presente nella parte occidentale. Successione A Argille marnose - Sigla Am

Argille da debolmente marnose a marnose e argille limose, di colore grigio, a consistenza crescente verso il basso da rigida a molto rigida. Presenza di evidenti tracce di alterazione e trovanti calcareo-calcarenitici da centimetrici a decimetrici (Marne di Toppa Capuana). Flysch dell'Unità Daunia e Tufillo - Sigla Fly

Alternanza di peliti grigie e marroni e arenarie fini micacee grigio-giallastre. A luoghi sono presenti arenarie (da grossolane a medie) di colore grigio-giallastro, in strati di spessore variabile dal decimetro al metro, talora in banchi amalgamati alternati a strati centimetrici di argille siltose plumbee. Queste arenarie verso l’alto passano a luoghi a biocalcareniti, calciruditi e brecce ricristallizzate di colore bianco. Calcari marnosi e marne - Sigla Cm

Calcari e calcari marnosi di colore grigio e avana in strati di spessore variabile dall’ordine del decimetro fino al metro alternati ad argille marnose e marne avana e grigie. Evidenti tracce di alterazione: patine di ossidazione ocra e nerastre ed episodi di decalcificazione biancastra (Formazione di Faeto). Calcareniti e calcilutiti marnose bianche - Sigla Tuf

Alternanza di strati lapidei a grana media e fine e subordinatamente livelli pelitici. La parte lapidea è rappresentata da brecciole calcaree e calcareniti organogene, calcilutiti chiare e marne calcaree a cui si intercalano livelli di argille scistose verdastre e marne tenere bianche. A luoghi si ritrovano intercalati banconi arenacei di colore giallo. Si ritrovano inoltre intercalate lenti di brecce molto ricristallizzate a matrice calcitica con clasti eterometrici. (Formazione di Tufillo).

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Argille Varicolori s.s. - Sigla AV Livelli pelitici costituiti da argilliti variegate con colorazione rosso-mattone, verde, nocciola, grigio e giallo in strati di spessore variabile dal centimetro al decimetro. Argille Varicolori con lenti carbonatiche risedimentate - Sigla

AVc Livelli pelitici costituiti da argilliti variegate con colorazione rosso-mattone, verde, nocciola, grigio e giallo in strati di spessore variabile dal centimetro al decimetro. Inglobati nella massa argillosa sono inclusi blocchi competenti di dimensioni variabili da qualche centimetro ad alcuni metri costituiti da calcareniti biancastre, arenarie verdastre, calcilutiti bianche, azzurre e rosse e brecce calcaree chiare. La presenza di elementi carbonatici, diventa preponderante nella parte alta della formazione, dove è riconoscibile un'alternanza di livelli decimetrici carbonatici bianchi e livelli pelitici grigio-piombo. Successione B Peliti ed arenarie - Sigla Sba

Argille marnose e marne argilloso-siltose di colore grigio azzurro molto compatte e a frattura concoide, molto ricche in mica. Si intercalano livelli di marne calcaree color nocciola e strati arenacei di colore e competenza variabile dal grigio ferro, a granulometria medio fine e molto compatte, al giallo e al bianco, a granulometria da grossolana a molto grossolana, molto friabili. A luoghi i livelli pelitici possono essere molto ridotti o del tutto assenti, mentre gli strati arenacei possono raggiungere spessori di qualche metro. Spesso questi banconi arenacei sono amalgamati e a granulometria molto grossolana, costituita da quarzo e frammenti di granito e residui di materiale carbonatico. A differenti altezze si ritrovano, inoltre, intercalate lenti di conglomerato poligenico ad elementi ben arrotondati. (Formazione di S. Bartolomeo). Quarzoareniti numidiche - Sigla Num

Arenarie in banchi, amalgamate di colore giallo chiaro e bianco, costituite prevalentemente da granuli di quarzo sub-arrotondati ben visibili ad occhio nudo e subordinatamente da clay-cips di argilliti di colore grigio piombo. Argille marnose e marne - Sigla Amm

Alternanza di marne scagliettate bianche e rosse, a luoghi di colore verdastro, con intercalazioni di argille marnose e argille. Marne rosse e verdi - Sigla Mrv

Alternanza di marne scagliettate rosse e a luoghi di colore verdastro, con rare intercalazioni di brecciole calcaree molto ricristallizzate bianche e/o rosate.

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Calcareniti e brecce ricristallizzate - Sigla Cal Bancate di calcareniti e brecciole calcaree ricristallizzate bianche o grigie, calcilutiti chiare e marne calcaree. Argille Varicolori s.s. - Sigla AV

Livelli pelitici costituiti da argilliti variegate con colorazione rosso-mattone, verde, nocciola, grigio e giallo in strati di spessore variabile dal centimetro al decimetro. Argille Varicolori con lenti carbonatiche risedimentate - Sigla AVc

Livelli pelitici costituiti da argilliti variegate con colorazione rosso-mattone, verde, nocciola, grigio e giallo in strati di spessore variabile dal centimetro al decimetro. Inglobati nella massa argillosa sono inclusi blocchi competenti di dimensioni variabili da qualche centimetro ad alcuni metri costituiti da calcareniti biancastre, arenarie verdastre, calcilutiti bianche, azzurre e rosse e brecce calcaree chiare. La presenza di elementi carbonatici, diventa preponderante nella parte alta della formazione, dove è riconoscibile un'alternanza di livelli decimetrici carbonatici bianchi e livelli pelitici grigio-piombo.

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LEGENDA DEI SIMBOLI Superficie di stratificazione con indicazione dell’inclinazione Stratificazione rovescia con indicazione dell’inclinazione Strati verticali Strati orizzontali Superficie di scistosità con indicazione dell’inclinazione Contatto stratigrafico (tratteggiato quando incerto) Contatto stratigrafico di discordanza (tratteggiato quando incerto) Contatto tettonico (tratteggiato quando incerto o sepolto) Sovrascorrimento (i triangoli neri indicano il blocco rialzato; tratteggiato quando incerto o sepolto) Faglia ad alto angolo con cinematica non specificata (tratteggiata quando incerta o sepolta) Faglia diretta (i trattini indicano la parte ribassata; tratteggiata quando incerta o sepolta) Faglia inversa (i triangoli aperti indicano il blocco rialzato; tratteggiata quando incerta o sepolta) Faglia con componente trascorrente (le frecce indicano il senso di taglio; tratteggiata quando incerta o sepolta) Discarica Cava

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INDAGINI SISMICHE IN FORO 1 – Preparazione sondaggi meccanici I sondaggi meccanici dovranno essere tubati con tubazione in plastica, atta a resistere alle pressioni del terreno e dell’eventuale falda, anche con tubazione vuota. La tubazione dovrà essere di opportuno diametro interno per l’introduzione della strumentazione (normalmente di diametro tra 65 e 80 mm), dovrà essere a tenuta d’acqua, chiusa all’estremità inferiore e cementata alle spalle preferibilmente a pressione in modo che vi sia completa continuità elastica tra terreno e tubazione. Ove durante le misure sismiche non si riscontrasse tale continuità, il foro dovrà essere ripetuto. Le misure si potranno fare non prima di tre giorni dopo la cementazione. 2 – Indagini Down-Hole (DH) Per questo tipo di indagine sarà utilizzato un foro da sonda in cui porre i ricevitori ed una sorgente posta sulla superficie del suolo. 2.1 – Indagini per onde S (trasversali) 2.1.1 – Strumentazione La sorgente degli impulsi sismici dovrà avere un lobo di radiazione verso il foro prevalente per le onde SH. Ciò potrà ad esempio ottenersi ponendo un asse orizzontale sul terreno precedentemente livellato con orientazione ortogonale alla congiungente sorgente–foro e dando colpi, con una massa (ad es. un martello) alle estremità dell’asse, con la stessa orientazione dell’asse. L’asse dovrà essere vincolato al terreno con un peso svincolato elasticamente dall’asse stesso. Si dovrà utilizzare un geofono tridirezionale con dispositivo di bloccaggio alla tubazione. Dovrà avere una risposta piatta almeno per frequenze superiori ai 10 Hz. Si dovrà utilizzare un’apparecchiatura sismica con registrazione digitale, frequenza di campionamento superiore a 5 kHz ed amplificazione costante nell’ambito delle frequenze utilizzate e nel tempo (true amplitude). E’ consigliabile che l’apparecchiatura abbia la possibilità di sommare più registrazioni dopo il controllo del rapporto segnale/rumore. La registrazione dovrà essere eseguita su supporto magnetico adeguato per permettere la successiva elaborazione. Il ritardo del Trigger di scoppio dovrà essere conosciuto e costante nell’ambito di 0.1 m/s; un controllo sulla costanza del Trigger dovrà essere effettuato prima di ogni campagna di misure oppure con un geofono superficiale fisso durante le misure.

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2.1.2 Esecuzione delle prove La sorgente sarà posta ad una distanza dal foro tale da poter considerare rettilinei i raggi sismici dalla sorgente alle varie posizioni del geofono e nel contempo minimizzare la generazione delle onde di tubo o di Stonely nel foro. Tale distanza generalmente compresa tra 2 e 4 m, dovrà essere accuratamente misurata. Sarà posto il geofono nel foro bloccandolo alla profondità voluta e si effettueranno almeno 2 registrazioni battendo sulle due estremità dell’asse. A meno di condizioni ottimali di assenza di rumore, è consigliato di effettuare più di una registrazione con colpi dalla stessa parte sommando le relative registrazioni (i punti di ricezione dovranno essere posti ad intervalli di un metro). Il punto di energizzazione deve essere mantenuto fisso durante tutta la prova in un foro. Ove il disturbo dovuto alle onde di tubo risultasse troppo elevato, si potrà allontanare dal foro il punto di energizzazione effettuando, con il geofono nella stessa posizione, due registrazioni e utilizzando alternativamente i due punti sorgente. E’ consigliato utilizzare tecniche o strumentazioni che permettano di riconoscere l’orientazione dei geofoni orizzontali rispetto alla posizione della sorgente. Ciò potrà ad esempio essere eseguito o con geofoni muniti di sensore di orientamento o utilizzando le componenti orizzontali del primo impulso di un’onda longitudinale generata da apposita sorgente nelle immediate vicinanze della sorgente ad onde S. Le registrazioni originali di campagna dovranno essere conservate su supporto magnetico e tenute a disposizione della DDLL. 2.1.3. - Elaborazione delle misure La determinazione del tempo di arrivo al geofono del primo impulso dell’onda S è il punto più delicato dell’intera prova. Pertanto le tracce sismiche registrate dovranno essere filtrate ove si riconosca la presenza di rumore al di fuori della banda di frequenza del segnale. L’arrivo dell’onda S potrà essere individuato sulla base delle seguenti osservazioni: o Variazione di frequenza del treno d’onda; o Presenza di impulsi speculari nelle componenti orizzontali delle

registrazioni effettuate con colpi da bande opposte dell’asse. Tale osservazione potrà essere fatta con maggiore accuratezza se sia stata determinata l’orientazione del geofono, ruotando il riferimento degli assi dei geofoni orizzontali in modo da ottenere la vibrazione sui due assi, radiale e trasversale, rispetto alla congiungente foro-sorgente. In tal modo potrà essere controllata anche la polarità del primo impulso rispetto alla direzione del colpo di energizzazione.

o Costruzione dell’odogramma della vibrazione ed individuazione della prima rotazione di 90° rispetto all’arrivo dell’onda longitudinale.

I tempi di primo arrivo dell’onda S letti sui sismogrammi, corretti per l’eventuale ritardo del Trigger, dovranno essere ridotti alla verticale e riportati su un diagramma profondità–tempi sul quale saranno individuati i

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tratti a pendenza quasi costante, tenuto conto sia della stratigrafia sia dell’accuratezza delle singole misure dei tempi. Dalla pendenza dei tratti si determineranno le velocità intervallari delle onde S nel terreno. Per le profondità inferiori alla distanza foro–punto di energizzazione, si controlleranno le velocità calcolate come sopra con le velocità medie calcolate considerando percorsi rettilinei tra scoppio e geofono. Ove per la determinazione dell’orientazione del geofoni siano state eseguite prove con onda P, dovranno essere determinate le velocità delle onde stesse come riportato nel paragrafo 2.2. 2.1.4 - Documentazione da presentare Dovranno essere presentate:

o Relazione contenente le modalità delle prove, la strumentazione, le difficoltà incontrate, le elaborazioni fatte con esempi.

o Piante schematiche scala 1:200 con l’ubicazione dei punti di energizzazione e dei fori.

o Diagrammi profondità-tempi. o Tabella delle velocità intervallari, moduli G di taglio, tipo di terreno

presente. o Esempi di registrazioni.

Per le densità da inserire nel calcolo dei Moduli ci si riferirà a densità ricavate dalle prove geotecniche o, in assenza, a densità tabulate e riferite al tipo litologico. 2.2 – Indagini per onde P (longitudinali) 2.2.1 – Strumentazione La sorgente degli impulsi sismici dovrà avere un’energia sufficiente per ottenere impulsi di primo arrivo facilmente individuabili sui sismogrammi. Preferibilmente sarà un martello oppure una massa battente o un fucile. Si potrà utilizzare o un geofono tridirezionale con dispositivo di bloccaggio alla tubazione o, con foro pieno d’acqua, anche una catena di idrofoni o geofoni verticali. Dovranno avere una risposta piatta almeno per frequenze superiori ai 30 Hz. Si dovrà utilizzare una apparecchiatura sismica multicanale con registrazione digitale, con frequenza di campionamento di almeno 10kHz ed amplificazione costante nell’ambito delle frequenze utilizzate. E’ consigliabile che l’apparecchiatura abbia la possibilità di sommare più registrazioni, dopo controllo del rapporto segnale/rumore. La registrazione dovrà essere eseguita su supporto magnetico adeguato, per permettere la successiva elaborazione. Il ritardo del trigger di scoppio dovrà essere conosciuto e costante nell’ambito di 0.1 m/s; un controllo sulla costanza

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del Trigger dovrà essere effettuata prima di ogni campagna di misure oppure con un geofono superficiale fisso durante le misure. 2.2.2 Esecuzione delle prove La sorgente sarà posta ad una distanza dal foro tale da poter considerare rettilinei i raggi sismici dalla sorgente alle varie posizioni del geofono e nel contempo minimizzare la generazione delle onde di disturbo nel foro. Tale distanza generalmente compresa tra 2 e 4 m, dovrà essere accuratamente misurata. Il Geofono o i geofoni saranno posti nel foro bloccandoli alle profondità volute e si effettuerà almeno una registrazione. A meno di condizioni ottimali di assenza di rumore, è consigliato di ripetere la prova sommando le relative registrazioni. I punti di ricezione dovranno essere posti ad intervalli di un metro. Il punto di energizzazione deve essere mantenuto fisso durante tutta la prova in un foro. Ove il disturbo dovuto alle onde nel rivestimento risultasse troppo elevato, si potrà allontanare dal foro il punto di energizzazione effettuando, con il geofono nella stessa posizione, due registrazioni utilizzando alternativamente i due punti sorgente. Le registrazioni originali di campagna dovranno essere conservate su supporto magnetico e tenute a disposizione della DDLL. 2.2.3. - Elaborazione delle misure Le tracce sismiche registrate dovranno essere filtrate ove si riconosca la presenza di rumore al di fuori della banda di frequenza del segnale. I tempi di primo arrivo dell’onda P letti sui sismogrammi, corretti per l’eventuale ritardo del Trigger, dovranno essere ridotti alla verticale e riportati su un digramma profondità-tempi sul quale saranno individuati i tratti a pendenza quasi costante, tenuto conto sia della stratigrafia sia dell’accuratezza delle singole misure dei tempi. Dalla pendenza dei tratti si determineranno le velocità intervallari delle onde S nel terreno. Per le profondità inferiori alla distanza foro-punto di energizzazione, si controlleranno le velocità calcolate come sopra con le velocità medie calcolate considerando percorsi rettilinei tra scoppio e geofono.

2.2.4 - Documentazione da presentare Dovranno essere presentate:

o Relazione contenente le modalità delle prove, la strumentazione, le difficoltà incontrate, le elaborazioni fatte con esempi.

o Piante schematiche scala 1:200 con l’ubicazione dei punti di energizzazione e dei fori.

o Diagrammi profondità-tempi. o Tabella delle velocità intervallari, moduli G, di Joung e coefficienti di

Poisson (ove siano state determinate anche le velocità delle onde S), tipo di terreno presente.

o Esempi di registrazioni.

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Per le densità da inserire nel calcolo dei Moduli ci si riferirà a densità ricavate dalle prove geotecniche o, in assenza, a densità tabulate e riferite al tipo litologico.

3 – Indagini sismiche Cross-Hole

Per questo tipo di indagini sono utilizzati 2 fori da sonda, uno per l’introduzione dei geofoni e l’altro per la sorgente di impulsi sismici (Si può utilizzare anche un terzo foro con geofoni o idrofoni). Entrambi i fori dovranno essere condizionati come indicato al punto 1 ed in essi dovrà essere controllata la verticalità, soprattutto per distanze tra i fori piccole rispetto alla profondità massima da indagare. La distanza ottimale tra i fori, dipendente dall’energia della sorgente e dal dettaglio desiderato, sarà stabilita in accordo con la DDLL.

3.1 – Indagini per onde S (trasversali) 3.1.1 – Strumentazione La sorgente degli impulsi sismici da immettere in uno dei due fori dovrà avere un lobo di radiazione verso il foro prevalente per le onde S. Nelle apparecchiature commerciali più diffuse, ciò è ottenuto con una sorgente a martello che è bloccata al foro con ganasce e che può generare impulsi verticali sia verso l’alto che verso il basso. Con tale sorgente la distanza ottimale tra i fori è compresa tra 3 e 5 metri. Si dovrà utilizzare un geofono tridirezionale con dispositivo di bloccaggio alla tubazione. Essa dovrà avere una risposta piatta almeno per frequenze superiori ai 10 Hz. Si dovrà utilizzare un’apparecchiatura sismica con registrazione digitale, frequenza di campionamento di almeno 10kHz ed amplificazione costante nell’ambito delle frequenze utilizzate. Essa dovrà avere la possibilità di sommare più registrazioni, dopo controllo del rapporto segnale/rumore La registrazione dovrà essere eseguita su supporto magnetico adeguato per permettere la successiva elaborazione. Il ritardo del Trigger di scoppio dovrà essere conosciuto e costante nell’ambito di 0.05 m/s; un controllo sulla costanza del Trigger dovrà essere effettuata prima di ogni campagna di misure. 3.1.2 Esecuzione delle prove La sorgente ed il geofono verranno posti nel foro bloccandoli alla stessa profondità e si effettueranno almeno 2 registrazioni battendo con il martello nei 2 sensi. A meno di condizioni ottimali di assenza di rumore, è consigliato di effettuare più di una registrazione con colpi dalla stessa parte sommando le relative registrazioni. Le registrazioni dovranno essere effettuate ogni metro.

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Le registrazioni originali di campagna dovranno essere conservate su supporto magnetico e tenute a disposizione della DDLL. 3.1.3. - Elaborazione delle misure La determinazione del tempo di arrivo al geofono del primo impulso dell’onda S è il punto più delicato dell’intera prova. Pertanto le tracce sismiche registrate dovranno essere filtrate ove si riconosca la presenza di rumore al di fuori della banda di frequenza del segnale. L’arrivo dell’onda S dovrà essere individuato sulla base delle seguenti osservazioni: o Variazione di frequenza del treno d’onda. o Presenza di impulsi speculari nella componente verticale delle

registrazioni effettuate con colpi da bande opposte. Si dovrà controllare la polarità del primo impulso rispetto alla direzione del colpo di energizzazione.

o Eventuale costruzione dell’odogramma della vibrazione ed individuazione della prima rotazione di 90° rispetto all’arrivo dell’onda longitudinale.

Saranno calcolate le distanze tra punti di energizzazione e geofoni sulla base della distanza tra i fori in superficie e le determinazioni di deviazione dei fori. Le velocità medie delle onde S saranno calcolate per ogni misura dividendo tale distanza per il tempo di primo arrivo dell’onda S letto sui sismogrammi, corretti per l’eventuale ritardo del Trigger.

3.1.4 - Documentazione da presentare Dovranno essere presentate:

o Relazione contenente le modalità delle prove, la strumentazione, le difficoltà incontrate, le elaborazioni fatte con esempi:

o Diagrammi profondità-tempi e velocità. o Tabella delle velocità, moduli G, tipo di terreno presente. o Esempi di registrazioni.

Per le densità da inserire nel calcolo dei Moduli ci si riferirà a densità ricavate dalle prove geotecniche o, in assenza, a densità tabulate e riferite al tipo litologico. Sarà poi calcolata la velocità media Vs30 di propagazione entro 30 m di profondità delle onde di taglio e questa sarà associata alle categorie di suolo di fondazione (A, B, C, D, E) secondo la Normativa sismica riportata in Gazzetta Ufficiale N. 105 del 08 Maggio 2003, Allegato 2 “Norme Tecniche per il Progetto, la Valutazione e l’Adeguamento Sismico degli Edifici”, punto 3.1 “Azione Sismica – Categorie di suolo di fondazione”, e Tabelle 3.1 e 3.2.

3.2 – Indagini per onde P (longitudinali) 3.2.1 – Indagini su percorsi singoli 3.2.1.1 – Strumentazione La sorgente degli impulsi sismici da immettere in uno dei due fori dovrà

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avere un lobo di radiazione verso il foro prevalente o sufficiente per individuare sui sismogrammi in modo sicuro l’arrivo delle onde P. Ciò potrà essere ottenuto anche con una sorgente per onde S del tipo descritto al punto 3.1.1 ponendo il ricevitore e la sorgente a quote differenti. Si dovrà utilizzare un geofono tridirezionale con dispositivo di bloccaggio alla tubazione. Esso dovrà avere una risposta piatta almeno per frequenze dai 10 ai 500 Hz. Si dovrà utilizzare un’apparecchiatura sismica con registrazione digitale, con frequenza di campionamento di almeno 10kHz ed amplificazione costante nell’ambito delle frequenze utilizzate. Essa dovrà avere la possibilità di sommare più registrazioni dopo controllo del rapporto segnale/rumore. La registrazione dovrà essere eseguita su supporto magnetico adeguato per permettere la successiva elaborazione. Il ritardo del Trigger di scoppio dovrà essere conosciuto e costante nell’ambito di 0.1 m/s; un controllo sulla costanza del Trigger dovrà essere effettuata prima di ogni campagna di misure.

3.2.1.2 - Esecuzione delle prove La sorgente ed il geofono verranno posti nel foro alle profondità previste. A meno di condizioni ottimali di assenza di rumore, è consigliato di effettuare più di una prova sommando le relative registrazioni. I punti di ricezione dovranno essere posti ad un intervallo di 1 metro. Le registrazioni originali di campagna dovranno essere conservate su supporto magnetico e tenute a disposizione della DDLL. 3.2.1.3. - Elaborazione delle misure Saranno calcolate le distanze tra punti di energizzazione e geofoni sulla base delle profondità e della distanza tra i fori in superficie e le determinazioni di deviazione dei fori. Le velocità medie delle onde P verranno calcolate per ogni misura dividendo tale distanza per il tempo di primo arrivo dell’onda S letto sui sismogrammi, corretti per l’eventuale ritardo del Trigger. 3.2.1.4 - Documentazione da presentare Dovranno essere presentati:

o Relazione contenente le modalità delle prove, la strumentazione, le difficoltà incontrate, le elaborazioni fatte con esempi.

o Diagrammi profondità - tempi e velocità. o Tabella delle velocità intervallari, moduli G, di Joung e coefficiente di

Poisson (ove siano state determinate anche le velocità delle onde S), tipo di terreno presente.

o Esempi di registrazioni. Per le densità da inserire nel calcolo dei Moduli ci si riferirà a densità ricavate dalle prove geotecniche o in assenza al tipo litologico.

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MISURE SASW (analisi spettrale delle onde di superficie)

Se le condizioni locali lo permettono, in alternativa al Down-Hole, potrà essere utilizzata la tecnica SASW per determinare la velocità di propagazione delle onde di superficie (Rayleigh) e, mediante assunzioni riguardanti il coefficiente di Poisson, per ricavare la velocità di propagazione delle onde di taglio e quindi il modulo di taglio per piccole deformazioni. La prova ha successo in terreni accessibili, con piano di campagna orizzontale e stratificazioni orizzontali. Si possono adoperare due geofoni verticali (x e y) con frequenza propria da 1 Hz fino ad un massimo di 4.5 Hz, registratore digitale con frequenza di campionamento di 125 Hz o superiore. L’energizzazione può essere effettuata con massa battente di almeno 250 kg, necessaria per le penetrazioni richieste, superiori a 10 m. Le distanze d fra i geofoni dovranno essere: 4; 6; 8; 12; 16; 32; 64; 96; 128; 180 m. Le posizioni dei geofoni dovranno essere in linea e simmetrici rispetto al punto centrale di investigazione. Le distanze fra i punti di energizzazione, simmetrici e in linea, saranno pari a 2d. Le registrazioni temporali x(t) e y(t) dovranno essere trasformate nel dominio di frequenza: X(f) e Y(f) e bisognerà calcolare il cross-spettro e la funzione di coerenza. Definita la fase Φ(f) dal cross-spettro è possibile calcolare la velocità v delle onde di Rayleigh e quindi la loro lunghezza d’onda λ e le curve di dispersione v–λ. Le misure saranno attendibili solo per quel campo di frequenze la cui coerenza ha un valore molto prossimo all’unità. La seconda tecnica (tecnica SASW multicanale), in genere preferibile rispetto alla prima, consiste nell’utilizzare stendimenti con almeno 12 geofoni ed energizzazioni simmetriche ad una distanza di circa 20–40 m dalle due estremità dello stendimento con sorgente di energia analoga a quella indicata per la tecnica convenzionale. La curva di dispersione delle velocità delle onde superficiali con la frequenza sarà ricavata con tecniche che utilizzano trasformate bidimensionali nel dominio della frequenza e dei numeri d’onda (f-k) o strumenti analoghi. Dalla curva di dispersione si ricaverà la variazione della velocità delle onde di taglio con la profondità, mediante opportuni algoritmi. Un rapporto informerà sulle procedure di misura, delle strumentazioni usate, delle tecniche di elaborazione. I valori ottenuti dovranno essere correlati con le indicazioni geologiche, geofisiche e geotecniche derivanti dagli studi di cui ai punti precedenti.

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I dati di campagna saranno restituiti su supporto informatico (CD) in formato SEGY o SEG2, mentre dromocrone e schemi interpretativi saranno restituiti su carta o in formato pdf. I dati saranno valutati ancora ai fini della ricostruzione di profili Vs30 o per l’interpretazione dei dati HVSR, secondo quanto richiesto nella citata Normativa sismica. PROSPEZIONI CON IL METODO DELLA SISMICA A RIFRAZIONE Gli stendimenti per le prospezioni di sismica a rifrazione dovranno essere sufficientemente lunghi per poter indagare strutture fino ad almeno 30 metri di profondità. Non sono esclusi profili continui ove gli spazi lo consentono. Essi andranno ad integrare le informazioni derivate dai sondaggi e dalle misure Down-Hole, o di verificare le conferme o variazioni nelle stratificazioni e nelle velocità proprie dei terreni in zone limitrofe. Esecuzione delle misure: E’ richiesta una strumentazione digitale con almeno 24 canali, passo di campionamento di 2 m/s, geofoni verticali con frequenze proprie di 10 Hz o superiori, sorgente costituita da massa battente o altra equivalente e preciso segnale di time-break. La distanza fra le tracce sarà di 5-10 m. I punti di energizzazione saranno fissati agli estremi dello stendimento (profili coniugati), a circa due metri dal primo (o ultimo) geofono. I geofoni più vicini ai punti di energizzazione saranno spostati per ridurre la distanza fra le tracce al fine di ottenere dati precisi sulla velocità dell’areato. Una ulteriore energizzazione sarà effettuata al centro dello stendimento (possibilmente fra le tracce 12 e 13), sempre al fine di verificare la variabilità in velocità e spessore del primo strato areato, mentre altre due energizzazioni, coniugate, saranno effettuate in linea con lo stendimento, in off-end, con offset opportuni per acquisire solo i dati sulle velocità dell’interfaccia più profonda investigata: in totale n° 5 punti di energizzazione. Per gli stendimenti con interdistanza geofonica di 10 m saranno effettuate anche altre 2 energizzazioni rispettivamente tra le tracce 6 e 7 e tra le tracce 18 e 19. I tempi di primo arrivo saranno riportati negli usuali diagrammi spazio-tempo (dromocrone) sui quali verrà eseguita una prima interpretazione per stabilire il numero di “strati”, individuare i tratti di dromocrona relativi ai singoli strati e valutarne le velocità. Successivamente i dati verranno interpretati in termini di velocità e spessore degli strati sotto ogni geofono con metodi di interpretazione a strati curvi come il metodo reciproco generalizzato, i metodi a tempi di ritardo ecc. I dati di campagna saranno restituiti su supporto informatico (CD) in formato SEGY o SEG2, mentre dromocrone e sezioni interpretate saranno restituite su carta e quali figure in formato .pdf.

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Un rapporto informerà sulle procedure di misura, le strumentazioni usate, le tecniche di elaborazione ed interpretazione. PROSPEZIONI CON IL METODO GEOELETTRICO Gli stendimenti per le prospezioni geoelettriche dovranno avere lunghezze tali da indagare fino ad almeno 30 metri di profondità e saranno utilizzati per poter valutare la continuità laterale delle stratigrafie derivate dai sondaggi e dalle misure Down-Hole. Si consiglia di utilizzare tecniche di acquisizione multicanale e restituzione tomografica dei risultati. In caso di monodimensionalità del sito provata sulla base di altre informazioni o dove serve conoscere in maniera indicativa gli spessori dei terreni potranno essere effettuati sondaggi elettrici verticali. Specifiche di esecuzione: Per le indagini multicanale è richiesta una strumentazione con almeno 24 elettrodi (si consiglia di usare 36-48 elettrodi). La strumentazione deve avere potenza non inferiore a 60W; si consiglia però di lavorare con un generatore esterno con potenza superiore a 500W. La risoluzione nella misura di tensione non deve essere superiore a 0.05mV. Dovrà essere prevista la compensazione automatica del potenziale spontaneo. L’energizzazione deve avvenire su onda quadra con tempi non inferiori a 250msec. La larghezza dipolare deve variare fra 2 e 5 metri. In particolare i dipoli più corti serviranno per ottenere una migliore risoluzione negli strati più superficiali. Per ogni profilo vanno acquisite non meno di 200 misure. Per quanto riguarda i sondaggi elettrici verticali, vanno acquisiti non meno di 10 punti per decade. La restituzione dei dati dovrà avvenire: - per le indagini multicanale in forma di pseudosezione (valori della

resistività apparente riportati in corrispondenza del centro del dispositivo ad una profondità pari alla semidistanza elettronica);

- per i sondaggi elettrici sotto forma di diagrammi di resistività apparente in funzione della distanza elettrodica.

L’interpretazione avverrà con metodi d’inversione indiretta mediante il confronto dei dati di campagna con valori di resistività apparente calcolati sulla base di modelli teorici. Saranno preferibili programmi di inversione che permettano l’introduzione di informazioni a priori derivate da altre indagini. I dati di campagna saranno restituiti su supporto informatico (CD) in formato ASCII, mentre curve di resistività apparente, pseudo-sezioni e sezioni interpretate saranno restituite su carta e quali figure in formato .pdf. Un rapporto informerà sulle procedure di misura, le strumentazioni usate, le tecniche di elaborazione ed interpretazione.

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MISURE DI MICROTREMORI IN CAMPO LIBERO (tecniche HVSR o di Nakamura). Per ogni sito in esame, ed almeno per ognuna delle principali situazioni morfologiche e geo-litologiche, dovrà essere eseguita una misura con tecnica HVSR. Queste misure dovranno essere effettuate su terreno libero, in aree adiacenti agli edifici, ma a distanza da essi possibilmente pari all’altezza degli stessi, per evitare interferenze troppo evidenti con le fondazioni. La tecnica si basa sull’analisi dei rapporti spettrali ottenuti analizzando microtremori e noise sismico e consente di dare utili indicazioni sui periodi fondamentali di vibrazione dei suoli di fondazione. Specifiche di esecuzione: le analisi dovranno essere condotte su registrazioni acquisite con geofoni a 3 componenti, di frequenza naturale di 1 Hz e di durata non inferiore a 30 minuti. I segnali avranno una frequenza di campionamento non inferiore a 125 Hz (passo non superiore a 8 ms). Gli spettri (si consiglia di operare con gli spettri di densità di potenza, riportando anche la deviazione standard) per le componenti orizzontali e verticali, saranno calcolati su intervalli di almeno 120 secondi, poi sommati e mediati. L’intervallo di frequenze d’interesse va da 0,1 a 20 Hz. Andrà effettuato un controllo sui rumori spuri ed eventualmente potrà essere richiesta la ripetizione delle misure. I dati di campagna saranno restituiti su supporto informatico (CD) in formato ASCII, mentre i rapporti spettrali saranno restituiti in formato .pdf. E’ richiesta anche una copia cartacea. Un rapporto informerà sulle procedure di misura, le strumentazioni usate, le tecniche di elaborazione. I valori ottenuti dovranno essere correlati con le indicazioni geologiche, geofisiche e geotecniche derivanti dagli studi di cui ai punti precedenti.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI LIQUEFAZIONE

Per le procedure e le valutazioni vedere la Normativa sismica riportata in Gazzetta Ufficiale N. 105 del 08 Maggio 2003, Allegato2: Norme Tecniche per il Progetto, la valutazione e l’adeguamento Sismico degli edifici, par.3.1 o Allegato 4: Norme Tecniche per il Progetto Sismico di Opere di Fondazione e di Sostegno dei Terreni, punto 2.3 - Terreni suscettibili di liquefazione.

Vi sono riportate anche le condizioni limite per poter prendere in considerazione il pericolo di “liquefazione”.

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SONDAGGI GEOGNOSTICI E CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI

1. Sondaggi geognostici

Saranno eseguiti sondaggi geognostici a carotaggio continuo con prelievo di almeno 2 campioni indisturbati con doppio carotiere e comunque di un campione ad ogni cambiamento di formazione. Sulle carote dovranno essere effettuate le determinazioni indicate nell’allegato 5. A discrezione del tecnico di cantiere, là dove la percentuale di carotaggio sia inferiore al 50% dovrà essere usato il doppio carotiere. Le carote saranno alloggiate in cassette catalogatrici, fotografate e quotate. Le operazioni di perforazione e recupero campioni dovranno essere conformi alle “Raccomandazioni sulla programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche” dell’ A.G.I. ed alle “Modalità tecnologiche per l’esecuzione di indagini gegnostiche” dell’ANISIG.

2. Misure geotecniche in foro

Penetrometria statica (CPT). Norma di riferimento AGI o ASTM (American Society of Testing Materials) D3441-94. La prova consiste nell’infissione a pressione di una punta conica nel terreno con una velocità di avanzamento costante (2 cm/s). Essa ha lo scopo di misurare la forza necessaria alla penetrazione della punta, l’attrito laterale fra il terreno e il manicotto solidale con la punta, la pressione della fase liquida nei pori durante l’avanzamento della punta. Queste misure, tramite correlazioni semi-empiriche, consentono di stimare: andamento stratigrafico, densità relativa, angolo di resistenza al taglio, resistenza alla liquefazione dei terreni a grana grossa, resistenza al taglio non drenata dei terreni a grana fine, modulo di taglio elastico a piccole deformazioni. La prova può essere effettuata in qualsiasi tipo di terreno sciolto. Risulterà drenata in terreni a grana grossa, non drenata in quelli a grana fine, condizioni a cui farà riferimento l’interpretazione dei risultati. La prova consente l’identificazione di stratificazioni centimetriche che possono giocare un ruolo importante nei fenomeni di liquefazione.

Penetrometria dinamica (SPT). Norma di riferimento AGI. Lo scopo è quello di determinare il numero di colpi (NSPT) necessari ad infiggere, per una profondità di 30 cm, un campionatore di dimensioni standard mediante battitura. La diagrafia dei valori di NSPT con la profondità, tramite correlazioni semi-empiriche, consente di stimare:

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densità relativa, angolo di resistenza al taglio, resistenza alla liquefazione di terreni a grana grossa, modulo di taglio elastico a piccole deformazioni. La prova può essere effettuata in terreni sciolti e in “rocce” tenere. In caso di terreni saturi, la prova avviene sempre in condizioni non drenate.

3. Analisi geotecniche di laboratorio

Le analisi di laboratorio di classificazione e caratterizzazione da eseguire sui campioni indisturbati sono indicate nell’allegato 5. Le prove dovranno essere eseguite secondo le “Raccomandazioni sulle prove geotecniche di laboratorio” edite dall’AGI (1994). Per gli approfondimenti (vedi par. 4.2.1) sono richieste: prove triassiali cicliche (TXC). Norme di riferimento: JGS (Japanese Geotechnical Society) T 542 – 1994, ASTM D 5311-92 (solo per la determinazione della resistenza al taglio ciclica non drenata). La prova serve a determinare le caratteristiche di deformabilità (modulo di Young di scarico-ricarico o modulo di Young equivalente) e di smorzamento (rapporto di smorzamento, D) su provini indisturbati o ricostituiti, assoggettati in laboratorio ad un sistema di tensioni di consolidazione isotropo o anisotropo e successivamente sottoposti ad una sollecitazione di compressione triassiale ciclica in condizioni drenate e non drenate. La prova può essere eseguita su terreni sciolti e rocce tenere. La prova è effettuata su provini cilindrici pieni. Prove di colonna risonante (RC). Norme di riferimento: ASTM D 4015-92. Lo scopo è quello di determinare il modulo di taglio (modulo di taglio di scarico ricarico o modulo di taglio equivalente, Geq, ottenuto per la frequenza di risonanza) e il rapporto di smorzamento (D) di provini cilindrici pieni o cavi, di terreni indisturbati o rimaneggiati in laboratorio. E’ possibile eseguire la prova su campioni di sabbie o argille.