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lucro, a carattere privato, che si impegna in attività mirate alla cooperazione ed educazio- ne allo sviluppo, con finalità di solidarietà dirette alle popolazioni dei PVS. La ragione d’essere di ogni ONG risiede nella propria capacità di mobilitazione di idee, uomini e risorse, nella mancanza di interessi di parte e di ricerca di profitto, nella capacità organizza- tiva e professionale. L’apparato legislativo che regola sia la costituzione che le attività delle ONG viene rimandato alla Legge n°49 del 26 febbraio 1987; indubbiamente tale riferimento legislativo richiede una revisione, poiché dal 1987 ad oggi è cambiato molto sia sulla scena italiana che su quella europea e mondiale. Attualmente ci si deve ancora attenere ai con- tenuti della citata legge per qualsiasi riferimen- to inerente la cooperazione internazionale e la collaborazione professionale con le ONG ita- liane, anche se gli organi competenti del Ministero degli Affari Esteri (MAE) ed il Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS) stanno lavorando da tempo ad una revisione di questa legge. Come si arriva alla decisione di contattare attualità L’infermiere nella cooperazione internazionale Maria Letizia Guardoni, Infermiera DUI, Ospedale Sacco, T.I.P.O. Cardiochirurgia La professione infermieristica può esprimer- si in ambiti molto specifici ed in contesti estre- mamente vari: al di là delle diverse opportuni- tà di lavoro che il panorama italiano propone ad un infermiere, ci sono occasioni per appli- care la propria professionalità anche in situa- zioni particolari ed in paesi esteri. Tra queste, un ambito in cui la figura dell’infermiere è sempre più richiesta è quello della coopera- zione internazionale. Quanto qui proposto è solo una minima parte di quello che si potreb- be trattare sull’argomento: si è voluto affronta- re l’aspetto infermieristico delle cooperazioni sanitarie nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS) attraverso le Organizzazioni Non Governative (ONG) con sede anche in Italia. Purtroppo fonti scritte che approfondiscano l’argomento sono ben scarse e gli elementi da cui si è tratta questa sintesi derivano soprattut- to dagli incontri tenuti con infermieri coope- ranti ed i responsabili di alcune ONG che gen- tilmente hanno messo a disposizione le loro risorse e la loro competenza in materia per delineare alcuni aspetti salienti: pur emergen- do la mancanza di dati statistici precisi che possano inquadrare meglio il fenomeno (1) , quanto esposto è da considerarsi un punto di partenza per conoscere l’ambiente e l’attività legati alle ONG. Si può brevemente definire “Organizzazione Non Governativa” un ente senza finalità di 9 1) Potrebbe essere utile ed interessante avviare un monitoraggio di questa realtà per condurre lavori di ricerca infermieristica per, ad esempio, raccogliere ed analizzare dati inerenti le motivazio- ni che spingono gli infermieri a compiere tale scelta, censire la dimensione del fenomeno degli infermieri cooperanti, individuare il tasso di abbandono delle missioni e relative motivazioni, indi- viduare l’incidenza della sindrome da stress postraumatica, quantificare e qualificare le difficoltà insorte durante le missioni o validare scientificamente i programmi di selezione e di prepa- razione dei candidati. IO INFERMIERE - N.2 /2003

L’infermiere nella cooperazione internazionale

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lucro, a carattere privato, che si impegna inattività mirate alla cooperazione ed educazio-ne allo sviluppo, con finalità di solidarietàdirette alle popolazioni dei PVS. La ragioned’essere di ogni ONG risiede nella propriacapacità di mobilitazione di idee, uomini erisorse, nella mancanza di interessi di parte edi ricerca di profitto, nella capacità organizza-tiva e professionale. L’apparato legislativo cheregola sia la costituzione che le attività delleONG viene rimandato alla Legge n°49 del 26febbraio 1987; indubbiamente tale riferimentolegislativo richiede una revisione, poiché dal1987 ad oggi è cambiato molto sia sulla scenaitaliana che su quella europea e mondiale.Attualmente ci si deve ancora attenere ai con-tenuti della citata legge per qualsiasi riferimen-to inerente la cooperazione internazionale e lacollaborazione professionale con le ONG ita-liane, anche se gli organi competenti delMinistero degli Affari Esteri (MAE) ed ilComitato Interministeriale per la Cooperazioneallo Sviluppo (CICS) stanno lavorando datempo ad una revisione di questa legge. Come si arriva alla decisione di contattare

attualità

L’infermiere nella cooperazioneinternazionaleMaria Letizia Guardoni, Infermiera DUI, Ospedale Sacco, T.I.P.O. Cardiochirurgia

La professione infermieristica può esprimer-si in ambiti molto specifici ed in contesti estre-mamente vari: al di là delle diverse opportuni-tà di lavoro che il panorama italiano proponead un infermiere, ci sono occasioni per appli-care la propria professionalità anche in situa-zioni particolari ed in paesi esteri. Tra queste,un ambito in cui la figura dell’infermiere èsempre più richiesta è quello della coopera-zione internazionale. Quanto qui proposto èsolo una minima parte di quello che si potreb-be trattare sull’argomento: si è voluto affronta-re l’aspetto infermieristico delle cooperazionisanitarie nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS)attraverso le Organizzazioni Non Governative(ONG) con sede anche in Italia.Purtroppo fonti scritte che approfondiscanol’argomento sono ben scarse e gli elementi dacui si è tratta questa sintesi derivano soprattut-to dagli incontri tenuti con infermieri coope-ranti ed i responsabili di alcune ONG che gen-tilmente hanno messo a disposizione le lororisorse e la loro competenza in materia perdelineare alcuni aspetti salienti: pur emergen-do la mancanza di dati statistici precisi chepossano inquadrare meglio il fenomeno(1),quanto esposto è da considerarsi un punto dipartenza per conoscere l’ambiente e l’attivitàlegati alle ONG.Si può brevemente definire “OrganizzazioneNon Governativa” un ente senza finalità di

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1) Potrebbe essere utile ed interessante avviare un monitoraggiodi questa realtà per condurre lavori di ricerca infermieristica per,ad esempio, raccogliere ed analizzare dati inerenti le motivazio-ni che spingono gli infermieri a compiere tale scelta, censire ladimensione del fenomeno degli infermieri cooperanti, individuareil tasso di abbandono delle missioni e relative motivazioni, indi-viduare l’incidenza della sindrome da stress postraumatica,quantificare e qualificare le difficoltà insorte durante le missionio validare scientificamente i programmi di selezione e di prepa-razione dei candidati.

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• La fuga è una componente molto presente nelle decisioni dei cooperanti; può trattarsi di una rinuncia all’ambiente sanitario italianoche molti ritengono alterato dall’eccesso di tecnica e tecnicismo, dalla troppa burocrazia e dalla mancanza di professionalità esensibilità da parte del personale presente. Un infermiere racconta in una sua lettera inviata durante una missione in Somalia: “Se sapeste: sono qui anche perché sono fuggito da loro, lecchini e primari dalla R moscia, gli occhiali legati al laccetto di cuoio, il fonendo colorato e all’ultimo grido checiondola in petto, l’aura del sapere intorno a queste figure, sì questo soprattutto, quella luce che brilla come una specie di cerchio, rendendoli diversi dai comuni mortali egiudici supremi delle vite degli altri.”Possono esserci fughe da problemi personalio familiari di diverso genere, quali crisiinteriori o rotture di rapporti amorosi;

• Emergono infine anche problematicheinerenti la noia della quotidianità e la ricerca di situazioni ed emozioni forti scaturite da una cultura sostenuta dai mass-media, che suggerisce l’insoddisfazione per il quotidianodeterminando la necessità di distinguersi per fama ed eroismo.

Per poter essere inseriti in un progetto occor-re contattare una ONG(2) presentando doman-da. Un’equipe formata da infermieri esperti,personale d’ufficio debitamente formato e psi-cologi esamina, effettuando una prima cernita,i curricula vitae che ricevono dai candidati e sioccupa della selezione attraverso incontri siaper valutare direttamente le competenze pro-fessionali che le caratteristiche personali al finedi stabilire l’idoneità del soggetto (vedi Tab. I).Contrariamente al passato, negli ultimi anni ilreclutamento del personale sta acquistandocaratteri molto selettivi ed esigenti, poichéinviare in missione personale non adatto com-

un’ONG? Dietro a questa scelta è possibileindividuare molte motivazioni che determina-no il desiderio e il bisogno di compiere sceltecosì “forti”. Dalle fonti interpellate e dai fram-mentari dati forniti dai responsabili del reclu-tamento del personale sanitario è possibileindividuare le più ricorrenti:• I valori umanitari ed il desiderio di una

giustizia universale sono tra i primi motivi che inducono gli infermieri a dedicarsi alla sfera della cooperazione internazionale. Un’infermiera racconta: “la povertà è una malattia, è un’infermità del cuore e della mente. Mi sono chiesta: ci sarà un rimedio che la possa guarire o curare? La risposta è no, ma c’è qualcosa che ancora ci può far sperare di vincere: la solidarietà e la voglia di lottare per il cambiamento… Essere soli-dali significa provare a fare qualcosa per gli altri senza che siamo migliori di loro”. Moltosentita è la responsabilità e il senso di colpa del mondo occidentale verso le condizioni in cui versano i paesi del terzo mondo, come emerge dalla testimonianza di un’altracollega che afferma che tra le motivazioni che l’hanno spinta a compiere una talescelta “(…) la più importante è stata quella di rendermi conto che il mio benessere, il benessere del mondo occidentale, si èsviluppato e si accresce spudoratamente a discapito di tutta un’altra parte di mondo che invece non può averlo, ma che viene mantenuto così com’è per gli interessi del mondo occidentale. Ho sempre sentito come una sorta di dovere quello di fare qualcosa per questa gente che tanto ha sofferto e tanto soffre per colpa nostra. Abbiamo molte responsabilità noi occidentali sulla povertà e sulle guerre del terzo mondo”;

• La ricerca di relazioni e rapporti autentici sia con l’equipe in cui si viene inseriti che con gli utenti è un altro aspetto che si presenta frequentemente;

• Il desiderio di sperimentarsi e mettersi alla prova è un incentivo a partire; si desidera provare per lo più a sé stessi di essere in grado di compiere il proprio lavoro inqualsiasi condizione, anche estrema;

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2) Grazie ai mass-media le principali ONG sono conosciute e facil-mente contattabili. Per chi volesse effettuare una scelta più accu-rata, si consiglia di consultare la “Guida alla cooperazione e alvolontariato internazionale” a cura del Servizio OrientamentoCooperazione Internazionale (SOCI) nella quale sono censiteaccuratamente tutte le ONG italiane e alcune delleOrganizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale (ONLUS) che pro-muovono progetti sanitari all’estero.

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Una volta in missione, l’infermiere si troveràad assumere ruoli ben diversi da quelli ai qualiè abituato:• Formativo, per il quale è chiamato ad

istruire il personale sanitario locale. Sarà infatti quest’ultimo che dovrà occuparsi direttamente dell’assistenza sostituendo in toto il personale cooperante. A tal riguardo un’infermiera che da anni si occupa diformazione del personale locale afferma che “è un dovere morale ed etico condividere il sapere che abbiamo; portarsi il sapere nella tomba non serve a nulla, ma insegnarlo ad altri conferisce dignità e rispetto alle persone e dà loro la possibilità di avere qualcosa su cui basarsi per riscattarsi dalle guerre che hanno tolto loro qualsiasi ragione per vivere”.

• Supervisione: una volta preparato teoricamenteil personale locale, sarà necessariosupervisionarlo nella pratica per accertarsi della corretta applicazione delle abilità e nozioni apprese.

• Organizzativo. Viene riservato solo agliinfermieri più esperti nell’ambito della cooperazione, poiché necessita capacità e conoscenze organizzative di tutti gli aspetti del progetto sanitario (unità operativeospedaliere, ambulatori, assistenzadomiciliare, dispensari, campagne vaccinali,campi profughi, ecc.), che si acquisiscononel tempo unicamente con l’esperienza e competenze specifiche.

• Diplomatico. Per portare avanti un progetto sanitario è necessario intraprendere relazioni con il personale locale, con la popolazione, con i capi villaggio o tribù e con le autorità locali e nazionali. La diplomazia è necessaria per giungere ad accordi, per convincere chi di dovere della necessità di alcuni interventi, per ottenere permessi ed aiuti o anche più semplicemente per farsi accettare dalleautorità e dalla popolazione.

In missione viene eliminato il gap di ruoli estatus anche tra infermieri e medici: nessunaprofessione vale più di altre e nessuno ha piùpotere o autorità di altri se non per il ruoloamministrativo che ricopre. Spesso i medicistessi sono tenuti a dipendere da un infermie-

porta il rischio di ripercussioni negative sia sul-l’equipe che sui risultati del progetto che sulsoggetto stesso esponendolo, in assenza diadeguate risorse, al rischio di traumi. Superatala selezione, i tempi di partenza possono esse-re estremamente variabili (da poche settimanead un anno).

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CAPACITÀ E CARATTERISTICHEPERSONALI ESSENZIALI PER OGNI

INFERMIERE DESTINATOA MISSIONI ESTERE

forte spirito di collaborazionecapacità di lavorare in gruppocapacità di lavorare in condizionidi emergenza e sotto stresscapacità di raggiungere obiettiviprefissaticapacità di adattamentotolleranzaflessibilitàdisponibilità a comprendere altreculture ed a collaborarcisensibilità sociale e culturaleattitudine alla diplomaziainteresse all’insegnamentoattitudine allo scambio di esperienzeconoscenza approfondita scritta eparlata di una lingua straniera

Caratteristiche e requisiti richiesti adun infermiere per intraprendere un pro-gramma di cooperazione internazionale

PREREQUISITI NECESSARI

diploma di infermiereda 2 a 5 anni di esperienza professionale,preferibilmente in reparti d’urgenza ed emergenza o a carattere chirurgicocorso di medicina tropicale (sedi accreditate: Londra, Liverpool, Anversa, Barcellona, Brescia)

REQUISITI PREFERENZIALI

esperienza di insegnamentoesperienza di supervisioneprecedenti esperienze in paesi in via di sviluppo (lavoro, studio, volontariato)capacità di managementesperienze sia in reparti che sul territorio

Tab. I

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• Altri infermieri sviluppano esperienze di cooperazione senza però abbandonare la loro vita personale e lavorativa in Italia, alternando periodi all’estero con periodi lavorativi in Italia, “(…) come se fosse un impegno preso con i popoli che ne hanno bisogno”, o per accrescere la propriaformazione e metterla poi al servizio di chi ne ha bisogno, perché “non è etico impararesulla pelle di popoli già stremati da ogni dolore possibile”. Sono quelli che si potrebberoidentificare come cooperanti non professionisti. Questa alternanza è resa possibile eregolamentata dalla già citata Legge n°49/87, che prevede la concessione per i dipendenti pubblici di periodi di aspettativa nonretribuita per progetti di cooperazionefinanziati dal Ministero degli Affari Esteri o dall’Unione Europea con la conservazione del posto di lavoro. In tutti gli altri casi sarà necessario il licenziamento e la successiva riassunzione se non viene concessal’aspettativa per motivi personali o la fruizionein un’unica soluzione del periodo di congedoordinario.

• Da ultimo è molto frequente incontrare infermieri che hanno vissuto una solaesperienza di cooperazione. Secondo dati forniti da una delle ONG vi è un tasso di abbandono dopo la prima missione dell’80% circa3. I motivi possono essere molteplici:

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re se questo ha un ruolodi medical coordinator, ilche non è così raro, vistoche, generalmente, quasitutti i responsabili sanitarisul campo sono infermieri.Mentre la responsabilitàprofessionale e l’esercizioprofessionale in Italiasono vincolati e normati,nella cooperazione questipaletti vengono a decade-re per lasciar posto allalegge dello stato di neces-sità. In contesti di missioniestere, infatti, nessunanormativa regola l’agireprofessionale del personale sanitario (e non):l’unico riferimento per poter gestire concoscienza la libertà, autonomia e responsabili-tà di cui si è investiti rimane il CodiceDeontologico. Ad ogni infermiere sono richie-ste responsabilità e maturità, oltre che prepa-razione. Responsabilità nel senso di saperaccettare le conseguenze dei propri atti ematurità nel riconoscere i propri limiti. A que-sto proposito un collega racconta: “tutti posso-no fare tutto, puoi davvero fare ciò che vuoi,ma eticamente devi limitarti e fare solo quelloche sai di saper fare. Per questo servono unagrande preparazione e molta umiltà”.Le modalità con cui un infermiere collabora inambito cooperativo possono essere diverse eriassumibili in tre grosse categorie:• Molti sono gli infermieri che decidono di

fare della cooperazione con le ONG il loro unico impegno professionale: potrebbero essere definiti cooperanti professionisti,perché abbandonano ogni rapporto dilavoro in Italia e si dedicano esclusivamente alla collaborazione a progetti sanitari all’estero.Essi lavorano autonomamente firmandocontratti con le ONG ed assumendo incarichiora in un paese, ora in un altro.

3) Va precisato che questo dato deve essere letto con cautela, poi-ché rispecchiante l’andamento di una sola organizzazione; inoltreè frequente che degli infermieri scelgano di proseguire l’esperienzacon ONG diverse.

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con la realtà del ricco occidente. Vivere questeesperienze può lasciare segni molto pesanti eprofondi nel vissuto di una persona. Per que-sto motivo sempre più si sta sviluppandoun’attenzione al benessere psico-fisico del per-sonale in missione, con l’aiuto di psicologi ingrado di affrontare tali problematiche affian-candosi al personale sia prima che dopo lapartenza e al rientro dalla missione con ildebriefing finale.

delusioni, aspettative mancate, caratteristiche personali inadatte a queste esperienze,mancata sussistenza delle motivazioni che li hanno spinti alla prima esperienza, traumi subiti.

S’intendono per traumi sia le difficoltà delritrovarsi in un paese straniero in condizioniprecarie sotto stress con gente sconosciuta, siai ben più drammatici episodi definiti come“incidenti critici”. È capitato che infermierivedessero i loro colleghi saltare su una minaproprio sulla jeep davanti alla loro; alcuniinfermieri hanno vissuto la tragica esperienzadel sequestro, altri sono stati addirittura impri-gionati nelle carceri del paese in cui si trova-vano per aver prestato soccorso alle persone“sbagliate”. Non pochi hanno visto morireamici per malattie acute ed improvvise o ucci-si dal fuoco dei guerriglieri o delle trupperegolari, dalle bombe. In letteratura sonoriportati casi di suicidio tra membri di equipesanitarie europee. In situazioni politiche o bel-liche precarie sono capitate evacuazioniimprovvise che hanno costretto i sanitari adabbandonare di corsa le strutture sotto i bom-bardamenti, lasciando alle spalle a volte mortie feriti anche tra i colleghi. In missione si haoccasione di “(…) vedere cose atroci che devidigerire e collocare nel modo giusto perchénon ti diano problemi, ma senza dimenticarle”.C’è chi racconta che “il giorno che le bombe“amiche” caddero nel punto sbagliato e finiro-no dove si stava festeggiando un matrimonio,nel nostro posto di pronto soccorso arrivaronopiù di quaranta feriti in condizioni gravissime.Non so ancora adesso come siamo riusciti a farfronte ad un simile disastro. Il pavimento eratalmente inondato di sangue al punto che nonsi riusciva quasi a camminare per il rischio discivolare (…)”. Anche il momento del rientropuò essere problematico, sia per il fatto didover dire addio ad un gruppo con il quale siha condiviso esperienze uniche, forti e pene-tranti, sia per un senso di amarezza e nostalgiainimmaginabile alla partenza, sia per i cambia-menti personali avvenuti in conseguenza all’e-sperienza fatta e alle realtà in cui ci si è calatiche lasciano segni indelebili che contrastano

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Bibliografia

Fonti scritte:

AA.VV., Cronache palestinesi, prigionieri della guerra,Medici Senza Frontiere ONLUS, 2002AA.VV., Documento informativo per gli aspiranti volonta-ri, Medici Senza Frontiere ONLUSAA.VV., Enti non profit, Ipsoa Editore, 2002, CD-ROMAA.VV., Lettere senza frontiere, II Ed., Roma, Medici SenzaFrontiere ONLUS, 1997AA.VV., ONG 2000, Guida alla cooperazione e al volonta-riato internazionale, VI Ed., Milano, ABpiù, 2000AA.VV., Rapporto annuale 2001, Milano, COOPI, 2002AA.VV., rapporto delle attività 2000-2001, Medecins SansFrontieres, Ufficio Internazionale, 2001AA.VV., Rapporto delle attività 2002, Milano, Medici delMondoAA.VV., Report 1994-2001, Milano, Emergency, 2002Correggia M., Somalia, oltre la guerra, Medici SenzaFrontiere ONLUS, s.d.Legge n°49 del 26 febbraio 1987

Fonti online:

www.emergency.itwww.esteri.itwww.focsiv.itwww.infermierieretici.itwww.intersos.itwww.medecinsdumonde.orgwww.medicidelmondo.orgwww.msf.itwww.noprofit.orgwww.opl.itwww.psicotraumatologia.comwww.volontaririentrati.it

Fonti orali:

- infermieri :Caterina, Donaldo, Emanuela, Ignazia, Irene, Lucia,Marco, Matteo, Mirko- Desk Office:Barbara e Carmen (Medici Senza Frontiere, Italia),Cristina (CIESSEVI), Ester e Marina (COPI), Isabelle(Ufficio Relazioni Internazionali, Medecins du Monde,Bruxelles), Paola e Barbara (Medici del Mondo, Italia),Rachel e Matteo (Emergency, Italia)- altri contatti:Elena, psicologa Emergency, Franca, referente tesistiMedici Senza Frontiere, Roma, Myriam, PresidenteMedicus Mundi, Italia, Simonetta, Capo redattrice giorna-le di Emergency