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“L’interazione con il paziente demente:
tecniche di relazione ”
Maria Mirabellipsicologa-psicoterapeuta
Centro Regionale di Neurogenetica ASP-CZ
Lamezia Terme, 29 ottobre 2013
PROGETTO OBIETTIVI DI PIANO 2010 LINEA PROGETTUALE 2. LA NON AUTOSUFFICIENZA
TRASFORMAZIONE DEI CENTRI DI VALUTAZIONE ALZHEIMER IN CENTRI DI VALUTAZIONE
DEMENZA DGR 582/2010
Il Paziente con Demenza
Strategie integrate di cura e assistenza
Vivere con un pz. demente
Relazionarsi con il paziente
demente diventa sempre
più difficile, man mano che
la malattia progredisce.
E’ importante riadattare
continuamente le
proprie modalità di
interazione.
E’ NECESSARIO GESTIRE
Comunicazione
Comportamento
Problemi pratici quotidiani
Problematiche medico-legali
Bisogni socio-assistenziali
LA COMUNICAZIONE
La comunicazione è l’essenza di ogni esperienza
umana, permette non solo la trasmissione delle
conoscenze da generazione a generazione, ma
permette anche lo scambio di informazioni, di idee
e di sentimenti.
Questo scambio avviene sia attraverso il
linguaggio (ed in questo caso parliamo di
linguaggio verbale), sia attraverso il corpo (e allora
parliamo di comunicazione non verbale).
IL LINGUAGGIO
Il linguaggio è una comunicazione di natura
astratta e simbolica, tipica della specie
umana, che viene suddiviso in due versanti:
Il versante espressivo che permettere di
esprimere attraverso parole dette o scritte
sensazioni, idee, situazioni psicologiche
ecc.
Il versante ricettivo che permette invece di
comprendere attraverso parole udite o lette,
i messaggi in arrivo.
Il graduale e continuo peggioramento
della capacità di capire e farsi capire
dagli altri, come si può ben immaginare,
è una delle conseguenze più disastrose
della malattia di Alzheimer sia per il
malato che per i suoi familiari.
La progressione della malattia
affievolisce anche le capacità di
comprensione.
Comunicazione verbale
Sedersi di fronte al familiare ed incoraggiarlo a parlare.
Parlare in modo lento e chiaro, con frasi brevi.
Cogliere l’emozione che esprime.
Comunicargli un messaggio per volta.
Usare frasi affermative.
Comunicazione non verbale
• Osservare il linguaggio facciale e del
corpo.
• Mantenere il contatto visivo mentre
si parla.
• Porre le domande in maniera che il
pz. debba rispondere solo Si o No.
• Mantenere un tono e inflessione
della voce coerente con il messaggio
verbale.
• Mantenere un buon contatto fisico
facilita la comunicazione anche negli
stadi più gravi della malattia, ad es.
esprimere affetto attraverso una
carezza o un abbraccio.
INTERVENTI COMPORTAMENTALI
Gli interventi
comportamentali sono
rivolti a incrementare
l’interazione sociale e le
abilità di cura personale o a
ridurre i comportamenti
disturbanti.
Altre forme di comunicazione
Controllare se il malato è ancora in
grado di leggere e di capire un
messaggio scritto.
Lasciare foglietti promemoria (con un
solo messaggio per biglietto), ad es.
“Quando esci chiudi a chiave la
porta”.
Supportare la scrittura con immagini e
fotografie.
Etichettare i cassetti, le credenze e le
porte delle camere, per indicarne il
contenuto e la funzione.
Disturbi Cognitivi e Comportamentali
DISORIENTAMENTO
CONFUSIONE
DELIRI E ALLUCINAZIONI
AGITAZIONE
DEPRESSIONE
LABILITA’ DEL TONO DELL’UMORE
ALTERAZIONE DEL RITMO SONNO-VEGLIA
ATTIVITA’ MOTORIA ABBERRANTE
DISTURBI DEL COMPORTAMENTO
ALIMENTARE
DISTURBI DEL COMPORTAMENTO SESSUALE
DISORIENTAMENTO
Incapacità di orientarsi nel tempo
e nello spazio.
Anche “ l’orologio interno” che ricorda quando è ora di mangiare o di
dormire, tende a guastarsi.
Sembra incredibile che una persona si
perda nella propria casa, o creda di
essere abbandonata, quando invece è
rimasta sola per non più di 5 minuti.
Cosa fare per il disorientamento?
1. Installare in modo ben visibile, strumenti che possano facilitare
le informazioni riguardanti il tempo e il luogo. Ad es. mettere in modo grande e ben visibile,
orologio e calendario.
2. Dare sicurezza.
3. Creare una routine.
4. Adattare l’ambiente ai bisogni del malato e non modificarlo, come
cartelli colorati alle porterosso=bagno.
CONFUSIONE
Lo stato di confusione nel paziente demente può avere delle
accentuazioni, causate da:
Riduzione del sonno
Risposte anomale alla terapia farmacologica
Malattie correlate
Ospedalizzazione
Cosa fare?
E’ fondamentale individuare le cause del
disturbo e creare un ambiente adeguato alle
esigenze dell’ammalato, ad es. una camera
silenziosa, illuminata e con pochi oggetti,
ma familiari.
DELIRI E ALLUCINAZIONI
Alcuni pazienti soffrono di deliri e allucinazioni. Il malato crede
che si stiano realmente verificando cose non vere, per
esempio crede che qualcuno lo stia derubando o voglia
fargli del male; o può essere convinto che i familiari lo
vogliano abbandonare, o ancora crede di parlare con il
personaggio di un programma televisivo.
Cosa fare?E’ importane mettere in atto alcuni
accorgimenti:
Ignorare le false accuse
Verificare se qualcuno dei farmaci che
assume può causare questo disturbo.
Distrarre il pz. dall’idea dominante
Non smentire il malato né deriderlo, ma
cercare di riorientarlo con modi protettivi e
Rassicuranti e con un tono della voce
calmo e con il contatto fisico
Coprire le superfici riflettenti se la fonte del
delirio è una figura anomala come lo
specchio.
AGITAZIONE
Il paziente può diventare agitato
presentando tratti di ansia,
irritabilità, aggressività
verbale (imprecazioni, bestemmie,
insulti, linguaggio scurrile) più di rado
come aggressività fisica (il malato può
opporre resistenza, spingere, picchiare,
graffiare, cercare di mordere, tirare
calci, sputare) in situazioni che non
giustificherebbero tali reazioni.
Come comportarsi?
E’ necessario dare un supporto di tipo emotivo ed
affettivo, come una risposta calma e nello stesso tempo
autoritaria.
Compiere le manovre assistenziali distraendolo e
spostando la sua attenzione su qualcosa di piacevole e
che lo interessa.
Non insistere e rinviare, anche di poco, ciò che ha
provocato il comportamento aggressivo.
Cambiare la persona che propone una attività senza
successo.
COSA NON FARE
Riprenderlo per i suoi comportamenti
aggressivi.
Ricordargli i comportamenti che deve
tenere.
Chiedergli perché diventa aggressivo.
Aspettarsi una giustificazione.
Farsi promettere che non lo rifarà.
LABILITÀ DEL TONO DELL’UMORE
Questo disturbo si manifesta con
repentine ed improvvise crisi in cui
il malato in assenza di cause
evidenti passa dal sorriso al pianto
o alla rabbia, e viceversa; oppure,
reagisce in modo emotivamente
non coerente rispetto al contesto:
ad es. ride in momenti inopportuni,
piange per avvenimenti o discorsi
che non sono tristi o trova ridicole
cose che non lo sono.
DEPRESSIONEE’ una forma reattiva alla
consapevolezza di malattia e al senso
di inadeguatezza rispetto alle
aspettative.
Il malato appare per lo più malinconico,
triste, stanco e affaticato e spesso
compare il pianto.
Può anche apparire nervoso, irritabile e
agitarsi con facilità. Il paziente può
lamentarsi inoltre, di dolori vaghi e
diffusi, di dormire poco, di “perdere
peso” e appetito.
Come gestirla?
E’ opportuno mettere in atto rinforzi positivi:
Aumentare l’autostima stimolandolo con
attività in cui è ancora abile e che sia per
lui piacevole e gratificante
Stimolare l’attività fisica
Avere un atteggiamento “materno”:
accarezzarlo, abbracciarlo e trattarlo con
dolcezza.
Alterazione del ritmo sonno-veglia
Il sonno diventa più leggero, meno riposante
e frammentato. Il malato tende a rimanere
sveglio di notte e a dormire di giorno
(inversione del ritmo sonno-veglia). Quando
resta sveglio durante la notte spesso si alza,
si lava, si veste e può chiedere di uscire
oppure può iniziare a fare qualcosa, talvolta
invece rimane a letto, parla, chiama persone,
e mette in disordine la biancheria del letto.
Cosa fare?Verificare che non ci siano
cause organiche (dolori
articolari, addominali, ecc.) o sia
dovuto all’uso di farmaci.
Evitare riposi diurni
Stimolare l’attività fisica
Evitare di assumere di sera
sostanze stimolanti (caffè, thè, ecc.).
Creare un ambiente rilassante con luci basse.
Evitare la sera l’assunzione di liquidi.
WANDERING
Come si manifesta?
Camminare da un
posto all’altro, in casa
o all’esterno, senza
scopo preciso come
risposta a un bisogno
interiore
incontrollabile.
Cosa fare?
Assecondare questo
comportamento, cercare
di capire quale ne sia la
causa e fare in modo che
cammini in un ambiente
il più possibile sicuro
limitando i rischi cui può
incorrere.
Accompagnare il
familiare in luoghi noti e
che susciti il suo
interesse.
PEDINAMENTO
Come si manifesta?
È l’espressione della
estrema dipendenza e
dell’attaccamento, che il
malato sviluppa verso la
persona che lo assiste e
segue ovunque per il timore
che se questa si allontana
non ritorni mai più.
Cosa fare?
Fare in modo che il
malato si abitui a più di
una persona che lo
assiste così che ci sia la
possibilità di un
ricambio.
ATTACCAMENTO
Come si manifesta?
Con gesti e comportamenti
ripetitivi, quasi automatici, di
cui non sempre è facile
comprendere il senso, svolti
senza un apparente fine
logico (a volte in relazione
con la precedente attività
lavorativa).
Cosa fare?
Lasciarlo fare e se possibile
favorirlo lasciandogli a
disposizione mobili e spazi dove
possa rovistare, riporre,
ordinare a suo modo oggetti,
materiali, suppellettili:
assicurandosi che possa
manipolarli senza pericoli per sé
e per gli altri.
Proporre semplici attività
manuali per indirizzare l’attività
motoria, al raggiungimento di
un obiettivo facile che come
conseguenza produrrà nel
malato soddisfazione.
DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
E’ frequente che nelle
demenze riscontrare
cambiamenti di gusto e
ricerca compulsiva di un cibo
specifico e non solo. è
possibile che, senza averne
coscienza, “rubi” il cibo.
COSA FARE?
Preparare per il paziente pasti adeguati
frazionando i pasti principali in tanti spuntini,
così che pur non mangiando tutto ai pasti
principali mangi comunque a sufficienza.
Non negare sempre il cibo tutte le volte che lo
chiedono, ma avere a disposizione qualche
alimento (frutta, yogurt, biscotti).
Cercare di distrarlo tenendolo occupato in altre
attività per lui piacevoli.
Evitare di lasciare nell’ambiente materiali non
alimentari che il paziente possa inghiottire.
MODIFICAZIONI DEL COMPORTAMENTO SESSUALE
La malattia non modifica in genere le
relazioni sessuali.
Può tuttavia accadere che il malato può
perdere interesse,
fare richieste eccessive di tipo sessuale
o comportarsi in maniera inadeguata.
Cosa fare?
Essere comprensivi e pazienti nell'affrontare questo
problema.
Abbracci affettuosi possono essere mutuamente
soddisfacenti.
Di fronte a richieste non gradite provare a distrarre il
malato coinvolgendolo in un'altra attività.
Non reagire in modo esagerato, avendo in mente che
questi disturbi sono una conseguenza della malattia.
Se il malato manifesta un comportamento sessuale
improprio (ad esempio tenta di denudarsi in pubblico, si
tocca gli organi genitali o compie gesti incongrui nei
confronti di altre persone) scoraggiarlo con dolcezza e
tentare di distrarlo.
CONCLUSIONI
In ogni stadio della malattia,
l’ambiente e soprattutto il
comportamento del caregiver, può
compensare o al contrario
accentuare le conseguenze dei
deficit cognitivi, condizionando
pertanto sia lo stato funzionale sia
il comportamento del proprio
familiare.
E’ evidente che per quanto sia possibile
individuare consigli e soluzioni su libri ed
articoli, nessun suggerimento può
superare la saggezza di ciò che si
apprende, con amore, sul campo!
“Se un uomo pensa di avere 30 anni, mentre ne ha 80, sarà difficile fargli accettare una moglie di 75 anni e magari vedrà la moglie nella figlia,
con tutti i drammi del caso.
Dal punto di vista “oggettivo” verrà trattato come un malato “aggressivo”, mentre dal punto
di vista interpretativo, a partire dalla sua visione fenomenologica, si tratta di un diverso modo di viversi, un tornare indietro nel tempo”
Guaita – Il luoghi della cura – Anno 1 N.1 - 2003