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pag. 1
L’intestino ritrovato
Valter Masci
“Celebrazione trentennale fondazione della Smb-Italia”
Quest’anno si celebra il trentennale della fondazione da parte del compianto Max Tetau della Scuola di
Omeopatia e Bioterapie Smb-Italia, emanazione della Smb-France.
La Smb-Italia è arrivata ad essere una delle strutture didattiche omeopatiche più importanti in Europa,
come testimoniato dai 6000 medici e farmacisti che vi hanno aderito.
Le caratteristiche della Smb-Italia, che si rifà agli insegnamenti dei maestri fondatori Emile Iliovici,
Roland Sananes e Max Tetau, sono il rispetto della Tradizione, l’integrazione nella Medicina,
l’immediatezza della Comunicazione e la Preparazione e la Passione dei suoi docenti.
Il suo slogan è “dal sapere al saper fare”.
È doveroso in questa occasione ricordare i colleghi-docenti Giovanni Marinoni, Elisa Alberti, Maurizio
Marini e Filippo Ricciotti, prematuramente scomparsi, che hanno segnato profondamente la Smb-Italia.
Paolo Roberti di Sarsina
UNIONE EUROPEA - SETTIMO PROGRAMMA QUADRO PER LA RICERCA E LO
SVILUPPO (FP7)
Consorzio “FP7 CAMbrella Pan-European Research Network for Complementary and
Alternative Medicine (CAM)”
Gli obiettivi del mandato: sviluppare una rete europea di centri di eccellenza nelle MNC per ricerca
collaborativa; sviluppare una terminologia di consenso accettata in Europa per descrivere gli interventi
di MNC; creare una conoscenza di base per facilitare la comprensione della richiesta di prestazioni di
MNC da parte dei pazienti e la loro prevalenza; rivedere l’attuale status giuridico e le politiche che
governano l’erogazione di MNC nell’Unione Europea; esplorare i bisogni, le credenze e gli
atteggiamenti dei cittadini europei nei confronti delle MNC.
Roberto Fantozzi
Gut-brain axis: lo sguardo del farmacologo
I termini gut-brain axis e brain-gut axis definiscono la comunicazione bidirezionale tra intestino e
cervello. In questa comunicazione svolgono ruoli fondamentali ormoni e neuropeptidi. Le incretine sono
un target attuale di farmaci antidiabetici; la scoperta di neuropeptidi come le tachichinine nella pelle
degli anfibi, nell’intestino e nel cervello dei mammiferi è un fondamentale contributo alla scienza
moderna di un farmacologo italiano: Vittorio Espamer. Questa fitta rete di comunicazione consente
molteplici espressioni funzionali a stressori diversi e pone il problema di nuovi target funzionali. È più
recente la comprensione che un altro fattore contribuisce all’interazione
cervello-intestino: il microbioma, ampliando così la complessità e la variabilità del fenomeno.
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Emilio Iodice
“Il medico agopuntore ed omeopata dinanzi al malato intestinale”
L’ autore , di formazione classica, invita ad una riflessione su come l’ Agopuntura e l’ Omeopatia
possano essere utili metodiche terapeutici nel malato “intestinale”.
Si preferisce parlare di “malato “ piuttosto che di “malattie” in quanto sia nella scelta del punto di
agopuntura sia nella scelta del rimedio omeopatico si deve privilegiare una diagnosi energetica che
sottolinei lo “squilibrio energetico “ (agopuntura) e il “nucleo energetico “(omeopatia) che si
differenziano da soggetto a soggetto pur in concomitanza della medesima malattia.
Vengono chiariti e dimostrati questi postulati che si rifanno allo studio della agopuntura tradizionale
cinese e allo studio della omeopatia classica hahnemanniana con alcuni esempi pratici con un cenno
anche alle proprietà fisiologiche di alcuni punti classici secondo i testi cinesi e un cenno sul nucleo
energetico di alcuni policresti omeopatici .
Antonella Ronchi
“Ma sarà irritabile solo il colon? Omeopatia come paradigma della medicina della
persona”
Parole chiave: colon irritabile, medicina omeopatica individualizzazione
La sindrome del colon irritabile, detta anche colite spastica, è una patologia che interessa l’ultimo tratto
dell’intestino, il colon.
L’origine di questo disturbo risiede nell’alterazione della normale funzionalità dei meccanismi
regolatori intestinali e a tutt’oggi non vengono identificate delle cause organiche specifiche. E’ per
definizione uno stato cronico, con remissioni e riacutizzazioni e la dipendenza tra sistema nervoso e
regolazione della risposta del colon la fa considerare una tipica manifestazione psicosomatica.
Nella medicina omeopatica lo studio delle malattie croniche comporta un’analisi a tutto campo della
sintomatologia del paziente e il trattamento conseguente risulta strettamente individualizzato.
Attraverso l’esposizione di due casi clinici trattati con medicinali omeopatici differenti verrà
esemplificata la specificità della metodologia omeopatica e in particolare nel secondo caso esposto verrà
messo in evidenza come l’instaurarsi e poi il regredire di una sintomatologia infiammatoria cronica
specifica quale la colite ulcerosa si inserirà nel processo patologico, risultandone in ogni fase della
malattia la necessità di un medicinale “della persona” e non dello stato patologico.
Emilio Minelli
“L’intestino nel modello sistemico dell’agopuntura”
In Medicina Tradizionale Cinese l’organismo si struttura grazie a movimenti di energia che ne
definiscono le funzioni, le relazioni con l’esterno, i rapporti con la mente.
La comprensione delle funzioni degli intestini, ne esiste infatti uno “bianco” e uno “rosso”, non può
dirsi esauriente se non è condotta secondo una molteplicità di linee di analisi che possiamo così
riassumere:
1. Analisi funzionale degli intestini secondo la dinamica generale della teoria degli Organi e dei Visceri.
2. Analisi funzionale degli intestini secondo la dinamica WuXing, Cinque Movimenti.
3.Analisi funzionale degli intestini secondo i movimenti energetici specifici degli organi con cui si
trovano in relazione interno/esterno: il Cuore, per quanto attiene l’Intestino Tenue e il Polmone, per
quanto attiene l’Intestino Crasso.
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Sergio Maria Francardo
“La medicina antroposofica nella cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali”
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (“IBD”, inflammatory bowel disease) colpiscono più di
4 milioni di persone nel mondo e circa 200 mila solo in Italia, e purtroppo sono in aumento in tutto il
mondo.
Le IBD sono malattie a causa sconosciuta.
Diversi farmaci permettono di tenere sotto controllo l’infiammazione e negli ultimi anni ci sono stat i
importanti progressi con prospettive terapeutiche migliori, infatti si sono ridotti gli interventi chirurgici.
L'ipotesi patogenetica prevalente è quella di una reazione immunologica abnorme da parte
dell'intestino nei confronti di antigeni (per esempio batteri normalmente presenti nell'intestino).
Questo squilibrio immunologico può instaurarsi per un'alterata interazione tra fattori genetici propri
dell'individuo e fattori ambientali. L’infiammazione è la conseguenza di un'alterata risposta
immunitaria, a livello della parete intestinale, alla presenza di un antigene estraneo, o verso agenti
estranei o considerati aggressivi dal sistema immunitario.
Le IBD presentano una certa “familiarità”, ovvero la tendenza ad un maggior rischio nei parenti delle
persone affette, ma non sono malattie ereditarie.
Morbo di Crohn e Rettocolite Ulcerosa si manifestano in modo diverso da paziente a paziente per
sintomi, decorso clinico ed impatto sulla qualità di vita di chi ne è affetto, questo da l’aggancio a
valutare l’elemento individuale della sintomatologia con la visione della medicina antroposofica; inoltre
sono malattie ad andamento cronico o ricorrente, che si presentano con periodi di latenza alternati a fasi
di riacutizzazione accompagnate da febbre, dimagramento, profonda stanchezza e inappetenza. La
visione salutogenetica della medicina antroposofica può essere di
grande aiuto per ridurre le ricorrenze della malattia.
Valter Masci
“Interpretazione scientifica delle indicazioni terapeutiche dei medicinali omeopatici”
Una delle motivazioni maggiori che impediscono l’accettazione dell’Omeopatia è la mancanza di
spiegazioni scientifiche delle indicazioni terapeutiche dei medicinali omeopatici.
Nell’intento di risolvere questo problema ho impostato un mio personale percorso di studio che consiste
essenzialmente nella analisi dei principi attivi presenti negli estratti vegetali con cui si preparano le
Tinture Madri.
Il risultato è sorprendente: lo studio dell’azione fisiologica e tossicologica dei principi attivi fornisce una
completa spiegazione scientifica delle indicazioni terapeutiche (sia fisiche che psichiche) dei
corrispondenti medicinali omeopatici.
Ad esempio l’indicazione terapeutica “gastriti caratterizzate da nervosismo” del rimedio omeopatico
Abies nigra trova spiegazione nell’azione del monoterpene chiamato pinene, il quale, oltre a precisa
azione contro H. pylori, agisce come antispastico per merito della sua azione di calcio-antagonista.
Inoltre pinene, avendo anche azione anticolinesterasica, provoca eccitazione mentale facendo aumentare
l’acetilcolina cerebrale.
Da sottolineare che tutte le sopracitate affermazioni sono espressione della Ricerca scientifica
internazionale della Medicina Ufficiale.
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Fernando Pitera’
“I Nosodi Intestinali Di Bach: Tossiemia Intestinale, Malattia Cronica e Terapia
Emozionale”
Lo studio dei nosodi è uno tra i capitoli più affascinanti della medicina e non solo di quella
omeopatica. Nella storia della medicina, le ricerche batteriologiche e la scoperta dei primi vaccini
si intrecciano con quella dei nosodi e dell’isoterapia, formando un’unica materia di studi che si
snoda nel suo difficile e lungo percorso per condurci sino alla moderna vaccinoprofilassi e ai
recenti concetti della terapia microbiologica. La dimensione internazionale della ricerca
microbiologica che ne sta all’origine vede Edward Bach protagonista di primo piano in questo
ambito, essendo egli stato un pioniere della ricerca microbiologica. Le sue scoperte diedero un
contributo importante sia alla medicina convenzionale che all’Omeopatia. Oggi sappiamo che la
presenza di batteri intestinali gioca un ruolo importante nell’equilibrio della salute umana. La
scoperta della stimolazione immunitaria da parte della microflora intestinale ha finalmente indotto
i ricercatori moderni a utilizzare i batteri in terapia umana, a conferma di quanto le intuizioni del
dottor Edward Bach fossero giuste e lungimiranti. Gli studi effettuati da Bach sulla flora microbica
intestinale, la preparazione di vaccini autologhi mediante gli stessi batteri saprofiti, e la loro
successiva trasformazione in nosodi intestinali, hanno impegnato gran parte della vita, delle
energie mentali, fisiche ed economiche di questo singolare e geniale collega. Il lavoro pioneristico
di Bach, ripreso successivamente da altri autori, è approdato, per vie diverse, all’immunologia e
alla neonata terapia microbiologica, a dimostrazione di come Bach sia stato lungimirante nelle sue
originali e brillanti osservazioni.
L’esperienza fondamentale di assistente batteriologo maturata durante la Grande Guerra e quella
di pioniere della ricerca medica accanto al dottor F.H. Teale portarono E. Bach ad approfondire gli
studi sulla flora batterica dell’intestino, pubblicando le ricerche su riviste di medicina
convenzionale. Nel corso degli anni egli si dedicò assiduamente alla realizzazione di vaccini
preparati con batteri intestinali, e in breve divenne una delle massime autorità in microbiologia. La
scoperta che alcune specie di germi intestinali, ai quali nessuno sino ad allora aveva dato
importanza, fossero strettamente connesse con l’insorgenza di malattie croniche, diede a Bach la
certezza di essere sulla buona strada per mettere a punto un metodo terapeutico in grado di curare
anche i casi cronici più difficili che non rispondevano ad altre terapie. Dalle ricerche sulla
microflora batterica intestinale Edward Bach trasse considerazioni, spunti e applicazioni
terapeutiche che saranno “riscoperte” oltre mezzo secolo dopo. Lo studio attento di determinate
specie di germi intestinali predominanti in pazienti sofferenti di malattie croniche, lo portò a
mettere in relazione l’eccesso di una determinata specie microbica intestinale con particolari
affezioni fisiche e mentali dei pazienti. Sebbene ai tempi di Bach l’immunologia fosse appena nata,
egli ebbe il grande intuito pionieristico di utilizzare i batteri intestinali a fini terapeutici. La cosa
sorprendente è che se si esaminano gli studi clinici più recenti di terapia microbiologica effettuati
da autori moderni (dal 1986 a oggi) in doppio cieco, randomizzati e controllati con placebo, si
noterà che sorprendentemente questi lavori utilizzano alcuni dei batteri che costituiscono i nosodi
intestinali di Bach (Enterococcus faecalis, Escherichia coli, ecc.), ma il dato ancora più singolare
e straordinario consiste nel fatto che i casi curati, oggetto degli studi menzionati, consistono
proprio in infezioni croniche delle vie aeree superiori, tonsilliti e sinusiti croniche, colon irritabile,
enteriti acute e infezioni croniche; malattie e sintomi tutti presenti nella sintomatologia clinica dei
nosodi sperimentati da Bach. Se ciò non bastasse, i moderni presidi farmacologici per la cura di
affezioni intestinali contengono batteri come il Proteus vulgaris, l’Escherichia coli e svariati altri
germi appartenenti alla microflora intestinale. Si può dire che Bach sia stato un vero pioniere, se
consideriamo che l’introduzione di vaccini e immunostimolatori orali è abbastanza recente in
medicina allopatica. Prima di lui nessuno aveva mai utilizzato in terapia umana questi batteri
intestinali.
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TOSSIEMIA INTESTINALE E MALATTIA CRONICA
Bach constatò che talune colonie di batteri, presenti in quantità limitata nell’intestino delle persone
sane, dominavano in numero assai maggiore nell’intestino di persone affette da determinate
malattie croniche. Bach isolò i ceppi dei microscopici colonizzatori dell’intestino umano, li coltivò
su determinati substrati nutritivi per controllare come questi decomponevano i diversi tipi di
zuccheri (glucosio, lattosio, ecc.), se producevano gas intestinali e se avevano una reazione acida o
basica. Proprio in base al tipo di azione fermentativa e di scomposizione degli zuccheri, classificò
l’enorme varietà di batteri presenti nell’intestino in sette grandi gruppi che includevano la
maggioranza dei bacilli fino ad allora conosciuti. Questi gruppi costituirono la base di partenza per
la preparazione dei suoi vaccini che successivamente sarebbero diventati nosodi omeopatici. Gli
ulteriori studi delle tossine batteriche presenti nell’intestino dei malati, lo indussero a concludere
che anche i pazienti potevano essere divisi in diversi gruppi, a seconda dei tipi di batteri che
predominavano nel loro intestino. A questi gruppi Edward Bach attribuì sette tipi psicologici
domandandosi se ad ogni malattia corrispondesse anche un particolare stato d’animo
preponderante del paziente. Le sue ricerche si concentrarono su questi batteri, sul perché fossero
presenti in numero così elevato in certi soggetti, sulla influenza dell’alimentazione nel determinare
lo sviluppo intestinale di determinate microflore batteriche, sulle possibili relazioni con i disturbi
cronici dei pazienti, e se questi germi fossero di ostacolo alla salute o potessero essere utilizzati
per il recupero dello stato di benessere. Seguirono anni di studi intensi in cui Bach cominciò a
preparare e testare i vaccini ottenuti da colture intestinali. Le ricerche lo convinsero che i suoi
vaccini, una volta iniettati nel paziente, avrebbero “ripulito” l’organismo dall’intossicazione che
era la causa della malattia cronica. Tale intossicazione, definita “tossiemia intestinale”, fu ritenuta
dal dottor Edward Bach la possibile causa della malattia cronica. I risultati ottenuti con questa
tecnica microbiologica superarono ogni sua aspettativa: molti suoi pazienti miglioravano dal punto
di vista generale e i loro disturbi cronici (ad esempio cefalee, emicranie, artriti, forme reumatiche)
scomparivano definitivamente. Il lavoro pioneristico di Bach anticiperà di oltre trent’anni il
pensiero di Helmut Mommsen il quale nel 1955 ebbe a scrivere: “Il gruppo di lavoro di terapia
microbiologica riunisce un certo numero di medici con l’obiettivo di studiare scientificamente le
possibilità di trattamento con microbi fisiologici e rendere tale metodica concretamente
applicabile”.
BACH, L’OMEOPATIA E LA NASCITA DEI NOSODI INTESTINALI
Nel marzo del 1919 E. Bach entrò come patologo e batteriologo nel Royal London Homoeopathic
Hospital. Nel 1920 presso lo stesso ospedale ottenne l’incarico ufficiale che manterrà sino al 1922,
apportando all’omeopatia un importante contributo personale con le scoperte sui batteri intestinali
che lo renderanno ancora più famoso. Nel frattempo, il lavoro sulla tossiemia intestinale e le
scoperte batteriologiche elaborate insieme a F. H. Teale, vennero pubblicate su riviste mediche e
trascritte nei Proceedings of the Royal Society of Medicine del 1920 e pubblicate successivamente
nel Journal of Pathology and Bacteriology dello stesso anno. Nell’Ospedale Omeopatico
londinese il giovane e sensibile medico venne a conoscenza di un altro metodo terapeutico, un
sistema di medicina che per curare gli ammalati utilizzava le stesse sostanze che causavano
malattie simili nell’uomo sano. Tale metodo non era molto dissimile dall’utilizzo dei vaccini che
impiegavano gli stessi agenti eziologici per curare le malattie che gli stessi procuravano. Nel suo
lavoro La Relazione tra la terapia dei vaccini e l’Omeopatia del 1920, presentato alla London
Homeopathic Society, Bach dimostrò le profonde analogie tra la nuova scienza medica e gli
insegnamenti di Hahnemann, suscitando enorme interesse. Già in quel periodo era in grado di
sostituire l’uso di medicinali convenzionali nella maggior parte dei casi che curava, anche quando
si trattava di malati che avevano poche speranze di guarigione. Sebbene queste scoperte avessero
segnato un notevole miglioramento rispetto ai precedenti metodi terapeutici delle malattie
croniche, Bach non era ancora soddisfatto per diversi motivi. Innanzitutto i procedimenti
diagnostici necessari per individuare i batteri intestinali e per preparare i vaccini iniettabili erano
troppo lunghi. Occorrevano infatti settimane, a volte mesi, di analisi e osservazioni prima di
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formulare una diagnosi corretta e decidere il protocollo di terapia. In questo periodo il paziente
continuava a soffrire restando in attesa della cura. Inoltre, nonostante gli incoraggianti risultati
ottenuti con i vaccini, Bach non amava il metodo iniettivo che causava gonfiore locale e dolore al
paziente. Altro problema riguardava i tempi e i modi di ripetizione delle dosi di vaccino per
ottenere il miglior risultato. Infine restava l’evidenza che alcune malattie non rispondevano
neppure al trattamento con vaccini. Venuto a contatto con l’ambiente e le idee dell’Ospedale
Omeopatico londinese, Edward Bach, studiando l’Organon dell’Arte di Guarire e sviluppando le
teorie di Hahnemann, non solo si convinse sempre più della relazione esistente tra la malattia
cronica e la disbiosi intestinale, ma trovò le risposte che cercava da tempo e che lo avrebbero
condotto successivamente sulla strada che lo avrebbe poi portato all’utilizzo dei rimedi floreali.
Nelle opere di Samuel Hahnemann, il fondatore della medicina omeopatica, che divenne il suo
mentore spirituale, trovò la conferma di molte sue intuizioni e supposizioni, scoprì una guida, un
fratello e un alleato compagno di lotta. Edward Bach aveva ricevuto un’istruzione medica classica,
ma, al contrario dei suoi colleghi e professori, era afflitto dagli stessi dubbi che un secolo prima
avevano tormentato Hahnemann. Possiamo ben immaginarci come la lettura dell’Organon
dovesse averlo spronato e rafforzato nelle sue opinioni.
Dopo la lettura dell’Organon di Hahnemann, Bach si convinse di poter integrare le sue teorie con
quelle del Maestro fondatore dell’omeopatia e cominciò a ipotizzare un collegamento tra le idee di
Hahnemann e gli studi da lui effettuati. Interpretando le ricerche di batteriologia e il corrispettivo
uso vaccinico in chiave omeopatica, Edward Bach diede un importante contributo personale
all’omeopatia introducendo nuovi importanti nosodi. Bach aveva sino ad allora utilizzato gli
autovaccini preparati da batteri isolati e identificati dalle colture fecali che venivano coltivati,
sterilizzati in stufa per 18 ore e poi inoculati allo stesso paziente. Seguendo il metodo omeopatico
imparò a modificare i suoi vaccini trasformandoli in soluzioni da assumere per bocca, diluendoli e
dinamizzandoli secondo la procedura omeopatica. Fedele al principio di trattare l’eguale con
l’eguale, il simile con il simile, allestì, in base al tipo di batterio che predominava in un paziente,
un cosiddetto “vaccino autogeno”. Denominò invece “vaccini polivalenti” i preparati compositi,
derivati dalle colture batteriche di più pazienti. Questi vaccini intestinali, diventati nosodi a tutti
gli effetti, non erano più iniettati, ma venivano somministrati per via orale e curarono con successo
centinaia di pazienti affetti da malattie croniche. I vaccini batterici contro le malattie croniche, che
Bach aveva ottenuto basandosi sulla teoria della “tossiemia intestinale”, vennero dunque da lui
modificati secondo la prassi omeopatica e chiamati “Nosodi intestinali”. Questi procurarono a
Bach grande fama, sia presso i medici omeopatici sia presso quelli allopatici. Lo studio dei nosodi
intestinali fu poi proseguito dai coniugi John ed Elizabeth Paterson, collaboratori del dottor Bach,
noti medici omeopati di Glasgow a quel tempo. Costoro ebbero il merito di ultimare, con ulteriori
sperimentazioni, i restanti vaccini intestinali.
Mettendo a frutto le sue notevoli conoscenze di microbiologia, e profondamente convinto dello
stretto rapporto che intercorre tra la malattia cronica e l’intossicazione intestinale, Bach aveva
individuato sette gruppi di bacilli della flora intestinale e scoperto che a questi stessi gruppi
corrispondevano altrettante tipologie umane contraddistinte da particolari attitudini del corpo,
espressioni del viso, caratteristiche del comportamento, mentalità e sintomi psichici. I sette
autovaccini furono chiamati The seven Bach Nosodes e successivamente denominati come Nosodi
di Bach-Paterson, tuttora usati dagli omeopati per la loro efficacia in numerose malattie croniche.
Con lo studio dell’omeopatia Edward Bach capì che, mediante la diluizione omeopatica, i suoi
“vaccini”, oltre a essere più efficaci, potevano essere somministrati oralmente evitando così le
fastidiose conseguenze delle inoculazioni. Dalla lettura dei testi di omeopatia apprese che
Hahnemann non prescriveva i farmaci a intervalli fissi, bensì a seconda delle necessità del
paziente e soltanto quando era terminato l’effetto della dose precedente, le somministrazioni dei
medicinali risultavano infatti più efficaci se ripetute soltanto quando l’effetto della dose
precedente svaniva. Per la prima volta poté constatare che anche Hahnemann aveva notato come,
in ogni malattia, fosse necessario un trattamento individuale e non un protocollo standardizzato, e
come fosse importante curare il malato e non solo la malattia. Approfondì lo studio delle note
caratteriali di ogni paziente, del temperamento, delle abitudini, dei sintomi mentali, utilizzando
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queste informazioni e i sintomi come guide nella scelta del rimedio più adatto. Questo metodo si
confaceva molto ad Edward Bach perché gli permetteva di prescrivere subito il rimedio, senza
dover perdere molto tempo in ripetute visite, analisi complesse, colture batteriche, allestimento di
vaccini, inoculazioni ecc. Durante l’uso dei nosodi, Bach fece una serie di interessanti
osservazioni. Constatò, ad esempio, che dopo un breve periodo di latenza si manifestava nel
paziente un temporaneo peggioramento nel quale ricomparivano a ritroso vecchi sintomi che poi si
andavano attenuando fino a scomparire. Era la crisi di guarigione che, proprio come avevano già
osservato S. Hahnemann e C. Hering, precede la vera guarigione. In tal senso, un aumento di
determinati sintomi poteva indicare un progresso del processo di guarigione se accompagnati da
altri cambiamenti in una “direzione” positiva. Ad esempio, in un paziente affetto da dermatite
atopica l’aumento dell’eczema che accompagna la risoluzione dell’asma segue la stessa direzione
del processo di guarigione. Similmente, un progresso in direzione negativa, anche quando c’e
miglioramento di un sintomo attuale, ha un significato prognostico negativo. Nel 1926, in
collaborazione con il dottor C.E. Wheeler, scrisse e pubblicò il libro Chronic Disease: a working
hypothesis (La malattia cronica: un’ipotesi di lavoro). Il libro ebbe discreto successo nell’ambiente
medico, sia omeopatico che allopatico, e i risultati ottenuti da tutti coloro che utilizzarono il
metodo furono così soddisfacenti che, da allora, i vaccini orali sostituirono in gran parte quelli
iniettabili. Inoltre, per ridurre la quantità di tossine prodotta nell’intestino e le conseguenze della
tossiemia intestinale, egli studiò gli effetti della dieta sulle malattie e divenne sostenitore
dell’alimentazione cruda, della frutta fresca e secca, dei cereali e delle verdure. L’azione di questa
dieta associata alla vaccinoterapia, fu l’argomento di una relazione tenuta al Congresso
Omeopatico Britannico di Londra nel 1924, intitolata “Tossiemia intestinale e sue relazioni con il
cancro”. Al Congresso Internazionale di Omeopatia di Londra nel 1927 Bach e alcuni medici che
lo avevano seguito e assistito nella ricerca lessero le relazioni sui lavori eseguiti fino a quel
momento.
BACH RISCOPRE LA PSORA DI HAHNEMANN
Bach ipotizzò che le malattie croniche fossero dovute all’“avvelenamento” del tratto intestinale da
parte di alcuni microrganismi e che se questi venivano eliminati, la malattia cronica guariva. Bach
giunse alla conclusione che la tossiemia fosse un avvelenamento cronico creato da particolari
microorganismi presenti nell’intestino e che la tossiemia intestinale corrispondesse alla psora di
Hahnemann. La conoscenza dell’omeopatia e lo studio delle Malattie croniche di Hahnemann,
portarono Bach a interpretare la psora secondo una nuova e originale visione. Nella sua Relazione
tra Vaccinoterapia e Omeopatia (British Homoeopathic Journal, Aprile 1920), E. Bach ebbe a
scrivere: “La tossiemia intestinale corrisponde nella maniera più notevole alla Psora di
Hahnemann: quello straordinario elenco di sintomi, come debolezza, mancanza di appetito,
pallore, perdita di energia, contrazioni nervose, che egli descrive come presenti in un individuo
non malato, secondo il senso comune; un individuo, cioè, che andando da un dottore verrebbe
trattato come un nevrotico o come qualcuno che ha bisogno di cambiare aria, essendo
costituzionalmente sano. È possibile dimostrare come tutti quei sintomi, che in realtà sono
precursori e indicatori di malattia emergente, sono dovuti a tale avvelenamento cronico
dell’intestino. Quando il veleno viene eliminato, il paziente perde rapidamente questi sintomi
minori. Inoltre, nella malattia stessa, se si riesce a eliminare questa tossiemia sotterranea non c’è
bisogno di tonici, stimolanti o di riposo; a condizione che la malattia non sia troppo avanzata, la
natura, liberata dal veleno, sarà presto in grado di eliminare ogni lesione … (…). Ho dunque
cercato di porvi in rilievo la straordinaria somiglianza tra il ramo più moderno della scienza
medica e gli insegnamenti dell’omeopatia. Una somiglianza che si riscontra nella composizione,
nelle dimensioni e nel risultato di una dose, nei metodi di uso e nei tipi di rimedi. Possiamo vedere
come in tutti questi punti esistano molti elementi in comune … (…)”.
Anche nella relazione intitolata Il problema della malattia cronica, Bach riaffermava che le
ricerche e i risultati ottenuti con i vaccini preparati dai batteri intestinali lo avevano portato alla
conclusione che la psora e la tossiemia intestinale fossero la stessa cosa: “Il nosode, cioè il rimedio
preparato dalla secrezione della malattia stessa, precede la batteriologia e la vaccinoterapia, ma
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la relazione tra loro è ovvia. Alla nostra scuola, a voi che siete pionieri nell’uso subclinico della
malattia per curare la malattia, offro un rimedio che è, io credo, potente contro la più profonda di
tutte le malattie: la tossiemia cronica individuata dal genio di Hahnemann. Anche se credo di
poter oggi approfondire la natura di questa malattia, non intendo con questo diminuire la gloria
di Hahnemann, ma anzi confermare ed estendere la sua opera, tributandogli il solo omaggio che
egli avrebbe desiderato”. Nel gennaio del 1930 Bach pubblicò sul Medical World un articolo dal
titolo: Un metodo efficace per la preparazione di vaccini a somministrazione orale, attribuendo a
tale procedura un grande valore terapeutico nella cura di casi di malattie croniche.
I tre principi fondamentali a cui Bach faceva riferimento erano:
- la scoperta del gruppo di bacilli che formava la base dei nuovi nosodi intestinali;
- il valore delle leggi di Hahnemann sulla ripetizione delle dosi;
- il fatto che i nosodi diventavano efficaci in forma omeopatica diluita.
Contemporaneamente Edward Bach rendeva note le sue scoperte anche ai medici allopati che già
ampiamente utilizzavano i suoi vaccini. Gli studi sui vaccini e la loro applicazione pratica stavano
ottenendo brillanti risultati ma Bach non era ancora completamente soddisfatto. Molti pazienti
erano restii ad usare medicamenti ottenuti da sostanze che erano la causa della loro stessa malattia.
Inoltre, nonostante il successo ottenuto dai nosodi e dal nuovo metodo omeopatico di
somministrazione orale, egli si convinse che i 7 nosodi avevano identificato un solo aspetto della
malattia – quello che Hahnemann aveva chiamato “Psora” - e che quindi non potevano curare tutte
le malattie. Il grande desiderio di Bach era stato quello di sostituire i prodotti della malattia - i
batteri intestinali usati come vaccini - con rimedi più “puri” ed era deciso a continuare le ricerche
in tal senso. Cominciò quindi a indirizzare la sua ricerca verso nuovi rimedi naturali nel regno
della botanica e scoprì che alcune piante contenevano principi attivi i cui effetti sull’uomo erano
simili a quelli dei batteri e quindi potevano avere proprietà terapeutiche analoghe a quelle dei
nosodi. Nei vari esperimenti effettuati da Bach in quel periodo i risultati ottenuti con essenze
botaniche e floreali non furono però così eclatanti quanto quelli ottenuti con i nosodi batterici.
Nella relazione che tenne presso la Società Omeopatica Britannica a Londra il 1° novembre 1928,
egli riferì tali limiti e tali perplessità. Il suo lavoro - La riscoperta della Psora - pubblicato dal
“British Homeopathic Journal” nel gennaio 1929 è importante perché contiene la prima pubblica
indicazione di quella “nuova e migliore medicina” che Bach avrebbe scoperto e perfezionato
alcuni anni dopo. A tal proposito risultano di grande importanza le seguenti citazioni:
“Desidererei che fosse possibile presentarvi 7 erbe anziché 7 gruppi di batteri, perché esiste nella
mente di molti una certa resistenza all’idea di utilizzare uno strumento terapeutico associato alla
malattia”.
TERAPIA EMOZIONALE
I nosodi intestinali che oggi conosciamo sono dunque nati da vaccini ricavati da alcuni ceppi
microbici prevalenti nella flora intestinale umana e sono stati utilizzati per la cura di patologie
organiche ma anche di malattie psico-somatiche e alterazioni di stati emozionali. Possiamo dire,
senza ombra di dubbio, che gran parte delle energie e della sua vita vennero utilizzate per lo studio
di questi nosodi. Per quasi un ventennio, e più precisamente dal 1912 al 1930, Bach si occupò
quasi esclusivamente di vaccini e nosodi intestinali, importanti rimedi che curarono centinaia e
migliaia di infermi affetti soprattutto da malattie croniche ma che caddero in oblio o rimasero nella
memoria dei soli omeopati. Successivamente Bach trasformò questi vaccini in nosodi omeopatici
contribuendo ad arricchire la Materia Medica omeopatica con nuovi rimedi di grande utilità nella
pratica clinica. I capisaldi di questo lavoro sono stati stigmatizzati dallo stesso Bach nelle sue
relazioni e pubblicazioni. Purtroppo, la conoscenza e l’utilizzo di questi nosodi ai quali Bach
aveva dedicato anni di intensi studi e approfondite ricerche sino all’età di 43 anni, non ebbero
altrettanta notorietà dei rimedi floreali. Questi apprezzabili lavori sono quasi caduti in oblio e
paradossalmente offuscati dalla stessa notorietà dell’autore, il quale divenne presto famoso in tutto
il mondo soprattutto come scopritore della “Floriterapia”. Il recupero della grande esperienza di
batteriologo che Edward Bach ebbe prima di essere noto per la sua “Floriterapia”, permettere una
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migliore e più profonda comprensione dell’opera bachiana in seno alla medicina del suo tempo
evidenziando la notevole lungimiranza che l’Autore ebbe nell’utilizzare la flora batterica
intestinale per farne dapprima vaccini da inoculo impiegati per la cura di malattie croniche. Il
successivo salto di qualità verso l’Omeopatia consentì a Bach di migliorare la sua terapia nosodica.
Mentre per descrivere le proprietà dei fiori di Bach sono stati versati fiumi di inchiostro, solo
qualche breve accenno è stato scritto per i nosodi intestinali. Gli stessi cultori delle opere di Bach,
anche i più attenti ed entusiasti, hanno da sempre sorvolato sull’argomento senza comprenderne la
reale importanza, oppure ne hanno completamente travisato il valore terapeutico attribuendo ai
nosodi intestinali le proprietà di curare solo sintomi fisici. In realtà, un’ulteriore e più interessante
scoperta, fu quella relativa all’interrelazione esistente tra ciascun gruppo batterico predominante
nella microflora intestinale e determinate peculiarità della personalità dei pazienti, a tal punto che
Bach, ad ogni nosode intestinale, fece corrispondere una determinata “parola chiave” che ne
caratterizzava lo stato d’animo. Bach constatò ripetutamente che i malati affetti da strane paure
presentavano un tipico aumento dei batteri del paratifo delle feci. I pazienti nervosi, irritabili e con
lo sguardo fisso, erano per lo più infestati dal batterio Proteus. Altri, che a prima vista sembravano
sani ma erano tuttavia affetti da malattie croniche, presentavano un sovrannumero di colibatteri.
Edward Bach stava cercando di dimostrare quel principio che intuitivamente conosceva da tempo
e cioè che il carattere del paziente era l’indicazione più importante nella scelta della terapia. Bach
somministrava un determinato nosode in base alla personalità e ai tratti caratteriali dei suoi
pazienti che divise in 7 gruppi, uno per ogni nosode, ciò significa che gli stessi possedevano
precise caratteristiche mentali ed erano utilizzati per curare anche i sintomi mentali dei pazienti.
Ne sono la prova i numerosi sintomi psichici presenti nelle Materie Mediche dei nosodi intestinali,
riferiti alle sperimentazioni cliniche effettuate per circa un trentennio su malati, e quanto lo stesso
Bach ebbe a scrivere in proposito: “Così, persone con paure insolite, come la fobia del fuoco,
dell’altezza, della folla, del traffico, hanno quasi invariabilmente un organismo del gruppo di
bacilli paratifoide. Le persone molto tese e nervose, dall’espressione ansiosa, il cui aspetto
cambia raramente, hanno spesso un bacillo del gruppo Proteus. Il paziente che a prima vista
appare in perfetta salute ma che ha qualche grave malattia cronica come la tubercolosi, spesso ha
degli organismi batterici del gruppo Coli mutabile. Le persone che si feriscono e perdono sangue
facilmente, in genere possiedono un germe del tipo dissenterico, e così via”.
Così, ad esempio:
MORGAN (Morganella morganii) soffre di agorafobia, ansia, claustrofobia, depressione,
avversione alla compagnia, paura del buio e dell’ignoto, ha congestione degli organi e delle
mucose;
PROTEUS (Proteus mirabilis e vulgaris) è soggetto ad attacchi improvvisi e incontrollabili di
collera, irrequietezza, irritabilità mentale, litigiosità e distruttività, è contraddistinto da una
tempesta mentale, tempesta dell’animo;
GAERTNER (Salmonella enteritidis) ha ansia quando è solo, irrequieto e bisognoso di compagnia,
si mangia le unghie, è sensibile al rumore, ha paura e fobia del fuoco e corrisponde a individui con
malnutrizione e bisogno di sostegno, indicato per bambini e anziani ipersensibili;
DYSENTERY-CO (Shigella dysenteriae) corrisponde a individui nervosi affetti da ansia di
anticipazione, angoscia, apprensione, fobie, manie, incubi, sensazione di fallimento, tensione
costante e innumerevoli timori, caratterizzati da tensione nervosa anticipatoria, psichismo labile
e paure;
FAECALIS (Alcaligenes faecalis) indicato per soggetti dal temperamento bilio-nervoso, colemici,
apatici, depressi con avversione e rabbia verso i figli e la famiglia, caratterizzati da stato di
depressione;
MUTABILIS (Escherichia coli var. mutabilis) corrisponde a variabilità, alternanza di sintomi,
mutevolezza;
BACILLUS-COLI (Escherichia coli - Poly-Bowel) è affetto da malinconia con sensazione di
abbandono e isolamento.
Bach divenne talmente abile in questa disciplina diagnostica empirica da prevedere quale tipo di
batterio predominasse nella flora intestinale di un determinato paziente, solo mediante
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l’osservazione clinica della persona. Allo stesso modo era capace di descrivere clinicamente la
tipologia di un paziente a lui sconosciuto, solo dalle analisi batteriologiche di laboratorio mediante
la coprocoltura e l’isolamento dei ceppi batterici predominanti. La conoscenza approfondita delle
caratteristiche degli individui portatori di una determinata popolazione batterica intestinale era tale
che egli riusciva spesso ad identificare il rimedio necessario, nel breve tempo in cui il malato
passava dalla sala di consultazione al suo studio.
Domenico Mastrangelo “L'INTESTINO NELLA PROSPETTIVA DELL'EPIGENETICA”
Nella Medicina Asiatica, l'addome (sede dell'intestino) è riconosciuto come "l'onorato centro" (Onaka) o
anche il centro della forza fisica e spirituale (Hara). In contrasto con la cultura occidentale, nella
quale ciò che attiene all'intestino, è spesso considerato un "tabù", la cultura e la tradizione asiatiche
hanno sempre considerato la "salute dell'intestino" uno dei temi centrali, nella vita sia fisica che
spirituale dell'uomo.
Negli ultimi anni, tuttavia, anche la scienza e la cultura dell'occidente hanno ampiamente rivalutato
l'importanza della "salute dell'intestino", come condizione essenziale per la salute di tutto l'organismo.
Studi effettuati negli animali, hanno dimostrato che l'intestino
1. comunica con i batteri che sostengono i processi digestivi mediante la produzione di specifici enzimi;
2. regola le funzioni degli epiteli e del sistema immunitario (è esso stesso la porzione più rilevante del
sistema immunitario dell'uomo), mantenendo, così, una condizione di salute, per esso stesso e per tutto
l'organismo;
3. "riferisce" al cervello, attraverso il nervo vago e diversi ormoni (Gut-Brain axis), sullo stato di
produzione energetica e altri fattori che influenzano l'umore e lo stato di salute
La complessità del sistema di interazioni dinamiche che, attraverso una regolare funzione intestinale,
conduce allo stato di salute dell'intero organismo, non può essere studiata e compresa con i mezzi della
genetica classica o "Mendeliana", che non tiene conto nè delle interazioni tra ambiente e geni, nè dell'
intrinseco dinamismo di tali interazioni.
L'epigenetica, al contrario, riconosciute e definite le basi biochimiche e molecolari delle interazioni tra
"genotipo" e ambiente, è la sola scienza che possa garantirci una piena comprensione dei processi che
stanno alla base delle condizioni di salute e malattia, così come determinate dallo stato di salute del
nostro intestino.
Giorgio Diaferia
“Sviluppo in-sostenibile e patologie correlate “
Noi siamo quello che mangiamo, ma siamo anche quello che diventiamo in funzione di che lavoro
svolgiamo, dove abitiamo, come ci curiamo, come viviamo. L’epigenetica ci fa sapere che il nostro
DNA può subire delle modificazioni dell’espressione fenotipica legate a fattori ambientali ed in
particolari agli inquinanti che respiriamo o ingeriamo quotidianamente. Le epimutazioni possono poi
venire trasferite ad altre cellule innescando delle modificazioni sull’attività di alcuni geni senza
modifiche del DNA. In assenza di una legge che tenga conto della sommatoria di principi chimici attivi
presenti contemporaneamente negli alimenti come frutta e verdura, la difesa più fattibile da parte
dell’uomo è quella di ricercare la provenienza del cibo che consuma o beve utilizzando la tracciabilità e
l’etichettatura del prodotto stesso. Nitriti e nitrati come causa di Tumori dello stomaco, aflatossine come
causa di gravi intossicazioni e tumori al fegato,. Circa ¾ dei Tumori dell’intestino si potrebbero
prevenire con una dieta ricca di frutta e verdura oltre che privilegiando le farine integrali nella
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preparazione di pasta, riso e pane. Ma i rischi per la nostra salute derivano anche dai nostri stili di vita,
che ci portano anche a vivere in una sorta di “isolamento” psichico e che potrebbero essere
convenientemente riportati al “Decalogo” prodotto nel 2007 dal World Cancer Research Fund, in cui
l’attività fisica regolare e non stressante, occupa un posto importante, come l’alimentazione ed il non
fumare. Non è più possibile costruire delle città non eco-sostenibile, ne va della nostra salute e di quella
delle future generazioni. Per farlo occorrono nuove conoscenze degli amministratori pubblici ed una
stretta collaborazione con il mondo della eco-ricerca applicata.
ALBERTO LAFFRANCHI
“Statine & altri rimedi: nuovi percorsi per l’ipercolesterolemia”
L’ipercolesterolemia è diventato il problema di salute numero uno del XX secolo.
Di fatto è una malattia inventata, un “problema” che è comparso quando la medicina ha imparato a
misurare i livelli di colesterolo del sangue. Infatti, alti livelli di colesterolo non provocano nel corpo
altri sintomi - contrariamente a quello che succede in altre condizioni, come il diabete o l’anemia, che
manifestano segni rivelatori, come sete o debolezza — l’ipercolesterolemia necessita dell’intervento di
un medico per essere scoperta attraverso un esame di laboratorio. Chi si sente prefettamente in salute ha
spesso un colesterolo alto — infatti, sentirsi bene è esattamente un sintomo del colesterolo alto!
Chi soffre di ipercolesterolemia? Leggendo attentamente la letteratura medica di 25-30 anni fa, trovate
la seguente risposta: tutti gli uomini di mezza età il cui colesterolo è oltre i 240 con altri fattori di rischio,
come fumare o il sovrappeso. Dopo la “Cholesterol Consensus Sonference” del 1984 i parametri
cambiarono: tutti (maschi e femmine) con il colesterolo sopra i 200 possono ricevere la temuta diagnosi
e la prescrizione dei relativi farmaci. Recentemente, quel valore è ulteriormente sceso a 180.
Le statine agiscono invece all'origine del problema, limitando la sintesi del colesterolo endogeno. In
particolare questi farmaci vanno a bloccare l'attività di un enzima chiamato HMG-CoA reduttasi
(Hidrossi-Metil-Glutaril-Coenzima A-reduttasi), fondamentale nei processi di sintesi del colesterolo
soprattutto a livello epatico.
Le statine vengono inoltre impiegate nei casi di ipercolesterolemia non familiare o di iperlipidemia
mista. La loro efficacia preventiva è fuori discussione ma in proposito non mancano polemiche sul
rischio di ricorrervi con troppa sufficienza. Prima di utilizzare farmaci per abbassare i propri livelli di
colesterolo è infatti fondamentale percorrere vie alternative, come il controllo dietetico ed altri
trattamenti non farmacologici (aumento dell'attività fisica e riduzione del peso corporeo).
Nonostante la loro efficacia terapeutica, le statine non sono prive di effetti collaterali che interessano
soprattutto il fegato. Alterazioni della funzionalità epatica e dolori muscolari rientrano tra gli effetti
indesiderati più comuni. Per questo motivo l'impiego delle statine è controindicato negli alcolisti, in
gravidanza, in allattamento, nei bambini e nei pazienti con disfunzioni epatiche. Non vanno inoltre
associate ai fibrati, farmaci ipolipidemizzanti utili per abbassare i livelli di trigliceridi nel sangue, per il
rischio di miopatia, rabdomiolisi ed insufficienza renale. Anche sforzi fisici importanti possono
aumentare il rischio di danni muscolari.
Diversi studi hanno dimostrato che le fibre solubili - contenute in buone quantità nei legumi, nell'avena
e nella sua crusca, nelle mele, negli agrumi e nelle carote - abbassano i livelli di colesterolo LDL e
trigliceridi. Come tutti gli integratori, ovviamente, le fibre possono risultare utili soltanto se assunte nel
contesto di un regime alimentare sobrio ed equilibrato.
In questa categoria rientrano prodotti come i semi di di psillio, il glucomannano, la pectina, la gomma di
guar e quella karaya. Gli integratori di fibra possono limitare l'assorbimento di farmaci assunti a breve
distanza da essi e, specie se utilizzati ad alte dosi, possono determinare flatulenza e sensazione di
gonfiore addominale.
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Alberto Fiorito
“Buon cibo per buoni batteri: simbiosi e immunità”
Le oltre 400 specie di batteri che colonizzano il tubo gastroenterico dell’uomo trovano la loro precisa
collocazione dal momento della nascita in poi.
Il passaggio nel canale del parto determina un primo contatto mentre al latte materno è correlata la
prima vera informazione ambientale dell’intestino, prima sottoforma di colostro, poi di latte vero e
proprio.
Ben presto altri elementi contribuiscono alla costituzione della flora simbionte, tra cui ricordiamo il
contatto con il seno materno e con le proprie mani che ben presto tenderanno a sostituirlo nei momenti
di ricerca della suzione, mentre successivamente arriverà la variante rappresentata dai cibi dello
svezzamento.
Al di là dei diversi modelli di contatto fisico, per lo più occasionali, è il cibo il vero veicolo per la
colonizzazione batterica dell’intestino.
Le modalità alimentari sono fondamentalmente due:
Trasporto diretto
Rifornimento di alimenti selettivi
Le potenzialità inquinanti sono ben più numerose:
Uso di farmaci che favoriscono la selezione tra ceppi
Inquinamento del cibo
Abuso di alcuni alimenti (diete mono- o paucitematiche)
Abitudini voluttuarie
Errori nello stile di vita che alterano il transito intestinale
Inquinanti chimici non dipendenti dal cibo
Tra questi errori metteremo in evidenza, nella presentazione, l’importanza dei ritmi circadiani della
produzione ghiandolare endogena come elemento determinante la costituzione ed il mantenimento di
una corretta flora batterica intestinale.
Giancarlo Ricci
“Ansia e salute tra lo psichico e il somatico”
Ciò che proponiamo cerca, molto schematicamente, di suddividere la manifestazione del sintomo tra un
ambito somatico e un ambito psichico. I due aspetti sono interconnessi. Il sintomo psichico parla e
dichiara un certo disagio, lo colloca. Esegue, a modo suo, una sorta di giustizia psichica: la richiede e la
mostra in modo irrevocabile. Il sintomo somatico andrebbe ipotizzato invece come “luogo” sul corpo su
cui si scrive un certo disagio psichico, come un indizio che qualcosa nello psichico si inceppa. In questa
suddivisione tra psichico e somatico troviamo lo spartiacque tra ansia e salute, tra qualcosa che interroga
producendo sofferenza e qualcosa che in quanto salute passa inosservato, silenziosamente.
Cristiana Barbera
“La barriera intestinale”
La barriera intestinale è la più importante barriera del nostro organismo verso l’esterno . Ha una
componente anatomica costituita dal sottile strato di cellule mucose intestinali ed ha una peculiare
funzione dicotomica discriminante in quanto A)consente l’assorbimento di sostanze nutrienti elettroliti e
acqua B) evita l’ingresso di tossine ,antigeni alimentari , virus e batteri all’interno dell’intestino .
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La particolare struttura delle cellule e degli apparati che le mantengono in stretta adesione le une con le
altre consente in condizioni normali il passaggio selettivo delle sostanze utili .
La difesa nei confronti degli antigeni nocivi siano essi proteine dietarie che microorganismi patogeni è
garantita dai movimenti peristaltici intestinali , dal muco, dalle IgA secretorie specifiche e dalle
componenti dell’immunità immediata e adattiva .
Una interruzione anatomica o la perdita della funzione discriminante della barriera è stata implicata
come determinante critica alla predisposizione ad alcune patologie croniche infiammatorie o
autoimmuni .
Questa interpretazione getterebbe le basi per nuove sfide terapeutiche di tali malattie.
Marina Risi
“L’asse cervello-intestino”
Studi recenti hanno dimostrato che il microbiota intestinale rappresenta un regolatore fondamentale
della salute umana; alterazioni permanenti nella composizione del microbiota intestinale sono alla base
delle più diffuse patologie, dall’infiammazione all’obesità.
Il microbiota comunica con il Sistema Nervoso Centrale, attraverso vie nervose, endocrine ed
immunitarie, influenzando le funzioni cerebrali ed il comportamento. E’ ormai un’evidenza scientifica
che una comunicazione disfunzionale cervello-intestino è associata non solo ad infiammazioni
intestinali, dolore cronico addominale e disturbi del comportamento alimentare, ma anche ad un’alterata
risposta dell’asse dello stress e a disturbi dell’umore.
Il concetto emergente dell’asse microbiota – intestino – cervello suggerisce che la modulazione
dell’equilibrio dei batteri intestinali può a buon ragione collocarsi fra le più interessanti strategie
terapeutiche e preventive di una vasta gamma di disordini immunitari, nervosi e metabolici.
Luisa Merati
"La funzione intestinale nell'ottica psicosomatica: dall'archetipo di Jung alla PNEI"
Ciò che recepiamo dal mondo esterno può diventare rappresentazione mentale a condizione che le
sensazioni siano rese elementari al punto da poter essere recepite dalla nostra psiche e dal nostro
cervello per la crescita del nostro Io.
Analogamente il cibo viene dapprima ingerito, scomposto e poi riassorbito attraverso l’ampia superficie
intestinale per la crescita del nostro organismo.
In questo senso possiamo parlare di analogia tra la funzione intestinale e quella psichica.
Dall'analogia il cammino porta al simbolo e all'archetipo e viceversa :l'intestino come labirinto delle
trasformazioni,il transito intestinale come viaggio nel labirinto delle trasformazioni.
La rete PNEI come il filo di Arianna ,rete di informazione che conduce allo svolgimento della corretta
funzione intestinale.
Maria Corgna
“L’intestino nella modulazione del network PNEI”
La lettura dell’intestino in chiave psiconeuroimmunoendocrina è strettamente collegata a quella del
cervello. Questi due organi infatti sono simili nel colore (chiaro), nell’aspetto (le circonvoluzioni
cerebrali e le anse intestinali) e nelle funzioni. Al cervello il compito di elaborare traumi cognitivi,
all’intestino quello di gestire stressori di natura non cognitiva (farmacologica e alimentare) per
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poi riconoscere, senza mezzi termini, che le connessioni intestino cervello sono tali da commutare una
patologia infiammatoria intestinale in uno stato di coscienza e viceversa. Ecco quindi che la patologia
intestinale in senso lato viene compresa in chiave pnei e trattata grazie ad una sapiente scelta del
Farmaco, al piacere nella scelta del cibo finalmente sdoganato da qualunque ruolo di compensazione/
autolesionismo, al movimento con musica e alla capacità del medico Pnei di insegnare ai suoi
pazienti strategie di accesso a stati emozionali potenzianti. Questo è il fulcro del metodo
terapeutico Pnei4U che, in modo scientifico ed innovativo, punta alla comprensione e alla cura
dell’identità mente corpo del paziente, attore della sua guarigione.
Marco Cappelletti
“Approccio alle Patologie Intestinali secondo il terreno omeopatico”
L’intestino è una struttura complessa, che riveste un enorme importanza nell’omeostasi dell’organismo
umano, perché, oltre a svolgere funzioni digestive e di assorbimento, ricopre un ruolo fondamentale nel
sistema immunitario generale, attraverso il GALT, il tessuto reticolo-endoteliale specifico del tubo
digerente. Secondo una visione olistica dell’uomo, pertanto, la patologia intestinale non coinvolge
solamente la sfera digestiva, ma si ripercuote su molti altri organi ed apparati. Affrontandola con un
approccio integrato, la terapia convenzionale e quella non convenzionale ci possono fornire i risultati
migliori. In quest’ottica, l’inquadramento del paziente, secondo lo studio del terreno omeopatico , ci
permette di intervenire in modo personalizzato, consentendoci di modificare tendenze patologiche
ereditarie ed acquisite.
Salvatore Bardaro
“La Malattia dai Mille Volti, l’Intestino e i Probiotici”
Etiopatogenesi bidirezionale ubiquitaria convergente, descrizione complessa che però in sintesi estrema
identifica appieno la dinamica, i caratteri e le conseguenze delle dominanze Insulinica e Cortisolica
raffiguranti i due poli, opposti nelle Attività e coincidenti nelle Resistenze, che tracciano l’oltremodo
esteso campo entro cui si sviluppa la “Malattia Dai Mille Volti”. E’ con tale definizione che si vuole
indicare l’insieme di problematiche pandemiche dell’epoca attuale che vanno dalla Sindrome
Metabolica alla Depressione, dallo Stress cronico fino al Cancro, spesso concepite
distinte e distanti e in tal modo approcciate terapeuticamente. Esse invece riconoscono quale
denominatore comune l’Infiammazione Cronica Sistemica (Low Grade Systemic Inflammation), cioè il
killer, apparentemente silenzioso, che è alla base della malattia cronico degenerativa in senso ampio. In
questo cosmo l’INTESTINO risulta assolutamente coinvolto e determinante, tanto che agire sul suo
Microbiota può risultare la mossa vincente.
Enrico Bertino
“Latte: Alimento Specie Specifico”
La relazione vuole evidenziare l’importanza del latte materno come alimento biologico specie-specifico
sottolineando i vantaggi dell’allattamento descrivendo in particolare quelli dell’alimentazione dei
neonati pretermine con latte materno e con latte umano di banca.
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Luciano Proietti
“Latte: nutrizione fisica ed emotiva”
Se pensiamo che il nostro compito di medici sia prevalentemente terapeutico, convenzionale o
“alternativo”, allora siamo funzionali alla filosofia sanitaria occidentale basata sulla cura delle malattie.
Ritengo invece che il compito del “medico” dovrebbe essere principalmente e primariamente quello di
prevenire la malattia, conservare la salute e il benessere di chi malato non è, secondo la tradizione
orientale antica.
Per ottenere questo risultato occorre conoscere le regole del gioco della fisiologia, della biochimica,
della biologia evolutiva.
Nel bambino, il rispetto delle sue necessita’ biologiche, (relazione affettiva, cibo, ambiente), permette
una crescita fisiologica in salute.
Attilio Francesco Speciani
“Infiammazione da cibo, BAFF e intestino. Nuovi paradigmi scientifici per la guarigione olistica “
Per anni la ricerca di una relazione tra malattia e cibo si è limitata con accanimento al tentativo di
identificare degli anticorpi contro il cibo, facilitando così la facile considerazione di una responsabilità
di singoli alimenti nel generare malattia. Non solo gli allergologi, ma anche molti omeopati sono caduti
nella trappola delle diete di eliminazione, della drammatizzazione di alimenti (povere solanacee...) che
facevano male, dimenticandosi dell’importanza delle capacità del sistema immunitario di creare
tolleranza e riequilibrare l’intera persona. Il cibo invece è il veicolo dell’energia che arriva dal sole, e si
trasforma nell’energia di ogni organismo diventando strumento olistico di guarigione e di vita. La
ricerca più recente ha consentito di capire che l’infiammazione da cibo (food-related inflammation)
rappresenta una condizione di forte impatto che coinvolge tutti i sistemi e apparati e deriva
dall’immunità innata (probabilmente dai recettori TLR2-4 presenti) cioè dai primordiali sistemi di
riconoscimento intestinale degli alimenti che fanno parte della dieta. La scoperta del BAFF (B Cell
Activating Factor), citochina della Superfamiglia del TNF, come possibile mediatore delle reazioni di
intolleranza alimentare ha consentito di rileggere secondo una chiave evoluzionistica i fenomeni di
reazione alimentare. La recente polemica e la conseguente interferenza lobbistica che sono seguite alla
semplice conferma scientifica della Gluten Sensitivity (intolleranza al glutine non celiaca) indicano il
rivoluzionario rilievo sociale della guarigione che passa attraverso l’individuo e i suoi comportamenti
anziché attraverso la somministrazione farmacologica. Questo approccio scientifico consente di capire
non solo come valutare le malattie intestinali ma anche come aiutarne la guarigione secondo una visione
olistica che ripropone l’uomo e non la malattia al centro delle possibilità terapeutiche.
Enrico Solerio
“Attualità nella Clinica delle Ipersensibilità Alimentari.”
Il tema delle ipersensibilità agli alimenti (impropriamente definite “intolleranze”) è visto spesso con
sospetto e diffidenza da molti medici. Studiando la visione dell’allergologo, che osserva prevantemente
patologie acute e pericolose per la vita, del gastroenterologo, che tratta invece più spesso pazienti
cronici e “funzionali” e del medico di medicina naturale, che affronta malati “rifiutati” con tecniche che
prescindono dalla comune farmacologia, è possibile riconoscere le cause di scetticismo e
incomprensioni.
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L’intersezione (Crossover) di queste tre linee di pensiero ha generato nuove possibilità di comprensione
della patologia allergica del tratto gastroenterico, come nel caso dei brillanti studi di provocazione
mucosale endoscopica con antigeni di alimenti del Prof. S. Bishoff, o delle interessanti letture sulle
allergie non Ig-E mediate del pediatra statunitense Harumi Jyonouchi, e continua a generare nuovi
modelli interpretativi grazie ai quali possiamo comprendere anche il fenomeno della “gluten
sensibility”, patologia emergente nel Mondo Occidentale.
Giovanni Allegro
“Le ricette del Progetto DIANA: come mangiare con gusto e prevenire le malattie”
Oggi sappiamo che l’alimentazione può influenzare l’insorgenza dei tumori attraverso numerosi
meccanismi. Oltre alla scelta degli alimenti, anche la preparazione del cibo può contribuire a peggiorare
o migliorare la sua capacità di svolgere un ruolo importante nella prevenzione.
Ecco alcuni esempi di meccanismi che influenzano il potenziale preventivo nella scelta e preparazione
di una ricetta: - la presenza di sostanze cancerogene nei cibi (ad esempio micotossine che si formano nella conservazione
dei cereali ed altri alimenti conservati in ambienti caldo-umidi; nitrosammine che si formano nella
conservazione di cibi proteici in presenza di nitriti; residui di pesticidi)
- la formazione di sostanze cancerogene nella cottura, specie ad alte temperature - le tecniche di cottura, che di fatto comportano una modulazione delle sostanze pro-ossidanti che
favoriscono la produzione di radicali liberi e di sostanze antiossidanti con l'effetto opposto
- una migliore utilizzazione di sostanze che favoriscono l’eliminazione delle sostanze tossiche (ad es. i
glucosinolati delle crucifere, la quercitina delle cipolle)
- presenza/assenza di sostanze che stabilizzano il DNA (aglio, crocifere, fibre vegetali), o che funzionano
come inibitori dell’angiogenesi (ad esempio i polifenoli del tè verde, gli isoflavoni della soia, curcumina, quercetina, resveratrolo, estratti d’aglio, e la quantità di cibo), oppure ancora come promotori
dell’apoptosi (crocifere, omega-3, curcumina, capsicaina, vanillina, EGCG, resveratrolo, licopene)
- quantità di cibi contenenti precursori di prostaglandine proinfiammatorie (acido arachidonico) o
antinfiammatorie e antiproliferative (EPA del pesce, acido gamma-linolenico di alcuni oli vegetali).
Le relazione descriverà i criteri che sono stati utilizzati per la composizione
delle ricette e dei menu nello studio DIANA e alcuni aspetti tecnici della cucina che aiutano a creare,
attraverso la scelta e la preparazione del cibo, le basi di una buona salute.