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Pagina 1 Febbraio 2013 - N° 14 Parrocchia S. Maria del Carmine - via Emilia, 72 - 40060 Toscanella BO - tel 0542 672306 - www.parrocchiatoscanella.it La chiave di lettura principale di questo grande avvenimento è costituita dalla parola “aggiornamento”. Nel discorso di apertura del Concilio Papa Giovanni XXIII diede una prima spiegazione di ciò che intendeva con questo termine: “Il ventunesimo Concilio Ecumenico vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica […]. Però noi non dobbiamo soltanto custo- dire questo prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore, dobbiamo continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti se- coli […]. Occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi”. A mano a mano però che i lavori e le sessioni del Concilio progredivano, si delinearono due schieramenti opposti a seconda che, delle due esigenze espresse dal papa, si accentuava la prima o la secon- da: cioè la continuità con il passato o la novità rispetto ad esso. (segue a pag.2) Anno della Fede Una riflessione in occasione del 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano ll (1962-1965) All’interno un ALLEGATO SPECIALE dedicato a Benedetto XVI Il 28 febbraio 2013, Bene- detto XVI ha lasciato il Ponti- ficato. Lo ringraziamo per tutti questi anni, in cui ci ha accompagnato e ha cammi- nato insieme a noi. I suoi messaggi, i suoi discorsi e le sue parole sono sempre mol- to chiari, diretti, arrivano dritti al cuore dei fedeli. La sua decisione è stata la prova del suo grande corag- gio e della sua grande umil- tà! Benedetto XVI resterà nella residenza di Castel Gandolfo circa due mesi, per poi rientrare in Vaticano co- me Papa emerito e risiedere nel Monastero "Mater Eccle- siae" Sarà sempre vicino a noi e a tutta la Chiesa, attra- verso la preghiera.

Lo Specchio n.14 - Febbraio 2013

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Riflettendo la parrocchia di Toscanella

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Page 1: Lo Specchio n.14 - Febbraio 2013

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Febbraio 2013 - N° 14

Parrocchia S. Maria del Carmine - via Emilia, 72 - 40060 Toscanella BO - tel 0542 672306 - www.parrocchiatoscanella.it

La chiave di lettura principale di questo grande avvenimento è costituita dalla parola “aggiornamento”. Nel discorso di apertura del Concilio Papa Giovanni XXIII diede una prima spiegazione di ciò che intendeva con questo termine: “Il ventunesimo Concilio Ecumenico vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica […]. Però noi non dobbiamo soltanto custo-dire questo prezioso tesoro, come se ci preoccupassimo della sola antichità, ma, alacri, senza timore, dobbiamo continuare nell’opera che la nostra epoca esige, proseguendo il cammino che la Chiesa ha percorso per quasi venti se-coli […]. Occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi”. A mano a mano però che i lavori e le sessioni del Concilio progredivano, si delinearono due schieramenti opposti a seconda che, delle due esigenze espresse dal papa, si accentuava la prima o la secon-da: cioè la continuità con il passato o la novità rispetto ad esso.

(segue a pag.2)

Anno della

Fede

Una riflessione in occasione del 50° anniversario dell’inizio

del Concilio Vaticano ll

(1962-1965)

All’interno un ALLEGATO SPECIALE dedicato a Benedetto XVI

Il 28 febbraio 2013, Bene-detto XVI ha lasciato il Ponti-ficato. Lo ringraziamo per tutti questi anni, in cui ci ha accompagnato e ha cammi-nato insieme a noi. I suoi messaggi, i suoi discorsi e le sue parole sono sempre mol-to chiari, diretti, arrivano dritti al cuore dei fedeli. La sua decisione è stata la prova del suo grande corag-gio e della sua grande umil-tà! Benedetto XVI resterà nella residenza di Castel Gandolfo circa due mesi, per poi rientrare in Vaticano co-me Papa emerito e risiedere nel Monastero "Mater Eccle-siae" Sarà sempre vicino a noi e a tutta la Chiesa, attra-verso la preghiera.

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Pagina 2 Anno della Fede

ESPERIENZE DI VITA PER I NOSTRI RAGAZZI

Più delle teorie, esempi di vita concreta

Tra questi due fronti - concordi nell’affermazione del fatto, ma opposti nel giudizio su di esso - si colloca la posizione del Magistero papale – da Paolo VI a Bene-detto XVI - che parla di “novità nella conti-nuità”. Se consideriamo il piano cronologi-co, possiamo dire che il Concilio rappre-senta una riforma rispetto al passato pros-simo della Chiesa e rappresenta invece una continuità rispetto al suo passato re-moto. In molti punti, soprattutto sul punto centrale che è l’idea di Chiesa, il concilio ha voluto operare un ritorno alle origini, alle fonti bibliche e patristiche della fede. (segue a pag.3)

I ragazzi di oggi sono sempre più esigenti. Figli della TV e del computer, abituati alle immagini e ai messaggi brevi e non più avvezzi ai concetti importanti, è difficile oggi inte-ressarli, coinvolgerli, far entrare in loro qualcosa di più della materialità. Noi siamo 4 catechiste e portiamo avanti un bel gruppo di ragazzi di seconda media, frutto di 2 clas-si che seguiamo fin dalla seconda elementare. Stiamo puntando in questo anno soprattutto su esperienze di vita concreta di persone che vivono per la fede e per il bene degli altri oppure vite di santi che hanno vissuto la fede nella nostra epoca o comunque preferibilmente in tempi recenti. Santi dei nostri tempi piuttosto che quelli, pur ultra-stimabili, ma di epoche più remote. All’inizio di quest’anno, abbiamo presentato la figura di Daniele Ba-diali, un ragazzo faentino, fattosi prete e partito in missio-ne per il Perù, dove ha lavorato in maniera esemplare per alcuni anni prima di essere ucciso da narcotrafficanti. Si tratta di una figura vicina a noi sia geograficamente (Faenza), sia perché piuttosto giovane sia perché vissuto in anni vicini a noi (è morto nel 1997 all’età di 35 anni). Questo ragazzo, oltre alle lettere che attesta-no la profondità della sua fede e del lavoro a servizio della Chiesa e del bene dei fratelli, ci ha lasciato anche parec-chie canzoni che amava comporre sulla sua chi-tarra. Accanto a Daniele Badiali (nella foto) ab-biamo introdotto altre figure di santi attuali,

come madre Teresa, santa Gianna Beretta Molla, San Cas-siano (che appartiene ad un’epoca più remota ma che può attrarre i ragazzi perché martirizzato nell’ambito scolasti-co – era un professore di stenografia, ucciso dagli stessi studenti istigati dai loro genitori, per essersi dichiarato cristiano—). In uno degli ultimi incontri abbiamo invece invitato una ragazza della nostra parrocchia a parlare di sé e della sua esperienza personale. E visto che quest’anno i nostri ragazzi si preparano a ricevere la Cresima, la nostra Caterina ha ripercorso la sua esperienza di vita appunto sull’onda dei sette doni dello Spirito Santo: Sapienza – il momento in cui ha capito che Dio la ama e la chiama – Intelletto – quando ha fatto sua la chiamata – Consiglio – le persone che l’hanno consigliata e aiutata – Fortezza – il momento in cui, dopo aver fatto una scelta, occorre tener duro, anche far fatica, per portare avanti la scelta – Scien-za – la conoscenza di Dio ci fa appassionare a Lui – Pietà – arriva il momento in cui, dopo aver ricevuto, ci si mette a nostra volta a servizio degli altri – Timor di Dio – timore di non corrisponderlo e di allontanarci da Lui. E’ stata una bella testimonianza, dall’incontro con persone che, come angeli sul cammino, le hanno comunicato la fede, fino alla presa di coscienza, all’aderire, alle esperienze belle come quella in Brasile, alle esperienze più impegnative del met-tersi a disposizione. E aiutare gli altri ci insegna moltissi-mo, molto più che ascoltare una lezione. Caterina è stata bravissima, conquistandosi subito il silenzio col suo timbro di voce dolce e pacato. Addirittura, anche quei ragazzi che solitamente si sforzano in ogni modo per mostrare che non gli interessa proprio niente, di tanto in tanto si ferma-vano e giravano la testa (...ecco le piccole, magre, fanta-stiche soddisfazioni di un catechista).

Carla Daniele Badiali

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Esperienze

La dottrina della fede muta, dunque, ma per restare fe-dele a se stessa; muta nelle contingenze storiche, per non mutare nella sostanza. Un esempio banale, ma indi-cativo è quello della lingua. Gesù parlava la lingua del suo tempo; non l’ebraico che era la lingua nobile e delle Scrit-ture, ma l’aramaico parlato dalla gente. La fedeltà a que-sto dato iniziale non poteva consistere, e non consistet-te, nel continuare a parlare in aramaico a tutti i futuri ascoltatori del vangelo, ma nel parlare greco ai Greci, latino ai Latini, armeno agli Ar meni, e così di seguito fino ai nostri giorni. E’ proprio mutando che spesso si è fedeli al dato originario. Che cos’é che permette di risolvere il paradosso e parlare di novità nella continuità, di perma-nenza nel cambiamento, se non l’azione dello Spirito San-to nella Chiesa? Lo Spirito Santo non dice parole nuove, non crea nuovi sacramenti, nuove istituzioni, ma rinnova e vivifica perennemente le parole, i sacramenti e le istitu-zioni create da Gesù. Non fa cose nuove, ma fa nuove le cose! C’è stata, nella realtà, questa sospirata “nuova Pen-tecoste”? Quale ne è il segno più convincente? Trattan-dosi di un fatto interiore che avviene nel cuore delle per-sone, la risposta ultima a queste domande la conosce solo Dio. Possiamo tuttavia cogliere dei segni, aiutati an-che dalla sociologia religiosa che si occupa di queste co-se. Da questo punto di vista, la risposta che da più parti si da a quella domanda è: nei movimenti ecclesiali! Bisogna precisare subito una cosa. Dei movimenti eccle-siali, fanno parte, nella sostanza se non nella forma, an-che quelle parrocchie, associazioni di fedeli e nuove co-munità, nelle quali si vive la stessa comunione e la stessa qualità di vita cristiana. Da questo punto di vista, movi-menti e parrocchie non vanno visti in opposizione o in

concorrenza tra di loro, ma uniti nella realizzazione, in modo diverso, di uno stesso modello di vita cristiana. Si deve insistere sul corretto nome: movimenti “ecclesiali”, non movimenti “laicali”. La maggioranza di essi sono formati, non da una sola, ma da tutte le compo-nenti ecclesiali: laici, certo, ma anche vescovi, sacerdoti, religiosi, suore. Rappresentano l’insieme dei carismi, il “popolo di Dio”. Giovanni Paolo II vedeva in questi movi-menti e comunità parrocchiali vive “i segni di una nuova primavera della Chiesa”. Nello stesso senso si è espresso, in diverse occasioni, Papa Benedetto XVI: “Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo”. Qual è, in conclusione, il significato del Concilio? La risposta è contenuta nella frase con cui Agostino riassume il rappor-to tra la legge e la grazia: “È stata data la legge perché si cercasse la grazia ed è stata data la grazia perché si osser-vasse la legge”. Lo Spirito non dispensa dunque dal valo-rizzare anche la lettera, cioè i documenti, del Vaticano II; al contrario, è proprio lui che spinge a studiarli e a met-terli in pratica. Se ci sembra che parlare di una nuova Pentecoste, sia per lo meno esagerato, visti tutti i proble-mi e le controversie sorti nella Chiesa dopo e a causa del Concilio, non dobbiamo far altro che andare a rileggerci gli Atti degli Apostoli e costatare come problemi e con-troversie non mancarono neppure dopo la prima Pente-coste. E non meno accesi di quelli di oggi!

Un ringraziamento particolare a tutti coloro che nel periodo del Natale ci fanno rivivere momenti come quello dell’Epifania con l’arrivo dei

Magi a Dozza. Molta gente ne è coinvolta anche al di fuori delle parrocchie promotrici. E’ diventata ormai una tradizio-ne consolidata e partecipata.

La fede cambia, ma per rimanere fedele a se stessa.

(da pagina 2)

E’ importantissimo avere occasio-ni simili per unirci attorno alla nostra fede, lasciandoci dietro ogni motivo di divisione. Le feste della nostra tradizione cristiana ci richiamano all’Amore che il Padre ha per noi e ci stimolano conti-nuamente a ripensare e riattualiz-zare la nostra fede.

don Alex

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Pagina 4 Testimonianze

Oggi, nel giro di un'ora, ho ricevuto

ben tre messaggi Il primo messaggio é arrivato tramite Don Andrea. Spesso la vita ci pone di fronte delle opportunità che ci costringono a fare delle scelte. Anche Giacomo e Giovanni di fronte alla fortuna di vi-vere vicino al Maestro hanno visto un'opportunità e deciso di scegliere la gloria. "Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse loro: "Voi sape-te che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il figlio dell'uomo infatti non é venuto per farsi servire, ma per servire e

dare la propria vita in riscatto per molti". Il secondo messaggio mi é arrivato distintamente attraverso le parole del Santo Padre riportate sull'ultimo numero del Lo specchio: 'Professare con la bocca, a sua volta, indica che la fede implica una testi-monianza ed un impegno pubblici. Il cristiano non puó mai pensare che credere sia un fatto privato. La fede é decidere di stare con il Signore per vivere con Lui. E questo "vivere con Lui" introduce alle ragioni per cui si crede. La fede, proprio perché è atto

della libertà, esige anche la responsa-bilità sociale di ciò che si crede. Il terzo messaggio di oggi è nascosto sempre ne Lo specchio, nell'ultima pagina, ne “La cioccolata calda”. An-che a noi, quotidianamente, capita di far parte di discussioni sulle cose che danno felicità: lavoro, soldi, au-tonomia, realizzare qualsiasi deside-rio, non avere nessun problema. Il professore dice chiaramente che la vita stessa è motivo di felicità, non le cose con cui cerchiamo di riempirla. "Ricordatevi sempre questo: Dio pre-para la cioccolata calda, Egli non sce-glie la tazza. La gente più felice non ha il meglio di ogni cosa, ma apprez-za il meglio di ogni cosa che ha: vive-re semplicemente, amare generosa-mente; parlare gentilmente. Lasciate il resto a Dio. E ricordatevi: le perso-

ne più felici non sono coloro che hanno di più, ma coloro che sanno trarre dal poco tutto ciò di cui hanno bisogno". Ho messo come titolo "Che frega-tura.." perché i tre messaggi era-no proprio per me. Il primo é diretto proprio a me partendo dai nomi: Giacomo e

Giovanni sono gli altri due nomi rice-vuti al battesimo. A parte questo particolare la loro storia è la mia per-ché tante volte penso alla mia vita in termini di carriera, di miglioramento della mia situazione economica, di visibilità. Io ho già avuto queste cose e so che non possono rimanere un fine, devono diventare un mezzo: quello attraverso il quale servire. Il secondo mi ricorda che la fede com-porta una testimonianza ed un impe-gno pubblici. Tante volte sono stato convinto che bastasse essere presen-

ti per dare testimonianza. Il Santo Padre mi dice che la fede esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede. Quindi vivere la mia vita, nel ruolo lavorativo e sociale che ho, con la responsabilità di un cristiano, nel rispetto pubblico oltre che privato dei valori del Cristianesimo. Il terzo mi ricorda un passaggio importante della mia vita. In quel periodo ho avuto coscienza di quanto avevo fat-to sino a quel momento e che, nono-stante le belle cose fatte e i risultati raggiunti, le cose migliori che avevo erano arrivate tutte senza nessun merito da parte mia. In quel momen-to avevo capito quanto ero già vicino alla felicità e che era il momento di cominciare a restituire almeno in parte quello che avevo ricevuto, che fortuna? D’accordo: avevo scritto "che fregatura" perché anche questa volta Lui aveva trovato il modo di parlarmi. Spesso la tentazione è di semplificare, di cercare di riassumere tutto quello che ascoltiamo, da chi-unque arrivi, in uno slogan. Lo fac-ciamo in famiglia, al lavoro, la dome-nica in chiesa, pensando in questo modo di essere a posto. Lui invece ha trovato il modo di parlare proprio a me, ha trovato proprio i miei ricor-di, le parole giuste per farsi ascoltare da me. Che fortuna, in caso contra-rio avrei avuto la possibilità di mette-re tutto in memoria, in quel cassetto che ogni tanto si apre quando sento ripetere le cose che sentivo all'omeli-a domenicale da bambino. Direi che, opportunamente, da quel cassetto esce la frase "Amerai il prossimo tuo come te stesso" Un bell'impegno in un mondo nel quale il prossimo vuol dire solo "quello dopo". Ok Signore, i messaggi sono arrivati, forte e chia-ro. Io, da solo, non penso di farcela: mi serve il Tuo aiuto. Quindi ti chiedo quello che ti chiedo sempre: pruden-za, pazienza, sapienza e speranza per fare la tua volontà. GRAZIE.

Che fregatura! E se invece fosse grazia?

Giacomo

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Parrocchia S. Maria del Carmine - via Emilia, 72 - 40060 Toscanella BO - tel 0542 672306

Dedicato a Benedetto XVI

Il suo Pontificato, durato 8 anni, dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013, ha sicuramente portato molto frut-to. Benedetto XVI è stato per molti di noi, e continuerà ad essere, un grande teologo, un papa che attraverso le sue parole è riuscito ad entrare nel nostro cuore, a guidarci, a farci riflettere. Un papa umile, fiducioso e coraggioso che ha saputo servire al meglio Dio, guidandoci nei momenti di gioia e anche nelle difficoltà.

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Pagina 6 Benedetto XVI

Il 27 febbraio, Benedetto XVI ha tenuto l’ultima udien-za generale del suo Pontificato davanti a molte decide di migliaia di persone, che lo hanno applaudito e ac-clamato con insistenza. Nella sua catechesi, il Papa ha affermato ancora una volta di non abbandonare la Croce, bensì di “restare in modo nuovo” accanto al Crocifisso, “nel recinto di San Pietro”. A tutti, Bene-detto XVI ha espresso la propria gratitudine per il so-stegno e l’affetto ricevuti in questi anni, ripetendo: “Continuerò ad accompagnare il cammino della Chie-sa con la preghiera e la riflessione”. Il suo discorso è stato un saluto molto commovente, che ha toccato il cuore di tutti i fedeli. Vi riportiamo qui alcune parti della sua udienza, ma vi consigliamo caldamente di leggere il testo completo! Buona lettura.

ULTIMA UDIENZA DI BENEDETTO XVI

“In questo momento il mio animo si allarga ed abbraccia tutta la Chiesa sparsa nel mon-do; e rendo grazie a Dio per le «notizie» che in questi anni del ministero petrino ho potu-to ricevere circa la fede nel Signore Gesù Cristo, e della carità che circola realmente nel Corpo della Chiesa e lo fa vivere nell’amore, e della speranza che ci apre e ci orienta verso la vita in pienezza, verso la patria del Cielo.

Sento di portare tutti nella preghiera, in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pasto-rale. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore: perché abbiamo pie-na conoscenza della sua volontà, con ogni sapienza e intelligenza spirituale, e perché possiamo comportarci in maniera degna di Lui, del suo amore, portando frutto in ogni opera buona (cfr Col 1,9-10).

In questo momento, c’è in me una grande fiducia, perché so, sappiamo tutti noi, che la Parola di verità del Vangelo è la forza della Chiesa, è la sua vita. Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e nella carità. Questa è la mia fiducia, questa è la mia gioia.

Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, ho avuto la ferma certezza che mi ha sempre accompagnato: questa certezza della vita della Chiesa dalla Parola di Dio. In quel mo-mento, come ho già espresso più volte, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? E’ un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti,

sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze. E otto anni dopo posso dire che il Signore mi ha guidato, mi è stato vici-no, ho potuto percepire quotidianamente la sua presenza. E’ stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea: il Signore ci ha donato tanti giorni di sole e di brezza legge-ra, giorni in cui la pesca è stata abbondante; vi sono stati anche momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sem-brava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre sapu-to che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare. Ed è per questo che oggi il mio cuore è colmo di ringraziamento a Dio perché non ha fatto mai mancare a tutta la Chiesa e anche a me la sua consolazione, la sua luce, il suo amo-re.

Siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sem-pre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mo-strato il suo amore senza confini. Vorrei che

ognuno sentisse la gioia di essere cristiano. In una bella preghiera da recitarsi quotidia-namente al mattino si dice: «Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano…». Sì, siamo contenti per il dono della fede; è il bene più prezioso, che nessuno ci può togliere! Rin-graziamo il Signore di questo ogni giorno, con la preghiera e con una vita cristiana coerente. Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo!

Ma non è solamente Dio che voglio ringra-ziare in questo momento. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro, anche se è la sua prima responsabilità. Io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino; il Signore mi ha messo accanto tante persone che, con gene-rosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine.” [...]

“Vorrei che il mio saluto e il mio ringrazia-mento giungesse poi a tutti: il cuore di un Papa si allarga al mondo intero.[...] Sì, il Papa non è mai solo, ora lo sperimento ancora una volta in un modo così grande che tocca il cuore. Il Papa appartiene a tutti e tantissi-me persone si sentono mol-

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Benedetto XVI

to vicine a lui. [...] Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa – non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che ci unisce tutti. Sperimenta-re la Chiesa in questo modo e poter quasi toccare con le mani la forza della sua verità e del suo amore, è motivo di gioia, in un tempo in cui tanti parlano del suo declino. Ma ve-diamo come la Chiesa è viva oggi!

In questi ultimi mesi, ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chie-sto a Dio con insistenza, nella pre-ghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa. Ho fatto questo passo nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo. Amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi.

[…] Il Papa ha veramente fratelli e sorelle, figli e figlie in tutto il mondo, e si sente al sicuro nell’abbraccio della vostra comunio-ne; perché non appartiene più a se stesso, appartiene a tutti e tutti appartengono a lui. Il “sempre” è anche un “per sempre” - non c’è più un ritornare nel privato. La mia deci-sione di rinunciare all’esercizio attivo del

ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non ab-bandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chie-

sa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Bene-detto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostra-to la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio.

Ringrazio tutti e ciascuno anche per il rispet-to e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Io conti-nuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre. Vi chiedo

di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i Cardinali, chiamati ad un com-pito così rilevante, e per il nuovo Successore dell’Apostolo Pietro: il Signore lo accompa-gni con la luce e la forza del suo Spirito.

Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria Madre di Dio e della Chiesa perché accompagni ciascuno di noi e l’intera comunità ecclesiale; a Lei ci affidiamo, con profonda fiducia.

Cari amici! Dio guida la sua Chiesa, la sorregge sempre anche e soprattutto nei momenti difficili. Non perdiamo mai questa visione di fede, che è l’unica vera visione del cammino della Chiesa e del mondo. Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi, ci sia sem-pre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vici-

no e ci avvolge con il suo amore. Grazie!”

Benedetto XVI

Mercoledì 27 Febbraio alcuni giovani della nostra parrocchia hanno partecipa-to all’ultima udienza di Benedetto XVI. Le sue parole, ascoltate proprio lì, in piazza San Pietro, hanno donato loro grandi emozioni. Ecco qualche riflessione che si sono portati a casa dopo questa bella esperienza.

Io non ho davvero parole per il messaggio che abbiamo sentito dal papa! É qualcosa di inde-scrivibile e mi ha toccato fino in fondo! Vi sembrerà strano ma io oggi mi sento diversa, cambiata (in meglio).. Ho visto un uomo fragile, un uomo che riconosce le sue debolezze ma allo stesso tempo un uomo dotato di grande fede!! Un uomo che ama la Chiesa e che mi ha trasmesso questo amo-re!!! Ciò che mi vien da dire è semplicemente: GRAZIE DAV-VERO BENEDETTO!!!!

Rossella

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Pagina 8 Testimonianze

Durante il discorso del Papa, un paio di cose mi hanno colpi-to: la fatica che faceva ogni volta che cambiava foglio, come se quei fogli pesassero tonnellate... nel cambiare pagina e-sternava tutte le sofferenze che aveva dentro… non solo con le parole, ma si vedeva proprio che non era semplice quello che stava facendo.. Un discorso tanto semplice quan-to straordinariamente bello, che è penetrato dentro, in fon-do al cuore, con una facilità incredibile. Un'altra cosa che mi ha colpito è stato il suo sguardo alla fine del discorso: una volta messi via quei fogli (sembrava veramente si fosse tolto un peso assurdo, anche se dentro di me non sono sicu-rissimo lui se lo sia tolto del tutto), come se cercasse di guardare ognuna delle facce delle persone che erano pre-senti in piazza.. e con quello sguardo ci ha presi e abbraccia-ti uno ad uno... Ma non un abbraccio lungo uno sguardo, ma un abbraccio lungo tutta una vita. Lui sarà sempre con noi.

Stefano

Sento di essere venuta a Roma, perchè sentivo di doverlo fare, ne sentivo una sorta di bisogno.. Probabilmente perchè ho sempre sentito che questo Papa mi ha sempre dato molto, partendo da quella stretta di mano e da quelle parole di 7 anni fa e arrivando, e oggi lo posso dire, alle parole di ieri.. sento che in fondo è anche grazie a lui che io oggi sono arrivata dove sono e non mi fermerò qui, probabilmente è dalle parole che da 7 anni a questa parte mi ripeto di tanto in tanto, che trovo la forza, o forse direi lo spirito, di uscire dall'unico posto in cui mi sentirei sicura.. Bhe ieri ho sentito molto tutto ciò, direi che è stata un po' un ricaricare ciò a cui mi ero abi-tuata. Credo anche di essere venuta perchè avevo bisogno di risposte, perchè sinceramente non avevo accolto proprio di buon grado "l'annuncio" delle sue dimissioni, più che altro di-rei che la cosa mi aveva lasciata un po' persa, per questo ave-vo visto l'andare a Roma come prova che credevo in qualcosa che c'era e che in realtà quello in cui io credevo non era l'uo-mo con le scarpe rosse, ma era un Qualcosa di più grande. Ieri in realtà non ho avuto una visione trascendentale o l'illumina-zione che ci dà delle risposte, ma il vedere quella gente mi ha

detto e dato molto più di quanto mi aspettassi. In realtà ciò che io ho sentito ieri sono state una grande serenità, non so neanche ben dovuta a che cosa, e la grande umanità di quell'uomo che avevo sempre ammirato. Ieri mi ha anche col-pito il sentirmi dire che non siamo soli, un non siamo soli che, nonostante me lo avessero detto molte volte, ho sentito rea-lizzato solo ieri nel paragone con la barca. Ho sentito anche la ricerca di aiuto nelle difficoltà; il Papa ieri mi ha trasmesso anche un vero e profondo amore per la Chiesa, mi ha toccato il cuore quando ha detto "Dio ci ama, ma attende che anche noi lo amiamo" perchè mi sono chiesta quanto amo io Dio. Mi sono rimaste anche le parole "Non abbandono la croce!" per-chè quando ho saputo delle sue dimissioni mi sono domandata anche se avessi creduto fino a quel momento in "aria fritta" e quelle parole mi hanno rincuorato. Ho sentito anche molto più viva la Chiesa in quell'Abbraccio. Se oggi dovessi dire qualco-sa di quello che io ho sentito tramuterei la mia affermazione "E' stato come incontrare e toccare Gesù" di sette anni fa in un semplice "Grazie!"

Francesca

Partecipare all’ultima udienza di Benedetto XVI è stata una grande emozione! C’era davvero moltissima gente che era là per lui, per ringraziarlo di questi 8 anni. Le sue parole piene di fede, amore e gratitudi-ne, mi hanno colpita molto e mi hanno anche aiutata a riflettere sulla grande scelta che ha preso. Ascoltan-dolo, mi sono sentita come abbracciata da lui, ho tro-vato conforto e mi sono sentita parte di una Chiesa grande e viva! Mi sono emozionata e allo stesso tem-po ho provato una grande gioia nel ricordare tutti i momenti che ho vissuto con Benedetto XVI, in modo particolare alla GMG di Madrid nel 2011. Per me è stato un papa davvero importante, perché mi ha aiu-tata a crescere nella fede! E dopo aver ascoltato la sua ultima udienza sono ancora più convinta che sia un grande uomo, una grande persona, a cui sono dav-vero molto grata. GRAZIE BENNI! Ti voglio bene!

Giulia

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Musica

Anna Conti ha diretto per circa 21 anni il coro Decor Car-meli. Il coro Decor Carmeli, come molti sanno, è il coro che anima la S.Messa delle 11.00 della Parrocchia S. Ma-ria del Carmine di Toscanella. Qui l’intervista fatta ad Anna per capire la sua esperienza di fede attraverso un gesto concreto e fedele. Anna quando inizia l’amore e la passione per la musica e

il canto?

In famiglia prima. La mia mamma ha sempre canticchiato mentre stava con me, quando si giocava insieme, quando mi lavava o quando mi vestiva. In seguito gli amici. Loren-zo Medici ha sicuramente influenzato e accelerato la mia passione così come anche il mio amico Renato. Quest’ultimo mi ha aperto il mondo dell’espressione. E-sprimersi con il canto non è cosa semplice. E’ un po’ diffi-cile da spiegare. E’ una cosa grande e per questo sento una grande gratitudine. Senza renderti conto di ciò che ti spinge realmente. Crescendo si trasforma e diventa pre-tesa su di te. Quali persone sono state significative in questa espe-

rienza?

L’esperienza in GS è stata molto importante e ancor di più quella fatta in ambiente universitario, dove ho potuto acquisire un METODO, la costanza e la metodicità delle prove! Durante questo periodo ho potuto acquisire un metodo di studio più preciso e definito, la tecnica e la ne-cessità di capire l’obbiettivo del compositore. Nel cantare è chiaro che ci metti la tua esperienza ma che poi è ne-cessario abbandonare per affidarla all’altro che ti guida. Dopo la passione e la scoperta, qual è il rapporto con la

fede? Possiamo parlare di strumento?

Un canto bello, perfetto può non voler dire niente se, cantandolo, non è legato all’esperienza. Cantare dunque così aiuta ad andare a fondo a quello che stai vivendo. Chiunque può cantare, la difficoltà sta nella “traduzione” della musica. Studiare la tecnica aiuta a cantare bene ma cantare con-centrandosi solo sul canto come testo non diventa stru-mento. E’ necessario tradurre il canto facendolo passare per il cuore e l’esperienza di fede che si sta vivendo. Ecco allora diventa strumento per se e per gli altri. La musica e il canto cosa c’entrano con la vita? Possono

avere un rapporto diretto?

Facendo musica si impara un metodo. E’ un lavoro. E’ una sfida. Tu che canti devi affidarti a qualcuno che ti guida.

Questo metodo diventa metodo di vita. La persona che ti è davanti e ti guida lo fa per un bene comune. Così ciò può accadere nella vita. E direi che acca-de. Il tempo!?

Il tempo diventa un dettaglio rispetto a tutto il resto. Il servizio. L’esperienza comunitaria?

Per 21 anni ho diretto il coro con spirito di servizio. Ho aderito ad una richiesta precisa. Ho cercato di riproporre la stessa esperienza fatta prima all’università. Aver cura di scegliere i canti in riferimento alle letture della Domenica. La scelta della polifonia è stata entusiasmante ed una sfi-da. E l’esperienza nell’ambito della comunità-famiglia?

A casa canto abbastanza spesso con i miei bambini. Da quando sono nati mentre sto con loro canto. Mentre cambio il pannolino, mentre li lavo, mentre gioco con lo-ro, aiuta ad aprire il cuore e questa esperienza così sem-plice fatta quotidianamente è bella, aiuta. Quale messaggio possiamo dare ai lettori?

La musica, il canto aiuta a far vibrare il cuore di chi ascolta Aiuta a capire. Il canto oltre che eseguito per ragioni di servizio liturgico aiuta anche a sviluppare temi afferenti la fede. Faccio un esempio: Maria nel mondo! Un tema complesso e difficile da spiegare. Dopo questa intervista ho capito che è difficile spiegare a pieno l’esperienza di Anna e di tutti i componenti il coro ma al di là delle parole dette posso dire che osservando Anna mentre parlava della sua esperienza, la luce nei suoi occhi mentre parlava mi faceva capire molto di più. Non poche volte mi sono commossa ascoltando il coro Decor Carmeli. Mi ha aiutato a pregare e a rendere più attiva la mia presenza durante la Messa. Per questo dico: Grazie Anna! Oggi il coro Decor Carmeli è diretto da Matteo Caradossi, il quale si appresta ad iniziare un viaggio che sono sicura molti di noi seguiranno con attenzione e gratitudine.

Rita Savarino

Grazie Anna!

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Pagina 10 Caritas

Domenica 13 gennaio si è celebrata

la 99 giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati. Già da alcuni anni la Caritas Parrocchiale si è fatta pro-motrice di questo momento di festa iniziata come “festa delle Badanti”. Quest’anno abbiamo sentito che era giunto il momento di dare a questa giornata il suo senso più pieno. Si è pertanto deciso di invitare tutti gli immigrati provenienti da ogni ango-lo del Mondo, presenti nel nostro territorio, così abbiamo avuto ospiti provenienti da diversi Paesi dell’Est Europeo, dal Camerun, dalla Tunisia e dal Marocco. La festa è stata allie-tata dal concerto della banda di Dozza ed è stato un pomeriggio di gioia per tutti. Abbiamo poi gustato dolci sia della cucina italiana che africana, portati dalle nostre ospiti. Soffermiamoci ora per una breve riflessione sul fenomeno. Quello migratorio è oggi un fenomeno gra-ve e doloroso, che nel mondo assu-me proporzioni catastrofiche. Fonti ONU parlano di cifre esorbitanti:- 214 milioni di migranti internaziona-

li di cui circa 160 milioni per ragioni economiche e 60 milioni di rifugiati e profughi a causa di guerre e rivolu-zioni a cui si aggiungono 740 milioni di sfollati interni, per un totale di circa un miliardo di esseri umani, vale a dire un settimo della popola-zione mondiale. La Chiesa è molto attenta a questa realtà; riporto un sunto stringatissimo di alcuni inter-venti in merito (vedi riquadri). Trasformare il cammino di dispera-zione di tante persone in un cammi-no di speranza diventa un impegno e una sfida per le nostre comunità civili e religiose. Da sempre l’uomo è stato spinto, dal suo desiderio di conoscenza, alla scoperta di nuovi mondi e di nuove culture. Oggi que-sto avviene con tanta maggior facili-tà. Possiamo considerare il mondo come un unico grande paese. Nell'incontro con i migranti che la-sciano la propria terra per diversi motivi, si esprime una dimensione umana fondamentale, la quale tocca non soltanto coloro che sono co-stretti o scelgono di emigrare, ma tutti gli esseri umani. Le migrazioni

ci spingono oggi a costruire nuove relazioni sociali e culturali, a partire dalla consapevolezza che l'incontro tra i popoli è oggi una necessità. Il dialogo che ne scaturisce valorizza le esperienze umane, cristiane e reli-giose diverse.

IL CONCERTO DELLA BANDA DI DOZZA

RALLEGRA LA FESTA DEI MIGRANTI

LA NOSTRA PATRIA È ALTROVE

Nella omelia in occasione delle celebrazioni per i 25 anni della Fon-dazione Migrante card. Angelo Bagnasco, ha detto:- "Voi richiama-te ogni credente a non dimenticare che la nostra Patria è altrove. Ci esortate a mettere le nostre radici in Dio. È solo Lui la vera Pa-tria, la Terra che non tradisce, che non viene mai meno, la casa accogliente del nostro pellegrinaggio terreno come di ogni piccolo e profondo cammino del cuore". Stranieri da nessuna parte… "Essere buoni vuol dire essere giusti e onesti, misericordiosi e be-nevoli verso tutti perché Dio ci ama, e fa di noi un popolo, per cui non ci sentiamo stranieri e ospiti da nessuna parte, ma concittadini del mondo in marcia verso il Cielo. Ha poi concluso l'omelia citan-do le parole del Papa che invita "a favorire l'autentica integrazione in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascu-no del benessere dell'altro, generosi nell'assicurare apporti origi-nali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri".

Concludendo, i migranti rendo-no evidente la nostra condizio-ne umana: tutti siamo in cammi-no verso un’altra “Patria”, ma abbiamo il dovere di vivere que-sto nostro cammino con impe-gno e generosità. Noi, Caritas di Toscanella, ci proponiamo sem-plicemente come compagni di viaggio in un duro percorso: il piccolo aiuto che diamo, della cui inadeguatezza siamo consa-pevoli, è solo un segno che vuo-le prima di tutto sostenere la Speranza.

Diac. Luciano (coordinatore Caritas)

Il Santo Padre Benedetto XVI inizia il messaggio per la 99^ Giornata mondia-le del migrante e del rifugiato ripren-dendo le seguenti parole della Gau-

dium et spes: “La Chiesa cammina insieme con l’umanità tutta, per cui «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore»”.

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Attualità

Il Matrimonio, tra “forma giuridica” e “trasgressione”

Dopo la Francia anche la Gran Bretagna dice si al Matrimonio gay

Dopo un dibattito durato oltre sei ore la Camera dei Co-muni inglese ha emesso ieri 05.01.2013 il suo verdetto sul matrimonio gay e con un voto la maggioranza dei deputa-ti – 400 contro 175 – ha detto sì alla nuova legge tanto voluta del premier David Cameron che ieri l’ha definita come «un passo avanti che renderà la nostra società più forte». Ma per Cameron è stata comunque una sconfitta visto che più della metà dei deputati del suo partito, 175 contro 132, gli ha votato contro.“ Al si della Francia segue ora quello della Gran Bretagna e di altri 7 paesi europei, in tutto 9 su 27. Perché la Chiesa dice no al matrimonio tra persone dello stesso sesso? Quali sono le vere ragioni ? Non è una domanda a cui si possa rispondere in poche righe, perché molto ci sarebbe da dire sulle motivazioni, sugli intendimenti sbagliati, sulle manipolazioni sottese ad una tale decisione. Tuttavia la Chiesa vuole preservare non semplicemente delle vecchie tradizioni superate, ma la verità sull’uomo e sulla sua natura, affinché ogni perso-na possa arrivare alla sua piena realizzazione, non frenata da cattive interpretazioni imposte da altri. Tutto nasce dalla ormai famosa teoria del “gender” iniziata con l’antropologa Gayle Rubin e portata avanti in particolare da teoriche femministe. Se-condo questa teoria il gene-re (femminile/maschile) non sarebbe un dato di fatto con cui si nasce, ma si formereb-be nell’ambiente in cui si vive. Pertanto non sarebbe un dato oggettivo, biologi-co, di nascita, ma una situa-zione che si può cambiare a seconda dei desideri e delle esperienze di vita. Pertanto una persona può decidere di crescere come individuo coltivando la sua parte maschile o la sua parte femminile, a scelta, senza seguire nella vita l’identità sessuale ricevu-ta alla nascita. Pur nel pieno rispetto di ogni persona in quanto tale e delle sue scelte di vita, la Chiesa ribadisce invece che ogni persona riceve in dono alla nascita delle caratteristiche specifiche, che sono naturali e che non solo non è giusto ma non è nemmeno opportuno, né è un bene per la persona, andare contro tali caratteristiche naturali. Si tratta perciò di seguire una concezione di per-sona che parte dalla creazione del mondo da parte di Dio, anziché da un assoluto arbitrio dell’uomo in ogni campo,

quale si vuole imporre nel mondo attuale. Se tutto ciò che è creato è buono, se ciò che esiste è concepito come un dono, allora la persona cercherà di valorizzare quei doni e di seguire la natura, non di piegarla a propria sod-disfazione. Le eccezioni ci sono sempre, anche in natura, ma un conto è l’eccezione e un conto è il libero arbitrio che si oppone alla realtà naturale delle cose. Parallela-mente, il matrimonio è una forma giuridica data ad una realtà naturale che porta l’uomo e la donna ad essere attratti l’uno dall’altra e a creare una famiglia, nella quale il rapporto di amore possa essere totale e duraturo, tale da dare alla vita di due esseri umani quella complementa-rietà che le è propria e tale da garantire la crescita equili-brata dei figli, i quali hanno bisogno, per loro stessa natu-ra, di un amore duraturo da parte dei due genitori. Que-sta necessità la vedono chiaramente gli operatori sociali che hanno a che fare con bambini senza genitori o con un genitore solo, o abbandonati alla nascita o addirittura maltrattati da piccoli. E’ chiaro che ogni individuo cresce in modo equilibrato se è amato e curato nell’unità della

famiglia, come anche gli studi scientifici e psicologici ci confermano. E’ certo che anche in questo caso ci so-no eccezioni di tipo pratico, culturale ecc. ma ciò non toglie che la condizione mi-gliore per la crescita del fi-glio sia quella di avere due g e n i t o r i ( c h e nell’immaginario del figlio sono sempre una cosa sola) di sesso diverso, che proprio per questo sono i veri geni-

tori biologici, che si completano a vicenda da un punto di vista affettivo ed educativo e che lo accudiscono fino ad accompagnarlo all’età dell’autonomia. D’altra parte la società attuale è arrivata ad un tal punto di “trasgressione” (se possiamo chiamarla così) per cui non si possono esprimere certe opinioni, senza essere consi-derati “retrogradi”. Ci occorre la chiara consapevolezza che la nostra strada è sempre più in salita e sempre più ci è richiesto di essere ben informati e di ragionare appro-fonditamente sulle questioni, tenendo sempre a mente che “la verità non è meno vera pur se proclamata da uno solo”.

La Redazione

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Pagina 12 Testimonianze

“Lo Specchio” promuove e fa propria l’opportunità di usare questa Quaresima per aiutare, attraverso un sacrifi-cio personale, chi si trova in difficoltà sul nostro territorio. Portare cibi non deperibili può essere un modo, così come donare qualcosa di utile. Imparare a farlo ogni settimana dell’anno, può educarci alla consapevolezza che per essere comunità è necessario condividere. Chi desidera unirsi a questa iniziativa, può portare il proprio con-tributo alla Caritas parrocchiale il martedì dalle 16 alle 18 e il sabato dalle 9.30 alle 12. Per informazioni è possibi-le contattare il 340 3686267.

La nostra mail è lo [email protected]

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sulla pagina: Lo Specchio - Riflettendo la parrocchia di Toscanella

...al prossimo numero!!

Il giorno del nostro matrimonio, avevo scritto questa preghiera dei fedeli: «Maria, aiutaci a riconosce-

re e accogliere il Mistero del tuo Figlio per abbracciare ogni giorno con passione le circostanze della

nostra vita. Per riconoscere e amare il destino buono che il Signore ci ha preparato, e aiutaci al dire,

ogni momento, accada di me secondo la tua parola».

Ingenuamente pensavo a gioie e dolori di tutti i matrimoni, il dono dei figli, il rammarico per qualche

incomprensione, lo stupore di una notizia inaspettata, Il disagio di fronte a ciò che non corrisponde.

Puntualmente tutti questi piccoli sì hanno accompagnato i nostri 19 anni di matrimonio, costruendo

la vita nostra e dei nostri figli.

Tre mesi fa il Signore ha chiamato a sé Gianni: il mistero della morte si è fatto presente, vivo, laceran-

te. Ho chiesto alla Madonna ogni giorno di sostenere la mia giornata, di offrire a Dio la mia stanchez-

za e il mio disorientamento, per continuare a comunicare ai miei figli che tutto è dono, che il bene a

cui è chiamato Gianni è infinitamente più grande di quello di cui avrebbe goduto stando con noi. E la

certezza della Sua grazia si è fatta carne in noi, lo abbiamo sperimentato attraverso tutte le persone

che ci hanno sostenuto ed accompagnato in ogni istante.

Poi, o Dio, ci hai chiesto un altro sì. La ferita aperta nel mio cuore si è fatta una voragine, perché hai

voluto chiamare a te anche Giacomo, hai donato anche a lui la felicità piena, quella che nell'inquietu-

dine del suo cuore di 18 anni cercava ad ogni costo, in casa, a scuola con gli amici, nello studio e nel

divertimento. Quale pace infinita deve provare oggi guardandoci insieme con il suo papà.

Grazie, o Dio, perché hai fatto a Giacomo questo grande dono e ti offro tutto il mio dolore umano,

rinnovando "il mio accada di me secondo la tua parola".

Sia la nostra ferita aperta, sempre sanguinante perché possiamo vivere ogni istante della nostra vita,

con la coscienza che siamo fatti per il bene, per la felicità che Giacomo e Gianni stanno già contem-

plando.

Questa lettera ci è stata proposta perché esprime uno sguardo sulla vita

che tocca ciascuno di noi, insegnandoci il senso della speranza.

«L'altro sì che ci ha chiesto Dio» Il 29 dicembre Giacomo, 18 anni, primo di sei figli, studente al liceo scientifico Leonardo da Vinci a Milano, mentre faceva snowboard ha perso la vita sulle montagne di Macugnaga. A settembre era morto il padre, Gianni Cornara, per infarto. Ecco la lettera della mamma Monica, letta da don Beppe durante i funerali a cui hanno partecipato centinaia di ragazzi.

Monica

La redazione ringrazia chi ci ha proposto questa bella testimonianza