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scritto da Francesca Segato, illustrato da Manuela Paoletti. 80 pp illustrate, euro 8 dai 7 anni Un furto misterioso. Una nobilgatta che nasconde molti segreti. Un ispettore della Polizia Felina e una giornalista indagano su Madama Falena: scopriranno una storia incredibile, con gatti venuti dallo spazio e un tesoro di immenso valore...
Citation preview
testo di
Francesca Segato
illustrazioni di
Manuela Paoletti
© 2009 ZAMPANERA EDITORE
© 2012 CAMELOZAMPA
www.camelozampa.com
www.zampaneraeditore.it
ISBN - 9788890303494
Nel corso della mia carriera,
di incontri strani me ne sono
capitati parecchi.
Ma nessun gatto mi ha colpita
quanto quel singolare
personaggio che si faceva
chiamare Inspector Lee.
CATPRESS
Lo strano caso di Madama Falena
Il giornale per il quale lavoro mi aveva incaricata di scrivere
un reportage sulla Polizia Felina: avevo solo una settimana di
tempo e pochissime idee da cui partire.
Come tutti sanno, la PolFel si occupa per lo più di piccoli furti,
risse tra gatti, cuccioli che non sanno scendere dagli alberi. Di que-
sto materiale, però, me ne facevo poco: i miei lettori, lo so bene,
cercano avventura, pericolo, intrigo...
Fu allora che sentii parlare per la prima volta di Lee.
Un amico mi suggerì di mettermi sulle tracce di questo
misterioso ispettore, già responsabile di inchieste importanti
come quella sul sequestro dei gemelli Regina, ma ancora
poco noto alle cronache proprio a causa del suo carattere
sfuggente.
Il mattino seguente, afferrati fotocamera e penna, mi avviai
in direzione della discarica di auto abbandonate, zona dove
bazzicava Inspector Lee.
Ora, il momento del mio primo incontro con Lee non fu dei
più gloriosi, e ancora adesso parlarne mi imbarazza un
tantino. Intravidi un agile gatto bianco infilarsi sotto un’auto:
era lui. Lo inseguii, sorridente ma svelta...
Sono una giornalista, ispettore, permette qualche domanda?
Ma prima ancora che avessi terminato la frase, due terribili
fessure giallo scuro si spalancarono nella penombra, e dalla
gola di quella creatura uscì un agghiacciante...
Se qualcuno fosse stato lì ad osservare la scena, avrebbe
visto una giovane gatta nera schizzare fuori da sotto l’auto
con la coda tra le gambe e correre a rifugiarsi su un albero.
Ma spero vivamente che nessun testimone abbia assistito
alla mia ritirata!
Non appena ebbi racimolato un po’ di coraggio mi piazzai a
poca distanza dalla macchina, in attesa che Lee uscisse.
Miawuuuuuuuu!
«Cosa fa ancora qui?» fu il suo primo commento quando mi
scorse, una mezz’ora più tardi.
Sotto la luce del sole, potevo adesso osservarlo distintamente.
Era grande, robusto, ma senza nulla di corpulento: aveva
slanciate e atletiche zampe bianche, un muso stretto e fiero,
nel quale ardevano quegli indimenticabili occhi.
«Micia Nera, del CatPress» mi presentai, porgendogli una
zampa che sogguardò distrattamente, senza accennare a
ricambiare la stretta.
«E va bene, ho capito» tagliò corto, dopo che ebbi espresso la
richiesta di poter seguire per qualche giorno le sue attività.
«Ma ad una condizione: dovrà starsene zitta e promettere di
non intralciare le indagini!».
In quel periodo, Lee stava indagando sull’assalto a Villa Falena.
Villa Falena era un’antica
costruzione collocata sulle
pendici del Colle Venericio,
appartenuta in tempi
remoti a dinastie di nobili
gatti che ne avevano fatto
un meraviglioso castello,
famoso in tutta la regione
per la scuola di letteratura
felina che ospitava. Con il
trascorrere dei secoli, però,
la villa era andata incontro
a una lenta decadenza.
I giovani rampolli delle famiglie
aristocratiche preferivano dedicarsi a
gozzoviglie e divertimenti sfrenati
piuttosto che al buon andamento della
scuola. Nel giro di qualche generazione,
la famiglia aveva accumulato talmente
tanti debiti da non riuscire nemmeno a
permettersi le riparazioni indispensabili
per un edificio così antico.
A quel punto, quando ormai la situazione appariva
prossima al tracollo e già i creditori erano pronti a
mettere le zampe sulla villa, intervenne una
misteriosa parente, una gatta dal lunghissimo
pelo grigio che veniva dal lontano oriente.
Rilevò il castello, trovò abbastanza denaro
per pagare i debiti e fece ripartire l’antica
scuola di letteratura. Questa gatta, dalle
maniere eleganti e dal gusto raffinato, si
faceva chiamare semplicemente “la
Contessa”. Ma ben presto divenne nota
con un altro nome, dovuto alla sua
passione per le feste notturne. La
chiamavano “Madama Falena”, e la
stessa villa, a poco a poco, cominciò
a essere indicata con il soprannome
dell’avvenente proprietaria.
Le poche informazioni trapelate sull’assalto parlavano
dell’irruzione di un gruppo di animali nella villa. Quattordici
volpi, cinque corvi e due gazze, armati di denti aguzzi e
tremendi becchi, avevano messo in fuga i cani addestrati che
facevano il servizio di guardia.
Le povere bestie, costrette a imbarcarsi su una malsicura
zattera per sfuggire agli inseguitori, erano rimaste per ore
intrappolate in mezzo al fiume, uggiolando pateticamente,
finché non erano arrivati i soccorsi.
Quanto alla dinamica del furto, si
sapeva soltanto che le due gazze erano
penetrate nella villa, costringendo la
contessa a cedere tutti i suoi gioielli,
compreso lo Scudo Fregiato, un
diamante d’inestimabile valore le cui
origini si perdevano nella notte dei
tempi. Interrogata dalle autorità,
Madama Falena era apparsa vaga e
reticente. Affermava di non ricordare i
dettagli dello scontro, perché era stata
narcotizzata e legata a una colonna.
Fatti però che mancavano di
qualunque riscontro, poiché la Polizia
Felina, intervenuta solo molte ore più
tardi, l’aveva trovata che girava per la
casa, perfettamente sveglia.