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L'opportunità da 4.200 milardi di dollari (l'economia di Internet nel G-20 dal 2010 al 2016) Premessa di mediasenzamediatori.org Quel che segue è la traduzione in italiano del documento originario del Boston Consulting Group raggiungibile in rete all'indirizzo https://www.bcgperspectives.com/content/articles/media_entertainment_strategic_plannin g_4_2_trillion_opportunity_internet_economy_g20/ . Bisogna registrarsi per accedervi ma farlo è cosa semplice e gratuita. Noi lo abbiamo tradotto in italiano perché vogliamo che se ne parli e che alla discussione possa partecipare anche chi non conosce l'inglese. Questo lavoro, molto interessante ed utile a parer nostro, valuta l'impatto economico di Internet sui paesi del G-20 dal 2010 al 2016 e si basa su un indice (BCG e-Intensity Index) che valuta sinteticamente quanto un paese è impegnato nello sviluppo di Internet. L'indice è' composto da 3 fattori: 1) Enablement (abilitazione): conta per il 50% dell'indice e risponde alla seguente domanda: Come sono le infrastrutture e quanto funziona l'accesso ad esse? 2) Expenditure (spesa): conta per il 25% dell'indice e risponde alla seguente domanda: Quanti soldi si spendono nel commercio online al dettaglio e nella pubblicità di rete? 3) Engagement (impegno): conta per il 25% dell'indice e risponde alla seguente domanda: Quanto attivi sono i governi, le imprese ed i consumatori nell'utilizzo di Internet? BCG sta per Boston Consulting Group che è l'impresa che ha ideato l'indice e la ricerca tradotta. Il campione osservato è essenzialmente Il G-20(essenzialmente perché nell'indice grafico delle nazioni ce ne sono anche alcune altre che non fanno parte del G-20) il G-20 che è composto dalle seguente nazioni: Argentina, Australia, Brazil, Canada, China, Europian Union, France, Germany, India, Indonesia, Italy, Japan, Mexico, Russia, Saudi Arabia, South Africa, South Korea, Turkey, United Kingdom, United States. INTRODUZIONE Dal giorno in cui è stato registrato il primo dominio nel 1985, Internet non ha smesso di crescere. Ha navigato attraverso recessioni multiple ed in una è arrivata vicino al collasso ma è continuata a crescere nell'uso, nelle dimensioni, nella portata e nell'impatto. Si è radicata nella vita di tutti i giorni al punto che la maggior parte di noi non pensa ad essa come qualcosa di nuovo o di speciale. Internet è diventata, semplicemente, indispensabile. Entro il 2016, ci saranno 3 miliardi di utenti di Internet a livello mondiale, quasi la metà della popolazione mondiale. L'economia di Internet raggiungerà 4.200 miliardi di $ nelle economie dei paesi del G-20. Se fosse una economia nazionale l'economia di Internet sarebbe classificata al quinto posto nel mondo, dietro solo agli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e l'India e davanti alla Germania. Nei paesi del G-20, il contributo economico della rete nel 2010 è già pari al 4,1 per cento del PIL o 2.300 miliardi di $, superando le economie di Italia e Brasile. Internet sta contribuendo fino all'8 per cento del PIL in alcune economie, alimentando la crescita e creando posti di lavoro. La scala ed il ritmo del cambiamento è ancora in accelerazione ed anche la natura di Internet -chi la usa, come e per che cosa- sta cambiando rapidamente. I paesi in via di sviluppo del G-20 hanno già 800 milioni di utenti Internet, più di tutti quelli dei paesi sviluppati del G-20 messi insieme. Il social network raggiunge circa l'80 per

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L'opportunità da 4.200 milardi di dollari (l'economia di Internet nel G-20 dal 2010 al 2016)

Premessa di mediasenzamediatori.orgQuel che segue è la traduzione in italiano del documento originario del Boston Consulting Group raggiungibile in rete all'indirizzo https://www.bcgperspectives.com/content/articles/media_entertainment_strategic_planning_4_2_trillion_opportunity_internet_economy_g20/ .Bisogna registrarsi per accedervi ma farlo è cosa semplice e gratuita.Noi lo abbiamo tradotto in italiano perché vogliamo che se ne parli e che alla discussione possa partecipare anche chi non conosce l'inglese.Questo lavoro, molto interessante ed utile a parer nostro, valuta l'impatto economico di Internet sui paesi del G-20 dal 2010 al 2016 e si basa su un indice (BCG e-Intensity Index) che valuta sinteticamente quanto un paese è impegnato nello sviluppo di Internet. L'indice è' composto da 3 fattori:1) Enablement (abilitazione): conta per il 50% dell'indice e risponde alla seguente domanda: Come sono le infrastrutture e quanto funziona l'accesso ad esse?2) Expenditure (spesa): conta per il 25% dell'indice e risponde alla seguente domanda: Quanti soldi si spendono nel commercio online al dettaglio e nella pubblicità di rete?3) Engagement (impegno): conta per il 25% dell'indice e risponde alla seguente domanda: Quanto attivi sono i governi, le imprese ed i consumatori nell'utilizzo di Internet?BCG sta per Boston Consulting Group che è l'impresa che ha ideato l'indice e la ricerca tradotta.Il campione osservato è essenzialmente Il G-20(essenzialmente perché nell'indice grafico delle nazioni ce ne sono anche alcune altre che non fanno parte del G-20) il G-20 che è composto dalle seguente nazioni:Argentina, Australia, Brazil, Canada, China, Europian Union, France, Germany, India, Indonesia, Italy, Japan, Mexico, Russia, Saudi Arabia, South Africa, South Korea, Turkey, United Kingdom, United States.

INTRODUZIONEDal giorno in cui è stato registrato il primo dominio nel 1985, Internet non ha smesso di crescere. Ha navigato attraverso recessioni multiple ed in una è arrivata vicino al collasso ma è continuata a crescere nell'uso, nelle dimensioni, nella portata e nell'impatto. Si è radicata nella vita di tutti i giorni al punto che la maggior parte di noi non pensa ad essa come qualcosa di nuovo o di speciale. Internet è diventata, semplicemente, indispensabile.Entro il 2016, ci saranno 3 miliardi di utenti di Internet a livello mondiale, quasi la metà della popolazione mondiale. L'economia di Internet raggiungerà 4.200 miliardi di $ nelle economie dei paesi del G-20. Se fosse una economia nazionale l'economia di Internet sarebbe classificata al quinto posto nel mondo, dietro solo agli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e l'India e davanti alla Germania. Nei paesi del G-20, il contributo economico della rete nel 2010 è già pari al 4,1 per cento del PIL o 2.300 miliardi di $, superando le economie di Italia e Brasile. Internet sta contribuendo fino all'8 per cento del PIL in alcune economie, alimentando la crescita e creando posti di lavoro.La scala ed il ritmo del cambiamento è ancora in accelerazione ed anche la natura di Internet -chi la usa, come e per che cosa- sta cambiando rapidamente. I paesi in via di sviluppo del G-20 hanno già 800 milioni di utenti Internet, più di tutti quelli dei paesi sviluppati del G-20 messi insieme. Il social network raggiunge circa l'80 per

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cento degli utenti nelle economie sviluppate come in quelle in via di sviluppo. Dispositivi mobili -smartphone e tablet- rappresenteranno quattro su cinque connessioni a banda larga entro il 2016.La velocità di questi sviluppi è spesso trascurata. La tecnologia è stato a lungo caratterizzata da una crescita esponenziale -in velocità di elaborazione, larghezza di banda e data storage tra le altre cose- volendo tornare all'osservazione di Gordon Moore quasi cinque decenni fa. Il microprocessore Intel 80386, introdotto nello stesso anno del primo dominio, conteneva 275.000 transistor. Oggi il processore Intel Core i7 Sandy Bridge-E contiene 2,27 miliardi di transistor quasi 213 volte di più. Con una crescita di questa portata è facile perdere la traccia di quanto grande essa sia.Il potere della crescita esponenziale è illustrato da una favola antica resa popolare da Ray Kurzweil nel suo libro The Age of Spiritual Machines (L'età delle macchine spirituali). Si narra di un ricco sovrano, che si impegna a premiare un suddito dinamico a partire da un chicco di riso sulla prima casella di una scacchiera per poi raddoppiare il numero dei grani su ciascuno delle successive 63 caselle. Il sovrano pensa di gestire il tutto con facilità e, alla trentaduesima casella, egli deve usare una massa di 100.000 chilogrammi, una grande quantità, ma ancora gestibile. E' nella seconda metà della scacchiera che inizia il vero divertimento. Rapidamente 100.000 diventa 400.000 e quindi 1,6 milioni e... continua a crescere. Alla sessantaquattresima casella, il sovrano deve usare 461 miliardi di tonnellate di riso, oltre 4 miliardi di volte quanto usato nella prima metà della scacchiera e circa 1.000 volte la produzione mondiale di riso nel 2010.Internet si è spostata nella seconda metà della scacchiera.

Ha raggiunto una scala ed un livello di impatto che nessun affare, industria o governo può ignorare. E come ogni fenomeno tecnologico con la sua ampiezza e rapidità, presenta una miriade di opportunità che i consumatori sono stati rapidi ed entusiasti nell'afferrare. Le imprese, soprattutto le piccole e medie imprese (PMI) -il motore di crescita della maggior parte delle

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economie- sono state irregolari nel loro coinvolgimento ma si stanno muovendo in linea in un numero sempre crescente e con un impegno sempre più intenso.Ci sono anche minacce, qualcuna sottovalutata, ed i politici ed i regolatori sono chiamati a fare le scelte giuste in un ambiente in rapida evoluzione. Come spesso accade nel cambiamento veloce e nelle questioni complesse, molti governi stanno ancora cercando di capire quale dovrebbe essere il loro ruolo.Nel frattempo la pila del riso sulla piazza adiacente si fa sempre più grande.Questo rapporto valuta l'impatto economico di vasta portata di Internet. Esso mostra come i vantaggi sono grandi e sempre più grandi, individua i motori dietro di loro ed esamina la loro influenza. Il rapporto quantifica i vantaggi -crescita economica, valore dei consumatori ed occupazione-, nel contesto delle economie del G-20. Esso dimostra che nessuno -individuo, imprenditore o governo- può permettersi di ignorare la capacità di Internet nel fornire più valore e ricchezza a più consumatori e cittadini più in generale di qualsiasi sviluppo economico a partire dalla Rivoluzione Industriale.

L'IMPATTO ECONOMICO DI INTERNETL'impatto economico di Internet sta diventando più grande, -un po 'ovunque- ed ha già una base enorme. Nel Regno Unito, per esempio, il contributo di Internet al PIL 2010 è superiore a quello dell'edilizia dell'educazione. Negli Stati Uniti, supera la percentuale del governo federale come contributo al PIL. L'economia di Internet sarebbe tra i primi sei settori industriali in Cina e nella Corea del Sud.I responsabili politici dei paesi sviluppati parlano con invidia dei tassi di crescita del PIL, dal 5 al 10 per cento l'anno, conseguiti in Cina e in India, in particolare in ambienti difficili economicamente parlando. Allo stesso tempo spesso possono guardare a simili o addirittura superiori tassi vicino casa.L'economia di Internet nei mercati sviluppati del G-20 crescerà ad un tasso annuo dell'8 per cento nei prossimi cinque anni, superando di gran lunga quasi tutti i settori economici tradizionali producendo ricchezza e posti di lavoro. Il contributo al PIL salirà al 5,7 per cento nell'UE ed al 5,3 per cento nel G-20. I tassi di crescita saranno più di due volte veloci, ad un tasso medio annuo del 18 per cento, nei mercati in via di sviluppo, alcuni dei quali puntano su un futuro digitale con grandi investimenti in infrastrutture a banda larga. Nel complesso, l'economia Internet del G-20 sarà quasi raddoppiata tra il 2010 ed il 2016, quando darà lavoro a 32 milioni di persone in più di quanto non faccia oggi.La crescita è alimentata in gran parte da due fattori: più utenti e più veloci ed un accesso più diffuso. Il numero di utenti in tutto il mondo salirà ad una proiezione di 3 miliardi nel 2016 da 1,9 miliardi nel 2010.

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Ampliare l'accesso, in particolare attraverso smartphone ed altri dispositivi mobili e la popolarità dei social media stanno intensificando ancor di più l'impatto di Internet. Nel mondo in via di sviluppo, in particolare, molti consumatori stanno entrando in gioco in modo "direttamente sociale." I livelli nazionali di attività economica su Internet sono in generale monitorate attraverso l'e-Intensity BCG Index, che misura il livello di abilitazione in ogni paese (la quantità di infrastruttura Internet disponibili), le spese (la quantità di denaro speso per la pubblicità al dettaglio ed online), e l'impegno (il grado in cui le imprese, i governi, ed i consumatori sono coinvolti in Internet). Grandi differenze sono evidenti tra i 50 paesi esaminati, con cinque gruppi emergenti in base alla loro performance in termini assoluti ed in rapporto al PIL pro capite.

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Il consumo è il driver principale del PIL da Internet nella maggior parte dei paesi, in genere rappresentando più del 50 per cento del totale nel 2010. E rimarrà il più grande driver fino al 2016. (Queste considerazioni sono fatte tenendo della classificazione dell'indice BCG e-Intensity).Gli investimenti, soprattutto in infrastrutture, rappresentano una parte importante del totale nelle nazioni in crescita ("aspirant") che sono nelle prime fasi di sviluppo.Diversi "natives" nel BCG e-Intensity Index -Regno Unito, Corea del Sud e Giappone- sono tra le nazioni con i contributi più importanti di Internet al PIL. Cina e India si distinguono per le loro enormi esportazioni, relativamente ad Internet -Cina le esportazioni di beni, India di servizi-, che spingono la loro classifica nell'Internet-economia verso la parte superiore del grafico. Messico e Corea del Sud hanno sviluppato anche significativi settori di esportazione basati su Internet.Tra G-20 "Players", gli Stati Uniti traggono vantaggio da un'economia vibrante basata su Internet, mentre la Germania e la Francia tendono ad essere in ritardo. Il quadro cambierà entro il 2016, ad esempio, le economie Internet di India e dell'UE-27 crescerà rapidamente per trasferirsi nella top five (le prime cinque).

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La vendita al dettaglio rappresenta quasi un terzo del PIL totale nel G-20, e al dettaglio online contribuisce con una quota significativa e crescente in molti paesi.

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In nessun posto l'impatto è più evidente che nel Regno Unito, grazie da una parte all'alta penetrazione di Internet, all'infrastruttura di consegna efficiente, ed ad un mercato al dettaglio competitivo, e dall'altra all'alto utilizzo delle carte di credito, il Regno Unito essendo diventata una nazione di bottegai digitali, per parafrasare Adam Smith.Molte economie europee -Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito-, per citarne solo quattro godono di un forte BCG e-Intensity Index. Ma diversi ostacoli trattengono l'UE nel suo insieme, il più grande mercato unico del mondo, quando si tratta di e-commerce comune. Nel mese di gennaio, la Commissione europea ha annunciato l'intenzione di recuperare il ritardo, per rimuovere questi ostacoli e creare così un "mercato unico digitale." La Commissione ritiene che l'e-commerce sia in grado di raddoppiare la sua quota complessiva di vendite al dettaglio entro il 2015.

ULTERIORE IMPATTO ECONOMICO DI INTERNETPer quanto significative siano le cifre del PIL catturano solo una parte della storia. Soltanto nelle vendite, i consumatori del G-20 ricercano online e poi acquistano offline (ROPO) più di 1,3 miliardi di $ di beni nel 2010, l'equivalente di circa il 7,8 per cento della spesa dei consumatori, o più di 900 $ per consumatore collegato.ROPO è un fattore più importante nelle economie sviluppate, come ci si potrebbe aspettare, ma ovunque i consumatori ricercano una vasta gamma di prodotti online prima di acquistarli altrove.In Cina, i generi alimentari sono un acquisto popolare ROPO, negli Stati Uniti le automobili, in India i prodotti tecnologici, in Brasile, l'elettronica, gli elettrodomestici ed pacchetti di viaggio. Molteplici fattori influenzano e-commerce e ROPO. Oltre agli ostacoli normativi, come quelli sopra citati, lo stato delle infrastrutture online e gioca un ruolo importante, così come la penetrazione di Internet, l'uso delle carte di credito, e la fiducia dei consumatori nei sistemi di pagamento online, la consegna e la realizzazione.La spersa ROPO è superiore a quello al dettaglio online in quasi tutte le nazioni che abbiamo studiato.

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Negli Stati Uniti, le vendite al dettaglio online sono state pari a 252 miliardi dollari nel 2010, e ROPO ha aggiunto altri 482 miliardi dollari. ROPO diminuisce il dettaglio online in Turchia, 37 miliardi dollari in confronto con 2 miliardi dovuti in gran parte alle povere infrastrutture di consegna ed alla preoccupazione dei consumatori sulla realizzazione. In Messico, anche se è bassa la diffusione delle carte di credito e le preoccupazionisulla sicurezza dei pagamenti online limitano il commercio online i consumatori messicani, senza carta di credito, possono pagare i loro acquisti on-line sui negozi 7-Eleven. Come gli Stati Uniti, il Giappone ha un notevole mercato online al dettaglio, pari a 89 miliardi dollari nel 2010. ROPO ha aggiunto 139 miliardi dollari in quanto i consumatori giapponesi continuano a preferire l'esperienza di shopping nei negozi. Attraverso il G-20, ROPO dovrebbe aggiungere un ulteriore 2,7 per cento se fosse considerato come parte del PIL Internet.Lo shopping mobile -usando uno smartphone per identificare offerte, confrontare prodotti e prezzi, e "chiudere l'accordo", al volo- sta crescendo in popolarità in tutto il mondo. Poiché i prezzi dei dispositivi scendono, in particolare nei mercati in via di sviluppo, la maggiore penetrazione degli smartphone avrà un notevole impatto sia sul commercio al dettaglio che sull'e-commerce- diminuendo ulteriormente i confini tra acquisti online e offline. Applicazioni mobili come RedLaser, Shopper Google e Amazon Remembers rendono sempre più facile per i consumatori la ricerca di prodotti, il confronto tra le offerte e il fare gli acquisti come meglio credono in un dato momento. Chiunque venderà qualcosa deve fronteggiare un ambiente in rapida evoluzione e sempre più competitivo negli anni a venire. Con la rapida crescita del commercio elettronico e del suo potenziale distruttivo sia generale che particolare, la vendita al dettaglio può essere matura per una trasformazione simile a quella vista in media. Un'offerta multicanale in grado di catturare le vendite, ovunque si verifichino diventerà un "must have" per la maggior parte delle aziende. Per la pubblicità online, un affare da 65 miliardi dollari nel G-20 nel 2010, si prevede una

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crescita del 12 per cento l'anno a quasi 125 miliardi di 2016.Nei paesi con economie Internet più sviluppate, dal 15 al 30 per cento della spesa pubblicitaria è passata online. Spesa pubblicitaria online che nel Regno Unito ha superato la spesa pubblicitaria televisiva nel 2011 e supera oggi la spesa di tutte le altre categorie dei media.Il commercio su Internet Consumer-to-consumer è un grande fatto in Cina, facilitato da siti web come Taobao, un mercato per le merci di ogni genere. Sono stati acquistati su Taobao nel 2010 più prodotti che nelle cinque principali catene di vendita tradizionali cinesi messe assieme.Internet sta avendo un grande impatto su come le imprese fanno affari ed anche su come interagiscono l'una con l'altra. L'archiviazione dei dati basata sul cloud computing, sistemi di appalto integrato, e "reti di imprese sociali" che facilitano la comunicazione all'interno e tra le organizzazioni in tempo reale consentono alle aziende di affrontare meglio gli appalti, il coordinamento, la comunicazione ed i problemi di frammentazione. Con la spesa nel campo di 3 trilioni di dollari sia gli Stati Uniti che in Giappone sono leader mondiale nell'ecommerce business-to-business ma la penetrazione si sta sviluppando anche negli altri paesi. La percentuale della Corea del Sud nell'ecommerce business-to-business si sta avvicinando il 50 per cento, così come è in Giappone.

I CONSUMATORI (OVUNQUE) RICONOSCONO UN BUON AFFARE QUANDO LO VEDONO

I consumatori (ovunque) riconoscono un buon affare quando lo vedono.I consumatori connessi hanno un valore considerevole su Internet. Nelle economie del G-20, questo "surplus del consumatore", -il valore percepito che i consumatori stessi credono di ricevere oltre quello che pagano per i dispositivi, le applicazioni, i servizi e l'accesso- ammonta a 1.430 dollari per persona. Il surplus del consumatore varia enormemente da paese a paese, a seconda dell'impatto di Internet in ogni nazione. Per esempio è di 323 dollari per persona in Turchia, 1.215 dollari in Sud Africa, 1.287 dollari in Brasile e 4.453 dollari in Francia. Il surplus complessivo del consumatore in 13 paesi del G-20 è di 1.900 miliardi dollari, o circa il 4,4 per cento del PIL.E 'interessante notare che in paesi come la Francia e la Germania, che hanno livelli relativamente bassi di PIL da Internet, il valore di Internet percepito dei consumatori è molto alto. Inoltre, anche se le cifre del surplus del consumatore sono più basse in molti mercati in via di sviluppo, esse sono in realtà abbastanza elevate rispetto al basso reddito-locale -la gente povera ottiene un beneficio relativamente maggiore da Internet rispetto ai ricchi-. Risolvere il digital divide può avere un impatto più significativo per i meno abbienti.Il surplus del consumatore ha più fattori: la qualità del contenuto in linea, il numero di dispositivi in uso, la facilità e la frequenza di accesso ed il numero di persone in linea. La demografia gioca un ruolo nell'ultimo fattore: in molti mercati, gli utenti più attivi in Internet sono i giovani -non è una sorpresa- e quelli over 55, le cui file si gonfiano con l'invecchiamento della popolazione.

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Tutti questi fattori sono in aumento il che comporta la crescita continua del surplus del consumatore.Vari aspetti del surplus del consumatore sono illustrati nei profili dei paesi alla fine di questa relazione. Questi profili mostrano anche l'impatto di Internet sul PIL e sul mercato al dettaglio in ogni paese. Ancor più significativamente, mettono in evidenza come Internet sia profondamente radicata nella vita di tutti i giorni in tutto il mondo, mostrando che i consumatori sono disposti a rinunciare dalla navigazione satellitare e persino al sesso, pur di mantenere il loro accesso a Internet.

FROM HIGH-WEB TO NO-WEB OPPORTUNITA' PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

Data la loro agilità e capacità di innovare ci si potrebbe aspettare che le PMI, a lungo il motore della crescita economica in molte economie, siano capaci di cogliere la potenza di Internet per costruire se stesse. Infatti molte lo hanno fatto e queste aziende hanno contribuito a trasformare il Web in un veicolo importante per la crescita dei ricavi e per la creazione di posti di lavoro. Ma un numero sorprendente di esse non lo ha fatto o si è mosso in rete solo in misura limitata. Queste aziende stanno lasciando un'enorme opportunità non sfruttata.A nostro avviso ogni azienda ha bisogno di "diventare digitale" e di muoversi velocemente. I politici, soprattutto, dovrebbero prestare attenzione. Le possibilità delle PMI "nella creazione di posti di lavoro, le politiche che incoraggiano queste aziende a sviluppare una presenza online possono aiutare ad affrontare la disoccupazione persistente che caratterizza attualmente la ripresa in molti paesi".Negli ultimi 18 mesi il BCG ha monitorato i lavoratori di più di 15.000 aziende che operano nelle principali economie mondiali e che occupano meno di 250 persone (negli Stati Uniti, il taglio osservato era di 500 addetti). Abbiamo raggruppato le imprese in quattro categorie: high-Web, medium-Web, low-Web, e no-Web.I risultati sono convincenti. In 11 dei paesi del G-20, le high-Web PMI hanno sperimentato una crescita delle entrate che è stata fino al 22 per cento superiore a quello ottenuto con l'utilizzo basso o nullo del

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Web negli ultimi tre anni.

Nel Regno Unito, le vendite nelle aziende high-Web sono aumentate sei volte più velocemente rispetto alle imprese con ricavi ottenuti senza presenza su Internet.Molte piccole e medie imprese statunitensi hanno integrato Internet nella loro attività. Sono online in modo molto più aggressivo rispetto ad imprese low-web, in particolare in attività quali l'ottimizzazione dei motori di ricerca, il social networking, la gestione degli acquisti. Esse sono presenti anche nella gestione delle proprie finanzei e nella ricerca del personale online.In molti mercati sviluppati e in via di sviluppo le imprese high-Web hanno una clientela nazionale ed internazionale due volte più ampia di quelle low web o no web che al contrario vendono solo a livello locale. Negli Stati Uniti, le imprese ad alto e medio-Web si aspettano una crescita del 17 per cento nei prossimi tre anni, rispetto al 12 per cento per le aziende a basso o no-web.Le PMI ad alto e medio-Web generano più posti di lavoro. In Germania, il 93 per cento imprese high Web e l'82 delle imprese medium-Web hanno aumentato l'occupazione negli ultimi tre anni, rispetto a solo il 50 per cento delle imprese no-Web. Il Giappone ha sperimentato risultati simili. In Corea del Sud, l'occupazione è aumentata al 94 per cento per le high Web PMI e al 60per cento per le società no-Web.Abbiamo identificato cinque leve di valore che spiegano il "vantaggio Internet" delle PMI High-Web:1) Espansione geografica. Internet crea un mondo senza confini per molte PMI, consentendo loro di competere con società multinazionali molto più grandi, da accesso a mercati che prima erano fuori portata.2) Marketing avanzato. Il marketing online assicura un grande sviluppo e consente ritorni

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misurabili. Produce anche dati importanti sui consumatori e le loro preferenze, consentendo espressamente pubblicità ed offerte mirate.3) Migliore interazione con i clienti. I social media permettono alle imprese di impegnarsi in tempo reale nel dialogo con i clienti, non solo per aumentare le vendite, ma anche per fidelizzare ed contribuire a creare, affinare e migliorare prodotti e servizi.4) Sfruttare il Cloud. Le PMI possono accedere a strumenti spesso sofisticati cloud-based per migliorare una vasta gamma di funzioni, tra cui gestione delle relazioni con i clienti e la gestione delle informazioni e dei pagamenti dei clienti. Come conseguenza queste aziende possono crescere rapidamente senza richiedere grandi investimenti in infrastrutture.5) Più facile e veloce assunzione di personale. Le opzioni di reclutamento disponibili oggi sono più potenti e meno costosi che mai e consentono alle PMI di sfruttare il mercato globale del talento.La leva più potente può essere una migliore interazione con il cliente che si ottiene principalmente sfruttando la natura partecipativa dell'Internet di oggi. Quasi due terzi delle piccole e medie imprese high-Web si stanno muovendo rapidamente per soddisfare le richieste dei propri clienti attivi nelle reti sociali. L'impatto può essere visto in tali mercati emergenti come il Brasile e la Cina.

Nonostante le elevate barriere che ostacolano l'adozione delle attività online delle PMI (ad esempio, mancanza di infrastrutture e penetrazione dei computer), questi paesi non solo vantano percentuali più elevate di PMI ad High-Web rispetto alle loro controparti dei mercati sviluppati ma le loro piccole e medie imprese sono anche sostanzialmente più abili a muoversi al di là del marketing Internet per sfruttare la struttura del Web e per gestire le vendite grazie a una più intensa interazione con il cliente.Le barriere che impediscono alle piccole e medie imprese di impegnarsi in modo più ampio e profondamente nell'online posso essere riassunte in cinque categorie generali: 1) scarso accesso alla tecnologia necessaria2) la mancanza di capacità 3) mancanza di risorse4) dubbi sui rendimenti potenziali5) un ambiente economico sfavorevole

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Non sorprende che i problemi di accesso e di un ambiente imprenditoriale favorevole sono stati citati molto più spesso da parte delle PMI nei mercati in via di sviluppo che da loro sorelle dei mercati sviluppati. Quasi la metà delle PMI in India e Indonesia hanno parlato di "cultura locale del business" come un ostacolo significativo, un terzo delle PMI cinesi ha detto che sono frenate dalla mancanza di accesso ai computer. La conoscenza di personale carente ed il tempo sono stati nominati come i principali ostacoli in Giappone, e circa un quarto delle imprese degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno parlato di mancanza delle necessarie risorse finanziarie.La maggior parte di queste barriere devono essere superate dalle stesse PMI. Ma i politici dovrebbero prendere atto che le questioni relative all'accesso e ai regolamenti governativi sono stati citati come impedimenti da uno su cinque delle PMI dei mercati sviluppati e da due a cinque nelle economie in via di sviluppo. Si tratta di aree in cui i governi possono avere l'opportunità di dare una mano il che darebbe loro il vantaggio di una maggiore crescita economica e creazione di posti di lavoro.

NON LAMPEGGIA: IL FUTURO STA CORRENDO DRITTO VERSO NOI

Internet cambierà nei prossimi cinque anni ancor di piùdi quanto non abbia fatto nei sui primi 25. Avrà più utenti (in particolare nei mercati in via di sviluppo), più utenti mobili, più utenti che utilizzano dispositivi vari per tutto il giorno e molte più persone impegnate in mezzi sempre più partecipativi. Sulla seconda metà della scacchiera, come la pila del riso che comincia a rivaleggiare con l'ampiezza del Monte Everest (la grandezza che avrebbe raggiunto nella sessantaquattresima casella), la rapida evoluzione di Internet ha il potenziale per arricchire ed anche sopraffare.Per le aziende, in particolare, è necessario fare una scelta. Esse possono raccogliere la sfida del nuovo mercato guidato da Internet e trarre vantaggio dalle funzionalità ampliate e da tassi di crescita più elevati che le PMI high-Web hanno già raggiunto nelle nazioni del G-20. L'alternativa è seguire le orme di industrie come quelle della musica e dell'editoria che hanno seguito modelli di business obsoleti per troppo tempo ed ora hanno a che fare con ambienti competitivi che hanno rimodellato tutto intorno a loro.Per chi vuole pensare in grande, abbracciare il cambiamento, muoversi velocemente, e organizzarsi in modo diverso, ci sono innumerevoli opportunità per raccogliere i frutti della distruzione creativa di Internet (come definito dall'economista Joseph Schumpeter piuttosto che da Karl Marx) in settori che vanno dalla sanità ed alla vendita di beni di consumo.Le aziende che non hanno ancora sviluppato una strategia online per se stesse hanno bisogno di costruire le proprie risorse digitali, riducendo le passività digitali (che sono spesso organizzative) che potrebbero impedire loro di partecipare ad una simile opportunità. Questo argomento sarà oggetto della prossima relazione di una pubblicazione "mondo connesso BCG".I governi devono affrontare le sfide e l'opportunità e molti di queste sono sempre più complesse. Quindici anni fa, come l'Internet commerciale cominciava a mostrare il suo evidente potenziale negli Stati Uniti ed altrove, il presidente Bill Clinton delineò cinque principi che costituiscono un "quadro di riferimento per il commercio elettronico globale":1. Il settore privato dovrebbe guidare.2. I governi dovrebbero evitare inutili restrizioni nel commercio elettronico.

Page 14: L'opportunità da 4.200 milardi di dollari (l'economia di ...sarebbe classificata al quinto posto nel mondo, dietro solo agli Stati Uniti, la Cina, il Giappone e l'India e davanti

3. Qualora il coinvolgimento governativo fosse necessario il suo obiettivo dovrebbe essere quello di sostenere e rafforzare un ambiente prevedibile, minimalista, coerente, semplice e giuridicamente favorevole al commercio.4. I governi dovrebbero riconoscere le qualità uniche di Internet.5. Il commercio elettronico su Internet dovrebbe essere facilitato a livello mondiale.

Internet è molto diversa, molto più grande e complessa di quanto non lo fosse allora. Nuovi problemi importanti e difficili si sono evidenziati tra i quali la privacy, la pirateria, la protezione, la sicurezza, la "net neutrality" e la fiscalità. Essi stanno già provocando conflitti e contese come giocatori diversi con interessi diversi che devono scegliere da che parte stare. Il recente dibattito sulla SOPA -la proposta di STOP ALLA PIRATERIA online negli Stati Uniti- è un esempio di quanto litigiose tali questioni possano essere. Nel mese di febbraio, proteste di piazza in diverse città europee contro un accordo antipirateria visto come una limitazione della libertà di parola online hanno dimostrato che i cittadini prestano attenzione ed hanno hanno punti di vista ben chiari e forti.Nel migliore dei mondi, essendo Internet un fenomeno globale, i governi dovrebbero agire in modo coordinato, lavorando verso standard internazionali condivisi, quando vengono chiamati per accordi ben fatti piuttosto che limitare la libertà quando è meglio, molto meglio lasciare che sia il libero mercato a fare il suo lavoro. Si tratta di una sfida alta, per essere sicuri, e potremmo avere bisogno di un quadro aggiornato con alcuni nuovi principi ma quelli presentati da presidente Clinton offrono una struttura ancora valida per stimolare il dibattito.A livello nazionale, le politiche che promuovono gli investimenti -soprattutto nelle infrastrutture dei paesi in via di sviluppo- dovrebbero enfatizzare l'istruzione, la formazione e la costruzione di competenze, cose che in tutto il mondo sono essenziali. Forse ancor più oggi nell'era dell'informazione che nell'era industriale: l'economia di Internet richiede una forza lavoro ben istruita e qualificata. I paesi che restano indietro nel fornire opportunità di istruzione sono anche suscettibili di perdere rispetto agli altri in crescita economica guidata da Internet.Diversi paesi adottano approcci diversi ma la sfida globale da affrontare comporta per titolari del potere le stesse problematiche: garantire un accesso agevolato e conveniente, a parità di condizioni, ed un ambiente concorrenziale ed aperto che permetta a tutti di sfruttare i benefici economici di Internet.

PROFILI DEGLI STATIIn questa sezione presenteremo una serie di profili dettagliati che illustrano l'attività economica Internet nel G-20. Per ogni economia forniremo informazioni in merito all'impatto di Internet sul commercio e sul PIL, un esempio di come i consumatori utilizzano Internet e le loro valutazioni sull'uso. Infine l'impatto di Internet sulle piccole e medie imprese.