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Luci ed Ombre del Legno...una mostra che viaggia 2010

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Ideazione e organizzazioneCentro di Documentazione del Lavoro nei Boschi

Progetto della mostraGabriele BertacchiniRemo Tomasetti

Catalogo a cura diGabriele BertacchiniAlessandra LanfrediRemo Tomasetti

Contributi critici diRenzo Francescotti

Fotografia diAlessandra Lanfredi

Foto allegate al testo diG. Avanzo, G. Bertacchini, L. Guerri, O. Ropelato, S. Zampiero

StampaTipografia - Litografia Leonardi - Imèr (Tn)

Comunedi Castello Tesino

Aziendaper il Turismo Valsugana

Comunedi Pieve Tesino

Comunedi Cinte Tesino

Comunedi Bieno

ComprensorioBassa Valsugana e Tesino

Consorzio dei Comuni compresinel Bacino Imbrifero Montanodel fiume Brenta

Sistema BibliotecarioIntercomunale Lagorai

Galleria d’Arte Atrebates

Con il supporto di

Provincia Autonoma di TrentoServizio Turismo

Provincia Autonoma di TrentoServizio Attività culturali

Luci ed Ombre del Legno...una mostra che viaggia 2010

Con il patrocinio di

Provincia Autonomadi Trento

Provincia di Bologna

Provincia di Ferrara

Hanno contribuito

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Si ringraziano gli artisti e tutti coloro che hanno contribuito a vario titolo

alla buona riuscita della manifestazione

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È una materia “viva”, il legno, che mantiene la sua vitalità naturale anche dopo che l’artista, togliendone il sovrappiù con sgorbie

e lame taglienti, lascia in vista la forma desiderata, nella pienezza delle sue luci e delle sue ombre.

È una materia “profumata”, il legno, che conserva il suo fascino anche quando i torni e le raspe ne hanno lisciato la superficie

rendendola “pelle vegetale” da accarezzare.

Anche quest’anno ritorna quel “magico” Simposio internazionale di scultura “Luci ed Ombre del Legno” promosso dal Centro di

Documentazione del Lavoro nei Boschi, che richiama nelle piazze dei paesi del Tesino artisti italiani ed europei, i migliori interpreti del-

la scultura lignea. È, questo, un appuntamento ormai consueto, entrato di diritto nel calendario delle manifestazioni culturali di grande

richiamo della piana del Tesino, che dal 2002 ad oggi ha interpellato i migliori interpreti di questa disciplina artistica. Un appuntamento

che sa coinvolgere istituzioni pubbliche trentine e non solo trentine, nel nome di una produzione sempre nuova, sempre originale e

di enorme richiamo che diventa anche mostra itinerante, “mostra che viaggia”...

Il legno, con le sue luci e le sue ombre, si fa evento, insomma: evento di cultura, ma anche evento di quell’artigianalità manuale

che sa ricavare emozioni profonde dalle losanghe e dai “nodi” di un tronco, piegando le necessità artistiche alla forma primigenia del

legno. Forse fu proprio un pezzo di abete o di faggio a spingere l’uomo antico a impugnare una lama di selce e a intagliare le prime

forme d’arte della nostra storia su questa terra: da allora a oggi col legno l’uomo ha saputo realizzare ogni forma di comunicazione

artistica, dagli splendidi crocifissi lignei del Cinque-Seicento alle statue policrome dei molti altari che ornano le nostre chiese. Perché

il legno, in una terra ampiamente forestata qual è il Trentino, è materia presente in ogni luogo nelle mille sfaccettature e dalle mille

consistenze che vengono dalle essenze diverse; perché, come si diceva all’inizio, il legno è materia “viva”, che dona vita ed eternità

all’opera dell’artista.

La mia gratitudine va, quindi, agli amici del Centro di Documentazione del Lavoro nel Boschi; a quel Remo Tomasetti che del

Centro e del Simposio è l’ideatore e l’anima vera; infine ma non ultimi agli artisti selezionati, le cui opere contenute in questo catalogo

sono lì a dimostrarci che il legno può parlare, può raccontare, cantare, urlare e piangere.

Franco PanizzaAssessore alla Cultura, Rapporti europei e Cooperazione della Provincia autonoma di Trento

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La mostra itinerante “Luci ed Ombre del Legno”, giunta alla sua quarta edizione, è ormai diventato un originale ed importante

veicolo di promozione del Trentino.

Il legno testimonia in tutte le regioni alpine il forte legame uomo territorio sia come momento di sopravvivenza sia come espres-

sione artigianale ed artistica.

Se in passato la dipendenza dal bosco e dai suoi prodotti era fonte quasi esclusiva di sopravvivenza oggi l’importanza, se pur

indiretta, è ancora maggiore. Il paesaggio, la regimazione delle acque, l’assorbimento di carbonio sono alcune funzioni universali

della foresta, che la rendono di vitale importanza.

La varietà del paesaggio naturale è determinata dalla varietà della copertura forestale: attorno al lago di Garda accanto al cipres-

so ed al leccio troviamo l’ulivo, che, salendo verso l’alto lasciano il posto al castagno, al faggio e poi alle vaste foreste di abeti fino al

limite della vegetazione dove domina il larice e il pino cembro. In poco spazio quindi si ritrova una grande biodiversità.

L’ostensione artistica delle sculture lignee richiama quindi l’anima trentina, è espressione della sua gente, del suo vivere in mon-

tagna, delle difficoltà incontrate ma anche dello spirito di solidarietà e cooperazione che ha caratterizzato questa nostra terra, i cui

frutti sono chiaramente interpretabili anche oggi.

Il Tesino è tipica terra di montagna: altipiano decentrato rispetto alle linee principali di scorrimento, area caratterizzata da grandi

patrimoni forestali, terra di forte migrazione stagionale. È quindi caratteristica espressione di una comunità strettamente legata al

proprio territorio e da esso dipendente.

Dal Tesino parte la mostra “Luci ed Ombre del legno” che vuole essere un invito a raggiungere la nostra provincia, immergersi nel

paesaggio di questa terra e gustarne i prodotti tipici accanto al grande senso di ospitalità delle nostre comunità.

Buon viaggio!

Tiziano MellariniAssessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione

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Per il quarto anno consecutivo, “Luci ed Ombre del legno”, si rinnova in “mostra che viaggia”. Un percorso espositivo-culturale

che nasce per premiare i vincitori dell’ottava edizione del Simposio che, come consuetudine, si è svolto nell’ultima settimana di luglio

nei quattro comuni dell’altopiano del Tesino, nei margini sud-orientali del Trentino.

La mostra, vuole rappresentare l’espressione artistica legata ad uno dei prodotti che più squisitamente caratterizzano la nostra

provincia quale è appunto il legno. Vuole richiamare il forte legame esistente tra l’animo delle popolazioni alpine con il bosco. Vuole

ricordare un’arte antica e radicata che non si è perduta, che, nella tipicità delle Alpi, vive con sorprendente varietà e vivacità.

La mostra, è un invito al confronto e al dialogo, ad uno scoprire un territorio attraverso le suggestioni e gli odori rimasti impressi

nell’opera d’arte.

Sei mesi di esposizioni a stretto contatto con la gente, in città e luoghi importanti, a testimonianza di una crescita continua della

manifestazione, anche di presenze, resa possibile grazie alla collaborazione attiva delle istituzioni e dei diversi attori che operano nel

territorio di origine e all’accoglienza ricevuta nelle sedi ospitanti dell’Emilia-Romagna.

Anche in questa edizione, come ormai tradizione, le opere dei vincitori del Simposio sono accompagnate dalle sculture di uno fra

i più valenti e rappresentativi nomi del Trentino-Alto Adige quale è Hermann Josef Runggaldier, che, gentilmente, si è prestato a fare

da “padrino” ai più giovani colleghi, quale sostegno ben augurante.

In tutto quattro artisti e venti opere esposte, racchiuse nelle pagine di questo catalogo e a disposizione per essere osservate dal

vero, autentiche rappresentazioni che donano espressioni e significati aggiuntivi alla risorsa legno, rendendola ancora più contem-

plabile, densa di significati allegorici ed emozionali.

Gabriele Bertacchini e Remo TomasettiCuratori del progetto e del catalogo

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Il percorso espositivo

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Dozza (Bo)Galleria d’Arte Atrebates30 gennaio - 15 febbraio 2010

Atrebates, un nome celtico per una Galleria d’Arte situata

a Dozza (BO), piccolo borgo medievale ricco di arte e di storia

che la tradizionale Biennale del muro dipinto rende autentico

e particolare, vera pinacoteca a cielo aperto che richiama la

metafora di una fiaba estetica.

Posta a 25 km. da Bologna, Dozza, ricorda la tipicità di un pa-

esaggio fatto di colline dolci e spazi aperti, vigneti che si radi-

cano nella civiltà contadina della Romagna.

Dagli anni cinquanta ad oggi, Dozza, è stato il laboratorio

di un esperimento che la rende unica al mondo; i muri del pa-

ese sono diventati i cavalletti e, insieme, le tele di un intervento

che ha ridisegnato, attraverso il suo volto, l’idea stessa della

cittadina.

La Galleria d’Arte Atrebates ha entrata in Via de Amicis

35/37, sotto i due imponenti affreschi di Riccardo Schweizer:

“L’uva e il vino”, del 1981, “Civiltà contadina”, del 1983.

Negli anni, la Galleria d’Arte Atrebates, ha proposto impor-

tanti “nomi” del panorama artistico nazionale, ha fatto cono-

scere giovani emergenti, studenti ed artisti locali, ha appog-

giato e si è fatta promotrice di numerosi progetti internazionali

di Mail-art, sempre con uno spirito d’indipendenza che la resa

libera da qualsiasi vincolo.

Al suo interno, un palinsesto animato e in continuo svilup-

po, opere di artisti italiani e internazionali, una Galleria dentro

una Galleria nella quale continua a pulsare la quotidianità degli

abitanti, in una specie di opera d’arte vivente e vissuta.

www.atrebates.net

Ponte San Giovanni di PerugiaSala della Pro Ponte Etrusca17 febbraio - 1 marzo 2010

Ponte San Giovanni è una frazione del Comune di Perugia

e conta circa 15.000 abitanti distribuiti su una superficie di 18

km². Geograficamente situato al limite sud-est del territorio di

Perugia (circa 7 km dal centro cittadino), a circa 180 m s.l.m., il

fiume Tevere ne traccia il confine con il limitrofo comune di Tor-

giano. Il territorio è suddiviso in una parte pianeggiante, attorno

all’alveo fluviale, ed in una parte collinare, a segnare i primi

contrafforti del colle di Perugia. Da visitare è la tomba ipogea di

Arunte Volumnio (Arnth Veltimna Aules, in etrusco) situata nella

Necropoli del Palazzone (VI-V secolo a.C), vasta area archeo-

logica che presenta un gran numero di tombe sotterranee e un

museo che raccoglie urne e altre vestigia reperite in loco.

La zona di Ponte San Giovanni rappresentava, infatti, il

punto di contatto lungo il fiume Tevere tra i territori degli Etru-

schi (a nord) e degli Umbri (a sud). Durante il periodo roma-

no la zona era nota a livello termale, mentre intorno all’anno

1000 viene fondata la prima parrocchia cristiana, con il nome

di Plebs Sancti Joannis Baptistae in Campo (con questo nome

è citata in un diploma del Barbarossa nell’anno 1163).

Durante la guerra tra Perugia e Assisi, San Francesco fu

fatto prigioniero a Ponte San Giovanni nel 1202. Durante la II

guerra mondiale, i bombardamenti alleati distrussero gran par-

te delle costruzioni del paese, alcune anche di notevole inte-

resse storico e logistico: tra di esse, il basso-medievale Ponte

Vecchio (ponte sul fiume Tevere, a gobba d’asino, ricostruito

nell’anno 2000 in legno), le antiche logge, la vecchia chiesa di

S. Bartolomeo, la stazione ferroviaria ottocentesca.

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Secondo centro per grandezza e importanza della provin-

cia di Modena, Carpi viene fondata nel 752 d.C. dal re longo-

bardo Astolfo, in un territorio già frequentato dall’età del Bronzo

e fortemente caratterizzato da insediamenti sparsi nell’epoca

romana.

A partire dal XIV secolo fu sede della signoria dei Pio, per

passare poi a far parte dei domini estensi nel dal 1527.

La civiltà rinascimentale ha lasciato a Carpi una delle più

belle piazze d’Italia, Piazza dei Martiri, chiusa sul lato occiden-

tale da un unico lungo portico di 52 colonne e nel lato setten-

trionale dalla cattedrale, dal carattere barocco, di Santa Maria

Assunta.

Sul lato orientale si affaccia il Palazzo dei Pio, detto Castel-

lo, un insieme di architetture databili tra ‘300 e ‘700 per un totale

di oltre 15 mila metri quadrati di superficie, che comprendono

cortili, porticati, terrazze, sale affrescate, loggiati, una cappella,

ma anche sale conferenze, sale espositive, il tutto concentrato

in tre Musei, un Archivio, una Biblioteca e il Castello dei Ragaz-

zi, una struttura attrezzata per le attività dei più giovani.

I Musei di Palazzo dei Pio si presentano oggi come un si-

stema coordinato di tre percorsi espositivi - Museo del Palazzo,

Museo della Città, Museo al Deportato - che rispondono alle

molteplici esigenze di rendere fruibili i tanti spazi di pregio e

prestigio del rinascimentale Palazzo dei Pio (Museo del Palaz-

zo) e di dare collocazione contestuale, razionale e strutturata al

vasto e variegato patrimonio storico artistico delle collezioni, in

un contesto espositivo finalizzato a offrire un quadro esaustivo

dello sviluppo e della storia della città (Museo della Città).

Carpi (Mo)Museo di Palazzo dei Pio3 marzo - 5 aprile 2010

Nell’Antica Terra della Libertà, alle pendici del Monte Titano,

troviamo il Castello di Borgo Maggiore, sito a 525 m (s.l.m)

e riconosciuto nell’anno 2009 PATRIMONIO DELL’UMANITA’,

DALL’UNESCO.

Esso sorse nel XII secolo e fin dagli statuti del 1295 portava

il nome di Mercatale, con chiaro riferimento alla sua caratteristi-

ca di luogo di raccolta e traffico delle merci; probabilmente fu

proprio questa ragione a far nascere l’originario agglomerato,

dato che il nucleo dell’Antica Repubblica era situato in un’area

molto più disagevole per chi proveniva dai centri vicini.

Importantissime erano un tempo le fiere e i mercati del bestia-

me e dei prodotti agricoli.

Sono tutt’ora esistenti nel borgo vecchio, i rinomati e tradizio-

nali grottini in cui si conservava fresco il vino della stagione

estiva.

Ciò che suscita ammirazione del Castello di Borgo Mag-

giore, è la pregevole e armoniosa strutturazione delle vie del

borgo, progettate ai fini di conciliare le varie esigenze di traffico

di merci, di commercio e di socializzazioni. Essa è dislocata

su due livelli: il livello superiore può essere definito il centro del

borgo in senso stretto, dove si aprono due piazze “Piazza di

Sopra” e “Piazza Grande”, dove si affacciano i piccoli negozi e

dove si innalza la “Torre Civica o Torre dell’Orologio”, costruita

nel 1896.

Nel suo territorio si trovano infine l’ospedale di Stato (nella

frazione di Cailungo), l’eliporto (l’unico della Repubblica)e la

funivia di collegamento con Città di San Marino.

La sede municipale è la Casa del Castello di Borgo Maggiore,

via XXVIII Luglio, tel. 0549.883450

Repubblica di San MarinoCastello di Borgo Maggiore sede municipale7 aprile - 26 aprile 2010

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Borgo Valsugana è una graziosa e accogliente borgata si-

tuata al culmine dell’arco che la Valsugana compie tra Levico

e Primolano. Con la frazione di Olle, è il centro più importante

della Valsugana.

Il fiume Brenta, la Brènta, attraversa l’abitato che è sorto e si

è evoluto sul fondovalle con una piacevole impronta veneta.

Anticamente denominato “Ausugum”, fu fondato intorno al I se-

colo d.C. come stazione militare romana sul percorso dell’an-

tica via Claudia Augusta Altinate. Grazie alla sua posizione di

collegamento tra la Valle dell’Adige e il Veneto, la Valsugana

ha infatti da sempre svolto un importante ruolo di passaggio.

Abitata fin dai tempi preistorici, come testimoniano ritrovamenti

a Strigno e Grigno appartenenti all’Età del Bronzo e del Ferro.

Nel Medioevo, Borgo costituiva già il centro umano e civile più

importante di tutta la zona. Nel 1796, la Valsugana, fu occupata

dalle armate francesi comandate da Napoleone, che lasciaro-

no alcune testimonianze nel centro storico di Borgo. Dal 1805

al 1810 fece parte del regno di Baviera, dal 1810 al 1814 del

Regno italico e quindi di nuovo dell’Austria. Durante il primo

conflitto mondiale la valle fu occupata dalle truppe italiane e,

nel 1916, in parte rioccupata dalla “Strafexpedition” austriaca.

Dal 1920, insieme al resto del Trentino, venne definitiva-

mente annessa all’Italia.

La guerra devastò in modo rovinoso il territorio, in partico-

lare l’abitato di Borgo, e gran parte dei paesi dovettero essere

in seguito ricostruiti.

Borgo Valsugana (Tn)Spazio Erika Klien19 maggio - 13 giugno 2010

Il M.A.F. è stato costruito all’inizio degli anni ’80 grazie a

decenni di ricerche e recuperi operati da Guido Scaramagli,

agricoltore e collezionista ferrarese.

Agisce in stretto rapporto di collaborazione con il Centro Etno-

grafico del Comune di Ferrara e conserva in ampi locali appo-

sitamente ristrutturati oggetti, attrezzi e macchine della realtà

agricola ferrarese (e padana in genere), in un arco temporale

oscillante tra la fine dell’800 e gli anni cinquanta del ’900.

Un edificio ospita un’importante sezione dedicata alle testi-

monianze tecniche dei processi di meccanizzazione in alcuni

fondamentali cicli produttivi; gran parte di questa attrezzatura

e strumentazione è stata recentemente oggetto di un restauro

atto a ripristinarne la funzionalità.

Nella stessa struttura si possono inoltre ammirare: un’ampia

esemplificazione dei mestieri ambulanti che un tempo gravita-

vano intorno al mondo rurale; un esaustivo itinerario tra i prin-

cipali mezzi di trasporto, dai calessi alle automobili degli anni

venti del ’900; interessanti fasi tecniche della frutticoltura nel

ferrarese.

Un secondo edificio ricostruisce fin nei più minuziosi parti-

colari la casa rurale, il suo arredamento, nonché le attività ed

i modi esistenziali nel borgo contadino (l’osteria, le botteghe

del fabbro, del droghiere, del falegname, del barbiere ecc..).

All’interno troviamo anche un’ampia selezione dei materiali dei

burattinai Ettore Forni e Pompeo Gandolfi (burattini, scenari ed

oggetti di scena, copioni ecc..) e una biblioteca specializzata in

storia dell’agricoltura. Una specifica sala può ospitare studiosi

e visitatori per incontri, convegni, stages ecc..

Il “Centro” si è recentemente arricchito con la ricostruzione di

un oratorio poderale (con importanti testimonianze votive) e di

una piccola stazione ferroviaria d’epoca.

www.mondoagricoloferrarese.it

FerraraCentro di documentazionedel mondo agricolo ferrarese28 aprile - 17 maggio 2010

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Il palazzo fu abitato dai Thun, un’antica stirpe feudale origi-

naria della Val di Non, per più di quattro secoli, finché nel 1873

l’amministrazione comunale decise di acquistarlo per stabilirvi

la sede del Municipio.

L’assetto esterno del palazzo risale alle trasformazioni che in-

teressarono un complesso di edifici medievali nella seconda

metà del Quattrocento, dopo il loro acquisto e accorpamento

da parte dei Thun. Il prospetto principale presenta tracce di un

portale e di finestre ad arco acuto e una decorazione pittorica a

finto bugnato. La facciata fu poi riorganizzata verso la metà del

Cinquecento secondo uno schema basato su quattro ordini di

finestre architravate. Sugli spigoli fasciati in pietra campeggia-

no due scudi scolpiti con lo stemma dei Thun, ripetuto nella

chiave di volta del cinquecentesco portale.

La vicina Torre Mirana è una casa-torre di fondazione medieva-

le: già appartenuta alla nobile famiglia Mirana, venne acquista-

ta alla metà del XVI secolo dai Thun. Nella sala al pianterreno

si conserva un pregevole camino in marmo sormontato dall’al-

legoria della Forza.

Il municipio custodisce anche numerose testimonianze

artistiche legate all’identità civica di Trento: tra queste, i busti

di Paolo Oss Mazzurana e Carlo Dordi dello scultore Andrea

Malfatti e la statua in pietra del Nettuno, realizzata nel 1768 dal

comasco Stefano Salterio per la fontana di piazza del Duomo.

Di particolare interesse sono gli affreschi visibili in cima allo

scalone, che fino al 1902 ornavano il prospetto di Casa Cloz

Salvetti Garavaglia in via San Marco: strappati nel 1903 per ra-

gioni di conservazione, furono rimontati su nove telai e qui rico-

verati per iniziativa del Comune. Le pitture furono realizzate nel

1551 dal pittore veronese Domenico Riccio detto il Brusasorci

e raffigurano scene mitologiche, figure allegoriche ed episodi

di storia romana.

TrentoPalazzo Thun15 giugno - 15 luglio 2010

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Il Tesino

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Incastonato all’interno dell’omonimo altopiano tra i monti

Picosta e Agaro, Castello Tesino è il maggiore dei tre centri

abitati della Valle del Tesino. Possiede numerose frazioni e le

più vaste distese di boschi del Trentino, da Celado al Passo del

Brocon.

Centro turistico estivo e invernale è da sempre uno dei luoghi

turistici più frequentati del Trentino.

Il paese offre la possibilità di piacevoli gite in mezzo alla

natura, passeggiate con itinerari molto semplici, possibilità di

escursioni su sentieri attrezzati, gite con guide qualificate o con

operatori ambientali, visite guidate alle grotte e ai loro laghetti

sotterranei.

Utilizzando le pareti granitiche della vicina cima d’Asta (m.

2.847) e i versanti rocciosi del Lagorai che chiudono la valle a

nord è possibile effettuare scalate anche molto impegnative.

Castello Tesino ha degli insediamenti retici, ancora visibili

sul colle di Sant’ Ippolito, precedenti all’epoca romana e data-

bili V-VI secolo a.C. Con l’espansione verso nord dell’impero

romano, la zona costituiva un ottimo avamposto per le legioni

romane che transitavano sulla via Claudia Augusta (la famosa

strada romana che da Altino raggiungeva Augsburg e il Danu-

bio). Sul colle di Sant’ Ippolito sorse così un fortilizio romano

e attorno ad esso il centro abitato da cui è derivato Castello

Tesino. Da vedere la chiesa medioevale di Sant’Ippolito con il

suo prezioso ciclo di affreschi e con i vicini scavi archeologici,

la grotta di Castello Tesino, il parco La Cascatella, l’altopiano

di Celado con le sue vaste praterie, le Marande e suoi impianti

di risalita, il Passo Brocon con il famoso “Trodo dei fiori”.

Il paese è dotato di scuole elementari e medie inferiori, ser-

vizio sanitario, farmacia, servizio d’emergenza 118, vigili del

fuoco, ufficio postale, banca con servizio bancomat, alberghi

e campeggi, biblioteca pubblica, cinema-teatro, campi da cal-

cio, bocce e tennis, splendide piste da sci.

A Castello Tesino presso Palazzo Gallo ha sede il Centro di

di Documentazione del Lavoro nei Boschi. Nello stesso Palaz-

zo è ospitata la mostra permanente sul lavoro nel bosco.

Castello Tesino

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Pieve Tesino presenta un centro storico strettamente rela-

zionato al terreno a ripiani rocciosi su cui poggia, dove eleganti

ed imponenti edifici, concorrono a formare un nucleo compat-

to che è arrivato pressoché immutato sino ai giorni nostri.

Di particolare interesse Piazza Maggiore, imponente ed ar-

moniosa al tempo stesso, semplice ed essenziale nelle forme,

quanto elegante e ricca nei contrasti cromatici e chiaroscurali,

evidenti soprattutto laddove gli edifici sono messi in risalto dal

grigio salesà, nel porticato quattrocentesco del vecchio Muni-

cipio, sotto i quali si riunivano i capifamiglia (Vicini) per pren-

dere le decisioni più importanti sulle sorti delle Comunità.

La piazza di Pieve è il cuore del paese, fulcro attorno a cui gra-

vitano tutti gli edifici e le case padronali del XIII – XIX secolo.

In piazza Garibaldi è stata inaugurato nel 2006 il Museo

Casa Alcide De Gasperi.

Il museo sorge in centro paese, all’inizio della via dedicata

allo statista, nella casa dove è nato il 3 aprile 1881, ed ha lo

scopo di far conoscere al visitatore la vita e l’opera di un pro-

tagonista della storia sia italiana che europea del XX secolo.

Oltre agli edifici ad uso civile, il Tesino si distingue per l’elevato

numero di chiese presenti su tutto il territorio.

La Pieve dell’Assunta di Pieve Tesino ne è un esempio rap-

presentativo, con il suo stile gotico ricco di volumi che movi-

mentano le facciate e slanciano l’edificio verso l’alto, soprattut-

to grazie all’imponente campanile.

Il grande parco dal quale si domina l’intera Conca del Tesi-

no, ospita poi un’altra bella chiesa, in stile romanico e risalente

al 1400 eretta come ex voto in seguito alla peste del 1457:

si tratta della Chiesa di San Sebastiano, le cui caratteristiche

evidenziano come spazi costruiti e naturali possano armonio-

samente fondersi in un complesso unico.

L’area è caratterizzata anche da un notevole numero di

malghe, grandi edifici in pietra di proprietà quasi esclusiva-

mente pubblica, utilizzati per l’alpeggio del bestiame.

Pieve Tesino

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Villaggio adagiato sul vasto ripiano morenico, sulle pendici

orientali del Monte Mezza, Cinte Tesino risale probabilmente al

I sec d.C., quando costituiva un vero e proprio centro da cui i

soldati romani controllavano la sottostante Via Claudia Altina-

te. Completamente distrutto dal nefasto incendio del 1876 e

dai successivi bombardamenti del nostro secolo, oggi Cinte

Tesino appare come un centro composto da case in pietra re-

centemente dipinte a formare un mosaico multicolore.

L’area è caratterizzata anche da un notevole numero di

malghe tra cui Arpaco, Tonarezza, Val Corbelle, Valarica e Val-

lorsella. Queste testimonianze materiali, unite a quelle orali di

coloro che hanno vissuto gran parte dei secoli scorsi, riportano

alla mente i ritmi legati allo scorrere delle stagioni e alle attività

agricole e ricordano il pendolarismo tra i pascoli di mezza co-

sta e il fondovalle.

Oltre alle malghe presenti in paese, si segnala la Casa

del moleta, in cui il Comune vuole creare un museo dedicato

all’opera degli arrotini e degli ambulanti. Di rilievo anche l’ar-

boreto, un’area floristica, e l’area venatoria, dove i responsabili

del museo di Scienze naturali di Trento eseguono la cattura de-

gli uccelli migratori e il loro inanellamento per studi e ricerche

scientifiche.

Dal punto di vista architettonico, di notevole rilievo risulta

la Chiesa di S. Lorenzo. Risalente agli inizi del XV secolo e

ricostruita dopo l’incendio del 1876, si distingue per la lumi-

nosissima facciata in pietra bianca, marcata profondamente

dall’alto campanile, staccato di alcuni metri dal rimanente cor-

po di fabbrica.

Internamente, l’unica navata è decorata da stucchi di pre-

gevole fattura ed è arricchita da un magnifico tabernacolo e

dalle statue di S. Lorenzo e S. Stefano

Le strutture sportive, un vicino campo da golf, fanno poi del

piccolo abitato una piacevole e sorridente alternativa alle mete

turistiche più tradizionali.

Cinte Tesino

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Situato a pochi chilometri dalla vicina SS 47, l’abitato di

Bieno, pur non appartenendo al Tesino in senso stretto, rappre-

senta la porta naturale che immette nell’altopiano.

Il paese che conta circa 500 abitanti, è posto a 810 m.

s.l.m. e beneficia di un’ottima esposizione solare; è stato infat-

ti edificato a cavallo dell’estremità Sud del lungo promontorio

morenico che separa il letto del torrente Chiéppena da quello

del rio Lusùmina, su un panoramico gradino di origine moreni-

ca, tanto che viene spesso definito “Il balconcino della Valsu-

gana”. Bieno è un’antico borgo legato alla storia e alla cultura

dei girovaghi ed è famoso per i suoi esperti scalpellini che si

dedicavano ad estrarre il granito dalle vicine cave di Rava.

Bieno, che gode di un turismo stagionale, ha senz’altro nel-

le principali caratteristiche del suo territorio enorme abbondan-

za in termini di patrimonio naturalistico e paesaggistico.

Escursioni e passeggiate per verdi prati e silenziosi boschi

adatte ad ogni età ed esigenza, in un contesto ricco di vegeta-

zione agreste e di gradevoli panorami, che rendono i dintorni

di Bieno, ricchi d’incanto e di fascino. In tal senso val la pena

segnalare il maestoso tiglio secolare di Maso Weiss, la zona

di Lastra-Castrozze caratterizzata dall’imponenza dei castagni

secolari e, infine, la cascatella alla sorgente Pison.

Il territorio montano di Bieno è dominato dalle pareti dell’im-

portante catena denominata Sottogruppo di Rava, certamente

una delle più suggestive appendici che si dipartono dal nodo

centrale del massiccio di Cima d’Asta.

In esso sono presenti le malghe Rava di Sopra e di Sotto e

Fierollo di Sopra e di Sotto, oltre ad alcuni caratteristici laghi di

origine glaciale che, passando attraverso le emozioni del Lago

di Mezzo (2.030 m.) e del Lago Grande (2.125 m.), conducono

a Cimon Rava (2.436 m.). Per chi è di passaggio, un po’ di tem-

po si può dedicare alla vista della chiesa di San Biagio, ricor-

data già nel 1531 e ricostruita, su di un precedente edificio, nel

1606. Bieno è l’unico paese dell’ex-Pievado di Strigno, la cui

chiesa parrocchiale, nonostante sia stata ampliata e restaurata

più volte, è ancora l’antica chiesa.

Bieno

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Il Simposio, la mostra e i suoi artisti

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Erano i primi mesi del 2002 quando l’amico dott. Remo

Tomasetti mi venne a trovare a casa: voleva parlarmi del suo

progetto di creare a Castello Tesino un concorso di scultura in

legno dal titolo “Luci ed ombre del legno”. Ero d’accordo di

presiedere la Giuria?

Pochi mesi prima, nell’agosto del 2001, dopo quattro anni di

presidenza della Giuria, a conclusione del XIII Concorso Inter-

nazionale di Scultura su Legno di Madonna di Campiglio, ave-

vo rinunciato all’incarico di presidente. A quell’incarico mi ave-

vano chiamato gli organizzatori su iniziativa dell’amico scultore

prof. Renato Ischia.

Il concorso di Campiglio era rimasto interrotto per anni, andato

in crisi dopo nove edizioni portate avanti con varie formule. Con

Ischia lo rilanciammo, rinnovandolo, facendolo diventare il più

importante del Trentino. Ma dopo quattro edizioni da me pre-

siedute mi dimisi: in parte per divergenze di vedute con l’amico

Ischia, ma soprattutto con gli organizzatori. Sono abituato a

lavorare sentendo e costruendo attorno a me un’aria di colla-

borazione, di fiducia, di entusiasmo: se queste componenti si

raffreddano, si incrinano, vengono meno, lascio perdere. Mi

sono sempre considerato un uomo libero, pagando dazio, in

ogni caso “povero ma bello”. Il Concorso di Campiglio andò

avanti per tre anni e poi morì. Quando il dott. Tomasetti mi ven-

ne a cercare ne fui contento: chissà che nel “povero” Castello

Tesino non si potesse realizzare ciò che nella ricca Madonna di

Campiglio no nera stato possibile…

Così cominciammo da zero: e fu “buona la prima”.

Quindici partecipanti alla Prima edizione (2002) del Sim-

posio “Luci ed ombre del legno”, internazionale: presenti uno

svizzero e un francese, tutti raccolti i un catalogo a colori, cor-

redato da un curriculum, da una foto dell’artista e da quella di

un’opera. Un catalogo distribuito gratuitamente a tutti gli inte-

ressati, non lussuoso ma importante, per creare un rapporto di

conoscenza e simpatia tra l’operatore e il fruitore, ovvero (per

dirla in termini meno sociologistici) tra gli artisti e il pubblico.

Nella ricca Madonna di Campiglio niente del genere era stato

fatto.

Quella Prima edizione (2002), sempre svoltasi come le altre

nell’ultima settimana di luglio, vide il premio della Giuria asse-

gnato al vicentino di Villaga Luciano De Marchi con l’opera “La

finestra sul cielo”. Il premio del pubblico, assegnato mediante

votazione per schede, andò al trentino di Ossana Giulio Ta-

raboi, per la sua scultura “Mutazione”. Il successo della ma-

nifestazione, oltre che dalla bontà dell’organizzazione e dalla

serietà della Giuria, arrivò soprattutto dal rapporto di dialogo

che si poté accendere tra i residenti e i turisti ospiti di Castello

Tesino e gli artisti, strategicamente dislocati negli spazi aperti

del paese, posti nelle condizioni migliori per rapportarsi con la

popolazione e tra di loro (condizioni che erano fondamental-

mente mancate, ad esempio, a Madonna di Campiglio, che un

paese, una comunità non è mai stata…).

La Seconda edizione (2003), vide la partecipazione di 15

artisti selezionati (tra i quali cinque stranieri), a cui furono ag-

giunti due artisti locali, iscritti d’ufficio. E fu proprio uno stra-

niero, il francese Henri Patrick Stein, già vincitore di numerosi

primi premi in vari paesi del mondo, tra i quali Canada e Cina,

ad aggiudicarsi il primo premio con l’opera “Piuma di poesia”,

definita dalla Giuria nella sua motivazione “all’insegna della

leggerezza, della stilizzazione delle forme, sospesa tra realtà,

simbolo e sogno”. Il premio del pubblico andò al trentino di

Viarago di Pergine Claudio Boneccher, per la sua “Sintonia”.

Il più bel Simposio di scultura in legno d’ItaliaRenzo Francescotti - Scrittore e critico d’arte

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Anche la Terza edizione (2004) di “Luci ed ombre del le-

gno” vide la partecipazione di 15 scultori (tre gli stranieri) più

tre locali. Vinse il premio della Giuria il bellunese di Carve di

Mel, Beppino Lorenzet ,(anch’egli vincitore di numerosi premi

a vari Simposi), con la scultura “Deposizione”, definita nella

motivazione della Giuria “ un’opera di intensa forza espressio-

nistica che rinnova, con sensibilità moderna, il soggetto sacro

delle Deposizioni ”. Il premio del pubblico andò al valdostano

di Carema (Torino) Giuseppe Bettoni per l’opera “E’ arrivato

nonno Pino”.

La Quarta edizione (2005) del Simposio di Castello Tesino

confermò il numero di 15 partecipanti, oltre a tre locali, con la

partecipazione record di cinque artisti stranieri, vale a dire un

terzo degli artisti selezionati.

Ed è proprio ad un artista straniero, lo svizzero Jean Paul Fal-

cioni, nativo di Sion, ad aggiudicarsi il premio della Giuria con

la scultura “Poesia e mistero”. Falcioni si rivelò come un arti-

sta colto e raffinato, esprimendosi attraverso una scultura di

simboli, inusuale nella scultura in legno, (il tronco di cirmolo,

ovvero di pino-cembro, alto m. 1.80, che viene affidato a ogni

concorrente). L’artista svizzero, frazionando la materia ne dila-

tò le possibilità spaziali. Vincitore del premio del pubblico, per

la prima volta un artista locale, Andrea Dietre” di Torcegno, au-

todidatta, con l’opera “ El kromero”, monumento al venditore

ambulante di stampe del Tesino che nei secoli arrivò con le sue

stampe in tutta Europa.

Non bisogna tralasciare che anche questa edizione - come e

più delle precedenti- è stata affiancata da una serie di ma-

nifestazioni culturali uscite anche dal paese: come la rasse-

gna cinematografica “Scultura Uomo Territorio” realizzata in

collaborazione con il Filmfestival Internazionale di Montagna

Esplorazione Avventura “Città di Trento”, in collaborazione con

la sezione Sat del Tesino; oltre che dalla consueta serata in cui

tutti gli artisti si autopresentano, parlando del loro lavoro, della

loro idea di arte.

Poi ci fu il colpo d’ala.

Promossa dal Centro di Documentazione del lavoro nei Boschi

presieduto dall’infaticabile dott. Remo Tomasetti, con la colla-

borazione dell’Agenzia Provinciale dell’Ambiente, dell’APT per

il Turismo Lagorai Valsugana orientale, della Cassa Rurale del

Tesino, del Consorzio dei Comuni BIM Brenta, col supporto di

tutti i Comuni del Tesino (Castello, Pieve, Cinte e Bieno), l’edi-

zione del 2006 si decentrò su tutto l’altopiano.

Nella Quinta edizione (2006) il numero degli artisti invitati

(con un notevole accrescimento dell’impegno economico) si

dilatò a 27, di cui tre locali, mantenendo il nucleo più numeroso

a Castello ( comune che supporta il maggior onere finanziario),

ma dislocandosi anche nei centri di Pieve, Cinte e Bieno: un

esempio raro di sinergie che vanno al di là dei campanilismi,

guardano al di là degli steccati degli orti del villaggio.

I premi in denaro furono portati a tre.

Questa la graduatoria finale della quinta edizione del Simpo-

sio, non più solo di Castello Tesino, ma più ampiamente, del

Tesino.

Il primo premio andò al giovane ladino di Campitello di Fassa

Matthias Sieff , per la prima volta presente al Simposio, per

la scultura “Sguardo al futuro”; secondo premio a Giacomo

Mezzomo di Mel (Belluno) per “No! Non tagliare quell’albero.

Lo hai abbattuto ma ti ha ucciso”. Terzo premio ad Aldo Pallaro

di Piombino Dese (Padova) per “Riflessioni sul cirmolo”.

Il premio del pubblico fu aggiudicato a Renato Borsato di Cur-

tarolo (Padova) con l’opera “Per raggiungere il traguardo”.

Altra novità della quinta edizione fu quella di proiettare fuori

dei confini regionali, in una serie di mostre, i tre artisti vincitori

del premio della Giuria: cominciando dalla Galleria “Atrebates”

di Dozza, la cittadina non distante da Bologna, famosa per i

suoi murali, (tra cui due del grande artista trentino Riccardo

Schweizer, dipinti proprio nei pressi della Galleria). Le mostre

proseguirono, ancora in provincia di Bologna, a Zola Pedrosa

e Argelato, quindi a Riolo Terme ( Ravenna) e Viterbo. Per con-

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cludere in Trentino, a Trento, Borgo Valsugana e Cinte Tesino.

Ognuno dei tre giovani scultori espose cinque opere. Assieme

a loro fu scelto un “padrino”, vale a dire Livio Conta, uno dei

massimi scultori trentini, di notorietà internazionale, anche lui

con cinque opere di scultura in legno.

Complessivamente quindi, venti sculture lignee hanno viag-

giato in otto centri d’Italia, corredate da un corposo, apposito

catalogo.

La Sesta edizione (2007) della manifestazione estesa a tut-

to l’altopiano del Tesino ha ribadito il guadagno di quota.

Questi gli artisti premiati tra i 27 selezionati.

Per la prima volta il primo premio venne assegnato ad una

donna, la bolognese Daniela Romagnoli per l’opera “Ispirazio-

ne all’eterno”. Il secondo premio andò al ladino Matthias Sieff (

già vincitore l’anno precedente) con la scultura “Prima del dun-

que”; il terzo premio se lo aggiudicò il giovane scultore trentino

di Folgaria Alessandro Pavone (esordiente al Simposio del Te-

sino), con la scultura “ Salvan: l’uomo selvatico”. Il premio del

pubblico andò all’altoatesino di Bressanone Fabian Feichter

con l’opera “No! Perché lo uccidi?” Cinque opere di ciascuno

dei tre premiati dalla Giuria più altre cinque sculture del “pa-

drino” vennero esposte in sei centri d’Italia: oltre che a Dozza,

Borgo Vasugana e Pieve Tesino, a Forlì (nella sede dell’Orato-

rio San Sebastiano), a Ravenna (nella sala dell’ex Tribunale) e

a Ferrara, nel prestigiosissimo complesso del Palazzo dei Dia-

manti. Migliaia furono i visitatori delle mostre, particolarmente

interessati alle insolite sculture in legno. Come “padrino” venne

scelto il trentino Renato Ischia, formatosi in tredici anni di stu-

dio e lavoro a Parigi, con al suo attivo opere pubbliche e private

in Italia e all’estero, che nel legno ci ha regalato alcune delle

sue opere più eccezionali.

La Settima edizione si è quindi proposta con delle belle carte

da giocare: 27 gli artisti selezionati, di varie nazioni, dislocati

nei quattro centri dell’altopiano, sempre seguiti da un pubblico

molto interessato, che nei sei giorni di realizzazione delle scul-

ture dialogava con l’artista. A riprova che il Simposio di scultura

in legno del Tesino si è imposto come la maggior attrattiva cul-

turale dell’altopiano ed è molto attesa da residenti e ospiti.

Il vicentino Luciano De Marchi, vincitore della prima edizione,

a sette anni di distanza ritorna ad aggiudicarsi il primo premio

con l’opera “Vita”, definita nella motivazione del verbale della

Giuria “ un’opera elegante e rigorosa”. Al secondo posto un

bellunese, Paolo Schenal, con l’opera “Timidezza”. Al terzo po-

sto un altro bellunese, di Mel, Giovanni Mezzomo con l’opera

“42° tiro Dolomiti. Mezzomo aveva già vinto il secondo premio

nella quinta edizione.

Il Trentino questa volta si dovette accontentare con il premio

del pubblico aggiudicato a Romedio Leonardi, di Preore in Val

Giudicarie.

Questa settima edizione registrò un fatto nuovo, mai prima

accaduto: vale a dire la partecipazione fuori concorso di Mat-

thias Sieff, già vincitore di un primo e di un secondo posto nelle

due precedenti edizioni. Qualcuno se n’era “lamentato”. Ma

a norma di regolamento Sieff non poteva essere escluso dal

Simposio: così fu invitato a parteciparvi fuori concorso. Giusto

però che avesse in qualche modo un compenso. Si pensò ad

un esposizione di sue opere a fianco di quelle dei tre vincitori e

del “padrino”, riducendo (per ragioni logistiche) a quattro per

ciascuno degli scultori le opere esposte ( sempre quindi com-

plessivamente 20). Altra novità: poiché non si è ritenuto che

esistessero in Trentino - dopo Conta e Ischia - altri maestri di

scultura in legno di alta caratura ( in attesa che se ne affermi

qualcun altro) gli organizzatori hanno pensato (rimanendo in

regione) di attingere alla confinante provincia di Bolzano. La

scelta del “padrino” è caduta sul gardenese Adolf Vallazza, fa-

moso scultore che, utilizzando legni trovati carichi di storie e

memorie, elabora le sue sculture di simboli e archetipi alpini.

Nel 2009 quindi sono viaggiate per l’Italia, a Dozza, Ferrara

(Palazzo dei Diamanti), Bologna (Ospedale Malpighi), Cervia,

Borgo Valsugana e Castello Tesino le opere di cinque sculto-

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ri: Vallazza, Sieff, De Marchi, Schenal e Mezzomo. Il Simposio

“Luci ed ombre del legno” è dunque una delle uniche manife-

stazioni artistiche trentine che, invece di importare cultura, la

esportano.

L’Ottava Edizione registrò una partecipazione record con

artisti di ben otto nazioni. Tutti e tre i premiati furono nomi nuo-

vi: un trentino, un bellunese, un gardenese. Vincitrice (per la

seconda colta nella storia del Simposio) una donna, Lara Stef-

fe nata a Cavalese e residente a Moena, in Val di Fassa, con

l’opera “Nell’aria libera”. Al secondo posto Mario Iral di Belluno

con “Lo scultore e la sua opera”. Al terzo Vinzenz Senoner di

Santa Cristina in Val Gardena con l’opera “Il primo amore”. È

da sottolinea il fatto, del tutto nuovo, che Senoner vinse anche,

alla grande, il premio del pubblico - uscito da ben 600 schede

- a dimostrazione che il gusto del pubblico con gli anni è ma-

turato, venendo ad accostarsi a quello della giuria. I premiati,

ognuno con cinque opere gireranno per l’Italia, avendo come

padrino un prestigioso scultore gardenese, Hermann Josef

Runggaldier.

Un bilancio dopo otto edizioni.

Quando abbiamo chiesto ai partecipanti di “Luci e ombre del

legno” del Tesino una loro impressione, un loro giudizio sulla

manifestazione ( e in molti casi non abbiamo avuto nemmeno

avuto bisogno di chiedere), in molti che avevano partecipato

ad analoghi Simposi in Italia e all’estero ci hanno risposto: “È

il più bel Simposio di scultura in legno d’Italia!” Impressioni e

giudizi che sono supportati da concreti dati di fatto, che fan-

no del Concorso del Tesino quello che è divenuto nell’arco di

pochi anni, per quattro fondamentali caratteristiche, che solo

esso - quanto meno in Italia - possiede :

- dedica agli artisti ben due cataloghi. Se è già è eccezionale

che i Simposi di scultura in legno siano supportati da un

catalogo in cui tutti i concorrenti selezionati siano illustrati

da una scheda con i loro curriculum, una foto dell’artista e

un’immagine delle loro opere più rappresentative, la mani-

festazione del Tesino prevede un secondo catalogo dedi-

cato agli artisti vincitori e al loro “padrino”, catalogo che

contiene scritti critici e storici, oltre alle immagini delle opere

più esemplari dei tre artisti premiati e del loro “padrino”;

- si disloca in ben quattro Comuni, ognuno con la presenza

degli artisti che realizzano le loro opere a contatto del pub-

blico;

- può vantare la partecipazione-record di quasi trenta artisti

italiani e stranieri;

- si proietta fuori dei confini provinciali e regionali con una

serie di mostre che fanno conoscere gli scultori in legno sul

territorio nazionale, anche in luoghi in cui la scultura in legno

è poco nota o sconosciuta.

A tutto questo si è arrivati nell’arco di pochi anni, superando

manifestazioni che hanno avuto a disposizione decenni per

crescere. È una bella soddisfazione per gli organizzatori, chia-

mati a consolidare i risultati, cercando sempre di dare il me-

glio.

Ci sono, come dovunque, ulteriori margini di miglioramento.

Per quanto riguarda la formula non pensiamo che sia miglio-

rabile più di tanto: è ormai una formula collaudata felicemente.

Piuttosto, i pericoli vengono da altre direzioni: quando il giocat-

tolo è troppo bello, c’è sempre qualcuno che vuol rubartelo,

magari solo per spaccarlo…

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Hermann Josef Runggaldier è nato in Val Gardena a Orti-

sei, nel 1948. Studia disegno e scultura all’Istituito d’Arte che

ha sede nel suo paese natale e perfezionala tecnica nelle bot-

teghe artigiane. Dai 21 ai 24 anni intraprende viaggi di studio a

Vienna, Berlino, Londra e negli USA. Alternando un’intensa atti-

vità grafica con quella della scultura partecipa a numerose col-

lettive, inaugura molte personali. Runggaldier è stato premiato

in Italia e Germania, ha vinto concorsi per la realizzazione di

opere pubbliche in Alto Adige e fuori. Scrive Daneila Serafini.

“Lo scultore sparge un senso di concitazione trattenuta, ricer-

cando in quei biblici significati il valore del nostro presente”.

L’arte sacra è forzatamente condizionata dall’approvazione

dell’autorità religiosa, dalla tradizione, dalla fruizione dei fedeli

che deve essere il più possibile totale. Nell’arte laica invece

l’artista si muove con la massima libertà, pilotato solamente

dalla propria visione del mondo, dalla necessità di essere fede-

le a se stesso. Runggaldier si avvale di un magistrale mestiere,

soprattutto nell’utilizzo del legno (cembro, pero, noce, tiglio,

albicocca, ebano), ma usando modernamente anche materiali

Hermann Josef Runggaldier

diversi (bronzo, plexiglas, vetroresina, gesso) È un artista che

respira il contemporaneo, la solitudine, l’incomunicabilità del

nostro tempo, espresse nelle figurazioni umane, in forme al-

lungate, in cui più che i volti appare espressivo il linguaggio

di corpi, spesso ridotti a sequenze di uomini, donne, che si

affacciano in piccoli riquadri, fissati nel loro sfilare quotidiano.

Persone però che non sono mai plasmati anonimamente,

ma ognuna è colta elegantemente in un gesto emblematico:

mentre cammina, legge il giornale, è seduta su una valigia, è

sdraiata su una panchina, è accanto a un cane…Insomma,

una scultura che è elogio della vita.

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“Torso”Legno di nocecm 86 x 17Anno 2008

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“Torso”Legno di perocm 63 x 10Anno 2007

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“Torso”Legno di nocecm 160 x 55Anno 2003

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“Coppia”Legno di nocecm 146 x 45Anno 2005

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“Figura ripiegata”Legno di nocecm 90 x 35Anno 1990

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Tra i molti altri meriti il Simposio di Scultura del Tesino ha

anche quello di aver scoperto giovani scultori praticamente

sconosciuti, gratificandoli col primo premio. E’stato il caso del

fassano Matthias Sieff, della bolognese Daniela Romagnoli e,

lo scorso anno, della fiemmese Lara Steffe. La Steffe è nata a

Cavalese, vive e lavora a Moena, ha studiato scultura presso

l’Istituto d’Arte di Pozza di Fassa, si è diplomata all’Accademia

di Belle Arti di Brera a Milano e insegna discipline pittoriche nel-

la scuola in sui si è formata, a Pozza di Fassa. Ha cominciato

poco dopo i vent’anni a partecipare a mostre e manifestazioni

artistiche.

Ha al suo attivo anche una significativa esperienza all’este-

ro, in Ecuador, dove ha insegnato disegno e scultura nell’Isti-

tuto tecnologico Superior Interculatural Bilingue di Insilivì. Dal

2004 ha cominciato a partecipare a diversi simposi di scultura

e pietra, in Italia e all’estero. La Giuria del Simposio di scultura

in legno del Tesino ha conferitoli primo premio alla sua opera

“Nell’aria libera” con questa motivazione. “Nome nuovo - a

ribadire la capacità della manifestazione di attirare nomi nuovi

Lara Steffe

di giovani artisti - Lara Steffe è la seconda donna a vincere il

primo premio nel Simposio. Questa artista ci ha dato un’opera

di elegante gusto manieristico. Ariosa e dinamica questa scul-

tura raffigura un’immagine femminile dai capelli lunghi e sciolti

come un fascio di ginestre, rappresenta il fascino e la bellezza

della natura e della vita liberata dal suo peso.” Nella ricerca

della dinamica leggerezza Lara è stata fatalmente calamitata

dalla scultura giapponese delle ceramiche.

E così che ha realizzato nel 2009, alcune sculture alte oltre

un metro dai titoli come “Keiko - figlia della primavera”, “Jaki-

ma”. “Il sorriso più dolce di Dani”, di una femminile, raffinata

eleganza: opere che espone nella mostra itinerante in Italia.

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“Nell’aria libera”Legno di pino cembrocm 179 x 40Anno 2009

opera vincitrice del primo premioal Simposio Luci ed ombre del legno

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“Leggerezza nell’essere”Legno di pino cembro,colore acrilicocm 180 x 40Anno 2008

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“Keiko”Legno di pino cembro,colore acrilicoe pastelli a matitacm 106 x 25Anno 2009

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“Jakima”Legno di pino cembro,colore acrilico, pastelli a matitae foglia d’orocm 135 x 30Anno 2009

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“Il sorriso più dolcedi Dani”Legno di pino cembrocm 130 x 35Anno 2009

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Dal Bellunese sono arrivati per essere premiati al Simposio

di scultura in legno del Tesino molti artisti. Tra di essi Mario

Iral, nato a Belluno nel 1952, diplomato all’Istituito d’Arte di Pa-

dova, laureato in architettura all’Università di Venezia, docente

di scultura e discipline plastiche all’Istituto d’Arte “P. Selvatico”

di Padova. A partire dagli anni’80 ha esposto sia in Italia (tra

l’altro,a Venezia, Padova, Ravenna, Como) e all’estero (Belgio,

Olanda, Germania, Svizzera). Dal 1991 al 200 ha fatto parte del

gruppo di ricerca artistica “Visiva Anni 90” e dal 1998 ha parte-

cipato a numerosi simposi di scultura e concorsi, vincendo an-

che primi premi. Nel 2007 è membro della Giuria del Simposio

Internazionale di scultura “Nantopietra”. Iral scolpisce in vari

materiali come il bronzo e la pietra: ma è il legno - per una sua

scelta precisa che attiene al ritorno all’essenziale, al naturale - il

suo materiale preferito.

Questo artista bellunese, diplomato in arte e laureato in ar-

chitettura, e quindi con un duplice “mestiere”, può avvalersi

delle tecniche più esperte, più smaliziate all’insegna sia della

libertà dell’immaginazione che del rigore geometrico, costrut-

Mario Iral

tivo. E nelle sue sculture lignee tutte e due queste dimensioni

della realtà, quella immaginosa e quella costruttiva si rappre-

sentano, si intrecciano, si giustappongono, si contrappongo-

no. È un artista complesso Iral: fitto di figurazioni e astrazioni,

di suggestioni diacroniche ( ovvero che abitano periodi diversi

della storia dell’arte),di citazioni colte, di simboli e allegorie che

possono anche risultare oscure. Le sue sculture devono es-

sere colte con il sentimento ma soprattutto col cervello. C’è

bisogno più che mai di chiavi di lettura, alcune delle quali ci

sono offerte da titoli di sue opere come “Realtà e finzione de-

vono convivere, “Correlazioni di antipodi”, “Soppesando una

metamorfosi”.

Riflettendo su questi titoli, meditando sulle opere il nostro

artista, le sue sculture come la realtà, ci sembreranno più com-

prensibili.

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“Lo scultore e la sua opera”Legno di pino cembrocm 185 x 53Anno 2009

opera vincitrice del secondo premioal Simposio Luci ed ombre del legno

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“Foglio”Legno di pino cembrocm 165 x 42Anno 2007

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“Pettine”Legno di pino cembrocm 167 x 50Anno 2005

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“Freni”Legno di tigliocm 47 x 70Anno 2006

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“Criniere”Legno di pino strobocm 51 x 60Anno 2008

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Toh…un altro artista gardenese, Vinzenz Senoner nato a

Santa Cristina di Val Gardena nel 1962. Abita nel suo paese

natale dolomitico, in un antico rustico di famiglia ristrutturato (

dal fienile ha ricavato il suo atelier), alle pendici del Plesdinaz,

di fronte al Sassolungo. Il contesto della valle, quello famiglia-

re dei Senoner scultori lignei, lo hanno spinto a studiare le

tecniche della scultura, in legno e in pietra, così come l’arte

del disegno dal vero. Ma è singolare che Vinzenz non si sia

diplomato in arte ma in musica, al Conservatorio di Bolzano (e

la musicalità permea di risonanze le sue sculture).

Dagli anni Novanta partecipa a collettive, personali, manife-

stazioni artistiche, simposi, ottenendo premi e riconoscimenti.

Senoner vive in una paese da cartolina: pericoloso…Le cartoli-

ne sono troppo spesso una falsificazione della realtà. Alla sua

prima partecipazione al Simposio “Luci ed ombre del legno

questo scultore ha portato a casa due premi: il terzo premio

della Giuria e quello del pubblico (già abbiamo scritto che è

accaduto per la prima volta). Nel giudizio della Giuria è scritto

che “Senoner ha presentato un’opera di notevole freschezza

Vinzenz Senoner

e penetrazione. La figura timida dell’adolescente - in mano un

cartiglio con pensieri d’amore, ai piedi una rosa rossa - è di un

moderno iperrealismo. Utilizzando anche velature di colore,

scolpita con simpatia ed un accenno di ironia.”

C’è in questo giovane (ma non giovanissimo) artista una

nostalgia per l’infanzia alla Alain Fournier: Vinzenz è in cerca

della fragranza dell’ infanzia come un cucciolo che abbia fiuta-

to un odore indimenticabile e annusa continuamente le peste

nei tentativi di recuperarlo. Non è quindi un caso che le cinque

opere da lui scelte per rappresentarlo nella mostra itinerante

che fa conoscere gli artisti premiati, abbiano tutte per tema la

fanciullezza e l’adolescenza, raffigurando bambini e ragazzini,

maschi o femmine: sono le sculture intitolate “Il Primo amore”

(l’opera premiata), “Sogno e libertà”, “Adolescenza”, “Autori-

tratto” e “Ambivalenza”.

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“Primo amore”Legno di pino cembrocm 174 x 54Anno 2009

opera vincitricedel terzo premioal SimposioLuci ed ombre del legno

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“Sogno di libertà”Legno di pino cembrocm 141 x 106Anno 2008

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“Adolescenza”Legno di pino cembrocm 156 x 40Anno 2009

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“Autoritratto”Legno di pino cembrocm 110 x 37Anno 2009

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“Ambivalenza”Legno di pino cembrocm 165 x 17Anno 2008

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Hermann Josef RunggaldierStufan 9939046 St.Ulrich - Ortisei (BZ)Telefono 0471 [email protected]

Lara SteffeStrada de Sort38035 Moena (TN)Telefono 338 [email protected]

Mario IralVia delle Palme, 3335137 PadovaTelefono 049 [email protected]

Vinzenz SenonerVia Plesdinaz, 3439047 Santa Cristina (BZ)Telefono 348 [email protected]

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Stampato su carta certificata PEFC

Presidente Remo TomasettiVicepresidente Paolo SordoConsiglieri Gabriele Bertacchini Ivan Boso Roberto Boso Livio Gecele Luca Guerri Nadia Groff Giovanni Pezzato Walter Zotta

CENTRO DI DOCUMENTAZIONEDEL LAVORI NEI BOSCHI

Via Muncipio vecchio, 2 - 38053 Castello Tesino (TN)www.luciedombredellegno.it

Percorso espositivo 2010

30 gennaio / 14 febbraio - Dozza (BO)- Galleria d’arte atrebates17 febbraio / 1 marzo - Ponte San Giovanni di Perugia - Sala della Pro Ponte Etrusca3 marzo / 5 aprile - Carpi (Mo) - Museo di Palazzo dei Pio7 aprile / 26 aprile - Repubblica di San Marino Castello di Borgo Maggiore sede municipale28 aprile / 17 maggio - Ferrara - Centro di documentazione del mondo agricolo ferrarese19 maggio / 13 giugno - Borgo Valsugana (Tn) - Spazio Erika Klien15 giugno / 15 luglio - Trento - Palazzo Thun

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