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Marcatura DPI
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PREVENZIONE E PROTEZIONE
OsservatorioISPESL -Articolo
w w w.am b ientes i curez za . i l so le24 ore . com 22 dicembre 2009 - N. 1IL SOLE 24 OREXXIV
La verifica ha lo scopo di attestare l’effettivo possesso dei requisiti essenziali di sicurezzae di salute previsti perquel determinato
prodotto e l’effettiva appartenenza allacategoriadichiaratadal costruttore.
Se il costruttore ha rispettato la norma armonizzata (normeEN elaboratedalCEN) relativaal prodotto esiste la “presunzione
di conformità ai requisiti essenziali di salute e di sicurezza”, mentre se il fabbricante nonha rispettato questanormao l‘ha
rispettatasolo parzialmente,è onere dell’organismonotificatoverificare in dettaglio il possesso dei RES.
Come indicato all’art.2, D.Lgs.n. 475/1992, in assenza di norme armonizzate,il Ministero ha individuato, condecreto, le norme
nazionali compatibili con i requisitidi sicurezzariportati all’Allegato II.
Questa procedura di verifica da parte dell’organismo notificato è attivata soltanto all’atto della progettazione di un nuovo DPI e
non è previstoalcunulteriore intervento dell’organismonotificatodurante le successive fasi di commercializzazione.
La richiestadeveessere rivolta,daparte delfabbricante, a unsolo organismonotificato,e, nelcasodiesitonegativodell’esame di
tipo, il fabbricantenonpuòrivolgersi a un altroorganismonotificato;a tal fine l’esito negativo è comunicato a tutti gliorganismi
notificati dellaComunità europea.
Per i DPI di terza categoria si applica la stessa procedura prevista per i DPI di seconda categoria (esame CE di tipo) alla quale è
aggiuntol’obbligodiattuare,almenounavoltaall’anno,a sceltadelfabbricante,unodeiduedistinti sistemidi controllodelprodotto:
l controllo del prodotto finito(art. 9, D.Lgs. n. 475/1992);
l controllo del sistema di qualità (art. 10,D.Lgs. n. 475/1992).
Nel primo caso il costruttore adotta le misure necessarie affinché il sistema di fabbricazione garantisca l’omogeneità della
produzione e la corrispondenza deiDPI con il modello descrittonell’attestato di certificazione CE.
L’organismo notificato interviene, almeno una volta all’anno, senza preavviso, prelevando campioni del prodotto presso il
fabbricante o sul mercato al fine di accertare la conformità dei DPI prodotti a quello per il quale era stato rilasciato l’attestato di
certificazione.
Il secondo caso si puòattivare soltanto se la strutturaproduttiva delfabbricantedispone di un sistema di qualità approvato da un
organismonotificato chepuò essere anche diverso da quellocheha rilasciato l’esame CEdi tipo e ha rilasciato il relativoattestato
di certificazione.
Anche in questo caso è previsto un controllo, almeno una volta all’anno, al fine di attestare che il sistema di qualità dichiarato è
rimasto adeguato ed efficace.
Per completezza è necessario ricordare che gli organismi notificati devono essere in possesso dei requisiti minimi riportati
all’Allegato V e l’autorizzazione è rilasciata dal Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato e dal Ministero del Lavoro e
Marcatura di un DPI
Fabbricanteà
Norma europea di riferimentoà
N° max lavaggià
Leggere le istruzioni per l’uso á á Simboli di manutenzione
ß Dimensioni del corpo secondoEN 340 e taglia
ß Composizione tessuto
ß Modello e varianti
ß Marcatura di conformità
Pittrogrammae relative classisecondo EN 471à
Figura 4
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l il nome o il marchio di identificazione del fabbricante;
l il riferimentoal modello di DPI;
l altri riferimenti utili per l’individuazione delle caratteristiche delDPI, come la taglia, i pittogrammi,le eventuali istruzioni di
lavaggio.
Nella figura 4 è riportato un esempio di corretta marcatura di un indumento di protezione da utilizzare in condizioni di scarsa
visibilità.
Importanza delle istruzioni d’uso e della classe di protezioneCome è possibilerilevare,è importante anche la nota informativa“i”, inpratica, le istruzioni perl’usodel DPI; questanota deve
contenerealmeno le seguenti informazioni:
l il nome e l’indirizzo del fabbricante o del suomandatario nella comunità;l il nome, l’indirizzo e il numerodi identificazionedell’organismo notificatocheha provveduto allacertificazione;
l il tipo di imballaggio per il trasporto;
l le istruzioni per il deposito, l’impiego, la pulizia, la manutenzione e l’eventuale disinfezione;
l le classidi protezione e i corrispondenti limiti di utilizzazione;
l gli accessori utilizzabili e le caratteristiche deipezzi di ricambio;
l le date di scadenza del DPI e dei suoi componenti.
È molto importante l’indicazione della classe di protezione, infatti, considerando, peresempio, i guanti, peruno stesso requisito
sono fissati valori di livelli prestazionali crescenti, che devono essere rapportati all’entità del rischio valutato.
Per i guanti chedevono essere utilizzati per la “protezione da rischi meccanici”, la norma armonizzata EN 388ha previsto che
questiDPIdevono essere sottoposti a prove di resistenza all’abrasione, al taglio da lama, allo strappo, alla perforazione;per
ciascun requisito sono previsti 4 livelli (5 per la resistenza al taglioda lama) checonsentono valori di resistenza crescenti.
Il datore di lavoro, quindi, dopo aver effettuato una attenta analisi del rischio, sceglierà il DPI più adatto alle esigenze delle
lavorazioni da effettuare, facendo attenzione al fatto che spesso può essere controproducente scegliere DPI con livelli di
prestazione moltoelevati se non necessario, in quanto il DPIpotrebbepresentare inconvenientidi pesantezza, di maneggevolez-
za e di adattabilitàchene potrebbero rendere difficoltoso l’utilizzo.
Nella figura5 si riporta l’esempiodi un pittogramma relativoai guanti da utilizzare per rischimeccanici.
Invece, i requisiti generali per tutte le tipologiedi guanti sono riportatenella norma EN 420 la quale ha definito le contrassegna-
ture (pittogrammi) perogni tipologia di rischio cheè destinatoa proteggere (si veda la figura6).
I requisiti essenziali di salutee di sicurezza, riportatiall’Allegato II,sono suddivisi in requisiti di caratteregenerale applicabili a tutti
i DPI e sono costituiti da:
Pittogramma per un DPI per rischio meccanico
LIVELLI DI PRESTAZIONE
X Resistenza all’abrasione (4 livelli)Y Resistenza al taglio da lama (5 livelli)Z Resistenza allo strappo (4 livelli)W Resistenza alla perforazione (4 livelli)
Figura 5 della Previdenza sociale ed è pubbli-cata sullaGazzetta Ufficiale.
Marcatura CE dei DPI
Il possesso dei requisiti essenziali di
sicurezza del DPI è concretizzato con
l’apposizione della marcatura CE di-
rettamente sul DPI o, se ciò non risul-
ta possibile, sull’imballaggio; se il DPI
è di terza categoria con la marcatura
CE deve essere anche evidenziato il
numero di riconoscimento dell’orga-
nismo notificato che ha provveduto
alla certificazione (per esempio, CE0000). La marcatura, inoltre, deve ri-
portare altre indicazioni importanti
per garantire il suo corretto utilizzo e
la sua conservazione come:
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indispensabile l’utilizzo di DPI; il datore di lavoro deve individuare, quindi, le caratteristiche dei DPI adeguati ai rischi individuati,
utilizzando le informazioni a corredo dei DPI fornite dal fabbricante, aggiornando la scelta tutte le volte che si verificano
significative variazionidel procedimento lavorativo.Poiché il DPI costituisce sempre un fastidio per gli addetti, che possono essere facilmente portati a evitarne l’utilizzo, il datoredi
lavorodeve prestare particolare attenzione nello stabilire la duratadell’uso, chedeve essere fissata in funzione della:
«a) entitàdel rischio;
b) frequenza dell’esposizioneal rischio;
c) caratteristichedel posto di lavoro di ciascun lavoratore;
d) prestazionidel DPI ».
Pulizia dei DPI
L’art. 77,comma 4, ha previsto, tragliobblighi deldatore di lavoro, anche quellodi «mantenere in efficienza i DPIed assicurarne
le condizioni d’igiene, mediante la manutenzione, le riparazioni e sostituzioni necessarie e secondo le eventuali indicazioni
fornite dal fabbricante».
Quindi, il datoredi lavoro deve provvedere, dove necessario, anche alla loro pulizia, stabilendoneanche la periodicità.
Opportuni chiarimenti nel caso in cui gli indumenti di lavoro possono essere contaminati da agenti chimici, cancerogeni o
biologici sono stati forniti dalla circolare del Ministero del Lavoro n. 34/1999 la quale ha precisato che, nel caso in cui si
provvedaalla loro pulizia all’internodell’azienda, il datoredi lavorodeve tenere contodeirischi connessi conla manipolazione e il
trattamentodiquestiindumenti da parte deilavoratori addetti e, pertanto,deve applicare le stessemisure diprotezione adottate
nel processo lavorativo; inoltre, deve provvedere affinché gli indumenti di protezione siano riposti in luogo separato da quello
destinatoagli abiti civili.
La circolare ha precisatoanche che, qualora il datoredi lavoro si affidi per la pulizia a un’impresa esterna, deve preventivamente
assicurarsi che l’impresa stessa abbia i requisiti tecnico-professionali sufficienti allo scopo e curare che questi indumenti siano
consegnatiopportunamente imballati per evitare rischi di contaminazioneesterna.
Il datore di lavorodeveprovvedere,quindi, allapuntuale informazionedellalavanderiaesterna sullanatura dei rischi connessi alla
manipolazione degli indumenti contaminati e sulla loroentità.
l principi di progettazione, innocui-tà, fattori di comfort e di efficacia
e note informative del fabbricante;
l requisiti supplementari comuni a
diverse categoriedi DPI;
l requisiti supplementari specifici
per i rischida prevenire.
La nota informativa che deve essere
predisposta dal fabbricante del DPI
deve essere redatta nella lingua uffi-
ciale delloStato membro destinatario.
Nella figura 7 è riportata l’indicazione
delle norme europee di riferimentoper l’omologazionedei diversi DPI.
Obblighi del datore di lavoro
L’art. 77, D.Lgs. n. 81/2008, ha indivi-
duato in dettaglio gli obblighi del da-
tore di lavoro nei riguardi dell’utilizzo
di DPI, il quale deve prima di tutto
effettuare «l’analisi e la valutazione
dei rischi che non possono essere evi-
tati con altri mezzi » , per cui risulta
Figura6
Pittogrammi per guanti di protezione
RISCHI
MECCANICI
IMPATTO CON
COLTELLI
A MANO
ELETTRICITÀ
STATICA
MICROORGANISMI
UTILIZZATORI
DI SEGHE A CATENA
RADIAZIONI
IONIZZANTI
e CONTAMINAZIONE
RADIOATTIVA
CONTAMINAZIONE
RADIOATTIVA
DA PARTICOLATI
CALORE
e FUOCO
FREDDO
CHIMICI
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«fornire istruzioni comprensibili per i lavoratori »; queste informazionidevono essereprecise,completee comprensibili anche per
i lavoratori non di lingua italiana e devono evidenziare, prima di tutto, i rischi che i DPI sono chiamati a evitare e, quindi, la lorocorretta modalità di utilizzo.
Questoavvieneattraversol’informazionesullanatura dei rischichei DPI sonochiamatia evitareo, almeno, a ridurne leconseguenze,
attraverso la formazione che si effettua fornendo le caratteristiche tecniche del DPI e le corrette modalità di utilizzo e, infine,
attraverso l’addestramentoneiriguardidell’usoconsimulazionedelle reali condizioni di lavorocheprevedono l’utilizzo deiDPI.
Questo è specificatamenteprevistodall’art.77, comma 4, lettera h), secondo ilquale« il datore di lavoroassicuraunaformazione
adeguata e organizza, se necessario, uno specifico addestramento circa l’uso corretto e l’utilizzo pratico dei DPI ».
Il disposto ha precisato, inoltre, che«in ogni caso l’addestramento è indispensabile:
a) per ogni DPI che, ai sensidel D.Lgs. n. 475/92, appartenga alla terza categoria;
b) per i dispositivi di protezione dell’udito».
Procedure aziendali per la riconsegna ed il deposito dei DPI
Una importante novità è stata introdotta dall’art. 77, comma 4, lettera g), D.Lgs. n. 81/2008, a quanto già previsto dal
corrispondente art. 43,D.Lgs. n. 626/1994,perquanto attiene agli obblighi deldatore di lavoronei riguardi del correttoutilizzo
deiDPI da parte dei lavoratori.
È stato aggiunto, infatti, che il datore di lavoro « stabilisce le procedure aziendali da seguire, al termine dell’utilizzo, per la
riconsegnaed il deposito dei DPI ».
L’inserimentodi questoulteriore obbligo peril datoredi lavoro è statoopportunoin quanto, soprattuttoperi DPI cheproteggono
i lavoratori da rischi particolarmente gravi per la salute e la sicurezza, come, per esempio, gli autorespiratori e le imbracature di
sicurezza, è fondamentale che, all’atto della riconsegna al termine dell’utilizzo, se ne verifichi, prima della conservazione,
l’integrità e l’efficienza.
Questi DPI,infatti, devono poteressere immediatamente riutilizzabili, in casodi necessità, in particolari condizionidi emergenza.
Ma anche per i DPI di seconda categoria, come caschi, occhiali e otoprotettori, deve essere individuato con cura il luogo di
deposito in modo da evitarne il deterioramento, in particolare se lasciati all’aperto o in luoghiumidi o polverosi.
A sua volta, il datore di lavoro dellalavanderia, che è responsabile della si-curezza deipropri dipendenti, ha l’ob-bligo di effettuare la valutazione dei
rischi e di adottare le conseguentimisure di prevenzione e di protezionenecessarie.In conclusione, quindi, i DPI devonoavere i seguenti requisiti:l rispettare i contenuti del D.Lgs. n.
475/1992;l essereadeguatiai rischidaprevenire;
l essereadeguatiallespecifiche con-dizioni del luogo di lavoro;
l tenere conto delle esigenze ergo-
nomiche del lavoratore;l poter essere adattati all’utilizzato-
re .secondo le sue necessità.
Addestramento dei lavoratori sul-
l’uso dei DPI
Tra gli obblighi del datore di lavoro,previsti dall’art. 77, comma 4, D.Lgs.
n. 81/2008, è presente anchequellodi
Tipologie di DPI e norme europee di riferimento
Elmetti(EN397, EN812)
Protezionidel rumore(EN352, EN458)
Protezioniarti superiori(EN388, EN374,EN407, EN659)
Sistemi anticaduta(EN353, EN354,EN361, EN363 EN795...)
Abbigliamentoda lavoro(EN863, EN1149, EN530)
Protezionedegli occhi
(EN169, EN170, EN171)
APVR(EN132, EN133,EN136, EN140,
EN405...)
Indumentialta visibilità
(EN340, EN471)
Indumenti tecnici(EN340, EN541,EN368, EN1073,
EN381)
Protezionearti inferiori
(EN344, EN345,EN347)
Figura 7
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l lavori in terra e in roccia;
l lavoriin miniere sotterranee, miniere a cieloapertoe lavori di spostamentodaammassi di sterile;
l usodi estrattori di bulloni;
l brillaturamine;
l lavori in ascensori e montacarichi, apparecchi di sollevamento, grue nastri trasportatori;
l lavorineipressidi altiforni, in acciaierie, in laminatoi, in stabilimentimetallurgici, in impianti di fucinatura a magli e a stampo,
nonché in fonderie;
Simbologia per la distinzione dei DPI
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLA TESTA
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL VISO
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE MANI E DELLE BRACCIA
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEL TRONCO E DELL’ADDOME
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEI PIEDI E DELLE GAMBE
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’INTERO CORPO
Figura8Infine, è necessario stabilire oppor-tune procedure di conservazione deiDPI in relazione alla diversitàdi tagliadegli addetti, in particolare nel casoin cui uno stesso DPI può essere uti-lizzato daparte dipiùpersone,stabi-lendo misure adeguate affinchéquesto uso promiscuo non determi-ni problemi sanitari e igienici ai di-versi utilizzatori.
Attività lavorative per le quali è
obbligatorio l’uso dei DPI
L’Allegato VIII ha riportato anche«l’elenco indicativo e non esauriente
delle attivitàe deisettori di attività per
i quali può rendersi necessario mette-
re a disposizione attrezzature di pro-
tezione individuale» (si veda la figura
8); tra queste si riportano, per esem-pio, le attività per le quali è certamen-te necessario fornire ai lavoratori unaadeguataprotezionedel capo,quindil’elmetto di protezione, il cui man-cato utilizzo, soprattutto nei cantieriedili, è fonte di un notevolissimo nu-
merodi infortunigravi:l lavori edili, soprattutto lavori so-
pra, sotto o in prossimità di im-palcature e di posti di lavoro so-praelevati, montaggio e smon-taggio di armature, lavori diinstallazione e di posa di ponteg-gi e operazioni di demolizione;
l lavori su ponti d’acciaio, su opereedili in strutture d’acciaio digrande altezza, piloni, torri, co-struzioni idrauliche in acciaio, al-tiforni, acciaierie e laminatoi,grandi serbatoi,grandi condotte,caldaie e centrali elettriche;
l lavori in fossati, trincee, pozzi egallerie di miniera;
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l manipolazione di masse incandescenti fuse o lavori in prossimità delle stesse;
l lavori che comportanoesposizione al calore radiante;
l impiegodi laser .
Utilizzo di DPI soltanto se nonè possibile installare idonei DPC
L’art. 15, comma 1, lettera i), D.Lgs. n. 81/2008 (ex art. 3, comma 1, lettera g), D.Lgs. n. 626/1994), riportando l’elenco delle
“misure generali di tutela”, ha indicato la necessità di dare « priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle
misure di protezione individuale».
Questo concetto è stato ripreso, quindi, dall’art. 75 nel quale si ribadisce, in maniera inequivocabile, che «i DPI devono essere
impiegati quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di
protezione collettiva, da misure, metodio procedimenti di riorganizzazione del lavoro».
Gli attidellacommissionedelle comunità europee,direzione sanità e sicurezza, hannosottolineato che«Perprevenireinfortunie
rischiper la saluteè indispensabile adottare prioritariamente misure tecnico-organizzativevolte ad eliminare i rischialla fonte ed
a proteggere i lavoratori con ogni mezzo di protezione collettiva; ove tali misure non fossero sufficienti si deve fare ricorso ai
dispositivi di protezione individuale per prevenire gli inevitabili rischi residui ».
Volendofareun esempio pratico di come deve procedere il datore di lavoro, si puòprendere in considerazione l’attività lavorativa
costituita dalla costruzione di un edificio per la cui realizzazione è necessaria l‘installazione di un ponteggiometallicodi facciata
dal quale è molto probabile che, per i casi più disparati, si determini, durante lo svolgimento dell’attività lavorativa, la caduta di
qualche carico dall’alto.
Poiché certamente sarànecessario prevedere la predisposizionedi altre macchine di cantiere come la molazza, la betoniera, la
piega ferri, dovendo seguirein viaprioritaria il criteriodella eliminazione del rischio, se in cantiere sono disponibili altri spazi
per l’installazione, il criterio corretto che deve essere adottato è certamente quello di prevedere l’installazione di queste
l lavori in forni industriali, conteni-tori, silos, tramogge e condotte;
l costruzioni navali;l smistamento ferroviario;l macelli.Altra parte delcorpocheè fondamen-tale proteggere è certamente costitui-ta dagli occhi e dalvolto; l’Allegato VIIIha individuato le attività lavorative perle quali è certamente necessario pre-vederne la protezione:l lavori di saldatura, molatura e tran-
ciatura;
l lavori di mortasatura e di scalpella-tura;
l lavorazionee finitura di pietre;l usodi estrattori di bulloni;l impiego di macchine asportatru-
cioli durante la lavorazione di ma-teriali che produconotrucioli corti;
l fucinatura a stampo;l rimozione e frantumazione di
schegge;l operazioni di sabbiatura;l manipolazione di prodotti acidi e
alcalini, disinfettanti e detergenti
corrosivi;l impiegodi pompe a getto liquido;
Protezione per l’operatore addetto alla macchina
Figura 9
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macchine non a ridosso del ponteggio ma a una certa distanza, in modo che l’eventuale caduta di carichi dal ponteggio nonpossa determinare conseguenze per gli operatori di queste macchine.Se, però, come accadespesso, lo spaziodelcantiere è limitato e l’unica postazione possibileper questemacchineè proprio sottoil ponteggio, la sceltacertamentenon correttada parte deldatore di lavoro è quelladi imporre agli addetti semprel’usodel cascodi protezione in modo che l’eventuale caduta di oggetti nonpossa determinare conseguenze molto gravi.In questi casi, invece, la maniera corretta di procedere è quella di privilegiare la installazione di DPC, quindi, di prevedere lapredisposizione di una tettoia di protezione della macchina in modo che gli addetti possano operare in condizioni di sicurezza,comechiaramente indicato nella figura9.A questo punto, quindi, si potrebbe presumere che non è più necessario fornire agli addetti i DPI, quindi i caschi di protezione,invece è sempre necessaria questa fornitura per eliminare quelli che il D.Lgs. n. 81/2008 ha individuato come ”rischi residui”;infatti, i lavoratori, all’inizio o alla fine del turno di lavoro o per la necessità di prendere attrezzature o materiali, sarannofrequentemente costretti ad allontanarsi dalla tettoia di protezione e a transitare sotto il ponteggio e, quindi, anche per questefasi lavorative, anche se limitate nel tempo,gli addetti devonoessere protetti dalla cadutadi carichi dall’alto.
Responsabilità del datore di lavoro per non corretto utilizzo dei DPI
Il datore di lavoro deve rispettare quanto specificatamente previsto dall’art. 77, comma 4, D.Lgs. n. 81/2008, secondo il quale,oltre a dover informare preliminarmente il lavoratore dei rischi dai quali il DPI lo protegge, deve fornire anche informazioniadeguate sulle caratteristichedeiDPI stessi e sulle relative modalità di utilizzo.Fa riferimento a questo disposto la sentenza di Cass. pen., sez. IV, 27 ottobre 2005, n. 39389, relativa alla condanna deldirettoresanitariodi un’azienda ospedaliera che aveva disposto il trasferimento di un’infermiera professionale dal laboratorio dianalisi, deve era impiegata in precedenza, alle sale operatorie, malgrado fosse stato in precedenza accertato, da parte di uncollegio medico, chela stessaeraallergica a sostanze contenuteneiguanti di lattice di cui si facevauso nelle sale operatorie.Quando la malattia allergica si era manifestata per la prima volta l’infermiera era stata trasferita al laboratorio di analisi conconseguente scomparsa della sintomatologia; nelle sale operatorie, dove era stata trasferita, si era nuovamente manifestata lareazione allergica con comparsa della dermatite diffusa e sindrome ansiosa-depressiva che aveva cagionato una malattia delladuratasuperiore a quaranta giorni.
A propria discolpa l’imputato aveva sottolineato che «l’infermiera, anche nel periodo in cui era stata addetta al laboratorio di
analisi, nonpotevanonessereutilizzata permansioni checomportavano l’uso deiguanti dalmomento chesi trattava di persona
esperta di elevata competenza»; inoltre, lo stessoaveva affermato che«dubitava che il riacutizzarsi della dermatite fosse dovuta
all’uso dei guanti nella nuova destinazione perché la malattia si manifestò circa venti giorni dopo l’inizio delle nuove mansioni e
perché la riacutizzazione interessò non solo le mani ma altre parti del corpo e che la riacutizzazione per un verso potrebbe essere
provocata dall’uso di cosmetici, come era avvenuto in altre occasioni ».La S.C., invece, aveva risposto che « le censure riferite hanno carattere del tutto congetturale e che le ragioni del ritardo nella
manifestazione della malattia furono individuate nella circostanza che la lavoratrice ebbe ad utilizzare guanti di cotone sotto
quelli di gomma, il checonsentì unapiù lentaesposizione all’agente dannoso».Inoltre, la Cassazione aveva reputato erronea la tesi sostenuta dall’imputato secondo la quale le funzioni del direttore sanitariosarebbero limitate agli aspetti organizzativi, infatti, ha ricordato che l’art. 3, comma 7, D.Lgs. n. 502/1992, « esclude che le
competenze del direttore sanitario siano limitate ai problemi organizzativi, estendendosi le medesime anche ai fini igienico
-sanitari tra i quali sembra ragionevole ricomprendere anche la tuteladella salutedeidipendenti ».La sentenza ha ricordato, infine, che in questo caso «il direttore sanitario è stato richiesto di un parere sulla possibilità di
impiegare l’infermiera nelle sale operatorie e, malgrado fosse a conoscenza della malattia e del precedente impiego con
conseguenze negative, ha dato parere favorevole che ha avuto efficienza causale diretta nel trasferimento nel nuovo reparto e
nell’uso dei guanti di cui si è detto».
Responsabilità del datore di lavoro per la mancata fornitura di idonei DPI ai lavoratori
In relazione alla necessitàdi utilizzare un particolare DPI, quindi, scarpe idoneeall’attività lavorativa da svolgere, è significativa lasentenza di Cass. pen., sez. III, 16 marzo 1998, n. 3274, inerente al caso di un datore di lavoro che non aveva dotato unoperaio dipendente, addetto alla guida di un’autobetoniera, di idonee calzature resistenti alla particolare natura del rischio,come previsto dall’art. 384, D.P.R. n. 547/1955, e non aveva dotato gli operai dipendenti di appropriato copricapo contro leoffese al capo per cadute di materiali o per contatto con elementi comunque pericolosi, come previsto dall’art. 381, D.P.R. n.547/1955.
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Analogamente, la sentenza di Cass. pen., sez. IV, 20 aprile 1998, n. 4672, riguarda un lavoratore addetto alla guida di uncarrelloelevatore recante unabobinadi carta di peso pari a circa 850-900 kg che, accorgendosi chela bobinastavarotolando sulpavimento, aveva cercato di fermarla con il piede chesi erafratturato.Il direttore di stabilimento era stato condannato per il delitto di lesione personale colposa, in quanto non aveva fornito allavoratore idoneecalzature per la protezione deipiedi.La sentenza di Cass. pen., sez. IV, 9 gennaio 1998, n. 2212, invece, ha precisato che l’obbligo del datore di lavoro non siesauriscecolmettere a disposizione i presidi antinfortunistici (cinture di sicurezza) ma colpretendere che i lavoratori ne faccianouso nei casi e nelle modalità prescritte, o direttamente o mediante il conferimento di una delega espressa a persona che abbia irequisiti tecnici adatti ad assicurare l’osservanza dellanormativa antinfortunistica.La condotta del lavoratore puòessere considerata causa unica ed esclusivadell’eventosolo quando la condotta stessa si collochisu diun pianodi assoluta imprevedibilità e siaconnotata da macroscopica irregolarità, arbitrarietàe anomaliarispettoalnormalesvolgimento del processoproduttivo.
Obbligo per il datore di lavoro di provvedere alla pulizia degli indumenti di lavoroUn’altra sentenza di Cassazione interessante ha sancito il diritto dei lavoratori al rimborso delle spese sostenute per la puliziadegli indumenti di lavoro fornitidaldatoredi lavoro.Questo problema è stato affrontato dalla sentenza di Cass. civ., 26 giugno 2006, n. 14712, relativa alla vertenza insorta traunaaziendamultiservizi e di igieneurbana,qualedatore di lavoro, e un gruppodi dipendenti addetti alla spazzatura e alla puliziadelle stradee al ritiroe al recupero della spazzatura, i quali avevano rivendicato il diritto alla retribuzione e al rimborso delle spesesostenuteper l’attività di pulizia deipropri indumenti di lavoro.La Cassazione ha accolto il ricorso dei lavoratori ritenendo che l’obbligo del datore di lavoro di mettere a disposizione deilavoratori idonei indumenti di protezione deve sussistere, oltre che nel momento della consegna degli indumenti stessi, anchedurante l’intero periodo di esecuzione della prestazione lavorativa, in funzione dello scopo di assicurare, mediante la prevenzio-ne dell’insorgenza e della diffusione di infezioni, la tutela della salute quale fondamentale diritto dell’individuo e dell’interessedella collettività (art. 32, Costituzione); quindi, il lavaggio, indispensabile per il mantenimento in stato di efficienza degli
indumenti di protezione,nonpuòcheessere a caricodeldatore di lavoromedesimo.Anche in precedenza la sentenza di Cass. civ., sezione lavoro, 5 novembre 1998, n. 11139, aveva accolto le richieste dialcuni dipendenti di un’azienda municipalizzata che avevano agito in giudizio per ottenere la predisposizione di armadietti pertenere separati gli indumenti di lavoro da quelli “civili” e l’organizzazione di un servizio di lavaggio e di disinfezione di questiindumentiche li esonerassedal portarli nell’ambientedomestico, al finedi evitare la propagazionedi agenti infettivi raccoltinegliindumenti di lavoro.Sull’argomento era successivamente intervenuto il Ministero del Lavoro con la circolare 29 aprile 1999, n. 34, chiarendo che«qualora gli indumenti di lavoro assolvano alla funzione di protezione dai rischi per la salute e la sicurezza rientrano tra i
dispositivi di sicurezza ai sensi dell’art. 40 del D.Lgs. n. 626/1994. Rientrano quindi tra i DPI gli indumenti fluorescenti che
segnalano la presenza di lavoratori a rischio di investimento, quelli di protezione contro il caldo o il freddo, gli indumenti per
evitare il contatto con sostanze nocive, tossiche, corrosive o con agenti biologici, ecc.».Il datoredi lavorodeve provvedere alla pulizia di questi indumenti direttamente, tenendo naturalmente conto dei rischi connessialla loro manipolazione e al trattamento da parte dei lavoratori addetti, o ricorrendo a imprese esterne specializzate, assicuran-
dosi preventivamente che le stesse abbiano requisiti tecnico-professionali sufficienti allo scopo e che gli indumenti sianoconsegnati opportunamente imballati per evitare rischi di contaminazione esterna e provvedendo alla puntuale informazionedella lavanderia esterna sullanatura dei rischi connessi allamanipolazione degli indumenti contaminati.
Obblighi dei lavoratori riguardo all’uso dei DPI
Il D.Lgs. n. 81/2008, all’art. 78, ha anche previsto precisi obblighi per i lavoratori che devono utilizzare le attrezzature di lavoromesse a lorodisposizione conformemente all’informazione, alla formazionee all’addestramento ricevuti.Inoltre, i lavoratori:«a) provvedono alla cura dei DPI messi a loro disposizione;
b) non vi apportano modifiche di propria iniziativa».Infine, i lavoratori hanno l’obbligodi segnalareimmediatamente,al datoredi lavoro, al dirigenteo alpreposto, qualsiasidifetto oinconveniente da essi rilevato neiDPImessi a loro disposizione.
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La ricevuta per consegna dei dispositivi di protezione individuale ai lavoratori Il datoredi lavoro, però, in caso di contestazione da parte dell’organo di vigilanzaper nonaver ottemperatoall’obbligo di fornireai lavoratori i necessari DPI, puòdimostraredi avererispettato la legge soltanto se in possesso della ricevuta di consegna del
DPI da parte del lavoratore interessato.Questa ricevuta, per essere formalmente completa, può essere predisposta comenell’esempio riportato nel riquadro 1.
LA GESTIONE DEGLI APPALTI
Contratto di appalto e contratto d’opera
È opportuno ricordare, prima di tutto, la definizione di appalto fornita dall’ art. 1655, c.c., secondo il quale «L’ appalto è il
contratto colqualeunaparte assume, conorganizzazionedeimezzinecessari e congestione a proprio rischio, il compimento di
un’opera verso un corrispettivo in denaro».Le caratteristiche fondamentali dell’appalto sono,quindi:
l la realizzazione dell’opera da parte dell’appaltatore, su incarico del committente, dietro versamento del corrispettivoconcordato;
l il reperimento e l’organizzazione,da partedell’appaltatore, dei mezzi necessariper la realizzazionedell’opera;l l’“obbligazione di risultato” da parte dell’appaltatore, con assunzione del rischio d’impresa da parte dello stesso che, al
termine dei lavori, puòrealizzare un utile o anche unaperdita economica.
Documento di consegna di D.P.I. ai lavoratori
Il sottoscritto ………....……dipendente dell’impresa….......…….. impegnatanei lavori relativi a …….....…..nel cantiere di …….....……. via…....………,con le mansionidi …………........ dichiara di ricevere, in dotazio-ne personale, i seguenti DPI:
D.P.I. Tipo Data di consegna
……………. …………………… ………………
……………. …………………… ……………….
……………. …………………… ……………….
……………. …………………… ……………….
……………. …………………… ……………….
Come:q prima assegnazione;
q nuova assegnazione in seguito a normale usura;
q nuova assegnazione in seguito a imprevisto deterioramentoo rottura.
Il sottoscritto dichiara di aver ricevuto la necessaria formazione ed informazione relativa all’utilizzo, e siimpegna ad adoperare gli stessi in ottemperanzaa quanto indicato all’art. 78,D.Lgs.n. 81/2008.
Data …………. Il lavoratore
………………………..
Riquadro1
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Unparticolarecontrattodi appalto è il contratto d’opera normato dall’art. 2222, c.c., che si configura «quandounapersona si obbliga a compiere verso un corrispettivo un’opera o un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di
subordinazione nei confronti del committente».
Anche in questo caso si è in presenza di una “obbligazione di risultato”, in quanto il prestatore deve essere un soggetto in
grado di organizzare e di gestire il lavoro che deve eseguire attraverso la propria attività personale e, quindi, realizzare una
determinata opera o svolgere un determinato servizio secondo quantoprevisto nelcontratto stipulatocon il committente.
L‘appalto si distingue dal contratto d’opera in quanto l’appaltatore deve essere necessariamente una grande o media impresa,
mentre il contratto d’opera normalmente è svolto da un lavoratore autonomo, in qualche caso con l’ausilio di collaboratori
familiari.
Subappalto
Il subappalto è il contratto mediante il quale l’appaltatore affida, a propria volta, a un terzo l’incarico di eseguire, in tutto o in
parte, l’opera o il servizio cheoriginariamente avevaassunto di compiere neiconfronti del committente.È importante ricordare, però, quanto indicato dall’art. 1656, c.c., secondo il quale «l’appaltatore non può dare in subappalto
l’esecuzione dell’operao del servizio, senon è stato autorizzato dal committente».
Il subappalto non autorizzato costituisce inadempimentodel rapporto principaletra committente e impresa esecutrice principa-
le,percui, in caso di subappalto nonautorizzato dalcommittente, l’appaltoprincipale puòessere annullato.
Il subappalto rientra, quindi, nella categoria generale del “sub-contratto o contratto derivato”, in quanto l’appaltatore
conferisce a un’impresa terza l’incarico di eseguire i lavori assunti dallo stesso con il contratto originario, quindi, a seguito
della sua stipulazione, vengono a coesistere due contratti di appalto, dei quali il secondo è accessorio al primo in ordine sia
cronologico sia logico.
Elemento naturale del contratto di subappalto, al pari di quello di appalto, è l’autonomia del subappaltatore nella esecuzione
delle opere affidategli dal subcommittente per cui la responsabilità del subcommittente, per i danni derivanti dall’attività di
esecuzione dei lavori, è di regola esclusa, potendo essere affermata nel solo caso in cui l’appaltatore abbia esercitato una
ingerenzapenetrante neiconfronti del subappaltatore al punto da renderlo mero esecutoredei suoi ordini.Riguardo alla ripartizione delle responsabilità tra appaltatore e subappaltatore di lavori che si svolgono nello stesso cantiere è
opportuno ricordare il contenutodellasentenza di Cass. pen., sez. IV, 17 gennaio 2007, n. 1028, la quale,ribadendo quanto
già espresso sull’argomento in una sentenza 21 giugno 2006, ha stabilito che «in tema di prevenzione infortuni sul lavoro,
eventuali clausole di trasferimento di rischio e responsabilità tra appaltante e subappaltante non hanno alcuna operatività agli
effetti dell’osservanza delle norme di prevenzione antinfortunistica, giacché tali norme sono di diritto pubblico e non possono
esserederogate da fatti privati, quando non riguardino il rischio specifico del subappaltatore».
Illegittimità di appalto di mere prestazioni di lavoro (appalto fittizio)
Un appalto cheavesse come oggetto la messaa disposizioneal committente soltanto di prestazionidi manodopera, si configura
come “appalto fittizio” ed è vietato, quindi, dall’art. 1, comma 3, legge n. 1369/1960, secondo il quale «è vietato
all’imprenditore di affidare inappalto o in subappalto o inqualsiasialtra forma,anchea società cooperativa,l’esecuzione dimere
prestazioni di lavoro mediante impiego di mano d’opera assunta e retribuita dall’appaltatore o dall’intermediario, qualunque sia
la natura dell’operao del servizio cui le prestazioni si riferiscono».Il comma 3, inoltre, ha precisato che «è considerato appalto di mere prestazioni di lavoro ogni forma di appalto o
subappalto, anche per esecuzione di opere o di servizi, ove l’appaltatore impieghi capitali, macchine ed attrezzature fornite
dall’appaltante, quand’anche per il loro uso venga corrisposto un compenso all’appaltante».
Una situazione analoga si ha anche in caso di subappalto; quindi, non è consentita l’effettuazione, da parte dell’appaltatore, di
“subappalti fittizi“ o “pseudo appalti“ consistenti in una interposizione di semplice manodopera. Infatti, in questo caso
l’appaltatore dell’opera, attraverso il subappalto, fornisce al committente, anziché l’opera o il servizio, una pura prestazione di
lavoro, molto spessoal solo scopo di eludere obblighi normativi e previdenziali.
In questo caso ricadono e gravano sul committente tutti gli obblighi in materia di sicurezza e di igiene sul lavoro in quanto
l’appaltatore interposto nonpuòessere ritenuto datoredi lavoro.
Infatti, essendo illegittimo il subappalto, il datore di lavoro effettivo risulta essere il committente, anche se i lavoratori sono
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formalmente alle dipendenze del subappaltatore e, quindi, la responsabilità per eventuali infortuni ricade sul committentestesso, in quantogli obblighi di sicurezzasono intrasferibili.
Praticamente, l’illecita interposizione di manodopera, consistente in mere prestazioni di lavoro, si manifestase:
l la dittaappaltatriceo subappaltatricenon dispone di una effettivaorganizzazioneaziendale imprenditoriale,anche modesta,
nonessendoci, appunto, da parte della stessa, apporto di capitali,di strumenti, di attrezzature;
l il committente ha effettivi poteridi direzione e di organizzazione dell’attività lavorativa degli addetti, anche se questi sono in
effetti retribuiti dall’appaltatore o dal subappaltatore;
l il committente si sostituisce praticamente all’appaltatore o al subappaltatore per quanto attiene alla gestione dei lavoratori
perquanto riguarda orari e turni di lavoro, assenze, sospensioni dal lavoro.Questo è confermato dalla sentenza di Cass. pen., sez. III, 13 giugno 2001, n. 23769, la quale ha stabilito che il «reato di
affidamento in appalto di mere prestazioni di manodopera ha natura permanente, atteso che la condotta vietata dalla norma
incriminatrice non si esaurisce con la conclusione del contratto illecito, ma è integrata anche dall’esposizione a rischio della
condizione dei lavoratori, che si protraefino a quando dura il contratto».
Vigente normativa per i subappalti di lavori pubblici
Il sistema del subappalto è molto diffuso in edilizia e la relativa normativa ha subìto negli ultimi anni una continua evoluzione,
infatti, l’art. 118, D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, ribadendo, con piccole modifiche, quanto già previsto dall’art. 34, testo
aggiornatodella legge 11 febbraio 1994, n. 109, ha stabilito che«tutte le prestazioni, nonché lavorazioni, a qualsiasi
categoria appartengano, sono subappaltabili e affidabili in cottimo».
L’affidamentodi alcuneattività lavorative in subappalto o in cottimo è, però, sottoposto alle seguenti condizioni:
l che i concorrenti all’atto dell’offerta o l’affidatario, nel caso di varianti in corso d’opera, all’atto dell’affidamento, abbiano
indicato i lavori o le parti di opere ovvero i servizi e le forniture o parti di servizi e di forniture che intendono subappaltare o
concedere in cottimo;
l che l’affidatario provveda al deposito del contratto di subappalto presso la stazione appaltante almeno venti giorni prima
delladata di effettivo inizio dell’esecuzione delle relative lavorazioni;
l che, al momento del deposito del contratto di subappalto presso la stazione appaltante, l’affidatario trasmetta anche la
certificazione attestante il possesso, da parte del subappaltatore, dei requisiti di qualificazione prescritti dal codice in
relazioneallaprestazione subappaltata e la dichiarazionedel subappaltatore attestante il possesso dei requisitigenerali di cui
all’art. 38;
l che non sussista, nei confronti dell’affidatario del subappalto o del cottimo, alcuno dei divieti previsti dall’art. 10, legge 31
maggio1965, n. 575.
Questa disposizione ha previsto che l’affidatario del subappalto o del cottimo sia iscritto all’Albo nazionale dei costruttori per
categorie e classifiche di importi corrispondenti ai lavori da realizzare in subappalto o in cottimo, ovvero sia in possesso dei
corrispondenti requisiti previsti dalla vigente normativa in materia di qualificazione delle imprese, salvo i casi in cui, secondo la
legislazione vigente, è sufficiente, per eseguire lavori pubblici, l’iscrizione alla camera di commercio, industria, artigianato e
agricoltura.Sicurezza nei contratti di appalto
Già il D.Lgs. n. 626/1994, con l’art. 7, aveva stabilito che il committente, in caso di affidamento di lavori all’interno della propria
unità produttiva a imprese appaltatrici o a lavoratori autonomi, non si deve limitare a informare i lavoratori riguardo ai rischi
presenti nell’ambiente di lavoro,ma la suaoperadeveproseguirecoordinandogliinterventi di prevenzionee diprotezione al fine
di realizzare concretamente la gestione della sicurezza.
Questo obbligo è stato riproposto, con numerose aggiunte e precisazioni, dall’art. 26, comma 1, D.Lgs. n. 81/2008, il quale ha
stabilito che il datore di lavoro, in caso di affidamento dei lavori all’impresa appaltatriceo a lavoratori autonomi all’interno della
propria azienda, deve prima di tutto verificare l’idoneità tecnico-professionale delle imprese appaltatrici o dei lavoratori
autonomi attraverso l’acquisizione:
l del certificato di iscrizione alla CCIA;
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l dell’autocertificazione dell’impresa appaltatrice o dei lavoratoriautonomi dei requisitidi idoneità tecnico-professionale.Il datore di lavoro-committente deve fornire agli stessi soggetti dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti
nell’ambiente in cui sono destinati a operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla propria
attività.
Inoltre, il legislatore ha preteso, molto opportunamente, che queste informazioni dovessero essere indicate in dettaglio in uno
specifico documento, per poter essere facilmente riscontrabili da parte dei lavoratori delle imprese esecutrici, per cui, al comma
3, art. 26, ha stabilito che «Il datore di lavoro committente promuove la cooperazione ed il coordinamento di cui al comma 2,
elaborando un unico documento di valutazione dei rischi che indichi le misure adottate per eliminare o, ove ciò non
è possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze (DUVRI). Tale documento è allegato al contratto di appalto o
d’opera». Lo stesso disposto ha precisato, inoltre, che «le disposizioni del presente comma non si applicano ai rischi specifici
propri dell’attività delle imprese appaltatrici o dei singoli lavoratori autonomi ».
È stata aggiunta, al comma 5, una ulteriore precisazione secondo la quale «nei singoli contratti di subappalto, di appalto e di
somministrazione devono essere specificatamente indicati i costi relativi alla sicurezza del lavoro con particolare
riferimento aquelli propri connessi allo specifico appalto».
Questo documento di valutazione dei rischi deve essere sempre presente sul luogo di lavoro per poter essere facilmente
consultabile da parte degli interessati e per consentire agli organi di vigilanza di verificarne la correttezza e
completezza.
Informazioniche il committente deve fornire alla ditta esecutrice dei lavori
Le informazioni che il committente devefornire possono differenziarsi molto, sia in relazione all’attività lavorativa che continua a
svolgersi nell’ambiente di lavoro, sia in relazione alla specificità dei lavori che devono essere effettuati; un elenco non esaustivo
delle possibili informazioni che la dittacommittente devefornire allao alleditteappaltatrici, in relazioneai rischi specificipresenti
nell’ambientedi lavoro, sono:
l informazioni di carattere generale:
- fornitura delle planimetrie dei localineiquali devonoessere eseguiti i lavori;
- indicazione della tipologiaproduttiva svolta nelle zone oggetto dei lavori;
- disponibilità dei servizi igienici,della mensa, degli spogliatoi;
- disponibilità delle planimetrie della rete fognaria, telefonica, di distribuzione dell’acqua e delgas;
- ubicazione del localeadibito al primo intervento di prontosoccorso/cassetta di prontosoccorso;
- collocazione degli apparecchi telefonici da utilizzare per comunicazioni interne/esterne;
- attrezzature di proprietàdelladitta committente messea disposizione perun eventualeuso promiscuo;
- lavoratori del committente checollaborano, con la ditta appaltatrice, all’esecuzione dei lavori;
- impianti pericolosi chedevonoessere assolutamente eserciti durante i lavori;
- luoghipresso i quali è data la possibilità di organizzare un deposito di materialidella ditta appaltatrice;
l informazioni specifiche:
- presenzadi lineeelettricheaereecon conduttori nonprotettimeccanicamente,perle quali i lavori devonoessere svoltia una
distanza superiorea quellepreviste dall’Allegato IX al D.Lgs. n. 81/2008;
- punti dell’alimentazione elettricadoveè possibile installare quadri elettrici di derivazione per eventuali allacciamenti;
- indicazione delle zone a rischio di incendio o di esplosione e di individuazione deimezzidi estinzione;
- indicazione delle viedi esodo e delcomportamento da tenere in caso di emergenza;
- zone ad accesso controllato per le quali è necessaria l’autorizzazione scritta del committente o del responsabile della
sicurezza;
- elencodeiprodotti e deimaterialipericolosi chepossono essere presenti nelle aree interessatedai lavori dell’appalto;
- luoghiperi qualièpossibile l’esposizione,peri lavoratoridell’appaltante,adagentifisicio chimici (peresempiorumore,vapori,gas);
- luoghiper i quali è possibile l’esposizione,per i lavoratori dell’appaltante, ad agenti biologici.
Per concludere, come indicato anche dal documento del coordinamento tecnico delle regioni n. 6, è opportuno precisare
che la corretta predisposizione e adozione documentata di strumenti e di modalità operative, quali l’identificazione dei
requisiti tecnico-professionali dell’appaltatore, l’insieme delle informazioni fornite dal committente agli appaltatori, le
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modalità di coordinamento svoltedal committente o di cooperazione fradatori di lavoro, costituiscono elemento di rilievo insede di accertamento, in particolare, in occasione di infortunio sul lavoro, da parte dell’organo di vigilanza.
Responsabilità del committente che commissiona lavori altamente rischiosi
Se i lavori oggetto dell’appalto, per la particolarità dell’ambiente in cui si svolgono o per le specifiche fasi di lavoro che devono
essere eseguite, possono determinare particolari condizioni di rischio, deve essere posta una maggiore attenzione, oltre che,
naturalmente, da parte dell’impresaesecutrice, anche da parte del committente cheha la responsabilità di avere commissionato
questi lavori.
Questa responsabilità è sancita, per esempio, dalla sentenza di Cass. pen., sez. IV, 8 ottobre 2003, n. 38288, con la quale è
stato condannato peromicidio colposo il committente cheaveva commissionato i lavoridi rifinitura in unasopraelevazionedi un
capannone industriale, in quanto «aveva dato in appalto l’esecuzione di un’opera altamente rischiosa per l’incolumità dei
lavoratori, dovendo costoro lavorare anche sul tetto ad una distanza di soli tre metri da una linea elettrica aerea con tensione a
20.000 volts, nonostante che l’Enel, appositamente interpellata, avesse diffidato l’imputato dall’eseguire la sopraelevazione e poi avesse nuovamente diffidato l’imputato al proseguire nei lavori rappresentandogli i gravi rischi a cui andavano incontro gli
operai che dovevano lavorare sul tetto».
Al riguardo, l’imputato aveva assicurato che «gli operai non avrebbero più lavorato sul tetto dovendo eseguire solo opere
interne». Questa condizione, invece,nonsi era verificata, infatti, durante i lavori di impermeabilizzazione del tetto, un operaio,
manovrando un’asta metallicadi 4 metri, è rimasto folgorato.
L’imputato, in Cassazione, aveva cercato di difendersi affermando che «l’appaltatore aveva agito in totale autonomia senza
alcuna ingerenzaaltrui ».
La Cassazione, invece, confermando la condanna, aveva evidenziato che «in violazione di ogni regola di diligenza e prudenza il
committente aveva commissionato lavori vietati altamente rischiosi e con la piena consapevolezza del divieto che l’Enel, in ben
due occasioni, gli avevaespresso».
La SC aveva concluso affermando che «l’addebito non riguarda l’esecuzione dei lavori ma la stessa possibilità di darne
commissione, nonché la potenziale pericolosità perenne di una situazione di fatto in contrasto con regole elementari di prudenza e sicurezza».
Responsabilità del committente nel caso in cui nell’ambiente in cui si eseguono i lavori oltre ai dipendenti del
committente possono essere presenti anche utenti
Il problema del coordinamento tra il committente e le imprese esecutrici è ancora più pressante nel caso in cui possono essere
presenti, nello stesso ambiente in cui si eseguono lavori, oltre che il personale dipendente dell’impresa che li sta eseguendo e i
dipendentidel committente, anche il pubblico utente dell’edificio.
Questacondizione si verifica quandosi devonoeseguire lavoridi manutenzionestraordinariadelle strutture o di adeguamentodi
impianti mentre prosegue l’attività lavorativa in edifici che restano aperti al pubblico, come uffici pubblici e privati, scuole,
ospedali, alberghi, tribunali, stazioni.
In questi casi, gli obblighi di sicurezza del committente e deidatori di lavoro delle impreseesecutrici valgono, non solo nei riguardi
dei propri dipendenti,ma anche nei riguardi di tutticoloroche si trovanoa giusto titolo sul luogo di svolgimentodei lavori.
Il committenteha, in questi casi, l’obbligodi implementare la cooperazione e il coordinamento con le imprese esecutrici, attraversoriunioni periodichealle quali devonoparteciparerappresentantisia del committente siadelle imprese esecutrici.
Un caso emblematico è costituito da un ospedale nel quale devono eseguirsi lavori di ristrutturazione, di manutenzione, di
sostituzionedi impianti che, come indicato nella figura10, racchiude molteplicipossibilità di rischio.
In questo caso, infatti, possono esserecontemporaneamentepresenti i lavoratori delle imprese esecutrici, i dipendenti, i medici,
gli infermieri, il personale ausiliario dell’ospedale, i degenti, che hanno possibilità di movimento molto limitate in caso di
emergenza, e anche i familiari deidegenti stessi.
Questoè confermato dalle conclusioni alle quali è pervenuta la sentenza di Cass. pen., sez. IV, 14 agosto 2003, n. 34478,
che riguarda un infortunio avvenuto mentre si stavano eseguendo semplici lavori di intonacatura che, non comportando
l’esclusività della prestazione lavorativa, erano eseguiti mentre continuava la normale attività lavorativa dei dipendenti del
committente appaltante.