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Dicembre 2010 Isole che non finiscono mai di stupire 5 Number Five M MAGAZINE MARE MARLINTREMITI

Magazine M - Dicembre 2010

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Magazine M - Dicembre 2010

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Isole che non finiscono mai di stupire 55N u m b e r F i v e

M MAGAZINEMAREMARLINTREMITI

Isole da vedereIsole Tremiti

Mare,Terra,Storia,cultura

tutte da scoprire

a vedereIsole Tremiti

Mare,Terra,Storia,cultura

a scoprire

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Isole Tremiti0882.463455 fax 0882. 463963

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con il patrocinio

Magazine MARLINTREMITI

In questo numero:Foto di Adelmo Sorci ( ADphoto)

Progetto grafico MARLINTREMITI

Redazione

Direzione Adelmo [email protected] [email protected]

Attività Subacquee Michele [email protected]

Laboratorio del Mare Andrea [email protected]

Vincenzo [email protected]

Storia e cultura Rachele Di [email protected]

Testi e foto di proprietà MARLINTREMITI. E’ vietata la riproduzione totale o parziale dei contenuti e delleimmagine inserite nel presente Magazine M.

MagazineReportageStoriePhotoCultura

MareAmbienteImmersioniVita SottomarinaAttivitàInformazione

MARLINTREMITIAttività SubacqueeRicerca ScientificaEsplorazioniFormazione professionale

Eventi

Cari amici

in questo numero il reportage sul nuovo punto d’immer-sione denominato: “ Punto 55 “. Un’altro stupendo regalo che la natura ha voluto donarealle Isole Tremiti e a tutti i subacquei che amano il maree l’arcipelago.

Con questo mese si conclude il 2010 del Magazine M e iprimi 5 numeri.Per noi una grande soddisfazione visto il successoriscontrato, la continua crescita di numero di lettori e perle tantissime e-mail di apprezzamento.

Tantissime anche le richieste pervenute per ricevere ilmensile on-line, pensate con questo numero superiamo i50.000 invii.

Insomma una grande iniezione di entusiasmo ed energiache utilizzeremo per migliorare ancor di più il servizio e lastruttura del magazine.

Vi ricordo che il Magazine può essere anche scaricato informato pdf attraverso l’applicazione che ve ne consentela lettura sul computer, condiviso e inviato per e-mail.

Questo numero esce in prossimità delle festività Nataliziee per contraccambiare la vostra stima, amicizia e simpa-tia a tutti voi un piccolo Regalo. (all’interno del Magazine le facili indicazioni per ricevere il regalo)

a tutti, un Buon Natale ed un felice Anno.

Adelmo Sorci

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Magazine M

Magazine MARLINTREMITI

Sito internetwww.marlintremiti.it

[email protected]

Phone / fax+39 0882 46 37 65

Phone / Mobile+39 336 82 97 46

MARLINTREMITIVia A. Vespucci71040 - ISOLE TREMITI - FG

Sommario

12 Isole che non finiscono mai di.....

26 Il Faro di San Domino

36 I Pirati di Omis

48 Al via le riprese del documentario...

52 Robot sbarcano alle Tremiti

62 Photo

68 La Pineta di San Domino

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Il villaggio è situato nell'isola di San Domino, la più grande e verde dell'ar-cipelago, tra Punta del Diamante, da cui si gode una vista magnifica suiPagliai e Cala Tamariello, da cui si accede direttamente al mare e nellaquale è possibile l'attracco di piccoli natanti.

Immersi nella naturasenza nessun compromesso

a disposizione degli ospiti:

10 camere10 villette

15 tende prefabbricate

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San Domino - 71040 Isole Tremiti (FG)

Tel. 0882- 463405 / 463460 Fax 0882-463206

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Recapito invernale tel. e fax: 0733-226107

8 Agosto 2010Le Isole Tremitinon finiscono di stupire

Trovato un “corallo” di 2500 anni

Testo e Foto di Adelmo Sorci

-38 metri

La scopertaTutto è iniziato i primi giorni del mese diAgosto, con il team del Laboratorio del MareMARLINTREMITI impegnato in operazioni diesplorazione e ricerca scientifica.Queste operazioni che vengono svolteperiodicamente, avevano come obiettivo larappresentazione tridimensionale del fonda-le di una precisa area della Riserva Marina enello stesso tempo la funzione di test peruna strumentazione (sidescan sonar), direcente acquisizione da parte delMarlintremiti.

05-08-2010 ORE 8:00 am

Siamo sul lato sud dell’Isola di San Domino,in mare aperto. Dopo un accurata pianificazione sulle opera-zioni da eseguire con la presenza del Prof.Ing. David Scaradozzi dell’UniversitàPolitecnica delle Marche – , inizia la scansio-ne del fondale. Sono previste una decina di

sezioni numerate dalla 50 alla 60, già identi-ficate e posizionate sulla mappa digitale.

Durante le scansioni, mentre sui monitorcompaiono le informazioni e la prima rappre-sentazione grafiche, tutte le informazionivengono accuratamente memorizzate econtrollate dal Prof. Ing. David Scaradozzi.

Le prime tre sezioni ci confermano le giànote caratteristiche del fondale, una profon-dità che varia dai 40 ai 54 metri, caratteriz-zato da sedimento fine con piccoli agglome-rati rocciosi.

Tutto procede secondo i piani, i dati vengo-no memorizzati correttamente, le varie rap-presentazioni bidimensionali e tridimensio-nali, che in tempo reale possono essereosservate sul grande monitor risultano preci-se, di facile comprensione e lettura.

Una conferma dell’affidabilità degli strumen-ti e del preciso settaggio eseguito dall’inge-gnere Scaradozzi, esperto di robotica sotto-marina.Un breve check degli strumenti e si prose-gue.Inizia la quarta sezione, la numero 54.

i l L a b o r a t o r i o d e l M a r e

Si procede ad una velocità di 5 nodi, quella idea-le per un corretto invio e ricezione del segnaleper e dal fondo. La rotta viene mantenuta perfet-tamente grazie anche all’utilizzo di plotter grafi-co aggiunto.Tutte le informazioni confermano quelle già inpossesso, desunte in parte da cartografia e bati-metria cartacea esistente.Ma è proprio durante questa sezione che ci siaccorge di una strana anomalia nelle caratteri-stiche del fondo.Un’innalzamento repentino del fondale e unarapida caduta ....“Strano!!! ci si guarda incuriositi, le carte nauti-che non indicano nulla... nessuna secca risultapresente in quest’area”.Subito la nostra preoccupazione va al mal fun-zionamento delle apparecchiature.Affidabilità, problema, errore?Ci fermiamo, controlliamo tutta la strumentazio-ne, i dati, il gps, il sidescan sonar. Tutto sembra Ok.Decidiamo di proseguire con la sezione succes-siva, la numero 55 e decidiamo anche di allun-garla di 400 metri.

05-08-2010 ORE 10:00 am

Iniziamo la scansione, rotta perfetta, velocitàcostante.I dati e le informazioni grafiche cominciano a

fluire sui monitor, tutto il team osserva con atten-zione.Il fondale si presenta con caratteristiche note ea -50, -53 metri tutto come sapevamo.Proseguiamo la sezione oltre il punto definito,ed all’improvviso il fondale comincia a risalire:-50, -47, .42, -37, -33 e addirittura -28 per poiprecipitare subito a -90 metri.

Le apparecchiature ci confermano le misurazio-ni precedenti, non c’era quindi nessun errorestrumentale. Guardiamo subito le carte nautiche e le rappre-sentazioni cartografiche digitali. Nessuna pre-senta questa anomalia di fondale.

Non c’erano dubbi: avevamo scoperto unanuova “secca”.

Nel team, tanta sorpresa ma anche grande sod-disfazione, ancora una volta l’impegno, gli sforzitecnici ci avevano premiato. Non si vedeva l’ora di andare ad esplorare il sitoin immersione che, vista la sua caratteristicamorfologica e posizione di sicuro ci avrebbepotuto regalare altre sorprese.

Decidiamo comunque di fare altre verifiche econtrolli strumentali durati altri 2 giorni prima diorganizza l’esplorazione subacquea sul nuvosito denominato da quel momento : “Punto 55”

L’Esplorazione08-08-2010 ORE 9:00 am

La mattina della domenica dell’otto di agostoè tutto pronto.Attrezzature, strumenti e soprattutto il“Super pedagno”, quest’ultimo fondamenta-le per scendere con precisione e sicurezzasul Punto 55.Si parte, prua in rotta, 10 minuti di navigazio-ne e saremo precisamente sul punto.Tecniche di navigazione e strumenti sonoormai collaudati e siamo sicuri di non com-mettere nessun errore nel pedagnamento....50 metri all’obiettivo, 40, 30, 20, 10, ora !!! il super pedagno viene lanciato e con curaseguito nella velocissima discesa.Pochissimi secondi e ci si rende conto cheha toccato il fondo, come previsto.Se pur molto piccolo il cappello della secca,questa era stata sicuramente centrata.

Inizia la vestizione, si controllano le attrezza-ture, si ripassa la pianificazione e si ribadi-

sce le eventuali azioni in caso di condizioni ambien-tali di fondo non sicure: scarsa visibilità, corrente,errore nel pedagnamento.

E’ solo una immersione di approccio, tempo difondo ridotto al minimo (10 minuti). L’immersioneserve ad avere una visione d’insieme e soprattuttoa verificare il corretto pedagnamento, fondamenta-le per le immersioni successive.

08-08-2010 ORE 9:45 am

Tutto il team in perfetta sintonia inizia la discesaDopo un primo check a - 5 si prosegue per il secon-do a -20.Tutto Ok e.. si intravede il fondo.La visibilità e buona e non c’è corrente.Ci si rende subito conto che il capello della secca èveramente piccolo (circa 40 metri di diametro) eche il pedagno era però scivolato a - 40 lungo laparete. Avevamo sbagliato di pochi metri, ma orasapevamo come procedere per centrare il cappello.Dedichiamo qualche minuto a -35 per avere chiarolo sviluppo della secca sia sul piano orizzontale cheverticale.L'orientamento è fondamentale.La prima cosa che si evidenzia è che la secca sipresenta con la parte superficiale a -28/-30 che pre-cipita a -40/-42 e poi con un ulteriore salto a -70/-90.Perfetta per vari percorsi.Si prendono appunti sulle lavagne, si eseguono iprimi disegni e si verificano le quote.Gli obiettivi dell’immersione erano quelli e nulla dipiù. I 4 minuti rimasti li dedichiamo ad una perlustrazio-ne circoscritta al pedagno.Affondiamo qualche metro fino ai -39 e cominciamoa seguire la parete in senso antiorario. subito venia-mo attratti da una “macchia gialla” sul fondo.Ci avviciniamo e ci rendiamo conto che una bellis-sima Gerardia savaglia (Savalia savaglia).strano è la solo colonia su un fondale arido.Proseguiamo, la parete si presenta ricca di spacca-ture, spugne, giganteschi Anthias, Aragoste e Asticidi grandi dimensioni. La sensazione è di unambiente intatto che non ha mai visto presenzaumana. Non ci sono neanche lenze impigliate, retio altro. Fantastico!!!Un controllo agli strumenti, sta per terminare ilnostro tempo a disposizione. Proseguiamo ancoraqualche metro ed all’improvviso a -38 metri ciimbattiamo in una Gerardia savaglia incredibile,

bellissima e con una base gigantesca (12 centime-tri - misurata successivamente).Tempo finito, controllo di Team e inizia la risalita.

Tornati sull’imbarcazione, stupore, analisi dell’im-mersione, dati, tutto si mescola in modo frenetico,in quel momento l’entusiasmo aveva preso ilsopravvento.Ci fermiamo e con calma analizziamo l’immersione.Si inizia con un primo disegno del sito d’immersio-ne, collegando tutti i dati rilevati dal Team e contem-poraneamente si contattano tutte le Università ericercatori con cui il Laboratorio del Mare collabora.“Dovevamo segnalare il ritrovamento e nello stessotempo avere delle informazioni sulle colonie diGeradia individuate”.Poche ore e subito riceviamo informazionidall’Università di Perugia e dall’Università diAncona.Dalla informazioni che eravamo stati in grado didare già si poteva parlare di un ritrovamento eccez-zionale e nello stesso tempo poter stimare l’etàdella Geradia che poteva avere 2000 anni.Ma servivano foto, dati più precisi.

Iniziano così una serie di immersioni e attività cheimpegneranno il team per altri 5 giorni. Immersioniche regaleranno tante altre sorprese e la confermadi un luogo straordinario per la sua complessa bio-diversità. In totale verrano effettuate 15 immersioniche consentiranno di avere una documentazionefotografica e di dati precisa sia della Geradia sava-glia (Savalia savaglia) di cui alla fine viene stimataun’età vicina ai 2500 anni, sia della morfologia dellasecca.

Una secca che si presenta come un concentrato ditutte le più belle specie bentoniche presenti alleTremiti.Ogni versante della secca risulta così colonizzatoper una parte da Gorgonie del tipo (Paramuriceaclavata bicolore) di notevoli dimensioni, che si alter-nano a numerose colonie di Gerardia savaglia(Svalia savaglia) comunemente chiamato “Falsocorallo nero”, poi da Gorgonie gialle (Eunicellacavolini) e ancora da stupende colonie diParazoanthus (Parazoanthus axinellae) e spugnedi tipo Verongia (Aplysina aerophoba e cavernico-la). Nelle spaccature gronghi, murene, grandi aragostee giganteschi astici, insomma, di sicuro l’immersione che tutti i subvorrebbero fare.

Punto 55L’ImmersioneUna secca che da -28 metri precipita a -90 metri consente sicu-ramente vari percorsi subacquei. Ne abbiamo studiati diversi,alcuni anche molto impegnativi, ma sicuramente quello piùentusiasmante è quello che si spinge fino a 40 metri di profon-dità.

E’ infatti tra i -28 e i -40 che ogni versante della secca è carat-terizzato da una biocenosi propria e completamente differentedalle altre, inoltre il percorso studiato ne consente il periplo.

L’immersione richiede un brevetto di secondo livello (advan-ced) e una buona esperienza.

Profondità: 40 metriTempo di fondo: 15 minuti Tempo Totale: 35 minutiMiscele: Aria e Nitrox - Ean (40)Una guida MARLIN ogni 4 sub

Discesa lungo una cima guida fino a 32 mt., che viene posizio-nata prima dell’immersione. La fantastica discesa nel blu, porta proprio sopra il cappellodella secca che si intravede già dai -15. Arrivati vicino al fondoe dopo un controllo di gruppo si inizia il percorso in senso antio-rario ad una profondità di 35 metri costeggiando la cigliata . Laparete è molto interessante ricca di spaccature dove è facileosservare aragoste di grosse dimensioni. Il tempo di percorre-re pochi metri e la parete si colora di straordinarie Gorgonierosse e gialle (Paramuricea clavata) sempre più vicine e piùgrandi. La parete che assume un andamento verticale quì pre-cipita a profondità notevoli. Un vero spettacolo. Tra le gorgoniemusdee, gronghi e ancora aragoste.Ancora pochi metri, ci troviamo perfettamente dalla parte oppo-sta al punto di partenza, e fra le gorgonie si incominciano avedere spettacolari colonie di Gerardia savaglia, alcune di colo-re bianco altre di colore giallo intenso, è una continua emozio-ne. Il percorso ci porta a scendere fino ai -40 ma per un moti-vo: degli anfratti e spaccature sono sempre occupate da gigan-tesche aragoste, una vicina all’altra. Pochi istanti per ammiraree si prosegue si passa in mezzo ad una spaccatura fra gorgo-nie e la parete si trasforma. La biocenosi cambia totalmente,ora la parete è completamente ricoperta di Gorgonie gialle(Eunicelle cavolini) e tra gli anfratti musdee di ogni dimensione.Qua e la, ancora “rami” di Gerardia savaglia e poi è il momen-

to dei Parazoanthus delle spugne Verongia e di migliaia diAnthias.Siamo al tredicesimo minuto e fino ad ora l’immersione, ha rega-lato la possibilità di osservare un ambiente meraviglioso.E’ il momento di dirigersi verso la cima guida del pedagno, laparete ora si spoglia quasi di tutto, come ad indicare la fine del-l’immersione.Ma non è così...è qui che l’immersione e l’ambiente ci offre un ulteriore opportu-nità: la possibilità di osservare una colonia di Gerardia savaglia(Falso corallo nero) dalle enormi dimensioni, (alla base un dia-metro di 12 centimetri). Un spettacolo, che rende l’immersioneveramente unica.

Quindicesimo minutopochi metri e troviamola cima guida, pronti periniziare la risalita.

L’immersione prevede

>In acqua: Guida Subacquea Tecnica Marlin, stazione decompressiva e/o bombole di fase (Ean 40)

>In superficie: numero 1 o 2 Assistenti Tecnici di superficie, dotazioni di sicu rezza per immersioni, supporto logistico a terra.

>Imbarcazione: gommone 9 mt. non vincolato da ancoraggio.

Gerardia savaglia (Savalia savaglia)

comunemente chiamato“Falso corallo nero”Il falso corallo nero è così chiamatoperchè produce uno scheletro corneodi colore scuro, generalmente nera-stro.Le colonie si insediano spesso suscheletri preesistenti di gorgonacei epossono svilupparsi con ramificazioniche superano abbondantemente ilmetro di lunghezza. La colonia somi-glia ad un arbusto con la base tozza dacui si dipartono le ramificazioni.I polipi di questo esacorallo sono dicolore giallo vivo e molto grandi evistosi (2 - 3 cm di diametro), simili aquelli di Parazoanthus axinellae.E' una specie longeva ma piuttostorara. Per questo è anche protetta daleggi internazionali. Si sviluppa nelcoralligeno e su fondali rocciosi o congrossi massi, da 30 metri di profonditàsino a oltre 100 metri. ?I polipi dellacolonia catturano il cibo prelevandolodalla corrente che li attraversa.?E' unaspecie che si può incontrare in alcunearee mediterranee e atlantiche.Grazie alla loro lentissima crescita,possono arrivare a vivere 4.000 anni.Secondo Brendan Roark, della TexasA&M University e autore di diversi studisulla Gerardia savaglia, la longevità diqueste specie può aiutare a indagarecon molta precisione i cambiamenti cli-matici che si sono verificati nella storia.

2500 anni possono permettere di indagare sui cambiamenti climatici che si sono verificati alle Tremiti

[ puoi vedere ]alcune immagini dell’immersiuone sul Punto 55 nel web

CANALEMarlinTremiti di >>

http://www.youtube.com/user/marlintremiti

e troverai...

Stralcio della puntata diLineablu Rai1 del 18 Settembre 2010 dedicataalla scoperta

Video realizzato da Roberto Rinaldi sul sito d’immersione

non finiscono mai di stupire

I so le Trem i t i

CANALE MarlinTremititanti video

per scoprire mare, storia e cultura delle Isole Tremiti

non finiscono mai di stupire

il Faro dell’Isola di San Domino

per via della deportazione subita da un gruppodi oscuri cittadini libici che nel 1911 furono cosìcostretti a soggiornarvi.Appena qualche giorno dopo arrivarono lebombe. Il faro dell’isola di San Domino, in pros-simità di Punta del Diavolo, venne fatto saltareda due mercenari svizzeri, Jean Nater eSamuel Wampfler. E' quanto mai probabile chel'ordigno esplosivo di cui erano dotati fossestato manomesso a loro insaputa, tanto dacoinvolgerli nello scoppio in modo da nonlasciare scomodi testimoni.Fatto sta che Nater rimase ucciso dall'esplosio-ne, mentre invece Wampfler, soltanto ferito,venne arrestato e condannato. Stranamenteottenne tuttavia il "comodo" beneficio degli

Nel novembre dell'anno 1987 il colonnello Gheddafiaveva rivendicato alla Libia il diritto di legittima proprietàdelle Tremiti

ADphoto

o dell’Isola di San Domino

arresti domiciliari. Guarda caso, proprio vicinissimoalla frontiera con la sua Svizzera, in Valle d' Aosta. Gliriuscì quindi fin troppo facile “scomparire” misteriosa-mente dopo qualche mese, volatilizzandosi oltre con-fine.Di quell’intrigo – un altro mistero inquietante - non siscoprì più alcun particolare. Dell’intero caso non siseppe mai altro.

Fin d’allora il faro è abbandonato.

L’Ultimo Guardiano del FaroMenicu Calabrese, in quel triste mese di novem-bre dell’ottantasette, pur trovandosi assente almomento dell'attentato, abitava proprio lì. Fin dal1959 faceva ancora il fanalista. Dentro la piccolacasa che fiancheggia il faro aveva vissuto permolti anni con i suoi cinque figli. Anche suo padre,suo nonno e il padre di lui praticavano lo stessomestiere. Tutti erano guardiani del vecchio faro diSan Domino. Nelle ore libere curavano all’esternoun orticello coltivato a peperoni e melanzane.

Dalla prima torre costruita sull'isola diPharos, in Grecia, di fronte ad Alessandria,tre secoli prima di Cristo, considerata unadelle sette meraviglie del mondo e da cui isignori della notte presero il nome, al miticocolosso di Rodi, il gigantesco simulacro diun dio all'ingresso del porto dell'isola cheteneva in una mano un braciere ardente,(quasi un antenato della Statua della Libertàa New York) la storia dei fari prosegue neltempo. Si sa che fino dai tempi dei Romani grandifuochi venivano accesi sulle sommità dellecolline prospicienti i porti per indicare la viaalle navi, mentre nel Medio Evo erano giàsemplici torri in cima alle quali veniva acce-so un fuoco, spesso tenuto in vita da confra-ternite religiose, fino ad arrivare al 1800, ilsecolo della farologia, in cui la maggior partedei fari, in Italia e nel mondo, vengonocostruiti e diventano sempre più luminosi,grazie anche al fisico francese Augustin

Fresnel ( 1788-1827 ), che mise a punto unsistema di lenti, tutt'ora usato e che da luiprende il nome, che concentrando tutta laluce al centro, potenziava al massimo lafonte di luce che è stata ad olio, a gas diacetilene, fino ad arrivare alle moderne lam-pade alogene da 1000 Watt. Nei tempiantichi l'uso di tenere accesi dei fuochi sullecoste pericolose per indirizzare i navigantiverso un porto sicuro aveva, alle volte, deirisvolti drammatici. Dei personaggi di pochi scrupoli usavanospostare i fuochi in punti tutt'altro che sicuri,dove la costa era più rocciosa e pericolosa,facendo così naufragare le navi per poterledepredare. Non era difficile che succedes-se e sopratutto nelle notti di tempesta questicorsari erano in attesa di poter mettere inatto il loro piano e avevano quasi sempresuccesso. Questi saccheggi andaronoavanti fino all'inizio del XIX Secolo. In certipaesi nordici se ne parla ancora adesso e

i Farinella storia

queste storie fanno parte del folklore locale.Forse è stato questo il motivo che ha spintoa costruire torri in muratura, anche se il feno-meno non è cessato I fari hanno una loro personalità, sono diver-si una dall'altro nel loro aspetto esteriore,sono collocati in posizioni strategiche, sudirupi rocciosi, su piccole isole semideserte,su basse coste frastagliate, ma sopratutto laloro luce è diversa. Ogni faro ha un suo segnale ben preciso, edè in base a questo segnale che il faro vienericonosciuto dal navigante che cerca la vianella notte. Lampo, eclissi, eclissi lampo..... così all'infinito. I fari sono monumentiantichi, molti risalgono ad epoche lontane, ipiù recenti sono stati costruiti nei primi annidel 1900 ed hanno quindi già più di cent'an-ni, ma, sopratutto, i fari non verranno piùcostruiti, non ce ne saranno mai dei nuovi,sono quindi il ricordo di un'epoca passatache non tornerà più.

Quante storie potrebbero raccontare i fari !Di terribili tempeste che li squassavano allefondamenta, di salvataggi, di naufragi e, mac'è un altro aspetto dei fari poco conosciuto,ma altrettanto affascinante : IL MISTERO.Forse perché si trovano sempre in zone iso-late e selvagge il pensiero corre a presenzemisteriose che li abitano, sarà per via delvento che sibila su per le scale a chiocciola,per il rumore delle onde ai suoi piedi, o peril tamburellare della pioggia sui vetri...........forse si tratta di vecchi guardiani fini-ti in mare nel tentativo di un salvataggio, o diuomini e donne morti di solitudine, lontani datutto. Ma la storie più belle le racconta quel fasciodi luce che spazza il buio della notte, quelfascio che lambisce il mare, che dice almarinaio che lì c'è un pericolo da evitare, eche da lì può arrivare al porto e alla salvez-za.

Subacquea...che passione

M a g i c d i v e

Franate, secche, grotte e pareti che si spingono giù nel blu profondo ricche di vita, colore e frequentate da ogni

specie di vita pelagica.Sono oltre 30 i siti d'immersione.

Isole TremitiUNDERWATER

c d i v e

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L’importanza di farsi conoscereCon noi diritti all’obiettivo

anno 11333344ii PPiirraattiiddii OOmmiiss

saccheggiano le Tremiti

di Lanfranco Tavasci

La fonte più abbondante per questo periodo è la AccuratissimaDescriptio del canonico lateranese Benedicto Cochorella manoscrit-ta nel 1408 che ci descrive come la permanenza cisterciense sul-l’isola fu intensa ma breve e terminò nel sangue, nel 1334

Vademecum per le Tremitidi Lanfranco Tavasci e Marco Squarcini

1255-1334 la Parabola Cistercense

...In poco tempo, racconta Cochorella, “i monaciCistrciensi diventano famosi per la loro santa vita,e parimenti molti cominciano a pensare che stia-no raccogliendo tesori di oro e d’argento e altrericchezze. Infatti tante persone si recavano nel-l’isola per devozione, facevano omaggio alla sta-tua della Madonna, lasciavano le loro offerte erientravano a casa”. In realtà la disponibilità dirisorse finanziarie è resa ben evidente dall’impe-gno edificatorio dei cisterciensi: integrazione dellefortificazioni col supporto angioino, estensione delconvento, ristrutturazione del presbiterio dellachiesa abbaziale che viene ricondotto allo stilefrancese nel modo e dimensioni che ancora oggiammiriamo. Ma soprattutto, bon gré mal gré,Tremiti deve accettare la servitù della flotta angioi-na dell’Adriatico: ruolo – come si strenne dimo-strato presto – assolutamente rischioso. Tuttaquesta animazione non sfugge evidentemente aidirimpettai pirati di Spalato, anzi di Almissa, una

cittadina di slavi cattolici premuti dell’interno dal-mata verso il mare dai sommovimenti delle etniebalcaniche. Per non parlare degli slavi musulma-ni. E da qui godiamo il racconto di Cochorella.“Crebbe per i dintorni la fama che questo tempiofosse pieno zeppo di oro e gemme e ogni generedi ornamenti. Sentite raccontare queste meravi-glie, alcuni abitanti della città di Almissa (Omis), apochi chilometri da Spalato di Dalmazia, spintinon certo dalla pietà ma dall’avidità di ricchezza,decisero di mettersi per mare, navigare finoall’isola e di portar via tutto quello che si potevaarraffare. Peraltro quasi tutti gli uomini di quellacittà, come si diceva da tutte le parti, vivevano di

pirateria e infestavano atrocemente il mareAdriatico. Allestiscono una biremi, fanno velaverso gli scogli di Tremiti, entrano tranquillamentenel porto e pensano come fare per salire fino alcenobio. Fingono che uno dei compagni sia mortoper il mal di mare e che gli si voglia dare sepoltu-ra cristiana. Lo rassettano dentro a una specie dicassa da morto, e stendono sul fondo pugnali espade. Sistemato tutto il marchingegno, due diloro salgono dai frati e fingendo la massima devo-zione, con preghiere insistentissime, chiedonoche si celebrino presso di loro le esequie e che ildefunto venga accolto nella loro sepoltura. I reli-giosi, convinti facilmente che le cose stessero in

questo modo, accolgono con pietà e umanità lepreghiere dei supplici; senza sospettare alcunafrode scendono alla riva dove si trova il corposenza vita e in processione, preceduti dalla crocee in fila due per due, sollevano il feretro e lo por-tano dentro la chiesa. Dietro di loro venivano gliempi macchinatori di sacrilegio, uomini dei piùperfidi, col volto mesto del futuro assassino, acapo chino e traendo dal petto i più alti sospiri peril compagno fintamente defunto. Così, deposta lacassa al centro del santuario, i religiosi dispostiattorno celebravano le esequie, quando almomento opportuno, accordandosi con delleocchiate a un cenno convenuto precedentemen-

da Omis (Almassia)la fine dei Monaci Cistercensi

te, aperta la cassa il creduto morto salta fuori e d’un tratto impu-gnate le spade si slanciano contro i santi uomini, li assalgono ecome lupi rapaci massacrano le pecore indifese li uccidono inflig-gendo loro ferite mortali”. Qui l’umanista Cochorella inserisce unaappropriata citazione di Lucrezio, che sorvoliamo. “Così, trucida-ti quasi tutti, tanto i frati quanto i loro servi, tingono del rosso san-gue di monaci il pavimento di tutto il convento. Quindi si volgonoalla predazione degli oggetti sacri; fatto a pezzi tutto ciò che eradestinato al culto di Dio o all’ornamento del tempio, portano via ilmobilio rimanente, distruggono, trascinano, e dilagando per tuttol’edificio avidi di preda lo spogliano e niente rimane dietro di lorose non le mura nude. Gli oggetti che a peso non potevano portarvia facilmente, li distruggono a ferro e fuoco, guardando bene intutto il convento eccetto che nella parte della chiesa dove si troval’altar maggiore. Non so perché lo risparmiarono: se perché man-cava loro il tempo, o perché furono presi da un timor sacro”.Spesso – Cochorella si ferma a ragionare – i serial killer o i sac-cheggiatori più efferati a un certo punto si arrestano: sarà uncenno di Dio? Fatto sta che la mancata profanazione dell’altarelascia questo tempio ancora pienamente officiabile, e magari infuturo qualcuno per devozione alla Beata Vergine avrebbe potutorestaurarlo. E pensa a se stesso, effettivamente, e ai suoi confra-telli Canonici Lateranensi che, nel momento in cui scrive, hannorecuperato al primitivo splendore e devozione l’edificio sacro.

Ma la storia dei corsari non finisce qui!“Dopo aver distrutto e portato via tutto, dopo aver sfondato esemidistrutto il monastero, rallegrandosi dalla nobile preda e del-l’impresa compiuta, tornano a casa: felici al massimo, vantando-si alla grande del bottino ricco. Ma senza sapere, sventurati, qualiritorsioni e quali flagelli il giusto Iddio avrebbe loro inviato per lanefandezza di questo delitto. Infatti la vendetta divina imperversasubito non solo contro gli autori e complici della scelleratezza, macontro l’intera popolazione, e contro i discendenti fino ad oggi. Dalgiorno in cui dall’isola rientrarono alle loro case mai più terreno,mai più vigna, mai più oliveto, mai più campo raggiunse la suafertilità.Da allora la grandine violenta distrugge i loro poderi, o la canico-la estiva li brucia, o per la mancanza d’acqua si sbriciolano comebrina sciolta. Nessun frutto giunge a maturazione sugli alberi:

cadono tutti ancora acerbi; le spighe non si riempiono di semi, né germina erbasufficiente per le pecore. Le loro donne subiscono aborti, o partoriscono figlistorpi e deformi, o gobbi, o muti, o ciechi. L’indice di mortalità è diventato assaipiù alto che prima”. Effetto anche, dice Cochorella, della scomunica e dell’ana-tema, che si trasmette sui figli e nipoti proprio come una successione eredita-ria. E a questo legame restarono avvinti gli abitanti di Almisio per un secolo eoltre. L’unico modo per liberarsi dai fulmini ecclesiastici era di andare a Roma a chie-dere al Papa di togliere la scomunica. E così decidono: “Inviarono a Roma unsacerdote della loro parrocchia per negoziare l’assoluzione in cambio di unimpegno collettivo. Il sacerdote compì il suo incarico col massimo scrupolo eritornò ad Almisio recando con sé la benedizione apostolica. Il peggio fu quan-do chiese ai parrocchiani di riavere indietro i soldi che aveva speso per ottene-re la grazia. Del tutto ingrati e indegni di tanto beneficio, non solo non gli restituirono i suoisoldi, ma, rivoltandosi contro al loro pastore, lo percossero turpemente, lo feri-

rono e lo uccisero. E così, rimasti nella sentenza di maledizione, sono corsiincontro alla propria rovina”.

Una sola, piccola chiosa: a tutt’oggi nella parrocchiale di Almissa pare si vene-ri un crocifisso d’argento incastonato di pietre preziose, ex-voto offerto dai cor-sari...Omiski gusari

La città di OmisOmis è una piccola città e porto della Dalmazia centrale,situata tra Spalato e Makarska alla foce del fiume Cetina.Attraverso i secoli (1130 al 1450) Omis fu da sempre conside-rata un malfamato nido di pirati e tra i più pericolosi di tuttoil Mediterraneo. Le tracce della storia burrascosa di Omissono visibili ad ogni passo della Riviera. L’antica città diOmis, le chiese e le fortezze che la circondano rappresenta-no le silenziose testimonianze di pietra del potere e dellafama dei famigerati pirati di Omis. Oggi, Omis è il centro di una riviera turistica di notevole bel-lezza, situata nel cuore dell’Adriatico è tra le localià più atti-ve nel panorama turistico Croato.

Oggi

Almassiaa città di Omis

La Storia dei Pirati di Omis (Almassia)

Al culmine della loro potenza, i Pirati di Omis furono i più potenti etemibili in tutto il Mediterraneo. Nei XII° sec. e XIII° sec. Omis(Almassia) fu governata dai duchi Kacics, i capi veri dei pirati. Iduchi dalla famiglia Kacic: Malduk, Toljen, Pribislav, Osor erano ipadroni del mare Adriatico, così potenti che le città di Dubrovnik eKotor furono costrette a fare accordi con loro per non essere attac-cate. Nel XIII° sec. anche Venezia dovette scendere a patti con ipirati di Omis per potersi garantire la libera navigazione e commer-cio nel Mare Adriatico.

I Pirati di Omis per più di tre secoli governano indisturbati il MareAdriatico, fino a quando l'anno 1420 tutta la Dalmazia, ad eccezio-ne di Omis, cadde sotto il dominio della Repubblica di Venezia, lapiù potente forza navale di quei tempi. Circondati dal nemico elasciati completamente soli, i pirati di Omis si difesero per 24 anni,poi caddero anche loro nelle mani di Venezia. L’anno 1444 segnala fine della pirateria in Adriatico.

i Pirati di Omis erano marinai e costruttori navali straordinari, famo-si per la loro Sagittas (la Freccia), un particolare tipo di nave,costruita per l'attacco veloce e il recupero ancora più veloci in sicu-rezza della foce del fiume Cetina. Grazie alla sua posizione e ilcoraggio dei suoi abitanti, Omis era praticamente inespugnabile atutti gli invasori. Anche i Turchi, che hanno conquistato tutto il sud-orientale non sono mai riusciti a sconfiggere i Pirati di Omis.

Sagit ta

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Tre secoli di scorribande, saccheggi e distruzione1145. Povlja, Isola di Brac - Monastero benedettino, costruito tra la fine del IX°

sec. e l'inizio del X° secolo, fu devastata nel 1145 dai pirati di Omis.

1167. Duke Nikola Kacic segnò un trattato di pace con i mercanti di Kotor. Il trattato fu presto rotto.

1180. Arnir Arcivescovo di Costantinopoli viene lapidato a morte in Omis.

1190. Kacics scrive un trattato con Dubrovnik. Questo trattato fu ben presto rotto.

1200. Komiza, isola di Vis - I Benedettini spostato il loro monastero da Bisevo alla Chiesa di San Nicola a causa della minaccia di un attacco dei pirati diOmis

1208. Venezia sottoscrive un patto con i pirati di Omis per garantire la libera navigazione e commercio nel Mare Adriatico.

1220. I pirati di Omis attaccato Navi Crociate che si dirigevano verso la Palestina.

1221. Papa Onorio III ordina una crociata contro i pirati di Omis. Pirati vincono la guerra.

1226. Duke Toljen Kacic saccheggiano i dintorni di Spalato.

1228. Papa Onorio III iordina un'altra crociata contro i pirati di Omis. Pirati perdono la guerra, ma la pirateria continua.

1228. Splitska, Isola di Brac - La chiesa di S. Maria fu distrutta dai pirati di Omis.

1236. Venezia e Dubrovnik firmano un'alleanza contro i pirati di Omis.

1241. Isola di Solta - Le chiese, così come i villaggi furono gravemente danneggiati quando il Duca di Omis, Osor Kacic ei suoi pirati invasero l'isola.

1273. I pirati di Omis derubato Henry, Vescovo di Cefalonia.

1277. Nerezisca, Isola di Brac - Quest'anno è noto in Nerezisca per l'attacco dei pirati che distrussero edifici e gli antichi archivi.

1278. Isola di Brac fu saccheggiata e catturata per la prima volta da pirati di Omis.

1280. Sucuraj, isola di Hvar - Il Monastero dei frati eremiti di Sant'Agostino, viene bruciato dai pirati Omis.

1294. Povlja, Isola di Brac - I pirati di Omis saccheggiato di nuovo il monastero Povlja.

1331. Isola di Hvar - Chiede la protezione delle repubblica di Venezia per difendersi dai famigerati pirati di Omis.

1334. Isole Tremiti - I Pirati di Omis saccheggiano il monastero di San Nicola

1335-1440 Ancora Saccheggi e distruzione

1444 La fine dei Pirati di Omis

Non è una guida; non è unastoria; non è una spinta avisitare. È quello che dice ilnome: una cosa da portarecon sé. Contiene dei raccon-ti, delle riflessioni, delle spie-gazioni. Ma con un taglioparticolare: ognuno di questitesti è collocato in un luogopreciso dell’una o dell’altraisola. Il punto è indicato,volta per volta, e si vorrebbeche lì avvenisse l’incontrocon il testo e con il luogo.Come contrappunto visivoallo scorrere del testo abbia-mo invitato gli studentidell’Accademia delle BelleArti di Foggia, con i loro pro-fessori, ad esercitare la fan-tasia creativa con la materiadi espressione artistica piùcongeniale a ciascuno. Leopere sono state presentatein una mostra che i Foggianihanno potuto visitare; quelleriprodotte si sono trovatemeglio consonanti con lo spi-rito del testo – che peraltro igiovani artisti conoscevanoappena sotto forma di inten-zione.Quanto alla annosa collabo-razione tra me e MarcoSquarcini, di cui era statopronubo il compianto AldoChiappe, essa si toglie que-st’anno il peso di manifestaregraficamente ciò che appar-tiene a me e ciò che provieneda Marco. Tutti e due rispon-diamo di tutto.

TERRE FOGGIANE

LANFRANCO TAVASCI e MARCO SQUARCINI

Vademecum per le TremitiEdizioni Gemanel

Web

Autore: Donatella Langiano, Edoardo AgrestiEditore: Polaris EdizioniData pubblicazione: Luglio 2010Tipo: GuidaPagine: 155Formato: 13x21Categorie: Guide per Viaggiare

Prezzo: 19,00 €

Una guida turistico culturale che mira a far conoscere due realtà poste inambiti regionali differenti ma fortemente legate tra loro dal collegamentomarittimo che le unisce.

Termoli con il suo antico borgo marinaro, i caratteristici vicoli stretti e l’affa-scinante sistema della pesca al Trabucco diventa così una piacevole sostaprima di partire alla volta delle Isole Tremiti, dove leggenda storia e mito sifondono in un mare blu cobalto.

Qui, l’isola di San Nicola è testimone della sua storia, iniziata con la necro-poli greco romana per continuare, in un susseguirsi cronologico di eventi,con l’insediamento dei tre diversi ordini monastici e la realizzazione dell’ab-bazia fortezza, monumento tra i più enigmatici della Puglia medioevale egiunta a noi in perfetto stato conservativo.

La più selvaggia isola di San Domino, invece, con i suoi sentieri ombreggia-ti dai pini d’Aleppo e le sue innumerevoli cale, anfratti e grotte offre al viag-giatore un totale contatto con la natura e momenti di pieno relax.

Completano il testo cartine geografiche, disegni e mappe dei percorsi con-sigliati nonché informazioni utili per itinerari di visita a piedi, canoa e barca,per consentire così una perfetta organizzazione del proprio viaggio.

Inoltre le immagini del fotografo Edoardo Agresti ne fanno un volume piace-vole anche per una rilettura successiva: esse colgono infatti l’essenza deiluoghi, permettendo al turista viaggiatore di sentirsi ancora parte del viaggiostesso.

in Libreria

Alla scoperta di un Mare antico: destinazione Isole Tremiti

novità 2011

Sono iniziatele riprese

del documentario dal titolo “Allascoperta di un Mare antico: destinazione Isole Tremiti”.Nato dalla produzione di Ideavideo e Marlintremtii, il documentario avrà un format perla TV e come obiettivo il far scoprire e valorizzare le Isole Tremiti e il suo paesaggiounico, sintesi di un processo storico-culturale, del lavoro dell’uomo e della natura.

Tre gli argomenti per raccontare l’unicità dell’arcipelago: la geologia , la storia e l’am-biente sottomarino.Gli argomenti si susseguiranno attraverso immagini e relative interviste a ricercatoriscientifici che approfondiranno ogni singolo argomento attraverso la descrizione dialcune particolarità mai trattate fino ad oggi, grazie anche alle recenti scoperte che ren-deranno sempre più affascinate il filmato e unico l’arcipelago.

1. Le formazione geologiche delle isole e le grotte sommerse; come si sono for mate, quan to tempo fa, il ruolo del mare, le particolarità morfologiche (per es. gli archi della Secca di Punta Secca a Caprara)

2. La storia attraverso le testimonianze del passato e i misteri dei relitti sommersi.Un affa scinante viaggio tra archeologia e tecnologia tra ipotesi e certezze.

3. Lo stupefacente mondo sottomarino, testimone dello scorrere degli eventi che hanno segnato l’evoluzione dell’arcipelago. Ma non solo: grazie alla recente scoperta di un corallo di 2500 anni si cercherà di ricostruire gli effetti climatici a cuile Isole Tremiti sono state sottoposte.

Temi diversi, tecniche di ripresa e montaggio innovativi renderanno il documentarioaccattivante, con l’obiettivo di informare, emozionare e suscitare l’interesse all’appro-fondimento, anche grazie agli esperti intervistati.

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i colori del 2011

Robotper l’espolarazione sottomarina

sbarcanoalla Tremiti

del Prof. Ing. David Scaradozzi

Robot alle TremitiLa robotica marina trova oggi vaste applicazioninello studio del mondo marino, in attività di moni-toraggio ambientale, nella sicurezza dei trafficimarittimi, nell’organizzazione tecnologica dellacantieristica, nonché nell’àmbito delle riparazioninavali, della logistica portuale e dell’archeologiasubacquea. Robot vengono inoltre impiegati in aree offshoreper la costruzione e manutenzione di oleodotti egasdotti, deposito di fibre ottiche, esplorazione deifondali alla ricerca di materie prime o in attività diecotomografia marina.

Alle Isole Tremiti, la collaborazione sinergica traMarlintremiti e l’Università Politecnica delleMarche - Dipartimento Robotico, (nata nel 2006) iRobot sottomarini vengono impiegati sia nelcampo dell’archeologia subacquea sia nel campodella biologia marina.Molti i progetti di ricerca e documentazione portatia termine con importanti risultati e che hanno vistola partecipazione e collaborazione dellaSoprintendenza dei Beni Archeologici per la Pugliae dei Carabinieri Subacquei di Bari.

Il mare, al pari dello spazio, rappresenta la frontie-ra per l’espansione dell’habitat umano e per laricerca di nuove risorse per la crescita economica.Al contempo, è necessario assicurare uno sfrutta-mento che sia sostenibile, cioè ecocompatibile. Laricerca nel campo della robotica sottomarina puòcontribuire a questo scopo.

Alcune immagini di fotomosaico digitale eseguite su alcuni siti archeologici alle Isole Tremiti Le immagini sono state ricavate da elaborazioni di centinaia di foto scattate da fotocamere applicate sul ROV

Da queste rappresentazioni bidimensionali, con programmi specifici si può passare a rappresentazioni digitali tridimensionali

I progressi nel campo dell’ingegne-ria hanno reso disponibili nuovi stru-menti che permettono di facilitarel’esplorazione di luoghi prima inac-cessibili. L’evoluzione dei mezzi adisposizione dell’uomo ha reso pos-sibile la ricerca in un campo doveprima avveniva solo tramite sensoriesterni. Uno dei più interessanti luo-ghi di frontiera è l’oceano sia per lapresenza di materie prime nonancora sfruttate sia per l’ecosistemache lo caratterizza. In appoggio allaricerca oceanografica e marina ingenere, si è andata sempre più svi-luppando una fiorente industria for-nendo diversi mezzi tra i quali i ROV(Remotely Operated Vehicle).Queste unità, pilotate a distanzamediante collegamento a cavo ed ingrado di operare anche a grandi pro-fondità, devono il loro successo allagrande varietà di applicazioni emansioni che possono ricoprire neidiversi settori (geologia, biologia,scienze ambientali, energia, archeo-

logia, ecc.) (vedi Figura 1).La parola ROV è l’acronimo diRemotely Operated Vehicle, cioèveicolo azionato a distanza. Anchese letteralmente ha un significatomolto ampio, la classe racchiudetutti quei mezzi sottomarini, senzaequipaggio, alimentati e pilotati viacavo (ombelicale) dalla nave diappoggio (supply vessel), muniti dimotori idraulici (thrusters) ubicati inmaniera da dare un'ottima manovra-bilità.Il ROV è poi dotato di una serie disistemi ottici (videocamere e mac-china fotografica) e strumentali (alti-metro, profondimetro, sonar panora-mico, etc.) che permettono unacompleta conoscenza di ogni condi-zione circostante; possono inoltreesseri installati utensili (bracci mani-polatori, pompe a pressione,frese)(vedi Figura 2).Negli ultimi decenni, le nuove impre-se dedite allo sfruttamento dellerisorse del mare, si sono sempre più

i ROVRemotely Operated Vehicle

orientate verso questi particolari vei-coli sottomarini che hanno elevatarobustezza e spese di gestione con-tenute in relazione a tutte quellesituazioni in cui l’intervento dell’uo-mo è difficile o addirittura pericoloso.Quest’ultima è la qualità cui i ROVdevono maggiormente il loro suc-cesso: la possibilità per l’uomo diintervenire e lavorare in condizioniestreme senza per altro mettere arepentaglio la propria vita. Ecco per-ché i ROV hanno sostituito progres-sivamente sommozzatori e sottoma-rini con equipaggio in moltissimeattività di survey o supporto a lavori,specie in alti fondali, diventandostrumenti indispensabili per chiabbia a che fare con il mare.

i ROVRemotely Operated Vehicle

RIFERIMENTI STORICI

Il primo ROV fu prodotto con moltaprobabilità nel 1953 negli Stati Unitid’America dalla Rebikoff, una com-pagnia che costruiva veicoli d’im-mersione, chiamato POODLE fu uti-lizzato per localizzare i relitti dellenavi. La comparsa dei primi manipolatorisottomarini è avvenuta attorno glianni ’60, questi erano enormi erichiedevano molta manutenzione alfine di garantire la tenuta.

Un esempio di questi primi manipo-latori è l’OMEGA .

Nel 1966 CURV, un veicolo dellaMarina americana, assistette al ritro-vamento di un certo numero dibombe ad idrogeno che inavvertita-mente furono sganciate dagli ameri-cani nell’Atlantico non lontano dallaSpagna. Il potenziale di questi vei-coli sottomarini fu dimostrato nel1973 quando il CURV3 assistette aldrammatico salvataggio, di un som-mergibile della classe Pisces, a 480metri nelle acque appena fuoril’Irlanda.Gli anni dal 1973 al 1978 furonodominati da sommergibili a batteriecompletamente autonome, operantiin due modalità distinte: “diver lock-out” e “observation”. Nella modalità“observation” questi sommergibili,guidati manualmente in superficieda un tecnico specializzato, furonoutilizzati per lavori generali d’inter-vento e di rilevamento, cioè nellostesso modo in cui i ROV sono utiliz-zati oggi; nella modalità “diver lock-out” furono utilizzati invece comemezzi di trascinamento allo scopo diaiutare i sommozzatori nel trasportodi materiali. In questi stessi anni sivide parallelamente un enorme svi-luppo di sistemi di computer e tecno-logie elettroniche e questo produsseuna forte sinergia con l’industria deiROV, tanto da provocarne, dopo il1977, un boom di produzione e uti-lizzo anche nei settori civili.

1960

OMEGA

Il primo veicolo moderno a galleg-giamento neutro, costruito per com-piti di ispezione subacquea è statol’RCV 225 (dove RCV sta perRemotely Controlled Vehicle), dellaHydroproducts Inc. di San Diego,California.

Esso è dotato di luci e telecamere epuò lavorare fino a profondità dicirca 400 metri; quattro thrusterprovvedono alla traslazione ed allarotazione del veicolo.Con il sostegno della MarinaAmericana, il TROV (della ISE), loSCORPIO (della Ametek) el’RCV225, furono introdotti anchenel settore commerciale e, per que-sto motivo, la loro struttura venneriprodotta nel modo più economicopossibile. L’impiego iniziale delloSCORPIO fu come unità trova mine,mentre l’RCV225 fu disegnato conuna sagomatura sul fondo del dia-metro di circa 53 centimetri peressere appoggiato sopra un tubodello stesso diametro e con lo scopodi rivelarne eventuali danneggia-menti.Nel 1974 i ROV in utilizzo eranocirca 20, principalmente per usomilitare o scientifico; nel 1978aumentarono a 100 e divennerooltre 2000 nel 1994 erano in com-mercio più di 150 modelli disponibili,prodotti da circa 60 industrie. L’unicaflessione nella produzione di ROV èstata nel 1985 quando crollò il prez-zo del petrolio e divennero pocoremunerative ricerca e trivellazionedi eventuali giacimenti petroliferi sulfondo del mare. Oggi il mercato deiROV è ritornato ad essere in grandeespansione soprattutto per la conti-nua sinergia con le tecnologie elet-troniche come la telemetria a fibreottiche, sistemi televisivi ad alta defi-nizione, sensoristica di precisioneed altri strumenti d’ausilio al lavoroin immersione.

1977

2010

RCV 225

STATO DELL’ARTE

La convertibilità è una delle caratteristichefondamentali richieste all’industria dei ROV.Questi devono poter operare in diversiambienti con morfologie diverse e devonopoter garantire diverse modalità d’impiego. Ilfatto che una singola unità può, con pochemodifiche, variare completamente l’assettoporta a una difficile classificazione dei model-li. Per esempio, la Slingsby Engineering pro-dusse un veicolo (il TROJAN) con funzioned’intervento e di supporto alle trivellazioni; unasua versione modificata però, conosciutacome CHALLENGER, era utilizzata per l’ispe-zione di piattaforme e per la loro ordinariamanutenzione.Una minimale classificazione può essere por-tata nella suddivisione dei modelli in due prin-cipali classi [3]: ROV a basso costo (LCROVs)e ROV di dimensioni e peso medio-grandi

LCROV

I veicoli appartenenti alla prima classe, quelladegli LCROV (Low Cost Remotely OperatedVehicle), essendo piccoli sono individuabiliper il fatto di non avere bisogno di raffinatisistemi di lancio e di recupero. In alcuni casiuna o due persone sono sufficienti a provve-dere al posizionamento in mare del veicolo.Nella figura 5 è riportato il PHANTOM S2costruito dalla Deep Ocean Engineering diSan Leandro, California di proprietà delDipartimento di Ingegneria Informatica,Gestionale e dell’Automazione pressol’Università Politecnica delle Marche.Il Phantom è stato potenziato dal gruppo diricerca di cui l’Ing. David Scaradozzi fa partee ne è pilota ROV al fine di renderlo autono-mo nelle ispezioni e nella raccolta dati. Ledimensioni di un LCROV si aggirano attornoal metro e mezzo di lunghezza e al mezzometro di larghezza; il peso non supera mai i100 Kg; la massima profondità raggiungibiledipende dalla lunghezza del cavo a disposi-zione: il modello usato ha 75 metri di cavoombelicale.Questa classe di ROV è principalmente utiliz-zata per l’osservazione in immersione a scopod’ispezione e pertanto essi sono forniti di stru-mentazione per il rilevamento visivo tipo tele-

camere subacquee, macchine fotografiche,ecc. (nel Phantom S2 è montata una teleca-mera subacquea modello CV730-PDC pro-dotta dalla COSTAR; attraverso essa è possi-bile trasmettere immagini su una console pre-disposta all’osservazione e alla guida del vei-colo o su un Personal Computer).

Ultimamente questi veicoli vengono utilizzatianche in archeologia, geologia, biologia o intutta quella scienza che studia in modo parti-colare l’ambiente marino al fine di monitorar-ne lo stato d’inquinamento. In quest’ultimocaso, infatti, dotandoli di strumenti adatti aprelevare campioni di acqua o campioni disabbia dei fondali, è possibile fare valutazionidi impatto ambientale vicino a condotte sotto-marine o vicino a estuari di fiumi. Il vantaggiodi avere inoltre dimensioni contenute, per-mette ai LCROV di penetrare in posti il cuiaccesso sarebbe altrimenti impossibile ocomunque complicato. Di questa categoriainoltre fanno parte anche i MiniROV tipo ilPro4 della VideoRay, azienda leader in que-sto campo (Figura 5b). Una situazione di que-sto tipo è rappresentata dall’ispezione internadi condotti in centrali idroelettriche, in impian-ti di depurazione dell’acqua, in centralinucleari, ecc. al fine di rilevare e prevenireguasti alle strutture.

Rov medio-grandi

Nella seconda classe troviamo i ROV didimensioni e peso medio-grandi, utilizzatiprincipalmente per lavori di supporto a trivel-lazioni petrolifere, supporto a costruzionisubacquee, pulizia piattaforme, movimenta-zione di materiale sui fondali, ecc. Tra questisi può citare il RECON IV della PerryOceanographics (figura 6a) e il DOLPHIN 3K,costruito in Giappone dalla MitsuiEngineering and Ship Building Co. (figura6b).Questa classe di ROV di solito è equipaggia-ta da una o più telecamere e da uno o piùmanipolatori. Hanno un peso piuttosto eleva-to (3500 Kg per quel che riguarda il DOLPHIN

Il Pilota di ROV (Remotely Operated Vehicle)è un tecnico specializzato nella guida di robotsottomarini teleguidati.

Lavora nel campo dei lavori sottomarini che pos-sono spaziare in settori anche molto diversi fraloro: dagli impianti di estrazione e trasporto petro-lifero (oleodotti), alla posa di cavi sottomarini, allaricerca archeologica o scientifica e nella ricerca erecupero di relitti, conseguenti a incidenti aerei onavali, a volte anche per il recupero di scatolenere o di salme.

Oltre alla guida, il pilota ROV attende anche allamanutenzione e alla riparazione del ROV pereventuali problemi di natura elettronica, oleodina-mica o meccanica.

Infine il Pilota ROV fornisce continua consulenzaai produttori per la miglioria dei sistemi ROVimpiegati e per la sperimentazione di nuovi appa-rati.

NOAA Ocean Explorer: R.M.S.Titanic Expedition

il sistema di controllo remoto del ROV nella spedizione della NOAA sulTitanic

3K) e possono raggiungere pro-fondità anche molto elevate (oltre i6000m). La presenza del cavo dicollegamento tra il veicolo e lanave d’appoggio comporta proble-mi di controllo non indifferenti. D’altra parte que-sto consente al mezzo sottomari-no di ricevere e trasmettere infor-mazioni, nonché di essere alimen-tato dalla nave senza doversi tra-sportare fonti di energia; ciò lorende capace di rimanere inimmersione per un tempo teorica-mente infinito, senza dover perde-re tempo a riemergere per rifornir-si di carburante.

Rov digrandi

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All’inizio degli anni Ottanta, precisamente nel 1981 e nel 1982, si sono svolte nelle acque delle IsoleTremiti alcune campagne di scavo sul relitto romano delle Tre Senghe, volute dalla Soprintendenzaarcheologica della Puglia, dopo un sopralluogo effettuato nel settembre del 1980.

P h o t o1981

1981

P h o t o

^ particolare del fasciame del relitto delle Tre Senge

< anfore superficiali ormai concrezionate - portate in superficie

1981

a Caccia diTesori

Sappi che la storia tramandaveri ritrovamenti di tesori.Sotto la guida di letture romanzesche...

...giunse una volta a Tremiti un vascello con abordo una principessa morta durante il viaggio esi dice venisse seppellita con tutti i diamanti cheindossava a cavalco della roccia della Puntanord-est di San Domino, pertanto detta Puntadel Diamante e del quale fatto esiste una vesti-gia evidente: tale ritenuto un grave sopramassoa contorno precisamente delineato, visibile dalmare.

Qualcuno pure non dubitando dell'arrivo delvascello a Tremiti, ritiene che il luogo di seppel-limento della principessa debbasi localizzareunicamente alla Punta della Stracciona diCaprara, il che però è messo in dubbio dalladenominazione stessa di Stracciona che non siaddicerebbe per una principessa che indossadiamanti.

Tale avello, se pur vero, rimane ancora inesplo-rato, ma non difficile da esplorarsi essendoesattamente localizzato.

Legg

ende

La pineta di San DominoLa pineta a pino d'Aleppo (Pinus halepensis) è una formazionearborea che si rinviene solo sull'isola di S. Domino, dove occupagran parte della superficie dell'isola. Si tratta certamente di una vegetazione autoctona già indicatanell'antica carta delle Tremiti di Blaeu Bortier del 1724.

Le Isole Tremiti, come tutti gli ambienti insulari, rivestono particola-re interesse sotto il profilo della flora e della vegetazione per lepeculiari caratteristiche ambientali che si vengono a determinare. Inesse si riscontra una elevata biodiversità floristica e una diversifica-zione della vegetazione assai notevole se rapportata alle relativa-mente modeste dimensioni dell'Arcipelago. Uno degli aspetti piùrilevanti è rappresentato dalla presenza su S. Domino di una foltapineta autoctona di pino d'Aleppo (Pinus halepensis), spesso conesemplari prostrati e contorti dai venti marini, resa a tratti impene-trabile da un folto e rigoglioso sottobosco di essenze mediterraneesempreverdi. In una ristretta area in cui le condizioni pedoclimati-che lo consentono, la pineta evolve verso un bosco misto con il lec-cio (Quercus ilex) specie più esigente, accompagnata da una com-ponente floristica caratteristica di ambiente di lecceta, con presen-za di pungitopo (Ruscus aculeatus), robbia selvatica (Rubia pere-grina), alaterno (Rhamnus alaternus), mirto (Myrtus communis),lentisco (Pistacia lentiscus), caprifoglio (Lonicera implexa) ecc.

Per quanto concerne la scogliera è rilevante la presenza di una tipi-ca vegetazione fortemente influenzata dalla salsedine. Elementotipico di questo ambiente è l'endemico limonio delle Tremiti(Limonium diomedeum), una specie tipica delle scogliere calcareedelle fasce di vegetazione soggette all'influenza delle mareggiate.Ma il vero gioiello della flora di queste isole è il ben noto fiordalisodelle Tremiti (Centaurea diomedea), un endemismo originatosi perisolamento geografico, poichè profonde trasformazioni ambientaliavvenute nel Quaternario e legate alla nascita delle isole, hannoportato alla frammentazione dell'areale di una specie ancestrale,facendo sì che i popolamenti isolati evolvessero indipendentemen-te fra loro. Ancora degni di nota sono anche altri endemiti come lastellina di Stalio (Asperula staliana subsp. diomedea) delle Tremiti,

Pungitopo Mirto Lentisco

caprifoglio

recentemente individuata, e l'alisso di Leuca(Aurinia leucadea=Alyssum leucadeum), specienota anche per le coste del Salento e delle isoledalmate. I prati alofili occupano gran parte del-l'estensione di Pianosa e del Cretaccio, caratteriz-zati dalla presenza di una vegetazione adattata aisubstrati marnoso-arenacei con elevata concen-trazione salina e soggetta a periodiche sommer-sioni durante le mareggiate. Fra le specie piùcaratteristiche si rinvengono: il centauro maggiore(Centaurium erythraea), la salicornia glauca(Arthrocnemum glaucum), l'atriplice alimo (Atriplexhalimus). Vaste aree delle isole, con la cessazionequasi completa delle attività agricole, sono oggiinteressate dalla ricostituzione della vegetazionespontanea con formazione di praterie erbacee cheevolvono verso la formazione di pseudosteppe,habitat semi-naturali di grande valore ambientalepoichè caratterizzati da elevata biodiversità.

Fiordaliso delle Tremiti

Gli studi Botanici alle TremitiLe isole Tremiti sono state oggetto di importanti studi di tipo floristico e vegetaziona-le. Una pietra miliare è rappresentata da un lavoro di GASPARRINI (1837) che ripor-ta un primo elenco di 171 specie presenti sulle isole, e individua la presenza dellaCentaurea diomedea.TERRACCIANO (1890) dà un ulteriore contributo alla conoscenza floristica delleisole, giungendo ad enumerare 221 specie complessivamente, pubblicando i risultatidelle raccolte effettuate da TELLINI (1890) che compì sulle isole anche delle ricerchegeologiche. Un ulteriore impulso alle ricerche floristiche delle isole è stato fornito dalCORTESI (1909) ma il contributo più importante alla conoscenza della flora delleisole lo si deve all'opera del BEGUINOT (1909-1910) con la pubblicazione di dueimportanti studi frutto di ben sette anni di ricerche.

Lo studio più completo della vegetazione delle Tremiti è quello effettuato da DEMARCO, VERI e CANEVA (1984), ancor oggi importante punto di riferimento per laconoscenza vegetazionale.

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Coordinati da esperti, sarete proiettati nell’affascinante mondo dell’esplo-

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“Crociera Spedizione”.

Saranno utilizzate attrezzature speciali:

rov, sidescan sonar, propulsori subacquei, macchine fotografiche di ultima generazione e

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insommaun vero tuffo nell’Avventura

a bordo con VoiAdelmo Sorci > Responsabile del MARLINTREMITIResponsabile dei progetti di ricerca ed esplorazione del Laboratorio delMareIstruttore Tecnico subacqueoFotografo freelanceManfred Bortoli > Responsabile della IDEAVIDEOCineoperatore specializzato in riprese subacquee.Cameraman subacqueo della trasmissione PianetaMare – Rete 4 -MediasetMassimo Boyer > Biologo marino Dottore di ricerca in scienza del mare, fotografo subacqueo dal 1982.Collabora con l’Università Politecnica delle Marche a progetti di ricerca èautore di testi divulgativi e collabora con varie riviste del settore tecnico-subacqueo.Francesca Scoccia > NaturalistaDottore di ricerca in biologia ed ecologia presso l’Univ degli Studi Perugia.David Scaradozzi > Ingegnere Ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria Informatica, Gestionale edell'Automazione (DIIGA) - Università Politecnica delle Marche.Dal 2001 è pilota di ROV small class.

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Il pacchetto MarlinAvventura comprende:

Soggiorno

- Servizio Marlin- Soggiorno sul Caicco Esat – in formula All Inclusive- Assistenza durante il periodo di crociera

Attività Subacquee

- Assistenza professionale MARLINTREMITI- Immersioni Illimitate e immersioni speciali - Miscele Nitrox – bombole di fase- Utilizzo di attrezzature speciali- Cintura e piombi - Deposito, Trasporto e risciacquo attrezzatura

Gadget per partecipante

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per iscrizioni ed informazioni

[email protected]

Durante tutto l'anno sono state numerose le occasioni in cui ci avetedimostrato amicizia, stima e simpatia.

Noi del MARLINTREMITI vogliamo ringraziare tutti Voi per il Vostrosuopporto e per i successi che ci avete consentito di raggiungere.

Ora, siamo vicini alle festività natalizie,

e anche noi vogliamo farvi un regalo

per te...Una splendida immersione alle Isole Tremitida effettuarsi entro il mese di Ottobre 2011

Con i migliori Auguri di

Buon Natale e Felice Anno

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Specifiche del Regalo di Natale MARLINTREMITIPer poter usufruire del regalo (Una immersione gratuita) ti basterà inviare una e-mail in risposta (entro il 10/01/2011) a quella

ricevuta con questo Magazine e indicando :Nome, Cognome, città e il codice del regalo

e presentare la risposta di conferma (stampata) al responsabile del ricevimento MARLINTREMITI presso la sede alle Tremiti.Nota:

Sul documento stampato dovrà comparire la data di ricezione e l'indirizzo e-mail del mittente e del destinatario.Il destinatario e la relativa persona fisica associata (inserito nell'archivio MARLIN) è per MARLINREMITI il titolare regalo

(Una immersione gratuita).L'immersione potrà essere effettuata nel periodo: dal 10 Aprile al 10 Ottobre 2011

Il Regalo (Una immersione gratuita) non può essere convertito in denaro.

TremitiMareFestival18-25 Settembre 2011

MareFestival18-25 Settembre 2011

Esisteva un ponte che collegava le isole delle Tremiti ?

Nei prossimi numeri scopriremo la risposta

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Tra le escursioni:L'Abbazia fortezzadi San Nicola

Percorso storico-culturale sull'Isola di San Nicola per scoprire la storia , gli eventi che sisono susseguiti da 2000 anni ad oggi. Un percorso che consentirà di entrare nelle mura, neitorrioni e nell'Abbazia di Santa Maria e riviverne il glo-rioso passato.

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Tra le escursioni:Snorkeling & Sea watching

Lo snorkeling è uno sport semplice, divertente ed economico; nonci sono limiti di età e può essere praticato quasi ovunque.Per ammirare le meraviglie del mondo sommerso si nuota a pelod'acqua ed occorrono: pinne, maschera ed occhi pieni di curiosità.

Nell'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti sono innumerevoli itratti di mare e le cale, dove è possibile ed entusiasmante praticarelo snorkeling.

Con al fianco i Biologi Marini del MARLINTREMITI sarete Guidati in tranquille e rilassanti esplorazioni tra le rocce del sotto-costa dell'Arcipelago, scoprirete e conoscerete tutte le straordinariemeraviglie del mondo marino.

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Per conoscere le Isole Tremiti

Il Programma Multimediale

presso la sede del MARLINTREMITI

Il Mondo delle Isole Tremitiin unMagazine

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