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“Voi siete miei Amici” Gv 15,14 AMICI DI GESU’ CROCIFISSO n. 71: maggio 1998 LA SEPOLTURA Gv 19,38-42 “Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino”. (Gv 19,38-42) “Il giorno seguente, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: É risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia”. (Mt 27,62-66). Per la comprensione - I corpi dei crocifissi spesso venivano lasciati putrefare sul posto, in balia delle bestie, oppure venivano gettati in una fossa comune. Alcuni amici influenti di Gesù finalmente si fanno avanti e attengono da Pilato di poter seppellire il corpo di Gesù: sono Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, membri del Sinedrio, discepoli occulti di Gesù. La morte del Maestro li ha scossi e ha dato loro coraggio di esporsi in prima persona. - C’era poco tempo, perché il giorno stava per terminare e quindi iniziava il rigoroso riposto della solennità di Pasqua. Giuseppe e Nicodemo portarono bende, lenzuola, aromi, per dare una degna sepoltura a Gesù. Lo deposero dalla Croce, aiutati da Giovanni e dalle pie donne. Dopo averlo ripulito e composto alla meglio, lo deposero in un sepolcro nuovo, che Giuseppe possedeva a pochi metri dal Calvario. - Chiuso il sepolcro, con un grosso masso, gli amici di Gesù diedero mestamente addio a quel sepolcro, che sembrava chiudere tragicamente per sempre le loro speranze e tornarono frettolosamente in città. - Ma i sinedristi non si sentivano ancora tranquilli e il giorno dopo ottennero da Pilato di sigillare il sepolcro di Gesù e di porvi un picchetto di soldati come guardia. Rifletti - “Morì e fu sepolto”: oramai è il “sabato santo”, il giorno più misterioso della vita di Gesù, il giorno del suo silenzio, della sua “discesa agli inferi”, il giorno dell’esperienza fredda del sepolcro. Gesù ha voluto seguire fino in fondo la storia di ogni uomo. Per tre giorni ha voluto sperimentare quella dimensione particolare che ogni uomo deve sperimentare al momento della morte, cioè la separazione dell’anima dal corpo e il silenzio del sepolcro.. - Il sepolcro naturalmente fa paura a tutti, perché appare come la fine di ogni illusione, la fine di ogni segno di vita. Gesù ha voluto sperimentare l’umiliazione del sepolcro, ha voluto essere il primogenito dei morti, per essere il primogenito dei viventi. - Per il credente il sepolcro non è l’ultima meta, è solo una tappa necessaria del cammino verso la vita senza fine. Anticamente i cristiani venivano battezzati con l’immersione piena nell’acqua, simbolo della discesa nel sepolcro, per poi riuscire come creature nuove. Sulla tomba di un cristiano c’è sempre una croce, segno di vittoria sulla morte. - Giuseppe e Nicodemo, assistendo alla morte sconvolgente di Gesù, attingono coraggio per dichiararsi apertamente suoi discepoli e vincere ogni paura. La contemplazione del Crocifisso deve dare sempre forza e coraggio per stare apertamente dalla parte di Gesù. Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only.

maggio 1998

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Per la comprensione LA SEPOLTURA Gv 19,38-42 Rifletti “Voi siete miei Amici” Gv 15,14 Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only. Confronta - I Giudei hanno paura del Cristo morto e ricorrono ai sigilli e ai soldati per bloccare il piano di Dio: ma nessuna forza e astuzia umana può fare fallire i progetti di Dio. Generated by Foxit PDF Creator © Foxit Software http://www.foxitsoftware.com For evaluation only.

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“Voi siete miei Amici” Gv 15,14 AMICI DI GESU’ CROCIFISSO

n. 71: maggio 1998 LA SEPOLTURA Gv 19,38-42

“Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino”. (Gv 19,38-42) “Il giorno seguente, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: É risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia”. (Mt 27,62-66).

Per la comprensione - I corpi dei crocifissi spesso venivano lasciati putrefare sul posto, in balia delle bestie, oppure venivano gettati in una fossa comune. Alcuni amici influenti di Gesù finalmente si fanno avanti e attengono da Pilato di poter seppellire il corpo di Gesù: sono Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, membri del Sinedrio, discepoli occulti di Gesù. La morte del Maestro li ha scossi e ha dato loro coraggio di esporsi in prima persona. - C’era poco tempo, perché il giorno stava per terminare e quindi iniziava il rigoroso riposto della solennità di Pasqua. Giuseppe e Nicodemo portarono bende, lenzuola, aromi, per dare una degna sepoltura a Gesù. Lo deposero dalla Croce, aiutati da Giovanni e dalle pie donne. Dopo averlo ripulito e composto alla meglio, lo deposero in un sepolcro nuovo, che Giuseppe possedeva a pochi metri dal Calvario. - Chiuso il sepolcro, con un grosso masso, gli amici di Gesù diedero mestamente addio a quel sepolcro, che sembrava chiudere tragicamente per sempre le loro speranze e tornarono frettolosamente in città. - Ma i sinedristi non si sentivano ancora tranquilli e il giorno dopo ottennero da Pilato di sigillare il sepolcro di Gesù e di porvi un picchetto di soldati come guardia.

Rifletti - “Morì e fu sepolto”: oramai è il “sabato santo”, il giorno più misterioso della vita di Gesù, il giorno del suo silenzio, della sua “discesa agli inferi”, il giorno dell’esperienza fredda del sepolcro. Gesù ha voluto seguire fino in fondo la storia di ogni uomo. Per tre giorni ha voluto sperimentare quella dimensione particolare che ogni uomo deve sperimentare al momento della morte, cioè la separazione dell’anima dal corpo e il silenzio del sepolcro.. - Il sepolcro naturalmente fa paura a tutti, perché appare come la fine di ogni illusione, la fine di ogni segno di vita. Gesù ha voluto sperimentare l’umiliazione del sepolcro, ha voluto essere il primogenito dei morti, per essere il primogenito dei viventi. - Per il credente il sepolcro non è l’ultima meta, è solo una tappa necessaria del cammino verso la vita senza fine. Anticamente i cristiani venivano battezzati con l’immersione piena nell’acqua, simbolo della discesa nel sepolcro, per poi riuscire come creature nuove. Sulla tomba di un cristiano c’è sempre una croce, segno di vittoria sulla morte. - Giuseppe e Nicodemo, assistendo alla morte sconvolgente di Gesù, attingono coraggio per dichiararsi apertamente suoi discepoli e vincere ogni paura. La contemplazione del Crocifisso deve dare sempre forza e coraggio per stare apertamente dalla parte di Gesù.

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- I Giudei hanno paura del Cristo morto e ricorrono ai sigilli e ai soldati per bloccare il piano di Dio: ma nessuna forza e astuzia umana può fare fallire i progetti di Dio.

Confronta - Gesù chiuso nel sepolcro mi ricorda quanto Dio ha fatto per me: ha accettato tutto il doloso cammino della vita umana, senza saltare una tappa, per essere in tutto simile a noi e per provarmi quanto mi ha amato. - Contemplerò spesso Gesù chiuso nel sepolcro, specialmente quando penso alla morte o accompagno alla tomba una persona cara: vedrò la tomba come la culla necessaria per una vita senza fine. - Penserò spesso alla mia morte e mi contemplerò chiuso nel sepolcro, anche se non so quando si aprirà per me e forse neppure con sicurezza dove si aprirà: così comprenderò meglio il valore della vita, la vanità delle cose della terra e il valore di quei beni che porterò con me nella vita eterna. - Riflettiamo spesso sul grande dono del battesimo: “Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui” (Rm 6,4-8).

4 - LA NOSTRA CONSACRAZIONE (Continua) II sacerdozio universale dei cristiani Il Concilio Vaticano II ci ricorda che tutti “i battezzati vengono consacrati a formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante le opere del cristiano, spirituali sacrifici” (LG, 10).In un certo senso, dal punto di vista della santificazione personale, questo “sacerdozio comune dei fedeli” è più importante di quello ministeriale, che i presbiteri esercitano all'altare. "Che mi giova offrire il corpo di Cristo - dice S. Gregorio Nazianzeno - se non mi offro io stesso con Cristo?". Infatti questo sacerdozio universale consiste principalmente proprio nell'offrire se stessi con Cristo. È questo il "sacrificio spirituale" del popolo sacerdotale. "Vi esorto - scrive S. Paolo - per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale" (Rm 12,1). Tutta la vita, dunque, non soltanto alcuni momenti di essa, costituisce la materia di questo sacrificio: le gioie e i dolori, le cose piccole e le grandi, le ordinarie e le straordinarie. Sacrificio santo è la vita di una mamma spesa in mille piccole cose per i figli e la famiglia; sacrificio santo è la giornata di un lavoratore cristiano; sacrificio santo è la vita di una suora, di un sacerdote, dei religiosi che sono, nella Chiesa, i consacrati a un titolo tutto speciale; sacrificio santo è la vita di un giovane e di una giovane che devono affrontare tante lotte per resistere alle seduzioni del mondo; sacrificio santo sono i giorni, spesso così solitari, dell’anziano; sacrificio santo è infine la vita di un malato. Egli può pregare perché passi da lui il calice, come pregò anche Gesù. Ma se, con la grazia di Dio, egli riesce ad accettare la sua malattia, beato lui! La sua vita, mentre è coartata e limitata da una parte, si espande dall'altra in una fecondità meravigliosa. Ogni esistenza può dunque essere riscattata dalla banalità e dalla vanità, grazie alla nostra consacrazione, se la viviamo seriamente. Dio ci ha fatto dono della vita, perché noi avessimo qualcosa di prezioso tra le mani da offrirgli e di cui fargli dono a nostra volta. Avviene nella vita come nell'Eucaristia: noi offriamo a Dio in sacrificio quel pane che abbiamo ricevuto dalla sua bontà: "Dalla tua bontà - diciamo all'offertorio - abbiamo ricevuto questo pane che ora presentiamo a te". Noi siamo consacrati tutti sacerdoti per restituire in dono a Dio la nostra vita, "bruciandola" davanti a lui, come incenso di soave odore. Dal fare alcuni sacrifici nella vita, si passa, in questo modo, a fare della vita un sacrificio. Nell’Imitazione di Cristo (IV,9) troviamo questa bella preghiera con cui possiamo rinnovare ogni giorno l'offerta a Dio della nostra vita: "Signore, tutto quanto si trova in cielo e sulla terra è tuo. Desidero offrirti me stesso in volontaria oblazione e restare tuo per sempre. Signore, in semplicità di cuore, ti offro oggi me stesso come servo perpetuo, in ossequio e in sacrificio di eterna lode. Accettami in unione alla santa offerta del tuo prezioso corpo".

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"Non conformatevi alla mentalità di questo mondo Ma non c’è sacrificio senza una qualche morte. Nella Messa, l'offertorio prepara la consacrazione. Il sacrificio perfetto è l'olocausto, quando la vittima è donata e sacrificata interamente. Non ci si può illudere di offrire il mondo intero in sacrificio, se non si muore al mondo. S. Paolo, dopo aver esortato a offrire il proprio corpo in sacrificio a Dio, prosegue: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo" (Rm 12,2) e altrove dichiara: "II mondo per me è crocifisso e io lo sono per il mondo" (Gal 6,1 4). In forza della loro consacrazione, i cristiani sono “separati”, “riservati”. Bisogna riacquistare il sentimento di essere “consacrati”. Isaia, parlando dei fedeli dei tempi messianici, cioè di noi, dice che uno dichiarerà: "Io appartengo al Signore!" e un altro scriverà sulla mano: "Del Signore" (cfr. Is 44,5). L'Apocalisse ci dice che c'è una possibilità opposta a questa ed è di portare inciso, sulla mano e sulla fronte, "il marchio della bestia" (cfr. Ap 13,16) che indica l’appartenenza spirituale alle potenze di questo mondo, manovrate da Satana. I1 mondo è diventato talmente invadente che ci insegue ormai perfino dentro casa; ci assedia con i suoi messaggi diametralmente opposti a quelli di Dio. È sempre attuale il monito dell'Apocalisse: "Uscite da Babilonia, popolo mio, per non associarvi ai suoi peccati!" (Ap 18,4). Babilonia è l'opposto della città di Dio; è la città di Satana, la città costruita sull'amore di sé, spinto fino al disprezzo di Dio. Dobbiamo uscire da questa Babilonia, che portiamo anche dentro di noi, non dal consorzio umano e dalla solidarietà con i fratelli. Il principio del mondo è l'egoismo: non conformarsi a questo mondo, significa non essere egoisti, ma amare ed essere vicini a tutti gli uomini. Bisogna rendere vera e concreta questa separazione dal mondo con dei tagli precisi. Non si può pretendere di morire al mondo e poi continuare tutto come prima, bevendo tutto ciò che il mondo dice, pensa, fa; cedendo a tutti i suoi richiami e alle sue lusinghe. "Non potete servire due padroni", dice Gesù (cfr. Mt 6,24). Pensiamo per esempio a quanto tempo spendiamo a leggere, ascoltare, vedere i fatti del mondo nei giornali, alla radio, alla TV e a quanto tempo spendiamo a leggere la Parola di Dio. Ricordiamo che i consigli evangelici della castità, povertà, obbedienza, che i religiosi scelgono in modo radicale, sono proposti come ideale di vita a tutti i cristiani, da vivere ciascuno secondo la propria vocazione. In particolare in un mondo sempre più erotizzato, siamo chiamati a vivere una vita di purezza. In forza della consacrazione, non siamo più nostri, siamo del Signore, al quale ci siamo offerti anima e corpo. Non possiamo profanare ciò che appartiene a Dio. Sarebbe una “dissacrazione”. I1 mondo stesso ha bisogno di questi "separati", per non sprofondare nella vanità e nell'aridità spirituale. Ha bisogno "del sale della terra", per non essere sopraffatto dalla corruzione. (Continua) P. Alberto Pierangioli

I GRANDI AMICI DEL CROCIFISSO Una ragazza Più

Venerabile Carla Ronci Per Gesù e per le anime Carla Ronci nasce a Torre Pedrera di Rimini nel 1936.. E’ stata definita “Una ragazza più”: una ragazza aperta, gioiosa, generosa, una ragazza limite, in cui la ricchezza della grazia e i carismi dello Spirito si uniscono alla bellezza fisica ed ai doni della natura. Dopo una fanciullezza spensierata, durante una missione predicata dai Passionisti per l’anno santo 1950, dà una svolta alla sua vita: per lei è la sua conversione. Ha 14 anni. Carla stessa descrive così questo cambiamento radicale: “Lasciai il ballo e poi anche il cinema e il resto. Cominciai a frequentare con più assiduità la chiesa e i sacramenti, dove trovai la mia gioia e la mia pace. Per diverso tempo mi confessai un giorno sì e un giorno no. Da allora incominciai a sentirmi trasportata a dare e a fare qualche cosa per gli altri. Negli altri iniziai a vedere Gesù. Sentivo che Gesù lo potevo accostare nei poveri, nei sofferenti, nei piccoli”. Intraprende una corsa irresistibile, per essere tutta di Dio e dei fratelli.

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Il suo motto: “Per Gesù e per le anime”. Il suo apostolato divenne sempre più intenso con il passare degli anni. Dall’impegno in tutti i rami dell’Azione Cattolica, passò al lavoro in tutti i settori della parrocchia, tra le ragazze, le mamme, le vocazioni sacerdotali, l’impegno per la santificazione dei sacerdoti. Nell’ultima malattia, in un momento di miglioramento e di speranza, scriveva: “Al mio ritorno riprenderò senz’altro la mia via, ma con più coscienza e maggiore intensità: il tempo è breve ed è un vero peccato sciuparlo. Incomincio a risentirmi la Carla di una volta, con grande desiderio di dare, di offrire di amare; sento che nonostante tutto la vita è meravigliosa”. Le caratteristiche di Carla sono una intensa vita spirituale, fatta di preghiera e lavoro, una gioia contagiosa, un impegno continuo per essere tutta di Dio e del prossimo. Per questo a 20 anni fa il voto privato di castità e poco dopo anche il voto di povertà e obbedienza. Nel 1958 tenta la vita religiosa in un istituto di Bergamo; ma ne viene allontanata dal padre. Nel 1961 entra a far parte dell’Istituto Secolare “Ancelle della Misericordia” di Macerata e nel 1963 si consacra definitivamente a Dio con i voti religiosi. Vive questa vocazione con gioia ed entusiasmo. Così descrive la sua vita di consacrata: “Non mi sono sposata, o meglio, non ho sposato un uomo, ma Cristo. Sono una “suora del secolo”, che vive nel mondo cercando di fare un po’ di bene. Per me è una cosa meravigliosa! Io vivo in famiglia, lavoro da sarta, aiuto in negozio di frutta e verdura e le mie ore libere le dedico ai bambini e giovani della parrocchia.... Porto al dito due cerchietti d’oro e sotto il vestito un Crocifisso; vesto come ogni altra giovane della mia età, con modestia ed eleganza e cerco di far capire alle anime, con la mia vita, che il cristianesimo vissuto non è croce, ma gioia. Non è forse vero che ogni sofferenza con Lui diventa gioia?”. Sposa di un Dio Crocifisso Sembra incredibile che la gioia di vivere e di donarsi Carla l’abbia attinta nella Passione di Gesù. Fin dal 1957 scriveva che lei, per sé, preferiva le spine della Passione alle rose della glorificazione. Ad una sua compagna scriveva che «le calunnie ci vogliono perché sono queste che ci identificano a Gesù Cristo»; ad un'altra dava ragione della sua vita, dicendo: «Penso che non sia necessario dirti la mia gioia, la pace, la serenità che possiedo. So di essere sposa di un Dio Crocifisso e nulla mi spaventa, né sorprende. Lui è sulla Croce ed io sua sposa dove pretendo di stare? Con Lui certamente. Allora? Tutto il patire ed il gioire per Lui e con Lui ». I suoi pensieri più belli, ricavati dal Diario o dalle Lettere, portano soprattutto al Gesù della Passione. Ad una sua amica, che era venuta meno alla vocazione, non trovò di meglio che metterle davanti il Crocifisso: «Ho pensato ai tuoi undici anni di religione, a tante grazie, a tante predilezioni da parte dello Sposo; ho pensato a Gesù flagellato, deriso, sputacchiato, incompreso, calunniato, crocifisso ed a quella sua ultima parola: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”, poi ho pensato alle spose umane, nella gioia e nel dolore, unite per sempre: questa è la promessa del matrimonio; ed ho pensato anche alle spose di Cristo. Dov'è lo Sposo? Sulla Croce. Quale è allora il posto della sposa?... ». La Passione diventa la sua passione soprattutto nell'ultimo periodo della sua vita. Colpita da un male incurabile, è ricoverata nell’ospedale S. Orsola di Bologna dal 21 gennaio al 1° aprile del 1970: Gesù Crocifisso diventa più che mai il centro della sua vita. e spiega la gioiosa accettazione della malattia, che in breve tempo la conduce alla morte: per lei le sofferenze sono “doni che non meritava». Ecco alcuni suoi pensieri di quei giorni di immolazione e di offerta: «Ho dinanzi il mio Crocifisso e guardando Lui, tutto mi diventa facile; è giunto il momento di salire sulla Croce con Lui». “Ad un tratto lo sguardo si è fermato su un Crocifisso e qualche cosa è mutata in me, qualcosa si è sciolto». “Ultimamente ho trascorso momenti indimenticabili: più la natura soffriva, più mi sentivo unita con Gesù Crocifisso». «Sento una grande pace nell'unione con lo Sposo Crocifisso, che mi ripaga di tutte le sofferenze che subisco; sento continuamente la sua presenza». «Quando il dolore diventa gioia, non si può chiedere di più». Per lei il dolore era diventato veramente gioia, felice che Gesù l'avesse associata alla sua Passione. Si spense santamente a Rimini il 2 aprile 1970, a 34 anni. Le sue ultime parole furono per il suo parroco: "Devi esser santo, santo, santo... prete, ma come lo vuole Gesù... Eccolo, è il Signore che viene e mi sorride... Arrivederci in cielo”. Il 7 luglio 1997 il papa l’ha proclamata Venerabile.

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NOTIZIE E TESTIMONIANZE

INCONTRO MLP PIET Il 6 maggio si sono incontrati a Morrovalle gli Assistenti spirituali e alcuni Responsabili dei cinque movimenti laicali della Provincia Passionista della Pietà: Tendopoli, Amici di G. C., Associazione Ex Alunni (Apex), M.L.P. San Gabriele, Associazione della Passione. Ha presieduto l’incontro il P. Provinciale, P. Luciano Temperilli. Il P. Provinciale ha aperto la riunione, manifestando la sua soddisfazione per questo primo incontro dei Responsabili dei MLP della Provincia. Alla domanda: “Che cosa si attendono i Passionisti dal MLP?”, ha risposto mettendo in risalto l’opera che il laico può compiere nei luoghi e nei modi a lui più confacenti, portando la speranza là dove c’è disperazione, dove ci sono “crocifissi” nel corpo e nello spirito, in stretta partecipazione al carisma di S. Paolo della Croce. E’ auspicabile una collaborazione sempre più stretta tra laici e religiosi Passionisti, sia nei conventi che fuori, nelle varie attività, fino ad arrivare al punto che alcune attività, anche importanti, siano gestite direttamente dai laici. Ha poi ricordato due sue lettere: una del 17-6-1997, con cui nominava il P. Alberto Pierangioli Assistente Spirituale del MLP della Provincia e l’altra del 12 -2-1998, in cui auspicava una giornata di fraternità tra le Comunità Passioniste e i Laici passionisti della zona, possibilmente il 27 febbraio, festa di S. Gabriele. Il dott. Francesco Valori ha parlato di quello che i laici si attendono dai Passionisti, auspicando una maggiore apertura e un aiuto scambievole, per vivere la spiritualità passionista, superando certe chiusure del passato. Si è poi passati a esaminare l’agenda proposta per l’incontro: 1. Che cosa si può fare per una maggiore conoscenza tra le varie realtà laicali della Provincia? 2. Quale collaborazione si può pensare tra queste realtà? 3. Quale collaborazione con il MLP nazionale? Es. la rivista Notizia, Convegno nazionale di Paestum ecc. Sono emersi diversi suggerimenti, per migliorare la conoscenza e la collaborazione, pur sottolineando la profonda differenza di età, numero e finalità dei cinque MLP Piet. E’ stato anche sottolineato l’importanza del ruolo dei 7 laici rappresentanti della Provincia presso il MLP nazionale. Il P. Provinciale ha proposto una giornata di riflessione e di festa dei MLP Piet al Santuario di S. Gabriele, per l’anno 2000. Piera Sono disposta a dargli tutto. “La mia adesione agli Amici di G. C. sta trasformando la mia vita. Ogni giorno scopro che la mia debolezza fisica, morale e spirituale è un dono che il Signore mette a mia disposizione, per fare posto a Lui e farlo vivere nella mia mente, nel mio cuore, nel mio corpo, per farmi capire il vero senso della vita, per farmi risorgere a una vita nuova fatta solo di amore. Ringrazio di cuore del giornale Tendopoli, specialmente per la meditazione della Passione nelle Pagine degli Amici di G. C.. In particolare mi colpisce profondamente l’ultima parte: “Confronta”: mi aiuta a fare l’esame di coscienza e a prepararmi alla confessione, dove incontro difficoltà. Ti chiedo, se è possibile, di spiegarmi più profondamente il passo che ricorda che “Gesù ha dato tutto per me e quindi è giusto che Egli si aspetti qualcosa da me”. Sono disposta a dargli tutto, a dirgli sempre di sì. Ma come?....”. Roberta L’incontro con Gesù al primo posto “Durante il Triduo Pasquale ho fatto memoria dell’incontro con Gesù Crocifisso, che mi ha dato gioiosa consapevolezza dell’infinito Amore che Gesù riversa in tutti... Nella vita quotidiana è bello potersi “fermare” e contemplare con sguardo sempre nuovo ciò che il Cristo compie! Sicuramente non riesco ad esprimerti bene quello che provo, ma sappi che il mio cammino di conversione è ancora agli inizi. Mi fido di Dio, poiché la sua Volontà è sempre più amorevole e grande dei miei progetti umani. Sto per terminare gli studi, finalmente, e lavoro, ma cerco di mettere l’incontro con Gesù al primo posto”. A.S. Vivere la Spiritualità Passionista “Mi piace tanto la “Spiritualità Passionista”, forse perché sono sempre stata con le suore passioniste, che guidavano l’Azione Cattolica. Ho spesso meditato la Passione del Signore, perché non ho compreso bene il vero significato del dolore e della morte. Solo se penso a Gesù riesco e non aver paura e vorrei tanto

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arrivare alla fine della vita lodando Dio, come S. Francesco, “per sora nostra morte corporale”. Nella vita ho avuto qualche momento di sofferenza e il parlarne oggi mi fa sentire orgogliosa, come se avessi portato la croce con Gesù per un brevissimo tratto. Certo la mia sofferenza, paragonata a quella di Gesù, non è neppure un granellino di sabbia, anzi non dovrei usare questi termini di paragone, perché ogni mia azione è nullità. Quando prego dico sempre al Signore di allontanare da me e dalla mia famiglia la sofferenza, il dolore, insomma la croce, non so se è giusto. Di sicuro non lo ringrazio abbastanza e neppure mi rendo conto di quanto amore Lui mi circonda” Sonia

COMUNICAZIONI

X CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI : 9-14 agosto 1998 - Seminario di Macerata Tema: “Lo Spirito Santo è Amore” - Guida: P. Alberto Pierangioli Prenotazione: presso P. Alberto P. (Tel. 0733\22.12.73). N.B. Per gli Amici di G.C. il Conto corrente postale rimane sempre il seguente: 13944624, intestato a PP. Passionisti Morrovalle. Ringrazio per le offerte inviate per Tendopoli e spese di stampa.

P. Alberto Pierangioli

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