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Mai nella storia un Papa ha fatto così tanto per l’Africa di Giulio ALBANESE Giovanni Paolo II, detto l’africano! Q uando dalla solenne loggia della Basilica di San Pietro il cardinal Pericle Felici pro- nunciò, in quell’ormai lontano au- tunno romano del 1978, il nome di Karol Wojtyla, molti dei fedeli avevano istintivamente pensato che si trattasse di un papa africa- no. Una percezione dettata dal suono di quelle parole straniere che facevano pensare un pontefi- ce africano. E in effetti, mai nella storia un papa ha fatto così tanto per l’Africa, spendendosi in prima persona per la causa del Vangelo. Un’autentica maratona della fe- de, quella percorsa dal Beato Pon- tefice, segnata da ben 14 viaggi nel continente, visitando 42 paesi, percorrendo in totale 208mila chi- lometri, pronunciando 418 discor- si e soprattutto incontrando po- polazioni di fedi, lingue e culture le più diverse. Quando mise piede per la prima volta come Vescovo di Roma sul suolo africano nel maggio del 1980, c’era ancora la “guerra fredda” e il continente pativa le conseguenze dell’illuso- rio periodo della decolonizzazio- ne, attraversando una stagione caratterizzata da una notevole in- voluzione politica, economica e sociale. E non v’è dubbio che col suo carisma papa Wojtyla ha con- tributo notevolmente al riscatto del continente, lottando strenua- mente contro coloro che profes- savano dai pulpiti della politica il peggiore dei sentimenti, quello dell’afropessimismo. Al contrario, ha sempre incoraggiato le popo- lazioni africane a guardare al fu- turo con speranza, perseverando lungo il cammino dello sviluppo, ma al contempo facendo tesoro dei valori tradizionali, come il sen- so della famiglia e il legame co- munitario. Ma per riflettere ade- guatamente sull’impatto dei suoi viaggi in Africa, bisogna prendere atto che essi avvengono in un contesto continentale estrema- mente variegato, non solo dal punto di vista spazio-temporale, ma anche per quanto concerne i termini delle questioni affrontate e le loro ripercussioni. Come di- menticare, ad esempio, la storica visita alla Maison des Esclaves nel- l’isola di Gorée (Senegal) il 22 feb- braio 1992? In quella circostanza, pronunciò parole dense di signifi- cato contro “il crimine enorme perpetrato con la deportazione degli schiavi da una civiltà che si dice cristiana … Sappiamo cosa furono i campi di sterminio. Qui ce n’è un modello!”. Lanciò così al mondo un monito pesantissimo contro ogni forma di oppressione e in difesa della dignità umana. Altre volte, Giovanni Paolo II si pose invece come colui che inten- deva profeticamente “dare voce a chi non ha voce”, come a Khar- toum nel 1993. Una visita brevissi- ma, quella nella capitale sudane- se, ma che lasciò subito il segno per via della particolare situazio- ne di difficoltà in cui si trovava la comunità cattolica. Tutto questo avvenne proprio quando il Sudan in particolare e l’Africa in genera- le, non sembravano affatto rap- presentare una priorità nei piani editoriali della grande stampa in- ternazionale, protesa invece su al- tri versanti come quello medio- rientale. In quegli anni, papa Wojtyla è stato il solo grande sta- tista, sulla scena mondiale, che ha rivelato di avere a cuore la “res publica” dei popoli, il bene comu- ne universale, soprattutto in rife- rimento al destino degli ultimi, coloro che popolano le periferie africane. Nei suoi ripetuti inter- venti, sia in sede internazionale che a livello pastorale, ha stigma- tizzato la cronica virulenza delle carestie come “politicamente inaccettabili e moralmente oltrag- giose”. In particolare, dopo il crol- lo del Muro di Berlino (1989), Gio- vanni Paolo II ha reso sempre più esplicita la sua critica al modello delle società industrializzate e ipertecnologiche, spiegando con grande lucidità come il materiali- smo pratico renda i Grandi della Terra corresponsabili della crisi che attanaglia il continente nero. Costante l’accento che ha sempre posto nei suoi discorsi sul tema della pace, in riferimento, partico- larmente, alle tante “guerre di- menticate” che insanguinano an- cora vaste regioni dell’Africa, al- l’utilizzo dei “bambini soldato” e all’assurda proliferazione di armi in Paesi dove si muore d’inedia e pandemie. Non ha mai perso oc- casione, sia al termine degli An- gelus domenicali come anche du- rante le tradizionali udienze nella Sala Nervi, di enunciare il magi- stero della Chiesa in difesa dei di- ritti umani, del rispetto dello Sta- to di diritto e sulla necessità della cancellazione del debito estero che pesa ancora sul destino delle nazioni africane. Sebbene ritenes- se imprudente la convocazione di un Concilio tutto africano, Gio- vanni Paolo II ha riunito a Roma, nell’aprile 1994, l’Assemblea spe- ciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa, svoltasi mentre in Rwan- da, Paese prevalentemente catto- lico, imperversava il genocidio. L’assemblea sinodale, sotto la spinta di vescovi e teologi, riesce a pronunciarsi su vari temi, propo- nendo, nel documento finale, nuovi sviluppi nel senso dell’incul- turazione e soprattutto propo- nendo una concezione ecclesiolo- gica più adeguata al modello afri- cano della famiglia. E nel settem- bre del 1995, quando visita il con- tinente per consegnare alle chiese locali l’esortazione apostolica po- stsinodale Ecclesia in Africa, la speranza del cambiamento pare ragionevolmente fondata. Il do- cumento assume infatti, se non tutte, almeno una buona quota delle richieste espresse dall’epi- scopato africano, anche per ciò che riguarda la giustizia sociale, le misure in favore del riconosci- mento della dignità della donna e L’africanizzazione del cristianesimo rimane una questione aperta IL MONDO CAPOVOLTO Anno XII, n. 5 - MAGGIO 2011 mensile della comunità Ecclesiale N. di registrazione 276 del 7.2.2000 presso il Tribunale di Frosinone. DIRETTORE: Raffaele Tarice IN REDAZIONE: Claudia Fantini Per inviare articoli: Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011 Alatri - Tel. 348.3002082 e-mail: [email protected] RESPONSABILE DISTRIBUZIONE Bruno Calicchia AMMINISTRATORE Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO: Giulio Albanese, Maria Colafrancesco, Giuseppe D’Amico, Valerio De Luca, Monica Di Castro, Adele Faraone, Giovanni Macali, Giorgio Alessandro Pacetti, Luigi Potenziani, Marco Ritarossi, Filippo Rondinara EDITORE Diocesi di Anagni-Alatri FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPA Tipografia Editrice Frusinate srl Frosinone il dialogo con la religione tradi- zionale africana. La fecondità dei viaggi del papa polacco s’è co- munque poi misurata con la capa- cità delle Chiese locali di creare dei meccanismi che potessero da- re seguito al suo insegnamento. Se da una parte, nella liturgia africana alcuni elementi culturali sono stati assunti (come ad esem- pio gli strumenti musicali, la dan- za, il canto); dall’altra, l’africaniz- zazione del cristianesimo rimane una questione aperta che esige buona volontà da parte di tutti, in riva al Tevere e nel continente. Una cosa è certa: quando il 2 apri- le del 2005 si spegne Giovanni Paolo II, i cattolici in Africa erano circa 140 milioni su 830 milioni di abitanti e rappresentavano il 16,6% della popolazione. Una crescita numerica significativa se si considera che nel 1978, quando Wojtyla divenne Papa, i cattolici africani erano 55 milioni. E allora, come ha detto ripetutamente nel suo pontificato Giovanni Paolo II, citando un celebre discorso di Paolo VI a Kampala (1969), è be- ne che gli africani diventino, a tutti gli effetti, missionari di sé stessi, indicando peraltro ai suoi successori che la Chiesa africana ha esaurito il tempo delle tutele.

Mai nella storia un Papa ha fatto così tanto per l’Africa ... · degli schiavi da una civiltà che si dice cristiana ... “Che cos’è la cyberteologia ... Si tratta infatti

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Mai nella storia un Papa ha fatto così tanto per l’Africa

di Giulio ALBANESE

Giovanni Paolo II, detto l’africano!

Quando dalla solenne loggiadella Basilica di San Pietroil cardinal Pericle Felici pro-

nunciò, in quell’ormai lontano au-tunno romano del 1978, il nomedi Karol Wojtyla, molti dei fedeliavevano istintivamente pensatoche si trattasse di un papa africa-no. Una percezione dettata dalsuono di quelle parole straniereche facevano pensare un pontefi-ce africano. E in effetti, mai nellastoria un papa ha fatto così tantoper l’Africa, spendendosi in primapersona per la causa del Vangelo.Un’autentica maratona della fe-de, quella percorsa dal Beato Pon-tefice, segnata da ben 14 viagginel continente, visitando 42 paesi,percorrendo in totale 208mila chi-lometri, pronunciando 418 discor-si e soprattutto incontrando po-polazioni di fedi, lingue e culturele più diverse. Quando mise piedeper la prima volta come Vescovodi Roma sul suolo africano nelmaggio del 1980, c’era ancora la“guerra fredda” e il continentepativa le conseguenze dell’illuso-rio periodo della decolonizzazio-ne, attraversando una stagionecaratterizzata da una notevole in-voluzione politica, economica esociale. E non v’è dubbio che colsuo carisma papa Wojtyla ha con-tributo notevolmente al riscattodel continente, lottando strenua-mente contro coloro che profes-savano dai pulpiti della politica ilpeggiore dei sentimenti, quellodell’afropessimismo. Al contrario,ha sempre incoraggiato le popo-lazioni africane a guardare al fu-turo con speranza, perseverandolungo il cammino dello sviluppo,ma al contempo facendo tesorodei valori tradizionali, come il sen-so della famiglia e il legame co-munitario. Ma per riflettere ade-guatamente sull’impatto dei suoiviaggi in Africa, bisogna prendereatto che essi avvengono in uncontesto continentale estrema-mente variegato, non solo dalpunto di vista spazio-temporale,ma anche per quanto concerne itermini delle questioni affrontatee le loro ripercussioni. Come di-menticare, ad esempio, la storicavisita alla Maison des Esclaves nel-l’isola di Gorée (Senegal) il 22 feb-braio 1992? In quella circostanza,pronunciò parole dense di signifi-cato contro “il crimine enormeperpetrato con la deportazionedegli schiavi da una civiltà che sidice cristiana … Sappiamo cosafurono i campi di sterminio. Quice n’è un modello!”. Lanciò così al

mondo un monito pesantissimocontro ogni forma di oppressionee in difesa della dignità umana.Altre volte, Giovanni Paolo II sipose invece come colui che inten-deva profeticamente “dare voce achi non ha voce”, come a Khar-toum nel 1993. Una visita brevissi-ma, quella nella capitale sudane-se, ma che lasciò subito il segnoper via della particolare situazio-ne di difficoltà in cui si trovava lacomunità cattolica. Tutto questoavvenne proprio quando il Sudanin particolare e l’Africa in genera-le, non sembravano affatto rap-presentare una priorità nei pianieditoriali della grande stampa in-ternazionale, protesa invece su al-tri versanti come quello medio-rientale. In quegli anni, papaWojtyla è stato il solo grande sta-tista, sulla scena mondiale, che harivelato di avere a cuore la “respublica” dei popoli, il bene comu-ne universale, soprattutto in rife-rimento al destino degli ultimi,coloro che popolano le periferieafricane. Nei suoi ripetuti inter-venti, sia in sede internazionaleche a livello pastorale, ha stigma-tizzato la cronica virulenza dellecarestie come “politicamenteinaccettabili e moralmente oltrag-giose”. In particolare, dopo il crol-lo del Muro di Berlino (1989), Gio-vanni Paolo II ha reso sempre piùesplicita la sua critica al modellodelle società industrializzate eipertecnologiche, spiegando congrande lucidità come il materiali-smo pratico renda i Grandi dellaTerra corresponsabili della crisiche attanaglia il continente nero.Costante l’accento che ha sempreposto nei suoi discorsi sul temadella pace, in riferimento, partico-

larmente, alle tante “guerre di-menticate” che insanguinano an-cora vaste regioni dell’Africa, al-l’utilizzo dei “bambini soldato” eall’assurda proliferazione di armiin Paesi dove si muore d’inedia epandemie. Non ha mai perso oc-casione, sia al termine degli An-gelus domenicali come anche du-rante le tradizionali udienze nellaSala Nervi, di enunciare il magi-stero della Chiesa in difesa dei di-ritti umani, del rispetto dello Sta-to di diritto e sulla necessità dellacancellazione del debito esteroche pesa ancora sul destino dellenazioni africane. Sebbene ritenes-se imprudente la convocazione diun Concilio tutto africano, Gio-vanni Paolo II ha riunito a Roma,nell’aprile 1994, l’Assemblea spe-ciale del Sinodo dei vescovi perl’Africa, svoltasi mentre in Rwan-da, Paese prevalentemente catto-lico, imperversava il genocidio.L’assemblea sinodale, sotto laspinta di vescovi e teologi, riesce apronunciarsi su vari temi, propo-nendo, nel documento finale,nuovi sviluppi nel senso dell’incul-turazione e soprattutto propo-nendo una concezione ecclesiolo-gica più adeguata al modello afri-cano della famiglia. E nel settem-bre del 1995, quando visita il con-tinente per consegnare alle chieselocali l’esortazione apostolica po-stsinodale Ecclesia in Africa, lasperanza del cambiamento pareragionevolmente fondata. Il do-cumento assume infatti, se nontutte, almeno una buona quotadelle richieste espresse dall’epi-scopato africano, anche per ciòche riguarda la giustizia sociale, lemisure in favore del riconosci-mento della dignità della donna e

L’africanizzazione del cristianesimo rimane una questione aperta

IILL MMOONNDDOO CCAAPPOOVVOOLLTTOO

Anno XII, n. 5 - MAGGIO 2011mensile della comunità Ecclesiale

N. di registrazione 276 del 7.2.2000presso il Tribunale di Frosinone.

DIRETTORE: Raffaele TariceIN REDAZIONE:

Claudia Fantini Per inviare articoli:

Claudia Fantini Via Sanità, 22 03011Alatri - Tel. 348.3002082

e-mail: [email protected] DISTRIBUZIONE

Bruno Calicchia AMMINISTRATORE

Giovanni Straccamore HANNO COLLABORATO:

Giulio Albanese, Maria Colafrancesco,Giuseppe D’Amico, Valerio De Luca,

Monica Di Castro, Adele Faraone,Giovanni Macali,

Giorgio Alessandro Pacetti, Luigi Potenziani,

Marco Ritarossi, Filippo Rondinara

EDITOREDiocesi di Anagni-Alatri

FOTOCOMPOSIZIONE E STAMPATipografia Editrice Frusinate srl

Frosinone

il dialogo con la religione tradi-zionale africana. La fecondità deiviaggi del papa polacco s’è co-munque poi misurata con la capa-cità delle Chiese locali di crearedei meccanismi che potessero da-re seguito al suo insegnamento.Se da una parte, nella liturgiaafricana alcuni elementi culturalisono stati assunti (come ad esem-pio gli strumenti musicali, la dan-za, il canto); dall’altra, l’africaniz-zazione del cristianesimo rimaneuna questione aperta che esigebuona volontà da parte di tutti,in riva al Tevere e nel continente.Una cosa è certa: quando il 2 apri-le del 2005 si spegne GiovanniPaolo II, i cattolici in Africa eranocirca 140 milioni su 830 milioni diabitanti e rappresentavano il16,6% della popolazione. Unacrescita numerica significativa sesi considera che nel 1978, quandoWojtyla divenne Papa, i cattoliciafricani erano 55 milioni. E allora,come ha detto ripetutamente nelsuo pontificato Giovanni Paolo II,citando un celebre discorso diPaolo VI a Kampala (1969), è be-ne che gli africani diventino, atutti gli effetti, missionari di séstessi, indicando peraltro ai suoisuccessori che la Chiesa africanaha esaurito il tempo delle tutele.

Spedizione in a.p. art. 2 comma 20c legge 662/96 filiale Frosinone - Spedito il 22 Aprile 2011 - www.diocesianagnialatri.it

possono essere intese come di-pendenti dalle tecniche di co-municazione, è però evidenteche le tecnologie telematichestanno cominciando a influireanche sul modo di pensare lafede cristiana e, soprattutto, adavere un influsso, ora virtuosoora problematico, sulle sue ca-tegorie di comprensione». Enoi, menti distratte e pigre,non dobbiamo pensare che tut-to si possa risolvere conside-rando la riflessione cyberteolo-gica come uno dei molti casi di“teologia contestuale”, dicen-do: “la Teologia è sempre lastessa, cambia solo il mezzo sucui si fa!”. Perché, anche se ap-pena nata e quindi con un sta-tuto epistemologico ancora dainquadrare in maniera definita,

Cyberteologia non è unaparolaccia. Ma l’idea ge-niale di Antonio Spadaro,

un gesuita che da più di diecianni scrive su Civiltà Cattolica.Geniale perché ha avuto la fac-cia tosta di pubblicare su inter-net un blog in cui si confrontae si scontra con una certa visio-ne “teologicamente corretta”dei new media. In particolare ilcaso è esploso quando ha pub-blicato un articolo intitolato“Etica hacker e visione cristia-na”, che gli è costato critichenon certamente piacevoli, mapoi ritirate, dalle pagine del-l’Osservatore Romano. Al di ladel piccolo intoppo, mi sembraperò che l’intuizione sia da te-nere in grande considerazione,anche perché l’autore la esplici-ta benissimo nel suo articolo“Che cos’è la cyberteologia”(postato il 11/01/2011). Il blogdi Spadaro tenta di risponderead una domanda: «come la cul-tura digitale inciderà sul mododi fare un discorso su Dio e sul-la fede?». Perché non si puònegare che «se le esperienzespecificatamente religiose non

la cyberteologia è una vera epropria scienza teologica indi-pendente da tutto quello che siè fatto fino a questo momento.Si tratta infatti dell’«intelligen-za della fede al tempo della Re-te, cioè la riflessione sulla pen-sabilità della fede alla luce dellalogica della Rete». Oggi si di-stinguono le persone in base alloro rapporto con la Rete: gli“analfabeti digitali”, quelli chenon sanno neanche come si ac-cende un computer; i “converti-ti digitali”, quelli che hanno im-parato a usare internet; i “nati-vi digitali”, quelli che sono naticon la internet, senza limiti, eragionano, pensano, studiano eipotizzano in maniera diversada tutti gli altri. Perché la logicadella Rete incide sull’immagina-

ANNO XII N. 5MAGGIO 2011

FFOOTTOO NNOOTTIIZZIIAA

PPRRIIMMOO PPIIAANNOO

rio e sull’intelligenza, e puòmodellare diversamente il mo-do di vivere e di pensare ai varitemi della teologia sistematica:l’ascolto e la lettura della Bib-bia, il modo di comprendere laChiesa e la comunione ecclesia-le, la Rivelazione, la liturgia, isacramenti. E allora, condividia-mo appieno le parole di Spada-ro quando afferma che «la ri-flessione è quanto mai impor-tante, perché risulta facile con-statare come sempre più inter-net contribuisce a costruire l’i-dentità religiosa delle perso-ne». E allora non ci possiamopiù sorprendere se qualcunoper Pasqua ci chiede se è possi-bile confessarsi via e-mail.

Raffaele Tarice

aa ll ll ’ii nn tt ee rr nnoo.. .. ..

La sapienza del quotidiano

Pag. 3

Speciale Miracolo

EucaristicoPagg. 6-7

Un sentito“grazie” a donPierino Giacomi

Pag. 8

LLAA TTEEOOLLOOGGIIAA DDEELL CCYYBBEERRSSPPAAZZIIOOL’intuizione della “cyberteologia” di Antonio Spadaro

110000 NNOOTTIIZZIIEE 110000 NNOOTTIIZZIIEE Maggio20112222

VViiaa CCrruucciiss VViivveennttee aa TToorrrree CCaajjeettaannii

La Via Crucis Vivente di Torre Cajetani, organizzata dallaPro Loco con il patrocinio della Regione Lazio Assessora-

to al Turismo e la collaborazione della Parrocchia S. MariaAssunta, è diventata orami un evento ben radicato nella vi-ta religiosa e culturale del paese. È nata cinque anni fa so-pratutto per dare nuova vita alla Via Crucis del Venerdì San-to che, fatta nel modo tradizionale, stava pian piano “mo-rendo”, anche per la scarsa partecipazione della popolazio-ne. Riproposta in una nuova forma, con le scene viventi benanimate, hanno attirato sopratutto i giovani che, in tanti,partecipano come figuranti. È rimasta senza dubbio unamanifestazione religiosa accompagnata dalle meditazioni,preghiere e canti e arricchita con 15 scene viventi. Lo scoponon è farla diventare uno spettacolo, ma proporre unanuova forma per rivivere la Passione di Cristo. L’originalitàsta nel fatto che tutti i figuranti, in processione, seguonoGesù, passo dopo passo sulla Via del Calvario dalla prima fi-no all’ultima stazione. In questo “seguire” è nascosta unaprofonda idea: che Gesù, attraverso la sua sofferenza, haabbracciato tutti e ci ha portato alla salvezza e alla resurre-zione, anche coloro che l’hanno crocifisso. La novità di que-sta V edizione: la lettura dei passi evangelici sarà sostituitada dialoghi recitati dai personaggi nelle stazioni che lo con-sentono, con significativi sottofondi musicali. Nella Via Cru-cis 2011 del 22 Aprile giorno del Venerdì Santo partecipano80 figuranti. Tutto questo coordinato dal presidente dellaPro Loco Daniele Peloso, dal parroco don Pierino Giacomi eda Ignacy Szymansko responsabile per le scenografie e perla regia.

Progetto di formazione diocesano promosso dall’Azione Cattolica 3 INCONTRI DI FORMAZIONE aprile-giugno 2011

FORANIA DI ALATRI

Per le Parrocchie di Alatri, Collepardo, Fumone, Vico nel La-zio, Guarcino. Giorni: 29 aprile 2011; 27 maggio 2011; 10giugno 2011. Luogo dell’incontro: Alatri - concattedralesan Paolo (Civita) Orario: dalle 20,30 alle 22,30

FORANIA DI ANAGNI

Per le Parrocchie di Anagni, Carpineto, Gorga, Morolo, Sgur-gola. Giorni: 29 aprile 2011; 27 maggio 2011; 10 giugno2011. Luogo dell’incontro: Anagni loc. Osteria della Fon-tana, Chiesa san Giuseppe. Orario: dalle 20,30 alle 22,30

FORANIA DI FIUGGI

Per le Parrocchie di Fiuggi, Acuto, Filettino, Piglio, Trevi, Tor-re Cajetani, Vallepietra, Altipiani di Arcinazzo.Giorni: 29 aprile 2011; 27 maggio 2011; 10 giugno 2011.Luogo dell’incontro: Altipiani di Arcinazzo - S. Maria Re-fugium Peccatorum Orario: dalle 20,30 alle 22,30Per info: Roberta Pontri: [email protected] Cell. 3381581181

LL’AAGGEENNDDAA MMAAGGGGIIOO

Domenica 1 maggioVallepietra, ore 10.00

APERTURA SANTUARIODELLA SANTISSIMA

TRINITA’ S. Messa presieduta

dal Vescovo

Mercoledì 18 maggioFiuggi, Centro pastorale,

ore 17.00PERCORSO FORMATIVO

DOCENTI CATTOLICIIncontro conclusivo

presieduto dal Vescovo

Giovedì 19 maggioFiuggi, Centro pastorale,

ore 9.00TERZO GIOVEDI’

DEL CLEROCon P. Sunny

Kokkaravalayil SJ

LLAA CCAATTTTEEDDRRAA DDEELL VVEESSCCOOVVOOAnno XIINumero 5 3333

da attrezzare per la testimonianza e la missione …La vita delle nostre comunità parrocchiali, però, si intrecciacon quella del territorio in cui vivono, con quella della so-cietà italiana e del Paese di cui celebriamo l’unità nel suo150° anniversario.La nostra Italia sta vivendo un momento difficile a motiva-zioni variegate. Ma rimane, per tutti, e in primis per noicristiani, un Paese da amare e da mettere in sicurezza per ilfuturo!A me sembra che l’aver raccolto con decisione e impegnola sfida dell’educazione e della formazione delle giovanigenerazioni sia già una bella testimonianza di attaccamen-to e affetto per questa nostra Terra. È un lavoro cui già ab-biamo posto mano raccogliendo l’invito di Papa BenedettoXVI e di tutto l’Episcopato italiano.Inoltre, al presente, credo che un modo molto concreto diessere cristiani e di amare il Paese in cui viviamo sia quellodi garantire alla vita nostra “la sapienza del quotidiano”.Oggi, la qualità della vita è messa in pericolo soprattuttosu due versanti. In primo luogo per il fatto, verificabile adogni piè sospinto, di tante persone scontente, risentite peril lavoro che le occupa, per il luogo in cui vivono, per lepersone che frequentano. Inoltre, possiamo prendere attofacilmente di una litigiosità diffusa, di un approccio ranco-

Domenica 6 febbraiou. s., con la Messa dame presieduta nella

Concattedrale di S. Paolo,concludevo non solo la Vi-sita Pastorale ad Alatri, main tutta la Diocesi. Faccioun po’ di fatica a ripercor-rere i tre anni della Visitaed a stringere con la men-te il fascio incredibile e so-vrabbondante d’iniziative,esperienze, volti, emozionie suggestioni che mi portonel cuore e che è stato su-scitato in me dall’incontrocon le 56 Parrocchie dellanostra Diocesi e con i di-ciannove Comuni che lacompongono.La prima parola che mi af-fiora sulle labbra è il “Gra-zie!”. Al Signore e a tuttele persone – di ogni stato,responsabilità e vocazione– che ho avuto modo d’in-contrare. Grazie a Dio e alSuo Santo Spirito che ope-rano con i loro doni e su-scitano frutti di grazia e divita dappertutto, anchenelle comunità più piccolee che sembrerebbero me-no “attrezzate” delle altre.Conservo nel cuore unaconvinzione che si è conso-lidata in consonanza conlo svolgersi della Visita:nessuna comunità parroc-chiale è così povera da nonaver nulla da dare alle al-tre. Ognuna ha il suo spe-cifico, i suoi doni, il suotratto particolare, il suo ca-risma. Le 28 lettere che hoscritto ai Parroci sono lì araccontare una storia bellae importante, con tantielementi positivi, e anchecon alcuni punti in cui leparrocchie fanno più faticae attorno ai quali sarà bel-lo lavorare.Di certo il rinnovamento ela crescita delle nostre Par-rocchie passa attraversoun’opera di ri-centramentodella Parola, della Eucari-stia, della Persona da acco-gliere, da generare/ri-ge-nerare in Cristo, da situarenella corresponsabilità al-l’interno della comunione,

roso a cose e persone (daparte di individui, gruppi,istituzioni) che avvelena irapporti umani e fa scade-re il mondo delle relazionia giungla in cui si bada so-lo a restituire i colpi ricevu-ti.Quando parlo della “sa-pienza del quotidiano”, al-lora, parlo di un modo diguardare la vita conl’intelligenza del cuore,con uno sguardo chefaccia tutt’uno con l’a-more , nell’impegno diprodurre scelte coerentiadattandole alla misuraminuscola dell’esistenzaquotidiana. La qualità del-la vita può cambiare solose noi sapremo garantirescelte “altre” rispetto al-la mentalità e al costumecorrente. Parlo, anche e so-prattutto, dello stile e delsenno della riconciliazione.Non rispondere al malecon il male e, possibilmen-te, reagirvi con il bene po-trà significare in tante oc-casioni far sfinire e morirela litigiosità e il rancore nelloro arido deserto. E que-sto, non per ritirarci passi-vamente e sottrarci in ma-niera inerte alle nostre re-sponsabilità, ma semplice-mente per spostarci sul ter-reno della vita, conceden-do alla cattiveria unica-mente la possibilità di …sgonfiarsi e di morire, nontrovando un contraltareche la nutra e la esalti.Sono convinto che nondalla politica, non dallascienza, non dalle masse,non da altro possa scaturi-re questa “rivoluzione sa-pienziale” per cambiare laqualità della vita, ma soloda quell’unico centro crea-tivo della storia che è lacoscienza dell’uomo, la co-scienza nostra … Con l’augurio di vivere suquesta lunghezza d’onda edi fare una Buona Pa-squa!Anagni, 20 aprile 2011Mercoledì Santo

+ Lorenzo, vescovo

LA SAPIENZADEL QUOTIDIANO

Guardare la vitacon l’intelligenza

del cuore

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,, Maggio

20114444

Si è svolta a Piglio una so-lenne manifestazione,che ha coinvolto la civica

amministrazione al comple-to, il parroco, il DirigenteScolastico, i docenti e glialunni dell’Istituto Compren-sivo “Ottaviano Bottini”, irappresentanti delle forzepolitiche, sociali e umanita-rie e i giovanissimi, futuraguida della società, per fe-steggiare i 150 anni dall’U-nità d’Italia, i 65 anni di Re-pubblica, i 63 anni della no-stra Costituzione. La manifestazione ha volutodare un contributo alla dif-fusione degli ideali di pace edi aiuto reciproco fra gli uo-mini in vista dell’insostituibi-le valore della dignità dellapersona umana. Gli organiz-zatori hanno voluto festeg-giare anche la bandiera d’I-talia, vessillo e simbolo ditante aspirazioni, di tantiideali, della fede di un popo-lo unito da vincoli di sangue,di storia, di arte e di religio-ne. Nei suoi colori VerdeBianco e Rosso è racchiusa lastoria e soprattutto la soffe-renza del popolo italianoper il riscatto dall’oppressio-ne straniera. I festeggiamen-ti sono iniziati mercoledì 16con la celebrazione dellaSanta Messa, officiata dadon Gianni e sono poi prose-guiti, a causa pioggia, nella

Una rievocazione storicadell’incontro di Teano

115500 ll’’IIttaalliiaaccaannttaa!!11

Piglio - 17 marzo

di GAP

La popolazione pigliese ha festeggiato anche la bandiera

Protagonisti sono stati i bambini

115500 ll’’IIttaalliiaaccaannttaa!!22

Vico nel Lazio - 16/17 marzo

di Filippo RONDINARA

Le manifestazioni che si terranno nel corso dell’anno

palestra dell’Istituto Com-prensivo dove si sono ritro-vati gli alunni della scuolaprimaria e secondaria il Diri-gente Scolastico, i docenti, ilprimo cittadino e il Comitatodei festeggiamenti. Dopo isaluti del Sindaco e del Diri-gente Scolastico i docenti e ibambini hanno contribuitopositivamente alla riuscitadella manifestazione conelaborati svolti raccontandoi più significativi avvenimen-ti che hanno portato alla na-scita dell’Unità d’Italia edhanno cantato l’inno di Ma-meli sventolando il tricolore.Significativo è stato il gestodi due bambini della scuolamaterna che hanno conse-gnato una “coccarda” con icolori del tricolore al Sinda-co Tommaso Cittadini. La cerimonia si è conclusacon la consegna di due tar-ghe e una copia della “Costi-tuzione della Repubblica Ita-liana”: agli alunni. I festeg-giamenti sono poi proseguitinella Sala Polivalente, dovegli alunni dell’Istituto Com-prensivo O. Bottini di Piglio,hanno recitato le “Storie daun bunker”, testo teatrale eregia di Luca Simonelli aconclusione del laboratorioscolastico teatrale organiz-zato dal Sai – Sistema Archi-vistico Intercomunale di Acu-to, Paliano, Piglio, Serrone,che ha avuto come tema laSeconda Guerra Mondiale.La manifestazione si è con-clusa con la “RievocazioneStorica vivente dell’incontrostorico a Teano tra il Genera-le Giuseppe Garibaldi e il ReVittorio Emanuele II.

Anche a Vico nel Laziohanno avuto luogo ifesteggiamenti per il

150° anniversario dell’Unitàd’Italia: numerose sono statele iniziative messe in pro-gramma dall’Amministrazio-ne Comunale. Mercoledì 16marzo una solenne messacantata, celebrata nella Col-legiata di San Michele Arcan-gelo dal parroco don Raffae-le Tarice, insieme a don Rinal-do Pelone parroco emerito,ha dato inizio ai festeggia-menti. Alla cerimonia hannopartecipato insieme agli am-ministratori, tutte le confra-ternite e associazioni del pae-se, tantissimi cittadini ed ibambini delle scuole prima-rie, che hanno colorato ed al-lietato sia la cerimonia reli-giosa che la cerimonia civileil giorno dopo presso il mo-numento ai caduti, con cantie bandierine tricolori. A chiusura della Messa untoccante inno di Mameli hadato inizio al concerto di can-ti risorgimentali, cantato dalcoro Hernica Saxa diretto dalMaestro Sparagna. La matti-nata della giornata dell’Italia,il 17 marzo, invece, è stata fe-steggiata con una cerimoniaai piedi del monumento aiCaduti delle Guerre. L’alza-bandiera è stata allietata dal-

la banda Città di Vico nel La-zio, dal sindaco ClaudioGuerriero, da molte autoritàsia civili che militari e moltis-simi cittadini. Il pomeriggio ipiù piccoli hanno partecipatoai giochi e alle animazioni or-ganizzate dalla AssociazioneCulturale Mani-Slegate e, achiusura di giornata, c’è statal’esibizione del gruppo FolkComunale “Le VenticinqueTorri” che con i suoi balli tra-dizionali ha intrattenuto ungran numero di spettatori.Moltissime altre manifesta-zioni sono previste in pro-gramma durante tutto l’an-no per i 150 anni della nostraItalia, per iniziare si è svoltala notte Bianca Rossa e Verdesabato 19 Marzo a partiredalle 19 con numerosi con-certi organizzati dall’associa-zione Mani-Slegate, altremanifestazioni verranno co-municate in seguito dall’Am-ministrazione Comunale. Laricorrenza è stata molto sen-tita da tutto il paese che at-tende ogni evento futuro,storico, culturale e sociale,perché permetterà a tutti dicollaborare e stare insiemeagli altri, in ricordo dello spi-rito di unità e affetto per lanostra Patria che è L’Italia.

VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA,,Anno XII

Numero 5 5555

I crateri prodotti dalle bom-be sono ancora lì a testimo-niare la storica data dell’8

Aprile 1944. La mattina diquel Sabato Santo di 60 annifa il sole si oscurò: era la vigi-lia di Pasqua. Nella deflagra-zione che interruppe i sacri ri-ti, perirono molte personenella Collegiata Santa MariaAssunta ed anche il numerodei feriti fu considerevole.Una lapide posta nella navatasinistra del Tempio ricorda l’e-pisodio ai posteri. Il bombar-damento di matrice tedescaprovocò un forte esodo dellapopolazione verso paesi mon-tani limitrofi ritenuti più sicuricome Vallepietra. Il Parroco diallora Mons. Pio Appetecchiaall’epoca volle ringraziare ilSignore per lo scampato peri-colo con una solenne Messa.Ora è don Marcello che rinno-verà quel ringraziamento. Iguai per il popolo pigliese ini-ziarono 60 anni fa allorquan-do il 18 Marzo del ‘44 fu col-pito a morte un soldato tede-sco in località “Pompiano”. Latanto sospirata grazia da par-te del maresciallo Kesserlingarrivò pochi istanti prima cheil plotone di esecuzione si av-viasse con dieci ostaggi e rag-giungesse il luogo della ese-cuzione capitale grazie all’in-teressamento del compiantoMons Attilio Adinolfi vescovodi Anagni e del padre gesuitaHiemer, professore al Pontifi-cio Collegio Leoniano di Ana-gni e di don Filippo Passa chesi adoperarono presso quelleautorità negli alti comandi te-deschi di Roma a chiedere sal-vezza e strappare alla mortegiovani innocenti. Il numerodelle vittime fu ridotto a cin-

STORIA: una pagina da non dimenticare

di Giorgio Alessandro PACETTI

que, fucilati il 6 Aprile ‘44 inlocalità Mole di Paliano quasitutti membri della stessa fa-miglia Dell’Omo. I loro nomi-nativi: Pietro, Romolo, Alfre-do, Alessandro Dell’Omo eAntonio Colavecchi. Successi-vamente, l’8 Aprile alle ore 10in punto a seguito dell’incur-sione aerea perdevano la vita:Angela Atturo, Maria De San-tis, Adele Felli, Clorinda Felli,Alessandro Graziani, ColombaLoreti, Nazzarena Mapponi,Luigi Martucci, Matilde Necciae Lina Tufi. Ma non finiscequi! Una formazione di dodiciaeroplani bombardieri ameri-cani effettuavano il 12 Mag-gio ‘44 alle ore 18,15 un vio-lento bombardamento tra iconventi di San Giovanni e diSan Lorenzo distruggendo ca-se, chiese e conventi così co-me descritti nelle relazioni dapadre Costantino Trionfera eda Padre Quirico Pignalberisuperiori di allora. I pigliesicontinuavano a vivere nell’in-cubo, nell’agitazione, nellapaura dei bombardamenti esi rifugiavano nelle cantine.Intanto oscure nubi di immi-nenti calamità si addensavanoancora su Piglio che, secondoi tedeschi, doveva essere rasoal suolo. Dopo la fine delfronte di Cassino, infatti, furo-no portati ed installati a Pigliodue carri armati. La popola-zione era annientata dal ter-rore. Un carro armato fu in-stallato davanti la lapide diGaribaldi sopra ad un terra-pieno che sprofondò, un altrovenne messo nella parte altadel Paese sulla provinciale Pi-glio-Altipiani di Arcinazzo edanche questo ultimo si rove-sciò per una frana. Si gridò almiracolo, dissero che fu la

CCoommee PPiigglliioo vviinnsseellaa SSeeccoonnddaa GGuueerrrraa

MMoonnddiiaalleeEra la vigilia di Pasqua

Madonna delle Rose e così Pi-glio non fu raso al suolo cosìcome volevano i tedeschi (Pi-glio caput!!!). Tutto incomin-ciò la vigilia di San Giuseppedi 60 anni fa, con una lapideche ricorda l’eccidio del 6Aprile 1944 in loc. “Mole” diPaliano, con i crateri prodottidalle bombe che sono ancoralì a testimoniare la storica da-ta dell’8 Aprile 1944, mentreun residuato bellico, sito adue passi dal convento di SanLorenzo, ricorda ai posteriquella del 12 Maggio 1944.Giungevano intanto buonenotizie: gli Alleati entrarono aRoma nel Giugno 1944, men-tre sull’Appennino i Tedeschiavevano predisposto la difen-siva sulla linea gotica e il mo-vimento partigiano si esten-deva e si rafforzava. Venne il1945 e la speranza della libe-razione diventò realtà. I Tede-schi si ritirarono, gli Alleati

avanzavano, Mussolini venivafucilato a Mulino di Mezzegrapresso Como dai partigiani edil 29 Aprile dello stesso annoe le forze germaniche ope-ranti in Italia firmarono la re-sa. Anche Piglio fu libero. Gliabitanti ripresero la calma frale lacrime per la perdita dimolte persone care, tanti era-no gli orfani, tante le vedove,tante le salme, eppure si rico-minciò a lavorare, a seminarei campi, a curare le vigne, a ri-costruire, si ballava il “salta-rello” nelle strade e nei vicolial suono degli “organetti” inun’atmosfera popolare pienadi calore, poiché la gentesemplice come era non si po-teva ancora immaginare qua-le fase di sconvolgimenti poli-tici e sociali la Seconda GuerraMondiale lasciava dietro di sé.Le bandiere d’Italia si inchina-rono ai caduti, ai superstitiche compirono il loro dovere.

STORIA: La Madonna delleGrazie a GuarcinoAntonio Celani, ricco possidente diGuarcino, un giorno lungo la strada,mentre si recava a Piglio dove aveva unoliveto, fu sequestrato dai briganti cheinviarono un messaggio alla famiglia:“se non ci manderete 1000 scudi, primagli taglieremo un orecchio e poi, setarderete ancora a mandarci il denaro,lo uccideremo”. La moglie subito si adoperò per mettereinsieme i mille scudi che, secondo la richiesta dei briganti,dovevano essere posti ai piedi di una quercia. Così fu fatto e,nel posto in cui fu rilasciato, Antonio decide di costruire unaedicola santa dedicata alla Madonna delle Grazie. Ogni annola famiglia Celani faceva celebrare una messa e offriva aipresenti un piccolo rinfresco. Nella seconda metà del 1900Gaetano Viti, originario di Guarcino emigrato in America,tornando in paese chiese alla signora Ludovica Celani, erededi Antonio Celani di poter realizzare una chiesetta nel luogodove sorgeva l’edicola dedicata alla Madonna delle Grazie. Lasignora Ludovica acconsentì e la chiesetta fu costruita anchecon il permesso di S. E. Mons. Facchini, vescovo di Alatri. Ognianno, la seconda domenica di maggio secondo tradizione, lapopolazione si reca in processione presso il piccolo santuariodove si celebra la messa seguita da un piccolo rinfrescoofferto dal Viti.

di Giuseppe D’Amico

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Ètempo di bilanci: le manifestazioni per celebrare la ricor-renza del Miracolo Eucaristico dell’Ostia Incarnata(1227-1228) organizzate dall’Associazione Culturale “Co-

ro Ernico” di Alatri si sono concluse il 27 marzo scorso con lepremiazioni e con la “Messa KV427” di Mozart eseguita dalCoro Polifonico “Josquin des Pres” di Ceccano, diretto dal M°Mauro Gizzi. Avevano avuto inizio il 12 marzo con l’inaugura-zione della Mostra/Concorso di Fotografia e di Arti Visivesul tema “Raggi di luce nel deserto delle città” ispiratodalle parole del Cardinal Martini: “…Oggi la città è un agglo-merato di corpi separati: anziani, giovani, stranieri, poveri. Ilvalore fondante su cui può reggere la città non è il semplicebuon governo, ma un valore molto più sostanziale, l’a-micizia. E città amica è quella attenta ai problemi di tutti,che non dimentica nessuno”. Emergeva da queste parole ilsignificato insieme religioso e sociale dell’Eucaristia. Eu-caristia e fraternità (che giunge fino alla condivisione)come realtà inseparabili. Ecco allora che l’Eucaristia chiedequotidianamente un impegno di solidarietà: non c’è veraEucaristia, non c’è vita cristiana senza l’attenzione agliultimi, ai poveri, senza condividere nella carità le ric-chezze materiali, spirituali e culturali.Domenica 13 marzo la S. Messa pontificale, presieduta dal no-stro Vescovo Lorenzo nella Concattedrale di San Paolo, è stataanimata dal Coro della Città di Anagni e dal Coro Ernico diAlatri in una eccezionale unità di suoni e sentimenti. Nel po-meriggio si è tenuta la tradizionale Rassegna di Musica Sa-cra con la partecipazione di: “Coro Città di Anagni”, direttodal M° Luigi Brandi, Coro “Totus Tuus” di Roma, diretto dalM° Padre Damiano, Coro “Stella Maris” di Vasto, diretto dalM° Paola Stivaletta e “Coro Ernico” di Alatri, diretto dal M°Maurizio Sparagna. La rassegna si è chiusa con la esecuzionedell’Inno Popolare dell’Ostia Incarnata del M° AntonioD’Antò su parole di Don Ambrogio Costantini da parte dellaOrchestra di Fiati della Scuola Media “Dante Alighieri” e delCoro dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo “Egnazio Danti” diAlatri. Incontri di preghiera e di riflessione sulla Eucaristiasono stati guidati dalle Monache Benedettine di Alatri: mo-menti di intensa preghiera nella Adorazione Eucaristica del

17 marzo nella Cappella interna del Monastero e momenti diprofonda e gioiosa riflessione con don Domenico Pompili, laMadre Superiora e Suor Scolastica nell’incontro del 19 marzo“Viaggio nel silenzio…” (Vedi articolo “Viaggio nel silen-zio”). Domenica 20 marzo la Piazza di Alatri è stata animatadai ragazzi di diverse Parrocchie di Alatri che hanno parteci-pato al laboratorio “Fiorisce il deserto…” organizzatodall’Oratorio di Civita – Parrocchia S. Paolo Apostolo(Vedi Articolo “Fiorisce il deserto”). Per ulteriori notizie e fo-to: www.coroernico.it e www.benedettinealatri.it

L’Ostia Incarnata di Alatri

“Orma diDio nellastoria”

Quando Marica mi ha chiesto di scrivere le sensazioni lasciate-mi dall’incontro tenutosi nella sala del Monastero della SS.Annunziata di Alatri, mi è venuto il panico, infatti avevo de-clinato l’invito! Penso di avere provato la stessa titubanza diSuor Scolastica nel raccontarci la sua esperienza. Grazie, in-nanzitutto, per averci reso partecipi di un incontro per memolto emozionante. È stato un brevissimo e silenzioso viag-gio che mi ha fatto riflettere sulla quotidianità e sull’assor-dante rumore delle nostre cose.. Nell’entusiasmo di Suor Sco-lastica ho compreso il motivo di una scelta così radicale che

di Marica DI CASTRO

“VIAGGIO NEL SILENZIO… INCONTROCON LE MONACHE BENEDETTINE”

• Riflessioni ed emozioni •di Maria COLAFRANCESCO

solo una grande fede può realizzare, nella gioia della MadrePriora nel raccontare anch’essa l’assolutezza del rapporto conGesù e la felicità dell’incontro con Papa Giovanni Paolo II, ci sirende conto di quanto sia importante vivere in pace la vita eseguire le proprie propensioni, anche se a molti di noi sem-brano scelte al di fuori della realtà. La prima emozione l’hoprovata entrando nel chiostro del Monastero, che, anche seall’interno della nostra cittadina, ti proietta immediatamentenella sacralità del luogo trasportandoti in un turbine silenzio-so. Il silenzio, “condizione dell’ascolto” appunto che, come ciha fatto notare don Domenico è sempre più al di fuori dellanostra vita, ma ci permette di riappropriarci di quei valorifondamentali, come l’ascolto delle persone che abbiamo vici-no, quando ci soffermiamo a percepirlo: “con il corpo, con la

mente e con il cuore”. Quante volte ho cercato di un luogodove praticarlo!? Quante volte ho cercato di spegnere la miamente per ascoltare il mio cuore! È vero, è sempre più diffici-le, ma non impossibile, sapersi fermare, ascoltare le personesenza pregiudizio; il lavoro e la famiglia spesso ci fanno per-dere di vista quanto sia importante fermarsi ad osservare e adascoltare le persone che magari si pongono le stesse doman-de ed hanno bisogno di un sorriso, di uno sguardo accoglien-te di una parola di conforto. Spesso la nostra latente perce-zione di pace e serenità, il nostro desiderio di silenzio vengo-no subordinati, relegati, rimandati ad un momento successi-vo: a quando avrò tempo; ma questo tempo non arriverà maise non ci fermiamo a chiederci se è questo che vogliamo e, so-prattutto, dove dobbiamo andare.

“FIORISCE IL DESERTO...”LAB-ORATORIO: Le tecniche degli infioratori

insegnate ai più giovani

di Marco Ritarossi e Adele Faraone

Tra le varie iniziative che hanno accompagnato i festeggia-menti per la celebrazione del Miracolo Eucaristico dell’”OstiaIncarnata” ad Alatri, è stato organizzato dall’Oratorio di SanPaolo Apostolo, il primo lab-oratorio dal titolo “Fiorisce il de-serto”: le tecniche degli infioratori insegnate ai più giovani.Domenica 20 marzo, in piazza Santa Maria Maggiore, espertiinfioratori hanno guidato ragazzi, provenienti dalle varie par-rocchie del comune, nella realizzazione di due grandi “qua-dri”, cercando di trasmettere interesse ed amore verso questaarte, prima legata esclusivamente alla festa del “Corpus Domi-ni”, ora sempre più presente in avvenimenti e feste anche civi-li. Iniziate di buon mattino, le attività hanno subito appassio-nato i ragazzi, che in un clima giocoso, hanno incominciato ascoprire le varie tecniche di realizzazione e i segreti del me-stiere tra cui la possibilità di sostituire i fiori, costosi e di diffici-le reperimento, con il sale colorato, materiale più umile maugualmente di grande effetto. I passanti non sono certo rima-sti indifferenti e alcuni di loro si sono perfino lasciati coinvol-gere attivamente. La partecipazione alla celebrazione eucari-stica in Cattedrale e il pranzo al sacco presso i locali dell’ ora-torio, vissuto come in gita scolastica, hanno diviso il lavoro delmattino da quello pomeridiano, caratterizzato solamente dapiccoli interventi di rifinitura e naturalmente con le fotografiedi rito, che hanno allegramente concluso la giornata. Questainiziativa non sarà l’unica, già sono in programma altri labora-tori, come quello del 10 aprile presso la parrocchia di Collela-vena, nella speranza di creare sempre più frequenti momentidi comunione tra le comunità parrocchiali di Alatri, oltre allaprospettiva concreta di formare gruppi di lavoro autonomi,che per la prossima festività del Corpus Domini, possano deco-rare quei tratti di via della città lasciati storicamente deserti.

Maggio 20118888 VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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Con la presentazionedel nuovo parroco,don Francesco, si

chiude per la comunitàparrocchiale di Triviglianoun periodo caratterizzatoda momenti di euforia eda giorni di incertezza: dauna parte la speranza chela presenza di don Pierinoe di padre Onofrio diven-tasse duratura, dall’altranotizie foriere di ulterioriavvicendamenti. Nonostan-te ciò la comunità è cre-sciuta; ha avviato, graziealla guida del caro parrocoe del suo vice che ci hannoappena lasciato, un proces-so missionario prima di al-lora solo in nuce. Un pro-cesso le cui peculiarità so-no appena accennate nellalettera di ringraziamentoche segue:

Caro don Pierino,dopo più di 4 anni lasciquesta parrocchia alla qua-le, insieme a padre Ono-frio, hai dato tanto. Maga-ri nell’ombra; ma hai datotanto. Da quando il pome-riggio della tua presenta-zione nel “salone dell’Im-macolata” il vescovo Lo-renzo ci parlò di parroc-chia missionaria, ne sonostate fatte di cose! Se nelcorso della tua reggenza lanostra parrocchia ha mo-strato una peculiarità, que-sta è di essere andata in-contro a chi era ed è in dif-ficoltà: sono belle realtà iministri dell’Eucarestia, l’o-ratorio, la visita regolaredel parroco ai malati, lafornitura di beni materiali,oltre che spirituali, a per-

Dalla Comunità di Trivigliano

di Luigi POTENZIANI

sone economicamente piùdeboli. Hai iniziato un’ope-ra importante che padreOnofrio ha ampliato e va-lorizzato con il suo giova-nile entusiasmo.Quello che oggi si dà peracquisito alcuni anni or so-no era causa di resistenzatra la popolazione: alcuninon accettavano di buongrado di ricevere la comu-nione dai laici, altri nonavevano fiducia nello sfor-zo che si stava facendo perfar decollare l’oratorio. Tuhai avuto fiducia nellaProvvidenza. Sapevi cheprima o poi i parrocchianiavrebbero capito. Peresempio conoscendo peresperienza l’importanzadell’oratorio e per la par-rocchia e soprattutto per ilpaese, dove centri di ag-gregazione erano assenti,ti sei recato di persona achiedere aiuto a chi sapeviche già nel passato si erainteressato a questa e adaltre espressioni della ca-rità cristiana. Oggi che lasala sottostante la chiesadi sant’Anna ha riconqui-stato il suo ruolo – ruoloche i genitori e in ragazziin età scolare apprezzano –la comunità ti ringrazia: igenitori di oggi, inizial-mente con qualche diffi-coltà, hanno condotto i fi-gli all’oratorio. Questi cre-scendo vi torneranno dagenitori e vi ricondurrannoa loro volta i propri figli,consci che quello è un luo-go di crescita sociale, cul-turale e religioso. Infinel’oratorio – non dobbiamodirtelo noi – è una speran-

za nell’emergenza educati-va che tanti problemi con-tribuisce ad evitare. La Co-munità in Dialogo insegna.Noi non possiamo dimenti-care inoltre che nel giro didodici ore hai fornito econdotto a casa del richie-dente materiale sanitarioche le istituzioni impiega-no decine di giorni a farpervenire; né qualcunopuò dimenticare che, an-che quando non eri il no-stro parroco, sei andato atrovarlo, in un luogo doveanche gli amici hannoqualche difficoltà a presen-tarsi, dove tu invece portiregolarmente aiuto anchemateriale per tutti. Insom-ma ciò che prendevi conuna mano usciva più ab-bondante dall’altra perchéera arricchito dalla carità.

Alcuni di noi hanno guar-dato soltanto la mano chechiedeva, ma chi ti conosce- e soprattutto il Padre - sache ha lavorato molto dipiù la mano che dava, ri-spetto a quella che chiede-va. C’è stata anche qualchedifficoltà e incomprensio-ne che – tutti lo sanno – faparte della vita. In te peròè prevalsa sempre la caritàperché il tuo modello – co-me spesso ripete il vescovo– è il Pastor Bonus. E se og-gi la comunità parrocchialedi Trivigliano ringrazia teper le opere che hai com-piuto in mezzo a noi, lamedesima si rivolge con fi-ducia al nuovo parroco,don Francesco, ad augurar-gli un’esperienza lunga efeconda insieme al suogregge.

Presentazione del nuovo parroco don Francesco

UUnn sseennttiittoo ““ggrraazziiee”” aa ddoonnPPiieerriinnoo GGiiaaccoommii

Nell’antico Monastero di S. Chiara in Ana-gni il 25 marzo Sr M. Chiara Fedele ha

da detto Sì al Signore con la professione re-ligiosa nell’ordine delle Sorelle Povere di S.Chiara. Le Sorelle Povere di Santa Chiarasono presenti nella nostra diocesi da quasi800 anni: le prime clarisse arrivarono nellacittà dei papi l’anno della canonizzazionedi Santa Chiara avveanuta nella cattedraledi Anagni nel 1255 dal Papa AnagninoAlessandro IV. La consacrazione religiosa diSr Maria Chiara Fedele alla vita religiosacontemplativa e all’abbandono filiale con l’impegno ai vo-ti dell’obbedienza, povertà, castità, clausura, può scuoterela nostra società e provocarla in ciò che l’affascina mag-giormente: ricchezza, denaro, dominio e superiorità suglialtri. Sr Fedele con il suo Sì al Signore ha deciso di seguireradicalmente Gesù dei vangeli: crocifisso, povero, umile,nell’ordine delle Sorelle Povere attraverso una povertà ra-dicale che è un atto di adorazione e di totale fiducia inDio. La religiosa ha scelto di donare la sua vita al Signorein clausura, non per fuggire il mondo o rifiutare il mondo,ha scelto qualcosa in più, si è rinchiusa in spazi limitati peressere più vicina al mondo. La clausura è il luogo che Diocustodisce è il luogo della Sua presenza, ove si realizza ilquotidiano incontro con Lui, dove Dio occupa tutto lo spa-zio e viene riconosciuto onorato e sommamente amato co-me l’unico Signore. La clausura esprime la dimensionesponsale e mistica, è il talamo nuziale con l’umanità, for-ma singolare di appartenenza a Lui solo, perché la totalitàè la caratteristica dell’amore. Oggi c’è scetticismo di frontea una scelta come la consacrazione di una ragazza che, asolo 25 anni, accoglie Gesù e lo custodisce nel suo cuore,per molti è considerata “una vita sprecata”, “fuga dalmondo” o “cose di altri tempi”, la consacrazione di Sr Fe-dele è una chiamata all’amore in risposta a un Amore pie-no e fedele.

“Canterò senza fine le grazie del Signore”Anagni: Professione religiosa di Suor Maria Chiara Fedele

Una scelta radicale e per certi versi provocatoria

Anno XIINumero 5 9999VVIITTAA DDII CCOOMMUUNNIITTAA

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di G.A.P.

Domenica 3 aprile si èsvolto a Vico nel Laziol’annuale ritiro spiritua-

le delle Confraternite dellaDiocesi in preparazione dellasanta Pasqua. L’appuntamen-to era fissato per le ore 15.00nella chiesa di San Giorgio; inumerosi convenuti si sonopoi spostati nell’adiacente sa-lone della Casa dell’anzianodove il Delegato vescoviledon Bruno Veglianti ha tenu-to un’ampia riflessione sulbrano evangelico del “cieconato”. Rileggendo il branodel Vangelo – ha domandatodon Bruno – quale posizioneprendiamo noi, oggi, di fron-te a Gesù? Quella aperta eleale del cieco o quella deifarisei o quella dei genitoriche non vogliono compro-mettersi? Davanti alla vistadel cieco nato, bisogna aprireil cuore e fidarsi . Dopo la ri-flessione spirituale il Segreta-rio diocesano Aldo Fanfarilloha ricordato ai presenti gliimpegni dei prossimi mesiche comprendono la parteci-pazione al Cammino nazio-nale che si terrà a Reggio Ca-labria, nel prossimo mese digiugno, e a quello regionaleche si svolgerà a Capranica(diocesi di Civita Castellana)nel mese di ottobre. Per ilCammino diocesano sarannodate al più presto le relative

comunicazioni. Il ritiro è cul-minato con la santa Messacelebrata nella chiesa di sanMichele Arcangelo. In unapausa del ritiro i responsabilidiocesani delle confraternitehanno visitato la chiesettadella “Madonna della Con-cordia”, recentemente re-staurata, che è affidata allecure della locale Confraterni-ta, il cui Priore, Enrico Pica,ha illustrato i pregi artisticidella chiesetta e le varie atti-vità svolte nell’anno dalleconsorelle e dai confratelli. Aconclusione un momento fra-terno di convivialità presso ilristorante “La Macchia”.L’organizzazione è stata cu-rata dal coordinatore delleconfraternite di Vico nel La-zio Vittorio Di Lelio e dal Pri-micerio don Raffaele.

Vico nel Lazio, l’annuale ritiro spirituale

Il prossimo impegno a giugno a Reggio Calabria

GGrraannddee ppaarrtteecciippaazziioonnee ddeellllee CCoonnffrraatteerrnniittee

di Giovanni MACALI

L’inizio delle attività con la festa di Primavera

L’ANSPI, uno spazio educativo

LL’’OOrraattoorriioo CCiirrccoollooSSaann SSeebbaassttiiaannooèè nnaattoo 99 aannnnii ffaa

L’ANSPI è una associa-zione ecclesiale chenasce ed opera nella

comunità parrocchiale, vivesotto la guida di Pastori, so-stenuta ogni giorno dall’im-pegno di laici e religiosi, chevede animatori ed educatoriimpegnati nella formazioneumana e cristiana degli as-sociati. Ma l’ANSPI è ancheAssociazione civile presentenel territorio, capace di rap-portarsi e di farsi sentirenella società e di interloqui-re con le istituzioni. L’ANSPIè in sintesi uno spazio offer-to ai giovani e ai meno gio-vani – è uno spazio per ri-trovarsi, spazio per incontra-re un amico, spazio per iltempo libero, spazio di ideee di iniziative per riempireun vuoto che spesso la so-cietà ci lascia. È uno spaziofisico: cioè strutture, ritrovi,sale riunioni, sala giochi,campi sportivi, bar,cinema ealtro. È uno spazio educati-vo con iniziative culturali, ri-creative , giochi feste. È unospazio di incontro cioè occa-sione per stabilire rapportidi amicizia, per evangelizza-

re per i giovani, per la fami-glia, per adulti e per gli an-ziani. L’Oratoriao ci ha pro-posto l’inizio dell’attivitàcon la Festa di Primavera,momento di risveglio e ri-cordo della morte di Gio-vanni Paolo II. Ci proponeper l’estate iniziative comefine settimana per i giovaniper le famiglie approfittan-do di poter dormire sullaMadonna del Monte nelmese di luglio il Grest. L’Im-pegno sarà di tenere apertaquest’area tutti i giorni del-la metà di Giugno o Agostocome ci chiede l’Oratorionon solo per le attività for-mative e spirituali, ma an-che ricreative. Ma per poterdare questa risposta abbia-mo bisogno di ognuno divoi. Approfitto a nome deldirettivo per ringraziare tut-ti, educatori, bambini, geni-tori, il Sindaco e l’ammini-strazione che è attenta esensibile alla nostra rispostache ci ha concesso quest’a-rea per altri due anni.

NNoonn èè mmaaii ttrrooppppoo ttaarrddiiCarissimi mi chiamo Diana, vi volevo far partecipare alla mia gioia dopo un periodo ne-ro abbastanza lungo. Dal 21 luglio scorso, giorno del mio47° compleanno ho un lavoro stabile part-time per 14 oresettimanali sono addetta alle pulizie presso una ditta. Perme è tantissimo visto che è l’unica entrata, ma oltre al sol-lievo economico, il lavoro ancora una volta grazie a Dio miha permesso di incontrare persone e fare amicizia; oltre aquesto frequento la scuola serale e sono al V° anno di ra-gioneria e quest’anno mi diplomerò; altro traguardo dopo20 anni di patente finalmente ho superato una grande pau-ra e guido dal 5 febbraio. Io carissimi spesso mi sento comeuna diciottenne con tanta voglia di fare e di scherzare, an-

che se a volte mi piomba addosso un pò di tristezza, ma ènormale le sofferenze lasciano cicatrici che ogni tanto san-guinano. Di tutti questi avvenimenti positivi devo dire: -Grazie a Dio che non mi ha abbandonato mai e mi ha da-to la forza e il coraggio di riemergere; - Grazie a mia sorellaAnna che mi sopporta anche quando talmente disperataper la situazione la assillavo e mi ripeteva “qualcosa di bellodeve succedere” ed è quello che io ora dico a te sorellina; -Grazie a tutte le persone che ho incontrato e che mi hannoofferto la loro amicizia e il loro supporto. Con il motto“non è mai troppo tardi” con la speranza che dopo la qua-resima ci sia sempre la forza di risorgere a vita nuova augu-ro a tutti una Serena Pasqua 2011.

Con affetto Diana

Maggio 2011

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

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Il corso itinerante nasce decisa-mente con l’idea di dare un im-

pronta comunicativa ed educativaagli itineranti che assieme a noivorranno percorrere un viaggioaffascinante ricco di storia, aned-doti, curiosità e misteri della CittàEterna. È un viaggio che iniziadalla scoperta di una Roma pre-rinascimentale per chiudere inuna Roma post-rinascimentale darileggere e reinterpretare alla lucedelle opere progettate o ispirate ecreate dai grandi artisti e maestridal 400 in poi. Il percorso esposi-tivo è diviso in 4 lezioni di tre oreciascuna:1° uscita: 5 Giugno 2011. Nel-la 1° lezione andremo alla sco-perta del Rione più antico di Ro-ma; Rione Monti. Si parlerà dellacostituzione morfologica dei rionidel centro della città nel suo labi-rintico snodarsi di vie eleganti edi palazzi preziosi sedi del poterepolitico, culturale e sociale dellacittà prerinascimentale.2° uscita il 11 Giugno 2011.Nella 2° lezione entreremo nelpieno rinascimento romano: i Rio-ni Colonna, Pigna e Sant’ Eustac-chio dove emerge la forza delpensiero del rinascimento.3° uscita il 17 Giugno 2011.Nella 3° lezione affronteremo iltema del Barocco andando in giroper il centro tra le sue innumere-voli chiese a raccontare lo sfarzodelle famiglie dell’epoca 4° uscita il 26 giugno 2011.Nella 4 lezione Michelangelo Me-risi detto il Caravaggio.Docente Cristina Mura, costo delCorso; euro 25,00 12 ore 4 uscitedi 3 ore ciascuna, per info e pre-notazioni: [email protected] oppure chiama Cristi-na al 3332734945

Un tremolante filmato color seppia inquadra Hitler che azzan-na il cuore delle folle con le parole e con i gesti. Colpita, l’at-

tuale regina Elisabetta II d’Inghilterra ancora infante, domandaal padre, l’appena nominato re Giorgio VI:”Papà, cosa dice?” Elui, afflitto da una terribile balbuzie risponde malinconico: “Nonlo so, ma lo dice bene”. È il momento chiave di Il discorso delRe, pluripremiato con Oscar 2011 come miglior film, per il mi-glior attore, la migliore regia e la migliore sceneggiatura origina-le. I protagonisti sono da un lato un secondogenito schivo che siè sposato per amore e che è destinato dal fato ad essere un buonre; dall’altro un eccentrico logopedista australiano, che cerca diricondurlo alla parola pubblica con metodi poco accademici.In tempi di inflazione degenere del chiacchiericcio, questo film sipresenta come un discorso sulla comunicazione. Ma non soltantoquella ufficiale, bensì anche quella di stampo intimo fra un pa-ziente e un medico, che interagiscono psicologicamente in termi-ni di animo da due sponde socialmente opposte. L’uno, sfiduciatoe quindi ostile a ulteriori possibili tentativi fallimentari; l’altro,capace di farlo uscire dalle rigidità di una etichetta che l’ha soffo-cato fin da piccolo. Una sfida di due volontà, che rimarranno poialleate per una vita. Nonché una favola buona con facili tocchifreudiani, ma rispettosa della Storia, con una sceneggiatura intel-ligente nello spunto e elegante nello svolgimento.

IL DISCORSODEL RE

S t o r i aII NN II ZZ II AA TT II VV EE C u l tC u l t

AAAA SSSSPPPPAAAASSSSSSSSOOOO CCCCOOOONNNN LLLLAAAA SSSSTTTTOOOORRRRIIIIAAAA

RRRROOOOMMMMAAAANNNNAAAACorso itinerante nell’immagi-nario scenografico dalla RomaRinascimentale al Manierismo

Anno XIINumero 5 11111111

MUSICAPREGHIERA

“UN’ALA DI RISERVA”

CCuullttuurraa AArrttee MMuussiiccaa LLeetttteerraattuurraa SScciieennzzaa SSppoorrtt CC iinneemmaa TTeeaattrroo

Un’ala di riserva. Messa laica per don Tonino Bello (libro pp. 40 +cd) è un omaggio musicale a mons. Bello. Michele Lobaccaro,

autore e musicista dei Radiodervish, è stato l’ideatore del progettoscrivendo i testi e le musiche intorno a tre idee ispiratrici. La prima ènelle parole stesse di don Tonino: “La pace è finita, andate a messa.Ché se vai a messa è finita la tua pace”. Questo disco pertanto èuna messa… che non lascia in pace. La seconda è la convivialità diesperienze musicali diverse. Le migliori sensibilità artistiche pugliesi,infatti, hanno dato voce e musica ai brani: da Caparezza a Nabil deiRadiodervish, da Alessia Tondo e Antonio Castrignanò della Nottedalla Taranta, dalle Faraualla al gruppo italo-albanese degli Adria,da Giovannagelo de Gennaro a Fabrizio Piepoli, Alessandro Pipino,Antongiulio Galeandro, Davide Viterbo, la Banda G. Verdi di Sanni-candro di Bari, Livio Minafra, Bepi Speranza e l’Ensemble Calixtinus.Una sola preziosa eccezione è la partecipazione del maestro FrancoBattiato. La terza è la scelta di utilizzare i testi latini per i canti ca-nonici della liturgia (il Sanctus, l’Agnus dei, il Credo, il Gloria, il Ky-rie, il Magnificat) ritmati però secondo sonorità mediterranee. Unanovità e una innovazione nella tradizione del repertorio musicale li-turgico. Un’ala di riserva ha quindi una duplice anima: da un lato ilprogetto musicale innovativo condotto da Michele Lobaccaro ilquale ha costruito questa «messa laica e sparsa» – come egli stessol’ha definita – partendo da alcuni celebri scritti di don Tonino Bel-lo (La lampara, Maria donna di frontiera, Tanti auguri scomodi!) ene ha rispecchiato l’anima conviviale arricchendola dei suoni medi-terranei tipici della terra pugliese; dall’altra parte c’è il libro Pre-ghiera a Cristo, un testo inedito e fortemente lirico dello stesso donTonino. In chiusura, poi, sono riportati i testi dei dieci brani checompongono il cd.

Ventuno ragazzi della II media della scuola Bonifacio VIII dellanostra Diocesi sono in Repubblica Ceca per 10 giorni fino all’8

maggio per un progetto di gemellaggio approvato dalla ComunitàEuropea. È già il secondo viaggio della scuola e grandi sono leaspettative e le ricadute attese sulle famiglie coinvolte. Non soloper l’approfondimento di due lingue sorelle (l’inglese e il ceco, par-late all’interno della Comunità Europea), non solo per la visita dicittà e monumenti sconosciuti, non solo per il contatto con tradizio-ni diverse dalla nostre, ma anche per il risvolto umano e motivazio-nale che questa esperienza ci può regalare. Il viaggio di per sé cam-bia le persone… figuriamoci un viaggio in cui proprio questo è l’o-biettivo, incontrarsi per conoscersi, abbattere le barriere e fareesperienze nuove e comunitarie. Scopo pratico e immediato delviaggio è uno spettacolo di danze folkloristiche: i nostri alunni han-no appreso i balli dei nostri nonni e bisnonni e hanno vestito i loropanni ciociari. I ragazzi cechi hanno conosciuto le loro feste antichee i loro costumi. E questo è il vero primo passo della conoscenza: co-noscere se stessi e le proprie tradizioni per poi avvicinare gli altri. InRepubblica Ceca, nella cittadina di Horice, quindi, gli studenti si so-no scambiati le informazioni e hanno imparato i balli e i canti tradi-zionali gli uni degli altri. Nessuno lì ha osato ridere del compagnostraniero e della sua tradizione! Nelle vesti tradizionali di ciascunPaese i 42 ragazzi hanno ballato insieme il Saltarello e la Polka, laMazurca e la Quadriglia… I nostri torneranno in patria, ne siamocerti, con una consapevolezza diversa e una apertura maggiore ver-so i vicini di casa.

AttualitàLL II BB RR II

All’interno della collana “Lastola e il grembiule”, avviata

per l’anno sacerdotale, la Citta-della Editrice ha pubblicato l’inte-ressante volume di UmbertoGalimberti Senza l’amore laprofezia è morta. Il prete oggi.Sollecitato dalla domande delteologo Gianluigi Pasquale,che ha pure firmato una pregevo-le introduzione al volume, il notofilosofo ripercorre i temi centralidella sua ampia riflessione e mo-stra l’attualità della figura delprete nel nostro tempo. Il cuoredella riflessione è quello dell’a-more, vero cardine del cristianesi-mo e che tuttavia nel tempo del-l’avanzata della tecnica è minac-ciato di eclissarsi in nome dipseudo-valori, che hanno già fat-to molta strada nel cuore dell’u-manità. È questa differenza cri-stiana della parola dell’amore chei preti oggi debbono in modo par-ticolare sorvegliare.Particolare rilievo assume pertan-to il profilo educativo che i sacer-doti sono chiamati a rivestire, inmodo particolare nei confrontidelle nuove generazioni, spessoquasi analfabete del continenteumano.Non mancano sane provocazionie qualche riserva rispetto allaprassi attuale della Chiesa cattoli-ca e dell’esercizio del ministerosacerdotale, ma il tono della di-scussione è sempre pacato e ri-spettoso delle differenze. Ai letto-ri viene così offerto un quadro lu-cido e dettagliato dei tratti dellanostra cultura, senza nascondernele ombre e i pericoli ed in talepaesaggio viene bene delineatolo spazio possibile di una figura –quella del prete – che ha ancorauna parola da dire e da dare al-l’uomo di oggi.

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SCUOLA - BALLICECHI E CIOCIARI

INSIEME

di Claudia FANTINI

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