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MANDATARIA MANDANTI ARCHITETTURA E CITTA' STUDIO ASSOCIATO architettura e paesaggio CERTIFICATION APAVE ITALIA I A F 3 4 S C 0 6 - 6 4 7 U N I E N I S O 9 0 0 1 S i s t e m a C e r t i f i c a t o

MANDATARIA MANDANTI · di Modena, per il comune di Ravarino e quello della Provincia di Bologna per il comune di Crevalcore. Per PTCP della provincia di . Modena, si è proceduto

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MANDATARIA

MANDANTI

ARCHITETTURA E CITTA' STUDIO ASSOCIATO

architettura e paesaggio

CERTIFICATION

APAV

E

ITALIA

IAF 34

SC 06-647

UNI EN ISO 9001

Sistema Certificato

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ELABORATO:
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DATA
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REV.
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DESCRIZIONE
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REDAZIONE
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VERIFICA
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ATI:
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TIPOLOGIA
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NUMERO
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COMMESSA
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250-28
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DOCUMENTO
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Prof. Ing. ALESSANDRO PAOLETTI
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fax 0226681553 - E-Mail: [email protected]
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20133 MILANO - via Bassini, 23 - tel. 0226681264
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00
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PRIMA EMISSIONE
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Dott. Ing. GIOVANNI BATTISTA PEDUZZI
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Dott. Ing. STEFANO CROCI
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Dott. Ing. FILIPPO MALINGENGO
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20122 MILANO - via Visconti di Modrone, 18
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tel. 0276020695-0276391291, fax 0276023532
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28047 Oleggio (NO) - viale Paganini, 9
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tel. 032194885, fax 0321961008
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Geom. FILIPPO BELLONI
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Geom. PAOLO MASSARA
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Geom. VALENTINA MANTOAN
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INGEGNERI ASSOCIATI
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fax 0226681553 - E-Mail: [email protected]
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20133 MILANO - via Bassini, 23 - tel. 0226681264
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Dott. Ing. CRISTINA GIUSEPPINA PASSONI
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Dott. Arch. MICHELE MUSIARI
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Dott. Arch. PAOLA CAVALLINI
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Dott. Ing. CARLO CLAUDIO MARCELLO
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Dott. Ing. PAOLO MEDA
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Dott Ing. MARIA CRISTINA SOMASCHI
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Studio Associato di Geologia Spada
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24020 RANICA (BG) - via Donizetti, 17
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tel. 035516090-035513738
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Dott. Geol. MARIO SPADA
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Dott. Geol. GIAN MARCO ORLANDI
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Dott. Geol. SUSANNA BIANCHI
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43123 PARMA - via Archimede, 2
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tel. 0521491914, fax 0521243969
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46020 QUINGENTOLE (MN) - Strada Fienili, 39/a
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tel. 038642287, fax 038642591
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Dott.ssa ELISA LERCO
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Dott. ALBERTO MANICARDI
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AVVIO ADEGUAMENTO STRUTTURALE E FUNZIONALE DEL SISTEMA ARGINALE ALLA PORTATA PROGETTUALE DI RIFERIMENTO,
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(MO-E-1346)
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RUP
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Dott. Ing. FEDERICA PELLEGRINI
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TRAMITE INTERVENTI DI SISTEMAZIONE MORFOLOGICA DELL'ALVEO,
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INTERVENTO REALIZZABILE PER STRALCI FUNZIONALI.
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(Ordinanza n. 8 del 23/06/2015, allegato 1, codice intervento n. 11784,
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Supporto al RUP
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Dott. Geol. STEFANO PARODI
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Dott. Ing. STEFANO BALDINI
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come modificata Ordinanza n. 2 del 23/02/2016)
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FIUME PANARO (PROVINCIA DI MODENA)
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ADEGUAMENTO IN QUOTA E IN SAGOMA, A VALLE DELLA CASSA AL CONFINE PROVINCIALE.
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PE
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NOVEMBRE 2018
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NOVEMBRE 2018
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PROGETTO ESECUTIVO
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ETATEC STUDIO PAOLETTI S.r.l. - SOCIETA' DI INGEGNERIA
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AT
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01
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AGGIORNAMENTO A SEGUITO VERIFICA
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DICEMBRE 2018
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D.8.5
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QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
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P. Cavallini
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M. Musiari
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P. Cavallini
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M. Musiari
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COMUNE DI RAVARINO E CREVALCORE
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FIUME PANARO

COMUNE DI RAVARINO (MO) E COMUNE DI CREVALCORE (BO)

–INTERVENTO 25: STANTI 135DX_ 140DX - SEZIONI DX-287A_DX-298

QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

1. PREMESSA ..................................................................................................................3

2. LOCALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI ................................................................3

3. INQUADRAMENTO CARTOGRAFICO E VERIFICA STRUMENTI

URBANISTICI .................................................................................................................5

3.1 UNITÀ DI PAESAGGIO ................................................................................................6

3.2 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE ....................................... 7

3.1 PIANIFICAZIONE COMUNALE .................................................................................. 12

3.1.1 Comune di Ravarino ............................................................................... 12

3.1.2 Comune di Crevalcore ........................................................................... 14

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1. PREMESSA

Il presente Quadro di riferimento programmatico è allegato al progetto di

“Interventi di adeguamento strutturale e funzionale del sistema arginale tramite

interventi di sistemazione morfologica dell’alveo, adeguamento in quota e in

sagoma a valle della cassa fino al confine provinciale (MO-E-1346)” che

rispondono alla necessità di adeguamento in quota e messa in sicurezza

idraulica delle arginature del Panaro rispetto al tirante idrico della piena

cinquantennale con franco di 1 m.

Il documento è conforme a quanto previsto dal art. 146 del dlgs 42/2004 e gli

interventi previsti rientrano tra quelli indicati nell’Allegato B del Decreto del

Presidente della Repubblica n.31 del 13 febbraio 2017 e sono sottoposti ad

autorizzazione paesaggistica semplificata, in quanto considerati di lieve

impatto (n°39 “Modifica di manufatti di difesa dalle acque delle sponde di fiumi

e laghi”).

All’interno del presente Quadro di riferimento programmatico è trattata la

compatibilità degli interventi di difesa idraulica riferiti al tratto arginale destro

del fiume Panaro, individuato nel precedente progetto di Fattibilità tecnico

economica attraverso l’indicazione degli stanti biettometrici e delle sezioni

definite nell’ambito del progetto preliminare in rapporto agli strumenti

urbanistici della provincia e dei comuni di Ravarino e Crevalcore.

Il progetto preliminare di Fattibilità Tecnico Economica è stato approvato da

AIPO con Determina Dirigenziale n. 297 del 02/05/2017

Il progetto preliminare di Fattibilità Tecnico Economica è stato approvato da

AIPO con Determina Dirigenziale n. 297 del 02/05/2017.

2. LOCALIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI

L’intervento in oggetto è localizzato in parte nel territorio comunale di Ravarino

(MO) e in parte nel territorio comunale di Crevalcore (BO), in sponda destra del

fiume Panaro:

- INTERVENTO N°25: stanti 135dx_ 140dx (sezioni dx-287_dx-298)

L’intervento di progetto è situato per una parte nel comune di Ravarino con una

lunghezza di 470 m circa e nel comune di Crevalcore per circa 390 m, è

compreso tra gli stanti biettometrici 135 e 140 dx ed è posizionato sulla sponda

d’argine opposta al centro urbano di Camposanto.

localizzazione intervento: tratto di difesa arginale compreso tra gli stanti 135 e 140

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Il territorio e i confini comunali sovrapposti al progetto idraulico

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3. INQUADRAMENTO CARTOGRAFICO E VERIFICA STRUMENTI

URBANISTICI

L’intervento di messa in sicurezza idraulica previsto nei territori comunali di

Ravarino e di Crevalcore è indicato in rosso su cartografia CTR.

CTR: in rosso tratto del corpo arginale oggetto dell’intervento

L’intervento n°25 interessa due territori provinciali, quello della Provincia di

Modena per il comune di Ravarino e quello della Provincia di Bologna per il

comune di Crevalcore. Si è quindi proceduta alla verifica degli strumenti

urbanistici di entrambe le Province interessate.

Comune di Ravarino

Comune di Crevalcore

Comune di Camposanto

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3.1 UNITÀ DI PAESAGGIO

Per il territorio della Provincia di Modena le Unità di Paesaggio sono definite

nella Carta 7 del PTCP e l’area progetto ricade nell’Unità di Paesaggio n°4

“Paesaggio perifluviale del fiume Panaro nella fascia di bassa e media

pianura”.

La UP n°4 interessa l’ambito territoriale costituito dal paesaggio perifluviale del

fiume Panaro e dalle zone limitrofe direttamente influenzate negli aspetti

paesaggistici e naturalistici dalla presenza del corso d’acqua e degli ambiti

morfologicamente e storicamente connessi al fiume con particolari

caratteristiche della maglia poderale.

Unità di paesaggio 4 (PTCP Modena, Carta 7) localizzazione dell’intervento

Nel PTCP della Provincia di Bologna le Unità di Paesaggio sono identificate nella

Tavola 3 “Assetto evolutivo degli insediamenti, delle reti ambientali e delle reti per la

mobilità”. L’ambito di intervento rientra nell’unità di paesaggio n°2 “Pianura

persicetana”. Gli obiettivi prioritari specifici da perseguire in questo ambito sono

secondo le norme di attuazione:

- rafforzare la vocazione agricola con potenzialità di qualità paesaggistica […];

- valorizzare ed evidenziare la struttura organizzativa storica del territorio data dal

permanere della maglia della centuriazione romana […].

Gli indirizzi per gli strumenti di pianificazione e programmazione sono:

- valorizzare il ruolo dei centri storici di rilevanza […];

- attuare una verifica attenta e puntuale della compatibilità tra nuove infrastrutture e

segni storici del territorio;

- tutelare i manufatti agricoli tradizionali, con particolare attenzione alle aree ove questi

mantengono una netta prevalenza sull’edificato sparso […].

Unità di paesaggio 2 (PTCP Bologna, tavola 3), localizzazione dell’intervento

Intervento

Intervento

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3.2 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE

Per l’individuazione delle risorse paesaggistico culturali e delle tutele naturalistiche ed

ambientali che gravano sull’area progetto sono stati analizzati il PTCP della Provincia

di Modena, per il comune di Ravarino e quello della Provincia di Bologna per il comune

di Crevalcore.

Per PTCP della provincia di Modena, si è proceduto con la lettura della Carta 1.1.5

Tutela delle risorse paesaggistiche e storico-culturali e della Carta 1.2.5 Tutela delle

risorse naturali, forestali e della biodiversità del territorio individuando e riportando gli

articoli normativi che insistono sul territorio oggetto del progetto di messa in sicurezza

idraulica.

- Carta 1.1.5 – PTCP MODENA - Tutela delle risorse paesaggistiche e storico-culturali

(l’area progetto è cerchiata in nero)

Estratto della cartografia della Carta 1.1.5 e legenda relativa alle norme che interessano l’area progetto

- Carta 1.2.5 PTCP Modena

Tutela delle risorse naturali, forestali e della biodiversità del territorio (l’area

progetto è cerchiata in nero)

Intervento 25 Ravarino

Intervento 25 Ravarino

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Estratto della cartografia della Carta 1.2.5 e legenda relativa alle norme che interessano l’area progetto

Nelle tabelle sottostanti vengono riportati gli articoli normativi relativi alla

cartografia consultata.

- Carta 1.1.5 -Tutela delle risorse paesaggistiche e storico-culturali:

art. 10 – Invasi ed alvei di laghi, bacini e corsi d’acqua

Nella Carta n. 1.1 e nel relativo Allegato A del presente Piano, sono individuati e delimitati gli alvei ed

invasi di laghi, bacini e corpi idrici superficiali che presentano caratteri di significativa rilevanza

idraulica, morfologica e paesistica:

a. per i fiumi Secchia e Panaro, la fascia di deflusso della piena ordinaria; …… In questi ambiti il Piano

persegue l’obiettivo di garantire le condizioni di sicurezza assicurando il deflusso della piena di

riferimento, il mantenimento e/o il recupero delle condizioni di equilibrio dinamico dell’alveo, e quindi

favorire, ovunque possibile, l’evoluzione naturale del fiume in rapporto alle esigenze di stabilità delle

difese e delle fondazioni delle opere d’arte, nonché a quelle di mantenimento in quota dei livelli idrici

di magra.....

Negli invasi ed alvei di cui al comma 1 sono comunque vietate: a. le attività di trasformazione dello

stato dei luoghi, sotto l’aspetto morfologico, idraulico, infrastrutturale, edilizio che non siano

strettamente connesse alle finalità di cui al successivo comma 4, e/o coerenti con le disposizioni del

presente articolo. … b ….. gli stoccaggi provvisori, con l’esclusione di quelli temporanei conseguenti

all’estrazione di materiale litoide autorizzata derivata dagli interventi di difesa e sistemazione idraulica

di cui all’art. 2 comma 2 della L.R. 17/1991 e s.m.i.; ….. 3. (P) Negli invasi ed alvei di cui al comma 1

sono ammessi esclusivamente: a. gli interventi volti alla ricostituzione degli equilibri naturali alterati e

alla eliminazione, per quanto possibile, dei fattori incompatibili di interferenza antropica; b. le

occupazioni temporanee se non riducono la capacità di portata dell’alveo, realizzate in modo da non

arrecare danno o da risultare di pregiudizio per la pubblica incolumità in caso di piena. Per esigenze

di carattere idraulico connesse a situazioni di rischio, l’Autorità idraulica preposta può in ogni momento

effettuare o autorizzare tagli di controllo della vegetazione spontanea eventualmente presente negli

invasi ed alvei. 4. (P) Negli ambiti di cui al comma 1 sono ammesse esclusivamente, nel rispetto di

ogni altra disposizione di legge o regolamentare in materia, e comunque previo parere favorevole

dell’ente od ufficio preposto alla tutela idraulica……..d. l’effettuazione di opere idrauliche, sulla base

di piani, programmi e progetti disposti dalle autorità preposte. 5. (P) Allo scopo di mantenere la piena

funzionalità delle opere di difesa essenziali alla sicurezza idraulica e a garantire la funzionalità

ecologica degli ecosistemi, la tutela della continuità ecologica, la conservazione e l’affermazione delle

biocenosi autoctone; di migliorare le caratteristiche naturali dell’alveo, salvaguardando la vegetazione

di ripa, con particolare riguardo alla varietà, alla tutela degli habitat caratteristici..

art. 9, comma2, lettera a – fasce di espansione inondabili

1. (P) Le zone di tutela dei caratteri ambientali di laghi, bacini e corsi d’acqua costituiscono ambiti

appartenenti alla regione fluviale, intesa quale porzione del territorio contermine agli alvei di cui al

successivo art. 10 e caratterizzata da fenomeni morfologici, idraulici, naturalistico-ambientali e

paesaggistici connessi all’evoluzione attiva del corso d’acqua …. In tali zone il PTCP persegue

l’obiettivo di mantenere e migliorare le condizioni di funzionalità idraulica ai fini principali dell’invaso e

della laminazione delle piene e la conservazione e il miglioramento delle caratteristiche naturali e

ambientali e storico-culturali direttamente connesse all’ambito fluviale per garantire la sicurezza

idraulica e la tutela e valorizzazione delle risorse naturali e paesistiche.

2. (P) Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano alle delimitazioni individuate nella Carta n.

1.1 del presente Piano, che comprendono:

a. le “Fasce di espansione inondabili”, ossia le fasce di espansione adiacenti all’alveo di piena,

costituite da golene e/o aree normalmente asciutte, ma suscettibili di inondazione in caso di eventi

eccezionali con tempo di ritorno plurisecolare, ovvero interessate da progetti di nuova risagomatura e

riprofilatura, che si identificano:

1. nei tratti arginati dei fiumi Secchia e Panaro con l’area costituita da golene e/o aree normalmente

asciutte;

art. 32, comma1 – progetti di tutela, recupero e valorizzazione

La Regione, la Provincia ed i Comuni provvedono a definire, nell’ambito delle rispettive competenze,

mediante i propri strumenti di pianificazione, o di attuazione della pianificazione, progetti di tutela,

recupero e valorizzazione riferiti, in prima istanza ed in via esemplificativa, agli ambiti territoriali a tal

fine perimetrati nelle tavole della Carta n. 1.1 del presente Piano ed in genere

a: parchi fluviali e lacustri; sistemi delle dune dei paleoalvei fluviali; parchi - museo didattici delle

tecniche di coltivazione e della civiltà contadina; parchi - museo didattici dei sistemi idraulici derivati e

dell’archeologia industriale; il complesso delle aree demaniali; le aree gravate da usi civici; il recupero

delle aree verdi; il recupero di strutture insediative storiche non urbane…. 4. (I) La Carta 1.1 del

presente Piano perimetra altresì un’area studio” ritenuta meritevole di approfondite valutazioni in

funzione degli obiettivi di cui al precedente comma 1. Gli strumenti di pianificazione comunale, ….

sono tenuti ad analizzare con particolare attenzione le caratteristiche delle predette aree ed a dettare

disposizioni coerenti con le predette finalità ed i predetti obiettivi.

art. 44, lettera d – Elementi di interesse storico-testimoniale: strutture di interesse storico-testimoniale I Comuni in sede di formazione e adozione degli strumenti urbanistici generali o di varianti di

adeguamento

alle disposizioni del presente articolo, sono tenuti a verificare ed eventualmente aggiornare le

localizzazioni, di cui al precedente comma e di individuare nel proprio territorio, ove rivestano

interesse storico‑testimoniale, eventuali ulteriori strutture quali: teatri storici; luoghi di aggregazione

sociale all’aperto, vie e piazze di interesse storico; sedi comunali; giardini e ville comunali, palazzi;

stazioni ferroviarie;

cimiteri; ville e parchi; sedi storiche, politiche, sindacali o associative, assistenziali, sanitarie e

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religiose; edifici con lapidi storiche e religiose; monumenti eretti a scopo patriottico; colonie e scuole;

negozi, botteghe e librerie storiche; mercati coperti; edicole; fontane e fontanelle; edifici termali ed

alberghieri

di particolare pregio architettonico; architetture tipiche della zona; opifici tradizionali; architetture

contadine tradizionali, case coloniche isolate e corti di interesse storico-testimoniale; fortificazioni,

manufatti e strutture difensive (cinte murarie, castelli e rocche); ponti e navili storici; manufatti

idraulici

quali chiuse, sbarramenti, molini, centrali idroelettriche, lavorieri, acquedotti, argini, canali e condotti;

alvei abbandonati.

- Carta 1.2.5 - Tutela delle risorse naturali, forestali e della biodiversità del territorio

art. 28 la rete ecologica di livello provinciale

1. (D) Sulla base delle conoscenze della situazione ecosistemica alla data di adozione delle presenti

Norme il PTCP identifica nella Carta n. 1.2 “Tutela delle risorse naturali, forestali e della biodiversità

del territorio” la struttura della rete ecologica di livello provinciale che costituisce la sintesi degli

elementi esistenti delineando contemporaneamente quelli da costituirsi nell’ambito di validità del

Piano. … La rete ecologica di livello provinciale è strutturata nei seguenti elementi funzionali esistenti

o di nuova previsione: …. - corridoi ecologici: sono costituiti da unità lineari naturali e semi-naturali,

terrestri e/o acquatici, con andamento ed ampiezza variabili in grado di svolgere, anche a seguito di

azioni di riqualificazione, la funzione di collegamento tra nodi, garantendo la continuità della rete

ecologica. I corridoi esistenti coincidono prevalentemente con i principali corsi d’acqua superficiali e le

relative fasce di tutela e pertinenza e con il reticolo idrografico principale di bonifica. I corridoi ecologici

si suddividono in: primari, secondari e locali. I corridoi ecologici primari e secondari costituiscono gli

elementi strutturanti della rete ecologica di livello provinciale….. I corridoi ecologici primari

costituiscono Aree di collegamento ecologico di cui all’art. 7 della L.R. 6/2005. …. - varchi ecologici:

nelle zone in cui l’edificazione corre il rischio di assumere il carattere di continuità, i varchi ecologici

costituiscono le porzioni residuali di territorio non urbanizzato da preservare I varchi ecologici possono

essere interessati dalla presenza di corridoi ecologici o da direzioni di collegamento ecologico, ovvero

dalla presenza di elementi naturali diffusi nei quali è opportuno promuovere a livello locale lo sviluppo

di unità funzionali della rete ecologica….. 4. (D) All’interno dei nodi complessi e dei corridoi della rete

ecologica di livello provinciale, fatto salvo il rispetto delle eventuali norme di tutela ambientale…. La

pianificazione urbanistica comunale, oltre agli interventi di riqualificazione, di trasformazione e

completamento degli ambiti consolidati, può prevedere interventi volti all’educazione, e valorizzazione

ambientale ed alla sicurezza del territorio, interventi a sostegno delle attività agricole. … 5. (D) Nei

corridoi ecologici che corrispondono ai corsi d’acqua (alveo, fascia di tutela e/o fascia di pertinenza),

nel rispetto delle disposizioni di cui al Titolo 3, tutti gli interventi di gestione e di manutenzione ordinari

e straordinari che riguardano tali ambiti devono essere svolti prestando attenzione al loro ruolo

ecologico, in sinergia con i progetti di attuazione delle reti ecologiche. …. 7. (D) I varchi ecologici sono

precisati dai Comuni in sede di PSC, a partire dalle indicazioni contenute nella Carta 1.2 del presente

PTCP ….. Entro tali ambiti il PSC assegna inoltre al RUE il compito di vietare l’impermeabilizzazione

dei suoli se non in quanto strettamente funzionale a progetti di valorizzazione ambientale, alla

sicurezza del territorio e alle esigenze delle attività e insediamenti esistenti e alla rete infrastrutturale.

La stessa lettura viene applicata al PTCP della Provincia di Bologna per quanto

riguarda il tratto d’intervento che ricade nel territorio comunale di Crevalcore.

- Tavola 1 - PTCP BOLOGNA- Tutela dei sistemi ambientali e delle risorse naturali e

storico culturali (l’area di progetto è cerchiata in nero)

Estratto della cartografia della Tav.1 e legenda relativa alle norme che interessano l’area progetto

Intervento 25 Crevalcore

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- Tavola 5 PTCP Bologna

Reti ecologiche (l’area progetto è cerchiata in nero)

Estratto della cartografia della Tav.5 e legenda relativa alle norme che interessano l’area progetto

- TAV 1 - Tutela delle risorse paesaggistiche e storico-culturali:

art. 4.2 – Alvei attivi e invasi dei bacini idrici

Gli alvei attivi sono definiti come l’insieme degli spazi normalmente occupati, con riferimento ad eventi di

pioggia con tempi di ritorno di 5-10 anni, da masse d’acqua in quiete od in movimento, delle superfici che

li delimitano, del volume di terreno che circoscrive tali spazi e che interagisce meccanicamente od

idraulicamente con le masse d’acqua contenute in essi e di ogni elemento che partecipa alla

determinazione del regime idraulico delle masse d’acqua medesime. Il reticolo idrografico, costituito dall’insieme degli alvei attivi, è individuato nella tav. 1 del PTCP come

indicazione delle aree occupate dall’alveo attivo, oppure come asse del corso d’acqua. In questo secondo

caso, quando le condizioni morfologiche non ne consentano l’individuazione in sede di PSC, le norme del

presente articolo si applicano alle aree comprese entro una distanza planimetrica, in destra e in sinistra

dall’asse del corso d’acqua, di 20 m per parte per il reticolo idrografico principale, di 15 m per parte per

quello secondario, di 10 m per parte per quello minore e di 5 m per parte per quello minuto. Nel caso le

linee di demarcazione non siano agevolmente individuabili sul terreno e siano sostanzialmente

sovrapposte a curve di livello, si può far riferimento alle corrispondenti quote. Le aree comprese tra argini

continui su entrambi i lati del corso d’acqua sono comunque soggette alla normativa del presente articolo.

[…]

Finalità specifiche e indirizzi d’uso. Gli alvei attivi sono destinati al libero deflusso delle acque e alle opere

di regimazione idraulica e di difesa del suolo da parte delle autorità competenti, queste ultime da

realizzarsi preferibilmente con tecniche di ingegneria naturalistica, tendenti a ridurre il grado di artificialità

del corso d’acqua e a favorire la contestuale funzione di corridoio ecologico. La pianificazione comunale

o intercomunale, I Piani dei Parchi e i Progetti di tutela, recupero e valorizzazione di aste fluviali, alle

condizioni e nei limiti derivanti dal rispetto delle altre disposizioni del presente Piano, possono prevedere

nelle aree di cui al presente articolo: - sistemazioni atte a ripristinare e favorire la funzione di corridoio

ecologico, con riferimento a quanto contenuto nel Titolo 3; - percorsi e spazi di sosta pedonali e per mezzi

di trasporto non motorizzati; - sistemazioni a verde per attività del tempo libero all’aria aperta e per la

balneazione. […]

Infrastrutture e impianti di pubblica utilità. Con riguardo alle seguenti infrastrutture e impianti tecnici per

servizi essenziali di pubblica utilità, comprensivi dei relativi manufatti complementari e di servizio:

infrastrutture per la mobilità (strade, infrastrutture di trasporto in sede propria, approdi e opere per la

navigazione interna), - infrastrutture tecnologiche a rete per il trasporto di acqua, energia, materiali e per

la trasmissione di segnali e informazioni, - invasi, - impianti per la captazione e il trattamento e la

distribuzione di acqua; sono ammissibili interventi di: a) manutenzione di infrastrutture e impianti esistenti;

b) ristrutturazione, ampliamento, potenziamento di infrastrutture e impianti esistenti non delocalizzabili; c)

realizzazione ex-novo, quando non diversamente localizzabili, di attrezzature e impianti che siano previsti

in strumenti di pianificazione provinciali, regionali o nazionali. La subordinazione alla eventuale previsione

in uno di tali strumenti di pianificazione non si applica alle strade, agli impianti per l’approvvigionamento

idrico e per le telecomunicazioni, agli impianti a rete per lo smaltimento dei reflui, ai sistemi tecnologici

Intervento 25 Crevalcore

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per il trasporto di energia che abbiano rilevanza meramente locale, in quanto al servizio della popolazione

di non più di un comune ovvero di parti della popolazione di due comuni confinanti. I progetti degli

interventi di cui alle lettere b) e c) sono approvati dall’Ente

competente previa verifica della compatibilità, anche tenendo conto delle possibili alternative, rispetto: -

agli obiettivi del presente piano; - alla pianificazione degli interventi d’emergenza di protezione civile; -

alle caratteristiche ambientali e paesaggistiche del territorio interessato direttamente o indirettamente

dall'opera stessa, con riferimento ad un tratto significativo del corso d'acqua e ad un adeguato intorno,

anche in rapporto alle possibili alternative. Per le infrastrutture lineari non completamente interrate deve

essere previsto esclusivamente l'attraversamento, evitando che esse corrano parallelamente al corso

d’acqua. Al fine di consentire interventi di manutenzione con mezzi meccanici, lungo le reti di scolo di

bonifica va comunque mantenuta libera da ogni elemento che ostacoli il passaggio una zona della

larghezza di cinque metri esterna a ogni sponda o dal piede dell’argine. Il progetto preliminare degli

interventi di cui alle lettere b) e c) è sottoposto al parere vincolante, per quanto di sua competenza,

dell’Autorità di Bacino.

art. 4.3 – Fasce di tutela fluviale Definizione e individuazione. Le fasce di tutela sono definite in relazione a connotati paesaggistici,

ecologici e idrogeologici. Comprendono le aree significative ai fini della tutela e valorizzazione

dell’ambiente fluviale dal punto di vista vegetazionale e paesaggistico, e ai fini del mantenimento e

recupero della funzione di corridoio ecologico, o ancora ai fini della riduzione dei rischi di inquinamento

dei corsi d’acqua e/o di innesco di fenomeni di instabilità dei versanti; comprendono inoltre le aree

all’interno delle quali si possono realizzare interventi finalizzati a ridurre l’artificialità del corso d’acqua. Le

norme del presente articolo si applicano anche alle aree latistanti al reticolo principale, secondario, minore

e minuto, nei tratti in cui nella tav. 1 non siano graficamente individuate “fascia di tutela fluviale” o “fasce

di pertinenza fluviale”, per una larghezza planimetrica, sia in destra che in sinistra dal limite dell’alveo

attivo come definito all’art. 4.2 punto 1, stabilita come segue: - nei corsi d’acqua del “reticolo idrografico

principale”: 30 metri; - nei corsi d’acqua del “reticolo idrografico secondario”: 20 metri; - nei corsi d’acqua

del “reticolo idrografico minore”: 10 metri; - nella restante parte del reticolo idrografico: 5 metri dal limite

del corso d’acqua. Nel caso le linee di demarcazione non siano agevolmente individuabili sul terreno e

siano sostanzialmente sovrapposte a curve di livello, si può far riferimento alle corrispondenti quote. Le

presenti norme si applicano anche al reticolo minore di bonifica non facente parte del reticolo minore e

minuto e non individuato nella cartografia di piano, nel quale la “fascia di tutela fluviale” viene individuata

in una fascia laterale di 10 m dal ciglio più elevato della sponda o dal piede arginale esterno. Nei tratti

compresi nel territorio urbanizzato e nei tratti coperti, la fascia di pertinenza è ridotta a 5 metri

rispettivamente dal ciglio di sponda e dal limite a campagna della infrastruttura. Questa norma non si

applica all’interno dei centri storici individuati dagli strumenti urbanistici quando non compatibile con il

tessuto urbano consolidato degli stessi. Nel caso il limite della fascia di tutela fluviale intersechi il sedime

di un edificio, questo si considera esterno alla fascia di tutela. […]

Finalità specifiche e indirizzi d’uso. La finalità primaria delle fasce di tutela fluviale è quella di mantenere,

recuperare e valorizzare le funzioni idrauliche, paesaggistiche ed ecologiche dei corsi d’acqua. In

particolare le fasce di tutela fluviale assumono una valenza strategica per la realizzazione del progetto di

rete ecologica di cui al Titolo 3. A queste finalità primarie sono associabili altre funzioni compatibili con

esse nei limiti di cui ai successivi punti, e in particolare la fruizione dell’ambiente fluviale e perifluviale per

attività ricreative e del tempo libero e la coltivazione agricola del suolo. Le fasce di tutela fluviale faranno

pertanto parte di norma del territorio rurale e non dovranno essere destinate ad insediamenti e

infrastrutture, salvo che facciano già parte del Territorio Urbanizzato e salvo quanto consentito ai sensi

dei punti seguenti. Gli strumenti urbanistici comunali od intercomunali, i piani dei Parchi e i Progetti di

tutela, recupero e valorizzazione di aste fluviali, alle condizioni e nei limiti derivanti dal rispetto delle altre

disposizioni del presente Piano, prevedono nelle aree di cui al presente articolo, ove opportuno: -

sistemazioni atte a ripristinare e favorire la funzione di corridoio ecologico con riferimento a quanto

contenuto nel Titolo 3 riguardo alle reti ecologiche ed alle corrispondenti linee-guida di cui all’Allegato 1

della Relazione; - percorsi e spazi di sosta pedonali e per mezzi di trasporto non motorizzati; -

sistemazioni a verde per attività del tempo libero all’aria aperta e attrezzature sportive scoperte che non

diano luogo a impermeabilizzazione del suolo; - aree attrezzate per la balneazione; - chioschi e

attrezzature per la fruizione dell’ambiente fluviale e perifluviale, le attività ricreative e la balneazione. Il

rilascio del titolo abilitativo per la realizzazione di chioschi ed attrezzature di cui sopra è sottoposto al

parere vincolante dell’Autorità idraulica competente. […]

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- TAV 5 – Reti Ecologiche:

art. 3.5 – La rete ecologica di livello provinciale Il PTCP identifica nella tav. 5 la struttura della rete ecologica di livello provinciale sulla base delle

conoscenze della situazione ecosistemica del territorio alla data di adozione delle presenti norme. La

Provincia potrà aggiornare e integrare tale individuazione con successivi atti, in relazione a quanto previsto

al successivo punto 20. La rete ecologica di livello provinciale è strutturata nei seguenti elementi funzionali

esistenti o di nuova previsione, come definiti all’art. 1.5 alla voce “rete ecologica” (v): nodi ecologici

semplici, nodi ecologici complessi, zone di rispetto dei nodi ecologici, corridoi ecologici, direzioni di

collegamento ecologico, connettivo ecologico di particolare interesse naturalistico e paesaggistico,

connettivo ecologico diffuso, connettivo ecologico diffuso periurbano, area di potenziamento della rete

ecologica di area vasta, varchi ecologici. La rete ecologica di livello provinciale individuata nella tav. 5

costituisce il riferimento per la definizione e lo sviluppo di reti ecologiche di livello locale. La pianificazione

di settore della Provincia e i piani generali e settoriali di livello comunale devono risultare coerenti con le

medesime sulla base delle disposizioni seguenti. Il PTCP contiene nell’Allegato 1 della Relazione, le Linee

guida per la progettazione e realizzazione delle reti ecologiche. La Provincia si riserva di emanare

successive direttive relative a tale argomento, quali integrazioni e aggiornamenti in merito, senza che ciò

comporti procedura di variante al PTCP stesso. Fra gli elementi funzionali che compongono la rete

ecologica di livello provinciale si assumono come elementi caratterizzati da specifica rilevanza normativa

i siti della Rete Natura 2000 di cui al successivo art. 3.7, nonché le aree protette di cui al successivo art.

3.8. La Provincia assume gli elementi della rete ecologica come aree preferenziali ai sensi del Piano

Regionale di Sviluppo Rurale per orientare contributi e finanziamenti derivanti dalla normativa europea,

nazionale e regionale di settore, in riferimento alle funzioni amministrative trasferite e delegate di

competenza. La Provincia promuove programmi e progetti specifici per la realizzazione e valorizzazione

degli elementi della rete ecologica da attuarsi in collaborazione con le amministrazioni comunali e/o gli

altri soggetti interessati. I Nodi ecologici complessi, con le eventuali Zone di rispetto, individuano porzioni

di territorio caratterizzate da habitat e/o specie animali e vegetali rari o minacciati e contribuiscono

all’articolazione del paesaggio; la finalità di tali zone è la conservazione e valorizzazione della biodiversità

presente e potenziale, nel rispetto delle disposizioni contenute agli artt. 3.7, 3.8, 7.3, 7.4, 7.5 del presente

piano. Nelle Zone di rispetto dei nodi ecologici le attività agricole devono essere compatibili con la

salvaguardia degli ecosistemi e qualsiasi altra attività e/o uso del suolo non deve risultare impattante nei

confronti degli stessi ecosistemi naturali o semi-naturali presenti nei nodi. Per tali zone gli strumenti di

programmazione agricola dovranno altresì incentivare gli interventi e le forme di conduzione agricola che

possono contribuire a salvaguardare e a valorizzare gli elementi di importanza naturalistica presenti.

L’individuazione delle Zone di rispetto dei nodi semplici è demandata al PSC nell’ambito della definizione

della rete ecologica di livello locale di cui al successivo art. 3.6. Quando i Corridoi ecologici corrispondono

ai corsi d’acqua, nel rispetto delle disposizioni di cui al successivo Titolo 4, tutti gli interventi di gestione e

di manutenzione ordinari e straordinari che riguarderanno tali ambiti dovranno essere svolti prestando

attenzione al loro ruolo ecologico, in sinergia con i progetti d’attuazione delle reti ecologiche. […]

3.1 PIANIFICAZIONE COMUNALE

Il territorio interessato dal progetto di messa in sicurezza idraulica si estende,

come già detto, all’interno dei territori comunali del comune di Ravarino e quello

del comune di Crevalcore. Sono stati quindi analizzati i rispettivi strumenti

urbanistici al fine di ricostruire un quadro conoscitivo coerente e completo.

Le aree progetto risultano classificate come “agricola di rispetto dei fiumi e dei

torrenti e dei grandi canali. Fascia di tutela allargata” (art.19)

3.1.1 Comune di Ravarino

Per il Comune di Ravarino è stata analizzata la cartografia di PRG nell’area relativa al

tratto di fiume Panaro interessato dal progetto idraulico.

Zona agricola omogenea di rispetto di fiumi e torrenti – fascia di tutela allargata

Zona agricola normale B2

PRG del comune di Ravarino: individuazione del tratto fluviale oggetto d’intervento

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ART. 19 – ZONE TERRITORIALI OMOGENEE – ZONE AGRICOLE (PRG)

A) Zone agricole di tutela Definite come zone agricole in cui sono presenti i diversi vincoli di rispetto di tipo urbanistico-ambientale. Tali zone si articolano, a seconda delle motivazioni che producono il vincolo di rispetto, nelle seguenti sottozone, in taluni casi sovrapposte fra loro.

B) Zone agricole normali Definite come zone agricole destinate a sviluppare le proprie potenzialità produttive senza che siano necessarie particolari misure di tutela. Tali zone sono differenziate, a seconda delle prevalenti vocazioni produttive, nelle seguenti sottozone individuate cartograficamente: B1 e B2.

a.1) Zona agricola di rispetto dei fiumi, dei torrenti e dei grandi canali; a.2) Zona agricola di rispetto dei Cimiteri; a.3) Zona agricola di rispetto dei beni ambientali; a.4) Zona agricola di rispetto dei centri e dei nuclei abitati. A.1) Zona agricola di rispetto dei fiumi, dei torrenti e dei grandi canali, costituita dalle fasce litoranee, individuate dal Piano fasce di tutela comprensoriale con ampiezza proporzionata alla importanza del corpo idrico di appartenenza. Tale zona si articola in: - fascia di tutela assoluta - fascia di tutela allargata Nella fascia di tutela assoluta individuata cartograficamente, sono ammessi gli interventi di tipo i) e p) con esclusione degli interventi di tipo p.8.2). Nella fascia di tutela allargata sono ammessi gli interventi di tipo a), b2), i) e p).

11. Interventi ammessi nelle zone agricole normali B Le zone agricole tipo B) sono le zone destinate a sviluppare le loro elevate potenzialità produttive, in funzione dei più opportuni usi agricoli. In tutte le sottozone delle zone agricole normali sono ammessi gli interventi di tipo a), b.2), c.2), c.3), h), e), f), i), l), m) e p). Inoltre per la sottozona di tipo B.1) sono ammessi anche gli interventi di tipo d). 19. Interventi tipo i) – infrastrutture tecniche e opere di difesa del suolo. Gli interventi riguardanti le costruzioni classificabili di tipo i) sono realizzati secondo le norme be gli usi degli Enti esecutori

La variante al PRG del 1995, aggiornata a seguito dell’approvazione del Piano

della ricostruzione art. 12 L.R. 16/2012 Approvato con Delibera di Consiglio

Comunale n. 27 del 17.07.2014, identifica i “segni” che caratterizzano il

paesaggio agrario.

Le aree progetto sono interessate dall’individuazione del tracciato ciclabile in

sommità d’argine.

Localizzazione (con ovali rossi) degli interventi su variante PRG del 1995 del

comune di Ravarino: stanti 135 -137

Stralcio tavola di variante al PRG del 1995 per il tratto: stanti 135 -140 dx : I nuclei rurali individuati con i numeri

77 e 56, indicati nel Piano di Ricostruzione 2014 (art. 12 LP 16/2012) come “Edifici di interesse storico

testimoniale” non vengono interessati dal progetto.

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3.1.2 Comune di Crevalcore

Per il Comune di Crevalcore è stato analizzato lo strumento urbanistico a scala

comunale, soffermandosi sull’area fluviale interessata dal progetto idraulico.

Sono quindi riportate gli stralci di cartografia di PSC e, nello specifico:

- la tavola 0 che riporta lo schema di assetto infrastrutturale.

- la tavola 1 che indica la classificazione del territorio e il sistema delle tutele.

- la tavola 2 che identifica gli elementi interesse storico-architettonico e,

rispetto all’area progetto si sottolinea l’interesse storico-architettonico attribuito

al rustico addossato all’argine;

- la tavola 3 disegna invece le reti ecologiche e le unità di paesaggio del

territorio

Tavola 0 – PSC Crevalcore: classificazione funzionale strade

Stralcio classificazione funzionale delle strade tav. 0 PSC Crevalcore (l’ovale rosso segnala l’area

progetto)

Tavola 0 – PSC Crevalcore: assetto infrastrutturale: indicazione del progetto di

nuovo ponte

Stralcio schema di assetto infrastrutturale 0 PSC Crevalcore

(con un ovale rosso si segnala l’area progetto)

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Tavola 1 – PSC Crevalcore: classificazione del territorio e sistema delle tutele

Stralcio classificazione del territorio e sistema delle tutele tavola 1 PSC Crevalcore

(con un ovale rosso si segnala l’area progetto)

Tavola 2 – PSC Crevalcore: tutela degli elementi di interesse storico-architettonio e/o

testimoniale

Stralcio tavola 2 PSC Crevalcore (con un ovale rosso si segnala l’area progetto)

Tavola 3 – PSC Crevalcore: sistema della rete ecologica

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- TAV 0 – Schema di assetto infrastrutturale e classificazione funzionale delle strade: art. 67 – Corridoi infrastutturali per la viabilità Il PSC, nella Tavola T.0, “Schema di assetto infrastrutturale e classificazione funzionale delle strade” riprende dal PTCP i corridoi infrastrutturali degli interventi che interessano il territorio dell’Associazione, che sono: • Corridoi infrastrutturali della rete autostradale di progetto; • Corridoi infrastrutturali della “Grande rete” della viabilità di interesse nazionale/regionale da realizzare in nuova sede; • Corridoi infrastrutturali della “Rete di base” della viabilità di interesse regionale da realizzare in nuova sede; • Corridoi infrastrutturali della viabilità extraurbana secondaria di rilievo provinciale e interprovinciale, tratti da potenziare in sede o da realizzare in nuova sede. Nella stessa Tavola T0 il PSC individua i corridoi per gli interventi di breve-medio periodo di completamento della viabilità locale. Il PSC individua inoltre, nella tavoletta Schema di assetto della mobilità del PSC - Indicazioni strategiche di lungo periodo” riportata nella Relazione del PSC: - i corridoi infrastrutturali di adeguamento o completamento della rete stradale primaria da sottoporre a studio di fattibilità" corrispondenti ai corridoi infrastrutturali individuati nello schema di assetto infrastrutturale del PSC che dovranno essere sottoposti, prima di un eventuale inserimento nel POC, ad uno studio preliminare di fattibilità che ne valuti l’efficacia trasportistica, ambientale ed economica. - i corridoi infrastrutturali di adeguamento o completamento della rete stradale primaria da sottoporre a studio di fattibilità (indicazione strategica di lungo periodo)" che, pur se individuati nello schema di assetto infrastrutturale del PSC, costituiscono una indicazione strategica di lungo periodo e dovranno comunque essere sottoposti, prima di un eventuale inserimento nel POC, ad uno studio preliminare di fattibilità che ne valuti l’efficacia trasportistica, ambientale ed economica. […]

- TAV 1 – Classificazione del territorio e sistema delle tutele:

art. 50 – Fasce di tutela fluviale Le fasce di tutela fluviale sono definite, in recepimento del PSAI Reno e del PTCP, in relazione a connotati paesaggistici, ecologici e idrogeologici, esse comprendono le aree significative ai fini della tutela e valorizzazione dell’ambiente fluviale dal punto di vista vegetazionale e paesaggistico e ai fini del mantenimento e recupero della funzione di corridoio ecologico o ancora ai fini della riduzione dei rischi di inquinamento dei corsi d’acqua e/o di innesco di fenomeni di instabilità dei versanti. Le fasce di tutela comprendono inoltre le aree all’interno delle quali si possono realizzare interventi finalizzati a ridurre l’artificialità del corso d’acqua. Le norme del presente articolo si applicano anche alle aree latistanti al reticolo principale, secondario, minore e minuto, nei tratti in cui nelle tavole di PSC non siano graficamente individuate “fascia di tutela fluviale” o “fasce di pertinenza fluviale”, per una larghezza planimetrica, sia in destra che in sinistra dal limite dell’alveo attivo, come definito al precedente art. 49 comma 1, stabilita come segue: - 30 metri nei corsi d’acqua del “reticolo idrografico principale”; - 20 metri nei corsi d’acqua del “reticolo idrografico secondario”; - 10 metri nei corsi d’acqua del “reticolo idrografico minore”; - 10 metri nei corsi d’acqua del “reticolo idrografico minuto”. Le presenti norme si applicano anche al restante reticolo minore di bonifica non facente parte del reticolo minore e minuto (individuato dal PTCP), appositamente individuato nella cartografia di piano, nel quale la “fascia di tutela fluviale” viene individuata in una fascia laterale di 10 m dal ciglio più elevato della sponda o dal piede arginale esterno. Nei tratti compresi nel territorio urbanizzato e nei tratti coperti, la fascia di pertinenza è ridotta a 5 metri rispettivamente dal ciglio di sponda e dal limite a campagna della infrastruttura. La presente norma non si applica all’interno degli ambiti urbani storici individuati dal PSC. Nel caso il limite della fascia di tutela fluviale intersechi il sedime di un edificio, questo si considera esterno alla fascia di tutela. Le fasce di tutela fluviale sono principalmente rivolte a mantenere, recuperare e valorizzare le funzioni idrauliche, paesaggistiche ed ecologiche dei corsi d’acqua, nonché a consentire la fruizione dell’ambiente fluviale e perifluviale per attività ricreative e del tempo libero e la coltivazione agricola del suolo. In particolare, le fasce di tutela fluviale assumono una valenza strategica per la realizzazione e valorizzazione del progetto di rete ecologica. Entro le fasce di cui al presente articolo sono pertanto ammessi i seguenti interventi: a. sistemazioni atte a ripristinare e favorire la funzione di corridoio ecologico; b. percorsi e spazi di sosta pedonali e per mezzi di trasporto non motorizzati; c. sistemazioni a verde per attività del tempo libero all’aria aperta e attrezzature

sportive scoperte che non diano luogo a impermeabilizzazione del suolo; d. aree attrezzate per la balneazione; e. chioschi e attrezzature per la fruizione dell’ambiente fluviale e perifluviale, le attività ricreative e la balneazione. Il rilascio del titolo abilitativo per la realizzazione di chioschi ed attrezzature di cui sopra è sottoposto al parere vincolante dell’Autorità idraulica competente. Nelle fasce di cui al comma 1 del presente articolo, anche al fine di favorire il riformarsi della vegetazione spontanea e la costituzione di corridoi ecologici, nonché di consentire gli accessi tecnici di vigilanza, manutenzione ed esercizio delle opere di bonifica, irrigazione e difesa del suolo, sono ammessi gli interventi di cui ai successivi commi 4, 5, 6, e 7 purché coerenti con le finalità di cui al comma precedente, ed eventualmente accompagnati dalla realizzazione congiunta di opere volte alla riduzione del rischio idraulico od alla valorizzazione dell’ambiente. […] Interventi edilizi: nelle fasce di tutela fluviale sono consentiti, nei limiti stabiliti dal RUE per il territorio rurale: la realizzazione di infrastrutture tecniche di difesa del suolo, di canalizzazioni, di opere di difesa idraulica e simili, nonché le attività di esercizio e di manutenzione delle stesse; […]

art. 40.2 – Corridoi ecologici sono costituiti da elementi paesaggistico-ambientali di prevalente struttura lineare che attraversano una matrice territoriale di differente natura e corrispondono alle connessioni ecologiche individuate dalla rete ecologica provinciale. I corridoi ecologici conservano caratteristiche di naturalità o di seminaturalità non completamente compromesse in grado di svolgere, anche a seguito di azioni di riqualificazione, la funzione di collegamento tra i nodi mediante ecosistemi lineari terrestri ed acquatici. La loro finalità prevalente consiste nel collegamento funzionale tra due o più Nodi ecologici (complessi o semplici) della rete, nonché nel “drenaggio” di specie ed individui presenti nella matrice territoriale e nel loro convogliamento verso i nodi della rete ecologica ove si esplicano le funzioni di mantenimento della minima vitalità delle popolazioni delle specie animali e vegetali presenti. I Corridoi ecologici principali coincidono con i Corridoi di connessione (“green ways” / “blue ways”) convenzionalmente definiti dal Servizio Conservazione della Natura del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare e assumono le funzioni delle aree di cui all’Art. 2, lettera p), del DPR 08/09/1997, n. 357 “Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”. I Corridoi ecologici principali sono funzionali a: - interventi di conservazione qualora siano già in grado di svolgere efficacemente il ruolo attribuitogli grazie alla maturità o alla funzionalità degli ecosistemi presenti (o a entrambe queste caratteristiche). Si tratta quindi di applicarvi azioni di tipo prettamente gestionale; - interventi di miglioramento qualora, pur essendo già strutturati, la loro funzionalità non risulti completa rispetto alle potenzialità possedute e si possano, quindi, configurare azioni (strutturali e gestionali) tese all’arricchimento, alla articolazione e alla funzionalità degli ecosistemi presenti; - interventi di completamento qualora siano da prevedersi come nuove realizzazioni oppure manchino della necessaria continuità fisica e necessitino quindi di azioni di rinaturazione con la realizzazione di nuovi collegamenti. Negli ambiti territoriali individuati come corridoi della rete ecologica il PSC persegue la valorizzazione della funzione di connessione e circuitazione biologica svolta dai corsi d’acqua e dai canali, riconoscendo alle fasce di pertinenza il ruolo di ambiti vitali propri degli stessi corsi d’acqua e canali, all’interno dei quali deve essere garantito in modo unitario il triplice obiettivo di qualità idraulica, qualità naturalistica e qualità paesaggistica in opportuno equilibrio tra loro. All’interno dei Corridoi ecologici non è consentita di norma la nuova edificazione, né l’impermeabilizzazione dei suoli, se non in quanto opere funzionali a progetti di valorizzazione ambientale ed alla sicurezza idraulica e del territorio. Non è consentita la modifica della morfologia del suolo qualora questa costituisca significativa connotazione del valore naturalistico, paesaggistico o testimoniale del sito. All’interno dei Corridoi ecologici semplici, sono consentite attività edificatorie, ove compatibili con il RUE, in riferimento agli ambiti agricoli corrispondenti, e con le presenti NTA per le specifiche zone, impermeabilizzazioni e usi del suolo a scopi produttivi, a condizione che non si vengano a determinare nuovi elementi di frammentazione degli habitat e venga pienamente rispettata la funzionalità ecologica. Risulta in questo caso necessario prevedere una opportuna mitigazione e/o compensazione ambientale di quanto previsto, nonché il mantenimento di sufficienti livelli di permeabilità e varchi spaziali adeguati al possibile potenziamento del corridoio. La compatibilità degli interventi di nuova costruzione con le funzioni primarie della rete ecologica deve essere esplicitata tramite un apposito studio che evidenzi gli accorgimenti adottati per minimizzare gli impatti prevedibili. Qualora i Corridoi ecologici (complessi e semplici) corrispondano ai corsi d’acqua (intesi come alveo, spazi golenali, arginature, fascia di tutela e/o fascia di pertinenza), gli interventi di manutenzione e di gestione, ordinari e straordinari, che riguardino tali elementi dovranno avvenire prestando attenzione al ruolo da questi posseduto, sia in essere che potenziale, in raccordo e/o in sinergia con gli stessi progetti di attuazione della rete ecologica. […]

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- TAV 2 – tutela degli elementi di interesse storico-architettonico e/o testimoniale: art. 18 – Edifici e manufatti di interesse storico-architettonico e/o testimoniale Gli interventi sugli edifici di interesse storico-architettonico sono attuati, secondo quanto riportato nella cartografia del PSC e nell'ambito della "Classificazione degli edifici di interesse storico-architettonico" (schede PSC/C), con riferimento alle seguenti categorie di intervento: - RS – restauro scientifico, - RCA – restauro e risanamento conservativo di tipo A, - RCB – restauro e risanamento conservativo di tipo B, - RCC – restauro e risanamento conservativo di tipo C. Gli interventi di restauro scientifico (RS) sono prescritti per edifici di particolare rilevanza sotto il profilo architettonico e artistico, quali ville di notevole interesse storico-architettonico, oratori, chiese parrocchiali, cimiteri, monumenti pubblici. Gli interventi di restauro e risanamento conservativo sono prescritti per gli edifici che, a diverso grado di rilevanza, rivestono interesse sotto il profilo architettonico e/o tipologico e sono compiutamente articolati e definiti in interventi di tipo A, di tipo B e di tipo C, dal RUE. In particolare: è prescritto il "Restauro e risanamento conservativo di tipo A" (RCA) per case padronali ed edifici civili di particolare interesse storico–architettonico e artistico; è prescritto il "Restauro e risanamento conservativo di tipo B" (RCB) per edifici civili e case rurali di interesse storico architettonico; è prescritto il "Restauro e risanamento conservativo di tipo C" (RCC) per edifici civili e rurali di interesse tipologico, compresi gli edifici specialistici e i fabbricati connessi a originarie funzioni produttive, quali mulini, pile da riso, ecc. Gli interventi di restauro e risanamento conservativo sono rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo, ne consentano destinazioni d’uso con essi compatibili; comprendono il consolidamento, il ripristino ed il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze d’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio. Per tali edifici non possono essere ammessi ampliamenti o sopraelevazioni, se non finalizzati al ripristino, sulla base di idonea documentazione, di corpi di fabbrica originari demoliti. […] art. 28 – Viabilità storica Le disposizioni di cui al presente articolo sono finalizzate alla tutela della viabilità storica, individuata nelle tavole del PSC, ai sensi dell’art. A-8, comma 1, LR 20/2000 e dell'art. 8.5 del PTCP, comprensiva della sede viaria storica, degli slarghi e delle piazze urbane, nonché dagli elementi di pertinenza ancora leggibili come ponti, pilastrini ed edicole, fontane, pietre miliari, parapetti, arredi, ecc. […]

- TAV 3 – sistema della rete ecologica:

Art. 39 – Unità di paesaggio

UdP n. 6 – Pianura di Crevalcore: è estesa intorno all’abitato di Crevalcore. il paesaggio è caratterizzato dalle colture a seminativo con significativa presenza di frutteti nelle aree più “alte”, e di superfici “d’acqua” di interesse naturalistico, quali maceri, bacini d’acqua e zone umide. Nella parte sud si nota la persistenza di elementi della centuriazione. Essa rientra nella Unità di paesaggio n. 2 del PTCP; UdP n. 7 – Aree perifluviali del Panaro: si sviluppa parallelamente al fiume Panaro; il paesaggio è caratterizzato dalla presenza del Panaro, dal disegno storico del territorio ad esso collegato e dalla presenza di insediamenti ed edifici di interesse storici; inoltre dalle colture a seminativo con significativa presenza di frutteti. Essa comprende la parte nord del comune di Crevalcore e rientra nella UdP 2 del PTCP.

Art. 40 – Sistema della rete ecologica Il PSC assume l’obiettivo della conservazione e dell’incremento della biodiversità del territorio e identifica la struttura portante della rete ecologica provinciale e locale sulla base delle conoscenze della situazione ecosistemica del territorio in coerenza con le Norme di Attuazione del PTCP, con la LR 20/2000, con il DPR n.357/1997, come modificato dal DPR n.120/2003, in attuazione della Direttiva 92/43/CEE “Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”, nonché con gli obiettivi del Ministero dell’Ambiente relativamente alla costituzione di una rete ecologica nazionale (REN) come articolazione di quella europea (Rete Natura 2000). La rete ecologica individuata nella tavola T.3 del PSC costituisce il riferimento per la definizione e lo sviluppo delle politiche per la conservazione di habitat e specie nel territorio di Terred’acqua. La pianificazione di settore ed i piani generali e settoriali devono risultare coerenti con le medesime politiche sulla base delle disposizioni contenute nei successivi articoli relativi agli elementi del sistema della rete ecologica.

In funzione della tutela e implementazione della rete ecologica, IL PSC riconosce i seguenti elementi funzionali: […] - corridoi ecologici principali (della rete provinciale) . di conservazione . di miglioramento . di completamento

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A conclusione della lettura degli strumenti urbanistici sovracomunali e comunali

riferita all’area progetto, è possibile rilevare che l’intervento di difesa idraulica,

risulta ammissibile rispetto alle prescrizioni normative.

Milano, novembre 2017

I PROFESSIONISTI INCARICATI:

ETATEC STUDIO PAOLETTI s.r.l.

Prof. Ing. Alessandro Paoletti

STUDIO PAOLETTI INGEGNERI ASSOCIATI

Dott. Ing. Stefano Croci

ING. CLAUDIO MARCELLO s.r.l.

Dott. Ing. Carlo Claudio Marcello

STUDIO ASSOCIATO DI GEOLOGIA SPADA

Dott. Geol. Mario Spada

A+C_ARCHITETTURA E CITTA' STUDIO ASSOCIATO

Arch. Paola Cavallini

A TUTTO PROGETTO – STUDIO ASSOCIATO DEI GEOMETRI PAOLO

MASSARA E FILIPPO BELLONI SOCIETA’ SEMPLICE

Geom. Paolo Massara

SAP SOCIETA' ARCHEOLOGICA S.R.L.

Dott. Agostino Favaro