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CAPITOLO I Circa trent'anni prima, Miss Mary Ward, di Huntington, provvista di una dote di sole settemila sterline, aveva avuto la fortuna di conquistare Sir Thomas Bertram di Mansfield Park, della contea di Northampton, e di raggiungere così la posizione di moglie di baronetto, con tutti gli agi e le prerogative che vanno uniti al possesso di una bellissima casa e di rendite cospicue. Tutta Huntington, attonita, commentò l'importanza del matrimonio, e lo stesso zio della sposa, l'avvocato, ammise che la dote della nipote era inferiore di almeno tremila sterline alla somma che le avrebbe permesso di aspirare logicamente a quella unione. La giovane aveva due sorelle che, di riflesso, si trovarono avvantaggiate dalla sua ascesa nella scala sociale; perciò quanti fra i loro conoscenti consideravano Miss Ward e Miss Frances non inferiori per bellezza a Miss Maria, non esitarono a predire che anch'esse si sarebbero accasate in modo quasi altrettanto vantaggioso. Ma è certo che in questo mondo gli uomini in possesso di grandi ricchezze non sono tanti quante sono le graziose ragazze che li meritano. Perciò Miss Ward, dopo sei anni di attesa, si vide ridotta ad accontentarsi del Reverendo Mr. Norris, un amico del cognato, quasi privo di beni di fortuna; quanto poi a Miss Frances, le andò ancora peggio. In effetti, quando si venne al dunque, l'unione contratta da Miss Ward si dimostrò tutt'altro che disprezzabile poiché fortunatamente Sir Thomas poté garantire all'amico, insieme alla relativa rendita, l'ufficio di rettore della parrocchia di Mansfield, cosicché Mr. e Mrs. Norris iniziarono la loro felice carriera coniugale con poco meno di mille sterline all'anno. Miss Frances; invece, si unì a un giovane ufficiale di marina, privo di cultura, di mezzi e di aderenze, scelta quantomai sconsiderata che non poteva non indisporre gravemente la famiglia. Sir Thomas, che vantava autorità e conoscenze, sarebbe stato lieto di adoperarsi in favore della sorella di lady Bertram, tanto per principio quanto per orgoglio, per naturale tendenza ad agire rettamente e per il desiderio di vedere tutti i membri della sua parentela rispettabilmente sistemati. Ma la professione del nuovo cognato era estranea alla sua sfera di influenza; non solo, ma prima che egli avesse tempo di escogitare qualche altra soluzione, fra le sorelle si produsse una completa rottura dovuta, come quasi sempre succede dopo un matrimonio avventato, all'irrigidirsi delle parti sulle rispettive posizioni. Per evitare scontate rimostranze Miss Frances non aveva mai scritto in proposito alla famiglia, limitandosi a informarla a nozze avvenute. Lady Bertram, che era di sentimenti placidi e di carattere notevolmente facile e indolente, si sarebbe limitata ad abbandonare la sorella al suo destino e a non pensare più alla faccenda; ma Mrs. Norris, dotata di un temperamento tutto attività, non trovò pace finché

Mansfield Park

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CAPITOLO I

Circa trent'anni prima, Miss Mary Ward, di Huntington, provvista di una dote di sole settemila sterline, aveva avuto la fortuna di conquistare Sir Thomas Bertram di Mansfield Park, della contea di Northampton, e di raggiungere così la posizione di moglie di baronetto, con tutti gli agi e le prerogative che vanno uniti al possesso di una bellissima casa e di rendite cospicue.

Tutta Huntington, attonita, commentò l'importanza del matrimonio, e lo stesso zio della sposa, l'avvocato, ammise che la dote della nipote era inferiore di almeno tremila sterline alla somma che le avrebbe permesso di aspirare logicamente a quella unione.

La giovane aveva due sorelle che, di riflesso, si trovarono avvantaggiate dalla sua ascesa nella scala sociale; perciò quanti fra i loro conoscenti consideravano Miss Ward e Miss Frances non inferiori per bellezza a Miss Maria, non esitarono a predire che anch'esse si sarebbero accasate in modo quasi altrettanto vantaggioso. Ma è certo che in questo mondo gli uomini in possesso di grandi ricchezze non sono tanti quante sono le graziose ragazze che li meritano. Perciò Miss Ward, dopo sei anni di attesa, si vide ridotta ad accontentarsi del Reverendo Mr. Norris, un amico del cognato, quasi privo di beni di fortuna; quanto poi a Miss Frances, le andò ancora peggio. In effetti, quando si venne al dunque, l'unione contratta da Miss Ward si dimostrò tutt'altro che disprezzabile poiché fortunatamente Sir Thomas poté garantire all'amico, insieme alla relativa rendita, l'ufficio di rettore della parrocchia di Mansfield, cosicché Mr. e Mrs. Norris iniziarono la loro felice carriera coniugale con poco meno di mille sterline all'anno.

Miss Frances; invece, si unì a un giovane ufficiale di marina, privo di cultura, di mezzi e di aderenze, scelta quantomai sconsiderata che non poteva non indisporre gravemente la famiglia. Sir Thomas, che vantava autorità e conoscenze, sarebbe stato lieto di adoperarsi in favore della sorella di lady Bertram, tanto per principio quanto per orgoglio, per naturale tendenza ad agire rettamente e per il desiderio di vedere tutti i membri della sua parentela rispettabilmente sistemati. Ma la professione del nuovo cognato era estranea alla sua sfera di influenza; non solo, ma prima che egli avesse tempo di escogitare qualche altra soluzione, fra le sorelle si produsse una completa rottura dovuta, come quasi sempre succede dopo un matrimonio avventato, all'irrigidirsi delle parti sulle rispettive posizioni.

Per evitare scontate rimostranze Miss Frances non aveva mai scritto in proposito alla famiglia, limitandosi a informarla a nozze avvenute. Lady Bertram, che era di sentimenti placidi e di carattere notevolmente facile e indolente, si sarebbe limitata ad abbandonare la sorella al suo destino e a non pensare più alla faccenda; ma Mrs. Norris, dotata di un temperamento tutto attività, non trovò pace finché non ebbe scritto a Fanny una lunga lettera indignata, in cui sottolineava la follia del suo comportamento e ne prediceva tutte le possibili funeste conseguenze. Mrs. Price, ferita e irritata, indirizzò a sua volta alle due sorelle una risposta risentita, aggiungendo considerazioni così insolenti circa l'orgoglio di Sir Thomas, che Mrs. Norris non seppe trattenersi dal riferirgliele, il che mise fine, per un lungo lasso di tempo, a qualsiasi contatto fra i due nuclei familiari.

Del resto abitavano a tale distanza e appartenevano ad ambienti così diversi, che negli undici anni che seguirono ogni scambio anche incidentale di notizie fu praticamente impossibile: perciò il constatare come Mrs. Norris fosse in grado di annunciare di anno in anno, con voce irritata, che a Fanny era nato un altro bambino, destava ogni volta sorpresa in Sir Thomas. Dopo undici anni, però, Mrs. Price non poté più permettersi il lusso di alimentare orgoglio e risentimento o di rinunciare all'aiuto di quella delle sorelle che era in grado di assisterla: una famiglia numerosa e in continuo aumento, il marito divenuto inabile al servizio attivo ma sempre amante delle buone bevute e delle allegre compagnie, le entrate insufficienti a far fronte alle necessità dei suoi, la spinsero a riavvicinarsi ai familiari da cui si era così sconsideratamente allontanata, e scrisse a lady Bertram una lettera che, esprimendo così grande contrizione e sconforto, rivelava tale sovrabbondanza di figli e, insieme, tale scarsezza di mezzi da disporre tutti alla riconciliazione. Mrs. Price, che era prossima al suo nono parto, circostanza che deplorava amaramente, li supplicava di far da padrini al nascituro. Non nascondeva, inoltre, di essere conscia che solo la benevolenza dei suoi poteva aiutarla a mantenere decorosamente gli otto figli già nati. Il maggiore era un ragazzino di dieci anni, dall'intelligenza pronta, ansioso di incominciare a farsi strada nel mondo: ma dove indirizzarlo? forse Sir Thomas avrebbe potuto impiegarlo in uno qualsiasi degli uffici che curavano i suoi interessi nelle Indie Occidentali? Nessun lavoro sarebbe stato ritenuto troppo umile per il figliolo; o ancora, che pensava Sir Thomas di Woolwich? o cosa si poteva fare per avviare il ragazzo in Oriente?

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La lettera non fu inutile: ristabilì pace e affetto fra le sorelle, Sir Thomas inviò consigli e proposte amichevoli, lady Bertram spedí denaro e indumenti per il nascituro, e Mrs. Norris scrisse le lettere di accompagnamento. Questi furono gli effetti immediati della riconciliazione, ed entro l'anno ne risultò un più importante vantaggio per Mrs. Price. Mrs. Norris, che era andata ripetendo agli altri di non riuscire a distogliere il pensiero dalla sua povera sorella e dalla famiglia di lei; che nonostante ciò che tutti loro avevano fatto per Fanny lei si sentiva spinta a fare di più, finì col palesare il desiderio di vedere la povera Mrs. Price completamente sollevata dal peso del mantenimento di uno dei suoi numerosissimi figlioli. «Non avrebbero potuto, fra loro tutti, provvedere alla figlia maggiore, una bambina di ormai nove anni, età che richiedeva maggior attenzione di quanta la sua povera madte potesse dedicarle?» La responsabilità e le spese che si sarebbero accollati parevano ben poca cosa rispetto all'importanza della buona azione contemplata. Lady Bertram fu immediatamente d'accordo con lei: «Penso che non potremmo far nulla di meglio: mandiamo a prendere la bambina».

Il consenso di Sir Thomas non fu così impulsivo e incondizionato. Egli esitò e ragionò: era un impegno molto serio; una ragazza allevata da loro doveva poi ricevere una dote adeguata, altrimenti vi sarebbe stata crudeltà, e non bontà, nel toglierla dal suo ambiente famigliare. Pensava ai quattro figli suoi - ai due maschi - ai possibili amori fra cugini, e così via; ma appena iniziò a esporre posatamente le sue obiezioni, Mrs. Norris lo interruppe, ribattendo ogni argomento, esternato o meno: «Caro Sir Thomas, la capisco perfettamente e apprezzo la delicatezza e la generosità del suo punto di vista, del tutto conforme alla sua condotta di sempre; non solo ma in linea di massima sono pienamente d'accordo con lei per quanto concerne il doveroso impegno di fare tutto quanto possibile per provvedere al futuro di una bambina di cui, in un certo qual modo, saremo responsabili. E sarei certo l'ultima persona al mondo a negare il mio obolo in simile evenienza. Non avendo figli miei, a chi dovrei destinare il poco che potrò lasciare, se non ai figli delle mie sorelle? e sono certa che Mr. Norris è troppo giusto... Ma lei sa che sono una donna di poche parole e dichiarazioni. Non permettiamo che una cosa di così poco conto ci distolga dal compiere una buona azione. Si dia alla ragazza una buona base culturale, la si introduca in modo appropriato in società e, dieci contro uno, avrà modo di accasarsi bene senza ulteriori spese per nessuno. Oso dire, Sir Thomas, che una nostra nipote o, per lo meno, una sua nipote, non crescerà, in questi paraggi senza ricavarne molti benefici. Non dico che sarà bella come le sue cugine. Oso dire che non lo sarà, ma verrebbe introdotta nella società locale sotto circostanze talmente favorevoli che, secondo ogni umana probabilità, le si presenterebbe l'occasione di un matrimonio accettabile. Lei pensa ai suoi figlioli: ma non si rende conto che, di tutte le cose al mondo, questa che lei teme è quella che ha minor probabilità di accadere loro, educati, come sarebbero, sempre insieme come fratelli e sorella? È moralmente impossibile. Non ho mai sentito parlare di casi del genere. Di fatto, questo è l'unico mezzo sicuro per prevenire quanto lei teme. Supponiamo che sia una bella ragazza e che Tom e Edmund la incontrino da qui a dieci anni: allora sì, oso dire, si creerebbe una situazione pericolosa. La sola idea che le sia stato permesso di crescere lontano da noi tutti, povera e trascurata, basterebbe a fare innamorare l'uno o l'altro di questi cari, sensibili ragazzi. Ma lasciamoli crescere insieme fin d'ora e immaginiamo pure che abbia la bellezza di un angelo: bene, per loro non sarà mai più di una sorella.»

«C'è molto di vero in quel che lei dice,» le rispose Sir Thomas, «e non intendo ostacolare, prospettando ipotetiche difficoltà, un progetto che tanto si accorda alla situazione delle due parti. Volevo solo osservare che non ci si deve impegnare alla leggera e che, per essere veramente utili a Mrs. Price e, contemporaneamente, farci onore, dobbiamo promettere alla bambina, e considerarci obbligati a garantirle in futuro, compatibilmente con le circostanze, una dote da gentildonna, se mai non dovesse presentarsi la combinazione matrimoniale che lei si augura con tanto ottimismo».

«La capisco benissimo,» esclamò Mrs. Norris, «lei è talmente generoso e considerato, e sono certa che su questo punto non ci troveremo mai in disaccordo. Come lei ben sa, sono sempre prontissima a fare tutto quanto posso per il bene dei miei cari, e anche se non mi riuscirà mai di provare per questa bambina la centesima parte dell'affetto che porto ai suoi cari figlioli, né a considerarla in nessun modo come se fosse mia, come faccio nei loro riguardi, mi detesterei se dovessi trascurarla. Non è forse figlia di una mia sorella? e potrei sopportare di vederla nel bisogno avendo, io, un boccone di pane da darle? Mio caro Sir Thomas, per quanti difetti io abbia, ho un cuore caldo e, per quanto povera io sia, preferirei privarmi del necessario piuttosto che agire senza generosità. Perciò, se lei non ha nulla in contrario, scriverò fin da domani alla mia povera sorella e le farò la proposta; appena tutto sarà combinato, mi impegno io a far arrivare la bambina a Mansfield; lei non avrà da preoccuparsi di niente. In quanto al disturbo mio, come ben sa, non vi do mai peso. Manderò appositamente Nanny, la mia governante, a Londra, dove potrà dormire in casa di suo cugino il sellaio; la bambina la raggiungerà là. I suoi possono facilmente mandarla

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da Portsmouth in città con la diligenza, affidandola a una persona di fiducia che faccia lo stesso viaggio; oso dire che sarà facile trovare la rispettabile moglie di un qualche bottegaio che si rechi a Londra.»

Sir Thomas, dopo aver scartato l'idea di chiedere ospitalità per la nipote al cugino di Nanny, e avervi sostituito l'indicazione di un più rispettabile anche se meno economico pernottamento, non fece altre obiezioni; perciò, sistemata ogni cosa, non restò che da pregustare e veder attuato un così benevolo progetto. Ad esser giusti, le sensazioni gratificanti non avrebbero dovuto essere suddivise in parti uguali, poiché mentre Sir Thomas aveva fermamente deciso di essere il vero e consistente protettore della bambina prescelta, Mrs. Norris non aveva la benché minima intenzione di contribuire, anche solo in piccola parte, al suo mantenimento. Finché si trattava di camminare, parlare e progettare, era sempre piena di buona volontà e nessuno, meglio di lei, sapeva prescrivere agli altri la liberalità: ma il suo amore del denaro eguagliava il piacere che provava nel dar direttive, ed era altrettanto esperta nel risparmiare il proprio che nello spendere largamente l'altrui.

Sposatasi con una rendita inferiore a quella che era stata solita aspettarsi, fin dal principio aveva ritenuto necessario attenersi alla più rigida economia, in seguito quella che era stata una misura prudenziale divenne oggetto di libera scelta e finì con l'appagare quel bisogno di concentrarsi su qualcosa che non trovava sfogo nella presenza di figli.

Se avesse avuto da provvedere al benessere di una famiglia sua, forse Mrs. Norris non sarebbe mai riuscita a fare dei risparmi. Ma non avendo preoccupazioni del genere, nulla si opponeva alla sua mania di frugalità o diminuiva l'intima soddisfazione di vedere aumentare anno dopo anno una rendita che il tenore di vita suo e del marito non aveva mai intaccato. Alla luce di questi principi, fanaticamente perseguiti e non controbilanciati da alcun vero affetto per la sorella lontana, si capirà facilmente come le fosse impossibile non sentirsi paga del merito di aver suggerito e organizzato un così oneroso atto di carità; o, forse, conosceva così poco se stessa che, dopo la surriferita conversazione, poté incamminarsi verso la Canonica nella beata convinzione di essere la più liberale delle sorelle e delle zie.

Quando poi si ritornò sull'argomento, il suo punto di vista venne ulteriormente chiarito; infatti, alla calma domanda di lady Bertram: «Dove sarà ospitata dapprima la bimba, sorella: da voi o da noi?» Sir Thomas, non senza sorpresa, udì Mrs. Norris rispondere che le era assolutamente impossibile addossarsi in proposito una qualsiasi parte di diretta responsabilità.

Egli aveva pensato che la piccola avrebbe rappresentato una felice aggiunta agli abitanti della Canonica, quale desiderabile compagna di una zia priva di figli suoi; ma scoprì di essersi completamente sbagliato. Spiacente, disse Mrs. Norris, ma la permanenza della bambina in casa sua era assolutamente fuori discussione, per lo meno nella situazione attuale: la precaria salute del povero Mr. Norris rendeva la cosa impossibile: egli non era in grado di sopportare il baccano che fa una bambina, più di quanto fosse capace di volare; naturalmente, qualora la gotta da cui era afflitto fosse migliorata, le cose sarebbero andate diversamente: allora lei sarebbe stata lieta di far la sua parte, senza badare al proprio disturbo; ma, per il momento, il povero Mr. Norris prendeva tutto il suo tempo e la semplice menzione di un cambiamento lo avrebbe sconvolto.

«Allora è meglio che la bambina venga da noi,» disse lady Bertram senza scomporsi. Dopo una breve pausa di riflessione Sir Thomas aggiunse con dignità: «Va bene: questa casa sia la sua casa. Ci sforzeremo di compiere il nostro dovere verso di lei e qui, per lo meno, avrà il vantaggio di avere compagne della sua età e una istitutrice qualificata.»

«Giustissimo,» esclamò Mrs. Norris, «due considerazioni di grande importanza; e poi per Miss Lee dover insegnare a tre ragazzine invece che a due sarà la stessa cosa: non fa differenza. Vorrei solo potermi rendere più utile; ma, come vedete, faccio tutto quello che posso: non sono una di quelle persone che si tirano indietro; e Nanny l'andrà a prendere, per quanti inconvenienti possano procurarmi tre giorni di assenza della mia più valida collaboratrice. Immagino, sorella, che lei sistemerà la ragazzina nella cameretta bianca a mansarda, vicino alle stanze dei bambini ora in disuso. Sarà il posto migliore; a portata di Miss Lee, non lontano dalle cugine e vicinissima alle cameriere che potranno, l'una o l'altra, aiutarla a vestirsi e prender cura dei suoi indumenti; perché, immagino, non riterrà conveniente farla servire da Ellis, come le cugine. Proprio non vedo come si possa sistemarla diversamente.»

Lady Bertram non ebbe nulla da obiettare.«Spero che si dimostrerà una ragazzina di indole buona,» continuò Mrs. Norris, «e che si renderà

conto di quale fortuna sia avere dei parenti come noi.»«Se le sue tendenze fossero veramente cattive,» disse Sir Thomas, «non dovremmo, nell'interesse

delle nostre figlie, tenerla in famiglia. Ma non c'è motivo di aspettarci un simile inconveniente. Molto probabilmente troveremo in lei molte cose da cambiare e dobbiamo aspettarci una crassa ignoranza, una

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certa meschinità di idee e una sgradevolissima volgarità di modi; ma questi non sono difetti incurabili e, penso, non costituiranno un pericolo per le sue cugine. Se le mie figliole fossero minori di lei, avrei considerato l'ammissione in famiglia di questa nuova compagna una eventualità da ponderare con la massima prudenza, ma allo stato attuale delle cose ritengo che in questo rapporto non vi sia nulla da temere per loro e vi sia invece tutto da sperare per lei.»

«È proprio quello che penso io,» esclamò Mrs. Norris «è quello che dicevo stamattina a mio marito. La semplice convivenza con le cugine, gli ho detto, sarà educativa per la bambina; anche se Miss Lee non le insegnasse niente, imparerà da loro a essere buona e intelligente.»

«Spero che non farà dispetti al mio povero Pug,» disse Lady Bertram; «sono appena riuscita a indurre Julia a lasciarlo in pace.»

«Incontreremo qualche difficoltà, Mrs. Norris,» osservò Sir Thomas, «circa la appropriata distinzione da stabilire tra le bambine via via che cresceranno; occorrerà preservare nelle mie figliole la coscienza della loro posizione sociale senza tuttavia indurle a considerare con sufficienza la cugina; e, senza deprimere troppo quest'ultima, farle capire che lei non è una Miss Bertram. Desidero vederle ottime amiche e a nessun patto tollererei nelle mie figlie un benché minimo tono di arroganza nei confronti della cugina, ma tuttavia non possono essere considerate alla stessa stregua.

Il loro rango, censo, i loro diritti e le loro prospettive saranno sempre diversi. È un punto molto delicato, e lei ci dovrà aiutare a scegliere con tatto il giusto atteggiamento.»

Mrs. Norris era tutta a sua disposizione; e benché fosse pienamente d'accordo con lui sull'estrema delicatezza del problema, lo incoraggiò a sperare che, fra loro due, sarebbero facilmente riusciti a risolverlo.

È facile intuire come la lettera di Mrs. Norris alla sorella ottenesse il suo scopo; Mrs. Price parve alquanto sorpresa nel vedere che la scelta cadeva su una delle ragazze, mentre lei aveva tanti simpatici maschietti, ma accettò l'offerta con viva gratitudine e, assicurando che sua figlia era una bambina tranquilla e di ottima indole, si disse fiduciosa che non avrebbe mai dato loro motivo di doverla allontanare; avvertì inoltre che era piccolina e di salute alquanto delicata; ma, aggiunse, nutriva ferma fiducia che il cambiamento d'aria le avrebbe giovato. Povera donna! Probabilmente pensava che un cambiamento d'aria sarebbe stato opportuno per molti dei suoi figlioli.

CAPITOLO II

La ragazzina fece il lungo viaggio, e giunse sana e salva a Northampton, dove le andò incontro Mrs. Norris che così poté godere nell'intimo di essere la prima ad accoglierla e darsi importanza nel presentarla agli altri membri della famiglia, raccomandandola alla loro bontà.

A quel tempo, Fanny Price aveva appena compiuto dieci anni e benché a prima vista non si notasse nel suo aspetto granché di accattivante, per lo meno non vi era nulla in lei che potesse spiacere ai parenti. Era di piccola statura per la sua età, aveva una carnagione smorta e nessun lineamento del viso era di saliente bellezza; timidissima e ritrosa, schiva dal mettersi in vista, aveva un modo di fare impacciato ma non volgare, parlava con voce dolce e si esprimeva con grazia. Sir Thomas e Lady Bertram la accolsero con grande gentilezza e lo zio, vedendo quanto avesse bisogno di incoraggiamento, tentò di essere il più possibile conciliante, ma si trovò alle prese con un comportamento improntato a una sorta di restia gravità; Lady Bertram, invece, senza darsi tanto da fare, e dicendo sì e no una parola per dieci che ne diceva lui, col semplice aiuto di un aperto sorriso fu subito il personaggio meno temibile dei due.

I ragazzi erano tutti a casa e sostennero benissimo la loro parte durante quella prima presa di contatto; da parte dei maschi vi fu molto buon umore e nessun imbarazzo: avevano rispettivamente diciassette e sedici anni, erano alti per la loro età e, alla cuginetta, sembravano uomini fatti. L'atteggiamento delle due bambine fu esitante perché erano più giovani e avevano una grandissima soggezione del padre che, in quella occasione, si rivolse loro con poco opportuna solennità. Ma erano troppo abituate a trovarsi in compagnia di estranei per provare più di una naturale timidezza, e la loro disinvoltura, crescendo in proporzione dell'impaccio della cugina, le mise ben presto in grado di esaminarne a fondo, con tranquilla indifferenza, il viso e il vestito.

Erano davvero una famiglia di non comune bellezza: i maschi di notevole aspetto, le ragazze decisamente avvenenti, tutti e quattro più sviluppati e precoci di quanto comportasse la loro età, il che

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produceva una marcatissima differenza col fisico della cuginetta, differenza che risaltava anche nel modo in cui, grazie all'educazione ricevuta, si esprimevano i quattro figli di Sir Thomas; nessuno avrebbe creduto le tre ragazzine tanto vicine per età come effettivamente erano. Fra la minore delle Bertram e Fanny correvano solo due anni di differenza: Julia, infatti, era dodicenne e Maria aveva un anno di più. Intanto la piccola ospite si sentiva completamente smarrita: spaventata da tutti quelli che le stavano intorno, vergognandosi di sé, piena di nostalgia per la casa appena lasciata, non aveva il coraggio di alzare lo sguardo, quando parlava riusciva a malapena a farsi udire o a trattenere le lacrime. Durante il tragitto da Northampton a Mansfield, Mrs. Norris le aveva parlato incessantemente, della buona sorte toccatale e della profonda gratitudine, della buona condotta di cui doveva dar prova: così alla coscienza della propria inadeguatezza si era aggiunta nella bambina la convinzione di essere cattiva poiché non si sentiva felice. Inoltre la fatica di un viaggio così lungo incominciava a pesarle insopportabilmente. Vana fu la benintenzionata condiscendenza di Sir Thomas, vane le invadenti previsioni di Mrs. Norris, la quale si diceva certa che sarebbe stata una buona bambina; invano Lady Bertram, sorridendo, la fece sedere vicina sul sofà tra lei e Pug; a recarle conforto riuscì vana perfino la comparsa di una crostata di uva spina: poté appena inghiottire due bocconi prima che le lacrime sgorgassero a interromperla; e poiché era ormai evidente che il sonno doveva essere per lei il miglior amico, fu condotta a letto a consumarvi il suo dolore.

«Non è un inizio molto promettente,» disse Mrs. Norris dopo che Fanny ebbe lasciato la stanza; «dopo tutto quello che le ho detto durante il viaggio, speravo che si sarebbe comportata meglio; le ha spiegato che molto dipendeva dal fare buona impressione al primo incontro. Spero proprio che in lei non vi sia una naturale predisposizione all'umor nero; sua madre, poveretta, ne aveva, e come. Ma dobbiamo cercare di scusarla: non è che una bambina, e non mi sembra che questo suo dolore per aver lasciato casa sua deponga contro di lei, perché, nonostante tutte le inevitabili deficienze, era casa sua, e non può ancora capire quanto abbia cambiato per il meglio; però c'è un limite a tutto.»

Occorse tuttavia un periodo di tempo più lungo di quello che Mrs. Norris sembrava incline a concederle, per riconciliare Fanny con la novità della vita a Mansfield Park e con la separazione da tutti quelli alla cui presenza era stata abituata. La sua sensibilità era troppo acuta e troppo poco capita per esser presa in considerazione. Nessuno aveva l'intenzione di mancare di bontà verso di lei, ma nessuno si sforzava di metterla a suo agio.

La vacanza concessa il giorno seguente alle signorine Bertram per dar loro tempo di far conoscenza con la cuginetta e intrattenerla, non produsse una vera intimità: le due sorelle non poterono tenere in gran conto la nuova compagna quando scoprirono che possedeva solamente due fusciacche, e che non aveva mai studiato il francese; e quando notarono che si era poco interessata al pezzo a quattro mani che avevano avuto la grande bontà di suonare in suo onore, non seppero fare altro che regalarle generosamente i giocattoli ai quali tenevano meno e, abbandonandola a se stessa, si appartarono per darsi a una delle occupazioni preferite del momento: fare fiori artificiali, o ritagliare carta dorata.

Fanny, si trovasse sola o in compagnia delle cugine, fosse in sala da studio, in salotto, o nella macchia d'arbusti del giardino, si sentiva ugualmente abbandonata, trovava motivo di temere in ogni luogo o alla presenza di chiunque l'avvicinasse. Era scoraggiata dal benevolo silenzio di Lady Bertram, dall'aspetto grave di Sir Thomas, e frastornata dalle ammonizioni di Mrs. Norris. Le cugine la mortificavano facendo osservazioni sulla sua bassa statura e la mettevano in imbarazzo facendo commenti sulla sua timidezza; Miss Lee si meravigliava della sua ignoranza e le cameriere arricciavano il naso davanti ai suoi indumenti; e quando a questi motivi di pena si aggiungeva il ricordo dei fratelli e delle sorelle fra i quali era sempre stata indispensabile come compagna di giochi, governante e bambinaia, lo scoraggiamento che le stringeva il cuore si trasformava in desolazione.

La grandiosità della casa la sbalordiva ma non poteva consolarla. Le stanze erano troppo vaste perché vi si muovesse con disinvoltura, temeva di danneggiare tutto quanto toccava, e si aggirava qua e là, quasi furtivamente, costantemente atterrita da questa o quella cosa. Spesso si ritirava nella sua cameretta per piangere; e la bambina, di cui la sera gli altri parlavano in salotto, dopo che si era ritirata per andare a letto, giudicandola soddisfacentemente conscia della sua buona sorte, terminava la giornata singhiozzando, finché spossata si addormentava. In questo modo era trascorsa una settimana, senza che il suo fare quieto e passivo avesse lasciato trapelare alcun indizio del suo stato d'animo, quando una mattina fu sorpresa da Edmund, il secondo dei suoi cugini, mentre, seduta sulle scale che portavano alla mansarda, piangeva in silenzio.

«Mia cara cuginetta,» disse egli con tutta la gentilezza di un'indole piena di bontà, «che ti è mai successo?» e sedendole accanto si sforzò di vincere la vergogna di lei per essersi lasciata sorprendere così. Stava poco bene oppure qualcuno era in collera con lei? o aveva bisticciato con Maria e Julia? o non capiva

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qualcosa della lezione che doveva studiare e che lui avrebbe potuto spiegarle? In breve, aveva bisogno di qualcosa che lui potesse darle o fare per lei? Per molto tempo non riuscì a ottenere una risposta: solo dei «no, no..., assolutamente no..., no, grazie;» tuttavia perseverò, e appena prese a rivolgerle domande su casa sua, un'esplosione di singhiozzi gli svelò quale fosse il punto dolente. Edmund tentò di consolarla.

«Tu sei triste perché hai lasciato la mamma, mia cara piccola Fanny,» disse, «il che dimostra che sei una brava bambina; ma devi ricordare che qui sei fra parenti e amici, che tutti ti vogliono bene, e desiderano di vederti felice. Vieni, facciamo una passeggiata nel parco, e tu mi racconterai tutto dei tuoi fratelli e delle tue sorelle.»

Nello spingere più a fondo l'indagine, scoprì che, per quanto tutti quei fratelli e quelle sorelle le fossero cari, uno, più degli altri, le era presente alla mente. William era quello di cui parlava di più, che più desiderava avere vicino. William, il fratello maggiore, che aveva un anno più di lei, che era stato il suo costante compagno e amico, il suo difensore presso la madre (della quale era il preferito) in ogni difficoltà. A William non era piaciuto che lei andasse via, le aveva detto che gli sarebbe mancata davvero moltissimo. «Ma William ti scriverà, ne sono sicuro.» Sì, aveva promesso di farlo, ma le aveva detto di scrivere lei per prima. «E quando lo farai?» Abbassò il capo e rispose esitando che non lo sapeva; non aveva carta da lettere. «Se questa è tutta la tua difficoltà, penserò io a rifornirti di carta e di qualsiasi altro materiale che ti sia necessario, e potrai scrivere la tua lettera quando vorrai farlo. Ti farebbe contenta scrivere a William?»

«Sì, molto.»«Allora facciamolo subito. Vieni con me nella saletta da colazione: vi troveremo tutto il necessario

e saremo sicuri di avere la stanza tutta per noi.»«Ma, cugino... la lettera partirà con la posta?»«Sì, fidati di me, partirà insieme alle altre lettere, e siccome tuo zio l'affrancherà, William non

dovrà pagare niente.»«Mio zio!» esclamò Fanny con aria spaventata.«Sì, quando avrai scritto la lettera, la porterò io stesso da mio padre perché la affranchi.»Fanny pensò che era un gesto molto audace, ma non obiettò altro, e così andarono insieme nella

saletta da colazione, dove Edmund le preparò il foglio tracciandovi le righe con tutto lo zelo che ci avrebbe messo il fratello di Fanny e, probabilmente, con alquanta maggiore esattezza. Rimase con lei per tutto il tempo che impiegò a scrivere la lettera, aiutandola, a seconda dei casi, a temperare la penna, o a scegliere l'esatta ortografia; completò queste premure, alle quali la bambina era stata molto sensibile, con l'aggiunta di un gesto gentile che fece a Fanny più piacere di tutto il resto: scrisse di suo pugno i suoi saluti più affettuosi per il cugino William, e accluse nel plico una mezza ghinea. In quell'occasione, i sentimenti di Fanny furono tali che non pensava di essere in grado di esternarli; ma l'espressione del viso, le poche semplici parole pronunciate, bastarono a dire pienamente la sua gratitudine e la sua gioia; e il cugino incominciò a pensare che era una bambina interessante. Continuò a parlarle, e da tutto quanto essa disse si convinse che aveva un cuore affettuoso, e un grande desiderio di agire rettamente e, inoltre, poté rendersi conto che il sentimento che essa aveva della propria incerta situazione e una grande timidezza esigevano ogni riguardo da parte sua e dei suoi. Non si era mai accorto di averle procurato dispiacere, ma ora capiva che Fanny doveva essere avvicinata con più fattiva gentilezza; perciò, per prima cosa, si adoperò a vincere il timore che essa aveva di tutti loro, e, soprattutto le diede molti buoni consigli, esortandola a partecipare ai giochi di Maria e di Julia e a mostrarsi il più lieta possibile.

Da quel giorno Fanny si sentì più a suo agio. Sapeva di avere un amico: la bontà che le dimostrava il cugino Edmund la incoraggiò ad essere più disinvolta con tutti gli altri. Il luogo in cui viveva le divenne meno estraneo, i suoi abitanti le sembrarono meno formidabili e, se fra essi ve n'erano alcuni che continuava inevitabilmente a temere, incominciò, per lo meno, a conoscerne l'abituale comportamento, e a capire quale fosse il miglior modo di conformarvisi.

Le sue piccole goffaggini, le infrazioni all'etichetta che nei primi tempi avevano penosamente disturbato il ben ordinato ritmo della vita di Mansfield Park, a poco a poco andarono scomparendo, e per Fanny non fu più motivo di sgomento il doversi presentare di fronte allo zio, né la voce della zia Norris la fece più trasalire con esagerata violenza. Quanto alle cugine, divenne per loro, occasionalmente, una compagna bene accetta. Seppure a causa dell'età ancora troppo infantile e della sua scarsa resistenza fisica, non poteva prender parte a tutte le attività che esse svolgevano, i loro divertimenti e i loro progetti talvolta erano di natura tale da rendere desiderabile la presenza di una terza persona, tanto più se questa era di natura servizievole e remissiva; perciò quando la zia indagava per scoprire le pecche di Fanny, o quando Edmund insisteva sul di lei diritto alla loro benevolenza, ammettevano di buon grado che «Fanny aveva un carattere abbastanza buono.»

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Edmund, personalmente non veniva mai meno all'affettuosa gentilezza verso di lei; da Tom non doveva sopportare altro che quel genere di presa in giro che un giovanetto di diciassette anni quasi sempre trova doverosa verso una bambina di dieci. Tom stava facendo il suo ingresso nella vita di società e si comportava col brio e con la liberalità di un primogenito che si sente nato solo per spendere e per godere. Il suo comportamento verso la cuginetta era consono alla coscienza della propria situazione e dei propri diritti: le faceva graziosissimi regali e le dava scherzosamente la baia.

A mano a mano che nella bambina l'aspetto fisico migliorava e cresceva la sua disinvoltura, Sir Thomas e Mrs. Norris considerarono il loro piano benevolo con maggior soddisfazione e ammisero ben presto, parlandone insieme, che, benché fosse lungi dall'essere intelligente, la bambina dimostrava un'indole trattabile e probabilmente avrebbe dato loro poche preoccupazioni. Fanny sapeva leggere, scrivere e cucire, ma non le era stato insegnato nulla di più; e siccome le cugine l'avevano trovata all'oscuro di molte cose che erano loro familiari da lungo tempo, la giudicarono straordinariamente stupida e ripetutamente ne comunicarono le deficienze in salotto. «Ma pensi, cara mamma! mia cugina non riesce a mettere insieme la cartina dell'Europa!» o «mia cugina non sa dire i fiumi principali della Russia» o «non ha mai sentito parlare dell'Asia Minore» o «non conosce la differenza che passa fra gli acquerelli e le matite!» «Che strano! Ha mai sentito una cosa più sciocca?»

«Mie care,» interveniva la zia, piena di compunzione, «è un vero guaio, ma non dovete aspettarvi che tutte le ragazzine siano così avanti negli studi e così pronte nell'apprendere come lo siete voi.»

«Ma zia, è talmente ignorante! Pensi che l'altra sera le abbiamo chiesto che via seguirebbe per recarsi in Irlanda, e lei ha detto che farebbe la traversata per l'isola di Wight. Le viene in mente solo l'isola di Wight, e la chiama ‹l'Isola› come se non ve ne fossero altre al mondo. Sono certa che mi sarei vergognata di me stessa se non fossi stata meglio informata assai prima di avere la sua età. Non riesco a ricordare un tempo in cui non sapevo una quantità di cose delle quali lei non ha ancora la minima nozione. Quanto tempo fa, zia, sapevamo già ripetere in ordine cronologico l'elenco dei re d'Inghilterra, con la data della loro ascesa al trono, e quella degli avvenimenti principali dei loro regni!»

«Sì,» aggiunse l'altra, «e quelle degli imperatori romani, giù giù fino a Severo; inoltre sapevamo tante cose sulla mitologia pagana, e su tutti i metalli, e i metalloidi, e i pianeti, e i nomi dei filosofi famosi.»

«Verissimo, mia cara; ma voi due godete la benedizione di una memoria meravigliosa e la vostra povera cugina probabilmente non ne ha punta. Vi è un'enorme differenza tra memoria e memoria come in ogni altra cosa; perciò dovete concedere delle attenuanti a vostra cugina, e compatirla per le sue deficienze. E ricordate che essendo così progredite negli studi e così intelligenti, dovrete essere sempre modeste; poiché per quante siano le cose che già sapete, ve ne rimangono molte altre da imparare.»

«Sì, so che ce ne saranno finché non arriverò ai diciassette anni. Ma le devo dire un'altra cosa sul conto di Fanny, così strana e così sciocca. Pensi che dice di non voler imparare né la musica, né il disegno.»

«Certamente, mia cara, questa è una vera sciocchezza da parte sua e dimostra una grave mancanza di ingegno e di spirito di emulazione. Ma, tutto considerato, non so se non sia meglio così, poiché, sapete, sebbene (grazie al mio intervento) il vostro papà e la vostra mamma siano stati tanto buoni da prendersi l'impegno di educarla insieme con voi, non è assolutamente necessario che essa diventi altrettanto compita; al contrario, è assai più auspicabile che fra voi e lei ci sia una differenza.»

Questi erano i ragionamenti con i quali Mrs. Norris contribuiva alla formazione delle nipoti; e non farà meraviglia se, nonostante tutto il loro promettente talento e la loro precoce informazione, le due ragazzine fossero interamente deficienti nella meno facile acquisizione dell'autocoscienza, dell'umiltà e della generosità. Ricevevano un perfetto insegnamento in ogni cosa eccettuate quelle che interessano la formazione del carattere. Sir Thomas non era a conoscenza di quel che mancava loro perché, pur essendo un padre pieno di sollecitudine per il bene delle figliole, non dimostrava apertamente l'affetto che provava per loro, e il suo atteggiamento riservato reprimeva in sua presenza ogni slancio, ogni spontaneità delle ragazzine.

All'educazione delle figlie Lady Bertram non prestava che ben poca attenzione: non aveva tempo per impegni del genere. Trascorreva le giornate seduta su un sofà, elegantemente vestita, intenta a un qualche lavoro d'ago di poca utilità e di nessuna bellezza, pensando più al cagnolino che ai figlioli, ma piena di indulgenza nei loro riguardi quando non gliene derivava alcun fastidio, guidata in ogni decisione importante da Sir Thomas, e nelle cose di minor conto dalla sorella. Se anche si fosse resa conto di aver più tempo a disposizione da dedicare alle ragazze, avrebbe probabilmente pensato che non era necessario occuparsene, poiché erano affidate ad una istitutrice, ricevevano lezioni da professori qualificati, e dunque non poteva occorrere loro nient'altro. Quanto al fatto che Fanny fosse lenta nell'apprendere, poteva solo

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dire che la cosa era spiacevole, ma certe persone sono tarde, per cui la bambina doveva applicarsi di più; non vedeva cos'altro si potesse fare; e all'infuori del fatto che era tanto limitata, doveva dire che, lei, non vedeva altri difetti in quella povera piccola; e che se la trovava sempre a portata di voce, pronta a fare le sue ambasciate, ad andare a prendere quel che a lei occorreva!

Fanny, con tutte le pecche della sua ignoranza e timidezza, aveva messo radice a Mansfield Park, e avendo a poco a poco imparato a trasferirvi molto dell'affetto nutrito un tempo per la casa paterna, cresceva serenamente nella nuova dimora insieme alle cugine. Non vi era vera cattiveria nell'indole di Maria e di Julia; e benché Fanny fosse a volte mortificata dal modo con cui esse la trattavano, aveva un concetto troppo umile di quanto le spettava, per sentirsene offesa.

Poco prima che la nipotina facesse il suo ingresso nella cerchia familiare, una leggera alterazione del suo stato di salute e, soprattutto, la sua indolenza avevano indotto Lady Bertram a rinunciare alla casa di Londra, che era stata solita occupare in primavera, e a decidere di restare tutto l'anno in campagna, senza preoccuparsi se, in seguito alla sua assenza, la permanenza in città sarebbe riuscita più o meno comoda a Sir Thomas quando vi soggiornava a causa dei suoi impegni parlamentari. Le signorine Bertram rimasero dunque in campagna, dove continuarono a esercitare la memoria e a perfezionare le loro suonate a quattro mani, a crescere e a farsi donne, e il padre, soddisfatto, le vedeva compite nella persona, nel portamento, nei modi, nei talenti acquisiti, cioè in ogni cosa che appagava la sua sollecitudine nei loro riguardi. Il figlio maggiore era spensierato e spendaccione, e gli aveva già procurato non poche preoccupazioni, ma gli altri gli promettevano solo soddisfazioni. Le figlie, pensava, finché avessero conservato il cognome di Bertram, gli avrebbero conferito nuova grazia e, quando poi l'avessero lasciato, avrebbero senza dubbio contribuito ad allargare la cerchia rispettabile delle parentele: il carattere di Edmund, il suo saldo buon senso, la sua rettitudine, garantivano un'utile occupazione, il conseguimento di debiti onori e la felicità per lui e i familiari. Era destinato ad abbracciare la carriera ecclesiastica.

Pur in mezzo alle sollecitudini e alle soddisfazioni che i suoi figlioli gli procuravano, Sir Thomas non dimenticava di fare quanto poteva per quelli di Mrs. Price; li assisteva liberalmente nel proseguimento degli studi, e si interessava alla collocazione dei maschi a mano a mano che giungevano in età di scegliere una determinata carriera; e Fanny, benché quasi totalmente avulsa dalla famiglia d'origine, provava la più sincera soddisfazione nell'apprendere le bontà dello zio verso i suoi, e nel sapere tutto quanto vi era di promettente nella loro attuale situazione e nel loro modo di comportarsi. Una volta e una volta sola nel corso di lunghissimi anni, ebbe la felicità di incontrarsi con William; quanto agli altri, non li vide affatto; nessuno sembrava pensare che, un giorno, lei dovesse ritrovarsi nuovamente fra loro, fosse pure per una semplice visita, nessuno, a casa, la desiderava, ma William, che poco tempo dopo la partenza di Fanny aveva deciso di entrare nella marina da guerra, era stato invitato a trascorrere una settimana, nel Northamptonshire, in compagnia della sorella, prima di prendere il mare. Lo slancio e l'affetto di quell'incontro, l'intensa gioia provata nel trovarsi riuniti, le ore di felice gaiezza trascorse insieme, e i momenti di serie conversazioni che si svolsero fra loro, si possono immaginare facilmente, come pure le ottimistiche aspettative e l'entusiasmo manifestato dal ragazzo fino al momento della separazione, e il dolore della sorella nel vederlo partire. Per fortuna, quella visita coincise con le vacanze di Natale, quando a Fanny fu possibile cercare diretto conforto presso il cugino Edmund; e questi le disse cose così piacevoli su quanto William avrebbe operato e poi sarebbe diventato grazie alla professione prescelta, da convincerla a poco a poco che la separazione valeva ben la spesa. L'amicizia di Edmund non le venne mai meno; il passaggio da Eton a Oxford non alterò la naturale gentilezza del suo comportamento; anzi, gli fornì più frequenti opportunità di manifestarla. Senza ostentare di far più degli altri membri della famiglia o il timore di strafare, era sempre sollecito dell'interesse della cugina, e pieno di considerazione per i sentimenti di lei; tentava di mettere in luce le sue qualità, l'aiutava a vincere la ritrosia che le impediva di farle valere, le prodigava consigli, consolazione, incoraggiamento.

Tenuta indietro com'era da tutti gli altri, il solo sostegno di Edmund non poteva bastare a metterla in evidenza; ma anche sotto altri aspetti le sue attenzioni erano della massima importanza per coltivare l'intelletto della fanciulla, o per ampliarne gli interessi. La sapeva intelligente, vedeva che afferrava prontamente i concetti, che era dotata di buon senso, e constatava in lei un amore per la lettura che, saggiamente guidato, era di per sé formativo. Miss Lee le insegnava il francese, e ogni giorno l'ascoltava leggere il brano di storia assegnato; ma era lui che le indicava i libri che incantavano le sue ore di libertà, lui che ne incoraggiava il gusto e ne correggeva il giudizio; le faceva approfondire quanto leggeva parlandone con lei, e con lodi giudiziose ne stimolava l'attrattiva di quell'esercizio. In cambio di questa sollecitudine Fanny gli voleva più bene che a chiunque altro al mondo, William eccettuato; il suo cuore era diviso in parti uguali fra i due.

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CAPITOLO III

Il primo avvenimento di una qualche importanza prodottosi nella famiglia in quel giro di tempo fu la morte di Mr. Norris che avvenne quando Fanny era sui quindici anni e fu, inevitabilmente, apportatore di cambiamenti e novità. Mrs. Norris, costretta a lasciare la Canonica, si trasferì dapprima a Mansfield Park e in seguito in una casetta, di proprietà di Sir Thomas, nel vicino villaggio. Si consolò presto della perdita del marito, accorgendosi che poteva benissimo fare a meno di lui, e dalla diminuzione delle sue rendite traendone il pretesto per dichiarare necessaria una più stretta economia.

La parrocchia di Mansfield, con i suoi proventi e con l'annessa Canonica, in processo di tempo sarebbe dovuta toccare a Edmund, e se lo zio fosse mancato in un altro momento, Sir Thomas l'avrebbe affidata temporaneamente a un qualche suo amico in attesa che il figlio, giunto in età di ricevere l'ordinazione, la occupasse. Ma le spese di Tom erano state tali da render necessaria una diversa combinazione, e così il fratello minore dovette contribuire a pagare per i piaceri goduti dal primogenito. La famiglia disponeva anche di un secondo beneficio ecclesiastico, meno redditizio, ed esso fu tenuto in serbo per Edmund: circostanza, questa, che rendendo possibile un accomodamento, pesò un po' meno sulla coscienza di Sir Thomas. Tuttavia, sentendo quanto fosse ingiusta la cosa nei confronti del secondogenito, si sforzò di infondere la stessa convinzione nel figlio maggiore, sperando che essa facesse presa su di lui più di quanto, fino a quel momento, aveva detto o fatto.

«Arrossisco per te, Tom,» disse col suo fare più dignitoso, «arrossisco del ripiego al quale sono costretto per tua colpa e vorrei essere certo di poterti compatire per quello che spero tu senta in questo momento pensando a tuo fratello. Con la condotta che hai tenuta tu hai defraudato Edmund per dieci, venti, trent'anni, e forse per tutta la vita di più della metà di quella rendita che, nelle mie intenzioni, avrebbe dovuto essere sua. Confido che in futuro mi sia possibile, o sia possibile a te (e lo spero vivamente), procurargli una migliore sistemazione; ma non va dimenticato che le rendite della parrocchia di Mansfield sono semplicemente quanto gli spetta per diritto naturale e che niente altro potrà compensare i vantaggi sicuri ai quali è costretto a rinunciare a motivo dell'urgenza e della gravità dei tuoi debiti.»

Tom ascoltò tra compunto e contrito; ma, sfuggendo al padre appena gli fu possibile, riuscì ben presto, con felice egoismo, a concludere che: primo, i debiti da lui contratti non ammontavano alla metà di quelli di alcuni suoi amici; secondo, il padre l'aveva fatta troppo lunga; terzo, il futuro occupante, chiunque fosse, sarebbe morto presto.

Dopo il decesso di Mr. Norris, il beneficio ecclesiastico venne conferito a un certo Dottor Grant che, di conseguenza, venne a risiedere a Mansfield; era un uomo gioviale, sui quarantacinque anni, che aveva tutta l'aria di dover smentire le previsioni del giovane Mr. Bertram. Macché!: «È un tizio dal collo corto, proprio il tipo dell'apoplettico, che, rimpinzato di cibi buoni, prima o poi tirerà le cuoia.»

Aveva una moglie più giovane di lui, di quindici anni circa, ma non avevano figli. Fecero il loro ingresso nel vicinato accompagnati dalle solite buone informazioni, che li dicevano persone del tutto rispettabili e piacevoli. Era giunto ormai il momento in cui Sir Thomas si aspettava che la cognata offrisse di fare la sua parte concorrendo al mantenimento della nipote, visto che la nuova situazione di Mrs. Norris e l'età raggiunta da Fanny sembravano rimuovere ogni precedente difficoltà; anzi, era senz'altro desiderabile che esse vivessero insieme. E poiché, in aggiunta alle spese esorbitanti del figlio maggiore, la posizione economica di Sir Thomas si era fatta meno brillante anche a motivo di certe perdite da lui subite nei suoi possedimenti delle Indie Occidentali, egli considerava desiderabile di essere sollevato dall'onere del mantenimento di Fanny e dall'impegno di provvedere alla sua dote. Non metteva in dubbio che il suo punto di vista non dovesse apparire del tutto ragionevole; ne accennò dunque alla moglie e questa, la prima volta che la cosa le venne in mente e la nipote si trovò sola con lei, le disse con tutta naturalezza: «E così Fanny, tra poco ci lascerai e andrai a vivere con mia sorella. Sei contenta?»

Fanny fu tanto sorpresa che seppe solo far eco alle parole della zia: «Vi lascerò?»«Sì, cara, perché te ne stupisci? Sei stata cinque anni con noi, e mia sorella ha sempre avuto

l'intenzione di prenderti con sé, quando Mr. Norris fosse morto. Ma continuerai a venir qui ugualmente e a campionare i disegni del mio lavoro.»

La notizia, per Fanny, era tanto spiacevole quanto inaspettata. Non aveva mai ricevuto prove di affetto dalla zia Norris, e non riusciva a volerle bene.

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«Mi spiacerà molto andar via,» disse con voce soffocata.«Sì, lo credo che ti spiacerà; è abbastanza naturale, questo. Immagino che da quando sei venuta in

questa casa hai avuto da sopportare ben poche cose spiacevoli.»«Spero di non essere una ingrata, zia,» disse Fanny.«Sì, cara, spero proprio che tu non lo sia. Ti ho sempre giudicata una buonissima figliola.»«E non abiterò mai più qui?»«Mai più, cara. Ma puoi star certa che avrai una abitazione comoda. Le cose non saranno granché

differenti per te, cambiando da una casa all'altra.»Fanny lasciò la stanza col cuore gonfio; a lei non pareva che la differenza fosse di così poco conto,

e il pensiero di andare a vivere con l'altra zia non le dava il minimo piacere. Appena si trovò con Edmund, gli comunicò la sua pena.

«Cugino,» disse, «sta per prodursi un cambiamento che proprio non mi piace; e benché tu mi abbia spesso persuasa a ricredermi su cose che a tutta prima mi dispiacevano, non riuscirai a farlo in questa occasione. Andrò a vivere per sempre con la zia Norris.»

«Davvero!»«Sì, mia zia Bertram me lo ha detto poco fa. È tutto deciso. Dovrò lasciare Mansfield Park e andrò

ad abitare nella Casetta Bianca, appena la zia vi si sarà trasferita, immagino!»«Ebbene, Fanny, se il progetto a te non dispiacesse, lo troverei ottimo.»«Oh! cugino!»«Ma sì! pensa a tutti gli aspetti positivi della cosa! la zia agisce con grande buon senso volendoti

con sé. Sceglie un'amica e una compagna esattamente dove dovrebbe sceglierla, e sono lieto che il suo amore per il denaro non abbia nulla a che fare con questa circostanza. Per lei sarai proprio quello che dovresti essere. Spero che la cosa non ti turbi troppo, Fanny.»

«Invece mi turba. Non mi può piacere. Sono affezionata a questa casa, ad ogni cosa che contiene. Laggiù non mi affezionerò a niente. E tu sai quanto mi trovo a disagio con la zia Norris.»

«Non posso dire di approvare i suoi modi con te quand'eri piccola: ma sono stati gli stessi, o quasi, che ha avuto con tutti noi. Non ha mai saputo rendersi simpatica ai bambini. Ma ora hai un'età in cui si è trattati diversamente, e mi pare che già ora si stia comportando meglio; e quando sarai la sua sola compagna, assumerai importanza ai suoi occhi.»

«Non sarò mai importante per nessuno.»«Che cosa lo impedirà?»«Tutto... La mia situazione... la mia stupidaggine, la mia goffaggine.»«Quanto a stupidaggine e a goffaggine, mia cara Fanny, credimi, in te non ne vedo nemmeno

l'ombra, se non quando fai un uso così improprio di queste parole. Non c'è ragione al mondo perché tu non debba essere importante per chi ti conosce bene. Hai buonsenso, un carattere pieno di dolcezza, e sono certo che hai cuore riconoscente, un cuore che non saprebbe ricevere gentilezza senza ricambiarla. Non so veder doti migliori per un'amica e per una compagna.»

«Sei troppo gentile,» disse Fanny, arrossendo a quelle lodi. «Come potrò mai ringraziarti a dovere per la buona opinione che hai di me? Oh! cugino, se dovrò andarmene, ricorderò la tua bontà fino all'ultimo istante della mia vita.»

«Ma, Fanny, davvero spero di essere ricordato a una distanza come quella che c'è da qui alla Casetta Bianca! Parli come se te ne andassi mille miglia lontano, invece che semplicemente dall'altra parte del parco. Ma tu ci apparterrai praticamente come ora. Le due famiglie si incontreranno ogni giorno dell'anno. L'unica differenza sarà che, vivendo con la zia, sarai messa debitamente in evidenza. Qui ci sono troppo persone dietro le quali ti puoi nascondere, ma, sola con lei, sarai costretta a farti valere.»

«Oh, non dire così!»«Devo dirlo, e lo dico con piacere. Mrs. Norris è assai più idonea di mia madre a prendersi la

responsabilità di guidarti, ora. Col suo carattere, che la spinge a fare molto per chiunque la interessi veramente, ti costringerà a mettere in luce le tue naturali qualità.»

Fanny sospirò e disse: «Non riesco a vedere le cose da questo punto di vista; ma dovrei fidarmi del tuo buon senso piuttosto che del mio, e ti sono molto grata per il tentativo di riconciliarmi con ciò che, in ogni modo, è inevitabile. Se potessi credere che la zia mi vuole realmente bene, niente mi darebbe maggior piacere della certezza di rappresentare qualcosa per qualcuno. Qui so di non essere importante per nessuno, eppure voglio bene a questo luogo!»

«Ma questo luogo, Fanny, tu non lo abbandonerai, anche se lascerai la casa. Sarai libera come sempre di girare per il parco e il giardino. Anche un cuoricino fedele come il tuo non ha motivo di temere

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un cambiamento nominale come questo. Avrai le stesse passeggiate da fare, la stessa biblioteca da cui scegliere i libri, le stesse persone da incontrare, lo stesso cavallo da montare.»

«È vero, sì, il mio caro vecchio pony grigio. Ah, cugino, quando ricordo come avevo paura di salirgli in groppa! Com'ero terrorizzata quando sentivo dire che l'equitazione mi avrebbe fatto bene alla salute. (Oh! come tremavo quando lo zio schiudeva le labbra se si parlava di cavalli!) e pensa quanto ti sei adoperato per farmi ragionare e vincere le mie paure; per persuadermi che dopo le prime volte mi sarebbe piaciuto cavalcare, e vedi quanto hai avuto ragione. Sono incline a sperare che tu sia sempre così buon profeta.»

«E io sono convinto che la convivenza con Mrs. Norris gioverà tanto alla tua mente quanto l'equitazione ha giovato alla tua salute e anche alla tua felicità, in ultima analisi.»

Così terminò il loro colloquio che, nonostante tutti gli utili ammaestramenti destinati a Fanny, avrebbe potuto benissimo essere risparmiato, perché Mrs. Norris non aveva la benché minima intenzione di prenderla con sé. Nella presente circostanza l'eventualità di farlo le si era presentata solamente quale soluzione da scartare con la massima cura. Per evitare che la famiglia contasse sul suo intervento, fra le case che nella parrocchia di Mansfield Park potevano considerarsi abitazioni decorose, aveva scelto la più piccola; la Casetta Bianca era giusto grande abbastanza per ospitare solamente lei e i domestici, con in più una camera per gli ospiti riservata a una qualche amica: particolare, questo su cui insisteva puntigliosamente; la camera per gli ospiti non le era mai stata necessaria in Canonica, ma ora non dimenticava mai di rammentare l'assoluta necessità di una camera di riserva per potervi ricevere un'amica. Ma tutte le sue manovre non impedirono che a Mansfield Park ci si aspettassero da lei più generosi propositi; anzi, fu probabilmente quel continuo parlare della camera per gli ospiti che indusse Sir Thomas a supporre che in realtà essa fosse destinata a Fanny. Ben presto, comunque, Lady Bertram, chiarì come stesse la faccenda; un giorno, infatti, disse casualmente a Mrs. Norris:

«Penso, sorella, che non sia necessario trattenere oltre Miss Lee, ora che Fanny verrà ad abitare da lei, non è vero?»

Mrs. Norris quasi sobbalzò: «Ad abitare da me, cara Lady Bertram! Cosa intende dire?»«Non deve abitare con lei? Pensavo che avesse combinato ogni cosa con Sir Thomas.»«Io? Mai! Non ne ho mai fatto cenno a Sir Thomas, né lui a me. Fanny, abitare con me! è l'ultima

cosa al mondo a cui penserei, o che quanti ci conoscono bene tutte e due potrebbero considerare desiderabile. Dio mio! cosa potrei fare di Fanny? Io! una povera vedova sola e desolata, che non sa dove mettere le mani, inadatta a tutto, con lo spirito infranto, io occuparmi di una giovinetta di quell'età, di una ragazza di quindici anni! proprio l'età che ha maggior bisogno di attenzione e di cure e che mette alla prova anche il più lieto e sereno degli spiriti. Sono certa che Sir Thomas non si aspetta da me una cosa simile! Sir Thomas mi è troppo amico. Nessuno che desideri il mio bene, ne sono sicura, me la proporrebbe. Ma come mai Sir Thomas gliene ha parlato?»

«Veramente, non so. Credo che la ritenesse la miglior sistemazione.»«Ma esattamente cosa ha detto? Non può aver detto che desidera che io prenda Fanny con me.

Sono certa che, dentro di sé non poteva desiderare ch'io lo facessi.»«No, ha solo detto che la cosa gli sembrava molto probabile... e anche a me è sembrato che lo

fosse. Pensavamo tutti e due che le sarebbe di conforto. Ma se il progetto non le piace, non c'è altro da dire. Qui, la figliola non dà alcun fastidio.»

«Cara sorella! Consideri la mia infelice condizione: come potrebbe essermi di un qualche conforto quella ragazza? Eccomi qui, povera vedova derelitta, orbata del migliore dei mariti, con una salute compromessa dalle fatiche sopportate nel prodigargli le mie cure, in uno stato d'animo ancor peggiore, tutta la mia pace in questo mondo, distrutta, con rendite appena sufficienti da consentire di mantenermi come si addice a una gentildonna e da permettermi di vivere in modo da non disonorare la memoria del caro estinto, che conforto potrei ricavare sobbarcandomi un peso come Fanny? Se mai desiderassi di averla con me pensando al mio bene personale non farei una cosa così ingiusta per la povera figliola. È in buone mani, sicura di una buona sistemazione. Io devo lottare da sola, così come posso, col mio dolore e le mie difficoltà.»

«Dunque non le rincrescerà di vivere tutta sola?»«Cara Lady Bertram! che altro mi attende ormai all'infuori della solitudine? Spero di ospitare di

tanto in tanto un'amica, nella mia casetta (avrò sempre un letto per un'amica); ma in futuro trascorrerò la maggior parte delle mie giornate in assoluto ritiro; se solo mi riuscirà di far quadrare il bilancio, non chiederò altro.»

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«Spero, sorella, che le cose non saranno poi così nere per lei. Sir Thomas mi ha detto che avrà una rendita di seicento sterline l'anno.»

«Non mi lamento, Lady Bertram. So che non posso vivere come ho vissuto in passato; devo ridurre le spese là dove posso e imparare ad amministrare con maggior oculatezza il mio denaro. Sono stata una donna di casa prodiga e generosa, ma ora, non mi vergognerò di praticare apertamente l'economia. La mia situazione sociale è mutata così come sono mutate le mie rendite. Il povero Mr. Norris in quanto rettore della parrocchia, aveva molti obblighi che non ci si può aspettare che io mi sobbarchi. Nessuno sa quanto si consumava nella nostra cucina con tutta quella gente che andava e veniva in continuazione. Alla Casetta Bianca le cose saranno meglio misurate. Devo vivere entro i limiti della mia rendita per non sentirmi assillata; e ammetto che mi farebbe molto piacere di riuscire a far qualcosetta di più: mettere da parte una piccola somma alla fine di ogni anno.»

«Sono certa che ci riuscirà. Lo ha sempre fatto, non è vero?»«Mio unico scopo, Lady Bertram, è rendermi utile a chi mi sopravviverà. È per il bene dei suoi

figlioli che desidero aumentare quanto possiedo. Non ho altri a cui pensare, e sarei molto contenta di lasciar qualcosetta che meriti di essere divisa fra loro.»

«Lei è molto buona, ma non se ne preoccupi. Essi saranno certamente ben provvisti. Ci penserà Sir Thomas.»

«Ma lei sa che i mezzi di Sir Thomas saranno fortemente ridotti se le sue piantagioni di Antigua continueranno a rendere così poco.»

«Oh! questo andrà presto a posto. So che Sir Thomas ha scritto laggiù dando disposizioni in proposito.»

«Bene, Lady Bertram,» disse Mrs. Norris, accingendosi a lasciare la stanza, «posso dire solamente che mio unico desiderio è l'essere utile alla sua famiglia, e, perciò, se Sir Thomas dovesse parlarle nuovamente a proposito di Fanny e di una sua sistemazione in casa mia, potrà dirgli che a causa della mia salute e della mia depressione, la cosa è fuori discussione; inoltre, non saprei proprio come darle un letto perché devo pure avere una camera degli ospiti per ricevervi qualche amica.»

Di questa conversazione, Lady Bertram riferì al marito quanto bastava per convincerlo che si era del tutto ingannato sulle intenzioni della cognata; e da quel momento essa fu completamente al sicuro da qualsiasi aspettativa o allusione in proposito da parte di lui. Tuttavia egli non poté non meravigliarsi del rifiuto di far qualcosa per la nipote, da parte di chi, in passato, si era dichiarata tanto pronta ad adottarla; ma poiché Mrs. Norris mise subito le mani avanti dicendo a lui e a Lady Bertram che tutto quanto possedeva era destinato ai loro figlioli, accettò la situazione abbastanza prontamente pensando che quella preferenza, oltre ad essere vantaggiosa e lusinghiera per la famiglia, lo metteva, personalmente, in grado di provvedere meglio alla nipote.

Fanny seppe ben presto quanto erano stati inutili i suoi timori di lasciare la casa, e la sua spontanea felicità nell'apprenderlo fu di qualche conforto per Edmund deluso per la mancata realizzazione di un progetto che, a suo giudizio, doveva rivelarsi così utile per lei. Mrs. Norris prese possesso della Casetta Bianca, i Grant si insediarono nella Canonica, e dopo questi eventi, ogni cosa, a Mansfield Park, riprese per qualche tempo, il ritmo consueto.

I Grant, dimostratisi socievoli e cordiali, furono accolti con grande piacere nella cerchia dei loro nuovi conoscenti. Certo, avevano i loro difetti, e Mrs. Norris non tardò a scoprirli. Il dottor Grant era amante della buona tavola ed esigeva ogni giorno un buon pranzo completo; Mrs. Grant, invece di adoperarsi per accontentarlo con poca spesa, corrispondeva alla cuoca un salario all'altezza di quello dato a Mansfield Park, e, da parte sua, non metteva quasi mai piede in dispensa o in cucina. Mrs. Norris non riusciva a parlare con indifferenza di tali sconsideratezze, né della quantità di burro e di uova che si consumavano quotidianamente in quella casa. «A nessuno l'abbondanza e l'ospitalità piacevano più che a lei, nessuno detestava più di lei la meschinità; in Canonica, ai suoi tempi, lei poteva ben dirlo, non erano mai mancati tutti gli agi desiderabili, e la casa, sotto la sua direzione, non aveva certo sofferto di cattiva fama, ma il modo di vivere dei Grant no, non lo poteva capire. Una signora elegante in una parrocchia di campagna era assolutamente fuori posto. La dispensa che era stata sua era buona abbastanza, osava dirle, perché Mrs. Grant si degnasse di porvi piede ogni tanto. E per quante indagini avesse fatto, non le era riuscito di scoprire che Mrs. Grant avesse mai avuto più di cinquemila sterline di suo.»

Lady Bertram ascoltava senza grande interesse questa specie di invettive. Non riusciva a dare importanza al risentimento di quell'accanita risparmiatrice, ma soffriva tutte le ingiurie della beltà indignata al pensiero che Mrs. Grant occupasse un così buon posto in società senza essere neppure attraente, e su

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questo punto esprimeva il proprio stupore quasi tanto spesso, anche se meno verbosamente, di quanto facesse Mrs. Norris, dissertando sull'altro.

Queste considerazioni erano state discusse e ridiscusse per quasi tutto un anno, quando si produsse un avvenimento di importanza tale per la famiglia da reclamare a buon diritto un posto nei pensieri e nella conversazione delle due signore: Sir Thomas giudicò opportuno recarsi personalmente ad Antigua, per sistemare meglio i suoi affari e decise di condurre con sé il figlio maggiore nella speranza di staccarlo dalle cattive compagnie che aveva in patria. Partirono così dall'Inghilterra, con la prospettiva di un'assenza di circa dodici mesi.

La necessità di prendere tale provvedimento imposto dalla situazione del suo patrimonio, e la speranza di fare il bene del figlio, avevano indotto Sir Thomas a compiere lo sforzo che gli costava lasciare gli altri membri della famiglia e specialmente affidare completamente alla guida altrui le figlie, giunte proprio allora a un'età tanto delicata e importante. Sapeva che Lady Bertram non era all'altezza di prendere il suo posto presso di loro, o di svolgere quei compiti che avrebbero dovuto spettarle naturalmente; ma aveva sufficiente fiducia nella presenza sempre vigile di Mrs. Norris e nel buon senso di Edmund, per partire senza timori per la buona condotta delle due ragazze.

A Lady Bertram non piacque affatto l'idea che il marito dovesse lasciarla; ma essendo una di quelle persone intimamente convinte che non vi possa essere nulla di pericoloso o di difficile o di faticoso, tranne che per loro, non provò alcuna ansia per l'incolumità di Sir Thomas, né alcuna preoccupazione per i disagi che lo attendevano.

Le signorine Bertram, in quella circostanza, meritarono veramente di essere compiante: non per la loro afflizione, ma per la loro incapacità di provarla. Non erano affezionate al padre che non si era mai dimostrato propenso a concedere loro gli svaghi che più preferivano, per cui, triste a dirsi, la sua assenza fu tutt'altro che sgradita. Le due ragazze si trovarono libere da ogni controllo e, sebbene non facessero progetti per alcun divertimento specifico che con tutta probabilità Sir Thomas avrebbe proibito, si sentirono immediatamente padrone di se stesse, e sicure di ottenere ogni possibile indulgenza. Il sollievo di Fanny, e la sua consapevolezza di tale sollievo, non fu inferiore a quello delle cugine; ma, dotata com'era di un'indole più tenera, essa capì quanto fossero ingrati i suoi sentimenti e si addolorò sinceramente di non potersi addolorare. Sir Thomas che aveva fatto tanto per lei e per i suoi fratelli, era partito, forse per non tornare mai più, e lei aveva potuto vederlo andar via senza versare una lacrima! La sua era una vergognosa dimostrazione di insensibilità! Pensare che egli le aveva detto, la mattina stessa della partenza, di sperare che lei, Fanny, potesse rivedere William l'inverno seguente, e l'aveva incaricata di scrivergli per invitarlo a Mansfield non appena fosse giunta notizia che la squadra alla quale apparteneva la nave del fratello, si trovava in un porto inglese. Com'era pieno di considerazione e di bontà questo gesto dello zio! E se solo, mentre parlava, egli avesse sorriso e le avesse detto «Cara Fanny», tutti gli sguardi freddi, tutte le severe osservazioni rivoltele in passato sarebbero stati dimenticati. Invece aveva concluso il discorso in modo da sprofondarla in un abisso di mortificazione, aggiungendo: «Se William verrà a Mansfield, spero che riuscirai a dimostrargli che i molti anni della vostra separazione non sono passati inutilmente, senza renderti migliore; ma temo che, sotto parecchi aspetti, troverà la sorella sedicenne di oggi non molto diversa dalla sorellina di dieci anni che ha lasciato tanto tempo fa.» Questa osservazione fece piangere amaramente Fanny, dopo che lo zio fu partito; e le cugine, vedendo che aveva gli occhi rossi, pensarono che era un'ipocrita.

CAPITOLO IV

Negli ultimi tempi la presenza di Tom Bertram in casa era stata così saltuaria che, ora, se ne sentiva l'assenza solo in astratto; e Lady Bertram ben presto constatò con stupore quanto fosse facile fare a meno anche della presenza di suo marito e, con quanta efficienza Edmund lo supplisse nel trinciare le carni a capotavola, nel trattare con l'amministratore, scrivere al procuratore legale e nel sistemare ogni cosa con la servitù, risparmiando a lei qualsiasi eventuale fatica o sforzo, all'infuori di quello di vergare le proprie lettere.

Le prime notizie del felice arrivo dei viaggiatori ad Antigua, dopo un viaggio senza incidenti, pervennero a tempo debito: non prima tuttavia che Mrs. Norris avesse modo di abbandonarsi ai più funesti presagi e di adoperarsi per farli condividere da Edmund ogni qualvolta le capitava di trovarlo da solo; e

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siccome contava di essere informata per prima della prevista fatale catastrofe, si era già preparata ad annunciarla agli altri nel modo più appropriato, quando giunse la comunicazione, scritta dallo stesso Sir Thomas, che lui e il figlio erano vivi e in ottima salute, a costringerla momentaneamente alla calma e a rimandare ad altra occasione gli affettuosi discorsi preparatori.

L'inverno giunse e passò senza che vi fosse bisogno di farne uso; continuavano ad arrivare ottime notizie, e Mrs. Norris, nell'organizzare gli svaghi delle nipoti, sovrintendere alla loro toeletta, mettere in mostra i loro talenti, e contemporaneamente guardarsi attorno in cerca di possibili mariti per loro, ebbe tanto da fare che, con l'aggiunta delle sue cure domestiche, di alcune interferenze in quelle della sorella, e della sorveglianza esercitata da lontano sugli sprechi di Mrs. Grant, le rimase ben poco tempo per dedicarsi anche ai timori per la sorte degli assenti.

Le signorine Bertram erano ormai pienamente affermate tra le «bellezze» del vicinato; e, siccome all'avvenenza e alle brillanti capacità acquisite univano modi spontaneamente disinvolti e accuratamente improntati a cortesia e gentilezza, godevano del favore e dell'ammirazione generale. La loro vanità era così bene regolata che sembravano non averne punta; non si davano arie; ma intanto, le lodi tributate al loro comportamento, accuratamente registrate e messe in circolazione dalla zia, contribuivano a rafforzare in loro la convinzione di essere senza difetto.

Lady Bertram non le accompagnava in società. Era tanto indolente che nemmeno la soddisfazione materna di assistere al successo delle figlie e di godere del loro piacere, l'inducevano ad affrontare quel lieve disagio; così affidò l'incarico di scortarle alle feste alla sorella, che fu contentissima di essere investita di quella onorifica incombenza e godette intimamente nel trovarvi il modo di frequentare la società senza accollarsi l'onere di affittare carrozza e cavalli.

Fanny non fu mai presente ai trattenimenti di quella stagione, ma ebbe il piacere di sentirsi dichiarare utile per far compagnia alla zia ogni qualvolta il resto della famiglia era invitata da qualche parte; e poiché Miss Lee aveva ormai lasciato Mansfield, naturalmente divenne indispensabile a Lady Bertram le sere in cui v'era un ballo o un ricevimento. Le parlava, l'ascoltava, le faceva un po' di lettura; e la tranquillità di quelle serate, la certezza di trovarsi, in quei colloqui a due, al riparo da qualsiasi sgarbo, era indicibilmente riposante per quella sua indole raramente libera da apprensioni e turbamenti. In quanto ai divertimenti delle cugine, le piaceva ascoltarne il resoconto, specialmente se, trattandosi dei balli, le dicevano con chi Edmund aveva danzato; ma in lei era troppo viva la consapevolezza della sua umile situazione perché pensasse di poter mai essere compresa negli inviti, e perciò porgeva orecchio senza supporre di dovervisi un giorno interessare in prima persona. Nell'insieme, quello fu per lei un piacevole inverno; vero che non riportò William in Inghilterra, ma l'incrollabile speranza nel suo arrivo bastava a darle conforto.

La primavera successiva la privò del suo prezioso amico, il vecchio pony grigio, e per qualche tempo Fanny rischiò di risentirne la mancanza, non solo affettivamente ma anche dal punto di vista della salute, poiché, nonostante in famiglia fosse accettato come un dato di fatto che l'esercizio dell'equitazione era necessario al suo equilibrio fisico, non vennero presi provvedimenti per darle una nuova cavalcatura; «perché», come fece osservare la zia Norris, «poteva ben far uso dei cavalli delle cugine, ogniqualvolta esse non ne avessero bisogno»; ma si dava il caso che le signorine Bertram avessero bisogno dei cavalli tutti i giorni di bel tempo, e siccome non veniva loro in mente di spingere la compiacenza fino alla rinunzia di un qualsiasi piacere personale, naturalmente la volta di Fanny non veniva mai. Così, nelle belle mattinate di aprile e di maggio, esse fecero le loro gaie cavalcate; e la cugina, o rimase a casa seduta tutto il giorno con l'una delle zie, o fece passeggiate troppo lunghe per le sue forze dietro esortazione dell'altra.

Lady Bertram considerava l'esercizio fisico tanto inutile per gli altri quanto spiacevole per sé; e Mrs. Norris, che era in movimento dalla mattina alla sera, pensava che tutti dovessero camminare come faceva lei. Se in quei giorni Edmund non fosse stato assente, si sarebbe rimediato assai prima alla spiacevole situazione. Quando, al suo ritorno, si rese conto della situazione di Fanny e constatò gli effetti deleteri prodotti sulla sua salute, pensò che ci fosse un'unica cosa da fare: «Fanny deve avere un nuovo cavallo» fu la risoluta dichiarazione con cui controbatté gli argomenti della madre e della zia che, l'una per inerzia, l'altra per amor di risparmio, tendevano a minimizzare il problema.

Alla fine Mrs. Norris finì col dire che, dopotutto, fra i cavalli di cui disponeva Mansfield Park, doveva pur esserci un qualche vecchio e mansueto animale che avrebbe fatto benissimo all'uopo; oppure se ne poteva prendere uno a prestito dall'amministratore, o forse il dottor Grant avrebbe acconsentito a mettere ogni tanto a loro disposizione il pony che faceva la spola tra la Canonica e la posta. In ogni caso, considerava assolutamente inutile, e anche inopportuno, che Fanny avesse, come le cugine, un cavallo suo, degno di una vera signora. Era sicura che Sir Thomas non lo desiderava; e doveva dire che fare un acquisto

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così importante durante la sua assenza, gravando la scuderia di un pesante onere, mentre buona parte delle rendite familiari al momento erano insicure, le sembrava cosa veramente ingiustificabile. «Fanny deve avere un cavallo» fu l'unica risposta di Edmund. Mrs. Norris non poteva condividere quel punto di vista. Lady Bertram, sì: era pienamente d'accordo col figlio circa la necessità dell'acquisto, e si diceva certa che il marito l'avrebbe pensata allo stesso modo; ma le sembrava che non vi fosse alcuna urgenza, Edmund doveva aspettare il ritorno di Sir Thomas, e allora Sir Thomas avrebbe potuto sistemare la cosa personalmente. Sarebbe tornato in settembre, e che male c'era nell'aspettare fino a settembre?

Benché Edmund fosse assai più dispiaciuto con la zia che non con la madre, perché era quella che dimostrava meno riguardo verso la nipote, non seppe, tuttavia, non dare peso a quanto essa diceva, e alla fine decise di procedere in modo da evitare il rischio che il padre trovasse che lui aveva ecceduto e, allo stesso tempo, in modo da procurare a Fanny, immediatamente, l'opportunità di fare quell'esercizio di cui egli mal sopportava di vederla priva. Edmund aveva tre cavalli di sua proprietà, ma nessuno a cui si potesse affidare una donna; due erano cavalli da caccia; il terzo era un utile cavallo da viaggio: stabilì di cambiare quest'ultimo con uno che sua cugina potesse montare, e, una volta deciso, l'affare fu presto concluso. La nuova giumenta si dimostrò un tesoro; fu messa perfettamente a punto con pochissima fatica e Fanny ne entrò in quasi completo possesso. Non avrebbe mai immaginato, prima di sperimentarlo, che un altro cavallo le si sarebbe adattato meglio del vecchio pony grigio; ma il godimento che le diede la cavalla di Edmund sorpassò di gran lunga ogni passata esperienza; e il piacere, aumentato dal sapere chi glielo procurava con tanta affettuosa gentilezza, era così intenso che non le riusciva di esprimerlo a parole. Il cugino impersonava ai suoi occhi tutto quanto può esservi di buono e di nobile, il suo merito era tale che nessuno, all'infuori di lei, poteva apprezzarlo pienamente, aveva diritto a tanta gratitudine che la sua dedizione, per quanto grande, non avrebbe mai potuto ripagarlo. Il sentimento che provava per lui era un misto di rispetto, di riconoscenza, di fiducia e di tenerezza.

Siccome il cavallo rimaneva di proprietà di Edmund, di nome come di fatto, Mrs. Norris riuscì a tollerare che fosse messo a disposizione di Fanny; e, se mai a Lady Bertram fosse venuto in mente di ripensare alle obiezioni da lei mosse in proposito al figlio, questi ne sarebbe uscito scusato ai suoi occhi, per non aver voluto aspettare il settembre e con esso il ritorno di Sir Thomas, visto che Sir Thomas, quando settembre giunse, si trovava ancora all'estero, dove non prevedeva una prossima sistemazione dei suoi affari. Proprio quando i suoi pensieri erano ormai tutti rivolti all'Inghilterra erano sorte circostanze sfavorevoli, e la grandissima incertezza in cui le cose erano venute a trovarsi lo aveva deciso a rimandare il figlio in patria, e attendere da solo una definitiva sistemazione. Tom giunse sano e salvo, recando ottime notizie del padre che furono del tutto senza effetto su Mrs. Norris. La circostanza che Sir Thomas avesse allontanato il figlio le sembrò tale una prova di paterna sollecitudine, risultato di funesti timori per la propria salvezza, che non poté non abbandonarsi ai più tremendi presentimenti; e così, quando giunsero le lunghe serate autunnali si sentì, nella triste solitudine della sua casetta, talmente assillata da essere costretta a rifugiarsi ogni giorno nella sala da pranzo del Park. Tuttavia il rinnovarsi degli impegni invernali non fu senza effetto; e a mano a mano che il ritmo se ne intensificava, Mrs. Norris fu tanto assorta nell'orchestrare il successo della nipote maggiore, che la sua tensione nervosa si allentò. «Se fato voleva che il povero Sir Thomas non tornasse mai più, sarebbe pur stata una grande consolazione vedere la loro cara Maria bene accasata», pensava assai spesso; sempre, quando si trovavano in compagnia di gentiluomini facoltosi, e, in modo particolare, quando fu loro presentato un giovanotto che era recentemente entrato in possesso, per diritto di successione, di una delle più vaste tenute e delle più belle dimore della regione.

Fin dal primo momento Mr. Rushworth fu colpito dalla bellezza di Miss Bertram, ed essendo incline al matrimonio, ben presto immaginò di esserne innamorato. Era un giovane dalla corporatura massiccia, senz'altre doti all'infuori di un comune buon senso; ma siccome non vi era alcunché di sgradevole sia nella sua persona che nel suo modo di porgere, la giovane si compiacque della conquista fatta. Essendo ormai nel ventunesimo anno di età, Maria Bertram incominciava a guardare al matrimonio come a un suo preciso dovere e siccome il matrimonio con Mr. Rushworth le avrebbe garantito una rendita superiore a quella del padre e insieme le avrebbe assicurato quella casa in città, che sentiva ormai come primo obiettivo da raggiungere, considerò, in base alla stessa regola etica, suo evidente dovere sposare Mr. Rushworth se appena le fosse possibile. Mrs. Norris mise tutto lo zelo di cui era capace per fare andare in porto la combinazione, ricorrendo a ogni suggestione ed espediente atto a magnificarne la desiderabilità agli occhi delle due parti in causa; e, fra i vari ritrovati, escogitò di ricercare l'intimità della madre del giovanotto che, per il momento, viveva con lui; anzi, costrinse addirittura Lady Bertram ad affrontare dieci miglia in carrozza lungo una strada disagevole per farle una visita di cortesia. Non passò molto tempo prima che tra lei e la signora si stabilisse un'ottima intesa. Mrs. Rushworth ammise che era suo vivo

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desiderio vedere il figlio sposato e dichiarò che fra quante giovanette avesse mai incontrato Miss Bertram, con le sue amabili doti e tutti i talenti le sembrava la più adatta a farlo felice. Mrs. Norris accolse il complimento e ammirò il grande discernimento di chi sapeva così bene riconoscere il merito al solo vederlo. Maria era, veramente, l'orgoglio e la gioia di tutti loro: assolutamente senza difetti, un vero angelo; ovvio che, circondata di ammiratori com'era, fosse assai esigente nella scelta; tuttavia, fin dove Mrs. Norris poteva azzardare un'opinione personale nonostante una così recente conoscenza, Mr. Rushworth le sembrava esattamente il giovane che poteva meritarla e attrarre le sue simpatie.

Dopo aver danzato insieme durante un confacente numero di feste da ballo, i due giovani giustificarono queste opinioni e il fidanzamento fu concluso, previo consenso dell'assente Sir Thomas, con grande soddisfazione delle rispettive famiglie, e di quanti, nel vicinato, da molte settimane, avevano giudicato estremamente conveniente un matrimonio fra Mr. Rushworth e Miss Bertram.

Passarono alcuni mesi prima che potesse giungere il consenso di Sir Thomas; ma nel frattempo, siccome nessuno nutriva dubbi circa la sua più cordiale approvazione del fidanzamento, i rapporti fra le due famiglie si fecero più intimi e frequenti, senza alcun tentativo di tenerli segreti all'infuori di quello di Mrs. Norris, che andava dicendo dovunque «che era una cosa di cui, per il momento, non si doveva parlare».

Edmund fu l'unica persona in famiglia che trovasse a ridire sulla cosa, e nessuna rimostranza della zia poté indurlo a considerare Mr. Rushworth un compagno desiderabile per la sorella. Ammetteva che essa era il miglior giudice per quanto concerneva la propria felicità; ma non gli andava a genio che questa felicità avesse quale punto focale una rendita cospicua; né poteva trattenersi dal pensare, quando si trovava in compagnia di Mr. Rushworth: «Se quest'uomo non avesse dodicimila sterline di rendita all'anno, sarebbe un perfetto cretino.»

Sir Thomas, tuttavia, fu veramente felice della prospettiva di un matrimonio così indiscutibilmente vantaggioso, e del quale gli venivano presentati solo i lati positivi e promettenti. Era un legame con una famiglia come si doveva, della stessa regione e delle stesse tendenze politiche. Sir Thomas comunicò senza indugi il proprio consenso, ponendo come unica condizione che il matrimonio non si dovesse celebrare prima del suo ritorno che, come sperava ardentemente, non sarebbe tardato. Scriveva in aprile, ed era quasi certo di sistemare ogni cosa con piena soddisfazione e di lasciare Antigua prima della fine dell'estate.

Così stavano le cose nel mese di luglio, e Fanny aveva da poco compiuto i diciotto anni, quando la società locale si arricchì di due nuovi membri: il fratello e la sorella di Mrs. Grant, Mr. e Miss Crawford, nati da un secondo matrimonio della madre comune. Erano giovani molto facoltosi. Il maschio possedeva una bella tenuta nel Norfolk e la ragazza aveva ventimila sterline di dote. Quando erano bambini, la sorella maggiore li aveva molto amati; ma poiché il suo matrimonio era stato seguito ben presto dalla morte della madre, che aveva lasciato i due piccoli alla tutela di uno zio paterno, del tutto sconosciuto a Mrs. Grant, da allora essa li aveva incontrati assai raramente. Nella casa dello zio erano stati accolti con affetto; l'ammiraglio Crawford e sua moglie, pur non trovandosi d'accordo su nient'altro, erano uniti dall'amore per i due bambini; o, quantomeno, ciascuno aveva il proprio preferito, per il quale dimostrava una eccessiva parzialità. L'ammiraglio era attaccatissimo al ragazzo; Mrs. Crawford stravedeva per la bambina; e proprio la morte di Mrs. Crawford, costringeva ora la sua pupilla a cercarsi un'altra dimora, dopo alcuni mesi di un inutile tentativo di convivenza con lo zio. L'ammiraglio Crawford conduceva una vita sregolata, e, incurante di trattenere la nipote presso di sé, non aveva esitato a portare un'amante a vivere sotto il proprio tetto; era stata questa situazione a indurre Miss Crawford a chiedere ospitalità alla sorella: una soluzione opportuna per l'una quanto piacevole per l'altra: infatti Mrs. Grant, dopo avere esaurito le tipiche risorse delle signore che vivono in campagna prive di una nidiata di figli, dopo aver più che riempito di bei mobili il suo salotto preferito e messa insieme una collezione di piante scelte e di polli di razza, sentiva intensamente la necessità di arricchire e variare l'ambiente familiare. Perciò la venuta della sorella, a cui era sempre stata molto affezionata e che ora sperava di trattenere presso di sé finché non si fosse accasata le fece molto piacere, e la sua maggiore preoccupazione era che la vita a Mansfield offrisse troppo scarse attrattive a una giovane donna abituata all'esistenza di Londra. Miss Crawford, da parte sua, condivideva quelle apprensioni, che in lei nascevano soprattutto da una certa diffidenza nei confronti del probabile stile di vita della sorella e della società locale, ed era stato solo dopo avere inutilmente tentato di indurre il fratello a stabilirsi con lei nella sua tenuta che si era avventurata a recarsi da questi altri parenti. Disgraziatamente per lei, Henry Crawford detestava sopra ogni altra cosa di sentirsi legato a una fissa dimora, e di aver poca compagnia intorno a sé: non si sentiva di accontentare la sorella a costo di un così grande sacrificio, ma la scortò con estrema buona grazia nel Northamptonshire, e con altrettanta gentilezza promise che sarebbe andato a riprenderla previa mezz'ora di preavviso, non appena fosse stanca della nuova sistemazione.

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L'incontro fu molto soddisfacente da ambo le parti. Miss Crawford trovò nella sorella una persona libera da ogni consuetudinaria meschinità e rusticità di modi, un cognato che aveva tutto l'aspetto e i modi del vero gentiluomo, una casa comoda e ben arredata; e Mrs. Grant, da parte sua, nel ricevere i fratelli coi quali sperava di stringere ancor più stretti legami, si vide dinnanzi un giovanotto e una ragazza dalla personalità molto attraente. Mary Crawford era assai graziosa; Henry, benché non fosse propriamente bello, aveva distinzione e buone maniere; i modi di entrambi erano vivaci e piacevoli, e subito Mrs. Grant fece loro credito di ogni altra virtù. Era incantata da tutti e due, ma Mary era la sua prediletta, e non avendo mai potuto trar vanto dalla propria bellezza, godette senza riserve del piacere di gloriarsi di quella della sorella. Non ne aveva atteso l'arrivo per guardarsi attorno allo scopo di individuare un marito che facesse per lei, e aveva fissato la scelta su Tom Bertram; il figlio primogenito di un baronetto non era un partito troppo al di sopra di una ragazza con ventimila sterline di dote e con tutta la finezza e i pregi che Mrs. Grant le attribuiva a priori; e poiché Mrs. Grant era una donna dal cuore aperto e priva di inibizioni, Mary non era in casa da tre ore che già la metteva al corrente del progetto concepito per lei.

Miss Crawford fu lieta di scoprire che una famiglia tanto importante viveva così vicino a loro, e certo non le dispiacquero né la sollecita cura della sorella, né la scelta da lei fatta. Considerava il matrimonio una auspicabile meta da raggiungere purché ci si accasasse bene, e siccome aveva già incontrato Mr. Bertram in città, sapeva che non potevano esservi obiezioni né alla sua persona, né alla sua posizione sociale. Così, pur parlando delle cose come se si trattasse di uno scherzo, non trascurò di pensarvi con tutta serietà. Henry fu sollecitamente messo a parte del progetto.

«E ora,» aggiunse Mrs. Grant, «ho pensato a qualcos'altro per coronare l'opera; sarei lietissima di vedervi sistemati tutti e due in questi dintorni; e perciò, Henry, tu dovresti sposare la seconda Miss Bertram, una ragazza simpatica, bella, di buona indole, compita, che ti farà molto felice.»

Henry la ringraziò con un inchino.«Cara sorella,» disse Mary, «se lei saprà persuaderlo a tanto, sarà un nuovo motivo di gioia per me

l'essere imparentata con una donna così abile e intelligente, e posso solo rammaricarmi che lei non abbia una mezza dozzina di figlie da sistemare. Se saprà indurre Henry a sposarsi, le riconoscerò un tatto e un'astuzia degni di una francese. Tutto quanto la diplomazia inglese può in proposito è già stato tentato. Ho tre carissime amiche che, a turno, si sono pazzamente innamorate di lui; e le fatiche alle quali si sono sobbarcate loro e le loro madri (tutte donne intelligentissime), nonché la mia cara zia ed io per convincerlo, lusingarlo, intrappolarlo nella rete del matrimonio, sono indicibili! Se le sue signorine Bertram non vogliono avere il cuore infranto, stiano alla larga da Henry.»

«Caro fratello, non posso credere questo sul tuo conto.»«No, sono certo che lei è troppo buona per farlo. Sarà più generosa di Mary. Mi concederà delle

attenuanti: gioventù e inesperienza. Sono prudente per natura e non voglio mettere a repentaglio, per troppa fretta, la mia felicità. Nessuno, più di me, ha un alto concetto della condizione matrimoniale. Penso che la benedizione di una moglie debba essere esattamente quale la descrive nei suoi versi discreti il poeta: ‹l'ultimo perfetto dono del Cielo.»

«Ecco, Mrs. Grant, vede come sottolinea una sola parola, guardi un po' il suo sorriso. Le assicuro che è davvero detestabile... Le lezioni dell'ammiraglio l'hanno rovinato.»

«Dò pochissimo peso,» disse Mrs. Grant, «a quanto può dire un giovanotto a proposito del matrimonio. Se vi si dichiara avverso, concludo semplicemente che non ha ancora incontrato la fanciulla che fa per lui.» Il dottor Grant si congratulò ridendo con Miss Crawford per non esservi, da parte sua, avversa.

«Certo che non lo sono, e non me ne vergogno affatto. Vorrei che tutti si sposassero, se solo possono farlo convenientemente. Non mi piace che ci si butti via; ma tutti dovrebbero sposarsi appena possono farlo in modo vantaggioso.»

CAPITOLO V

I giovani simpatizzarono fin dal primo momento. Erano, sia i Bertram che i Crawford, assai attraenti; e fu facile capire che i loro incontri avrebbero acquistato un carattere di maggiore intimità non appena le regole della buona creanza lo avessero consentito. La grazia di Miss Crawford non la danneggiò agli occhi delle signorine Bertram; erano troppo belle, loro due, per nutrire antipatia per qualunque altra

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donna anch'essa dotata di bellezza; e furono attratte, quasi quanto i loro fratelli, dai suoi vivaci occhi scuri, dalla delicata carnagione bruna e dalla sua figuretta elegante. Se fosse stata alta, formosa e bionda le cose, forse, sarebbero andate diversamente; ma stando così com'erano, non si prospettava il pericolo di un confronto e potevano ammettere senza reticenze che si trattava di una fanciulla simpatica e graziosa, mentre loro restavano, indiscutibilmente, le «belle» del circondario.

Il fratello non era granché attraente; anzi, al vederlo per la prima volta, lo trovarono addirittura brutto, troppo scuro e brutto; ma, senza dubbio, era un vero gentiluomo e un affascinante conversatore. Al secondo incontro, poi, non parve più così brutto; certo, non era bello, ma aveva un volto così espressivo, e denti così perfetti, e una figura così ben proporzionata, che ci si dimenticava ben presto il fatto che fosse brutto; e dopo un terzo incontro, dopo che ebbero pranzato in sua compagnia alla Canonica, nessuno fu più autorizzato a definirlo tale. Di fatto, era il più piacevole cavaliere che le sorelle avessero mai incontrato, e tutte e due ne erano parimenti attratte. Senonché la particolare condizione di fidanzata di Miss Bertram lo assegnava, ovviamente, a Julia, cosa di cui lei era pienamente consapevole; così, prima che fosse passata una settimana dall'arrivo di Mr. Crawford, Julia era dispostissima a permettergli di innamorarsi di lei.

Le idee di Maria in proposito erano più sfumate e confuse.Non voleva né veder chiaro, né capire: «Non poteva esserci nulla di male se un attraente

giovanotto le era simpatico - tutti conoscevano la sua condizione di fidanzata - era Mr. Crawford che doveva badare a se stesso.» Mr. Crawford, da parte sua, non intendeva correre alcun pericolo: valeva la pena di conquistare le signorine Bertram e le signorine Bertram erano più che disposte ad essere conquistate; così cominciò a far loro un po' di corte, senza altro scopo che di rendersi gradito. Certo, non desiderava farle morire d'amore; ma, sebbene dotato di un certo buon senso e di un'indole che avrebbe dovuto portarlo a valutare più saggiamente situazioni e sentimenti, su questo punto si concesse ampia latitudine di procedere a capriccio.

«Le sue signorine Bertram mi piacciono moltissimo, sorella,» disse mentre tornava dall'averle accompagnate alla carrozza, al termine del pranzo più sopra ricordato; «sono ragazze molto eleganti e simpatiche.»

«Lo sono davvero, e sono felice di sentirtelo dire. Ma preferisci Julia, no?»«Oh! sì, preferisco Julia.»«Proprio davvero? Perché secondo l'opinione generale, Miss Bertram è considerata la più bella.»«Lo credo bene. Le sue fattezze sono migliori, da tutti i punti di vista, e il suo modo di fare mi

piace di più... ma preferisco Julia. Miss Bertram è certo la più avvenente delle due, e l'ho trovata anche più simpatica... ma preferirò sempre Julia perché lei, sorella, me lo ordina.»

«Non perderò tempo a ragionare con te Henry; ma sono convinta che finirai col preferirla.»«Ma non le sto dicendo che la preferisco fin d'ora?»«E poi Miss Bertram è fidanzata. Ricordatene, caro fratello. La sua scelta è fatta.»«Sì, e per questo mi piace ancora di più. Una giovane, se fidanzata, è sempre più attraente di una

che non lo è. È soddisfatta di sé. Non ha più preoccupazioni per l'avvenire, sa di poter esercitare tutte le sue seduzioni senza destare sospetti. Con una donna già impegnata non si corrono rischi; non si causano danni.»

«In quanto a questo... Mr. Rushworth è un ottimo giovane e inoltre un eccellente partito.»«Ma a Miss Bertram non importa un bel niente di lui: questo è quanto lei, sorella, pensa circa la

sua intima amica. Io non condivido questa opinione. Sono sicuro che Miss Bertram è innamoratissima di Mr. Rushworth. Ho potuto leggerglielo negli occhi quando, a tavola, è stato fatto il suo nome. Ho una opinione troppo buona di Miss Bertram per pensare che possa concedere la sua mano senza unirvi il cuore.»

«Mary, cosa possiamo fare di questo ragazzo?»«Credo che si debba lasciare che se la sbrighi da sé. Parlargli non serve a nulla. Alla fine ci

cascherà.»«Ma non voglio che ci caschi, non voglio che si lasci abbindolare; io vorrei che tutto si svolgesse

in modo corretto e onorevole.»«Oh, per carità! lasci che corra il suo rischio e che ci caschi. Tanto è lo stesso. Tutti ci cascano,

prima o poi.»«Nel matrimonio non sempre, mia cara Mary.»«Specialmente nel matrimonio. Con tutto il rispetto dovuto a chi, fra i presenti, sia per caso

coniugato, cara Mrs. Grant, non c'è una persona su cento, dell'uno o dell'altro sesso, che, quando si sposa, non ci caschi. Dovunque io volga gli occhi, vedo che è così; e capisco che per forza deve essere così

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quando penso che di tutte le transazioni questa è quella in cui le persone si aspettano di ricevere di più dagli altri e intanto non si mostrano quali veramente sono.»

«Oh! sei stata a una cattiva scuola del matrimonio, a Hill Street.»«La mia povera zia aveva certamente ben pochi motivi di dirsi soddisfatta dello stato coniugale;

ma, anche senza pensare a lei, da quanto ho potuto osservare personalmente, si tratta di un affare impostato tutto sull'intrigo. Conosco tante persone che si sono sposate con la speranza e la certezza di trovare un qualche ben preciso vantaggio nell'unione che contraevano, oppure certe doti o virtù nel compagno e che, avendo poi scoperto di essersi completamente sbagliate, sono state costrette ad accettare proprio il contrario di quanto si erano aspettate. E questo non è quel che si dice ‹cascarci›?»

«Mia cara figliola, in ciò lavori un po' troppo di fantasia. Scusami, ma non posso proprio dirmi d'accordo. Credi a me, tu consideri solamente metà del problema. Ne vedi i lati negativi e sei cieca su quelli positivi. In ogni rapporto matrimoniale vi saranno sempre piccoli screzi e delusioni, e, all'inizio, siamo tutte propense ad aspettarci troppo; ma poi, se un dato schema di perfetta felicità si scompone, la natura umana ne mette insieme un altro; se il primo calcolo risulta sbagliato, ne facciamo un secondo, e migliore; troviamo da qualche parte motivo di soddisfazione - e quegli osservatori malevoli, carissima Mary, che gonfiano i piccoli inconvenienti, in definitiva ‹ci cascano› più delle parti interessate.»

«Ben detto, sorella!, mi inchino al suo esprit de corps. Quando sarò moglie intendo essere incrollabile, come lei; e avrei piacere che le mie amiche lo fossero anche loro così risparmiando a me di partecipare a tanti crepacuore.»

«Sei impossibile come tuo fratello, Mary, ma vi correggeremo tutti e due, e senza nessun inganno da parte nostra. Restate qui con noi, e vi cureremo.»

I Crawford, pur non sentendo il bisogno di essere curati, erano dispostissimi a fermarsi in casa della sorella. Mary era soddisfatta di poter eleggere la Canonica per sua temporanea dimora; ed Henry era, da parte sua, disposto a prolungare la visita. Era giunto con l'intenzione di trascorrere lì solo alcuni giorni ma Mansfield presentava molte attrattive, e poi nulla, per il momento, lo sollecitava altrove. Da parte sua, Mrs. Grant era felice di trattenerli presso di sé e il dottor Grant si compiaceva di quella combinazione; una figliola avvenente e chiacchierina qual era Miss Crawford costituisce sempre una piacevole compagnia per un uomo indolente e sedentario; inoltre la presenza di Mr. Crawford in qualità di ospite era un buon pretesto per bere ogni giorno un po' del suo chiaretto.

Il genere di estatica ammirazione che Mr. Crawford suscitava nelle signorine Bertram era più di quanto Miss Crawford fosse incline a provare per temperamento; tuttavia ammetteva che i fratelli Bertram erano due giovanotti distinti e di bell'aspetto e che nemmeno a Londra era facile incontrare in coppia giovanotti simili; avevano modi eccellenti, specialmente il maggiore. Lui aveva lungamente soggiornato a Londra, ed era più vivace e più galante di Edmund; dunque lo si doveva preferire; e a buon diritto, inoltre, poiché era il primogenito. Mary era sempre stata certa che il primogenito le sarebbe piaciuto di più. Si conosceva bene; era fatta così.

D'altronde, sarebbe stato in ogni modo impossibile non trovare attraente Tom Bertram; era di quei giovani che riescono subito simpatici a chiunque li incontri, dotato di quella piacevolezza che spesso viene preferita a pregi di ben più alto valore; aveva modi disinvolti, umore eccellente, molte conoscenze, e sempre moltissime cose da dire; e la sicura prospettiva di ereditare Mansfield Park insieme col titolo di baronetto non guastavano certo il quadro generale. A Miss Crawford non occorse molto tempo per decidere che sia lui che la sua posizione potevano benissimo fare al caso suo. Si guardò intorno considerando le cose attentamente, e trovò che quasi ogni particolare tornava a favore di lui: un parco, un vero parco, di cinque miglia quadrate, una casa moderna e spaziosa, così ben situata, così ben schermata dagli alberi da poter essere inclusa in qualsiasi serie di incisioni raffiguranti le più belle dimore gentilizie del reame e che occorreva solamente arredare a nuovo da cima a fondo - due sorelle piacevoli, una madre placida e lui, personalmente, assai attraente - col vantaggio, al presente, di saperlo legato dalla promessa fatta al padre di moderarsi nel gioco d'azzardo, e la certezza che, un giorno, sarebbe stato lui a chiamarsi Sir Thomas. Sì, poteva far benissimo al caso suo, pensava proprio che lo avrebbe accettato; così incominciò a interessarsi anche al cavallo che egli intendeva far correre all'ippodromo di B...

Le corse avrebbero richiesto la sua presenza di lì a poco; mentre la conoscenza fra loro era ancora recente; e siccome, a quanto sembrava, la famiglia, abituata al modo di comportarsi di Tom, non ne prevedeva il ritorno prima di molte settimane, ciò avrebbe messo alla prova i sentimenti di lui. Il giovane spese molte parole per indurla ad assistere alle corse e, con tutto l'ardore di una nascente inclinazione, essi fecero progetti per una gita in gruppo; ma, in ultima analisi, valsero solamente a divertirli a parole.

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E Fanny, che cosa faceva, a che cosa pensava durante tutto questo tempo? Qual era la sua opinione sui nuovi venuti? Poche ragazze della sua età avevano quanto lei una così scarsa probabilità di essere invitate ad esprimere la propria opinione. Molto quietamente, senza che gli altri vi prestassero attenzione, pagò il suo tributo di ammirazione alla bellezza di Miss Crawford; ma poiché continuava a trovare Mr. Crawford proprio brutto, sebbene le cugine avessero ripetutamente sostenuto il contrario, evitò di pronunciarsi sul suo conto. Miss Crawford, dal canto suo, aveva notato Fanny, ma per motivi particolari. «Ora incomincio a situarvi tutti quanti: tutti tranne Miss Price,» disse un giorno, mentre passeggiava con i due giovani Bertram. «Mi dicano: ha già fatto il suo ingresso in società, oppure no? Non riesco a capirlo. Ha partecipato al pranzo in Canonica, con tutti quanti voi, il che lascia supporre di sì, e tuttavia parla così poco da dar da pensare di no».

Edmund, al quale la domanda era rivolta personalmente, rispose: «Penso di capire quel che intende dire, ma non tenterò di rispondere in modo diretto. Mia cugina è ormai una giovanetta, ha l'età e il buon senso di una vera donna, ma l'‹aver fatto l'ingressoo› il ‹non averlo fatto› sono espressioni che sfuggono alla mia comprensione.»

«Eppure, di solito nulla è più facile da verificare. La differenza è così evidente. I modi e tutto l'aspetto generale della persona sono totalmente diversi da prima a dopo. Prima d'oggi non avrei mai pensato di esitare nel pronunciarmi in proposito. La ragazza che non ha fatto il suo ingresso in società, veste in un modo tutto speciale: il cappellino a cuffia strettamente aderente al viso, per esempio; è molto contegnosa, e non apre bocca. Sorrida pure - ma le assicuro che le cose stanno così - e all'infuori del fatto che questo atteggiamento è, a volte, troppo ostentato, l'insieme è pieno di proprietà. Le adolescenti dovrebbero essere silenziose e modeste: questa è la regola. Ciò che impedisce di dar credito alla sua validità in senso assoluto è il troppo repentino cambiamento dei loro modi appena sono presentate in società. Generalmente passano all'improvviso dall'esagerato riserbo all'atteggiamento opposto, l'eccessiva disinvoltura! Questo è il difetto evidente dell'attuale metodo di educazione. Non piace vedere una giovanetta di diciotto o diciannove anni, pronta a mettersi in mostra, e questo dopo averla vista, l'anno prima, quasi incapace di spiccicar parola. Sono certa, Mr. Bertram, che lei ha spesso notato cambiamenti del genere.»

«Credo di sì; ma il suo non è un gioco leale: vedo dove mira. Sta canzonando me e Miss Anderson.»

«Niente affatto. Miss Anderson! non capisco di chi o di che cosa lei intenda parlare. Ne sono assolutamente all'oscuro. Ma la canzonerò col massimo piacere se vorrà dirmi perché devo farlo.»

«Ah! lei si schermisce benissimo, ma non può farmici cascare fino a questo punto. Lei deve aver avuto presente Miss Anderson nel descrivere la trasformazione delle giovinette. L'ha dipinta con troppa esattezza perché si possa equivocare. La cosa è andata proprio come dice lei. Gli Anderson di Baker Street. Ne abbiamo appunto parlato l'altro giorno. Edmund, tu mi hai sentito parlare di Charles Anderson. Le cose si sono proprio svolte come le signorina qui presente le ha descritte. Quando Anderson mi fece conoscere alla sua famiglia, due anni fa, sua sorella non era ancora stata presentata in società, e non potei indurla a rivolgermi la parola. Una volta mi toccò rimanere seduto per un'ora, ad aspettare Anderson, solo con lei e una o due ragazzine, nella stessa stanza - l'istitutrice era ammalata o era scappata, non so - e la madre entrava e usciva continuamente, consultando lettere d'affari; potei a malapena ottenere che la signorina mi rivolgesse lo sguardo, o mi dicesse una parola, - nulla che suonasse come una risposta cortese - serrava le labbra ed evitava di incontrare i miei occhi, e con un'aria! Non la rividi per un anno: nel frattempo aveva fatto il suo ingresso in società. La incontrai da Mrs. Holford... e non la riconobbi. Lei mi venne incontro, disse che eravamo vecchie conoscenze, mi fissò con tale insistenza da imbarazzarmi, e parlò e rise tanto che non sapevo più da che parte guardare. In quell'occasione mi parve di essere lo zimbello della sala, ed è chiaro che miss Crawford ha sentito raccontare la storia.»

«Ed è una storia graziosissima, che contiene più verità di quanta, direi, torni a credito di Miss Anderson. E la cosa succede anche troppo spesso. Evidentemente non hanno ancora trovato il sistema giusto per formare le loro figliole. Però non riesco a vedere dove stia lo sbaglio. Non pretendo di essere in grado di correggere gli altri, ma mi rendo conto che spesso sbagliano.»

«Chi mostra col suo esempio quale dovrebbe essere l'ideale comportamento femminile,» disse galantemente Mr. Bertram, «fa moltissimo per indicare loro la giusta via.»

«Dove stia lo sbaglio è abbastanza evidente,» disse il meno cavalleresco Edmund, «queste ragazze sono male allevate. Vengono loro impartite nozioni errate fin dall'inizio. Agiscono sempre spinte dalla vanità, e in loro non vi è più vera modestia prima dell'ingresso in società di quanta ve ne sia dopo.»

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«Veramente non saprei,» replicò Miss Crawford con fare esitante, «non posso trovarmi pienamente d'accordo con lei su questo punto. Evidentemente è l'aspetto più delicato di tutto il problema. E, senz'altro, è peggio il vedere ragazze che ancora non sono state presentate in società darsi le stesse arie e concedersi le stesse libertà di quelle che già hanno fatto il loro debutto. E l'ho visto fare con i miei occhi. Questo sì è peggio di tutto il resto, una cosa davvero indisponente!»

«Sì, è proprio sconveniente,» disse Mr. Bertram. «Ti mette fuori strada, uno non sa più come comportarsi. Quella cuffia aderente e quell'aria compunta, che lei descrive così bene (e nessuno schizzo potrebbe essere più veritiero), indicano quello che ci si aspetta da noi cavalieri; e l'anno scorso io mi sono trovato in un vero pasticcio a causa dell'assenza dei convenzionali contrassegni. Lo scorso settembre andai a Ramsgate per una settimana con un amico - fu subito dopo il mio ritorno dalle Indie Occidentali - il mio amico Sneyd - mi hai sentito parlare di Sneyd, Edmund; il padre, la madre e le sorelle soggiornavano appunto a Ramsgate, e mi erano tutti sconosciuti. Quando giungemmo ad Albion Place, erano fuori casa, così andammo a cercarli, e li trovammo sul molo. La signora e le signorine Sneyd erano in compagnia di alcuni loro conoscenti. Feci il mio debito inchino, e siccome Mrs. Sneyd era attorniata da vari gentiluomini, mi dedicai a una delle figlie, le camminai a fianco e per tutto il tragitto fino a casa, cercai di rendermi quanto più gradito possibile; la signorina aveva modi piacevolissimi e disinvolti, ed era tanto pronta a parlare quanto disposta ad ascoltare. Non sospettai menomamente di aver preso un abbaglio. Le sorelle avevano esattamente la stessa apparenza; tutte e due erano elegantemente vestite, con veletta e parasole, come le altre ragazze; solo più tardi seppi di aver dedicato tutta la mia attenzione alla sorella minore che ancora non era stata presentata in società, e così avevo terribilmente offeso la maggiore. Miss Augusta non avrebbe dovuto essere notata per sei mesi ancora e credo che Miss Sneyd non mi abbia mai perdonato.»

«Davvero un caso sfortunato! Povera Miss Sneyd! Benché io non abbia sorelle minori, la compiango sinceramente. Essere trascurata prima del tempo, è davvero indisponente. Ma è stata tutta colpa della madre. Miss Augusta avrebbe dovuto essere accompagnata dalla sua istitutrice. Le mezze misure non danno mai buoni risultati. Ma adesso devo ottenere una risposta a proposito di Miss Price. Va ai balli? Va ai pranzi come è andata a quello di mia sorella?»

«No,» rispose Edmund, «Non penso sia mai stata a un ballo. Mia madre va raramente in società, accetta inviti a pranzo solamente da Mrs. Grant, e Fanny rimane a casa con lei.»

«Oh! allora la cosa è chiara: Miss Price non è stata ancora presentata in società.»

CAPITOLO VI

Mr. Bertram partì per..., e Miss Crawford si aspettava di sentirne molto la mancanza e di provare un grande vuoto, nel corso degli incontri fra le due famiglie, divenuti ormai quasi quotidiani; e quando, pochi giorni dopo la sua partenza, pranzarono tutti insieme al Park, e lei rioccupò il suo posto consueto a lato della tavola, era preparata a riscontrare una assai triste differenza, dovuta alla sostituzione del provvisorio padrone di casa. Certamente sarebbe stata una serata piatta, ne era sicura. Paragonato con il fratello, Edmund avrebbe parlato o poco o niente. La minestra sarebbe stata servita in una atmosfera priva di vivacità; il vino bevuto senza sorrisi, senza piacevoli frivole osservazioni; la cacciagione scalcata senza offrire lo spunto a qualche spiritoso aneddoto a proposito di «quel famoso cosciotto» servito in non so che convito precedente, o a una divertente storia sul «mio amico tal dei tali». E a lei sarebbe rimasto solo da cercare svago in quanto si svolgeva all'altro capo della tavola, e nell'osservare Mr. Rushworth che, in quella circostanza, faceva la sua prima comparsa a Mansfield da quando i Crawford vi erano giunti. Era stato ospite di un amico in una contea vicina, e poiché questi aveva fatto sistemare il parco intorno alla sua casa da un artista giardiniere di grido, Mr. Rushworth era ritornato con la testa piena della cosa ed ora aspirava a migliorare la propria tenuta seguendo lo stesso criterio; e benché non avesse da dire nulla di concreto e di personale in proposito, non sapeva parlare d'altro. L'argomento, già discusso in salotto, venne ora ripreso in sala da pranzo. Fissare l'attenzione di Miss Bertram e ottenerne il parere era evidentemente lo scopo principale del giovane, e benché l'atteggiamento di lei fosse ispirato più a conscia superiorità che al desiderio di compiacerlo, il sentir menzionare Sotherton Court, con tutte le implicazioni contenute in quel nome, le procurava una soddisfazione che le impediva di essere apertamente scostante.

«Vorrei che potesse vedere Compton,» le diceva lui. «È una cosa perfetta! In vita mia non ho mai visto nulla di così trasformato. Ho detto a Smith che, guardandomi in giro, non capivo più dove mi trovassi.

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Il viale d'accesso, ora, è una delle più belle cose che si possano vedere nel paese; la casa si presenta allo sguardo nel modo più sorprendente. Davvero, quando ieri sono tornato a Sotherton, mi è sembrata tetra come una prigione.»

«Oh! vergogna! Dire una simile cosa!» esclamò Mrs. Norris «Una prigione, davvero! Sotherton è la più nobile tenuta gentilizia che ci sia al mondo.»

«Più di qualsiasi altra, signora, necessita di miglioramenti. In vita mia non ho mai visto un luogo che abbia una maggiore necessità di essere sistemato; ed è stato così trascurato che non so cosa se ne potrà fare.»

«Non fa meraviglia che Mr. Rushworth oggi la pensi così,» disse con un sorriso Mrs. Grant a Mrs. Norris. «Ma può star certa che fra un po' di tempo Sotherton avrà tutti i miglioramenti che gli stanno a cuore.»

«Devo tentare di farne qualcosa,» continuava intanto Mr. Rushworth, «ma, che cosa, non lo so. Spero che avrò l'aiuto di qualche buon amico che mi consigli.»

«In questa congiuntura, direi che Mr. Repton sarebbe il suo migliore amico,» disse Miss Bertram.«Pensavo proprio a lui. Visto che da Smith ha fatto un così buon lavoro, credo che farei bene a

impegnarlo subito. Le sue competenze sono di cinque ghinee al giorno.»«Ebbene, anche se fossero dieci,» esclamò Mrs. Norris, «sono certa che per lei non farebbe alcuna

differenza. Non si deve badare alla spesa. Se fossi in lei, non mi preoccuperei della spesa. Farei eseguire ogni cosa nello stile migliore, vorrei tutto quanto vi è di più bello. Una tenuta quale è Sotherton Court merita tutto quello che il denaro e il buon gusto possono fare. Là, lei ha spazio da lavorarci su, e terreni che la compenseranno ampiamente. Per parte mia, se avessi una proprietà grande la cinquantesima parte di Sotherton, passerei il mio tempo a mettere piante a dimora e a migliorare l'assetto dei giardini poiché questa attività mi appassiona naturalmente. Però sarebbe veramente ridicolo se tentassi di far qualcosa del genere là dove abito ora, col mio mezzo acro di terreno. Sarebbe proprio comico. Ma se avessi più spazio, proverei un piacere straordinario a piantare e sistemare. Da questo punto di vista abbiamo fatto moltissimo alla Canonica; l'abbiamo trasformata completamente da com'era al nostro arrivo. Voialtri ragazzi, forse, non ve ne ricordate bene; ma, se il caro Sir Thomas fosse qui, potrebbe dirvi quali migliorie vi abbiamo apportato; e avremmo fatto molto di più se non fosse stato per la salute cagionevole del povero Mr. Norris. Quasi non poteva più uscire, pover'uomo, e questo mi scoraggiò dall'intraprendere una quantità di cose di cui Sir Thomas e io eravamo soliti parlare. Se non fosse stato per questo, avremmo prolungato il muro del giardino, e piantato degli alberi in modo da schermare la vista del cimitero, proprio come ha fatto il dottor Grant. Ma anche così, facevamo continuamente qualcosa. È stato proprio un anno prima della morte di Mr. Norris, in primavera, che abbiamo messo a dimora contro il muro della scuderia quell'albicocco che oggi è diventato un così nobile albero e ha raggiunto la perfezione che lei ben sa,» disse, rivolgendosi al dott. Grant.

«Che l'albero prosperi, è fuori dubbio, Signora,» replicò il dottor Grant «la terra è buona; e non gli passo mai davanti senza rammaricarmi che i frutti non meritino la fatica di coglierli.»

«Signore, quell'albero è di una qualità pregiata, è un ‹moor-park›, lo abbiamo comprato come tale e ci è costato, cioè, è costato a Sir Thomas - perché è stato un regalo di Sir Thomas, - ma io ho visto la fattura e so che è costato sette scellini e che è stato fatto pagare al prezzo di un ‹moor-park›.»

«La hanno imbrogliata, Signora,» rispose il dottor Grant. «Queste patate hanno il sapore di un'albicocca ‹moor-park› tanto quanto i frutti di quell'albero. L'albicocca è già un frutto insipido di per sé, nel migliore dei casi; ma mentre una buona albicocca è mangiabile, nessuna di quelle del mio giardino lo è.»

«La verità è, Signora,» disse Mrs. Grant, facendo le viste di sussurrare a Mrs. Norris, che sedeva dall'altra parte del tavolo, «che il dottor Grant quasi non sa quale sia il sapore genuino delle nostre albicocche; ben raramente ne ha potuto assaggiare una, poiché è un frutto talmente pregevole, se lo si aiuta un po', e le nostre sono così grosse che, fra crostate di frutta primaticcia e marmellate, la nostra cuoca si aggiusta per farne esclusivo uso lei.»

Mrs. Norris, il cui volto aveva cominciato a farsi rosso dalla collera, fu temporaneamente pacificata da quella precisazione, e per un po' non si parlò delle migliorie da apportare a Sotherton.

Mrs. Norris e il dottor Grant non andavano molto d'accordo; la prima presa di contatto era avvenuta quando si era trattato di stabilire l'importo del risarcimento dovuto ai nuovi occupanti della Canonica per certe necessarie riparazioni; inoltre i due erano totalmente diversi per gusti e abitudini.

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Mr. Rushworth, dopo una breve parentesi, riattaccò: «La tenuta di Smith, ora, costituisce l'ammirazione di tutta la regione, eppure, prima che Repton la prendesse in mano, non era niente, assolutamente niente. Penso proprio che chiamerò Repton.»

«Mr. Rushworth,» disse Lady Bertram, «se io fossi in lei vorrei avere una bella macchia di arbusti; fa piacere, quando fa bel tempo, uscire e andarsi a sedere all'ombra di una macchia d'arbusti.»

Mr. Rushworth si affrettò ad assicurare Sua Signoria di essere pienamente d'accordo, e tentò di mettere insieme una frase amabile e ossequiosa; ma poiché, oltre a promettere di conformarsi ai di lei gusti e a dichiarare che, personalmente, egli aveva sempre avuto quella stessa intenzione di fare quanto lei suggeriva, volle anche professarsi dedito a garantire il benessere delle Signore, in generale, e implicando che però ne esisteva una sola al mondo che egli era ansioso di compiacere, finì con l'impappinarsi, ed Edmund fu lieto di venirgli in aiuto interrompendone il discorso coll'offrire del vino ai commensali. Tuttavia Mr. Rushworth, benché di solito non fosse un gran parlatore, aveva ancora qualcosa da dire sull'argomento che gli stava a cuore: «La tenuta di Smith non oltrepassa di molto i cento acri, complessivamente, il che è abbastanza poco, e ciò rende ancor più sorprendente che abbia potuto essere così straordinariamente migliorata. Ora, a Sotherton abbiamo un buon settecento acri senza contare i prati irrigui; così penso che, se si è potuto fare tanto a Compton, non dobbiamo disperare di ottenere un buon risultato anche da noi. Sono già stati abbattuti due o tre grossi, vecchi alberi, perché crescevano troppo vicino alla casa, e questo allarga la prospettiva in modo sorprendente, il che mi fa pensare che Repton, o chiunque altro del ramo, farebbe certamente abbattere gli alberi del viale, lì a Sotherton... » E, rivolgendosi in particolare a Miss Bertram: «Sa, il viale che dall'ala ovest porta in cima alla collina.» Ma Miss Bertram pensò bene di rispondere:

«Il viale? Oh! non lo ricordo. In realtà conosco solo pochissimo di Sotherton.»Fanny, che sedeva alla sinistra di Edmund, proprio di fronte a Miss Crawford, e che aveva

ascoltato attentamente, gli gettò un'occhiata e disse a bassa voce: «Tagliare gli alberi di un viale! Che peccato! Non ti ricorda i versi di Cooper? ‹Oh voi, viali abbattuti / una volta di più lamento / il vostro immeritato destino›.»

Edmund sorrise e rispose: «Temo che quel viale abbia poche probabilità di salvarsi, Fanny.»«Mi piacerebbe vedere Sotherton prima che gli alberi vengano abbattuti, vedere il sito qual è oggi,

nel suo aspetto antico; ma non credo mi sarà possibile.»«Non ci sei mai stata? No, è vero; e sfortunatamente è troppo lontano perché tu ci vada a cavallo.

Vorrei che trovassimo il modo...»«Oh! non fa nulla. Quando lo vedrò, tu mi dirai come e dove è cambiato.»«Credo di capire,» disse Miss Crawford, «che Sotherton è una vecchia tenuta, una tenuta di una

certa grandiosità. La casa è costruita in uno stile architettonico d'epoca?»«La casa è stata costruita ai tempi della regina Elisabetta, ed è un grande edificio regolare in

mattoni... pesante, ma di aspetto rispettabile, ed ha molte buone stanze. È situata in cattiva posizione. Sorge nella parte più bassa del parco; e da questo punto di vista si presta male ad essere messa in valore. Ma i boschi sono bellissimi, e vi è un corso d'acqua che, ne sono certo, può venir sfruttato ottimamente. Mr. Rushworth ha senz'altro ragione, penso, nel voler dare un tocco moderno al paesaggio, e sono certo che ogni cosa sarà fatta con la massima proprietà.»

Miss Crawford, che lo aveva ascoltato con compunta attenzione, pensò: «Ha ricevuto un'ottima educazione e la sfrutta nel migliore dei modi.»

«Non voglio influenzare Mr. Rushworth,» continuò lui, «ma se avessi una proprietà da ‹rinnovare›, non mi affiderei a un esperto. Preferirei ottenere un grado inferiore di bellezza, ma di mia scelta e raggiunta progressivamente. Ai suoi preferirei i miei propri errori.»

«Lei saprebbe dove mettere le mani, naturalmente..., ma questa attività non fa per me. Non ho né occhio né ingegno per cose di questo genere, a meno che non me lo trovi davanti, e se possedessi una tenuta in campagna, sarei gratissima a un qualsiasi Mr. Repton che si occupasse di sistemarla e mi desse quanta più bellezza possibile in cambio del mio denaro; e non andrei mai a vedere i lavori finché tutto non fosse completato.»

«Per me sarebbe bellissimo seguirne lo sviluppo,» disse Fanny.«Certo... lei è stata educata per queste cose. Ma non hanno fatto parte della mia educazione; e

l'unica lezione che me ne è stata data, venendo impartita da quello che certo non è l'essere più caro che ho al mondo, mi ha indotta a considerare le migliorie in corso di attuazione come la peggiore delle molestie. Tre anni fa, l'Ammiraglio, mio onorato zio, comperò un rustico a Twickenham affinché vi passassimo le estati tutti insieme, e la zia e io partimmo a quella volta assolutamente in estasi; ma, poiché era davvero un

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luogo incantevole, ben presto fu sentita la necessità di migliorarlo; e durante tre mesi tutto fu terra smossa e confusione, senza un sentiero di ghiaia su cui posare i piedi, o una panchina su cui ci si potesse sedere. No, in campagna vorrei avere ogni cosa sistemata di punto, macchie di cespugli e aiuole fiorite, e una quantità di sedili; innumeri; ma tutto deve essere fatto senza richiedere il mio intervento. Henry è diverso; a lui piace fare le cose di persona.»

A Edmund spiacque udire Miss Crawford, che era tanto disposta ad ammirare, parlare con tanta libertà dello zio. Contrastava col suo senso del decoro, e rimase in silenzio finché altri sorrisi e frasi briose non lo indussero a dimenticare la cosa.

«Mr. Bertram,» gli disse lei, «ho finalmente avuto notizie della mia arpa. Mi assicurano che è giunta sana e salva a Northampton; e vi si trova probabilmente già da dieci giorni a dispetto delle solenni assicurazioni in contrario che ci hanno dato ripetutamente.» Edmund espresse la sua gioia e la sua sorpresa. «Il fatto è che abbiamo richiesto le informazioni troppo direttamente: abbiamo mandato un domestico, poi siamo andati di persona; ma non è il giusto metodo da seguire a settanta miglia da Londra; stamane, la notizia ci è giunta nel modo giusto. È stata vista da un certo fattore, che lo ha detto al mugnaio, e il mugnaio lo ha detto al macellaio, e il genero del macellaio ne ha fatto parola nella bottega del nostro villaggio.»

«Sono lietissimo che ne abbia avuto notizia, qualsiasi ne sia il tramite, e spero che ormai non vi saranno ulteriori ritardi.»

«L'avrò domani. Ma come pensa che verrà trasportata? Non da un carro o da una carretta; ... Oh! non si è potuto ottenere in affitto niente del genere nel villaggio. Tanto valeva che chiedessi dei facchini o una carriola.»

«Credo che troverà difficilmente da affittare un cavallo e una carretta, in piena stagione di raccolta del fieno che, oltre a tutto, si fa in ritardo, quest'anno.»

«Sono rimasta stupefatta nel vedere che problema complicato ne è sorto. Ottenere un cavallo e una carretta in campagna è sembrato impossibile, perciò ho detto alla mia cameriera di cercarmi immediatamente un mezzo di trasporto qualsiasi, e siccome non posso affacciarmi alla finestra del mio spogliatoio senza vedere l'aia di una fattoria, né uscire a passeggiare nella macchia, senza passare davanti a un altro cortile rustico, pensavo che ci fosse solo da chiedere per ottenere e sono rimasta assai dispiaciuta accorgendomi che non era così. Immagini la mia sorpresa quando ho scoperto di aver chiesto la più irragionevole, la più impossibile delle cose, e che facendolo avevo offeso tutti i fattori, tutti i contadini, tutto il fieno della parrocchia. Quanto all'amministratore del dott. Grant, credo che farò bene a non capitargli sotto gli occhi; e mio cognato stesso, che generalmente è tutto cortesia, mi ha rivolto uno sguardo truce quando ha saputo quel che avevo tentato di fare.»

«Certo, non ci si poteva aspettare che lei se ne rendesse conto prima, ma ora che è in grado di considerare meglio le cose, deve capire quanto sia importante mettere a riparo in tempo l'erba falciata. In qualsiasi momento ottenere in affitto carro e cavalli non sarebbe così facile come sembra; i nostri contadini non hanno piacere di affidarli a mani estranee, ma in tempo di raccolto, poi, non possono assolutamente farne a meno.»

«Col tempo capirò i vostri usi; ma arrivata qui, da Londra, confortata dall'infallibile massima londinese secondo cui ‹qualsiasi cosa si ottiene col denaro›, a tutta prima sono rimasta disorientata dall'incrollabile indipendenza degli abitanti di questa vostra contrada. In ogni modo manderò a prendere la mia arpa domani. Henry, che è la compiacenza fatta persona, si è offerto di andarla a prendere lui stesso con la sua carrozza. Non trova che sarà trasportata con tutti gli onori?»

Edmund disse che l'arpa era il suo strumento musicale preferito ed espresse la speranza di avere presto l'opportunità di ascoltarla suonare. Fanny, da parte sua, disse che non aveva mai udito suonare l'arpa ma desiderava moltissima sentirla.

«Suonerò col massimo piacere per voi due,» disse Miss Crawford, «almeno finché vi farà piacere ascoltarmi; anzi, probabilmente molto più a lungo, perché amo la musica, e là dove il gusto naturale di chi suona è uguale a quello di chi ascolta, il primo è favorito poiché nel suonare trova molteplici soddisfazioni. E ora, Mr. Bertram, se scriverà a suo fratello, la prego di dirgli che la mia arpa è arrivata: ha sentito tanto parlare delle mie preoccupazioni in proposito. E gli dica, per favore, che preparerò le mie arie più tristi per accoglierlo al suo ritorno e condolermi con lui, visto che sono certa che il suo cavallo perderà alle corse.»

«Se gli scriverò, dirò tutto quanto lei desidera; ma al momento non ho nessun motivo per indirizzargli una lettera.»

«No, naturalmente no; e anche se stesse via dodici mesi, né lei gli scriverebbe, né lui scriverebbe a lei per poco che ne poteste fare a meno. L'eventualità non verrebbe presa in considerazione. Che strane

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creature sono i fratelli! Non scrivereste a meno di non essere spinti da una qualche impellente necessità; e quando foste costretti a prender la penna in mano per annunciare che un qualsiasi cavallo è ammalato o che un qualsiasi parente è morto, lo fareste col minor numero possibile di parole. Voi tutti avete un unico stile. Lo so perfettamente; Henry, che da ogni altro punto di vista è esattamente quel che un fratello deve essere, e mi vuol bene davvero, mi consulta, si confida con me, ed è solito parlarmi per delle ore, non ho mai avuto bisogno di voltar il foglio di una sua lettera, e molto spesso non vi leggo molto più di:

‹Cara Mary, sono appena arrivato. Bath sembra pieno di gente, tutto va come al solito. Sinceramente tuo›. Questo è il vero stile virile; questo è il modello di una lettera fraterna.»

«Quando sono lontani da tutta la famiglia,» disse Fanny arrossendo, risentita per amore di William, «sanno scrivere lunghe lettere.»

«Miss Price ha un fratello in marina,» disse Edmund, «la cui diligenza e assiduità di corrispondente la inducono a pensare che lei sia troppo severa con noi.»

«In marina? Ah, davvero? a servizio del re, naturalmente.»A Fanny sarebbe piaciuto che fosse Edmund a spiegare come stavano le cose, ma il volontario

mutismo del cugino la costrinse a esporre personalmente la situazione; la sua voce si animò mentre parlava della professione di William e dei porti stranieri che aveva toccato, ma non seppe accennare ai tanti anni della sua assenza senza che le salissero le lacrime agli occhi. Miss Crawford, cortesemente, augurò a William una prossima promozione.

«Conosce per caso il capitano di mio cugino?» chiese Edmund. «Il capitano Marshall? Lei ha avvicinato molte persone dell'ambiente, no?»

«Sì, parecchi ammiragli,» rispose Mary, «Ma,» aggiunse con ostentata sufficienza, «abbiamo avvicinato pochissimi ufficiali di grado subalterno. Può darsi che i capitani dei postali siano delle bravissime persone, ma non appartengono al nostro giro. Sul conto di alcuni ammiragli potrei dirla lunga, descrivere loro e le loro navi e la scala progressiva delle loro paghe, e le reciproche scaramucce e gelosie. Ma, globalmente, posso dirle che tutti si sentono poco considerati e trattati in modo inferiore ai loro meriti. Naturalmente, la casa in cui sono vissuta, con mio zio, mi ha messa in contatto con tutta la cerchia degli ammiragli. Vi ho incontrato un bel numero di contro e di vice; e ora, la prego, non pensi che ho voluto fare un gioco di parole.»

Edmund fece nuovamente il viso grave, si limitò a rispondere: «Quella del marinaio è una nobile professione.»

«Sì, la professione è abbastanza buona, ma a due condizioni: purché dia modo di accumulare una fortuna e purché si sappia spenderla con discrezione. Ma, a farla breve, non è la professione che preferisco. A me non si è mai presentata sotto un aspetto amabile.»

A questo punto Edmund sviò il discorso, e riconducendolo sull'arpa, si disse felice al pensiero di sentirgliela suonare.

Frattanto, l'interesse degli altri commensali continuava a concentrarsi sulle migliorie apportate, o da apportarsi, nelle varie tenute, tantoché Mrs. Grant fu indotta a richiamare l'attenzione del fratello in proposito, anche se con ciò lo avrebbe distolto dal prestare orecchio a Miss Julia. «E tu mio caro Henry, non hai nulla da dire in proposito? Tu stesso sei un esperto in fatto di migliorie, ed Everingham, a quanto ho sentito dire, ora può reggere il confronto con qualsiasi altra nobile tenuta in Inghilterra. Certo, i suoi pregi naturali sono sempre stati grandi. Everingham, quale lo ricordo, secondo me era già perfetto per la felice ubicazione e per gli splendidi alberi. Cosa non darei per vederlo quale è ora!»

«Niente mi darà maggior soddisfazione del sentire la sua opinione in proposito,» le rispose il fratello; «ma temo che andrà incontro a una delusione; non lo troverà all'altezza di come lo immagina. Dal punto di vista dell'estensione è un semplice nulla - nel rivederlo a distanza di tempo la sua insignificanza la soprenderebbe; e quanto alle migliorie apportate, mi hanno dato pochissimo lavoro; troppo poco. Mi sarebbe piaciuto dovermene occupare molto più a lungo.»

«Le piace questo genere di occupazione?» chiese Julia.«Immensamente; ma che potevo fare? fra i vantaggi naturali del sito che anche a un occhio

giovanissimo quale era il mio allora dicevano che restava ben poco da aggiungere, e la risoluzione che presi in conseguenza... Non ero maggiorenne da tre mesi quando Everingham venne trasformato così come è oggi. Il mio piano fu ideato quando ero a Westminster; forse modificato un po' quando passai a Cambridge e, appena raggiunsi la maggiore età, lo misi in esecuzione. Sono propenso a invidiare a Mr. Rushworth tutto il piacere che lo attende. La mia parte, l'ho divorata.»

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«Chi ha occhio pronto nel giudicare, risolve prontamente, e prontamente agisce,» disse Julia. «Lei avrà sempre di che occuparsi. Ma invece di invidiare Mr. Rushworth, potrebbe venirgli in aiuto con i suoi consigli.»

Mrs. Grant, udendo la fine di questo discorso, appoggiò caldamente il suggerimento, persuasa com'era che non potevano esservi consigli migliori di quelli di suo fratello; e siccome Miss Bertram afferrò al volo l'idea e le diede il suo beneplacito, dichiarando che, secondo lei, era assai meglio chiedere il parere degli amici, consiglieri disinteressati, piuttosto che mettere ogni cosa in mano a un professionista del ramo, Mr. Rushworth prontissimamente sollecitò l'aiuto di Mr. Crawford; che, dopo aver convenientemente deprezzato le proprie capacità, si mise tutto a sua disposizione, felice di potergli essere utile. Senza perder tempo, Mr. Rushworth chiese a Mr. Crawford di fargli l'onore di recarsi da lui a Sotherton e di accettarvi la sua ospitalità: ma Mrs. Norris, come se leggesse nel pensiero delle nipoti quanto poco esse apprezzassero un progetto inteso ad allontanare da loro Mr. Crawford, si fece avanti con un emendamento: «Non si può mettere in dubbio la perfetta disponibilità di Mr. Crawford; ma perché non dovremmo andare anche noi? Perché non formare una piccola comitiva? Parecchi fra i presenti sarebbero interessati alle migliorie che lei intende apportare mio caro Mr. Rushworth, e amerebbero sentire, lì sul posto, le opinioni di Mr. Crawford; anzi con le loro opinioni, potrebbero tornarle utili in qualche modo. Da parte mia, è molto che desidero far nuovamente visita alla sua buona madre; nulla, se non la mancanza di cavalli di mia proprietà, ha potuto trattenermi così a lungo dal farlo. Così potrei venire a Sotherton e trascorrere qualche ora, seduta in compagnia di Mrs. Rushworth, mentre voialtri girereste per la tenuta, e decidereste ogni cosa. Poi potremmo tornare tutti quanti insieme per pranzare qui, sul tardi; oppure potremmo pranzare a Sotherton, come meglio piacesse a sua madre, e poi fare una bella scarrozzata al chiaro di luna e tornarcene a casa. Penso che Mr. Crawford acconsentirebbe ad accogliere me e le mie due nipoti nella sua carrozza; Edmund potrebbe seguire a cavallo, sorella, e Fanny rimarrebbe a casa con lei.»

Lady Bertram non fece obiezioni, e tutti gli interessati espressero prontamente il proprio assenso, eccetto Edmund che ascoltò ogni cosa senza dir verbo.

CAPITOLO VII

«Ebbene, Fanny, come giudichi Miss Crawford, ora?» chiese Edmund il giorno seguente, dopo aver alquanto meditato lui stesso sul problema. «Ti è piaciuta, ieri sera?»

«Molto ... davvero moltissimo. Mi piace sentirla parlare. Mi diverte; ed è talmente graziosa che è un vero piacere guardarla.»

«È il suo modo di fare che la rende così attraente. Ha un viso così espressivo! Ma non c'è stato nulla, Fanny, che nella sua conversazione ti abbia colpita come una dissonanza?»

«Oh! sì. Non avrebbe dovuto parlare dello zio come ha fatto. Ne sono rimasta sbalordita. Uno zio in casa del quale ha vissuto per tanti anni e che, quali ne siano i difetti, è tanto affezionato a suo fratello e lo tratta, a quanto dicono, proprio come se fosse suo figlio. Non riuscivo a crederci!»

«Pensavo che ne saresti stata colpita sgradevolmente; è stata una cosa molto impropria, molto sconveniente.»

«E anche un segno di ingratitudine, direi.»«Ingratitudine è un termine pesante. Non mi sembra che quello zio abbia un qualche diritto alla

sua riconoscenza; la moglie, certamente, sì; ed è evidentemente il tenero rispetto che porta alla memoria della zia, che l'ha fuorviata. La sua posizione non è facile. Col calore di sentimento e con la vivacità di temperamento che le sono propri, dev'essere difficile per lei mantenere un giusto equilibrio fra l'affetto che prova ancora per Mrs. Crawford e il biasimo con cui considera l'Ammiraglio. Non ho la pretesa di sapere di chi, nei loro contrasti, sia stato il torto maggiore, benché l'attuale comportamento dell'Ammiraglio induca a prendere le parti della moglie: ma è naturale e gentile che Miss Crawford voglia scagionare completamente la zia. Non critico i suoi sentimenti; ma vi è una certa improprietà nel manifestarli in pubblico.»

«Non pensi,» disse Fanny, dopo avere considerato alquanto la cosa, «che questa improprietà si rifletta negativamente su Mrs. Crawford, visto che la nipote è stata interamente educata da lei? Non le ha dato una netta nozione di quanto era dovuto all'Ammiraglio.»

«È una giusta osservazione. Sì, dobbiamo supporre che i difetti della nipote siano stati gli stessi della zia; e questo fa meglio capire le pecche che risultano da una errata educazione. Ma penso che

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l'ambiente familiare in cui ora è inserita, le gioverà. I modi di Mrs. Grant sono impeccabili. E un punto a favore di Miss Crawford è certo da rinvenirsi nell'affetto con cui parla del fratello.»

«Sì, eccetto quando critica le sue lettere, così corte. Mi ha quasi fatta ridere; ma non posso dar tanto credito all'affetto o alla gentilezza di un fratello che non si dà pena di scrivere qualcosa che meriti di essere letto dalla sorella lontana. Sono sicura che in nessuna circostanza William mi avrebbe trattata così. E che diritto aveva di supporre che tu non scriveresti lunghe lettere se mai fossi assente?»

«Il diritto di uno spirito tutto vivacità, Fanny, pronto ad afferrare e a sfruttare ogni cosa che può contribuire al divertimento proprio e altrui; il che è perfettamente lecito quando non gli si dà il tono di un astio e di una rudezza che non trovano il minimo riscontro nell'espressione e nei modi di Miss Crawford, dove nulla è eccessivo, o pungente, o volgare. Si è sempre rivelata perfettamente femminile, tranne che nei due casi di cui abbiamo parlato. Lì non ha alcuna giustificazione. Mi fa piacere che tu li abbia notati, come ho fatto io.»

Poiché era stato lui a formare la mente della cugina e se ne era conquistato l'affetto, era più che naturale che Fanny la pensasse al modo suo, anche se allora e proprio su questo punto cominciava a profilarsi il pericolo di una divergenza; Edmund, infatti, si era messo su una china che lo conduceva a una grande ammirazione per Miss Crawford, cioè a una meta dove Fanny non lo poteva seguire. Né le attrattive di Miss Crawford diminuirono col procedere del tempo. L'arpa arrivò, e aggiunse nuovo fascino alla bellezza di lei, alla sua prontezza di spirito e alla sua naturale gaiezza; era sempre pronta a suonare a richiesta, con grande compiacenza, con una espressione, un gusto che le si addicevano particolarmente; e sempre, alla fine di ogni pezzo, trovava da dire qualcosa di intelligente e di brillante. Edmund si recava alla Canonica tutti i giorni per bearsi alle armonie del suo strumento prediletto; e ogni visita mattutina gli valeva un invito per la mattina successiva, poiché la giovane non era certo restia ad accogliere un così attento ascoltatore; così il loro rapporto si avviò ben presto a una maggiore intimità.

Il quadro formato da una giovane donna graziosa, vivace, seduta accanto ad un'arpa elegante quanto lei, sullo sfondo di una porta finestra aperta su un piccolo prato dall'erbetta rasa, circondato da cespugli lussureggianti di estivo fogliame, poteva bene irretire un cuore maschile. La stagione, il tepore dell'aria, il paesaggio formavano un insieme fatto per fomentare la tenerezza, per rinsaldare il sentimento. Mrs. Grant e il suo telaio a tamburo non erano di troppo nel quadro; tutto era in armonia, e siccome ogni particolare acquista importanza quando nasce l'amore, perfino il vassoio dei sandwiches e il dottor Grant che ne faceva gli onori, meritavano di fissarvi lo sguardo. Dopo una settimana di questi incontri, Edmund, pur senza analizzare la situazione né pensare a quanto andava prendendo forma in lui, incominciò a innamorarsi seriamente; e per render giustizia a Miss Crawford, possiamo aggiungere che, benché egli non fosse un giovane di mondo o un primogenito, senza che ricorresse alle arti della lusinga o si segnalasse per spigliata gaiezza nella conversazione spicciola, egli incominciò a piacerle seriamente.

E lei lo sentiva, anche se non lo aveva previsto e a stento riusciva a darsene ragione, poiché egli non era attraente secondo le correnti regole mondane, non indulgeva in frivole chiacchiere, non si profondeva in elogi, le sue opinioni erano irremovibili, le sue attenzioni semplici e tranquille. Forse il fascino di lui era da ricercarsi in quella sua sincerità, in quel suo equilibrio, nella integrità di carattere, insomma in tutto ciò che Miss Crawford era in grado di percepire anche se non lo sapeva analizzare. Intanto non ci pensava granché; per il momento le piaceva averlo vicino e ciò le bastava.

A Fanny non faceva meraviglia che Edmund si recasse ogni mattina alla Canonica; vi sarebbe andata volentieri anche lei, se avesse potuto farlo senza esservi formalmente invitata, le sarebbe piaciuto ascoltare l'arpa, restandosene inavvertita nel suo cantuccio; né le faceva meraviglia il fatto che, al termine della breve passeggiata serale le due famiglie si separavano e il cugino trovasse opportuno riaccompagnare Mrs. Grant e la sorella a casa loro, mentre Mr. Crawford scortava le signore del Park; ma pensava che lo scambio di cavaliere era veramente deprecabile, e se Edmund non era poi presente a tavola per tagliarle il vino, preferiva fare a meno di berne; era alquanto sorpresa che egli riuscisse a trascorrere tante ore con Miss Crawford senza scoprire in lei altri difetti simili a quelli che già aveva osservato, e che a lei venivano rammentati da qualcosa di molto simile ogniqualvolta la frequentava; ma così stavano le cose. A Edmund piaceva parlare con lei di Miss Crawford, ma, evidentemente, gli sembrava sufficiente che, dopo quella volta, l'Ammiraglio fosse stato risparmiato; e lei Fanny si faceva scrupolo di confidare le proprie osservazioni per tema che gli apparissero ispirate dal dispetto. Il primo vero dispiacere che le venne da Miss Crawford fu dopo che questa espresse il desiderio di darsi all'equitazione; ne era stata invogliata, fin dal suo arrivo a Mansfield, dall'esempio delle sorelle Bertram, e dopo che la conoscenza fra lei e Edmund era divenuta più intima, aveva indotto il giovane a incoraggiarla e a offrirle di fare i primi esperimenti con la sua mansueta giumenta, che era, fra quanti animali le loro due scuderie potevano offrire, la cavalcatura

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più adatta per una principiante. Con questa proposta, non intendeva fare alla cugina nessuno sgarbo, nessuna offesa; Fanny non doveva perdere un solo giorno di esercizio: bastava che la cavalla fosse condotta alla Canonica mezz'ora prima che lei iniziasse la sua solita passeggiata; e Fanny, quando il progetto le fu sottoposto, lungi dal sentirsi trascurata, fu quasi sopraffatta dalla gratitudine per il fatto che il cugino chiedeva il suo consenso.

Miss Crawford fece il primo tentativo, suscitando la generale ammirazione e senza cagionare alcun inconveniente a Fanny. Edmund, che le aveva portato la cavalla e aveva presieduto ad ogni cosa, tornò al Park con l'animale in perfetto orario, prima che Fanny e il vecchio cocchiere che l'accompagnava quando usciva a cavallo senza le cugine, fossero pronti a mettersi in cammino. La lezione del secondo giorno, però, non andò senza inconvenienti. Tanto era il piacere provato da Miss Crawford nel cavalcare che non avrebbe mai smesso. Attiva, senza paura, e, benché minuta, di costituzione robusta, sembrava nata per l'equitazione e probabilmente, oltre al genuino godimento dell'esercizio fisico, contribuiva a renderla restia a smontare il piacere che le veniva dalla presenza di Edmund e dalle sue istruzioni, nonché, in misura anche maggiore, la certezza di superare di molto coi suoi così rapidi progressi ogni altra creatura del suo sesso. Fanny era già pronta per uscire e in attesa, e Mrs. Norris incominciava a rimproverarla perché non si era ancora mossa, ma l'arrivo della cavalla non le veniva annunciato, Edmund non compariva. Fanny uscì per sfuggire alla zia e per andargli incontro.

Le due case, benché lontane appena mezzo miglio, non erano in vista l'una dell'altra; ma allontanandosi una cinquantina di metri dalla porta d'ingresso era possibile portare lo sguardo oltre il parco e dominare la vista della Canonica e di tutte le sue adiacenze, in lieve pendio oltre la strada che conduceva al villaggio; e Fanny poté vedere il gruppo riunito sul prato del dottor Grant: Edmund e Miss Crawford, tutti e due a cavallo, erano a fianco a fianco, il dottor Grant, la moglie, Mr. Crawford, e due o tre stallieri stavano intorno e li osservavano. Aveva l'aria di una lieta riunione, l'attenzione di tutti concentrata su un unico oggetto, evidentemente allegri, come diceva il suono delle voci animate che giungeva fino al suo orecchio. Lei, comunque, non fu rallegrata da quel suono; si meravigliò che Edmund l'avesse dimenticata, e provò una fitta al cuore. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalla scena, e così poté vedere tutto quanto si svolgeva sul prato. Dapprima Miss Crawford e il suo cavaliere ne fecero il non piccolo giro al passo; poi, su evidente suggerimento di lei, misero i cavalli al piccolo galoppo, e per la timida Fanny fu sbalorditivo il vedere con quanta disinvoltura Miss Crawford sedeva correttamente in sella. Dopo alcuni minuti si fermarono; Edmund le era vicinissimo, le parlava, evidentemente le diceva di correggere la posizione delle briglie e, così facendo, le prendeva la mano; tutto questo Fanny lo vedeva, e l'immaginazione suppliva a quanto le sfuggiva. Non si doveva meravigliare; cosa poteva essere più naturale per Edmund del rendersi utile, del dimostrarsi cortese? Ma non poteva trattenersi dal pensare che, dopo tutto, Mr. Crawford avrebbe potuto risparmiare al cugino l'incombenza che si era assunta. Sarebbe stato senz'altro proprio e confacente per lui istruire la sorella personalmente; ma Mr. Crawford, con tutta la sua sbandierata buona indole, tutta la sua abilità nel campo dell'ippica, probabilmente non valeva nulla come istruttore, e non aveva nemmeno una briciola della pratica gentilezza di Edmund. Intanto pensava che, per la cavalla, doveva essere piuttosto faticoso compiere il duplice lavoro a cui veniva sottoposta, se lei era dimenticata, ci si doveva per lo meno ricordare del povero animale.

Le sue apprensioni per se stessa e per la giumenta presto si calmarono alquanto nel vedere che il gruppo sul prato di disperdeva e che Miss Crawford, ancora a cavallo, ma scortata a piedi da Edmund, passava attraverso un cancello che apriva sui campi, dirigendosi verso il punto dove lei si trovava. Incominciò a temere di sembrar scortese e impaziente e, ansiosissima di rimuovere da sé qualsiasi sospetto del genere, mosse loro incontro.

«Cara Miss Price,» esclamò Miss Crawford, appena fu a portata di voce, «sono venuta a porgerle personalmente le mie scuse per averla fatta aspettare... ma non ho assolutamente nulla da dire a mia discolpa. Lo sapevo che era molto tardi e che mi stavo comportando malissimo... e così, la prego, deve perdonarmi. L'egoismo va sempre perdonato, come lei sa, visto che non vi è speranza di guarirlo.»

La risposta di Fanny fu cortesissima, ed Edmund aggiunse che, per parte sua, era convinto che Fanny non aveva nessuna urgenza di riavere la cavalla. «Vi è tempo più che sufficiente perché mia cugina faccia una passeggiata anche doppia del solito,» disse, «e lei ha contribuito al suo benessere impedendole di mettersi in moto mezz'ora prima. Adesso stanno venendo su delle nuvole, e non soffrirà il caldo di poco fa. Spero che lei non si senta stanca per il troppo esercizio. Vorrei si fosse risparmiata questa camminata fino a casa.» «Niente mi può stancare, se non lo scendere da questo cavallo, glielo assicuro,» rispose, mentre smontava con l'aiuto di lui. «Sono molto resistente. Nulla mi stanca, se non il fare ciò che non mi piace.

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Miss Price, le cedo il passo a malincuore, ma le auguro sinceramente di fare una piacevole cavalcata, e mi auguro di sentire, sempre, solo buone notizie di questo caro, delizioso, bell'animale.»

Il vecchio cocchiere, che era rimasto in disparte col suo cavallo, si avvicinò e Fanny venne messa in sella, e insieme si avviarono verso un'altra parte del parco; il suo intimo malessere non fu certo alleviato dal vedere, guardandosi alle spalle, che gli altri due se ne andavano insieme per il sentiero, che lungo il pendio della collina conduceva al villaggio; né il suo accompagnatore contribuì a ridarle serenità con i suoi commenti a proposito della sorprendente bravura da amazzone di Miss Crawford, che aveva osservato con un interesse quasi pari a quello di Fanny.

«Fa piacere vedere una signora con tanta passione per l'equitazione,» disse, «non ne ho mai visto un'altra sedere in sella meglio di lei. Sembrava che la paura non la sfiorasse nemmeno. Molto diversa da lei, signorina, quando incominciò ad andare a cavallo; saranno sei anni alla prossima Pasqua. Dio mi benedica! Come tremava, quando Sir Thomas la fece mettere in sella!»

Miss Crawford fu elogiata anche in salotto. Le doti, la sua forza e il suo coraggio, furono caldamente apprezzate dalle signorine Bertram; prendeva piacere nel cavalcare, proprio come loro, eccelleva precocemente nel farlo, proprio come avevano fatto loro; perciò la lodarono col massimo entusiasmo.

«Ero sicura che avrebbe cavalcato bene,» disse Julia; «ha la struttura adatta. La sua figura è armoniosa come quella del fratello.»

«Sì,» aggiunse Maria, «e ha il suo stesso coraggio, la sua stessa forza di carattere; penso proprio che la predisposizione all'equitazione abbia molto a che fare col carattere.»

Quando si separarono per la notte, Edmund chiese a Fanny se, l'indomani, aveva intenzione di cavalcare.

«No, non so,» fu la risposta. «No, se la cavalla ti occorre.»«Non ne ho bisogno per mio uso,» disse lui; «ma tutte le volte che tu avrai voglia di startene in

casa, penso che Miss Crawford sarà lieta di trattenerla più a lungo; per l'intera mattinata insomma. Ha un gran desiderio di arrivare a cavallo fino al pascolo demaniale di Mansfield: Mrs. Grant le ha parlato di certi punti pittoreschi e, da parte mia, non dubito che sia perfettamente in grado di affrontare il percorso, ma una mattina qualsiasi andrà benissimo. Le rincrescerebbe immensamente di ostacolare i tuoi progetti. E certamente mancherebbe molto, se lo facesse. Lei cavalca solo per divertirsi, tu per la tua salute.»

«No, domani non andrò a cavallo certamente,» disse Fanny; «sono uscita assai di frequente in questi ultimi tempi, e preferisco starmene in casa per un po'. Ormai sono forte abbastanza per fare una passeggiata a piedi.»

Edmund sembrò compiaciuto, e ciò valse da ricompensa per Fanny; la gita progettata ebbe luogo la mattina seguente, e ad essa parteciparono tutti i giovani, lei eccettuata; fu gustata da tutti e, quando si svolse e, ancor più, quando venne rievocata durante la conversazione serale. Il buon risultato ottenuto dall'attuazione di un progetto del genere porta naturalmente a formarne altri; l'essersi recati al pascolo demaniale di Mansfield, li invogliò a dirigersi, il giorno seguente, verso una qualche altra meta. Vi erano molti altri luoghi pittoreschi da mostrare agli ospiti e, benchè facesse un gran caldo, vi erano sentieri ombrosi che conducevano dovunque volessero andare. Una comitiva di giovani trova sempre sentieri ombrosi alla propria portata. Quattro mattinate successive, mattinate splendide, furono impiegate in questo modo, a mostrare i dintorni ai Crawford e a far loro gli onori dei punti più belli del paesaggio circostante. Tutto andava alla perfezione; tutto era gaiezza e buon umore, e il caldo non era che un fastidio da menzionare scherzosamente; e la cosa durò fino al quarto giorno, quando l'umore di uno dei componenti della brigata subì una brusca alterazione; si trattò di Miss Bertram. Edmund e Julia erano stati trattenuti a pranzo alla Canonica e lei era stata esclusa. Ora l'invito era stato pensato e fatto a quel modo da Mrs. Grant senza alcun secondo fine, semplicemente per un riguardo a Mr. Rushworth che, si supponeva, avrebbe potuto capitare al Park in giornata; ma fu risentito dall'interessata come un vero e proprio insulto, e le sue buone maniere furono messe a dura prova, mentre nascondeva a fatica il disappunto e la collera durante il ritorno a casa. Ma Mr. Rushworth non comparve, e l'offesa fu risentita in modo ancor più cocente, visto che a lei non era offerto almeno il sollievo di sperimentare il proprio potere su di lui; non le rimase che fare il broncio con la madre, la zia e la cugina, e rendersi quanto più sgradevole possibile durante il pranzo fino alla frutta.

Fra le dieci e le undici Edmund e Julia fecero il loro ingresso in salotto, reduci dalla breve passeggiata nella fresca aria serale; erano animati e allegri al contrario delle tre signore sedute ad aspettarli. Maria quasi non alzò gli occhi dal libro che leggeva, Lady Bertram sonnecchiava, e perfino Mrs. Norris, alterata dal malumore della nipote, dopo aver fatto sul pranzo due o tre domande che non ebbero immediata

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risposta, sembrò quasi decisa a non aprire più bocca. Per alcuni minuti, fratello e sorella, intenti com'erano a celebrare la bellezza della notte e a descrivere il cielo stellato, non notarono nulla; ma quando cadde la prima pausa, Edmund, guardandosi in giro, chiese:

«E Fanny dov'è? È andata a letto?»«No, non ch'io sappia,» disse Mrs. Norris; «era qui un momento fa.»La voce gentile della giovanetta giunse dall'altra estremità della lunga sala, annunciando che si era

ritirata sul sofà. Mrs. Norris incominciò subito a rimproverarla.«È un'abitudine davvero stupida, Fanny, quella di oziare per tutta la serata su un sofà. Perché non

puoi venire a sedere qui e occuparti di qualcosa di utile come facciamo tutte noi? Se non hai un lavoro tuo, posso dartene uno preso nel mio cestino per i poveri. C'è tutto il calicò comprato la scorsa settimana, che non è ancora stato toccato. Posso dire di essermi quasi rotta la schiena a tagliarlo. Dovresti imparare a pensare agli altri; e credimi è una abitudine scandalosa in una ragazza della tua età starsene sempre a ciondolare su un sofà.» Prima che Mrs. Norris fosse arrivata a metà del suo discorso, Fanny era tornata al suo solito posto vicino al tavolo al quale sedevano le signore e aveva preso in mano il lavoro a cui attendeva; Julia, che era all'apice del buon umore grazie agli svaghi della giornata, le rese giustizia, esclamando: «Direi, signora, che Fanny ozia sul sofà tanto poco quanto chiunque altri in questa casa.»

«Fanny,» disse Edmund, dopo averla osservata attentamente, «sono sicuro che hai mal di capo.»Fanny non lo seppe negare, ma disse che non era molto forte.«Non posso proprio crederlo,» replicò lui; «conosco troppo bene la tua espressione. Da quanto

tempo hai mal di testa?»«Da un po' prima di pranzo; è il caldo, nient'altro.»«Sei uscita con questo caldo?»«Uscita! Certo che è uscita,» esclamò Mrs. Norris; «vorresti che fosse rimasta in casa con una

giornata così bella? Non siamo usciti tutti? Perfino tua madre è stata fuori oggi, per più di un'ora.»«Sì, davvero, Edmund,» aggiunse Sua Signoria, completamente destata dal tono aspro del

rimprovero di Mrs. Norris. «Sono rimasta seduta tre quarti d'ora nel giardino dei fiori, mentre Fanny coglieva le rose, e posso assicurarti che è stato molto piacevole, ma faceva davvero un gran caldo. C'era abbastanza ombra nel nicchione, ma posso dirti che al pensiero di uscirne, per tornare a casa, ho proprio avuto paura.»

«Fanny è rimasta al sole a raccogliere le rose, vero?»«Sì, e temo che saranno le ultime di quest'anno. Poverina! Ha dovuto sopportare un bel caldo, ma

erano tanto sbocciate che non si poteva aspettare oltre.»«Sicuro, non si poteva fare altrimenti,» disse di rincalzo Mrs. Norris con voce alquanto raddolcita.

«Mi chiedo se non si sia presa il mal di capo allora, sorella. Nulla dà il mal di capo più del chinarsi e rizzarsi ripetutamente, stando in pieno sole. Ma oso dire che si sentirà meglio domani. Se lei le desse il suo aceto aromatico da fiutare? Io dimentico sempre di far riempire il mio flacone.»

«Lo ha già preso,» rispose Lady Bertram. «Lo ha preso dopo che è tornata per la seconda volta da casa sua, sorella.»

«Come!» esclamò Edmund, «Oltre a cogliere le rose, ha fatto una camminata fin là? È andata a piedi a casa sua, signora, attraversando il parco in un'ora torrida, e lo ha fatto per due volte? Non c'è da meravigliarsi che le dolga il capo.»

Mrs. Norris stava parlando con Julia, e non sentì.«Veramente, temevo che si stancasse troppo,» disse Lady Bertram; «ma una volta che le rose

furono colte, tua zia le volle per sé, e così, capisci, si sono dovute portare a casa sua.»«Ma vi erano tante rose da richiedere due viaggi?»«No; ma si dovevano mettere a seccare nella camera di riserva; e, sfortunatamente, Fanny

dimenticò di chiuderne la porta e di riportare indietro la chiave; così è dovuta andarci da capo.» Edmund si alzò e prese a passeggiare avanti e indietro per la stanza, dicendo: «E non c'era nessun altro cui affidare quell'incombenza, nessuno tranne Fanny? Parola mia, signora, è stata una cosa molto mal fatta.»

«Davvero non vedo come si sarebbe potuto farlo meglio,» sbottò Mrs. Norris, rinunciando a fare la sorda; «a meno che non fossi andata di persona, certo; ma non posso trovarmi contemporaneamente in due luoghi diversi, e proprio in quel momento, per desiderio di tua madre, stavo parlando con Mr. Green della ragazza che cura i latticini per tua madre, e, inoltre, avevo promesso a John Groom di scrivere a Mrs. Jefferies per raccomandarle suo figlio, e quel pover'uomo mi stava aspettando già da mezz'ora. Penso che nessuno abbia motivo di accusarmi di essermi mai risparmiata fatica in qualsiasi occasione; ma realmente, non posso fare ogni cosa allo stesso momento. E in quanto alla passeggiata fatta da Fanny fino a casa mia,

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per farmi un piacere, si tratta solo di un quarto di miglio. Non credo di essere stata sragionevole chiedendole di andare. Spesso io faccio quel percorso due, tre volte al giorno, a tutte le ore, sì, e con qualsiasi tempo, senza fiatare.»

«Vorrei che Fanny avesse metà della sua resistenza, signora.»«Se Fanny facesse esercizio più regolarmente non perderebbe le forze per così poca cosa. Sono

parecchi giorni che non esce a cavallo e sono convinta che, quando non cavalca, dovrebbe camminare. Se prima fosse uscita a cavallo, non le avrei chiesto di andare a casa mia. Ma ho pensato che, dopo essere rimasta curva in mezzo alle rose, le avrebbe fatto bene, perché nulla ristora di più di una passeggiata dopo una fatica di quel genere; e, anche se il sole era forte, non faceva poi così caldo. Sia detto fra noi, Edmund,» e a questo punto accennò significativamente col capo alla madre di lui, «è stato il cogliere le rose e l'andare a zonzo per il giardino dei fiori che ha cagionato tutto il male.»

«Temo proprio che sia stato così,» disse la più candida Lady Bertram, che aveva udito; «temo proprio che abbia preso il mal di capo là, perché faceva un caldo da morire. Non avrei potuto sopportarne nemmeno un poco di più. Starmene seduta e chiamare Pug, per tenerlo lontano dalle aiuole, è stato quasi troppo per me.»

Edmund non disse altro alle due signore; ma senza parlare, andò a un tavolo vicino sul quale rimaneva ancora il vassoio della cena, versò un bicchier di Madera a Fanny, e la costrinse a berne la maggior parte. Lei avrebbe voluto rifiutare, ma le lacrime, stimolate dai sentimenti contraddittori che l'agitavano, le resero più facile inghiottire che non parlare.

Per quanto fosse irritato con la madre e la zia, Edmund lo era ancor di più con se stesso. Nulla sarebbe accaduto se Fanny fosse stata tenuta in giusta considerazione; ma per quattro giorni di fila era stata lasciata senza compagni, senza la libera scelta di un esercizio fisico alternativo, priva di una qualsiasi scusa da opporre a quanto saltasse in mente di richiederle alle sue sragionevoli zie. E lui, ora, si vergognava pensando che per quattro giorni di fila Fanny non aveva potuto uscire a cavallo; prese la ferma risoluzione che, per quanto ostico gli fosse contrariare un desiderio di Miss Crawford, la cosa non si sarebbe ripetuta.

Fanny andò a letto col cuore pesante, come la prima notte del suo arrivo al Park. Le condizioni di spirito in cui si trovava, avevano, probabilmente, avuto la loro parte nell'indisposizione; si era sentita trascurata e aveva lottato contro lo scontento e la gelosia in tutti quei giorni. Adagiata sul sofà, dove si era ritirata per sottrarsi agli occhi di tutti, aveva sofferto dentro di sé una pena assai più intensa del male fisico; e l'improvviso rivolgimento, causato dalla sollecitudine di Edmund, ora le rendeva quasi impossibile il sostenere se stessa.

CAPITOLO VIII

Fanny riprese a cavalcare fin dalla mattina seguente, e siccome il tempo era fresco e piacevole, invece che caldissimo com'era stato ultimamente, Edmund confidò che quanto aveva perduto in fatto di salute e di svago sarebbe stato presto compensato. Mentre era fuori, arrivò Mr. Rushworth che scortava la madre, venuta in visita di cortesia e soprattutto per sollecitare l'attuazione della progettata visita a Sotherton, cui si era accennato quindici giorni prima e che, a motivo di una sua assenza da casa, era poi rimasta lettera morta. Mrs. Norris e le nipoti furono lietissime di sentire che il progetto veniva riesumato; fu proposta, e alacremente accettata, una data assai prossima, sempre che Mr. Crawford non avesse qualche impegno; le signorine insistettero particolarmente su questo punto e, benché Mrs. Norris prontamente si dichiarasse certa che sarebbe stato disponibile, non vollero autorizzare tale libertà né correre rischi. Alla fine, dietro suggerimento di Miss Bertram, Mr. Rushworth trovò la soluzione più corretta: sarebbe andato lui, subito, alla Canonica a far visita a Mr. Crawford, e gli avrebbe chiesto se il prossimo mercoledì gli andava bene o no.

Prima del suo ritorno fecero la loro comparsa Mrs. Grant e Miss Crawford. Non avevano incontrato Mr. Rushworth perché erano uscite per tempo e avevano seguito un cammino diverso da quello preso da lui, ma si dichiararono certe che Mr. Crawford si trovava in casa e che il visitatore ce l'avrebbe trovato.

Naturalmente si parlò della gita a Sotherton. Né era possibile trattare un altro argomento, visto che Mrs. Norris era tutta eccitazione in proposito e che Mrs. Rushworth, donna bene intenzionata, complimentosa, prosaica e pomposa, che trovava interesse in ciò che si riferiva a se stessa o al figlio,

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continuava ad insistere affinché Lady Bertram facesse parte della comitiva. Lady Bertram declinava con pertinacia l'invito; ma il suo modo di rifiutare era così placido da convincere l'altra che si schermisse tanto per far complimenti; questo finché il fiume di parole di Mrs. Norris e il tono ben più risonante della sua voce non la convinsero di come stavano le cose.

«La fatica sarebbe troppa per mia sorella, troppa davvero, glielo assicuro, cara Mrs. Rushworth. Dieci miglia per arrivare da lei e poi dieci miglia per tornare qui, ci pensi. Lei deve scusare mia sorella per questa volta, e accettare le nostre due care ragazze e me, dispensando lei. Sotherton è l'unico luogo che potrebbe ispirarle il desiderio di andare così lontano, ma non le è possibile, veramente. Sa, rimarrà qui in compagnia di Fanny Price, così tutto andrà benissimo; in quanto a Edmund, siccome non è qui per parlare in prima persona, rispondo io del grande piacere che proverà nell'unirsi alla nostra comitiva. Lui può venire a cavallo, sa.»

A Mrs. Rushworth, finalmente rassegnatasi al fatto che Lady Bertram rimanesse a casa, non restò che esprimere il proprio rammarico. «Rinunciare alla compagnia di Sua Signoria era davvero assai spiacevole; e poi sarebbe stata felicissima di vedere anche la signorina, Miss Price, che ancora non era stata a Sotherton, ed era un vero peccato che non lo vedesse ora.»

«Lei è molto gentile, è tutta gentilezza, mia cara signora,» esclamò Mrs. Norris, «ma, quanto a Fanny, avrà moltissime altre opportunità di vedere Sotherton. Ha abbastanza tempo dinnanzi a sé; la sua venuta, per questa volta è del tutto fuori discussione. Lady Bertram non potrebbe assolutamente fare senza di lei.»

«Oh, no! non posso stare senza Fanny!»Dopodiché Mrs. Rushworth, la quale era convinta che tutti dovessero nutrire il più ardente

desiderio di vedere Sotherton, passò a includere Miss Crawford nell'invito; e benché Mrs. Grant, che quando era venuta a stabilirsi a Mansfield non si era presa il disturbo di andare a far visita a Mrs. Rushworth, declinasse nel più cortese dei modi l'invito che era stato rivolto anche a lei, fu lieta di vedere la sorella inclusa in quella gita; Mary, appropriatamente persuasa e sollecitata, non esitò troppo a lungo prima di accettare la cortesia di cui era oggetto. A questo punto Mr. Rushworth tornò dalla Canonica annunciando di avere ottenuto pieno successo; e poco dopo Edmund fece la sua comparsa, appena in tempo per essere informato di quanto era stato stabilito per il mercoledì successivo, per accompagnare alla sua carrozza Mrs. Rushworth, e poi scortare fino a metà strada dalla loro casa le altre due signore.

Rientrando, trovò, nella saletta della prima colazione, Mrs. Norris che tentava di appurare se l'inclusione di Miss Crawford nella comitiva fosse desiderabile o no, e se il calesse di suo fratello sarebbe o no al completo senza di lei. Le signorine Bertram la prendevano in giro per le sue preoccupazioni, facendo notare che il calesse poteva ospitare senz'altro quattro persone, senza tener conto del sedile a cassetta, dove una di loro poteva benissimo prender posto accanto al guidatore.

«Ma perché,» disse Edmund, «si dovrebbe far uso della carrozza dei Crawford, o solamente della sua? Perché non dovremmo prendere la carrozza di mia madre? Quando si è parlato per la prima volta del progetto, l'altra volta, non mi è riuscito di capire perché, per una visita fatta dalla nostra famiglia, non ci si debba servire della carrozza della nostra famiglia.»

«Coosa!» esclamò Julia, «chiuderci in tre, in una berlina, con questo caldo, mentre possiamo trovar posto in un calesse aperto! No, caro Edmund, la tua idea non regge.»

«Inoltre,» disse Maria, «so che Mr. Crawford fa conto di portarci lui. Dopo quanto è stato detto in precedenza, egli deve considerare la cosa come una promessa.»

«E poi, mio caro Edmund,» aggiunse Mrs. Norris, «far uscire due carrozze quando una può bastare, sarebbe fatica sprecata; e, sia detto fra noi, al cocchiere non piace granché il percorso da qui a Sotherton; si lamenta sempre dei viottoli stretti tra siepi che gli graffiano la vettura; e capisci bene che non può far piacere pensare che, al suo ritorno, il caro Sir Thomas trovi la vernice della carrozza tutta graffiata.»

«Questo non sarebbe un motivo generoso per scegliere quella di Mr. Crawford al posto della nostra,» disse Maria. «La verità è che Wilcox è un vecchio stupido che non sa guidare. Vi garantisco che mercoledì non incontreremo inconvenienti dovuti alle strade troppo strette.»

«Immagino che sedere a cassetta del calesse non sia scomodo e nemmeno spiacevole,» disse Edmund.

«Spiacevole!» esclamò Maria. «Oddio, penso che chiunque lo riterrebbe il posto migliore. Probabilmente Miss Crawford lo vorrà per sé.»

«Dunque, nulla impedisce che Fanny venga con voi: è evidente che il posto per lei c'è.»

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«Fanny!» fece eco Mrs. Norris «Ma caro Edmund, Fanny non viene con noi, non se ne parla nemmeno. Lei rimane con la zia. L'ho detto a Mrs. Rushworth. A Sotherton non è aspettata.»

«Immagino che lei non abbia uno speciale motivo, signora,» disse Edmund, rivolgendosi alla madre, «per desiderare che Fanny non prenda parte alla gita, se non per il desiderio di averla con sé. Se potesse fare a meno di lei, non vorrebbe trattenerla a casa, vero?»

«No, certamente; ma non ne posso fare a meno.»«Lo potrà, se rimango io a tenerle compagnia, come effettivamente intendo fare.»Le sue parole suscitarono le proteste generali. «Sì,» continuò Edmund. «Non è affatto necessario

che io vada. Intendo restare a casa. Fanny ha un gran desiderio di vedere Sotherton. So che lo desidera moltissimo. Non ha spesso soddisfazioni del genere, e sono certo, signora, che lei sarà lieta di procurarle questo piacere.»

«Oh, sì! molto lieta, se tua zia non ha obiezioni.»Mrs. Norris fu prontissima a valersi dell'unica obiezione che le rimaneva: il fatto di aver

positivamente assicurato Mrs. Rushworth che Fanny non sarebbe andata da lei. Dopo questo sarebbe assai strano condurla con loro; la difficoltà le sembrava assolutamente insormontabile; la cosa sembrerebbe certamente strana! Sarebbe una vera mancanza di riguardo, al limite della maleducazione, verso Mrs. Rushworth, i cui modi erano un paradigma di buona creanza e di cortesia, e lei, veramente, non si sentiva il coraggio di agire in simile modo. Di fatto Mrs. Norris non voleva bene a Fanny, non provava alcun desiderio di procurarle un piacere di qualsivoglia natura fosse; ma l'attuale contrasto con Edmund più che da qualsiasi altra considerazione nasceva da una predilezione per il piano originale dovuta al fatto che era stata lei a concepirlo. Era certa di aver sistemato tutto per il meglio, e che un qualsiasi cambiamento avrebbe guastato ogni cosa.

Perciò, quando Edmund le spiegò, appena riuscì ad ottenere la sua attenzione, che non si doveva angustiare a proposito di Mrs. Rushworth, visto che quando lui aveva colto l'occasione, mentre la scortava attraverso l'atrio, di menzionare Miss Price come una probabile aggiunta alla comitiva, gli aveva immediatamente rinnovato l'invito per la cugina, Mrs. Norris, troppo irritata per sottomettersi con buona grazia, si limitò a dire: «Benissimo, benissimo, come vuoi tu; sistema tutto a modo tuo, io me ne lavo le mani.»

«Sembrerà molto strano,» disse Maria, «che tu te ne stia a casa al posto di Fanny.»«Davvero ti dovrebbe essere molto obbligata,» aggiunse Julia, e si affrettò a uscire dalla stanza,

per non dover offrire di rimanere a casa lei.«Fanny sarà tanto grata quanto la cosa merita,» fu tutto quanto Edmund rispose; e l'argomento fu

lasciato cadere.La gratitudine di Fanny, quando seppe del progetto, fu senz'altro maggiore del piacere che le

procurò la notizia. Recepì la gentile bontà di Edmund con una intensità di sentimenti che lui, che non ne sospettava il tenero attaccamento, non poteva certo immaginare; che Edmund dovesse rinunciare, per causa sua, a una piacevole gita, le diede pena; e poi tutto il piacere che si riprometteva dal vedere Sotherton si riduceva a ben poca cosa senza di lui.

Quando le due famiglie si incontrarono nuovamente, fu proposta una nuova modifica, che venne accolta con generale soddisfazione. Mrs. Grant si offrì di tenere compagnia a lady Bertram il giorno della gita, sostituendosi a Edmund; il dottor Grant le avrebbe raggiunte all'ora di pranzo. Lady Bertram fu soddisfattissima di questa soluzione, e le signorine ritrovarono tutta la loro letizia. Anche Edmund fu molto contento di quel cambiamento che gli consentiva di prendere parte alla gita, e Mrs. Norris dichiarò che era un piano eccellente, anzi lei ne aveva la proposta sulla punta della lingua e stava per esporla proprio un secondo prima che Mrs. Grant ne parlasse.

Giunse il mercoledì; il tempo era bello e, subito dopo colazione, arrivò il calesse con Mr. Crawford che lo guidava personalmente, conducendo le sorelle con sé; e siccome tutti erano pronti, Mrs. Grant scese dalla carrozza e gli altri si prepararono a salirvi. Il posto dei posti, il sedile invidiato, il posto d'onore, non era stato assegnato specificatamente a nessuno. A chi sarebbe toccato quel premio ambito? Mentre ciascuna delle signorine Bertram pensavano al modo di assicurarselo pur dando l'impressione di accettarlo solo per un riguardo verso gli altri, la cosa fu sistemata da Mrs. Grant che disse, mentre smontava: «Visto che siete in cinque, sarà meglio che una di voi sieda accanto ad Henry, e siccome ho sentito dire, Julia, che le sarebbe piaciuto imparare a guidare, penso che questa sia una buona occasione per una prima lezione.»

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Felice Julia! E infelice Maria! la prima si trovò seduta a cassetta in un lampo, la seconda prese posto all'interno cupa e mortificata; e la carrozza partì, accompagnata dagli auguri delle due signore che restavano a casa e dai latrati di Pug, stretto tra le braccia della sua padrona.

La strada correva attraverso una campagna amena, e Fanny, le cui passeggiate a cavallo non si erano mai spinte molto lontano, ben presto si trovò fuori dalla zona che le era familiare, pronta ad osservare, tutta felice, quanto le era nuovo, e ad ammirare ogni cosa bella. Non fu spesso invitata a unirsi nella conversazione delle sue compagne, e da parte sua non desiderava farlo. Per lei la riflessione e il pensiero erano solitamente la miglior compagnia; lo snodarsi della strada, le diversità del suolo, le condizioni del raccolto, le casette rustiche, le mandrie, i bambini, destavano in lei un interesse che solo la possibilità di comunicare a Edmund le sue impressioni avrebbe potuto accrescere. Quest'ultimo era il solo punto che Fanny avesse in comune con la giovane che le sedeva a fianco. In tutto, tranne che nell'interesse per Edmund, Miss Crawford era diversissima da lei, non aveva nulla della delicatezza del suo gusto, della sua mente, dei suoi sentimenti; posava sulla natura, sulla natura inanimata, uno sguardo superficiale, la sua attenzione andava tutta agli uomini e alle donne, in cui il suo talento si esercitava in tutto ciò che è brioso e leggerezza. Ma nel guardarsi indietro per cercare con gli occhi Edmund, quando vi era un lungo tratto di strada diritta, oppure quando egli le superava nel salire qualche erto pendio, il loro movimento era sincrono, e, più di una volta, un'esclamazione: «Eccolo!» uscì loro di bocca contemporaneamente.

Durante le prime sette miglia Miss Bertram gustò pochissimo la gita. I suoi occhi finivano sempre col posarsi su Mr. Crawford e sulla sorella seduti a fianco a fianco in fitta conversazione e piena allegria; e scorgere solo l'espressivo profilo di lui mentre volgeva il capo per sorridere a Julia, o udire la risata di lei, le dava, ogni volta, un senso di irritazione che solo il rispetto delle convenienze riusciva a dominare. Julia, quando si voltava verso di loro, mostrava un viso animato e felice e ogni qualvolta rivolgeva la parola alle compagne, lo faceva con grande allegria: visto da lì, il paesaggio era incantevole, avrebbe voluto che anch'esse potessero goderlo dalla sua posizione eccetera, eccetera; ma l'offerta di cambiar posto la fece solamente a Miss Crawford quando, giunti al termine di una lunga salita disse, piuttosto blandamente: «Da qui si gode un bel panorama. Vorrei che lei lo vedesse dal mio posto ma ho l'impressione che, per quanto io insista, lei non intenda occuparlo.» E prima ancora che Miss Crawford avesse tempo di rispondere, i cavalli erano già ripartiti al trotto.

Quando però giunsero nella zona più direttamente legata a Sotherton e alle relative associazioni d'idee, Miss Bertram si sentì maggiormente a suo agio. Aveva, per così dire, due corde al suo arco: il sentimento Rushworth e il sentimento Crawford; e in prossimità di Sotherton, il primo prendeva decisamente il sopravvento. Non poteva dire a Miss Crawford «quei boschi dipendono da Sotherton», né aggiungere con fare indifferente «ora, penso, tutto, ai due lati della strada, appartiene a Mr. Rushworth», senza provare un senso di esultanza. E il suo piacere aumentava via via che si avvicinavano al maniero, antica residenza gentilizia di famiglia, con tutti i diritti e i privilegi annessi, fra cui quello di ospitare le riunioni del «Consiglio di registrazione» presieduto dal Signore, presenti i proprietari terrieri del distretto, e l'«Assemblea dei mezzadri» dipendenti dal maniero, presieduta dal proprietario o da chi per esso.

«Ora non incontreremo più strade cattive, Miss Crawford, le nostre difficoltà sono finite. Il tratto che ci resta da percorrere è in perfetto ordine, Mr. Rushworth lo ha fatto sistemare quando, per diritto di maiorasco, è entrato in possesso della tenuta. Qui incomincia il villaggio. Queste casette rustiche sono una vera vergogna. Il campanile della chiesa è ritenuto veramente bello; sono proprio contenta che la chiesa non sia troppo vicina al maniero, come accade molte volte nelle antiche proprietà. Il fastidio che danno le campane dev'essere terribile. Ecco la Canonica, una casa dall'aspetto ben conservato, e mi dicono che il pastore e sua moglie sono persone molto a modo. Questi sono ospizi, fatti costruire in passato da non so che membro della famiglia. A destra c'è la casa dell'amministratore, un uomo molto rispettabile. Ora stiamo giungendo ai cancelli della portineria, ma ci rimane da percorrere ancora quasi un miglio attraverso il parco. Come vede, da questa parte il parco non si presenta male; gli alberi forestali sono bellissimi, ma la posizione della casa è spaventosa: per incontrarla si scende alla sua volta lungo un pendio di mezzo miglio, ed è un vero peccato che sia affossata, perché non sarebbe un brutto edificio se lo si avvicinasse in modo da averne una migliore prospettiva.»

Miss Crawford ammirò doverosamente ogni cosa; intuiva perfettamente i sentimenti di Miss Bertram e si faceva un punto d'onore di assecondarla al massimo. Mrs. Norris era tutta delizia e volubilità; e perfino Fanny ebbe occasione di esprimere la sua ammirazione e fu ascoltata con compiacimento. Beveva avidamente con gli occhi ogni cosa incontrata dal suo sguardo; e, dopo essersi sforzata non poco per avere un'esatta prospettiva della casa e avere osservato che era quel tipo di edificio che non si può guardare senza

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provare rispetto, aggiunse: «Ma dov'è il viale? La casa, a quel che vedo guarda a oriente. Perciò il viale deve trovarsi sul retro. Mr. Rushworth parlava dell'ala ovest.»

«Sì, è esattamente dietro la casa. Ha inizio a non eccessiva distanza e sale per un mezzo miglio fino all'estremità del pendio. Da qui ne puoi vedere una parte: alcuni degli alberi più lontani. Sono tutte querce.»

Ora Miss Bertram poteva parlare con piena competenza di quanto aveva dichiarato di ignorare totalmente giorni prima, quando Mr. Rushworth aveva sollecitato la sua opinione; e allorché la carrozza si fermò ai piedi degli ampi gradini di pietra che portavano all'ingresso principale, il suo umore era improntato a tutta l'euforia che potevano darle la vanità e l'orgoglio soddisfatti.

CAPITOLO IX

Mr. Rushworth, che era sulla soglia, pronto ad accogliere la sua dama, diede con debita cortesia il benvenuto a tutti gli ospiti. In salotto, furono ricevuti con grande cordialità da sua madre, e Miss Bertram ebbe il piacere di ricevere da entrambi tutte le possibili attenzioni. Esauriti i convenevoli, per prima cosa si pensò al rinfresco; furono spalancate, l'una dopo l'altra, le porte che immettevano in uno o due saloni intermedi e davano accesso alla sala da pranzo dov'erano pronti cibi abbondanti, elegantemente presentati. Si chiacchierò molto, si mangiò molto, e tutto si svolse nel migliore dei modi; dopodiché venne preso in considerazione lo scopo principale della gita. Come preferiva Mr. Crawford? che mezzo sceglieva per visitare ed esaminare la tenuta? Mr. Rushworth propose un suo calessino a due posti; ma Mr. Crawford pensava che fosse preferibile una carrozza in grado di trasportare più di due persone, perché, disse, «privarsi del desiderabile aiuto di altri occhi e di altri pareri poteva rivelarsi un vero inconveniente, una cosa perfino peggiore della perdita di piacere che soffrirebbero gli esclusi dal giro.»

Mrs. Rushworth suggerì di prendere anche la berlina; ma questa seconda proposta fu accolta poco favorevolmente dalle giovani signore che non dissero parola né accennarono un sorriso. La successiva offerta di visitare la casa, che alcune di loro non conoscevano ancora, ebbe miglior successo: a Miss Bertram faceva piacere che ne fosse messa in evidenza l'ampiezza, e tutti furono contenti di aver qualcosa da fare. Perciò, l'intera comitiva si alzò da tavola e sotto la guida di Mrs. Rushworth fu accompagnata attraverso un susseguirsi di sale molto vaste, dal soffitto molto alto, dal pavimento lucidissimo, decorate con dovizia, secondo il gusto di mezzo secolo prima, con mobili di solido mogano, ricchi damaschi, marmi, dorature e legno scolpito: tutte cose belle, purché prese separatamente. Vi era anche abbondanza di quadri, alcuni dei quali buoni; ma in genere si trattava di ritratti di famiglia, che ormai non significavano più nulla per nessuno all'infuori di Mrs. Rushworth che si era impegnata a fondo per imprimersi nella memoria tutto quanto la governante era stata in grado di riferirle, e ormai era quasi altrettanto qualificata a far da guida. Nella presente occasione, si rivolgeva soprattutto a Miss Crawford e a Fanny; non vi era possibile confronto nel modo in cui ciascuna prestava orecchio alle spiegazioni: Miss Crawford che aveva già visitato una quantità di case grandiose senza provare il benché minimo interesse, si limitava ad ascoltare cortesemente, mentre Fanny, cui tutto riusciva nuovo e interessante, ascoltava con autentica partecipazione tutto quello che Mrs. Rushworth era in grado di riferire sulla storia passata della famiglia, la sua ascesa e conseguente acquisto di importanza, le visite regali e le prove di fedeltà date ai sovrani, provando un intenso piacere nell'integrare tutti quei particolari nella più vasta cornice della storia, che ben conosceva e nel rievocare con l'immaginazione le scene del passato.

La posizione in cui sorgeva la casa negava la possibilità di godere una vista panoramica dalle finestre e, mentre Fanny ed alcune altre ospiti seguivano Mrs. Rushworth, Henry Crawford guardava appunto le finestre, scuotendo gravemente il capo. Ogni stanza, sulla facciata ovest, guardava, al di là di un prato, verso l'inizio del viale che si apriva appena fuori dalle alte cancellate di ferro. Dopo aver visitato molte vaste stanze, dalla destinazione imprecisata, utili solo all'incremento dell'imposta sulle finestre, e che, probabilmente, erano intese solo a dar lavoro supplementare alle cameriere, Mrs. Rushworth disse: «Ora passiamo alla cappella dove, a dire il vero, sarebbe preferibile accedere dal piano di sopra, per prenderne vista dalla galleria sovrastante, ma siccome siamo esclusivamente fra amici, vi farò entrare da questa parte, se mi vorrete scusare.»

Entrarono. Fanny aveva immaginato qualcosa di grandioso; si trattava invece di una semplice sala rettangolare, spaziosa, adattata per le pratiche di devozione, senza nulla di caratteristico all'infuori di una

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sovrabbondanza di mogano e dei cuscini di velluto cremisi posati sull'orlo della balaustra della galleria superiore riservata alla famiglia. «Sono delusa,» disse a mezza voce a Edmund. «Questa non corrisponde all'idea che mi facevo della cappella di un maniero. Qui non vi è nulla di solenne, nulla di malinconicamente poetico, nulla di grandioso. Non vi sono navate, né arcate, né iscrizioni, né stendardi. Dove sono, cugino, ‹gli stendardi gonfiati dal vento notturno dei cieli› o una qualche iscrizione che ricordi ‹un monarca scozzese dorme laggiù?›»

«Dimentichi, Fanny, che tutto questo è stato messo insieme in epoca relativamente recente per un uso intimo al contrario delle antiche cappelle dei castelli e dei monasteri. Qui l'ambiente è stato sistemato esclusivamente per le preghiere quotidiane della famiglia, i cui membri, suppongo, sono sepolti nella chiesa parrocchiale, è lì che devi cercare ‹gli stendardi e gli stemmi.»

«Sono stata sciocca a non pensare a tutto questo, ma mi sento delusa.›»Mrs. Rushworth riprese a spiegare: «Questa cappella è stata adattata quale la vedete ai tempi di

Giacomo II. Prima per quanto ne so, i banchi erano solamente impiallacciati; e vi sono buone ragioni per credere che la tappezzeria e i cuscini del pulpito e quelli dei sedili riservati ai membri della famiglia fossero di semplice panno color porpora; ma questo particolare non è del tutto accertato. È una bella cappella e, in passato, veniva frequentata ogni mattina e ogni sera. Molti ricordano ancora che le preghiere erano lette dal cappellano della famiglia. Ma l'ultimo Mr. Rushworth, al quale è succeduto mio figlio, interruppe la tradizione.»

«Ogni generazione fa i progressi che può,» disse Miss Crawford a Edmund, con un sorriso.Intanto, Mrs. Rushworth si allontanò per andare a ripetere le sue spiegazioni a Mr. Crawford, e

Edmund, Fanny e Miss Crawford rimasero indietro, formando gruppo a sé.«È un peccato,» disse Fanny, «che quella consuetudine sia stata interrotta. Era una salda tradizione

del passato. In una cappella e in un cappellano privati vi è qualcosa di talmente consono con un grande casato, con l'idea che ciò che esso dovrebbe rappresentare! Un'intera famiglia che si riunisce regolarmente allo scopo di pregare... è bello!»

«Bellissimo, proprio!» disse ridendo Miss Crawford. «Deve fare un gran bene all'anima del capofamiglia costringere tutte le povere cameriere e tutti i poveri servitori a interrompere il lavoro o lo svago, per venire a ripetere qui, due volte al giorno, le preghiere, mentre personalmente inventa per se stesso dei pretesti per starsene lontano.»

«Questa non è certamente l'idea che Fanny si fa delle riunioni di preghiera in famiglia,» disse Edmund. «Se il padrone o la padrona di casa non sono presenti, la consuetudine risulterà più dannosa che vantaggiosa.»

«In ogni modo, in queste cose è più sicuro lasciare piena libertà alle persone. A ciascuno piace agire a modo proprio, scegliendo il tempo e il luogo della devozione. L'obbligo di presenza, la formalità della cerimania, la costrizione, la durata obbligatoria - tutto questo messo insieme è pesante e non piace a nessuno: e se la buona gente che fu solita inginocchiarsi e sbadigliare in quella galleria avesse previsto il giorno in cui uomini e donne svegliandosi col mal di capo avrebbero potuto starsene a letto dieci minuti di più senza incorrere in riprovazioni, avrebbero trasalito di gioia e di invidia. Ma immaginate con quanta malavoglia le antiche belle dame dei Rushworth d'altri tempi si saranno avviate verso questa cappella? Le giovani Mrs. Eleanor o Mrs. Bridget - inamidate in apparente devozione, ma con la testa piena di tutt'altri pensieri - specialmente quando il povero cappellano non meritava di attirare lo sguardo - e immagino che in quei tempi i bravi pastori siano stati anche meno attraenti di quelli d'oggigiorno.»

Per alcuni istanti gli altri due non replicarono. Fanny era arrossita e guardava Edmund, ma si sentiva troppo irritata per parlare; e a lui occorse un istante di riflessione prima di dire: «La sua mente, che è tutta vivacità, non riesce a considerare seriamente nemmeno le cose più serie. Ci ha tracciato uno schizzo divertente, e chi conosce la natura umana, certo non può dire che non sia veritiero. Noi tutti, in certi momenti, sperimentiamo quanto sia difficile fissare il pensiero come vorremmo; ma se lei suppone che in alcune persone ciò avvenga frequentemente, e che così una naturale debolezza venga a trasformarsi, per negligenza, in abitudine, cosa di meglio ci si può aspettare dalla loro devozione quando si raccolgono in privato? Pensa che la mente alla quale si consente di distrarsi quando ci si trova in una cappella sarebbe più raccolta in un salottino?»

«Sì, con ogni probabilità, e almeno per due motivi. Vi sarebbero meno sollecitazioni esteriori atte a sviarne l'attenzione, e questa d'altra parte non verrebbe messa alla prova troppo a lungo.»

«Penso che la mente che non sa dominarsi nel primo caso, troverà motivo di distrazione anche nel secondo. Inoltre l'influenza del luogo e dell'esempio può spesso richiamare a sentimenti migliori chi ha iniziato con cattiva volontà. Tuttavia sono pronto ad ammettere che l'eccessiva lunghezza di una funzione

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può richiedere uno sforzo troppo grande alla mente. Sarebbe desiderabile che non fosse così, ma ho lasciato Oxford da così poco tempo che ancora non ho dimenticato come possono essere le preghiere in Cappella.»

Mentre si svolgeva questa conversazione, e il resto della comitiva era sparpagliata nell'oratorio, Julia attirò l'attenzione di Mr. Crawford su sua sorella, dicendo: «Guardi Mr. Rushworth e Maria, ritti a fianco a fianco, proprio come se la cerimonia nuziale fosse sul punto di avere inizio. Non hanno una vera aria di circostanza?» Mr. Crawford annuì sorridendo e, avvicinandosi a Maria, disse in un tono di voce che lei sola poté udire: «Non mi fa piacere vedere Miss Bertram così vicina all'altare.»

Trasalendo, la giovane indietreggiò di un passo o due, ma subito si riprese e, con un riso forzato, gli chiese a voce troppo alta se era pronto ad accompagnar la sposa. «Temo che, se lo facessi, avrei l'aria molto imbarazzata,» fu la risposta, accompagnata da uno sguardo carico di sottintesi.

Julia, unendosi a loro in quel momento, spinse oltre lo scherzo. «Davvero, è un gran peccato che la cosa non si faccia all'istante: se solo avessimo la dispensa necessaria, visto che siamo tutti riuniti qui e che niente al mondo potrebbe essere più intimo e piacevole.» E continuò a parlare e a ridere, con così poco ritegno da attirare l'attenzione di Mr. Rushworth e di sua madre e da esporre la sorella alle galanterie sussurrate del suo innamorato, mentre Mrs. Rushworth, sorridente e dignitosa come si confaceva, diceva che quello sarebbe per lei un evento felicissimo, in qualsiasi momento avesse avuto luogo.

«Se Edmund solo avesse già ricevuto l'ordinazione!» esclamò Julia, e correndo verso il punto dov'egli era rimasto con Miss Crawford e con Fanny, gli disse: «Mio caro Edmund, se tu fossi già stato ordinato, potresti celebrare il rito senza indugio. Che peccato che tu non sia ordinato; Mr. Rushworth e Maria sono belli e pronti.»

L'espressione di Miss Crawford, mentre Julia parlava, avrebbe divertito un osservatore disinteressato. Era rimasta quasi senza fiato, di fronte a quella inattesa rivelazione. A Fanny fece pena. «Come deve sentirsi mortificata pensando a quanto ha detto appena poco fa!» le venne in mente.

«Ordinato!» diceva intanto Miss Crawford. «Ma come, lei si destina alla carriera ecclesiastica?»«Sì, riceverò gli ordini subito dopo il ritorno di mio padre... probabilmente a Natale.»Facendo appello a tutta la sua presenza di spirito e ricomponendosi, Miss Crawford disse

semplicemente: «Se lo avessi saputo prima, avrei parlato del clero con maggior rispetto», e passò ad altro.Subito dopo, la cappella fu lasciata al silenzio, e alla quiete che, con ben poche interruzioni, vi

regnavano dall'inizio alla fine dell'anno. Miss Bertram, irritata contro la sorella, guidò il gruppo verso l'uscita, mentre tutti erano sotto l'impressione di esser rimasti lì più che a sufficienza.

Ormai avevano visitato interamente il piano inferiore e Mrs. Rushworth, instancabile nell'incombenza che si era assunta, era pronta a dirigersi verso la scala principale per accompagnarli a vedere tutte le stanze del piano di sopra; ma il figlio si frappose, esternando il dubbio che ormai non vi fosse tempo bastante per farlo. «Perché,» disse, con una di quelle ovvie enunciazioni che molte menti, più sveglie della sua, non sempre sanno evitare, «se dedicheremo troppo tempo nel visitare la casa, non ce ne resterà abbastanza per fare quel che dev'essere fatto fuori. Sono le due passate e alle cinque dobbiamo pranzare.»

Mrs. Rushworth si sottomise, e il problema del come e con chi procedere alla visita della tenuta stava per essere più esaurientemente dibattuto, e Mrs. Norris si preparava a decidere il modo di combinare i cavalli e le carrozze così da raggiungere il miglior risultato, quando il gruppo dei giovani, scorgendo una porta che, aperta e invitante, immetteva su una rampa di scale e da qui direttamente, portava a un prato all'inglese bordato di cespugli e a tutte le delizie del giardino e del parco, come spinti da unanime impulso e dal concorde desiderio di aria e di libertà, si precipitò all'aperto.

«Bene, che ne dite di fare una capatina da questa parte,» chiese Mrs. Rushworth, pronta a cogliere educatamente l'implicito suggerimento e seguendoli. «È qui che si trova la maggior varietà delle nostre piante, e ci sono anche i fagiani di razza rara.»

«Mi sto chiedendo,» disse Mr. Crawford guardandosi attorno, «se non ci sia qualcosa da prendere in considerazione prima di andare oltre. Vedo dei muri che promettono molto bene. Che ne pensa di radunare il consiglio su questo prato, Mr. Rushworth?»

«James,» disse Mrs. Rushworth a suo figlio, «penso che la zona boschiva debba essere nuova per tutti; le signorine Bertram non ci sono mai state.»

Non vi furono obiezioni, ma parve che per il momento nessuno fosse propenso ad allontanarsi da lì seguendo un piano preordinato. Per incominciare, attratti dalle piante e dai fagiani, tutti si sparpagliarono all'intorno, in gaia indipendenza. Mr. Crawford fu il primo a spostarsi verso l'estremità del prato per studiare le possibilità di ristrutturazione offerte da quella parte della casa. La distesa del prato, chiusa su due lati da un alto muro, continuava al di là del primo tratto sistemato con arte, con un campo per il gioco

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delle bocce e, al di là di questo con una lunga terrazza limitata da una cancellata di ferro da cui spuntavano le cime degli alberi della zona boschiva immediatamente adiacente. Era un buono spunto per dare il via alle critiche. Mr. Crawford fu subito seguito a ruota da Miss Bertram e da Mr. Rushworth e quando, dopo un certo tempo la comitiva si frazionò, i tre furono lasciati in fitta conversazione sulla terrazza da Miss Crawford, Edmund e Fanny che, da parte loro, sembravano essersi uniti per naturale affinità, e che, dopo aver simpatizzato per un po' con le loro deplorazioni e difficoltà, li lasciarono per procedere oltre. Il terzo gruppo, formato da Mrs. Rushworth, Mrs. Norris e Julia, era rimasto molto indietro; Julia, la cui buona stella non si trovava più allo zenit, si vide costretta dalle buone maniere a starsene a fianco di Mrs. Rushworth e a regolare il passo dei suoi piedini impazienti su quello lento di lei, mentre la zia, entrata in conversazione con la governante, uscita per dare il becchime ai fagiani, indugiava alla retroguardia chiacchierando con lei a tutto spiano. La povera Julia, unica fra i nove nella comitiva a non essere completamente soddisfatta e ormai costretta a una totale penitenza, era quanto mai diversa dalla Julia seduta a cassetta del calesse.

L'educazione che le era stata impartita, e che essa metteva in pratica per senso del dovere, le vietava di sfuggire alla situazione che si era spontaneamente creata; ma poiché mancava di vero autocontrollo, di una appropriata considerazione di quanto è dovuto agli altri, nonché dell'arte di leggere chiaramente nel proprio cuore e di formarsi una retta nozione del giusto - tutte le cose che non le erano state insegnate - era, sotto l'apparenza di un contegno corretto, in preda all'avvilimento.

«Fa un caldo insopportabile,» disse Miss Crawford, dopo che, fatto un giro sulla terrazza, si dirigevano per la seconda volta verso i battenti che, a metà cancellata, si aprivano sulla boscaglia. «Qualcuno di noi è contrario a cercare un sito più confortevole? Ecco qui un bel boschetto, sempre che vi possiamo penetrare. Che bello se i battenti non fossero chiusi a chiave! ma, naturalmente, lo saranno, poiché in queste vaste tenute solo i giardinieri possono andare in giro a loro talento.»

Il cancello, invece, non era chiuso a chiave e tutti e tre si trovarono lietamente d'accordo nel varcarlo, lasciandosi alle spalle l'impietoso riverbero del sole battente. Un'imponente scalinata li condusse sull'orlo del bosco che era stato piantato in modo da costituire un'albereto di circa due acri, ricco soprattutto di larici, di allori frammisti a faggi che, benché potati e raggruppati con eccessiva regolarità, offrivano, in confronto col campo per il gioco delle bocce e con la terrazza, ombra fitta e penombra e angoli suggestivi. Tutti e tre si sentirono subito ristorati e per un certo tempo continuarono ad andare qua e là, ammirando. Dopo un breve intervallo di silenzio, Miss Crawford disse: «E così, lei si destina alla carriera ecclesiastica, Mr. Bertram. Apprenderlo è stato per me una vera sorpresa.»

«Una sorpresa? E perché mai? Era ovvio pensarmi destinato a una qualche professione ed è facile vedere che non ho l'indole né dell'avvocato, né dell'uomo di mare, né del soldato.»

«Verissimo; ma, tant'è, non mi era venuto in mente. E poi, come lei ben sa, c'è sempre uno zio o un nonno pronti a lasciare un patrimonio in eredità al secondogenito.»

«Lodevolissima consuetudine,» disse Edmund, «ma certo non universale. Io faccio parte delle eccezioni e, così stando le cose, devo pensare a provvedere a me stesso.»

«Ma perché ha scelto la Chiesa? pensavo che questa soluzione toccasse all'ultimo nato solo quando vi sono altri fratelli prima di lui.»

«Dunque lei pensa che la Chiesa non venga mai scelta per libera elezione?»«Mai è una parola di suono cupo. Ma sì, se il mai colloquiale significa non frequentemente... lo

penso. Perché, cosa offre la carriera ecclesiastica? Agli uomini piace distinguersi, e in qualsiasi altra professione ciò è possibile, ma non nella Chiesa. Un ecclesiastico, socialmente, non è niente.»

«Spero che il niente colloquiale abbia le sue sfumature, come il mai. Un ecclesiastico non può primeggiare per pompa o per eleganza. Non tocca a lui capeggiare le masse o dare il tono alla moda. Però non posso considerare un niente la professione che richiede di darsi carico di tutto quanto è di fondamentale importanza per l'uomo sia come individuo che come collettività, sia nell'ambito del terreno che in quello dell'eterno; che è custode delle norme che regolano la religione e la morale, e che insegnandole influenza il comportamento di quanti gli sono affidati. Chi rifletta su tutto ciò, non può considerare niente una simile incombenza. E se l'uomo che la sceglie è un niente, vuol dire che trascura il proprio dovere, che rinnega l'importanza riconosciuta alla sua missione, che esce dall'ambito che gli spetta, tentando di apparire quale non dovrebbe essere.»

«Lei assegna all'ecclesiastico più importanza di quanta si sia soliti attribuirgli, o di quanta io sia capace di concepire. In società non si notano molti segni di questa importanza o di questa influenza. E come potrebbe essere diversamente quando il pastore si incontra così raramente di persona? Come possono ottenere tutto quello che lei dice due sermoni alla settimana, anche ammettendo che meritino di essere

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ascoltati, o supponendo che il predicatore abbia il buon senso di preferire quelli di Blair ai propri? Governare la condotta o modellare il comportamento di una numerosa congregazione per il resto della settimana? È raro incontrare un ecclesiastico fuori dal suo pulpito.»

«Lei parla di Londra, mentre io parlo del paese nel suo insieme.»«Immagino che la metropoli sia un campione abbastanza probante di tutto il resto.»«Spererei di no, se per il ‹resto› lei intende la proporzione di virtù e di vizio fra la capitale e tutto

quanto il reame. Non cerchiamo i migliori esempi di comportamento morale nelle grandi città. Non è in esse che una persona rispettabile può fare il maggior bene, che l'influenza del clero può essere maggiormente sentita. Un bravo predicatore vi è seguito ed ammirato. Ma non è solo predicando che un buon ecclesiastico può rendersi utile nella propria parrocchia e nel proprio circondario, quando parrocchia e circondario hanno un'estensione che permette agli abitanti di conoscerne l'intimo carattere, di osservarne i modi. Cosa questa che a Londra è raramente possibile. Là il clero si confonde nella folla di parrocchiani. Dalla maggior parte di essi, i pastori sono conosciuti unicamente come predicatori. E in quanto alla loro influenza sul comportamento generale, Miss Crawford, non mi deve fraintendere pensando che io consideri gli ecclesiastici arbitri di buone maniere, maestri di raffinatezza e cortesia, gran cerimonieri nella vita sociale. I modi di cui parlo si potrebbero forse meglio definire col termine di condotta, quale risultato di buoni principi; insomma come applicazione di quelle dottrine e di quelle regole che è loro dovere insegnare e raccomandare; sono convinto che ovunque si può constatare che, in linea di massima, quale è il clero, tale è la nazione.»

«È così,» disse Fanny, con gentile ardore.«Ecco,» esclamò Miss Crawford, «lei ha già completamente convinto Miss Price.»«Vorrei poter convincere anche Miss Crawford.»«Non credo che ci riuscirà mai,» disse lei, con un sorriso malizioso. «Il sapere che lei intende

ricevere gli ordini mi sorprende ora come prima. In realtà, lei è adatto per far qualcosa di meglio. Suvvia, cambi decisione. Non è troppo tardi. Opti per il foro.»

«Far legge! E me lo consiglia con la stessa disinvoltura con cui mi ha proposto di entrare in questo bosco...»

«E adesso lei lo userà come metafora della legge dicendo che questa, tra le due selve, è la peggiore. Ma la prevengo: ricordi che l'ho detto io per prima.»

«Non occorre che si affretti quando vuole semplicemente impedirmi di fare un brillante gioco di parole, visto che in me non vi è la benché minima tendenza alle uscite spiritose. Sono un tipo molto pragmatico, dall'aperto parlare, e sono capace di tentennare sull'orlo di una replica brillante per mezz'ora senza darle il via.»

Seguì una pausa durante la quale ciascuno rimase pensoso; fu Fanny a interromperla per prima, dicendo: «Strano che mi senta stanca solo per aver passeggiato in questo ameno boschetto; ma, appena incontreremo una panchina vorrei sedermi un po', se non vi dispiace.»

«Mia cara Fanny,» esclamò Edmund, offrendole immediatamente il braccio. «Come sono stato sconsiderato! Spero che tu non ti sia affaticata troppo.» E poi, volgendosi a Miss Crawford: «Forse anche l'altra mia compagna vorrà farmi l'onore di accettare il mio braccio.»

«Grazie, non sono affatto stanca.» Ma tuttavia lo prese mentre parlava; e la soddisfazione che gli procurò quel gesto, lo sperimentare per la prima volta quel diretto contatto, gli fecero dimenticare un po' Fanny. «Ma lei quasi non mi sfiora,» disse. «Non mi permette di sentirmi utile. Che differenza tra il peso del braccio di donna e quello di un uomo! A Oxford mi ero abituato a sentire qualche compagno appoggiarsi a me lungo il percorso di tutta una via, e lei è solo una farfalla in confronto.»

«Davvero non sono stanca, del che quasi mi meraviglio; perché dobbiamo aver camminato almeno per un miglio in questo bosco. Non lo pensa anche lei?»

«No, nemmeno per mezzo miglio,» fu la decisa risposta di Edmund, che non era ancora abbastanza innamorato da misurare le distanze o da calcolare il tempo con femminile approssimazione.

«Oh, lei non tiene conto di quanto abbiamo vagato qua e là; abbiamo seguito un percorso così tortuoso, e il bosco stesso, da un capo all'altro, deve estendersi per un buon mezzo miglio, perché, da quando abbiamo lasciato il largo sentiero d'accesso, non ne abbiamo ancora scorto la fine.»

«Ma, se lei ben ricorda, prima di lasciare quel largo sentiero, abbiamo visto perfettamente dove finisce il bosco, e la cancellata di ferro che lo chiude all'altra estremità. Da un capo all'altro, non può misurare più di un ‹furlong.›»

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«Oh! non so niente dei suoi ‹furlong›, ma sono sicura che è un bosco molto, molto profondo e che da quando vi siamo entrati non abbiamo fatto altro che girare e rigirare; perciò, quando dico che abbiamo percorso un miglio, sono certa di fare una giusta stima.»

«Siamo qui esattamente da un quarto d'ora,» disse Edmund, tirando fuori l'orologio. «Pensa che marciamo a quattro miglia all'ora?»

«Oh! non mi tiri fuori il suo orologio adesso. Gli orologi sono sempre avanti o indietro. Non posso essere contestata in base a un orologio!»

Fecero ancora pochi passi, e si trovarono in fondo a quello stesso sentiero cui avevano accennato; e, un po' discosta, bene ombreggiata e riparata, scorsero una comoda panchina orientata verso il parco che si estendeva al di là di un fosso di cinta. Tutti e tre si misero a sedere.

«Temo che tu sia sfinita, Fanny,» disse Edmund osservando la cugina; «perché non l'hai detto prima? Sarà davvero una brutta giornata di svago per te se ti affatichi a questo modo. Ogni genere di sforzo fisico la stanca così presto, Miss Crawford, eccetto il cavalcare.»

«Ma allora lei si è comportato in modo davvero abominevole permettendomi di monopolizzare il cavallo, come ho fatto, per un'intera settimana! Mi vergogno doppiamente: per lei, e di me stessa. Ma la cosa non si ripeterà.»

«La sua premura e il suo interessamento mi rendono ancora più consapevole della mia negligenza. Con lei Fanny è più al sicuro che con me.»

«Che oggi debba sentirsi stanca, comunque non mi sorprende; perché non vi è niente che, nel compimento dei doveri di cortesia, affatichi più di quanto ci è stato imposto questa mattina: visitare una grande casa andando qua e là di stanza in stanza... essere tutt'occhi e tutta attenzione... udire parole che non si recepiscono... ammirare cose che non interessano... Si tratta, per general riconoscimento, di quanto vi è di più fastidioso al mondo, e Miss Price ha sperimentato come ciò sia vero, anche senza rendersene conto a tutta prima.»

«Mi sentirò presto riposata,» disse Fanny. «Starsene seduti all'ombra, in una bella giornata, e guardare il verde circostante costituisce il più perfetto dei ristori.»

Ma dopo essere rimasta seduta per un po', Miss Crawford fu di nuovo in piedi. «Debbo muovermi,» disse, «il riposo mi stanca. Ho guardato la prospettiva al di là del fosso fino a non poterne più. Debbo andare a vedere lo stesso panorama attraverso quel cancello di ferro, anche se non avrò un punto di vista buono come da qui.»

Edmund lasciò a sua volta la panchina. «Ora, Miss Crawford, se avrà la compiacenza di risalire con lo sguardo lungo il sentiero, si convincerà che non può avere la lunghezza di un mezzo miglio, e nemmeno della metà della metà.»

«È una distanza immensa,» si ostinò lei, «posso rendermene conto con un'occhiata.»Edmund addusse altri argomenti ragionevoli, ma invano: lei rifiutò di calcolare, non volle

confrontare, continuò a sorridere, ostinandosi. Una controversia della massima importanza non avrebbe potuto impegnarli più a fondo; e così continuarono a dialogare con mutua soddisfazione. Alla fine si trovarono d'accordo sull'opportunità di fare il tentativo di accertare meglio l'estensione del bosco ripercorrendone una parte. Muovendo da dove si trovavano (vi era un verde sentiero che correva lungo il fosso di cinta) volevano raggiungere l'orlo del bosco e poi, forse, deviare un poco in altra direzione, se ciò fosse tornato utile a definire la questione. Sarebbero ritornati di lì a pochi minuti. Fanny disse che, ormai, si era riposata abbastanza e avrebbe voluto muoversi anche lei, ma non glielo permisero. Edmund la pregò con tanta insistenza di restare dove era, che lei non seppe resistere; e così rimase sulla panchina a pensare con piacere alla sollecitudine del cugino, e a rimpiangere di non essere più forte. Li seguì con lo sguardo finché non ebbero svoltato l'angolo, e tese l'orecchio al suono dei loro passi e delle loro voci fino a quando l'eco se ne spense.

CAPITOLO X

Un quarto d'ora, venti minuti passarono, e Fanny se ne stava ancora lì a pensare a Edmund, a Miss Crawford e a se stessa senza che alcuno interrompesse. Incominciò a sorprendersi di essere lasciata sola così a lungo e a porgere l'orecchio nell'ansioso desiderio di cogliere nuovamente i passi e le voci dei compagni. Rimase in ascolto e finalmente udì: udì voci e passi che si avvicinavano e si era appena resa

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conto che non erano quelli che desiderava, quando Miss Bertram, Mr. Rushworth e Mr. Crawford sbucarono da quello stesso sentiero che prima anche lei aveva percorso, e le furono dinnanzi.

«Miss Price, tutta sola!» e «Cara Fanny, come mai?» furono le prime parole con cui la salutarono. Lei spiegò la situazione. «Povera Fanny!» esclamò la cugina, «come ti hanno trattata male! Avresti fatto meglio a rimanere con noi.» Poi, messasi a sedere con un cavaliere per parte, riprese la conversazione che poco prima li aveva impegnati, e tutti e tre ricominciarono a discutere con grande animazione i possibili miglioramenti da apportare alla tenuta. Nulla era ancora deciso, ma Henry Crawford era pieno di idee e di progetti e, generalmente, qualunque cosa proponesse veniva subito approvata prima da Maria, e poi da Mr. Rushworth, il cui personale contributo pareva limitarsi ad ascoltare le proposte altrui senza azzardare idee proprie, tranne il rammarico che gli altri non avessero visto la tenuta del suo amico Smith.

Dopo aver così trascorso alcuni minuti, Miss Bertram, osservando il cancello di ferro, espresse il desiderio di varcarlo per entrare nel parco e poter così considerare meglio tutti gli aspetti del problema e fare i loro piani esaminando le cose da vicino. Quella, secondo l'opinione di Henry Crawford, era senz'altro la proposta più pratica, il migliore, l'unico modo di procedere per giungere a una vera e propria conclusione; aveva già scorto un piccolo poggio a meno di mezzo miglio da lì, che poteva offrire un ottimo punto di osservazione per inquadrare la casa nel modo migliore. Perciò era opportuno andare fino a quella piccola altura, varcando il cancello; ma il cancello era chiuso a chiave; Mr. Rushworth rimpianse di non aver portato la chiave con sé; era stato proprio sul punto di decidersi a prenderla, ed ora esprimeva il fermo proposito di non venire mai più fin lì, senza averla con sé; ma questa risoluzione non valeva a rimuovere l'inconveniente. Non potevano andare oltre; e poiché non per questo il desiderio di Miss Bertram veniva meno la cosa finì con la ferma risoluzione di Mr. Rushworth di andare lui a prendere la famosa chiave. Per cui partì verso casa.

«È senza dubbio la miglior soluzione, visto che siamo già così lontani da casa,» disse Mr. Crawford, dopo che Mr. Rushworth se ne fu andato.

«Sì, non c'era altro da fare. Ma ora che siamo tra noi, sinceramente, non trova che la tenuta sia assai peggiore di quanto si aspettasse?»

«Certo che no! anzi proprio al contrario. La trovo più bella, più grandiosa, più completa nel suo stile, anche se questo stile in sé può non essere il migliore. E per dirle la verità», e qui abbassò alquanto la voce, «non credo che mi sarà mai più possibile rivedere Sotherton col piacere con cui lo vedo ora. No un'altra estate non lo migliorerà certamente ai miei occhi.»

Dopo un attimo di silenzio imbarazzato, la signorina rispose: «Lei è troppo uomo di mondo per non vedere le cose con gli occhi del mondo. Non metto in dubbio che, se la prossima estate altri troveranno Sotherton migliorato, farà così anche lei.»

«Temo di non essere, in certi casi, tanto uomo di mondo quanto sarebbe bene per me. I miei sentimenti non sono tanto evanescenti né il ricordo del passato è in me controllabile a comando come avviene nella maggior parte dei casi per gli uomini di mondo.»

Seguì un breve silenzio. Poi, Miss Bertram riprese: «Mi è sembrato che lei si divertisse molto durante la scarrozzata di questa mattina. Mi ha fatto piacere vederla in così buona compagnia. Lei e Julia hanno riso per tutto il tragitto.»

«Davvero? Sì, mi sembra sia stato proprio così, ma non ricordo affatto di cosa si sia riso. Oh! mi pare di aver raccontato a Miss Julia alcune esilaranti storielle sul conto di un vecchio stalliere di mio zio. A sua sorella piace ridere.»

«La trova più spensierata di me?»«Più facile da divertire,» rispose; «e perciò, capisce...» continuò sorridendo, «di miglior

compagnia. Come sperare di divertire lei con aneddoti irlandesi lungo un tragitto di dieci miglia?»«Certo, credo di essere briosa quanto Julia, ma ora ho cose più serie a cui pensare.»«Senza dubbio ne ha... e vi sono situazioni in cui una eccessiva gaiezza sarebbe indice di

insensibilità. Le sue prospettive, tuttavia, sono troppo belle per giustificare una carenza di buon umore. Lei ha di fronte una vista molto sorridente.»

«In senso letterale o figurato? Letterale, penso. Sì, certamente: il sole splende, il parco offre un aspetto molto ameno, ma disgraziatamente, quel cancello di ferro e quel fosso col suo terrapieno mi danno un senso di costrizione e di frustrazione. Non posso venir fuori, come disse lo stornello.» E pronunciando queste ultime parole che caricò di significato, andò verso il cancello; egli la seguì. «Quanto ci mette Mr. Rushworth a portare quella chiave!»

«E per niente al mondo lei acconsentirebbe a uscire facendo a meno della chiave, del permesso e della protezione di Mr. Rushworth; se non fosse per questo, penso che riuscirebbe senza difficoltà a girare

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intorno al pilastro del cancello, qui, col mio aiuto; penso che la cosa si potrebbe fare se lei desiderasse veramente sentirsi ‹fuori› e se acconsentisse a pensare che non è proibito.»

«Proibito, che sciocchezza! Certamente posso passare di lì e lo farò. Mr. Rushworth sarà qui fra un momento, sa, e noi saremo bene in vista.»

«Oppure, se non lo fossimo, Miss Price sarà così gentile da dirgli che ci potrà trovare dalle parti di quell'altura, nel boschetto di querce.»

Fanny, rendendosi conto che quella non era cosa da farsi, non si trattenne dal fare uno sforzo per impedirla. «Ti farai male,» esclamò; «ti ferirai certamente su quelle punte... ti strapperai il vestito... potresti scivolare nel fossato. Faresti meglio a non tentare.»

Ma mentre pronunciava queste parole, la cugina era già al sicuro dall'altra parte della cancellata e, sorridendo con trionfante buon umore, diceva: «Grazie, mia cara Fanny, ma io e il mio vestito siamo sani e salvi. Perciò arrivederci.»

Fanny si ritrovò abbandonata alla sua solitudine, e assorta in pensieri ancor meno piacevoli: era rattristata da quasi tutto ciò che aveva visto e udito, sbalordita dal comportamento di Miss Bertram e irritata da quello di Mr. Crawford. Intanto, seguendo un percorso sinuoso che, per raggiungere la piccola altura le sembrò veramente illogico, i due furono ben presto fuori di vista, e per alcuni minuti Fanny non scorse e non udì nulla che indicasse la vicinanza di qualcuno dei suoi compagni. Sembrava che il piccolo bosco fosse tutto per lei: avrebbe quasi potuto pensare che Edmund e Miss Crawford l'avessero abbandonata, ma era impossibile che Edmund si dimenticasse così di lei. Improvvisamente, un rumore di passi la distolse una seconda volta dalle sue meste riflessioni: qualcuno giungeva, quasi correndo lungo il sentiero principale. Fanny si aspettava di vedere Mr. Rushworth, ma invece comparve Julia che, accaldata e senza fiato, nel vederla sola esclamò con aria delusa: «Ehi, dico! dove sono gli altri? pensavo che Maria e Mr. Crawford si trovassero con te.»

Fanny spiegò.«Un bel trucco, parola mia! Non riesco a vederli da nessuna parte.» E intanto con lo sguardo

esplorava ansiosamente i meandri del parco. «Ma non possono trovarsi molto lontano e penso di saper ripetere l'impresa di Maria, anche senza qualcuno che mi aiuti.»

«Ma, Julia, Mr. Rushworth sarà qui da un momento all'altro con la chiave. Aspettalo!»«Io? neanche per sogno! Per una sola mattinata ne ho avuto più che a sufficienza di tutta la

famiglia! Ma, dico, bambina, mi sono a malapena liberata dalla sua orribile madre. Perché è questa la penitenza che mi è toccato subire, mentre te ne stavi qui seduta tutta tranquilla e soddisfatta. Forse avresti potuto trovarti tu al mio posto, ma ti aggiusti sempre in modo da startene fuori dagli impicci.»

Era un rimprovero quantomai ingiusto, ma Fanny trovò delle attenuanti e lo lasciò cadere; Julia era irritata e aveva un'indole impulsiva, ma lei sapeva che il cattivo umore nei suoi confronti non sarebbe durato, e perciò, senza dar peso a quelle parole, le chiese se non aveva incontrato Mr. Rushworth.

«Sì, sì, l'abbiamo visto. Correva come se si trattasse di una questione di vita o di morte; ha avuto solo il tempo di dirci cosa andava a prendere e dove vi trovavate tutti quanti.»

«Peccato che abbia dovuto fare tanta fatica per niente.»«Questo è affare della ‹signorina› Maria. Io non ho l'obbligo di punirmi per i peccati di lei. Non ho

potuto evitare la compagnia della madre, visto che quella seccatrice di nostra zia faceva la corte alla governante, ma intendo sfuggire al figlio.»

E, senza por tempo in mezzo, salì sulla ringhiera, la scavalcò e si allontanò, senza rispondere alla cugina che le chiedeva se avesse visto Miss Crawford e Edmund. Così Fanny rimase lì seduta, temendo vagamente di veder capitare Mr. Rushworth: ciò comunque, le impedì di pensare troppo al protrarsi dell'assenza degli altri due come, altrimenti, avrebbe fatto. Si rendeva conto che Mr. Rushworth era stato trattato veramente male e provava un profondo disagio al pensiero di dovergli comunicare come si erano svolte le cose. Egli la raggiunse pochi minuti dopo che Julia se ne era andata; e benché Fanny presentasse i fatti nella luce migliore, ne rimase evidentemente non poco mortificato e dispiaciuto. A tutta prima quasi non disse parola, e solo la sua espressione lasciò trasparire l'estrema sorpresa e l'irritazione che provava; andò fino al cancello e rimase lì con l'aria di chi non sa cosa fare.

«Mi hanno chiesto di rimanere... mia cugina Maria mi ha incaricata di dirle che li troverà vicino all'altura oppure nei dintorni.»

«Non penso che andrò oltre,» disse lui con fare imbronciato. «Non riesco a vederli. Se anche mi spingessi fino all'altura, loro sarebbero già da qualche altra parte. Ho già fatto abbastanza strada.»

E con aria più cupa che mai, tornò a sedersi accanto a Fanny.

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«Mi dispiace molto,» fece lei, «è un vero peccato.» E avrebbe voluto trovar da dire qualcosa di più pertinente.

Dopo un intervallo di silenzio, egli osservò: «Penso che però avrebbero potuto aspettarmi.»«Miss Bertram era sicura che lei li avrebbe subito seguiti.»«Non avrei avuto bisogno di seguirla se fosse rimasta qui.»Era innegabile, e Fanny si sentì messa a tacere. Dopo un'altra pausa egli continuò: «Mi dica, Miss

Price, anche lei ammira tanto questo Mr. Crawford come fanno certe altre persone? Per conto mio, non ci vedo niente di speciale.»

«Io non lo trovo proprio bello.»«Bello! nessuno può dire bello un uomo di statura così bassa. Non arriva al metro e

sessantacinque. Non mi stupirei se non oltrepassasse il metro e sessantadue. Io lo trovo veramente brutto. Secondo me, questi Crawford non sono assolutamente un buon acquisto per noi. Stavamo benissimo senza di loro.»

A questo punto Fanny si lasciò sfuggire un leggero sospiro: proprio non avrebbe saputo come contraddirlo.

«Se avessi fatto delle difficoltà per andare a prendere la chiave, ci sarebbe stata qualche giustificazione; invece, mi sono mosso appena lei ha detto che la voleva.»

«Nessuno avrebbe potuto comportarsi con maggior compiacenza, ne sono certa, e sono anche certa che ha camminato il più rapidamente possibile; tuttavia, sa, c'è una distanza non indifferente da qui a casa, e fin dentro casa, e quando la gente aspetta, calcola male il tempo e ogni mezzo minuto sembra lungo come cinque minuti interi.»

Mr. Rushworth si alzò e andò nuovamente al cancello, esprimendo il rammarico «di non aver avuto la chiave in tasca al momento opportuno». In quel suo starsene fermo là vicino al cancello, Fanny vide un segno di cedimento e ciò la incoraggiò a fare un nuovo tentativo di persuasione. «È un vero peccato,» disse, «che lei non li raggiunga. Pensavano di godere una migliore prospettiva da quella parte del parco e stavano considerando come si potrebbe migliorare tutto l'insieme; ma non possono decidere nulla senza di lei.»

Evidentemente, aveva miglior successo nel mandar via i suoi occasionali compagni di quanto ne avesse nel trattenerli. Mr. Rushworth si lasciò persuadere. «Bene,» disse, «se lei pensa che, veramente, farei meglio ad andare... sarebbe sciocco da parte mia aver portato la chiave per niente.» E, aperto il cancello, se ne andò senz'altre cerimonie.

Ora il pensiero di Fanny era libero di concentrarsi unicamente sui due che l'avevano lasciata sola tanto tempo prima e, piena di impazienza, prese la decisione di andarli a cercare. Seguì i loro passi per il sentiero lungo il fosso di cinta, ne aveva appena imboccato un altro quando le giunsero all'orecchio la voce e la risata di Miss Crawford; il suono si avvicinò e alcune svolte successive glieli portarono di fronte. Erano appena tornati nel boschetto, provenendo dal parco, dove un cancello laterale non chiuso a chiave li aveva indotti ad entrare subito dopo averla lasciata; avevano percorso un tratto del parco, sbucando infine proprio in quel viale che, per tutta la mattinata, Fanny aveva sperato di raggiungere; e lì si erano seduti all'ombra degli alberi. Questa la loro storia. Era evidente che avevano trascorso il tempo piacevolmente e non avevano chiara nozione di quanto fosse stata lunga la loro assenza. La miglior consolazione per Fanny fu il sentirsi assicurare che Edmund aveva desiderato moltissimo che fosse con loro e che, certamente, sarebbe tornato a prenderla, se non l'avesse saputa già tanto stanca; ma questo non bastò per cancellare completamente la pena di esser stata lasciata sola per un'ora intera, quando egli aveva parlato di appena pochi minuti di assenza, né a bandire una certa curiosità di sapere di cosa mai avessero parlato durante tanto tempo; così, quando, per mutuo consenso, si accinsero a prendere la via del ritorno, Fanny era depressa e piena di disappunto.

Nel giungere ai piedi dei gradini che conducevano alla terrazza, videro comparire in cima Mrs. Norris e Mrs. Rushworth, finalmente pronte ad avviarsi verso il boschetto, un'ora e mezza dopo che erano uscite di casa. Mrs. Norris aveva impiegato troppo bene il suo tempo per muoversi più sollecitamente. Se tutta una serie di contrarietà e di complicazioni aveva turbato il piacere delle nipoti, lei aveva trascorso la mattinata con completa soddisfazione, poiché la governante, dopo molte cortesi spiegazioni sui fagiani, l'aveva condotta alla cascina, l'aveva informata di tutto punto sulle loro mucche, e le aveva dato la ricetta di un loro famoso formaggio mantecato; e dopo che Julia le aveva lasciate, si erano imbattute nel giardiniere; un incontro davvero soddisfacente, perché Mrs. Norris gli aveva spiegato quale fosse la vera natura della malattia di un suo nipotino, ed era riuscita a convincerlo che si trattava di un accesso di febbre malarica, contro la quale gli aveva promesso di fargli avere un sicuro rimedio; e lui, in contraccambio, l'aveva

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accompagnata in giro nelle sue belle serre di piante rare e le aveva addirittura regalato una curiosissima piantina di erica.

Dopo che i due gruppi si furono incontrati, i cinque tornarono in casa dove, riposando su comodi sofà, ammazzarono il tempo chiacchierando e sfogliando numeri della «Quarterly Review», mentre aspettavano il ritorno degli altri e l'ora del pranzo. Era tardi quando le signorine Bertram e i loro due cavalieri rientrarono: a quanto sembrava, le loro scorribande erano state solo parzialmente piacevoli e niente affatto producenti dal punto di vista dello scopo della gita. Secondo il loro resoconto, avevano girato alla ricerca gli uni degli altri e, a Fanny che li osservava, sembrò che si fossero incontrati troppo tardi sia per ristabilire fra loro la buona armonia, sia perché fosse possibile discutere una qualsiasi modifica nell'assetto del parco. Mentre guardava Julia e Mr. Rushworth, si rendeva conto che il suo non era l'unico cuore insoddisfatto; l'espressione di entrambi era piuttosto cupa. Invece Mr. Crawford e Miss Bertram erano allegri e le parve che, durante il pranzo, lui si desse particolarmente da fare per dissipare ogni traccia di risentimento degli altri due e per ristabilire il generale buon umore.

Il tè e il caffè furono serviti subito dopo il pranzo poiché la tirata di dieci miglia sulla via del ritorno non consentiva altri indugi; e così, dal momento in cui sedettero a tavola fino a quello in cui la carrozza si fermò davanti alla porta d'ingresso, fu tutto un vuoto indaffararsi, finché Mrs. Norris, dopo essersi data un gran da fare qua e là e aver ottenuto dalla governante alcune uova di fagiano e un formaggio mantecato e dopo essersi congedata con un profluvio di convenevoli da Mrs. Rushworth, non fu pronta a guidare la ritirata.

Intanto, Mr. Crawford, avvicinandosi a Julia, le disse: «Spero di non perdere la mia compagna a cassetta, a meno che lei, occupando un sedile tanto esposto, tema l'aria della sera.» L'invito non era stato previsto, ma fu accolto assai graziosamente e sembrò che la giornata di Julia dovesse finire bene, com'era incominciata. Miss Bertram, che aveva deciso una diversa sistemazione, fu alquanto delusa - ma la convinzione di essere in realtà la preferita servì, nonostante tutto, a consolarla e la mise in grado di accogliere il cortese commiato di Mr. Rushworth con la debita gentilezza. Evidentemente egli era più soddisfatto di scortarla verso lo sportello aperto della carrozza di quanto lo sarebbe stato se avesse dovuto aiutarla a salire a cassetta, e la sistemazione definitiva sembrò rafforzare il suo autocompiacimento.

«Be', Fanny, questa per te è stata una gran bella giornata, te lo dico io!» attaccò Mrs. Norris mentre la carrozza attraversava il parco. «Tutto si è svolto piacevolmente dal principio alla fine. Penso davvero che dovresti essere molto grata a tua zia Bertram e a me per aver trovato il modo di fartela godere. Hai trascorso proprio una bella e divertente giornata!» Maria era abbastanza scontenta da farle notare senza tanti complimenti:

«Penso che sia trascorsa abbastanza bene anche per lei, signora. Sembra che il suo grembo trabocchi di cose buone e qui, tra noi due, c'è una cesta e non so che altro che preme sgradevolmente contro il mio gomito.»

«Mia cara, si tratta solo di una bella piantina di erica che quel simpatico vecchio giardiniere mi ha voluto dare ad ogni costo; ma se ti incomoda, me la metterò subito sulle ginocchia; prendi, Fanny, reggi questo pacco per me - abbine la massima cura, non lasciarlo cadere - è un formaggio mantecato, proprio come quello, delizioso, che ci hanno servito a pranzo. Non c'è stato modo di impedire alla buona vecchia Mrs. Whitaker di darmelo. Ho rifiutato finché ho potuto, finché gli occhi non le si sono riempiti di lacrime, e io, da parte mia sapendo che è proprio di una qualità che piace a mia sorella, l'ho accettato. Quella Mrs. Whitaker è proprio un tesoro! Quando le ho chiesto se passavano il vino alla mensa della servitù, ha detto di no, assolutamente scandalizzata! Ha licenziato due cameriere perché, in libera uscita, indossavano vestiti bianchi. Bada al formaggio, Fanny. Per conto mio, ce la faccio benissimo a reggere l'altro pacco insieme col cesto.»

«Cos'altro ancora è riuscita ad arraffare?» chiese Maria semicompiaciuta che Sotherton fosse messo in così buona luce.

«Arraffare, mia cara! si tratta solamente di quelle belle uova di fagiano: mi ha costretta ad accettare; non ha ammesso rifiuto. Quando ha saputo che vivo tutta sola, ha detto che per me sarà una grande distrazione avere alcune creature vive di quel tipo; e sarà sicuramente così. Dirò alla ragazza che bada alla cascina, di metterle sotto la prima chioccia libera e, se si schiuderanno bene, farò portare i pulcini a casa mia e prenderò a imprestito una stia; e sarà un grande piacere per me, nelle mie ore di solitudine, prenderne cura. E se avrò fortuna, ne darò qualcuno a tua madre.»

Era una bella serata, tiepida e senza vento; la serenità della natura rendeva piacevole il viaggio; ma quando Mrs. Norris smise di parlare, all'interno della carrozza cadde il silenzio: ognuna delle sue compagne di viaggio meditava sulla giornata trascorsa, cercando di scoprire se le aveva dato più gioia o più pena.

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CAPITOLO XI

Pur con tutte le sue pecche, la giornata trascorsa a Sotherton lasciò nelle signorine Bertram un piacevole ricordo; certo più piacevole dei sentimenti suscitati in loro dalle notizie che, alcuni giorni più tardi, giunsero da Antigua. Era senz'altro più appagante pensare a Henry Crawford, che al ritorno del padre; e pensare a quel padre nuovamente presente in Inghilterra da lì a non molto tempo, come le lettere testé giunte le costringevano a fare, era un esercizio tutt'altro che piacevole.

Novembre era lo squallido mese previsto per quel ritorno. Sir Thomas ne fissava la data con tanta certezza quanta gliene consentiva la passata esperienza e l'ansia di essere di nuovo a casa. I suoi affari, ormai prossimi alla conclusione, gli permettevano di annunciare con quasi assoluta certezza la data della partenza: si sarebbe imbarcato sul postale del prossimo settembre, per cui sperava di essere nuovamente in famiglia ai primi di novembre.

Maria era senz'altro da compiangere più di Julia, perché, per lei, l'arrivo del padre significava la conclusione del matrimonio e proprio il ritorno di quello che tra i familiari era più sollecito della sua felicità l'avrebbe unita al fidanzato non amato dal quale - e lo aveva voluto lei - quella sua felicità sarebbe dipesa. La prospettiva era desolante, e tutto quanto la giovane poteva fare era nasconderla a se stessa dietro una cortina fumogena, sperando che, al suo dissolversi, le si aprisse una qualche via d'uscita. E poi il padre non sarebbe arrivato proprio ai primi di novembre; in genere si verificano ritardi e la traversata era cattiva, o succedeva qualcos'altro; quel qualcos'altro in cui trovano conforto tutti quelli che chiudono gli occhi per non vedere la realtà o la mente per non capirla. Probabilmente, sarebbe arrivato, come minimo, alla metà di novembre, e alla metà di novembre mancavano tre mesi. Tre mesi fanno tredici settimane. In tredici settimane potevano accadere molte cose.

Sir Thomas si sarebbe sentito profondamente mortificato se avesse potuto sospettare anche solo la metà di quanto le sue figlie provavano al pensiero del suo ritorno e avrebbe trovato scarsa consolazione nel conoscere l'interesse che quel suo ritorno suscitava nel cuore di un'altra giovane signora. Miss Crawford, che in compagnia del fratello era venuta a Mansfield Park per trascorrervi la serata, apprese la buona notizia e, benché apparentemente la cosa non la dovesse interessare più di quanto richiedeva la cortesia, e il commento se ne dovesse esaurire in qualche parola di congratulazione, ascoltò tutti i particolari con l'attenzione di chi non si accontenta di una sommaria informazione. Mrs. Norris fu pronta a dare una relazione dettagliata del contenuto delle lettere, dopodiché l'argomento venne lasciato cadere; ma dopo il tè, standosene nel vano di una finestra con Edmund e Fanny, mentre le signorine Bertram, Mr. Rushworth e Henry Crawford si affaccendavano intorno al pianoforte per disporvi le candele, Miss Crawford, all'improvviso, lo ravvivò dicendo: «Come sembra felice Mr. Rushworth! Sta pensando a novembre...»

Edmund guardò anche lui Mr. Rushworth, ma non trovò nulla da aggiungere.«Il ritorno di suo padre sarà un interessantissimo avvenimento.»«Lo sarà certamente, dopo questa sua assenza; un'assenza che non solo è stata lunga, ma anche lo

ha esposto a tanti pericoli.»«E poi precederà altri interessanti avvenimenti: il matrimonio di sua sorella e, per lei, l'ordinazione

ecclesiastica.»«Infatti.»«Non si offenda!» disse lei ridendo: «ma la cosa mi fa venire in mente certi eroi mitici che, dopo

aver compiuto grandi imprese in terre straniere, tornando sani e salvi in patria offrivano sacrifici agli dei.»«In questo caso non ci sono sacrifici,» replicò Edmund, sorridendo ma con tono serio; e,

guardando nuovamente in direzione del pianoforte aggiunse: «Il fidanzamento è interamente opera di mia sorella.»

«Oh, sì! so che lo è. Stavo solo scherzando. Sua sorella non ha fatto nulla di più di quello che avrebbe fatto, al suo posto qualsiasi altra ragazza, e non dubito che sarà molto, molto felice. Evidentemente lei non vuol capire a quale altro sacrificio alludo.»

«La scelta dell'ordinazione da parte mia è, l'assicuro, tanto libera quanto è libero il progetto di matrimonio di Maria.»

«È una vera fortuna che le vostre inclinazioni e le preferenze di vostro padre coincidano in modo così perfetto. A quanto mi si dice, vi è, qui nei paraggi, un'ottima parrocchia tenuta in serbo per lei.»

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«Il che, lei crede, ha influenzato la mia decisione.»«Ma io sono sicura che non è così!» esclamò Fanny di slancio.«Grazie per le tue buone parole, Fanny, ma nella tua affermazione vi è più di quanto oserei

dichiarare io stesso. Anzi, il sapere che vi era per me quella prospettiva probabilmente mi ha influenzato. Né ci trovo nulla di male. Non ho avuto nessuna ripugnanza, e non vedo proprio come uno debba essere un cattivo sacerdote per il solo fatto di sapere in precedenza che godrà di una certa sicurezza economica. Ero in mani sicure. Personalmente spero che non mi sarei lasciato influenzare da bassi motivi, e mio padre, coscienzioso com'è, non me lo avrebbe certo permesso. Sono stato influenzato, su questo non c'è dubbio, ma penso che in ciò non vi sia stato nulla di riprovevole.»

«È lo stesso caso,» disse Fanny, dopo una breve pausa, «del figlio di un ammiraglio che entra in marina, o del figlio di un generale che sceglie l'esercito. Nessuno ci vede nulla di male, nessuno si meraviglia che optino per una carriera in cui i loro padri li possono meglio aiutare, o pensano, per questo, che non vi si sentano portati.»

«No, mia cara Miss Price, e per una buona ragione. La scelta della carriera sia in marina che nell'esercito, trova la propria giustificazione in se stessa. Tutto è in suo favore: eroismo, pericolo, azione, eleganza. I soldati e i marinai sono sempre bene accetti in società. Nessuno può stupirsi che un giovane diventi marinaio o soldato.»

«Mentre, invece, i motivi di un giovane che riceve l'ordinazione ecclesiastica con la certezza di un beneficio, possono essere a buon diritto sospettati, lei pensa?» disse Edmund. «Per essere giustificato ai suoi occhi, il giovane in questione dovrebbe fare la sua scelta nella più completa incertezza di una sistemazione.»

«Ma no! scegliere la carriera ecclesiastica senza la garanzia di una parrocchia? No, questa sarebbe pazzia, semplice ed assoluta pazzia!»

«Posso chiederle come la chiesa dovrebbe reclutare i suoi ministri se un giovane non deve ricevere gli ordini né con la garanzia di una parrocchia, né senza. No, non glielo chiedo, perché certamente non saprebbe cosa rispondermi. Ma, in base ai suoi stessi argomenti devo segnalarle ciò che parla in favore dell'ecclesiastico: siccome non può essere influenzato dalle lusinghe altamente tentatrici e pragmatiche dell'eroismo, dell'azione, dell'eleganza, che, secondo lei, inducono il marinaio e il soldato alla loro scelta, siccome tutto ciò va contro la scelta dell'ecclesiastico, questi dovrebbe essere meno passibile del sospetto di scarsa sincerità o dell'assenza di buone intenzioni nei suoi proponimenti.»

«Oh! senza dubbio è molto sincero nel preferire una rendita bella e pronta alla fatica di lavorare per meritarsela; e ha le migliori intenzioni di non far altro per il resto della vita se non mangiare, bere e ingrassare. Questa è indolenza bella e buona, Mr. Bertram; indolenza e amore del quieto vivere... mancanza di ogni lodevole ambizione, di gusto per le piacevoli compagnie, e assenza di disponibilità a darsi da fare per rendersi piacevole; ecco le note caratteristiche dell'ecclesiastico. Un ecclesiastico non ha nulla da fare se non essere infingardo, abbandonarsi all'egoismo e poi leggere il giornale, osservare che tempo fa, e bisticciare con la moglie. Il curato che dipende da lui, fa tutto il lavoro. Il suo maggior interesse è pranzare bene.»

«Senza dubbio si incontrano simili ecclesiastici, ma non credo siano tanto numerosi da giustificarla, Miss Crawford, quando li assume a paradigma. Sospetto che in questa totale e (posso dirlo?) banale censura, lei non parli in base ad esperienza diretta, ma secondo le opinioni preconcette di persone alle cui parole è stata solita porgere orecchio. È impossibile che le sue osservazioni personali le abbiano permesso una vasta conoscenza del clero. Lei può aver conosciuto solo pochissimi individui appartenenti alla categoria che condanna così recisamente. Ripete quello che ha udito dire alla tavola di suo zio.»

«Ripeto quella che, a mio giudizio, è l'opinione generale, e quando una opinione è generale, generalmente è corretta. Benché io non abbia visto granché della vita domestica degli ecclesiastici, è stata osservata direttamente da troppe persone perché le informazioni in proposito siano manchevoli.»

«Là dove una qualsiasi categoria di persone colte, a qualsiasi ramo appartengano, viene condannata indiscriminatamente, l'informazione dev'essere deficiente, o (sorridendo) qualcosa di peggio. Suo zio, e gli ammiragli suoi colleghi, forse conoscevano pochi ecclesiastici all'infuori dei loro cappellani che, buoni o cattivi che fossero, desideravano tenersi fuori dai piedi.»

«Povero William! Ha trovato grande bontà e gentilezza nel cappellano dell'‹Antwerp›,» fu il tenero contributo di Fanny alla logica degli affetti, più che a quella degli argomenti dibattuti.

«Sono sempre stata così poco propensa a formare le mie opinioni su quelle dello zio,» disse Miss Crawford, «che non posso supporre... E visto che lei mi stringe così da vicino, devo farle notare che non sono così priva di occasioni per osservare, per vedere coi miei occhi come siano gli ecclesiastici, dato che

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per il momento sono ospite di mio cognato, il dottor Grant. E benché il dottor Grant sia estremamente gentile e compiacente con me, e benché egli sia un perfetto gentiluomo, e, oso dirlo, un degno ed intelligente studioso, e spesso faccia ottimi sermoni e sia molto rispettabile, vedo che è un edonista indolente, un egoista, il quale esige prima di ogni altra cosa che venga gratificato il suo palato e non muoverebbe un dito per andare incontro a qualcuno, e che, per di più, se la cuoca sbaglia, si irrita con la sua ottima moglie. Se devo confessare la verità, stasera Harry e io siamo stati in parte indotti ad uscire di casa dalla delusione, cagionatagli da un'oca mal frollata, delusione che non è riuscito a superare. La mia povera sorella è stata costretta a rimanere a casa a sopportarne il malumore.»

«L'assicuro che non mi meraviglio della sua disapprovazione. Cose come queste sono indice di un grave difetto di carattere, peggiorato da una colpevole autoindulgenza; e il vedere sua sorella che ne patisce le conseguenze, dev'essere assai penoso per lei. Fanny, questo esempio infirma la nostra tesi. Non possiamo prendere le difese del dottor Grant.»

«No, certo;» disse Fanny, «ma non per questo dobbiamo condannare la sua professione; perché, qualsiasi professione il dottor Grant avesse scelta vi avrebbe portato un carattere... non troppo facile; e siccome sia in marina che nell'esercito avrebbe avuto alle sue dipendenze assai più persone di quante ne abbia nella sua attuale posizione, penso che come marinaio o come soldato, ne avrebbe tormentate molte di più di quante ne tormenta in quanto pastore. Inoltre non posso fare a meno di credere che i difetti del dottor Grant avrebbero corso il pericolo di peggiorare in una professione più attiva e mondana, dove avrebbe avuto meno tempo per riflettere e minori obblighi morali - dove avrebbe anche potuto sottrarsi a quella conoscenza di sé, o, per lo meno, a un insistente richiamo in questo senso, al quale non è possibile che egli sfugga nella sua attuale posizione. Un uomo - un uomo sensato, quale è il dottor Grant, non può insegnare ripetutamente agli altri, una settimana dopo l'altra, che cosa è il dovere, non può presentarsi alla sua congregazione due volte ogni domenica e pronunciare, com'è solito, sermoni così belli, senza esserne migliorato egli stesso. Tutto questo lo costringe inevitabilmente a pensare, e sono certa che si sforza di vincersi più spesso di quanto farebbe se non fosse un ecclesiastico.»

«Naturalmente non è possibile dimostrare il contrario... ma le auguro una sorte migliore, Miss Price, di quella che aspetta la moglie di un uomo la cui amabilità dipenda dai propri sermoni: poiché anche se la domenica potrà indursi a modi più piacevoli grazie al suo sermone, sarà più che sufficiente sentirlo brontolare dal lunedì mattina fino al sabato sera per via di un'oca mal frollata.»

«Penso che l'uomo capace di irritarsi frequentemente con Fanny,» disse Edmund affettuosamente, «sia tetragono all'influenza di qualsiasi sermone.»

Fanny si ritrasse nel vano della finestra, e Miss Crawford non ebbe che il tempo di dire con fare scherzoso: «Penso che Miss Price abbia meritato lodi più spesso di quanto ne abbia ricevute.» Poi, sollecitata con insistenza dalle signorine Bertram a unirsi a loro per far la sua parte in una cantata a voci alterne, si diresse verso il pianoforte lasciando Edmund a seguirla con lo sguardo estatico, pieno di ammirazione per i suoi innumerevoli pregi: dai suoi modi attraenti, fino al suo incedere leggero e grazioso.

«Ecco senza dubbio una vera prova del suo carattere gaio e aperto,» commentò finalmente. «Ha una così buona indole che non vorrebbe mai cagionar pena ad alcuno! E come cammina! e com'è pronta ad assecondare i desideri altrui; partecipando alle loro attività appena ne viene richiesta! Che peccato!» aggiunse dopo un attimo di riflessione, «che sia cresciuta in quell'ambiente!»

Fanny assentì, e vide con piacere che Edmund rimaneva con lei nel vano della finestra benché la cantata stesse per iniziare; e fu lieta che gli occhi di lui, da lì a poco, si fissassero come facevano i suoi sullo scenario esterno dove, in contrasto con l'ombra profonda dei boschi circostanti, si offriva allo sguardo un paesaggio solenne, bello, rasserenante, immerso nella luminosità diffusa da un limpido cielo notturno. Fanny espresse le sue sensazioni a parole: «Ecco la quiete,» disse. «Ecco l'armonia! Ecco qualcosa che vince qualsiasi dipinto, qualsiasi musica e che la sola poesia può tentar di descrivere. Qualcosa che potrebbe calmare qualsiasi angoscia, elevare il cuore fino al rapimento! Quando contemplo lo spettacolo di una notte come questa, mi sembra che non possano esserci né dolore, né malvagità sulla terra: e certamente ve ne sarebbe molto meno se si prestasse maggior attenzione alla sublimità della natura e se l'uomo contemplando una scena tale fosse indotto più spesso ad uscire da se stesso.»

«Mi piace ascoltare le tue entusiastiche espansioni Fanny; è una bellissima notte, e sono assai da compiangere quelli che non hanno imparato a sentire come fai tu, che non hanno appreso fin dalla fanciullezza a gustare le gioie che ci vengono dagli spettacoli naturali. Perdono molto, moltissimo.»

«Sei tu che mi hai insegnato a pensare e a sentire tutto questo, cugino.»«Ho avuto una discepola molto ricettiva. Ecco, guarda lassù il risplendente Arturo.»«Sì... e l'Orsa; mi piacerebbe vedere Cassiopea.»

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«Per poterlo fare dovremo uscire sul prato. Avrai paura?»«Certo che no. È da molto tempo che non osserviamo le stelle.»«È vero; non so capire come mai.» In quella, si fecero udire le voci alterne del canto si fecero

udire. «Rimarremo qui finché è finito, Fanny,» disse Edmund voltando le spalle alla finestra, e mentre l'armonia si spiegava essa ebbe la mortificazione di vederlo che si spostava a poco a poco verso il pianoforte cosicché, quando le voci tacquero, egli si trovò vicino alle cantatrici; non solo, ma fu quello che più insistette nel chieder loro di ripetere la canzone.

Fanny, sospirando, rimase sola alla finestra finché le rimostranze di Mrs. Norris, che minacciosamente le ricordava il pericolo di prendersi un raffreddore, la richiamarono verso il centro del salotto.

CAPITOLO XII

Sir Thomas doveva tornare in novembre, ma il figlio maggiore, richiamato dai suoi impegni, rientrò molto prima. Verso settembre giunsero infatti notizie di Mr. Bertram, prima in una lettera indirizzata al guardacaccia, poi in un'altra lettera per Edmund; e alla fine di agosto arrivò lui, per essere nuovamente gaio, piacevole e galante, a seconda di quanto sollecitavano le circostanze, oppure a richiesta di Miss Crawford, o per parlare delle corse e di Weymouth, di feste e di amici: tutte cose, queste, che sei settimane prima Miss Crawford avrebbe forse ascoltato con un certo interesse, ma che ora, grazie al confronto diretto contribuivano a darle l'assoluta certezza di preferire a lui il fratello minore.

La cosa era molto incresciosa e le dispiaceva cordialmente, ma era un dato di fatto; e ormai, lungi dall'avere l'intenzione di sposare il primogenito, nemmeno desiderava di attirarne l'attenzione più di quanto fosse il puro e semplice diritto di una giovane donna conscia della propria bellezza; d'altra parte, la prolungata assenza da Mansfield, protrattasi a suo arbitrio e al solo scopo di andarsi a divertire, dimostrò con chiarezza che non gli importava di lei; e poiché l'indifferenza dell'uno era più che uguagliata da quella dell'altra, Miss Crawford pensava che, anche se si fosse fatto avanti, in qualità di effettivo proprietario di Mansfield Park, nonché insignito del titolo di «Sir Thomas», non si sarebbe lasciata indurre ad accettarlo.

La stagione della caccia e gli inerenti impegni che avevano ricondotto Mr. Bertram a Mansfield, chiamarono Mr. Crawford nel Norfolk. La tenuta di Everingham non poteva fare a meno di lui, all'inizio di settembre. Partì per una quindicina di giorni che per le signorine Bertram furono di una così opaca monotonia, che la cosa avrebbe dovuto senz'altro metterle all'erta e perfino indurre Julia, con la gelosia che provava per la sorella, ad ammettere l'assoluta necessità di diffidare delle attenzioni del giovanotto e a desiderare che non tornasse; e quindici giorni avrebbero dovuto concedere al giovane gentiluomo, negli intervalli tra una battuta di caccia e un sonnellino, tempo sufficiente per convincersi dell'opportunità di starsene lontano più a lungo, e, se avesse avuto l'abitudine di analizzare i motivi del suo agire, di riflettere e capire dove si stava avviando con l'assecondare la sua oziosa vanità; ma reso spensierato ed egoista dalla prosperità e dal cattivo esempio, rifiutò di guardare oltre il momento presente. Quelle due sorelle, molto belle, intelligenti ed invitanti offrivano un'ottima occasione di svago alla sua mente sazia; e, non trovando nulla nel Norfolk che eguagliasse le piacevolezze della vita sociale di Mansfield, vi ritornò col massimo piacere alla data fissata, e vi fu accolto con uguale soddisfazione dalle due fanciulle presso le quali si recava solamente per continuare a gingillarsi con loro.

Maria, ridotta alla corte del solo Mr. Rushworth e condannata ad ascoltarlo ripetere monotonamente tutti i particolari, piacevoli o spiacevoli che fossero, della quotidiana partita di caccia, buona o cattiva che fosse, le vanterie sui suoi cani, l'invidia per i vicini, i dubbi circa la loro abilità, lo zelo di cui faceva prova contro i bracconieri, tutti argomenti incapaci di interessare una sensibilità femminile se privi dell'aiuto di un certo brio nel narratore e, nell'ascoltatrice, di una minima dose di affetto, aveva sentito penosamente la mancanza di Mr. Crawford; quanto a Julia, libera dall'impegno di intrattenere un fidanzato e senza nulla che la tenesse occupata, si era ritenuta in pieno diritto di sentirne la mancanza ancor più della sorella. Ognuna si credeva la preferita; Julia poteva esservi incoraggiata dalle allusioni di Mrs. Grant, propensa a creder vero ciò che desiderava, mentre Maria lo era da quelle dello stesso Mr. Crawford. Ogni cosa riprese dunque il ritmo che aveva avuto prima dell'assenza di lui; i suoi modi verso le due sorelle si mantenevano tanto briosi e piacevoli da permettergli di non perder terreno né con l'una né con l'altra, pur

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evitando quell'assiduità, quella costanza, quella sollecitudine e quel calore che avrebbero potuto attirare l'attenzione generale.

Fra tutti Fanny era l'unica che trovasse qualcosa da ridire sulla situazione. Dopo la giornata trascorsa a Sotherton, non le riusciva di vedere Mr. Crawford con l'una o con l'altra delle cugine senza mettersi istintivamente all'erta e raramente senza avvertire un senso di perplessità o di riprovazione; e se la fiducia nel proprio giudizio fosse stata all'altezza del buonsenso che adoperava in tutte le altre circostanze, se fosse stata sicura di avere una chiara visione delle cose e di giudicarle senza preconcetto, si sarebbe probabilmente indotta a fare qualche importante comunicazione al suo confidente abituale. Le cose stando così com'erano, azzardò solamente un'allusione e l'allusione cadde a vuoto. «Sono alquanto sorpresa,» disse, «che Mr. Crawford sia tornato così sollecitamente, dopo essersi già trattenuto qui tanto a lungo prima, sette settimane piene; avendo creduto di capire che gli piacevano tanto il cambiamento e gli spostamenti continui, ero certa che, una volta partito da Mansfield, sarebbe intervenuto un fatto qualsiasi a dirottarlo in qualche altra direzione. È abituato a soggiorni ben più brillanti del nostro.»

«Che sia tornato qui torna a suo credito,» fu la risposta di Edmund, «e sono certo che ciò rende felice la sorella. A lei non piacciono le sue abitudini disordinate.»

«Quanta simpatia hanno per lui le mie cugine!»«Sì, i suoi modi con le donne sono tali da piacere inevitabilmente. Credo che Mrs. Grant lo

sospetti di avere una preferenza per Julia; io non ne ho mai visto le apparenze, ma vorrei fosse così; non ha difetti che non possano venir corretti da un sentimento serio.»

«Se Miss Bertram non fosse fidanzata,» insinuò Fanny, «a volte penserei che ammira lei più di Julia.»

«Il che, forse, dimostra una sua preferenza per Julia più di quanto tu, Fanny, non ti renda conto; capita spesso, credo, che un giovanotto, prima di decidersi definitivamente, corteggi la sorella o l'amica intima della fanciulla alla quale vanno in realtà i suoi pensieri, più della stessa fanciulla prescelta. Crawford ha troppo buon senso per rimanere qui se si sentisse in pericolo di innamorarsi di Maria; e io non nutro alcun timore per lei, dopo la prova pratica che ha dato, di quanto i suoi sentimenti siano forti.»

Fanny suppose che, forse, si era ingannata, e propose di valutare le cose diversamente in avvenire; ma nonostante tutta la sua remissività di fronte a un giudizio di Edmund, e gli scambi di occhiate e allusioni che di tanto in tanto notava in alcuni degli altri e che sembravano sottintendere che Julia era la prescelta, non sapeva sempre quel che doveva pensare. Una sera si trovò per caso a conoscere direttamente quelle che erano le speranze della zia Norris in proposito, come pure le sue impressioni e quelle di Mrs. Rushworth su un punto di analoga natura, e non poté fare a meno di meravigliarsi mentre ascoltava; anzi sarebbe stata ben lieta di non dover stare ad ascoltare, perché proprio allora tutti gli altri, i giovani, erano impegnati nelle figure di una danza e lei, controvoglia, se ne stava seduta tra le due chaperons all'angolo del caminetto, in attesa di veder rientrare il maggiore dei cugini da cui, in quel momento, dipendevano tutte le sue speranze di avere un cavaliere. Quello, per Fanny, era il primo ballo, anche se privo dei preparativi e dello splendore che generalmente accompagnano il primo ballo di una giovanetta. Era stato organizzato solo quello stesso pomeriggio, quando avevano scoperto che nella stanza della servitù era capitato un suonatore di violino e avevano pensato che, con la partecipazione di Mrs. Grant e quella di un nuovo intimo amico di Tom da poco giunto in visita, sarebbe stato possibile mettere insieme cinque coppie. Anche così, comunque, per Fanny era stata una bellissima serata, e ora, dopo le prime quattro danze, le dispiaceva assai di perdere anche un solo quarto d'ora. Mentre aspettava e desiderava, guardando ora verso le coppie impegnate nelle figure, ora verso la porta, udì, senza volerlo, il seguente dialogo che si svolgeva fra le due summenzionate signore.

«Penso, signora,» diceva Mrs. Norris, con lo sguardo rivolto verso Mr. Rushworth e Maria, che si trovavano nuovamente per la seconda volta a ballare insieme, «che ormai vedremo di nuovo dei visi felici.»

«Sì, signora, proprio così,» rispose l'altra con maestosa affettazione, «sarà un piacere stare a guardare adesso, ed è stato un vero peccato, penso, che il susseguirsi delle figure li abbia costretti a dividersi. Due giovani nella loro situazione dovrebbero essere esentati dal conformarsi alle regole della danza. Mi meraviglio che mio figlio non l'abbia proposto.»

«Oso dire che lo ha fatto, signora... Mr. Rushworth non trascura mai queste cose. Ma la cara Maria ha un così rigoroso senso delle convenienze, tanta di quella vera delicatezza, così rara ai nostri giorni, Mrs. Rushworth, che desidera evitare di mettersi in evidenza. Cara signora, osservi solo la sua espressione in questo momento! quanto diversa da quella che aveva durante le ultime due danze!»

Miss Bertram sembrava veramente felice, i suoi occhi splendevano di piacere e parlava con grande animazione, perché Julia e il suo cavaliere, Mr. Crawford, erano vicini a lei, essendo tutti e quattro uniti in

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una stessa figura. Che espressione la cugina avesse poco prima, Fanny non lo ricordava, poiché allora lei stessa stava ballando con Edmund, e non aveva affatto pensato a lei.

Mrs. Norris continuava intanto: «È una vera delizia, signora, vedere due giovani così completamente felici, così ben assortiti e così perfettamente a posto! Posso solo pensare all'intensa soddisfazione che ne verrà a Sir Thomas. E cosa pensa, signora, circa un altro probabile matrimonio? Mr. Rushworth ha aperto la strada; certi esempi sono molto contagiosi.»

Mrs. Rushworth, che non vedeva nulla al mondo all'infuori del figlio, rimase perplessa. «L'altra, signora. Non vi scorge nessun sintomo?»

«Ma già! Miss Julia e Mr. Crawford. Sì, veramente, una combinazione molto appropriata. Qual è lo stato patrimoniale di lui?»

«Ha quattromila sterline di rendita all'anno.»«Benissimo. Chi non possiede di più deve accontentarsi di quanto ha. Quattromila sterline all'anno

sono una buona rendita e lui sembra un giovane molto fine, bene educato ed equilibrato, perciò spero che Miss Julia sarà molto felice.»

«La cosa per ora non è ufficiale, signora... Ne parliamo solo con gli intimi. Ma non ho dubbi che si concluderà. Le sue attenzioni si sono fatte molto significative.»

Fanny non udì altro. Mr. Bertram era rientrato nella sala e, per il momento, lei smise di ascoltare e di meravigliarsi; benché si rendesse conto che sarebbe stato un eccezionale onore l'essere invitata dal cugino, pensava che il suo desiderio dovesse realizzarsi. Tom venne verso il loro piccolo gruppo; ma invece di invitarla a ballare, spinse una sedia vicino a lei, e le diede il resoconto delle condizioni di un cavallo malato e dell'opinione espressa dallo stalliere in proposito; lo aveva lasciato appena un minuto prima. Fanny sentì naufragare la sua speranza, e, con la solita modestia, subito si convinse di essere stata sragionevole nell'aspettarsi che si avverasse quanto aveva desiderato. Dopo aver detto del suo cavallo, Tom prese un giornale del tavolo, e scorrendolo disse senza entusiasmo: «Se hai voglia di ballare, Fanny, ti farò da cavaliere.» L'offerta fu declinata con più che pari cortesia: «No, non desideravo ballare.» «Mi fa piacere,» disse lui in tono più brioso, e gettando giù il giornale continuò, «perché sono stanco da morire. Mi chiedo proprio come faccia questa brava gente a continuare così a lungo. Bisogna che siano tutti quanti innamorati, per provar piacere in questa follia - e lo sono, credo. Se li osservi, puoi accorgerti che sono altrettante coppie innamorate: tutti, eccetto Yates e Mrs. Grant. E sia detto fra noi, la poverina potrebbe desiderare un innamorato, come qualsiasi altra. Dev'essere una vita maledettamente monotona quella che passa col dottor Grant,» e, mentre parlava, accennò con una smorfia maliziosa la poltrona di quest'ultimo; ma accortosi che era seduto proprio gomito a gomito, cambiò così prontamente espressione e argomento che Fanny, nonostante tutto, fece fatica a trattenersi dal ridere. «Strana situazione quella che c'è attualmente in America, dottor Grant. Qual è la sua opinione in proposito? Io ricorro sempre a lei quando voglio formarmi un'opinione sui problemi di pubblico interesse.»

«Mio caro Tom,» esclamò la zia subito dopo, «visto che non stai ballando, ritengo che non avrai nulla in contrario a unirti a noi per una partita a carte, vero?» Poi, alzandosi e avvicinandosi a lui per dar maggior peso alla proposta, aggiunse in un sussurro: «Sai, vogliamo mettere insieme un tavolino, per via di Mrs. Rushworth. Tua madre lo desidera molto, ma non ha tempo per fare da quarta, perché sta lavorando alla sua frangia. Così basteremo tu, io e il dottor Grant; noi signore si gioca solamente di mezza corona, ma tu, con lui, puoi puntare una ghinea.»

«L'accontenterei col massimo piacere,» rispose lui ad alta voce, balzando in piedi con alacrità, «ne sarei felicissimo, se non fosse che, in questo stesso istante, devo entrare nella danza. Vieni, Fanny,» disse prendendola per mano, «non continuare a gingillarti, o la danza finirà.»

Fanny si lasciò condur via molto volentieri, benché non le riuscisse di sentirsi veramente grata al cugino o di valutare in modo diverso come evidentemente egli faceva, l'egoismo altrui e quello proprio. «Proprio una richiesta di poco conto, parola d'onore!» esclamò Tom indignato, mentre si allontanavano. «Pretendere di inchiodarmi per le prossime due ore e un tavolino da gioco, e il dottor Grant che bisticciano in continuazione e con quella vecchia meschina che s'intende di Whist come s'intende d'algebra. Vorrei che la mia buona zia si desse meno da fare! E chiedermelo a quel modo, per di più! Senza cerimonie, davanti a tutti quanti, in modo da mettermi nell'impossibilità di rifiutare! È questo che mi urta più di tutto. Per la pazienza quando qualcuno finge di chiedermi un favore, lasciandomi libera scelta, e nello stesso tempo mi interpella in modo da costringermi a fare proprio quella cosa - sia quel che sia! Se, per fortuna, non mi fosse venuto in mente di ballare con te, non me ne sarei potuto districare. È una vera vergogna. Ma quando alla zia viene qualcosa in mente, niente può fermarla.»

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CAPITOLO XIII

Non vi era granché di raccomandabile nell'Honourable John Yates, all'infuori delle abitudini eleganti, della larghezza nello spendere, del suo essere il secondogenito di un Lord, e della fortuna di godere d'una relativa indipendenza finanziaria. E probabilmente Sir Thomas avrebbe giudicato la sua inclusione nel gruppo dei giovani Mansfield tutt'altro che desiderabile. Mr. Bertram l'aveva incontrato a Weymouth, dove avevano trascorso dieci giorni nella stessa cerchia, e l'amicizia - se, la loro, si poteva chiamare amicizia - era stata approfondita e saldata dall'invito rivolto a Mr. Yates di fermarsi a Mansfield quando fosse passato da quelle parti e dalla sua promessa di una visita; ed era comparso, prima di quanto Tom se lo aspettasse, in conseguenza dell'improvvisa dispersione di un'altra numerosa compagnia, radunatasi per darsi bel tempo in casa di un altro amico, per raggiungere il quale Mr. Yates era partito da Weymouth. L'ospite giunse a Mansfield spinto dalla delusione, e con la testa piena di tutto quanto attiene al teatro e alle rappresentazioni teatrali, poiché quelli a cui si era unito erano un gruppo di attori dilettanti; e il lavoro, nel quale gli avevano dato una parte, stava per andare in scena di lì a due giorni quando la morte improvvisa di una parente prossima della famiglia che lo ospitava aveva mandato a monte ogni cosa e disperso gli attori. Essere giunto così vicino a gustare la felicità di vedersi citato in un lungo paragrafo, scritto in lode dell'attività teatrale che si svolgeva nella tenuta di Ecclesford, residenza di Lord Ravenshaw, in Cornovaglia (il che, naturalmente, avrebbe immortalato tutta la compagnia almeno per dodici mesi), e dopo essere quasi giunti al traguardo veder naufragare tutto quanto, era una disgrazia acutamente sofferta da Mr. Yates, il quale non sapeva parlare d'altro. Ecclesford e il suo teatro, col suo perfetto allestimento scenico, con i suoi costumi, le sue prove e i suoi scherzi, costituivano per lui un'inesauribile fonte di conversazione, e il magnificare il passato il suo solo conforto.

Fortunatamente per lui l'amore del teatro è così generalizzato, e la smania di recitare è così forte nella gioventù, che le sue chiacchiere non riuscivano ad attenuare l'interesse degli ascoltatori. Dall'assegnazione delle varie parti fino all'infausto epilogo tutta la faccenda era così appassionante, così affascinante che pochi tra loro avrebbero rifiutato di essere parte in causa o avrebbero esitato a mettere alla prova le personali capacità istrioniche. Il dramma prescelto era Lovers' Vows, e in esso Mr. Yates avrebbe dovuto far la parte del Conte Cassel. «Una particina,» disse, «per nulla di mio gusto, e certo non ne accetterei una simile una seconda volta; ma ero deciso a non creare difficoltà. Lord Ravenshaw e il duca si erano assicurate le due parti più interessanti prima del mio arrivo ad Ecclesford; e benché Lord Ravenshaw offrisse di cedermi la sua, come ben capite mi fu impossibile di accettare. Mi spiaceva per lui, perché si era fatto grandi illusioni sulle sue capacità, mentre non era nemmeno all'altezza di impersonare il Barone! Un ometto dalla voce debole, sempre rauca dopo i primi dieci minuti! Avrebbe danneggiato lo spettacolo, materialmente; ma io ero deciso a non creare difficoltà. Sir Henry, da parte sua, pensava che il duca non fosse all'altezza del personaggio di Frederik, ma questo solo perché voleva la parte per sé; mentre invece questa, fra i due, era in mani migliori là dove si trovava. Mi sorprese scoprire che Sir Henry è così legnoso. Fortunatamente il pathos del lavoro non dipendeva da lui. La nostra Agatha era inimitabile, e il duca era giudicato grandissimo da molti. E nell'insieme lo spettacolo sarebbe certamente riuscito in modo magnifico.»

«Davvero, è stato un duro caso!» e «Penso che lei sia molto da compatire,» furono i gentili commenti dei comprensivi ascoltatori.

«Oh, non è il caso di drammatizzare; ma certo la povera vecchia Signora non poteva scegliere un momento peggiore per morire ed è impossibile non rammaricarsi che la notizia non sia stata tenuta nascosta per i tre giorni che ancora ci occorrevano. Sì, perché occorrevano appena tre giorni e, dopo tutto, si è trattato solo di una nonna, e la cosa è avvenuta a duecento miglia di distanza. Penso che non ci sarebbe stato un gran male nel farlo, e la soluzione venne suggerita, lo so. Ma Lord Ravenshaw, che ritengo sia uno degli uomini più corretti d'Inghilterra, non ne volle sentir parlare.»

«Una farsa, invece di una commedia,» si intromise Mr. Bertram. «Andata a monte Lovers' Vows, Lord e Lady Ravenshaw partono per recitare, loro due, My Grandmother. Be', il recupero dell'usufrutto vedovile potrà essergli di conforto; e forse, detto fra amici, incominciava a temere per il suo prestigio e per i suoi polmoni nella parte del Barone, e così non gli è dispiaciuto tirarsi indietro. Per compensarti, Yates, penso che potremmo organizzare una recita qui a Mansfield e chiederti di essere il nostro regista.»

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Pur trattandosi di un'idea estemporanea, la proposta non fu lasciata cadere: ormai l'interesse per la recita era stato destato, e nessuno ne era più entusiasta di Tom che, oltre ad essere per il momento il padrone di casa e a disporre di tutto il tempo libero necessario per mettere in atto qualsiasi ghiribizzo, era dotato di una vivacità di temperamento e di una vis comica che lo rendevano adattissimo a vestire i panni dell'attore. L'idea fu ripetutamente ripresa: «Oh, se avessimo qui il teatrino di Ecclesford e i suoi scenari per tentar noi qualcosa!» Le signorine Bertram facevano eco a questo desiderio, ed Henry Crawford, che nonostante tutta la sua esperienza in fatto di divertimento non si era ancora cimentato nell'arte scenica, era tutto eccitato dalla novità della cosa. «Credo proprio, » disse, «che al momento potrei essere tanto pazzo da interpretare qualsiasi personaggio: da Shylock o Riccardo III, giù giù fino all'eroe canterino di una farsa, in giubba scarlatta e cappello sulle ventitré. Mi sento in vena di esser chiunque e fare qualunque cosa: declamare e scatenarmi, sospirare e far capriole in qualsiasi tragedia o commedia scritta in lingua inglese! Mettiamo su qualcosa! Anche solamente la metà di un lavoro, un atto, una scena; che cosa ce lo impedisce? Non certo la mancanza di persone adatte», e qui volse lo sguardo alle signorine Bertram, «e quanto al teatro, che vuol dire un teatro? Noi desideriamo solo divertirci. Una stanza qualsiasi, in questa casa, farebbe allo scopo.»

«Dobbiamo avere un sipario,» disse Tom Bertram. «Alcuni metri di panno verde pesante potrebbero bastare.»

«Oh! basterebbero certamente!» esclamò Mr. Yates. «Tirando su appena una o due quinte, aprendo alcune porte sullo sfondo e disponendo di due o tre scenari da far scendere dal soffitto, non occorrerebbe altro se vogliamo mantenerci su un piano modesto. Per un semplice divertimento fra noi non ci occorre altro.»

«Credo che dovremo accontentarci di meno,» disse Maria. «Non ci sarebbe tempo e potrebbero nascere altre difficoltà. Meglio, piuttosto, adottare il punto di vista di Mr. Crawford e concentrare il nostro interesse sulla recitazione, non sulla cornice teatrale. Molti dei nostri migliori testi sono indipendenti dallo scenario.»

«Macché!» intervenne Edmund che incominciava a provare un certo allarme mentre ascoltava. «Non facciamo le cose a metà. Se dobbiamo recitare, facciamolo in un teatro completamente attrezzato, con platea, gallerie e palchi; e mettiamo in scena dalla prima all'ultima parola un lavoro completo, purché si tratti di un lavoro tedesco: quale, non ha importanza, ma seguito dalla sua brava, scherzosa farsa e da un balletto, con accompagnamento di cornamusa e canti durante gli intervalli. Se non supereremo Ecclesford, non combineremo niente.»

«Su Edmund, non fare l'antipatico,» disse Julia. «Nessuno è amante del teatro più di te e più di te si è sobbarcato a veri disagi per seguire uno spettacolo.»

«È vero, ma per vedere recitare sul serio; però non farei la fatica di passare da questa stanza in quella attigua per assistere ai maldestri tentativi di chi non è nato per quella professione - un gruppo di gentiluomini e di gentildonne naturalmente impacciati da tutti gli svantaggi della cultura e del decoro.»

Dopo una breve pausa, tuttavia, l'argomento fu ripreso e discusso a fondo, con crescente calore, giacché le inclinazioni di ciascuno erano via via rafforzate dalla discussione e dalla presa di coscienza delle inclinazioni altrui; e benché nulla fosse stabilito in definitiva all'infuori del fatto che Tom Bertram avrebbe preferito una commedia, mentre le sue sorelle ed Henry Crawford propendevano per una tragedia e, inoltre, che doveva essere facilissimo trovare un lavoro in grado di accontentarli tutti, la risoluzione di mettere in scena un qualsiasi spettacolo si rivelò così salda da mettere Edmund completamente in allarme. Era deciso, se solo gli fosse stato possibile, a impedire la cosa, anche se sua madre, che a tavola aveva anch'essa udito la discussione, non aveva espresso la benché minima disapprovazione.

Quella stessa sera gli offrì l'occasione di misurare le sue forze. Tom, lasciati nella sala da biliardo Maria, Julia, Mr. Crawford e Mr. Yates, tornò in salotto dove Edmund se ne stava pensoso davanti al caminetto, mentre Lady Bertram, lì vicino, sedeva sul sofà con Fanny che, al suo fianco, era intenta a sistemarle il lavoro, e subito prese a dire: «Un tavolo da biliardo così orribile e dozzinale come il nostro credo che non si incontri da nessun'altra parte sulla faccia della terra! Non lo sopporto più, e penso di poter affermare che niente mi indurrà ad avvicinarmici un'altra volta. Però mi sono reso conto, proprio ora, di un particolare interessante. La sala è esattamente quel che ci vuole per metter su un teatro in casa; ha la forma e la lunghezza adatte, e le porte sul fondo possono essere messe in comunicazione una con l'altra in cinque minuti, semplicemente spostando la libreria nello studio di mio padre: è proprio tale quale l'avremmo desiderata se ne avessimo appositamente disegnato la pianta; e lo studio di mio padre, che è in comunicazione col biliardo, fungerà ottimamente da spogliatoio: sembra che sia lì proprio per questo.»

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«Non penserai seriamente, Tom, di organizzare uno spettacolo teatrale?» disse Edmund, a mezzavoce, al fratello, che si avvicinava al caminetto.

«Come no? Non ho mai pensato più seriamente a qualcosa in vita mia. Cosa ci trovi da ridire?»«Penso che farlo sarebbe un grave errore. In linea di massima, qualsiasi rappresentazione

dilettantesca si presta a obiezioni; ma nelle nostre attuali circostanze penso che sarebbe avventato, e peggio che avventato tentare una cosa del genere. Sarebbe indizio di una grave mancanza di considerazione verso nostro padre, dato che è assente e, fino a un certo punto, esposto a costante pericolo; non solo, ma sarebbe imprudente nei confronti di Maria, la cui situazione è, se consideri bene la cosa, molto delicata, estremamente delicata.»

«Prendi tutto così sul tragico! come se pensassimo di recitare tre volte alla settimana, durante l'assenza di nostro padre, invitando tutta la contrada ad assistere! Non pensiamo a niente del genere. Progettiamo un modesto divertimento fra noi, semplicemente per animare la giornata ed esercitare le nostre facoltà in qualcosa di nuovo. Non vogliamo né pubblico né pubblicità. Quanto poi al lavoro da mettere in scena, si può far credito al nostro buonsenso, direi. Sceglieremo un testo assolutamente ineccepibile, e non vedo alcun male o un qualsiasi pericolo per qualcuno di noi, se converseremo nell'elegante lingua letteraria di un rispettabile scrittore invece di chiacchierare con parole nostre. Non ho né timori né scrupoli in proposito. E l'assenza di nostro padre è così lungi dal costituire un'obiezione che io la considero piuttosto un incentivo; perché questo, dell'attesa del suo ritorno, non può non essere un periodo pieno di ansia per mia madre e se possiamo trovare il mezzo di distrarla e di tenerle su il morale durante le prossime settimane penso che il nostro tempo sarà speso nel migliore dei modi e sono certo che la penserebbe così anche lui.»

Mentre venivano pronunciate queste ultime parole, tutti e due volsero gli occhi verso la madre. Lady Bertram, sprofondata in un angolo del sofà, immagine della salute, della ricchezza, della distensione e della tranquillità di spirito, stava appunto appisolandosi pian piano mentre Fanny si dava da fare per eliminare le poche difficoltà del suo ricamo. Edmund sorrise, scuotendo il capo.

«Per Giove! questa non l'ho azzeccata davvero!» esclamò Tom ridendo e lasciandosi cadere in una poltrona. «Mia cara madre, e la sua ansia... Ho scelto male l'argomento.»

«Cosa c'è?» chiese Sua Signoria con la voce impastata di chi è semi-addormentato. «Non stavo dormendo.»

«Oh, per carità, no, signora, nessuno la sospetta di tanto!... Tuttavia, Edmund,» continuò, tornando sull'argomento che stavano discutendo, e riprendendo la posizione e la voce di poco prima, appena lady Bertram incominciò a pisolare nuovamente, «insisto sul mio punto di vista: non ci sarebbe niente di male.»

«Non sono d'accordo con te... sono convinto che mio padre disapproverebbe totalmente la cosa.»«E io sono convinto del contrario. Nessuno, più di mio padre, si compiace nel vedere il talento dei

giovani messo in atto e incoraggiato, e penso che abbia sempre avuto un gusto spiccato per tutto quanto si riferisce alle rappresentazioni teatrali, alla declamazione, alla recitazione. Sai anche tu come ci ha incoraggiati, quando eravamo ragazzi. Quante volte, in questa stessa stanza, si è divertito a sentirci declamare il lamento sul cadavere di Giulio Cesare o ‹essere o non essere›! E anche ‹il mio nome era Norval› ogni sera della mia vita, durante le vacanze di Natale.»

«Ma era qualcosa di completamente diverso. Tu stesso non puoi non sentirne la diversità. Mio padre, quando frequentavamo la scuola, desiderava accertarsi se sapevamo esprimerci bene, o no; ma non desidererebbe che le sue figliole, ora che sono cresciute compaiano in scena in non so che lavoro teatrale. Ha un rigido senso del decoro.»

«So tutto questo,» disse Tom, infastidito. «Conosco nostro padre tanto bene quanto lo conosci tu; e avrò cura che le sue figliole non facciano nulla che lui potrebbe disapprovare. Bada ai fatti tuoi, Edmund, e io mi occuperò del resto della famiglia.»

«Se sei deciso a mettere in scena uno spettacolo,» replicò il perseverante Edmund, «spero, almeno, che lo farai in modo molto modesto e tranquillo; e penso che non si debba tentare di montare un teatro: equivarebbe a prendersi una grande libertà con la casa di mio padre durante la sua assenza, e questo non può trovare giustificazione.»

«Risponderò io, personalmente, per ogni cosa,» disse Tom con tono deciso, «la sua casa non verrà danneggiata. Sono interessato, almeno quanto lo sei tu, alla salvaguardia di questa casa. Quanto poi ai cambiamenti cui ho accennato poco fa, come spostare una libreria, o aprire una porta chiusa a chiave, o perfino far uso della sala da biliardo per un'intera settimana, senza giocarvi a biliardo, potresti supporre con altrettanta logica che egli solleverebbe obiezioni per il fatto che ora ci intratteniamo più a lungo in questa stanza e meno a lungo nella saletta della prima colazione di quanto fosse consuetudine prima della sua

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partenza, o per il fatto che il pianoforte delle mie sorelle è stato spostato da un'estremità all'altra della sala... cose senza senso comune!»

«Ammesso che l'innovazione non sia riprovevole in quanto tale, sarà sempre criticabile dal punto di vista della spesa.»

«Ma sì! la spesa richiesta sarà davvero ingente! forse salirà addirittura a venti sterline... Certo, dovremo avere qualcosa sul tipo di una sala da spettacolo, ma sarà un impianto semplicissimo; un sipario verde e pochi lavori di carpenteria... ecco tutto; e siccome il lavoro di carpenteria può essere fatto qui in casa personalmente da Christopher Jackson, sarebbe davvero assurdo parlare della spesa: e finché Christopher Jackson avrà qualcosa da fare per Sir Thomas andrà tutto bene... Non ti immaginare che, in questa casa, nessuno, all'infuori di te, sappia vedere e giudicare. Se non ti fa piacere, non prendere parte alla recita, ma non pretendere di dettar legge a tutti gli altri.»

«No, quanto a recitare io stesso,» disse Edmund, «lo escludo decisamente.»Tom uscì dalla stanza, mentre il fratello diceva queste ultime parole, ed Edmund, assorto in

meditabondo malumore, sedette vicino al caminetto e si mise ad attizzare il fuoco.Fanny, che aveva udito ogni cosa e assentito fra sé al punto di vista di Edmund, ora, nell'ansia di

suggerirgli una qualche idea confortante, si azzardò a dire: «Forse non riusciranno a trovare un lavoro che faccia al caso loro. I gusti di tuo fratello e delle tue sorelle sembrano molto diversi fra loro.»

«Non ci spero, Fanny; se si ostinano nel progetto si aggiusteranno per scovare qualcosa. Parlerò con le mie sorelle e tenterò di dissuaderle. È tutto quanto posso fare.»

«Penso che la zia Norris sarà dalla tua parte.»«Lo penso anch'io; ma non ha sufficiente influenza su Tom e sulle mie sorelle; e, se non riuscirò a

convincerle io, lascerò che le cose seguano il loro corso, rinunciando a ricorrere all'aiuto della zia. I dissensi in famiglia sono il peggiore dei mali, ed è meglio che noi si faccia qualsiasi cosa piuttosto che accapigliarci.»

Le sorelle, con le quali trovò l'opportunità di parlare la mattina seguente, accolsero i suoi consigli con la stessa impazienza di Tom; come lui si irrigidirono contro ogni rimostranza e si mostrarono decise a difendere lo svago progettato. La loro madre non trovava nulla da obiettare, ed esse non avevano il benché minimo timore di dover suscitare la disapprovazione del padre. Non poteva esservi nulla di riprovevole nel fare quello che già era stato fatto in tante rispettabili famiglie, e da un così grande numero di donne che godevano della più alta considerazione; e solo una scrupolosità portata all'eccesso poteva trovare qualcosa da ridire in un progetto quale era il loro, che includeva solamente fratelli, sorelle e amici intimi, e di cui nessuno, all'infuori di loro, avrebbe mai udito parlare. Effettivamente, ammetteva implicitamente Julia, la situazione di Maria poteva richiedere particolare prudenza e delicatezza, ma quelle considerazioni non toccavano lei. Lei era libera; e Maria, da parte sua, riteneva, evidentemente, che il suo fidanzamento la metteva al di sopra di ogni costrizione, dandole minor motivo di consultare sia il padre che la madre. Edmund sentiva di aver poco da sperare ma stava ancora insistendo sul suo punto di vista quando, giungendo dalla Canonica, Henry Crawford entrò nella stanza esclamando: «Non mancheranno le braccia al nostro teatro, Miss Bertram, non mancheranno gli aiutanti di buona volontà... Mia sorella vi manda i suoi saluti e spera di essere ammessa fra i membri della compagnia, lieta di fare la parte di una qualsiasi vecchia chaperon o sottomessa confidente, che nessun'altra reclami per sé.» Maria gettò a Edmund un'occhiata che significava: «E adesso, cos'hai da dire? Possiamo essere dalla parte del torto se Mary Crawford la pensa come noi?» E Edmund, ridotto al silenzio, si trovò costretto ad ammettere fra sé che l'attrattiva del recitare su un palcoscenico era tale da affascinare perfino una mente geniale; e con l'ingegnosità propria dell'amore, a soffermarsi sul compiacente, cortese tenore del messaggio che su qualsiasi altro aspetto della cosa.

Il progetto fu portato avanti; l'opposizione di Edmund risultò vana e quanto a Mrs. Norris, egli dovette constatare di essersi sbagliato supponendo che si sarebbe schierata dalla sua parte. Fece presente alcune difficoltà, che furono spazzate via in cinque minuti da Tom e Maria, che avevano grande influenza su di lei; e siccome l'esecuzione del progetto doveva comportare spese poco ingenti agli altri e nessunissima a lei, e le faceva pregustare tutte le gioie derivanti dal trovarsi in mezzo al trambusto, dal sovrintendere agli affrettati preparativi, e dal senso di importanza che gliene sarebbe derivato; poiché inoltre si convinse, con grande piacere, d'essere costretta a lasciare la propria casa, dove era vissuta tutto un mese a proprie spese, e di trasferirsi in quella della sorella, dove avrebbe speso attivamente ogni sua ora, si mostrò, in ultima analisi, entusiasta del progetto.

CAPITOLO XIV

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La previsione di Fanny sembrò destinata a dimostrarsi più giusta di quanto Edmund avesse supposto. Trovare un lavoro teatrale adatto a soddisfare i desideri di tutti apparve subito non facile impresa; e il falegname, che aveva già ricevuto l'incarico di costruire il palcoscenico, dopo aver preso le misure e individuato e risolto una lunga serie di difficoltà attinenti al progetto, aveva dimostrato l'evidente necessità di ampliarlo, con conseguente aumento della spesa, si era già messo all'opera, mentre il copione da mettere in scena non si era ancora trovato. Altri preparativi erano già in atto. Da Northampton era arrivato un enorme rotolo di pesante panno verde che, tagliato da Mrs. Norris (la quale grazie alla sua saggia amministrazione aveva risparmiato tre buone spanne di tessuto) e affidato alle mani delle cameriere, stava ormai prendendo forma di sipario - e ancora mancava il testo. E poiché erano trascorsi due o tre giorni senza che si giungesse ad una soluzione, Edmund incominciò a sperare che non la si sarebbe trovata mai.

Infatti i requisiti da prendere in considerazione erano tanto numerosi, dovevano essere accontentate tante persone, soddisfatte tante pretese di chi sollecitava una parte importante, e soprattutto si insisteva tanto sulla necessità che il lavoro fosse contemporaneamente tragedia e commedia, da far pensare che vi fosse tanta probabilità di arrivare a una soluzione, quanta ne può offrire un qualsiasi altro progetto perseguito con estremo zelo giovanile. Le signorine Bertram, Henry Crawford e Mr. Yates sostenevano la causa della tragedia; per la commedia propendeva Tom Bertram, in posizione non del tutto isolata dato che le preferenze di Mary Crawford andavano nella stessa direzione anche se, cortesemente, si tratteneva dall'intervenire direttamente; tanto più che la tetragona determinazione di lui, e la sua indiscussa autorità sembravano rendere superflua ogni alleanza. Oltre a questa irriconciliabile divergenza, interveniva poi il fatto che a loro occorreva un lavoro con pochissimi personaggi, ma tutti di importantissimo livello, fra cui tre parti femminili di primo piano; tutte le opere migliori furono prese invano in esame. Né Amleto né Macbeth né Otello facevano al caso, né Douglas né The Gamester presentavano elementi tali da soddisfare almeno i patiti della tragedia, mentre The Rivals, The School for Scandal, Wheel of Fortune, The Heir at Law, senza citare una lunga serie di eccetera, vennero scartati con obiezioni ancor più pertinenti. Sembrava impossibile proporre un testo che non offrisse il destro alle critiche di qualcuno di loro, e da una parte all'altra delle due fazioni era un continuo rimbalzare di: «Oh, no! questo non fa al caso nostro! Lasciamo stare le tragedie ampollose. Troppi personaggi... Non una sola parte femminile accettabile in tutto il lavoro... Qualsiasi altra opera ma non questa, caro Tom. Sarebbe impossibile metterne insieme tutti i personaggi... Non si può pretendere che qualcuno accetti una simile parte... Una pura e semplice buffonata dal principio alla fine... Questa forse potrebbe andare, tranne che per le parti minori... Se proprio devo esprimere la mia opinione, ho sempre considerato questo il dramma più insipido che sia mai stato scritto in inglese... Non desidero fare obiezioni personali, sarò felice di rendermi utile, ma penso che non potremmo fare una scelta peggiore.»

Fanny osservava e ascoltava, non senza reprimere un sorriso nel notare che l'egoismo, più o meno evidente, sembrava governare ciascuno di loro e si domandava come la cosa sarebbe andata a finire. Pensando al suo personale divertimento, avrebbe avuto piacere che mettessero in scena qualcosa, poiché non aveva mai visto rappresentare nemmeno la metà di un'opera teatrale; ma ogni più valida considerazione puntava contro il progetto.

«In questo modo non concluderemo nulla,» disse finalmente Tom Bertram. «Stiamo solo perdendo tempo. Dobbiamo decidere qualcosa. Non importa che cosa, purché si giunga a una scelta. Non dobbiamo essere tanto esclusivi. Non dobbiamo lasciarci spaventare da qualche personaggio in soprannumero. Li potremo doppiare. Dobbiamo abbassare un po' il livello delle nostre pretese. Se una parte è insignificante, tanto maggiore sarà il merito di chi saprà metterla in valore. Da questo momento io non opporrò più difficoltà. Accetterò qualsiasi parte vi sembrerà opportuno assegnarmi, purché sia comica. A patto che sia comica, non pongo altre condizioni.»

Poi propose, almeno per la quinta volta, The Heir at Law limitandosi a mettere in dubbio se gli convenisse preferire il personaggio di Lord Duberley o quello del Dottor Pangloss e adoperandosi, con grandissimo impegno ma senza successo, per convincere gli altri che vi erano anche alcune belle parti tragiche per loro.

La pausa di silenzio che seguì questo ennesimo infruttuoso tentativo, fu improvvisamente interrotta dallo stesso Tom che, dopo aver preso in mano uno dei numerosi testi che giacevano sul tavolo ed averlo esaminato qua e là, esclamò: «Lovers' Vows! E perché mai Lovers' Vows non dovrebbe andar bene per noi se è andata bene per i Ravenshaw? Come mai non ci abbiamo pensato subito? vi sono due splendide

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parti tragiche per Yates e per Crawford, e il personaggio del maggiordomo rimatore fa proprio al caso mio - se nessun altro lo vuole. È una particina da niente, ma del genere che non mi dispiace e, come ho detto prima, sono deciso ad accettare qualsiasi parte e a fare del mio meglio. Quanto agli altri personaggi, possono essere assegnati a chiunque li voglia; si tratta solamente del conte Cassel e di Anhalt.»

La proposta incontrò il consenso generale. Erano ormai stanchi dell'indecisione e la prima idea che si impose a ciascuno fu che fino a quel momento non si era presentato nulla di così appropriato e soddisfacente per tutti. Particolarmente soddisfatto ne fu Mr. Yates; a Ecclesford aveva sospirato e anelato di impersonare il Barone, aveva criticato ogni tirata di Lord Ravenshaw e si era sfogato a rideclamarla per proprio conto in camera sua; imperversare nella parte del Barone Wildenheim era la più alta delle sue ambizioni teatrali, e ora, col vantaggio di conoscere già a memoria una metà delle scene, offrì con la massima alacrità la propria collaborazione, dichiarandosi pronto ad assumere quella parte. Va detto comunque, per amor di giustizia, che non se ne appropriò definitivamente; infatti, ricordando che la parte di Frederick conteneva alcune eccellenti tirate, si disse ugualmente disposto ad accettare quella. Henry Crawford, dal canto suo, era pronto a sobbarcarsi sia l'una che l'altra; quella che Mr. Yates avesse scartato, sarebbe andata benissimo per lui. E, a questo punto, si svolse fra i due una schermaglia di cortesie. Miss Bertram che, quale futura Agatha, prendeva grande interesse all'esito dell'alternativa in discussione, finì col prendere su di sé la responsabilità della decisione facendo osservare a Mr. Yates che, nel caso presente, era opportuno prendere in considerazione la figura e, specialmente, la statura dell'attore, per cui, essendo lui il più alto dei due, le sembrava egli maggiormente adatto a impersonare il Barone. Poiché tutti riconobbero che aveva perfettamente ragione e le due parti vennero assegnate in conseguenza, Maria si assicurò il Frederick che desiderava. Tre parti erano così assegnate, oltre a quella di Mr. Rushworth che, a detta di Maria, era pronto ad accettare qualsiasi personaggio; ma Julia, che come sua sorella aspirava ad essere Agatha, incominciò a provare qualche scrupolo nei confronti di Miss Crawford.

«Questo modo di agire non è giusto, nei confronti di un'assente,» disse. «Non vi sono sufficienti parti femminili. Amelia e Agatha possono andar bene per Maria e per me, ma per sua sorella non rimane nulla, Mr. Crawford.»

Mr. Crawford disse che non c'erano problemi: sua sorella, ne era sicuro, non aveva alcuna intenzione di recitare, a meno che la sua prestazione non si rendesse necessaria; per questo, nel caso presente, non avrebbe voluto essere presa in considerazione. Ma Tom si oppose immediatamente a questa dichiarazione. Egli assicurò che da tutti i punti di vista il personaggio di Amelia spettava a Miss Crawford, sempre che l'avesse accettato. «Spetta a lei necessariamente, naturalmente,» disse, «come quello di Agatha spetta all'una o all'altra delle mie sorelle. E per loro non sarà un sacrificio, visto che è una parte tutta comica.»

Seguì un breve silenzio. Le due sorelle presero un'aria preoccupata poiché ciascuna era convinta di aver diritto alla parte di Agatha e sperava che gli altri insistessero per assegnargliela. Henry Crawford, che nel frattempo aveva preso in mano il testo e con ostentata indifferenza sfogliava le pagine del primo atto, sistemò ben presto la cosa. «Devo supplicare Miss Julia Bertram,» disse, «di non imbarcarsi nella parte di Agatha, perché ciò manderebbe a monte tutta la mia solennità. Davvero (rivolgendosi direttamente a lei), non deve impersonare Agatha... No, non deve... non potrei resistere nel vederla ammantata di dolore e pallore. Tutte le risate che abbiamo fatto insieme mi tornerebbero inevitabilmente in mente, e Frederick si vedrebbe costretto a prendere la fuga, con zaino e tutto.»

Piacevolmente, cortesemente, ma lo aveva detto; e il tono andò perduto mentre, invece, la sostanza del discorso ferì il cuore di Julia. Colse a volo lo sguardo ch'egli rivolgeva a Maria e che le sembrò sottolineare il torto fatto a lei; era tutto prestabilito, tutto un tranello; lei veniva scartata; e Maria era la preferita; il sorriso di trionfo che Maria tentava di reprimere la convinceva che la cosa stava esattamente così. E prima che Julia riuscisse a dominarsi sufficientemente e a sentirsi in grado di parlare con calma, anche il fratello lasciò cadere il peso della propria opinione nell'altro piatto della bilancia. «Oh sì, Maria deve fare la parte di Agatha. È più adatta. Benché Julia immagini di preferire la tragedia, non mi fiderei di impegnarla in una parte tragica. Manca di temperamento tragico. Non ha l'aspetto che permette di esprimerlo. La sua non è una maschera tragica; e poi cammina troppo svelta, parla troppo in fretta, non saprebbe mantenere la compostezza richiesta. Impersonerebbe meglio la vecchia contadina, la moglie del villico. Davvero, Julia. Quella della moglie del villico è una parte piacevolissima, ti assicuro. La vecchia contadina smorza la benevola enfasi del marito con una buona dose di umorismo. Farai la moglie del villico.»

«La moglie del villico!» esclamò Mr. Yates, «Ma cosa dice! la più banale, meschina, insignificante delle parti. La più terra terra... senza neanche una tirata tollerabile in tutto il lavoro. Una

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simile parte per tua sorella! È un insulto proporlo, a Ecclesford doveva farla l'istitutrice: fummo tutti d'accordo che non la si poteva assegnare a nessuna delle signore presenti. Un po' più di giustizia, signor regista, se non le dispiace! Lei non merita l'incarico se non sa valutare meglio il talento dei menbri della sua compagnia.»

«Be', amico mio, quanto a questo finché io e i membri della mia compagnia non saremo stati visti all'opera, tutto sarà solo un tirare a indovinare. Comunque, non intendo sottovalutare Julia, semplicemente, non possiamo mettere in scena due Agathe e ci occorre una moglie del villico; e poi mi sembra di averle dato io stesso un esempio di moderazione accontentandomi del vecchio maggiordomo. Se la parte è poco importante, lei avrà più merito se saprà darle rilievo. E se è così disperatamente contraria a ogni battuta umoristica, può prendere le battute del villico al posto di quelle della moglie del villico, le parti sono perfettamente intercambiabili; lui è, senza dubbio, più che solenne e patetico. Lo scambio non altera in niente lo schema del lavoro, e in quanto alla parte del villico la prendo per me, di buonissimo grado, senza la minima esitazione, purché abbia da dire io le battute che dovrebbero essere della moglie.»

«Con tutta la sua parzialità per la moglie del villico,» disse Henry Crawford, «sarà impossibile farne qualcosa di adatto a sua sorella, e non dobbiamo permettere che la sua gentile arrendevolezza si lasci imporre il punto di vista altrui. Non dobbiamo permetterle di accettare quella parte. Non deve cedere alla sua naturale compiacenza. Ci sarà bisogno del suo talento nella parte di Amelia. Amelia è un personaggio ancor più difficile da rappresentare di quanto lo sia Agatha. Personalmente considero Amelia il personaggio più difficile di tutto il lavoro. Richiede grandi capacità e risorse, grande esattezza per imprimerle nella giusta misura un carattere scherzoso e semplice. Ho visto buone attrici, attrici professioniste, restare al disotto di questa parte. E in effetti la vera semplicità è fuori portata di quasi tutte le attrici professioniste. Richiede una delicatezza di sentimenti che esse non hanno. Richiede una gentildonna, una Julia Bertram. Accetterà la parte, vero?» E si volse verso di lei con una espressione di ansiosa supplica che la raddolcì alquanto; ma, mentre esitava, il fratello si frappose nuovamente insistendo sul prioritario diritto di Miss Crawford alla parte.

«No, no, Julia non deve fare la parte di Amelia; non è assolutamente adatta a lei. Non le piacerebbe. Non la sosterrebbe bene. È troppo alta e robusta. Amelia deve avere una figura da adolescente e un passo agile, danzante. La parte di Amelia è adatta a Miss Crawford, e solamente a lei. Essa ha la figura richiesta dal ruolo che, ne sono certo, impersonerà meravigliosamete bene.»

Senza arrendersi a queste argomentazioni, Henry Carwford continuò a supplicare: «Lei ci deve fare questo favore. Sì, deve farcelo! Quando avrà studiato la parte, sono sicuro che se ne immedesimerà. Lei può preferire la tragedia, ma si vedrà con evidenza che la commedia la ha scelta. Dovrà venire a farmi visita in prigione con un cestino di provviste, non rifiuterà di visitarmi in prigione? Mi sembra già di vederla entrare col suo cestino.»

L'influenza della voce suadente non andò perduta. Julia esitò, ma sospettava: forse, stava solamente tentando di pacificarla, di calmarla, di farle dimenticare l'affronto di poco prima? Non si fidava di lui. L'affronto era stato del tutto deliberato. Forse stava solo giocando con lei, per ingannarla. Gettò uno sguardo diffidente alla sorella... L'espressione di Maria avrebbe deciso del suo proprio comportamento; se l'avesse vista irritata e allarmata... ma il volto di Maria esprimeva solo serenità e soddisfazione, e Julia sapeva che sul terreno di quella discussione Maria poteva sentirsi soddisfatta solamente a spese di lei. Con impulsiva indignazione e con voce tremante tagliò corto. Disse: «Non sembra aver più alcun timore di non riuscire a mantenersi serio vedendomi entrare con un cestino di provviste, benché si sarebbe potuto supporre... ma è solo nella parte di Agatha che sarei stata così travolgentemente comica e fuori posto!» Si interruppe... Henry Crawford, alquanto confuso, sembrava non trovare una replica adatta. Tom Bertram tornò alla carica:

«Miss Crawford deve essere Amelia... Sarà una Amelia eccellente.»«Non temere che io voglia quella parte,» scattò Julia irritata. «Non devo impersonare Agatha, e

non voglio nessuna altra parte; quanto ad Amelia, di tutte le parti che vi sono al mondo è quella che più mi ripugna. La detesto. Una ragazzetta odiosa, insolente, priva di naturalezza, sfacciata. Ho sempre protestato contro l'idea di mettere in scena una commedia, e questa è commedia nella sua forma peggiore. E così dicendo corse fuori dalla stanza, tra l'imbarazzo di più di uno degli astanti, ma suscitando in tutti loro scarsa compassione: in tutti tranne che in Fanny che, silenziosa testimone di tutta la scena, non poteva pensare che il rifiuto di Julia era provocato dalla gelosia e provare un'intensa pietà.

Un breve silenzio seguì l'uscita di Julia dalla stanza; ma suo fratello ben presto si rimise all'opera e prese ad esaminare con zelo il testo di Lovers' Vows, con l'aiuto di Mr. Yates, per verificare quale scenario occorresse, mentre Maria e Mr. Crawford conversavano fra loro sottovoce. La dichiarazione con cui era

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entrata in argomento («Cederei senz'altro la mia parte a Julia, se non fossi certa che probabilmente io la farò molto male, ma lei la farebbe ancor peggio») stava ricevendo indubbiamente tutte le cortesi proteste del caso.

Dopo che le cose si furono protratte ancora per un po', il gruppo si sciolse per quel giorno; Tom Bertram e Mr. Yates se ne andarono insieme nella ex-sala da biliardo che già incominciavano a chiamare «il teatro», mentre Miss Bertram decideva di recarsi alla Canonica per portarvi personalmente l'offerta della parte di Amelia a Miss Crawford. Fanny rimase sola.

Il primo uso che fece di questa sua solitudine fu di prendere dal tavolo il volume che vi era stato lasciato e di incominciare a familiarizzarsi col testo, su cui aveva sentito discutere; la sua curiosità era all'erta, e prese a scorrerlo con un ardente interesse interrotto ogni tanto da un senso di stupore al pensiero che un testo simile fosse stato scelto in quelle particolari circostanze, che fosse stato proposto e accettato per una rappresentazione familiare! Agatha e Amelia, nei loro personaggi pur così diversi, le sembravano totalmente inadatte a venir impersonate tra le pareti domestiche, la situazione dell'una e il linguaggio dell'altra, i loro atteggiamenti le sembravano così impropri alla modestia femminile che non poteva credere che le cugine si rendessero veramente conto di ciò che stavano per fare, e desiderava ardentemente che fossero richiamate il più presto possibile alla ragione dalle rimostranze che certamente Edmund non avrebbe mancato di fare.

CAPITOLO XV

Miss Crawford accettò prontamente la parte propostale e, poco dopo il ritorno di Miss Bertram dalla Canonica, Mr. Rushworth giunse a Mansfield; un altro personaggio fu di conseguenza assegnato. Gli era stata offerta la parte del Conte Cassel o quella di Anhalt, e a tutta prima, non sapendo quale scegliere, chise a Miss Bertram di consigliarlo; ma quando gli spiegarono il diverso stile dei due personaggi, e chi era l'uno e chi era l'altro, si ricordò che una volta, a Londra, aveva visto rappresentare il lavoro, e aveva trovato che Anhalt era un individuo molto sciocco, perciò decise senz'altro per il conte. Miss Bertram approvò la scelta perché quante meno erano le battute che egli doveva imparare a memoria, tanto meglio sarebbe stato; e benché non condividesse il desiderio, espresso da lui, che Agatha e il Conte ogni tanto fossero in scena insieme, e non sapesse aspettare con molta pazienza mentre egli voltava lentamente le pagine nella speranza di incontrare le scene desiderate, molto gentilmente si sobbarcò il compito di prendere in mano la sua parte, abbreviando ogni tirata appena consentisse dei tagli; inoltre dedicò molta attenzione ai costumi che avrebbe dovuto indossare e ne scelse per lui i colori. A Mr. Rushworth piacque molto la prospettiva di presentarsi in scena indossando abiti lussuosi, anche se affettava di sminuire l'importanza della cosa, ed era troppo compreso della figura che avrebbe fatta lui, per preoccuparsi degli altri o per trarre certe conclusioni ed esprimere la propria disapprovazione: cose, tra l'altro, alle quali Maria si era mezzo preparata.

Così, molti punti furono sistemati prima che Edmund, che era stato assente per tutta la mattinata, ne sapesse nulla; ma quando entrò in salotto prima del pranzo, accolto dal ronzio dell'amichevole discussione che si svolgeva fra Maria, Tom e Mr. Yates, Mr. Rushworth, si fece avanti con grande alacrità per comunicargli la lieta notizia.

«Abbiamo trovato il lavoro,» disse. «Metteremo in scena Lovers' Vows, e io sarò il Conte Cassel, e entrerò in scena la prima volta con un abito azzurro e un mantello di raso rosa, e poi, una seconda volta, indossando un altro bel costume, un abito da caccia. Non so se mi piacerà veramente.» Gli occhi di Fanny erano fissi sul viso di Edmund per leggervi le attese reazioni; e il suo cuore batteva per lui mentre egli ascoltava le parole di Mr. Rushworth, mutando espressione via via che quello procedeva; capì quali sentimenti lo agitavano.

«Lovers' Vows!» fu l'unica stupefatta risposta che egli diede a Mr. Rushworth; poi si volse al fratello e alle sorelle, come aspettando un diniego.

«Proprio così!» esclamò Mr. Yates; «dopo tante discussioni e difficoltà, siamo giunti alla conclusione che non vi è niente che faccia meglio al caso nostro, niente di più perfettamente adatto di Lovers' Vows anzi, mi sorprendo di non averci pensato prima; sono stato terribilmente stupido, perché così abbiamo tutti i vantaggi di quanto ho visto a Ecclesford; ed è così utile avere un punto di riferimento! Abbiamo assegnato quasi tutte le parti.»

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«Ma cosa contate di fare per le parti femminili?» disse Edmund con espressione grave e guardando Maria.

Lei arrossì a dispetto di se stessa mentre rispondeva: «Io ho la parte che Lady Ravenshaw avrebbe dovuto rappresentare a Ecclesford, e,» con uno sguardo più sicuro, «Miss Crawford sarà Amelia.»

«Non avrei mai supposto che questo fosse il genere di copione da considerarsi adatto per essere rappresentato da noi,» disse Edmund, volgendosi verso il caminetto, presso cui sua madre, sua zia e Fanny sedevano, e prendendo posto vicino a loro, con espressione estremamente contrariata.

Mr. Rushworth lo seguì, per aggiungere ulteriori informazioni: «Io sono di scena tre volte, e ho quarantadue battute. Un bel po', vero? Ma non mi piace molto l'idea di essere vestito con tanta pompa. Quasi non riconoscerò me stesso in abito azzurro e in mantello di raso rosa.»

Edmund non trovò parole per rispondergli adeguatamente. Da lì a pochi minuti, Mr. Bertram fu chiamato fuori dalla stanza per risolvere alcuni problemi col falegname e uscì accompagnato da Mr. Yates e seguito quasi immediatamente da Mr. Rushworth. Edmund, senza por tempo in mezzo, colse l'opportunità per esprimere il suo parere.

«Non potevo dire quel che penso di questo lavoro di fronte a Mr. Yates, senza criticare per riflesso i suoi amici di Ecclesford, ma ora, mia cara Maria, devo dirti che lo trovo assolutamente improprio per una rappresentazione familiare e che spero che tu vi rinuncerai. Non dubito che lo farai dopo che l'avrai letto attentamente. Leggi ad alta voce, anche solamente il primo atto, o a nostra madre, o alla zia, e vedi se ti riesce di accettare di far quella parte. Non sarà necessario di rinviarti al giudizio di nostro padre, ne sono certo.»

«Noi due vediamo le cose in modo assai diverso,» esclamò Maria. «Conosco benissimo il testo, te lo assicuro, e con pochissimi tagli e altre cose del genere, che, naturalmente, saranno fatti, non ci vedo nulla di riprovevole; e io, come hai visto, non sono la sola signorina che trovi il testo adatto ad una rappresentazione in famiglia.»

«Me ne dispiace,» fu la risposta di lui; «ma in una cosa del genere sei tu che devi far da guida. Tu devi dar l'esempio. Se altri hanno fatto un passo falso, tocca a te rimetterli in carreggiata e mostrar loro in che consiste la vera delicatezza. Per quel che riguarda il decoro è la tua condotta che deve dettar legge agli altri membri della compagnia.»

Questo modo di presentarle la sua importanza sortì un certo effetto, poiché a nessuno più che a lei piaceva primeggiare; perciò rispose con maggior buona grazia di prima: «Ti sono molto obbligata, Edmund... le tue intenzioni sono certamente eccellenti, ma tuttavia continuo a pensare che tu veda le cose con occhio troppo severo; e, in verità, non posso mettermi ad arringare gli altri su un simile tema. Proprio in questo consisterebbe la maggior mancanza al decoro.»

«Puoi pensare che mi sia venuta in mente una simile idea? No. Fa in modo che la tua condotta sia l'arringa migliore. Di', semplicemente, che dopo aver esaminata la parte non ti senti di sostenerla... che ti sembra richieda più esperienza e disinvoltura di quanta tu ne abbia. Dillo con fermezza, e sarà più che sufficiente. Chiunque è in grado di capire vedrà chiaramente qual è il motivo del tuo rifiuto. Quel testo verrà scartato, e la tua delicatezza sarà onorata come merita di esserlo.»

«Non accettare una parte spinta, mia cara,» disse Lady Bertram. «A Sir Thomas non piacerebbe. Fanny, suona il campanello; desidero pranzare. A quest'ora Julia sarà certamente pronta per scendere a tavola.»

«Sono convinto, signora,» disse Edmund, prevenendo Fanny, «che a Sir Thomas la cosa non piacerebbe.»

«Ecco, mia cara, hai sentito quello che ha detto Edmund?»«Se io declinassi la parte,» disse Maria, con rinnovato calore, «Julia sarebbe pronta a prenderla per

sé.»«Come?!» disse Edmund, «conoscendo i motivi del rifiuto?»«Oh! potrebbe pensare che data la differenza che c'è fra noi - la diversità delle nostre situazioni -

lei non ha bisogno di essere così scrupolosa come io potrei ritenere necessario. Sono certa che questo sarebbe il suo ragionamento. No, devi scusarmi, ma non posso tornare sul consenso dato. Ogni cosa è ormai decisa; tutti sarebbero delusi. Tom ne sarebbe irritatissimo; e se siamo tanto schizzinosi, non metteremo mai niente in scena.»

«Stavo appunto per dire la stessa cosa,» intervenne Mrs. Norris. «Se si muovono obiezioni a tutti i copioni, non metterete mai niente in scena; e i preparativi già fatti si risolverebbero in un mucchio di denaro gettato via... e questo, sono certa, tornerebbe a discredito di tutti noi. Non conosco il dramma, ma, se come dice Maria, contiene qualche battuta un po' troppo audace (e questo avviene, di fatto, nella

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maggior parte dei copioni teatrali), può facilmente essere lasciata fuori. Non dobbiamo fare troppo i difficili, Edmund. Visto che anche Mr. Rushworth recita, non può esservi nulla di male per tua sorella. Vorrei solo che Tom avesse avuto le idee chiare quando i falegnami hanno iniziato il lavoro, perché così si sarebbe evitato di perdere mezza giornata per via di quelle porte laterali. Il sipario, però, sarà un lavoro a modo. Le cameriere fanno la loro parte proprio a puntino, e penso che riusciremo a mandare indietro al fornitore qualche dozzina di anelli: non c'è motivo di metterli tanto ravvicinati. Io mi rendo abbastanza utile, credo, impedendo gli sprechi e ricavando quanto più possibile dalle cose. Dovrebbe sempre esserci una persona con la testa ben salda sulle spalle a sovrintendere alle trovate di tanti giovani cervelli. Ho dimenticato di segnalare a Tom una cosa che mi è capitata proprio oggi. Avevo finito di guardarmi intorno nel cortile rustico, e stavo appunto per venirne via, quando chi ti vedo arrivare, se non proprio Dick Jackson che si avvicinava all'ingresso di servizio, reggendo due ceppi di abete che portava a suo padre, naturalmente; sua madre l'aveva mandato a fare un'ambasciata al padre, e allora il padre gli aveva comandato di portargli quei due pezzi di legno, perché non poteva assolutamente farne senza. Sapevo benissimo cosa significava tutto quel maneggio; la campana del pranzo della servitù stava suonando proprio in quel momento, sopra le nostre teste, e siccome detesto quella razza di scrocconi (i Jackson sono proprio degli scrocconi, l'ho sempre detto, proprio quel tipo di gente che arraffa tutto quello che può), ho detto seduta stante al ragazzo (un ragazzo grande e grosso di dieci anni, sapete, che si dovrebbe vergognare): «Porterò io i ceppi a tuo padre, Dick, perciò tornatene a casa alla svelta.» Il ragazzo è rimasto sconcertato e se n'è andato senza dir parola, visto che credo di saper parlare molto seccamente, quando ne è il caso. Oso dire che questo lo guarirà per un po' di tempo dal venire a bighellonare intorno alla casa all'ora del pranzo - detesto una simile ingordigia - buono com'è vostro padre con quella famiglia, vostro padre che dà lavoro a quell'uomo da un capo all'altro dell'anno.»

Nessuno dei presenti si prese la briga di risponderle; gli assenti rientrarono da lì a poco ed Edmund si rese conto che era inutile fare altri tentativi di persuaderli.

Il pranzo fu consumato in un'atmosfera pesante. Mrs. Norris narrò nuovamente il suo trionfo su Dick Jackson, ma non si parlò molto né della recita né dei suoi preparativi, perché perfino Tom, anche se non lo voleva ammettere, avvertiva la disapprovazione del fratello. Maria, priva del sostegno corroborante di Mr. Crawford, pensava fosse meglio non toccare quel tasto; Mr. Yates, nel tentativo di ingraziarsi Julia, constatò che, fra tutti gli argomenti possibili, quello del proprio disappunto al vederla abbandonare il gruppo degli attori era il meno adatto ad attenuare il malumore di lei; e Mr. Rushworth, che sapeva pensare solo alla propria parte e ai propri costumi, esaurì ben presto quanto vi era da dire in proposito.

Ma il discorso sul teatro fu accantonato solamente per un'ora o due: c'erano ancora molte cose da mettere a punto, e quando al calar della sera le tensioni si allentarono e gli attori in erba ritrovarono coraggio e animazione, Tom, Maria e Mr. Yates, subito dopo che la famiglia si fu riunita nuovamente in salotto, sedettero ‹in commissione› a un tavolino in disparte, con il testo squadernato sotto gli occhi; stavano impegnandosi nuovamente nell'esame della situazione quando sopraggiunse una graditissima interruzione, con l'ingresso fuori programma di Mr. e Miss Crawford che, benché fosse tardi, facesse buio e i sentieri fossero fangosi, non avevano saputo resistere all'impulso di venire; furono accolti con gioia, e ai primi saluti seguirono frasi come: «Ebbene, a che punto siete?»... «Che cosa avete stabilito?»... «Oh! non potevamo decidere niente senza di voi!»; e Henry Crawford si trovò ben presto seduto con gli altri tre a tavolino, mentre sua sorella andava verso Lady Bertram, per salutarla con graziosa deferenza. «Devo proprio congratularmi con Vostra Signoria,» disse, «per la conclusione finalmente raggiunta; poiché, nonostante l'esemplare pazienza con cui ci ha sopportati, sono certa che non ne poteva più di tutto il nostro discutere e di tutte le nostre esitazioni. I futuri attori possono ormai dirsi soddisfatti, ma gli spettatori devono essere infinitamente più contenti, nel vedere conclusa la parentesi iniziale; e, ripeto, mi congratulo sinceramente con lei, signora, e con Mrs. Norris e con chiunque altro si sia trovato nella stessa incresciosa situazione di spettatore», e a questo punto diresse uno sguardo semi-dubbioso, semi-invitante, a Fanny e al di là di lei, a Edmund.

Lady Bertram le rispose molto cortesemente; ma Edmund non disse parola. Non contestò la sua posizione di semplice spettatore. Dopo aver continuato per alcuni minuti a indirizzare la sua chiacchierata al gruppo che sedeva vicino al caminetto, Miss Crawford tornò a quello che faceva cerchio intorno al tavolo e, rimanendo ritta vicino a loro, sembrò semplicemente interessarsi in silenzio alla conversazione, finché, come rammentandosi improvvisamente di qualcosa, esclamò: «Miei cari amici siete impegnati a fondo a quanto vedo, intorno a certe casette e a certe birrerie, con tutti i movimenti dentro e fuori - ma per favore, così, tra una cosa e l'altra, fatemi saper quale sarà la mia sorte. Chi sarà Anhalt? Di chi di voi, signori, avrò il piacere di essere innamorata?

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Per un momento nessuno fiatò; poi, parlarono in molti, tutti insieme, per annunciare la stessa triste realtà: che ancora non avevano nessun Anhalt; «Mr. Rushworth avrebbe fatto la parte del Conte Cassel, ma nessuno ancora aveva accettato la parte di Anhalt.»

«Mi hanno dato da scegliere tra le due parti,» disse Mr. Rushworth, «e ho pensato che quella del Conte era preferibile - benché non mi vadano granché a genio gli abiti pomposi che dovrò indossare.»

«Ha scelto molto sensatamente, ne sono certa,» disse Miss Crawford con fare sollevato, «Anhalt ha una parte pesante.»

«Il Conte ha quarantadue battute,» precisò Mr. Rushworth, «il che non è poca cosa.»«Non mi sorprende affatto,» disse Miss Crawford, dopo un breve silenzio, «che non si trovi un

Anhalt; Amelia non merita sorte migliore. Una ragazza così sfrontata può ben spaventare gli uomini.»«Io sarei anche contentissimo di prendere la parte se fosse possibile,» esclamò Tom, «ma,

disgraziatamente, il maggiordomo e Anhalt a volte sono di scena insieme. Però non vi rinuncio definitivamente... vedrò quel che si può fare. Esaminerò un'altra volta il testo.»

«Tuo fratello dovrebbe prendere la parte,» disse Mr. Yates, a bassa voce. «Non pensi che lo farebbe?»

«Io non glielo chiederò,» rispose Tom con fredda determinazione.Miss Crawford parlò d'altro, e quasi subito tornò ad unirsi al gruppo vicino al caminetto. «Non

hanno nessun bisogno di me,» disse, mettendosi a sedere. «Li intralcio soltanto e li costringo a chiedermi cortesemente di interloquire. Mr. Edmund Bertram, visto che non prende parte alla recita, sarà un consigliere disinteressato: perciò mi rivolgo a lei. Cosa possiamo fare a proposito di Anhalt? Doppiarlo è fattibile per uno degli altri attori? Cosa consiglia?»

«Consiglio,» rispose lui con tutta calma, «di cambiare testo.»«Per conto mio non vi farei obiezione,» rispose lei. «Non che mi dispiaccia particolarmente la

parte di Amelia, purché sia sostenuta bene - voglio dire, se tutto andasse bene - ma mi rincrescerebbe creare problemi... D'altronde, se non vogliono dar retta ai suoi consigli a quel tavolino,» e a questo punto gettò un'occhiata in giro, «certamente non ascolterebbero me.»

Edmund non fece commenti.«Immagino che, se una qualsiasi parte potesse invogliarla a recitare, sarebbe quella di Anhalt...»

continuò lei maliziosamente, dopo una breve pausa, «... è un ecclesiastico, come lei ben sa.»«Questa circostanza non mi tenterebbe in nessun modo,» replicò Edmund, «anzi, mi

rincrescerebbe di ridicolizzare il personaggio, a causa della mia pessima recitazione. Dev'essere assai difficile impedire che Anhalt appaia come un predicatore formale e solenne, e l'uomo che sceglie la carriera ecclesiastica è, forse, uno degli ultimi che possa desiderare di portarlo sulla scena.»

Con ciò Miss Crawford fu messa a tacere, e con un lieve senso di dispetto e di mortificazione, spostò alquanto la sua sedia portandola più vicina al tavolo del tè e concentrò tutta l'attenzione su Mrs. Norris, che vi presiedeva.

«Fanny!» chiamò Tom Bertram dall'altro tavolo, dove la conferenza continuava animatissima, e il chiacchiericcio non conosceva sosta, «abbiamo bisogno di te.»

Fanny fu subito in piedi, pensando che volessero affidarle una qualche incombenza, poiché in casa non avevano ancora perduto l'abitudine di ricorrere a lei per cose del genere, a dispetto di tutto quanto potesse fare Edmund per impedirlo.

«Oh! non occorre che tu lasci il tuo posto. Non abbiamo bisogno di te ora. Dopo, per la nostra recita. Devi fare la parte della moglie del villico.»

«Io!» esclamò Fanny, rimettendosi a sedere, con espressione spaventata. «No, devi dispensarmene. Non potrei recitare, nemmeno se mi offriste il mondo in cambio. No, veramente non mi sento di recitare.»

«E invece devi farlo, perché non possiamo dispensartene; non c'è di che spaventarti; è una parte da niente, proprio da niente, una mezza dozzina di battute in tutto, e se nessuno capirà una sola parola di quello che dici, avrà poca importanza; così potrai nasconderti a tuo talento. Ma abbiamo assolutamente bisogno di farti comparire in scena.»

«Se lei si spaventa per una mezza dozzina di battute,» esclamò Mr. Rushworth, «Cosa direbbe di una parte come la mia? Io ne devo imparare quarantadue.»

«Non è il dover mandare a memoria che mi preoccupa,» disse Fanny, profondamente imbarazzata nel trovarsi a parlare, solo lei, mentre gli occhi di tutti gli astanti la fissavano, «ma è che, davvero, non posso recitare.»

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«Ma sì, ma sì, saprai recitare bene abbastanza per noi. Impara la tua parte, e noi ti insegneremo tutto il resto. Vieni fuori in due sole scene, e siccome io sarò il villico, ti introdurrò e ti guiderò in tutto e per tutto; reciterai benissimo, ne rispondo io.»

«No, davvero, Tom, mi devi scusare. Non puoi capire. La cosa mi sarebbe assolutamente impossibile. Se accettassi di assumere la parte, non farei che deluderti.»

«Via, via, non devi essere così timida! La farai benissimo. E noi saremo indulgenti, non ci aspettiamo la perfezione da te. Devi solo procurarti una gonna marrone, un grembiule bianco, e una cuffia da contadina. Ti faremo qualche ruga sul viso, e un po' di zampe di gallina all'angolo degli occhi e sarai un'accettabilissima vecchietta.»

«Devi dispensarmi, davvero devi dispensarmi,» esclamò Fanny che intanto andava arrossendo sempre più per l'eccessiva agitazione, e rivolgeva lo sguardo verso Edmund che la osservava con affetto ma, non volendo esasperare il fratello, si astenne dall'intervenire nella discussione e le rispose solo con un sorriso incoraggiante. La supplica di Fanny non sortì effetto alcuno con Tom; egli si limitò a ripetere ostinatamente quanto aveva già detto; e ora entrarono a spalleggiarlo Maria, Mr. Crawford e Mr. Yates con un'urgenza che differiva da quella di lui solo nel tono - più gentile quello di Maria, più cerimonioso quello degli altri due - che lasciò Fanny completamente sopraffatta; e, prima che potesse riprendersi, Mrs. Norris, irritatissima, completò l'opera rivolgendosi a lei con un sussurro che risultò chiaramente udibile: «Quante storie per una cosa da niente; mi vergogno proprio per te, Fanny, nel vederti fare tante complicazioni invece di compiacere i tuoi cugini in una cosa di così poca importanza... loro che sono tanto buoni con te! Accetta la parte con buona grazia e falla finita. Te lo chiedo espressamente.»

«Non insista, Signora,» intervenne Edmund. «Non è giusto forzarla in questo modo. Vede bene che non desidera recitare... Lasci che scelga liberamente da sé, come qualsiasi altro di noi; si può fare affidamento sul suo giudizio quanto sul nostro... Non insista oltre.»

«Non intendo forzarla,» rispose acidamente Mrs. Norris, «ma penso che, se non farà quello che sua zia e i suoi cugini desiderano, dimostrerà di essere una ragazza caparbia e ingrata... davvero molto ingrata, considerando chi è e che cosa è.»

A queste parole Edmund si sentì troppo furioso per ribattere; ma Miss Crawford, dopo un primo momento di stupore e uno sguardo rapido da Mrs. Norris a Fanny, le cui lacrime incominciavano a spuntare, disse subito con voce alquanto tagliente: «Non mi piace il posto che occupo; qui fa troppo caldo per me», e spostò la sedia dall'altra parte del tavolo, accanto a Fanny, sussurrandole affettuosamente: «Non ci badi, cara Miss Price: questa è una serata piena di malumore. Tutti sono irritati e irritanti... ma non prestiamo loro attenzione!» e con ben marcata gentilezza continuò a parlare con lei, nel tentativo di tirarle su il morale, benché si sentisse giù di corda anche lei.

Gettando uno sguardo significativo verso il fratello, riuscì a bloccare ogni ulteriore insistenza da parte del comitato teatrale, e i buoni sentimenti genuini dai quali era prevalentemente governata, le fecero riconquistare rapidamente il terreno perduto nella opinione che Edmund si era fatta di lei.

Fanny non provava affetto per Miss Crawford; ma le fu molto grata per quella sua gentilezza; e quando, dopo aver notato il lavoro al quale Fanny era intenta, dopo avere espresso il desiderio di saper ricamare bene come lei e averle chiesto il campione; dopo essersi detta certa che Fanny si stesse preparando per il suo debutto, poiché ovviamente dopo il matrimonio della cugina, avrebbe fatto il suo ingresso in società - quando Miss Crawford le chiese se recentemente avesse ricevuto notizie del fratello e si disse veramente curiosa di conoscerlo, e lo immaginò un giovane bello e bravo, e le consigliò, alla prossima licenza, di indurlo a farsi disegnare il ritratto prima di ripartire, la fanciulla dovette ammettere fra sé e sé che quelle erano piacevolissime lusinghe, né poté fare a meno di porgervi orecchio con piacere e rispondervi con più animazione di quanta avesse l'intenzione di mettervi.

Intanto la consultazione intorno all'altro tavolino continuava e, da lì a poco, l'attenzione di Miss Crawford fu distolta da Tom che le diceva di aver verificato che gli era assolutamente impossibile di fare la parte di Anhalt insieme a quella del maggiordomo; aveva cercato in tutti i modi di combinarle, la cosa non era fattibile: doveva darsi per vinto. «Ma non vi sarà la minima difficoltà nell'assegnarla a qualcuno,» aggiunse. «Non avremo che da dire una parola e ci sarà solo la difficoltà della scelta. Posso fin d'ora fare il nome di almeno sei giovanotti che, nel giro di sei miglia, smaniano per poter essere ammessi nella nostra compagnia teatrale, e fra loro ce ne sono uno o due che non ci farebbero fare brutta figura. Affiderei senza timore la parte a uno dei due Oliver, quale non importa, o a Charles Maddox. Tom Oliver è un ragazzo molto capace e Charles Maddox è un perfetto gentiluomo; farò sellare il mio cavallo domattina per tempo e andrò a Stoke per combinare con uno di loro.»

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Mentre Tom parlava, Maria osservava ansiosamente Edmund, con la grande apprensione che egli facesse nuove e più consistenti obiezioni a un simile allargamento del progetto iniziale, che con tanta evidenza si allontanava da tutte le precedenti assicurazioni; ma Edmund non disse verbo. Dopo un momento di riflessione, Miss Crawford osservò con calma: «Per quel che mi riguarda, non ho da obiettare nulla a quanto lei giudica opportuno di fare. Ho mai incontrato l'uno o l'altro di questi signori? Ah, sì, Mr. Charles Maddox ha pranzato una volta in casa di mia sorella, vero, Henry? Un giovanotto dall'aria tranquilla; me lo ricordo. Si rivolga a lui, per favore, perché così sarà meno spiacevole per me dare la replica a un perfetto sconosciuto.»

Charles Maddox sarebbe, dunque, stato il prescelto. Tom ribadì la risoluzione di recarsi da lui il mattino seguente, e benché Julia, che fino a quel momento non aveva quasi aperto bocca, osservasse in tono sarcastico, gettando un'occhiata prima a Maria e poi a Edmund, che la rappresentazione teatrale di Mansfield «avrebbe davvero animato tutto il circondario», Edmund ancora non disse parola e manifestò il suo modo di sentire solo accentuando una ostentata gravità.

«Non sono granché entusiasta di questa rappresentazione,» sussurrò Miss Crawford a Fanny, dopo aver riflettuto alquanto, «e dirò a Mr. Maddox che si dovranno tagliare alcune delle sue battute e una gran quantità delle mie, prima che noi due si incominci a provare insieme. Sarà una cosa assai spiacevole e del tutto diversa da quanto mi aspettavo.»

CAPITOLO XVI

Nonostante tutti i suoi argomenti, Miss Crawford non riuscì a far dimenticare del tutto a Fanny, quanto era avvenuto. Quando la serata si concluse, andò a letto portandosene il peso con sé, coi nervi ancora vibranti per la violenta emozione causatale dalle sollecitazioni di Tom, così insistenti e fatte così pubblicamente, e con lo spirito abbattuto per la sgarbata osservazione e il rimprovero della zia. Essere indicata all'attenzione di tutti in quel modo, aver la netta sensazione che si trattava solo del preludio di qualcosa di peggiore, sentirsi dire che assolutamente doveva recitare, cosa che a lei sembrava impossibile, e poi, subito dopo, venir accusata di caparbietà e di ingratitudine, con in più la pesante allusione alla sua situazione di dipendenza, sul momento era stato troppo sconvolgente, perché, una volta rimasta sola, il ricordo le consentisse la calma, specialmente quando al ricordo si aggiungeva il timore di quanto la mattina seguente poteva recarle con la ripresa della discussione. Miss Crawford l'aveva protetta solo sul momento; e se l'avessero sollecitata nuovamente, quando fossero tra loro, con tutta l'urgenza e autorità di cui Tom e Maria erano capaci, e per caso Edmund fosse stato assente, cosa avrebbe dovuto fare? Il sonno la colse prima di trovare risposta a questa domanda, e, quando si destò la mattina seguente, se la ritrovò davanti, non meno inquietante.

Poiché la piccola mansarda bianca che abitava da quando era venuta a far parte della famiglia, non le suggeriva nessuna soluzione, si rifugiò, appena fu vestita, in un'altra stanza più spaziosa che le permetteva un andirivieni propizio alla riflessione e della quale era, ormai da tempo, unica padrona.

Era stata la loro stanza da studio; e la si era indicata così fino a quando le signorine Bertram non avevano più permesso che le venisse dato quel nome e che fosse usata come tale. Miss Lee vi aveva vissuto, e lì esse avevano letto e scritto e parlato e riso fino a tre anni addietro, quando l'istitutrice le aveva lasciate. Allora la stanza era rimasta inutilizzata e, per qualche tempo, l'unica ad entrarvi fu Fanny, che vi andava ogni tanto per curare le sue piante o per prendervi uno dei libri che lasciava lì, visto che nella cameretta al piano di sopra mancavano lo spazio e le strutture adeguate ad accoglierli; poi, gradatamente, si era resa conto di quanto poteva riuscirle comodo l'occuparla e l'aveva fatta sua, e, nulla essendovi in contrario, ormai vi passava gran parte del tempo libero, avendovi fatto apertamente, come cosa naturale, il suo nido, tanto che ormai quell'ambiente era generalmente ritenuto destinato a lei. La «stanza a est», com'era stata definita fin da quando Julia Bertram aveva compiuto i sedici anni, era, ormai, indicata in famiglia come «la stanza di Fanny», e completava la mansarda bianca, le cui ridottissime dimensioni rendevano logica e opportuna quell'attribuzione di uno spazio maggiore. La cosa era tanto evidente che le signorine Bertram, le quali godevano nei rispettivi appartamenti di tutti gli agi che consideravano dovuti alla loro elevata posizione, la approvavano senz'altro; e Mrs. Norris, avendo stipulato che non vi verrebbe mai acceso il caminetto per conto della nipote, si rassegnò, senza opporre troppe obiezioni, al fatto che essa usufruisse di qualcosa che, in casa, non serviva a nessun altro; questo anche se il modo in cui ogni tanto

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accennava a una così indulgente concessione avrebbe lasciato supporre che si trattava della migliore stanza del Park.

In realtà, l'esposizione ne era così favorevole che anche senza essere riscaldata da una fiammata, in molte mattinate di precoce primavera o di tardo autunno, era perfettamente abitabile per una persona pronta, quale Fanny, ad accontentarsi, e finché vi era uno sprazzo di sole, essa sperava di potervisi trattenere anche al sopraggiungere dell'inverno. Il conforto che gliene veniva con la possibilità di trovarvi la solitudine era grandissimo; poteva rifugiarvisi dopo ogni increscioso incidente prodottosi al piano di sotto e vi trovava immediato compenso nel darsi a una qualche gradita occupazione, o ad una opportuna riflessione. Le sue piante, i suoi libri - quei libri che aveva messo insieme a poco a poco fin dal primo scellino di cui era stata padrona - la sua scrivania, i lavori che l'ingegnosità o la carità le suggerivano, erano tutti a portata di mano - e se era troppo frastornata per concentrarsi in una congeniale occupazione, oppure se si sentiva unicamente disposta alla fantasticheria, non vi era oggetto in quella stanza che non risvegliasse un qualche grato ricordo. Ogni cosa, lì, le era amica e atta ad indirizzare il suo pensiero verso persone amiche; e benché, a volte, vi avesse conosciuto ore difficili, come quando i motivi che la spingevano ad agire erano stati fraintesi, oppure i suoi sentimenti erano tenuti in non cale o la sua quieta intelligenza sottovalutata; benché fosse stata spinta a rifugiarvisi dalla pena che le infliggevano la tirannia della zia Norris, le risa che certe sue reazioni suscitavano, oppure dall'impressione di essere trascurata, anche la reminiscenza di tutto ciò presentava risvolti consolatori: la zia Bertram aveva parlato in suo favore, Miss Lee era stata incoraggiante, o - evento ancor più frequente e più caro - Edmund era stato il suo difensore e il suo amico, aveva sostenuto la sua causa, spiegando agli altri quello che lei aveva inteso dire, l'aveva esortata a non piangere, le aveva dato una prova d'affetto che rendeva dolci le lacrime - e ogni cosa, ormai, era così ben fusa, armonizzata dalla distanza, che ognuna delle passate afflizioni aveva il suo incanto. Per tutto questo la stanza le era carissima, e non avrebbe voluto scambiare con i più belli della casa i mobili della stanza da studio anche se questi, semplicissimi e inadorni da nuovi, avevano poi sofferto tutti i maltrattamenti dei bambini che li avevano usati, e l'arredamento era completato e arricchito da uno sbiadito sgabello da piedi, ricamato da Julia, da tre «trasparenze» per le tre impannate inferiori di una finestra, fatte dalle ragazze quando le pitture su materiale translucido erano state di grande moda, e dove Tintern Abbey faceva bella mostra di sé fra una grotta in Italia e un lago al chiaro di luna nel Cumberland; e, sopra la mensola del caminetto, da una raccolta di ritratti di famiglia, giudicati indegni di qualsiasi altro posto, al cui lato si trovava, spillato su una parete, il piccolo disegno di una nave che alcuni anni prima William aveva inviato dal Mediterraneo, scrivendovi in calce H.M.S. Antwerp in lettere alte come l'albero maestro.

Fanny scese ora in questo suo confortevole nido per sperimentarne l'influenza benefica sul suo animo agitato e dubbioso... per vedere se guardando il profilo di Edmund sopra la mensola del caminetto non le riuscisse di indovinarne il consiglio, o se, dando aria ai suoi gerani fosse possibile, anche a lei, respirare una corroborante boccata di fresca brezza. Ma non le era sufficiente allontanare il timore di non saper perseverare perché incominciava a dubitare su quello che avrebbe dovuto fare; e mentre andava qua e là, inquieta, per la stanza, l'incertezza aumentava. Agiva bene rifiutandosi a quello che le chiedevano così caldamente, con tanta insistenza? Cosa poteva esserci di tanto essenziale in un progetto al quale alcune delle persone che avevano diritto a tutta la sua compiacenza tenevano tanto? La sua riluttanza non era semplice musoneria, egoismo, paura di esporsi? E il giudizio di Edmund, così sicuro della disapprovazione di Sir Thomas in proposito, era sufficiente a giustificare l'ostinato rifiuto di lei, Fanny, a dispetto di tutto quanto le avevano fatto presente? Il recitare le sembrava in sé tanto odioso che si sentiva indotta a dubitare della sincerità, della genuinità dei propri scrupoli e, mentre si guardava intorno, il diritto dei cugini ad essere compiaciuti veniva rafforzato dalla vista dei numerosi doni ricevuti da loro. La tavola, tra le finestre, era ricoperta di scatole da lavoro, di telai da pizzo, che le avevano regalato in svariate occasioni, più di tutti Tom, e in lei andava crescendo un senso di sbalordimento a mano a mano che prendeva viva coscienza del debito contratto messo in piena luce da quelle affettuose testimonianze.

Un colpo bussato all'uscio la riscosse nel bel mezzo del tentativo di raggiungere la certezza su quale fosse il suo dovere in quella circostanza; il suo sommesso «Avanti!» fu seguito dalla comparsa della stessa persona alla quale era solita sottoporre tutti i suoi dubbi. Alla vista di Edmund, gli occhi le brillarono di piacere. Ma prima che potesse aprir bocca, «Posso parlarti per pochi minuti, Fanny?» chiese lui.

«Sì, certamente.»«Vorrei consultarti; mi occorre la tua opinione.»«La mia opinione!» esclamò lei, ritraendosi a un simile complimento, per gradito che fosse.«Sì, mi occorrono il tuo consiglio e la tua opinione. Non so cosa fare. Questo progetto della recita

si fa sempre meno accettabile. Hanno scelto, fra tutti, il testo peggiore, e adesso, per completare l'opera si

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preparano a chiedere l'aiuto di un giovanotto che conosciamo appena. Questo, di per sé, esclude la privacy e il decoro di cui si era parlato all'inizio. Non ho mai sentito dire niente contro Charles Maddox, ma l'eccessiva familiarità che l'ammetterlo così fra di noi comporterà inevitabilmente mi sembra assai discutibile; anzi, più che di familiarità si può parlare di vera e propria intimità... È una cosa che non posso tollerare, un male di estrema gravità che, se possibile, deve essere prevenuto. Questo secondo me. Non sei d'accordo?»

«Certo, ma cosa si può fare? Tuo fratello è così deciso...»«C'è una sola soluzione, Fanny. Devo prendere io la parte di Anhalt. Sono certo che solo questo

farà cambiare idea a Tom.»Lì per lì, Fanny non seppe cosa dire.«Non che la cosa mi entusiasmi,» continuò Edmund. «A nessuno può piacere di lasciarsi indurre

ad agire con tanta apparente inconsistenza. Dopo aver apertamente contrastato il progetto fin dal primo momento, vi è una palese assurdità nel mio accondiscendere a unirmi a loro proprio adesso che stanno andando oltre ogni limite accettabile: ma non so pensare a nessun'altra soluzione. E tu, Fanny?»

«No,» disse Fanny lentamente, «non così su due piedi... Ma...»«Ma, cosa? Vedo che non consideri la cosa nel suo insieme dal mio punto di vista. Pensaci un po'

meglio. Forse non ti rendi chiaramente conto, come faccio io, delle complicazioni che potrebbero nascere e delle spiacevoli situazioni che inevitabilmente nascerebbero se un giovanotto estraneo venisse accolto tra noi, così, come uno di famiglia, autorizzato a capitare qui in qualsiasi momento, e a instaurare all'improvviso intimità che, per la loro stessa natura, portano a eliminare ogni cerimonioso ritegno. Solo a pensare alla libertà di modi che ogni incontro, nel corso delle prove, tenderà a creare... È tutto fuori posto, assolutamente fuori posto. Pensa alla situazione di Miss Crawford, Fanny. Considera cosa significhi sostenere la parte di Amelia con un perfetto estraneo. Ha il diritto di essere presa in considerazione, visto che anche lei, con tutta evidenza, considera incresciosa questa situazione. Ho udito abbastanza di quanto ti ha detto ieri sera per capire quanto la contrari l'idea di dover recitare con un estraneo; e siccome probabilmente ha accettato la parte avendo in vista un'altra soluzione - forse senza riflettere sulla cosa in modo da afferrare subito quali ne sarebbero le implicazioni per lei - sarebbe ingeneroso... sarebbe un vero errore esporla alla situazione che si verrebbe a creare. Il suo modo di sentire dovrebbe essere preso in considerazione. Non ne sei convinta, Fanny? Esiti?»

«Mi dispiace per Miss Crawford, ma mi dispiace ancora di più vederti trascinato ad agire contro le tue stesse risoluzioni e deciderti a una cosa che sai che dispiacerà a mio zio. Che trionfo per gli altri!»

«Avranno ben poco da trionfare quando vedranno in che modo infame recito. Ma, in ogni caso, al primo momento trionfo ci sarà, e io devo prepararmi a sopportarlo. Ma se posso essere io il mezzo per porre un limite alla pubblicità e alle ambizioni dello spettacolo, per circoscrivere la nostra follia, mi sentirò ben ricompensato. Nella posizione che ho presa, non ho nessuna influenza, non posso far nulla; li ho offesi, e così rifiutano di darmi ascolto; ma dopo che li avrò messi di buon umore facendo questa concessione, non mi manca la speranza di riuscire a persuaderli ad accontentarsi di una esibizione più modesta di quella che stanno progettando. Questo sarà un vantaggio non disprezzabile. La mia ambizione è di riuscire a limitare gli inviti a Mrs. Rushworth e ai Grant. Non è questo un risultato che merita di essere conseguito?»

«Sì, sarebbe certo una buona cosa.»«Che tuttavia non ha la tua completa approvazione. Puoi indicarmi un qualsiasi altro modo che mi

dia la probabilità di ottenere quanto mi propongo?»«No, non so pensare a qualcos'altro.»«E allora dammi la tua approvazione, Fanny. Non mi sentirò a posto, se me la rifiuti.»«Oh! cugino...»«Se sarai contro di me, come potrò aver fiducia di me stesso?... Eppure... No, è assolutamente

impossibile lasciare che Tom proceda a modo suo, andando in giro per tutto il circondario alla ricerca di qualcuno che si lasci persuadere a recitare... Qualcuno, chi non importa: secondo lui, basta che abbia l'aspetto del gentiluomo. Pensavo che avresti dato maggior peso ai sentimenti di Miss Crawford.»

«Senza dubbio sarà molto contenta della tua decisione. Sarà di grande sollievo per lei,» disse Fanny, cercando di mettere più calore nel tono di quanto ne provasse intimamente.

«Non mi è mai apparsa più degna di approvazione che nel suo modo di comportarsi con te ieri sera. Si è decisamente conquistata la mia benevolenza.»

«Sì, è stata veramente molto gentile, e sono lieta che le venga risparmiato...» Non le riuscì di portare a termine la sua generosa effusione. La sua innata onestà la bloccò a mezza strada, ma tanto bastò perché Edmund si sentisse soddisfatto. «Farò un salto giù alla Canonica subito dopo la prima colazione, e

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sono sicuro che la notizia sarà bene accolta. E ora, cara Fanny, non voglio rubarti altro tempo. So che desideri leggere. Ma non potevo sentirmi a posto prima di aver parlato con te, e di aver raggiunto insieme una decisione. Il dilemma mi ha ossessionato durante tutta la notte sia che dormissi o che fossi desto. È pur sempre un male, ma senza dubbio minore di quanto sarebbe altrimenti. Se Tom è già alzato, andrò subito a raggiungerlo e sistemerò la cosa; e quando ci incontreremo a colazione saremo tutti di ottimo umore alla prospettiva di fare i buffoni con tanta unanimità. Tu, immagino, nel frattempo, farai un viaggio in Cina. Come vi procede Lord Macartney? Ed ecco a portata di mano, i racconti di Crabbe, e l'Idler, in caso ti dovessi stancare del tuo dotto librone. Ammiro molto questa tua stanzetta; e appena me ne sarò andato, scaccerai dalla mente tutte le stoltezze inerenti la recita e ti siederai serena e tranquilla al tuo tavolino. Ma non startene qui se dovessi sentir freddo.»

Se ne andò. Ma per Fanny non vi fu né lettura, né viaggio in Cina, né serenità. Edmund le aveva dato la più straordinaria, la più inconcepibile, la più sgradita notizia; e lei non poteva pensare a nient'altro.

Avrebbe recitato! Dopo tutte le sue obiezioni - obiezioni così giuste e così pubbliche! Dopo tutto quello che gli aveva udito dire, e con quale espressione... e quello che essa sapeva sui suoi principi. Era possibile? Edmund così incoerente... Non stava ingannando se stesso? Non si sbagliava? Ahimè! era tutta opera di Miss Crawford. Fanny aveva riconosciuto l'influenza di lei in ogni parola del cugino, ed era desolata. I dubbi e le inquietudini circa la propria condotta, che poco prima l'avevano messa in apprensione e che erano rimasti sopiti mentre lo ascoltava, le sembravano ormai di poco conto. Questa nuova, più acuta ansietà li annullava. Le cose ormai avrebbero seguito il loro corso; non le importava come sarebbero andate a finire. Tom poteva tornare all'assalto, ma difficilmente sarebbe riuscito a frastornarla. Ormai tutto questo non la toccava più; e se alla fine fosse stata costretta a cedere... poco importava. Tutto era desolazione.

CAPITOLO XVII

Quello fu veramente un giorno di trionfo per Mr. Bertram e per Maria. Una simile vittoria sulla prudenza di Edmund, una vittoria che andava al di là delle loro speranze, li riempì di esultanza. Non vi era più nulla in grado di ostacolare il loro amato progetto; si rallegrarono insieme, privatamente, per la debolezza di Edmund, una debolezza dovuta alla gelosia. Egli aveva un bel mantenere un aspetto solenne, ripetere che il progetto, in tutto il suo insieme, non gli piaceva e che, in particolare, disapprovava la scelta di quel testo; loro l'avevano spuntata; avrebbe recitato, e vi era stato spinto e indotto unicamente dalla forza di inclinazioni egoistiche; era sceso dal piedistallo dei suoi alti principî morali, e da questo suo abbassarsi, loro si sentivano giustificati: ne erano sollevati e contenti.

Tuttavia si comportarono benissimo nei suoi confronti e ogni qualvolta se ne presentò l'occasione, non tradirono la propria esultanza, se non con una leggera increspatura - quella del riso trattenuto - agli angoli della bocca, e gli fecero credere di ritenere che l'essere sfuggiti all'intrusione di Charles Maddox, altrimenti necessaria, era considerata da loro una vera fortuna, proprio come se prima si fossero sentiti costretti ad ammetterlo controvoglia nella loro compagnia. «Mantenere il tutto nell'intima cerchia familiare era quanto avevano desiderato sopra ogni cosa; un estraneo fra loro avrebbe impedito ogni vera libertà, ogni genuina disinvoltura.» E quando Edmund, prendendo lo spunto da quelle buone disposizioni, espresse la speranza che la presenza del pubblico venisse limitata, furono pronti nella loro temporanea condiscendenza, a promettere tutto quanto egli desiderava in proposito. Erano tutto buon umore e incoraggiamento. Mrs. Norris offrì di occuparsi lei del costume di Edmund; Mr. Yates lo assicurò che l'ultima scena, in cui Anhalt compariva col barone, gli avrebbe offerto il destro di mettervi molta azione e di esprimersi con confacente enfasi, e Mr. Rushworth si diede a contargli il numero delle battute.

«Forse,» disse Tom, «ora Fanny sarà meglio disposta ad accontentarci. Può darsi che tu riesca a persuaderla.»

«No, è assolutamente decisa. Certamente non vorrà recitare.»«Oh, va bene.» E non se ne parlò più; ma Fanny si sentiva di nuovo in pericolo, e la sua recente

indifferenza in proposito cominciava già a venir meno. Intanto, alla Canonica, la mutata decisione di Edmund veniva accolta con altrettanti sorrisi; Miss Crawford, il cui volto illuminato dalla gioia appariva ancor più grazioso, affrontò l'argomento con così spontanea e rinnovata gaiezza che la cosa non potè rimanere senza effetto su Edmund.

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«Certo,» pensava, «aveva avuto ragione di rispettare i sentimenti di lei; lieto di aver preso quella decisione.» E, per tutta la mattinata, provò un senso di soddisfazione: dolcissima, anche se in fondo non proprio genuina. Dalla capitolazione di Edmund, Fanny trasse un vantaggio; su richiesta di Miss Crawford, Mrs. Grant, con l'abituale buon umore, accettò di assumere la parte per cui Fanny era stata sollecitata invano, e durante quella giornata fu questo il solo avvenimento che le sollevò il morale; però, quando Edmund lo commentò, provò una stretta al cuore, perchè era a Miss Crawford che doveva ciò; era Miss Crawford che aveva insistito in tal senso; Miss Crawford, il cui merito per quell'iniziativa veniva descritto con calda ammirazione. Dunque lei era salva; ma si accorse che la salvezza e la pace interiore in questo caso non andavano di pari passo. Il suo spirito non era mai stato più lontano dalla serenità. Sapeva di non aver fatto nulla di sbagliato, ma si sentiva inquieta per molti altri motivi. Tanto il suo cuore quanto il suo giudizio si pronunciavano contro la decisione di Edmund; non riusciva ad assolverlo della sua mancanza di fermezza; e il fatto che egli fosse così manifestamente felice la sconvolgeva. Era colma di inconscia gelosia e di agitazione. Miss Crawford sopraggiunse, con un aspetto ilare che le sembrò un insulto, e nei suoi confronti fu tutta amichevoli espressioni alle quali trovò difficile rispondere con calma. Tutti, intorno a lei, erano allegri, indaffarati, paghi e importanti; tutti avevano un proprio centro di interesse; la parte, il costume, la scena preferita, gli amici e alleati; tutti erano intenti a consultare, a confrontare, a suggerire scherzose ricercatezze e a riderne insieme. Solo lei era triste e insignificante, esclusa da qualsiasi genere di partecipazione; poteva andarsene o rimanere, starsene ad ascoltare in silenzio il loro chiacchiericcio, o ritornare nella solitudine della sua stanza ad est, senza che se ne accorgessero o sentissero la sua mancanza. E quasi era indotta a pensare che ogni altra cosa sarebbe stata preferibile a questa situazione. Mrs. Grant era importante, la sua compiacenza meritava una menzione onorevole, il suo gusto e il tempo di cui disponeva per loro erano tenuti in considerazione, la sua presenza era necessaria - era richiesta e corteggiata e lodata, e Fanny, in un primo momento, quasi corse il pericolo di invidiarle la parte che lei stessa aveva rifiutata. Ma la riflessione la ricondusse a sentimenti migliori e le fece capire che Mrs. Grant aveva diritto a un rispetto che a lei non sarebbe mai stato concesso; non solo, ma se anche gliene avessero dimostrato altrettanto, non si sarebbe mai sentita a suo agio prendendo parte ad una attività che, anche solo in considerazione dei ben risaputi principî dello zio, si sentiva costretta a condannare senza rimedio.

Il suo, tra loro, non era certamente il solo cuore in preda alla tristezza, e ciò ben presto le apparve evidente. Anche Julia soffriva, benché, a differenza di Fanny, non proprio senza averne colpa.

Henry Crawford aveva scherzato con i suoi sentimenti, era vero, ma lei gli aveva permesso a lungo di rivolgerle le sue attenzioni; anzi, le aveva sollecitate, piena di una gelosia per la sorella, che, proprio perché chiaramente motivata, avrebbe dovuto senz'altro bastare a curarla dalle sue illusioni; e ora che l'evidenza della parzialità di lui per Maria le si era imposta in modo inequivocabile, l'ammetteva dentro di sé, senza provare alcuna preoccupazione per l'ambigua posizione della sorella, e senza fare nessuno sforzo per riacquistare la propria ragionevolezza e il proprio equilibrio. O se ne stava seduta nel silenzio più cupo, ammantata di una gravità che nulla riusciva ad attenuare, nemmeno la curiosità, né un motto di spirito, oppure accettava le attenzioni di Mr. Yates, conversava unicamente con lui con gaiezza forzata, e metteva in ridicolo il modo di recitare di tutti gli altri.

Un giorno o due dopo averle inflitto la cocente mortificazione, Henry Crawford aveva tentato di rabbonirla col suo solito fare galante, profondendosi in complimenti, ma il risultato non gli premeva tanto da indurlo a perseverare dopo le prime ripulse; ed essendo ben presto troppo impegnato con la recita per trovare il tempo di mandare avanti più di una schermaglia galante alla volta, il bisticcio gli divenne indifferente o, ancor meglio, lo considerò una felice occorrenza, poiché poneva quietamente fine a una situazione che, presto o tardi, avrebbe potuto far nascere incresciose aspettative in altre autorevoli persone, oltre che in Mrs. Grant. A lei non aveva fatto piacere vedere Julia esclusa dalla recita, vederla lì seduta in disparte ignorata da tutti; ma siccome non era una cosa in cui la sua personale felicità si trovava seriamente implicata, e siccome Henry era certo il miglior giudice di quanto occorresse alla propria, e inoltre le aveva assicurato, col più persuasivo dei sorrisi, che né lui né Julia avevano mai seriamente pensato l'uno all'altra, si era limitata a rinnovare le già fatte raccomandazioni di prudenza a proposito della sorella maggiore e a pregarlo di non mettere a repentaglio la propria tranquillità lasciandosi andare a una troppo palese ammirazione per lei, dopodiché aveva preso a interessarsi attivamente di tutto quanto poteva alimentare l'allegria nel gruppo dei giovani in generale, e che, in particolare, procurava un così evidente piacere ai due che le erano tanto cari.

«Mi chiedo se Julia non si sia innamorata di Henry,» confidò a Mary. «Io credo che lo sia,» rispose questa col massimo sangue freddo. «Suppongo che lo siano tutte e due le sorelle.» «Tutte e due! No, no, non può, non deve essere. Non glielo mettere in testa. Pensa a Mr. Rushworth.»

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«Farebbe meglio a dire a Miss Bertram di pensare a Mr. Rushworth. Potrebbe farle bene. Io penso spesso al patrimonio e all'indipendenza di Mr. Rushworth e vorrei vederli in mani migliori - ma per lui non spreco un pensiero. Un uomo con una proprietà di così grande importanza dovrebbe rappresentare la contea a Londra; nella sua situazione non ha bisogno di scegliersi una professione e ha invece il dovere di rappresentare la contea.»

«Immagino che presto entrerà a far parte del Parlamento. Quando Sir Thomas sarà di ritorno, penso che lo indurrà a porre la sua candidatura per un qualche borgo della regione: fin'ora non ha avuto nessuno che lo istradasse.»

«Sir Thomas avrà veramente le mani piene al suo ritorno,» disse Mary dopo una pausa. «Ricorda L'indirizzo al tabacco di Hawkins Browne, in imitazione di Pope?

Foglia benedetta la cui aromatica brezza dispensamodestia ai templari, senso comune ai parroci

Io ne farò la parodia:

Cavaliere benedetto la cui dittatoriale presenza dispensaai figli prosperità, senso comune a Rushworth.

Non calzerebbe bene al caso, Mrs. Grant? Ogni cosa, qui, sembra dipendere dall'arrivo di Sir Thomas.»«Troverai molto giusta e ragionevole l'importanza attribuita alla sua presenza, quando lo vedrai in

seno alla famiglia. Non mi pare che qui le cose vadano molto bene senza di lui. Egli ha bei modi dignitosi, quali ci si aspetta dal capo di una così importante casata, e mantiene ciascuno al proprio posto. Ora, Lady Bertram sembra essere uno zero ancor più di quanto lo sia quando lui è in casa; e nessun altro può mantenere in riga Mrs. Norris. Ma, Mary, non immaginare che Maria Bertram sia innamorata di Henry. E sono certa che neppure Julia lo è, o non avrebbe scherzato come ha fatto ieri con Mr. Yates; e benché Henry e Maria siano ottimi amici, penso che Sotherton le piaccia troppo perché si lasci indurre all'incostanza.»

«Non darei molto per le probabilità di Mr. Rushworth se Henry si facesse avanti prima della firma del contratto nuziale.»

«Se hai un simile sospetto, bisogna fare qualcosa; appena questa storia della recita sarà finita, dovremo parlargli seriamente e chiarirgli un po' le idee; e se non ha intenzioni serie lo manderemo via per qualche tempo, anche se è il nostro Henry.»

Julia soffriva realmente, anche se Mrs. Grant non se ne rendeva conto e se la cosa sfuggiva all'attenzione di molti membri della famiglia. Aveva amato, amava ancora e gliene derivava tutta la sofferenza che un'indole vivace e un temperamento appassionato erano capaci di risentire: le bruciava la delusione cagionata dalla fine di una cara anche se irragionevole speranza, le bruciava la netta sensazione di aver ricevuto un affronto. Il suo cuore, dolente ed esasperato trovava conforto solo in pensieri di dispettosa rivincita.

La sorella, con cui era stata solita vivere in buona armonia, era diventata ai suoi occhi la sua peggiore nemica; erano ormai alienate l'una all'altra e Julia non si interdiceva di sperare una brutta fine per le attenzioni che venivano tributate alla rivale; desiderava una esemplare punizione per Maria, che si comportava in modo così vergognoso nei suoi riguardi e in quelli di Mr. Rushworth. Senza avere un'indole veramente cattiva, o delle divergenze d'opinione che impedissero loro di essere, in linea di massima, ottime amiche, purché i loro reciproci interessi non si scontrassero, le sorelle, sottoposte a quella prova, non avevano principî abbastanza saldi e affetto bastante a farle pietose e giuste l'una verso l'altra e a indurle ad agire secondo onore e compassione. Maria godeva del proprio trionfo e perseguiva il proprio scopo senza curarsi di Julia, e Julia non poteva vedere Maria corteggiata da Henry Crawford senza sperare che ciò destasse la gelosia di Mr. Rushworth e, alla fine, provocasse un pubblico scandalo.

Fanny vedeva e capiva molto di tutto ciò e compassionava Julia; ma non vi era vera confidenza fra di loro. Julia non le diceva nulla, e Fanny non si prendeva la libertà di parlare per prima. Erano sole nella sofferenza e legate soltanto dalla consapevolezza di Fanny.

La mancanza di attenzione da parte dei due fratelli e della zia verso il pur evidente turbamento di Julia e la loro incapacità di vederne la causa erano dovute agli interessi del momento che li assorbivano interamente, e da cui erano completamente dominati. Tom era preso dalla gestione del suo teatro e non vedeva nulla all'infuori di quanto era in diretta relazione con esso; Edmund, diviso tra la parte che doveva

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fare sulla scena e quella che stava vivendo nella realtà, tra le esigenze di Miss Crawford e quelle della sua propria condotta - diviso, insomma, tra l'amore e la coerenza, era ugualmente incapace di osservare quanto gli avveniva intorno; e Mrs. Norris era troppo indaffarata nel risolvere i piccoli problemi della compagnia e nel tentativo di dirigere ogni cosa, sovraintendendo alla scelta dei costumi e ricorrendo ai più vari espedienti per economizzare senza ottenere alcun ringraziamento in proposito, ma paga e deliziata di risparmiare una mezza corona qua e là a beneficio dell'assente Sir Thomas, per trovare il tempo di tener d'occhio il comportamento delle figliole di lui o per proteggerne la felicità.

CAPITOLO XVIII

Ormai ogni cosa era avviata; l'allestimento del teatro, la preparazione dei costumi, le prove degli attori e delle attrici procedevano spediti; ma benché non si verificassero altri grossi contrattempi, Fanny si rese conto, prima che molti giorni fossero passati, che per i diretti interessati, il tutto non era uno svago ininterrotto e che, da parte sua, lei non sarebbe stata costretta ad assistere dal di fuori a quello spettacolo di concorde letizia e soddisfazione che, dapprincipio, si era quasi sentita incapace di sopportare. Ciascuno incominciò ad avere i suoi problemi, Edmund, poi, ne aveva moltissimi. Contro il suo parere, arrivò dalla città un pittore di scene che si mise subito al lavoro, facendo salire di molto la spesa preventivata e, cosa peggiore, dando un carattere più fastoso al tono generale della recita; e Tom, invece di lasciarsi guidare dal fratello, come aveva promesso, e contenere gli inviti, stava estendendoli ad ogni famiglia del vicinato che gli capitava di incontrare. Inoltre lo stesso Tom incominciò ad innervosirsi per la lentezza con cui progrediva il lavoro del pittore e a trovare irritante quell'attesa prolungata. Sapeva a memoria la sua parte - tutte le sue parti, poiché si era assunto tutte le particine che potevano essere aggregate a quella del maggiordomo - ed era ormai impaziente di recitare; e ogni giorno che passava a vuoto gli lasciava il tempo di rendersi conto di quanto fossero insignificanti quelle parti, anche prese tutte insieme, e di rimpiangere che non fosse stato scelto qualche altro testo.

Fanny, sempre disposta a far da paziente e cortese ascoltatrice e che era spesso l'unica ascoltatrice a portata di mano, era depositaria di tutte le inquietudini e di tutte le lagnanze. Sapeva che, a giudizio di tutti, Mr. Yates declamava le sue tirate in modo assolutamente abominevole, e che Mr. Yates da parte sua, trovava deludente la prestazione di Mr. Crawford; che Tom Bertram parlava così in fretta che quanto diceva rischiava di risultare incomprensibile; che Mrs. Grant rovinava ogni cosa ridendo a sproposito; che Edmund era indietro con la sua parte e che aver a che fare con Mr. Rushworth era una disperazione perché ad ogni battuta aveva bisogno del suggeritore, parola per parola. Sapeva, inoltre, che il povero Mr. Rushworth trovava difficilmente qualcuno che volesse provare con lui; le sue lagnanze le giunsero insieme a quelle degli altri e poiché - bastava vederli - Maria evitava sistematicamente il fidanzato e continuava, con frequenza assolutamente non necessaria, a provare e riprovare la prima scena, quella tra lei e Mr. Crawford, Fanny finì col provare il terrore di dover ascoltare ben altre proteste da parte del povero Mr. Rushworth. Dunque, lungi dal riscontrare che tutti erano contenti e soddisfatti, giunse alla conclusione che ciascuno desiderava qualcosa che non aveva ed era oggetto di critica da parte degli altri. Ciascuno aveva una parte o troppo lunga o troppo corta; nessuno si impegnava come avrebbe dovuto, nessuno ricordava da che parte doveva entrare in scena; nessuno, all'infuori di chi si stava lamentando, accettava di lasciarsi guidare.

Comunque, la recita procurava a lei, non meno che agli attori, un innocente divertimento. Henry Crawford recitava bene, e a Fanny dava piacere entrare silenziosamente nella sala destinata a teatro e assistere alle prove del primo atto, nonostante il senso di disagio che le cagionavano certe battute di Maria... Anche Maria, pensava, recitava bene: anche troppo bene. Dopo la prima o la seconda prova Fanny finì con l'essere la loro unica spettatrice e, alcune volte in qualità di suggeritrice, altre volte come semplice uditrice, col rendersi molto utile. Per quanto le era possibile giudicare, Mr. Crawford era di gran lunga il migliore attore; aveva più sicurezza di Edmund, più senso della misura di Tom, più talento e miglior gusto di Mr. Yates. Come uomo non le piaceva, ma doveva ammettere che era lui il migliore attore, e su questo punto quasi tutti erano d'accordo con lei. Vero è che Mr. Yates si indignava per la sua moderazione nel declamare e per la sua insipidità e che, fatalmente, giunse il giorno in cui Mr. Rushworth le si avvicinò con aria cupa dicendo: «Pensa proprio che ci sia qualcosa di tanto bello, straordinario in tutto questo? Per

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l'anima mia! Proprio non mi riesce di ammirarlo, e - sia detto fra noi - trovo ridicolo che un bassetto del genere, così meschino, così insignificante, venga spacciato per un grande attore.»

Da quel momento si ridestò in lui l'antica gelosia, che Maria, ora che le speranze da lei riposte in Mr. Crawford apparivano sempre più fondate, non si preoccupava di dissipare; per cui la probabilità che Mr. Rushworth riuscisse mai a mandare a memoria le sue quarantadue battute diminuirono ancora di più. Quanto poi al fatto che egli riuscisse a farne qualcosa di tollerabile, nessuno ci credeva, sua madre eccettuata. Lei, infatti, si rammaricava che la parte del figlio non fosse più importante, e per questo motivo rimandò la sua venuta a Mansfield in attesa che gli attori fossero abbastanza avanti con le prove, così da permettere di includere tutte le scene in cui lui aveva una parte; quanto agli altri, si limitavano a sperare che Mr. Rushworth riuscisse a ricordare l'ultima parola della battuta del suo interlocutore e la prima riga della propria replica, e poi fosse in grado di seguire il suggeritore per portarla a termine. Fanny, mossa da compassione e da innata gentilezza, si dava un gran da fare per insegnargli a studiare e a imparare, fornendogli tutto l'aiuto e i consigli di cui era capace, tentando di creargli una memoria artificiale, e imparando lei stessa ogni parola della parte di lui: il tutto, però, senza sensibili progressi.

Certo, Fanny continuava ad essere agitata da apprensioni, ansie, inquietudini, ma tra queste e tutte le incombenze che occupavano il suo tempo libero e la sua attenzione era tanto lontana dal trovarsi, in mezzo agli altri, senza impiego o utilità quanto dall'essere l'unica a dover affrontare problemi o a sentirsi richiedere tempo e comprensione. Così la depressione causatale dalle previsioni dell'inizio si dimostrava sempre più immotivata. Era utile a tutti; e, forse, era tanto impegnata quanto qualsiasi altro.

Per di più, c'era moltissimo lavoro di cucito per sbrigare il quale occorreva il suo aiuto; e dal modo in cui Mrs. Norris la interpellò in proposito, risultò chiaro che considerava che lei stesse spassandosela come tutti gli altri. «Vieni qui, Fanny,» esclamò, «questa è una bella occasione per te, ma non devi continuare a passare così da una stanza all'altra, e startene a guardare con le mani in mano. Ho bisogno di te, qui. Ho lavorato fino al punto di non reggermi più in piedi per ricavare il mantello di Mr. Rushworth senza dover mandare a prendere dell'altro raso, e ora penso che potresti aiutarmi a metterlo insieme. Ci sono solamente tre cuciture da fare; te la sbrigherai in un momento. Mi considererei fortunata se mi toccasse solo di dirigere i lavori... tu te la passi meglio di me, te lo dico io; ma se nessuno facesse più di quanto fai tu le cose non procederebbero alla svelta.»

In silenzio, Fanny prese il lavoro di cucito, senza tentare di ribattere; ma la più mite zia Bertram osservò:

«Non c'è da meravigliarsi, sorella, che Fanny sia incantata; sa, è tutto nuovo per lei, noi due siamo state molto amanti delle recite, un tempo, e io lo sono ancora; anzi, appena sarò un pò più libera ho intenzione di assistere alle prove... Quale è l'intreccio del dramma, Fanny? non me lo hai mai raccontato.»

«Oh! sorella, la prego, non glielo chieda ora; Fanny non è di quelle che sanno parlare e lavorare insieme. Si tratta di ‹Promesse d'innamorati›.»

«Credo,» disse Fanny alla zia Bertram, «che domani sera ci saranno le prove di tre atti, e questo le darà l'opportunità di vedere tutti gli attori insieme.»

«Farebbe meglio ad aspettare che il sipario sia montato,» si interpose Mrs. Norris. «Sarà montato fra un giorno o due perché non ha senso una recita senza sipario - e sarei sorpresa se lei non trovasse che quando lo si alza forma bellissime pieghe a festoni.»

Lady Bertram parve più che rassegnata all'attesa. Ma Fanny non condivideva l'imperturbabilità della zia: dava grande importanza all'indomani, perchè se si fossero provati i tre atti, Edmund e Miss Crawford avrebbero recitato insieme per la prima volta; e nel terzo atto c'era una scena fra loro due, che la interessava in modo particolare, e lei desiderava, e insieme temeva, di vedere come l'avrebbero interpretata. Era tutta impostata sul tema dell'amore: il cavaliere descriveva le caratteristiche di un matrimonio d'amore e la dama, in risposta, faceva poco meno di una dichiarazione d'amore. Fanny, che aveva letto e riletto la scena con pena e perplessità, era ansiosa di vedere come l'avrebbero recitata. Sarebbe stato interessante, anche troppo interessante. Non credeva che l'avessero già provata, neppure in privato.

Giunse l'indomani, la prova generale restò fissata per la serata, e l'attese con immutata tensione. Lavorò molto diligentemente sotto la guida della zia, ma il suo silenzio, la sua diligenza nascondevano altri pensieri, altre cure; così, verso mezzogiorno, si rifugiò col suo lavoro nella stanza a est, per evitare di assistere ad una ennesima e, a suo parere, del tutto superflua, prova del primo atto che Henry Crawford stava proponendo: desiderava starsene sola e, inoltre, evitare la vista di Mr. Rushworth. Mentre attraversava l'atrio, vide di sfuggita Miss Crawford che, in compagnia della sorella, stava arrivando proprio allora dalla Canonica ma ciò non cambiò il suo progetto. Lavorò e meditò indisturbata nella stanza a est per un quarto d'ora prima che qualcuno bussasse leggermente all'uscio; era Miss Crawford.

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«Non mi sbaglio?... Sì, questa è la stanza a est. Cara Miss Price, le chiedo scusa, ma sono arrivata fino a lei per rivolgerle una supplica: ho bisogno del suo aiuto.»

Fanny, benché assai sorpresa, si sforzò di fare gli onori di casa, ma mentre accoglieva la visitatrice con parole cortesi, il suo sguardo preoccupato cadde sui lustri alari del focolare vuoto.

«Grazie, ho caldo, ho caldo davvero. Mi permetta di trattenermi qui per un momento e abbia la bontà di sentire il mio terzo atto. Mi sono portata il libro e se lei volesse provare quell'atto con me le sarei talmente obbligata! Sono venuta qui oggi con l'intenzione di provarlo con Edmund - così, per conto nostro - per prepararci per questa sera, ma non mi riesce di trovarlo; e anche se ci riuscissi non credo potrei farlo con lui finché non mi sia alleviata un po', perché veramente ci sono una o due battute... Lei sarà tanto buona, vero?»

Fanny assentì con tutta cortesia, anche se con voce non perfettamente ferma.«Le è mai capitato di dare un'occhiata alla parte di cui parlo?» continuò Miss Crawford, aprendo il

libro. «Eccola. A tutta prima non ci ho fatto gran caso, ma... parola mia... ecco, legga questa battuta, e questa, e questa. Come potrò guardarlo in viso e dire simili cose? Lei ci riuscirebbe? Ma già, è suo cugino, e questo fa tutta la differenza. Deve provare il terzo atto insieme a me, cosicché io possa immaginare che lei è lui e proceda per gradi. In certi momenti, lei gli assomiglia, sa?»

«Davvero? Farò del mio meglio mettendoci tutta la mia buona volontà, ma devo leggere la parte, poiché posso ripeterne ben poco a memoria.»

«Niente addirittura, immagino. Lei terrà il libro, naturalmente. Bene, incominciamo. Dobbiamo avere a portata di mano due sedie, che lei porterà sul davanti della scena. Bene... ottime seggioline di sala da studio, non fatte per il teatro, direi; molto più adatte a ragazzine che vi siedono e scalciano mentre studiano la lezione. Cosa direbbero la sua governante e suo zio vedendole adibite a tale uso? Se Sir Thomas potesse vederci in questo momento, si farebbe il segno della croce: stiamo facendo le prove in ogni angolo della casa. Yates imperversa in sala da pranzo, lo ho udito mentre venivo di sopra; e il teatro è occupato, naturalmente, da quegli instancabili attori che sono Agatha e Frederick. Se loro non saranno perfetti ne sarei sorpresa. A proposito, li ho sbirciati cinque minuti fa, ed era esattamente il momento in cui tentano di resistere al desiderio di abbracciarsi, e Mr. Rushworth era in mia compagnia. Mi è sembrato che incominciasse a prendere un'espressione abbastanza strana, così sono corsa ai ripari come meglio ho potuto, mormorandogli: ‹Avremo un'Agatha eccellente: vi è qualcosa di così materno nei suoi modi, di così autenticamente materno nella sua voce e nel suo portamento.› Non l'ho pensata bene? La sua espressione si è subito rischiarata. Ma ora passiamo al mio soliloquio.»

Attaccò, e Fanny le diede la replica con tutto il modesto sentimento che la consapevolezza di essere lei a esprimersi al posto di Edmund era fatta per ispirarle; ma con un tono di voce e con un modo di fare così autenticamente femminili da non adattarsi ad una parte virile. Con un simile Anhalt di fronte Miss Crawford trovò, naturalmente, il necessario coraggio, ed erano giunte a metà scena, quando si udì nuovamente bussare alla porta; seguì una pausa e, quando di lì a un attimo, Edmund fece la sua comparsa, il dialogo si interruppe definitivamente. Sorpresa, imbarazzo, piacere si dipinsero sui volti dei tre, così inaspettatamente riuniti; e siccome Edmund era venuto con lo stesso scopo che aveva spinto fin lì Miss Crawford, non si trattò, per loro di imbarazzo e piacere momentanei. Anche Edmund aveva con sé il libro e si era messo alla ricerca di Fanny, per chiederle di ‹provare› con lui e di aiutarlo a prepararsi per la prova generale della serata. Ignorava che Miss Crawford si trovasse al Park, e grande fu la sua gioia e la sua ammirazione nel trovarsi così riuniti, nel poter confrontare i reciproci metodi di interpretazione e nel tributare a gara le più calde lodi alla compiacenza di Fanny.

Quanto a lei, Fanny, non poteva condividere il loro entusiasmo: si sentiva depressa, sentiva di non contar nulla per quei due, e il fatto che l'una e l'altro l'avessero cercata non bastava a darle conforto. Ora avrebbero provato insieme: Edmund lo propose, insistette, pregò finché la sua dama, già poco contraria alla cosa fin da principio, non seppe rifiutarsi più a lungo e a Fanny fu chiesto solamente di suggerire le repliche e di fare le opportune osservazioni. Investita così delle funzioni di giudice e di critico, mentre da un lato desiderava sinceramente di esercitarle con scrupolo e serietà, indicando loro ogni minima imperfezione, dall'altro ne era distolta dalla sua sensibilità: non poteva, non voleva, non osava; anche se fosse stata ben altrimenti qualificata per esercitare la critica, la coscienza l'avrebbe trattenuta dall'avventurarsi a disapprovare. Sapeva di sentire troppo a vivo la complessa situazione per essere in grado di valutarne onestamente, con sicurezza, le sfumature. Far da suggeritore era abbastanza, e a volte, più che abbastanza; non sempre riusciva a concentrarsi sul testo. Osservando i due attori dimenticava se stessa; e, agitata dal tono sempre più appassionato di Edmund, le era capitato una volta di voltar pagina proprio quando lui aveva bisogno di aiuto. La cosa fu attribuita dagli altri a più che giustificabile stanchezza; la

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ringraziavano e la compassionavano, senza sospettare - almeno lo sperava - quanto meritasse veramente la loro compassione. Finalmente giunsero al termine della scena, e Fanny si sforzò di aggiungere le sue lodi ai complimenti che gli altri due si scambiavano. Poi, quando rimase nuovamente sola e fu in grado di richiamare alla mente ogni cosa, dovette ammettere che quell'interpretazione sarebbe stata improntata a tanta naturalezza e a tanta autenticità di sentimenti da assicurare pieno successo agli attori e da costituire per lei uno spettacolo oltremodo penoso. Ma, qualunque ne fosse l'effetto, avrebbe dovuto sostenerne ancora l'impatto, quel giorno stesso.

La prima prova generale dei primi tre atti fu dunque fissata per quella sera. Mrs. Grant e i Crawford si impegnarono a tornare subito dopo cena, e tutti gli interessati si prepararono al grande momento con impazienza e, a quel che sembrava, in perfetta allegria: Tom esultava per un così decisivo passo avanti verso la conclusione, Edmund era su di giri dopo le prove della mattina, e ogni altra marginale insofferenza sembrava appianata. Tutti erano scattanti e impazienti, le signore lasciarono la tavola del pranzo sollecitamente, e i signori le seguirono senza tardare; ad eccezione di Lady Bertram, Mrs. Norris e Julia, tutti si riunirono nel teatro assai per tempo e avendo illuminato la sala nel miglior modo consentito dall'allestimento non ancora portato a termine restarono in attesa di Mrs. Grant e dei Crawford per dare il via alla prova generale.

I Crawford arrivarono di lì a poco, ma senza Mrs. Grant che non era potuta venire. Il dottor Grant, accampando una indisposizione, alla quale la bella cognata prestava poca fede, non aveva potuto rinunciare alla presenza della moglie.

«Il dottor Grant sta male,» disse con burlesca solennità Miss Crawford, «è molto che sta male: oggi non ha assaporato il fagiano; lo ha trovato coriaceo... ha fatto portar via il suo piatto... ed è stato sofferente da quel momento in poi.»

Che delusione! l'assenza di Mrs. Grant era un vero guaio. I suoi modi piacevoli e il suo carattere arrendevole ne facevano sempre una compagnia preziosa per tutti loro; ma, in questa occasione, Mrs Grant, era addirittura indispensabile. Non potevano recitare, non potevano provare con una qualche soddisfazione senza di lei. L'equilibro dell'intera serata era rotto. Cosa si poteva fare? Tom, che doveva impersonare il villico, era disperato. Dopo una pausa piena di perplessità, alcuni sguardi incominciarono a volgersi verso Fanny, e una voce o due dissero: «Se Miss Price fosse così buona da leggere la parte...» Fanny fu immediatamente sommersa dalle implorazioni, tutti glielo chiedevano, perfino Edmund insistette: «Fallo, Fanny, se non ti costa troppo.»

Ma Fanny ancora si tirava indietro. Perché non si rivolgevano anche a Miss Crawford? E perché mai lei non se ne era andata in camera sua, pur sapendo con certezza che là sarebbe stata più al sicuro, invece di volere assistere alle prove? Sapeva che ne sarebbe stata irritata, che ne avrebbe sofferto... sapeva che era suo dovere starne lontana. Adesso era giustamente punita.

«Ha solo da leggere la parte,» disse Henry Crawford in tono di supplica.«E sono sicura che conosce a memoria parola per parola,» aggiunse Maria, «perché l'altro giorno

ha saputo correggere Mrs. Grant in una ventina di punti... Fanny, sono sicura che sai la parte.»Fanny non lo poté negare... E poiché tutti insistevano... poiché Edmund ripeté il suo desiderio, e

con uno sguardo affettuoso che diceva come lui dipendesse dalla sua indole gentile, dovette cedere. Avrebbe fatto del suo meglio. Ciascuno fu soddisfatto... ed essa fu lasciata ai suoi tremori, ai palpiti di un cuore che batteva all'impazzata, mentre gli altri si preparavano a incominciare.

Incominciarono, ed essendo troppo presi dal brusio delle loro voci per essere colpiti da quello insolito che veniva dall'altra ala della casa, erano andati avanti un buon tratto, quando la porta della stanza venne spalancata con impeto, ed entrò Julia, con volto attonito e atterrito. «È arrivato mio padre!» esclamò. «È entrato nell'atrio proprio in questo momento!»

CAPITOLO XIX

Come descrivere la costernazione dei presenti? Per la maggioranza di essi quello fu un momento di orrore assoluto. Sir Thomas in casa! Era così, tutti ne furono immediatamente convinti; nessuno sperò che si trattasse di un inganno o di un errore. L'espressione di Julia dimostrava con assoluta evidenza che il fatto era indiscutibile; dopo il primo soprassalto, le prime esclamazioni, per mezzo minuto non venne pronunciata parola; si fissavano l'un l'altro con espressione alterata, e quasi tutti coglievano nell'evento un

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malaugurato colpo della sorte avversa, assolutamente inopportuno, spaventevole! Mr. Yates aveva un bel considerarlo solamente come una fastidiosa interruzione per quella sera, e Mr. Rushworth era libero di vedervi una propizia soluzione delle sue difficoltà, ma ogni altro cuore si sentiva venir meno, oppresso com'era da un senso di consapevolezza delle proprie responsabilità o da un non ben definito allarme; ognuno si chiedeva: «Che ne sarà di noi ora? Che dobbiamo fare?» Fu una pausa terribile, come terribili erano per ogni orecchio il rumore delle porte aperte e richiuse, dei passi affrettati che, tutti, confermavano l'annuncio.

Julia fu la prima a muoversi e parlare: gelosia ed amarezza erano temporaneamente sopite; di fronte a quella che era ormai la causa comune, non c'era più posto per l'egoismo; senonché, proprio nel momento in cui si era affacciata sulla soglia, Frederick stava ascoltando con tenera devozione il racconto di Agatha, premendosi sul cuore la mano di lei; non appena Julia notò questo e vide che, a dispetto dello scompiglio prodotto dall'annuncio, egli non mutava atteggiamento, e continuava a trattenere la mano della sorella, il suo cuore ferito risentì tutto il bruciore dell'ingiuria. Il viso, prima pallidissimo, le si coprì di rossore. Poi volse le spalle e lasciò precipitosamente la stanza, dicendo: «Io non ho paura di comparire davanti a lui.»

La sua uscita riscosse gli altri; i due fratelli fecero un passo avanti; sapevano che si doveva fare qualcosa; lo scambio di pochissime parole fu loro sufficiente per mettersi d'accordo: il caso non ammetteva divergenze d'opinione, dovevano recarsi immediatamente in salotto e presentarsi al padre. Maria si unì a loro nello stesso intento, sentendosi, per il momento, la più forte dei tre, visto che la stessa situazione che aveva spinto Julia alla fuga dava a lei l'incoraggiamento più dolce: il fatto che Henry Crawford le avesse trattenuto la mano in un simile momento, un momento di così speciale tensione ed importanza, valeva bene giorni e giorni di dubbio e di ansietà. Era la prova di una seria determinazione, così che si sentiva addirittura all'altezza di affrontare il padre con tranquillità.

Uscirono dalla stanza senza prestare attenzione alla reiterata domanda di Mr. Rushworth: «Devo venire anch'io? Non farei meglio a venire anch'io?» Ma avevano appena varcato la soglia che Henry Crawford, assumendosi la responsabilità di rispondere all'ansiosa domanda, e incoraggiandolo a non esitare a presentare senza indugio i suoi rispetti a Sir Thomas, lo spinse dietro agli altri con sollecitudine e con sollievo.

Fanny restò sola con i Crawford e con Mr. Yates. Era stata totalmente dimenticata dai cugini, e siccome l'idea che si faceva dei propri diritti all'affetto di Sir Thomas era troppo modesta per permetterle di mettersi sulla stessa linea dei suoi figlioli, fu lieta di restarsene indietro e di concedersi un attimo di respiro. Si sapeva innocente, e tuttavia soffriva; era in preda a un'ansia, a una agitazione da cui gli altri tre non erano neppure vagamente sfiorati. Si sentiva quasi svenire: tutto il timore, che in passato aveva nutrito nei confronti dello zio, tornava ad avvisarla e, insieme ad esso, avvertiva come un senso di compassione, per lui e per quasi tutti gli attori dilettanti al pensiero della situazione che li attendeva e delle sue inevitabili conseguenze; più di tutto, provava un'indicibile angoscia pe Edmund. Si era rifugiata in un angolo, e lì sedeva tremante, in preda ad ansie e timori, mentre gli altri tre, liberi ormai da qualsiasi ritegno, esprimevano apertamente il loro disappunto, deplorando un così imprevisto e prematuro arrivo - anzi, un così infausto evento -, ed esprimendo l'impietoso desiderio che la traversata del povero Sir Thomas avesse preso un tempo doppio o, addirittura, ch'egli fosse ancora in Antigua.

I Crawford erano più accesi in proposito che non Mr. Yates, perché conoscevano meglio il clima familiare di casa Bertram e quindi giudicavano con maggior chiaroveggenza di quanto facesse lui che le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Non ci sarebbero state più recite, di questo erano certi: tutti i loro progetti sarebbero andati a monte, e subito. Mr. Yates, invece, considerava l'incidente solo come una temporanea interruzione, un guaio limitato a quella serata e arrivava persino a prospettare l'eventualità di una ripresa delle prove dopo l'ora del tè, quando il trambusto delle accoglienze a Sir Thomas si fosse calmato e il padrone di casa avesse ritrovato calma e buon umore. I Crawford lo presero in giro per quell'idea e trovandosi concordi sull'opportunità di tornarsene a casa insalutati ospiti lasciando la famiglia a se stessa, proposero a Mr. Yates di accompagnarli e di trascorrere la serata alla Canonica. Ma Mr. Yates, che non aveva mai tenuto in alta considerazione i diritti della patria potestà, o l'intimità della vita familiare, non vedeva perché mai fosse necessaria una soluzione del genere; per cui si limitò a ringraziarli dicendo che preferiva restarsene dov'era per poter porgere come si conveniva i suoi rispetti al vecchio signore, visto che era tornato; d'altra parte, non pensava che fosse giusto per gli altri che tutti quanti se la dessero a gambe.

Proprio allora Fanny stava incominciando a riprendersi e a pensare che se avesse indugiato più a lungo, la sua assenza avrebbe potuto apparire una mancanza di riguardo; così, dopo aver ricevuto dai

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Crawford l'incarico di presentare le loro scuse, li vide che si preparavano ad andarsene, mentre lei stessa lasciava la stanza per compiere il terribile dovere di presentarsi davanti allo zio.

Anche troppo presto si trovò di fronte alla porta del salotto, e dopo aver sostato un attimo nella speranza di sentir nascere in sé quel qualcosa, che pur sapeva non sarebbe mai venuto, quel coraggio che mai aveva trovato davanti a una porta chiusa, con la forza della disperazione girò la maniglia e tutto - le lampade accese del salotto, l'intera famiglia riunita - le fu davanti. Mentre entrava, il suo nome le colpì l'orecchio. Sir Thomas si stava guardando intorno proprio in quel momento e diceva: «Ma dov'è Fanny? Perché non vedo la mia piccola Fanny?» e scorgendola, le venne incontro con una tenerezza che la sorprese e la commosse, chiamandola la sua cara Fanny, baciandola affettuosamente, e osservando, con sincero compiacimento che era molto, molto cresciuta. Fanny non sapeva che cosa provare né dove guardare. Era sopraffatta. Lo zio non era mai stato così affettuoso, così indicibilmente affettuoso con lei prima di allora. I suoi modi sembravano cambiati; sotto l'effetto della gioia, dell'emozione, le sue parole suonavano vive e vibranti, e tutto quanto nel suo atteggiamento dignitoso che un tempo aveva ispirato timore reverenziale sembrava essersi trasformato in tenerezza. La guidò più vicino alla luce e la guardò nuovamente; si informò con insistenza della sua salute e poi, correggendosi, osservò che non c'era bisogno di far domande in proposito, visto che il suo aspetto costituiva una sufficiente risposta. E poiché un grazioso rossore aveva sostituito sul viso della fanciulla il pallore di poco prima, egli era giustificato nel credere che la sua avvenenza fosse migliorata al pari della sua salute. Si informò poi circa la famiglia della nipote, e specialmente di William; e la sua gentilezza fu tale che Fanny si rimproverò di avergli voluto così poco bene e di aver considerato il suo ritorno come una calamità. E quando, facendosi coraggio, gli alzò gli occhi in viso, vide che era dimagrito e che aveva il colorito abbronzato, l'aspetto affaticato, logorato dalla stanchezza e dal clima torrido. La sua tenerezza aumentò e sentì una grande pena pensando a quante insospettate contrarietà lo attendevano.

Sir Thomas era davvero l'anima della compagnia, che ora, dietro suo suggerimento, si mise a sedere in circolo vicino al caminetto acceso. Era lui che, a buon diritto, conduceva la conversazione; e la deliziosa sensazione di essere nuovamente a casa, al centro della sua famiglia, dopo una così lunga separazione, lo rendeva insolitamente comunicativo e loquace; era pronto a dare ogni informazione sul suo viaggio, e a rispondere a ogni domanda posta dai due figli quasi ancor prima che fosse formulata. Gli affari in Antigua ultimamente avevano ripreso a prosperare a pieno ritmo, e lui era sbarcato a Liverpool prima del previsto, avendo avuto l'opportunità di imbarcarsi su un vascello di proprietà privata senza dover aspettare il postale; e tutti i minuti particolari delle sue iniziative e delle sue avventure, dei suoi arrivi e delle sue partenze furono prontamente riferiti mentre, seduto al fianco di lady Bertram, girava lo sguardo, con soddisfazione sincera e sentita, sui visi che gli facevano corona - a tratti interrompendo il suo narrare per ripetere quanto fosse lieto di averli trovati tutti a casa benché fosse arrivato inaspettatamente, tutti riuniti proprio come aveva desiderato pur non potendo essere sicuro che sarebbe stato così. Mr. Rushworth non fu dimenticato; già una accoglienza estremamente amichevole e una cordiale calorosa stretta di mano ne avevano salutato l'ingresso, ed ora veniva incluso con sottolineata intenzione fra quanti erano più intimamente connessi a Mansfield; non vi era nulla di sgradevole nell'aspetto di Mr. Rushworth, e Sir Thomas, a prima vista, lo trovò simpatico.

Da nessuno di quanti lo circondavano era ascoltato con così ininterrotto e autentico piacere come da sua moglie. Mrs. Bertram era davvero felicissima di vederlo e la sua naturale placidità era così tonificata dal suo arrivo improvviso da metterla in uno stato quasi vicino all'agitazione quale non ne aveva mai provato negli ultimi vent'anni. Per alcuni minuti si era sentita eccitata ed era ancora così sensibilmente animata da metter via il suo lavoro, allontanare Pug dal suo fianco e riservare la sua attenzione e tutto il resto del sofà al marito. Non avvertiva, per nulla e per nessuno, ansie che potessero attenuare il suo piacere; il suo tempo era stato speso in modo irreprensibile durante l'assenza del marito; aveva fatto una gran quantità di lavoro al piccolo punto e molte yarde di frangia; ed era pronta a rispondere della buona condotta e delle utili occupazioni della gioventù di casa con la stessa tranquilla disinvoltura con cui avrebbe risposto della propria. Era tanto piacevole per lei rivedere il marito, udirlo parlare, aver l'orecchio allietato e tutta la sua capacità di comprensione assorta e colmata dai racconti di lui che ora cominciava a rendersi conto di quanto le sarebbe terribilmente mancato e di quanto le sarebbe stato impossibile sopportare una sua assenza prolungata.

La felicità di Mrs. Norris non poteva certo essere paragonata a quella della sorella. Non che fosse disturbata da molti timori circa una possibile disapprovazione di Sir Thomas quando gli fossero note le presenti condizioni della casa al momento, perché il suo buon senso era stato talmente obnubilato che, eccetto per l'istintiva precauzione con cui aveva fatto sparire il mantello di raso rosa di Mr. Rushworth,

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quando il cognato era entrato non si poteva dire che dimostrasse un qualche segno di allarme; l'indisponeva, invece, il modo di quel ritorno. Non le aveva lasciato nessuna opportunità di darsi da fare. Invece di mandarla a chiamare fuori dalla stanza e così darle la possibilità di vederlo per prima e divulgare la felice notizia per tutta la casa, Sir Thomas, con ragionevolissima fiducia nella saldezza di nervi di sua moglie e dei suoi figli, aveva lasciato quell'incombenza al maggiordomo, e lo aveva seguito quasi istantaneamente in salotto. Mrs. Norris si sentiva defraudata di un ufficio che aveva sempre considerato di sua spettanza, sia che la notizia riguardasse l'arrivo o la morte di lui; ora tentava di darsi da fare senza che vi fosse nulla per cui darsi da fare e si adoperava per sembrare importante quando non c'era bisogno che di tranquillità e di silenzio. Se solo Sir Thomas avesse acconsentito a mangiar qualcosa, lei avrebbe potuto recarsi dalla governante dandole disposizioni confusionarie, e aggredito i domestici ordinando di spicciarsi; ma Sir Thomas rifiutò risolutamente di pranzare; non voleva prendere nulla, assolutamente nulla finché non avessero servito il tè... preferiva senz'altro aspettare l'ora del tè. Tuttavia, a intervalli Mrs. Norris, insisteva proponendo qualche altra cosa, e nel momento più appassionante della traversata di ritorno, mentre il cognato raccontava dell'avvistamento di una nave corsara francese, lei interveniva tagliandogli la parola per proporgli un po' di minestra. «Certamente, caro Sir Thomas, una fondina di minestra sarebbe più opportuna per lei che non il tè. Prenda una fondina di minestra.»

Sir Thomas non perse la calma: «Sempre la stessa preoccupazione per il benessere degli altri, cara Mrs. Norris,» fu la sua risposta. «Ma davvero preferisco prendere solamente il tè.»

«Bene, allora, Lady Bertram, forse dovrebbe ordinare di servire subito il tè; che ne direbbe di far fretta a Baddeley? Mi sembra in ritardo, questa sera.» L'ebbe vinta, e il racconto di Sir Thomas poté riprendere.

Finalmente vi fu una pausa. Quello che aveva da comunicare al momento era stato detto, e gli sembrò sufficiente guardarsi intorno lietamente, fissando lo sguardo ora sull'uno, ora sull'altro dei visi diletti che lo circondavano; ma la pausa non fu lunga: nella gioia che l'animava lady Bertram si fece eloquente, e quali non furono le intime reazioni dei suoi figli udendola dire: «Come pensa che i ragazzi si siano divertiti da ultimo, Sir Thomas? Hanno recitato. Siamo stati tutti presi dalla passione di recitare.»

«Davvero! e cosa hanno recitato?»«Oh! le diranno tutto loro stessi.»«Il tutto sarà presto detto!» esclamò Tom, precipitosamente pur affettando indifferenza, «ma non

merita che noi si infastidisca mio padre con simili cose in questo momento. Basterà parlarne domani, signore. Abbiamo solo fatto un tentativo, giusto per far qualcosa e per distrarre mia madre, in queste ultime settimane; così abbiamo messo su alcune scene, una cosetta da nulla. Dall'inizio di ottobre in poi abbiamo avuto pioggia così incessante, che siamo stati praticamente confinati in casa per giorni e giorni di seguito. Dal tre fino ad oggi non sono quasi uscito con un fucile. La caccia è stata tollerabilmente buona nei primi tre giorni, ma in seguito nulla da fare. Il primo giorno io ho battuto il bosco di Mansfield e Edmund i boschetti al di là di Easton, e fra tutti e due abbiamo portato a casa sei coppie di volatili, anzi ciascuno avrebbe potuto abbatterne sei volte tante; ma abbiamo rispettato i suoi fagiani, Signore, glielo assicuro, tanto quanto lei poteva desiderarlo. Penso che troverà i suoi boschi non meno ricchi di selvaggina di quanto lo erano prima. In vita mia non ho mai visto il bosco di Mansfield pieno di fagiani come quest'anno; spero, signore, che uno di questi giorni ci vada anche lei a cacciare.»

Per il momento il pericolo era stornato, e anche l'ansia di Fanny si calmò; ma quando, dopo il tè, Sir Thomas si alzò dal sofà, e disse che, ora ch'era finalmente a casa sua, non poteva non andare a dare un'occhiata al suo amatissimo studio, fu di nuovo presa dall'agitazione. Sir Thomas aveva lasciato il salotto prima che qualcuno riuscisse a dire qualcosa per prepararlo ai cambiamenti che avrebbe trovato: e una pausa piena di allarme seguì alla sua uscita. Edmund fu il primo a parlare:

«Qui bisogna far qualcosa,» disse.«È tempo di pensare ai nostri ospiti,» aggiunse Maria, che sentiva ancora la propria mano stretta

sul cuore di Henry Crawford e poco si curava di ogni altra cosa: «Dove hai lasciato Miss Crawford, Fanny?»

Fanny disse che lei e il fratello se n'erano andati e riferì la loro ambasciata.«Allora il povero Yates è completamente solo!» esclamò Tom. «Andrò a prenderlo. Non ci sarà di

poco aiuto quando ogni cosa salterà fuori.»Si diresse alla volta del teatro e vi giunse proprio in tempo per assistere al primo incontro fra suo

padre e l'amico. Sir Thomas era stato non poco sorpreso di trovar delle candele accese nel suo studio e, nel dare un'occhiata attorno, di notare altri segni che ne rivelavano la recente occupazione, nonché la generale confusione della disposizione dei mobili. La rimozione della libreria, che era stata spostata dalla posizione

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che solitamente occupava contro la porta che apriva nella sala da biliardo, lo colpì in modo speciale, ma ebbe a malapena il tempo di sentirsi sbalordito da tutto quanto vedeva perché dalla sala da biliardo giunsero al suo orecchio suoni che accrebbero il suo sbalordimento. Qualcuno, là dentro, stava parlando a voce altissima - una voce a lui sconosciuta - anzi, più che parlare, gridava. Andò verso la porta, rallegrandosi, in quel momento, di aver modo di passare immediatamente nella stanza attigua e, spalancata la porta, si trovò su un palcoscenico, direttamente di fronte a un delirante giovanotto, che sembrava sul punto di investirlo facendolo cadere all'indietro. Proprio nel momento in cui Yates accorgendosi di Sir Thomas, trasaliva col più violento sobbalzo mai dato durante lo svolgersi di tutte le prove, a Tom che entrava all'altro capo della stanza, occorse più fatica di quanta ne avesse mai spesa in vita sua per mantenersi serio. L'espressione solenne e sbalordita di suo padre in quella sua primissima comparsa sulle scene, e la graduale metamorfosi del veemente barone Wildenhaim nel bene educato e disinvolto Mr. Yates, che si inchinava e presentava le sue scuse a Sir Thomas, offriva una scena di tale genuina comicità, che egli non avrebbe voluto perderne lo spettacolo per nessuna cosa al mondo. Era, secondo ogni probabilità, l'ultima scena che mai sarebbe stata recitata su quel palcoscenico. Ma Tom aveva l'assoluta certezza che nessun'altra avrebbe potuto essere più gustosa. Il teatro chiudeva in bellezza.

Tuttavia non era il momento di indulgere ad allegre fantasticherie. Tom doveva farsi avanti a sua volta e intervenire nella presentazione, e, non senza sperimentare molto imbarazzo, fece del suo meglio. Sir Thomas accolse Mr. Yates con tutta l'apparente cordialità che egli doveva alla sua reputazione di correttissimo ospite ma in realtà era tanto lontano dall'essere soddisfatto di quella forzata presa di contatto quanto dall'approvare il modo in cui era iniziata. La famiglia e la parentela di Mr. Yates gli erano abbastanza note da far sì che quel suo essergli presentato in qualità d'«amico intimo» del figlio, un altro dei suoi cento amici intimi, gli fosse assai sgradito; e ci volle tutta la felicità di ritrovarsi a casa, e tutta la indulgenza che ne poteva derivare, per trattenere Sir Thomas dal manifestare la propria collera indignata nel trovarsi, nella sua propria casa, sconcertato e coinvolto in una grottesca esibizione nel bel mezzo di una sciocca montatura teatrale; costretto, in un così disdicevole momento, ad accettare di entrare in relazione con un giovanotto che era sicuro di non poter approvare, e la cui volubile sfacciataggine, in quei primi cinque minuti, lo facevano apparire come il più disinvolto dei due.

Tom intuiva i sentimenti del padre e, desiderando di tutto cuore che egli potesse essere sempre ben disposto da esternarli solo in parte, incominciò a rendersi conto, più chiaramente di quanto l'avesse mai fatto, che nel comportamento suo e degli altri poteva esserci qualcosa di offensivo - che il padre aveva i suoi buoni motivi per guardare a quel modo il soffitto e gli stucchi della stanza; e che quando egli si informò con pacata gravità circa la sorte della tavola da biliardo, la sua era semplice curiosità. Alcuni minuti furono sufficienti per confermare, nell'uno e nell'altro, queste sgradevoli sensazioni; e dopo che Sir Thomas ebbe pronunciato (con un certo sforzo) alcune parole di pacato consenso in risposta a un ardente appello di Mr. Yates in favore della felice sistemazione dell'ambiente, i tre gentiluomini tornarono insieme in salotto: Sir Thomas con una aumentata gravità che non passò inosservata ai presenti.

«Vengo dal vostro teatro,» disse compostamente, mentre si metteva a sedere, «mi ci sono trovato alquanto inaspettatamente. La sua vicinanza al mio studio... ma, a vero dire, anche sotto ogni altro aspetto, mi ha colto di sorpresa, dato che non avevo menomamente sospettato che la vostra attività teatrale avesse assunto un così serio carattere. Tuttavia mi è sembrato un lavoro ben fatto fin dove ho potuto giudicare a lume di candela, e fa onore al mio amico Christopher Jackson.» E a questo punto avrebbe lasciato cadere l'argomento e sorseggiato il suo caffè in pace, trattando questioni familiari di carattere più distensivo; ma Mr. Yates, che mancava di quel tanto discernimento atto a recepire tutto il significato di quanto Sir Thomas aveva detto, del ritegno, della discrezione e della delicatezza che avrebbero dovuto consigliargli di lasciargli condurre la conversazione a suo piacimento, accontentandosi di unirsi agli altri con la minor invadenza possibile, ricominciò a parlare di teatro, infastidendo il padrone di casa con domande e osservazioni in proposito e costringendolo, alla fine, ad ascoltare l'intera storia della delusione da lui subita ad Ecclesford. Sir Thomas porse orecchio alla storia con la massima cortesia ma vi riscontrò molti particolari che offendevano il suo senso del decoro e confermavano il suo giudizio negativo sul modo di pensare di Mr. Yates; e quando quello ebbe finito si limitò a manifestargli la sua comprensione con un inchino appena accennato.

«Questa è stata infatti l'origine del nostro progetto,» disse Tom, dopo un momento di riflessione. «Il mio amico Yates ha portato da Ecclesford il contagio, che - lei sa bene, Signore - si è diffuso come sempre queste cose si diffondono... tanto più rapidamente per l'averci lei così spesso incoraggiati in passato a questo genere di interesse. È stato come ripercorrere una strada nota.»

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Mr. Yates riprese il tema impostato dall'amico non appena gli fu possibile, e diede immediatamente a Sir Thomas il resoconto di quanto avevano fatto, gli descrisse la progressiva crescita del progetto, la felice risoluzione delle loro prime difficoltà, l'ottima condizione in cui ogni cosa si trovava attualmente; e riferì il tutto così accecato dal suo interesse dominante da non notare menomamente l'atteggiamento imbarazzato di molti dei suoi amici, che se ne stavano lì seduti in silenzio, il mutare delle loro espressioni, l'agitarsi, i loro «ehm!» inquieti e allarmati; non solo, ma da non vedere neppure l'espressione del viso su cui i suoi occhi erano fissati, dal vedere la fronte incupita di Sir Thomas contrarsi, mentr'egli portava lo sguardo con indagatrice serietà sulle figliole e su Edmund, indugiando specialmente su quest'ultimo, esprimendo una rimostranza, un rimprovero di cui egli fu acutamente conscio. Al pari di Fanny, del resto che, spinta la propria sedia dietro l'angolo del sofà occupato dalla zia, e così schermata, seguiva tutto quanto si svolgeva davanti a lei. Non avrebbe mai immaginato di vedere lo zio volgere a Edmund uno sguardo così carico di riprovazione; e il sentire che, fino a un certo punto, essa era meritata, costituiva una penosa aggravante. L'espressione di Sir Thomas diceva tacitamente: «Contavo sul tuo buon senso, Edmund; cosa ti è venuto in mente di fare?» E lei avrebbe voluto inginocchiarsi davanti allo zio, e parole non dette le gonfiavano il cuore: «Oh! non lui! Guardi così tutti gli altri, ma non lui!»

Mr. Yates continuava a parlare: «Per dire la verità, Sir Thomas, questa sera eravamo nel bel mezzo di una prova quando lei è arrivato. Stavamo provando i primi tre atti, e non senza successo, nell'insieme. La nostra compagnia in questo momento è così scompigliata, visto che i Crawford se ne sono andati a casa, che per questa sera non si può far altro; ma, se domani sera ci vorrà onorare della sua presenza, non avrò timori circa il risultato. Contiamo sulla sua indulgenza, naturalmente, da giovani attori quali siamo; contiamo sulla sua indulgenza.»

«La mia indulgenza sarà concessa, Signore,» rispose Sir Thomas gravemente, «ma senza altre prove», e, con un sorriso che attenuava la precedente severità, aggiunse: «Sono venuto a casa per essere felice e indulgente.» Poi, senza rivolgersi a nessuno in particolare, aggiunse tranquillamente: «Le ultime lettere che ricevetti da Mansfield parlavano di Mr. e Miss Crawford. Li trovate una piacevole relazione?»

Tom fu l'unico pronto a rispondere e non nutrendo speciale interesse per l'uno o per l'altra, né essendo afflitto da gelosia di innamorato o di attore, fu in grado di parlare in ottimi termini di tutti e due. «Mr. Crawford è un piacevolissimo giovane gentiluomo, e sua sorella una fanciulla gentile, graziosa, elegante e vivace.»

Mr. Rushworth non seppe tacere oltre: «Non dico che, tutto considerato, non abbia modi da gentiluomo; ma dovrebbe dire a suo padre che, quanto a statura, non va oltre cinque piedi e otto pollici, altrimenti si aspetterà un uomo di bell'apparenza.»

Sir Thomas non afferrò il concetto, e lo guardò con una certa sorpresa.«Se devo dire quel che penso,» continuò Mr. Rushworth, «secondo me è assai spiacevole far prove

continuamente. È come fare indigestione di una cosa buona. Recitare non mi piace più tanto come da principio. Penso che ci occupiamo assai meglio, standocene comodamente seduti qui tra noi senza far nulla.»

Sir Thomas lo osservò nuovamente - poi rispose con un sorriso di approvazione: «Sono felice di trovare che il nostro modo di sentire in proposito è tanto simile. Ciò mi procura una sincera soddisfazione. Che io debba essere cauto e stare all'erta, e provare molti scrupoli che i miei figlioli non sentono, è cosa perfettamente naturale; e lo è anche che il valore che io do alla tranquillità domestica, a un focolare che escluda gli svaghi rumorosi, oltrepassi di molto quello che vi attribuiscono loro. Ma sentire tutto ciò alla sua età, e una felicissima circostanza per lei, e per tutti quelli che con lei sono in relazione; e registro con piacere l'importanza di avere un alleato di tanto peso.»

Sir Thomas intendeva esprimere l'opinione di Mr. Rushworth con parole più forbite di quanto questi sapesse impiegare. Certo, non si aspettava di trovar un genio in Mr. Rushworth; ma lo considerava un giovanotto bene intenzionato e di solido carattere, con punti di vista migliori di quanto lo fosse il suo modo di esprimerli, e come tale intendeva concedergli la massima stima. Tuttavia fu impossibile a molti degli altri non indulgere a un sorriso; e Mr. Rushworth, da parte sua, non seppe come reagire a parole ad un così positivo apprezzamento; ma col sembrare, come realmente si sentiva, compiaciuto al più alto grado per la buona opinione di Sir Thomas e col non dir quasi nulla in risposta, operò nel miglior dei modi per conservare quella buona opinione ancora per un po'.

CAPITOLO XX

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Prima cura di Edmund, la mattina seguente, fu di incontrare il padre da solo e dargli il completo resoconto di come si era svolto tutto il progetto della recita, difendendo la parte personale che vi aveva preso solamente fin dove, ora, raggiunto un maggior equilibrio, sentiva che i suoi motivi lo meritavano e riconoscendo con perfetta schiettezza che le sue concessioni erano state motivate da un punto di vista tanto parziale da rendere assai dubbio il discernimento con cui ne aveva valutato l'opportunità. E, mentre discolpava se stesso, si preoccupava di non dire nulla che suonasse biasimo per gli altri; ma fra loro ve n'era una la cui condotta egli poteva menzionare senza necessità né di difenderla né di scusarla. «Siamo stati tutti più o meno da biasimare,» disse. «Ciascuno di noi eccettuata Fanny. Fanny è l'unica che ha giudicato rettamente dal principio alla fine, l'unica che sia stata coerente. Il suo parere è stato contrario dal primo all'ultimo momento. Non ha mai cessato di considerare quello che era dovuto a lei, signore. Troverà che Fanny in tutto si è comportata come lei poteva desiderare.»

Sir Thomas vedeva quanto quel dato progetto era stato improprio in quella data compagnia e in quel dato momento, tanto vivamente quanto suo figlio aveva immaginato; anzi risentiva la cosa troppo profondamente per esprimerlo a parole; dopo aver stretto la mano di Edmund, prese la risoluzione di sforzarsi di cancellare la spiacevole impressione, di dimenticare fino a che punto fosse stato dimenticato egli stesso; cancellare e dimenticare il più presto possibile, non appena la casa fosse stata ripulita da ogni oggetto che lo costringeva a ricordare l'accaduto e fosse stata restituita alla condizione primitiva. Non si imbarcò in nessuna rimostranza con gli altri figlioli: era più propenso a convincersi che sentissero l'errore commesso che a correre il rischio di una indagine. La riprovazione implicita nell'immediata conclusione di tutta la faccenda, lo spazzar via tutti i preparativi, doveva essere sufficiente. Vi era tuttavia una persona, in casa, alla quale non poteva accontentarsi di lasciar semplicemente intuire i suoi sentimenti solo col suo modo di agire: non seppe perciò trattenersi dall'accennare a Mrs. Norris di aver sperato che i consigli di lei si sarebbero fatti sentire per opporsi a quello che il suo buonsenso aveva senz'altro disapprovato. I ragazzi erano stati assai sconsiderati nel concepire quel progetto; avrebbero dovuto essere in grado di decidere, per proprio conto, più saviamente; ma erano giovani e, tranne Edmund, di indole instabile, a quanto egli credeva; perciò l'acquiescienza di lei alle loro incaute decisioni e il suo incoraggiamento ai loro svaghi pericolosi lo sorprendevano ancor di più del fatto che fossero state prese quelle decisioni e ricercati quegli svaghi. Mrs. Norris rimase un po' confusa e quasi ridotta al silenzio, cosa che non le era mai successa in tutta la sua vita; si vergognava di dover ammettere che non aveva visto nulla di sconveniente in quanto per Sir Thomas lo era invece e in modo così lampante; d'altra parte, per nulla al mondo avrebbe voluto ammettere che la sua influenza era insufficiente e che se mai avesse parlato, lo avrebbe fatto. Unica sua risorsa era abbandonare quell'argomento appena possibile e far deviare il flusso delle idee di Sir Thomas in una più felice direzione. Aveva una gran quantità di cose da far presenti a propria lode per quanto riguardava l'attenzione esercitata nell'interesse e per il benessere della famiglia, elencò la molta fatica spesa e i molti sacrifici compiuti sotto forma di sollecite camminate fra le due case, e di improvvisi abbandoni del proprio diletto focolare, rammentò nei minimi particolari i numerosi, eccellenti suggerimenti da lei impartiti a Lady Bertram e a Edmund, suggerimenti ispirati a sani principi di diffidenza e di economia, grazie ai quali era sempre stato realizzato un notevole risparmio, e più di un infido servitore era stato colto sul fatto. Ma il punto di forza era Sotherton. La sua più valida difesa, la sua maggior gloria stavano nell'aver stretta la relazione con i Rushworth. Qui era inattaccabile. Attribuiva a se stessa tutto il merito di aver indirizzata l'ammirazione di Mr. Rushworth per Maria alla felice attuale conclusione. «Se non mi fossi data da fare,» disse, «e non mi fossi fatta presentare alla madre di lui, e poi non fossi riuscita a indurre mia sorella a farle la prima visita, sono certa, come lo sono di essere seduta qui, che la cosa non sarebbe andata in porto - poiché Mr. Rushworth è quel genere di modesto, amabile giovanotto che ha bisogno di moltissimo incoraggiamento, e vi erano abbastanza ragazze pronte a dargli la caccia se non avessimo preso l'iniziativa. Ma io non trascurai nessuna occasione. Ero pronta a muovere cielo e terra per persuadere mia sorella e alla fine l'ho persuasa. Lei sa a che distanza si trova Sotherton; era nel cuore dell'inverno, e le strade erano quasi impraticabili, ma io la persuasi.»

«So quanto sia grande, giustamente grande, la sua influenza su lady Bertram e i suoi figlioli, e proprio per questo sono tanto amareggiato che non sia stata...»

«Mio caro Sir Thomas, se lei avesse visto le condizioni delle strade in quel giorno! Pensai che non saremmo mai riuscite a percorrerle fino in fondo, benché avessimo i quattro cavalli, naturalmente, e il povero vecchio cocchiere avesse acconsentito a servirci, grazie al suo grande amore per la famiglia, alla sua grande bontà, benché quasi non riuscisse a sedere a cassetta a motivo dei reumatismi che gli ho curato fin

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dal giorno di S. Michele. Lo ho guarito finalmente, ma è stato molto male tutto l'inverno - e quella era una giornata così spaventosa, che non potei trattenermi dal salire in camera sua prima di metterci in viaggio e di consigliarlo a non avventurarsi; si stava mettendo la parrucca, e io gli dissi: ‹Cocchiere, fareste molto meglio a non mettervi in viaggio, la vostra padrona ed io saremo al sicuro; sapete che Stephen e Charles hanno fatto così spesso da postiglioni che, ne sono sicura, con loro non avremo nulla da temere.Ma mi accorsi ben presto che le mie parole erano inutili; era deciso di andare e io, siccome detesto essere molesta e invadente, non dissi altro.› Ma il cuore mi doleva per lui a ogni scossone della carrozza e quando entrammo nei viottoli tutti buche nei dintorni di Stoke dove, fra brina e neve su un fondo di pietre, fu peggio di quanto lei possa immaginare, mi sentii proprio straziata per lui. E poi, quei poveri cavalli! Vedere come si tendevano nello sforzo! Lei sa come sono sensibile quando si tratta di cavalli. E quando giungemmo ai piedi di Sandcroft Hill, cosa pensa che feci? Riderà di me - ma scesi e camminai. Proprio così: lo feci. Ciò forse non ha risparmiato loro un granché, ma è stato pur sempre qualcosa, e non potevo sopportare di rimaner seduta comodamente ed essere trainata a spese di quei nobili animali. Mi buscai uno spaventoso raffreddore ma di questo non mi curai. Il mio scopo fu raggiunto nella visita.»

«Spero che continueremo a trovare che la relazione merita tutti i disturbi che lei si è presa per stringerla. Non vi è nulla di molto notevole nei modi di Mr. Rushworth, ma ieri sera mi è piaciuta quella che, a quanto pare, è la sua opinione su un certo argomento: la sua decisa preferenza per una tranquilla riunione di famiglia contro il trambusto e la confusione di una recita. Il suo modo di sentire mi è sembrato molto appropriato.»

«Proprio. E più lo conoscerà, più le piacerà. Non è un tipo brillante ma ha mille buone qualità! ed è così ben disposto a considerarla con deferenza che gli altri mi prendono in giro, perché pensano che sia opera mia. ‹Parola mia, Mrs. Norris,› mi diceva l'altro giorno Mrs. Grant, «se Mr. Rushworth fosse figlio suo, non potrebbe avere Sir Thomas in maggior considerazione.» Sviato dall'elusività della cognata, disarmato dalla sua adulazione, Sir Thomas rinunciò a spingere oltre la discussione e fu costretto ad ammettere che a volte, quando l'immediato piacere di chi le era caro era in gioco, l'affetto in lei sopraffaceva il buon senso.

Per il baronetto quella fu una mattinata piena di occupazioni: la conversazione con Edmund e poi con Mrs. Norris gliene prese solo una piccola parte. Doveva reinserirsi in tutti gli schemi abituali della vita di Mansfield, intrattenersi coll'amministatore e con il fattore, esaminare e calcolare; e, tra un affare e l'altro, entrare nelle sue scuderie, passeggiare nei suoi giardini e negli albereti più vicini; ma attivo e metodico com'era, non solo aveva fatto tutto questo prima di rioccupare il suo posto, il posto del padrone di casa, a capotavola; aveva anche messo al lavoro il falegname perché eliminasse tutte le sovrastrutture ultimamente aggiunte nella sua sala da biliardo, e licenziato il pittore di sei scenari, così per tempo da giustificare la gradevole certezza che egli ormai si trovava almeno a Northampton. Il pittore se ne era andato dopo avere avuto solo il tempo di rovinare il pavimento di una stanza, mettere fuori uso le spugne del cocchiere, e lasciare oziosi e di pessimo umore cinque dei secondi camerieri; ma Sir Thomas sperava che un altro giorno o due sarebbero bastati per cancellare ogni visibile ricordo di quanto era avvenuto, compresa la distruzione di ogni copia non rilegata di Lovers' Vows ancora presente in casa, visto che egli gettava nel fuoco tutte quelle che gli cadevano sott'occhio.

Mr. Yates ora incominciava a rendersi conto delle intenzioni di Sir Thomas, anche se, al pari di prima, era ben lungi dal comprenderne i motivi originari. Lui e il suo amico erano stati fuori a caccia quasi per tutta la mattinata, e Tom aveva colto l'occasione per spiegare, facendo le debite scuse per il peculiare atteggiamento del padre insieme con quel che se ne dovevano aspettare. Che Mr. Yates se ne dolesse amaramente si può ben immaginare. Nutrire per la seconda volta una speranza e per la seconda volta restar deluso era il colmo della malasorte e la sua indignazione fu tale che se non fosse stato per delicatezza verso l'amico, e verso la sorella minore dell'amico, avrebbe certamente fatto le più energiche rimostranze al baronetto sull'assurdità del suo modo di procedere e avrebbe cercato, discutendo con lui, di indurlo a un comportamento più ragionevole. Questo era il suo fermo proposito mentre si trovava nei boschi di Mansfield e su tutta la via del ritorno, ma vi era qualcosa in Sir Thomas, quando sedettero intorno alla stessa tavola, che indusse Mr. Yates a convincersi che era più consigliabile lasciarlo fare a modo suo e, pur risentendone tutta la follia, non opporvisi. Aveva già conosciuto molti padri sgradevoli prima d'allora e spesso era stato colpito dagli inconvenienti che essi cagionavano, ma mai, in tutto il corso della sua vita, ne aveva incontrato uno come Sir Thomas, così ligio a una incomprensibile etica, così infamemente tirannico. Era un uomo che si riusciva a sopportare solamente per amore dei suoi figlioli, e che poteva ringraziare la sua bella figlia Julia se Mr. Yates consentiva a trattenersi ancora alcuni giorni sotto il suo tetto.

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Quella sera trascorse in un'atmosfera di calma esteriore, benché quasi ogni mente fosse sottosopra e la musica che Sir Thomas chiese alle figlie di eseguire servisse a mascherare la mancanza di vera armonia. Maria era in grande agitazione. Per lei era ormai della più grande importanza che Crawford non perdesse tempo, che si dichiarasse, ed era turbata nel vedere che un giorno intero era passato senza che accadesse nulla. Per tutta la mattina si era aspettata di vederlo comparire; per tutta la serata lo aveva atteso, e stava ancora attendendolo. Il giorno prima Mr. Rushworth era andato via per tempo per portare a Sotherton la grande notizia, ed essa aveva ardentemente auspicato quel chiarimento immediato che gli avrebbe evitato una volta per tutte il disturbo di ritornare a Mansfield. Ma dalla Canonica non si era fatto vivo nessuno né erano giunti messaggi all'infuori di un cordiale biglietto di congratulazioni e di richiesta di notizie inviato da Mrs. Grant a lady Bertram. Era il primo giorno, dopo molte e molte settimane, in cui le due famiglie erano completamente separate. Non erano mai trascorse ventiquattro ore, dall'inizio di agosto, senza che, in un modo o nell'altro, si trovassero insieme. Fu un giorno triste, pieno di ansietà; e l'indomani non fu certo meno penoso, anche se apportò pene di genere diverso. Alcuni istanti di gioia febbrile furono seguiti per Maria da ore di acuta sofferenza. Henry Crawford era nuovamente al Park; vi giunse col dottor Grant, ansioso di porgere i suoi rispetti a Sir Thomas, e a un'ora alquanto mattutina entrambi furono introdotti nella saletta della prima colazione dove si trovava riunita la maggior parte della famiglia. Sir Thomas comparve ben presto, e Maria, con gioia e agitazione vide presentare al padre l'uomo che amava. Le sue sensazioni erano indefinibili, e tali furono anche alcuni istanti più tardi, quando udì Henry Crawford, che era seduto tra lei e Tom, chiedere a quest'ultimo a bassa voce se vi erano speranze di riprendere la recita dopo la presente felice interruzione (con una cortese occhiata verso Sir Thomas), poiché, in tal caso, prendeva l'impegno di tornare a Mansfield in qualsiasi momento gli altri chiedessero; era costretto a partire immediatamente, dovendo incontrare senza indugio lo zio a Bath, ma se vi era una qualche prospettiva di riprendere Lovers' Vows, si considerava definitivamente impegnato, e avrebbe accantonato qualsiasi altra faccenda; anzi, avrebbe subito posto allo zio l'assoluta condizione di essere lasciato libero di raggiungerli in qualsiasi momento avessero bisogno di lui. La recita non doveva naufragare a motivo della sua assenza.

«Da Bath, Londra, York, dovunque io mi trovi in Inghilterra,» disse, «vi raggiungerò un'ora dopo aver ricevuto il vostro preavviso.»

Fortunatamente, fu Tom a replicare, e non sua sorella. Egli poté dire immediatamente, con piena disinvoltura: «Mi rincresce che lei se ne vada - ma in quanto alla nostra recita, non se ne parla più - è tutto completamente finito,» gettando un'occhiata significativa verso il padre. «Il pittore è stato licenziato ieri, e domani ben poco del teatro resterà in piedi. Ho saputo fin dal primo momento quello che sarebbe seguito. - È fuori stagione per Bath... Non vi troverà nessuno.»

«È su per giù la stagione in cui mio zio è solito andarci.»«Quando pensa di partire?»«Forse arriverò fino a Banbury oggi stesso.»«Di quali scuderie fa uso a Bath?» fu la domanda seguente; e mentre questo particolare veniva

discusso, Maria, alla quale non difettavano né l'orgoglio né la risolutezza, si preparava a prendere parte alla discussione con calma apparente.

Crawford si rivolse a lei di lì a poco, ripetendo gran parte di quanto aveva già detto, solamente con espressione più dolce e parole di più vivo rammarico. Ma cosa valevano quella sua espressione e quel suo rammarico? - Egli se ne andava - e ammesso che non se ne andasse spontaneamente aveva evidentemente l'intenzione di starsene lontano; poiché, all'infuori di quelli che potevano essere i suoi obblighi verso lo zio, i suoi impegni personali erano tutti liberamente presi. Aveva un bel parlare di necessità! lei sapeva quale fosse la sua indipendenza. La mano che si era premuta sul cuore in quel modo... Ora la mano e il cuore erano ugualmente indifferenti, passivi. La sua fierezza la sosteneva ma lo strazio interiore era grande. Non ebbe da sopportare a lungo la ribellione che suscitava in lei l'ascoltare parole che le azioni smentivano, o da comprimere il tumulto dei sentimenti sotto la costrizione imposta da un decoroso comportamento sociale, poiché lo scambio di convenevoli distolse ben presto da lei l'attenzione di Crawford, e quella visita di congedo, quale ora si palesava apertamente, ebbe ben presto fine. Ecco, se n'era andato. Egli le aveva sfiorato la mano per l'ultima volta, le aveva fatto il suo inchino nell'atto di prendere commiato, e lei poteva ricercare, subito, tutte le consolazioni della solitudine. Henry Crawford se n'era andato da Mansfield Park, e fra poche ore se ne sarebbe andato dalla Canonica, e ciò poneva fine a tutte le speranze che la sua egoistica vanità aveva alimentato in Maria e Julia Bertram.

Julia poteva rallegrarsi di quella partenza. La presenza di Crawford incominciava a diventarle odiosa, e purché Maria non riuscisse a conquistarlo, si era abbastanza ripresa da rinunciare a qualsiasi altra

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vendetta. Non desiderava che all'umiliazione dell'abbandono si aggiungesse lo scandalo. Una volta che Henry Crawford fosse partito, poteva perfino compiangere la sorella.

Anche Fanny si rallegrò, ma con sentimenti meno ambigui. Sentì parlare a pranzo della partenza di Crawford e la giudicò una vera benedizione. Tutti gli altri la commentarono con rimpianto, e i meriti di lui furono sentitamente e variamente proclamati. Edmund si espresse con la sincerità di una stima troppo parziale; sua madre, limitandosi a ripetere quanto gli altri avevano detto in altre occasioni. Quanto a Mrs. Norris, incominciò a guardarsi intorno e a chiedersi come mai, visto che Mr. Crawford si era messo a far la corte a Julia, la cosa fosse finita in nulla; quasi temeva di non averlo abbastanza incoraggiato; ma con tante persone di cui prendersi cura com'era possibile, perfino per la sua solerzia, tenere il passo con quanto avrebbe voluto fare?

Dopo un paio di giorni, anche Mr. Yates se ne andò. Della sua partenza Sir Thomas sentiva il più vivo desiderio. Desiderava starsene solo con la famiglia, e anche la presenza di un estraneo più desiderabile di Mr. Yates sarebbe stata molesta; ma quella di lui, inconsistente e pieno di sé, ozioso e spendaccione, gli era insopportabile da tutti i punti di vista. Di per sé era fastidioso, ma come amico di Tom e ammiratore di Julia diventava oltremodo sgradevole. A Sir Thomas non era importato nulla che Mr. Crawford partisse o meno, - ma i suoi auguri di buon viaggio a Mr. Yates, mentre lo accompagnava verso la porta d'ingresso furono fatti con genuina soddisfazione. Mr. Yates era rimasto abbastanza a lungo per assistere alla distruzione di tutti i preparativi teatrali fatti a Mansfield, alla rimozione di ogni cosa che si riferisse alla recita; lasciò la casa all'austera quiete che le era propria; e Sir Thomas sperò, vedendolo uscirne, di essersi liberato del peggiore artefice del progetto teatrale, l'ultimo che dovesse mai rammentargliene l'esistenza.

Mrs. Norris si diede da fare per rimuovere dalla vista del cognato un articolo che avrebbe potuto riaccenderne il malcontento: il sipario, alla confezione del quale aveva presieduto con tanto talento e tanto successo, se ne partì con lei verso la sua casetta dove, per combinazione, c'era gran bisogno di panno verde.

CAPITOLO XXI

A parte Lovers' Vows, il ritorno di Sir Thomas produsse un evidentissimo cambiamento nell'andamento della vita familiare. Sotto la sua guida il clima di Mansfield mutò totalmente. Scomparsi alcuni membri della compagnia, spento il brio di molti altri, prevalsero, contrariamente al più recente passato, la monotonia e l'umor nero: una serie di tetre riunioni di famiglia raramente animate. Anche con la Canonica vi erano scarsi contatti. Sir Thomas, in genere restio a contrarre nuove amicizie, si sentiva specialmente contrario, a quel tempo, a prendere qualsiasi impegno con estranei, eccetto che in un unico caso: quello dei Rushworth, l'unica aggiunta alla sua cerchia intima ch'egli fosse propenso a ricercare.

Edmund non si meravigliava che tali fossero i sentimenti del padre, né aveva rimpianti tranne che per l'esclusione dei Grant. «Ma loro,» osservò parlandone a Fanny, «hanno un diritto. È come se ci appartenessero, se facessero parte di noi. Desidererei che mio padre fosse più conscio delle grandissime attenzioni che hanno avuto per mia madre e per le mie sorelle, mentre lui era assente. Temo che si sentano trascurati. Ma il fatto è che mio padre quasi non li conosce. Si erano stabiliti qui da meno di dodici mesi quando lui partì dall'Inghilterra. Se li conoscesse meglio, valuterebbe la loro compagnia come merita di esserlo, visto che sono proprio il genere di persone fatte per piacergli. Qualche volta manchiamo di animazione, standocene così confinati fra noi; le mie sorelle sembrano depresse, e Tom non è certo a suo agio. La presenza del dottore e di Mrs. Grant ci animerebbe e farebbe trascorrere la sereta più lietamente anche per mio padre.»

«Credi?» disse Fanny. «Secondo me lo zio non gradirebbe nessuna aggiunta alla famiglia. Penso che apprezzi proprio la calma alla quale tu accenni e che la quiete della sua cerchia familiare sia tutto quanto gli ci vuole. E non mi sembra che noi si sia più seri di quanto lo fossimo in passato, voglio dire prima che lo zio andasse all'estero. Fin dove mi posso ricordare, è sempre stato così. Non ci sono mai state molte risate in sua presenza; o, se c'è una qualche differenza, non è più di quanto un ritorno dopo così lunga assenza tenda a produrre a tutta prima. Non può non esserci una specie di timidezza. Ma non ricordo che in passato le nostre serate siano state particolarmente vivaci, tranne quando lo zio si trovava in città. Non credo che le serate dei giovani lo siano quando le persone cui vanno il loro rispetto e la loro riverenza sono in casa.»

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«Credo che tu abbia ragione, Fanny,» rispose Edmund dopo un istante di riflessione, «penso anch'io che le nostre serate siano tornate ad essere com'erano e non che abbiano piuttosto assunto un nuovo carattere. La novità consisteva nel brio, nella vivacità. Eppure quanto è forte l'impressione che anche poche settimane possono lasciare! Avevo la sensazione di non aver mai vissuto come viviamo ora.»

«Suppongo di essere più grave degli altri,» disse Fanny. «A me le serate non sembrano lunghe. Mi piace ascoltare lo zio quando parla delle Indie Occidentali. Potrei ascoltarlo per un'ora di fila. Mi distrae più di quanto abbiano fatto molte altre cose - ma ho idea di non essere come gli altri.»

«E perché mai hai questa idea?» sorridendo. «Vuoi che ti si dica che non sei come gli altri in quanto sei più saggia e discreta? Ma quando tu, o qualcun altro ha mai ricevuto un complimento da me, Fanny? Va da mio padre se vuoi sentirti complimentare. Ti soddisferà. Va da tuo zio e chiedigli cosa pensa di te, e sentirai lodi bastanti; e benché siano specialmente rivolte alla tua persona, devi adattartici e confidare che, con l'andar del tempo, egli vedrà altrettanta bellezza nella tua mente.»

Un simile linguaggio era così nuovo per Fanny, che ne rimase tutta imbarazzata.«Tuo zio ti trova molto graziosa, cara Fanny: proprio così. Chiunque, eccetto me, avrebbe

sfoggiato una frase più galante, e chiunque, eccetto te, si risentirebbe per non essere stata ritenuta molto graziosa per il passato, ma fatto sta che tuo zio, che non ti aveva mai ammirata prima d'ora, adesso lo fa. Il tuo colorito è talmente migliorato! - e hai acquistato un così bel portamento! - e la tua figura... No, Fanny, non ti schermire: si tratta solo del giudizio di uno zio. Se non puoi sopportare l'ammirazione di uno zio, che ne sarà di te? Devi veramente farti forza e accettare l'idea che ormai vale la pena di guardarti. Suvvia, cerca di non angustiarti per il fatto che stai diventando una donna avvenente.»

«Oh, non parlare così, non parlare così!» esclamò Fanny, sconvolta da emozioni più profonde di quanto egli supponesse. Ma al vederla così smarrita, Edmund abbandonò l'argomento e si limitò ad aggiungere con tono più serio: «Tuo zio è portato ad apprezzarti sotto ogni aspetto; solo vorrei che tu parlassi di più con lui. Sei un membro troppo silenzioso nella nostra cerchia serale.»

«Ma parlo con lui più di quanto fossi solita prima! Sono certa di farlo. Non mi hai sentita, ieri sera, fargli domande sulla tratta degli schiavi?»

«Ti ho sentita, e ho sperato che l'argomento fosse portato avanti dagli altri. Avrebbe fatto piacere a tuo zio sentirsi interrogare ulteriormente in proposito.»

«E io desideravo tanto farlo, ma vi era un tale silenzio! E mentre le mie cugine sedevano senza dir parola non mi piaceva... pensavo che avrei dato l'impressione di volermi mettere in evidenza a loro spese dimostrando quella curiosità e quell'interesse per le sue dirette informazioni che lui certo desiderava riscontrare nelle sue figlie.»

«Miss Crawford aveva proprio ragione in quello che ha detto di te l'altro giorno; che tu quasi sembri aver tanta paura di essere notata e lodata quanto le altre donne temono di essere trascurate. Parlavamo di te alla Canonica, e queste furono le sue parole. Ha un grande discernimento. Non conosco nessuno che intuisca meglio il carattere della gente. Per una donna così giovane è una cosa notevole! Lei certamente ti capisce meglio di quanto faccia la maggior parte di noi che ti conosciamo da tanto tempo; e di alcuni altri, come ho potuto accorgermi da alcune osservazioni che le sono sfuggite a caldo, potrebbe definire molti tratti con lo stesso acume, se la delicatezza non glielo impedisse. Mi chiedo cosa pensi di mio padre. Deve ammirarlo molto come uomo di bell'aspetto, di modi molto raffinati, dignitosi e forti; ma forse, avendolo visto così raramente, il suo riserbo può farlo apparire un po' scostante. Se potessero trattenersi molto insieme, sono sicuro che si piacerebbero a vicenda. Egli gusterebbe la sua vivacità e lei ha ingegno bastante per dar valore alle doti intellettuali di mio padre. Vorrei che si incontrassero di frequente! Spero che Miss Crawford non supponga che vi sia una qualche speciale avversione da parte di lui.»

«Sa bene di quale considerazione goda presso voi tutti,» disse Fanny con un mezzo sospiro, «per temere qualcosa del genere. E il fatto che Sir Thomas, in un primo momento, desideri intrattenersi solo con la sua famiglia, è talmente naturale che Miss. Crawford non può inferirne niente di scortese. Fra un po' di tempo, penso, ci incontreremo nuovamente come prima, facendo le dovute concessioni alla diversa stagione.»

«Questo è il primo ottobre che ha passato in campagna da quando era bambina. Perché certo Tunbridge o Cheltenham non possono essere definiti ‹campagna›; novembre poi è un mese ancora più triste, e mi rendo conto che Mrs. Grant teme che la sorella trovi Mansfield troppo noioso a mano a mano che entriamo nell'inverno.»

Fanny avrebbe potuto aggiungere molte cose alle parole di lui, ma trovò più saggio tacere e ascoltare senza commenti l'elenco delle molte risorse di Miss Crawford, delle sue doti, del suo spirito, del suo prestigio sociale, dei suoi amici, per tema di lasciarsi andare a qualche osservazione apparentemente

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scortese. La gentile opinione che Miss Crawford aveva di lei le meritava per lo meno una grata indulgenza, e così incominciò a parlare di qualcos'altro.

«Domani, credo, lo zio pranzerà a Sotherton, e anche Mr. Bertram: a casa saremo proprio in numero ristretto. Spero che allo zio Mr. Rushworth continuerà a piacere.»

«È impossibile, Fanny. Dopo la visita di domani per forza gli piacerà meno, poiché trascorreremo cinque ore in sua compagnia. Avrei timore della stupidità che verrà in luce nel corso della giornata se poi non dovesse seguire un male ancor peggiore: l'impressione che, inevitabilmente, lascerà in Sir Thomas. Non potrà ingannarsi più a lungo. Mi spiace per tutti loro, e vorrei proprio che Rushworth e Maria non si fossero mai incontrati.»

E, in effetti, Sir Thomas era sempre più deluso in proposito. Tutta la sua buona volontà verso Mr. Rushworth, tutta la deferenza di Mr. Rushworth verso di lui, non poterono impedire che egli discernesse ben presto parte della verità: che Mr. Rushworth era un giovane di livello mentale inferiore, tanto ignorante nel campo degli affari quanto in quello dei libri, dalle opinioni generalmente instabili, e privo della capacità di rendersi conto delle proprie deficienze.

Si era aspettato un genero ben diverso; e incominciando a sentirsi perplesso sul conto di Maria, tentava di capirne i sentimenti; non gli ci volle molta osservazione per concludere che nella migliore delle ipotesi essa provava solo indifferenza per il fidanzato. Il suo modo di comportarsi verso Mr. Rushworth era distratto e freddo. Non poteva piacerle, non le piaceva. Sir Thomas prese la risoluzione di parlarle seriamente. Per quanto vantaggioso potesse essere quel matrimonio e nonostante la lunga durata e la pubblicità del fidanzamento, la felicità della figlia non doveva essere sacrificata. Forse Mr. Rushworth era stato accettato dopo una conoscenza troppo breve e, conoscendolo meglio, ora essa si pentiva della propria decisione.

Sir Thomas le si rivolse con affetto solenne; le disse i suoi personali timori, si informò dei desideri di lei, la implorò di parlargli apertamente e sinceramente, e le assicurò che qualsiasi inconveniente sarebbe stato affrontato e la relazione troncata se si sentiva angustiata prospettandosene gli sviluppi. Egli avrebbe agito in suo nome e l'avrebbe liberata da ogni impegno. Per un attimo, mentre l'ascoltava, Maria lottò con se stessa; ma solo per un attimo. Quando suo padre ebbe finito, fu in condizione di dare la sua risposta immediatamente, con decisione, senza apparente agitazione: gli era grata per la sua grande sollecitudine, per il suo affetto paterno, ma egli si ingannava del tutto se pensava che lei avesse il minimo desiderio di rompere il fidanzamento, o fosse consapevole di un qualsiasi mutamento di opinione o di inclinazione da quando si era impegnata. Nutriva la più alta stima per il carattere di Mr. Rushworth, per le sue tendenze, e non poteva avere alcun dubbio circa la felicità che l'attendeva con lui.

Sir Thomas fu soddisfatto, troppo prontamente soddisfatto, forse, per spingere l'indagine più a fondo come il suo buonsenso gli avrebbe dettato se si fosse trovato a consigliare un altro. Era un parentado al quale non avrebbe rinunciato senza rincrescimento, e ragionò così. Mr. Rushworth era abbastanza giovane per migliorare. Mr. Rushworth, a contatto con un buon ambiente doveva migliorare, sarebbe migliorato; e se fin d'ora Maria poteva parlare con tanta sicurezza della sua futura felicità con lui, e parlava certamente senza il preconcetto, senza la cecità dell'amore, le si doveva prestar fede. Probabilmente i suoi sentimenti non erano dei più ardenti, né lui aveva mai pensato che lo fossero; ma gli agi che l'aspettavano non sarebbero stati minori per questo, e se poteva fare a meno di desiderare nel marito un personaggio brillante, di punta, certamente tutto il resto era a favore di quel matrimonio. Una giovane donna, di buona indole, che non si sposava per amore, generalmente si attaccava ancor più alla famiglia di origine e la vicinanza tra Sotherton e Mansfield avrebbe naturalmente tenuto lontane le tentazioni maggiori e, con ogni probabilità, promesso un continuo susseguirsi dei più gentili ed innocenti svaghi. Questo era il genere di ragionamento di Sir Thomas, lieto di sfuggire agli imbarazzanti fastidi di una rottura - alla meraviglia, alle supposizioni, alle critiche che l'avrebbero accompagnata, lieto di confermare un matrimonio che gli avrebbe procurato un così considerevole aumento di rispettabilità e di influenza, e lietissimo di presupporre nell'indole della figlia tutto quanto vi era di più favorevole all'attuarsi di tali speranze.

Per Maria il colloquio si chiuse in modo altrettanto soddisfacente. Era in una tale condizione di spirito che l'aver fissato il proprio destino al di là di ogni possibilità di ritrattazione le dava sollievo. Era contenta di essersi legata di nuovo, e indissolubilmente, a Sotherton - di essersi sottratta al pericolo di accordare a Crawford il trionfo di essere lui a determinare le sue azioni e a distruggere le sue prospettive; e ritirandosi con altera risoluzione, decise di comportarsi, in avvenire, con maggior prudenza nei riguardi di Mr. Rushworth, affinché suo padre non si insospettisse di nuovo. Se Sir Thomas si fosse rivolto alla figlia tre o quattro giorni dopo la partenza di Henry Crawford, quando il primo tumulto dei suoi sentimenti non si era ancora quietato, prima che lei avesse rinunciato alla speranza di una resipiscenza di Henry o avesse

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presa la ferma risoluzione di sopportarne il rivale, forse la sua risposta sarebbe stata diversa: ma dopo che altri tre o quattro giorni furono trascorsi senza che si sentisse parlare del ritorno di lui, senza una lettera, senza un'ambasciata, senza un segno di intenerimento, senza la speranza che dalla separazione potesse derivare un qualsiasi vantaggio, la sua mente si fece abbastanza fredda da cercare tutto il conforto che l'orgoglio e la vendetta potevano darle. Henry Crawford aveva distrutto la sua felicità, ma non lo doveva sapere; non doveva distruggere la sua reputazione, la sua apparenza, la sua prosperità. Non doveva pensare che lei se ne stesse immalinconita nel ritiro di Mansfield, rifiutando per amor suo Sotherton e Londra, indipendenza e splendore. L'indipendenza le era più necessaria che mai, e a Mansfield ne sentiva più che mai la mancanza. Si faceva sempre più restia a sopportare i limiti imposti dal padre. La libertà che l'assenza di lui le aveva consentito le era adesso assolutamente indispensabile. Doveva sfuggire a lui e a Mansfield al più presto possibile, e trovar conforto al suo spirito ferito nella ricchezza e nel prestigio sociale, nel trambusto e nelle attività della vita mondana. Era assolutamente decisa, e non cambiò risoluzione.

Per simili sentimenti ogni indugio, perfino quello imposto dai preparativi di una cerimonia fastosa sarebbe stato un male, e Mr. Rushworth non avrebbe potuto sollecitarne la celebrazione con più impazienza di lei. Né a Maria occorreva una lunga preparazione spirituale: era pronta al matrimonio; lo era perché detestava il focolare domestico, il freno impostole, la tranquillità quotidiana; perché sentiva dentro di sé la sorda sofferenza di un amore deluso e il disprezzo per l'uomo che stava per sposare. Il resto poteva aspettare. Alle nuove carrozze, ai mobili nuovi si sarebbe provveduto più tardi, a Londra, in primavera, quando il suo gusto e la sua volontà avrebbero avuto via libera.

Essendo così concordati i punti più importanti, fu presto evidente che pochissime settimane sarebbero state sufficienti per i preparativi che dovevano precedere la cerimonia.

Mrs. Rushworth era prontissima a ritirarsi e a cedere il posto alla giovane fortunata che il suo diletto figlio aveva scelta; e ai primi di novembre traslocò, completa di cameriera personale, domestico e cocchio, come si addiceva alla sua condizione di gentildonna-vedova, per Bath; per farvi sfoggio, durante le sue serate mondane, delle magnificenze di Sotherton, godendone forse, nell'animazione creata intorno a un tavolino da gioco, quanto ne aveva goduto di persona - e prima della metà di quello stesso mese il matrimonio fu celebrato dando a Sotherton una nuova padrona. Fu una cerimonia correttissima. La sposa era elegantemente vestita, le due damigelle d'onore lo erano anch'esse (ma, come si conviene, un po' meno), il padre l'accompagnò all'altare - la madre tenne per tutto il tempo il flacone dei sali in mano temendo di sentirsi sopraffatta dalla commozione - la zia tentò di piangere - e le frasi di rito furono, solennemente, lette dal dottor Grant. Quando l'evento venne debitamente commentato dalle famiglie dei dintorni, non vi si trovò nulla da criticare se non che la carrozza che aveva condotto la sposa, lo sposo e Julia dalla chiesa fino alla porta di Sotherton, era la stessa di cui Mr. Rushworth aveva fatto uso nei suoi andirivieni durante gli ultimi dodici mesi. Per tutto il resto, l'etichetta che aveva governato l'intera giornata poteva sostenere con onore la più minuziosa indagine.

Ecco, era tutto a posto e se ne erano andati. Sir Thomas provava tutto quanto un padre ansioso deve provare e sperimentava realmente molta dell'agitazione che sua moglie aveva temuto per sé ma alla quale era fortunatamente sfuggita. Mrs. Norris, felicissima di associarsi ai padroni di casa nel disimpegno dei doveri della giornata, trascorrendola al Park per tener alto lo spirito della sorella e bere alla salute di Mr. e Mrs. Rushworth con l'aggiunta di uno o due bicchieri, era tutta gaudio e delizia: lei aveva combinato il matrimonio, lei aveva fatto ogni cosa, e nessuno avrebbe supposto, dal suo fiducioso trionfo, che avesse mai udito parlare in vita sua di infelicità coniugale, o fosse menomamente conscia dell'intima disposizione di spirito della nipote educata sotto i suoi occhi.

Il piano della giovane coppia era di procedere, dopo pochi giorni, fino a Brighton e di prendervi in affitto una casa per alcune settimane: tutte le località mondane erano nuove per Maria, e Brighton è tanto animata in inverno quasi quanto in estate. Quando poi la novità del divertimento vi si fosse esaurita, sarebbe stato tempo per penetrare nella più vasta sfera di Londra.

Julia sarebbe andata con loro a Brighton. Da quando la rivalità era cessata, le due sorelle avevano gradualmente ritrovato molto della buona intesa di un tempo; ed erano per lo meno in termini abbastanza amichevoli da far sì che ciascuna di loro fosse estremamente lieta di trovarsi in compagnia dell'altra in quell'occasione. Qualsiasi compagnia purché non fosse quella di Mr. Rushworth, era di fondamentale importanza per la sua sposa; e Julia, del pari smaniosa di novità e di svago, anche se, conquistati attraverso prove meno ardue, poteva proprio per questo adattarsi ad una posizione subordinata.

La loro partenza produsse un altro cambiamento sensibile a Mansfield, un vuoto che, per essere colmato, richiese un certo tempo. Il circolo familiare si restrinse sensibilmente, e benché negli ultimi tempi le signorine Bertram non avessero contribuito granché alla sua gaiezza, non si poteva non risentirne la

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mancanza. Perfino la madre ne soffrì e quanto di più ne soffrì la tenera cugina, che vagava per la casa e le pensava e si preoccupava per loro con una intensità di affettuoso rimpianto che esse non avevano mai fatto molto per meritare!

CAPITOLO XXII

L'importanza di Fanny aumentò con la partenza delle cugine. Rimasta l'unica giovanetta presente in salotto, l'unico membro di quella interessante categoria in una famiglia nella quale fino a quel momento aveva occupato un così umile terzo posto, era impossibile che non la guardassero di più, non pensassero maggiormente a lei, non se ne occupassero più assiduamente di quanto avessero mai fatto prima; e «dov'è Fanny?» divenne una domanda tutt'altro che inconsueta anche quando la sua presenza non era richiesta dalle esigenze di qualcuno. La si apprezzava di più, non solo in casa, ma anche alla Canonica. Fanny, che dopo la morte di Mr. Norris non vi aveva messo piede più di due volte l'anno, divenne un'ospite benvenuta e invitata; e, nello squallore e nel fango di novembre, graditissima a Mary Crawford. Le visite, incominciate per caso, continuarono dietro calorosa sollecitazione. A Mrs. Grant, in realtà ansiosa di procurare una qualche distrazione alla sorella, fu facile persuadersi con inconscio auto-inganno di usare un'estrema cortesia a Fanny e, sollecitandola a tornare spesso, di offrirle una preziosa occasione per progredire e affinarsi. La cosa era incominciata così: Fanny, mandata al villaggio dalla zia Norris per una qualche commissione era stata sorpresa da un violento acquazzone nelle vicinanze della Canonica e qualcuno l'aveva scorta dalla finestra mentre tentava di trovar riparo sotto i rami e le foglie superstiti di una quercia proprio dietro la casa; così l'avevano costretta, non senza qualche timida riluttanza da parte sua, ad entrare. Aveva opposto resistenza a un cortese domestico, ma quando il dottor Grant in persona era uscito portando un ombrello, non aveva potuto fare altro che entrare in casa, imbarazzatissima e il più rapidamente possibile. E per la povera Miss Crawford che profondamente depressa stava appunto contemplando la pioggia battente, pensando tra un sospiro e l'altro al fallimento del suo progetto di uscire, in mattinata, a far due passi e all'improbabilità di vedere una qualsiasi anima viva all'infuori dei suoi, nelle prossime ventiquattro ore, il piccolo tramestio alla porta d'ingresso e la vista di Miss Price gocciolante nel vestibolo, erano stati una deliziosa sorpresa. Capì quanto conti un evento inatteso in campagna, in un giorno di pioggia. Si sentì rinascere, e fu, tra le persone presenti, la più attiva nel rendersi utile a Fanny, nello scoprire che era più inzuppata di quanto a tutta prima essa volesse ammettere, e nel fornirle abiti asciutti; sicché Fanny, costretta ad accettare tutte quelle premure e ad essere aiutata e servita da padrone e cameriere, costretta inoltre, una volta tornata dabbasso, a trattenersi in salotto per un'ora mentre continuava a piovere, fu per Miss Crawford una vera benedizione, qualcosa di nuovo e di inatteso da contemplare, e a cui pensare, qualcosa che l'avrebbe tenuta su di morale fino al momento di vestirsi per il pranzo e di andare a tavola. Le due sorelle furono così gentili con lei e così affabili, che Fanny avrebbe goduto quella visita se solo avesse potuto essere sicura di non cagionare disturbo, e se avesse potuto prevedere che il tempo si sarebbe decisamente rimesso nel giro di un'ora, risparmiandole l'imbarazzo di vedere che si facevano uscire i cavalli e la carrozza del dottor Grant per ricondurla a casa; eventualità, questa, da cui si sentiva minacciata. Quanto all'ansietà che una sua assenza con quel tempaccio avrebbe potuto cagionare in famiglia, non aveva di che preoccuparsi, poiché solamente le due zie sapevano che era uscita, e lei era sicurissima che non si sarebbero minimamente allarmate. Bastava che la zia Norris decidesse che si era riparata dalla pioggia in questo o in quel casolare, e la zia Bertram le avrebbe senz'altro creduto.

Il cielo cominciava a schiarire quando Fanny, vedendo l'arpa nella stanza, fece in proposito alcune domande, che ben presto la indussero ad ammettere che era suo vivo desiderio sentirla suonare, e ad aggiungere, cosa che parve incredibile a Mary, di non averne mai avuto l'opportunità da quando lo strumento era giunto a Mansfield. A Fanny il fatto sembrava semplicissimo e del tutto naturale. Non era quasi mai stata alla Canonica da quando l'arpa vi aveva fatto il suo ingresso, per cui non le si era mai offerta l'occasione; ma Miss Crawford, ricordando come, tempo addietro, l'ospite avesse espresso quello stesso desiderio, si pentì della propria trascuratezza e subito le chiese, con cordiale sollecitudine: «Vuole che suoni per lei ora?... cosa le piacerebbe sentire?»

Suonò dunque; felice di avere una nuova ascoltatrice; un'ascoltatrice che, inoltre, sembrava tanto grata, tanto piena di ammirazione per la sua bravura, e che dava prova di non essere priva di gusto. Suonò

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finché il tempo non volse al bello e gli occhi di Fanny, volgendosi alla finestra, non espressero la sua intenzione di congedarsi.

«Ancora un quarto d'ora,» disse Miss Crawford, «e vedremo se dura. Non fugga al primo momento in cui il tempo sembra migliorare. Quelle nuvole hanno un'aria minacciosa.»

«Ma sono già passate oltre,» disse Fanny. «Le ho osservate. Il vento soffia da sud.»«Nord o sud, riconosco una nuvola nera quando la vedo; e lei non deve incamminarsi finché il

tempo si mantiene così minaccioso. E inoltre voglio suonarle ancora una cosa - un pezzo molto bello - è il preferito di suo cugino Edmund. Deve rimanere e ascoltare il pezzo preferito di suo cugino.»

Fanny sentì che doveva farlo; e benché non avesse atteso quell'informazione per pensare a Edmund, quel cenno ne evocò vividamente l'immagine e se lo figurò seduto in quella stanza, giorno dopo giorno forse proprio dove lei sedeva ora, intento ad ascoltare con immutato piacere la sua aria preferita; quell'aria che, così le sembrava, Miss Crawford eseguiva con tono ed espressione superiori alle altre. Anche a Fanny piaceva, ed era lieta di apprezzare tutto ciò che egli apprezzava; eppure, quando il pezzo finì, si sentì più sinceramente impaziente di andarsene, di quanto lo fosse stata prima; e quando il suo desiderio apparve palese, le sue ospiti la invitarono così gentilmente a tornare, a fare della Canonica la meta della sua passeggiata ogni volta che le fosse possibile, a venire ancora a sentir suonare l'arpa, che Fanny sentì di doverlo fare, purché nessuno a casa vi facesse obiezione.

Ebbe così inizio quella specie di intimità che si stabilì fra loro due settimane circa dopo la partenza delle signorine Bertram, un'intimità che nasceva principalmente dal desiderio di Miss Crawford di una qualche novità e che non aveva profonde radici nei sentimenti della fanciulla. Fanny andava alla Canonica ogni due o tre giorni. sembrava attratta da una specie di incantesimo; non si sentiva paga se non andava, eppure non voleva bene a Mary Crawford, non pensava come lei, non provava nessun sentimento di gratitudine nel vedersi ricercata ora che non c'era nessun'altra persona da invitare; non traeva alcun piacere dalla conversazione della compagna all'infuori di un occasionale divertimento che, a dispetto dei suoi principi, provava proprio quando il riso nasceva dal dileggio di persone o argomenti che desiderava fossero rispettati. Tuttavia ci andava e fecero molte passeggiate di mezz'ora tra le macchie di arbusti di Mrs. Grant. La temperatura era insolitamente mite per la stagione; così a volte si arrischiavano perfino a sedere su una delle panchine, ora quasi senza riparo di fronde, rimanendovi forse finché nel bel mezzo di una tenera esclamazione di Fanny sulla delicata bellezza di un così prolungato autunno, l'improvviso soffio di una fredda ventata, che faceva cadere intorno a loro le ultime foglie ingiallite, le costringeva a balzare in piedi e a mettersi a camminare per riscaldarsi.

«È bello, sì, è così bello,» disse un giorno Fanny, guardandosi intorno mentre se ne stavano così sedute insieme, «ogni volta che vengo in questa macchia di arbusti resto colpita dalla sua leggiadria, da quanto sia cresciuta. Tre anni fa non era che una comune siepe divisoria sul ciglio del campo, e non le si dava nessuna importanza, non si pensava di poterne fare qualcosa; ed ora è trasformata in un luogo da passeggio e sarebbe difficile dire se ha più valore per la comodità che offre o per la sua bellezza ornamentale. E da qui ad altri tre anni può darsi che noi si dimentichi quello che era prima. Quanto è prodigioso, veramente prodigioso l'operare del tempo, il mutare della mente umana!» E seguendo il filo di quest'ultimo pensiero, poco dopo aggiunse: «Se una delle nostre facoltà può dirsi più meravigliosa delle altre, questa è la memoria, penso. Nei suoi poteri, nelle sue deficienze, nella sua mutabilità sembra esservi qualcosa di più misterioso che in ogni altra attività della nostra mente. La memoria è a volte così tenace, così servizievole, così obbediente, e altre volte così confusa e così debole - e altre volte ancora così tirannica, così incontrollabile!... Siamo certamente un miracolo da tutti i punti di vista, ma la natura della nostra facoltà di ricordare e di dimenticare sembra veramente al di là di ogni comprensione.»

Miss Crawford, indifferente e distratta, non aveva nulla da dire; e Fanny, accorgendosene, riportò il discorso su quello che credeva potesse interessarla.

«Può sembrare presuntuoso da parte mia esprimere una lode, ma devo ammirare il gusto che Mrs. Grant ha dimostrato in tutta questa sistemazione. Vi è una così sobria semplicità nella disposizione dello scenario! Nessuna forzatura.»

«Sì,» replicò Miss Crawford senza dar peso alla cosa, «è riuscita molto bene per un posto come questo. Qui non si pensa a vasti spazi. E, sia detto fra noi, prima di venire a Mansfield non avevo mai pensato che un parroco di campagna aspirasse a possedere una macchia, né altro del genere.»

«Sono così lieta di vedere che i sempre-verdi prosperano!» continuò Fanny. «Il giardiniere dello zio dice sempre che il suolo qui è migliore di quello suo e sembra sia proprio così dalla crescita dei lauri e dei sempre-verdi in generale. I sempre-verdi! Come sono belli, graditi meravigliosi i sempre-verdi! Quando ci si pensa, che stupefacente varietà è quella della natura. In alcuni paesi la varietà è data dagli alberi che in

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autunno perdono le foglie, ma ciò non rende meno stupefacente il fatto che lo stesso suolo e lo stesso sole alimentino piante che differiscono fino in quella che è la prima regola e legge della loro esistenza. Penserà che mi abbandono al lirismo, ma quando sono all'aperto, soprattutto quando siedo all'aperto, sono veramente portata a lasciarmi andare a questo genere di fantasticheria. Non si può posare lo sguardo sul più semplice prodotto della natura senza trovare alimento per una fantasiosa divagazione.»

«Per dire la verità,» rispose Miss Crawford, «io sono piuttosto come il famoso Doge alla corte di Luigi XIV, e posso dichiarare che non vedo nulla di più meraviglioso in questa macchia del fatto di trovarmici. Se un anno fa qualcuno mi avesse detto che questo luogo sarebbe stato la mia dimora, che vi avrei trascorso un mese dopo l'altro, come sto facendo, non lo avrei certamente creduto! Sono ormai quasi cinque mesi che vivo qui! e inoltre i più quieti cinque mesi che abbia mai trascorsi.»

«Troppo quieti per lei, credo.»«Così avrei pensato io stessa, in teoria, ma», e gli occhi le si illuminarono mentre parlava,

«considerandola nel suo insieme, non ho mai vissuto un'estate più felice. Proprio così,» continuò con aria più pensosa e a voce più bassa, «non si può dire dove questa situazione mi può portare.»

Il cuore di Fanny prese a battere forte; neppure lei non si sentiva in grado di avanzare una supposizione o di sollecitarla. Ma dopo una breve pausa Miss Crawford continuò con rinnovata animazione: «Sento di essermi riconciliata con l'idea di una residenza in campagna più di quanto potessi immaginare. Posso perfino supporre che sia piacevole trascorrere in campagna metà dell'anno poste certe condizioni, molto piacevole. Vivere in una casa elegante, abbastanza vasta, al centro di un mondo familiare coi cui membri sia possibile intrattenere costanti relazioni, occupare il primo posto nella società dei dintorni, essere considerata, come colei che dà il tono, anche più di chi disponga di maggiori beni di fortuna e uscire dal gaio giro dei divertimenti solo per godere un tête-a tête con la persona che si considera la più piacevole al mondo... Non vi è nulla di spaventoso in un simile quadro, non è vero, Miss Price? In una situazione come questa non ci sarebbe da invidiare la nuova Mrs. Rushworth e una dimora come la sua.» «Invidiare Mrs. Rushworth!» fu tutto quanto Fanny riuscì a dire. «Via, via, sarebbe molto brutto da parte nostra essere severe verso Mrs. Rushworth, poiché attendo con impazienza le moltissime ore allegre, brillanti, felici, di cui dovremo esserle riconoscenti. Immagino che noi tutti saremo assai spesso a Sotherton, l'anno prossimo. Un matrimonio come quello che Miss Bertram ha contratto, è una pubblica benedizione, poiché il primo piacere della moglie di Mr. Rushworth sarà di riempire la sua casa di gente e di dare i più bei balli del circondario.»

Fanny rimase in silenzio e Miss Crawford ricadde per qualche minuto nel suo umore pensoso, finché, alzando improvvisamente lo sguardo, esclamò: «Ah! eccolo!» Non si trattava di Mr. Rushworth, comunque, ma di Edmund, che veniva verso di loro in compagnia di Mrs. Grant. «Mia sorella e Mr. Bertram? Sono così contenta che, grazie alla partenza del maggiore dei suoi cugini, lui possa essere nuovamente indicato come Mr. Bertram. Vi è qualcosa di così formale in ‹Mr. Edmund Bertram›, di così meschino... fa tanto fratello-cadetto che mi riesce detestabile.»

«Come è differente il nostro modo di sentire!» esclamò Fanny, «Per me il ‹Mr. Bertram› suona così freddo e privo di significato, così totalmente privo di calore e di carattere! Indica semplicemente un gentiluomo e niente di più. Ma vi è un che di nobile nel nome ‹Edmund›. È un nome che suggerisce eroismo e fama - il nome di re e di principi e di cavalieri; e sembra che ne emani lo spirito stesso della cavalleria e dei caldi affetti.»

«Ammetto che il nome in sé è buono, e ‹Lord Edmund› o ‹Sir Edmund› ha un suono delizioso; ma lo si congeli, lo si annienti con un ‹Mr.› e Mr. Edmund non diventa nulla più di un Mr. Thomas o di un Mr. John. Bene, dobbiamo raggiungerli e toglier loro almeno per metà il gusto della ramanzina che si preparano a farci perché ce ne stiamo sedute all'aperto in questa stagione; ci faremo trovare in piedi prima che possano incominciare.»

Edmund le incontrò con speciale piacere. Era la prima volta che le vedeva insieme da quando era iniziato fra loro quel più stretto rapporto di cui aveva sentito parlare con grande soddisfazione. Un'amicizia fra due fanciulle che gli erano tanto care era proprio quanto poteva desiderare di più e, a credito della perspicacia dell'innamorato, si deve ammettere che da nessun punto di vista considerava Fanny come l'unica, e nemmeno come la principale, beneficiaria in quella amicizia.

«Ebbene,» disse Miss Crawford, «non ci sgridate per la nostra imprudenza? Perché credete che noi ci siamo sedute se non perché ci facciate la predica in proposito e ci supplichiate di non farlo più?»

«Forse vi avrei mosso rimprovero,» disse Edmund, «se l'una o l'altra di voi fosse stata da sola; ma quando agite male insieme, posso chiudere un occhio su molte cose.»

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«Non possono esser state sedute a lungo,» esclamò Mrs. Grant, «poiché quando sono andata di sopra a prendere lo scialle, le ho viste dalla finestra delle scale e in quel momento stavano passeggiando.»

«E in verità,» aggiunse Edmund, «la giornata è così mite che lo starvene sedute per alcuni minuti può difficilmente essere considerato una imprudenza. Da noi il tempo non è sempre da giudicare in base al calendario. A volte possiamo prenderci maggiori libertà in novembre che non in maggio.»

«Parola d'onore,» esclamò Miss Crawford, «fra tutti i cari amici che ho incontrato nessuno è più insensibile e deludente di voi due! Mai che vi si possa cagionare un momento di preoccupazione. Voi non sapete quanto abbiamo sofferto, quali brividi di freddo abbiamo provato! Ma ho sempre pensato che Mr. Bertram è una delle più indisponenti persone che una povera donna possa tentar di sconcertare ricorrendo a qualche piccola manovra che vada contro il senso comune. Da lui ho sempre sperato pochissimo, fin da principio; ma in lei, Mrs. Grant, mia sorella, la mia propria sorella, pensavo di avere il diritto di suscitare un qualche allarme.»

«Non ti lusingare, carissima Mary. Non hai la minima probabilità di agitarmi. Certo, qualcosa mi ha allarmata, ma per ben altri motivi, e se avessi potuto far cambiare il tempo, ti avrebbe investito un buon vento pungente dell'est, poiché ci sono alcune delle mie piante che Robert si ostina a lasciar fuori di notte, visto che il tempo è così mite, e so come andrà a finire: a un tratto avremo un cambiamento di temperatura, una bella brinata all'improvviso, che coglierà tutti di sorpresa (o per lo meno Robert) e me le rovinerà; e, quel che è peggio, la cuoca mi ha appena detto che il tacchino, che desideravo in modo speciale non fosse cucinato prima di domenica, perché so quanto il dottor Grant lo gradirebbe domenica dopo le fatiche di quella giornata, non si manterrà oltre domani. Questi sì che sono motivi di lagnanza, e mi fanno trovare questa giornata molto afosa, troppo afosa per la stagione.»

«Oh! Le gioie di chi dirige una casa in un villaggio di campagna!» disse Miss Crawford maliziosamente. «Saluti da parte mia il suo giardiniere e il suo pollicoltore.»

«Mia cara bambina, saluta da parte del dottor Grant i decani dell'abbazia di Westminster o quelli di St. Paul, e, ti assicuro, sarei soddisfatta del tuo giardiniere e del tuo pollicoltore quanto potresti esserlo tu. Ma visto che qui a Mansfield non abbiamo persone simili a portata di mano, cosa vorresti che facessi?»

«Oh, lei non potrebbe far nulla più di quanto già fa; avere tanti motivi di irritazione e non spazientirsi mai.»

«Grazie, ma le piccole molestie non possono essere evitate, Mary, qualunque sia il luogo in cui si abita; e quando sarai felicemente sistemata in città e io ti verrò a far visita, sono certa che ti troverò alle prese con le tue molestie, a dispetto del giardiniere o del pollicoltore, o forse proprio per causa loro: sì, perché la loro lontananza e mancanza di puntualità, i loro prezzi esorbitanti e le loro frodi ti strapperanno amare querimonie.»

«Intendo essere troppo ricca per lagnarmi o risentirmi di cose del genere. Per chi vuole la felicità una rendita cospicua è la miglior ricetta di cui abbia mai sentito parlare. Certo si garantirebbe tutta quella parte di felicità che dipende dal mirto o dal tacchino.»

«Lei vuole essere molto ricca,» disse Edmund con uno sguardo che, agli occhi di Fanny, aveva un significato molto serio.

«Certamente! e lei, no? Non lo vogliamo tutti?»«Io non posso propormi una meta tanto al di là delle mie possibilità, Miss Crawford può scegliere

il proprio livello di opulenza. Deve solo fissare di quante migliaia di sterline l'anno debba essere, e non può esservi dubbio che vengano messe ai suoi piedi. Quanto a me, ho solo l'intenzione di adoperarmi per non essere povero.»

«Grazie a moderazione ed economia e col ridurre le proprie necessità al livello della rendita di cui si dispone, e via dicendo. La capisco, ed è un progetto molto appropriato per una persona della sua età, con mezzi tanto inadeguati e relazioni così prive di importanza. Che altro può volere, se non i mezzi che le consentano di mantenersi decentemente? Non ha molto tempo dinnanzi a sé; e i suoi parenti non sono in condizione di far niente per lei o si preparano a mortificarla col contrasto della loro ricchezza e importanza. Sia onesto e povero, faccia pure - ma io non la invidierò; non penso nemmeno che la rispetterò granché. Rispetto assai di più quelli che sono onesti e ricchi.»

«Il suo grado di rispetto per l'onestà, ricca o povera che sia, è precisamente cosa di cui non ho modo di interessarmi. Io non intendo essere povero. La povertà è proprio ciò contro cui ho decisamente preso posizione. L'onestà, da ricercarsi fra i due estremi in quella che è la via di mezzo della condizione sociale, è precisamente quanto vorrei che lei non guardasse dall'alto in basso.»

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«E invece è proprio quello che guardo dall'alto in basso, se uno avrebbe potuto essere più in alto. Guarderò sempre con disprezzo chi si accontenta dell'oscurità mentre potrebbe elevarsi e accedere ad una posizione distinta.»

«Ma come potrebbe elevarsi? Come potrebbe la mia onestà, in ogni caso, accedere a una posizione distinta?»

Questa non era una domanda a cui fosse molto facile rispondere. La sua leggiadra interlocutrice replicò con un «Oh!» indugiando su quel suono prima di riuscire ad aggiungere: «Lei dovrebbe entrare a far parte del Parlamento, o avrebbe dovuto entrare nell'esercito dieci anni fa.»

«Questa seconda opzione non è molto attuabile ormai; e in quanto al mio ingresso in Parlamento, credo che dovrò aspettare finché vi sia una speciale assemblea ove possono essere rappresentati quei figli cadetti che dispongono di un patrimonio limitato. No, Miss Crawford,» aggiunse in un tono più serio, «vi sono certe distinzioni a proposito delle quali mi sentirei avvilito se pensassi di non avere una qualche opportunità - assolutamente nessuna opportunità o possibilità - di ottenerle, ma sono di natura diversa.» Fanny, che li osservava, avvertì penosamente l'imbarazzo di lui, mentre pronunciava quelle parole, e qualcosa di molto simile all'imbarazzo nei modi di Miss Crawford mentre dava una qualsiasi risposta scherzosa. E, assolutamente incapace di prestar attenzione, come avrebbe dovuto a Mrs. Grant, al cui fianco, ora, camminava seguendo gli altri due, si era quasi decisa a ritornare a casa immediatamente, e aspettava solo di raccogliere tutto il suo coraggio per annunciarlo, quando il suono del grande orologio di Mansfield Park che batteva le tre le disse che era stata assente più a lungo del solito e impose una pronta risposta alla domanda che appunto si stava ponendo: se dovesse o no prendere subito congedo e in che modo. Messo da parte ogni dubbio incominciò subito a porgere i suoi saluti; e nello stesso momento, Edmund si ricordò che sua madre aveva cercato la cugina e che lui era venuto alla Canonica allo scopo di ricondu la a casa.

La fretta di Fanny crebbe e si sarebbe incamminata anche senza aspettare di essere seguita da Edmund; ma gli altri tre accelerarono il passo e la seguirono verso la Canonica di cui si doveva attraversare l'atrio per uscire sul sentiero comune. Il dottor Grant era nel vestibolo, e mentre si fermavano per parlargli Fanny capì, dai modi di Edmund, che egli aveva intenzione di andar via con lei: anche lui, infatti, stava prendendo congedo. Non seppe non sentirsene lieta. Nel momento in cui si incamminavano, Edmund fu invitato dal dottor Grant a condividere il suo pranzo, senza cerimonie, il giorno seguente. E Fanny ebbe appena tempo di registrare la sgradevole sensazione che quell'invito le causava, quando Mrs. Grant, ricordando all'improvviso la sua presenza, si volse a lei e le chiese di offrir loro il piacere anche della sua compagnia. Fu un'attenzione così nuova, una circostanza così assolutamente nuova tra gli eventi della vita di Fanny, che essa fu tutta sorpresa e imbarazzo; e mentre balbettava quanto fosse obbligata, ma che «supponeva non le sarebbe stato possibile», guardava verso Edmund per ricavarne consiglio e aiuto. Edmund, lietissimo che le fosse offerto un tale diversivo, e assicuratosi con un rapido sguardo e una mezza frase che lei non aveva obiezioni se non per riguardo alla zia, pensò che sua madre non avrebbe avuto nulla in contrario a lasciar libera Fanny e prontamente, francamente diede il suo parere: l'invito doveva essere accettato; e benché nemmeno dopo questo incoraggiamento, Fanny osasse prendere un'iniziativa di così audace indipendenza, fu presto stabilito che, salvo comunicazione contraria, Mrs. Grant la poteva senz'altro aspettare.

«E lei sa già quale sarà il nostro pranzo,» disse Mrs. Grant sorridendo, «tacchino; e, le assicuro, un tacchino bellissimo; perché, mio caro,» rivolgendosi al marito, «la cuoca insiste nel preparare il tacchino domani.»

«Benissimo, benissimo,» esclamò il dottor Grant, «tanto meglio così. Sono lieto di sapere che ha pronto in casa qualcosa di così buono. Ma Miss Price e Mr. Edmund Bertram, oso dire, accetteranno il resto ad occhi chiusi. Nessuno di noi desidera sapere la lista delle pietanze. Una riunione amichevole, e non un pranzo di cerimonia, è tutto quanto abbiamo in vista. Un tacchino, un'oca e un cosciotto di castrato, o qualsiasi altra cosa che lei e la sua cuoca scelgano di darci.»

I due cugini si avviarono insieme verso casa, ed eccetto per l'immediata discussione sull'invito, che Edmund commentò con vivissima soddisfazione, poiché confermava nel modo più desiderabile per Fanny il consolidarsi dell'amicizia con Miss Crawford cosa da lui tanto caldeggiata, la loro fu una passeggiata silenziosa; infatti, esaurito quell'argomento, si fece pensoso e si dimostrò poco propenso a trattarne qualsiasi altro.

CAPITOLO XXIII

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«Perché mai Mrs. Grant ha invitato Fanny?» disse lady Bertram. «Come le è venuto in mente di invitarla? Fanny non pranza mai da lei, lo sai, così senza preavviso. Non posso fare a meno di lei, e sono certa che lei non desidera andare. Fanny, non desideri andare, è vero?»

«Se lei le fa una simile domanda,» esclamò Edmund, impedendo alla cugina di rispondere, «Fanny risponderà immediatamente che no, non lo desidera; ma sono sicuro, mia cara madre, che le piacerebbe andare; e non riesco a vedere motivo perché non debba farlo.»

«Non so immaginare perché a Mrs. Grant sia venuto in mente di invitarla. Non lo hai mai fatto prima d'ora. Era solita invitare le tue sorelle ogni tanto ma non aveva mai invitato Fanny.»

«Se non può fare a meno di me, signora,» disse Fanny con fare rinunciatario.«Ma mia madre avrà mio padre con sé per tutta la serata,» la interruppe Edmund.«Certo che lo avrò.»«E se lei chiedesse l'opinione di mio padre, signora?»«È una buona idea. Farò così Edmund. Chiederò a Sir Thomas, appena verrà, se posso fare a meno

di lei.»«Come lei preferisce, signora, su questo punto: ma io intendevo l'opinione di mio padre circa la

correttezza dell'accettare o no l'invito; e penso che egli giudicherà giusto, tanto in considerazione di Mrs. Grant quanto di Fanny che, trattandosi di un primo invito, esso debba essere accettato.»

«Non so. Gli chiederemo. Ma sarà assai sorpreso che Mrs. Grant abbia invitato Fanny.»Non vi era altro da dire o da aggiungere finché Sir Thomas non fosse presente. Ma la decisione,

che interessava effettivamente il suo benessere per la serata successiva, occupava tanto la mente di lady Bertram, che mezz'ora più tardi, quando il marito passò un momento da lei, di ritorno dai campi, diretto verso il suo spogliatoio, essa lo trattenne con un «Sir Thomas, si fermi un minuto, devo dirle una cosa». Il suo tono di calmo languore, poiché non faceva mai lo sforzo di alzare la voce, era sempre obbedito e assecondato; e Sir Thomas tornò sui suoi passi. Lei incominciò subito a esporre la cosa, e Fanny immediatamente sgusciò fuori dalla stanza, poiché essere argomento di discussione con lo zio come arbitro, era più di quanto i suoi nervi potessero sopportare. Era ansiosa di conoscere l'esito; lo ammetteva - forse più ansiosa di quanto avrebbe dovuto, poiché che importanza aveva, dopo tutto, andare dai Grant o rimanere a casa? - ma se lo zio ci avesse messo molto per ponderare e decidere e avesse diretto quel volto grave verso di lei, e alla fine avesse deciso contro di lei, forse non le sarebbe stato possibile mantenere un'aria appropriatamente sottomessa e indifferente. Nel frattempo, nell'altra stanza la sua causa prendeva una buona piega. Incominciò lady Bertram con:

«Ho da dirle qualcosa che la sorprenderà. Mrs. Grant ha invitato Fanny a pranzo!»«Ebbene?» disse Sir Thomas col fare di chi aspetta un seguito che giustifichi la premessa.«Edmund vuole che vada. Ma come posso fare a meno di lei?»«Farà tardi,» disse Sir Thomas tirando fuori l'orologio. «Ma qual è la sua difficoltà?»Edmund si trovò costretto a intervenire per riempire i vuoti nel resoconto della madre. Disse ogni

cosa e a lei rimase solo da aggiungere: «Una cosa così strana! poiché Mrs. Grant non ha l'abitudine di invitarla.»

«Ma non è molto naturale,» osservò Edmund, «che Mrs. Grant desideri procurare una così piacevole compagnia alla sorella?»

«Niente potrebbe essere più naturale,» assentì Sir Thomas dopo breve deliberazione, «ma anche se nel caso non intervenisse alcuna sorella, niente, secondo me, potrebbe essere più naturale; il fatto che Mrs. Grant usi una cortesia a Miss Price, nipote di lady Bertram, non ha bisogno di spiegazione. L'unica sorpresa che posso risentire è che questa sia la prima volta che l'invito viene fatto. Fanny ha avuto pienamente ragione di accettare sotto condizione; il suo sembra un retto modo di sentire. Ma poiché concludo che sia suo desiderio andare, visto che alla gioventù piace stare insieme, non vedo ragione perché le venga negato il permesso.»

«Ma non posso fare senza di lei, Sir Thomas!»«Penso proprio che lei possa invece.»«È sempre lei che fa il tè, come ben sa, quando mia sorella non è presente.»«Forse sua sorella potrà essere indotta a passare la giornata con noi, e io sarò certamente in casa.»«Benissimo, allora; Edmund, Fanny può andare.»

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La buona notizia la raggiunse ben presto. Edmund bussò alla sua porta mentre passava per recarsi nella propria stanza.

«Ebbene, Fanny, è tutto sistemato e senza la minima esitazione da parte di tuo zio. Non ha avuto dubbi. Devi andare.»

«Grazie. Sono così contenta,» fu l'istintiva risposta di Fanny; anche se, dopo essersi congedata da lui e aver richiusa la porta, non poté fare a meno di pensare: «Eppure, perché dovrei esserne contenta? non sono forse sicura di vedere là o di udire cose che mi daranno pena?» A dispetto di questa convinzione, tuttavia era contenta. Per semplice che quell'impegno sociale potesse sembrare agli occhi degli altri, ai suoi era importante e pieno di novità, perché, tranne la giornata trascorsa a Sotherton, non aveva quasi mai pranzato fuori casa prima d'allora; e benché ora si dovesse recare a solo mezzo miglio di distanza, per incontrare tre sole persone, si trattava pur sempre di un invito a pranzo e tutti i piccoli preparativi rappresentavano un interesse a e una gioia di per se stessi. Non ebbe né simpatia né aiuto da parte di chi avrebbe dovuto condividere i suoi sentimenti e guidare il suo gusto, poiché Lady Bertram non pensava mai a rendersi utile a qualcuno, e Mrs. Norris, quando giunse l'indomani, rispondendo a una chiamata mattutina e all'invito di Sir Thomas, si dimostrò di pessimo umore e sembrò unicamente intenta a diminuire il piacere, sia presente che futuro, della nipote quanto più le fosse possibile.

«Parola d'onore, Fanny, sei ben fortunata ad essere oggetto di una tale attenzione e indulgenza! Dovresti sentirti riconoscente verso Mrs. Grant per aver pensato a te, e verso tua zia che ti lascia andare, e dovresti considerare la cosa come straordinaria: poiché spero che tu ti renda conto che non vi è nessun vero motivo perché tu vada in società in questo modo e nemmeno perché tu semplicemente pranzi fuori; ed è una cosa che nemmeno devi aspettarti si ripeta. Né devi immaginare che l'invito vada considerato come un'attenzione particolare per te; l'attenzione è rivolta a tuo zio e a tua zia, e a me. Mrs. Grant pensa che sia una cortesia dovuta a noi di concederti una certa attenzione, se no non le sarebbe mai venuto in mente di farlo e puoi stare assolutamente certa che se tua cugina Julia fosse a casa tu non saresti mai stata invitata.»

Mrs. Norris aveva ormai cancellato così ingegnosamente tutta la parte che spettava a Mrs. Grant nel favore concesso, che Fanny, avendo capito che ci si aspettava che lei dicesse qualcosa, poté solo assicurare che era molto grata a sua zia Bertram che acconsentiva di fare a meno di lei, e che ora stava tentando di preparare il lavoro serale di Lady Bertram in modo che non si dovesse sentire la sua assenza.

«Oh! Sta pur certa che tua zia può fare benissimo a meno di te, se no non ti si permetterebbe di andare. Io sarò qui, perciò puoi sentirti del tutto tranquilla rispetto alla zia. E spero che tu abbia una piacevolissima serata, e trovi ogni cosa assolutamente deliziosa. Ma devo osservare che cinque è il numero più imbarazzante da sistemare a tavola e non posso non essere sorpresa che una signora elegante come Mrs. Grant non abbia progettato meglio le cose! e intorno a quella loro grande tavola rotonda poi che riempie la stanza in modo così orribile! e pensare che il dottore si accontentava di prendere la mia tavola da pranzo quando me ne andai, come una qualsiasi persona di buon senso avrebbe fatto, invece di portare quella sua assurda tavola nuova che è più grande, addirittura più grande della tavola da pranzo di qui - quanto sarebbe stato infinitamente meglio! e quanto ne sarebbe stato più rispettato! perché la gente non è mai propriamente rispettata quando esce dalla propria sfera. Ricordatelo, Fanny. Cinque persone, solamente cinque, sedute intorno a quella tavola! Tuttavia son certa che avrete un pranzo sufficiente per dieci!»

Mrs. Norris riprese fiato e subito riattaccò: «La stoltezza e la follia della gente che esce dal proprio rango e cerca di sembrare più di quanto non sia mi induce a darti un giusto suggerimento, Fanny, ora che stai per andare in società senza nessuno di noi; e io ti esorto molto, molto fermamente a non metterti avanti, parlando e dando la tua opinione come se fossi una delle tue cugine - come se tu fossi la cara Mrs. Rushworth o Julia. Questo non va, credimi. Ricordati che dovunque tu ti trovi devi sempre essere la più umile e l'ultima; e benché Miss Crawford sia in un certo senso a casa sua alla Canonica, tu non hai la precedenza su di lei. E in quanto al ritorno, stasera, dovrai rimanere quanto piacerà a Edmund. Lascia a lui ogni decisione.»

«Sì, signora, non mi verrebbe in mente di agire in modo diverso.»«E se dovesse piovere, cosa che ritengo più che probabile, poiché in vita mia non ho mai visto il

tempo minacciar pioggia più di oggi, dovrai aggiustarti quanto meglio potrai e non pensare che si faccia venir fuori la carrozza per te. Certamente io non tornerò a casa questa notte, per cui la carrozza non avrà da uscire per me; perciò devi pensare a quel che potrebbe succedere e di vestirti in conseguenza.»

La nipote pensò che ciò era perfettamente ragionevole: le sue pretese in materia di agi e speciali riguardi erano tanto umili quanto Mrs. Norris poteva desiderare; e quando Sir Thomas poco dopo socchiuse la porta e disse: «Fanny, per che ora vuoi la carrozza?» provò uno sbalordimento tale che le fu impossibile parlare.

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«Mio caro Sir Thomas!» esclamò Mrs. Norris rossa per il dispetto, «Fanny può andare benissimo a piedi.»

«A piedi!» ripetè con un tono di dignità tale da escludere ogni discussione, ed entrò nella stanza. «Mia nipote recarsi a piedi a un pranzo cui è stata invitata, in questa stagione! Le quattro e venti ti vanno bene?»

«Sì, signore,» fu l'umile risposta di Fanny, che di fronte a Mrs. Norris si sentiva quasi in colpa; e poiché non sopportava di restare in sua presenza, quasi ad assaporare il proprio trionfo, seguì lo zio fuori dalla stanza; non prima però, di essere raggiunta da queste parole concitate ed irose:

«Assolutamente inutile, fuori posto. Molto, troppo gentile. Ma ci va anche Edmund, è vero - è per via di Edmund. Ho osservato che giovedì sera aveva un po' di raucedine.»

Fanny non si lasciò impressionare. Dentro di sé era certa che la carrozza era per lei e solo per lei; e la considerazione che lo zio le dimostrava, così in contrasto con gli astiosi ammonimenti della zia, le strappò lacrime di gratitudine non appena si trovò sola.

Il cocchiere fu davanti all'ingresso puntuale al minuto; un altro minuto, e il cavaliere scese le scale; e poiché la dama, facendosi scrupolo di essere in ritardo, era già seduta in salotto con molto anticipo, Sir Thomas li vide partire in tempo debito, come esigevano le sue abitudini correttamente puntuali.

«Adesso lascia che ti guardi, Fanny,» disse Edmund col gentile sorriso di un fratello affettuoso, «e che ti dica come stai; bene, davvero molto bene, per quel che posso giudicare con questa luce. Che cosa ti sei messa?»

«Il vestito nuovo che lo zio ha avuto la bontà di regalarmi per il matrimonio di mia cugina. Spero che non sia troppo importante; ma ho pensato che dovevo metterlo nuovamente alla prima occasione, perché potrei non avere un'altra opportunità simile in tutto l'inverno. Spero che tu non mi trovi esageratamente elegante.»

«Una donna non può mai essere esageratamente elegante quando è tutta vestita di bianco. No, non vedo niente di esagerato nella tua acconciatura; niente che non sia assolutamente adatto. Il tuo vestito mi sembra molto bello, mi piacciono questi pois lucidi. Miss Crawford non ha un vestito simile a questo?»

Poi, mentre si avvicinavano alla Canonica, passarono davanti al cortile della scuderia e alla rimessa.

«Ehi!» disse Edmund, «ci sono visite, c'è una carrozza. Chi hanno invitato a farci compagnia?» e, abbassando il finestrino dalla sua parte per vedere meglio, aggiunse: «Ma è Crawford, è il calesse di Crawford, ne sono certo! Ci sono i suoi due servitori che lo spingono nella rimessa dove stava di solito. Lui è qui, naturalmente. Questa è proprio una sorpresa, Fanny. Mi farà molto piacere rivederlo.»

Fanny non ebbe il tempo né l'opportunità per dire quanto diversamente la pensasse, ma l'idea che ci sarebbe stata un'altra persona ad osservarla, e inoltre proprio quella persona, contribuì ad accrescere e di molto la trepidazione con cui si sottopose alla terribile cerimonia dell'ingresso in salotto. Qui, naturalmente, si trovava Mr. Crawford; era arrivato giusto in tempo per cambiarsi per il pranzo, e i sorrisi e l'espressione compiaciuta dei familiari che gli stavano intorno dimostravano quanto bene accetta fosse la sua improvvisa decisione di venirli a raggiungere per alcuni giorni, lasciandosi alle spalle Bath. L'incontro fra lui ed Edmund fu molto cordiale; e, ad eccezione di Fanny, tutti avevano un'aria soddisfatta e compiaciuta; anzi, persino lei poteva trarre qualche vantaggio dalla presenza di Mr. Crawford, visto che ogni aggiunta al numero degli ospiti non poteva che favorire la sua tendenza naturale a starsene seduta in silenzio, ignorata dagli altri. Se ne rese conto quasi subito poiché, pur dovendo rassegnarsi, come esigeva la proprietà della sua educazione sociale e a dispetto dell'opinione della zia Norris, al fatto di essere l'ospite d'onore e di conseguenza accettare tutti i minuti riguardi imposti dalla circostanza, quando sedettero a tavola la conversazione fluì così piacevolmente animata e disinvolta da non richiedere la sua partecipazione. Fratello e sorella avevano tanto da dire a proposito di Bath, e i due giovanotti sulla caccia a cavallo, e Mr. Crawford e il dottor Grant sulla politica, e Mr. Crawford e Mrs. Grant su questo e su quest'altro da offrirle, da lasciarle la lieta prospettiva di dover ascoltare in silenzio e trascorrere così una piacevolissima serata. Tuttavia non seppe felicitarsi col nuovo arrivato, dimostrando un qualche segno di interesse per il suo progetto di fermarsi a Mansfield e far venire i suoi cavalli da caccia da Norfolk; progetto che, suggerito dal dottor Grant, consigliato da Edmund e vivamente caldeggiato dalle due sorelle, assorbì ben presto tutto l'interesse di Mr. Crawford il quale sembrò aver bisogno, per prendere una decisione, anche dell'incoraggiamento di Fanny. Da ultimo volle conoscere la sua opinione circa la probabile continuazione del bel tempo, ma le risposte di lei furono tanto brevi e piene di indifferenza quanto lo permetteva la cortesia. Non poteva desiderare che gli si fermasse, e avrebbe preferito senz'altro che non le rivolgesse la parola. La sua presenza le richiamava continuamente alla mente le due cugine lontane, Maria specialmente;

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ma lui non veniva sfiorato da nessun ricordo imbarazzante. Rieccolo nel luogo dove tutto era avvenuto poco tempo prima, e apparentemente così desideroso di fermarsi e di godersela senza le signorine Bertram come se non avesse mai conosciuto Mansfield in circostanze diverse. Lo udì chiedere delle cugine in modo generico, finchè non furono nuovamente riuniti in salotto. Allora, mentre Edmund, appartatosi con il dottor Grant, parlava con lui di certi loro interessi che sembravano assorbirli completamente, e Mrs. Grant si dava da fare intorno al tavolino da tè, Mr. Crawford tornò, meno genericamente, sull'argomento rivolgendosi a Mary. Con un sorriso carico di sottintesi, che lo rese odioso a Fanny, disse: «E così, Rushworth e la sua bella sposa sono a Brighton, a quanto mi dicono. Uomo felice!»

«Sì, sono là da circa una settimana, vero Miss Price? - e Julia è con loro.»«E immagino che Mr. Yates non sia lontano.»«Mr. Yates? oh, qui non sappiamo nulla di Mr. Yates. Ho idea che non sia spesso citato nelle

lettere che giungono a Mansfield Park; lei che ne dice, Miss Price? Penso che la mia amica Julia abbia troppo buon senso per intrattenere suo padre con notizie di Mr. Yates.»

«Il povero Rushworth con le sue quarantadue repliche!» continuò Crawford. «Nessuno potrà mai dimenticarle. Poveretto. Mi sembra ancora di vederlo - la sua fatica e la sua disperazione. Bene, sono certo che la sua incantevole Maria non avrà mai il desiderio che egli le dedichi quarantadue repliche.» Poi, con momentanea serietà: «È troppo buona per lui. Troppo, troppo buona.» E, cambiando nuovamente tono per improntare le sue parole a garbata galanteria, si rivolse a Fanny: «Lei è stata la migliore amica di Mr. Rushworth. Nessuno può dimenticare la sua gentilezza, la sua pazienza. Quella sua instancabile pazienza quando tentava di metterlo in grado di imparare la sua parte, di dargli quel cervello che la natura gli ha negato, di suscitare in lui un po' di intelligenza ricavandola dalla sovrabbondanza della sua! Forse lui non possedeva abbastanza criterio per valutare la sua gentile bontà, ma posso dichiarare che essa è stata apprezzata da tutto il resto della compagnia.»

Fanny arrossì, e non rispose.«È come un sogno, un piacevole sogno,» egli esclamò dopo un attimo di assorta meditazione.

«Ripenserò sempre con squisito piacere al nostro esperimento teatrale. Così pieno di interesse, di animazione, di brio! Tutti lo abbiamo sentito. Ci sentivamo tutti così vivi. C'era attività, speranza, sollecitudine, trambusto per ogni ora del giorno. Sempre qualche piccola obiezione da affrontare, qualche lieve dubbio, qualche ansietà da superare. Non sono mai stato più felice.»

Con silenziosa indignazione Fanny ripeté fra sé e sé: «Mai più felice! Faceva ciò che - lo sapeva bene - era ingiustificabile! Mai più felice di quando agiva con tanta disonestà, con tanta insensibilità. Che mente corrotta!»

«Non abbiamo avuto fortuna, Miss Price,» continuò lui abbassando la voce per evitare di essere udito da Edmund e non rendendosi assolutamente conto dei sentimenti di lei. «Certamente siamo stati molto sfortunati. Una settimana di più, appena un'altra settimana ci sarebbe bastata. Penso che se gli eventi fossero dipesi da noi, se Mansfield Park avesse potuto governare i venti appena per una settimana o due verso l'equinozio, le cose sarebbero andate diversamente. Non avremmo messo in pericolo la sua sicurezza scatenando una terribile tempesta... No, ma lo avremmo trattenuto solamente con un costante vento contrario o con una bonaccia. Penso, Miss Price, che ci saremmo concessi una bonaccia in pieno Atlantico in quella stagione.»

Sembrava deciso ad ottenere una risposta; e Fanny, distogliendo il viso, disse con un tono più fermo del solito: «Per quanto mi riguarda, signore, io non avrei ritardato il suo ritorno di un solo giorno. Al suo arrivo, lo zio ha disapprovato così risolutamente tutta la faccenda che, secondo me, la cosa era già andata abbastanza lontano così.»

Mai, in vita sua, gli aveva parlato tanto a lungo, e mai, prima di allora, si era rivolta a qualcuno con tanta irritazione repressa, e quando ebbe finito di parlare tremò e arrossì del proprio ardire. Egli fu sorpreso, ma dopo averla osservata in silenzio per qualche istante, replicò in un tono più calmo e più grave, come spinto da onesta convinzione: «Penso che lei abbia ragione. Fu tutto più piacevole che prudente. Stavamo diventando troppo rumorosi.» E poi, cambiando discorso, tentò di impegnarla su altri argomenti, ma le risposte di lei furono così timide e così riluttanti che non gli riuscì di mandarne avanti nessuno.

Miss Crawford, che aveva gettato ripetute occhiate al dottor Grant e a Edmund, ora osservò: «Quei signori devono avere veramente qualcosa di molto interessante da discutere.»

«La più interessante del mondo,» rispose suo fratello. «Parlano di come far denaro - di come migliorare delle entrare già buone. Il dottor Grant sta dando suggerimenti a Bertram sul come gestire il beneficio ecclesiastico di cui riceverà l'investitura fra breve. Ho sentito che sarà ordinato da qui a poche settimane. Hanno incominciato a parlarne in sala da pranzo. Sono lieto di sapere che Bertram sarà così ben

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provvisto. Avrà una buonissima rendita, tale da farne a rimbalzello, e la guadagnerà con poca fatica. Sento che non avrà meno di settecento sterline all'anno; settecento sterline sono una bella somma per un figlio cadetto; e siccome, naturalmente, continuerà a vivere in famiglia, il guadagno andrà tutto per i suoi menus plaisirs e una predica a Natale e a Pasqua rappresenterà la somma delle sue fatiche.»

La sorella tentò di buttarla sul ridere per nascondere i suoi veri sentimenti: «Niente mi diverte di più,» disse, «della disinvoltura con cui tutti decretano l'abbondanza di mezzi di quelli che hanno assai meno di loro. Resteresti senza fiato, Henry, se i tuoi menus plaisirs dovessero essere limitati a settecento sterline l'anno.»

«Forse sì; ma queste cose, come sai, sono piuttosto relative. Il diritto di primogenitura e l'uso decidono della situazione. Bertram è certamente in buone condizioni come cadetto sia pure della famiglia di un baronetto. Quando giungerà ai ventiquattro-venticinque anni si troverà a disporre di settecento sterline all'anno senza far nulla per guadagnarle.»

Miss Crawford avrebbe potuto dire che ci sarebbe stato qualcosa da fare e da soffrire per guadagnarle, qualcosa cui lei non poteva pensare a cuor leggero: ma si trattenne e lasciò andare; e si sforzò di mantenere un aspetto calmo e indifferente quando i due gentiluomini, poco dopo, si riunirono a loro.

«Bertram,» disse Henry Crawford, «mi farò un punto d'onore di venire a Mansfield per ascoltare il suo primo sermone. Verrò appositamente per incoraggiare un giovane esordiente. Quando sarà? Miss Price, non vuole unirsi a me per incoraggiare suo cugino? Non vuole impegnarsi ad ascoltarlo con gli occhi costantemente fissi su di lui per tutto il tempo come farò io, per non perdere una sola parola; o ad abbassare lo sguardo solamente per annotare una frase particolarmente bella? Ci provvederemo di tavolette e matita. Quando sarà? Sa, Bertram, lei deve predicare a Mansfield, in modo che Sir Thomas e Lady Bertram la possano ascoltare.»

«Me ne starò al largo da lei quanto più potrò, Crawford,» disse Edmund, «perché lei, più che altro, non farebbe che sconcertarmi, e mi rincrescerebbe assai di veder lei intento a farlo, più che se si trattasse di qualsiasi altra persona.»

«Possibile che non capisca il vero senso di queste parole?» pensò Fanny. «No, non sa capire niente come dovrebbe.»

Ora che la compagnia era tutta riunita, e i migliori conversatori si davano la replica, si rifugiò nel silenzio; e poiché dopo il tè fu organizzato un tavolino di whist (organizzato in verità esclusivamente per il divertimento di Mr. Grant dalla sua premurosa consorte, benché non lo si dovesse ammettere) e Miss Crawford aveva preso la sua arpa, a lei non restò niente da fare se non ascoltare e la sua quiete rimase indisturbata eccetto quando, ogni tanto, Mr. Crawford le rivolgeva una domanda o una considerazione alle quali non poteva evitare di rispondere. Miss Crawford, da parte sua, era troppo mal disposta da quanto era stato detto poco prima per sentirsi in condizione di interessarsi a qualsiasi cosa all'infuori della musica: suonava l'arpa e così si calmava e intratteneva l'amica. Il sentir confermare che Edmund avrebbe ricevuto gli ordini di lì a così poco tempo le era giunta come un colpo, rimasto fino allora sospeso e che lei aveva ostinatamente sperato incerto e lontano; ora lo recepiva con risentimento e mortificazione. Era irritatissima contro Edmund. Aveva incominciato a pensare a lui, ora se ne rendeva conto, con grande considerazione, con intenzioni quasi decise: ma se le cose stavano così, lo avrebbe ripagato con la sua stessa indifferenza. Era evidente che egli non poteva avere né intenzioni serie, né sentimenti profondi; se si impegnava ad accettare una situazione alla quale, doveva ben saperlo, lei non si sarebbe mai abbassata. D'ora in poi lo avrebbe trattato col distacco con cui lui la trattava; avrebbe accettato le sue attenzioni senza pensare ad altro che a trarne un attimo di divertimento. Se lui poteva controllare così i suoi sentimenti, lei non avrebbe permesso che i propri la danneggiassero.

CAPITOLO XXIV

La mattina seguente, Henry Crawford aveva ormai fermamente deciso di fermarsi a Mansfield una quindicina di giorni, e, avendo mandato a prendere i suoi cavalli da caccia e scritto poche righe di spiegazione all'Ammiraglio, gettò un'occhiata alla sorella mentre sigillava la missiva e la metteva da parte e, vedendo che nessun altro membro della famiglia era a portata d'orecchio, disse con un sorriso: «E come pensi ch'io abbia l'intenzione di distrarmi, Mary, durante i giorni in cui non andrò a caccia? Ormai sono

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troppo vecchio per andarci più di tre volte la settimana; ma ho un progetto per occupare i giorni intermedi; quale pensi che sia?»

«Passeggiare o uscire a cavallo con me, senza dubbio.»«Non esattamente, anche se sarò felicissimo di fare l'una e l'altra cosa: ma si tratterebbe solo di un

esercizio fisico, e io devo prendermi cura della mente oltre che del corpo. Inoltre sarebbe solo fonte di divertimento e di autocompiacenza, senza il sano amalgama dell'impegno e a me non piace mangiare il pane dell'ozio. No, il mio progetto consiste nel far innamorare di me Fanny Price.»

«Fanny Price! Che assurdità! No, no. Dovrebbero bastarti le sue due cugine.»«Ma non posso sentirmi pago senza Fanny Price, senza intaccare leggermente il cuore di Fanny

Price. Non sembra che tu ti renda esattamente conto dei suoi diritti ad attirare l'attenzione. Quando abbiamo parlato di lei ieri sera, mi sono accorto che voi, nessuno di voi, ha notato lo straordinario miglioramento che si è prodotto nel suo aspetto in queste ultime settimane. La incontrate ogni giorno, e perciò vi sfugge ma ti assicuro che è una creatura del tutto diversa da quella che era durante l'autunno. Allora era semplicemente una ragazza silenziosa, modesta, non brutta, ma ora è veramente graziosa. Prima pensavo che non avesse né una carnagione, né un'espressione degne di nota; ma quella sua serica pelle che così spesso, come ieri sera, si tinge di rossore, ha una vera e propria bellezza; e da quanto ho potuto osservare dei suoi occhi e della sua bocca, non dispero che sappiano essere assai espressivi pur che abbia da esprimere qualcosa. E poi la sua aria, il suo modo di fare, il suo tout ensemble, sono così indicibilmente migliorati! Deve essere cresciuta almeno di due pollici da ottobre ad oggi.»

«Uh! Uh! Tutto perché non vi erano donne di alta statura con cui confrontarla, perché aveva un abito nuovo e tu, prima, non l'avevi mai vista così ben vestita. È esattamente com'era in ottobre, credimi. Il fatto è che era la sola ragazza fra noi che tu avessi da guardare, e tu devi sempre avere qualcuno su cui concentrare l'attenzione. Io l'ho sempre trovata graziosa - non graziosissima - ma ‹abbastanza graziosa›, come si suol dire; un genere di bellezza che si impone a poco a poco. Gli occhi sarebbero migliori se fossero più scuri; ma ha un sorriso molto dolce; però, quanto al meraviglioso miglioramento di cui parli, sono certa che lo si possa interamente attribuire a un abito di più elegante fattura e al fatto che tu non avevi nessun'altra da guardare; perciò, se ti metterai a corteggiarla, non mi darai mai a bere che è per la sua bellezza o che la cosa non dipende dalla tua follia e dal non aver nulla da fare.»

A questa accusa il fratello rispose solo con un sorriso, e poco dopo disse: «Non so bene come piazzare Miss Fanny. Non la capisco. Non saprei dire a cosa mirasse ieri sera. Qual è la sua vera natura? - È austera? - È strana? - È ritrosa? Perché ogni volta si tirava indietro e mi fissava così gravemente? Sono riuscito a malapena a farle aprir bocca. Non sono mai stato così a lungo in compagnia di una ragazza in vita mia, tentando di intrattenerla, e riuscendovi così male! Non avevo mai incontrato una ragazza che posasse su di me uno sguardo così grave! Devo spuntarla. La sua espressione dice: ‹Non voglio che lei mi piaccia. Ho deciso che lei non mi piacerà› e io dico che finirò col piacerle.»

«Che pazzo sei! Dunque è questo il suo fascino dopo tutto! È questo, la sua indifferenza nei tuoi riguardi, che le dà una pelle così morbida e la fa crescere di statura, e la orna di tutti questi pregi e queste grazie! Voglio che tu non la faccia veramente soffrire; un po' d'amore, forse, le potrebbe dare animazione e farle bene, ma non voglio che tu la faccia innamorare davvero perché è la più cara piccola creatura di questo mondo ed è profondamente sensibile.»

«Sarà solo per una quindicina di giorni,» disse Henry; «e se una quindicina basta ad ucciderla, deve avere una costituzione che nulla può salvare. No, non le farò male, cara animuccia. Voglio solo che mi guardi con gentilezza, che mi conceda sorrisi, che riservi per me una sedia vicino alla sua dovunque ci si trovi insieme e sia tutta animazione quando io la tengo occupata e incomincio a parlare con lei; che pensi come penso io, si interessi a tutto quanto possiedo e mi dà piacere, che tenti di trattenermi a Mansfield e che quando me ne andrò senta di non poter essere felice mai più. Non desidero che questo.»

«Sei la moderazione fatta persona!» disse Mary. «Non posso più avere scrupoli, ormai. Bene, avrai occasioni sufficienti di farti apprezzare, visto che ci incontriamo assai frequentemente.»

E senza tentare ulteriori rimostranze, abbandonò Fanny al proprio destino: un destino che, se il cuore di Fanny non avesse goduto di una protezione che Miss Crawford non sospettava, avrebbe potuto essere alquanto più acerbo del meritato; poiché, sebbene esistano indubbiamente fanciulle diciottenni così inconquistabili (se non ve ne fossero non leggeremmo mai di loro), che tutto ciò che l'intelligenza, i modi attraenti, le premure, le lusinghe possono mettere in opera non indurranno mai a innamorarsi contro i dettami del buon senso, non mi sento autorizzata a credere che Fanny fosse una di loro, o a pensare che con una indole così incline alla tenerezza e dotata di buon gusto come la sua, sarebbe uscita col cuore intatto dal corteggiamento (anche se da un corteggiamento di soli quindici giorni) di un uomo quale era Crawford, e

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ciò a dispetto delle prevenzioni sul suo conto, se il suo amore non fosse stato impegnato altrove. Con tutta la sicurezza che l'amore per un altro e la disistima per lui potevano dare alla pace interiore che egli si preparava ad insidiare, le sue continue attenzioni - continue ma non invadenti, e che si modellavano sempre più sulla gentilezza e sulla delicatezza del carattere di lei, la costrinsero ben presto a trovarlo meno sgradevole di quanto le fosse prima. Non aveva affatto dimenticato il passato, non pensava di lui meno male di quanto facesse una volta ma riconosceva tutta la forza della sua attrazione; Mr. Crawford era divertente e i suoi modi erano talmente migliorati; così cortesi, così seriamente, impeccabilmente cortesi, che non era possibile non contraccambiarlo con pari cortesia. Furono sufficienti pochissimi giorni per ottenere questo risultato; e in capo a questi pochi giorni, avvennero alcuni fatti che contribuirono a rinsaldare il proposito di lui, tanto più che a Fanny apportarono tanta felicità da renderla propensa a sentirsi ben disposta verso tutti: William, il fratello tanto amato e assente da così lungo tempo, era nuovamente in Inghilterra. Aveva ricevuto una sua lettera, poche righe felici ed affrettate, scritte mentre la nave risaliva la Manica, e fatta giungere a Portsmouth con la prima scialuppa che si era staccata dall'Antwerp, ormai ancorata a Spitfield; e quando Crawford giunse tenendo in mano il giornale, col quale sperava di portare per primo la lieta notizia, la trovò che, tremante di gioia, stringeva fra le dita la lettera appena letta e ascoltava con espressione di raggiante gratitudine la risposta - un invito a Mansfield Park - che lo zio stava dettando con ponderata cordialità. Solo il giorno prima Crawford era venuto in possesso di tutti i particolari riguardanti l'Antwerp; anzi, solo il giorno prima aveva appreso che lei aveva quel fratello e che era imbarcato su quella nave, ma l'interesse che aveva subito preso alla cosa era stato vivissimo, così vivo da spingerlo a recarsi in città e a chiedervi informazioni circa la probabile data in cui l'Antwerp avrebbe fatto ritorno dal Mediterraneo, eccetera, eccetera. Quando la mattina seguente diede per prima cosa una scorsa al bollettino navale, il successo del suo metodo di ricerca sembrò premiare l'ingegnosità con cui aveva escogitato quel mezzo per compiacere Fanny, nonché il suo devoto ossequio per l'Ammiraglio che, ormai da anni, lo induceva a prendere quel giornale, da lui considerato come il più aggiornato su tutto quanto atteneva alla flotta. I fatti, tuttavia, provarono che giungeva in ritardo. Tutti quei felici primi sentimenti, che aveva sperato di essere lui a suscitare, erano già stati vissuti. Ma la sua intenzione, la gentilezza della sua intenzione, fu riconosciuta con gratitudine, con viva gratitudine e con grande calore, poiché lo slancio dell'amore che portava a William le aveva fatto vincere, in quel momento, la sua abituale timidezza. E presto il diletto William sarebbe stato tra loro. Senza alcun dubbio avrebbe ottenuto immediatamente una licenza poiché era ancora solo un guardia marina e siccome i suoi genitori, abitando nelle immediate vicinanze della base, l'avevano certamente già visto e, probabilmente lo vedevano ogni giorno, la sua vera e propria licenza poteva giustamente essere dedicata alla sorella, che era stata sua assidua corrispondente durante sette anni, e allo zio, che aveva contribuito molto al suo mantenimento e al progredire della sua carriera; e infatti, la risposta di William alla lettera della sorella giunse sollecitamente, indicando per il suo arrivo una data molto vicina. Erano passati appena dieci giorni da quando Fanny aveva vissuto l'agitazione del suo primo invito a pranzo, quando si trovò tutta presa da un'altra agitazione di ben più alta natura - mentre attendeva ora nel vestibolo, ora nell'ingresso, ora in capo alla scalinata esterna, pronta a cogliere il primo suono della carrozza che portava da lei il fratello.

Lo udì felicemente, mentre se ne stava così in attesa; e non essendovi né cerimonie, né timori a ritardare le espansioni dell'incontro, fu con lui nel momento stesso in cui egli metteva piede in casa, e il primo minuto del delizioso abbraccio non subì ritardi, non ebbe testimoni, se non si vogliono considerare tali i domestici unicamente intenti ad aprire una porta dopo l'altra al loro passaggio. Era esattamente quanto Sir Thomas e Edmund avevano disposto, ciascuno per proprio conto, come poi scoprirono, quando con concorde alacrità avevano consigliato Mrs. Norris di starsene dov'era, trattenendola dal precipitarsi nel vestibolo non appena il rumore della carrozza giungesse alle loro orecchie. William e Fanny comparvero ben presto, e Sir Thomas ebbe il piacere di accogliere nella persona del suo protetto un giovane certo diverso dal ragazzo che aveva equipaggiato per il primo imbarco sette anni addietro: un giovanotto dal volto aperto e simpatico, dai modi franchi, spontanei, ma corretti e rispettosi, per il quale fu lieto di riprovare la stima e l'amicizia di una volta. A Fanny occorse un po' di tempo per superare quel tumulto di sentimenti, quei trenta minuti di attesa e poi quei trenta minuti di appagamento; anzi le occorse persino un certo tempo prima che l'intensa felicità le permettesse di sentirsi felice, prima che svanisse l'inevitabile disorientamento prodotto dalla trasformazione che gli anni avevano apportato al fratello, ed essa potesse vedere in lui lo stesso William di un tempo e riuscisse a parlargli come il suo cuore aveva anelato di fare durante tutti quegli anni. Quel momento, tuttavia, giunse a poco a poco, affrettato da parte del giovane da un affetto caldo quanto quello di lei e assai più libero da eccessive finezze o inibizioni. Fanny era la persona che egli amava più di ogni altra, ma uno spirito più forte e un'indole più saldamente equilibrata lo

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rendevano capace di esprimere questo amore con la stessa spontanea naturalezza con cui lo sentiva. Già la mattina seguente se ne passeggiavano insieme in perfetto accordo e ciascuno dei giorni successivi rinnovò la gioia di un dialogo che Sir Thomas non poteva non osservare senza compiacenza, anche prima che Edmund lo segnalasse alla sua attenzione.

Eccettuati i momenti di speciale, intima gioia che, negli ultimi mesi le aveva procurato una qualche eccezionale o inattesa gentilezza di Edmund, Fanny non aveva mai conosciuto in vita sua una felicità paragonabile a quella che le dava lo spontaneo, libero rapporto da pari a pari con quel fratello amico che le apriva il proprio cuore, le parlava di ogni sua speranza e di ogni suo timore, dei progetti e delle preoccupazioni riguardanti quella benedetta promozione, così a lungo accarezzata col pensiero, meritata a caro prezzo e stimata al suo giusto valore - il fratello che poteva darle informazioni minuziose e di prima mano sul padre e sulla madre, sui fratelli e sulle sorelle di cui Fanny riceveva così raramente notizie; che si interessava tanto ai lati piacevoli e ai piccoli inconvenienti della sua vita domestica a Mansfield Park ed era pronto a stimarne ogni abitante secondo le indicazioni che lei gli dava, discostandosene al massimo per la meno scrupolosa indulgenza e le critiche più risolute con cui valutava il comportamento della zia Norris; un fratello col quale (cosa forse più preziosa di tutte) poteva rievocare ogni ricordo, buono o cattivo, dei loro primi anni e rivivere con tenerezza le prime pene, i primi piaceri sperimentati insieme. Rapporti come questi danno tanta forza all'amore fraterno da porlo più in alto dell'amore coniugale. I figli di una stessa famiglia, nati da uno stesso sangue, plasmati dalle associazioni e dalle abitudini dei loro primi anni, conoscono gioie che nessuno degli altri, successivi legami può donar loro; e può accadere solo a motivo di un lungo e innaturale estraniamento o di una separazione che nessun legame successivo può giustificare che, a volte, tali preziosi residui dei primissimi affetti vadano completamente perduti. E, ahimè! ciò avviene anche troppo spesso. Quell'amore fraterno che a volte è quasi tutto si riduce altre volte a meno che niente. Ma nel caso di William e Fanny Price questo sentimento possedeva ancora tutta la sua freschezza, che nessun conflitto di interessi aveva intaccato, che nessun legame estraneo aveva raffreddato, che il tempo e l'assenza avevano se mai contribuito a rafforzare.

Di fronte a un così amabile affetto cresceva, nei confronti di entrambi, la considerazione di quanti avevano un cuore capace di valutare ciò che è buono. Henry Crawford ne fu colpito al pari di chiunque altro. Apprezzò la brusca, calda tenerezza del giovane marinaio che, la mano tesa verso il capo di Fanny, aveva esclamato: «Sai, questa strana acconciatura comincia a piacermi! e dire che quando sentii che la si adottava in Inghilterra non riuscii a crederlo; e quando a Gibilterra Mrs. Brown e le altre signore comparvero in casa del Governatore, pettinate in questo stesso modo, pensai che dovevano essere matte; ma Fanny mi può riconciliare con qualsiasi cosa» - e con viva ammirazione vide le guance di Fanny coprirsi di rossore, gli occhi che le splendevano, e il profondo interesse, l'attenzione assorta con cui ascoltava il fratello che descriveva qualche imminente pericolo, o qualche scena terrificante di cui il lungo periodo di imbarco lo aveva reso partecipe.

Era uno spettacolo che Henry Crawford aveva sufficiente buon gusto etico per apprezzare nel suo giusto valore. Le attrattive di Fanny apparivano più grandi - due volte più grandi - perché la sensibilità che rendeva più leggiadra la sua carnagione e ne illuminava tutto l'aspetto, era, di per sé, un'attrattiva. Egli non dubitava più del cuore di lei, della sua capacità di sentire, di sentire con forza genuina. Oh, essere amato da una fanciulla come quella, saper ispirare il primo ardore di quella giovane mente non ancora sofisticata! Fanny lo interessava più di quanto avesse previsto. Una quindicina di giorni non erano sufficienti, il termine del suo soggiorno venne rinviato a una data indefinita. William, su richiesta dello zio, prendeva spesso la parola. Sir Thomas trovava le sue storie genuinamente divertenti, ma il suo scopo precipuo nel sollecitarle era quello di comprendere meglio il narratore, di conoscere il giovane grazie ai suoi resoconti; ne ascoltava i chiari, semplici, vivaci particolari con piena soddisfazione scorgendovi la conferma di buoni principi, di una seria preparazione professionale, e di energia, coraggio e buon umore: di tutto ciò che, insomma, poteva promettere e meritare bene. Giovane com'era, William aveva già visto molte cose. Era stato nel Mediterraneo, nelle Indie Occidentali, di nuovo nel Mediterraneo; era spesso sceso a terra grazie alla benevolenza del suo capitano e, nel corso di sette anni, aveva conosciuto pericoli di ogni genere, inevitabili sul mare e in guerra. Con una simile esperienza alle spalle aveva il diritto di essere ascoltato; e benché Mrs. Norris irritata e irrequieta, si desse da fare in giro per la stanza, disturbando tutti quanti, mettendosi alla ricerca di due agugliate di filo, o di un vecchio bottone da camicia, nel bel mezzo di un racconto del nipote che faceva rivivere gli episodi di un naufragio o di una battaglia, tutti gli altri ascoltavano attenti; perfino Lady Bertram non poteva sentir parlare di quegli orrori senza esserne commossa o senza sollevare ogni tanto gli occhi dal suo lavoro per dire: «Povera me! che cose sgradevoli. Mi meraviglio che qualcuno voglia fare il marinaio.» In Henry Crawford quei racconti suscitavano

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sentimenti diversi. Provava l'ardente desiderio di essere stato presente e di aver visto, compiuto, sofferto tutte quelle cose. Il suo cuore si accendeva, la sua immaginazione si infiammava, e provava il più alto rispetto per un ragazzo che, prima di aver compiuto i vent'anni, aveva affrontato quei rischi, quelle avversità dando prova di possedere tanta fermezza. La luce di gloria che emanava dall'eroismo, dalla dedizione, dallo sforzo, dalla costanza di lui, per riflesso gli mostrava in vergognoso contrasto le sue proprie abitudini di egoistica dolce vita; e avrebbe voluto essere lui il William Price che si segnalava nell'azione, e si apriva la strada verso la fortuna e il successo con tanto rispetto di sé e tanto felice ardore, invece di essere quello che egli era di fatto!

Si trattava, comunque, di un desiderio più ardente che durevole. Da queste fantasie retrospettive e dal rimpianto che esse suscitavano fu riscosso da Edmund che gli chiedeva quali fossero i suoi progetti per la giornata di caccia dell'indomani, e si rese conto che valeva la spesa di essere effettivamente un uomo ricco, con cavalli e stallieri a disposizione. Anche da un altro punto di vista, del resto, la cosa era auspicabile, visto che gli permetteva di dimostrarsi cortese quando desiderava di far piacere a qualcuno. Dotato di un vigore, un coraggio e una curiosità all'altezza di qualsiasi prova, William aveva espresso il desiderio di uscire a caccia anche lui; e Crawford era in condizione di mettergli un cavallo a disposizione senza sottoporsi al benché minimo inconveniente, tranne la necessità di ovviare agli scrupoli di Sir Thomas, che conosceva meglio del nipote il valore del prestito proposto e di convincere Fanny a lasciar da parte certe sue ansie. Fanny temeva per William; non era affatto convinta, a dispetto di quanto egli poteva riferire circa la sua esperienza in fatto di equitazione e l'abilità di cui aveva dato prova nelle più svariate contrade, e della sua partecipazione a gite occasionali, dei difficili cavalli e dei muli viziosi che aveva cavalcato, o delle molte volte che aveva a mala pena evitato tremende cadute, che egli fosse in grado di montare un focoso, robusto cavallo in una caccia alla volpe nella campagna inglese; continuò a considerare la cosa come un grosso rischio per William e non provò per Mr. Crawford quella gratitudine che egli, prestando il cavallo, aveva inteso suscitare: questo finché il fratello non tornò a casa sano e salvo, senza incidenti e senza discredito. Allora, quando ebbe la prova che William non aveva sofferto alcun danno, poté apprezzare quell'atto di gentilezza, e perfino ripagare il proprietario del cavallo con un sorriso, quando l'animale fu nuovamente messo a disposizione del fratello; e la volta dopo gliene fu offerto l'uso, cordialissimamente, e in modo da non ammettere rifiuto, per tutto il tempo del suo soggiorno nel Northamptonshire.

CAPITOLO XXV

I rapporti fra le due famiglie ormai erano tornati ad essere quasi gli stessi dell'autunno precedente, più di quanto i residui membri del gruppetto di allora l'avessero creduto possibile. Il ritorno di Henry Crawford e l'arrivo di William Price ne erano in buona parte responsabili, ma ancor più era dovuto alla grande tolleranza di Sir Thomas nei confronti delle sollecitazioni a intrattenere rapporti di buon vicinato che provenivano dalla Canonica. La sua mente, ora libera dalle preoccupazioni che l'avevano afflitta in un primo momento, trovava i Grant e i loro giovani ospiti degni di un frequente scambio di visite; e benché fosse assolutamente superiore al tramare e all'architettare in vista dell'una o dell'altra vantaggiosissima combinazione matrimoniale che avrebbe potuto concretarsi per alcune delle persone a lui più care, e anzi disdegnando come cosa meschina il prospettarsene l'eventualità, non poteva non accorgersi, pur serbando il suo nobile distacco, che Mr. Crawford era manifestamente sollecito verso sua nipote, e forse non si tratteneva (benché inconsciamente) dall'acconsentire più volentieri ai reciproci inviti per quel motivo.

Tuttavia, la sua pronta accettazione di un invito a pranzo in Canonica - quando l'invito globale esteso a tutta la famiglia fu finalmente arrischiato dai Grant dopo molte considerazioni e molti dubbi «poiché Sir Thomas sembrava così mal disposto! e Lady Bertram era tanto indolente!» - dipese dalla convinzione che si trattava solamente di un gesto di buon vicinato e di buona volontà e non aveva nulla a che fare con Mr. Crawford che andava considerato semplicemente come parte di un simpatico gruppo di persone; infatti fu appunto nel corso di quella prima visita che egli, per la prima volta, cominciò a pensare, che chiunque fosse solito fare certe oziose osservazioni avrebbe pensato che Mr. Crawford era un ammiratore di Fanny Price.

La riunione fu generalmente giudicata piacevole, essendo composta in giusta proporzione di persone alla quali piaceva parlare e di altre che preferivano ascoltare; e il pranzo fu appropriatamente

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elegante e abbondante, secondo lo stile abituale dei Grant, e troppo corrispondente alle abitudini quotidiane di tutti i presenti per suscitare una qualsiasi reazione se non in Mrs. Norris, che non poteva vedere senza irritarsi né quella grande tavola, che aveva preso il posto della sua, né la quantità delle portate che vi comparivano; non solo, ma trovava sempre modo di convincersi che l'andirivieni dei domestici alle sue spalle le procurava un certo incomodo ed era sicura che, fra tante pietanze, qualcuna doveva, per forza esser servita fredda.

La sera risultò, com'era stato combinato fra Mrs. Grant e sua sorella, che dopo aver formato un tavolino di Whist, rimanevano abbastanza persone per organizzare una partita fra giocatori non appaiati, e poiché tutti erano pienamente consenzienti e non insistevano con personali preferenze sulla scelta del gioco, a differenza di quanto sempre avviene in simili circostanze, Speculation fu scelto con la stessa prontezza con cui si era scelto il Whist; e Lady Bertram si trovò ben presto nella imbarazzante necessità di operare una scelta e di optare per il Whist o per l'altro gioco. Fortunatamente, Sir Thomas era lì vicino.

«Cosa devo fare Sir Thomas? - Whist o Speculation. Quale dei due mi divertirà di più?»Sir Thomas, dopo un attimo di riflessione, le consigliò il secondo. Personalmente era un buon

giocatore di Whist, e forse pensò che non lo avrebbe molto divertito l'averla come compagna.«Benissimo,» fu la placida risposta di Sua Signoria. «Allora, Mrs. Grant, scelgo Speculation se

non le spiace. Non lo so giocare affatto, ma Fanny mi insegnerà.»A questo punto Fanny intervenne protestando ansiosamente una uguale ignoranza; non lo aveva

mai giocato né visto giocare in vita sua; e Lady Bertram conobbe nuovamente un momento di indecisione; ma poiché tutti le assicurarono che niente poteva essere più facile, che effettivamente si trattava del più facile dei giochi di carte, ed Henry Crawford si fece avanti chiedendo caldamente il permesso di sedere tra Sua Signoria e Miss Price, in modo da consigliarle entrambe, la difficoltà fu presto appianata; Sir Thomas, Mrs. Norris, il dottore e sua moglie presero posto al tavolino dove il gioco richiedeva maggiore impegno e dignità, e gli altri sei, sotto la guida di Miss Crawford si disposero intorno all'altro: una sistemazione ideale per Henry Crawford, che si trovava a fianco di Fanny, e con le mani perennemente occupate, visto che doveva badare alle carte di due persone oltre che alle proprie poiché (sebbene dopo un paio di minuti Fanny fosse perfettamente padrona delle regole del gioco) egli doveva rendere più audaci le sue contrattazioni, stimolare la sua avarizia e indurire il suo cuore: tutte cose che, specialmente quando il suo diretto avversario era William, costituivano un'impresa di una certa difficoltà. Quanto poi a Lady Bertram, dovette vigilare sulla sua reputazione e i suoi averi per tutta quanta la serata; e, se gli riusciva di essere abbastanza pronto nell'impedirle di guardare le proprie carte quando la contrattazione aveva inizio, doveva consigliarla su cosa farne fino alla fine della mano.

Era di brillantissimo umore, faceva ogni cosa con felice disinvoltura ed eccelleva in tutti i felici stratagemmi, le rapide trovate, e la scherzosa impudenza che potevano dar brio al gioco; il tavolo cui sedeva offriva nell'insieme un piacevolissimo contrasto con l'ininterrotta serietà e il composto silenzio dell'altro.

Una prima, e poi una seconda volta, Sir Thomas aveva cercato di sapere se la moglie si divertiva e aveva successo, tutto inutile: gli intervalli non erano lunghi abbastanza per concedergli il tempo che il suo fare misurato richiedeva; e si seppe pochissimo sulla situazione di lei fino a quando, essendosi concluso il primo rubber, a Mrs. Grant fu possibile andarle vicino e complimentarla.

«Spero che Sua Signoria sia soddisfatta del gioco.»«Oddio, sì... Molto divertente. Uno stranissimo gioco. Non devo mai vedere le mie carte. Non so

affatto cosa succede, e Mr. Crawford fa tutto il resto.»«Bertram,» disse Crawford poco dopo, cogliendo l'opportunità di un leggero rallentarsi del gioco,

«non le ho detto quel che mi è successo ieri mentre tornavo a casa.» Erano usciti a cacciare insieme ed erano nel mezzo di una buona galoppata, a una certa distanza da Mansfield, quando, accorgendosi che il suo cavallo aveva perduto un ferro, Henry Crawford era stato costretto a rinunciare e a rassegnarsi a tornare. «Le ho detto di aver perso la strada dopo aver oltrepassato quella vecchia fattoria con gli alberi di tasso, visto che ho l'abitudine di non chiedere mai la strada; ma non le ho detto che con la mia solita buona fortuna - poiché non commetto mai sbagli senza ricavarne un qualche vantaggio - a tempo debito mi trovai proprio sul posto che più di ogni altro ero curioso di vedere. All'improvviso, girato l'angolo di un campo ondulato e piuttosto scosceso, mi trovai nel mezzo di un villaggetto appartato circondato da colline in leggero pendio; davanti c'era un piccolo corso d'acqua da guadare, e una chiesa che sorgeva su una specie di altura alla mia destra, una chiesa che colpiva per le sue dimensioni e la sua bellezza così inattese in quel luogo, e nessuna casa gentilizia in vista; nessuna tranne quella che doveva essere la Canonica, a un tiro di pietra dall'altura e dalla chiesa. Insomma, mi trovai a Thornton Lacey.»

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«Si direbbe di sì,» disse Edmund. «Ma che strada ha preso dopo aver oltrepassato la fattoria dei Sewell?»

«Non rispondo a domande così insidiose e irrilevanti; d'altronde, anche se rispondessi a tutto quanto può essermi contestato in un'ora di tempo, lei non potrebbe mai dimostrare che non si trattava di Thornton Lacey - poiché quello è il posto, non v'è il minimo dubbio.»

«Dunque ha chiesto informazioni?»«No, non ne chiedo mai. Ma dissi a un uomo che riparava una siepe che quello era Thornton

Lacey, e lui disse di sì.»«Lei ha una buona memoria. Avevo dimenticato di averle mai detto nemmeno la metà di quanto

ha notato sul posto.»Thornton Lacey era il nome del beneficio ecclesiastico che lo aspettava, come ben sapeva Miss

Crawford, che in apparenza concentrò tutto il suo interesse sulla contrattazione del fante di William Price.«Ebbene,» chiese Edmund, «le è piaciuto quello che ha visto?»«Davvero moltissimo. Lei è un giovane fortunato. Occorrerà almeno il lavoro di cinque estati

prima che il luogo sia abitabile.»«Oh, no! la situazione non si presenta poi così male. Il cortile della fattoria dev'essere spostato,

sono d'accordo con lei; ma non vedo che ci sia altro da fare. La casa non è affatto in cattive condizioni; e quando il cortile sarà spostato, la via d'accesso alla casa sarà più che discreta.»

«Il cortile della fattoria va eliminato completamente e sostituito con una macchia d'alberi che impedisca la vista della fucina. La casa dev'esser ristrutturata in modo da far fronte a est invece che a nord: l'ingresso e le stanze più importanti, voglio dire, devono guardare da quella parte, dove la vista è veramente bella; sono sicuro che la cosa è fattibile. E da quel lato deve essere tracciata la via d'accesso attraverso quello che per ora è il giardino. Deve essere sistemato un giardino nuovo là dove ora c'è l'area retrostante alla casa; il che le darà un bellissimo aspetto in pendio verso sud-est. Il suolo sembra proprio fatto per questo. Sono risalito per cinquanta iarde lungo il sentiero, fra la chiesa e la casa, per guardarmi intorno; e ho visto come dovrebbe essere sistemata ogni cosa. Niente di più facile. I prati al di là di quello che sarà il giardino, come anche del giardino attuale, che si estendono partendo dal sentiero dove mi trovavo fino a nord-est, cioè fino alla strada principale del villaggio, dovranno essere, naturalmente, senza soluzione di continuità; sono bellissimi prati, piacevolmente sparsi di gruppi d'alberi. Immagino che appartengano al dominio parrocchiale. Se no lei dovrà comprarli. Poi c'è il corso d'acqua... bisognerà farne qualcosa, ma che cosa con precisione non sono riuscito a decidere. Però mi son venute due o tre idee.»

«Anch'io ho due o tre idee,» disse Edmund, «e una di esse è che ben poco del suo progetto su Thornton Lacey sarà mai messo in pratica. Dovrò considerarmi soddisfatto con assai meno ornamenti e bellezza. Penso che la casa con le sue dipendenze possa esser resa confortevole e acquistare anche una cert'aria di dimora gentilizia senza spese eccessive e ciò mi deve bastare; e spero che basti a tutti quelli che mi danno il loro affetto.»

Miss Crawford, messa all'erta e leggermente risentita da un certo tono di voce e da un certo mezzo sguardo che accompagnarono le ultime parole con cui Edmund espresse la sua speranza, terminò affrettatamente la sua contrattazione con William Price e, assicurandosi il suo fante a un prezzo esorbitante, esclamò: «Ecco, metterò in palio le mie ultime risorse da donna di carattere. Non amo agire con fredda prudenza. Non sono nata, io, per starmene immobile senza far niente. Se perderò la posta, non sarà perché non ho lottato per vincere.»

Vinse la partita, ma questa vittoria non la compensò di quanto aveva pagato per garantirsela. Vennero distribuite nuovamente le carte, e Crawford riprese a parlare di Thornton Lacey.

«Può darsi che i miei piani non siano i migliori possibili: ho avuto solamente pochi minuti per visualizzare tutto l'insieme: ma lei deve farci un bel po' di lavori. Il posto lo merita, e lei non si sentirà soddisfatto restando molto al disotto di quanto se ne può ricavare. (Chiedo scusa, ma Sua Signoria non deve guardare le sue carte. Così. Le lasci posate davanti a lei). Il posto lo merita, Bertram. Lei parla di dargli una cert'aria di dimora gentilizia. Bene, questo si otterrà togliendo di mezzo il cortile della fattoria, poiché, indipendentemente da quel terribile inconveniente, non ho mai visto una casa, che abbia, più intrinsecamente, l'aria di una residenza gentilizia, il cui aspetto sia tanto superiore a quello di una semplice casa parrocchiale, ben al di sopra della spesa di poche centinaia di sterline all'anno. Non è un insieme di stanze basse e isolate accozzate alla rinfusa con tanti tetti quante sono le finestre - non è messa insieme con la pesante compattezza di una volgare fattoria, è una vasta casa con una struttura da maniero, dai solidi muri, nella quale si suppone naturalmente che una rispettabile famiglia, residente in campagna, abbia vissuto di generazione in generazione almeno per due secoli ed ora vi soggiorni spendendo dalle due alle

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tremila lire all'anno.» Miss Crawford era tutt'orecchi, ed Edmund si mostrò d'accordo con quanto l'amico diceva. «Dunque, per poco che faccia, non potrà non darle una cert'aria di dimora gentilizia,» continuò Henry. «Ma se ne può fare molto di più. (Lasciami vedere, Mary: Lady Bertram offre una dozzina per quella regina; no, no, una dozzina è più di quanto valga, Lady Bertram non offre una dozzina. Non vuole averci nulla a che fare. Procedi, procedi.) Con alcune delle migliorie che ho suggerito (non pretendo che lei proceda secondo il mio piano, anche se, dopo tutto, dubito che un altro possa farne di migliori) può darle un carattere più nobile. Può portarla al livello di una vera e propria villa di campagna. Da abitazione di un semplice gentiluomo ne fa, grazie a giudiziose migliorie, quella di un uomo di buon gusto, colto, moderno, provvisto di importanti relazioni. Tutto questo può essere impresso, letteralmente impresso, sulla casa, e la casa stessa assumerebbe un aspetto tale da indurre chiunque passi per la strada a classificare il proprietario come il maggior possidente terriero della parrocchia, soprattutto visto che nelle vicinanze non vi è nessuna autentica dimora che possa competere con questa: circostanza, sia detto tra di noi, che accresce incalcolabilmente il valore di tale posizione dal punto di vista del privilegio e da quello dell'indipendenza economica. Lei la pensa come me, spero,» rivolgendosi con voce gentile a Fanny. «Ha mai visto il luogo di cui parliamo?»

Fanny si limitò a dargli una risposta negativa, e tentando di nascondere l'interesse che quell'argomento suscitava in lei, concentrò tutta la sua attenzione sul fratello che cercava di portare avanti una contrattazione imponendole condizioni quantomai svantaggiose e facendo di tutto per imbrogliarla; ma Crawford intervenne: «No, no, non deve cedere la regina; l'ha comprata a troppo caro prezzo, e suo fratello non offre nemmeno la metà del suo valore. No, no, signore, giù le mani, giù le mani. Sua sorella non si priva della regina. Il gioco sarà suo,» rivolgendosi nuovamente a lei, «sarà certamente suo.»

«E Fanny avrebbe tanto preferito che fosse di William,» disse Edmund sorridendole. «Povera Fanny alla quale non si permette di barare contro se stessa come vorrebbe!»

«Mr. Bertram,» disse Miss Crawford pochi minuti dopo, «sa che Henry è un così fantastico sistematore di giardini e parchi che lei non può assolutamente impegnarsi in niente del genere a Thornton Lacey, senza accettare il suo aiuto. Pensi solo quanto è stato utile a Sotherton! Pensi a che grandi risultati si sono ottenuti là grazie alla nostra visita in una torrida giornata d'agosto, tutti in giro per la proprietà a vedere infiammarsi il suo genio. Là andammo e di là ce ne tornammo a casa; e quello che vi fu fatto non è a dirsi!»

Gli occhi di Fanny si rivolsero a Crawford per un momento con una espressione che più che grave era addirittura di rimprovero; ma nell'incontrare quelli di lui si distolsero immediatamente. Crawford, vagamente imbarazzato, scosse il capo in direzione della sorella e rispose ridendo: «Non posso dire che fu fatto molto a Sotherton; ma era una giornata torrida, durante la quale ci siamo tutti rincorsi come fossimo balordi.» E, approfittando del brusio generale, aggiunse a voce bassa rivolgendosi unicamente a Fanny: «Mi spiacerebbe di sapere la mia facoltà di progettatore giudicata in base alla giornata di Sotherton. Vedo le cose in modo molto diverso, ora. Non pensi che sono quale sembrai essere allora.»

Sotherton era una parola atta ad attirare l'attenzione di Mrs. Norris, che trovandosi proprio allora nell'ozio concessole dall'esserle toccata la parte del morto grazie all'abilissimo gioco di Sir Thomas, e suo, contro il dottore e Mrs. Grant, esclamò dall'altra parte della stanza, con insolita vivacità: «Sotherton! Quella sì che è una tenuta! e vi abbiamo passato una giornata incantevole! William, sei proprio sfortunato; ma la prossima volta che verrai spero che i cari Mr. e Mrs. Rushworth vi si trovino e sono certa di poterti garantire un gentile benvenuto da parte loro. I tuoi cugini non sono di quelli che trascurano i parenti, e Mr. Rushworth è un uomo perfettamente cortese. Ora sono a Brighton, sai, in una delle più belle case della città che il grande patrimonio di Mr. Rushworth dà loro il diritto di occupare. Non so calcolare esattamente le distanze, ma quando tornerai a Portsmouth, se non è troppo lontano dalla tua strada, dovresti passarci e porgere loro i tuoi rispetti; e potrei darti un piccolo pacco da portare che desidero far giungere alle tue cugine.»

«Sarei felice di farlo, zia, ma Brighton è dalla parte di Beachy Head; e anche se mi fosse possibile di andare così lontano, non potrei essere il benvenuto, in un posto talmente elegante - povero, insignificante guardia marina quale sono.»

Mrs. Norris stava iniziando una ardente protesta, assicurandolo della affabilità sulla quale egli poteva contare, quando fu bloccata da Sir Thomas, che disse con fare autorevole: «Non ti consiglio di andare a Brighton, William, poiché, ne sono sicuro, avrete presto una più comoda opportunità di incontrarvi, ma le mie figliole saranno sempre felici di ricevere i loro cugini in qualsiasi parte si trovino; e troverai Mr. Rushworth sincerissimamente disposto a considerare tutti i nostri parenti come parenti suoi.»

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«Preferirei, più di ogni altra cosa, trovarlo segretario privato del Primo Lord dell'Ammiragliato,» fu l'unica risposta di William, una risposta pronunciata a mezza voce per non essere udito dallo zio, e l'argomento cadde. Fino a quel momento Sir Thomas non aveva notato nulla di particolare nella condotta di Henry Crawford; ma quando il gruppo intorno al tavolino di whist si sciolse alla fine della seconda partita e, lasciati il dottor Grant e Mrs. Norris a disputare sull'ultima mano giocata, egli venne a far da spettatore all'altro tavolino da gioco, ebbe l'impressione che la nipote fosse oggetto di attenzioni, anzi di dichiarazioni abbastanza aperte. Henry Crawford, tutto preso da un suo nuovo progetto circa la sistemazione di Thornton Lacey, non riuscendo a farsi ascoltare da Edmund, lo stava esponendo nei minimi particolari e con grande fervore alla sua bella vicina. Gli era venuta l'idea di prendere in affitto la casa per il prossimo inverno, garantendosi così una dimora indipendente nei dintorni; e non pensava di farne uso solamente durante la stagione della caccia (come appunto stava dicendo) benché questa considerazione avesse naturalmente un certo peso, dato che si rendeva conto che, a dispetto di tutta la grandissima cortesia del dottor Grant, era impossibile sistemare lui e i suoi cavalli come erano ora, senza sottoporre chi l'ospitava a un vero e proprio disturbo; ma il suo attaccamento a quei luoghi non dipendeva unicamente dalla possibilità di praticare uno sport o da una data stagione: quello che aveva a cuore era una abitazione sua, lì vicino, dove gli fosse possibile venire in qualsiasi momento, una piccola dimora fissa e propria disposizione, per passarvi tutti i periodi festivi ed essere così in grado di continuare, di approfondire, di perfezionare l'amicizia e l'intimità con la famiglia di Mansfield Park, amicizia e intimità il cui valore aumentava, per lui, di giorno in giorno. Sir Thomas udì quelle parole e non se ne risentì. Non vi era alcuna mancanza di rispetto in quanto diceva il giovanotto: e il modo in cui Fanny ascoltava era così pieno di proprietà e di modestia, così calmo e privo di provocazione che egli non trovava nulla da riprovarvi. Parlava poco, assentiva solamente di quando in quando, e non tradiva nessuna propensione sia ad appropriarsi di una benché minima parte dell'omaggio, sia a incoraggiare la predilezione di lui per il Northamptonshire. Accorgendosi che proprio Sir Thomas lo stava osservando, Henry Crawford gli si rivolse direttamente, senza cambiare argomento, in tono più pacato ma pur sempre pieno di sentimento.

«Desidero diventare suo vicino, Sir Thomas, come forse mi ha udito dire a Miss Price. Posso sperare nel suo assenso? Posso sperare che lei non influenzi suo figlio negativamente nel prendermi in considerazione come inquilino?»

Sir Thomas, con un cortese inchino, rispose: «Quello proposto da lei è l'unico modo in cui non potrei desiderare di averla permanentemente per vicino; il fatto è che spero, e credo, che Edmund occuperà la sua casa di Thornton Lacey. Mi sbaglio, Edmund?»

Edmund, così interpellato, dovette prima essere informato su quanto era stato detto, ma appena afferrò il nocciolo della questione non esitò nella risposta: «Certamente, Signore, non ho altro progetto se non di risiedere sul posto. Ma, Crawford, benché la rifiuti come inquilino, venga da me come amico. Consideri metà della mia casa come sua durante ogni inverno e amplieremo le scuderie secondo il suo progetto di ristrutturazione, apportando tutte le migliorie che potranno venirle in mente per perfezionare detto progetto nella prossima primavera.»

«Sarà una gran perdita per noi,» continuò Sir Thomas. «La sua partenza, sia pure per andarsene a sole otto miglia di distanza, comporterà una penosa riduzione della nostra cerchia familiare; ma mi sarei sentito profondamente mortificato se mio figlio si fosse rassegnato ad agire in modo diverso. È perfettamente naturale che lei non abbia riflettuto a fondo sulla situazione, Mr. Crawford. Ma una parrocchia ha delle necessità e delle esigenze che possono essere ben conosciute solo da un ecclesiastico che risieda sul posto e che nessun sostituto può essere in condizione di soddisfare in uguale misura. Edmund potrebbe, come si usa dire, sbrigare le sue mansioni a Thornton, cioè leggervi le preghiere e predicarvi, senza rinunciare a Mansfield Park; potrebbe andarsene a cavallo, ogni domenica, verso una casa abitata solo nominalmente, e svolgere le sacre funzioni; potrebbe essere il parroco di Thornton Lacey ogni sette giorni, per tre o quattro ore, se ciò lo potesse soddisfare. Ma non lo soddisfa. Egli sa che la natura umana ha bisogno di più lezioni di quante non ne possano essere impartite in un sermone settimanale e che, se non vivrà in mezzo ai suoi parrocchiani e non dimostrerà con una costante sollecitudine che desidera il loro bene e che è loro amico, farà troppo poco per loro e per se stesso.»

Mr. Crawford si inchinò in silenzio, assentendo.«Ripeto,» aggiunse Sir Thomas. «Thornton Lacey è l'unica casa nei dintorni dove non avrei

piacere di salutare Mr. Crawford quale residente.»Mr. Crawford questa volta si inchinò di nuovo, ringraziando.«Sir Thomas,» disse Edmund, «senza alcun dubbio capisce i doveri di un parroco. Speriamo che

suo figlio dimostri coi fatti di conoscerli anche lui.»

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Qualsiasi fosse l'effetto prodotto dalla breve arringa di Sir Thomas su Mr. Crawford, essa suscitò alcune spiacevoli sensazioni in altre due persone, che erano state fra i più attenti ascoltatori. Miss Crawford e Fanny. Questa, che mai prima d'allora si era resa conto che Thornton sarebbe così presto e così completamente diventata la casa di lui, rifletteva a occhi bassi su quel che avrebbe voluto dire non vedere Edmund ogni giorno; e l'altra, strappata alle piacevoli fantasticherie alle quali si stava abbandonando indotta dalle descrizioni del fratello, non essendo più in grado né di cancellare la chiesa dal quadro immaginato, né di eliminare l'ecclesiastico, per vedere in Thornton solamente la rispettabile, elegante, rimodernata residenza saltuaria di un uomo dotato di larghi mezzi. Stava considerando Sir Thomas con decisa malevolenza, come il distruttore del bel sogno, tanto più risentita per non sapersi sottrarre all'involontaria sopportazione che il carattere e i modi di lui le imponevano e per non osare dar sfogo ai suoi sentimenti se non altro tentando di mettere in ridicolo la causa che egli difendeva. Tutto quanto vi era stato di piacevole nelle sue considerazioni per il momento era finito. Se dovevano prevalere i sermoni, era tempo di por fine alla partita a carte; per cui fu lieta di chiudere la contrattazione in corso e di potersi rinfrescare le idee cambiando posto e vicini di posto.

Gli altri erano ormai radunati in gruppi sparsi intorno al fuoco, in attesa di prender congedo gli uni dagli altri. William e Fanny rimanevano i più appartati. Erano seduti insieme vicino al tavolino da gioco, disertato dagli altri assorti in un'intima conversazione, estranei a tutto il resto, finché alcuni fra i presenti incominciarono a interessarsi a loro. La sedia di Henry Crawford fu la prima che si voltò in loro direzione, ed egli rimase ad osservarli in silenzio per alcuni minuti; mentre, nel frattempo lui stesso era osservato da Sir Thomas che, in piedi, continuava a conversare con il dottor Grant.

«Questa è la serata del ballo al Circolo,» disse William. «Se fossi a Portsmouth, probabilmente vi parteciperei.»

«Ma tu non vorresti essere a Portsmouth, vero, William?»«No, Fanny, non lo desidero. Portsmouth e il ballo mi interesseranno quando non potrò avere te. E

non so cosa ci sarebbe di bello per me andando al Circolo, visto che potrei anche non trovare una dama con cui ballare. Le ragazze di Porthsmouth arricciano il naso quando guardano uno che ha il grado inferiore a tenente. Essere guardiamarina equivale a non esser niente. E in effetti non si è niente. Ricordi le Gregory? Si sono fatte delle gran belle ragazze, ma mi rivolgono a malapena la parola, perché Lucy è corteggiata da un capitano.»

«Che vergogna! Che vergogna! Ma non ci dar peso, William!» Le guance le ardevano dall'indignazione, mentre parlava. «Non vale la pena di darvi importanza. Non lo fanno a te personalmente. Non è nulla più di quanto, su per giù, è toccato ai tempi loro, ai più grandi ammiragli. Pensaci; devi decidere di considerare la cosa come una delle prove che toccano ad ogni marinaio - proprio come le tempeste e la vita dura - ma con questo vantaggio, che giungerà il momento in cui non dovrai sopportare più niente del genere, quando sarai tenente! - pensa solo, William, quando sarai tenente quanto poco peso darai a sciocchezze di questo genere.»

«Incomincio a pensare, Fanny, che non sarò mai promosso tenente; tutti vanno avanti, tranne me.»«Oh! mio caro William, non parlare così! non lasciarti scoraggiare. Lo zio non dice nulla, ma sono

sicura che farà tutto quanto è in suo potere per farti avere la promozione. Sa, come lo sai tu, quanto sia importante.»

Tacque ad un tratto, scorgendo lo zio assai più vicino di quanto avesse pensato, e tutti e due giudicarono che fosse meglio parlare di qualcos'altro.

«Ti piace ballare, Fanny?»«Sì, moltissimo; - solo che mi stanco subito.»«Mi piacerebbe andare a una festa da ballo con te e vederti ballare. Non si danno mai balli a

Northampton?... Sì, mi piacerebbe vederti ballare, e ballare con te se tu lo volessi, poiché lì nessuno saprebbe chi sono, e mi piacerebbe farti da cavaliere ancora una volta. Ti ricordi come saltellavamo insieme in passato? quando l'organetto capitava nella nostra via? Sono, a modo mio, un bravissimo ballerino ma sono sicuro che tu mi superi» - e rivolgendosi allo zio che ora era vicinissimo a loro: «Vero che Fanny balla alla perfezione, signore?»

Fanny, sgomenta per quella domanda, di una disinvoltura senza precedenti, non sapeva dove guardare, né quale risposta aspettarsi. Certo un qualche solenne rimprovero, o perlomeno una fredda espressione di indifferenza che avrebbe afflitto il fratello e avrebbe fatto sprofondare, letteralmente, lei. Invece udì solo: «Mi spiace dire che non sono in grado di rispondere alla tua domanda. Non ho visto ballare Fanny da quando era una bimbetta; ma confido che tutti e due avremo modo di constatare che si

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disimpegna da vera gentildonna quando la vedremo all'opera, cosa che forse ci sarà possibile prima che passi molto tempo.»

«Ho avuto il piacere di veder ballare sua sorella, Mr. Price,» disse Henry Crawford facendosi avanti, «e mi dichiaro pronto a rispondere ad ogni domanda in proposito con sua piena soddisfazione. Ma credo,» vedendo che Fanny aveva un'aria smarrita, «che dovrò farlo in qualche altro momento. Nel nostro gruppo c'è una persona alla quale non piace che si parli di Miss Price.»

Effettivamente, aveva visto ballare Fanny una volta; ed effettivamente era pronto a garantire, ora, che eseguendo le figure della danza si spostava con composta, leggera eleganza, e perfettamente a tempo; ma di fatto, per nulla al mondo avrebbe potuto rammentarsi in che modo essa aveva danzato, e, pur dando per scontato che era stata presente quella sera, non gli riusciva di ricordare null'altro di lei. Fu classificato, tuttavia, fra gli ammiratori di Fanny quale ballerina; Sir Thomas, che certamente non ne era dispiaciuto, prolungò la conversazione sul ballo in generale, e si impegnò con tanto zelo a descrivere i balli di Antigua e ad ascoltare quello che suo nipote aveva da riferire sulle varie danze che aveva potuto osservare in giro per il mondo, che non udì annunciare la sua carrozza e fu richiamato alla realtà dall'agitarsi di Mrs. Norris.

«Vieni, Fanny. Fanny cosa stai mai facendo? Stiamo andandocene. Sbrigati, sbrigati, non posso tollerare che ci si faccia aspettare dal povero vecchio Wilcox. Dovresti sempre pensare al cocchiere e ai cavalli. Caro Sir Thomas, abbiamo dato disposizioni perché la carrozza torni poi a prendere lei, Edmund e William.»

A Sir Thomas non restò che assentire, visto che quelle erano le disposizioni date da lui e che egli stesso aveva comunicato in precedenza alla moglie e alla cognata; ma Mrs. Norris, che doveva sempre pensare di aver predisposto ogni cosa personalmente, sembrava essersi scordata del fatto.

L'ultima sensazione provata da Fanny durante quella visita, fu di disappunto poiché lo scialle che Edmund stava tranquillamente prendendo dalle mani di un domestico per metterglielo sulle spalle, fu afferrato dalla mano più svelta di Mr. Crawford, e così dovette essergli debitrice di quella sua più appariscente attenzione.

CAPITOLO XXVI

Il desiderio di William di veder ballare Fanny produsse su suo zio più che una impressione fuggevole. La speranza di averne l'opportunità, che Sir Thomas aveva espresso sul momento, doveva avere un seguito. Si era proposto o si proponeva di appagare un così amabile desiderio, facendo cosa grata al nipote e a chiunque altri volesse veder ballare Fanny, e insieme procurando un divertimento alla gioventù tutta quanta; dopo aver considerato la cosa e aver preso la sua risoluzione, con calma e senza consultare alcuno, la mattina seguente durante la prima colazione la comunicò, dopo aver ricordato ed elogiato quel che il nipote aveva detto: «Non vorrei, William, che tu dovessi lasciare il Northamptonshire senza avere avuto questa soddisfazione. Mi farebbe piacere vedervi ballare tutti e due. Tu hai parlato dei balli di Northampton. Le tue cugine vi hanno occasionalmente partecipato; ma in questo caso essi non fanno veramente per noi. Sarebbe troppo faticoso per vostra zia, credo. Perciò dobbiamo scartare Northampton. Un ballo in casa nostra sarebbe preferibile, e se...»

«Ah! mio caro Sir Thomas,» interruppe Mrs. Norris. «Sapevo quel che stava per venir fuori. Sapevo quello che lei stava per dire. Se la cara Julia fosse a casa, o la carissima Mrs. Rushworth si trovasse a Sotherton per offrire un motivo, un'occasione per una simile festa, lei sarebbe tentato di dare un ballo per la nostra gioventù qui a Mansfield. Sarebbe tentato, lo so. Se loro due saranno a casa per dar lustro alla festa lei darà un ballo questo stesso Natale. Ringrazia tuo zio, William, ringrazia tuo zio.»

«Le mie figliole,» la interruppe Sir Thomas, «si stanno divertendo a Brighton e spero che ne siano completamente soddisfatte; ma il ballo che penso di dare a Mansfield sarà per i loro cugini. Se potessimo essere tutti riuniti, la nostra soddisfazione sarebbe senza dubbio più completa, ma l'assenza di alcuni non deve privare gli altri di uno svago.»

Mrs. Norris non replicò. Vide lo sguardo risoluto del cognato e le ci volle qualche minuto di silenzio per riacquistare la calma dopo tanta sorpresa e irritazione. Un ballo, in quel momento dell'anno! Durante l'assenza delle figliole e senza consultare lei previamente! Tuttavia trovò presto conforto: sarebbe stata lei a fare ogni cosa, a Lady Bertram, naturalmente, doveva essere risparmiata qualsiasi preoccupazione e fatica: tutto, pertanto, sarebbe ricaduto su di lei. Sarebbe toccato a lei far gli onori della

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serata, e questa certezza le restituì abbastanza buon umore da metterla in grado di unirsi agli altri, prima che essi avessero terminato di esternare la loro gioia e i loro ringraziamenti. Edmund, Fanny e William, ciascuno a modo suo, espressero con l'atteggiamento e con le parole tanto grato piacere per il ballo promesso, quanto Sir Thomas ne poteva desiderare. Edmund era felice per gli altri due. Suo padre non avrebbe potuto compiere un gesto gentile o impartire un favore che gli desse maggior soddisfazione.

Lady Bertram era perfettamente acquiescente e soddisfatta e non trovò da fare nessuna obiezione. Sir Thomas le garantì che il ballo le avrebbe dato pochissimo fastidio, e lei lo assicurò «che non temeva assolutamente il fastidio; anzi, veramente non poteva immaginare che ne dovesse risultare alcuno.»

Mrs. Norris era pronta a suggerire quali stanze Sir Thomas doveva ritenere più adatte per darvi la festa, ma trovò che ogni cosa era già predisposta e quando si suggerì la data da scegliere, apprese che anche il giorno era già stabilito. Sir Thomas si era divertito a dar forma a un progetto completo e, appena essa acconsentì ad ascoltare con calma, fu in grado di leggere l'elenco delle famiglie da invitare, e di comunicare che in base ai suoi calcoli, con tutte le riserve dovute alla brevità del preavviso, pensava che si sarebbe messa insieme abbastanza gioventù da formare da dodici a quattordici coppie, e poté spiegare particolareggiatamente le considerazioni che lo avevano indotto a fissare il prossimo 22 come il giorno più adatto. William doveva essere a Plymouth per il 24; il 22 sarebbe stato dunque l'ultimo giorno della sua visita; ma visto che i giorni erano così pochi non sarebbe stato saggio sceglierne uno più vicino. Mrs. Norris dovette accontentarsi di dichiararsi assolutamente dello stesso parere e di dire che era stata sul punto di proporre lei stessa il 22 come, senz'altro, quello più adatto. Il ballo era ormai cosa decisa, e prima di sera la notizia fu comunicata a tutti quanti vi erano interessati. Gli inviti furono spediti con solerzia, e quella notte più di una giovanetta andò a coricarsi con la mente piena di lieti progetti, proprio come Fanny. In lei, d'altra parte, i pensieri, le preoccupazioni, erano a volte più intensi della gioia; giovane e senza esperienza com'era, con pochi mezzi e con scarsa fiducia nel proprio gusto, il problema del ‹come vestirsil› e era cagione di penosa ansia; e il quasi unico ornamento in suo possesso, una bellissima crocetta di ambra che William le aveva portato dalla Sicilia, le poneva il dilemma più grande poiché aveva a disposizione solamente un po' di nastro per appendersela al collo; e benché l'avesse portata così già una volta, sarebbe stato impossibile farlo allo stesso modo in una simile occasione, di fronte ai ricchi monili coi quali, supponeva, sarebbero comparse tutte le giovani signore. Eppure, non metterla! William le aveva detto che avrebbe voluto comprarle anche una catenella d'oro, ma la spesa era stata al di là delle sue possibilità; perciò, se non avesse portato la crocetta, poteva mortificarlo. Queste erano le sue ansiose considerazioni; sufficienti per moderare perfino la gioia di un ballo dato principalmente per farle piacere.

Frattanto i preparativi procedevano, e Lady Bertram continuava a sedere sul suo sofà senza risentirne il minimo inconveniente. Ricevette a colloquio la direttrice di casa e sollecitò la sua cameriera personale affinché le preparasse un vestito nuovo; Sir Thomas impartì ordini e Mrs. Norris fece un gran correre qua e là; ma tutto questo a lei personalmente non cagionò fastidi e, come aveva previsto, «non vi erano di fatto inconvenienti in quella faccenda».

Durante tutto questo periodo Edmund era particolarmente assillato da preoccupazioni personali; la sua mente era infatti occupata dai due grandi eventi che, ormai prossimi, dovevano fissare il suo destino: l'ordinazione e il matrimonio. E si trattava di eventi di tale importanza da far sì che, a differenza di tutti gli altri abitanti di Mansfield Park, egli guardasse al ballo, cui sarebbe presto seguita l'ordinazione, come a cosa d'irrilevante importanza. Il 23 si sarebbe recato a Peterborough in casa di un amico che si trovava nella sua stessa situazione e che doveva ricevere anche lui gli ordini religiosi nella settimana di Natale. Metà del suo destino sarebbe allora fissato, ma l'altra metà non poteva essere determinata altrettanto facilmente. I doveri da compiere sarebbero stati chiari, ma la sposa desiderata capace di condividere, animare, e ricompensare il compimento di quei doveri era forse impossibile da ottenere. Sapeva con certezza quel che egli voleva, ma non era perfettamente sicuro di quel che volesse Miss Crawford. Vi erano dei punti sui quali non si trovavano del tutto d'accordo. In alcuni momenti non sembrava propensa a corrisponderlo e, benché assolutamente sicuro del proprio affetto tanto da essere deciso (quasi deciso) a chiederle di giungere a una decisione da lì a brevissimo tempo, appena i vari problemi che lo attendevano fossero risolti e lui sapesse con certezza quello che le poteva offrire, era molto combattuto e attraversava ore di incertezza tentando di prevedere il probabile risultato. A volte la certezza di essere amato era fortissima; guardandosi indietro, poteva rammentare una lunga serie di incoraggiamenti ed ella gli appariva perfetta, tanto capace di un amore disinteressato quanto di ogni altra virtù; ma poi il dubbio e l'ansietà riprendevano il sopravvento, ricordava la dichiarata avversione di lei per una vita intima e appartata, la preferenza per la vita di Londra, e si chiedeva cosa mai potesse aspettarsi se non un deciso rifiuto. Un rifiuto o, alternativa ancor più

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deprecabile, la richiesta di sacrifici nell'assolvimento della sua missione tali da essere inaccettabili alla sua coscienza.

Il risultato dipendeva da quest'unico punto: lo amava abbastanza da rinunciare a quelle che erano le sue pretese essenziali - lo amava abbastanza da non considerarle più come tali? E benché a queste domande che egli si poneva ossessivamente desse generalmente in risposta un «sì», a volte si sentiva portato a pronunciare un «no».

Di lì a poco Miss Crawford avrebbe dovuto partire da Mansfield; circostanza che negli ultimi tempi aveva reso ancor più incerto l'alternarsi dei «sì» e dei «no». Le aveva visto brillare gli occhi mentre parlava della lettera di una cara amica che reclamava una sua lunga visita a Londra, e della gentilezza di Henry che si era impegnato a trattenersi fino a gennaio per poterla poi accompagnare in città; la aveva udita parlare dei piaceri che si riprometteva da quel soggiorno con una animazione che per lui suonava un «no», ripetuto su tutti i toni. Ma questo era avvenuto il giorno stesso in cui la cosa era stata decisa, in una prima esplosione di gioia, quando non pensava ad altro che agli amici che si preparava a raggiungere. In seguito l'aveva sentita esprimersi in modo diverso, spinta da altri sentimenti più complessi; l'aveva udita dire a Mrs. Grant che si sarebbe allontanata da lei con rimpianto; che incominciava a pensare che né gli amici né i piaceri che l'attendevano valessero quelli che si sarebbe lasciati alle spalle; e che, benché sentisse che doveva andare, e sapesse quanto si sarebbe divertita una volta partita, già pregustava la gioia del ritorno a Mansfield. Non vi era un «sì» in tutto questo?

Con simili dati contraddittori su cui ponderare, da sistemare e risistemare, Edmund non poteva certo pensare molto alla serata, che il resto della famiglia attendeva con un concorde grandissimo interesse. Per lui, eccettuata la gioia che ne derivava per i due cugini, la serata non prometteva più di una qualsiasi altra in cui le due famiglie avessero stabilito di riunirsi. In ogni incontro vi era la speranza di ricevere un'ulteriore conferma dell'amore di Miss Crawford, e il turbinio di una sala da ballo forse si prestava particolarmente a suscitare o ad esprimere sentimenti seri. Impegnarla per i primi due balli era tutta la felicità che se ne riprometteva, e il decidersi a farlo l'unica preparazione per il ballo che, a dispetto di tutto quanto dalla mattina alla sera gli si svolgeva intorno in proposito, riusciva a suscitare in lui un qualche interesse.

Il prossimo giovedì era il giorno fissato: e il mercoledì mattina Fanny, ancora incapace di risolvere da sola in modo soddisfacente il problema della sua acconciatura, prese la decisione di consigliarsi con persone più illuminate di lei e di rivolgersi a Mrs. Grant e a sua sorella, il cui noto buon gusto l'avrebbe certamente guidata in modo impeccabile; e siccome Edmund e William si erano recati a Northampton, e aveva motivo di pensare che anche Mr. Crawford fosse fuori casa, si incamminò verso la Canonica confidando di trovare l'opportunità per un colloquio privato; e che esso fosse strettamente privato era cosa importantissima per Fanny, che si vergognava, e non poco, di manifestare quella sua ansia.

Incontrò a poche iarde dalla Canonica Miss Crawford che appunto era in procinto di recarsi da lei, e siccome le sembrò che l'amica, sebbene costretta dalla cortesia a insistere per tornare a casa, fosse dispiaciuta di dover rinunciare alla passeggiata, espose subito il motivo che l'aveva condotta e osservò che se l'altra voleva essere così gentile da darle la sua opinione, se ne poteva discutere tanto bene all'aperto quanto in casa. Miss Crawford si dimostrò compiaciuta dalla richiesta, ma dopo un momento di riflessione, insistette assai più cordialmente di prima per tornare in casa con Fanny e le propose di salire direttamente in camera sua dove potrebbero fare una amichevole chiacchierata, senza disturbare il dottore e Mrs. Grant che si trovavano insieme in salotto. Era proprio quanto conveniva a Fanny; e piena di gratitudine per una così sollecita e gentile attenzione, la seguì in casa e salì con lei al piano superiore, dove furono ben presto tutte prese dall'interessante argomento. Miss Crawford, lusingata dalla richiesta di aiuto, le dedicò tutta la sua competenza e il suo gusto, dissipò ogni perplessità con i suoi suggerimenti e tentò con i suoi incoraggiamenti di rassicurarla piacevolmente. Progettati in linea di massima i particolari dell'abbigliamento, Miss Crawford chiese: «Ma cosa metterà come collana? Non porterà la crocetta di suo fratello?» e mentre parlava stava aprendo un pacchetto che Fanny le aveva visto tra le mani quando si erano incontrate. Fanny rispose che lo avrebbe desiderato moltissimo e espresse i suoi dubbi in proposito; non sapeva come fare per mettersi la crocetta al collo né come astenersi dal portarla. In risposta si vide porre davanti un cofanetto da gioielli, e si sentì chiedere di scegliere fra varie collane e catene d'oro. Era quello il pacchetto che Miss Crawford portava e quello lo scopo della visita che si era accinta a farle; e con affettuosa gentilezza ora insisteva perché Fanny scegliesse una catenella per la sua crocetta e poi la conservasse come suo ricordo, e la incoraggiava dicendo tutto quanto poteva per ovviare agli scrupoli che al solo udire la proposta avevano fatto indietreggiare Fanny tutta inorridita.

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«Lei vede che collezione di monili ho,» disse l'altra, «metà più di quanti ne metta o di cui mi ricordi. Non li offro come nuovi: le offro solamente una vecchia collana. Deve perdonarmi la libertà e farmi il favore di accettarla.»

Fanny faceva ancora resistenza, e con assoluta sincerità: il dono era di troppo valore. Ma Miss Crawford perseverò, e difese il suo punto di vista con tanto affettuoso ardore parlando a nome dei diritti della crocetta di William, chiamando in causa e il ballo e se stessa, che alla fine l'ebbe vinta. Fanny si trovò costretta a cedere per non essere accusata di orgoglio, di ottusità e di altri meschini difetti, e dopo aver finalmente ceduto con modestia e riluttanza, si accinse a fare una scelta. Guardò e guardò, desiderando capire quale dei gioielli aveva meno valore; e si decise finalmente in base alla certezza che una collana le veniva messa più frequentemente sotto gli occhi. Era d'oro, finemente lavorato, e benché Fanny le preferisse una catena più lunga e semplice, giudicandola meglio adatta per l'uso che voleva farne, sperò, fissandosi su quella, di scegliere l'oggetto che Miss Crawford meno desiderava conservare. Con un sorriso Miss Crawford manifestò la sua piena approvazione e si affrettò a completare il dono mettendole la collana intorno al collo e dicendole di guardare come le stava bene.

A Fanny non fu possibile non riconoscere che le si addiceva a perfezione e nonostante gli scrupoli che perduravano fu estremamente compiaciuta per un dono giunto tanto a proposito. Avrebbe forse preferito essere obbligata a una qualche altra persona, ma represse quel poco nobile sentimento. Miss Crawford aveva indovinato le sue difficoltà con una delicatezza d'animo che ne dimostrava la sincera amicizia: «Quando porterò questa collana, penserò sempre a lei,» disse, «e rammenterò quanto è stata buona e gentile.»

«Dovrà pensare anche a qualcun altro quando porterà questa collana,» rispose Miss Crawford. «Dovrà pensare a Henry, perché è stato lui a sceglierla per primo. È lui che me l'ha regalata, e insieme alla collana io le faccio carico di ricordare il donatore originario. La sorella non deve venirle in mente senza il fratello.»

Fanny, sbalordita e confusa, avrebbe voluto restituire immediatamente il gioiello. Accettare quello che era stato il regalo fatto da un'altra persona - da un fratello per giunta - no, era impossibile! Non poteva essere! e con un calore e un imbarazzo che parvero assai divertenti alla sua compagna, posò la collana sul suo letto di bambagia e sembrò decisa a prenderne un'altra o a non accettarne nessuna. Miss Crawford pensò che non aveva mai assistito a una più graziosa presa di coscienza: «Figliuola cara,» disse ridendo, «di che cosa ha paura? Pensa che Henry reclami la collana in quanto è mia e possa immaginare che lei non l'ha ottenuta onestamente? o pensa che si sentirà troppo lusingato nel vedere intorno al suo collo leggiadro un ornamento da lui acquistato col suo denaro tre anni fa, prima di sapere che questo stesso collo esistesse? o forse,» con sguardo malizioso, «lei sospetta un complotto fra noi due e che quello che sto facendo ora è a conoscenza di mio fratello e risponde ai suoi desideri?»

Rossa in volto, Fanny protestò contro una simile supposizione.«Ebbene, allora,» riprese Miss Crawford più seriamente ma per nulla convinta, «per persuadermi

che non sospetta alcun trucco e che ha a cuore la sincerità come sempre in passato, prenda la collana e non aggiunga altro in proposito. Il fatto che sia un dono che mio fratello mi ha fatto, non impedisce assolutamente che lei l'accetti, così come non impedisce, gliel'assicuro, che io sia pronta a separarmene. Henry mi dà continuamente una cosa o l'altra. Ho una tale quantità di suoi regali che è assolutamente impossibile per me dar loro valore o per lui ricordarne la metà. Quanto a questa collana, l'avrò portata mezza dozzina di volte, o anche meno; è molto graziosa, ma non ci penso mai; e benché lei sia assolutamente libera di prendere un qualsiasi altro monile del mio cofanetto, le dirò che per caso ha scelto proprio la collana che, se fossi io a scegliere, preferirei darle più di ogni altra e vedere in suo possesso. Non rifiuti più, la prego. Una piccola cosa come questa non vale nemmeno metà delle parole che vi abbiamo speso.»

Fanny non osò fare ulteriore opposizione e con rinnovati ma meno sereni ringraziamenti accettò la collana una seconda volta, benché negli occhi di Miss Crawford vi fosse un'espressione che non riusciva a decifrare con sua piena soddisfazione.

Le era impossibile non rendersi conto del cambiamento dei modi di Mr. Crawford nei suoi riguardi. Aveva notato il fatto da lungo tempo. Tentava apertamente di compiacerla - era galante - era pieno di attenzioni - si comportava con lei su per giù come si era comportato con le sue cugine: supponeva che desiderasse ingannarla e toglierle la sua pace così come aveva fatto con loro; e come credere che non c'entrasse con quella storia della collana! Non poteva essere convinta che non c'entrava, poiché Miss Crawford, compiacente come sorella, era superficiale come donna e come amica. Riflettendo e dubitando, e constatando che il possesso di quello che aveva tanto desiderato non le recava molta soddisfazione, si avviò

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verso casa. Da quando, diretta alla Canonica, aveva percorso quello stesso sentiero, le sue ansie, più che diminuire, avevano trovato una nuova giustificazione.

CAPITOLO XXVII

Giunta a casa Fanny salì immediatamente al piano di sopra per riporre il suo nuovo, inaspettato tesoro, la collana che rappresentava un così discutibile bene, nell'apposita scatola che, nella stanza a est, custodiva tutte le sue piccole ricchezze; ma mentre apriva la porta quale fu la sua sorpresa nel vedere suo cugino Edmund, seduto al tavolino e intento a scrivere! Circostanza che, non essendosi mai verificata prima d'allora, la sbalordì e la rese felice.

«Fanny,» disse subito lui levandosi in piedi e posando la penna. «Fanny,» continuò venendo verso di lei con un pacchetto in mano, «ti chiedo scusa per essermi introdotto nella tua stanza. Sono venuto a cercarti e, dopo aver atteso per un po' sperando di vederti entrare, stavo facendo uso del tuo calamaio per spiegarti lo scopo della mia visita. Troverai sul tavolo l'inizio di una lettera per te; ma ora posso spiegartelo direttamente: voglio semplicemente chiederti di accettare questo piccolo dono - una catena per la crocetta di William. Avresti dovuto riceverla una settimana fa, ma c'è stato un ritardo dovuto all'assenza di mio fratello da Londra alcuni giorni prima di quanto mi aspettassi; e me l'hanno consegnata poco fa a Northampton. Spero che la catena ti piaccia, Fanny; ho fatto del mio meglio per conformarmi alla semplicità del tuo gusto e so che in ogni modo terrai gentilmente conto della mia intenzione e che la considererai per quello che è realmente: un pegno del bene che ti vuole uno dei tuoi più vecchi amici.»

E detto ciò stava per uscire affrettatamente dalla stanza prima che Fanny, sopraffatta da mille sentimenti di pena e di piacere riuscisse a parlare, quando, riscossa da un impulso irresistibile, lo chiamò: «Oh cugino! fermati un momento! Ti prego, fermati!»

Egli si volse e tornò indietro.«Non so come ringraziarti,» continuò lei agitatissima, «i ringraziamenti sono insufficienti. Provo

molto più di quanto posso esprimere. La tua bontà nel pensare a me, a questo modo, va oltre...»«Se questo è tutto quello che hai da dire, Fanny...» fu la sorridente risposta di Edmund mentre

accennava nuovamente ad andarsene.«No, no, non è tutto. Voglio anche chiederti un consiglio.»Quasi inconsciamente, intanto, aveva aperto il pacchetto che egli le aveva posto in mano e si era

trovata sotto gli occhi in tutta l'eleganza della presentazione di un gioielliere, una catena d'oro di fattura schietta, perfettamente semplice e lineare e non poté trattenersi dall'esclamare impetuosamente: «Oh è veramente bella! È proprio ‹la cosa giusta›, proprio quello che desideravo. È l'unico gioiello che ho mai veramente desiderato di possedere. Si adatta esattamente alla mia crocetta. Devono essere portare insieme e lo saranno. E mi giunge in un momento così opportuno... Oh! cugino; non puoi sapere quanto il tuo dono sia opportuno!»

«Mia cara Fanny, adesso esageri. Sono felicissimo che la catena ti piaccia, e che sia giunta in tempo per domani: ma i tuoi ringraziamenti vanno veramente oltre l'importanza della cosa. Credimi, per me al mondo non c'è piacere maggiore del contribuire al piacere tuo. No, posso dirtelo con certezza; non conosco altro piacere così completo, così puro, senza rovesci della medaglia.»

Su simili espressioni d'affetto Fanny avrebbe potuto concentrarsi per un'ora senza pronunciare una sola parola; ma dopo una breve attesa Edmund la costrinse dalla sua estatica contemplazione, chiedendole: «Ma su cosa vuoi consultarmi?»

Si trattava dell'altra collana, che ora Fanny desiderava ardentemente restituire e la cui restituzione sperava venisse approvata da lui. Riferì la visita fatta alla Canonica; e la sua estasi prese fine perché Edmund fu così vivamente colpito dalla cosa, così entusiasta del gesto di Miss Crawford, così felice della coincidenza del loro modo d'agire, che Fanny non poté non riconoscere la precedenza che quel piacere aveva su di lui, anche se comportava un rovescio della medaglia. Ci volle un po' di tempo prima che le riuscisse di attirare l'attenzione del cugino sul suo progetto o di ottenere una coerente risposta alla domanda circa la sua opinione in proposito; era immerso in una tenera, sognante contemplazione interiore, pronunciava ogni tanto frammentarie espressioni di lode; ma quando finalmente si riscosse e capì, si pronunciò con ferma decisione contro quanto lei intendeva fare.

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«Restituire la collana! No, cara Fanny! assolutamente no! Equivarrebbe a mortificarla severamente. Non vi è più spiacevole sensazione del vedersi restituire una cosa, qualunque cosa che abbiamo dato con la ragionevole speranza di contribuire alla gioia e alla serenità di una persona amica. Perché dovrebbe essere privata di un piacere di cui si è dimostrata così meritevole?»

«Se la collana fosse stata donata direttamente a me,» disse Fanny, «non mi sarebbe venuto in mente di restituirla; ma essendo un regalo di suo fratello, non è giusto supporre che preferità non separarsene sapendo che ora io non ne ho più bisogno?»

«Non deve supporre che tu non ne abbia più bisogno o per lo meno che non ti sia bene accetta; e il fatto che sia stata un regalo del fratello non fa nessuna differenza, poiché se ciò non ha impedito a lei di offrirtela, e a te di accettarla, non vi è ragione perché tu non debba trattenerla. Senza dubbio è molto più bella della mia, e più adatta per una festa da ballo.»

«No, non è più bella, assolutamente non è più bella anche se diversa, ed è molto meno adatta allo scopo per cui mi deve servire. La tua catena si accorda con la croce di William molto più della collana. È indiscutibile.»

«Per una serata, Fanny, per una sola serata, anche se deve costarti un sacrificio... Sono certo che, dopo aver considerato la cosa, preferirai fare quel sacrificio piuttosto di dare un dispiacere a lei, che con tanta sollecitudine si è preoccupata della tua serenità. Le attenzioni che Miss Crawford ti ha usato non sono più di quanto tu abbia il giusto diritto di aspettarti, e io sono l'ultima persona al mondo che potrebbe pensare altrimenti; ma queste attenzioni sono state costanti, e contraccambiarle con un gesto che avrebbe in sé l'apparenza dell'ingratitudine, anche se so che non potrebbe mai averne la sostanza, non sarebbe da te, ne sono certo. Porta la collana, come ti sei impegnata a farlo, domani sera e metti da parte la catena che non è stata espressamente ordinata in occasione del ballo, per usarla in una circostanza meno impegnativa. Questo è il mio consiglio. Non vorrei veder sorgere l'ombra di un malinteso fra due persone di cui ho visto nascere l'intimità con così grande piacere e i cui caratteri si somigliano tanto nella spontanea generosità e nella naturale delicatezza da far sì che le poche, lievi differenze siano da far risalire al diverso ambiente in cui sono cresciute e non debbano essere di alcun impedimento a una perfetta amicizia. Non vorrei che un'ombra di freddezza sorgesse tra voi,» insisté mentre la sua voce cedeva un poco, «fra le due persone che ho più care al mondo.»

Se ne andò mentre pronunciava queste ultime parole; e Fanny, rimasta sola, tentò di calmare come meglio poté l'angustia che le mordeva il cuore. Lei era una delle due persone che egli aveva più care: questo doveva darle forza. Ma l'altra!... quella che veniva per prima!.. Non lo aveva mai udito parlare così apertamente in proposito e benché non le avesse rivelato nulla più di ciò che già da molto tempo aveva intuito, fu come ricevere una pugnalata perché quella dichiarazione metteva in piena luce il proposito e la speranza di lui: era deciso. Avrebbe sposato Miss Crawford. Sì, era una vera pugnalata anche se da tempo se l'aspettava e dovette ripetersi ancora e ancora che lei stessa era uno dei suoi due più cari affetti prima che queste parole prendessero un pieno senso. Se avesse potuto credere che Miss Crawford lo meritava, la cosa sarebbe stata - oh sì! come sarebbe stata diversa, quanto più tollerabile! - Ma Edmund si ingannava sul conto di lei; le attribuiva virtù che non aveva; i suoi difetti erano quelli che anche lui, in un primo tempo, aveva visti, ma che ora non vedeva più. Solo dopo aver sparso molte lacrime, Fanny riuscì a calmare la propria agitazione; e solo con le fervide preghiere per la felicità del cugino riuscì ad emergere dallo stato di frustrazione che ne seguì. Era sua intenzione, oltre che suo dovere, tentar di dominare tutto quanto vi era di eccessivo nel suo affetto per Edmund, tutto quanto confinava con l'egoismo. Considerare quanto si era svolto poco prima fra loro come la conferma di una perdita, immaginarlo tale, dargli il nome di delusione sarebbe stato arbitrario; sarebbe stato un atto di presunzione per cui la sua umiltà non aveva parole di condanna abbastanza forti. Pensare a lui, come Miss Crawford poteva essere giustificata a farlo, sarebbe stato, da parte sua, pura follia. Per lei, egli non poteva essere, in alcun caso, nulla di più caro di un amico. Perché quell'idea le si presentava tanto spesso anche se solo per essere riprovata e respinta? Non avrebbe dovuto nemmeno affacciarsi alla sua immaginazione. Ma si sarebbe sforzata di essere ragionevole, e di avere così il diritto di valutare il carattere di Miss Crawford o di indulgere a una sincera sollecitudine per lui, con saldo equilibrio e cuore onesto. Il suo era un eroismo che nasceva da sani principi, sapeva qual era il suo dovere ed era risoluta a compierlo ma poiché aveva anche molti dei naturali impulsi della gioventù, non ci si stupisca molto se, dopo aver preso tutte quelle buone risoluzioni e aver deciso di auto-controllarsi, afferrò il pezzo di carta sul quale Edmund aveva incominciato a scriverle, considerandolo un insperato tesoro, e si abbandonò alla più tenera commozione leggendo le seguenti parole: «Mia cara, carissima Fanny, devi farmi il favore di accettare...» e poi lo ripose con la catena considerandolo la parte più cara del dono. Era la prima parvenza di lettera che avesse mai ricevuto da lui; era possibile che non dovesse mai

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riceverne un'altra; era impossibile che potesse riceverne mai un'altra così perfettamente gratificante tanto per le circostanze in cui era stata vergata quanto per lo stile. Mai righe più apprezzate erano uscite dalla penna del più distinto fra gli scrittori - mai avevano così completamente appagato le ricerche del più appassionato dei biografi. L'entusiasmo di una donna innamorata supera perfino quello del biografo. Per lei la stessa grafia, indipendentemente dal contenuto del messaggio, è una gioia che non ha uguali. Mai caratteri tracciati da mano umana procurarono una gioia lontanamente paragonabile a quella data dalla normalissima scrittura di Edmund. Quel campione, pur tracciato affrettatamente com'era, non aveva difetti; e vi era una così felice scioltezza nello slancio delle prime quattro parole, nell'eleganza di quel «Mia cara, carissima Fanny...» che essa avrebbe potuto contemplare senza stancarsi mai.

Avendo messo ordine nei suoi pensieri e confortato i suoi sentimenti con questa felice combinazione di razionalità e debolezza, Fanny fu in grado di scendere a pianterreno a tempo debito per sbrigare le solite incombenze presso la zia Bertram e dedicarle le consuete attenzioni, senza nessuno sforzo apparente.

Il giovedì, atteso con speranza e con piacere, giunse; e per Fanny ebbe un inizio più amabile di quanto spesso simili giorni, indipendentemente dalla volontà dei singoli, portano con sé, poiché, mentre stava finendo di far colazione, fu consegnato a William un biglietto molto amichevole di Mr. Crawford, il quale gli diceva che, trovandosi costretto a recarsi in città l'indomani non sapeva rinunciare al tentativo di garantirsi un piacevole compagno e perciò sperava che William fosse disposto a lasciare Mansfield alcune ore prima del previsto per prender posto con lui nella carrozza. Mr. Crawford faceva conto di giungere a Londra in tempo per l'ora del pranzo che, in casa di suo zio, era abitualmente servito piuttosto tardi e, naturalmente, William era invitato a pranzare con lui dall'Ammiraglio. La proposta riuscì graditissima al giovane, attratto dalla prospettiva di viaggiare celermente, in un tiro a quattro, in compagnia di un amico simpatico e pieno di brio; e bastava il confronto col viaggio in diligenza postale per rendersi subito conto di quanto vi fosse in favore dell'alternativa propostagli; e con l'immaginazione ne pregustava già tutto il piacere e la dignità. Anche Fanny, se pur per un diverso motivo, era assai compiaciuta; era stato deciso che William avrebbe preso la diligenza a Northampton la sera seguente, il che non gli avrebbe concesso nemmeno un'ora di riposo prima di salire nella vettura che, diretta a Portsmouth, faceva coincidenza; perciò, benché l'offerta di Mr. Crawford la privasse di parecchie ore da passare in compagnia di William, era troppo lieta di sapere che gli sarebbe stata risparmiata la fatica di uno scomodo viaggio, per dar peso ad altre considerazioni. Sir Thomas approvò il progetto per un diverso motivo. Pensava che la presentazione di suo nipote all'Ammiraglio Crawford potesse tornar utile al giovane; l'Ammiraglio, come noto, aveva influenti relazioni. Il biglietto fu dunque apportatore di generale soddisfazione. Per metà della mattinata, contribuì all'animazione e al buon umore di Fanny, lieta, oltre al resto, di apprendere che anche lo scrivente si sarebbe assentato. In quanto al ballo, ormai così vicino, era in preda a troppo grande agitazione, a troppi timori per godere anche solo metà del piacere che se ne era ripromessa o che avrebbe dovuto ripromettersene, a giudizio delle molte fanciulle che attendevano con ansia quello stesso evento; che lo attendevano però con umore più rilassato data la minor novità che la cosa aveva per loro, il minore interesse, la minor soddisfazione di quella che si supponeva in lei in onore della quale il ballo veniva dato. Miss Price, conosciuta solo di nome da metà degli invitati, stava per fare la sua prima comparsa in società e perciò doveva essere considerata la regina della serata. Chi poteva dunque essere più felice di lei? Ma Miss Price non era stata educata precipuamente in vista del suo debutto in società; e se avesse saputo sotto quale luce il ballo era generalmente considerato nei suoi confronti, ciò avrebbe di molto diminuito la sua relativa serenità a accresciuto le paure, che già aveva, di commettere qualche sbaglio mentre tutti la tenevano d'occhio. Ballare senza essere notata e senza affaticarsi troppo, aver la forza di far la sua parte con svariati cavalieri per circa metà serata, ballare un po' con Edmund e non troppo con Mr. Crawford, vedere William che si divertiva, e riuscire a star lontana dalla zia Norris costituiva la sua più alta ambizione e sembrava dover riassumere per lei la maggiore felicità. Essendo queste le sue più alte speranze, non poté vederle tutte realizzate; e nel corso di una lunga mattinata, spesa principalmente con le due zie, si sorprese spesso a cedere a meno ottimistiche prospettive. William, deciso a godersi quest'ultimo giorno dal principio alla fine, era fuori a caccia di beccaccini. Edmund - Fanny non aveva che troppi motivi per supporlo - si trovava probabilmente alla Canonica; e lei era lasciata sola a sopportare il malumore di Mrs. Norris, irritata perché la governante voleva far a modo suo con la cena, malumore al quale la governante poteva sottrarsi, ma lei no. Così alla fine, Fanny, spossata, fu indotta a pensare che ogni cosa attinente al ballo andava storta, e quando fu bruscamente spedita a vestirsi, si mosse così svogliatamente verso la propria camera, e si sentì così incapace di provare la benché minima gioia, come se tutto le fosse completamente estraneo. Mentre saliva lentamente al piano di sopra, riandava col pensiero al giorno precedente; quella era circa l'ora in cui

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era tornata dalla Canonica, e aveva trovato Edmund nella stanza a est. «E se lo trovassi là oggi?» fantasticò tra sé.

«Fanny,» disse in quel momento una voce vicino a lei. Trasalì e alzò lo sguardo: all'altra estremità dell'anticamera che aveva appena raggiunto, scorse Edmund in persona, ritto in cima a un'altra rampa di scale. Le venne incontro. «Sembri stanca e affaticata, Fanny. Hai fatto una passeggiata troppo lunga?»

«No, non sono uscita affatto.»«Allora ti sei stancata in casa, il che è ancor peggio. Avresti fatto meglio ad uscire.»Fanny, che non desiderava lamentarsi, trovò più semplice non rispondere e benché egli la

guardasse con la solita gentilezza affettuosa, pensò che aveva già dimenticato di preoccuparsi per il suo aspetto. Non sembrava di buon umore; c'era qualcosa che lo turbava, qualcosa che non aveva a che fare con lei. Continuarono a salire insieme, poiché le loro camere erano entrambe al piano superiore.

«Vengo da casa del dottor Grant,» disse Edmund da lì a poco. «Puoi indovinare quello che mi ci ha condotto, Fanny.» E la guardò con tale espressione che Fanny poté pensare a un unico motivo, il che la sconvolse troppo per permetterle di parlare. «Desideravo impegnare Miss Crawford per i due primi balli,» fu la spiegazione che seguì, ridando fiato a Fanny e mettendola in grado di porre, come evidentemente lui si aspettava, una domanda circa il risultato.

«Sì,» rispose Edmund, «si è impegnata con me; ma,» con un sorriso forzato, «ha detto che sarà l'ultima volta che ballerà con me. Non diceva sul serio penso, spero, sono sicuro che non dicesse sul serio, ma avrei preferito non sentirglielo dire. Non ha mai ballato con un ecclesiastico, ha detto, e non lo farà mai. Per parte mia, vorrei che non ci fosse stato un ballo proprio in... intendo dire non in questa settimana, proprio in questo giorno. Domani vado via da casa.»

Fanny lottò per trovar le parole adatte e disse: «Mi spiace molto che qualcosa ti abbia dato pena. Oggi dovrebbe essere un giorno di gioia. Questa era l'intenzione dello zio.»

«Oh sì, sì, e sarà un giorno di gioia. Finirà tutto bene. È solo un momento di contrarietà. Di fatto non considero la data fissata per il ballo come inopportuna. Cosa vuol dire dopotutto? Ma, Fanny,» e la trattenne prendendole la mano e parlando a voce bassa e seriamente, «tu sai cosa significa per me tutto ciò. Tu vedi come stanno le cose; e potresti dirmi, forse, meglio di quanto io possa dire a te, come e perché io mi senta così oppresso. Lascia che ti parli un po', tu sei un'ascoltatrice tanto, tanto gentile. Quei suoi modi, stamattina, mi hanno addolorato; e non riesco a dimenticarli. So che ha un'indole soave e senza difetti, come te, ma l'influenza dei suoi primi compagni la fanno sembrare... danno a volte alla sua conversazione, alle opinioni che professa, una sfumatura impropria. Non pensa impropriamente ma parla come se lo facesse. Parla così per scherzare, e benché io sappia che è per gioco, sentirla mi amareggia fino in fondo all'anima.»

«Effetto dell'educazione,» disse Fanny con gentilezza.Edmund fu pienamente d'accordo. «Sì, quello zio e quella zia! Hanno guastato la più bella delle

menti! - poiché a volte, Fanny, a te lo confesso, il suo sembra più che un manierismo; sembra che la mente stessa sia stata corrotta.»

Fanny ebbe l'impressione che quelle parole fossero un appello a un giudizio contrario da parte sua e perciò, dopo un momento di riflessione, disse: «Se in me desideri una semplice ascoltatrice, cugino, ti sarò quanto più utile possibile; ma non sono qualificata per consigliarti. Non mi chiedere consiglio. Non sono competente.»

«Hai ragione, Fanny, di protestare contro la mia richiesta, ma non devi temere. Si tratta di una cosa sulla quale non chiederò mai consiglio. È un argomento sul quale è meglio non chiederne mai; e immagino che siano pochi quelli che lo fanno, a meno che non desiderino essere influenzati contro la propria coscienza. Desidero semplicemente parlare con te.»

«Una cosa sola. Scusa la libertà - ma bada a come mi parli. Non dirmi nulla ora di cui in seguito ti potresti pentire. Può venire il momento...» E mentre parlava il rossore le coprì le guance.

«Carissima Fanny!» esclamò Edmund, portandosi la mano di lei alle labbra con un ardore quasi uguale a quello che avrebbe manifestato se si fosse trattato della mano di Miss Crawford, «sei tutta delicatezza e considerazione! Ma nel mio caso considerazione e delicatezza sono inutili. Quel momento non verrà mai. Incomincio a considerarlo assai improbabile; le probabilità diminuiscono di giorno in giorno. E anche se dovesse... Non vi sarà nulla da ricordare, sia da parte tua che da parte mia, di cui dobbiamo temere l'ombra, poiché non mi potrò mai vergognare degli scrupoli che provo; e se verranno rimossi, sarà grazie a un cambiamento che porrà il suo carattere ben al di sopra del ricordo dei difetti di un tempo. Tu sei l'unica persona al mondo alla quale io possa dire quello che ti ho detto ora, ma tu hai sempre saputo l'opinione che ho di lei; tu puoi testimoniare, Fanny, che non sono mai stato cieco. Quante volte

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abbiamo parlato delle sue piccole pecche! Non devi temere le mie confidenze. Ho quasi rinunciato a ogni seria intenzione su di lei; ma sarei veramente uno sciocco, se, qualsiasi cosa avvenga, io potessi pensare alla tua affettuosa gentilezza e simpatia senza la più sincera gratitudine.»

Aveva detto abbastanza per mettere alla prova l'esperienza di una diciottenne. Aveva detto abbastanza per dare a Fanny un senso di serenità maggiore di quella sperimentata ultimamente; con aspetto più sollevato rispose: «Sì, cugino, sono convinta che saresti incapace di qualsiasi altro comportamento, benché, forse, certuni, nelle tue condizioni non lo siano. Non ho paura di ascoltare qualsiasi cosa tu voglia dirmi. Parla liberamente. Dimmi tutto quello che vuoi.»

Erano ormai giunti al secondo piano e la comparsa di una cameriera impedì ogni ulteriore conversazione. Per la serenità di Fanny, forse furono interrotti nel più felice momento; se egli avesse avuto modo di parlare per altri cinque minuti, forse sarebbe riuscito, sfogandosi, a dimenticare tutti i difetti di Miss Crawford e, insieme, a vincere il proprio sconforto. Ma così restando le cose, si separarono: lui rivolgendole uno sguardo di grato affetto, lei con l'animo colmo di sensazioni rare e preziose. Erano ore che non provava nulla di simile. Dopo che la prima gioia procuratale dal biglietto di Mr. Crawford a William era progressivamente andata esaurendosi, era caduta in uno stato addirittura opposto; intorno a lei l'atmosfera era tesa, dentro di lei si era spenta ogni speranza. Invece, ora, tutto le sorrideva; la fortuna toccata a William le era nuovamente presente, le sembrava più grande di quanto le fosse parsa a tutta prima. E la serata che di lì a poco l'attendeva era tutta da godere! E incominciò ad abbigliarsi con la trepida concentrazione ben conosciuta da qualsiasi giovinetta che si prepara per il suo primo ballo. Il risultato fu soddisfacente: guardandosi allo specchio, non dispiacque a se stessa; e quando prese in mano la collana di Miss Crawford, la sua buona sorte le sembrò completa poiché, nonostante svariati tentativi, non riuscì a farla passare attraverso l'anello della crocetta. Aveva deciso di mettersela per far piacere a Edmund, ma non era abbastanza sottile; dunque, avrebbe portato la catena donatale dal cugino, e con intima gioia le adattò la crocetta di William, unendo così due doni ricevuti dalle mani delle persone che le erano più care, i due pegni che sembravano fatti l'uno per l'altro tanto dal punto di vista pratico quanto da quello sentimentale; se li mise al collo, vide, sentì quanto le parlavano di William e di Edmund e allora le fu facile risolversi a portare anche la collana di Miss Crawford: riconobbe che essa ne aveva diritto, che era giusto fare così; e visto che il secondo gioiello non usurpava il posto del primo, non interferiva con quello, lei doveva riconoscere la gentilezza dell'amica, anzi poteva addirittura mettere al collo con piacere la collana di Mary: la collana faceva davvero un effetto bellissimo; e Fanny, finalmente pronta, lasciò la sua camera contenta di se stessa e di tutto il resto.

Sua zia Bertram si ricordò di lei in quell'occasione con un insolito gesto di sollecitudine. Le era venuto in mente che Fanny, preparandosi per un ballo, poteva desiderare un aiuto più efficiente di quello della solita cameriera e così, quando fu pronta lei, mandò niente meno che la sua cameriera personale affinché l'aiutasse; troppo tardi naturalmente, per esserle di una qualche utilità: Mrs. Chapman aveva appena raggiunto l'attico quando Miss Price uscì dalla sua camera completamente vestita, e vi fu tempo solo per uno scambio di cortesi parole - ma Fanny valutò la grande bontà del gesto di sua zia quasi quanto lo valutavano la zia stessa e Mrs. Chapman con lei.

CAPITOLO XXVIII

Lo zio e le due zie erano in salotto quando Fanny vi entrò. A Sir Thomas essa si presentò come un interessante oggetto d'osservazione: ne constatò con piacere la generale eleganza e si rese conto che era particolarmente bella. Il gusto e la semplicità dell'abito fu quanto volle approvare in sua presenza, ma, quando poco dopo essa uscì dalla stanza, si compiacque ad alta voce della sua bellezza alla quale tributò sentitissime lodi.

«Sì,» concordò Lady Bertram, «ha un ottimo aspetto. Le ho mandato Chapman.»«Un bell'aspetto! Oh, sì!» esclamò Mrs. Norris, «ha ogni motivo di avere un bell'aspetto con tutti i

vantaggi di cui gode: allevata da questa famiglia come lo è stata, con il vantaggio di poter copiare i modi delle cugine. Pensi solo, mio caro Sir Thomas, quali straordinari vantaggi lei e io siamo stati in grado di darle. Lo stesso abito che lei ha notato con approvazione, è un generoso regalo che lei le ha fatto in occasione del matrimonio della cara Mrs. Rushworth. Che cosa sarebbe stata se non l'avessimo cresciuta e guidata?»

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Sir Thomas non replicò: ma quando sedettero a tavola le occhiate del figlio e del nipote lo convinsero che l'argomento poteva delicatamente essere trattato con loro, e con maggior successo, quando le signore si fossero ritirate. Fanny si rese conto che la approvavano, e la consapevolezza di meritarlo accrebbe la sua avvenenza. Per molti motivi si sentiva felice e presto lo fu ancor più: poiché mentre seguiva le zie fuori dalla stanza, Edmund che teneva aperta la porta per farle uscire, disse mentre lei gli passava davanti: «Devi ballare con me, Fanny; devi riservarmi due balli, due balli qualsiasi a piacer tuo, eccetto il primo.» Non le restava altro da desiderare. In tutta la sua vita non si era mai trovata in uno stato così vicino all'euforia. L'allegria altre volte dimostrata dalle cugine, alla vigilia di un ballo, non la soprendeva più; sperimentava in prima persona quanto incanto avesse la cosa, e si mise addirittura a ripassare le figure e i passi delle varie danze mentre era al sicuro dagli sguardi della zia Norris, occupatissima, prima a risistemare e poi a rovinare, la perfetta disposizione dei ceppi che il maggiordomo aveva preparato nel caminetto.

Seguì una mezz'ora, che sarebbe stata senz'altro uggiosa in qualsiasi altra circostanza, ma la felicità di Fanny non ne fu intaccata. Bastava ripensare alla sua conversazione con Edmund, e - cos'era l'irrequietezza di Mrs. Norris? Cos'erano gli sbadigli di Lady Bertram?

I signori le raggiunsero; e subito dopo, in un'atmosfera di benessere e di distensione, ebbe inizio la piacevole attesa della prima carrozza; tutti erano intenti a ridere e a conversare, e ogni attimo apportava nuova gioia e speranza. Fanny sentiva che Edmund si sforzava di apparire allegro ma era lieta di vedere che ci riusciva, e con successo.

Quando si udirono finalmente le carrozze, quando gli ospiti incominciarono a radunarsi, la sua letizia diminuì sensibilmente, e la vista di tanti estranei la indusse a ritirarsi in se stessa; oltre la gravità e l'etichetta che dominava nel grande circolo degli adulti, che né i modi di Sir Thomas né quelli di Lady Bertram erano i più atti a dissipare, si trovò ad affrontare di quando in quando qualcosa di peggio, giacché lo zio la chiamò per presentarla agli uni e agli altri e in questi casi fu costretta a sentirsi rivolgere la parola, a fare la riverenza e a parlare a sua volta.

Questo era per lei un ben duro dovere e non vi era mai chiamata senza cercare con gli occhi William che, con tutta disinvoltura, girava qua e là sullo sfondo della scena, desiderando ardentemente di starsene in sua compagnia.

L'ingresso dei Grant e dei Crawford fu propizio. Quel tanto di formale che aveva avuto la riunione si dissolse subito grazie ai loro modi aperti e cordiali e alla più intima conoscenza che avevano dei vari invitati; si formarono piccoli gruppi, e ciascuno si sentì più a proprio agio. Anche Fanny risentì della generale distensione, e, sottraendosi ai doveri impostile dall'etichetta, sarebbe stata di nuovo perfettamente contenta se avesse potuto impedire ai suoi occhi di posarsi su Edmund e Mary Crawford. Lei era affascinante e non era forse prevedibile la conclusione di quel nuovo incontro? Le sue fantasticherie furono interrotte dal vedersi comparir dinnanzi Mr. Crawford, e i suoi pensieri presero un'altra direzione quando lui, quasi sui due piedi, l'impegnò per i due primi balli. La sua contentezza in quest'occasione fu in parte annullata, come spesso avviene ai comuni mortali. Assicurarsi un cavaliere prima dell'inizio delle danze era un bene assolutamente essenziale, poiché il momento dell'apertura del ballo era ormai imminente e lei capiva così poco quali fossero i suoi diritti di pupilla dei padroni di casa da pensare che se Mr. Crawford non l'avesse invitata sarebbe stata l'ultima fra tutte a essere ricercata e che le avrebbero trovato un cavaliere solamente grazie ad una serie di richieste, inchieste e complesse interferenze, tutte cose assolutamente terribili; ma contemporaneamente vi era un che di sottinteso nel modo in cui egli la invitava che non le piacque, e notò che i suoi occhi, per un momento, si posavano sorridendo sulla collana, o, per lo meno, pensò che in essi vi fosse un sorriso e ciò la fece arrossire e le diede un senso di profondo disagio. E benché nessun nuovo sguardo venisse a turbarla, benché il proposito di Mr. Crawford sembrasse essere diretto solo a compiacerla, non poté vincere l'imbarazzo, accresciuto inoltre dalla sensazione che questo non gli sfuggisse, e non si riprese finché egli non si distolse per parlare con qualcun altro. Allora si sentì più libera e poté assaporare la genuina soddisfazione di avere un cavaliere e un cavaliere venuto a lei spontaneamente, garantitole prima che il ballo si aprisse. Mentre la compagnia muoveva verso la sala da ballo, si trovò per la prima volta vicino a Miss Crawford, i cui occhi e il cui sorriso furono immediatamente e più inequivocabilmente rivolti là dove si erano posati quelli del fratello. Capì che stava per entrare in argomento e, ansiosa di chiarire ogni cosa, si affrettò a spiegare da dove veniva la seconda collana, la vera catena. Miss Crawford ascoltò; e tutti i complimenti e le insinuazioni che aveva inteso rivolgere a Fanny furono dimenticati; recepì un'unica cosa, e i suoi occhi, già così splendenti, lo divennero ancora di più, mentre esclamava con acceso piacere: «Davvero? Edmund? È proprio da lui. Nessun altro uomo vi avrebbe pensato. Lo stimo oltre ogni dire.» E si guardò in giro come ansiosa di dirlo a lui. Non era vicino, stava

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scortando un gruppo di signore fuori della stanza; e poiché Mrs. Grant, avvicinatasi alle due giovani, le prese a braccetto, tutte e tre seguirono gli altri. Fanny si era sentita mancare il cuore, ma non ebbe tempo nemmeno per riflettere sui sentimenti di Miss Crawford. Erano ormai nella sala da ballo e i violini incominciavano a suonare e lei era in preda ad una così gioiosa eccitazione che le era impossibile fissare la mente seriamente su qualsivoglia cosa. Doveva osservare come si disponevano le coppie, e vedere come ogni cosa andava fatta.

Di lì a pochi minuti Sir Thomas venne da lei e le chiese se era impegnata. Il suo: «Sì, Signore, con Mr. Crawford,» era proprio quello che egli aveva desiderato udire. Mr. Crawford non era lontano; Sir Thomas lo accompagnò da lei, e le parole che gli rivolse rivelarono a Fanny che lei doveva prender posto per prima e aprire il ballo: un'idea che non le si era mai affacciata alla mente. Tutte le volte che aveva pensato ai minuti particolari della serata aveva dato per scontato che Edmund avrebbe aperto il ballo con Miss Crawford, e la sorpresa fu così grande che sebbene fosse lo zio a dirle il contrario, non seppe reprimere una esclamazione di sorpresa, un accenno alla sua inadeguatezza, e perfino una supplica a venir dispensata da un simile onore. Che osasse opporre la sua opinione a quella di Sir Thomas era prova sufficiente dell'eccezionalità del caso; ma tale fu l'orrore che Fanny provò solo al sentirvi accennare che riuscì addirittura a fissare lo zio negli occhi e a dire che sperava che la cosa potesse essere sistemata altrimenti. Tutto inutile: Sir Thomas dapprima sorrise, tentò di incoraggiarla, poi prese un'espressione estremamente seria e disse: «Deve essere così, mia cara,» con tono troppo deciso perché lei si azzardasse ad aggiunger parola; e l'istante dopo si trovò guidata da Mr. Crawford in capo alla sala e rimase ritta là in attesa di esser raggiunta dagli altri ballerini, a mano a mano che si formavano le coppie.

Quasi non poteva credere a se stessa. Avere la precedenza su eleganti giovani donne! L'onore era troppo grande. Equivaleva al trattarla alla stregua delle cugine! E il suo pensiero volò a quelle cugine assenti, con uno slancio sincero e veramente tenero, rimpiangendo che non fossero a casa per occupare il posto suo nella sala e prendere la loro parte in uno svago che avrebbero tanto gustato. Così spesso le aveva udite desiderare che si desse un ballo in casa, e parlarne come della più grande delle felicità! E che loro fossero assenti quando veniva finalmente dato, e che fosse lei ad aprirlo e con Mr. Crawford per giunta!... Sperò che ormai non avessero da invidiarle quel privilegio; ma quando ripensava allo stato delle cose nello scorso autunno, a quello che tutti loro erano stati l'uno per l'altro quando lei aveva ballato in quella stessa casa per la prima volta, quasi non riusciva a capire come si fosse resa possibile l'attuale combinazione.

Il ballo incominciò. L'onore fu più grande che piacevole per Fanny, almeno durante la prima danza. Il suo cavaliere era pieno di brio e tentava di infonderglielo, ma lei era troppo spaventata per provare un vero piacere, almeno fino a quando le fu possibile supporre di non essere più osservata. Ma giovane, graziosa e gentile nel portamento quale era, in lei il lieve impaccio aggiungeva grazia, ed erano ben poche le persone presenti che non fossero disposte a lodarla. Era attraente, era modesta, era la nipote di Sir Thomas, e ben presto corse voce che era ammirata da Mr. Crawford: tutte cose più che sufficienti per meritarle il favore generale. Anche Sir Thomas osservava il suo incedere nelle figure a passo di danza e si sentiva molto compiaciuto; era orgoglioso della nipote, e senza attribuirne tutta la bellezza, come sembrava fare Mrs. Norris, al suo essere cresciuta a Mansfield, era soddisfatto sapendo di aver contribuito a tutto il resto; la cultura e le maniere le doveva a lui.

Miss Crawford intuiva molti dei pensieri che attraversavano la mente di Sir Thomas, mentre se ne stava ritto a osservare, e poiché, a dispetto di tutti i torti che gli addebitava, prevaleva in lei il desiderio di essergli gradita, colse l'occasione per avvicinarlo e dirgli qualcosa di piacevole su Fanny. La lode fu calorosa, ed egli l'accolse come lei aveva desiderato unendovisi fin dove la discrezione, la cortesia e la lentezza di eloquio che gli erano proprie lo permettevano, e certamente mostrandosi più a suo agio su quell'argomento di quanto fece sua moglie subito dopo, quando Mary, scorgendola su un sofà vicino, si rivolse a lei durante una pausa per congratularsi dell'aspetto di Miss Price.

«Sì, sta veramente molto bene,» fu la placida risposta di lady Bertram, «Chapman l'ha aiutata a vestirsi.» Non che non le facesse un vero piacere che Fanny fosse ammirata; ma era talmente compresa dalla propria bontà nell'averle mandato Chapman, che non poteva tacere la cosa.

Miss Crawford conosceva troppo bene Mrs. Norris per pensare di far piacere a lei lodando Fanny; perciò, quando se ne offrì l'occasione, le disse: «Ah, signora! quanto ci mancano la cara Mrs. Rushworth e Julia questa sera!» e Mrs. Norris la ripagò con tutti i sorrisi e tutte le parole cortesi per le quali trovò tempo, in mezzo alle numerosissime incombenze che si era attribuita nell'organizzare tavolini da gioco, dar suggerimenti a Sir Thomas, e tentar di spostare tutte le signore che facevano da chaperon verso quello che, secondo lei, era il punto migliore della sala.

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Ma con Fanny Miss Crawford sbagliò nel tentativo di compiacerla. Voleva dare al suo cuoricino un palpito di felicità, voleva appagarla facendola sentire ammirata e importante; e fraintendendo la causa del rossore che le accendeva il volto l'avvicinò dopo le due prime danze e disse, con uno sguardo significativo: «Forse lei mi saprà dire perché mio fratello vada in città domani. Dice che ha da fare là ma non vuol rivelarmi di che si tratti. È la prima volta che mi nega la sua fiducia! Ma questo è quanto aspetta tutte noi sorelle. Tutte veniamo soppiantate, presto o tardi. Ora, a me tocca rivolgermi a lei per avere informazioni. Per favore, mi dica perché Henry va a Londra.»

Fanny protestò la propria ignoranza con tutta la fermezza che l'imbarazzo le consentiva.«Ebbene, allora,» replicò Miss Crawford ridendo, «devo pensare che sia puramente per il piacere

di accompagnare suo fratello e parlare di lei lungo il viaggio.»Fanny rimare confusa; ma era una confusione piena di scontento. E intanto Miss Crawford,

meravigliandosi che non sorridesse, pensava che fosse o troppo ansiosa o addirittura strana: tutto tranne che insensibile alle attenzioni di Henry. In complesso, Fanny trascorse una piacevolissima serata - ma con ciò le attenzioni di Henry ebbero assai poco a che fare. Avrebbe senz'altro preferito che non la invitasse nuovamente dopo un brevissimo intervallo, e avrebbe voluto non dover sospettare che le domande da lui rivolte a Mrs. Norris sull'ora della cena fossero state formulate al fine di assicurarsi lei, Fanny, come dama per quella parte della serata. Ma non poté impedirsi di pensarlo: egli le faceva capire che lei era l'unico oggetto del suo interesse anche se si comportava con la debita discrezione e lei non poteva dire che vi fosse mancanza di delicatezza o una qualche ostentazione nei suoi modi - e, a volte, quando parlava di William, addirittura non le dispiaceva; anzi, doveva riconoscere che lo faceva con un calore di sentimento che tornava a suo credito. Eppure anche così quelle attenzioni non contribuivano a darle piacere. Era felice ogni volta che posava gli occhi su William e vedeva con quanto abbandono si stava divertendo; era felice quando, per cinque minuti, poteva muovere qualche passo con lui e udirlo descrivere le sue dame; era felice di sentirsi ammirata ed era felice di essere ancora in attesa delle due danze con Edmund, un'attesa che si prolungò per quasi tutta la serata perché gli inviti che piovevano continui e insistenti da parte dei cavalieri la costringevano a posporre l'impegno preso con lui. E fu felice anche quando, alla fine, venne il momento delle due danze, ma non certo perché ritrovasse in lui lo stesso slancio e la stessa tenera galanteria che la mattina l'avevano colmata di gioia. Era spento, esausto, e se Fanny si sentì felice fu perché sapeva di essere l'amica con la quale egli poteva trovare una pausa di riposo.

«Sono spossato a furia di dover far cortesie,» disse. «Ho parlato incessantemente per tutta la serata, senza avere niente da dire. Ma con te, Fanny, ci può finalmente essere pace. Non esigi che ti si parli. Prendiamoci il lusso di stare in silenzio.» Non era necessario che Fanny esprimesse il suo assenso a parole. Una stanchezza che in gran parte nasceva probabilmente proprio dai sentimenti che egli le aveva rivelato quella stessa mattina meritava rispetto più di ogni altra; così procedettero attraverso le figure dei loro due balli con tanta composta tranquillità da convincere chicchessia che Sir Thomas non aveva certo educato una moglie per il figlio cadetto.

La serata aveva dato a Edmund poco piacere, Miss Crawford era stata di umore allegro quando avevano ballato insieme la prima volta, ma non era l'allegria di lei che poteva fargli bene; anzi contribuì più a deprimere che a sollevare il suo morale. E in seguito, quando l'aveva ricercata nuovamente, essa lo aveva profondamente rattristato col suo modo di esprimersi sulla professione che egli era sul punto di intraprendere. Avevano parlato intramezzando pause di silenzio - lui aveva ragionato - lei aveva volto in burletta ogni cosa - e alla fine si erano separati con mutua irritazione. Fanny, incapace di astenersi completamente dall'osservarli, aveva visto abbastanza da sentirsi alquanto soddisfatta. Era cosa crudele essere contenta mentre Edmund soffriva. Eppure una inevitabile felicità derivava dalla convinzione stessa che egli soffriva. Quando le due danze con lui furono concluse, il suo desiderio di ballare ancora e la sua resistenza fisica erano pressoché esauriti; e Sir Thomas, notando che, senza fiato e con la mano abbandonata lungo il fianco, abbozzava le figure più di quanto danzasse veramente, mentre la prima parte del ballo si avviava alla fine, le comandò di starsene seduta. Da quel momento anche Mr. Crawford rimase seduto.

«Povera Fanny!» esclamò William venendole vicino per un momento agitando il ventaglio della propria dama con impegno, come se si trattasse di vita o di morte. «Ma dico! il divertimento è appena incominciato. Spero che continueremo ancora per due ore. Come puoi essere stanca così presto?»

«Così presto! amico mio,» disse Sir Thomas tirando fuori l'orologio con la necessaria discrezione, «sono le tre e tua sorella non è abituata a fare ore simili.»

«Ebbene, Fanny, non è necessario che ti alzi domani prima che io parta. Dormi più a lungo che puoi e non badare a me.»

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«Oh! William...»«Come! pensava di alzarsi prima della tua partenza?»«Oh sì, Signore!» esclamò Fanny, alzandosi di slancio per portarsi più vicino allo zio. «Devo

alzarmi a far colazione con lui. Sarà l'ultima volta, sa, sarà l'ultima mattina.»«È meglio di no. Per le nove e mezza dovrà aver fatto colazione ed esser pronto a partire. Mr.

Crawford, se ho ben capito, lei passerà a prenderlo alle nove e mezza?»Ma Fanny insistette tanto, i suoi occhi erano così pieni di lacrime, che a Sir Thomas non fu

possibile insistere sulla proibizione, per cui la cosa finì con un «Bene, bene» che equivaleva a un consenso.«Sì, alle nove e mezza,» disse Crawford a William, mentre quest'ultimo li lasciava, «e sarò

puntuale visto che io non avrò un'affettuosa sorella che si alzi per me», e a voce più bassa a Fanny: «Avrò solo una casa apparentemente deserta da cui allontanarmi. Suo fratello troverà le mie idee sul tempo assai diverse dalle sue, domani.»

Dopo una breve riflessione, Sir Thomas invitò Crawford a far la prima colazione al Park piuttosto che sedere a un tavolo da solo alla Canonica: sarebbe stato presente anche lui; e la prontezza con cui l'invito fu accettato lo convinse che l'intuizione dalla quale il progetto stesso del ballo era in massima parte scaturito, lo ammetteva, corrispondeva a realtà. Mr. Crawford era innamorato di Fanny. E si abbandonò alla piacevole previsione di quanto sarebbe seguito, anche se la nipote non lo ringraziò per la sua iniziativa. Aveva sperato di avere William tutto per sé in quell'ultima mattina. Le avrebbe fatto un indicibile piacere. Ma benché quel suo intimo desiderio fosse stato contrariato, non se ne adontò. Anzi, era così poco abituata a veder consultare i suoi gusti o a vedere le cose realizzarsi secondo i suoi desideri, che era più incline a meravigliarsi e a rallegrarsi di averla avuta vinta su un punto, che a immalinconirsi per quanto di contrariante era seguito.

Poco dopo Sir Thomas interferì di nuovo con quanto lei preferiva, consigliandole di andare immediatamente a letto. «Consigliare» fu la parola che egli usò, ma si trattava del consiglio di chi aveva potere assoluto, e lei non poté fare altro che alzarsi e, accompagnata dal cordialissimo «addio» di Mr. Crawford, attraversare quietamente la sala. Si fermò sulla soglia come la Signora di Branxholm Hall «un istante e non di più», per inquadrare il gaio spettacolo e gettare un ultimo sguardo alle cinque o sei coppie che ancora erano in piena attività e poi salì lentamente la scalinata, inseguita dall'incessante ritmo della contraddanza che si intrecciava a febbrili speranze e timori, sazia di cibo e di vino caldo, coi piedi doloranti, stanca, irrequieta e agitata, eppure conscia, a dispetto di tutto ciò, che un ballo è una cosa deliziosa. Da parte sua, mandandola via come aveva fatto, Sir Thomas non aveva solamente pensato alla sua salute. Poteva essergli venuto in mente che Mr. Crawford le era rimasto vicino abbastanza a lungo, forse aveva inteso raccomandarla come sposa dando la dimostrazione di quanto fosse pronta a lasciarsi docilmente persuadere.

CAPITOLO XXIX

Il ballo era ormai cosa passata, e anche la prima colazione del giorno seguente fu presto consumata; l'ultimo bacio fu dato, e la partenza di William fu un fatto compiuto. Mr. Crawford era giunto, come aveva promesso, molto puntuale, e il pasto era stato rapido e piacevole.

Dopo aver seguito con lo sguardo il fratello fino all'ultimo istante, Fanny tornò nel tinello, col cuore gonfio, a sfogare il suo dolore e lo zio, gentilmente, la lasciò sola a piangere in pace, pensando forse che le sedie vuote dei due giovanotti potevano suscitare in lei un sentimento di tenera esaltazione e che gli ossi delle costolette di maiale, o la senape rimasti sul piatto di William non potevano che associare quel tenero sentimento ai gusci delle uova rimasti nel piatto di Mr. Crawford. Fanny restò seduta e pianse con amore1 come pensava lo zio, ma con amore fraterno, solo fraterno. William era partito e lei aveva l'impressione di aver sprecato metà della sua visita abbandonandosi a oziose preoccupazioni ed egoistiche sollecitudini che non avevano nulla a che fare con lui.

Tale era l'indole di Fanny che non poteva pensare nemmeno alla zia Norris che, imponendosi la più rigida economia, viveva sola e senza gioie nella sua casetta, senza rimproverarsi una qualche mancanza di attenzione nei suoi riguardi durante i loro quotidiani incontri; ancora meno perciò poteva perdonarsi di non aver fatto, detto o pensato nei riguardi di William, durante quei quindici giorni, tutto ciò che avrebbe dovuto.

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Quella prima giornata fu pesante, malinconica. Quasi subito dopo aver fatto colazione con i familiari anche Edmund disse loro addio per una settimana, e salì a cavallo diretto a Peterborough: ecco, tutti se n'erano andati. Della notte scorsa non le rimaneva che il ricordo, e non aveva nessuno con cui rievocarlo. Ne parlò con la zia Bertram - doveva parlare con qualcuno del ballo - ma la zia aveva visto così poco di quanto le si svolgeva intorno, aveva così scarsa curiosità in proposito che l'intrattenersi con lei fu una vera fatica. Lady Bertram non aveva nessuna idea di come fossero vestite le altre signore o del posto occupato, al massimo ricordava la sua acconciatura e il suo posto. Non riusciva a rammentare quel che aveva udito dire circa una delle signorine Maddox, o che cosa lady Prescott avesse lodato in Fanny; non era molto sicura se il colonello Harrison avesse parlato di William o di Mr. Crawford, quando aveva detto che «quello era il più bel giovanotto nella sala»; qualcuno le aveva sussurrato qualche cosa, ma lei aveva dimenticato di chiedere a Sir Thomas di che si trattasse. E questi furono i suoi più lunghi discorsi e i suoi più chiari commenti; il resto si ridusse a un languido: «Sì, sì... benissimo... davvero lo hai fatto?... davvero lui l'ha fatto?... non ho visto quel che dici... non saprei riconoscere l'uno dall'altro.» Fu tutto molto deludente. Era solo meno peggio di quanto sarebbero state le malevole repliche di Mrs. Norris; ma poiché questa se n'era tornata a casa, portando via tutte le gelatine avanzate, «per curare una cameriera ammalata», nel piccolo gruppo di famiglia regnarono la pace e la calma: tutto lì.

La sera fu tanto pesante quanto lo era stata la giornata; «Non so proprio cos'ho!» disse lady Bertram dopo che le porcellane del tè furono portate via. «Mi sento completamente imbambolata. Dev'essere perché sono stata su così tardi la notte scorsa. Fanny, devi fare qualcosa per tenermi sveglia. Non riesco a lavorare. Prendi le carte. Mi sento così imbambolata...»

Le carte furono tirate fuori e Fanny giocò a cribbage con la zia fino all'ora di andare a letto; e, poiché Sir Thomas era intento a leggere, in assoluto silenzio, non una parola fu pronunciata durante le due ore successive all'infuori di quelle richieste dal conteggio dei punti: «E con questo fa trentuno, quattro in mano e otto in culla; tocca a lei far le carte, signora; devo distribuirle al posto suo?» Intanto Fanny continuava a pensare a quanta differenza ventiquattr'ore avevano operato in quella stanza e in tutta quella parte della casa. La sera prima tutto era stato speranza e sorriso, trambusto e movimento, rumore e brio in salotto e fuori, ogni dove. Ora tutto era languore: quasi il deserto. Una buona notte di riposo valse a migliorare le sue condizioni di spirito. Il giorno che seguì la partenza del fratello seppe pensare a William più serenamente, e siccome quella stessa mattina le offrì l'opportunità di commentare con Mrs. Grant e Miss Crawford lo scorso giovedì, in bello stile, e con tutti i voli di fantasia e le opportune e giocose risate, così essenziali a ridar vita al fantasma di un ballo ormai scivolato via nel passato, poté ricondurre la mente nell'alvo quotidiano senza sforzo eccessivo e adeguarsi all'assenza di eventi nella settimana.

Formavano il più piccolo gruppo di cui avesse mai fatto parte per un'intera giornata, e colui che più di tutti aveva contribuito a imprimere un tono disinvolto e allegro in ogni loro riunione familiare o durante i pasti era assente. Ma doveva imparare a conformarsi a questo nuovo stato di cose. Ben presto egli se ne sarebbe andato definitivamente; e lei, ora, doveva accontentarsi di poter sedere in una stessa stanza con lo zio, udire la sua voce, ascoltare le sue domande, e perfino rispondervi senza quel penoso senso di smarrimento conosciuto in passato.

«I nostri due giovanotti ci mancano,» fu quanto osservò Sir Thomas sia il primo, sia il secondo giorno, mentre formavano il loro ridottissimo cerchio dopo il pranzo; e, osservando gli occhi pieni di lacrime di Fanny, il primo giorno non aggiunse altro e si limitò a bere alla loro salute; ma il secondo giorno si spinse un po' più in là, e William fu amabilmente lodato e la sua promozione auspicata. «E non vi è ragione di supporre,» disse Sir Thomas, «che ora le sue visite qui non debbano essere abbastanza frequenti. In quanto a Edmund, dobbiamo imparare a fare a meno di lui. Questo sarà l'ultimo inverno in cui sarà nostro come lo è stato fino a questo momento.» «Sì,» disse Lady Bertram, «ma vorrei proprio che non se ne andasse. Se ne stanno andando tutti, mi pare. Vorrei che rimanessero a casa.»

Esprimendo questo desiderio, pensava principalmente a Julia, che il giorno prima aveva scritto per chiedere il permesso di recarsi a Londra con Maria; e poiché Sir Thomas riteneva che fosse meglio per tutte e due le figlie acconsentire, Lady Bertram, che, docile come sempre non pensava nemmeno di opporsi, lamentava tuttavia quel cambiamento di programma senza il quale Julia sarebbe tornata proprio in quei giorni. Seguì da parte di Sir Thomas, un ragionamento pieno di buon senso, tendente a riconciliare la moglie con la nuova decisione. Le elencò tutto quello che un genitore responsabile dovrebbe prendere in considerazione quando si tratta dei figli; attribuì alla natura di lei tutta la gioia che una madre affettuosa deve provare nel contribuire al loro piacere. Con un placido «sì», Lady Bertram concordò con tutto quanto diceva il marito, e dopo aver riflettuto in silenzio per una quindicina di minuti, osservò spontaneamente:

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«Sir Thomas, ci ho pensato, sono molto contenta di aver preso Fanny come abbiamo fatto, poiché ora che le altre due sono via, sentiamo tutti il vantaggio di averla con noi.»

Sir Thomas avallò immediatamente questa dichiarazione aggiungendo: «Verissimo. E non esitiamo a dimostrare quanto la stimiamo, lodandola in sua presenza. Ora Fanny è una compagna molto preziosa. Se in passato siamo stati buoni con lei adesso lei è assolutamente necessaria a noi.»

«Sì,» disse Lady Bertram dopo un po', «ed è proprio una consolazione pensare che l'avremo sempre.»

Sir Thomas fece una pausa, guardò la nipote, sorrise a metà, e poi replicò gravemente: «Non ci lascerà mai, spero, finché non sarà invitata in un'altra casa che potrà ragionevolmente prometterle maggiore felicità di quanta ne ha conosciuta qui.»

«E questo non è molto probabile, Sir Thomas. Chi dovrebbe invitarla? Maria sarà molto contenta di averla a Sotherton ogni tanto, ma non le verrà in mente di chiederle di andare a vivere là, e sono sicura che stia meglio qui, e inoltre io non posso farne a meno.»

La settimana che trascorse così quietamente e pacificamente a Mansfield Park, ebbe un assai diverso carattere alla Canonica, o per lo meno nelle signorine delle due famiglie, suscitò sentimenti assai diversi. Le ore vissute in tranquillità e distensione da Fanny furono ore di tedio e irritazione per Mary. In parte ciò era dovuto alla diversità della loro indole e delle loro abitudini: l'una così pronta a dirsi soddisfatta, l'altra così inabituata a sopportare; ma ancor più la cosa poteva essere imputata alla diversità delle circostanze. Sotto alcuni interessanti punti di vista l'una esattamente l'opposta dall'altra. Per Fanny l'assenza di Edmund, data la sua causa e il suo scopo, costituiva veramente un sollievo. Per Mary, comunque la considerasse, era penosissima. Sentiva la mancanza della compagnia di lui ogni giorno, quasi ogni ora; e le mancava tanto che ne derivava solamente irritazione, tanto più se considerava il fine per cui era partito. Per farle capire quanta importanza aveva per lei, egli non avrebbe potuto architettare nulla di più efficace di quella settimana di assenza, che inoltre coincideva con la partenza di Henry, e anche con quella di William Price, completando la dispersione di quella loro comitiva così piena di vita e di brio. Mary risentiva acutamente la nuova situazione. La sua cerchia quotidiana era ridotta a un monotono terzetto confinato in casa da un susseguirsi di piogge e nevicate con niente da fare e nessuna variante da sperare. Per irritata che fosse contro Edmund che era rimasto fedele alle proprie idee e aveva agito di conseguenza sfidando le sue (e lei se n'era tanto incollerita che alla fine del ballo si erano separati molto freddamente), non sapeva impedirsi di pensare continuamente a lui; adesso che era lontano riandava ai suoi meriti, ricordava il suo affetto, e desiderava ardentemente il rinnovarsi dei quasi quotidiani incontri che ultimamente aveva avuto con lui. Il protrarsi della sua assenza era assurdo. Non avrebbe dovuto decidere di restar lontano per tanto tempo, non avrebbe dovuto star via da casa per una settimana quando la partenza di lei da Mansfield era ormai imminente. Poi incominciò a biasimarsi. Non avrebbe dovuto parlare con tanta foga nella loro ultima conversazione. Temeva di aver fatto uso di espressioni troppo forti, espressioni sprezzanti parlando del clero: ecco, questo non avrebbe dovuto farlo. Era stata una mancanza di tatto, era stato uno sbaglio. Di tutto cuore avrebbe voluto non aver pronunciato quelle parole.

Il suo disappunto non ebbe fine con la fine della settimana. Erano stati giorni insopportabili e le toccò sperimentare un rovello peggiore quando giunse un altro venerdì senza ricondurre con sé Edmund, quando venne il sabato, e ancora niente Edmund, e quando la domenica, grazie al formale contatto con l'altra famiglia in occasione delle funzioni festive, seppe che egli aveva scritto a casa differendo il ritorno, visto che aveva promesso di fermarsi alcuni giorni di più dall'amico!

Se in un primo momento aveva provato impazienza e rimpianto, se era stata spiacente per le parole che si era lasciata sfuggire e temuto il loro effetto troppo incisivo su di lui, ora rimpianto e timori erano più forti, dieci volte più forti. Aveva, per di più, da lottare con una spiacevole sensazione che le era stata completamente sconosciuta fino a quel momento: la gelosia. L'amico di Edmund, Mr. Owen, aveva delle sorelle: poteva darsi che lui le trovasse attraenti. Ma, in ogni caso, quel suo star lontano proprio mentre lei, secondo quanto era fissato da tempo, stava per trasferirsi a Londra, aveva un significato che le era insopportabile. Se Henry fosse veramente tornato, come aveva promesso, di lì a tre o quattro gioni, avrebbe dovuto lasciare Mansfield. Sentì che era assolutamente necessario andare da Fanny e tentare di saperne di più. Non poteva sopportare oltre quello stato di solitaria desolazione; e si incamminò verso il Park, affrontando nel percorso difficoltà che, una settimana prima, aveva considerato insormontabili, nella speranza di ottenere alcune informazioni supplementari, e per il piacere di sentire almeno pronunciare il nome di lui. La prima mezz'ora della visita andò a vuoto, perché Fanny e Lady Bertram erano insieme, e se non aveva Fanny tutta per sé, non poteva sperare di riuscire nell'intento. Ma finalmente Lady Bertram lasciò la sala e allora, quasi immediatamente, Miss Crawford entrò in argomento controllando la voce

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quanto meglio poté. «E che ne pensa,» disse, «del fatto che suo cugino Edmund protragga così a lungo la sua assenza? Poiché lei è la sola persona giovane della famiglia, penso che ne risenta più degli altri. Deve certo sentirne la mancanza. Non la sorprende che abbia deciso di prolungare il suo soggiorno?»

«Non saprei,» rispose Fanny esitando, «sì, non me l'ero propriamente aspettata.»«Forse è una sua abitudine star via più a lungo del preannunciato. Succede. Tutti i giovanotti lo

fanno.»«Lui no, quando, tempo fa, si è recato da Mr. Owen.»«Ci si trova più a suo agio, questa volta. Lui stesso è... è un giovanotto molto attraente, e non

posso fare a meno di sentirmi assai spiacente di non rivederlo prima di partire per Londra, come ormai accadrà inevitabilmente. Aspetto Henry di giorno in giorno e, appena sarà di ritorno nulla mi tratterrà a Mansfield. Mi sarebbe piaciuto vederlo ancora una volta. Lei dovrà porgergli i miei cordiali saluti. Sì.., non c'è qualcosa che manca, Miss Price, nella nostra lingua, un qualcosa che stia fra saluti cordiali e saluti affettuosi, che corrisponda al genere di amichevole relazione che abbiamo avuto? Una conoscenza di tanti mesi!.. Ma nel nostro caso ‹saluti cordiali› può bastare. Era lunga la sua lettera? Dà molti particolari su quanto fa? È per via delle feste natalizie che si trattiene lontano da casa?»

«Ho sentito leggere solamente una parte della lettera; era indirizzata allo zio, ma credo che fosse molto breve; in realtà credo che si trattasse solo di poche righe. Tutto quanto ho sentito è che il suo amico ha insistito molto perché si trattenesse più a lungo e che lui ha acconsentito di restare per qualche altro giorno. O per pochi altri giorni, non sono sicura di ricordare le parole esatte.»

«Oh! se ha scritto a suo padre... Avevo pensato che lo avesse fatto a Lady Bertram o a lei. Ma se ha scritto a suo padre non fa meraviglia che sia stato laconico. Chi scriverebbe chiacchiere a Sir Thomas? Se avesse scritto a lei, ci sarebbero stati più particolari. A lei avrebbe detto di balli e riunioni. Le avrebbe descritto tutto e tutti. Quante signorine Owen ci sono?»

«Tre già adulte.»«Fanno musica?»«Non saprei. Non ho mai sentito niente in proposito.»«Questa, sa, è la prima domanda che viene in mente a una donna che fa musica personalmente,

quando si informa di un'altra,» disse Miss Crawford cercando di apparire allegra e indifferente. «Ma è una vera sciocchezza far domande su giovani signore qualsiasi esse siano - su tre sorelle qualsiasi appena adolescenti; perché si sa, senza bisogno di sentirlo dire, si sa esattamente come sono: tutte molto compite, e piacenti e una molto bella. C'è una bellezza in ogni famiglia. È un fatto acquisito. Due suonano il pianoforte e una l'arpa e tutte e tre cantano - o canterebbero se glielo avessero insegnato - oppure cantano meglio ancora perché non sono state istruite in quell'arte o qualcosa del genere.»

«Non so niente a proposito delle signorine Owen,» disse Fanny con calma.«Niente ne sa, e ancor meno gliene importa, come si suol dire. Mai nessuno ha manifestato

indifferenza con maggior evidenza di lei. E veramente, come potremmo dare importanza a persone che non abbiamo mai visto? Bene. Quando suo cugino tornerà, troverà Mansfield molto tranquillo. Tutti gli ospiti rumorosi partiti: suo fratello, e il mio, e me. Mi spiace l'idea di lasciare Mrs. Grant, ora che il momento si avvicina. Lei non vorrebbe che me ne andassi.»

Fanny si sentì costretta a dir qualcosa: «Sa bene che saremo in molti a sentire, la sua mancanza,» disse. «Sì, la sua assenza sarà vivamente sentita.»

Miss Crawford la fissò intensamente, come se desiderasse udire o vedere qualcosa più di quanto Fanny avesse detto e poi disse scherzosamente:

«Oh, sì! sentirete la mia mancanza così come si percepisce quella di uno sgradevole rumore quando esso viene interrotto: si sente una grande differenza. Ma non sto tentando di farmi fare dei complimenti; non me ne faccia; se la mia mancanza sarà sentita, lo si vedrà. Potrò essere scoperta da quelli che sentiranno il desiderio di vedermi. Non sarò in una regione di ubicazione incerta, o lontana, o irraggiungibile.»

Su questo punto Fanny non seppe costringersi a parlare, e Miss Crawford rimase delusa, poiché aveva sperato di venir piacevolmente rassicurata circa il proprio potere da una persona che, pensava, doveva sapere come stavano le cose; e il suo brio nuovamente perse tono.

«Le signorine Owen...» disse subito dopo. «Immagini di vedere una delle signorine Owen stabilita a Thornton Lacey; le piacerebbe? Si sono viste cose più strane. Immagino che ci stiano provando. E ne hanno piena ragione poiché sarebbe una bellissima sistemazione per una di loro. Non me ne meraviglio assolutamente né le biasimo. È dovere di ciascuno provvedere quanto meglio possibile a se stesso. Il figlio di Sir Thomas Bertram è qualcuno. E ora si trova in linea con loro. Il padre è un ecclesiastico, il fratello è

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un ecclesiastico, tutti quanti ecclesiastici. Lui è loro legittima proprietà, appartiene loro di diritto. Lei non parla, Fanny - Miss Price, non parla... Ma onestamente, dico, non si aspetta che le cose vadano come penso io piuttosto che altrimenti?»

«No,» disse Fanny con decisione, «non me l'aspetto affatto.»«Non se lo aspetta affatto!» esclamò Miss Crawford vivacemente. «Me ne meraviglio. Ma sono

certa che lei sa esattamente - ho sempre immaginato che lei sia... Forse pensa che non si sposerà mai - o, almeno, non per ora?»

«No, infatti non lo credo,» disse Fanny quietamente, sperando di non sbagliare sia in quanto credeva, sia nell'ammetterlo.

La sua compagna la fissò intensamente; e attingendo maggior coraggio dal subitaneo rossore provocato dal suo sguardo, disse solo: «Sta meglio così com'è...» e cambiò argomento.

CAPITOLO XXX

Il senso di disagio che affliggeva Miss Crawford fu molto alleviato da quella conversazione, e se ne tornò verso casa di umore talmente migliorato che avrebbe potuto sfidare forse un'altra settimana da trascorrere nella stessa ridottissima compagnia, con lo stesso cattivo tempo, se avesse avuto modo di tentare la prova; ma siccome quella stessa sera ricondusse suo fratello da Londra animato da tutta - anzi, più che da tutta - la sua solita gaiezza, essa non ebbe ulteriori inconvenienti da sopportare. Il fatto che egli ancora rifiutasse di rivelarle il motivo del suo viaggio in città servì solo ad aumentare la sua allegria; il giorno prima avrebbe potuto trovar la cosa irritante ma ora le sembrava uno scherzo divertente, che supponeva nascondesse una qualche piacevole sorpresa progettata proprio per lei. E senz'altro il giorno seguente una sorpresa gliela portò. Henry le aveva detto che pensava di andare a fare una capatina dai Bertram, e che sarebbe stato di ritorno di lì a dieci minuti, ma era rimasto assente per più di un'ora; e quando la sorella, che lo aveva aspettato per passeggiare con lui in giardino, con molta impazienza gli andò incontro fino alla curva dove aveva inizio il viale d'ingresso esclamando con impeto: «Caro Henry, dove puoi esserti mai cacciato in tutto questo tempo?» si limitò a rispondere che era rimasto in conversazione con Lady Bertram e con Fanny.

«In conversazione con loro per un'ora e mezza!» fu il commento di Mary.Ma era solo il principio della sorpresa.«Sì, Mary,» disse lui prendendola sottobraccio e procedendo lungo il viale con fare assente, come

se non sapesse esattamente dove si trovava. «Non ho potuto indurmi ad andarmene prima... Fanny era così bella! - Sono assolutamente deciso, Mary. La mia determinazione è assoluta - ti sbalordisce? No, devi esserti resa conto che sono assolutamente deciso a sposare Fanny Price.»

Ora la sorpresa era completa; poiché a dispetto di quanto a lui, che conosceva il proprio stato d'animo, poteva sembrare evidente, il sospetto che andasse formando un simile progetto non era mai passato per la mente della sorella; e sul viso le si dipinse con tanta evidenza lo sbalordimento che provava, che egli si sentì costretto a ripetere quello che aveva appena detto, più completamente, più solennemente. Una volta ammessa l'assoluta serietà della decisione di lui, questa non le riuscì sgradita. Anzi, la notizia fu per lei fonte, oltre che di sorpresa, di piacere. Mary era in una condizione di spirito che la portava a rallegrarsi di un rapporto di stretta parentela con la famiglia Bertram e a non essere dispiaciuta nel vedere che il fratello si sposava un pochino al di sotto della sua condizione sociale.

«Sì, Mary,» disse Henry a mo' di conclusione, «sono bellamente preso. Tu sai con quali oziosi disegni ho dato inizio alla cosa. Ma questa è la loro fine. Ho (me ne lusingo) fatto progressi non trascurabili nel suo affetto; in ogni caso, i miei sentimenti sono incrollabilmente fissati.»

«Fortunata ragazza! Fortunata ragazza!» esclamò Mary appena poté parlare. «Che matrimonio per lei! Mio caro Henry, questo deve essere il mio primo sentimento; ma il secondo, che ti esprimo con altrettanta sincerità, è che approvo la tua scelta con tutta l'anima, e che prevedo la tua felicità tanto cordialmente quanto l'auguro e la desidero. Avrai una dolce sposina, tutta gratitudine e devozione. Esattamente quello che meriti. Che matrimonio sbalorditivo per lei! Mrs. Norris parla spesso della fortuna di Fanny; cosa dirà adesso? La gioia di tutta la famiglia, veramente! e nella famiglia ha alcuni amici sinceri. Come si rallegreranno! Ma dimmi. Parlamene, parlamene. Quando hai incominciato a pensare seriamente a lei?»

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Niente sarebbe stato più impossibile del rispondere a quella domanda benché niente potesse essere più piacevole del sentirsela porre. Come la piacevole infezione si fosse insinuata in lui, non lo sapeva dire, e prima che finisse di esprimere per la terza volta lo stesso concetto, con parole leggermente varianti, sua sorella lo interruppe con un impetuoso: «Ah! mio caro Henry! e questo è quanto ti ha spinto a Londra! questo era l'affare da sbrigare! Hai pensato di consultare l'Ammiraglio prima di prendere una decisione definitiva.»

Ma egli lo negò recisamente. Conosceva troppo bene lo zio per consultarlo su un progetto matrimoniale. L'Ammiraglio detestava il matrimonio e lo considerava imperdonabile nel caso di un giovane che godesse di un'indipendenza economica.

«Quando conoscerà Fanny,» continuò Henry, «la adorerà. È esattamente la donna fatta per spazzar via ogni preconcetto dell'Ammiraglio, perché è esattamente il tipo di donna che egli pensa non esista al mondo. È l'ideale, quel miracolo che egli descriverebbe se mai avesse sufficiente delicatezza di linguaggio da dargli corpo. Ma in ogni modo sono assolutamente deciso, deciso al di là di qualsiasi interferenza, egli non ne saprà niente per ora. No, Mary, ti sbagli completamente. Non hai ancora scoperto la natura di quel mio affare.»

«Bene, bene, mi dichiaro soddisfatta. So adesso a chi va riferito e non ho fretta di vedere il resto. Fanny Price. Meraviglioso, veramente meraviglioso. Pensare che Mansfield abbia fatto tanto perché tu trovassi il tuo destino a Mansfield! Ma hai assolutamente ragione, non avresti potuto scegliere meglio. Non esiste una migliore fanciulla al mondo, e tu non hai bisogno di pensare al denaro; e in quanto alle sue parentele, sono più che buone. I Bertram sono indubbiamente fra le primissime famiglie di questo paese. È nipote di Sir Thomas Bertram, e questo sarà sufficiente per la gente di mondo. Ma continua, continua. Dimmi di più. Che progetti hai? Lei conosce già la felicità che l'attende?»

«No.»«Che cosa aspetti?»«Poco... assai poco, all'infuori di un'occasione. Mary, lei non è come le cugine; ma penso che non

chiederò invano.»«Oh, no! è impossibile! Anche se tu fossi meno piacente - supponendo che lei non fosse già

innamorata di te (del che, tuttavia, ho pochissimi dubbi), saresti al sicuro. La gentilezza di cuore e la naturale predisposizione alla gratitudine la farebbero immediatamente tutta tua. Sulla mia anima, non penso che si sposerebbe mai senza amore; intendo dire che se al mondo c'è una giovinetta incapace di essere influenzata dall'ambizione, penso sia lei: ma chiedile di amarti, e non avrà mai cuore di rifiutarti.»

Appena il suo ardore le consentì di tacere, egli fu tanto felice di parlare quanto lei di ascoltare, e seguì una conversazione quasi tanto profondamente interessante per lei quanto lo era per lui, benché di fatto egli non avesse da riferire che le sue impressioni personali, nulla su cui insistere se non le attrattive di Fanny, la bellezza del viso e della figura di Fanny, la grazia dei modi di Fanny e la bontà del suo cuore, furono l'inesauribile tema. Si spaziò in lungo e in largo sulla gentilezza, la modestia, la dolcezza del suo carattere che fu caldamente lodato, quella dolcezza che nel giudizio dell'uomo è parte così essenziale del valore di una donna che, benché a volte egli ami dove non la si trova, non può mai crederla assente. Egli aveva buoni motivi per fidarsi della sua indole e per lodarla. Spesso l'aveva vista messa alla prova. Vi era forse un solo membro della famiglia, Edmund eccettuato, che non avesse in un modo o nell'altro continuamente esercitato la sua pazienza, la sua sopportazione? I suoi affetti erano evidentemente forti e profondi. Vederla col fratello! Che cosa poteva provare più deliziosamente che il calore del suo cuore era all'altezza della sua tenera gentilezza? Che cosa poteva essere più incoraggiante per un uomo che aspirava al suo amore? Inoltre la sua intelligenza era indiscutibile, pronta e aperta, e i suoi modi erano lo specchio della sua mente, modesta ed elegante. Né questo era tutto. Henry aveva troppo buon senso per non riconoscere il valore della presenza di buoni principi in una moglie, benché fosse troppo poco abituato alla seria riflessione per saperli chiamare col loro nome; ma quando parlava del comportamento di lei, così fermo e costante della sua alta nozione dell'onore, e della sua osservanza del decoro, tali da garantire a ogni uomo una completa fiducia nella sua fedeltà e nella sua integrità, egli esprimeva ciò che gli ispirava il saperla in possesso di saldi principî morali e religiosi.

«Potrei così interamente e assolutamente fidarmi di lei,» disse, «ed è questo ciò che voglio.»E la sorella, credendo come realmente credeva che l'opinione di lui circa Fanny Price non

corrispondesse effettivamente ai suoi meriti ben poteva rallegrarsi di tali prospettive.«Quanto più ci penso,» esclamò, «tanto più mi convinco che stai facendo la cosa giusta, e anche se

non avrei mai pensato a Fanny Price come alla ragazza capace di fissare i tuoi sentimenti, ora sono persuasa

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che è proprio quella che ti farà felice. Il tuo malvagio progetto contro la sua pace si rivela una trovata veramente intelligente. Tutti e due troverete in esso il vostro bene.»

«È stata una cosa malvagia, davvero malvagia da parte mia, e contro una simile creatura! ma allora non la conoscevo. E lei non avrà motivo di deprecare l'ora che, a tutta prima, mi ha messo in mente quell'idea. La renderò molto felice, Mary, più felice di quanto sia mai stata, o abbia mai visto nessuno esserlo. Non la porterò via dal Northamptonshire. Lascerò Everingham e prenderò in affitto una tenuta da queste parti, forse Stanwix Lodge. Darò Everingham in affitto per sette anni; sono sicuro di trovare un eccellente inquilino, se appena dirò una mezza parola. Potrei farti tre nomi fin d'ora, di tre persone che accetterebbero le mie condizioni, ringraziandomi.»

«Ah!» esclamò Mary, «ti stabiliresti nel Northamptonshire! Questo sì che è bello! allora saremmo tutti insieme.»

Appena dette queste parole, si riprese, e desiderò di non averle pronunciate; ma non aveva motivo di sentirsi confusa visto che suo fratello la vedeva solamente come la naturale ospite della Canonica di Mansfield e rispose invitandola nel più affettuoso dei modi nella propria casa, e reclamando in pieno diritto di essere lui a ospitarla.

«Dovrai regalarci più della metà del tuo tempo,» disse; «non posso ammettere che Mrs. Grant abbia diritto di reclamarti alla stessa stregua mia e di Fanny, poiché tutti e due avremo un diritto su di te. Fanny sarà così veramente tua sorella!»

Mary non ebbe che da essere grata e dargli generali assicurazioni; ma ora aveva ben fermo il proposito di non essere ospite né del fratello, né della sorella per molti mesi ancora.

«Dividerai l'anno fra Londra e il Northamptonshire?»«Sì.»«È giusto; e a Londra, naturalmente, una casa di tua proprietà; non più con l'Ammiraglio. Mio caro

Henry, che vantaggio l'allontanarti dall'Ammiraglio prima che i tuoi modi siano contagiati dai suoi, prima di aver contratte alcune delle sue stupide opinioni, o avere imparato a sedere a pranzo come se la tavola fosse la più grande benedizione della vita! Non ti rendi conto di quanto hai guadagnato, perché il tuo affetto per lui ti ha accecato; ma secondo me, lo sposarti così giovane può essere la tua salvezza. Il vederti diventare a poco a poco simile all'Ammiraglio nelle parole o nelle azioni, nell'aspetto o nei gusti, mi avrebbe spezzato il cuore.»

«Bene, bene, su questo non pensiamo allo stesso modo. L'Ammiraglio ha le sue pecche ma è un uomo molto buono, ed è stato più che un padre per me. Pochi padri mi avrebbero lasciato così completamente libero di fare a modo mio. Non devi mettergli contro Fanny. Desidero che si vogliano bene.»

Mary si trattenne dal dire quel che sentiva: che non potevano esistere al mondo due persone i cui caratteri e i cui modi fossero meno in sintonia; il tempo glielo avrebbe fatto scoprire, ma non poté tacere questa riflessione sull'Ammiraglio: «Henry, ho una così alta opinione di Fanny Price, che se potessi supporre che la prossima Mrs. Crawford dovesse avere metà dei motivi che la mia povera, maltrattata zia ha avuto di aborrire il nome di Crawford, impedirei il matrimonio se mi fosse possibile; ma ti conosco, so che una moglie che tu amassi sarebbe la più felice delle donne e che anche quando cessassi di amarla, essa troverebbe sempre in te la buona educazione e la liberalità di un gentiluomo.»

L'impossibilità di non fare tutto al mondo per rendere Fanny Price felice, o di cessare di amare Fanny Price, fu naturalmente l'argomento dell'eloquente risposta di Henry.

«Se tu l'avessi vista questa mattina, Mary,» egli continuò, «pronta ad accontentare con una tale indicibile dolcezza e pazienza tutte le richieste della stupidità di sua zia, lavorare con lei, e per lei, il colorito graziosamente acceso mentre si chinava sul ricamo, e poi tornare al proprio posto per finire un biglietto che prima era stata intenta a scrivere per rendersi utile a quella stupida donna... e tutto questo con tanta semplice gentilezza, proprio come se fosse una cosa naturale che lei non dovesse avere un solo momento per sé, i capelli acconciati con armoniosa semplicità come sempre e un ricciolo che ricadeva in avanti mentre scriveva, e che ogni tanto ricacciava indietro scuotendo il capo... e, in mezzo a tutto questo, riuscendo a parlare a intervalli con me, oppure ascoltando come se le piacesse ascoltare quello che dicevo... Se tu l'avessi vista così, Mary, non avresti mai accennato alla possibilità che il suo potere sul mio cuore un giorno possa cessare.»

«Mio carissimo Henry!» esclamò Mary, interrompendo di colpo la passeggiata e sorridendogli, «quanto sono contenta di vederti così innamorato! ne sono deliziata. Ma cosa diranno Mrs. Rushworth e Julia?»

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«Non mi importa né di quel che dicono né di quel che sentono. Adesso vedranno qual è il genere di donna che mi può attrarre e legare, che può attrarre un uomo dotato di senso comune. Mi auguro che la scoperta faccia loro bene. E ora vedranno la cugina trattata come avrebbe dovuto esserlo e spero che in cuor loro si vergogneranno della abominevole negligenza, della mancanza di affetto con cui l'hanno trattata. Certo, saranno irritate,» aggiunse dopo un momento di silenzio e in tono più calmo. «Mrs. Rushworth sarà molto irritata. Sarà una pillola amara per lei, e naturalmente, come tutte le altre pillole amare, avrà cattivo sapore per due minuti e poi verrà inghiottita e dimenticata; poiché non sono tanto vanesio da immaginare i suoi sentimenti più duraturi di quelli delle altre donne, pur essendone stato io l'oggetto. Sì, Mary, la mia Fanny sentirà una differenza, sentirà in verità una differenza, una differenza di ogni giorno, di ogni ora, nel comportamento di ogni essere che l'avvicinerà; e sarà il coronamento della mia felicità il sapere che io ne sono l'artefice, che sono io quello che le dà l'importanza che così giustamente le spetta. Ora è dipendente, impotente, senza amici, trascurata, dimenticata.»

«No, Henry, non dimenticata: non è dimenticata da tutti, non è senza amici e dimenticata. Suo cugino Edmund non la dimentica mai.»

«Edmund - è vero, penso che egli è - generalmente parlando - gentilmente affettuoso con lei, e così pure Sir Thomas, a modo suo, ma nel modo di uno zio ricco, superiore, arbitrario, verboso e barboso. Che cosa possono fare Sir Thomas ed Edmund messi insieme, cosa fanno per renderla serena, felice, onorata, rispettata in confronto a quello che farò io?»

CAPITOLO XXXI

L'indomani Henry Crawford si recò nuovamente a Mansfield Park e a un'ora più mattutina di quanto una visita normale comportasse. Le due signore erano insieme nella saletta della colazione e, fortunatamente per lui, lady Bertram era sul punto di uscirne quando egli vi entrò. Era già quasi sulla porta, ed essendo inconcepibile per lei aver fatto tanta fatica invano, dopo aver accolto l'ospite cortesemente ed avere accennato al fatto di essere attesa, disse al domestico: «Avvertite Sir Thomas», e uscì.

Henry, felicissimo di vederla andar via, le si inchinò, la guardò uscire, e senza perdere un minuto di più si volse immediatamente a Fanny e, tirando fuori dalla tasca alcune lettere, disse, con un fare pieno di animazione: «Devo dichiararmi infinitamente obbligato a chiunque mi concede l'opportunità di vederla da solo a sola; l'ho desiderato più di quanto lei possa farsene un'idea. Conoscendo l'intensità dei suoi sentimenti fraterni, mi sarebbe stato quasi insopportabile che qualcun altro, qui in casa, condividesse con lei la prima notizia della novità di cui sono latore. È promosso. Suo fratello è tenente. Ho l'immensa soddisfazione di congratularmi con lei per la promozione di suo fratello. Ecco le lettere che me lo annunciano, giunte proprio poco fa. Forse le farà piacere gettarvi un'occhiata.»

Fanny non riusciva a dir parola, ma lui non desiderava che parlasse. Il vedere l'espressione del suo sguardo, il mutamento del colore del suo viso, il vederla passare dal dubbio alla confusione, alla felicità gli era più che sufficiente. Prese le lettere che egli le porgeva. La prima era dell'Ammiraglio il quale informava il nipote, in poche parole, che il suo intervento aveva avuto successo: il giovane Price era promosso tenente. Erano accluse altre due missive: una del segretario del primo Lord dell'Ammiragliato in risposta ad un amico, di cui l'Ammiraglio aveva sollecitato gli uffici; l'altra di quello stesso amico all'Ammiraglio stesso, in cui si diceva che Sua Signoria era stato felicissimo di prendere in considerazione la raccomandazione di Sir Charles, che lo stesso Sir Charles era lietissimo di avere l'occasione di dar prova della stima in cui teneva l'Ammiraglio Crawford e che la circostanza della nomina di Mr. William Price a secondo tenente della corvetta Thrush della Regia Marina, già ufficialmente comunicata, era stata accolta con estremo favore in una vasta cerchia di importanti personalità.

Mentre reggeva quei fogli con mano tremante, e gli occhi le andavano dall'uno all'altro, a mano a mano che il cuore le si gonfiava di commozione, Crawford continuò con slancio sincero a esprimere quanto partecipava a tutta la vicenda: «Non oso parlare della mia gioia personale,» disse, «per quanto grande esse sia, perché è nulla in confronto alla sua. Paragonato con lei, chi ha diritto di dirsi felice? Mi sono quasi risentito con me stesso, per aver saputo in anticipo quello di cui lei aveva il diritto di essere informata prima di chiunque altri. Tuttavia non ho perso un istante. La posta è giunta in ritardo questa mattina, ma dopo il suo arrivo non ho frapposto un momento di indugio. Non tenterò di descriverle quale sia stata, in proposito, la mia impazienza, la mia ansia, la mia febbrile tensione; quanto io sia stato profondamente

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mortificato, e crudelmente deluso per non aver condotto in porto la cosa prima di lasciare Londra! Mi ero trattenuto giorno dopo giorno nella speranza di vederne la felice conclusione; perché nulla che mi stesse meno a cuore di questa avrebbe potuto trattenermi nemmeno metà tempo lontano da Mansfield. Ma benché mio zio avesse preso in mano la cosa con tutto il calore ch'io potevo desiderare e si fosse dato immediatamente da fare, incontrò difficoltà dovute all'assenza di un amico e agli impegni di un altro, e io non riuscii a sopportare una più lunga attesa in città. Così, sapendo in quali buone mani lasciavo la pratica, venni via lunedì, confidando che non sarebbero giunti molti corrieri prima che mi venissero recapitate lettere come queste. Mio zio, che è il miglior uomo del mondo, si è subito adoperato, e sapevo che lo avrebbe fatto una volta avesse conosciuto suo fratello. Ne ha ricevuto una favorevolissima impressione; ieri mi sono trattenuto dal dire quanto sia stata favorevole, o dal ripetere metà di quello che l'Ammiraglio mi disse in sua lode. Ho rimandato il tutto finché il suo apprezzamento si fosse dimostrato quello di un vero amico, come queste lettere chiaramente dimostrano. Ora posso dire che nemmeno io potevo sperare che William Price suscitasse un più vivo interesse, o fosse accompagnato da più caldi auguri e da più sentiti elogi di quelli spontaneamente fatti da mio zio dopo la serata che lui e William trascorsero insieme.»

«Dunque tutto questo è stato opera sua?» esclamò Fanny. «Mio Dio! quanto è stato buono! Lei ha veramente... è stato per suo desiderio... le chiedo scusa, ma sono sbalordita; l'Ammiraglio Crawford si è interposto? E come? Sono stupefatta.»

Henry fu felicissimo di spiegare meglio il tutto, prendendo la cosa da più lontano, ed esponendo in ogni particolare il suo operato. Il viaggio a Londra era stato intrapreso al solo scopo di presentare William a Hill Street e di ottenere che l'Ammiraglio mettesse in opera tutta la sua influenza per farlo promuovere. Questo era stato il suo «affare». Non lo aveva detto ad anima viva; non ne aveva fatto parola nemmeno con Mary; prima di essere sicuro dell'esito non si sentiva di partecipare le sue speranze; era stato il suo «affare». E parlò con tale calore della sollecitudine che lo aveva spinto, e impiegò espressioni così forti, insistette così ripetutamente sul «più profondo interesse» sul «duplice motivo», sui «progetti e desideri più grandi di quanto potesse dire» che Fanny non avrebbe potuto ignorare dove egli mirava se fosse stata in condizioni di ascoltarlo spassionatamente; ma il suo cuore era così colmo e i suoi sensi ancora talmente sbalorditi, che era in grado di ascoltare solo imperfettamente perfino quello che egli le diceva di William; e quando fece una pausa, seppe solo esclamare: «Che bontà la sua! Che grande bontà! Ah, Mr. Crawford! le siamo infinitamente obbligati. Carissimo, carissimo William!» e balzando in piedi si affrettò verso la porta, esclamando con impeto: «Vado dallo zio! Lo zio deve saperlo al più presto!» Ma questo, Crawford non glielo poteva permettere. L'occasione era troppo bella, la sua impazienza troppo grande. Le fu dietro immediatamente.

No, non doveva andarsene. Doveva concedergli ancora cinque minuti! La prese per mano, la ricondusse alla sedia che prima occupava e giunse nel bel mezzo della sua seconda spiegazione prima che lei sospettasse del perché fosse stata trattenuta; quando lo capì, tuttavia, e seppe che egli si aspettava che lei credesse di avergli ispirato sentimenti che il suo cuore non aveva mai conosciuto prima, e che tutto quanto aveva fatto per William doveva esser messo sul conto del suo grande, ineguagliato amore per lei, si sentì tutta smarrita e per alcuni istanti fu incapace di parlare. Considerò il tutto come qualcosa di insensato, come un semplice scherzo, una forma di galanteria, inteso solamente a illuderla sul momento; ebbe la sensazione che quello fosse un modo di trattarla improprio, indegno, un modo che lei non aveva meritato; ma che era degno di lui, e completamente consono con quanto gli aveva visto fare in passato. Tuttavia si trattenne dal lasciar trapelare nemmeno la metà della sua ripulsa, perché era conscia dell'obbligo che aveva nei confronti di lui; un obbligo che era e rimaneva grandissimo. Mentre il cuore ancora le batteva precipitosamente di gioia e di gratitudine al pensiero di William, non poteva nutrire serio risentimento per qualcosa che offendeva solamente lei; e dopo aver ritirato due volte la mano, e aver tentato inutilmente due volte di allontanarsi da lui, si rizzò e disse, con grande agitazione: «Non faccia così, Mr. Crawford, la prego, non faccia così. No, la prego. Questo è un genere di discorso molto spiacevole per me. Devo andarmene. Non lo posso sopportare.» Ma lui continuava a parlare, descrivendo il suo amore, sollecitandone il contraccambio, e finalmente, in parole così chiare da non poter essere frainteso, offrendo la sua persona, la sua mano, le sue sostanze, ogni cosa all'accettazione di lei. Era proprio così, lo aveva detto chiaramente. Lo sbalordimento e la confusione di Fanny aumentarono; e senza sapere ancora decidersi a supporre che parlasse sul serio, quasi non si reggeva in piedi. Egli insisteva per una risposta.

«No, no, no,» esclamò Fanny nascondendosi il viso fra le mani. «È tutta una cosa insensata. Non mi sconvolga. Non posso sopportarlo oltre. La sua bontà per William mi obbliga verso di lei più di quanto possa esprimere; ma non voglio, non posso sopportare..., non devo ascoltare tali... No, no, non pensi a me. Ma lei non pensa veramente a me. So che tutto questo non significa niente.»

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Si era allontanata impetuosamente da lui, e proprio in quel momento si udì Sir Thomas che parlava a un domestico mentre si avvicinava alla stanza dove essi si trovavano. Non era il momento per ulteriori assicurazioni e pressanti richieste, e il separarsi da lei proprio sul punto in cui solo la sua modestia sembrava, alla mente ottimista e previamente sicura di lui, opporsi alla felicità che bramava, fu una crudele necessità. Fanny corse impetuosamente fuori dalla porta opposta a quella a cui lo zio si avvicinava, e si trovò a passeggiare su e giù nella stanza a est nella massima confusione di contrastanti sentimenti, prima che la cortese accoglienza e le scuse di Sir Thomas si fossero esaurite e egli fosse messo al corrente della lieta notizia, che il visitatore recava con sé.

Sentiva, pensava, tremava, combattuta da ogni cosa, agitata, felice, desolata, infinitamente grata, profondamente indignata; era tutto quanto così incredibile! Non aveva scusa, era incomprensibile! Ma la sua abituale condotta era tale che egli non poteva far nulla senza mescolarvi un non so che di cattivo. Prima l'aveva resa la più felice delle creature, e poi l'aveva insultata - non sapeva cosa dire - come classificare, o come considerare quanto accadeva. Non avrebbe voluto che egli fosse serio, eppure cosa poteva giustificare le parole dette e le offerte fatte, se significavano solamente uno scherzo?

Ma William era tenente. Questo era un fatto certo, indubitabile, senz'ombre. Avrebbe ricordato sempre questo e dimenticato il resto. Mr. Crawford certamente non le si sarebbe rivolto più a quel modo; aveva dovuto rendersi conto di quanto le era stato sgradito; e in questo caso con quanta gioia lo avrebbe stimato a motivo della sua amicizia per William!

Quando uscì dalla stanza est, non si spinse oltre i primi gradini dello scalone finché non fu sicura che Mr. Crawford aveva lasciato la casa; ma appena ebbe la certezza che se n'era andato, si affrettò a scendere, ansiosa di trovarsi con lo zio, vedere la gioia di lui e manifestare la propria e ascoltare le sue informazioni o le sue congetture su quella che ora sarebbe stata la destinazione di William. Sir Thomas era tanto pieno di gioia quanto lei lo poteva desiderare e molto affettuoso e comunicativo; e Fanny ebbe con lui una conversazione così distensiva a proposito di William da darle l'impressione che nulla fosse intervenuto a recarle turbamento. Questo finché non scoprì, verso la fine del colloquio, che Mr. Crawford era stato invitato a tornare e a pranzare con loro quel giorno stesso. Fu una notizia oltremodo sgradita, perché anche se lui poteva non dar la minima importanza a quanto si era svolto fra loro, per lei era assai imbarazzante rivederlo così presto.

Tentò di vincere quel sentimento, tentò in tutta coscienza, a mano a mano che l'ora del pranzo si avvicinava, se non di essere, almeno di apparire del solito umore; ma le fu assolutamente impossibile non evitare un atteggiamento ritroso e inibito quando il loro visitatore entrò nella sala. Non avrebbe mai supposto che fosse possibile a qualsiasi concorso di circostanze suscitare in lei sentimenti così penosi proprio nel giorno in cui aveva saputo della promozione di William.

E non solo Mr. Crawford era nella stanza: ben presto le venne vicino. Aveva da consegnarle una lettera della sorella. A Fanny non riuscì di fissarlo, ma non vi era segno nel tono della voce ch'egli fosse conscio della sua follia di poche ore prima. Aprì subito la lettera, lieta di aver qualcosa da fare, e lieta mentre la leggeva di rendersi conto che il trafficare della zia Norris, che quella sera pranzava anche lei con loro, la sottraeva in parte all'attenzione degli altri.

«Mia cara Fanny - poiché ormai potrò chiamarla sempre così con infinito sollievo della mia lingua che ha inciampato sul Miss Price almeno per le ultime sei settimane - non posso lasciar uscire mio fratello senza inviarle poche righe di generali congratulazioni, ed esternarle il mio più gioioso consenso e la mia approvazione. Proceda, mia cara Fanny, e senza timori; non vi possono essere difficoltà che meritino di essere considerate tali. Voglio credere che il mio consenso conti qualcosa; così questa sera potrà sorridergli con i suoi sorrisi più dolci e rimandarmelo a casa ancor più felice di quando è uscito.

Con affetto,M.C.

Non erano espressioni che potessero allietare Fanny; infatti, benché avesse letto il messaggio troppo rapidamente e con la mente troppo confusa per farsi un'idea precisa di ciò che Miss Crawford intendesse dire, era evidente che le aveva scritto allo scopo di congratularsi con lei per la dichiarazione del fratello; non solo, ma allo scopo apparente di convincerla che si trattava di una dichiarazione sentita e sincera. Fanny non sapeva che fare, e che pensare. L'idea che si trattasse di una cosa seria la rendeva infelice; ogni altro modo di considerarla la riempiva di perplessità e di agitazione. Si sentiva sconvolta ogni qualvolta Mr. Crawford le parlava, e le parlava troppo spesso; e nella sua voce, nei suoi modi avvertiva con timore, o credeva di avvertire, qualcosa di molto diverso da quello che notava nella sua voce e nei suoi

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modi quando si rivolgeva agli altri. Il pranzo divenne un incubo: non riusciva a inghiottire un boccone; e quando Sir Thomas osservò scherzosamente che la gioia le aveva tolto l'appettito, sarebbe morta di vergogna al pensiero di quella che avrebbe potuto essere l'interpretazione di Mr. Crawford; anche se nulla poteva indurla a volgere gli occhi alla sua destra, là dov'egli era seduto, sentì che i suoi occhi si posavano immediatamente su di lei.

Era più silenziosa che mai. Stentò a pronunciar parola anche quando gli altri presero a parlare di William, perché anche la nomina di William, veniva dalla «sua destra», e quella connessione le dava pena.

Pensò che Lady Bertram tardasse più del solito ad alzarsi da tavola, e cominciò a disperare di potere allontanarsi di lì; ma finalmente raggiunsero il salotto, e fu libera di pensare come voleva, mentre le due zie seguitavano, ciascuna secondo il suo stile, a parlare della nomina di William.

Mrs. Norris sembrava soddisfatta del risparmio che ne sarebbe derivato a Sir Thomas più che di qualsiasi altra cosa, perché ora, argomentava, William sarebbe stato in grado di mantenersi da sé, e ciò avrebbe fatto un'enorme differenza per lo zio. Nessuno immaginava quanto gli fosse costato. E, certo, anche nei regali di lei, Mrs. Norris, avrebbe fatto una certa differenza. Era molto contenta di aver dato a William quello che gli aveva dato al momento della partenza, davvero molto contenta di averlo potuto fare, senza che le fosse sul momento di vero e proprio inconveniente dargli una somma piuttosto consistente; consistente per lei, dati i suoi mezzi molto limitati, perché ora il tutto gli sarebbe servito per sistemare la sua cabina. Sapeva che avrebbe dovuto incorrere in qualche spesa, dovendo comprare molte cose, ma senza dubbio sua madre e suo padre erano in grado di consigliarlo sul come ottenere molte cose a buon mercato. Comunque, era molto contenta di avere contribuito con la propria briciola alla sua sistemazione.

«Sono contenta che lei gli abbia dato una somma consistente,» disse lady Bertram con una calma assolutamente priva di ironia, «perché io gli ho dato solamente dieci sterline.»

«Davvero!» esclamò Mrs. Norris, arrossendo. «Parola d'onore, dev'essere partito con le tasche ben foderate! e senza nessuna spesa per il viaggio fino a Londra, inoltre!»

«Sir Thomas mi aveva detto che dieci sterline sarebbero state sufficienti.»Mrs. Norris, non essendo assolutamente incline a discutere se fossero o meno sufficienti,

incominciò a trattare l'argomento da un altro punto di vista.«È sbalorditivo,» disse, «quanto i giovani costino ai loro parenti. Tra il tirarli su e l'introdurli in

società! Loro pensano poco a che cifra ammonti la cosa, o a quello che i genitori o gli zii e le zie spendono per loro nel corso di un anno. Ecco, prendiamo ad esempio i figli di mia sorella Price... Messi tutti insieme sono certa che nessuno crederebbe quale somma costano a Sir Thomas ogni anno, per non dir nulla di quello che io faccio per loro.»

«Verissimo, sorella. Proprio come dice lei. Ma, poverini, non è colpa loro; e lei sa che fa pochissima differenza per Sir Thomas. Fanny, William non deve dimenticare il mio scialle, se andrà nelle Indie Orientali; e gli darò incarico per tutto quanto merita di essere acquistato laggiù. Spero che sarà mandato nelle Indie Orientali, di modo che possa farmi avere il mio scialle. Anzi, penso che vorrò due scialli, Fanny.»

Fanny, frattanto, parlando solo quando non poteva farne a meno, era impegnatissima a tentar di capire a cosa mirassero Mr. e Miss Crawford. Ogni cosa parlava contro la serietà delle loro intenzioni eccetto le parole e i modi di lui. Ogni cosa naturale, probabile, ragionevole era contro una interpretazione positiva; tutte le loro abitudini e il loro modo di pensare, e tutti i personali demeriti suoi. Come poteva aver fatto nascere un sentimento serio in un uomo, che aveva conosciuto tante donne, era stato ammirato da tante a aveva amoreggiato con tante infinitamente superiori a lei; un uomo che sembrava così poco aperto a ricevere impressioni durature, anche quando altre si eran date tanto da fare per piacergli; che pensava con tanta leggerezza, tanta trascuraggine, tanta mancanza di sentimento su tutte le cose serie? che era tutto per tutti quanti pur sembrando non trovare nessuno che gli fosse essenziale? E inoltre, come si poteva supporre che Mary con tutte le sue altere e mondane nozioni sul matrimonio, fosse favorevole al serio progetto di un'unione così al di sotto della posizione sociale sua e del fratello? Niente poteva essere più contario all'indole di ambedue. Fanny perfino si vergognava di esitare in proposito. Tutto poteva essere possibile all'infuori di un sentimento serio da parte dell'uno o di una seria approvazione da parte dell'altra riguardo alla sua persona. Se ne era fermamente convinta prima che Sir Thomas e Mr. Crawford le avessero raggiunte in salotto. La difficoltà fu di poter prender parte alla conversazione dopo che Mr. Crawford fu nuovamente presente poiché una o due volte sorprese un suo sguardo che non seppe come classificare secondo il metro corrente; o, per lo meno, venendo da parte di qualsiasi altro uomo, avrebbe detto che significava qualcosa di molto ardente, di molto intenzionale. Ma, ancora tentò di convincersene, niente più di quanto egli poteva aver espresso più e più volte alle sue cugine e a cinquanta altre donne. Pensò che

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desiderasse parlarle senza essere udito dagli altri. Immaginò che lo tentasse durante tutta la serata, a intervalli, ogniqualvolta Sir Thomas usciva dalla stanza, o era impegnato con Mrs. Norris, e accuratamente fece in modo di rifiutargliene ogni opportunità. Finalmente - il «finalmente» sembrò appropriato al nervosismo di Fanny benché non fosse molto tardi - incominciò a parlare di andarsene; ma il sollievo che ne derivò a Fanny andò perduto quando, subito dopo, si rivolse a lei dicendo: «Non ha niente da mandare a dire a Mary? Nessuna risposta al suo biglietto? Sarà delusa se non riceverà una parola da lei. La prego, le scriva, anche una sola riga.»

«Oh, sì! certamente,» esclamò Fanny rizzandosi in fretta, la fretta dell'imbarazzo e del desiderio di allontanarsi. «Le scrivo subito.»

Andò quindi al tavolino dove era solita scrivere a nome della zia e preparò carta e penna senza avere la minima idea di quello che avrebbe dovuto dire! Aveva letto il biglietto di Miss Crawford una sola volta; e il come rispondere a qualcosa che aveva capito così imperfettamente era estremamente difficile. Del tutto inesperta in quel genere di messaggi, se vi fosse stato tempo di dar via libera agli scrupoli e alla preoccupazione per lo stile, li avrebbe sofferti abbondantemente; ma doveva scrivere qualcosa senza indugio e con un'unica idea ben chiara la volontà di non dare l'impressione di credere che si fosse alluso a qualcosa di veramente serio.

Scrisse quanto segue, con gran tremore di spirito e di mano:

«Le sono molto obbligata, mia cara Miss Crawford, per le sue gentili congratulazioni fin dove hanno a che fare col mio carissimo William. Il resto del suo biglietto non significa niente, lo so; ma sono così inesperta in cose del genere, che spero vorrà scusarmi se le chiedo di non darvi ulteriormente peso. Ho visto troppo da vicino Mr. Crawford per non capire i suoi modi; se mi capisse altrettanto bene agirebbe, oso dirlo, in modo diverso con me. Non so bene quel che scrivo ma sarebbe un gran favore da parte sua non toccare mai più l'argomento. Ringraziandola per l'onore del suo biglietto, rimango, cara Miss Crawford ecc. ecc.»

La conclusione riuscì quasi inintelligibile a causa della crescente agitazione; si accorse infatti che Mr. Crawford, con il pretesto di farsi dare il biglietto, stava avvicinandosi.

«Non deve pensare che voglia farle fretta,» disse egli a bassa voce, accorgendosi della straordinaria trepidazione con cui vergava lo scritto. «Non può pensare che abbia una qualsiasi intenzione del genere. Non si affretti, la prego.»

«Oh! grazie. Ho finito, sto per finire. Sarà pronto in un istante, le sono obbligatissima, se vuol essere così buono da consegnarlo a Miss Crawford.»

Il biglietto fu pronto, e dovette essere preso; e poiché Fanny, a occhi bassi, mosse istantaneamente verso il caminetto, intorno al quale sedevano gli altri, a lui non restò che andarsene senza indugiare oltre. Fanny pensò che mai, prima d'allora, aveva vissuto un giorno così pieno di agitazione, di pena come di gioia; ma fortunatamente il piacere non era di quelli che muoiono col giorno che li ha portati - poiché ogni giorno le avrebbe ridato la certezza della promozione di William, mentre, lo sperava, la pena non sarebbe mai più tornata. Non dubitava che il suo biglietto desse l'impressione di essere scritto malissimo, che il modo in cui era stilato avrebbe fatto vergogna a una bambina, poiché, sconvolta com'era, non aveva avuto modo di preoccuparsi dello stile; ma per lo meno li avrebbe assicurati ambedue che non si era lasciata ingannare e che non era lusingata dalle attenzioni di Mr. Crawford.

CAPITOLO XXXII

Quando si destò la mattina seguente, Fanny non aveva dimenticato Mr. Crawford; ma ricordava anche il tenore del proprio biglietto e non era meno ottimista della sera prima circa l'effetto che aveva certo sortito. Se solo Mr. Crawford se ne fosse andato! Era il suo più ardente desiderio; che se ne andasse conducendo via con sé la sorella, come era stato combinato, e come era tornato a Mansfield per fare. E perché non l'avesse già fatto non riusciva a immaginarlo, visto che Miss Crawford, certamente, non desiderava indugiare oltre. Durante la visita del giorno prima, Fanny aveva sperato di udirla annunciare una data precisa; ma egli si era limitato a dire che si sarebbero messi in viaggio di lì a pochi giorni.

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Avendo così deciso in modo soddisfacente quale convinzione il suo biglietto aveva prodotto, fu stupefatta, guardando per caso fuori dalla finestra, al vedere Mr. Crawford che risaliva il viale d'accesso, e proprio alla stessa ora del giorno prima. La sua venuta poteva non avere nulla a che fare con lei, ma doveva evitare di incontrarlo, se possibile; ed essendo in procinto di salire al piano di sopra, decise di rimanervi per tutto il tempo della visita, a meno che non la mandassero a chiamare; e siccome Mrs. Norris era ancora in casa, sembrava vi fosse poco pericolo che qualcuno avesse bisogno di lei.

Se ne stette seduta per un po' trepidante con l'orecchio teso, tremando e temendo che la venissero a cercare da un momento all'altro; ma siccome nessun passo si avvicinò alla stanza a est, a poco a poco si ricompose, si mise a sedere e cercò con calma di occuparsi in qualche modo, mentre in lei aumentava la speranza che Mr. Crawford fosse venuto e se ne andasse senza che lei dovesse esserne informata. Era trascorsa quasi mezz'ora e si sentiva ormai al sicuro, quando, all'improvviso, un passo che procedeva con cadenza regolare si fece udire: un passo pesante, un passo insolito in quella parte della casa. Era quello dello zio; lo conosceva così bene come conosceva la sua voce; aveva spesso tremato nell'udirlo, e prese a tremare nuovamente al pensiero ch'egli salisse per parlare con lei, qualsiasi ne fosse il motivo. E fu proprio Sir Thomas ad aprire l'uscio, chiedendo se lei era lì, e se poteva entrare. Il terrore cagionato in altri tempi dalle sue visite occasionali in quella stanza sembrò invaderla di nuovo; si sentì come in passato, quando la sottoponeva a un esame di francese e d'inglese.

Tuttavia fu tutta premurosa nello spingere avanti una sedia per lui, e nel tentativo di dimostrarsi onorata; e nella sua agitazione aveva completamente dimenticato le pecche di quel suo appartamento finché lui, fermandosi di botto, disse con grande sorpresa: «Perché non ti hanno acceso il fuoco, oggi?»

Fuori c'era la neve, e lei era avvolta in uno scialle. Esitò.«Non ho freddo, signore. Non mi trattengo mai a lungo qui in questa stagione.»«Ma... abitualmente ti accendono il fuoco?»«No, signore.»«Come mai? dev'esserci stato un qualche sbaglio. Mi era parso di capire che questa stanza ti era

riservata per darti modo di essere completamente a tuo agio. So che nella tua camera da letto non c'è caminetto. Qui c'è stato un grave malinteso che deve essere rettificato immediatamente. Non devi assolutamente restare qui, foss'anche per una sola mezz'ora, col caminetto spento. Non sei robusta. Guarda, sei gelata. Tua zia non può essere al corrente di questo stato di cose.»

Fanny avrebbe preferito tacere, ma trovandosi costretta a parlare, non poté astenersi per giustizia verso la zia a cui voleva bene, dal mormorare qualcosa in cui Sir Thomas colse le parole «mia zia Norris».

«Capisco,» esclamò lo zio riprendendosi, e non desiderando udire altro. «Capisco, tua zia Norris è sempre stata, assai giudiziosamente, del parere che la gioventù dev'essere educata senza mollezza; ma dev'esservi moderazione in ogni cosa. Lei è molto resistente il che, naturalmente, deve influenzarla nel valutare quanto occorre agli altri. E posso capirla perfettamente anche da un altro punto di vista. So quale è sempre stato il suo modo di sentire. Il principio era buono in sé; ma poteva essere, e penso che lo sia stato, seguito troppo letteralmente nel tuo caso. So anche che fu fatta, a volte e su certi punti, una discutibile distinzione; ma ho di te una opinione troppo buona, Fanny, per supporre che tu voglia alimentare del risentimento per questo. Hai abbastanza buon senso per rifiutare di considerare le cose da un unico punto di vista e giudicarle con parzialità in base all'apparenza. Abbraccerai con un solo colpo d'occhio tutto il passato, considererai i tempi, le persone e le probabilità, e ti renderai conto che non ti sono stati meno amici quelli che, educandoti, ti hanno preparata per quella condizione modesta che sembrava doverti toccare in sorte. Benché alla fine la loro prudenza possa dimostrarsi inutile, è stata adottata per il tuo bene. E di questo puoi star certa: che ogni piacere che dà l'abbondanza sarà raddoppiato per te dalle piccole privazioni e restrizioni che possono esserti state imposte. Sono sicuro che non mi deluderai nella buona opinione che ho di te, venendo meno in un qualsiasi momento alle attenzioni e al rispetto che sono dovuti a tua zia Norris. Ma basta. Mettiti a sedere, mia cara. Devo parlarti per qualche minuto, non ti tratterrò a lungo.»

Fanny obbedì a occhi bassi mentre le guance le si imporporavano. Dopo una breve pausa, Sir Thomas, tentando di reprimere un sorriso, continuò:

«Forse non sei informata della visita che ho ricevuto questa mattina. Ero entrato da poco nel mio studio quando vi è stato introdotto Mr. Crawford. Forse puoi congetturare lo scopo della sua venuta.» Le guance di Fanny si facevano sempre più rosse e lo zio, accorgendosi che era tanto imbarazzata da essere assolutamente incapace di pronunciar parola o di alzare lo sguardo, a sua volta distolse gli occhi e senza altre pause, le riferì della visita di Mr. Crawford.

Era venuto al Park per dichiararsi innamorato di Fanny, farle una chiara proposta di matrimonio, e impetrare il consenso dello zio che sembrava fare le veci dei suoi genitori: e si era espresso così bene, così

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apertamente, così liberamente, con tanta proprietà, che Sir Thomas, giudicando d'altra parte le proprie risposte e le proprie messe a punto assai precise su ogni particolare era felicissimo di riferire la conversazione nei minimi dettagli - e poco immaginando quali pensieri attraversassero la mente della nipote, era sicuro che con quei dettagli dava ancor più soddisfazione a lei che a se stesso. Continuò, perciò, a parlare per parecchi minuti senza che Fanny osasse interromperlo; e non provava quasi il desiderio di farlo. La sua mente era in una confusione troppo grande. Aveva cambiato posizione e fissando intenta una delle finestre, ascoltava lo zio, profondamente turbata e smarrita. Sir Thomas tacque per un momento, senza che lei quasi se ne rendesse conto; poi, alzandosi, disse: «E ora, Fanny, avendo portato a termine la prima parte della mia ambasciata, e avendoti presentato ogni cosa impostata sulla base della massima sincerità e tale da darci piena soddisfazione, devo compiere quanto rimane e persuaderti ad accompagnarmi da basso, dove - benché possa lusingarmi di non essere stato per te un interlocutore inaccettabile - devo rassegnarmi al fatto che tu ne incontri uno che ancor più meriti di essere ascoltato. Mr. Crawford, come forse hai previsto, è ancora qui. È nel mio studio e spera di vederti.»

A queste parole risposero uno sguardo, un soprassalto, una esclamazione che lasciarono Sir Thomas attonito; ma quanto più grande fu il suo sbalordimento nell'udirla esclamare: «Oh! no, signore, non posso, davvero non posso scendere a incontrarlo. Mr. Crawford dovrebbe sapere - non può non sapere che - gli ho detto quanto basta, ieri, per convincerlo - mi ha parlato di questo ieri - e io gli ho detto senza reticenze che l'argomento era per me molto sgradevole, e che mi era assolutamente impossibile contraccambiare la sua simpatia.»

«Non afferro quel che vuoi dire,» disse Sir Thomas, rimettendosi a sedere. «‹Fuori dalle tue possibilità contraccambiare la sua simpatia› cosa significa? So che ti ha parlato ieri, e (fin dove mi è dato capire) ha ricevuto tutto quell'incoraggiamento a procedere che una giovinetta di buoni principî poteva permettersi di dargli. Mi sono molto compiaciuto di quello che, così ho inteso, è stato il tuo comportamento; ha dimostrato una discrezione che merita di essere altamente lodata. Ma ora dopo che ha fatto la sua proposta così apertamente ed onorevolmente, da dove vengono i tuoi scrupoli ora?»

«Lei si inganna, signore,» esclamò con impeto Fanny, costretta dall'ansietà del momento perfino a dire allo zio che si sbagliava. «Si inganna completamente. Come ha potuto Mr. Crawford dirle una cosa simile? Non gli ho dato alcun incoraggiamento ieri, al contrario, gli ho detto, non so ricordare le parole esatte, ma sono sicura di avergli detto che non volevo dargli ascolto, che la cosa era assai spiacevole per me da ogni punto di vista, e che gli chiedevo di non parlarmi più in quel modo. Sono sicura di aver detto tutto questo e anche di più; e avrei aggiunto altro ancora se fossi stata certa che parlava seriamente, ma non volevo esserlo, non potevo sopportare di esserlo, e attribuirgli maggior peso di quanto intendesse. Ho pensato che il tutto non avesse alcun serio valore per lui.»

Non le riuscì di dire altro; era rimasta quasi senza fiato.«Devo capire,» disse Sir Thomas, dopo alcuni istanti di silenzio, «che hai l'intenzione di rifiutare

Mr. Crawford?»«Sì, signore.»«Rifiutarlo?»«Sì, signore.»«Rifiutare Mr. Crawford! Con quale scusa? Per che motivo?»«Io... io non posso... non può piacermi abbastanza da sposarlo.»«È molto strano!» disse Sir Thomas con tono di calmo scontento. «C'è qualcosa in tutto questo che

non riesco a capire. Ecco un giovanotto che desidera corteggiarti, e che ha ogni cosa in suo favore; non solamente la situazione sociale, la ricchezza e il carattere, ma anche una carica di simpatia poco comune, capace di un porgere e di una conversazione che incantano tutti. E non è una conoscenza recente; ormai lo frequenti da un certo tempo. Per di più, sua sorella è tua intima amica, e lui ha fatto per tuo fratello qualcosa che avrei creduto dovesse raccomandartelo più che a sufficienza, anche se non avesse avuto nulla altro a suo credito. Non è affatto sicuro che il mio impegno avrebbe potuto far avanzare nella sua carriera William. E lui ci è subito riuscito.»

«Sì,» disse Fanny con voce spenta, e abbassando lo sguardo con rinnovato impaccio; e dopo il quadro che lo zio le aveva tracciato, quasi si vergognava di sé, per non riuscire a trovare Mr. Crawford di suo gusto.

«Devi esserti accorta,» continuò Sir Thomas, incalzando, «non puoi non esserti accorta, da un po' di tempo in qua, di quanto fosse particolare il comportamento di Mr. Crawford nei tuoi riguardi. Quanto succede oggi non può coglierti di sorpresa. Devi aver notato le sue premure; e benché tu le abbia sempre

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accolte con grande proprietà (non ho accuse da farti in proposito), non mi sono mai accorto che ti infastidissero. Sono incline a pensare, Fanny, che non sai leggere bene in te stessa.»

«Oh, no, signore, so farlo. Le sue premure sono sempre state quello che non mi piaceva nei suoi modi.»

Sir Thomas la fissò con ancor più grande sorpresa. «Questo oltrepassa la mia capacità di comprensione,» disse. «Questo esige una spiegazione. Giovane come sei e non avendo incontrato quasi nessuno, è quasi impossibile che il tuo cuore...» Si interruppe e la guardò fissamente. Vide che le sue labbra accennavano un no, anche se il suono era inarticolato, ma il suo viso era scarlatto. Tuttavia la cosa era del tutto compatibile con l'innocenza in una giovinetta tanto modesta; e decidendo di sembrar soddisfatto, almeno in apparenza, aggiunse frettolosamente: «No, no, so che questo è fuori questione, assolutamente impossibile. Bene, non c'è altro da dire.» E per alcuni momenti non pronunciò parola.

Rifletteva profondamente. E profondamente rifletteva anche sua nipote, sforzandosi di irrigidirsi, preparandosi ad affrontare altre domande. Sarebbe morta piuttosto di confessare la verità, e sperava con un po' di riflessione di fortificarsi tanto da riuscire a non tradirsi.

«Indipendentemente dall'interesse per te che la scelta di Mr. Crawford sembra giustificare,» disse Sir Thomas, riprendendo il discorso, assai compostamente, «il suo desiderio di sposarsi in così giovane età mi trova del tutto consenziente. Sono favorevole ai matrimoni contratti in età giovanile quando vi sono mezzi sufficienti, e vorrei che ogni giovanotto con un reddito adeguato si sistemasse appena possibile dopo i ventiquattro anni. Questa è così sinceramente la mia opinione, che sono spiacente di vedere quando poco il maggiore dei tuoi cugini, il mio primogenito, Mr. Bertram, sia propenso a sposarsi per tempo; ma per il momento, fin dove posso giudicare, il matrimonio non occupa nessun posto nei suoi piani e nei suoi pensieri. Vorrei che fosse più propenso a sposarsi.» A questo punto gettò un'occhiata su Fanny. «Edmund, data la sua indole e le sue abitudini mi sembra più incline a sposarsi prima del fratello. In questi ultimi tempi ho avuto l'impressione che lui abbia trovato la donna che potrebbe amare, il che, ne sono convinto, non ha fatto il mio figlio maggiore. Ho ragione? La pensi come me, mia cara?»

«Sì, signore.»Fu detto quietamente, con tutta calma, e Sir Thomas si sentì tranquillizzato sul conto dei due figli.

Ma l'aver posto fine ai suoi allarmi non giovò granché alla nipote, visto che nell'impossibilità di giustificarne la condotta, lo scontento di lui ne fu rafforzato, e alzandosi dalla sedia prese a passeggiare per la stanza e con un cipiglio che Fanny, benché non ardisse alzare gli occhi, poteva bene immaginare poco dopo disse con voce autorevole:

«Hai qualche motivo, figliola, di giudicar male il carattere di Mr. Crawford?»«No, signore.»Avrebbe voluto aggiungere: «Ma ne ho per giudicare male i suoi principî.» Però si sentì mancare il

cuore al pensiero di discutere, di spiegare senza, probabilmente, riuscire a convincerlo. Il suo giudizio negativo si basava principalmente sulle osservazioni, che, per amor delle cugine, non poteva esporre al loro padre. Maria e Julia, ma specialmente Maria, avevano così direttamente a che fare con la cattiva condotta di Mr. Crawford, che non poteva descrivere quello che, ne era fermamente persuasa, era il carattere di lui senza coinvolgere anche loro. Aveva sperato che per un uomo quale era lo zio, dal discernimento così penetrante, così rispettabile, così buono, la semplice dichiarazione di una fondata antipatia da parte di lei, sarebbe bastata. Con sua pena infinita, scoprì che non era così.

Sir Thomas venne al tavolo davanti al quale sedeva in trepida desolazione e con accentuata, fredda severità disse: «Non serve, me ne accorgo, parlarti. È meglio por fine a questo colloquio più che mortificante. Non possiamo fare aspettare più a lungo Mr. Crawford. Perciò aggiungerò soltanto - considerando mio dovere mettere bene in chiaro la mia opinione circa la tua condotta - che hai deluso tutte le aspettative che mi ero fatto nei tuoi confronti, e che stai rivelando un'indole contraria a quella che ti attribuivo. Perché, Fanny, e penso che la mia condotta lo abbia dimostrato, mi ero formata una favorevolissima opinione sul tuo conto, fin dal mio ritorno in Inghilterra; ti pensavo immune dall'ostinazione, dalla presunzione e da quell'indipendenza di spirito, che tanto prevale ai nostri giorni perfino nelle fanciulle e che, appunto nelle fanciulle, è offensiva e repellente più di qualsiasi altro difetto. Ma ora tu mi hai dimostrato che sai essere caparbia e perversa, che tu vuoi e sai decidere da te stessa, senza alcuna considerazione o deferenza per quelli che sicuramente hanno un certo diritto di guidarti - senza nemmeno chiedere il loro consiglio. Ti sei dimostrata molto, molto diversa da come ti avevo immaginata. Ciò che può essere vantaggioso o svantaggioso per la tua famiglia - per i tuoi genitori - per i tuoi fratelli e per le tue sorelle - non sembra aver sfiorato nemmeno per un istante i tuoi pensieri in questa circostanza. Come potrebbero essere avvantaggiati da una simile sistemazione - come se ne rallegrerebbero - non ha

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nessun peso per te. Pensi solo a te stessa; e poiché non senti esattamente per Mr. Crawford quel che una giovane immaginazione esaltata considera necessario per garantire la felicità, decidi di rifiutarlo senz'altro, senza chiedere nemmeno un po' di tempo per riflettere - un altro po' di tempo per considerare a freddo la cosa, e per esaminare razionalmente la tua inclinazione - e, in un momento di pura follia, getti via un'ottima opportunità di sistemarti nella vita in modo altamente desiderabile, onorevole, nobilmente ordinato: un modo che, probabilmente, non ti si ripresenterà mai più. Ecco un giovanotto di buon senso, di carattere, di indole buona, di modi corretti, e ricco, innamoratissimo di te, che chiede la tua mano con tanto nobile disinteresse; e, lascia che te lo dica, Fanny, potrai vivere altri diciott'anni senza essere richiesta da un uomo in possesso della ricchezza di Mr. Crawford o della decima parte dei suoi meriti. Con gioia gli avrei concesso sia l'una che l'altra delle mie figliole: Maria è nobilmente sposata - ma se Mr. Crawford avesse chiesto la mano di Julia, gliel'avrei concessa con una soddisfazione maggiore e più cordialmente sentita di quanta ne abbia provata dando Maria a Mr. Rushworth.» E, dopo una pausa di mezzo minuto: «Non solo, ma sarei stato assai sorpreso se l'una o l'altra delle mie figliole, ricevendo in qualsiasi momento una proposta di matrimonio che presentasse metà dei vantaggi di questa, immediatamente e perentoriamente, e senza concedere alla mia opinione o alla considerazione che mi è dovuta, l'onore di consultarmi, vi avesse risposto con un reciso rifiuto. Sarei stato molto sorpreso e molto ferito da un simile modo di agire. Lo avrei considerato una madornale violazione del dovere e del rispetto dovutimi. Certo tu non devi essere giudicata sullo stesso metro: tu non hai verso di me i doveri di una figlia. Ma, Fanny, se il tuo cuore può assolverti dall'ingratitudine...»

Si interruppe. Fanny stava piangendo così amaramente che, per quanto irritato egli fosse, non volle insistere su quel punto. Si era sentita spezzare il cuore al pensiero di come appariva agli occhi di lui, al pensiero di quelle accuse, così pesanti, così numerose, che si succedevano in uno spaventoso crescendo! Caparbia, ostinata, egoista e ingrata. Pensava che lei fosse tutto questo. Aveva deluso tutte le sue aspettative; aveva perduto la sua buona opinione. Che ne sarebbe stato di lei?

«Mi dispiace,» disse semi-soffocata dalle lacrime, «mi dispiace tanto, davvero.»«Ti dispiace! sì, spero che ti dispiaccia; e probabilmente avrai ragione di sentirti dispiaciuta a

lungo per aver respinto la proposta di oggi.»«Se mi fosse possibile fare altrimenti,» riuscì a dir lei con un nuovo grande sforzo, «ma sono così

perfettamente convinta che non lo potrei mai fare felice e che sarei infelicissima io stessa...»Scoppiò nuovamente in lacrime; ma a dispetto di ciò, e a dispetto di quella grande, tremenda

parola - «infelicissima» - che le aveva precedute, Sir Thomas incominciò a pensare che a provocarle fosse stato un piccolo cedimento, un leggero mutamento della sua linea di condotta, e a prevedere l'eventualità di una soluzione favorevole grazie alla perorazione in prima persona del giovanotto. La sapeva molto timida, ed eccessivamente emotiva; e pensò che probabilmente la sua mente si trovava in uno stato di confusione su cui un po' di tempo, un po' di insistenza, un po' di pazienza e un po' d'impazienza, una giudiziosa fusione di tutte queste cose da parte dell'innamorato, avrebbero potuto ottenere il loro naturale risultato. Se il giovanotto acconsentiva a perseverare, se l'amava abbastanza da perseverare... Sir Thomas incominciò a nutrire speranze; e, rincuorato dalle riflessioni che gli avevano attraversato la mente disse, con un tono di confacente gravità, ma con mitigata irritazione: «Bene, bambina, asciugati gli occhi, le lacrime non servono a nulla; ora devi scendere con me. Abbiamo già fatto aspettare Mr. Crawford troppo a lungo. Devi dargli la tua risposta personalmente; non possiamo aspettarci che si accontenti di meno; e tu sola puoi spiegargli da cosa è nato questo malinteso circa i vostri reciproci sentimenti che, sfortunatamente per lui, egli ha male interpretato. Io non sono assolutamente in condizione di farlo.»

Ma Fanny dimostrò una tale riluttanza, un tale smarrimento all'idea di scendere a raggiungerlo, che Sir Thomas, dopo breve considerazione, giudicò fosse meglio non insistere. Le sue speranze sul cavaliere e la dama subirono una certa flessione, ma quando osservò meglio la nipote e vide in che stato le lacrime ne avevano ridotto i lineamenti, la carnagione, pensò che poteva esservi tanto da perdere quanto da guadagnare con una intervista immediata. Con alcune parole, piuttosto vaghe, se ne andò dunque da solo, lasciando la povera Fanny seduta e piangente a meditare su quanto si era svolto, in piena desolazione. La mente era completamente sconvolta. Passato, presente, futuro, tutto appariva terribile. Ma la collera dello zio le dava più pena di tutto il resto. Egoista e ingrata! E lei gli era sembrata tale! Era immersa in una desolazione che non poteva aver fine. Non aveva nessuno che prendesse le sue parti, che la consigliasse, che parlasse con lei. Il suo unico amico era assente. Lui avrebbe potuto rabbonire il padre; ma tutti, forse tutti senza eccezione, avrebbero pensato che lei era egoista e ingrata. Probabilmente le sarebbe toccato di sopportare quel rimprovero, ancora e ancora; di udirlo o di vederlo, di saperlo sempre presente in ogni cosa

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che si riferisse a lei. Non poteva non provare un certo risentimento verso Mr. Crawford; eppure, se veramente l'amava, se anche lui soffriva a causa sua!... Tutto era infelicità e desolazione.

Di lì a un quarto d'ora lo zio ricomparve; e Fanny, alla sua vista, si sentì quasi svenire; tuttavia egli le parlò in tono calmo, senza austerità, senza rimproveri, e lei incominciò a sentirsi rinascere. Trovò conforto tanto nelle sue parole quanto nei suoi modi. «Mr. Crawford se ne è andato; mi ha appena lasciato. Non è necessario che ti ripeta quello che ci siamo detti. Non voglio calcar la mano su quanto tu ora provi, facendoti la descrizione di quello che ha provato lui. Basti dire che si è comportato da vero gentiluomo, nel modo più generoso, e mi ha confermato nella favorevolissima opinione della sua capacità di comprensione, del suo cuore e del suo carattere. Alla mia descrizione di quello che stavi soffrendo, egli ha immediatamente cessato, con la più grande delicatezza, di insistere per vederti sul momento.»

A questo punto Fanny, che aveva alzato lo sguardo, lo abbassò di nuovo. «Naturalmente,» continuò lo zio, «non si può supporre che egli non chieda di parlarti da solo a sola foss'anche per cinque minuti; una richiesta troppo naturale, una pretesa troppo giusta per venirgli negata. Non c'è data fissa, forse domani; o un qualsiasi momento, quando ti sarai sufficientemente ripresa. Per ora fa solo in modo di tranquillizzarti. Basta con queste lacrime; non fanno che esaurirti. Se, come voglio supporre, desideri dimostrarmi una qualche considerazione, non devi abbandonarti a queste emozioni, ma sforzarti, ragionando con te stessa, di raggiungere un maggiore equilibrio. Ora ti consiglio di andar fuori, l'aria aperta ti farà bene. Esci per un'ora nel viale ghiaiato, avrai la macchia di arbusti tutta per te, e l'aria e il movimento ti ristoreranno. E, Fanny,» volgendosi ancora un momento mentre se ne andava, «giù non farò menzione di quanto è avvenuto, non lo dirò nemmeno a tua zia Bertram. Non vi è motivo di causarle disappunto; anche tu, non parlarne.»

Era un ordine cui Fanny fu ben felice di ubbidire; ed era un gesto di gentilezza e di bontà che essa sentì fino in fondo al cuore. Le avrebbe risparmiato i rimproveri senza fine della zia Norris!... Lo zio la lasciò tutta accesa di gratitudine. Qualsiasi cosa sarebbe stata sopportabile, salvo quei rimproveri. Perfino il vedere Mr. Crawford sarebbe stato meno sconvolgente.

Uscì subito come aveva raccomandato lo zio, e seguì il suo consiglio a puntino; frenò le lacrime, tentò con tutta la sua buona volontà di calmarsi e di pensare lucidamente. Desiderava dimostrargli che, sopra ogni cosa, aveva bisogno del suo appoggio e aspirava a riconquistarne il favore; ed egli le aveva offerto un altro forte incentivo a controllarsi nel proporre di mantenere le zie all'oscuro di tutta la storia. Non destare sospetti col suo aspetto o i suoi modi era uno scopo che ora valeva la pena di perseguire; e si sentiva all'altezza di compiere ogni sforzo che la salvasse dalla zia Norris.

Rimase colpita, veramente colpita, quando tornando dalla passeggiata e rientrando nella stanza a est, la prima cosa che attrasse il suo sguardo fu il caminetto acceso. Un fuoco! Le sembrava troppo! Che proprio in quel momento lo zio le volesse concedere un simile lusso suscitava in lei un senso di gratitudine quasi dolorosa. Si meravigliò che Sir Thomas avesse trovato il tempo di pensare nuovamente a quel particolare da niente; ma seppe ben presto, per spontanea informazione della cameriera che entrò per occuparsi del caminetto, che sarebbe stato così ogni giorno. Sir Thomas aveva dato l'ordine.

«Sarei veramente un essere insensibile se fossi, se potessi essere ingrata,» disse fra sé e sé. «Il cielo non voglia che lo sia mai!»

Non incontrò lo zio né vide la zia Norris finché non si riunirono per il pranzo. I modi dello zio nei suoi riguardi furono assolutamente quelli di sempre; fu sicura che egli non aveva l'intenzione che si producesse un qualche cambiamento nei loro rapporti e che solamente la propria coscienza aveva potuto immaginare qualcosa del genere. Ma la zia Norris prese quasi subito a rimproverarla, e quando Fanny constatò a quali e quanti spiacevoli commenti desse luogo il solo fatto di essere uscita senza informarla, sentì quanta ragione aveva di benedire la bontà che la salvava dalla stessa accanita riprovazione applicata a un fatto di importanza tanto maggiore.

«Se avessi saputo che uscivi, ti avrei detto di andare fino a casa mia a portare alcuni ordini a Nanny,» disse Mrs. Norris. «Invece, con mio grande disturbo, son dovuta andare io stessa. Mi è stato molto difficile trovare il tempo per farlo, e tu avresti potuto risparmiarmi la fatica se solo ti fossi degnata di farci sapere che intendevi uscire. Per te non avrebbe fatto nessuna differenza, immagino, se invece di passeggiare nella macchia di arbusti fossi andata fino a casa mia.»

«Ho raccomandato io la macchia a Fanny, perché è il posto meno umido,» intervenne Sir Thomas.«Oh!» disse Mrs. Norris, frenandosi per un attimo, «è stato molto gentile da parte sua, Sir

Thomas; ma lei non sa quanto sia asciutto il sentiero che conduce a casa mia. Percorrendolo, Fanny avrebbe fatto una passeggiata altrettanto buona, le assicuro; col vantaggio di essere di una qualche utilità e di fare un favore a sua zia: la colpa è tutta sua. Se solo ci avesse informate che stava per uscire - ma c'è un non so

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che in Fanny, l'ho spesso osservato anche prima, - le piace fare le cose a modo suo. Non le piace le si dica quello che deve fare; fa le sue passeggiate in piena indipendenza tutte le volte che può; certo in lei vi è una tendenza a far le cose in segreto, uno spirito di insubordinazione, e un che di assurdo, che le consiglierei di vincere.»

Come osservazione generica sul carattere di Fanny, Sir Thomas pensò che nulla poteva esservi di più ingiusto, anche se così poco tempo prima aveva espresso il medesimo concetto lui stesso; tentò di sviare la conversazione; lo tentò ripetutamente prima di riuscirvi, poiché Mrs. Norris non aveva discernimento sufficiente per percepire, né in quello, né in qualsiasi altro momento, fino a che punto egli pensasse bene della nipote, o quanto poco desiderasse di veder mettere in risalto i meriti delle sue figliole deprezzando quelli di lei. Essa continuò a parlare a Fanny, risentendosi per la sua passeggiata solitaria, fino a metà del pranzo.

Finalmente questo ebbe fine, e la serata ebbe inizio con minor tensione per Fanny e con maggior calma di quanto avesse sperato dopo una mattinata così tempestosa; ma, in ogni caso, aveva la certezza di avere agito rettamente, e di non essersi lasciata fuorviare dai suoi sentimenti; poteva garantire la purezza delle sue intenzioni; ed era incline a sperare che lo scontento dello zio si fosse attenuato e si sarebbe attenuato ancor più quando avesse considerato le cose con maggiore imparzialità, e avesse sentito come un uomo buono deve sentire, quanto sia miserabile e imperdonabile, quanto sia irrimediabile e colpevole sposarsi senza amore. Quando l'incontro minacciato per l'indomani fosse avvenuto, il problema - così si lusingava - sarebbe stato definitivamente chiuso. E anzi, con la partenza di Mr. Crawford da Mansfield, ogni cosa sarebbe tornata ad essere come se il problema non fosse mai esistito. Non poteva, non voleva credere, che l'amore di Mr. Crawford per lei potesse farlo soffrire a lungo; la sua indole non era di quello stampo. Londra avrebbe portato ben presto rimedio alla delusione. A Londra sarebbe giunto a meravigliarsi della propria infatuazione e a ringraziare il cielo per il buon senso di lei che lo aveva salvato da tante funeste e inevitabili conseguenze.

Mentre la mente di Fanny era assorta in simili speranze, suo zio, quasi subito dopo il tè, fu chiamato fuori dalla stanza, fatto troppo solito perché lei ne fosse colpita; infatti non vi fece gran caso, finché il maggiordomo non ricomparve dieci minuti più tardi e andando decisamente verso di lei disse: «Sir Thomas desidera parlarle nel suo studio, signora.» Allora le balenò un sospetto che cancellò il colore delle sue guance. Si alzò immediatamente, preparandosi a ubbidire, quando Mrs. Norris la trattenne esclamando: «Fermati, fermati, Fanny! Cosa stai facendo? dove vai? non aver tanta fretta. Sta pur certa che non sei tu ad esser desiderata; sta certa che si tratta di me (guardando il maggiordomo), ma sei tanto ansiosa di metterti avanti! Perché mai Sir Thomas avrebbe bisogno di parlarti? Si tratta di me Baddely. Vengo subito. Intendete me, Baddely, ne sono certa; Sir Thomas desidera me, non Miss Price.»

Ma Baddely fu fermo: «No, signora: si tratta di Miss Price. Sono certo che si tratta di Miss Price.» E vi era, dietro le sue parole, un mezzo sorriso che significava «non credo assolutamente che lei farebbe al caso». Mrs. Norris, seccatissima, fu costretta a sedersi e a riprendere in mano il ricamo; e Fanny, lasciata la stanza piena di presaga agitazione, si trovò di lì a un minuto, come aveva previsto, sola con Mr. Crawford.

CAPITOLO XXXIII

Il colloquio non fu né così breve né così conclusivo come la damigella aveva auspicato. Il cavaliere non era disposto a lasciarsi persuadere. Era deciso a perseverare con tutta la tenacia che Sir Thomas poteva desiderare. Era dominato da una vanità che a tutta prima lo aveva indotto a pensare che Fanny lo amava, benché non sapesse leggere chiaramente in se stessa; e che in un secondo tempo, quando finalmente fu costretto ad ammettere che essa per il momento non era davvero in grado di decifrare i propri sentimenti, lo convinse che col tempo egli sarebbe riuscito a renderli quali li desiderava.

Era veramente innamorato, innamoratissimo; il suo era un amore che, innestandosi su un'indole fattiva e portata all'ottimismo, ricca più di calore che di delicatezza, gli faceva apparire l'amore di lei tanto più prezioso in quanto veniva rifiutato, e lo determinava a conseguire, insieme alla felicità, il vanto di costringerla ad amarlo. Non voleva disperare; non avrebbe desistito. Aveva ragioni saldamente fondate per un duraturo attaccamento; la sapeva in possesso di tutte quelle doti che potevano giustificare, in una unione, le più ardenti speranze di felicità; la sua condotta, proprio in quell'occasione, testimoniando grande disinteresse e delicatezza (qualità che egli non esitava a credere rarissime) era fatta per esaltare il suo

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desiderio di conquistarla e per rafforzare la sua risoluzione di riuscirvi. Non supponeva di dover assediare un cuore precedentemente dato a un altro. Di questo non aveva il benché minimo sospetto. La considerava piuttosto come una creatura molto giovane che non aveva ancora pensato abbastanza all'amore da essere sentimentalmente in pericolo; che era stata custodita dalla sua stessa gioventù e da una freschezza di spirito tanto amabile quanto quella della persona; la cui modestia le impediva di capire il significato delle attenzioni che egli le prodigava, e che, adesso era ancora sopraffatta da una richiesta per lei improvvisa e totalmente inaspettata e dalla novità di una situazione che la sua immaginazione non aveva mai messa a fuoco fino a quel momento.

Non doveva dunque conseguirne naturalmente che quando egli fosse stato capito, niente avrebbe impedito il suo successo? Ora ne era pienamente convinto. Un amore come il suo, offerto da un uomo del suo stampo, doveva, con la perseveranza, ottenere il contraccambio e, fra non molto; e tale era la sua gioia al pensiero di constringerla ad amarlo di lì a brevissimo tempo, che il fatto che per ora non lo amasse non gli sembrava deprecabile. Trovarsi di fronte a una piccola difficoltà da sormontare non era un gran male per Henry Crawford. Piuttosto se ne sentiva stimolato. Aveva saputo conquistare i cuori femminili troppo facilmente. La situazione attuale era nuova ed eccitante.

Per Fanny, tuttavia, che aveva già conosciuto troppi scontri e contrasti durante la sua breve vita per trovarvi una qualsiasi attrattiva, tutto quell'atteggiamento era inintelligibile. Constatò che egli intendeva perseverare; ma come ciò gli fosse possibile dopo le chiare parole che lei si era sentita costretta a rivolgergli, non lo poteva capire. Gli aveva detto che non lo amava, che non lo poteva amare, che era sicura di non poterlo amare mai; che un cambiamento nei suoi sentimenti era assolutamente impossibile, che quella insistenza le era penosissima, che doveva supplicarlo di non accennare mai più a tutto ciò, di permetterle di congedarsi da lui immediatamente, e lasciare che la faccenda fosse considerata conclusa per sempre. E quando, ulteriormente incalzata, aveva aggiunto che secondo lei le loro indoli erano così essenzialmente diverse da rendere un mutuo affetto impossibile; e che erano inadatti l'uno all'altra per natura, educazione, abitudini... Aveva parlato con tutto l'ardore della sincerità; eppure non era stato sufficiente poiché lui aveva replicato immediatamente che non vedeva nulla di poco congeniale nei loro caratteri, nulla di diverso nelle loro situazioni; e aveva positivamente concluso dichiarando che avrebbe continuato ad amarla. Fanny sapeva bene quello che aveva inteso dirgli, ma non poteva giudicare il tono in cui l'aveva detto. I suoi modi erano intrinsecamente gentili, e lei non si rendeva conto di quanto la mitezza dell'espressione mitigasse apparentemente la fermezza del proposito. La ritrosia, la gratitudine, la dolcezza davano ad ogni dichiarazione di indifferenza come un'impronta di rinuncia, di abnegazione; la ripulsa sembrava dar quasi tanta pena a lei quanta a lui. Mr. Crawford non era più il Mr. Crawford che, in qualità di ammiratore clandestino di Maria Bertram, insidioso e sleale, essa aveva aborrito, la cui vista le era stata odiosa, al quale aveva detestato rivolger la parola, che aveva ritenuto incapace di nutrire una sola buona qualità, e il cui evidente potere di seduzione aveva a mala pena ammesso. Ora egli era il Mr. Crawford che le si rivolgeva apertamente con amore ardente e disinteressato; le cui intenzioni apparivano assolutamente onorevoli e rette; i cui progetti di felicità erano tutti orientati verso un matrimonio d'amore; che si profondeva nell'enumerazione dei meriti che le riconosceva, e descriveva, e tornava a descrivere il proprio amore, ne dava prova, fin dove le parole potevano giungere, e inoltre si esprimeva col linguaggio, il tono e l'ardore di un uomo di talento, diceva ch'egli la ricercava per la sua mitezza, per la sua bontà; e, per coronare ogni cosa, egli per lei era ora il Mr. Crawford che aveva procurato a William la promozione!

Vi era un tale cambiamento in lui! E vi erano meriti che non potevano non contare! Fanny avrebbe potuto respingerlo con tutta la dignità della virtù indignata nella veste in cui si era mostrato a Sotherton, o nel teatro di Mansfield Park; ma ora le si accostava avendo acquisito diritti che esigevano un diverso trattamento. Doveva essere cortese con lui, e doveva essere compassionevole. Doveva accettare di sentirsi onorata; e sia che pensasse a se stessa, o che pensasse a William, non poteva provare se non un senso di profonda gratitudine. Tutto ciò le ispirò un atteggiamento così dolce e insieme trepido, e parole tanto improntate a riconoscenza e a sollecitudine, da indurre un uomo come Crawford, vanesio e ottimista, a mettere in dubbio la sincerità, o quantomeno l'irremovibilità, dell'indifferenza da lei professata; né egli era tanto irrazionale quanto lo considerò Fanny, quando, prima di por fine al colloquio le professò ancora una volta il suo amore perversante, e fiducioso.

La lasciò allontanare con riluttanza, ma nel separarsi da lei non v'era sul suo viso alcuna espressione desolata che smentisse le parole, o che permettesse a lei di sperare che egli avrebbe agito più ragionevolmente di quanto dichiarava. Rimasta sola, però, Fanny sentì nascere un certo risentimento al pensiero di quella perseveranza così egoista e ingenerosa. Inquadrò nuovamente la mancanza di delicatezza e di considerazione per gli altri che in lui fin dal primo momento l'aveva così fortemente colpita e

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disgustata. Nel suo attuale atteggiamento rispuntava qualcosa di quello stesso Mr. Crawford che essa aveva tanto riprovato precedentemente. Con quanta evidenza la pesante ottusità del sentimento e la mancanza di umanità si manifestavano in lui quando si trattava del suo piacere... E ahimè! Come si è sempre saputo, nessun principio supplisce al senso del dovere quando il cuore manca dei necessari requisiti. Anche se il cuore di lei fosse stato libero - come forse avrebbe dovuto esserlo - egli non sarebbe mai riuscito a impossessarsene.

Così pensava Fanny in buona fede e quieta tristezza mentre sedeva riflettendo e fantasticando accanto al fuoco - prova di estrema indulgenza, segno di lusso inusitato - acceso al piano di sopra tutto per lei e meditava sul passato e sul presente, cercando di immaginare quello che ancora doveva avvenire, e in preda a una nervosa agitazione che non le permetteva di concentrarsi. Sapeva solo, e ben chiaramente, che mai, in nessuna circostanza, sarebbe riuscita ad amare Mr. Crawford, e che era una fortuna avere un fuoco acceso accanto al quale sedere e pensare.

Sir Thomas fu costretto, o meglio si costrinse, ad aspettare l'indomani per sapere come si erano svolte le cose fra i due giovani. Poi, finalmente ricevette la visita di Mr. Crawford e ne ascoltò il resoconto. La prima impressione fu di delusione; aveva sperato di sentire migliori notizie; aveva pensato che un'ora di suppliche da parte di un giovanotto come Crawford, operasse un più sensibile mutamento in una fanciulla dall'indole gentile quale era Fanny; ma gli venne rapido conforto dalla salda determinazione e dall'ottimistica perseveranza dell'innamorato. E nel vedere il principale interessato nutrire tanta fiducia, anche Sir Thomas fu ben presto disposto a condividerla.

Niente fu omesso, da parte sua, di quanto - cortesia, complimenti e gentilezza - poteva contribuire all'esito auspicato. La fermezza di Mr. Crawford fu onorata, e Fanny fu lodata, la conclusione del legame di parentela fu dichiarata quanto di più auspicabile vi fosse al mondo. A Mansfield Park Mr. Crawford sarebbe stato sempre il benvenuto; ed egli aveva solo da consultare il proprio giudizio e i propri sentimenti circa l'opportunità di visite frequenti, sia al presente che in futuro. Nella famiglia della nipote, fra tutti i suoi parenti non poteva esservi che un'unica opinione, un solo desiderio in proposito; l'influenza di tutti quelli che le volevano bene l'avrebbe indirizzata in un'unica direzione. Tutto quanto poteva incoraggiare venne debitamente detto, ogni incoraggiamento fu accolto con gioia e gratitudine, e i due gentiluomini si separarono come i migliori amici del mondo.

Sicuro che ormai la cosa era avviata in modo appropriato e atto a dare speranza, Sir Thomas decise di astenersi dall'importunare ulteriormente la nipote e di non lasciar trapelare nessuna interferenza. Dato il temperamento di Fanny, la dolcezza - ne era convinto - era il miglior modo di procedere. Le suppliche dovevano venire solamente da una parte. La paziente indulgenza dei familiari su un punto rispetto al quale essa non poteva mettere in dubbio i loro desideri, sarebbe stato il modo migliore di riuscire nell'intento. Pertanto, partendo da queste premesse, Sir Thomas colse la prima occasione per dire alla nipote con moderata (e calcolata) gravità: «Ebbene, Fanny, ho visto di nuovo Mr. Crawford e ho saputo da lui, esattamente, come stanno le cose fra voi. È un giovanotto veramente straordinario, e comunque si risolva la cosa, devi renderti conto che hai ispirato un amore fuori del comune; vero è che, giovane come sei e senza un'esperienza diretta della natura transitoria, mutevole, incerta dell'amore quale lo si incontra generalmente, puoi non essere colpita come lo sono io da tutto quanto vi è di meraviglioso in una simile perseveranza che non cede allo scoraggiamento. È il sentimento che lo ispira, unicamente il sentimento; non si arroga meriti da questo punto di vista, forse non gliene spettano. Tuttavia, avendo scelto così bene, la sua costanza ha una impronta rispettabile. Se la scelta fosse stata meno ineccepibile, avrei condannato questa sua perseveranza.»

«In verità, signore,» disse Fanny, «mi dispiace molto che Mr. Crawford continui a... So che mi fa un grandissimo onore e che non lo merito, ma sono così perfettamente convinta, e gliel'ho detto, che non riuscirò mai...»

«Mia cara,» la interruppe Sir Thomas, «questa dichiarazione non è necessaria. I tuoi sentimenti mi sono noti quanto i miei desideri e il mio rincrescimento devono esserlo a te. Non c'è altro da dire o da fare. D'ora in poi, non toccheremo più l'argomento. Non avrai niente da temere o per cui agitarti. Non puoi pensarmi capace di tentare di indurti a sposare contro la tua inclinazione. La tua felicità e il tuo vantaggio sono tutto quanto ho a cuore. Non ti si chiede niente altro che di permettere a Mr. Crawford di convincerti che i tuoi sentimenti non sono forse incompatibili con i suoi. Egli prosegue a suo rischio e pericolo. Tu sei su un terreno sicuro. Mi sono impegnato a che tu lo veda tutte le volte che verrà a farci visita, così come avresti fatto se niente di nuovo fosse avvenuto fra voi. Lo vedrai insieme a tutti noi, con la stessa semplicità, e per quanto ti sarà possibile, allontanando qualsiasi ricordo spiacevole. Partirà dal

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Northamptonshire così presto che perfino questo leggero sacrificio non ti sarà richiesto spesso. Il futuro rimane molto incerto. E ora, mia cara Fanny, l'argomento è chiuso fra noi.»

La partenza prospettata era l'unica cosa alla quale Fanny poteva pensare con soddisfazione. Tuttavia le espressioni gentili dello zio e i suoi modi concilianti furono accolti con viva gratitudine; e quando considerò quanta parte della verità non gli fosse conosciuta, si convinse di non avere il diritto di meravigliarsi per la linea di condotta che egli perseguiva. Aveva data in moglie sua figlia a Mr. Rushworth e - no, non ci si doveva certamente aspettare romantica delicatezza da parte sua. Lei avrebbe fatto il proprio dovere e doveva confidare che il tempo avrebbe reso questo dovere più facile di quanto fosse ora.

Non poteva, pur nell'inesperienza dei suoi diciotto anni, pensare che l'amore di Mr. Crawford sarebbe durato per sempre; confidava che un fermo e incessante atteggiamento inteso a scoraggiarlo, col tempo vi avrebbe posto fine. Quanto tempo, secondo i suoi calcoli, si potesse prevedere per la durata dell'infatuazione è tutt'altra faccenda. Non sarebbe leale chiedere quale sia l'esatta valutazione che una fanciulla fa delle proprie attrattive.

A dispetto del riserbo da lui deciso, Sir Thomas si trovò ancora una volta nella necessità di parlar della cosa con la nipote, per prepararla brevemente alla necessità di comunicare la notizia alla zia; passo che egli avrebbe preferito non compiere se fosse stato possibile, ma che si era reso inevitabile data la completa disparità di vedute di Mr. Crawford, contrario a qualsiasi forma di segretezza. Egli non voleva assolutamente nascondere la situazione. Era conosciuta alla Canonica, dove tanto spesso parlava del suo futuro con le due sorelle; senza contare poi la personale soddisfazione che gli avrebbe dato, nel procedere verso il successo, la presenza di testimoni qualificati e informati. Quando Sir Thomas lo capì, capì anche che era necessario metter al corrente della faccenda la moglie e la cognata; benché, per ciò che riguardava Fanny egli temesse quanto lei le conseguenze della comunicazione fatta a Mrs. Norris. Di quest'ultima deprecava lo zelo intemperante anche se esercitato a fin di bene; in effetti, in quei giorni Sir Thomas non era molto lungi dal classificare Mrs. Norris come una di quelle persone bene intenzionate che fanno sempre cose sbagliate e assolutamente spiacevoli.

Il modo in cui Mrs. Norris accolse la notizia, tuttavia, lo sollevò. Egli insistette perché Fanny venisse trattata con la più grande indulgenza e senza allusioni o commenti, e lei non solo promise ma mantenne la promessa. Ma tutto, nel suo viso rivelava la sua accresciuta ostilità. Incollerita lo era, amaramente incollerita; ma era più irritata contro Fanny per aver ricevuto una simile proposta che non per averla rifiutata. Era un insulto, un affronto per Julia, che avrebbe dovuto essere la prescelta di Mr. Crawford. Indipendentemente da ciò, ce l'aveva con Fanny perché l'aveva trascurata e, in ogni modo, avrebbe visto mal volentieri una persona che lei si era sempre adoperata per avvilire salire così in alto nella scala sociale. Comunque, in quell'occasione, Sir Thomas le riconobbe, più di quanto non meritasse, di esser capace di un comportamento discreto, e Fanny quasi l'avrebbe benedetta perché si limitava a farle vedere la sua contrarietà, senza fargliela anche sentire.

Lady Bertram prese la cosa in modo diverso. Era stata una bellezza e una bellezza in prospere condizioni economiche da quando era nata; e la bellezza e la ricchezza erano quanto più suscitava il suo rispetto. Sapere che Fanny era chiesta in matrimonio da un uomo ricco la innalzò, dunque, moltissimo nella sua opinione. Convintasi che Fanny era molto graziosa, cosa di cui aveva dubitato prima d'allora e rendendosi conto che poteva accasarsi più che brillantemente, vide nel fatto di chiamarla sua nipote qualcosa che avrebbe accresciuto il proprio credito.

«Ebbene, Fanny,» disse appena si trovarono sole dopo la grande notizia, - e, in verità, aveva provato qualcosa che si avvicinava all'impazienza nel desiderio di trovarsi sola con lei, e la sua espressione, mentre parlava, aveva una insolita animazione. «Ebbene, Fanny, ho avuto una piacevolissima sorpresa questa mattina. Debbo parlarne una volta, ho detto a Sir Thomas, almeno una volta, e poi non ne parlerò più. Ti auguro felicità, cara nipote», e fissandola con compiacenza aggiunse: «Bene - è certo che siamo una famiglia di gente bella.»

Fanny arrossì, e a tutta prima esitò sulla risposta da dare; poi, sperando di circuirla prendendola dal lato vulnerabile, disse: «Carissima zia, lei non può desiderare che io mi comporti diversamente da come ho fatto sinora, ne sono certa. Lei non può desiderare che mi sposi, perché le mancherei, non è vero? Sì, sono certa che le mancherei troppo, perché lei lo desideri.»

«No, cara, non devo pensare a quanto mi mancherai quando una offerta come questa si presenta sulla tua strada. Potrò benissimo fare a meno di te, se sarai sposata a un uomo di così larghi mezzi com'è Mr. Crawford. E devi renderti conto, Fanny, che è doveroso per ogni fanciulla accettare una proposta vantaggiosa come questa.»

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Questa fu, più o meno, l'unica regola di condotta, l'unico consiglio che Fanny ricevette dalla zia nel corso di otto anni e mezzo trascorsi al suo fianco. Si sentì messa a tacere. Capiva quanto il contestare quelle parole sarebbe stato poco profittevole. Se il modo di veder le cose della zia era così contrario al suo, nulla si poteva sperare dal tentativo di fare appello alla comprensione di lei. Lady Bertram era assai loquace, quel giorno.

«Ti dirò una cosa, Fanny,» disse. «Sono sicura che si è innamorato di te durante il ballo. Sono sicura che il ‹guaio› è successo quella sera. Stavi straordinariamente bene, tutti lo hanno detto. E, ricordi, hai avuto Chapman per aiutarti a vestire... Sono proprio contenta di averti mandato Chapman. Devo dire a Sir Thomas che sono sicura che è successo quella sera.» E continuando a seguire i suoi lieti pensieri, poco dopo aggiunse: «E ti prometto una cosa, Fanny - che è più di quanto abbia fatto per Maria - la prossima volta che Pug avrà dei cuccioli te ne riserverò uno.»

CAPITOLO XXXIV

Edmund ebbe grandi notizie da ascoltare al suo ritorno. Molte sorprese lo aspettavano. La prima che gli si presentò non fu la meno interessante: l'apparizione di Henry Crawford e di sua sorella, che attraversavano insieme a piedi il villaggio mentre lui vi entrava a cavallo. Aveva supposto - aveva desiderato - che al suo ritorno essi fossero molto lontano. La sua assenza era stata prolungata di una quindicina di giorni, di proposito, per evitare Miss Crawford. Ora tornava a Mansfield con lo spirito incline a nutrirsi di malinconici ricordi e tenere associazioni di idee, ed ecco, davanti ai suoi occhi, la leggiadra persona di lei appoggiata al braccio del fratello; ecco che egli riceveva un benvenuto indiscutibilmente amichevole dalla donna che due minuti prima aveva pensato lontana settanta miglia, e altrettanto lontana, molto più lontana da lui, per indole, di quanto qualsiasi calcolabile distanza potesse esprimere.

L'accoglienza che Miss Crawford gli fece fu tale quale non avrebbe mai osato sperare se avesse sognato di incontrarla. Giungendo, come faceva, dall'aver portato a compimento la risoluzione che lo aveva condotto lontano da casa si sarebbe aspettato tutto da parte di lei fuorché un'espressione di autentica gioia nel vederlo e parole così amichevoli e cordiali. Ciò fu sufficiente per infiammargli nuovamente il cuore e farlo giungere a casa nel più adatto stato d'animo per apprendere le altre grandi sorprese che lo attendevano. Fu subito messo al corrente della promozione di William e di tutti i suoi particolari; e con quella segreta riserva di gaudio che aveva in cuore, pronta ad alimentare ogni gioia, ne trasse sensazioni estremamente piacevoli e un umor gaio che mantenne per tutta la durata del pranzo. Dopo che le signore si furono alzate da tavola, e lui e il padre rimasero soli in sala da pranzo, seppe finalmente la storia di Fanny; e tutti i grandi avvenimenti della trascorsa quindicina e l'attuale stato delle cose a Mansfield gli furono noti. Fanny sospettava il tenore della conversazione che si stava svolgendo fra lo zio e il cugino; si trattenevano talmente più a lungo del solito in sala da pranzo da essere sicura che stessero parlando di lei; e quando finalmente vennero in sala per il tè e lei si trovò nuovamente sotto gli occhi di Edmund, si sentì terribilmente colpevole. Egli venne a lei, le sedette vicino, le prese la mano e la strinse affettuosamente; in quel momento Fanny pensò che, se non fosse stato per le minute incombenze e per i gesti che la cerimonia del «servire il tè» le imponevano, avrebbe tradito la sua commozione manifestandola con un qualche imperdonabile eccesso.

Con quel gesto, tuttavia, egli non intendeva significarle quella totale approvazione e quell'incoraggiamento a perseverare nell'atteggiamento assunto che Fanny, piena di speranza, invece ne dedusse. Edmund aveva solo voluto dirle quanto partecipasse a tutto quello che la interessava e farle capire che aveva appena ascoltato cose che rendevano ancor più vivo il suo affetto per lei. Di fatto, egli era, in proposito, tutto dalla parte del padre. La sua sorpresa non era stata grande come quella di Sir Thomas nel sentire che Fanny respingeva Crawford, poiché, lungi dal supporre che gli concedesse anche solo l'ombra di una preferenza, aveva sempre pensato esattamente il contrario, e poteva capire come la cugina fosse stata colta completamente di sorpresa; non poteva considerare la prospettiva di quel parentado con minor favore di quanto facesse il padre; anche lui vi trovava realizzata ogni desiderabile condizione; ma onorava Fanny per avervi opposto un rifiuto, data la sua presente indifferenza; anzi, la onorava in termini più sentiti di quanto Sir Thomas potesse accettare. Sperava ardentissimamente e credeva con grande ottimismo che tutto si sarebbe concluso con un matrimonio e che, una volta uniti da mutuo affetto, si sarebbe constatato che le loro indoli erano precisamente adatte a fare di loro una coppia ideale come ora egli incominciava

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seriamente a considerarli. Secondo lui, Crawford aveva agito troppo precipitosamente. Non le aveva dato il tempo di affezionarsi. Aveva incominciato dalla parte sbagliata. Ma con attrattive quali erano le sue, e con un temperamento qual era quello di Fanny, confidava che la cosa giungesse felicemente in porto. Nel frattempo, vedendo chiaramente l'imbarazzo di Fanny, si fece scrupolo di aumentarlo con una sola parola, una sguardo o un gesto.

Crawford venne a far visita il giorno seguente, e dato il ritorno di Edmund, Sir Thomas giudicò di potersi considerare più che autorizzato a invitarlo a fermarsi a pranzo; era senz'altro una opportuna cortesia. Naturalmente l'invito fu accettato, e Edmund ebbe allora ampia opportunità di osservare quanto Crawford si desse da fare con Fanny e quale immediato incoraggiamento si potesse dedurre dai modi di lei; e tale incoraggiamento era così debole, praticamente nullo (giacché ogni probabilità, ogni possibilità di arrivare a una interpretazione favorevole derivava unicamente dall'imbarazzo di lei; così che se non vi era motivo di sperare nella sua confusione, non vi era da sperare in null'altro), che si sentiva indotto a meravigliarsi della capacità di perseveranza dell'amico. Ma Fanny la meritava tutta; Edmund pensò che il desiderio di conquista meritava ogni possibile paziente sforzo, ogni ricorso all'intelligenza, ma pensò anche che lui non sarebbe stato capace di perseverare, di ostinarsi in un simile tentativo con nessuna donna al mondo senza ottenere una risposta atta a dar più coraggio di quanto egli poteva scorgere nell'atteggiamento della cugina. Certo, Crawford poteva essere più perspicace; e questa fu la conclusione più incoraggiante e più favorevole all'amico che poté raggiungere in base a tutto quanto notò prima, durante e dopo il pranzo.

Tuttavia, nel corso della serata, registrò alcune sfumature che gli parvero più promettenti. Quando egli e Crawford entrarono in salotto, sua madre e Fanny sedevano in silenzio, intente al loro lavoro come se non vi fosse null'altro al mondo che le interessasse. Edmund non seppe trattenersi dal commentare quella loro apparente, profonda tranquillità.

«Non siamo state così silenziose tutto il tempo,» rispose sua madre. «Fanny ha letto ad alta voce e ha posato il libro solo ora, vedendovi entrare.» Ed effettivamente sul tavolo vi era un libro che aveva tutta l'aria di essere stato appena chiuso, un volume di Shakespeare. «Spesso mi legge qualcosa da questi libri; ed era nel bel mezzo di un bellissimo discorso di quel tale... Come si chiama, Fanny? - quando abbiamo udito i vostri passi.»

Crawford prese in mano il volume. «Mi consenta di avere il piacere di finire quel discorso per Vostra Signoria», disse. «Lo troverò subito.» E facendo scorrere con cura le pagine, nel senso in cui tendevano naturalmente ad aprirsi, si trovò, con una pagina o due di scarto, abbastanza vicino al punto dove la lettura era stata interrotta, così da soddisfare Lady Bertram che lo assicurò, appena egli ebbe fatto il nome del Cardinale Wolsey, che aveva azzeccato proprio il brano giusto. Fanny non aveva dato un solo sguardo, non aveva pronunciato una sola parola per aiutarlo, non una sillaba contro o a favore della proposta; tutta la sua attenzione era per il ricamo. Sembrava decisa a non interessarsi d'altro. Ma il gusto per le cose belle fu più forte della sua decisione: non riuscì ad astrarsi per più di cinque minuti; fu costretta ad ascoltare; Crawford leggeva con bravura eccezionale, e il piacere che le dava sentir leggere così era grandissimo. Alla buona lettura, era abituata da lungo tempo: lo zio leggeva bene; come i suoi cugini, del resto, soprattutto Edmund; ma nel modo di leggere di Mr. Crawford vi era un genere di eccellenza che oltrepassava tutto quanto essa già aveva sperimentato. Il Re, la Regina, Buckingham, Wolsey, Cromwell, tutti furono interpretati di volta in volta; poiché con la più felice abilità, la più felice perizia nello sfogliare qua e là quasi per intuizione, riusciva sempre a imbattersi nelle scene migliori, o nei brani migliori di ogni scena e sia che si trattasse di orgoglio o di dignità, di tenerezza o di rimorso, o di qualsiasi altro sentimento, sapeva renderlo con uguale perfezione. La sua era una lettura veramente drammatica. Il modo con cui recitava aveva già fatto conoscere a Fanny, durante le prove, quale piacere poteva dare una rappresentazione teatrale, e tutta quella lettura faceva rivivere il suo modo di recitare; anzi, con maggior piacevolezza, poiché le giungeva inaspettato e senza l'inconveniente del disagio che era stata solita patire nel vederlo sulla scena a fianco di Miss Bertram.

Edmund osservava l'accentuarsi di quella sua attenzione, e si divertiva e rallegrava insieme nel vedere come la cugina allentava a poco a poco il ritmo di quel suo lavoro d'ago che a tutta prima era sembrato occuparla totalmente; come il ricamo le cadeva di mano e lei, immobile, lo lasciava abbandonato sulle ginocchia e, finalmente, come gli occhi, che durante tutta la giornata avevano cercato così studiatamente di evitare Crawford, si volgevano rimanendo per vari minuti fissi su di lui finché la forza di attrazione di quello sguardo attirò quello di Crawford e il libro fu nuovamente chiuso, e l'incanto spezzato. Allora Fanny si chiuse nuovamente in se stessa e, arrossendo, riprese a lavorare con più lena di prima; ma la scenetta era stata sufficiente per dare ad Edmund una incoraggiante speranza per l'amico e, mentre lo ringraziava cordialmente, sperò di esprimere insieme ai suoi sentimenti anche i sentimenti segreti di Fanny.

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«Questo dev'essere uno dei suoi drammi preferiti,» disse; «lo legge come se lo conoscesse bene.»«Sarà il mio preferito da questo momento, credo,» rispose Crawford; «ma ho idea di non aver

preso in mano un volume di Shakespeare, da quando avevo quindici anni. Ho visto recitare una volta l'Enrico VIII, oppure ne ho udito parlare da qualcuno che lo aveva visto. Non sono ben certo in proposito. Ma con Shakespeare ci si familiarizza non si sa come. Fa parte della costituzione di ogni inglese. I suoi pensieri e le sue bellezze sono così diffusi tutt'intorno che se ne viene a contatto ovunque; siamo suoi intimi per istinto. Nessuno dotato di una qualche intelligenza può entrare, anche fuggevolmente, in contatto con buona parte di qualsiasi sua opera senza essere immediatamente immesso nel flusso del suo pensiero.»

«Senza dubbio,» disse Edmund, «siamo familiarizzati con Shakespeare almeno fino a un certo punto, fin dall'infanzia. I suoi passi celebri sono citati da tutti; si trovano riprodotti in metà dei libri che apriamo, e noi tutti parliamo ‹shakesperiano›, facciamo uso delle sue similitudini, e descriviamo con le parole delle sue descrizioni; ma questa è cosa ben diversa dal saper far vivere il suo pensiero come ha fatto lei. Conoscerlo a pezzi e bocconi è fatto abbastanza comune; conoscerlo a fondo è, forse, meno comune ma tuttavia possibile; leggerlo veramente bene ad alta voce non è certo da tutti.»

«Signore, lei mi onora,» fu la risposta data da Crawford, con un inchino di scherzosa gravità.A questo punto entrambi gettarono un'occhiata a Fanny, per vedere se poteva esserle strappato un

assenso, una parola di lode; ma entrambi si resero conto che ciò non sarebbe avvenuto. La lode era stata implicita nell'attenzione prestata: di ciò dovevano accontentarsi.

L'ammirazione di Lady Bertram fu non solo espressa ma espressa calorosamente.«È stato proprio come essere a teatro,» disse. «Avrei voluto che Sir Thomas fosse qui.»Crawford si sentì estremamente lusingato. Se Lady Bertram con tutta la sua incompetenza e

pigrizia mentale poteva provar questo, il pensiero di quanto aveva provato la nipote, così viva e colta, non poteva non esaltarlo.

«Lei, ne sono certa, ha una grande disposizione a recitare, Mr. Crawford,» continuò Sua Signoria poco dopo. «Sa cosa penso? Penso che un giorno o l'altro lei metterà su un teatro, in casa sua nel Norfolk. Intendo dire, quando vi si sarà stabilito. Ne sono veramente certa, penso proprio che lei avrà un teatro nella sua casa nel Norfolk.»

«Lo pensa veramente, signora?» esclamò lui prontamente. «No, no, non avverrà mai. Sua Signoria si inganna completamente. Nessun teatro a Everingham! Oh, no!» e guardò verso Fanny con un sorriso significativo, che evidentemente intendeva dire: «La signora qui presente non permetterà mai che a Everingham ci sia un teatro.»

Edmund notò ogni cosa, e vide Fanny così decisa a non capire che ciò bastava a render chiaro che il tono della voce era stato sufficiente a comunicare il pieno significato della protesta di Henry; e una così pronta percezione dell'omaggio fattole, la così rapida presa di coscienza di quel sottinteso, pensò, era più favorevole che no. Il tema della lettura ad alta voce fu discusso ulteriormente. I due giovanotti furono gli unici a parlare; ma, in piedi accanto al caminetto, lo trattarono esaurientemente; deplorarono la troppo diffusa negligenza nell'acquisire la necessaria perizia nel leggere, la totale indifferenza con cui quell'arte era considerata dai programmi delle scuole per ragazzi, il conseguente, inevitabile e in alcuni casi addirittura innaturale grado di ignoranza e goffaggine riscontrabile in uomini fatti, pur sensati e ben informati in altri campi, quando si trovano all'improvviso nella necessità di leggere ad alta voce. Si trattava di casi di cui entrambi avevano conosciuto parecchi esempi; e citarono errori più o meno grossolani e imperfezioni dovute a quelle che potevano essere definite cause secondarie: incapacità di padroneggiare la voce, le appropriate modulazioni e l'enfasi necessaria, assenza di lungimiranza e senso comune, cose tutte che procedevano dalla causa prima, cioè dalla mancanza di una precoce cura e abitudine nell'esprimersi appropriatamente; e Fanny, nuovamente, ascoltava con vivo interesse.

«Perfino nella mia professione,» disse Edmund con un sorriso, «quanto poco è stata studiata l'arte del leggere! quanto raramente si è data importanza ad una enunciazione chiara e a un porgere appropriato! tuttavia, da questo punto di vista, parlo più del passato che del presente. Oggigiorno le cose tendono a migliorare; ma fra quelli che venivano ordinati venti, trenta, quaranta anni fa, la maggior parte, a giudicare dalle loro prestazioni, deve aver pensato che leggere era un limitarsi a leggere e predicare a predicare. Ora la situazione è diversa. Questo punto così importante riceve più giusta considerazione. Si è capito che la chiarezza dell'enunciato e l'energia del tono contribuiscono a dare maggior forza alle più solide verità; e inoltre vi è una più rigorosa osservanza del testo, un miglior gusto nell'uso della voce ed è più vastamente diffuso un senso critico più affinato di quanto lo fosse in passato. In ogni comunità sono aumentati gli individui che sanno qualcosa in proposito, e che possono giudicare e criticare.»

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Edmund aveva già officiato una volta, da quando era stato ordinato; Mr. Crawford, quando l'apprese, gli pose una quantità di domande su quel che aveva provato e sul successo riscosso; e poiché tali domande, pur formulate con tutta la vivacità di un amichevole interesse e con gusto preciso, non erano improntate a quel fare canzonatorio e a quel tono di leggerezza che Edmund sapeva essere tanto indisponente per Fanny fu pronto a soddisfarle. Quando Crawford prese a chiedere la sua opinione e a dare la propria sul modo più appropriato di pronunciare certi particolari passi del servizio divino, dimostrando così che quello era un argomento sul quale aveva riflettuto in precedenza, e riflettuto giudiziosamente, Edmund si sentì sempre più soddisfatto. Quella era la via migliore per giungere al cuore di Fanny. Non sarebbe certo stata conquistata da quello che la galanteria, e uno spirito frizzante e un carattere senza asperità potevano mettere in opera; o per lo meno non ne sarebbe stata conquistata presto come si sperava, senza l'ausilio del sentimento e della sensibilità, senza la capacità di affrontare seriamente argomenti seri.

«La nostra liturgia,» osservò Crawford, «ha bellezze che nemmeno una lettura trasandata, sciatta può distruggere; ma ha anche passi ridondanti e ripetizioni che, per non riuscire ostici, richiedono una lettura perfetta. Inoltre, per quanto mi riguarda, devo confessare di non stare sempre attento quanto dovrei (qui lanciò un'occhiata verso Fanny), perché diciannove volte su venti penso a come quella data preghiera dovrebbe essere letta, e provo il desiderio di poterla leggere io... Ha parlato?» (avvicinandosi di slancio a Fanny e rivolgendole la parola con voce addolcita). E al suo «No» aggiunse: «È sicura di non aver parlato? Ho visto muovere le sue labbra, ho immaginato che stesse per dirmi che dovrei stare più attento invece di permettere ai miei pensieri di vagare. Non me lo dirà?»

«No davvero; lei conosce troppo bene quale sia il suo dovere perché io... anche supponendo...»Si interruppe, sentì che si stava cacciando in un ginepraio, ed egli non riuscì a indurla ad

aggiungere una sola parola, nemmeno in parecchi minuti di suppliche e di pause alternate. Allora tornò là dov'era prima, e continuò come se non avesse tentato quella tenera interruzione.

«Un sermone ben pronunciato è ancor più raro di una preghiera letta bene. Una predica buona in sé non è cosa rara. È più difficile parlare bene che comporre bene; voglio dire, le regole e il meccanismo del comporre sono più spesso oggetto di studio. Un sermone veramente buono, pronunciato veramente bene, dà un piacere assolutamente unico. Non posso mai ascoltarne uno del genere senza provare la più grande ammirazione, e il più grande rispetto, nonché una mezza idea di prendere io stesso gli ordini religiosi e di predicare. Vi è qualcosa, nell'eloquenza dal pulpito, quando è vera eloquenza, che ha diritto al più alto apprezzamento, al più alto onore. Il predicatore che può commuovere e colpire una così eterogenea massa di ascoltatori su argomenti contenuti in stretti limiti e da lungo tempo quasi logorati dall'uso comune; che può dire qualcosa di nuovo o di singolare, qualcosa che susciti l'attenzione, senza offendere il buon gusto, né stuccare i sentimenti di chi lo ascolta, è un uomo che (nelle sue pubbliche funzioni) non si potrebbe mai onorare abbastanza. Vorrei essere un uomo simile.»

Edmund rise.«Davvero,» continuò l'altro. «Lo vorrei. In vita mia non ho mai ascoltato un emerito predicatore

senza provare un senso di invidia. Però dovrei avere a disposizione un uditorio londinese. Potrei predicare esclusivamente a gente colta; a quelli che fossero capaci di apprezzare le mie composizioni. E non credo che mi piacerebbe predicare spesso: ogni tanto, forse, una o due volte di primavera, dopo essere stato ansiosamente atteso per mezza dozzina di domeniche di seguito; ma non stabilmente, non mi andrebbe di impegnarmi con una certa costanza.»

A questo punto Fanny, che non poteva fare a meno di ascoltare, scosse involontariamente il capo, e immediatamente Crawford fu di nuovo al suo fianco supplicandola di fargli sapere cos'aveva inteso esprimere con quel cenno. Edmund che, accostata una seggiola, si era seduto accanto alla cugina, capì che si preparava un assalto in piena regola, condotto a base di sguardi e di sussurri, per cui si ritirò quanto più quietamente possibile in un angolo, voltò loro le spalle e prese un giornale desiderando sinceramente che la cara piccola Fanny potesse essere indotta a spiegare chiaramente quel suo scuoter del capo, con piena soddisfazione del suo ardente innamorato; e con pari zelo tentò di chiuder le orecchie a ogni eco di quanto si stava dicendo, mormorando fra sé e sé le varie offerte: «una desiderabilissima tenuta nel Galles meridionale», «Ai genitori e ai tutori» e «Un cavallo da caccia eccezionalmente bene addestrato».

Frattanto Fanny, irritata contro se stessa per non essersi mantenuta immobile quanto silenziosa, e profondamente amareggiata nel vedere le manovre di Edmund, stava tentando con tutto quanto le era consentito dalla sua modesta e gentile natura, di respingere gli approcci di Mr. Crawford, e di evitare sia i suoi sguardi che le sue domande; e lui, imperterrito continuava a chiedere e a fissarla.

«Cosa significava quello scuoter del capo?» diceva. «Che cosa voleva esprimere? Disapprovazione, temo. Ma di cosa? Che cosa ho detto che le sia dispiaciuto? Ha pensato che parlassi

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impropriamente? leggermente, irriverentemente su quell'argomento? Dica semplicemente se ha pensato questo. Mi dica solo se ho sbagliato. Voglio essere corretto da lei. No, no, la supplico; per un momento metta giù il suo ricamo. Che cosa significava quello scuoter del capo?»

Inutilmente lei disse e ripeté: «No, per favore... No, la prego, Mr. Crawford...» Inutilmente tentò di scostarsi. Con lo stesso tono di voce, sommesso e ardente, restandole vicino, egli continuò a porle con insistenza le stesse domande. Irritata, agitata, Fanny proruppe:

«Come osa signore? Mi sbalordisce veramente. Mi chiedo come osi...»«La sbalordisco?» disse lui. «Si meraviglia? Vi è qualcosa nella mia presente richiesta che lei non

capisce? Le spiegherò subito tutto quanto mi fa insistere con lei in questo modo, quello che mi interessa in quanto lei fa e nell'aspetto che ha e che suscita la mia attuale curiosità. Non la lascerò a lungo nell'incertezza.»

A dispetto di sé, Fanny non poté reprimere un mezzo sorriso, ma non disse nulla.«Lei ha scosso il capo quando ho ammesso che non mi piacerebbe assolvere stabilmente ai doveri

di un ecclesiastico, che non mi andrebbe di impegnarmi con una certa costanza. Sì, è così che ho detto. Costanza. Non ho paura di questa parola. Sono pronto a compitarla, leggerla, scriverla con chiunque. Non ci vedo nulla di allarmante. Dovrei vedercelo, secondo lei?» «Forse, signore,» disse Fanny esausta, rassegnandosi a parlare, «forse, signore, ho pensato che è un peccato che lei non abbia sempre conosciuto così bene se stesso come sembrava conoscersi in quel momento.»

Crawford, felice di averla finalmente indotta a parlare, era determinato a tener vivo il colloquio; e la povera Fanny, che aveva sperato di metterlo a tacere con un rimprovero così deciso, scoprì di essersi tristemente ingannata e che si trattava solo di altre curiosità, di altre parole. Crawford aveva sempre qualcosa da chiederle, qualcosa che lei doveva spiegargli urgentemente. L'occasione era troppo bella. Non aveva mai avuto un'occasione del genere da quando l'aveva vista da sola nello studio dello zio; forse non ne avrebbe avuta nessun'altra prima della sua partenza da Mansfield. Il fatto che lady Bertram fosse seduta esattamente dall'altro lato del tavolo non aveva alcuna importanza, poiché si poteva sempre pensare che fosse desta solo a metà, e gli annunci pubblicitari di Edmund servivano opportunamente allo scopo.

«Bene,» disse Crawford, dopo un susseguirsi di rapide domande e di riluttanti risposte, «sono più contento di quanto lo fossi poco fa, perché ora capisco più chiaramente l'opinione che lei si fa di me. Lei mi considera instabile, facilmente distolto dalle cose serie dal capriccio del momento, facilmente tentato, facilmente sviato. Con una simile opinione non è sorprendente che... Ma vedremo. Non tenterò di convincerla con le proteste del torto che mi fa; non le dirò che i miei sentimenti sono fermi e costanti. La mia condotta parlerà per me. L'assenza, la lontananza, il tempo parleranno per me. Dimostreranno che fin dove qualcuno può meritare il suo affetto, io lo merito. Lei vale infinitamente più di me, tutto questo lo so. Lei ha qualità che prima d'ora non credevo si trovassero in un così alto grado in una qualsiasi creatura umana. In lei vi è un non so che di angelico che va al di là - non dirò di quello che si vede normalmente, per il semplice motivo che non si può vedere nulla di simile, ma al di là di quello che si può immaginare. Eppure l'impresa non mi spaventa. Non è con l'uguagliarla coi propri meriti che la si può conquistare. Questo è fuori discussione. È chi vede e venera i suoi meriti più di chiunque altro, che la ama con dedizione più completa, che ha il maggior diritto al contraccambio. Su questo baso la mia fiducia. Con questo diritto la meriterò e già la merito; e quando sarà convinta che il mio amore è tale quale lo dichiaro, la conosco troppo bene per non nutrire le più ardenti speranze. Sì, mia dolce, mia amata Fanny. No...» vedendo che si ritraeva, dispiaciuta, «mi perdoni. Forse non ho ancora il diritto... ma con quale altro nome posso chiamarla? Come può immaginare di essere costantemente presente al mio pensiero sotto un qualsiasi altro nome? No, è a ‹Fanny› che penso tutto il giorno, e di lei che sogno ogni notte. Ha dato al nome un tale contenuto di dolcezza che ormai null'altro la può compiutamente descrivere.»

Fanny non avrebbe saputo restare seduta al suo posto più a lungo, o per lo meno trattenersi dal tentare di andarsene a dispetto dell'aperta opposizione che prevedeva, se non fosse stato per i suoni che annunciavano l'avvicinarsi di un sollievo immediato, i suoni di cui a lungo era stata in attesa e che quel giorno le erano sembrati stranamente in ritardo.

La solenne processione capeggiata da Baddely che apriva la fila dei domestici che portavano il tavolino del tè, la teiera, i dolci, comparve, e la liberò dalla penosa costrizione imposta alla sua persona e alla sua mente. Mr. Crawford fu costretto a spostarsi, e lei si trovò automaticamente libera, occupata e protetta.

A Edmund non rincrebbe di essere riammesso fra quelli che potevano parlare e ascoltare. Ma benché il colloquio gli fosse sembrato assai lungo, e benché guardando Fanny scorgesse sul volto di lei un

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rossore più che altro di dispetto, sperò che tante cose non fossero state dette e ascoltate senza un qualche profitto per chi, fra i due, aveva parlato.

CAPITOLO XXXV

Edmund aveva deciso che spettava interamente a Fanny stabilire se la sua situazione nei riguardi di Crawford dovesse essere discussa fra loro due o meno, e che, se lei non prendeva l'iniziativa, l'argomento non doveva essere affrontato da lui; ma dopo un giorno o due di reciproco riserbo, fu indotto dal padre a cambiar proposito e a mettere in opera la sua influenza a favore dell'amico.

La partenza dei Crawford era stata fissata per un giorno ormai prossimo, e Sir Thomas pensava che sarebbe stato opportuno fare un ulteriore tentativo a favore del giovane prima che egli lasciasse Mansfield, per far sì che le sue dichiarazioni d'amore e le sue promesse di incrollabile costanza fossero sostenute da quanta più speranza possibile.

A Sir Thomas premeva che su quel punto il carattere di Mr. Crawford non desse prova di cedimenti. Voleva che egli dimostrasse di essere un modello di costanza; e pensava che il miglior mezzo perché egli vi riuscisse era di non metterlo troppo lungamente alla prova.

Edmund non era contrario a prestare il suo aiuto; inoltre desiderava conoscere di prima mano i sentimenti di Fanny. Fino a quel momento lo aveva sempre consultato in ogni difficoltà, e le voleva troppo bene per non rammaricarsi che in quella circostanza gli venissero negate le sue confidenze; sperava di esserle utile, era certo di poterlo essere. Chi altri aveva a cui aprire il suo cuore? Anche se non le occorrevano consigli, doveva sentire il bisogno di trovare conforto nel parlare con qualcuno apertamente. Fanny estraniata da lui, silenziosa e riservata con lui, era una cosa innaturale; una situazione alla quale egli doveva por fine e alla quale, poteva facilmente indursi a pensarlo, essa desiderava che egli ponesse fine.

«Le parlerò, signore; coglierò la prima opportunità per parlarle da solo,» fu la promessa che risultò da quelle riflessioni e, informato da Sir Thomas che proprio allora essa stava passeggiando da sola nella macchia d'arbusti, la raggiunse subito.

«Sono venuto per passeggiare un po' con te, Fanny,» disse. «Posso?» prendendola sotto braccio. «È tanto tempo che non facciamo una piacevole passeggiata insieme.»

Fanny assentì più con l'espressione del viso che con le parole. Si sentiva depressa.«Ma, Fanny,» egli aggiunse subito dopo, «per fare una piacevole passeggiata non basta camminare

insieme sulla ghiaia di questo sentiero. Devi parlarmi. So che qualcosa ti pesa in mente. So che cosa pensi. Non puoi supporre che me ne abbiano tenuto all'oscuro. Devo sentirne parlare da tutti eccetto che da Fanny in persona?»

Fanny, agitata e abbattuta al tempo stesso, rispose; «Se ne senti parlare da tutti, cugino, a me non resta niente da dire.»

«Non sui fatti, forse; ma sui tuoi sentimenti, Fanny. Nessuno può dirmeli all'infuori di te. Non voglio costringerti, tuttavia. Se il parlarne a me non è quanto tu stessa desideri, guarda ho finito. Avevo pensato che avrebbe potuto esserti di sollievo.»

«Temo che noi si pensi troppo diversamente in proposito perché io possa trovare un qualche sollievo parlando di quanto sento.»

«Davvero supponi che noi si pensi diversamente? Non vedo proprio perché. Anzi, non esito a dire che confrontati i nostri punti di vista troveremmo che sono molto simili, così come erano simili in passato: per venire al punto, dirò subito che considero la proposta di Crawford assai vantaggiosa e opportuna, purché tu possa contraccambiare il suo affetto; considero naturalissimo che tutta la tua famiglia desideri che tu possa contraccambiarlo; ma che, se non lo puoi, ti sei comportata esattamente come dovevi rifiutandolo. Può esserci un qualsiasi contrasto di idee fra noi su questo?»

«Oh, no! Ma pensavo che tu mi biasimassi. Pensavo che tu fossi contro di me. Quel che mi dici mi è di un tale conforto...»

«Questo conforto avresti potuto averlo prima, Fanny, se tu lo avessi cercato. Ma come hai potuto anche solo supporre che io fossi contro di te? Come hai potuto immaginarmi patrocinatore di un matrimonio senza amore? Anche se in genere io trattassi con superficialità tali problemi, come ti è venuto in mente che potessi essere superficiale quando era in gioco la tua felicità?»

«Lo zio pensa che ho torto, e sapevo che aveva parlato con te.»

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«Finora, Fanny, penso che tu abbia avuto perfettamente ragione. Posso provare rincrescimento, sorpresa, e forse neppure sorpresa, visto che non hai avuto tempo di affezionarti; ma penso che tu abbia perfettamente ragione. Chi ne può dubitare? Sarebbe vergognoso, imperdonabile se qualcuno di noi lo facesse. Non lo ami, dunque niente avrebbe potuto giustificare il tuo consenso.»

Erano giorni e giorni che Fanny non si era sentita tanto sollevata.«Fin qui la tua condotta è stata ineccepibile e quelli che hanno desiderato vederti comportare in

modo diverso si sono completamente sbagliati. Ma la cosa non finisce qui. Un amore come quello di Crawford per te non è cosa che si incontri tutti i giorni; egli persevera nella speranza di far nascere quel sentimento che in te prima non c'era. Per questo, lo sappiamo, occorre tempo, molto tempo. Ma (con un sorriso affettuoso) acconsenti a che ci riesca alla fine, Fanny, lascia che ci riesca. Hai dimostrato la tua rettitudine e il tuo disinteresse, dimostrati ora grata e di cuore tenero; e così sarai il modello della donna perfetta, per proporre il quale ho sempre pensato che tu sia stata creata.»

«Oh! mai, mai, mai; con me non ci riuscirà mai!» Aveva parlato con una passione che sbalordì Edmund, e della quale lei arrossì, nel prenderne coscienza quando vide l'espressione sorpresa di lui e udì la sua risposta: «Un mai, Fanny, così determinato e assoluto! Questo non è da te, non corrisponde alla tua solita ragionevolezza».

«Intendo dire,» esclamò Fanny desolata, tentando di correggersi, «che, ne sono convinta, non potrò mai, fin dove è dato garantire il futuro, no, penso che non potrò mai ricambiare i suoi sentimenti.»

«Devo sperare in una conclusione migliore. Io so, meglio di quanto Crawford possa saperlo, che l'uomo che voglia farsi amare da te (dopo che tu sia stata debitamente informata delle sue intenzioni) avrà davanti a sé un'impresa assai ardua, poiché avrà contro tutti i tuoi primi affetti e le tue abitudini schierati in ordine di battaglia; e prima di poter avere il tuo cuore tutto per sé, dovrà scioglierlo da tutti i vincoli che lo legano alle creature animate e alle cose inanimate, che una convivenza di tanti anni ha rafforzato, e che ora sono resi ancora più stretti dall'idea stessa della separazione. So che il pensiero di dover lasciare Mansfield per un certo tempo ti irrigidirà conto di lui. Vorrei che non fosse stato costretto a dirti quel che si proponeva di tentare. Vorrei che ti avesse conosciuto veramente bene come ti conosco io, Fanny. Fra noi due credo che, alleandoci, ti avremmo indotta a capitolare. La mia conoscenza teoretica e la sua, pratica, se messe insieme non avrebbero potuto fallire. Lui avrebbe operato in base ai piani suggeriti da me. Tuttavia devo sperare che il tempo dimostrando (come farà, lo credo fermamente) che egli ti merita per il suo costante affetto, gli concederà il premio. Non posso supporre che tu non senta in te il desiderio di amarlo, il naturale desiderio ispirato dalla gratitudine. Non è possibile che tu non provi un qualche sentimento del genere. La tua attuale indifferenza deve rincrescerti.»

«Siamo così totalmente diversi,» disse Fanny, evitando una risposta diretta, «siamo tanto tanto diversi, nelle nostre inclinazioni, nei nostri atteggiamenti che ritengo del tutto impossibile che noi si possa essere tollerabilmente felici insieme, anche se potessi amarlo. Non ci sono mai state due persone più dissimili. Non abbiamo un solo gusto in comune. Saremmo infelicissimi.»

«Ti sbagli Fanny. La diversità non è così grande. Siete indiscutibilmente abbastanza somiglianti. E avete dei gusti in comune. Avete in comune interessi morali e letterari. Avete tutti e due cuori sensibili e inclini alla benevolenza. E, Fanny, chi, avendolo udito leggere Shakespeare e avendoti vista ascoltarlo ieri sera, potrebbe pensare che non siete adatti l'uno all'altro? Ti fai una falsa idea di te stessa: c'è una notevole diversità nei vostri temperamenti, lo ammetto. Lui è esuberante, tu sei seria; ma tanto meglio così; la sua vivacità di spirito stimolerà la tua. Tu sei naturalmente incline alla depressione e a raffigurarti le inevitabili difficoltà della vita maggiori di quanto siano. La sua gaiezza farà da contrappeso. Lui non vede difficoltà da nessuna parte, e la sua piacevolezza e allegria saranno di costante sostegno per te. La vostra dissimiglianza fin qui, Fanny, non è assolutamente contraria alla possibilità per voi di essere felici insieme: non lo credere. Per conto mio sono piuttosto incline a considerarla una circostanza favorevole. Sono assolutamente convinto che due sposi debbano essere diversi per temperamento; diversi, intendo, nell'umore, nei modi, nell'inclinazione a ricercare poca o molta compagnia, nella propensione a parlare o allo starsene silenziosi, nell'essere l'uno grave e l'altro gaio. Una qualche differenza in questo campo è, ne sono assolutamente convinto, di buon auspicio per la felicità matrimoniale. Escludo posizioni estreme, naturalmente; ma appunto una stretta somiglianza su tutti questi punti avrebbe la maggiore probabilità di sfociare in una posizione estrema. Una contrapposizione dolce e continua, è, nelle maniere e nella condotta la miglior salvaguardia.»

Fanny poteva ben immaginare, a questo punto, dove fosse orientato il pensiero di lui. L'influenza di Miss Crawford tornava a farsi sentire. Edmund aveva parlato di lei gaiamente fin dal primo momento del suo ritorno. Aveva rinunciato a evitarla. Proprio il giorno prima aveva pranzato in Canonica.

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Dopo averlo lasciato ai suoi lieti pensieri per alcuni minuti, Fanny sentendo che lo doveva a se stessa, tornò a Mr. Crawford, e disse: «Non è solamente per indole che lo considero totalmente inadatto a me; benché da questo punto di vista io trovi la diversità fra noi troppo grande, infinitamente troppo grande per poter essere colmata; il suo brio spesso mi opprime; ma vi è in lui qualcosa che mi respinge ancora di più. Devo dire, cugino, che non posso approvare il suo carattere. Non ho avuto una buona opinione di lui dall'inizio della recita in poi. Lo vidi in quella circostanza agire, a quanto mi parve, tanto impropriamente e con tanta insensibilità, posso parlarne adesso perché è tutto finito, tanto impropriamente nei riguardi del povero Mr. Rushworth, senza preoccuparsi di esporlo apertamente al ridicolo o di ferirlo, e corteggiando così insistentemente mia cugina Maria, che a farla breve, nei giorni della recita, ne ricevetti un'impressione così negativa che non potrò mai cancellarla.»

«Mia cara Fanny,» rispose Edmund, senza quasi ascoltarla fino in fondo, «non lasciare che alcuno di noi sia giudicato secondo quel che sembrò durante quella parentesi di generale follia. Quelli della recita sono giorni che detesto ricordare. Maria ha sbagliato. Crawford ha sbagliato, abbiamo sbagliato tutti insieme, ma nessuno ha sbagliato più di me. Paragonati a me tutti gli altri sono senza pecca. Io ho fatto la parte dello stolto ad occhi aperti.»

«Essendo semplice spettatrice,» disse Fanny, «forse ho visto più di quanto abbia visto tu; e penso che Mr. Rushworth a volte sia stato molto geloso.»

«È assai probabile. Non c'è da meravigliarsene. Niente avrebbe potuto essere più improprio di tutta quella faccenda. Ogni volta che ci penso, sono profondamente urtato dal comportamento di Maria; ma se ha potuto accettare di recitare quella parte, non dobbiamo sorprenderci del resto.»

«Prima della recita, sono certa che Julia pensava che lui le facesse la corte.»«Julia! Ho sentito già prima dire che faceva la corte a Julia, ma io non ho mai potuto vederne

nessun segno. E, Fanny, benché io speri di render sufficiente giustizia alle buone qualità delle mie sorelle, ritengo possibilissimo che l'una o l'altra, o tutte e due, abbiamo desiderato di essere ammirate da Mr. Crawford e abbiano lasciato vedere questo desiderio con maggior evidenza di quanto la prudenza richiedesse. Ricordo che a tutte e due piaceva, più che manifestamente, la sua compagnia, e con un simile incoraggiamento un uomo come Crawford, brillante, e può darsi un po' sconsiderato, è inevitabilmente stato trascinato a... Non vi può essere stato nulla di molto serio perché è chiaro che, corteggiandole, non aveva nulla di preciso in vista; il suo cuore era riservato a te. E devo dire, che questo lo ha fatto salire moltissimo nella mia stima; lo mette nella miglior luce; dimostra quali siano le sue opinioni su quanto può garantire la benedizione della felicità domestica e di un amore puro. Dimostra che non è stato guastato da suo zio. Dimostra, in breve, che egli è tutto quanto ero solito auspicare che egli fosse e temevo che non fosse.»

«Sono convinta che non pensa come dovrebbe sulle cose serie.»«Dì piuttosto che non ha mai pensato a cose serie, perché è soprattutto di questo che si tratta. E

come avrebbe potuto essere altrimenti con una simile educazione e con un simile educatore? Veramente, con gli svantaggi, che ambedue hanno avuto, non è un miracolo che tutti e due siano quelli che sono? Fino ad ora gli estri di Crawford, sono pronto ad ammetterlo, sono stati troppo spesso la sua unica guida. Fortunatamente si sono, in genere dimostrati buoni: tu supplirai al resto; e sarà davvero un uomo molto fortunato se gli riuscirà di legarsi a una creatura come te, una donna che, ferma come una roccia sui suoi principî morali, ha una gentilezza di indole tanto atta a raccomandarli. Davvero, ha scelto la sua compagna, con un discernimento raro. Ti farà felice, Fanny, so che ti farà felice; ma tu lo farai molto più che felice.»

«Non vorrei impegnarmi in una simile impresa,» replicò Fanny in tono riluttante, «non vorrei accettare un incarico di così grande responsabilità.»

«Perché come al solito, non ti credi all'altezza di un qualsiasi compito importante! immagini che tutto sia troppo difficile per te! Bene, benché io sia incapace per ora di persuaderti a nutrire sentimenti diversi, vi sarai persuasa alla fine, lo spero. Confesso di essere sinceramente ansioso che tu lo sia. La felicità di Crawford mi sta molto a cuore. Subito dopo la tua, Fanny, la sua felicità ha il primo diritto al mio interesse. E tu sai quanto sia grande il mio interesse per lui.» Fanny lo sapeva anche troppo bene, per trovar qualcosa da dire in proposito; e passeggiarono insieme per un po', in silenzio e pensosi. Edmund ricominciò per primo:

«Mi ha dato grandissimo piacere il modo in cui lei ha parlato ieri della cosa: un piacere tanto più grande in quanto non mi aspettavo che vedesse tutta la situazione sotto una così giusta luce. Sapevo che ti vuol molto bene, ma temevo che, paragonandoli a quelli che attribuisce al fratello, non stimasse i tuoi pregi quanto meritano e che le rincrescesse che la sua scelta non fosse caduta piuttosto su una qualche donna di alto rango o di grande ricchezza. Temevo il preconcetto nato da quelle massime mondane che era stata troppo abituata ad accettare. Ma le cose stanno in modo del tutto diverso. Ha parlato di te, Fanny, proprio

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come doveva. Desidera quest'unione tanto caldamente quanto la desideriamo tuo zio e io stesso. Ne abbiamo parlato a lungo. Io non avrei messo l'argomento sul tappeto, benché fossi molto ansioso di conoscere i suoi sentimenti in proposito. Ma non mi trovavo nella stanza da cinque minuti che già lei incominciava a parlarne con tutta quella franchezza e soave impronta nei modi, quello spirito e quella semplicità, che sono tanta parte di lei. Mrs. Grant l'ha canzonata per la sua fretta.»

«Mrs. Grant era nella stanza, dunque?»«Sì, quando sono giunto da loro, ho trovato le due sorelle insieme, senz'altra compagnia; e una

volta incominciato, non smettemmo di parlare di te, Fanny, finché Crawford e il dottor Grant entrarono in sala.»

«È più di una settimana che non incontro Miss Crawford.»«Sì, e lei se ne rammarica; eppure ammette che forse è stato meglio così; tuttavia l'incontrerai

prima della sua partenza. È molto irritata contro di te, Fanny; devi esserci preparata. Cioè, dice di essere molto irritata, ma puoi immaginare quale sia la causa della sua irritazione. È il rincrescimento e il disappunto di una sorella convinta che il fratello abbia diritto di ottenere tutto quanto può desiderare, subito, all'istante. È ferita, come tu lo saresti in un caso analogo per William; ma ti vuol bene e ti stima di tutto cuore.»

«Sapevo che sarebbe stata molto in collera con me.»«Mia carissima Fanny,» esclamò Edmund stringendo con maggior forza il braccio di lei, «non

permettere che il pensiero della sua collera ti turbi. È una collera più affermata che realmente sentita. Il suo cuore è fatto per l'affetto e la gentilezza, non per il risentimento. Vorrei che tu avessi potuto udire il suo tributo di lode; vorrei che tu avessi visto la sua espressione quando ha detto che tu dovrai essere la moglie di Henry. E ho osservato che, parlando di te ha sempre detto ‹Fanny›, cosa che non aveva mai fatto prima; e pronunciava il tuo nome con la spontanea tenerezza con cui lo pronuncerebbe una sorella.»

«E Mrs. Grant ha detto... ha parlato... è rimasta presente tutto il tempo?»«Sì, e ha concordato esattamente con la sorella. La sorpresa causata dal tuo rifiuto, Fanny, deve

essere stata senza limiti. Che tu abbia rifiutato un uomo quale è Henry Crawford, sembra andare al di là della loro comprensione. Ho detto quel che ho potuto in tuo favore; ma in tutta verità, da come hanno esposto il caso, tu dovrai dar prova di aver riacquistato la ragione quanto prima possibile comportandoti diversamente da come fai: nient'altro le potrà soddisfare. Ma queste parole ti sono moleste. Smetto. Non evitarmi, non cercare di guardare dall'altra parte.»

«Avrei pensato,» disse Fanny, dopo una pausa in cui fece uno sforzo per riprendersi, «che qualsiasi donna dovesse ammettere la possibilità che un uomo, per quanto generalmente gradito alle altre, venga respinto o almeno non sia amato da un'altra donna. Abbia pure tutte le perfezioni possibili, penso che non è sensato dare per cosa certa che un uomo debba riuscire accettabile a qualsiasi donna di cui si innamori. Ma anche ammettendo che sia così e dando per scontato che Mr. Crawford abbia tutti i requisiti che le sue sorelle e gli altri gli attribuiscono, come avrei potuto essere preparata a venirgli incontro con un sentimento rispondente al suo? Mi ha colta di sorpresa. Non avevo la minima idea che il suo comportamento con me prima sottintendesse una qualche intenzione e certamente non dovevo indurmi a trovarlo degno di affetto semplicemente perché sembrava prestarmi una futile attenzione. Sarebbe stato, da parte mia, segno di una estrema vanità alimentare una qualche aspettativa a proposito di Mr. Crawford. Sono certa che le sue sorelle, valutandolo come lo valutano, avrebbero pensato così se egli non avesse avuto serie intenzioni su di me. Come, dunque, io avrei potuto... innamorarmi di lui al momento stesso in cui mi disse che era innamorato di me? Come avrei potuto nutrire per lui un sentimento e offrirglielo su richiesta appena si dichiarò? Le sue sorelle devono prendere in considerazione tanto me quanto lui. Quanto più alti sono i suoi meriti tanto più assurdo sarebbe stato da parte mia il solo pensare a lui. E, e... abbiamo idee assai diverse su quella che è la natura femminile se esse immaginano che una donna possa così, su due piedi, essere capace di contraccambiare l'affetto, come questo loro giudizio sembra implicare.»

«Mia cara, cara Fanny, ora capisco, so quale è la verità; e questi sentimenti sono del tutto degni di te. Te li ho attribuiti fin dal primo momento. Pensavo di saperti capire. Tu ora mi hai dato l'esatta spiegazione che mi ero avventurato a dare per te, alla tua amica e a Mrs. Grant, ed esse ne sono rimaste abbastanza soddisfatte, benché la tua impetuosa amica si sia lasciata ancora trascinare dall'entusiasmo del suo affetto per Henry. Ho detto loro che tu eri, fra tutte le creature, quella sulla quale l'abitudine faceva la maggior presa e la novità la minore: e che proprio la novità delle attenzioni di Crawford era stata subito contro di lui. L'essere così nuove e recenti andava tutto a loro discapito; che tu non sapevi accettare subito nulla a cui non fossi preparata e molte altre cose intese allo scopo di far loro conoscere il tuo carattere. Miss Crawford ci ha fatto ridere con i suoi piani di incoraggiamento per suo fratello. Voleva spingerlo

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urgentemente a perseverare nella speranza di essere amato in processo di tempo e di vedere le sue attenzioni più gentilmente accolte in capo a dieci anni di matrimonio felice.»

Fanny riuscì a stento a rispondere con quel sorriso che, a questo punto, egli si aspettava da lei. I suoi sentimenti erano in rivolta. Temeva di aver commesso un errore avendo detto troppo, spingendo tropp'oltre la precauzione che aveva immaginato necessaria; temeva, nel guardarsi da un male, di essersi esposta apertamente a un altro. E il sentirsi ripetere la battuta di Miss Crawford in un simile momento e su un simile argomento, non fece che aggravare amaramente il suo sconcerto. Edmund vide la stanchezza e la desolazione che le si dipingevano sul viso, e risolvette immediatamente di procrastinare ogni ulteriore discussione e di trattenersi dal menzionare il nome di Crawford se non in connessione con ciò che doveva esserle gradevole. Ciò deciso, poco dopo osservò: «Partiranno lunedì prossimo. Perciò sei sicura di vedere la tua amica o domani o domenica. Partono davvero lunedì! E io sono stato a un pelo dal lasciarmi persuadere a restare a Lessingby proprio fino a quel giorno! quasi lo avevo promesso. Che differenza avrebbe potuto fare! Quei cinque o sei giorni di più di permanenza a Lessingby sarebbero stati pagati da me per tutta la vita.»

«Sei stato sul punto di trattenerti là?»«Proprio così. Fui sottoposto alla più gentile insistenza e quasi avevo ceduto. Se avessi ricevuto

una lettera da Mansfield con notizie di tutti voi, credo che sarei rimasto: ma erano già due settimane che non sapevo nulla di quanto avveniva qui, e sentivo che la mia assenza era durata abbastanza a lungo.»

«Ci hai passato il tuo tempo piacevolmente?»«Sì... cioè, è stato solo il mio stato d'animo a impedirmelo. Erano tutti molto simpatici. Dubito che

possano dire altrettanto di me. Mi ero portato dietro l'inquietudine, e non trovai modo di liberarmene finché non fui di ritorno a Mansfield.»

«E le signorine Owen... ti sono piaciute, vero?»«Sì, moltissimo. Ragazze simpatiche, di buon carattere, prive di affettazione. Ma sono troppo

viziato, Fanny, per trovarmi totalmente a mio agio in una compagnia femminile d'un livello normale. Le ragazze di buon carattere, prive di affettazione, non fanno al caso di un uomo abituato a donne di più alta levatura. Sono due ordini diversi di creature: tu e Miss Crawford mi avete reso troppo difficile da accontentare.»

Ma Fanny era ancora oppressa e sempre più affaticata: egli glielo lesse in volto; e poiché quello stato non si poteva dissipare a parole, rinunciò a compiere ulteriori tentativi, e immediatamente, con l'affettuosa autorità di un custode privilegiato, la ricondusse in casa.

CAPITOLO XXXVI

Edmund ormai si credeva perfettamente al corrente di tutto quanto Fanny poteva aver da dire o da lasciar congetturare circa i suoi sentimenti, ed era soddisfatto. Tutto dipendeva, come aveva presunto, da una mossa troppo affrettata da parte di Crawford, e bisognava dar tempo al tempo affinché l'idea di quel matrimonio le diventasse prima familiare e poi gradita. Doveva abituarsi al fatto che egli era innamorato di lei e, dopo qualche tempo, avrebbe contraccambiato il suo affetto.

Espresse questa convinzione quale risultato della conversazione, al padre; e raccomandò che non le si dicesse null'altro in proposito, che non vi fossero ulteriori tentativi di influenzarla o di persuaderla, ma che ogni cosa fosse lasciata alle assiduità di Crawford e alle spontanee riflessioni e conclusioni di lei. Sir Thomas promise di seguire quel consiglio: era disposto a credere che quanto Edmund diceva dello stato intimo di Fanny fosse esatto, supponeva che in lei si agitassero tutte quelle sfumature di sentimento, ma non poteva non rammaricarsi che così fosse. Infatti, meno incline del figlio a confidare nel futuro, non poteva non temere che, se così lunghe concessioni di tempo e di assuefazione le erano necessarie, il giovane desistesse dal farle la corte - prima che lei si decidesse ad accoglierla appropriatamente. Tuttavia non vi era altro da fare che sottomettersi in silenzio e sperare che tutto finisse bene.

La promessa visita dell'«amica», come Edmund chiamava Miss Crawford, costituiva una terribile minaccia per la pace di Fanny, che ne visse in continuo terrore. Sarebbe stata la visita della sorella di lui, così parziale e irritata, così poco scrupolosa nel pesare quanto diceva; e, vista in altra luce, così trionfante e sicura... Da ogni punto di vista, un'esperienza penosa, allarmante. L'irritazione di Miss Crawford e il suo spirito penetrante, il suo compiacimento, erano tutte prove terrificanti con cui doveva misurarsi; e la

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speranza di poter contare sulla presenza di altri quando si fossero incontrate fu l'unico sostegno di Fanny durante l'attesa. Si allontanò il meno possibile dal fianco di Lady Bertram, si tenne lontana dalla stanza a est, e non fece passeggiate solitarie nella macchia d'arbusti allo scopo di evitare un attacco improvviso. Ebbe successo. Ci riuscì. Era al sicuro nella sala della prima colazione con la zia quando Miss Crawford arrivò; e, superato il primo momento di intenso disagio, poiché Miss Crawford si comportava e parlava in modo assai meno carico di particolare significato di quanto si fosse aspettata, Fanny incominciò a sperare che non vi sarebbe stato nulla di terribile da sopportare all'infuori di una mezz'ora di moderata agitazione. Ma su questo punto si sbagliava. Miss Crawford non era schiava dell'opportunità. Era ben decisa a veder Fanny da sola, e perciò le disse senza por troppo tempo in mezzo, a bassa voce: «Devo parlarle per alcuni minuti da qualche parte», parole che Fanny sentì penetrare in tutta se stessa, che si sentì nei polsi e nei nervi. Impossibile opporre un diniego. Anzi, le sue abitudini di pronta sottomissione, fecero sì che si alzasse quasi automaticamente e la precedesse fuori della stanza. Lo fece con un senso di disperazione, ma era inevitabile.

Non appena furono nell'atrio, Miss Crawford mise da parte ogni ritegno. Immediatamente scosse il capo fissando Fanny con severo eppur affettuoso rimprovero, e prendendole la mano sembrò trattenersi a stento dall'incominciar subito a parlare. Tuttavia non disse altro se non: «Ah, cattiva! cattiva. Quanto debbo sgridarla», ed ebbe sufficiente discrezione da tenere in serbo il resto finché poterono essere sicure di avere intorno quattro pareti tutte per loro. Fanny si diresse naturalmente al piano di sopra, e condusse la sua ospite alla stanza che ora era sempre pronta per essere abitata confortevolmente; tuttavia aprì la porta col cuore pesante sentendo che l'attendeva una scena più desolante di quante mai quel luogo avesse già viste. Ma la prova penosa in serbo per lei fu per lo meno ritardata dall'improvviso cambiamento d'idee di Miss Crawford, dal forte richiamo ad altre sensazioni che suscitò in lei il ritrovarsi nella stanza a est.

«Ah!» esclamò con improvvisa animazione, «sono nuovamente qui? La stanza a est. Solo una volta, in passato, sono stata in questa stanza!» e dopo una pausa per guardarsi intorno e apparentemente per ricostituire tutto quanto vi si era svolto allora, aggiunse: «Solo una volta, ricorda? Venni per provare la mia parte. Venne anche suo cugino; e facemmo la prova. Lei fu il nostro pubblico e il nostro suggeritore. Una prova deliziosa. Non la dimenticherò mai. Eravamo qui, proprio in questo punto della stanza; lì stava suo cugino e io stavo qui, là stavano le sedie. Oh! perché queste cose devono svanire nel passato?»

Fortunatamente per la sua compagna, non aspettò risposta. Era tutta presa dai suoi pensieri. Viveva a occhi aperti un sogno di dolci ricordi.

«La scena che provammo era talmente speciale! L'argomento talmente, talmente... come posso dire? Lui doveva descrivermi e consigliarmi il matrimonio. Mi sembra di vederlo ancora: tentando di essere contegnoso e riservato come si confaceva ad Anhalt durante le sue due lunghe tirate. ‹Quando due cuori che simpatizzano si incontrano nella condizione matrimoniale, il matrimonio può esser dichiarato fonte di una vita felice›. Penso che il tempo non potrà mai cancellare l'impressione che mi fecero la sua voce e la sua espressione, mentre pronunciava queste parole. È stato curioso, molto curioso che noi si sia avuta una simile scena da rappresentare insieme! Se avessi il potere di richiamare una qualsiasi settimana della mia passata esistenza, sarebbe quella settimana, la settimana della recita. Dica quel che vuole, Fanny, sarebbe quella; perché non ho mai conosciuto una così intensa felicità in nessun altro momento. Vedere la sua forte volontà piegarsi come si piegò. Oh! è stato un periodo ineffabilmente dolce. Ma ahimè! quella stessa sera distrusse ogni cosa. Quella stessa sera ricondusse a casa il suo indesideratissimo zio. Povero Sir Thomas, chi fu lieto di vederlo arrivare? Tuttavia, Fanny, non pensi che ora io voglia parlare con poco rispetto di Sir Thomas, anche, se allora, è vero, lo detestai per settimane. No, ora gli rendo giustizia. È esattamente quale deve essere il capo di una famiglia come questa. No, seriamente, ora credo di voler bene a tutti voi.» E aveva detto ciò con un grado di intensità, con una tenerezza che Fanny non aveva mai prima d'ora riscontrato in lei e che adesso trovava solo troppo significativa. Volse per un attimo il viso come per riprendersi. «Ho vissuto una piccola crisi da quando sono entrata in questa stanza, come ben può vedere,» disse quasi subito, con un sorriso scherzoso. «Ma è passata; perciò sediamoci e mettiamoci comode; quanto a sgridarla, Fanny - e sono venuta con la piena intenzione di farlo - me ne manca il coraggio, ora.» E abbracciandola con grande affetto: «Mia buona, gentile Fanny! se penso che questa è l'ultima volta che la vedo per non so quanto tempo, sento che mi è impossibile fare qualsiasi altra cosa che non sia volerle bene.»

Fanny era commossa. Non aveva previsto nulla di simile e i suoi sentimenti raramente sapevano sottrarsi alla malinconica influenza delle parole «l'ultima volta». Pianse come se volesse bene a Miss Crawford più di quanto effettivamente le era possibile; e Miss Crawford ancor più raddolcita dalla vista di quella commozione, l'abbracciò teneramente dicendo: «Detesto l'idea di lasciarla. Non vedrò nessuno che

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sia così amabile, là dove vado. Chi dice che non si diventi sorelle? So che lo diventeremo. Sento che siamo nate per essere imparentate; e queste lacrime mi convincono che anche lei lo sente, cara Fanny.»

Fanny si riscosse, e rispondendo solo parzialmente a quanto le era detto, disse a sua volta: «Ma lei lascia un gruppo di amici solamente per raggiungerne un altro. Lei si reca da un'amica molto intima.»

«Sì, è verissimo. Mrs. Fraser è stata mia intima amica per anni. Ma ora non sento la minima propensione a viverle vicino. Posso pensare solo agli amici che sto per lasciare; la mia eccellente sorella, lei stessa, e i Bertram tutti quanti. Voi avete talmente più cuore di quanto se ne trovi nel mondo in generale. Tutti mi avete insegnato a fidarmi e a confidare in voi: cose queste, che nelle solite relazioni non si conoscono. Vorrei aver stabilito con Mrs. Fraser di andare da lei più tardi, dopo Pasqua, un periodo assai migliore per una visita, ma adesso non posso rimandare. E quando avrò finito il mio soggiorno da lei, andrò da sua sorella, lady Stornaway, perché delle due è stata lei la mia più intima amica; ma non mi è importato molto di lei in questi ultimi tre anni.»

Dopo questo discorso le due giovani sedettero alcuni minuti in silenzio, ciascuna pensierosa; Fanny meditando sui vari modi di concepire l'amicizia che vi sono al mondo; Mary su qualcosa di minor contenuto filosofico. Fu lei che nuovamente parlò per prima.

«Con quanta precisione mi ricordo di come mi risolvetti a salire da lei; e di come m'incamminai per trovar la camera a est senza avere un'idea di dove mai fosse! Come mi ricordo bene di quel che pensavo mentre venivo su; e come mi affacciai per caso e la vidi seduta a questo stesso tavolino intenta a lavorare; e poi lo sbalordimento di suo cugino quando, nell'aprire la porta, mi trovò in questa stanza! E l'arrivo di suo zio quella stessa sera! No, non c'è mai stato nulla di simile!»

Seguì un'altra breve pausa di astrazione. Poi, riscuotendosi, passò all'attacco:«Ma, Fanny, lei sta addirittura sognando ad occhi aperti! Intenta a pensare, spero, a uno che pensa

continuamente a lei. Oh! se potessi trasportarla per un breve periodo nella nostra cerchia in città, per metterla in grado di capire in che modo si giudica là del suo potere su Henry! Oh! l'invidia e il crepacuore di dozzine e dozzine di donne! La meraviglia, l'incredulità che susciterà l'udire quel che lei ha operato! Perché, in quanto a segretezza, Henry è assolutamente l'eroe di un romanzo all'antica e non sa tacere; si gloria delle sue catene. Lei dovrebbe venire a Londra per sapere come valutare la sua conquista. Se vedesse com'è corteggiato, e come ricercano me per amor suo! Ormai so benissimo che da Mrs. Fraser non sarò più benvenuta a causa di quello che c'è tra Henry e lei, Fanny. Quando la mia amica verrà a conoscenza della verità, molto probabilmente desidererà sapermi nuovamente nel Norhamptonshire; poiché esiste una figlia di primo letto di Mr. Fraser, che lei desidera assolutamente veder sposata e vuole rifilare a Henry. Oh! fino a che punto ha tentato di accalappiarlo! Lei, Fanny, che siede qui innocente e quieta, non può farsi un'idea della sensazione che cagionerà, della curiosità di conoscerla che nascerà, delle domande senza fine sul suo conto alle quali dovrò rispondere. La povera Margaret Fraser mi tempesterà per aver particolari sui suoi occhi e i suoi denti, e come si acconcia i capelli, e da chi si fa fare le scarpe. Desidero che Margaret si sposi per amor della mia povera amica, poiché io considero che i Fraser siano su per giù infelici come la maggior parte delle coppie sposate. Eppure era sembrato un matrimonio desiderabilissimo per Janet. Ne eravamo tutte incantate. Non avrebbe potuto non accettarlo, poiché lui era ricco e lei non aveva niente. Ma ora il marito dà prova di avere un cattivo carattere, è exigeant e vuole che una giovane donna, una bella giovane donna di venticinque anni dimostri lo stesso suo controllo. E la mia amica non ci sa fare con lui; sembra che non riesca ad adattarsi. Vi è fra loro uno stato di irritazione permanente che, per non dire nulla di peggio, è certamente assai incivile. Nella loro casa ripenserò al rapporto coniugale vissuto alla Canonica di Mansfield con rispetto. Perfino il dottor Grant dimostrando una piena fiducia in mia sorella e una certa considerazione per le sue opinioni, lascia vedere come fra loro ci sia affetto. Ma non vedrò niente del genere dai Fraser. Là, Fanny, penserò con desiderio, continuamente a Mansfield. Mia sorella quale moglie, Sir Thomas Bertram quale marito sono ormai le mie unità di misura rispetto alla perfezione. La povera Janet è stata tristemente ingannata; eppure non vi è stato nulla di avventato da parte sua; non si è precipitata in quel matrimonio sconsideratamente, non è mancata la riflessione. Ha chiesto tre giorni per considerare la proposta di lui; e durante quei tre giorni ha chiesto il consiglio di chiunque avesse legami di amicizia con lei e meritasse di essere ascoltato con fiducia; in modo particolare si è rivolta alla mia cara defunta zia, la cui esperienza del mondo faceva sì che il suo giudizio fosse generalmente e meritatamente richiesto da tutta la gioventù della sua cerchia; e mia zia è stata decisamente a favore di Mr. Fraser. Questo sta a dimostrare come nulla, a priori, garantisca la felicità matrimoniale. Non posso dire altrettanto a proposito della mia amica Flora che ha scartato un simpaticissimo giovanotto del reggimento dei Blues, in favore di quell'orrido Lord Stoneway che ha su per giù tanta intelligenza, Fanny, quanta ne ha Mr. Rushworth, ma che è di aspetto assai peggiore e con un carattere infernale. Ho avuto i miei dubbi, fin dal primo momento,

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se Flora avesse ragione nell'accettarlo, perché egli non ha nemmeno l'aspetto di un gentiluomo, e ora sono certa che si è sbagliata. A proposito, Flora Ross era pazza di Henry, l'inverno del suo debutto in società. Ma se dovessi tentare di dirle il nome di tutte le donne che si sono innamorate di lui, non la finirei mai. E lei, lei sola, insensibile Fanny è quella che può pensare a lui con qualcosa di simile all'indifferenza. Ma è proprio così insensibile come dichiara d'esserlo? No, no, vedo che non lo è.»

E in verità vi era in quel momento un così profondo rossore sul viso di Fanny da giustificare più che una congettura in quel senso in una mente predisposta a concepirla.

«Eccellente creatura! non voglio infastidirla. Ogni cosa deve avere il suo corso. Ma, cara Fanny, deve ammettere di non essere stata così assolutamente impreparata, come lo immagina suo cugino, alla richiesta che le è stata fatta. È impossibile che non abbia mai avuto un pensiero in proposito, una qualche congettura su quanto sarebbe potuto avvenire. Deve aver visto che Henry tentava di piacerle dedicandole ogni possibile attenzione. Non è stato tutto dedito a lei durante il ballo? E inoltre, prima del ballo, la collana! Oh! lei l'ha accettata proprio come era nelle sue intenzioni. Lei se ne era resa conto perfettamente. Me ne ricordo benissimo.»

«Intende dire che suo fratello sapeva della collana fin da prima? Oh! Miss Crawford, non è stato leale!.»

«Se lo sapeva? Ma è stata tutta un'idea sua, un suo pensiero. Mi vergogno di dirlo, a me non era venuto in mente; ma sono stata felicissima di aiutarlo nel suo intento per amore di tutti e due.»

«Non dirò,» replicò Fanny, «di non aver temuto sul momento, che le cose stessero così; poiché vi era una certa espressione nel suo sguardo che mi allarmò - ma non in principio... In principio non ebbi alcun sospetto... Veramente, veramente nessuno. È vero com'è vero che son seduta qui. E se lo avessi avuto, niente avrebbe potuto indurmi ad accettare la collana. In quanto al comportamento di suo fratello, certo mi ero accorta di una particolare attenzione da parte sua, l'avevo notata da un po' di tempo, forse da due o tre settimane. Ma pensai che non significasse nulla, pensai che quello fosse semplicemente una suo modo di fare, ed ero lontanissima sia dal supporre sia dal desiderare che avesse serie intenzioni nei miei confronti. Non sono stata, Miss Crawford, una distratta osservatrice di quanto si è svolto fra lui e alcuni membri di questa famiglia durante l'estate e l'autunno; non mi sono intromessa, ma non sono stata cieca. Non ho potuto non vedere che Mr. Crawford si abbandonava a galanterie che non significavano nulla.»

«Ah, non posso negarlo! Di quando in quando si è comportato con troppa leggerezza e si è curato assai poco dello scompiglio che poteva creare negli affetti della sue fiamme. L'ho spesso rimproverato per questo suo atteggiamento, ma è il suo unico difetto; e bisogna dire che assai poche fanciulle hanno una capacità di affetto che meriti di essere presa in considerazione. E inoltre, Fanny, la gloria di conquistare un uomo al quale tante hanno mirato; di avere la possibilità di far pagare lo scotto a chi ha scherzato con il nostro sesso! Oh! sono sicura che non è possibile alla natura femminile il rifiutare un simile trionfo.»

Fanny scosse il capo. «Non posso pensare bene di un uomo che si faccia gioco dei sentimenti di una qualsiasi donna; e ciò spesso può provocare una sofferenza assai più grande di quanto chi osserva le cose dal di fuori possa giudicare.»

«Non lo difendo, lo lascio interamente alla sua mercé; e quando egli l'avrà condotta con sé a Everingham, non mi importa di quante prediche lei potrà fargli. Ma voglio dirle questo: che questo difetto, il suo prender gusto a far innamorare un poco le ragazze, non presenta per la felicità di una moglie neppure la metà dei pericoli che presenterebbe invece la tendenza ad innamorarsi lui con tanta facilità; e a questo non è mai stato incline. E credo seriamente e sinceramente che egli prova per lei ciò che in passato non ha mai provato per nessun'altra donna; che la ama con tutto il cuore e che la amerà, per quanto è possibile, sempre; penso che Henry sentirà sempre così nei suoi confronti.»

Fanny non seppe evitare un debole sorriso, ma non trovò nulla da dire.«Io non so ricordare,» continuò Mary dopo poco, «di aver visto Henry più felice di quando ha

ottenuto la promozione per suo fratello.»Con queste parole essa aveva finalmente toccato i sentimenti di Fanny.«Oh sì! quanto, quanto è stato buono!»«So che deve essersi dato moltissimo da fare, perché conosco gli individui che ha dovuto mettere

in moto. L'Ammiraglio detesta prendersi fastidi e detesta chiedere favori; e ci sono i diritti di tanti giovanotti da essere presi in considerazione a una stessa stregua, che amicizia ed energia, quando non sono accompagnate dalla massima determinazione, vengono facilmente ignorate. Quanto dev'essere felice, William! Vorrei che lo potessimo vedere.»

Passarono, nella mente della povera Fanny sentimenti confusi e contrastanti. Il ricordo di quanto era stato fatto per William era sempre, in ogni posizione da lei presa contro Mr. Crawford, il più potente

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agente di disturbo, e ora restò seduta a pensarvi intensamente finché Mary, che prima era rimasta a guardarla con compiacenza e poi si era messa a sognare a occhi aperti su qualcos'altro, attirò all'improvviso la sua attenzione dicendo: «Mi piacerebbe starmene qui, seduta, a parlare con lei il giorno intero, ma non dobbiamo dimenticare le signore al piano di sotto. Perciò, addio mia cara, mia gentile, mia eccellente Fanny, poiché anche se ufficialmente ci separeremo nella sala da pranzo, devo congedarmi da lei qui. E prendo congedo coll'ardente desiderio di una felice riunione e confidando che, quando ci incontreremo di nuovo, sarà in circostanze che possano aprire i nostri cuori l'uno all'altro senza nessuna ombra o riserva.»

Un abbraccio affettuoso e una certa agitazione nei modi, accompagnarono queste parole.«Vedrò presto suo cugino in città; parla di recarvisi da qui a non molto; e anche Sir Thomas, a

quanto penso, nel corso della primavera; in quanto al maggiore dei suoi cugini, e ai Rushworth e Julia, sono sicura di incontrarli ripetutamente. Vedrò tutti eccetto lei. Devo chiederle due favori, Fanny; uno è di corrispondere con me. Deve scrivermi. E l'altro è di far spesso visita a Mrs. Grant e compensarla così della mia partenza.»

Del primo di questi favori, almeno, Fanny avrebbe preferito non essere richiesta; ma le era impossibile rifiutarsi d'intrattenere una corrispondenza con Mary; non le riuscì nemmeno di non acconsentirvi più prontamente di quanto il suo buon senso avrebbe voluto. Non si poteva resistere a tanta dimostrazione di affetto. La sua indole era essenzialmente fatta per corrispondere ad ogni tenera effusione, e avendone incontrate così poche fino a quel momento, fu tanto più facilmente sopraffatta da quella di Miss Crawford. Inoltre le era grata per aver reso il loro colloquio a due tanto meno penoso di quanto i suoi timori avessero previsto.

Era passato, ormai, e lei aveva superato la prova senza subire rimproveri e senza tradirsi. Il suo segreto era ancora tutto suo, e finché le cose fossero rimaste tali pensava di potersi rassegnare a quasi ogni contrarietà.

In serata vi fu un'altra presa di congedo. Venne Henry Crawford e fece circolo con loro per un po' di tempo; e quella volta il cuore di Fanny, già predisposto alla commozione, provò per lui un attimo di dolcezza: Crawford sembrava in preda a una sincera emozione e, contrariamente al solito, quasi non disse parola. Era evidentemente oppresso, e Fanny non poté non sentir pena per lui, pur sperando di non doverlo incontrare nuovamente, finché non fosse il marito di un'altra donna. Quando si giunse al momento della separazione, egli volle prenderle la mano; non accettò un rifiuto. Tuttavia non disse nulla o nulla che lei udisse. Quando ebbe lasciato la stanza, Fanny ricordò con piacere quel gesto amichevole scambiato fra loro. L'indomani i Crawford partirono.

CAPITOLO XXXVII

Partito Mr. Crawford, Sir Thomas, come prima cosa, si adoperò a farne sentire la mancanza, e sperò vivamente che la nipote, venendo a cessare quelle attenzioni che prima aveva considerato negativamente, provasse un senso di vuoto. Ora Fanny sapeva, per averlo conosciuto sotto la sua forma più lusinghiera, quanto fosse importante contare qualcosa; ed egli sperava che l'esser privata di tutto ciò, il ricadere nel niente, avrebbe suscitato in lei più che salutari rimpianti. La osservò alla luce di questa idea, ma non gli riuscì di valutarne la possibile esattezza. Non seppe dire se in lei vi fosse una qualche differenza d'umore. Era sempre così gentile e schiva che le sue emozioni erano al di là delle sue capacità intuitive. Non la capiva; sentiva di non capirla; e quindi si rivolse a Edmund, affinché lo informasse sul come essa affrontava la situazione attuale, se era più o meno felice di prima.

Edmund non leggeva nessun sintomo di rimpianto nella cugina e pensò che suo padre era alquanto irragionevole nel supporre che i primi tre o quattro giorni dell'assenza di Henry potessero suscitarlo. Quello che destava vera sorpresa in Edmund era che la sorella di Crawford, l'amica e la compagna che era stata tanto vicina a Fanny non fosse più palesemente rimpianta. Lo stupiva che Fanny parlasse così raramente di lei e avesse così poco da dire, spontaneamente, sul proprio rammarico per la separazione.

Ahimè! era quella sorella, quell'amica e compagna che ormai, come un veleno, turbava la pace di Fanny. Se avesse potuto pensare che la sorte futura di Mary non avrebbe avuto rapporti con Mansfield così come - ne era fermamente decisa - non ne avrebbe avuti quella del fratello, se avesse potuto sperare che il ritorno di lei sarebbe stato tanto lontano com'era propensa a pensare dovesse esserlo quello di lui, si sarebbe sentita il cuore veramente leggero; ma quanto più rammentava e osservava, tanto più profondamente si

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convinceva che ora la prospettiva di un matrimonio fra Miss Crawford e Edmund appariva assai più probabile che in passato.

Da parte di lui l'inclinazione si era fatta più forte; da quella di lei meno incerta. Le obiezioni di Edmund, gli scrupoli nati dalla sua integrità morale, sembravano tutti spazzati via, nessuno avrebbe potuto dire perché; e i dubbi e le esitazioni nati dall'ambizione di lei erano stati ugualmente superati, anch'essi senza un motivo apparente. La cosa poteva solo essere imputata a un accentuarsi della reciproca attrazione. I sentimenti buoni di lui e quelli cattivi di lei cedevano all'amore, e questo amore non poteva che unirli. Edmund doveva recarsi in città non appena sistemate certe faccende relative a Thornton Lacey, forse entro una quindicina di giorni; parlava di quel viaggio, gli piaceva parlarne; e una volta che si fosse trovato nuovamente con Mary, Fanny non dubitava del risultato. L'assenso di lei doveva essere tanto certo quanto l'offerta di lui; eppure perduravano in sottofondo cattivi sentimenti che rendevano la prospettiva del futuro dolorosissima per Fanny, indipendentemente, - così credeva, - da considerazioni sue personali.

Nella loro ultima conversazione, Miss Crawford, pur avendo suscitato in lei alcune amabili sensazioni, pur avendola trattata con molta gentilezza, era tuttavia rimasta la Miss Crawford di sempre, aveva una volta di più dato prova di accettare un'etica sviata e alterata senza sospettare minimamente che fosse così; obnubilata eppure immaginandosi illuminata. Poteva darsi che amasse Edmund, ma non lo meritava da nessun altro punto di vista. Fanny credeva che fosse difficile scoprire in loro un qualsiasi altro sentimento che li accomunasse, all'infuori del reciproco amore, e la sua convinzione che un miglioramento di Miss Crawford fosse praticamente impossibile deve trovare indulgenza anche presso persone di più matura esperienza, se si considera quanto poco, in quella stagione d'amore, l'influenza di Edmund aveva potuto fare per illuminare il giudizio di Mary e per raddrizzarne la valutazione errata dei veri valori della vita. Era convinta che, anche se egli avesse investito in lei tutte le sue personali qualità, nei successivi anni di convivenza conuigale avrebbe avuto ben poca probabilità di essere felice.

Naturalmente una esperienza più matura avrebbe ispirato migliori speranze circa il futuro di una qualsiasi giovane coppia che si trovasse in quella situazione, e una mente imparziale non avrebbe negato a Miss Crawford quel «quid» naturale che è parte di ogni indole femminile e induce la donna a far sue le opinioni dell'uomo amato e rispettato. Ma poiché le convinzioni di Fanny erano quelle che abbiamo esposto, soffriva profondamente e non poteva sentir parlare o parlare lei stessa di Miss Crawford senza ricavarne grande pena.

Sir Thomas, frattanto, continuava a sperare e ad osservare in silenzio, sentendosi ancora in diritto, con tutta la sua conoscenza della natura umana, di aspettarsi che la nipote reagisse positivamente, cioè secondo i suoi desideri, alla cessazione del piacere di sentirsi importante, e che la privazione delle attenzioni dell'innamorato producesse il desiderio di vederle rinnovarsi. E poiché non molto tempo dopo constatò che quanto aveva sperato non si avverava completamente e inequivocabilmente, attribuì la cosa alla prospettiva di un'altra prossima visita. William aveva ottenuto altri dieci giorni di licenza da trascorrere nel Northamptonshire, e stava per giungere, il più felice dei tenenti dato che lui era quello di più recente promozione, per far mostra della sua felicità e per descrivere la sua uniforme.

Giunse, infatti; e sarebbe stato deliziato di far pompa di quella uniforme anche in casa dello zio, se una crudele usanza non avesse proibito di indossarla quando non si era di servizio. Così l'uniforme era rimasta a Portsmouth, e Edmund congetturò che prima che Fanny potesse avere la probabilità di vederla, tutta la sua freschezza e tutta la freschezza della gioia di chi l'indossava sarebbero svanite. Sarebbe diventata un segno di ignominia perché cosa può essere più disdicevole o più disprezzabile di un'uniforme di tenente per chi, essendo tenente da un anno o due, ha visto promuovere altri al grado di comandante? Così congetturò Edmund, finché suo padre non lo mise a parte di un progetto che offriva a Fanny la possibilità di vedere il tenente in seconda della regia nave Thrush, in tutto il suo splendore, e sotto una giusta luce.

Secondo il progetto Fanny avrebbe accompagnato il fratello quando egli fosse tornato a Portsmouth e avrebbe trascorso un po' di tempo in famiglia. L'idea era venuta in mente a Sir Thomas durante una delle sue dignitose riflessioni e gli era sembrata una misura giusta e desiderabile; ma prima di decidersi definitivamente consultò suo figlio. Edmund considerò la cosa da ogni punto di vista, e non vi trovò nulla che non fosse accettabile. La cosa era buona in sé e non poteva essere realizzata in una migliore occasione; quanto a Fanny non aveva dubbi che le sarebbe riuscita altamente gradita. Ciò bastò per dissipare ogni dubbio del padre, e un deciso: «Dunque sarà così,» chiuse la prima fase del piano. Sir Thomas si ritirò con non poca soddisfazione pensando ai probabili buoni risultati che si riprometteva e che andavano oltre e più in alto di quanto avesse comunicato al figlio, poiché il suo principale scopo nel far partire la nipote, aveva pochissimo a che fare con l'opportunità del suo riprender contatto con i genitori, e

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assolutamente nulla con il desiderio di farla felice. Certo, desiderava che Fanny facesse quella visita volentieri, ma desiderava altrettanto che ne avesse fin sopra i capelli di casa sua prima che la visita finisse; e che una breve astinenza dalle eleganze e dai lussi di Mansfield Park l'avrebbe indotta a più assennate considerazioni, e resa incline a un più giusto apprezzamento dell'abitare per sempre la non meno agiata dimora che le era stata offerta.

Era insomma un progetto inteso a far rinsavire la nipote che ora, pensava Sir Thomas, di saggezza aveva giusto bisogno. L'aver vissuto otto o nove anni in un ambiente dove regnavano ricchezza e abbondanza aveva un po' confuso la sua capacità di confrontare e di giudicare. La casa di suo padre, con ogni probabilità, le avrebbe insegnato il valore da attribuire a una larga rendita; e confidava che l'esperimento ideato l'avrebbe resa più saggia e più felice poi per tutta la vita.

Se Fanny fosse stata solita abbandonarsi all'euforia, ne sarebbe stata travolta quando si sentì annunciare quanto era stato progettato nei suoi confronti e udì lo zio che di persona le offriva di andare a far visita ai genitori, ai fratelli, alle sorelle dai quali era rimasta separata per quasi metà della sua vita, di tornare per un due mesi sulla scena della sua infanzia, con William come compagno e protettore durante il viaggio, e la certezza di continuare a vedere William fino all'ultima ora della sua permanenza a terra. Se mai si fosse abbandonata a manifestazioni di gioia, sarebbe stata quella la volta, poiché era, come non mai, piena di gioia, ma la sua era una felicità pacata, profonda, di quelle che dilatano il cuore; e benché non fosse mai di molte parole, era tanto più portata al silenzio quanto più intensamente sentiva. Sul momento seppe solamente ringraziare e accettare. Più tardi, quando fu meglio familiarizzata con la certezza della gioia che così all'improvviso le si spalancava davanti, poté parlare più apertamente con William e con Edmund di ciò che provava, ma anche allora c'erano in lei tenere emozioni che non potevano essere espresse a parole. Il ricordo di tutte le sue prime gioie e di quanto aveva sofferto essendone strappata l'assalì con forza rinnovata, e le sembrò che il ritrovarsi nella casa paterna l'avrebbe guarita da ogni pena derivata dalla separazione. Ritrovarsi al centro di quella cerchia, sentirsi amata da tante persone e da tutte più amata di quanto lo fosse mai stata prima di partire, contraccambiare l'affetto ricevuto senza timore e senza remore, sentirsi l'uguale di coloro che la circondavano, essere al riparo da qualsiasi menzione del nome dei Crawford, di qualsiasi sguardo che potesse sembrarle un muto rimprovero fattole per causa loro: questa era una prospettiva da pregustare con un piacere che essa poteva ammettere solamente a metà. E Edmund, anche... stare due mesi lontano da lui (e forse le avrebbero permesso di prolungare l'assenza di un altro mese), le avrebbe fatto bene. Trovarsi lontana, non sollecitata dalla vista di lui o dalle sue affettuose gentilezze e al riparo dalla perpetua irritazione che le veniva dal conoscere il suo amore segreto, libera dallo sforzo necessario per evitare le sue confidenze, avrebbe dovuto permetterle di raggiungere, a forza di ragionamenti, un più saldo equilibrio interiore; sarebbe riuscita a immaginarlo a Londra, intento a sistemare ogni cosa laggiù, senza risentirne alcuno strazio. Quello che a Mansfield sarebbe stato duro sopportare, sarebbe parso un male minore a Portsmouth.

L'unico inconveniente era il dubbio che la zia Bertram non si sentisse a suo agio senza di lei. Non era utile a nessun altro; ma alla zia poteva mancare fino a un punto cui non voleva pensare; e in effetti questa parte del progetto fu per Sir Thomas la più difficile da portare a compimento: anzi, quella che solo lui fu in grado di condurre in porto.

Ma a Mansfield Park era lui il padrone. Quando aveva preso una ferma risoluzione su una qualsiasi misura da adottare, sapeva sempre imporla e ora, a forza di parlarne lungamente, di spiegare, di insistere sul dovere che Fanny aveva d'andare a trovare qualche volta la sua famiglia, indusse la moglie a lasciar partire la nipote ottenendone l'assenso più per sottomissione che per convinzione, perché di una sola cosa Lady Bertram era certa: Sir Thomas pensava che Fanny doveva andare, e quindi sarebbe andata. Nella calma del suo spogliatoio, nel flusso imperturbato, indifferente delle sue riflessioni, per nulla influenzata dalle sbalorditive dichiarazioni del consorte, non riusciva proprio a vedere che necessità avesse Fanny di recarsi presso un padre e una madre che avevano fatto a meno di lei per tanto tempo mentre invece era così utile lì, in casa. Quanto al fatto che lei non ne avrebbe sentito la mancanza, come Mrs. Norris tentò eloquentemente di dimostrarle, rifiutò recisamente di ammettere una simile cosa.

Sir Thomas aveva fatto appello alla sua ragione, alla sua coscienza, alla sua dignità. Riconobbe che era per lei un sacrificio e, appellandosi alla sua bontà e al suo autocontrollo, le chiese di compierlo proprio in quanto sacrificio. Ma Mrs. Norris voleva persuaderla che di Fanny si poteva benissimo fare a meno (lei, naturalmente, era pronta a dedicare alla sorella tutto il proprio tempo, quando glielo avesse richiesto) e, in breve, che non ne poteva avere alcun bisogno né poteva sentirne la mancanza.

«Può darsi, sorella,» fu tutto quanto rispose Lady Bertram, «è probabile che lei abbia assolutamente ragione, ma sono sicura che a me mancherà molto.»

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Il passo seguente consistette nel mettersi in contatto con Portsmouth. Fanny scrisse per offrire di recarsi dai suoi; e la risposta della madre, benché breve, fu così affettuosa, poche semplici righe che esprimevano una gioia così naturale e materna alla prospettiva di rivederla, da confermare tutte le aspettative di felicità della figlia al pensiero di ritrovarsi vicino a lei, convincendola che ora avrebbe incontrato un'amica calda e affettuosa nella «Mamma» che, in passato, non le aveva certamente dimostrato una speciale tenerezza; ma, supponeva Fanny, la colpa era stata sua o si era trattato della sua immaginazione. Probabilmente si era alienata l'amore materno con la debolezza e l'irritabilità di quella sua indole pavida, o era stata irragionevole nel pretendere una parte più grande di quanto potesse spettare a chiunque di loro, numerosi com'erano. Ora che sapeva meglio come rendersi utile e come essere paziente, e che sua madre non era più costantemente presa dalle esigenze di una casa piena di bimbetti, vi sarebbero stati il tempo e la propensione per ogni reciproco scambio, e presto sarebbero state quello che madre e figlia dovrebbero sempre essere l'una per l'altra.

Quel progetto rese William felice quasi quanto sua sorella. Sarebbe stato il più grande dei piaceri averla con sé fino al momento di far vela, e forse trovarla ancora lì al ritorno dalla sua prima crociera in veste di ufficiale! E desiderava tanto che vedesse la Thrush prima che uscisse dal porto (la Thrush era certamente la più bella corvetta in servizio). Inoltre erano state fatte varie migliorie nell'area dei cantieri, che desiderava moltissimo mostrare alla sorella. Non si fece scrupolo di aggiungere che un suo soggiorno in casa sarebbe stato di grande vantaggio per tutti da molti punti di vista.

«Non so come sia,» disse, «ma sembra che, in casa di mio padre, occorra a tutti noi l'esempio dei tuoi bei modi e del tuo senso dell'ordine. La casa è sempre sottosopra. Tu avvierai tutto in un modo migliore, ne sono certo. Dirai a mia madre come tante cose vanno fatte e sarai così utile a Susan con i tuoi consigli e insegnerai a Betsey a comportarsi educatamente e ti farai voler bene e ti farai ascoltare dai ragazzi. Tutto andrà bene e piacevolmente!

Dopo l'arrivo della risposta di Mrs. Price le rimasero pochissimi giorni da trascorrere a Mansfield; e per la metà di uno di quei giorni i due giovani furono in grande allarme circa la buona riuscita del loro viaggio, poiché quando si venne a parlare del modo in cui compierlo, e Mrs. Norris scoprì che tutta la sua ansietà di risparmiare il denaro del cognato era vana e che a dispetto dei suoi desideri e dei suoi suggerimenti perché Fanny si servisse di un mezzo di trasporto meno costoso, avrebbero viaggiato con cavalli da posta, quando vide coi propri occhi Sir Thomas che dava a William polizze di pagamento per le spese, fu colpita dall'idea che vi era posto per una terza persona nella vettura e la prese all'improvviso un gran desiderio di andar con loro, di rivedere la sua povera cara sorella Price. Ne palesò il proposito: «Doveva proprio dire che aveva fatto più di un mezzo progetto di andare con i nipoti; sarebbe stato un così grande piacere per lei; erano più di vent'anni che non vedeva la sua povera cara sorella Price; e sarebbe stato un aiuto per i giovani avere durante il viaggio l'appoggio che la sua mente più matura era in grado di offrire; e non poteva fare a meno di pensare che la sua povera cara sorella Price avrebbe trovato assai poco gentile da parte sua non approfittare di una simile opportunità per andare.» William e Fanny restarono inorriditi a quella possibilità.

Tutte le prospettive di un confortevole viaggio vennero distrutte di colpo. Si guardarono l'un l'altro con aria desolata. La loro incertezza, comunque, durò un'ora o due. Nessuno si mise di mezzo per incoraggiare o dissuadere la zia, e Mrs. Norris fu lasciata a sistemare la cosa per proprio conto; alla fine, con grandissima gioia dei nipoti, comunicò di avere avuto un ripensamento: «A Mansfield Park in quel momento non si poteva fare a meno di lei; e lei era troppo necessaria a Sir Thomas e a Lady Bertram per lasciarli anche per una sola settimana; perciò doveva senz'altro sacrificare ogni altro piacere al dovere di rendersi loro utile.»

Di fatto, le era venuto in mente che, benché portata a Portsmouth senza spese, le sarebbe stato ben difficile non pagare di tasca propria il viaggio di ritorno. Così la sua povera cara sorella Price fu abbandonata a tutta la delusione di perdere l'opportunità di rivederla; e un altro periodo di separazione, di vent'anni forse, ebbe inizio.

I progetti di Edmund furono alterati da quel viaggio a Portsmouth, che comportava l'assenza di Fanny. Anche lui, come la zia, doveva fare un sacrificio a Mansfield Park. Aveva avuto l'intenzione di recarsi a Londra su per giù in quell'epoca, ma non poteva lasciare anche lui suo padre e sua madre proprio quando tutti quelli dalla cui presenza dipendeva massimamente il loro benessere, li lasciavano; e con uno sforzo che risentì assai, ma di cui non diede nulla a vedere, rimandò ancora di una o due settimane un viaggio che era impaziente di compiere poiché sperava che da esso dipendesse tutta la sua felicità.

Ne parlò a Fanny; lei sapeva tante cose che doveva esser messa al corrente di tutto. La comunicazione diede spunto a un altro confidenziale elogio di Miss Crawford; e Fanny fu penosamente

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colpita dalla sensazione che quella fosse l'ultima volta che il nome di Miss Crawford veniva liberamente menzionato fra loro. Solo una volta, dopo quella, egli vi fece allusione. Durante la serata Lady Bertram aveva detto alla nipote di scriverle subito appena arrivata, e in seguito, molto spesso, e aveva promesso di essere anche lei una buona corrispondente ed Edmund, approfittando di un momento propizio, le aveva sussurrato: «E io ti scriverò, Fanny, quando avrò qualcosa che meriti di essere letta; quando avrò qualcosa da dire che, penso, desidererai sapere e di cui non avrai tanto presto notizie da nessuna altra parte.» Anche se avesse dubitato del significato di quelle parole mentre ascoltava, l'animazione che notò sul viso di lui quando essa sollevò lo sguardo, sarebbe stata sufficiente a illuminarla.

In vista di questa lettera, doveva tentare di armarsi spiritualmente. Che una lettera di Edmund dovesse essere per lei motivo di terrore! Cominciò a rendersi conto che in lei non si era ancora compiuto tutto il cambiamento di opinioni e di sentimenti che si era riproposta e che il procedere del tempo e il variare delle circostanze non sempre producono in questo nostro mondo mutevole. Non era ancora passata attraverso tutte le vicissitudini dell'animo umano.

Povera Fanny! benché partisse, come faceva, spontaneamente e piena di ardore, l'ultima serata a Mansfield Park doveva essere tutta desolazione. Al momento della separazione il suo cuore era profondamente triste. Ebbe lacrime per ogni stanza della casa e ancor più per ciascuno dei suoi diletti abitanti. Si aggrappò alla zia, di cui avrebbe sentita la mancanza; baciò, scossa dai singhiozzi, la mano dello zio perché sapeva di averlo deluso; e in quanto a Edmund, non poté né parlare, né guardarlo, né pensare quando giunse l'ultimo momento con lui, e solo dopo che tutto finì seppe che si era congedato da lei affettuosamente, come un fratello. Tutto questo si svolse di sera, perché il viaggio doveva avere inizio l'indomani mattina assai per tempo; e quando il piccolo, ridottissimo gruppo si riunì per la prima colazione, si parlò di William e di Fanny che già avevano coperto la prima tappa del loro viaggio.

CAPITOLO XXXVIII

La novità del viaggio e la gioia che le dava il trovarsi in compagnia di William produssero presto il loro naturale effetto su Fanny che, quando Mansfield Park fu lasciato un bel po' indietro, e quando la loro prima tappa fu compiuta e dovettero lasciare la carrozza di Sir Thomas per quella del servizio postale, fu in condizioni di prender congedo dal vecchio cocchiere e di affidargli le ambasciate per ciascun membro della famiglia, con aspetto sereno.

Fratello e sorella conversarono piacevolmente, ininterrottamente; tutto era motivo di divertimento e di allegria per William, che, al colmo della gioia, improvvisava commenti burleschi e scherzosi quando languivano le considerazioni di tono più elevato, che finivano tutte, quando non iniziavano, con le lodi della Thrush, con le congetture sul come sarebbe stata impiegata, con piani di immaginarie azioni contro forze navali nemiche superiori, che (supponendo il primo tenente fuori causa - e William non aveva gran compassione per il primo tenente) gli avrebbero permesso di meritare la successiva promozione al più presto; oppure con speculazioni circa il conseguimento di premi in denaro, che sarebbero stati generosamente distribuiti a casa, trattenendo solamente il sufficiente per dotare di tutti i comodi il piccolo cottage nel quale lui e Fanny avrebbero trascorso insieme la loro maturità e la loro vecchiaia.

Le immediate preoccupazioni di Fanny riguardo a Mr. Crawford non ebbero parte nella loro conversazione. William sapeva quanto era avvenuto e, per parte sua, lamentava che i sentimenti della sorella fossero così freddi verso un uomo che lui non poteva considerare se non come dotato di indole assolutamente superiore; ma era in una età che è tutta per l'amore, e perciò lungi dal biasimare la sorella; e sapendo quale fosse il desiderio di lei in proposito, non voleva amareggiarla con la benché minima allusione.

Fanny aveva motivo di credere di non essere ancora dimenticata da Mr. Crawford. Aveva ricevuto ripetutamente lettere dalla sorella di lui, durante le tre settimane trascorse da quando avevano lasciato Mansfield, in ogni lettera vi erano state alcune righe di pugno di Henry, calde e decise come i suoi discorsi. Era una corrispondenza che Fanny trovava spiacevole proprio come aveva temuto. Lo stile di Miss Crawford vivace e affettuoso, era già un male di per sé, indipendentemente dal fatto di essere costretta a leggere quanto era stilato dalla penna del fratello, poiché Edmund non aveva pace finché non gli veniva fatta lettura della parte principale della lettera, dopodiché Fanny doveva ascoltare i suoi commenti ammirati sul linguaggio e sul calore degli affetti di Mary. Tanta parte di quelle lettere era stata infatti dedicata ad

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ambasciate, allusioni, ricordi, menzioni di Mansfield, che Fanny non poteva non supporre che fossero scritte con l'intenzione che lui le leggesse, e il trovarsi costretta a far da tramite in un simile piano, costretta a una corrispondenza che le portava le dichiarazioni dell'uomo che non amava e la obbligava a somministrare alimento alla passione, a lei così invisa, dell'uomo che amava, era crudelmente mortificante. Anche da questo punto di vista il suo provvisorio allontanamento prometteva un vantaggio. Quando non si fosse più trovata sotto lo stesso tetto di Edmund, confidava che Miss Crawford non avrebbe più avuto per scriverle motivi abbastanza forti da vincere la fatica di farlo e che a Portsmouth la loro corrispondenza si sarebbe gradatamente ridotta a zero. Con questi e mille altri pensieri, Fanny, sicura e allegra, continuò quel viaggio che procedeva con tanta rapidità quanta se ne poteva ragionevolmente sperare nel fangoso mese di febbraio. Entrarono in Oxford, ma poté dare solo un'occhiata frettolosa al Collegio dove aveva studiato Edmund, mentre lo oltrepassavano atraversando la città. Non fecero altre tappe finché non giunsero a Newsbury, dove un pasto ristoratore che cumulava pranzo e cena coronò i piaceri e la stanchezza di quella giornata.

La mattina seguente ripartirono per tempo; e procedettero regolarmente, senza eventi di rilievo e senza ritardi, giungendo nei dintorni di Portsmouth quando ancora c'era abbastanza luce da permettere a Fanny di guardarsi intorno e di meravigliarsi alla vista degli edifici nuovi. Oltrepassarono il Drawbridge, ed entrarono in città; e il crepuscolo cominciava a calare quando, guidate dalla possente voce di William, le ruote della carrozza rotolarono lungo l'acciottolato di una viuzza che partiva da High Street, e si fermarono davanti al portone della piccola casa dove ora abitava Mr. Price.

Fanny era agitata e confusa, piena di speranza e di apprensione. Nel momento in cui si fermarono, una servetta dall'aspetto sciatto, che apparentemente li stava aspettando sulla porta, si fece avanti, e più intenta a dare la notizia che a venir loro in aiuto, disse tutto d'un fiato: Signore, signore, la Thrush ha lasciato il porto, e uno degli ufficiali è stato qui per...» Fu interrotta da un bel ragazzo alto, sugli undici anni, che precipitandosi fuori dalla porta, spinse da parte la domestica e mentre William apriva personalmente lo sportello della carrozza da viaggio, gridò: «Sei appena in tempo! È mezz'ora che ti cercano. La Thrush ha lasciato il porto stamattina. L'ho vista. Era bellissima. E pensano che l'ordine di partenza arriverà fra un giorno o due. E Mr. Campbell è venuto qui alle quattro a prenderti. Ha uno dei canotti della Thrush che la raggiungerà alle sei e ha detto che sperava che tu saresti arrivato in tempo per andare con lui.»

Un'occhiata o due a Fanny, che William aiutava a scendere dalla carrozza, fu tutta la spontanea attenzione che questo fratello le concesse; ma non si sottrasse al suo bacio, pur impegnato com'era a dare ulteriori particolari sull'uscita dal porto della Thrush, argomento al quale aveva pieno diritto di interessarsi, visto che proprio su di essa e in quella circostanza doveva iniziare la sua carriera di uomo di mare. Un istante dopo Fanny di trovò nell'angusto ingresso della casa e fra le braccia di sua madre che le venne incontro con una espressione veramente affettuosa che a Fanny fu tanto più cara in quanto ritrovò nei tratti del suo viso quelli di sua zia Bertram; e c'erano le sue due sorelle: Susan, una bella e prospera ragazza di quattordici anni; e Betsey la più piccola della famiglia, di cinque anni circa, tutte e due contente di vederla, ciascuna a modo suo, benché nel riceverla non dessero gran prova di belle maniere. Ma non erano le belle maniere che Fanny desiderava: bastava che le volessero bene.

Fu poi condotta in un soggiorno, così piccolo che la sua prima impressione fu che si dovesse trattare di una stanza di passaggio che immetteva in un ambiente migliore, e rimase ferma per un momento in attesa di essere accompagnata in una stanza più degna; poi quando vide che non vi era un'altra porta e che, dai molti evidenti indizi si doveva dedurre che quella era una stanza abitata, scacciò quel primo pensiero e si rammaricò per tema di averlo lasciato intuire. Sua madre, tuttavia, non si trattenne abbastanza a lungo per aver tempo di nutrire simili sospetti. Era andata nuovamente alla porta d'ingresso per accogliere William. «Oh! mio caro William, quanto sono contenta di vederti! Ma hai sentito della Thrush? È già uscita dal porto, tre giorni prima di quanto si potesse prevedere; e non so cosa fare per l'equipaggiamento di Sam, non potrà esser pronto in tempo; perché può darsi che gli ordini di partenza arrivino addirittura domani; e la cosa mi prende proprio alla sprovvista. E tu poi devi muoverti subito per andare a Spithead; Campbell è stato qui, preoccupatissimo per te; e ora cosa dobbiamo fare? Pensavo di trascorrere una così placida serata con te, e invece tutto quanto mi cade addosso nello stesso momento».

Il figlio le rispose allegramente; le disse che tutto sarebbe sempre andato per il meglio e non diede peso al disagio che causava a lui il fatto di dover partire così su due piedi.

«Naturalmente avrei preferito molto che si fosse fermata in porto per poter così trascorrere con voi qualche ora tranquillamente; ma poiché c'è un canotto a riva, sarà meglio che me ne vada subito: non c'è altro da fare. In che punto di Spithead è ancorata la Thrush? Vicino alla Canopus? Ma lasciamo stare, c'è

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Fanny nel soggiorno: perché mai ce ne stiamo nell'ingresso? Venga, mamma, lei non ha quasi ancora guardato la sua Fanny.»

Entrarono insieme, e Mrs. Price avendo nuovamente baciato la figlia con affetto e fatto qualche commento su quanto era cresciuta, incominciò con naturalissima sollecitudine a preoccuparsi della stanchezza e delle esigenze dei due viaggiatori.

«Poveri cari! come dovete sentirvi stanchi! e ora, cosa volete prendere? incominciavo a pensare che non sareste arrivati mai. Betsey e io siamo state all'erta durante tutta quest'ultima mezz'ora. E quando avete mangiato qualcosa l'ultima volta? Cosa gradireste ora? Non sapevo se avreste preferito un po' di carne, oppure un tè, dopo aver viaggiato, altrimenti avrei preparato qualcosa. E adesso temo che Campbell capiti da un momento all'altro, prima che ci sia tempo di cuocere una bistecca, e non c'è nessun macellaio nelle vicinanze. È molto scomodo non avere un macellaio qui nella strada. Stavamo più comodi nell'altra casa; forse vi farebbe piacere un po' di tè appena potrà essere pronto.»

Tutti e due assicurarono che il tè era quanto avrebbero preferito a qualsiasi altra cosa. «Allora, Betsey, corri in cucina e vedi se Rebecca ha messo l'acqua sul fuoco; e dille di portare tutto quanto occorre per il tè il più presto possibile. Vorrei che ci riuscisse di fare aggiustare il campanello, ma Betsey è bravissima come messaggera.»

Betsey partì con tutta alacrità, orgogliosa di dar prova delle sue capacità agli occhi della sua nuova, bella, elegante sorella.

«Povera me,» continuò la madre tutta presa dalle sue ansie, «che misero fuoco abbiamo, e sono sicura che siete tutti e due morti dal freddo. Spingi la tua sedia più vicino, cara. Non so davvero cosa abbia combinato Rebecca. Sono certa di averle detto mezz'ora fa di portar su un po' di carbone. Susan, avresti dovuto badare tu al fuoco.»

«Ero di sopra, mamma, a spostare le mie cose,» disse Susan con uno spavaldo accento di autodifesa che diede un soprassalto a Fanny. «Sa bene di aver deciso solo poco fa che mia sorella Fanny e io avremmo occupato l'altra camera; e non sono riuscita a farmi aiutare da Rebecca.» Il proseguimento della discussione fu impedito da vari trambusti e fracassi; per prima cosa entrò il cocchiere per essere pagato; poi vi fu un battibecco fra Sam e Rebecca sul miglior sistema di portar di sopra il baule di Fanny, che lui voleva decidere a modo tutto suo; e finalmente fece il suo ingresso Mr. Price in persona, preceduto dalla sua voce sonora, mentre con parole molto simili a imprecazioni spingeva via a calci la sacca da viaggio del figlio e la valigia della figlia che ingombravano l'ingresso e chiedeva a gran voce una candela; ma poiché nessuna candela gli fu portata, entrò direttamente nella stanza. Fanny, in preda a contrastanti sentimenti, si era alzata per andargli incontro, ma ricadde a sedere, rendendosi conto che, data l'oscurità dell'ambiente, il padre non l'aveva scorta e che, inoltre, non pensava assolutamente a lei. Con un'amichevole stretta di mano al figlio, e con voce sollecita incominciò immediatamente: «Ah, ben tornato, ragazzo mio! Lieto di vederti. Hai sentito le notizie? La Thrush è uscita dal porto stamane. Quando si dice la puntualità! Per Dio, sei appena in tempo. Il dottore è stato qui a cercarti; ha una delle scialuppe, e deve partire per Spithead entro le sei, perciò è meglio che tu vada con lui. Sono stato da Turner a proposito del tuo equipaggiamento, e tutto è in via di sistemazione. Non mi stupirei se tu ricevessi il foglio di ordini entro domani; ma non potrete partire con questo vento se siete diretti a ovest; e il capitano Walsh è sicuro che lo siate. Voi e l'Elephant. Per Dio, vorrei che fosse così. Ma il vecchio Scholey mi diceva proprio poco fa che, secondo lui, prima vi manderanno a Texel. Bene, bene, siamo pronti, capiti quel che capiti. Ma, per Dio, tu che stamattina non eri qui a vedere la Thrush uscire dal porto, hai perso un gran bello spettacolo. Non avrei voluto perderlo, io, neanche per mille sterline. Il vecchio Scholey è corso qui all'ora di colazione per dirmi che aveva levato le ancore e che stava uscendo. Sono balzato in piedi e in due salti sono arrivato alla banchina. Se mai si è vista galleggiare sul mare una perfetta bellezza, questa è la Thrush; ed è ancorata a Spithead, e chiunque in Inghilterra la scambierebbe per una ventotto remi. Questo pomeriggio sono stato sulla banchina per due ore, a guardarla. È ancorata vicinissima all'Endymion, fra questa e la Cleopatra, esattamente a est dal pontone perpendicolare.»

«Ah!» esclamò William, «è proprio dove l'avrei piazzata io stesso. È il miglior punto d'ancoraggio a Spithead. Ma ecco mia sorella, signore, ecco Fanny.» E volgendosi a lei, la guidò verso il padre: «È tanto buio che lei non l'ha vista.»

Ammettendo apertamente di essersi completamente dimenticato del suo arrivo, ora Mr. Price accolse la figlia; e dopo averla abbracciata cordialmente e avere osservato che si era fatta donna e che, supponeva, presto avrebbe avuto bisogno di un marito, ebbe tutta l'aria di dimenticarla completamente un'altra volta.

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Fanny si rannicchiò di nuovo sulla sedia, tristemente mortificata dal linguaggio rozzo del padre, e dall'odore di alcool del suo fiato; e lui continuò a parlare solamente al figlio e unicamente della Thrush, benché William, per quanto fosse caldamente interessato da quell'argomento, più di una volta tentasse di indurre il padre a prestare attenzione a Fanny e a pensare alla sua lunga assenza da casa e al lungo viaggio appena compiuto.

Restarono seduti ancora un po', e finalmente comparve una candela; ma siccome non vi era nessuna avvisaglia del tè, né, in base alle notizie recate da Betsey dalla cucina, molta speranza di vederlo presto comparire, William decise di andare subito a cambiarsi d'abito, e a fare i necessari proparativi per trasferirsi a bordo in modo da poter poi prendere il tè comodamente.

Mentre lasciava la stanza, vi si precipitarono dentro due ragazzini - uno di otto, l'altro di dieci anni circa, con le faccette arrossate, scalcinati e sudici; appena messi in libertà dalla scuola; venivano tutti eccitati a vedere la sorella e a dire che la Thrush aveva lasciato il porto. Erano Tom e Charles; Charles era nato dopo la partenza di Fanny, ma essa aveva spesso aiutato la madre ad accudire a Tom, e ora provava uno speciale piacere nel rivederlo. Li baciò tutti e due tenerissimamente, ma Tom se lo volle tenere vicino, per tentare di rintracciare i lineamenti del pupetto al quale aveva voluto bene e dirgli come l'avesse prediletto quando era piccino. Tom, tuttavia, non intendeva essere trattato in quel modo: era tornato a casa non per star fermo e per ascoltare chi gli voleva parlare, ma per correre in giro liberamente e far baccano; perciò ambedue i ragazzini le sfuggirono al più presto e uscirono dal soggiorno, sbattendo la porta con tanta violenza da darle una fitta alle tempie.

Ora aveva visto tutti i membri della famiglia presenti in casa: vi erano ancora due fratelli fra lei e Susan, uno dei quali era impiegato in un pubblico ufficio a Londra, e l'altro era imbarcato su un mercantile che faceva la rotta dell'India. Ma benché avesse visto tutti i membri della famiglia presenti, non aveva ancora udito tutto il rumore che potevano fare. Un altro quarto d'ora gliene fornì un supplemento: William chiamava a gran voce dal pianerottolo del secondo piano sua madre e Rebecca; era preoccupato per qualcosa che aveva lasciato in camera sua e che non trovava più. Una chiave era andata smarrita. Betsey era accusata di aver pasticciato col suo cappello nuovo e avevano trascurato di far apportare, come avevano promesso, alcune lievi ma fondamentali modifiche al panciotto della sua uniforme.

Mrs. Price, Rebecca e Betsey andarono tutte e tre di sopra per difendersi dalle accuse, parlando tutte e tre insieme, ma Rebecca a voce più alta di tutte, e si dovette fare il lavoro sui due piedi alla meglio, in gran fretta, mentre William tentava invano di rispedire giù Betsey o di impedirle di dar fastidio là dove si trovava; il tutto, poiché quasi ogni porta nella casa era spalancata, si poteva seguire distintamente dal soggiorno, eccetto quando veniva coperto a intervalli dal rumore prodotto da Sam, Tom e Charles che si rincorrevano su e giù per le scale, vociando e capitombolando l'uno sull'altro. Fanny era letteralmente frastornata. La ristrettezza della casa, lo scarso spessore delle pareti rendevano ogni suono così vicino, che, stanca com'era del viaggio, e prostrata dalla agitazione, quasi non poteva sopportare tanta confusione. Lì nel soggiorno, tutto era abbastanza quieto, poiché scomparsa Susan assieme agli altri, presto rimasero solamente Fanny e suo padre; lui, prendendo un giornale, solitamente imprestato da un vicino, si immerse nella lettura senza dar segno di rammentarsi dell'esistenza della figlia. La solitaria candela era posta fra lui e il giornale, senza nessuna considerazione per quelle che potevano essere le sue esigenze; d'altra parte, non aveva nulla da fare, ed era lieta che la luce fosse schermata ai suoi occhi doloranti, mentre se ne stava lì in sbalordita, smarrita, tristissima contemplazione.

Era a casa sua. Ma, ahimè, non era una simile casa, non era quella l'accoglienza che... si contenne; era irragionevole. Che diritto aveva di essere importante per la sua famiglia? Non poteva averne alcuno, dopo che da tanto tempo l'avevano perduta di vista! Gli interessi di William dovevano essere i più cari - sempre lo erano stati - ed egli aveva ogni diritto all'attenzione. Eppure sentirsi dire o chiedere così poco di se stessa, non sentirsi chiedere nulla di Mansfield! Le dava pena, che Mansfield fosse ignorato, insieme ai parenti che avevano fatto tanto, quei parenti così cari! Ma qui, un solo interesse assorbiva ogni altro. Forse doveva essere così. La destinazione della Thrush doveva essere ora di preminente importanza. Un giorno o due avrebbero prodotto una differenza. Lei sola era da biasimare. Eppure pensava che le cose non si sarebbero svolte così a Mansfield. No, nella casa di suo zio si sarebbero presi in considerazione e rispettati i tempi e i momenti opportuni; vi sarebbe stata una regola negli argomenti trattati, una proprietà, un'attenzione verso ognuno che qui non c'erano. Per tutta una mezz'ora l'unica interruzione di questi suoi pensieri fu provocata da un'improvvisa esplosione di suo padre, che non contribuì certo a ricomporli. A un insostenibile «fortissimo» dei tonfi e degli urli che giungevano dall'anticamera, egli sbottò: «Il diavolo si porti quei bastardi! Sentili come gridano! Già, e Sam più degli altri! Quel ragazzo è adatto per fare il nostromo. Ohilà! dico a te, Sam, piantala con quella tua maledetta voce, o arrivo io.»

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Questa minaccia fu così apertamente disattesa che, benché cinque minuti dopo i tre ragazzini facessero irruzione nella stanza e si mettessero a sedere, Fanny non vide in ciò che la prova del fatto che, per il momento, erano completamente esausti: lo testimoniavano i loro visi accaldati e il loro respiro ansimante, tanto più che continuavano a prendersi a calci negli stinchi, sbottando a tratti in urli improvvisi, proprio sotto gli occhi del padre.

Quando, poco dopo, la porta si aprì, fu per segnalare un ingresso più gradito: quello dell'occorrente per preparare il tè, che Fanny aveva quasi incominciato a disperare di vedersi offrire quella sera. Susan, e una servetta, il cui aspetto più che trasandato fece capire alla sorpresissima Fanny che quella che aveva visto poco prima era la domestica, portavano tutto quanto occorreva per il pasto serale; Susan, mentre posava il bollitore sul fuoco, gettò un'occhiata alla sorella, come combattuta fra il piacevole trionfo di dar prova di attività, dimostrandosi utile e il timore di svilirsi sbrigando personalmente quella mansione. «Era andata in cucina,» disse, «per far fretta a Sally e aiutarla a preparare il pane tostato e a spalmarci il burro perché non sapeva quando, senza il suo intervento, il tè sarebbe stato pronto, ed era sicura che la sorella, dopo il viaggio, aveva bisogno di prender qualcosa.» Fanny espresse tutta la sua gratitudine. Innegabilmente, una tazza di tè le avrebbe fatto molto piacere. Susan si mise subito a prepararlo, compiaciuta di potervisi dedicare da sola; e, a parte un po' di inutile confusione e alcuni incauti tentativi di mantenere in riga i fratelli, il che certo non era nelle sue possibilità, in complesso ne venne fuori benissimo. Fanny si sentì ristorata tanto moralmente quanto fisicamente; provò un gran sollievo nella mente e nel cuore di fronte a quell'atto di così tempestiva gentilezza. Susan aveva un modo di fare giudizioso; somigliava a William - e Fanny sperò di trovare in lei le stesse disposizioni e la stessa buona volontà di lui.

In questa più distesa atmosfera, William rientrò, seguito a ruota dalla madre e da Betsey. Nella divisa di tenente sembrava più alto, più deciso e si muoveva con maggior grazia: col più radioso sorriso andò difilato verso Fanny che, levatasi in piedi, lo contemplò per un momento con muta ammirazione prima di gettargli le braccia al collo e di sfogare, scoppiando in singhiozzi tutte le sue emozioni, di piacere e di pena.

Ansiosa di non dar a vedere la propria infelicità, subito si riprese e, asciugandosi le lacrime, fu in condizione di notare e di ammirare ogni più vistoso particolare dell'uniforme di William ascoltandolo, con spirito assai più sollevato, mentre esprimeva la speranza di trascorrere a terra parte di ogni giornata prima di prendere il mare e perfino di riuscire a portarla a Spithead per farle vedere la corvetta.

La successiva folata di confusione introdusse Mr. Campbell, il chirurgo della Thrush, un giovane dai modi corretti e gentili, che veniva a prendere l'amico, e per il quale, con qualche difficoltà, fu trovata una sedia e, grazie a un affrettato risciacquio da parte della giovane somministratrice del tè, anche una tazza e un piattino; e dopo un altro quarto d'ora di animata conversazione fra i signori, in mezzo a un accavallarsi e susseguirsi di trambusto e rumore, finalmente gli uomini e i ragazzi, si accinsero tutti quanti ad uscire, visto che era arrivata l'ora di mettersi in cammino e ogni cosa era pronta; William si congedò e tutti se ne andarono, visto che i tre ragazzini, a dispetto delle implorazioni della madre, avevano deciso di accompagnare il fratello e Mr. Campbell fino al molo dov'erano ancorati i canotti delle navi da guerra; con loro uscì anche Mr. Price per riportare il giornale al vicino.

A questo punto si poteva sperare in qualcosa che somigliasse alla quiete e conseguentemente, dopo che si riuscì ad ottenere che Rebecca si lasciasse convincere a portare via le stoviglie da tè, e Mrs. Price ebbe fatto varie volte il giro della stanza alla ricerca di una manica di camicia che, alla fine, Betsey scovò in un cassetto del tavolo di cucina, il piccolo gruppo femminile si trovò compostamente seduto, e la madre, dopo aver nuovamente lamentato l'impossibilità di preparare l'equipaggiamento di Sam prima che la nave salpasse, trovò l'opportunità di pensare alla figlia maggiore e alle persone che essa aveva lasciato dietro di sé a Mansfield.

Mrs. Price rivolse alcune domande: ma una della prime («Come riusciva sua sorella Bertram a dirigere la servitù? Incontrava la sue stesse difficoltà per trovare persone di servizio tollerabili?») ben presto sviò la sua mente dal Northamptonshire, e la fissò sui propri problemi casalinghi, e l'indisponente indole di tutte le domestiche di Portsmouth, fra le quali lei era convinta che le sue due fossero senz'altro le peggiori, l'assorbì totalmente. Tutti i Bertram furono dimenticati, mentre elencava le mancanze di Rebecca, contro la quale anche Susan aveva molto da dire, e la piccola Betsey ancora di più, e che sembrava così totalmente priva di qualsiasi dote atta a raccomandarla, che Fanny si azzardò ad esprimere la supposizione che sua madre certo intendeva licenziarla alla scadenza del suo contratto annuo di assunzione.

«La scadenza del suo contratto!» esclamò Mrs. Price. «Ti assicuro che spero di essere liberata dalla sua presenza prima che resti per un anno intero in casa nostra; il contratto non finirà prima di novembre. Qui a Portsmouth, le domestiche sono arrivate fino a tal punto, mia cara, che è un vero miracolo

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se le si sopporta più di sei mesi. Non spero nemmeno di essere mai veramente a posto; e se mandassi via Rebecca, potrei solamente trovarne una peggiore. Eppure non credo di essere molto difficile da accontentare come padrona di casa, e ti assicuro che qui da noi non c'è molto da fare poiché c'è sempre un'altra ragazza a dare una mano alla domestica, e spesso metà del lavoro lo faccio io personalmente.»

Fanny rimase in silenzio; ma non perché fosse convinta che non vi era rimedio per alcuni dei mali enumerati. Mentre se ne stava seduta osservando Betsey, non poté non pensare intensamente a un'altra sorella, una bimbetta graziosissima che, quando era partita per il Northamptonshire, non era di molto minore di Betsey, e che era morta alcuni anni più tardi. Vi era, in lei, un che di straordinariamente accattivante. In quei tempi lontani, Fanny l'aveva preferita a Susan; e quando, in processo di tempo, la notizia della sua morte le era giunta, a Mansfield, per un certo periodo ne era stata profondamente afflitta. La vista di Betsey ravvivava il ricordo della piccola Mary, ma per nessuna cosa al mondo avrebbe voluto dar pena a sua madre facendovi allusione. Mentre la rievocava, Betsey, lì vicino, continuava a sollevare qualcosa per attirare la sua attenzione tentando, contemporaneamente, di nasconderla alla vista di Susan.

«Cos'hai lì, tesoro?» disse Fanny. «Vieni a mostrarmelo.»Era un coltellino d'argento. Susan balzò in piedi reclamandolo per suo e tentò di prenderglielo, ma

la bimba corse a rifugiarsi dalla madre e Susan poté solo rimproverarla, cosa che fece con foga, sperando evidentemente di avere Fanny dalla sua: era estremamente ingiusto che lei non potesse avere il suo coltellino; la sorellina Mary glielo aveva lasciato sul suo letto di morte, e lei avrebbe dovuto averlo in consegna già da tempo. Ma la mamma glielo aveva preso, e lo lasciava continuamente fra le mani di Betsey; e il risultato sarebbe stato di vederlo rovinare da Betsey, che lo teneva per sé come fosse suo, benché la mamma avesse promesso a lei, Susan, che Betsey non lo avrebbe avuto fra le mani.

Fanny si sentì profondamente urtata. Le parole della sorella e poi la risposta della madre, ferivano in lei ogni senso di ciò che era il dovere, l'onore, la tenerezza.

«Ma via, Susan!» aveva esclamato Mrs. Price con voce lamentosa, «perché ti arrabbi tanto? Sempre a litigare per quel coltellino... Non dovresti essere così litigiosa. Povera piccola Betsey! come si arrabbia Susan con te!... Ma non avresti dovuto prenderlo, tesoro, quando ti ho mandata ad aprire il cassetto. Sai bene che ti avevo detto di non toccarlo, perché Susan si arrabbia tanto. La prossima volta lo dovrò nascondere, Betsey. La povera Mary certo non pensava che sarebbe diventato un simile pomo della discordia quando me lo diede da tenere due ore prima che morisse. Povera animuccia! Poteva a malapena parlare udibilmente, e disse così a modino: «Mamma, dà il mio coltellino a mia sorella Susan quando sarò morta e sepolta.» Povera piccola cara! ci teneva tanto, Fanny, che ha voluto averlo a letto con sé durante tutta la malattia; era stato il regalo della sua buona madrina, la vecchia moglie dell'ammiraglio Maxwell, solo sei settimane prima che si ammalasse. Povera piccola, dolce creatura! Bene, è stata sottratta a tutti i mali che ci aspettano nella vita. Betsey mia (vezzeggiandola) tu non hai la fortuna di avere una così buona madrina. La zia Norris vive troppo lontano, vedi, per pensare a una personcina quale sei tu.»

E in effetti Fanny non aveva nulla da portare da parte della zia Norris, all'infuori di un'ambasciata in cui esprimeva la sua speranza di apprendere che la figlioccia era una buona bambina e studiava il sillabario. A un certo punto, nel salotto a Mansfield Park, si era vagamente accennato all'intenzione di mandare a Betsey un libro di preghiere, ma non se n'era più parlato. È vero che Mrs. Norris, tornata a casa sua, aveva tirato giù due vecchi libri di preghiere di suo marito con l'idea di darne uno, ma, dopo attenta riflessione, quello slancio di ardente generosità si era spento. Notò che uno era stampato in lettere troppo minute per gli occhi di una bambina, mentre l'altro era di proporzioni troppo ingombranti per essere facilmente trasportato.

Fanny, stanca del viaggio e stanca per tutto quanto era seguito all'arrivo, fu lieta di aderire subito all'invito di andare a letto; e prima che Betsey avesse smesso di piangere protestando perché le permettevano di stare alzata solamente un'ora in più del solito in onore della sorella, si ritirò al piano di sopra, mentre ogni cosa dabbasso piombava nuovamente in uno stato di rumorosa confusione, coi ragazzini che reclamavano formaggio tostato, il padre che chiedeva a gran voce il suo rhum annacquato, e Rebecca che non era mai dove avrebbe dovuto trovarsi.

Nella stanzetta soffocante, a malapena ammobiliata, che doveva condividere con Susan, non trovò nulla che le sollevasse lo spirito. L'angustia degli ambienti al piano terra e al piano di sopra, i corridoi e le scale entrambi strettissimi, la colpirono oltre l'immaginabile. Ben presto in quella casa troppo ristretta per consentire comodità a uno qualsiasi dei suoi abitanti, imparò a pensare con rispetto al suo piccolo attico di Mansfield Park.

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CAPITOLO XXXIX

Se Sir Thomas avesse potuto conoscere tutte le sottaciute impressioni della nipote quando scrisse la sua prima lettera alla zia, non avrebbe disperato di ottenere il risultato che si era proposto decidendo quella visita, poiché, nonostante un buon riposo notturno, un tempo piacevole, la speranza di rivedere presto William, e le condizioni di relativa tranquillità che regnavano nell'ambiente domestico grazie al fatto che Tom e Charles si trovavano a scuola, che Sam era uscito per qualche suo progetto, e che il padre era uscito anche lui per i suoi inconcludenti giri in città, la mettessero in condizione di descrivere con buonumore la casa paterna, Fanny continuava ad essere acutamente conscia di tutti gli inconvenienti che, scrivendo, passava sotto silenzio. Se Sir Thomas avesse potuto anche intendere solo metà di quanto lei sentiva prima che la settimana fosse giunta al termine, si sarebbe detto certo del successo finale di Mr. Crawford e si sarebbe congratulato con se stesso per la propria sagacia.

Prima della fine della settimana tutto fu delusione. Anzitutto, William era partito. La Thrush aveva ricevuto l'ordine di rotta, il vento era cambiato, e William era salpato quattro giorni dopo il loro arrivo a Portsmouth; e durante quei quattro giorni l'aveva visto solo due volte, brevemente e in tutta fretta, quando era venuto a terra per servizio. Fra loro non vi era stata nessuna conversazione intima, nessuna passeggiata sui bastioni, nessuna visita ai cantieri, nessuna presa di contatto con la Thrush, nulla di ciò che avevano progettato e su cui avevano fatto conto. Da quel lato tutto era venuto a mancarle, eccetto le manifestazioni d'affetto da parte del fratello. Il suo ultimo pensiero, lasciando casa, era stato per lei. Era tornato sui suoi passi fino alla soglia esterna per dire: «Abbia cura di Fanny, mamma. È delicata e non è abituata ad affrontare i disagi come lo siamo noi. Gliela affido... Abbia cura di Fanny.»

William era partito e la casa in cui l'aveva lasciata era - Fanny non riusciva a nasconderselo - da quasi tutti i punti di vista esattamente il contrario di ciò che avrebbe potuto desiderare. Vi regnavano il chiasso, il disordine, la sconvenienza. Nessuno si trovava al posto che gli sarebbe spettato, niente era fatto come si sarebbe dovuto fare. Non riusciva a rispettare i genitori. Non aveva alimentato speranze molto ottimistiche circa suo padre, ma ora lo vedeva, così com'era: più incurante della famiglia, con abitudini peggiori e modi più grossolani di quanto si fosse aspettata. Non gli mancavano le capacità; ma la sua curiosità e le sue cognizioni non andavano oltre quanto riguardava la sua professione; leggeva solamente il giornale e il bollettino della marina sui movimenti delle navi; parlava solo del cantiere, del porto, di Spithead e del Montherbank; bestemmiava e beveva; era sudicio e volgare. Non le era mai riuscito di rammentare, nel modo in cui l'aveva trattata in passato, qualcosa che si avvicinasse alla tenerezza. Nel ricordo le era rimasta solamente una generica impressione della sua voce troppo forte e dei suoi modi rozzi; e ora quasi non le prestava attenzione se non per farla oggetto di qualche freddura volgare.

La delusione che le cagionava la madre era più grande; aveva sperato molto in lei, e non vi trovava quasi niente. Ogni illusoria speranza di importarle qualcosa era presto svanita. Mrs. Price non era cattiva, ma invece di far progressi nel suo affetto e nella sua confidenza, e diventarle sempre più cara, la figlia non otteneva più interesse di quanto gliene fosse stato dimostrato il giorno dell'arrivo. L'istintivo naturale sentimento materno era stato ben presto appagato dalla sua presenza, e l'affetto di Mrs. Price per la figlia non aveva altre radici. Il suo cuore e il suo tempo erano già colmi; non aveva né tempo né sentimenti da investire in Fanny. Le sue figlie non le erano mai state specialmente care. Amava i maschi, specialmente William, e Betsey era l'unica della ragazze alle quali avesse mai voluto veramente bene. Verso di lei era scriteriatamente indulgente. William era il suo orgoglio; Betsey il suo tesoruccio; e John, Richard, Sam, Tom e Charles assorbivano quanto rimaneva della sua sollecitudine materna ed erano alternativamente la sua preoccupazione e il suo conforto. Così era spartito il suo cuore; il suo tempo era assorbito principalmente dalla casa e dalle domestiche. I suoi giorni trascorrevano in una specie di lassa agitazione; sempre indaffarata senza concludere, sempre indietro con quello che c'era da fare lamentandosene, senza cambiare sistema; desiderosa di fare economia, ma senza metodo e regolarità; insoddisfatta delle domestiche, ma incapace di guidarle, e sia che le aiutasse, o le sgridasse, o le compiacesse, assolutamente incapace di farsi rispettare.

Delle sorelle Mrs. Price rassomigliava assai più a Lady Bertram che a Mrs. Norris. Si occupava delle cose per necessità, ma senza nulla della naturale disposizione di Mrs. Norris o della sua indefessa attività. La sua indole era placida e indolente, come quella di Lady Bertram; e una situazione di pari ricchezza e di dolce far niente sarebbe stata assai più adatta alla sua natura degli sforzi e delle privazioni cui la costringeva la condizione in cui il suo imprudente matrimonio l'aveva cacciata. Avrebbe potuto essere

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una elegante padrona di casa come era Lady Bertram, ma Mrs. Norris, con una piccola entrata da amministrare, sarebbe stata una assai più rispettabile madre di nove figli di quanto lo fosse lei.

Fanny non poteva non rendersi conto di gran parte di questo. Poteva farsi scrupolo di chiuderlo in parole, ma era costretta a rendersi conto che sua madre era una donna scriteriata, piena di parzialità, una perdigiorno, una sciattona, che non educava e non frenava i figli, la cui casa, da qualunque aspetto la si considerasse, era un esempio di cattiva conduzione e di disordine. Non aveva talento né conversazione, non aveva affetto da darle; non aveva nessuna curiosità di conoscerla meglio, nessun desiderio di farsela amica, nessuna propensione a ricercare la sua compagnia, insomma, nulla che in qualche modo potesse attenuare queste tristi impressioni.

Fanny desiderava moltissimo rendersi utile: non voleva aver l'aria di sentirsi al di sopra della sua casa paterna o di essere giudicata, per il fatto di essere stata educata in un ambiente estraneo, inadatta o restia a contribuire col suo aiuto al benessere domestico; perciò si mise immediatamente a lavorare per Sam e agucchiando dalla mattina fino a tarda sera con perseveranza e grande assiduità, fece sì che alla fine il ragazzo fosse spedito a bordo con più biancheria del necessario. Provò grande piacere nel sentirsi utile, ma non riuscì a capire come si sarebbero aggiustati senza di lei. Quando Sam partì lo rimpianse, per rumoroso e prepotente che fosse, perché era intelligente e capace, e sempre pronto a sbrigare qualsiasi commissione in città. Certo, non teneva in alcun conto le rimostranze di Susan per come le sbrigava, rimostranze assai ragionevoli in sé ma espresse con foga inopportuna, incominciava ad essere tuttavia sensibile alle gentilezze che gli usava Fanny e ai suoi dolci modi persuasivi; e lei scoprì di aver perduto, con la sua partenza, quanto vi era di meglio nei tre fratelli minori. Quanto a Tom e Charles, erano troppo più piccoli di lui, troppo lontani da quell'età in cui sentimento e ragione fanno capire quanto sia facile farsi degli amici e sforzarsi di non essere molesti. Fanny disperò ben presto di esercitare la benché minima influenza su di loro; erano assolutamente indomabili, impenetrabili a qualsiasi ragionamento che essa trovava l'energia o il tempo di tentare con loro. Ogni pomeriggio si ripetevano per tutta la casa i loro giochi sfrenati; e ben presto Fanny imparò a sospirare all'avvicinarsi della inevitabile mezza vacanza del sabato.

Anche per quanto riguardava Betsey, bimbetta super-viziata, educata a considerare l'alfabeto come il suo peggiore nemico, lasciata a piacimento in compagnia delle domestiche, e poi incoraggiata a riferire ogni loro mancanza, quasi disperava di riuscire a volerle bene e ad esserle di aiuto; sulla vera indole di Susan, infine, era molto incerta. Le sue continue discussioni con la madre, le liti incessanti con Tom e con Charles, la petulante opposizione a Betsey erano per lo meno altrettanto penose per Fanny che, pur ammettendo che quel comportamento non si manifestava certamente senza provocazione, temeva che l'inclinazione naturale che lo spingeva fino a quel punto fosse lungi dall'essere amabile e atta a concederle un qualsiasi sollievo.

Questa era la casa che avrebbe dovuto farle scordare Mansfield, e insegnarle a pensare al cugino Edmund con più equilibrati sentimenti. Invece non sapeva pensare ad altro che a Mansfield, alle persone amate che vi abitavano, al suo perfetto stile di vita. Ogni cosa, lì dove essa si trovava attualmente, era in pieno contrasto con tutto quanto rievocava. L'eleganza, la proprietà, la regolarità, l'armonia - e forse, sopra ogni altra cosa, la pace e la tranquillità di Mansfield, - le tornavano in mente ad ogni ora del giorno, messe in rilievo dal prevalere di ogni cosa opposta lì, sotto i suoi occhi.

Vivere in mezzo a un trambusto incessante era, per un fisico e un'indole delicati e nervosi come quelli di Fanny, un male che nessun correttivo di eleganza o di armonia avrebbe potuto compensare completamente. Ed era questo il male peggiore. A Mansfield non si udiva mai eco di contesa, o voce troppo alta; mai nessuno irrompeva all'improvviso in una stanza o camminava rumorosamente; ogni cosa procedeva con ritmo regolare, con ordine lieto; ciascuno aveva l'importanza che gli spettava; si teneva conto dei sentimenti di ciascuno. Anche dove si poteva avere l'impressione che la tenerezza difettasse, il buon senso e la buona educazione supplivano; e in quanto alle leggere irritazioni cagionate ogni tanto dalla zia Norris, duravano poco, erano di poco conto, erano come una goccia d'acqua rispetto all'oceano, se paragonate all'incessante tumulto della sua presente dimora. Qui, ciascuno era chiassoso, ogni voce era troppo alta (eccetto forse quella della madre, che rammentava il tono, dolcemente monotono, di quella di Lady Bertram ma incrinato da una perenne trepidazione), qualsiasi cosa si desiderasse veniva richiesta urlando, e le domestiche urlavano le loro risposte dalla cucina. Le porte sbattevano continuamente, il via vai sulle scale non cessava mai, niente era fatto senza clamore, nessuno sedeva in silenzio, e nessuno, quando parlava, otteneva dagli altri la benché minima attenzione. Confrontando le due case quali le valutava dopo una settimana dal suo arrivo, Fanny era tentata di applicar loro il celebre giudizio del dottore Johnson sul matrimonio e il celibato, e si diceva che benché Mansfield Park potesse avere alcune spine, Portsmouth non poteva avere fiori.

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CAPITOLO XL

Fanny non si era ingannata pensando che ormai non avrebbe più ricevuto notizie da Miss Crawford con lo stesso rapido ritmo con cui la loro corrispondenza aveva avuto inizio; la prima lettera di Mary a Portsmouth giunse dopo un intervallo decisamente più lungo del solito; ma non aveva avuto ragione nel supporre che un simile intervallo le sarebbe stato di grande sollievo. Ecco un'altra strana rivoluzione dei suoi più intimi sentimenti! Quando la lettera giunse, il riceverla le diede un grande piacere. Nel suo attuale esilio dalla buona società e lontana da tutto quanto era solito interessarla, la lettera di una persona che apparteneva alla cerchia dove il suo cuore viveva, scritta con affetto e con un certo tono di eleganza le fu del tutto accetta. La solita scusa degli impegni crescenti le veniva presentata per giustificare il ritardo nello scriverla, «ed ora che ho iniziato,» continuava, «la mia lettera non merita di essere letta da lei, perché non vi saranno brevi dichiarazioni d'amore in calce né tre o quattro righe passionées vergate dal più devoto degli H.C. Già, Henry è nel Norfolk; è stato chiamato a Everingham dieci giorni fa da importanti affari, o forse ha solamente addotto questo pretesto, per potersi mettere in viaggio mentre viaggia anche lei. Comunque, è là, e, a proposito, la sua assenza può essere considerata una della cagioni della negligenza della sorella nello scriverle, poiché non vi sono stati gli ‹ebbene, Mary, quando scrivi a Fanny?› o ‹non è tempo che tu scriva a Fanny?›a spronarmi. Finalmente, dopo parecchi inutili tentativi di incontrarle, ho visto le sue cugine, ‹la cara Julia e la carissima Mrs. Rushworth›. Mi hanno fatto visita ieri, e siamo state molto contente di rivederci. Sembravamo molto contente di rivederci e penso che un poco lo fossimo veramente. Avevamo moltissime cose da dirci. Debbo descriverle l'espressione di Mrs. Rushworth quando è stato fatto il suo nome? Non pensavo che mancasse di autocontrollo, ma non ne ha avuto a sufficienza per far fronte al caso di ieri. Nell'insieme, Julia aveva l'aspetto migliore delle due, almeno dopo che fu fatto il suo nome. Il viso di Maria non riprese un colore naturale dal momento in cui io parlai di ‹Fanny› e ne parlai come lo fa naturalmente una sorella. Ma Mrs. Rushworth ricupererà il suo bell'aspetto. Abbiamo ricevuto biglietti d'invito per il suo primo ricevimento il prossimo 28. Allora sarà una bellezza perché aprirà una delle più belle case di Wimpole Street. Ci sono stata due anni fa, quando era di lady Lascelles, e l'ho preferita a quasi tutte quelle che conosco in Londra, e certamente allora capirà - tanto per impiegare un modo di dire alquanto volgare - di aver ricevuto il valore di un penny in cambio del penny che ha speso. Henry non avrebbe potuto permetterle il lusso di una simile casa. Spero che penserà a questo e si sentirà soddisfatta quanto meglio potrà, atteggiandosi a regina del palazzo, anche se sarà meglio che il re rimanga sullo sfondo e siccome non desidero stuzzicarla, non le imporrò mai più di udire dalle mie labbra il suo nome. Si calmerà poco a poco. A quanto sento dire e immagino, le attenzioni del Barone Wildenhaim per Julia continuano, ma non mi consta che egli riceva serio incoraggiamento. Julia può aspettare di avere una migliore occasione. Un honorable povero non è una gran preda, e non posso riconoscere alcuna attrattiva al personaggio perché, se gli si tolgono le declamazioni, al povero Barone non rimane nulla. Che differenza fa una vocale inglese! Se le sue rendite fossero pari alle sue declamazioni! Suo cugino Edmund è lento a mettersi in movimento; forse è trattenuto dai doveri che gli impone la sua parrocchia; può darsi che a Thornton Lacey ci sia una qualche vecchietta da convertire. Non sono disposta a pensarmi trascurata per una giovane. Addio, mia cara, dolce Fanny, questa è una lunga lettera da Londra; me ne scriva una carina in risposta per allietare gli occhi di Henry quando tornerà. E mi mandi l'elenco di tutti gli arditi giovani capitani che lei disdegna per amore di lui.»

Vi erano molte cose su cui meditate, in quella lettera, e si trattava principalmente di meditazioni spiacevoli; eppure, nonostante tutto il senso di disagio che suscitò in Fanny, la metteva in contatto con l'assente; le parlava di cose e di persone per le quali non aveva mai provato tanta curiosità come in quel momento, e sarebbe stata lieta di aver la certezza di ricevere una lettera come quella ogni settimana. La corrispondenza con la zia Bertram era la sua sola forma di evasione.

Quanto a eventuali conoscenze, lì a Portsmouth, che potessero in un modo o nell'altro compensarla delle deficienze riscontrate nella casa paterna, non ve n'era alcuna nella cerchia delle relazioni di suo padre o di sua madre che potesse minimamente attrarla; non vedeva nessuno che la inducesse a vincere la propria timidezza o il naturale riserbo. Tutti gli uomini le apparivano volgari, tutte le donne impertinenti, tutti insieme di educazione inferiore; e lei dava agli altri tanta poca soddisfazione quanta ne riceveva, quando era presentata a vecchie e nuove conoscenze. Le giovani signore che a tutta prima l'avevano avvicinata con

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un certo rispetto in considerazione del fatto che veniva dalla famiglia di un baronetto, ben presto furono offese da quelle che chiamarono le sue «arie», visto che, siccome non suonava il pianoforte e non indossava ricchi mantelli non potevano, dopo un ulteriore esame, ammettere una sua qualsiasi superiorità.

La prima consistente consolazione che Fanny ricevette in compenso ai mali domestici, la prima che il suo giudizio poté accogliere senza riserve e che le offriva una qualche probabilità di durata, le venne dal conoscere meglio Susan, e dalla speranza di esserle utile. Susan si era sempre comportata piacevolmente nei suoi confronti, ma il carattere deciso dei suoi modi in ogni circostanza avevano sbalordito e allarmato Fanny, e le ci vollero almeno quindici giorni prima di incominciare a capire un'indole così totalmente diversa dalla propria. Susan vedeva che molte cose andavano storte in casa e voleva raddrizzarle. Che una ragazzina di quattordici anni che agiva unicamente spinta dal proprio buon senso, senza consigli di sorta, dovesse sbagliare nella scelta dei metodi con cui attuare una riforma era più che comprensibile; e ben presto Fanny si sentì disposta ad ammirare l'innata chiarezza di una mente che in così giovane età sapeva valutare e discernere, piuttosto che a censurare severamente gli errori di comportamento che ne derivavano. Susan agiva solamente in base alle stesse verità e in vista degli stessi risultati, che il personale giudizio di Fanny riconosceva giusti, ma che la sua indole più supina e remissiva avrebbe evitato di affrontare. Susan tentava di rendersi utile là dove lei avrebbe solo saputo andarsene a piangere in un cantuccio; e che Susan fosse utile se ne poteva accorgere; che le cose, per quanto male andassero, sarebbero andate peggio se fossero venuti a mancare i suoi interventi che frenavano alcuni sgradevoli eccessi di indulgenza e volgarità ai quali sua madre e Betsey si abbandonavano.

In ogni discussione con la madre Susan, dal punto di vista della ragione era in vantaggio e nessuna manifestazione di tenerezza materna riusciva a smuoverla; quell'amore cieco, che costantemente vedeva profondere intorno a sé, lei non lo aveva mai conosciuto. Quello che le mancava era un senso di gratitudine per dimostrazioni d'affetto passate o presenti che la aiutasse a sopportare meglio gli eccessi che ora vedeva prodigare agli altri. Tutto questo divenne gradualmente evidente, e a poco a poco trasformò Susan, agli occhi della sorella, in un oggetto di compassione mista a rispetto. Tuttavia Fanny non poteva non sentire che i suoi modi erano scorretti - a volte molto scorretti - i suoi interventi spesso male esternati e in momenti inopportuni, e le sue espressioni e il suo linguaggio del tutto riprovevoli; ma incominciava a sperare che li si potesse correggere. Susan, scoprì, la ammirava e desiderava la sua buona opinione; e per quanto nuova fosse per Fanny l'incombenza di esercitare autorità, per quanto le fosse nuovo immaginare se stessa capace di guidare o di informare chicchessia, prese la risoluzione di dare occasionali suggerimenti a Susan e tentare di far valere a suo vantaggio la giusta nozione di quanto era dovuto a ciascuno e di quale fosse per lei il comportamento più saggio, che una più favorevole educazione le aveva reso naturale. La sua influenza, o per lo meno la coscienza che ne aveva preso, e l'uso che ne faceva, era nata da un gesto di affettuosa gentilezza, al quale si era risolta finalmente dopo molte esitazioni derivate dalla schiva delicatezza della sua indole. Fin da principio le era venuto in mente che una piccola spesa avrebbe, forse, risolto definitivamente la triste controversia a proposito del coltellino d'argento che continuamente riaffiorava e si era rammentata della ricchezza di cui era padrona. Al momento del commiato, lo zio le aveva dato dieci sterline che la mettevano in condizione di essere generosa quanto desiderava. Ma era così poco abituata a concedere favori, eccetto che ai poverissimi, così poco avvezza ad allontanare il male o a conferire tangibili prove di gentilezza ai parigrado, e così timorosa di dare l'impressione di guardare le cose dall'alto in basso per darsi un'aria da gran signora in casa dei suoi, che le occorse un certo tempo per decidere che non sarebbe stato disdicevole da parte sua fare un dono. Dunque il dono fu fatto, finalmente. Comprò un coltellino d'argento per Betsey, che lo accettò con somma delizia, poiché il fatto di essere nuovo gli dava ogni vantaggio sull'altro; quanto a Susan, fu reintegrata nel pieno possesso del suo, poiché Betsey dichiarò bellamente che ora che ne aveva uno tanto più grazioso non avrebbe mai più voluto quell'altro; né la madre, altrettanto soddisfatta, colse in quel gesto un implicito rimprovero. E dire che la figlia aveva temuto che ciò l'avrebbe urtata. Così Fanny ottenne pienamente lo scopo che si era prefissa: rimosse una causa di domestico alterco e trovò la chiave che le aprì il cuore di Susan e che diede a lei una persona in più da amare e a cui interessarsi. Susan diede prova di delicatezza; per quanto lieta di essere padrona incontrastata di un bene per il possesso del quale aveva lottato almeno due anni, temeva che il giudizio della sorella le fosse contrario e che il suo intervento significasse un rimprovero implicito nei suoi riguardi perché lei aveva lottato in modo da rendere l'acquisto del coltellino necessario alla tranquillità familiare. Aveva un carattere aperto. Confessò questi suoi timori, si biasimò per aver fomentato la contesa con tanto fuoco, e da quel momento Fanny, avendo capito tutto il valore del carattere della sorella e rendendosi conto di quanto essa desiderasse di meritare la sua buona opinione, e di come fosse disposta a ricorrere al suo giudizio, incominciò a sentire nuovamente la benedizione di un affetto presente al suo

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fianco e ad alimentare la speranza di essere utile a uno spirito così bisognoso di aiuto, e così meritevole di incontrarlo. Diede consigli; consigli troppo sani perché un sano buon senso vi opponesse resistenza, e dati con tanta mitezza e tanta considerazione da non irritare quel temperamento non ancora perfettamente domato. Non di rado Fanny ebbe la gioia di constatarne gli effetti positivi: non poteva aspettarsi di più, poiché, mentre capiva tutta la necessità e l'opportunità della sottomissione e della sopportazione, vedeva però e percepiva acutamente, piena di simpatia, tutto quello che di ora in ora doveva essere urtante per una fanciulla dell'indole di Susan. E ben presto si trovò a riflettere che il fatto più sorprendente non era che Susan fosse arrivata, reagendo, alla mancanza di rispetto e agli scoppi di collera di fronte a certe provocazioni, pur sapendo, sostanzialmente, quale fosse il suo dovere, ma che fosse capace di tanti slanci buoni e di idee così sensate; che pur essendo cresciuta in mezzo alla negligenza e all'errore, lei che non aveva avuto un cugino Edmund a indirizzare il suo pensiero o a fissarne i principî, si fosse formata un tale codice etico.

L'intimità così iniziata fra le sorelle fu di mutuo vantaggio. Sedendo insieme al piano di sopra, evitavano buona parte del trambusto che imperversava in casa; Fanny trovava pace e Susan imparava a capire che lo starsene tranquillamente occupata non costituiva una calamità; il caminetto era spento; ma questa era una privazione familiare perfino a Fanny, e ne soffriva tanto meno in quanto le ricordava la stanza a est. Era l'unico punto di somiglianza: quanto a spazio, a luce, a mobili e a vista non vi era nulla di simile fra i due ambienti; e spesso Fanny sospirava al ricordo di tutti i suoi libri, delle sue scatole, e delle comodità che vi godeva. A poco a poco le ragazze giunsero a passare la maggior parte della mattinata al piano di sopra, dapprincipio solo cucendo e chiacchierando, ma dopo alcuni giorni il ricordo dei suoi libri divenne così imperioso e stimolante che Fanny trovò impossibile non ricercarne nuovamente la compagnia. Nella casa di suo padre non vi erano libri; ma la ricchezza rende audaci e ricerca il lusso, e una parte della sua trovò la via di una biblioteca circolante. Fece l'abbonamento, sbalordita di sentirsi qualcuno in prima persona, sbalordita dalla sua iniziativa e da tutte le inerenti implicazioni; essere in condizione di prendere a prestito dei libri, di sceglierli! Ma era proprio così. Susan non aveva letto niente, e Fanny desiderava ardentemente farle condividere i primi piaceri da lei gustati, ispirarle l'amore per le biografie e per la poesia che tanto prediligeva.

In questa occupazione sperava, inoltre, di soffocare alcuni ricordi di Mansfield, troppo pronti a invaderle la mente quando erano unicamente le sue dita ad essere occupate; e, specialmente in quei giorni, desiderava di essere capace di distrarre i suoi pensieri, intenti a seguire Edmund a Londra dove, in base alle informazioni dell'ultima lettera della zia, sapeva ch'egli si era recato. Non aveva dubbi su quanto sarebbe seguito. L'annuncio promesso le incombeva sul capo. Quando il postino bussava ad una porta vicina, provava, ogni giorno, un senso d'affanno e se la lettura poteva allontanare quel pensiero anche per una sola mezz'ora, era tanto di guadagnato.

CAPITOLO XLI

Era passata una settimana da quando, secondo i calcoli di Fanny, Edmund si trovava in città, e lei ancora non ne aveva ricevuto notizie. Dal suo silenzio si potevano trarre tre conclusioni, tra le quali essa esitava; e ciascuna, di volta in volta, era considerata la più probabile. Come prima ipotesi: o il suo viaggio era stato nuovamente rinviato, o non aveva trovato ancora modo di incontrare Miss Crawford da sola; o invece, era troppo felice per trovare il tempo di scrivere lettere.

Una mattina, circa in quel periodo, quando Fanny era ormai lontana da Mansfield da quasi quattro settimane (punto di riferimento che essa non trascurava mai e in base al quale calcolava ogni giorno successivo), mentre lei e Susan si preparavano a ritirarsi come al solito di sopra, furono fermate dai colpi bussati alla porta da un visitatore, che esse si resero conto di non poter evitare per via della prontezza con cui Rebecca si era recata ad aprire, sbrigando così l'incombenza che la interessava sempre più di ogni altra.

Si udì una voce maschile; una voce che fece impallidire Fanny, mentre Mr. Crawford entrava nella stanza.

Un tipo di buon senso qual era quello di cui era dotata, sarà sempre in grado di agire se messo alla prova; fu così che riuscì a presentarlo compostamente a sua madre, ricordandole che il nome da lei pronunciato era quello dell'«amico di William», eppure previamente non si sarebbe creduta capace di pronunciare una sillaba in una simile occasione. Il ricordare che in quella casa egli era conosciuto

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solamente come amico di William le fu di grande aiuto. Ma quando, dopo averlo presentato, tutti si rimisero a sedere, il terrore che l'assalì al pensiero di ciò che poteva risultare da quella visita, la sopraffece al punto che le sembrò di essere lì lì per svenire. Mentre tentava di mantenersi pienamente cosciente, il visitatore che a tutta prima l'aveva avvicinata con il solito slancio, distolse saggiamente lo sguardo, per darle il tempo di ricomporsi, dedicandosi interamente alla madre, rivolgendosi a lei e prestandole attenzione con la massima cortesia, e allo stesso tempo con una amichevole cordialità, o per lo meno con un grado di interesse tale da render perfetti i suoi modi. Anche i modi di Mrs. Price erano al loro miglior livello. Animata dalla vista di un tale amico del figlio, e dominata dal desiderio di fargli una buona impressione, traboccava di gratitudine, spontanea gratitudine materna, che non poteva essere urtante. Mr. Price era fuori, e di ciò si rammaricava moltissimo. Intanto Fanny si era ripresa abbastanza da pensare che lei di questo non se ne rammaricava per niente; a tutte le altre cause del suo disagio, infatti, si aggiungeva un penoso senso di vergogna per la casa in cui egli la trovava. Si rimproverava per questa debolezza, ma niente poteva vincerla. Si vergognava e sapeva che si sarebbe vergognata di suo padre ancor più di tutto il resto.

Parlarono di William, argomento di cui Mrs. Price non si stancava mai; e Mr. Crawford fu tanto prodigo di lodi che neanche il cuore di lei avrebbe potuto desiderare di più. Pensava di non avere mai incontrato in vita sua un gentiluomo così attraente; solo restò stupita nell'apprendere che un signore così altolocato ed attraente non era venuto a Portsmouth per far visita all'ammiraglio comandante del porto, o al commissario, e nemmeno con l'intenzione di recarsi nell'isola di Wight, o di visitare i cantieri. Nulla di quanto era stata solita considerare prova di importanza o naturale modo di spendere il tempo da parte dei ricchi lo aveva condotto a Portsmouth. Vi era giunto a ora tarda, la sera prima, pensava di trattenersi un giorno o due, alloggiava al Crown, e per caso, aveva incontrato certi ufficali di marina suoi conoscenti, ma non era stato questo lo scopo della sua venuta.

Quando ebbe finito di dare tutte queste informazioni, poté ragionevolmente supporre che Fanny fosse in grado di sostenere uno sguardo e che le si potesse rivolgere la parola; e infatti essa si era sufficientemente ricomposta da tollerare di essere guardata da lui, e di sentirgli dire che aveva trascorso mezz'ora in compagnia della sorella, la sera precedente, prima di lasciare Londra; che Mary le mandava i migliori, i più affettuosi saluti, ma non aveva avuto il tempo di scriverle; che si era giudicato fortunato di riuscire a vederla anche per una sola mezz'ora, avendo trascorso a malapena ventiquattro ore a Londra dopo il suo ritorno dal Norfolk, prima di ripartire; che suo cugino Edmund era in città; vi si trovava, a quanto aveva capito, già da alcuni giorni; non lo aveva incontrato personalmente, ma sapeva che stava bene, che aveva lasciato tutti in buona salute a Mansfield e che, il giorno prima, avrebbe dovuto pranzare dai Fraser. Fanny ascoltò compostamente anche quest'ultimo particolare; anzi, le sembrò un sollievo di essere giunta a una qualche certezza; e le parole «dunque a quest'ora ogni cosa è decisa» le passarono per la mente senza che essa desse alcun segno di emozione all'infuori di un lieve rossore. Dopo aver parlato ancora un po' di Mansfield, argomento per cui il di lei interesse era evidente, Crawford incominciò a suggerire l'opportunità di una passeggiata mattutina; «Era una bella mattinata, e, in quella stagione, una bella mattinata poteva così spesso volgere al peggio, che era più prudente per tutti non posporre la quotidiana camminata», e poiché questi suggerimenti non venivano raccolti, egli passò ben presto ad una esplicita raccomandazione a Mrs. Price e alle sue figliole, affinché facessero la loro passeggiata senza por tempo in mezzo. A questo bisognava rispondere. Mrs. Price, a quanto sembrava, non usciva quasi mai, all'infuori della domenica; confessò che, a motivo della sua numerosa famiglia, trovava raramente tempo per fare una passeggiata. «Non voleva in tal caso persuadere le figlie ad approfittare di quel tempo splendido e concedere a lui il piacere di scortarle?» Mrs. Price si disse molto obbligata e assolutamente consenziente. «Le sue figliole vivevano assai ritirate; Portsmouth era un luogo triste, e non uscivano spesso, ma sapeva che avevano alcune commissioni da fare in città e che sarebbero state molto contente di sbrigarle.» E il risultato fu che Fanny, per strano che fosse, - strano, imbarazzante e penoso - da lì a dieci minuti si trovò, insieme a Susan, incamminata verso High Street in compagnia di Mr. Crawford.

Ben presto si aggiunse un altro motivo di pena e di confusione: erano appena giunti in High Steet, quando incontrarono il padre, il cui aspetto non era certo migliore del solito per il fatto che si era di sabato. Mr. Price si fermò; e per quanto non avesse precisamente l'apparenza di un perfetto gentiluomo, Fanny fu costretta a presentarlo a Mr. Crawford. Non poteva aver dubbi sull'impressione che egli ne ricevette. Certo provava vergogna e insieme disgusto. Avrebbe ben presto rinunciato a lei, e avrebbe cessato di provare la benché minima propensione per quel matrimonio; eppure, benché essa avesse tanto desiderato che guarisse da quell'amore, questo genere di cura non era meno penoso della malattia. E pensò che in tutto il Regno Unito sarebbe stato difficile trovare una fanciulla che non preferisse rassegnarsi alla disgrazia di essere

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corteggiata da un uomo intelligente e piacevole anziché vederlo allontanarsi da lei, respinto dalla volgarità dei suoi più prossimi congiunti.

Molto probabilmente, Mr. Crawford, non considerò il possibile futuro suocero come un modello di eleganza; ma (come Fanny si accorse istantaneamente con suo grande sollievo) il padre si dimostrò nel suo comportamento con questo distintissimo forestiero, un uomo assai diverso, un Mr. Price assai diverso da quello che era in famiglia. Ora i suoi modi, benché non raffinati, erano più che accettabili; erano grati, animati, virili; le sue espressioni erano quelle di un padre affettuoso e di un uomo di buon senso; la sua voce tonante suonava benissimo all'aperto; non solo, ma non proferì una sola bestemmia. Tale fu il complimento che istintivamente egli fece alle buone maniere di Mr. Crawford; e, a parte le possibili conseguenze, tutte le ansie di Fanny si placarono, almeno per il momento.

Lo scambio di cortesie fra i due signori si concluse con l'offerta di Mr. Price di accompagnare Mr. Crawford a visitare il cantiere; Mr. Crawford si affrettò ad accettarla come fosse un favore, quale era in effetti nell'intenzione di chi aveva fatto la proposta, e benché avesse ripetutamente visitato il cantiere, sperando di aver così la possibilità di trattenersi più a lungo con Fanny, si dichiarò grato dell'offerta e disposto ad approfittarne se le signorine Price non temevano di stancarsi troppo poiché, in un modo o nell'altro, si accertò o si inferì, o per lo meno si agì come se costoro non lo temessero affatto. Tutti si avviarono alla volta del cantiere; e se non fosse stato per Mr. Crawford, Mr. Price vi si sarebbe diretto immediatamente, senza la minima considerazione per le commissioni che le figlie dovevano fare nella High Street. Ma il giovane fece in modo che esse potessero recarsi nei negozi che erano uscite espressamente per visitare; cosa che, del resto, non le trattenne a lungo perché Fanny era così ansiosa, temeva a tal punto di causare impazienza o di farsi aspettare, che i due signori, fermatisi sulla porta, avevano appena incominciato a parlare dei nuovi regolamenti per i marinai, e ad accertare il numero delle «tre ponti» in attesa di salpare, quando le loro compagne ricomparvero, pronte a procedere. Si incamminarono immediatamente verso il cantiere e la passeggiata si sarebbe svolta (secondo Mr. Crawford) in uno strano modo, se Mr. Price avesse potuto fare di testa sua: infatti tendeva a lasciare le due fanciulle alcuni passi indietro, né si curava di accertarsi se erano in grado di seguire la loro andatura, mentre lui e il compagno camminavano davanti a passo svelto. Di quando in quando Crawford riuscì di introdurre alcuni miglioramenti nella situazione, benché certo non quali li desiderava; rifiutò senz'altro di distanziare Fanny e la sorella e ad ogni punto di attraversamento, a ogni ingorgo di folla, mentre Mr. Price si accontentava di chiamarle: «Su, ragazze - vieni, Fanny - vieni, Sue - badate - fate attenzione», veniva loro in aiuto.

Una volta all'interno del cantiere, incominciò a contare su un qualche felice scambio di parole con Fanny, poiché ben presto furono raggiunti da un collega di Mr. Price fannullone come lui, che era venuto a fare la sua quotidiana ispezione sul come procedessero le cose, e che evidentemente aveva ben più interessanti argomenti di conversazione; infatti, dopo un po' i due funzionari sembrarono soddisfattissimi di procedere appaiati e di discutere argomenti di uguale e inesauribile interesse, mentre i tre giovani sedevano sulle pile del legname da costruzione pronto nel cantiere o, dopo averla ispezionata, trovavano da accomodarsi a bordo di una qualsiasi imbarcazione in provvisorio disarmo. Fanny, molto opportunamente per Crawford, aveva davvero bisogno di riposare, ed egli non avrebbe potuto desiderarla più stanca o più disposta a mettersi a sedere; ma avrebbe anche voluto che la sorellina si allontanasse. Una ragazza dell'età di Susan, dallo sguardo così pronto, era il peggior terzo incomodo del mondo - così diversa da lady Bertram - tutta occhi e orecchie; e, in sua presenza, non poteva certo accennare a quello che era il punto essenziale. Doveva accontentarsi di rendersi solo generalmente piacevole, e lasciar che Susan si prendesse la sua parte di divertimento, concedendosi di quando in quando uno sguardo o una insinuazione che andavano a segno per la meglio informata Fanny.

Parlò del Norfolk, soprattutto del Norfolk; ci si era trattenuto per parecchio tempo, e tutto, laggiù, era importante in vista dei suoi immediati progetti. Un uomo come lui non poteva lasciare un determinato luogo, un determinato ambiente sociale, senza portare con sé qualcosa di divertente; tutto - la descrizione dei suoi viaggi, dei suoi conoscenti - serviva allo scopo, e Susan di divertiva in un modo affatto nuovo per lei. Ad uso esclusivo di Fanny egli riferiva qualcosa di più delle incidentali piacevolezze dei ricevimenti ai quali aveva partecipato. Per ottenerne l'approvazione, diede rilievo agli speciali motivi della sua andata nel Norfolk, in quell'insolita stagione. Si era trattato di un vero impegno d'affari, che riguardava il rinnovo di un contratto d'affitto, dal quale dipendeva il benessere di una numerosa e - così pensava - industriosa famiglia. Aveva sospettato il suo intendente di giocare sottobanco, di avere l'intenzione di prevenirlo negativamente nei riguardi di quelle persone meritevoli, e così si era deciso ad andare lui stesso per esaminare a fondo tutti gli aspetti del caso. Era andato, e ciò era stato ancor più opportuno di quanto avesse previsto, si era reso utile a un maggior numero di persone di quanto il suo progetto originale avesse incluso,

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e ora poteva congratularsi con se stesso per il risultato, e sentire così che, avendo compiuto il proprio dovere, si era garantito piacevoli ricordi. Sì, aveva preso contatto con alcuni fittavoli che non aveva mai visto prima; aveva incominciato a fare la conoscenza di casette rustiche la cui esistenza, benché sorgessero nella sua tenuta, egli aveva ignorato fino a quel momento. Questa osservazione prendeva di mira, e la prendeva bene, Fanny. Faceva piacere udirlo parlare con tanta proprietà; da questo punto di vista aveva agito come doveva. Essere amico dei poveri e degli oppressi! Niente poteva esserle più gradito, ed era sul punto di dargli uno sguardo di approvazione, quando ne fu distolta, perché egli aggiunse qualcosa di troppo diretto sulla sua speranza di avere presto un aiuto, un'amica, una guida in ogni progetto di pubblica utilità, di carità concernente Everingham, qualcuno che rendesse Everingham e ogni cosa che la riguardava un oggetto a lui più caro di quanto fosse stato fino a quel momento.

Distolse lo sguardo da lui desiderando che non dicesse simili cose. Era pronta ad ammettere che poteva avere un maggior numero di buone qualità di quante lei ne avesse supposte. Incominciava a intravvedere la possibilità che, alla fine, si emendasse; ma era e sarebbe rimasto completamente inadatto a lei, non avrebbe dovuto pensare a lei.

Egli si rese conto di aver detto abbastanza su Everingham e che sarebbe stato opportuno, ora, passare ad altro, per cui prese a parlare di Mansfield. Non avrebbe potuto sceglier meglio. Era un argomento che la indusse, immediatamente, a guardarlo, a prestargli attenzione: nulla le dava tanto piacere quanto sentir parlare di Mansfield o parlarne lei stessa. Ed ora a Fanny, divisa da tanto tempo da chiunque conoscesse quel luogo, la voce di Crawford quando lo menzionò giunse come una voce amica, ispirandole tenere esclamazioni di lode per le bellezze, per gli agi che l'ornavano: e poi, quando egli esternò i suoi sentiti tributi a coloro che vi abitavano il cuore le si schiuse in un caldissimo elogio dello zio, compendio di tutto quanto vi era di intelligente e buono in un uomo, e della zia, la più mite, la più dolce di tutte le creature. Lui stesso era molto legato a Mansfield, lo disse; accarezzava la speranza di trascorrervi molto, moltissimo tempo in futuro, nella casa stessa o nelle vicinanze. Egli si basava specialmente sulla felicissima estate e il felicissimo autunno che vi aveva vissuto quell'anno; sentiva che sarebbe stato così anche in futuro; ci contava; delle estati e degli autunni infinitamente superiori alle due stagioni appena trascorse. Altrettanto animati, altrettanto vari, altrettanto socievoli, ma con circostanze indescrivibilmente più desiderabili.

«Mansfield, Sotherton, Thornton Lacey,» continuò, «che cerchia sociale sarà costituita da quelle dimore! E per San Michele, forse, se ne aggiungerà una quarta - un piccolo padiglione di caccia nelle vicinanze di tutte quelle grandi case così care... poiché quanto a un condominio a Thornton Lacey, come Edmund Bertram aveva proposto una volta scherzosamente, spero di poter prevedere due obiezioni, due belle, eccellenti, irresistibili obiezioni al progetto.»

A questo punto Fanny fu messa doppiamente a tacere: anche se, quando l'opportunità di parlare fu passata, poté rimpiangere di non essersi costretta ad ammettere di aver capito metà delle sue allusioni, incoraggiandolo così a dire qualcosa di più circa Edmund e Mary. Era un argomento che doveva imparare ad affrontare liberamente, e la debolezza con cui se ne ritraeva sarebbe ben presto divenuta imperdonabile.

Quando Mr. Price e il suo amico ebbero visto tutto quanto desideravano vedere o che avevano avuto il tempo di vedere, gli altri tre erano pronti ad incamminarsi verso casa, e durante la passeggiata di ritorno Mr. Crawford riuscì a trovare un minuto di intimità per dire a Fanny che l'unica cosa che l'aveva condotto a Portsmouth era il desiderio di vedere lei, che vi era venuto per un paio di giorni per lei, e unicamente per lei, perché non aveva potuto sopportare più a lungo una completa separazione. Lei ne provò compassione, sincera compassione; eppure, a dispetto di questa e delle altre due o tre cose che avrebbe voluto non fossero state dette da lui, lo trovava assai migliorato da quando l'aveva visto l'ultima volta; era molto più gentile, affettuoso, più riguardoso dei sentimenti altrui di quanto fosse mai stato a Mansfield; non lo aveva mai trovato così piacevole, o quasi prossimo ad essere piacevole; il suo comportamento verso il padre non aveva avuto nulla di offensivo; e vi era qualcosa di particolarmente gentile e appropriato nell'attenzione che accordava a Susan. Decisamente era migliorato. Desiderò che il giorno seguente fosse già passato, avrebbe voluto che fosse venuto per un giorno solo, ma la cosa non le era tanto ostica quanto avrebbe creduto; il piacere di parlare di Mansfield era così grande!

Prima che si separassero dovette essergli grata per un suo altro riguardo e di non piccola entità. Suo padre lo invitò a far loro l'onore di mangiare un boccone con loro, e Fanny ebbe giusto il tempo di provare un solo brivido d'orrore, prima che egli dichiarasse che un precedente impegno gli impediva di accettare l'invito. Aveva già promesso di pranzare sia quel giorno che quello seguente con alcuni amici; aveva incontrato dei conoscenti al Crown che avevano insistito a tutti i costi; avrebbe avuto, in ogni modo,

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l'onore di far loro visita l'indomani. E così, dopo i consueti convenevoli, si lasciarono. Fanny in uno stato di vero e proprio sollievo per quel terribile scampato pericolo.

Il vederlo unirsi alla loro cerchia familiare per il pranzo, ed essere testimone di tutte le deficienze del servizio sarebbe stato tremendo! La cucina di Rebecca e il modo con cui Rebecca serviva in tavola, e Betsey che mangiava alla tavola delle persone grandi, senza ritegno, e spingendo ogni cosa di qua e di là a suo capriccio, erano cose alle quali la stessa Fanny non si era ancora assuefatta perché l'ora dei pasti le sembrasse tollerabile. E mentre lei era raffinata solamente per naturale delicatezza d'indole, lui era stato educato a una scuola di lusso e di epicureismo.

CAPITOLO XLII

La mattina seguente i Price stavano incamminandosi per andare in chiesa quando Mr. Crawford ricomparve. Veniva non per fermarsi a far visita ma per unirsi a loro; fu invitato ad accompagnarli alla Cappella della Guarnigione, e questo era esattamente quanto lui aveva avuto in mente di fare; così tutti vi si avviarono insieme.

Quel giorno i vari membri della famiglia si presentavano sotto il loro aspetto migliore. La natura li aveva dotati di una non trascurabile bellezza e il ritorno di ogni domenica restituiva loro la più immacolata delle epidermidi e li rivestiva dei loro abiti migliori. La domenica recava a Fanny questa consolazione, e in quella domenica la assaporò più piacevolmente che mai. La sua povera madre quel giorno non sembrava tanto indegna di essere la sorella di Lady Bertram come troppo spesso si dimostrava. Era una cosa che affliggeva la figlia nel profondo - pensare al contrasto fra loro, riflettere che, mentre nelle loro persone la natura aveva fatto così poche differenze, le condizioni di vita ne avessero prodotte un così grande numero e che sua madre, tanto bella quanto lo era Lady Bertram, e di parecchi anni più giovane, avesse un aspetto tanto più consunto e appassito, così malandato, così inelegante. Ma la domenica faceva di lei una Mrs. Price più che accettabile, e dall'aspetto sufficientemente lieto, che usciva di casa con una numerosa famiglia di bei figlioli e che si concedeva un po' di riposo dalle incombenze che l'ossessionavano durante tutta la settimana, agitandosi solo se vedeva i suoi ragazzi esporsi a qualche pericolo, e Rebecca passava loro vicino con un fiore sul cappello.

Nella cappella si dovettero dividere, ma Mr. Crawford ebbe cura di non essere separato dalle signore; e quando il servizio religioso ebbe termine, continuò a rimanere con loro, a far parte del gruppo di famiglia che muoveva verso i bastioni. Mrs. Price faceva la sua passeggiata settimanale sui bastioni ogni domenica di bel tempo, tutto l'anno, andandovi direttamente dopo le funzioni mattutine e restandovi fino all'ora di pranzo. Era il suo «salotto»: lì incontrava i conoscenti, sentiva le notizie, parlava della inferiore qualità delle domestiche di Portsmouth, e si «caricava» per affrontare i sei giorni successivi. Si recarono dunque ai bastioni insieme a Mr. Crawford, felicissimo di scortare personalmente le signorine Price; e prima che si fossero trattenuti a lungo sul posto - Fanny non avrebbe saputo dir come, non avrebbe potuto credere possibile che ciò avvenisse - egli camminava tra lei e Susan, tenendole entrambe sottobraccio, e lei non aveva saputo impedire la cosa, né ora sapeva come porvi fine. Ciò la mise in imbarazzo per un po', ma la giornata e il panorama offrivano tante bellezze da contemplare e da godere...

La giornata era eccezionalmente bella; si era ancora in marzo ma l'aria mite era da aprile come pure il frizzante venticello e il vivido sole, velato di quando in quando per un istante, da una nuvola passeggera; e ogni cosa sembrava talmente splendida sotto quel cielo, con l'effetto delle ombre che si inseguivano sulle navi ancorate a Spithead e sull'Isola nello sfondo, con le sfumature continuamente cangianti del mare ora in fase di alta marea, e le onde che danzavano gioiosamente, frangendosi sonore contro i bastioni. Tutto, per Fanny, si fondeva in una incantevole combinazione tanto da renderla a poco a poco quasi incurante della circostanza in cui ne godeva. Anzi no, se fosse stata priva del sostegno del braccio di lui, ben presto avrebbe dovuto chiederne l'aiuto perché a lei mancavano le forze per quella indolente passeggiata di due ore, la cui occasione si presentava, come sempre, dopo l'inazione di un'intera settimana. Fanny incominciava a risentire le conseguenze della privazione del regolare esercizio fisico che era solita praticare a Mansfield; da quando era a Portsmouth, la sua salute ne aveva risentito e se non fosse stato per Mr. Crawford e per il bel tempo, ora si sarebbe sentita ben presto sfinita.

La bellezza della vista e della giornata egli la sentiva con la stessa intensità di lei. Spesso si fermavano, incantati, appoggiandosi per alcuni minuti contro il parapetto per guardare e ammirare, e pur

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tenuto conto che lui non era Edmund, Fanny doveva ammettere che era abbastanza sensibile al fascino della natura, e capace di esprimere adeguatamente la sua ammirazione. Di tanto in tanto essa si abbandonava a tenere fantasticherie, e il suo cavaliere poté avvantaggiarsi di quei momenti per contemplare il suo viso senza che lei se ne accorgesse; e il risultato di quegli sguardi indagatori fu la conclusione che, sebbene incantevole come sempre, quel viso era meno fiorente di quanto avrebbe dovuto. Fanny diceva di stare benissimo e non le piaceva che si supponesse altrimenti; ma considerando l'insieme delle cose, egli era convinto che la sua attuale residenza non poteva riuscirle confortevole né salutare; e si sentiva sempre più ansioso di saperla di ritorno a Mansfield, dove la felicità di lei, e quella sua nel vederla felice, sarebbe stata tanto maggiore.

«Si trova qui già da un mese, vero?» disse«No, non proprio un mese. Domani saranno solo quattro settimane da quando ho lasciato

Mansfield.»«Lei calcola con grande coscienziosità e accuratezza. Io direi che è un mese.»«Ma non arrivai qui prima del martedì sera...»«E deve essere una visita di due mesi, non è vero?»«Sì. Lo zio ha parlato di due mesi. Immagino che non sarà meno.»«E chi l'accompagnerà al ritorno? Chi la verrà a prendere?»«Non so. La zia non me ne ha ancora scritto. Forse dovrò rimanere qui più a lungo. Potrebbe non

esser conveniente per me farmi mandare a prendere esattamente alla fine dei due mesi.»Dopo un momento di riflessione, Mr. Crawford rispose: «Conosco Mansfield. Ne conosco le

abitudini. Ne conosco le manchevolezze nei suoi riguardi. So che c'è il pericolo che lei sia dimenticata tanto da lasciar passare in second'ordine le sue esigenze rispetto all'immaginaria convenienza di ogni singola persona della famiglia. So benissimo che lei potrebbe essere lasciata qui una settimana dopo l'altra se Sir Thomas non riuscirà a sistemare ogni cosa in modo da venire lui personalmente, o da mandarla a prendere dalla cameriera di sua zia, senza alterare in niente il programma che ha certo stabilito in antecedenza per tutto il prossimo trimestre. Questo non va. Due mesi sono ampiamente sufficienti; anzi, penserei che sei settimane potrebbero senz'altro bastare... Sto preoccupandomi della salute di sua sorella,» disse a questo punto rivolgendosi a Susan, «alla quale secondo me non si addice la vita al chiuso che conduce a Portsmouth. Ha bisogno di fare ogni giorno del moto, di aria libera. Quando la conoscerà bene come la conosco io, sono sicuro che sarà d'accordo con me su questo punto: che non dovrebbe mai essere privata dell'aria aperta e della libertà della campagna. Perciò,» rivolgendosi nuovamente a Fanny, «se lei si rendesse conto che la sua salute peggiora e che è in vista una qualche difficoltà a proposito del suo ritorno a Mansfield, senza aspettare che i due mesi finiscano, - perché questo non ha in sé nessuna importanza - se si dovesse sentire meno in forze o meno a suo agio del solito e ne informasse mia sorella, facendogliene il sia pur minimo accenno, lei e io verremmo immediatamente qui, e la riaccompagneremmo a Mansfield. Lei sa quanto sarebbe semplice far ciò, e con quanto piacere verrebbe fatto, e quali sarebbero i nostri sentimenti in tale occasione.»

Fanny ringraziò, coll'aria di non prendere sul serio la proposta.«Sono assolutamente serio,» rispose lui, «come lei sa perfettamente. E spero che lei non avrebbe

la crudeltà di nascondere una qualsiasi indisposizione o malattia. No, non deve farlo, e non sarà in suo potere di farlo: fintantoché, scrivendo a Mary, dichiarerà ‹sto bene›, - e so che lei è incapace di dire o di scrivere il falso - fino ad allora soltanto lei sarà considerata in buona salute.»

Fanny lo ringraziò nuovamente, ma era commossa e smarrita al punto di non poter dire molto, e nemmeno di sapere con certezza quel che avrebbe dovuto dire. Questo avvenne verso la fine della loro passeggiata. Egli le scortò fino all'ultimo momento, lasciandole solamente davanti alla porta di casa, quando seppe che stavano per andare a pranzo, e perciò finse di essere atteso altrove.

«Vorrei che lei non fosse così stanca,» disse a Fanny, trattenendola ancora dopo che tutti gli altri furono entrati. «Vorrei lasciarla in migliori condizioni di salute. Posso fare qualcosa per lei in città? Ho una mezza intenzione di tornare presto nel Norfolk. Non sono soddisfatto di Madison. Sono sicuro che spera ancora di ingannarmi e di sistemare un suo cugino in un certo mulino, che io ho destinato a qualcun altro. Devo parlargli chiaramente. Devo fargli sapere e capire che non intendo essere raggirato nella zona sud di Everingham, né in quella nord, e che voglio essere padrone sulle mie terre. Non sono stato abbastanza esplicito con lui, prima di partire. Il danno che un simile uomo fa in una tenuta, compromettendo tanto la buona fama del datore di lavoro quanto il benessere dei dipendenti, è inimmaginabile. Ho quasi l'intenzione di tornare immediatamente nel Norfolk e di mettere senza indugio le cose in modo tale che in seguito non sia possibile scantonare. Madison è un uomo intelligente; non desidero togliergli il posto, purché non tenti

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di togliermi il mio, ma sarebbe da stolto lasciarmi raggirare da un uomo che non ha nessun credito per farlo, e più che da stolto permettergli di darmi come fittavolo un individuo spietato, rapace, al posto di un uomo onesto, al quale ho già fatto una mezza promessa. Non sarebbe peggio che da stolto? Devo andare? Cosa mi consiglia?»

«Io, consigliarla! Lei sa benissimo quello che è giusto fare.»«Sì. Quando lei mi dà la sua opinione, io so sempre quel che è giusto. Il suo giudizio è la mia

misura del giusto.»«Oh no! non dica così. Tutti abbiamo in noi stessi, purché acconsentiamo ed ascoltarla, una guida

migliore di quanto un'altra persona possa essere. Addio. Le auguro un piacevole viaggio per domani.»«Non posso far nulla per lei in città?»«No, nulla. Le sono molto obbligata.»«Nessuna ambasciata per nessuno?»«Porga i miei affettuosi saluti a sua sorella, per favore; e quando vedrà mio cugino, mio cugino

Edmund, vorrei che lei fosse tanto gentile da dirgli che penso di dover presto ricevere sue notizie direttamente.»

«Senz'altro; e se lui sarà pigro o negligente, io stesso scriverò a nome suo.»Non poté aggiungere altro perché Fanny non volle essere trattenuta più a lungo. Egli le strinse la

mano, la fissò, e se ne andò. Se ne andò per far passare le prossime tre ore quanto meglio possibile in compagnia dei suoi altri conoscenti, fino al momento in cui avrebbero potuto gustare il pranzo servito da una celebre locanda. Quanto a Fanny, sedette immediatamente alla sua più semplice mensa. Il vitto abituale di casa Price aveva un carattere del tutto differente; e se egli avesse potuto supporre quante privazioni, oltre a quella delle passeggiate quotidiane, essa sopportava in casa del padre, si sarebbe meravigliato che il suo aspetto non fosse più segnato di quanto aveva notato. Fanny era assolutamente incapace di abituarsi ai budini di Rebecca, e agli spezzatini di Rebecca serviti, come tutto il resto in piatti lavati a metà e col contorno di coltelli e di forchette lavate meno che a metà; lo era a tal punto che molto spesso era costretta a differire l'ora del pasto principale fino a sera, quando poteva mandare i fratelli a comprarle biscotti e focacce. Dopo essere stata allevata a Mansfield, era ormai troppo tardi perché potesse indurirsi nel clima domestico di Portsmouth. Certo, se avesse saputo ogni cosa, Sir Thomas avrebbe pensato che la nipote era sulla via più promettente per lasciarsi indurre dal digiuno materiale e spirituale ad apprezzare nel suo giusto valore la buona compagnia e la buona posizione finanziaria di Mr. Crawford, tuttavia si sarebbe probabilmente astenuto dallo spingere oltre il suo esperimento per tema di vederla morire proprio a causa della cura impostale.

Per tutto il resto della giornata, Fanny si sentì depressa. Pur essendo abbastanza sicura di non veder ricomparire Mr. Crawford, non poteva non sentirsi giù di corda. Era come essersi separata da un amico; e benché da un lato fosse contenta della sua partenza, si sentiva abbandonata da tutti. Era una specie di rinnovata separazione da Mansfield, e non poteva pensare al ritorno di lui in città, ai suoi frequenti incontri con Mary e Edmund senza provare un senso quasi di invidia, e senza detestarsi per avere simili pensieri.

La sua depressione non fu per nulla alleviata da quanto si svolgeva intorno a lei. Un paio di amici del padre, come sempre avveniva quando non andava lui a trovarli, trascorsero con loro la lunga, interminabile serata; e dalle sei alle nove e mezza, fu un continuo vociare e bere grog. Fanny era più depressa che mai. Lo straordinario miglioramento che ancora immaginava in Mr. Crawford era, fra i pensieri che fluivano in lei, l'unico che le desse un sia pure vago conforto. Anche senza prendere in considerazione la differenza dell'ambiente in cui lo aveva visto ultimamente, né quanto potesse essere dovuto al contrasto, era assolutamente persuasa che egli era diventato sorprendentemente più gentile, e più riguardoso verso gli altri, di quanto fosse prima. E se così era nelle piccole cose, non poteva esserlo anche nelle grandi? Se era così ansioso per la sua salute e per il suo benessere, così sensibile come diceva di essere, e come realmente sembrava, non si poteva ragionevolmente supporre che non avrebbe insistito in un corteggiamento che tanto la turbava?

CAPITOLO XLIII

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Era da presumersi che il giorno dopo Mr. Crawford si fosse messo in viaggio per Londra, dato che non lo si vide più comparire in casa di Mr. Price; e di lì a due giorni, Fanny ne ebbe conferma dalla seguente lettera di Mary, che aprì e lesse con la massima curiosità, connessa, è vero a un altro motivo:

«Devo confermarle, mia carissima Fanny, che Henry è stato a Portsmouth per vedere lei; che con lei ha fatto una prima deliziosa passeggiata ai cantieri sabato scorso, e una seconda, ancora più dolce da commentare, il giorno seguente, sui bastioni; l'aria balsamica, il mare tutto scintillio, il suo soave aspetto, e la sua conversazione composero tutti insieme la più deliziosa armonia, tale da destare estatiche sensazioni al solo ricordarle. Questo, per quanto posso rammentarmi, dev'essere la sostanza di quanto sono incaricata di riferire. Mi chiede di scriverle, ma non so quant'altro le debba essere comunicato, eccetto la summenzionata visita a Portsmouth, e le due suddette passeggiate, e l'esser stato presentato alla sua famiglia, specialmente a una sua graziosa sorella, una simpatica ragazza di quindici anni, che faceva parte del gruppo sui bastioni, ricevendo, a quanto suppongo, la prima lezione sull'amore avuta in vita sua. Non ho tempo per scrivere molto, ma sarebbe fuori posto se ne avessi, perché questa deve essere una lettera puramente d'affari, scritta allo scopo di trasmettere necessarie informazioni che non possono subire ritardo senza arrischiare un qualche inconveniente. Mia cara, cara Fanny, se la avessi qui con me, come le parlerei! Mi dovrebbe ascoltare fino a stancarsene, e darmi consigli fino a stancarsene ancora di più; ma è impossibile mettere anche solo una centesima parte di tutto quanto sento sulla carta; così me ne asterrò totalmente e la lascerò supporre a suo piacimento. Non ho notizie da darle. Su quanto riguarda la politica, lei è naturalmente informata; in quanto a me, sarei inqualificabile se l'affliggessi coi nomi delle persone e col programma dei trattenimenti che mi prendono tutto il tempo. Avrei dovuto mandarle il resoconto del primo ricevimento dato da sua cugina, ma al momento sono stata pigra e ormai è cosa passata; basti dire che tutto e andato esattamente come doveva andare, in uno stile che a chiunque le sia vicino deve aver fatto piacere registrare, e che il suo abito e i suoi modi le hanno procurato il massimo credito. La mia amica Mrs. Fraser va matta per quella casa, e certo l'averla non mi porterebbe alla disperazione. Dopo Pasqua sarò ospite di Lady Stornaway. Sembra molto su di morale e veramente felice. Immagino che in famiglia Lord S. sia simpatico e pieno di buon umore, e ora non lo trovo così brutto come mi sembrava, o, per lo meno, se ne vedono d'aspetto molto peggiore. Certo non figurerebbe a fianco di suo cugino Edmund. Di quest'ultimo eroe di cui faccio il nome, cosa dovrei dire? Se evitassi del tutto di menzionarlo scrivendo, sarebbe cosa sospetta. Dirò dunque che l'abbiamo visto due o tre volte e che le mie amiche qui sono tutte colpite dal suo aspetto di perfetto gentiluomo. Mrs. Fraser (che non è cattivo giudice in materia) dichiara di conoscere solamente tre uomini in città che abbiano altrettanto bella presenza, statura e modo di fare; e io devo confessare che quando ha pranzato qui l'altro giorno, non vi era nessuno che reggesse al suo confronto ed eravamo un gruppo di sedici. Fortunatamente, oggigiorno, gli abiti non portano segni rivelatori, ma... ma... ma...

Con affetto.

«Avevo quasi dimenticato (è stata colpa di Edmund, mi occupa la mente più di quanto sia conveniente per me) una cosa del tutto pratica che ho da dire da parte di Henry e mia, intendo il progetto di riaccompagnarla nel Northamptonshire. Mia cara, piccola amica, non rimanga a Portsmouth tanto da perdere il suo aspetto grazioso. Quelle terribili brezze marine sono la rovina della bellezza e della salute. La mia povera zia ne soffriva sempre, anche a dieci miglia di distanza dal mare, cosa che l'ammiraglio, naturalmente, rifiutò sempre di ammettere, ma io so che era così. Sono a disposizione sua e di Henry: mi basta un'ora di preavviso. Mi piacerebbe dar seguito al progetto, e faremmo una piccola deviazione per farle conoscere Everingham lungo la via, e forse non le dispiacerebbe passare da Londra e vedere l'interno della chiesa di San Giorgio in Hanover Square. Tenga solo lontano suo cugino Edmund da me in una simile occasione; non vorrei essere tentata. Che lunga lettera! ancora una parola. Ho sentito che Henry ha intenzione di tornare nel Norfolk per sbrigare una faccenda che lei approva, ma questo non può assolutamente essergli permesso prima della metà della settimana prossima, intendo dire che qui non possiamo fare a meno di lui fin dopo il 14 prossimo, visto che quella sera diamo un ricevimento. Quanto valga un uomo come Henry in simile occasione è cosa che lei non può immaginare; perciò deve credermi sulla parola: è inestimabile. Incontrerà i Rushworth, cosa che, lo confesso, non mi dispiace, essendo alquanto incuriosita in proposito; e lo è anche lui, benché non lo voglia ammettere.»

Era una lettera da scorrere avidamente, e da rileggere con calma, per ricavarne abbondante materia di riflessione, per... poi trovare che lasciava ogni cosa in un'incertezza più grande di prima. L'unica

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informazione sicura che se ne poteva ricavare era la prova che nulla di decisivo era ancora avvenuto. Edmund non aveva ancora parlato. Cosa sentisse realmente Miss Crawford, in qual modo intendesse reagire, o se poteva darsi il caso che agisse senza aver formulato un'intenzione precisa o addirittura, in senso contrario ad essa, se l'importanza di Edmund per lei era ancora quale era stata prima dell'ultima separazione; se, nel caso fosse diminuita, potesse diminuire ancor di più o, al contrario, tornare ad essere quella di prima - erano spunto per congetture senza fine, sulle quali meditare quel giorno e durante molti giorni ancora, senza giungere a nessuna conclusione. L'idea che le tornava più spesso in mente era che Miss Crawford, resa più fredda ed esitante da un primo contatto con le note abitudini londinesi, avrebbe finito col sentirsi troppo legata a lui per lasciarlo. Si sarebbe sforzata di far prevalere l'ambizione sul cuore. Avrebbe esitato, lo avrebbe punzecchiato, avrebbe posto delle condizioni e preteso molto, moltissimo, ma alla fine avrebbe accettato. Questa era la conclusione alla quale giungeva più frequentemente Fanny. Una casa in città! Questo, pensava, sarebbe stato impossibile. Eppure, chi poteva dire quel che Miss Crawford sarebbe stata capace di esigere! Le prospettive di felicità per suo cugino peggioravano sempre più. Una donna che poteva parlare di lui commentandone solamente l'aspetto fisico! Che amore meschino! Sentirsi incoraggiata dalle lodi di una Mrs. Fraser! Lei che lo aveva frequentato intimamente per la metà di un anno! Fanny si vergognava per lei. Quelle parti della lettera che si riferivano solamente a Mr. Crawford e a lei stessa, in confronto, la toccarono solo superficialmente. Che Mr. Crawford andasse nel Norfolk prima o dopo il 14, certamente non la riguardava anche se, tutto considerato, aveva pensato che vi sarebbe andato senza indugio. Che Miss Crawford tentasse di combinare un incontro fra lui e Mrs. Rushworth era consono al suo peggior modo di agire, indicava pesantemente una totale assenza di gentilezza e di buonsenso; ma sperava che lui non si sarebbe lasciato invogliare da una così meschina curiosità. Egli non accettava simili suggerimenti, e sua sorella avrebbe dovuto fargli credito di sentimenti migliori dei propri.

Dopo questa lettera si sentì ancor più impaziente di quanto fosse stata prima di riceverne un'altra da Londra e per alcuni giorni fu così turbata da quella che aveva in mano, pensando a ciò che poteva essere avvenuto, e a ciò che poteva avvenire, che le sue solite letture e conversazioni con Susan furono quasi interrotte. Non riusciva a fissare la propria attenzione come avrebbe voluto. Se Mr. Crawford si era ricordato della ambasciata per Edmund, pensava che era molto probabile, del tutto probabile, che egli si decidesse a scriverle, comunque andassero le cose: sarebbe stato consono all'affettuosa gentilezza con cui era solito comportarsi nei suoi riguardi, e finché non ebbe rimosso quella quasi-certezza, finché essa non si logorò a poco a poco per l'assenza di lettere durante altri tre o quattro giorni, visse in uno stato di estrema agitazione e ansietà.

Alla fine subentrò una specie di calma. Anche quell'ansia doveva essere dominata; non doveva permettere che la logorasse interiormente e la rendesse inutile. Il tempo che passava fece qualcosa in proposito, i suoi sforzi personali qualcosa di più: tornò a dedicarsi a Susan, e con l'interesse di prima.

Susan le si stava affezionando moltissimo; e pur senza provare quel precoce diletto nei libri, che era stato così vivo in Fanny, pur avendo un'indole assai meno incline alle attività sedentarie o alla ricerca della cultura per la cultura, aveva un così forte desiderio di non apparire ignorante, e insieme un'intelligenza così lucida e aperta da divenire una grata, attentissima, profittevole discepola. Fanny era il suo oracolo. Le spiegazioni e le osservazioni di Fanny costituivano una importantissima aggiunta ad ogni saggio che Susan scriveva, ad ogni capitolo di storia che studiava. Quello che Fanny le diceva sui tempi passati si fissava nella sua mente più delle pagine lette sul testo di Goldsmith, e faceva alla sorella il complimento di preferire il suo stile a quello di qualsiasi scrittore pubblicato e stampato. Le mancava l'abitudine alla lettura, che si apprende da piccini. Naturalmente le loro conversazioni non vertevano sempre su argomenti all'altezza di quelli storici o etici. C'era tempo anche per altri interessi, e fra i temi di minor levatura intellettuale nessuno tornava così frequentemente o era così a lungo trattato fra loro come Mansfield Park e le persone che l'abitavano e i modi, gli svaghi, gli usi di Mansfield Park. Susan, che aveva un gusto naturale per le cose raffinate e bene ordinate, era ansiosa di udire, e Fanny non poteva non indugiare su un argomento così caro al suo cuore. Sperava di non sbagliare; anche se, dopo un certo tempo, la grande ammirazione di Susan per ogni cosa detta o fatta nella casa dello zio e il suo ardente desiderio di recarsi nel Northamptonshire, quasi la indussero a biasimarsi per aver suscitato desideri che non potevano essere gratificati.

La povera Susan era di poco più adatta della sorella maggiore alla vita quale si svolgeva nella casa paterna; e allorché Fanny fu in grado di capirlo pienamente, cominciò a sentire che quando fosse giunto il momento della sua liberazione da Portsmouth, il fatto di dovere abbandonare Susan avrebbe grandemente diminuito la sua felicità. Che una ragazza così atta a venir modellata secondo tutto quanto vi era di buono dovesse essere lasciata in mani tanto inadeguate la addolorava ogni giorno di più. Se lei avesse mai avuto

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una casa sua dove invitarla, che benedizione sarebbe stata!... E se le fosse stato possibile ricambiare il sentimento di Mr. Crawford, il suo più che probabile consenso a tale soluzione avrebbe contribuito nel migliore dei modi al suo proprio benessere. Pensava che egli aveva innegabilmente un buon carattere e poteva immaginarlo pronto a sottoscrivere con cordiale sollecitudine un progetto di quel genere.

CAPITOLO XLIV

Sette settimane dei due mesi previsti per la visita erano quasi completamente passate, quando la lettera così lungamente attesa, la lettera di Edmund, fu posta fra le mani di Fanny. Mentre l'apriva, vedendone la lunghezza, si preparò a trovarvi una minuziosa descrizione di felicità, e una profusione di amorosi slanci in lode della fortunata creatura che ormai era padrona del di lui destino. Prese a leggere:

«Mansfield Park«Mia cara Fanny,scusami se non ho scritto prima. Crawford mi disse che desideravi ricevere mie notizie, ma mi è

stato impossibile scrivere da Londra, e mi sono persuaso che tu avresti capito il mio silenzio. Se avessi potuto mandarti poche righe felici, non ti sarebbero mancate, ma non se ne è mai dato il caso. Sono ritornato a Mansfield con minori certezze di quando l'avevo lasciato. Le mie speranze sono molto più deboli. Forse tu sei già al corrente della situazione. Affezionata come ti è Miss Crawford, è naturalissimo che ti dica abbastanza dei suoi sentimenti da metterti in grado di indovinare abbastanza bene i miei. Non intendo tuttavia astenermi dal fartene parte personalmente. La fiducia che entrambi abbiamo in te, non deve creare motivi di contrasto. Non ti faccio domande. Vi è qualcosa di consolante nel pensiero che abbiamo la stessa amica, e che nonostante una qualche malaugurata divergenza di opinione fra noi, siamo uniti nell'affetto per te. In ogni modo mi sarà di conforto dirti lo stato attuale delle cose, e quali sono i miei progetti del momento, ammesso che per ora io faccia progetti. Sono qui già da sabato. Mi sono trattenuto a Londra tre settimane e l'ho vista (secondo il metro di Londra) molto spesso. Ho ricevuto tutte le attenzioni che da parte dei Fraser potevo ragionevolmente aspettarmi. Devo ammettere che, da parte mia, non era stato ragionevole sperare in un rapporto come quello avuto con lei a Mansfield. Tuttavia si è trattato dei suoi modi più che di una scarsa frequenza negli incontri. Se fosse stata diversa le volte in cui l'ho vista, non avrei avuto di che lamentarmi, ma fin dalla primissima volta l'ho trovata cambiata; il suo fare, la prima volta che mi ha ricevuto, è stato così diverso da quello che avevo sperato che quasi mi ero deciso a lasciare Londra immediatamente. Non occorre scendere in particolari. Tu conosci il lato debole del suo carattere e puoi immaginare i sentimenti e le espressioni che mi hanno torturato. Era molto su di giri, e circondata da coloro che davano tutto il sostegno del loro errato giudizio alle convinzioni del suo spirito troppo vivace. Mrs. Fraser non mi piace. È una donna vana, dal cuore frigido, che si è sposata esclusivamente per convenienza, e che, benché evidentemente infelice nel matrimonio, non incolpa della sua delusione i propri errori di giudizio, o le pecche della sua indole, non il divario di età fra lei e il marito, ma l'essersi trovata, alla resa dei conti, meno ricca di molti suoi conoscenti, specialmente di sua sorella, Lady Stornaway; è la determinata paladina di tutto quanto è mercenario e ambizioso, purché sia ambizioso e mercenario a sufficienza. Considero l'intimità della nostra amica con quelle due sorelle come la peggiore disgrazia sua e mia. L'hanno sviata per anni. Se la si potesse staccare da loro! e a volte non ne dispero, perché, a giudicare dall'affetto reciproco, quello che esse nutrono per lei mi sembra più forte. Le vogliono molto bene; ma sono sicuro che lei non vuole bene a loro come ne vuole a te. Quando penso al suo grande, sincero affetto per te, e a tutta la sua retta giudiziosa condotta, in quanto sorella, mi sembra una creatura molto diversa, capace di ogni nobile gesto, e sono pronto a biasimarmi per la mia troppo severa interpretazione dei suoi modi scherzosi. Non posso rinunciare a lei, Fanny. È l'unica donna al mondo della quale io possa mai pensare di fare mia moglie. Se non credessi che ha un certo sentimento per me, naturalmente non direi questo ma credo che lo abbia. Sono convinto che non è priva di una decisa preferenza nei miei riguardi. Non sono geloso di nessuno. È l'influenza dell'ambiente mondano nel suo complesso di cui sono geloso. Sono le abitudini alla grande ricchezza che temo. Le sue vedute in proposito non sono più ambiziose di quanto le sue personali condizioni finanziarie possano permetterle, ma vanno oltre a quanto le nostre rendite unite possano consentire. Vi è conforto, tuttavia, perfino in questo. Potrei sopportare meglio di perderla perché non sono ricco abbastanza, che non a causa della mia professione. Il primo motivo proverebbe solo che il

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suo amore non è tanto forte da farle accettare sacrifici che, di fatto, son poco giustificato a richiederle; e se sarò rifiutato, questo sarà, penso, l'onesto motivo. I suoi preconcetti circa la mia carriera, confido, non sono così forti come erano una volta. Eccoti i miei pensieri, mia cara Fanny, esattamente come mi vengono in mente, l'uno dopo l'altro; forse a volte sono contraddittori, ma non per questo ti daranno un quadro meno esatto del mio stato mentale. E ora, dopo aver cominciato, è un piacere continuare a dirti tutto quello che sento. Non posso rinunciare a lei. Imparentati già come siamo tu e io e, lo spero, come lo saremo ancora di più, rinunciare a Mary Crawford equivarrebbe per me a rinunciare alla compagnia delle persone che mi sono più care, esiliarmi dagli amici ai quali, se mi toccasse qualsiasi altra disgrazia, mi rivolgerei per conforto. Nella perdita di Mary devo includere la perdita di Crawford e di Fanny. Se la cosa fosse nettamente decisa, se si trattasse di un vero e proprio rifiuto, saprei, spero, come sopportarlo, e come tentar di indebolire la presa che essa ha sul mio cuore, di qui ad alcuni anni..., ma sto divagando... Se verrò respinto, lo dovrò sopportare; e finché non lo sarò non cesserò mai di tentare di conquistarla. Ecco la verità. L'unico problema è: come? Quali possono essere i mezzi più atti a conseguire lo scopo? A volte penso di tornare a Londra dopo Pasqua, a volte di non far nulla finché lei non tornerà a Mansfield; già ora parla con piacere di quando sarà a Mansfield in giugno; ma giugno è molto lontano, e credo che le scriverò. Ho quasi deciso di spiegarmi per lettera. Raggiungere una certezza per tempo è un obiettivo essenziale. La mia presente condizione è tremendamente complessa. Considerando bene la cosa, penso che una lettera sarà decisamente il miglior modo di giungere a una spiegazione. Sarò in condizione di scrivere molte cose che non saprei dire a voce, e così le darei il tempo di riflettere prima di decidere la sua risposta: temo meno il risultato della riflessione che quello di un primo, affrettato impulso. Penso che farò così. Il più grande pericolo per me sta nel fatto che chieda consiglio a Mrs. Fraser quando io, lontano, mi troverò nell'impossibilità di perorare la mia causa. Una lettera espone a tutti i pericoli della consultazione con altri, e quando alla mente manca anche solamente un poco per decidere, un consigliere può, in un momento poco felice, indirizzarla a fare quanto potrà in seguito essere rimpianto. Bisogna che consideri meglio ogni cosa ancora per un po'. Questa lunga lettera, tutta dedicata alle mie personali preoccupazioni, può mettere a dura prova anche l'amicizia di una Fanny. L'ultima volta che vidi Crawford fu al ricevimento di Mrs. Fraser. Sono sempre più soddisfatto di tutto quando vedo e sento dire sul suo conto. In lui non vi è ombra di tentennamento. Sa perfettamente bene quello che vuole e agisce conformemente alla sua risoluzione: qualità questa, inestimabile. Non ho potuto vedere lui e la mia sorella maggiore nella stessa stanza senza ricordarmi quello che mi dicesti una volta, e debbo ammettere che non si incontrarono da amici. Da parte di lei vi era un sostenuta freddezza: quasi non si parlarono. Lo vidi tirarsi indietro sorpreso da tale atteggiamento e mi rincrebbe che Mrs. Rushworth si risentisse per un qualsiasi immaginario affronto fatto a Miss Bertram. Senza dubbio desideri conoscere la mia opinione sulla felicità della giovane Mrs. Rushworth. Non vi è nulla che la lasci supporre infelice. Spero che vadano avanti insieme abbastanza bene. Ho pranzato due volte a Wimpole Street, e avrei potuto recarmici più spesso, ma è mortificante trovarsi con Rushworth in qualità di fratello. Julia sembra godersi Londra al massimo grado. Io vi ho goduto pochi piaceri, ma ne trovo ancor meno qui. Non formiamo un gruppo animato, tu manchi moltissimo. A me manchi più di quanto possa esprimere. Mia madre ti manda tutto il suo affetto, e spera di ricevere presto una tua lettera. Parla di te quasi ogni ora e mi rincresce di calcolare per quante settimane ancora dovrà essere priva di te. Mio padre ha intenzione di venirti a prendere di persona, ma non sarà che dopo Pasqua, quando i suoi affari lo chiameranno in città. Tu, spero, vivi lietamente a Portsmouth, ma questa tua visita non deve durare un anno. Voglio che tu torni, per conoscere la tua opinione su Thornton Lacey. Non me la sento di apportarvi migliorie definitive finché non saprò se un giorno avrà una padrona. Penso che sicuramente le scriverò. I Grant hanno deciso di recarsi a Bath; partiranno da Mansfield lunedì prossimo. Ne sono contento. Non sono abbastanza sereno per sentirmi adatto alla compagnia altrui; tua zia sembra spiacente che una simile notizia da Mansfield ti sia impartita dalla mia penna invece che dalla sua. Il tuo per sempre, mia carissima Fanny...»

«Non desidererò mai più no, certo non desidererò ricevere altre lettere,» si disse Fanny dopo aver finito di leggere quella che teneva in mano. «Che cosa mi recherebbero se non delusione e tristezza? Solamente dopo Pasqua! Come lo sopporterò? E la mia povera zia che parla di me quasi ogni ora!»

Fanny si sforzò di frenare il corso di questi pensieri, ma, di lì a un istante, si sorprese a riflettere che Sir Thomas mancava sia verso la zia sia verso di lei. Quanto all'argomento principale della lettera non vi era nulla in esso atto a blandire l'irritazione. Quasi provò un senso di collera e di dispetto nei confronti di Edmund. «Non ha senso indugiare così,» disse fra sé. «Perché non è tutto deciso? È accecato, e nulla gli aprirà gli occhi, nulla, potrà farlo dopo che per tanto tempo ha avuto, inutilmente, la verità davanti a sé... La

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sposerà e sarà povero e infelice. Dio non voglia che l'influenza di lei gli faccia perdere la sua rispettabilità!» Rilesse la lettera.

«Talmente affezionata a me...» Che assurdità! Lei vuol bene solamente a se stessa e a suo fratello. Le sue amiche che l'hanno sviata per anni! C'è altrettanta probabilità che lei abbia sviato loro. Forse si sono tutte quante corrotte l'una con l'altra; ma se le sono tanto più affezionate di quanto lei non lo sia a loro, è lei quella che con tutta probabilità è stata meno danneggiata, oppure lo è stata solo dalla loro adulazione... ‹L'unica donna al mondo alla quale potrebbe pensare come moglie.› Lo credo fermamente. È una infatuazione tale da governare tutta la sua vita. Accolto o respinto, il suo cuore è sposato a quello di lei per sempre. ‹Nella perdita di Mary, debbo includere quella di Crawford e di Fanny.› Edmund, tu non conosci me. Le famiglie non saranno mai imparentate se non le imparenti tu. Oh! scrivile, scrivile, falla finita una buona volta. Basta con questa incertezza. Fissa ogni cosa, impegnati, condannati.»

Queste emozioni, tuttavia, erano troppo vicine al risentimento, per prevalere a lungo nei soliloqui di Fanny. Ben presto si sentì intenerita e pentita. La calda sollecitudine di Edmund, le sue affettuose espressioni, la fiducia che le concedeva, la toccarono profondamente. Ecco, era solo troppo buono verso tutti. E la sua era una lettera che, a farla breve, per niente al mondo avrebbe voluto non ricevere e alla quale non avrebbe mai potuto dar valore abbastanza. Questa fu la conclusione definitiva.

Chiunque ama scrivere lettere senza aver molto da dire, il che include una vasta parte dell'universo femminile, capirà quello che provava lady Bertram, e quanto si sentisse sfortunata nel vedere una notizia da Mansfield, del calibro del progettato viaggio dei Grant a Bath, dato come certezza, giungerle quando non poteva sfruttarla, e ammetterà che era assai mortificante per lei vedere quell'ingrato di suo figlio impossessarsene e darla nel più conciso dei modi, in calce a una lunghissima lettera, invece di lasciarla comunicare a lei, dilungandosi per quasi una pagina intera. Infatti, benché Lady Bertram raramente riuscisse a splendere nello stile epistolare, aveva preso per tempo, dopo il matrimonio, l'abitudine di iniziare e poi di mantenere, una nutrita rete di corrispondenza, e perché non aveva altro da fare e perché, data la sua posizione di moglie di un membro del Parlamento, aveva avuto modo di farsi e di conservare numerose corrispondenti, formandosi nel contempo un suo stile epistolare, dignitosamente banale, capace di amplificare e diluire le notizie: un avvenimento minimo le dava materia sufficiente per lunghi commenti ma non poteva fare a meno di uno spunto; doveva avere qualcosa su cui scrivere, perfino rivolgendosi alla nipote, e proprio quando era sul punto di essere privata della possibilità di elencare i sintomi che annunciavano il riacutizzarsi della gotta del dottor Grant e di narrare le visite mattutine di Mrs. Grant, era molto duro per lei vedersi sottrarre uno degli ultimi benefici che, nell'ambito epistolare, poteva ricavare dalle relazioni con gli abitanti della Canonica.

L'attendeva, tuttavia, un ampio compenso. Venne, per Lady Bertram, il grande momento. Pochi giorni dopo la lettera di Edmund, Fanny ne ricevette una dalla zia che iniziava così:

«Mia cara Fanny,Prendo la penna per comunicarti una notizia assai allarmante che senza dubbio ti preoccuperà

molto.»

Non si trattava, in questo caso, solo di dover prendere la penna per comunicare a Fanny tutti i particolari del progettato viaggio dei Grant. L'attuale comunicazione era di tale natura da promettere materiale per molti giorni a venire; si trattava addirittura della pericolosa malattia del suo figliolo maggiore, della quale avevano ricevuto notizia per espresso poche ore prima.

Tom era partito da Londra con un gruppo di giovani amici per Newmarket, e lì, causa una caduta trascurata e una buona dose di bevute era stato colto dalla febbre; e quando il gruppo si era sciolto, non essendo in condizione di viaggiare, era stato abbandonato a se stesso nella casa di uno di quei giovanotti, a godersi gli agi della malattia e della solitudine e le cure dei soli domestici. Invece di migliorare in breve tempo e di poter seguire gli amici, come aveva allora sperato, la sua salute si era ulteriormente deteriorata; poco tempo dopo si era sentito tanto male da acconsentire, come consigliava il medico, a spedire una lettera a Mansfield.

«Questa dolorosa notizia, come puoi ben supporre,» osservava Sua Signoria dopo aver dato la sostanza di quanto sopra, «ci ha messi in estrema agitazione, e non possiamo non essere grandemente allarmati e pieni di apprensione per il povero infermo, il cui stato, a quanto teme Sir Thomas, può essere molto critico; e Edmund ha gentilmente proposto di andare subito ad assistere il fratello, e sono felice di aggiungere che Sir Thomas non mi lascerà sola in questa desolante situazione, poiché ciò mi proverebbe

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troppo. Sentiremo moltissimo la mancanza di Edmund nella nostra piccola cerchia; ma confido e spero che egli trovi il povero infermo in uno stato meno allarmante di quanto temiamo e che possa ricondurlo a Mansfield di qui a pochi giorni, come Sir Thomas ha proposto che venga fatto, pensando che sia meglio da tutti i punti di vista; e io confido che il povero infermo sarà presto in condizione di sopportare il trasporto senza un vero e proprio inconveniente o danno. Poiché sono certa che tu, mia cara Fanny, ci sei vicina col pensiero, in questa circostanza tanto dolorosa, ti scriverò nuovamente prestissimo.»

I sentimenti di Fanny in questa occasione erano, in verità, assai più caldi e genuini dello stile epistolare della zia. Veramente soffriva per tutti loro: il pensiero di Tom pericolosamente infermo, di Edmund partito per assisterlo, e della triste piccola cerchia rimasta a Mansfield le dava preoccupazioni tali da escludere tutte le altre, o quasi tutte le altre. Le rimase appena egoismo sufficiente per chiedersi se Edmund avesse scritto a Miss Crawford prima che giungesse quella chiamata, ma nessun sentimento durò a lungo in lei, che non fosse di puro affetto e ansia disinteressata. La zia non la trascurò; scrisse ripetutamente; ricevevano frequenti resoconti da Edmund e questi resoconti erano regolarmente trasmessi a Fanny, con lo stesso stile diffuso, e lo stesso guazzabuglio di fiducia, speranze e timori, tutti susseguendosi e rampollando gli uni dagli altri, nella solita confusione. Era come giocare ad avere paura. Le sofferenze che Lady Bertram non vedeva, facevano poca presa sulla sua immaginazione; perciò continuò a scrivere molto pacatamente di agitazione e ansietà, e del povero infermo, finché Tom fu trasportato a Mansfield ed essa poté vedere con i propri occhi il suo aspetto alterato. Allora, una lettera che aveva iniziato per Fanny fu terminata in uno stile diverso, con parole di vero sentimento e allarme. «È appena arrivato, mia cara Fanny, e lo hanno portato di sopra; e vederlo mi ha così profondamente colpita, che non so cosa fare. Sono certa che è stato molto malato. Povero Tom, sono desolata per lui, e ho una gran paura e così pure Sir Thomas; e come sarei contenta di averti qui a confortarmi. Ma Sir Thomas spera che domani starà meglio, e dice che dobbiamo tener conto degli effetti del viaggio.»

La sincera sollecitudine destatasi nel cuore della madre non finì così presto. L'estrema impazienza di Tom di essere trasportato a Mansfield, e ritrovare il conforto degli agi domestici e della famiglia ai quali aveva ben poco pensato durante gli anni di costante buona salute aveva probabilmente indotto a portarlo a casa troppo presto; infatti la febbre tornò, e durante una settimana fu in una condizione più allarmante che mai. Tutti furono serissimamente spaventati. Lady Bertram scriveva i suoi terrori quotidiani alla nipote che, ormai, si poteva dire, viveva di quelle lettere e passava il tempo soffrendo per le notizie ricevute un giorno e aspettando con ansia quelle dell'indomani. Anche se non nutriva un affetto speciale per il maggiore dei cugini, la sua naturale tenerezza le rendeva insopportabile il pensiero della sua scomparsa; e la purezza dei suoi principî aggiungeva una ancor più acuta sollecitudine, quando considerava quanto poco utile egli fosse stato, quanto poco si fosse imposto delle rinunce (almeno apparentemente) durante la vita passata.

In questa, come in altre più normali occasioni, Susan era la sua unica compagna e ascoltatrice. Susan era sempre pronta ad ascoltare e a simpatizzare. Nessun altro poteva interessarsi a una così remota calamità, una malattia che colpiva una famiglia che viveva a cento miglia di distanza; nemmeno Mrs. Price che, all'infuori di una o due brevi domande se vedeva la figlia con una lettera in mano, si limitava a osservare con calma: «La mia povera sorella Bertram deve essere molto preoccupata.»

Divise da tanto tempo, e in una situazione tanto diversa, i legami del sangue si erano ridotti a poco più che nulla. L'affetto, in origine calmo così come era calma la loro indole, era ormai diventato pura e semplice convenzione. Mrs. Price si comportava nei riguardi di Lady Bertram proprio come lady Bertram avrebbe fatto nei confronti di Mrs. Price. Tre o quattro Price avrebbero potuto essere spazzati via, tutti insieme o uno per uno, eccetto Fanny e William, e Lady Bertram non vi avrebbe quasi fatto caso; forse avrebbe accettato dalla labbra di Mrs. Norris la trita osservazione che era stata una gran buona cosa e una vera benedizione per la sua povera cara sorella Price che la sorte avesse così opportunamente provveduto.

CAPITOLO XLV

Verso la fine della sua prima settimana a Mansfield, Tom fu dichiarato fuori pericolo immediato, e venne considerato, per il momento, in via di progressivo, lento miglioramento, tanto da mettere completamente a tacere le ansietà di sua madre. Ormai assuefatta a vederlo in una condizione di sofferenza e debilitazione, sentendosi inoltre dire sulla situazione solo quanto sembrava incoraggiante, Lady Bertram,

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i cui pensieri non andavano mai al di là di quanto le veniva detto, poco portata ad allarmarsi o a cogliere cenni e sottintesi, era il soggetto più adatto a prestar fede alle pietose lusinghe dei medici. La febbre era domata; e siccome la febbre era stata la malattia di Tom, naturalmente sarebbe stato nuovamente in piena forza molto presto; Lady Bertram non poteva pensare a nulla di diverso e Fanny, naturalmente, condivise la certezza della zia, finché non ricevette poche righe da Edmund, scritte con lo scopo preciso di metterla esattamente al corrente sulla reale condizione del fratello, e farla partecipe delle apprensioni con cui lui e suo padre avevano accolto le parole del medico; questi aveva, in effetti, rilevato la presenza di ben definiti sintomi di tubercolosi polmonare che sembravano accentuarsi appunto con la scomparsa della febbre. Padre e figlio giudicavano opportuno non tormentare Lady Bertram con rivelazioni allarmanti che, così si sperava, potevano in definitiva dimostrarsi infondate; ma non vi era ragione perché Fanny non dovesse conoscere la verità. In breve temevano per i polmoni di Tom.

Poche righe di Edmund le fecero vedere l'infermo e la camera in cui giaceva sotto una luce più vivida e reale di quanto avessero potuto fare tutti i fogli di Lady Bertram. Si sarebbe difficilmente trovato qualcuno in tutta la casa che non fosse in grado di descrivere ogni cosa in base ad osservazioni personali, meglio di quanto lo facesse lei; nessuno che a tempo opportuno, non sapesse essere più utile al figlio di quanto lo fosse lei. Non sapeva far nulla all'infuori di entrare quietamente nella sua stanza, e guardarlo per un po', parlando appena; ma quando egli era in condizione di discorrere o di ascoltare quanto gli dicevano, o di sentirsi leggere qualcosa ad alta voce, Edmund era il compagno preferito. La zia lo infastidiva con premure insistenti, e Sir Thomas non sapeva come portare il tono della conversazione o abbassare quello della voce al livello della sua irritabile debolezza. Edmund era perfetto da ogni punto di vista. Per lo meno, Fanny lo credeva tale fermamente, e la sua stima per lui si faceva più alta che mai, quando se lo raffigurava come l'infermiere, il sostegno, l'animatore di un fratello sofferente. Non vi era solamente da aiutarlo a superare la debolezza lasciata dalla recente malattia; vi erano anche, come si scopriva ora, dei nervi molto scossi da calmare, e uno spirito assai depresso da risollevare; e, il buon senso di lei aggiungeva che doveva esserci anche una mente sviata da guidare opportunamente.

In famiglia non c'erano mai stati casi di tubercolosi polmonare, perciò era più incline a sperare che non a temere per la vita del cugino, eccetto quando pensava a Miss Crawford, poiché Miss Crawford le pareva essere una creatura baciata in fronte dalla fortuna e per il suo egoismo e la sua vanità sarebbe stata appunto una fortuna se Edmund fosse rimasto unico figlio maschio in casa Bertram.

Perfino nella camera del malato la fortunata Mary non veniva dimenticata. La lettera di Edmund aveva questo postscritto: «In quanto all'argomento trattato nell'ultima mia, avevo iniziato una lettera quando fui chiamato dalla malattia di Tom, ma ora ho cambiato decisione e temo maggiormente l'influenza delle amiche. Quando Tom starà meglio, andrò.»

Questa era dunque la situazione a Mansfield, e tale rimase quasi senza cambiamento, fino a Pasqua. Una riga aggiunta occasionalmente da Edmund alle lettere di sua madre bastava ad informare Fanny. Tom si riprendeva, ma con allarmante lentezza.

Venne Pasqua, particolarmente tardi quell'anno, come Fanny aveva verificato con grande tristezza, quando aveva saputo che per lei non vi era probabilità di lasciare Portsmouth fino dopo quella festività. Venne Pasqua, e ancora non aveva sentito nulla circa la data del ritorno - nulla, nemmeno a proposito del viaggio dello zio a Londra che doveva precedere il suo ritorno. La zia esprimeva spesso il desiderio di riaverla con sé, ma non giungevano notizie, nessuna ambasciata da parte dello zio dal quale ogni cosa dipendeva. Immaginava che egli non potesse ancora lasciare il figlio, ma per lei si trattava di un crudele, un terribile ritardo. La fine di aprile si avvicinava; presto sarebbero passati tre mesi invece dei due previsti, da quando si era allontanata da tutti loro, e da quando i suoi giorni erano trascorsi come in castigo; voleva loro troppo bene per sperare che ne fossero consci veramente; e chi poteva ormai dire quando vi sarebbe stato il tempo, la tranquillità di spirito per pensare a lei o per venirla a prendere? La sua ansia, la sua impazienza, il suo ardente desiderio di trovarsi nuovamente fra loro erano tali che le riportavano continuamente in mente quei versi del Tirocinium di Cowper, dove il poeta dice: «Con quale intenso desiderio essa sente il bisogno della sua casa»; quelle parole le salivano continuamente alle labbra, come la più vera espressione di una nostalgia che, pensava, nessun cuore di colleggiale novellino poteva sentire più acutamente. Mentre si preparava a recarsi a Portsmouth, era solita pensarvi come a «casa sua», aveva provato un tal senso di gioia nel dire che andava «a casa»; quella parola le era stata immensamente cara; e ancora lo era, ma ormai si riferiva a Mansfield. Ora era quella la sua «casa»; Portsmouth era Portsmouth; Mansfield il suo focolare. Da molto tempo ormai, nelle segrete meditazioni a cui si abbandonava, i due luoghi erano così differenziati, e nulla era più consolante per lei del vedere che la zia feceva uso dello stesso termine: «Posso solo dire che rimpiango molto che tu sia lontana da casa in un momento così doloroso, che mi prova tanto... Confido e

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spero, e sinceramente mi auguro, che tu non rimanga mai più lontana da casa per un tempo così lungo» erano per lei frasi dolcissime. Tuttavia le gustava in segreto: la delicatezza verso i genitori le faceva prudentemente evitare di tradire la sua preferenza per la casa dello zio; badava sempre a dire: «quando ritornerò nel Northamptonshire» o: «quando sarò di ritorno a Mansfield, farò così e così...» Per lungo tempo si limitò a questo; ma finalmente la nostalgia si fece più forte, travolse la precauzione, e si sorprese a parlare apertamente di quel che avrebbe fatto quando fosse di ritorno «a casa», prima di rendersi conto di quanto stava dicendo. Si rimproverò, arrossì e gettò un'occhiata timorosa verso il padre e la madre. Non aveva bisogno di preoccuparsi. Non vide segno di disappunto nella loro espressione, e nemmeno che avessero notato la parola. Non erano affatto gelosi di Mansfield. Per loro, che Fanny desiderasse di tornarvi o di restar lì era esattamente la stessa cosa.

Era triste per Fanny perdere tutte le gioie che le dava la primavera. Prima di aver sperimentato la tristezza di esserne privata non sapeva quanto le sarebbe pesato il passare la metà del mese di marzo e tutto l'aprile in città. Non si era mai resa conto di quale incanto le avesse dato il ridestarsi della natura... Quale rinnovato vigore fisico e spirituale; quale intenso piacere aveva provato via via che quella stagione, che a dispetto dei capricci del tempo non può non essere incantevole, avanzava facendosi sempre più bella, fin da quando i primissimi fiori sbocciavano nei punti meglio esposti del giardino della zia, e le foglie tenere si scartocciavano nei campi fertili dello zio e nei suoi boschi sontuosi. Perdere questi piaceri non era cosa da poco in se stessa, ma perderli perché costretta a vivere in mezzo allo schiamazzo, e avere, in luogo della libertà, dell'aria pura, della fragranza e della verzura, clausura, aria viziata, cattivi odori rendeva la cosa infinitamente peggiore; e perfino questi motivi di rimpianto erano poca cosa in confronto allo scoramento che si impossessava di lei quando pensava che la sua assenza faceva soffrire anche i suoi migliori amici, e l'assaliva l'ardente desiderio di adoperarsi per quelli che di lei avevano bisogno! Se le fosse stato possibile tornare a casa, avrebbe potuto rendersi utile a ciascuno di loro. Sapeva che sarebbe stata utile a tutti. A tutti avrebbe risparmiato qualche fatica manuale o mentale; e anche se si fosse trattato solamente di sostenere lo spirito della zia Bertram, di sottrarla alla solitudine, o all'inconveniente ancor peggiore di aver vicino una compagna perennemente agitata e intrigante, troppo incline a esagerare il pericolo allo scopo di mettere in risalto la propria importanza, la sua presenza sarebbe stata un bene generale. Le piaceva immaginare come avrebbe letto ad alta voce per la zia, come avrebbe parlato con lei; e tentato di farle sentire la benedizione dell'ora presente, preparando intanto la sua mente a ciò che avrebbe potuto accadere; e quante andate su e giù per le scale le avrebbe risparmiato, e quante ambasciate avrebbe potuto fare per tutti...

La stupiva che le sorelle di Tom se ne stessero tranquillamente a Londra in un momento simile, durante il corso di una malattia che, attraversando vari stati di maggiore e minore pericolo, durava ormai da parecchie settimane. Loro potevano tornare a Mansfield come e quando volevano; per loro viaggiare non presentava alcuna difficoltà; non poteva capire come, tutte e due, se ne stessero ancora lontane. Se per Mrs. Rushworth poteva immaginare che qualche obbligo le impedisse di partire, Julia era certo in condizione di lasciare Londra in qualsiasi momento. Da una lettera della zia risultava che Julia si era offerta di ritornare se ci fosse stato bisogno di lei ma questo era tutto. Evidentemente preferiva restarsene dov'era.

Fanny aveva l'impressione che l'influenza di Londra fosse in netto contrasto con tutti i legami più puri. Ne vedeva la prova tanto in Miss Crawford come nelle cugine; il sentimento che Mary provava per Edmund era stato rispettabile, aveva messo in luce la parte più rispettabile del suo carattere; la sua amicizia verso lei stessa era stata perlomeno irreprensibile. Ma a cosa si erano ridotti questi due sentimenti? Era tanto tempo che Fanny non riceveva lettere da lei, che aveva buone ragioni di far poco conto su un'amicizia di quel genere. Erano passate settimane da quando aveva ricevuto le ultime notizie di Miss Crawford o dei suoi altri conoscenti in città; ne sapeva qualcosa solo per tramite di Mansfield; e incominciava a pensare che non avrebbe saputo se Mr. Crawford era andato o meno nel Norfolk, finché non si fossero nuovamente incontrati, e che non avrebbe avuto notizie della sorella di lui per tutta la primavera, quando ricevette la seguente lettera, che ridestò antiche reazioni e ne sucitò di nuove.

«Mi perdoni, cara Fanny, quanto più presto le è possibile, per il mio lungo silenzio, e si comporti come se mi potesse perdonare immediatamente. Questa è la mia modesta richiesta, e questo mi aspetto poiché lei è così buona che conto di essere trattata meglio di quanto meriti - e scrivo ora per chiedere una risposta immediata. Desidero conoscere lo stato delle cose a Mansfield Park, e lei, senza dubbio, è perfettamente in grado di comunicarmelo. Bisognerebbe essere un mostro per non partecipare all'angosciosa preoccupazione nella quale si trovano laggiù - poiché, da quanto sento, il povero Mr. Bertram ha poca probabilità di guarire. A tutta prima ho dato poco peso alla sua malattia. Lo consideravo

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quel genere di persona alla quale si dà troppa importanza e che, dal canto loro, fanno troppe storie ad ogni minima indisposizione, e compiangevo specialmente quelli che erano costretti a curarlo; ma mi hanno confidenzialmente assicurato che sta veramente declinando e che i sintomi sono estremamente allarmanti e che una parte della famiglia per lo meno ne è al corrente. Se è così, sono sicura che lei è inclusa in questa parte, quella giudiziosa e sagace, e perciò la supplico di farmi sapere fino a che punto sono stata esattamente informata. Non occorre che io le dica quanto sarei contenta di sentire che le notizie pervenutemi sono errate, ma tutte concordano in modo tale che, confesso, non posso fare a meno di tremare. La prospettiva di vedere un così bel giovane reciso nel fiore degli anni, è così triste... Il povero Sir Thomas ne soffrirà terribilmente. Sono veramente molto agitata in proposito. Fanny, Fanny, la vedo sorridere e prendere un'aria maliziosa, ma sul mio onore, non ho mai corrotto un medico in vita mia. Povero giovane! Ma se egli morrà, vi saranno due poveri giovani di meno al mondo; e con viso intrepido e voce ardita direi a chiunque che ricchezza e importanza sociale non potrebbero cadere in mani più meritevoli di quelle a cui spetterebbero. Quella dello scorso Natale è stata stolta precipitazione, ma il danno prodotto da pochi giorni più essere cancellato in parte. La vernice e l'indoratura nascondono molte macchie. Si tratterà solamente della soppressione del titolo di ‹Esquire› dopo il suo nome. Con un affetto vero come è il mio, Fanny, si possono chiudere gli occhi su cose più gravi di queste. Mi risponda a volta di corriere, capisca la mia ansietà, non la prenda alla leggera. Mi dica la verità, quale lei l'ha dalla fonte diretta. Ed ora, non si dia pena di vergognarsi dei miei sentimenti o dei suoi. Mi creda, non sono solamente naturali; sono filantropici e virtuosi. Le chiedo in coscienza se ‹Sir Edmund› non farebbe un maggior bene disponendo di tutta la ricchezza dei Bertram di qualsiasi altro possibile ‹Sir›. Se i Grant fossero stati a Mansfield, io non avrei incomodato lei, ma in questo momento lei è l'unica persona alla quale io possa rivolgermi per sapere la verità, poiché non mi è possibile mettermi in contatto con le sorelle di lui. Mrs. R. ha passato la Pasqua con gli Aylmers a Twickenham (come certamente lei saprà) e non sono ancora rientrati; Julia è dai cugini che abitano vicino a Bedford Square; ma ho dimenticato il loro nome e la via. E, anche se potessi rivolgermi all'una o all'altra, tuttavia, preferirei ancora lei, perché mi colpisce il fatto che, fino a questo momento, siano state così restie a interrompere il loro personale divertimento da chiudere gli occhi di fronte alla verità. Immagino che le vacanze pasquali di Mrs. R. non dureranno più molto a lungo; e senza alcun dubbio si tratta per lei di vere vacanze; gli Aylmer sono persone simpatiche, e poiché suo marito è via, lei può trovare solo piacere in loro compagnia. Le do credito per averlo spinto a recarsi doverosamente a Bath a prendere la madre, ma come si intenderanno lei e la vecchia Mrs. Rushworth sotto lo stesso tetto? Poiché Henry non è a portata di mano, non ho nulla da dire da parte sua. Non pensa che Edmund sarebbe stato qui in città già da molto tempo, se non fosse per questa malattia?

Sempre sua, Mary!

«Avevo addirittura incominciato a piegare la mia lettera quando Henry è entrato, ma non mi porta notizie che mi impediscano di spedirla. Mrs. R. sa che si teme un progressivo peggioramento del fratello: l'ha vista questa mattina, pensa di tornare a Wimpole Street oggi; la suocera vi si trova già. Ora lei non si metta in agitazione con qualche strana fantasticheria, perché Henry ha trascorso qualche giorno a Richmond. Lo fa ogni primavera. Stia pur certa che a lui non preme nessuna donna al mondo all'infuori di lei. In questo stesso istante non desidera che di rivederla, e pensa solo al modo di farlo affinché il suo proprio piacere procuri quello di lei. Per provarlo mi chiede di ripeterle con insistenza ancora maggiore quel che già le disse a Portsmouth circa la nostra disponibilità ad accompagnarla a casa, e io mi unisco a lui di tutto cuore. Cara Fanny, scriva subito e ci dica di venirla a prendere. Sarà un bene per tutti noi. Lui e io possiamo andare a stare alla Canonica, come ben sa, senza dare disturbo ai nostri amici a Mansfield Park. Sarà veramente un grande piacere rivederli tutti e una piccola aggiunta di compagnia potrà essere infinitamente benefica per loro. Quanto a lei, deve sentirsi tanto desiderata che in coscienza (coscienziosa com'è) non può starsene lontana, quando ha il mezzo di ritornare. Non ho né il tempo né la pazienza di farle tutte le ambasciate di Henry. Le basti sapere che lo spirito di tutte e di ciascuna racchiude un messaggio di inalterato affetto.»

Il disgusto suscitato in Fanny da buona parte della lettera, insieme con la sua estrema riluttanza a mettere in contatto la scrivente e suo cugino Edmund, l'avrebbero, sentiva, resa incapace di giudicare imparzialmente se l'offerta conclusiva poteva essere accettata o no. Personalmente, la tentava, e molto. Pensare di essere ricondotta a Mansfield forse di lì a tre giorni era una prospettiva estremamente felice - e tuttavia a frenare tale felicità interveniva il pensiero di doverla a persone nei cui sentimenti e nella cui condotta, al momento presente, essa vedeva tanto da condannare; i sentimenti della sorella, la condotta del

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fratello - fredda arida ambizione dell'una, scriteriata vanità dell'altro... Saperlo di nuovo fra i frequentatori, forse fra i corteggiatori di Mrs. Rushworth! Era mortificata. Aveva avuto una migliore opinione di lui. Fortunatamente, però, non spettava a lei valutare, operare una scelta fra opposte inclinazioni e dubbiose nozioni sul cosa fosse giusto fare; non spettava a lei decidere se dovesse tenere o no Mary ed Edmund lontani l'uno dall'altra. Aveva una regola a cui conformarsi, che dirimeva ogni cosa. Il suo rispetto e il suo timore per lo zio, la paura di prendersi una libertà con lui, le resero istantaneamente evidente quale fosse la condotta da tenere. Doveva declinare recisamente la proposta. Se la volevano a casa, lo zio l'avrebbe mandata a prendere; anche offrirgli un più sollecito ritorno era un atto di presunzione che ben difficilmente avrebbe potuto essere giustificato. Ringraziò Miss Crawford, ma le diede una risposta decisamente negativa. «Lo zio, come sapeva, aveva intenzione di venirla a prendere personalmente. E siccome la malattia del cugino era ormai durata tante settimane senza che fosse sentita la necessità della sua presenza, doveva pensare che il suo ritorno per il momento non era opportuno; che anzi lei sarebbe stata d'impaccio.»

Le notizie che le giungevano da casa sulle condizioni di salute del cugino erano, in quel momento, esattamente consone a quanto avevano riferito a Mary, e, supponeva, tali da appagare il suo ottimistico desiderio di vedere avverarsi tutto quanto sperava. A quanto sembrava, avrebbe perdonato a Edmund di essere un ecclesiastico, purché le fossero garantite certe condizioni economiche, e a questo, era da supporsi si riduceva tutto il superamento del preconcetto di cui lui era così pronto a congratularsi. Mary Crawford aveva imparato a considerare che nulla era più importante del denaro.

CAPITOLO XLVI

Poiché Fanny non dubitava che la sua risposta avesse procurato un vero disappunto, si aspettava, conoscendo il carattere di Miss Crawford, di venir nuovamente sollecitata con urgenza; e benché per un'intera settimana non ne ricevesse notizie, quando le giunse la seconda lettera era ancora dello stesso avviso.

Nell'aprirla, si accorse che era molto breve ed ebbe l'impressione che si trattasse di una lettera d'affari, scritta con evidente fretta. Il suo oggetto era prevedibile e i due minuti che le occorsero per spiegare il foglio, furono sufficienti a darle il tempo di supporre che probabilmente si limitava a comunicarle che lei e il fratello sarebbero stati a Portsmouth quel giorno stesso: a darle cioè una notizia che l'avrebbe messa in grande agitazione e avrebbe riproposto il dubbio su ciò che doveva fare. Ma se due minuti possono chiuderci in un cerchio di difficoltà, un terzo basta a liberarcene; e prima ancora di aver finito di aprire la lettera, il pensiero che Mr. e Miss Crawford si fossero rivolti allo zio e da lui avessero ottenuto il permesso di andarla a prendere le ridiede la calma. Poi lesse:

«Una scandalosissima, malintenzionata voce mi è appena giunta all'orecchio, e le scrivo, cara Fanny, per metterla in guardia del darle il benché minimo credito se mai dovesse arrivare fino a lei. Creda per certo che vi è un errore, e che fra un paio di giorni ogni cosa sarà messa in chiaro. Creda, in ogni caso, che Henry non ha colpa e che a dispetto di un momento di étourderie egli non pensa a nessun'altra all'infuori di lei. Non ne faccia parola, non ascolti, non supponga nulla, non sussurri nulla, finché io non le abbia scritto di nuovo. Sono sicura che ogni cosa sarà messa a tacere e che nulla verrà dimostrato se non la stoltezza di Rushworth. Se veramente se ne sono andati, mi gioco la vita che si sono semplicemente recati a Mansfield Park, e che Julia è con loro. Ma perché non ha voluto che la venissimo a prendere? Spero che non se ne debba pentire. Sua ecc.»

Fanny era senza fiato. Siccome nessuna voce scandalosa e malintenzionata era giunta fino a lei, le era impossibile capire granché di quella strana lettera. Poteva solo rendersi conto che alludeva ai cugini di Wimpole Steet, e a Mr. Crawford e solamente congetturare che era stata commessa una qualche azione molto imprudente, tale da attirare l'attenzione degli estranei e da suscitare, a quanto temeva Miss Crawford, la gelosia di lei, Fanny, se lo fosse venuta a sapere. Miss Crawford non aveva bisogno di allarmarsi per quel che la riguardava. Fanny era in pena solamente per le persone implicate nel probabile pettegolezzo e per Mansfield, se le dicerie dovessero giungere fin là; ma sperava di no. Se i Rushworth erano andati di persona a Mansfield, come c'era da inferire da quanto Miss Crawford scriveva, non era probabile che una qualche voce spiacevole li avesse preceduti o, per lo meno, fosse tale da suscitare scalpore.

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Per quel che riguardava Mr. Crawford, sperava che quanto era accaduto gli desse modo di conoscere meglio le proprie vere disposizioni, convincendolo che non era capace di restare fermamente legato a qualsivoglia donna, e inducendolo a non persistere oltre nel corteggiare lei.

Strano, però! Aveva incominciato a pensare che egli l'amasse veramente, e immaginare che l'affetto che nutriva per lei fosse qualcosa fuori del comune - e sua sorella continuava a ripetere - che era lei, Fanny, la sola che gli importava. Eppure le sue attenzioni verso Mrs. Rushworth dovevano essere state ben palesi e indiscrete, visto che chi scriveva non era tipo da dar peso a cose di minor conto.

Fanny si sentiva inquieta e turbata e sapeva che questo suo stato d'animo sarebbe durato finché non avesse ricevuto altre notizie di Miss Crawford. Le era impossibile non pensare a quella lettera, né, d'altra parte, poteva trovar sollievo parlandone con altri. Non c'era alcun bisogno che Miss Crawford le raccomandasse con tanto calore di mantenere il segreto: avrebbe ben dovuto sapere che lei non sarebbe mai venuta meno a quanto era dovuto alla cugina.

Il giorno seguente giunse senza portarle una seconda lettera. Fanny rimase delusa. Non pensò ad altro durante tutta la mattinata; ma quando suo padre rientrò dalla solita passeggiata pomeridiana portando con sé il giornale quotidiano, era così lungi dall'aspettarsi una qualsiasi delucidazione da quella parte, che per un momento si distrasse e la cosa le uscì di mente.

Era sprofondata in altre meditazioni. Le tornò alla mente la prima serata trascorsa in quella stanza, e il padre e il suo giornale. Ora non occorreva già una candela. Il sole sarebbe rimasto ancora un'ora e mezza alto sull'orizzonte. Davvero, era lì da tre mesi; e i raggi del sole, penetrando con prepotenza nel soggiorno, invece di rallegrarla la rendevano ancor più malinconica: in città le luce del sole la sembrava totalmente diversa da com'era in campagna. Qui la sua forza si limitava a creare un riverbero accecante, opprimente, come malato, buono soltanto a mettere in risalto macchie e sudiciume che altrimenti avrebbero potuto sonnecchiare nascosti. Non vi era né salute né gaiezza in quel sole cittadino. Fanny sedeva in una vampa di opprimente calore, in una nube di danzante pulviscolo; e i suoi occhi potevano solamente vagare dalle pareti segnate dall'ombra del capo di suo padre al tavolo dal piano tagliuzzato e intaccato dai temperini dei fratelli, dove poggiavano il vassoio del tè, mai completamente pulito, con le tazze e i piattini malamente asciugati, il latte, miscuglio di grumi galleggianti in un liquido rado di un pallore livido e il pane imburrato che di minuto in minuto diventava anche più unto di quando era uscito dalle mani di Rebecca. Mentre il tè veniva preparato, il padre leggeva il giornale e la madre si lamentava come al solito per il tappeto consunto, augurandosi che Rebecca lo rammendasse; Fanny fu riscossa dal suo nome pronunciato dal padre, dopo che, sbuffando, ebbe letto attentamente un paragrafo che aveva attirato la sua attenzione. «Come si chiamano i tuoi altolocati cugini di città, Fan?» Un istante per riprendersi, e rispose «Rushworth, signore.»

«E non abitano in Wimpole Street?»«Sì, signore.»«Allora si è scatenato il diavolo in mezzo a loro, ecco tutto qua,» porgendole il giornale, «un gran

bene possono farti queste grandiose parentele. Non so cosa pensi Sir Thomas di cose del genere; può essere un troppo perfetto cortigiano e gran gentiluomo per voler meno bene a sua figlia, ma per Dio, se fosse mia figlia, la frusterei con una cima finché avessi la forza di starle sopra. Una buona frustata sia per l'uomo che per la donna sarebbe il miglior modo di evitare simili cose.»

Fanny leggeva in silenzio che «col massimo rincrescimento il giornale doveva annunciare la grave crisi matrimoniale occorsa nella famiglia di Mr. R. di Wimpole Street; la bella Mrs. R., il cui nome non era entrato da molto tempo a far parte delle seguaci di Imeneo, e che aveva dato promessa di diventare una così brillante guida nella società elegante, aveva abbandonato il tetto coniugale in compagnia del ben noto ed attraente Mr. C. intimo amico e compagno di Mr. R.; e non era risaputo nemmeno dal direttore del giornale dove essi fossero diretti».

«È un errore, signore,» disse Fanny di slancio; «dev'essere un errore... non può essere vero... deve trattarsi di altre persone.»

Parlava spinta dall'istintivo desiderio di allontanare quella vergogna, parlava con una risolutezza che nasceva dalla disperazione, poiché diceva quello che non poteva credere, che non credeva lei stessa. Era stata colpita, convinta, travolta da quanto aveva letto. Era vero. E come le fosse riuscito di parlare, come avesse potuto continuare a respirare, fu in seguito motivo di stupore per lei stessa.

A Mr. Price la notizia non importava. Era troppo indifferente perché si desse la briga di risponderle granché: «Sì è possibile che sia tutta una montatura,» ammise; «ma tante belle signore se ne vanno al diavolo a quel modo al giorno d'oggi, che non si può garantire per nessuna.»

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«Spero proprio che non sia vero,» disse Mrs. Price con tono lamentoso, «sarebbe così sconveniente!... Non una volta - dieci volte ho parlato a Rebecca a proposito di questo tappeto; non è vero Betsey? E non ci vorrebbero che dieci minuti per fare il lavoro.»

L'orrore provato da un'indole come quella di Fanny nel ricevere la notizia sicura di una simile colpa e nell'incominciare a rendersi conto almeno in parte della desolazione che doveva conseguirne per i suoi può difficilmente essere descritta. A tutta prima rimase come intontita; ma ogni minuto che passava acuiva in lei la percezione dell'orribile calamità che si era abbattuta sulla famiglia. Non poteva dubitare, non osava abbandonarsi alla speranza che il paragrafo fosse un infondato pettegolezzo. La lettera di Miss Crawford, che aveva letto tante volte da saperne quasi a memoria ogni riga, era in spaventosa consonanza con quanto diceva il giornale. L'ansiosa difesa del fratello, la speranza che la cosa venisse messa a tacere, l'evidente agitazione con cui la lettera era stata scritta facevano necessariamente pensare a qualcosa di molto grave; non solo, ma se mai esisteva una donna capace di trattare come cosa da poco un peccato fra i più gravi, capace di tentare di renderlo accettabile, e desiderare che andasse impunito, questa donna era Miss Crawford, ne era certa. Ora si rendeva conto di quanto si era ingannata a proposito di chi se ne era andato - o si diceva che se ne fosse andato: non si trattava di Mr. e Mrs. Rushworth ma di Mrs. Rushworth e di Mr. Crawford.

A Fanny sembrava di non aver mai saputo prima di allora cosa significasse l'essere sconvolta. E non v'era tregua. La serata passò senza una pausa nella desolazione che la opprimeva; la notte fu completamente insonne. Passava da una sensazione di nausea a brividi di orrore; e da calde puntate di febbre a un senso di gelo. Quanto era avvenuto era così ripugnante che vi erano momenti in cui il suo cuore si ribellava alla certezza e si ripeteva che era impossibile e giungeva a pensare che non poteva essere vero. Una donna che si era sposata solo sei mesi prima, un uomo che si dichiarava devoto, perfino impegnato con un'altra, e quest'altra una parente prossima, l'intera famiglia, le due famiglie legate com'erano da nodo su nodo, tutti amici, tutti intimi! era una troppo orribile confusione di colpe, un troppo volgare cumulo di malvagità, perché la natura umana, a meno di essere in uno stato di totale barbarie, fosse capace di tanto! eppure il buon senso le diceva che era così. Gli incostanti affetti e la vanità di lui, la passione di Maria e l'assenza, in entrambi, di principî sufficientemente saldi, rendevano la cosa possibile. La lettera di Miss Crawford vi imprimeva il marchio del fatto accertato.

Quali sarebbero state le conseguenze? Chi non ne sarebbe stato danneggiato? Chi non avrebbe visto la propria pace compromessa per sempre? Miss Crawford, lei stessa - Edmund; ma forse era pericoloso avventurarsi su un simile terreno. Si limitò o tentò di limitarsi a pensare alla sola, indubitabile desolazione della famiglia che avrebbe necessariamente travolto tutti quanti, se si trattava realmente di una colpa accertata e di un pubblico scandalo. La sofferenza della madre; quella del padre... e a questo punto fece una pausa. Di Julia, di Tom, di Edmund - e qui una pausa ancora più lunga. Erano due le persone che sarebbero state più crudelmente colpite. La sollecitudine paterna di Sir Thomas, il suo alto senso dell'onore e del decoro, i principî elevati di Edmund, la sua indole fiduciosa e la genuina forza dei suoi sentimenti, le faceva pensare che sarebbe stato loro quasi impossibile sopportare la vita e comportarsi secondo ragione sotto il peso di una simile vergogna; e le sembrava che in questo mondo terreno, la maggior benedizione per tutti quelli della stirpe di Mrs. Rushworth fosse scomparire, piombare istantaneamente nel nulla.

Né il giorno immediatamente successivo né quello che seguì apportò nulla che placasse i suoi terrori. La posta arrivò, e non giunse nessuna confutazione pubblica o privata. Nessuna lettera di Miss Crawford chiarì o smentì il contenuto della prima; non vi furono notizie da Mansfield, benché fosse ormai tempo che la zia le scrivesse. Questo era un cattivo segno. Ormai Fanny quasi non sperava più di trovar sollievo ed era così depressa, debole e tremante, che nessuna madre all'infuori di Mrs. Price, a meno di essere indifferente, avrebbe potuto non farci caso. Finalmente, al terzo giorno udì quel suono sconvolgente - il postino che bussava alla porta - e una lettera le fu nuovamente posta fra le mani. Portava il timbro di Londra ed era di Edmund:

«Cara Fanny,tu sei al corrente della disgrazia che ci ha colpiti. Possa Dio aiutarti a portare la tua parte di questa

pena. Siamo qui da due giorni, ma non vi è nulla da fare. Non si riesce a trovare le loro tracce. Ma non puoi aver saputo l'ultimo colpo che ci piomba addosso: la fuga di Julia. Se ne è andata con Yates in Scozia. Ha lasciato Londra poche ore prima che vi giungessimo. In qualsiasi altro momento questo ci sarebbe parso terribile. Ora sembra quasi un niente, tuttavia è un pesante aggravio della situazione. Mio padre non è accasciato. Non possiamo sperare nulla di più. È pienamente in condizione di pensare e agire; scrivo per suo incarico, per proporti di tornare a casa. È ansioso di riaverti a Mansfield per amor di mia madre. Sarò

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dunque a Portsmouth la mattina seguente all'arrivo di queste righe, e spero di trovarti pronta a partire con me. Mio padre desidera che tu inviti Susan a venire con te e a fermarsi per alcuni mesi. Sistema le cose come preferisci, fa quel che ti sembra appropriato; sono sicuro che capisci quale prova del suo affetto ti dà in un simile momento! Rendi giustizia alle sue intenzioni per quanto confusamente io te ne scriva. Puoi immaginare in quale stato io mi trovi. Non c'è fine alle sventure che si sono abbattute su di noi. Mi vedrai arrivare per tempo, con la carrozza postale. Tuo ecc...»

Fanny non aveva mai sentito maggior bisogno di un cordiale, e mai gliene era stato porto uno simile a quello contenuto nella lettera. L'indomani! Lasciare Portsmouth l'indomani. Era, capiva di essere, in grande pericolo di sentirsi squisitamente felice, mentre tanti dei suoi cari erano disperati. Da quanto male derivava quel bene così grande! Temeva di diventare insensibile al dolore altrui. Partire così presto, chiamata con tanto affetto, chiamata per essere di conforto e col permesso di condurre Susan con sé... Tutte queste gioie le colmavano il cuore; sembravano, per un istante, allontanare ogni pena, rendendola incapace di partecipare, come doveva, al dolore perfino di quelli stessi al cui dolore pensava continuamente. La fuga di Julia poteva toccarla solo superficialmente; era sbalordita e scandalizzata; ma non poteva occuparle la mente, non poteva fissarvi il pensiero. Doveva fare uno sforzo per rammentarsene, per costringersi a pensare che era un fatto terribile e penoso, ma, per lo più, lo dimenticava, in mezzo al turbamento, all'urgenza, alla gioia dei pensieri suscitati dall'essere stata richiamata a casa. Nulla vale ad alleviare il dolore più del doversi occupare, attivamente, indispensabilmente. Un'occupazione, anche se malinconica, può dissipare la malinconia, tanto più le occupazioni sue che erano piene di speranza. Aveva tanto da fare, che nemmeno l'orribile storia di Mrs. Rushworth (ormai accertata e confermata) poteva affliggerla come aveva fatto fino a poco prima. Non aveva tempo di soffrire. Sperava di essere in viaggio da lì a ventiquattr'ore; bisognava parlare col padre e con la madre, Susan doveva essere avvertita, ogni cosa doveva essere pronta. Un impegno incalzava l'altro; la giornata era appena sufficientemente lunga. La felicità che lei era in grado di procurare alla sorella, felicità che poteva essere offuscata a malapena dalla triste comunicazione che la doveva brevemente precedere - il lieto consenso del padre e della madre alla partenza di Susan - la generale soddisfazione con cui la prospettiva della loro duplice partenza sembrava fosse accolta da tutti - e l'estasi di Susan stessa, tutto serviva a sostenerle lo spirito.

L'afflizione dei Bertram era ben poco condivisa, lì in famiglia. Mrs. Price parlò della sua povera sorella per alcuni minuti, ma il come trovar qualcosa di adatto per mettervi gli indumenti di Susan, visto che Rebecca si appropriava di tutti i bauli e regolarmente li rovinava, le occupava molto più la mente; quanto a Susan, era inaspettatamente appagata nel suo più grande desiderio. Lei non conosceva direttamente né le cugine che avevano peccato, né i parenti che erano gravemente afflitti; che fosse disposta a rallegrarsi senza riserve, era quanto ci si doveva aspettare dall'indole di una quattordicenne.

Siccome nulla fu veramente lasciato alla decisione di Mrs. Price, o alla buona volontà di Rebecca, ogni cosa fu fatta razionalmente e debitamente, e le ragazze furono pronte in tempo per la partenza dell'indomani. Contare sul beneficio di un lungo sonno che le preparasse al viaggio era impossibile. Il pensiero del cugino che stava viaggiando alla loro volta non poteva non presentarsi alla mente agitata delle giovinette: l'una tutta felicità, l'altra tutto un avvicendarsi di indicibili turbamenti.

Alle otto, la mattina seguente, Edmund era già in casa. Le ragazze, dal piano di sopra, lo udirono arrivare, e Fanny scese. Il pensiero di essere sul punto di incontrarlo, sapendo quel che egli doveva soffrire, le aveva riportato tutti i sentimenti dei giorni scorsi. Lui, così vicino a lei e desolato. Si sentiva addirittura venir meno quando entrò nel soggiorno. Era solo, e le andò incontro di slancio; e si trovò stretta fra le sue braccia, mentre egli diceva poche parole, a malapena articolate: «La mia Fanny, la mia unica sorella, il mio unico conforto, ormai.» Lei non poté dir parola; né, per alcuni minuti, lui poté aggiungere altro. Egli si allontanò un momento per riprendersi, e quando incominciò a parlare, benché la sua voce non fosse ancora ferma, i suoi modi dicevano la volontà di controllarsi e l'intenzione di evitare ogni ulteriore allusione a quanto era accaduto. «Hai fatto colazione?... Quando sarai pronta? E Susan viene anche lei?» Furono queste le domande che si susseguirono rapidamente. Il suo principale obiettivo era di partire al più presto possibile. Quando si consideravano le necessità di Mansfield, il tempo era prezioso; non solo, ma il suo stato d'animo gli faceva trovare sollievo solo nel moto. Fu stabilito che desse ordine alla carrozza di trovarsi alla porta di casa di lì a mezz'ora; Fanny garantì che in trenta minuti avrebbero fatto colazione, e sarebbero state perfettamente pronte. Lui aveva già mangiato, e rifiutò di assistere al loro pasto. Avrebbe fatto il giro dei bastioni e le avrebbe raggiunte insieme con la carrozza. E uscì di nuovo, contento di essersi sottratto perfino a Fanny.

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Era molto sciupato; risentiva evidentemente delle violente emozioni, che era determinato a reprimere. Fanny sapeva che non poteva essere altrimenti, ma per lei era terribile vederlo così.

La carrozza giunse e, proprio nello stesso momento, tornò Edmund, giusto in tempo per trascorrere pochi minuti con la famiglia ed assistere - ma non vide nulla - al modo tranquillo con cui i Price si separarono dalle figliole; giusto in tempo, comunque, per impedire che la famiglia sedesse alla tavola della colazione, che grazie a un grande, insolito spiegamento di solerzia si trovò completamente pronta mentre la carrozza si allontanava dalla porta di casa. L'ultimo pasto di Fanny nella casa paterna fu così perfettamente in carattere col primo; ne fu congedata con lo stesso spiegamento di ospitalità con cui vi era stata accolta.

Come il suo cuore si gonfiasse di gioia e di gratitudine, quando oltrepassò le barriere di Portsmouth, e come il viso di Susan fosse illuminato dal suo più raggiante sorriso, può facilmente essere immaginato; tuttavia, seduta com'era sul sedile anteriore, e schermata dal cappellino a cuffia, quei sorrisi non furono notati.

Il viaggio evidentemente era destinato ad essere silenzioso. I profondi sospiri di Edmund giungevano spesso all'orecchio di Fanny. Se egli si fosse trovato solo con lei, le avrebbe aperto il cuore a dispetto di ogni risoluzione; ma la presenza di Susan lo induceva a rinchiudersi in se stesso, e i suoi tentativi di parlare di argomenti indifferenti non riuscivano a sostenersi a lungo.

Fanny lo osservava con instancabile sollecitudine e a volte, incontrandone lo sguardo, riceveva un sorriso affettuoso, che la riconfortava; ma la prima giornata del viaggio trascorse senza che udisse da lui una sola parola su quanto lo opprimeva. La mattina seguente portò con sé qualcosa di più.

Proprio prima di partire per Oxford, mentre Susan, piantata vicino a una finestra, osservava con grande interesse la partenza di una famiglia numerosa che lasciava la locanda, gli altri due se ne stavano vicino al caminetto acceso; e Edmund, vivamente colpito dall'aspetto alterato di Fanny e ignorando le quotidiane angustie da lei sofferte in casa del padre, attribuendo parte del cambiamento, anzi attribuendolo tutto a quanto era recentemente avvenuto, le prese la mano e disse con voce bassa, ma piena di espressione: «Non c'è da meravigliarsi che tu ne soffra... Ne devi soffrire... Come è possibile che un uomo che ti ha amato ti abbandoni! Ma... ma il tuo sentimento era recente paragonato al... Fanny, pensa a me!»

Il giorno successivo la prima tappa del loro viaggio richiese una intera giornata e li condusse a Oxford, dove giunsero quasi esausti; ma la seconda si concluse assai più rapidamente, e si trovarono nei dintorni di Mansfield assai prima dell'ora del pranzo, e a mano a mano che si avvicinavano a quel luogo amatissimo, il cuore delle due sorelle si andò stringendo. Fanny incominciò a temere l'incontro con le zie e con Tom, sotto l'ombra della tremenda umiliazione che li opprimeva; e Susan incominciò a sentire, con una certa ansietà, che tutte le sue maniere migliori, tutta la conoscenza recentemente acquisita degli usi che si praticavano in quella casa, erano sul punto di essere messe alla prova. Esempi di buona e di cattiva educazione, di antiche volgarità e di nuove raffinatezze le si presentavano alla mente; e riflettevano intensamente sulle svariate forchette d'argento, sui tovaglioli e sulle ciotoline per sciacquarvi la punta delle dita. Fanny andava confrontando in silenzio, ovunque passavano, il paesaggio che aveva lasciato a febbraio con quello attuale; ma quando entrarono nel parco, le sue percezioni e il suo godimento si fecero acutissimi. Erano tre mesi, tre mesi pieni, da quando se ne era allontanata, dall'inverno si era passati all'estate. I suoi occhi si posavano ogni dove su prati e su colture del più fresco verde; e gli alberi, benché non ancora completamente rivestiti di foglie, erano in quella fase deliziosa quando il loro aspetto dice che una nuova bellezza è alle soglie, e che mentre tanto già incanta lo sguardo, molto rimane ancora da immaginare. Il suo godimento, però, era tutto per lei sola, Edmund non era in condizione di condividerlo. Lo guardò, ma egli si teneva appoggiato allo schienale, con espressione più cupa che mai, con gli occhi chiusi, come oppresso da quella vista serena, come se volesse tagliar fuori lo scenario incantevole di quella che era la sua casa.

Ciò le ridiede tutta la sua tristezza, e la coscienza di quello che là si stava sopportando e soffrendo rivestì di un velo di malinconia quella dimora così moderna, ariosa, così ben situata. Delle persone che, riunite dentro casa, vi trascorrevano le loro giornate nell'amarezza e nel dolore, una l'attendeva con un'impazienza che mai, prima di allora, Fanny aveva conosciuto. Aveva a malapena oltrepassato i domestici schierati con aria solenne, quando lady Bertram uscì dal salotto per venirle incontro: si fece avanti con passo insolitamente svelto e, cadendole fra le braccia, disse: «Cara Fanny! Ora non avrò bisogno d'altro!»

CAPITOLO XLVII

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Quel loro riunirsi era stato tristissimo, poiché ciascuna di esse si era sentita la più infelice delle tre. Tuttavia Mrs. Norris, legata com'era a Maria, era quella che realmente soffriva di più. Maria era la sua prediletta, la più cara di tutti i nipoti; il matrimonio con Mr. Rushworth era stato opera sua, ed era stata solita ripeterlo dandosene grande vanto, poiché era realmente convinta che fosse così. Vederlo naufragare a quel modo l'aveva annientata.

Fanny trovava in lei una creatura totalmente cambiata, messa a tacere dalla sorte, quasi istupidita, indifferente a tutto quanto le si svolgeva intorno. L'essersi trovata sola con la sorella e col nipote ammalato, la casa lasciata alla sua supervisione, era stata un'opportunità del tutto sprecata, incapace come si sentiva di dirigere e di comandare, e perfino di immaginarsi utile. Colpita da vera afflizione, la sua propensione all'attivismo si era come intorpidita, e né Lady Bertram né Tom avevano ricevuto da lei il benché minimo aiuto. Non aveva fatto per loro più di quanto essi avessero fatto vicendevolmente l'uno per l'altra. Erano rimasti tutti e tre soli, derelitti, smarriti, ed ora l'arrivo degli altri serviva a Mrs. Norris solo per rivendicare in proprio un grado più alto nel dolore. I suoi due compagni si sentivano sollevati, ma nulla di buono poteva darsi per lei. Edmund era il benvenuto per il fratello quasi quanto Fanny lo era per la zia; ma Mrs. Norris invece di ricavare conforto dalla loro presenza si sentì ancor più irritata dalla vista della persona che, nella cecità della sua irosa sofferenza, era indotta a considerare come il demone malefico della vicenda. Se Fanny avesse accettato Mr. Crawford, quel che era successo non avrebbe potuto accadere.

Anche la presenza di Susan le era fonte di offesa. Era troppo accasciata per rivolgerle più di qualche sguardo di ripulsa, ma la sentiva come una spia, un'intrusa; non solo, era una nipote indigente e tutto quant'altro poteva esservi di detestabile al mondo. Dall'altra zia, Susan fu ricevuta con quieta bontà. Lady Bertram non poteva dedicarle molto tempo, né molte parole, ma sentiva che, come sorella di Fanny, apparteneva di diritto a Mansfield, ed era pronta a baciarla e a volerle bene; e Susan si sentiva più che soddisfatta della situazione, poiché era giunta perfettamente conscia di non potersi aspettare altro che cattive disposizioni da parte della zia Norris; ed era così colma di felicità, così fortificata dalla certezza che la buona sorte l'aveva sottratta a molti mali sicuri, da essere pronta a sopportare una assai maggiore indifferenza da parte di quei parenti appena conosciuti.

Veniva lasciata un bel po' a se stessa, libera di familiarizzarsi con la casa e con i giardini, come meglio le pareva, mentre quelli che, in altre circostanze, avrebbero potuto occuparsi di lei, erano chiusi in se stessi, o tutti presi da chi dipendeva interamente da loro per l'immediato, personale benessere: Edmund che tentava di soffocare la propria angoscia nello sforzo di dar sollievo al fratello; Fanny tutta dedicata alla zia Bertram, tornata alle previe funzioni con zelo rinnovato, ancora accresciuto rispetto a quello di un tenpo, convinta di non poter mai fare abbastanza per qualcuno che dava prova di aver un così grande bisogno di lei.

Parlare dell'orribile accaduto con Fanny, parlarne e lamentarsene, era l'unica consolazione di Lady Bertram. Ascoltarla e sopportarla, risponderle con l'accento dell'affetto e della simpatia, era tutto quanto si poteva fare per lei. Confortarla con altri mezzi era fuori discussione. Il caso non ammetteva consolazione. Lady Bertram non pensava profondamente, ma guidata da Sir Thomas, pensava rettamente su tutti i punti etici fondamentali; e perciò valutava in tutta la sua enormità quello che era avvenuto; non tentava di considerare con leggerezza la colpa e l'infamia, né si aspettava che Fanny le consigliasse di farlo.

I suoi affetti, comunque, non erano profondamente radicati, né la sua mente era tenace. Dopo un certo tempo Fanny trovò che non era impossibile guidarne il pensiero in altra direzione e ravvivare in lei l'interesse per le occupazioni consuete; ma ogni volta che Lady Bertram tornava a fissarsi sull'argomento, lo vedeva sotto un'unica luce, perché implicava la perdita di una figlia e la calamità di una vergogna che non avrebbe mai potuto essere cancellata.

Fanny apprese da lei tutti i particolari venuti alla luce fino a quel momento. La zia non era una narratrice molto metodica; ma con l'aiuto di alcune lettere a e da Sir Thomas, e di quanto lei stessa già sapeva e poteva logicamente mettere insieme, fu presto in grado di conoscere quanto desiderava a proposito delle circostanze in cui la vicenda si era svolta.

Mrs. Rushworth era andata, per le vacanze di Pasqua, a Twickenham, ospite di una famiglia con la quale aveva stretto rapporti intimi da pochissimo tempo: una famiglia dai modi disinibiti e piacevoli e, probabilmente, con principî morali discutibili e moderazione di comportamento al pari di quelli, visto che a casa loro Mr. Crawford aveva accesso in qualsiasi momento. Della presenza di lui in quei luoghi, Fanny già sapeva. Ora apprendeva che nello stesso periodo Mr. Rushworth si era recato a Bath per trascorrervi alcuni giorni con la madre e riaccompagnarla in città, e che Maria, presso questi amici, si era trovata

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assolutamente libera. Libera anche della presenza di Julia, che due o tre settimane prima, aveva lasciato Wimpole Street e si era trasferita presso certi parenti di Sir Thomas dei quali era rimasta ospite; un trasferimento, il suo, che ormai il padre e la madre propendevano ad attribuire a un qualche progetto in cui aveva parte Mr. Yates. Subito dopo il ritorno dei Rushworth a Wimpole Street, Sir Thomas aveva ricevuto da Londra una lettera di un suo vecchio, intimo amico che avendo udito molte cose atte ad allarmarlo ed essendone stato per di più testimone, aveva scritto per consigliargli di venire a Londra, così da poter far pesare di persona la propria influenza sulla figlia affinché ponesse fine ad una intimità con Crawford che già la stava esponendo a spiacevoli commenti, e che evidentemente metteva Mr. Rushworth in una posizione equivoca.

Sir Thomas si accingeva per l'appunto ad agire in base a quella lettera, senza averne comunicato il contenuto ad anima viva a Mansfield, quando essa fu seguita da un'altra, inviata con corriere espresso dallo stesso amico, che gli dava notizie della condizione quasi disperata in cui era precipitata la situazione dei giovani interessati. Mrs. Rushworth aveva abbandonato la casa del marito, e Mr. Rushworth, sconvolto e adirato, si era recato da lui (Mr. Harding) per chiedergli consiglio. Mr. Harding temeva che vi fosse stata, per lo meno estrema e flagrante sconsideratezza da parte di Mrs. Rushworth e di Mr. Crawford. La cameriera della vecchia signora Rushworth era terribilmente minacciosa. Lui faceva tutto quanto era in suo potere per calmare le acque, nella speranza di un ritorno di Maria ma era assai contrastato in Wimpole Street dall'influenza della signora Rushworth madre, e ci si poteva aspettare la peggiore delle conclusioni.

Questa terribile comunicazione non aveva potuto esser tenuta nascosta al resto della famiglia. Sir Thomas era immediatamente partito per Londra; Edmund aveva voluto accompagnarlo e gli altri erano rimasti in uno stato di desolazione tale da essere superato solamente da quello successivo all'arrivo delle lettere che seguirono da Londra. Ogni cosa era ormai di dominio pubblico e al di là di ogni speranza di compromesso. La cameriera della signora Rushworth madre era in grado di fornire delle prove e, sostenuta dalla padrona, non poteva essere messa a tacere. Le due signore, pur nel breve tempo in cui si erano trovate sotto lo stesso tetto, non erano andate d'accordo; e l'ostilità della più anziana nei confronti della nuora poteva avere origine tanto dalla mancanza di rispetto con cui era stata personalmente trattata, quanto dal risentimento che, per amore del figlio, nutriva verso di lei. Stando così le cose, la situazione era senza sbocchi. Ma anche se la madre fosse stata meno ostinata e se la sua opinione avesse avuto meno peso presso il figlio, che tendeva a lasciarsi guidare dall'ultimo interlocutore con cui si trovava, dalla persona che riusciva ad agganciarlo e ad appartarsi con lui, il caso sarebbe stato ugualmente senza speranza, perché la giovane Mrs. Rushworth non era ricomparsa, e vi era ogni ragione di credere che se ne stessa nascosta da qualche parte con Mr. Crawford, che aveva lasciato la casa dello zio, sotto pretesto di un viaggio urgente, il giorno stesso in cui lei si era assentata. Tuttavia Sir Thomas si tratteneva ancora in città, nella speranza di scoprire dove fosse Maria e di strapparla a una ulteriore vita di vizio, benché tutto fosse ormai perduto dal punto di vista della dignità.

Fanny quasi non poteva sopportare il pensiero delle presenti condizioni di spirito dello zio. In quel momento vi era uno solo dei suoi figlioli che non fosse per lui motivo di desolazione. Le condizioni di salute di Tom si erano molto aggravate a causa del colpo che la condotta della sorella gli aveva inferto, e la speranza di guarigione si era tanto allontanata che perfino lady Bertram era allarmata dal cambiamento del suo aspetto, e tutti i suoi timori erano regolarmente comunicati al marito, per iscritto, poi la fuga di Julia, quest'altra sventura che si era abbattuta su di lui al suo arrivo a Londra, e la cui forza era stata attutita sul primo momento dalla preoccupazione maggiore, doveva essere ora dolorosamente risentita, Fanny lo sapeva bene. Le sue lettere dicevano fino a che punto la deplorasse. In qualsiasi altro momento quello di Julia sarebbe stato un matrimonio indesiderabile, ma vederlo stringere in quel modo clandestino, e in quelle circostanze, metteva i sentimenti di Julia in una luce deplorevole e aggravava seriamente la follia della sua scelta. Sir Thomas considerava l'accaduto come uno sbaglio commesso nel modo peggiore, e nel peggior momento; e benché Julia fosse più perdonabile di Maria, nella misura in cui la follia è più perdonabile del vizio, non poteva fare a meno di pensare che il passo da lei compiuto, apriva le peggiori prospettive di una vita matrimoniale non dissimile da quella della sorella. L'ambiente di cui era entrata a far parte non lasciava altre speranze.

Fanny sentiva la pena di lui fino in fondo. Lo zio poteva trovare conforto solo in Edmund. Il pensiero di ognuno degli altri tre figlioli doveva straziargli il cuore. Quanto all'irritazione che lei gli aveva causato, confidava che, ragionando diversamente da Mrs. Norris, egli l'avesse ormai superata. Poteva essere perdonata. Mr. Crawford l'aveva automaticamente ed inequivocabilmente giustificata dall'accusa di averlo respinto per ostinazione; ma questo, benché importantissimo per lei, doveva essere una povera consolazione per Sir Thomas. La disapprovazione dello zio era stata per lei un'esperienza terribile; ma cosa

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potevano rappresentare per lui la sua giustificazione, o la sua gratitudine, o il suo affetto? Il suo sostegno poteva trovarlo unicamente in Edmund.

Invece si sbagliava, pensando che Edmund non fosse anche lui fonte di vera pena per il padre. Era una pena meno cocente di quella che gli cagionavano gli altri tre figli, ma Sir Thomas considerava la felicità del suo secondogenito gravemente compromessa dalla sorella e dall'amico che con la loro inqualificabile condotta gli impedivano, senz'altro, l'auspicabile matrimonio con la donna che, spinto da indubbio amore, egli aveva assiduamente corteggiata con buone probabilità di successo e che, da tutti i punti di vista, eccettuato quel suo deprecabile fratello, sarebbe stato un così buon acquisto per la loro famiglia. Si era reso conto, mentre si trovavano insieme in città, di quanto Edmund soffrisse in aggiunta all'angustia che li affliggeva tutti quanti; era stato testimone del suo comportamento e ne aveva congetturato i sentimenti; e, avendo ragione di credere che avesse avuto un colloquio con Miss Crawford, dal quale gli era derivato solo un più profondo dolore, aveva desiderato, per questo e per altri motivi, che lasciasse al più presto Londra e lo aveva incaricato di andare a prendere Fanny e di riaccompagnarla a casa dalla zia, cercando così di dar sollievo a lui oltre che aiuto alla moglie. Fanny non immaginava i segreti pensieri dello zio a questo proposito, così come Sir Thomas non immaginava quale fosse il vero carattere di Miss Crawford. Se egli fosse stato messo a parte della conversazione che il figlio aveva avuto con lei, non avrebbe mai desiderato che lo sposasse, anche se, anziché ventimila sterline di dote, ne avesse avute quarantamila.

Per Fanny il fatto che Edmund dovesse essere per sempre diviso da Miss Crawford era una certezza; eppure, finché non avesse saputo che anche lui la pensava allo stesso modo, la sua personale convinzione non bastava a tranquillizzarla. Sentiva che doveva essere così, ma voleva averne la conferma. Se ora le avesse parlato in proposito con l'abbandono che in passato le era parso così difficile da sopportare, ne avrebbe tratto grande conforto. Ma si rese conto che per il momento ciò non sarebbe avvenuto. Si incontravano raramente, e sempre alla presenza di altre persone: probabilmete egli evitava di trovarsi da solo con lei. Cosa se ne doveva dedurre? Che il suo giudizio ammetteva la realtà della situazione ed egli accettava l'amara parte che gli spettava in quell'afflizione familiare, ma che ne risentiva il dolore troppo acutamente per farne argomento anche della più superficiale menzione? Queste dovevano essere le condizioni di spirito in cui si trovava. Si piegava all'inevitabile, ma ciò lo sottoponeva a sofferenze che non poteva esprimere a parole. Molto, molto tempo doveva passare ancora prima che egli pronunciasse nuovamente il nome di Miss Crawford e che lei stessa potesse sperare di veder rinnovare l'antico intimo rapporto.

E passò molto tempo. Erano giunti a Mansfield di giovedì, e solo la domenica successiva Edmund incominciò a toccare l'argomento. Sedeva accanto a lei quella domenica sera - una sera di pioggia - proprio nell'ora in cui, se un amico è vicino, il cuore non può non aprirsi, ed ogni cosa vien detta. Nella stanza non c'era nessun altro ad eccezione della madre di lui che, dopo aver ascoltato un commovente sermone, aveva pianto fino ad addormentarsi. Allora gli fu impossibile non parlare; e così, iniziando con un preambolo nel modo che gli era solito, un discorso in cui era difficile trovare un nesso con quello di cui avevano appeva finito di parlare, dopo la solita dichiarazione che, se lei avesse acconsentito ad ascoltarlo per alcuni minuti, sarebbe stato molto breve e certamente non avrebbe più, in seguito, abusato della sua gentilezza in proposito - perché no, non aveva da temere che la cosa si ripetesse, l'argomento sarebbe stato definitivamente chiuso - si abbandonò al piacere di riferire circostanze e sensazioni di primaria importanza per lui a una ascoltatrice della cui affettuosa simpatia era assolutamente sicuro.

Con che cuore Fanny lo ascoltasse, con quale curiosità e partecipazione, con quanta pena e delizia; come registrasse l'agitazione della voce di lui, e come i suoi occhi si fissassero su qualsiasi oggetto all'infuori del cugino, è facile immaginare. L'inizio fu allarmante. Edmund aveva visto Miss Crawford. Era stato invitato a recarsi da lei. Aveva ricevuto un biglietto da Lady Stornaway che sollecitava una sua visita; e pensando che quello dovesse essere l'ultimo amichevole incontro prima del congedo definitivo, e facendole credito di tutti i sentimenti di vergogna e desolazione che, secondo lui, la sorella di Crawford doveva provare, si era recato da lei in uno stato d'animo così tenero, così devoto, che per alcuni minuti fece temere a Fanny che quello non potesse essere l'ultimo incontro. Ma a mano a mano che egli procedeva nel racconto, quei timori furono spazzati via. Lei lo aveva incontrato, disse, con un'aria seria, indubbiamente seria, anzi agitata, ma prima che gli riuscisse di pronunciare una frase intelleggibile, aveva iniziato il discorso in un modo che, lo ammetteva, lo aveva subito negativamente impressionato. «Ho sentito che lei era in città,» gli aveva detto; «e volevo incontrarla. Parliamo di questa triste faccenda. Cosa può eguagliare la stoltezza dei nostri due fratelli?» Qui Edmund fece una pausa, poi continuò: «Non seppi rispondere, ma penso che la mia espressione parlasse per me. Si sentì riprovata. A volte, come è pronta a percepire le cose!

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Poi, con voce ed espressione più gravi aggiunse: ‹Non intendo difendere Henry a spese di sua sorella.› Queste furono le sue prime parole, ma quelle che seguirono, Fanny, non sono adatte no, non sono adatte ad essere ripetute a te. Non so ricordare tutte le sue parole. Non vorrei indulgervi anche se ne fossi capace. In sostanza, esprimevano una gran collera per la stoltezza di quei due. Riprovò l'inconcepibile debolezza del fratello, che si era lasciato trascinare da una donna della quale non gli era mai importato nulla a compiere un atto che doveva fargli perdere quella che adorava; ma ancor più la pazzia della... povera Maria, che aveva sacrificato una posizione quale era la sua, per ficcarsi in così inestricabili difficoltà, illudendosi di essere veramente amata da un uomo che già molto prima le aveva dimostrato la sua indifferenza. Immagina quel che devo aver provato. Udire la donna che io... pazzia... non le veniva in mente un altro termine, più severo. Solo questo: pazzia. E poi quel suo modo di ricostruire lo svolgersi di quell'intrigo, con tanta deliberata freddezza, con tanto distacco! Nessuna riluttanza nel parlarne, nessun orrore, nessuna femminile - devo dire la parola? - pudica esitazione, nessuna esecrazione! Ecco l'opera del mondo. Perché dove troveremo, Fanny, un'altra donna altrettanto dotata dalla natura? Guastata, guastata!»

Dopo una breve pausa di riflessione, continuò con una specie di calma disperata: «Ti dirò tutto, e poi la cosa sarà chiusa per sempre. In quanto era accaduto vedeva unicamente una manifestazione di follia, e la follia era condannata solo perché si era esposta, senza precauzione. Deplorava la mancanza di un minimo di discrezione, di cautela. Il fatto che lui fosse andato a Richmond e vi fosse rimasto per tutto il tempo che lei era stata a Twickenham - il fatto che lei si fosse messa in potere di una serva, che, in breve si fosse fatta scoprire - oh! Fanny, era questo, l'essersi fatta scoprire, e non la colpa in sé, che essa riprovava. Era l'imprudenza che aveva condotto le cose fino a tali estremi da costringere il fratello a rinunciare ai suoi progetti più cari, per fuggire con lei...»

Si fermò. «E,» disse Fanny, credendosi in obbligo di parlare, «che cosa hai potuto dire tu?»«Nulla, nulla che potesse essere capito. Ero come impietrito. Poi si mise a parlare di te... sì, si mise

a parlare di te rimpiangendo, come ben poteva rimpiangere, la perdita di una simile... Di questo parlò con molta lucidità. Ma sempre ti aveva giustamente apprezzata. ‹Ha gettata via,› disse, ‹una donna quale non incontrerà mai più. Lo avrebbe reso meno incostante, lo avrebbe fatto felice per sempre.› Mia carissima Fanny, spero di darti più gioia che pena con questo quadro retrospettivo di ciò che avrebbe potuto essere, ma che ora non potrà essere mai più. Non desideri ch'io taccia? Se sì, non hai che da darmi una sguardo, da dire una parola e non dirò altro.»

Non vi furono né sguardi né parole.«Dio sia ringraziato!» disse lui. «Eravamo tutti inclini a stupirci... ma sembra che la Provvidenza,

nella sua misericordia, abbia voluto che il cuore di chi non conosceva l'inganno, non abbia dovuto soffrire. Parlò di te con alta lode e caldo affetto; eppure perfino in ciò vi era un non so che di impuro, poiché nel bel mezzo di quanto diceva, poté esclamare: ‹Perché non l'ha voluto accettare? È tutta colpa sua. Che piccola sciocca! Non la perdonerò mai. Se lo avesse accettato, come avrebbe dovuto fare, ora avrebbero potuto essere sul punto di sposarsi, e Henry sarebbe stato troppo felice e troppo occupato per ricercare un qualsiasi altro motivo di distrazione. Non avrebbe dovuto fare alcuno sforzo per rientrare nelle buone grazie di Mrs. Rushworth. Sarebbe finito tutto con un superficiale, diluito corteggiamento durante gli annuali incontri a Sotherton e ad Everingham.› Lo avresti creduto possibile? Ma l'incanto è rotto. I miei occhi si sono aperti.»

«Che crudeltà, la sua!» disse Fanny. «Che crudeltà! In un simile momento permettersi di parlare con leggerezza, quasi con gaiezza, a te! Sì una vera crudeltà.»

«Crudeltà, la chiami? Su questo punto non siamo d'accordo. No, la sua non è un'indole crudele. Non la considero abbastanza meschina da aver voluto ferire i miei sentimenti. Il male ha radici ancor più profonde; riposa nella sua totale ignoranza, nella sua incapacità di sospettare nemmeno lontanamente che vi sia un modo di sentire quale è il nostro; in una perversione della mente che le ha reso naturale il trattare il caso come ha fatto. Ha parlato semplicemente come è stata abituata a sentir parlare gli altri, come immaginava che chiunque altro avrebbe parlato. Non si tratta di pecche della sua indole. Non vorrebbe dar volontariamente una pena non necessaria a chicchessia, e benché forse mi illuda, non posso non pensare che per me, per i miei sentimenti, avrebbe... Sono i suoi principî etici che son difettosi, Fanny, e si traducono in un'assenza di delicatezza e in una mente viziata, inquinata. Forse è meglio per me, visto che mi lascia così poco da rimpiangere. Ma no, non è così. Mi sottoporrei volentieri a tutta la pena di doverla perdere, piuttosto che essere costretto a pensarla quale la penso. Gliel'ho detto.»

«Gliel'hai detto?»«Sì, gliel'ho detto quando l'ho lasciata.»«Quanto tempo siete rimasti insieme?»

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«Forse venticinque minuti. Ha proseguito, dicendo che ormai l'unica cosa da fare era farli sposare. Ha parlato di questo Fanny, con una voce più ferma di quanto possa fare io ripetendolo.» Poi, mentre continuava fu costretto a fermarsi più di una volta. «‹Dobbiamo persuadere Henry a sposarla e, considerando da una parte l'obbligo che l'onore gli impone, e dall'altra la certezza di aver perduto Fanny per sempre, non dispero di riuscirvi. A Fanny deve rinunciare. Penso che nemmeno lui possa riconquistare una donna come lei, e perciò spero che non incontreremo difficoltà insuperabili. La mia influenza, che non è poca, punterà tutta in quella direzione; e una volta sposata e adeguatamente sostenuta dalla sua famiglia, cioè da persone più che rispettabili, Maria potrà ricuperare, almeno fino a un certo punto, il suo posto in società. Certo, non sarà mai più ammessa in certi ambienti, ma offrendo buoni pranzi e sontuosi ricevimenti, troverà sempre persone disposte a stringere relazione con lei; e senza dubbio, ormai, cose del genere sono accettate con maggior larghezza di idee e minori pregiudizi di una volta. Quello che consiglio è che suo padre se ne stia fuori. Non gli permetta di danneggiare la propria causa, intromettendosi. Lo persuada a lasciare che le cose seguano il loro corso. Se a causa di un suo intervento lei fosse indotta a rinunziare alla protezione di Henry, le probabilità che la sposi sarebbero assai minori che nel caso opposto: se, cioè, rimanesse con lui. Io so quel che ci vuole per riuscire a influenzarlo. Basta che Sir Thomas si affidi al senso dell'onore e della compassione di mio fratello, e tutto potrebbe finire bene; ma se porterà via sua figlia, distruggerà quanto ha maggior presa su Henry.›»

Dopo aver ripetuto quanto sopra Edmund era così alterato che Fanny, che lo osservava con silenziosa ma tenerissima preoccupazione, quasi si rammaricò che l'argomento fosse stato finalmente trattato. Ci volle molto tempo prima che egli fosse in condizione di riprendere a parlare. Finalmente disse: «Ora, Fanny, ho quasi finito. Ti ho riferito la sostanza di tutto quanto ha detto lei. Appena fui in condizione di parlare, dissi che non avevo creduto possibile, nella condizione di spirito in cui mi trovavo quando era entrato in quella casa, che potesse accadere qualcosa capace di farmi soffrire ancora di più; ma che lei, con quasi ciascuna delle sue frasi, mi aveva inflitto più profonde ferite; che, benché nel corso della nostra conoscenza mi fossi reso spesso conto di parecchie divergenze fra le nostre opinioni, su questioni fondamentali, non avevo sospettato che la gravità di tali divergenze arrivasse al punto di cui or ora mi aveva dato prova. Che il modo in cui trattava la terribile colpa commessa da suo fratello e da mia sorella (non avevo la pretesa di dire chi avesse più colpevolmente esercitato le arti della seduzione) il modo in cui lei parlava della colpa in sé, scoprendovi tante cose da riprovare eccetto quelle che meritavano di esserlo, considerandone le dannose conseguenze solo per cercare il modo di superarle con una sfida alla decenza e con impudente consenso al male, e sopra ogni cosa raccomandandoci una compiacenza, un compromesso, una acquiescienza alla continuazione del peccato, alla possibilità di un matrimonio che, avendo ora l'opinione che mi ero formata di suo fratello, avrebbe dovuto essere più impedito che ricercato - tutto questo messo insieme, mi convinceva dolorosamente che prima non l'avevo mai capita e che, per quanto lontano potessi riandare col pensiero, era stato alla creatura della mia immaginazione e non a Miss Crawford che ero stato troppo incline a pensare nei mesi passati. Che forse così era meglio per me; avevo meno da rimpiangere nel sacrificare un'amicizia, dei sentimenti, delle speranze che, in ogni modo, ormai avrei dovuto strapparmi dal cuore. E tuttavia, questo dovevo e volevo confessarlo, che se avessi potuto ricondurla al livello in cui dapprima mi era apparsa, avrei infinitamente preferito altre, maggiori sofferenze nel separarmi da lei, per potermi allontanare avendo il diritto di conservarle la mia tenerezza e la mia stima. Ecco quanto le dissi - il senso per lo meno - ma, come puoi immaginare, non parlai con la stessa calma, con la stessa coerenza con cui l'ho ripetuto a te. Lei era sbalordita, veramente sbalordita... più che sbalordita. La vidi cambiar espressione. Arrossì violentemente. Immaginai di scorgere sul suo viso un misto di molti sentimenti - una grande, benché breve, lotta, metà desiderio di cedere alla verità, metà senso di vergogna - ma l'abitudine, l'abitudine prevalse. Avrebbe riso, se ne fosse stata capace. E vi era una specie di risata repressa mentre rispondeva: ‹Ottima come lezione, davvero! Fa parte del suo più recente sermone? Di questo passo ben presto riformerà tutti, a Mansfield e a Thornton Lacey; e quando sentirò parlare di lei la prossima volta, può darsi che sia quale predicatore famoso in una qualche grande importante congregazione metodista, o quale missionario in un qualche paese straniero.› Tentava di parlare con distacco, ma non era indifferente come voleva sembrare. In risposta dissi solamente che di tutto cuore le desideravo ogni bene e che speravo ardentemente che ben presto imparesse a pensare in modo più giusto e non dovesse sentire la mancanza della più preziosa conoscenza che chiunque di noi possa raggiungere: la conoscenza di noi stessi e del nostro dovere di fronte alle lezioni dell'afflizione. Poi, immediatamente, abbandonai la stanza. Avevo fatto pochi passi, Fanny, quando udii la porta che si apriva alle mie spalle. ‹Mr. Bertram›, disse la voce di lei. Mi voltai... ‹Mr. Bertram›, disse con un sorriso - ma era un sorriso che mal si addiceva alla conversazione che si era appena svolta fra noi: un sorriso malizioso, scherzoso, che sembrava invitarmi al

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fine di sottomettermi; o, per lo meno, così parve a me. Resistetti; resistere fu l'impulso del momento e mi allontanai. Da allora - alcune volte, per un istante - ho rimpianto di non essere tornato indietro; ma so di aver fatto bene; e questa è stata la fine del nostro rapporto! E quale rapporto! Come mi ero ingannato! ingannato sul fratello e sulla sorella. Ti ringrazio della pazienza con cui mi hai ascoltato, Fanny. È stato per me un immenso sollievo. Ora mettiamoci un fermo punto.»

E tale era la fiducia di Fanny nelle parole di lui, che per alcuni minuti pensò che fosse un punto fermo. Invece, ricominciò ogni cosa, o qualcosa di molto simile, e ci volle nientemeno il completo risveglio di Lady Bertram per porre termine a quella conversazione. Fino a quel momento, continuarono a parlare di Miss Crawford, solo di Miss Crawford e di come lo aveva ammaliato, e di quanto la natura l'avesse fatta incantevole, e quanto sarebbe stata perfetta se fosse stata affidata per tempo a più sagge mani. Fanny, ormai libera di parlare apertamente si sentì più che giustificata a chiarire la conoscenza che egli aveva ormai del vero carattere di Miss Crawford con alcuni accenni alla parte che lo stato di salute di Tom aveva presumibilmente avuto nel desiderio di lei di arrivare ad una completa riconciliazione. Non fu una piacevole rivelazione. Per un po' l'istinto oppose resistenza. Sarebbe stato assai più piacevole credere che la simpatia di lei fosse del tutto disinteressata; ma la sua vanità non era tale da indurlo a lottare a lungo contro la ragione. Si rassegnò all'idea che la malattia del fratello l'avesse influenzata, riservando solamente per sé il consolante pensiero che, considerando le molte forze contrastanti delle opposte abitudini, essa gli aveva certamente voluto bene più di quanto si sarebbe potuto aspettare e che, per amor suo, era stata quasi sul punto di comportarsi rettamente. Fanny pensava esattamente la stessa cosa; e concordavano anche nel ritenere che una simile delusione avrebbe avuto un effetto duraturo, lasciando nella mente di lui un'impronta indelebile. Il tempo, indubbiamente avrebbe diminuito la sua sofferenza, e tuttavia non avrebbe mai potuto cancellare completamente il ricordo di quell'esperienza; e, quanto ad incontrare una qualsiasi altra donna che potesse... era talmente impossibile che la sola idea lo riempiva di indignazione. L'amicizia di Fanny era la sola cosa a cui potesse aggrapparsi.

CAPITOLO XLVIII

Altre penne trattino del peccato e della desolazione. Lascio questi argomenti detestabili appena mi è possibile, impaziente di ricollocare tutti quelli che non sono troppo colpevoli personalmente, in una tollerabile condizione di equilibrio spirituale, e di far punto su tutto il resto.

Per quel che riguarda la mia Fanny, ho in verità la soddisfazione di supporre che in quel periodo sia stata felice a dispetto di tutto. Deve essere stata una creatura felice nonostante quanto provava, o credeva di provare, partecipando alla desolazione di quelli che la circondavano. Aveva motivi di letizia che non potevano non imporlesi. Era di ritorno a Mansfield Park, era utile, le volevano un gran bene; era al sicuro da Mr. Crawford; e quando Sir Thomas era tornato, aveva ricevuto da lui ogni prova, pur nello stato di depressione in cui si trovava, che egli poteva darle della sua totale approvazione e della sua aumentata considerazione; ma, anche se tutte queste cose la rendevano felice, felice sarebbe stata anche senza di esse, poiché Edmund non correva più il rischio di essere ingannato da Miss Crawford.

È vero che Edmund da parte sua, era molto lontano dalla felicità. Soffriva di delusione e di rimpianto, provava dolore per ciò che era, e desiderava ciò che non poteva essere. Lei sapeva che le cose stavano così, e se ne rattristava; ma quel suo rattristarsi aveva un tale sottofondo di appagamento, posava sulla pace dello spirito, era così in armonia con ogni suo più caro sentimento, che poche persone non sarebbero liete di scambiare la loro più grande gioia con un siffatta malinconia.

Sir Thomas, povero Sir Thomas, genitore desolato e conscio degli errori commessi proprio in quanto genitore, fu quello che soffrì più a lungo di tutti. Capiva che non avrebbe dovuto permettere alla figlia quel matrimonio, che i sentimenti di Maria gli erano stati così sufficientemente evidenti da renderlo complice nell'averlo autorizzato, che così facendo aveva sacrificato ciò che è giusto a ciò che conviene, e che si era lasciato governare dall'egoismo e da motivi di saggezza puramente mondana. Queste erano riflessioni la cui amarezza richiese un certo periodo di tempo per mitigarsi, ma il tempo ottiene quasi ogni cosa, e benché da parte di Mrs. Rushworth gli venisse così poco conforto a mitigare la desolazione che aveva cagionato, a poco a poco trovò soddisfazione maggiore di quanto aveva creduto fosse possibile nei suoi altri figlioli. Il matrimonio di Julia riuscì meno disastroso di quanto egli avesse supposto a tutta prima. Julia si era riaccostata alla famiglia in tutta umiltà desiderosa di essere perdonata, e Mr. Yates, che ambiva

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ad essere veramente accolto a Mansfield Park, era disposto a dimostrare al suocero una grande considerazione e a lasciarsi guidare da lui. Non che fosse di carattere molto fermo, ma c'era speranza che con l'andar del tempo diventasse meno frivolo - o per lo meno che si dimostrasse abbastanza disposto a condurre una vita domestica moderatamente tranquilla; e, in ogni modo, c'era la soddisfazione di aver scoperto che il suo patrimonio era più consistente di quanto Sir Thomas avesse pensato, e i suoi debiti assai minori di quanto avesse temuto, e quella di essere da lui consultato e considerato come l'amico più autorevole e degno di fiducia. Anche Tom, che andava recuperando gradatamente la salute, senza tornare alla stoltezza e all'egoismo dei tempi passati, incoraggiava Sir Thomas ad aprire il cuore alla speranza. Era guarito per sempre dalla malattia e grazie alla malattia. Aveva sofferto e aveva imparato a riflettere, due cose che non gli erano mai accadute prima; e i rimproveri che si faceva nascevano da quanto era avvenuto a Wimpole Street; e di cui si sentiva in parte responsabile, ripensando a tutta la pericolosa intimità derivata da quella sua assurda infatuazione per la recita. E l'impressione che ne ricevette a ventisei anni, con l'aiuto del buon senso di cui era dotato e delle buone compagnie, ebbe effetti positivi e durevoli. Diventò quale doveva essere: utile al padre, costante e tranquillo, e non più dedito a vivere unicamente per se stesso.

In questo vi era veramente motivo di conforto! e proprio mentre Sir Thomas cominciava a contare su queste consolanti prospettive, Edmund contribuiva alla pace interiore del padre riscuotendosi dalla depressione che tanta ansietà gli aveva cagionato e mostrando, di giorno in giorno, sintomi di miglioramento. Dopo aver trascorso l'estate in vagabondaggi senza meta, sedendo la sera sotto gli alberi in compagnia di Fanny, si era così compiutamente sfogato a furia di parlare, da ritrovare, oltre a una calma rassegnazione, un po' dell'antico buon umore.

Questo fu l'evolversi della situazione, queste le speranze che gradualmente portarono sollievo a Sir Thomas, attenuando i suoi rimpianti per quanto era andato perduto, e riconciliandolo in parte con se stesso; ma l'angoscia che nasceva dalla convinzione di aver commesso gravi errori nell'educazione delle figlie gli rimase per sempre nel cuore. Troppo tardi si era reso conto di quanto avesse loro nuociuto l'opposto trattamento che Maria e Julia avevano sempre ricevuto in casa, dove l'eccessiva indulgenza e la costante adulazione della zia era stata in continuo contrasto con la severità paterna. Ora vedeva quanto avesse errato nel credere di poter contrastare e controbilanciare quel che non andava nell'atteggiamento di Mrs. Norris con un atteggiamento contrario suo, e vedeva chiaramente che con esso aveva solamente accresciuto il danno insegnando alle figlie a reprimere in sua presenza ogni spontanea manifestazione, tanto da mascherargli la loro vera indole, e lasciando che si rivolgessero per ogni indulgenza a una persona che aveva saputo legarle a sé unicamente con il proprio cieco affetto e l'eccesso delle lodi tributate in ogni circostanza. La direzione impressa a quella educazione era stata pessima, ma, per quanto cattiva fosse stata, gradualmente egli giunse alla convinzione che la più grave pecca non era consistita nel piano di educazione esteriore. Qualcosa doveva esser venuto a mancare interiormente, se il tempo non aveva modificato gradualmente molti dei cattivi effetti. Egli temeva che i principî , i principi attivi, fossero venuti meno e che alle figlie non fosse mai stato appropriatamente insegnato a governare le proprie inclinazioni e gli umori passeggeri, inculcando loro quel senso del dovere che è di per sé guida sufficiente. La loro educazione religiosa era stata puramente teorica, ma mai si era loro richiesto di applicare i principî della religione nella pratica quotidiana. Il fatto che sapessero distinguersi per l'eleganza e per i talenti acquisiti - poiché era questo l'obiettivo proposto e autorizzato nei loro giovani anni - non poteva aver esercitato un'utile influenza in quel senso, né avere avuto alcun impatto morale sulla loro indole. Aveva voluto che fossero ineccepibili, ma le sue cure si erano rivolte alla cultura e ai modi, non alle tendenze; e di quanto fossero necessari l'altruismo e l'umiltà temeva non avessero mai udito parlare da labbra da cui potessero trarre insegnamento.

Amaramente deplorava una deficienza che ora gli appariva inconcepibile: quasi non riusciva a capire come fosse stata possibile. Desolatamente sentiva che con tutte le spese e le cure di una minuziosa e costosissima educazione aveva cresciuto le figlie senza che esse comprendessero i loro essenziali doveri, e senza che lui fosse edotto del loro vero carattere e della loro genuina indole.

Lo spirito audace e le forti passioni di Mrs. Rushworth, specialmente, gli si rivelarono solo quando li vide in atto. Per quanto si sforzasse e insistesse, il padre non riuscì a indurla a lasciare Mr. Crawford. Sperava di sposarlo e continuarono a vivere insieme finché la delusione e la disperazione nata da tale convinzione, non resero il suo carattere così insopportabile e i suoi sentimenti verso di lui così vicino all'odio, che per un certo tempo divennero, l'uno per l'altra, un reciproco castigo: questo finché decisero volontariamente di separarsi per sempre.

Aveva vissuto con lui per sentirsi rinfacciare di essere stata la rovina di ogni sua sperata felicità con Fanny, e, lasciandolo non portò con sé migliore consolazione del sapere, almeno, che era stata lei a dividerli. Cosa potrebbe oltrepassare la miseria di una simile mente in una situazione come la sua?

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Mr. Rushworth non ebbe difficoltà a ottenere il divorzio. E così finì un matrimonio, contratto in circostanze tali da far disperare che la buona fortuna gli garantisse una fine migliore. Fin dai giorni del fidanzamento Maria aveva disprezzato il suo futuro sposo e aveva amato un altro uomo - e lui, Mr. Rushworth, si era reso perfettamente conto di questo stato di cose. Ma le umiliazioni inflitte alla stupidità e le delusioni di una passione egoista possono suscitare ben poca compassione. La punizione di lui fu il corollario della sua condotta, mentre un ben più grave castigo fece seguito alla più grave colpa della moglie. Una volta sciolto dall'impegno, restò, mortificato e sconfitto, in attesa che una qualche altra graziosa ragazza riuscisse a indurlo nuovamente alle nozze e lui potesse tentare un secondo e - si spera - più felice esperimento matrimoniale: più felice, almeno, nel senso che, se doveva essere abbindolato, lo fosse per lo meno con grazia e senza catastrofi; lei, invece, in preda a sentimenti infinitamente più esacerbati e violenti, si trovò esiliata, isolata, fatta segno di una riprovazione che non preludeva certo a una rinascita spirituale. Come e dove sistemarla divenne oggetto di tristissime e urgenti consultazioni. Mrs. Norris, il cui affetto sembrava aumentare con i demeriti della nipote, avrebbe desiderato che venisse accolta nella casa paterna e sostenuta da loro tutti. Sir Thomas non volle sentirne parlare, e l'ira di Mrs. Norris contro Fanny crebbe ancor di più, benché Sir Thomas le assicurasse con la massima solennità che, anche se non fosse stato necessario tener conto del rispetto dovuto a una fanciulla e anche se non vi fosse stata in famiglia nessuna persona giovane dell'uno e dell'altro sesso che potesse essere messa in difficoltà dalla presenza di Mrs. Rushworth o danneggiata dal suo esempio, egli non avrebbe mai inferto al vicinato l'insulto di chiedere che la accettassero con deferenza. Come figlia - figlia pentita, lo sperava - l'avrebbe protetta, le avrebbe garantito ogni possibile agio, le avrebbe dato ogni possibile sostegno e incoraggiamento affinché seguisse il retto cammino: tutto questo entro i limiti concessi dalle reciproche situazioni. Ma più in là di questo non volle andare. Maria aveva distrutto la propria reputazione, ed egli non voleva, nel vano tentativo di porre riparo a quello che riparato non poteva essere, dare la sua sanzione al vizio o, cercando di attenuarne la vergogna, contribuire in qualche modo a introdurre nella famiglia di un altro la stessa disgrazia che aveva conosciuto la sua.

Alla fine fu deciso che Mrs. Norris lasciasse Mansfield per dedicarsi alla sua sfortunata Maria, e si sistemasse con lei in una casa sita in un'altra parte del paese: una casa remota, appartata, dove, confinate insieme, con poca compagnia, nessun affetto da una parte, nessun buon senso dall'altra, si può ragionevolmente supporre che il loro carattere inasprito si trasformasse in reciproco castigo.

L'allontanamento di Mrs. Norris da Mansfield, fu per Sir Thomas, un altro grande conforto. La sua stima per lei era andata diminuendo fin dal giorno in cui era tornato da Antigua; da allora in poi nei loro contatti quotidiani, trattando d'affari o, più semplicemente, conversando, Mrs. Norris aveva sistematicamente perso terreno nella stima di lui, convincendolo che il tempo l'aveva molto cambiata in peggio o che lui, in passato, aveva considerevolmente sopravvalutato il senno della cognata, e ne aveva sopportato i modi con più che singolare pazienza. La sua continua presenza gli riusciva insopportabile: tanto più insopportabile in quanto aveva tutta l'aria di dover durare a vita. Gli sembrava che Mrs. Norris facesse parte integrante di Mansfield, di se stesso e perciò dovesse essere tollerata per sempre. L'essersene liberato fu perciò una tale fonte di soddisfazione per lui che, se essa non si fosse lasciata dietro così amari ricordi, Sir Thomas avrebbe quasi corso il rischio di imparare ad accettare il male che era fonte di tanto bene. A Mansfield, nessuno la rimpianse; non era mai stata capace di farsi voler bene nemmeno da quelli che amava di più e dal momento della fuga di Mrs. Rushworth era stata così continuamente tesa e irritata, da rendersi insopportabile, dappertutto e con tutti. Nemmeno Fanny ebbe lacrime per la zia Norris, neanche quando se ne fu andata per sempre.

Che Julia ne venisse fuori meglio di Maria fu dovuto in buona parte alla diversità dell'indole e delle circostanze, ma principalmente all'essere stata meno della sorella prediletta dalla zia, di essere stata meno adulata e meno viziata. La sua bellezza e le sue doti erano state relegate in secondo piano. Da sempre era abituata a ritenersi un tantino inferiore a Maria. Il suo carattere era, per natura, il più facile dei due, e le sue reazioni, benché impulsive, più facilmente controllabili; infine l'educazione della zia non le aveva dato un così dannoso concetto della propria importanza.

Delle due sorelle era Julia che aveva meglio sopportato la delusione cagionata da Henry Crawford. Passata la prima amarezza, nata dalla convinzione di venir messa da parte, aveva risolto di non pensare più a lui; e quando l'avevano incontrato in città, e la casa di Mr. Rushworth era diventata l'obiettivo di Crawford, aveva avuto il merito di allontanarsene e di cogliere quell'occasione per fare una visita ad altri suoi parenti mettendosi così al sicuro da una pericolosa attrazione. Era stato questo il motivo per cui si era recata dai cugini: Mr. Yates non aveva avuto nulla a che fare con la cosa. Aveva permesso le attenzioni di lui già da qualche tempo, ma senza alcuna intenzione di accettarlo come marito; e se non fosse esploso lo

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scandalo della sorella accrescendo in lei il terrore che le ispiravano il padre e la casa paterna, dove - immaginava - le sicure conseguenze dovute a quella circostanza sarebbero state una maggior costrizione e severità nei suoi riguardi, non si sarebbe risolta precipitosamente ad evitare, a qualunque rischio, gli orrori che incombevano su di lei, ed è probabile che Mr. Yates non avrebbe mai ottenuto il suo consenso. Era fuggita con lui sotto l'impulso di una egoistica preoccupazione, non di sentimenti peggiori. Le era sembrata l'unica via d'uscita. La colpa di Maria aveva indotto lo stolto gesto di Julia.

Henry Crawford, guastato dalla precoce indipendenza finanziaria e dai cattivi esempi dell'ambiente in cui era cresciuto si era abbandonato per troppo tempo ai ghiribizzi. In una sola occasione, una svolta imprevista di un'indole vana e sostanzialmente insensibile e immeritata gli aveva fatto imboccare la via che conduce alla felicità. Se avesse potuto appagarsi di aver conquistato l'amore di una donna degna di essere amata, se avesse potuto scoprire un trionfo abbastanza grande nel vincerne la riluttanza, nel conquistare a poco a poco la stima, e nel meritare la tenerezza di Fanny Price, con ogni probabilità egli avrebbe fatto una buona riuscita e avrebbe conosciuto la felicità. Il suo amore aveva già incominciato ad operare, l'influenza che Fanny esercitava su di lui già gli aveva dato una certa influenza su di lei. Se avesse saputo meritare di più, non v'è dubbio che di più avrebbe ottenuto, specialmente quando fosse stato concluso quell'altro matrimonio che, oltre ad avvicinarla a lui, poiché la sua delicata coscienza le avrebbe imposto di soffocare i suoi sentimenti per Edmund, avrebbe dato luogo a più frequenti contatti. Se egli avesse perseverato onestamente, Fanny sarebbe stata la sua ricompensa, una ricompensa concessa volontariamente dopo un ragionevole intervallo dal matrimonio fra Edmund e Mary.

Se avesse agito come ne aveva avuto l'intenzione dapprima, e come sapeva che avrebbe dovuto fare, se fosse andato a Everingham dopo aver lasciato Portsmouth, avrebbe potuto decidere felicemente il proprio destino. Ma era stato sollecitato a fermarsi per essere presente al ricevimento di Mrs. Fraser. Avevano dato alla sua partecipazione una lusinghiera importanza, e sapeva che vi avrebbe incontrato Mrs. Rushworth. La curiosità e la vanità unirono le loro complici sollecitazioni, e la tentazione offerta da un piacere immediato era troppo forte per una mente non usa a compiere il benché minimo sacrificio in nome del dovere; decise di rimandare il viaggio nel Norfolk, si convinse che lo scrivere avrebbe raggiunto ugualmente lo scopo che si era prefisso o che d'altronde il raggiungerlo non aveva soverchia importanza. Così era rimasto. Aveva visto Mrs. Rushworth ed era stato accolto da lei con una freddezza che avrebbe dovuto respingerlo e innalzare per sempre fra di loro un muro di apparente indifferenza; ma si era sentito mortificato; non aveva tollerato di venir messo da parte da una donna i cui sorrisi erano stati completamente al suo comando; doveva darsi da fare per vincere una così altera dimostrazione di risentimento. Nasceva dalla collera, e il motivo della collera era Fanny. Doveva averne la meglio; doveva costringere Mrs. Rushworth a trattarlo come lo trattava Maria Bertram.

In questo spirito egli cominciò il suo attacco; e con fervore e perseveranza ristabilì ben presto il genere di rapporto fatto di galanteria, di corteggiamento che si era proposto e che non pensava di portar oltre; ma nel trionfare sulla discrezione di lei - cosa che, benché nata dalla collera, avrebbe potuto salvarli ambedue - aveva scatenato da parte di Maria sentimenti più forti di quanto avesse supposto e che gli si imposero. Maria lo amava; era impossibile negarle le attenzioni che essa apertamente dimostrava esserle care. Così Crawford si trovò impigliato nella rete della propria vanità, senza la possibile scusante di essere innamorato anche lui, e senza sentirsi minimamente colpevole, per la sua incostanza, nei confronti di Fanny. Mantenere Fanny e i Bertram all'oscuro di quanto avveniva diventò il suo principale obiettivo. E la segretezza non poteva essere meno desiderabile per la buona reputazione di Mrs. Rushworth, di quanto lo fosse per la sua. Quando tornò da Richmond, sarebbe stato lieto di non incontrarla più. Tutto quello che seguì fu dovuto all'imprudenza di lei; e alla fine egli si adattò a partire con lei perché non poté farne a meno, rimpiangendo Fanny fin dal primo momento, ma rimpiangendola infinitamente di più, quando tutta l'agitazione nata dall'intrigo si fu esaurita, e pochissimi mesi gli ebbero insegnato, con l'evidenza del contrasto, a dare un ancor più alto valore alla mitezza della sua indole, alla purezza della sua mente, all'eccellenza dei suoi principî.

Che il castigo il pubblico castigo, del disonore, dovesse in uguale misura toccare a lui per la parte avuta nell'offesa non è, lo sappiamo, una delle barriere che la società innalza a sostegno della virtù. In questo mondo la pena è meno proporzionale di quanto sarebbe desiderabile, ma senza voler presumere di prevedere un più giusto rendiconto nell'al di là, possiamo con buone probabilità di non andare errati, presumere che un uomo capace di una certa obiettività quale era Henry Crawford, avesse messo in serbo per sé non poco tormento e non pochi rimpianti - tormento che a volte doveva portarlo a rimproverare se stesso, rimpianto sentito fino alla disperazione - coll'aver così mal ricompensato l'ospitalità, così

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gravemente offeso la pace familiare, tradito la fiducia dei suoi amici migliori più stimabili e affezionati e così stoltamente perduto la donna che aveva razionalmente e appassionatamente amato.

Dopo quanto era avvenuto a ferire e ad alienare le due famiglie, la continuazione della permanenza dei Bertram e dei Grant in una così stretta vicinanza sarebbe stata estremamente penosa; ma l'assenza dei primi, protratta volontariamente per alcuni mesi, sfociò fortunatamente nella necessità, o per lo meno nella possibilità di un trasferimento definitivo. Il dottor Grant, grazie all'interessamento di qualcuno in cui aveva quasi smesso di sperare, ottenne la successione di un seggio canonico nella badia di Westminster che, offrendogli l'opportunità di lasciare Mansfield, gli permise di stabilirsi a Londra, con un aumento di entrata che veniva molto opportunamente incontro alle spese del trasloco; questa soluzione ruiscì graditissima sia a quelli che se ne andavano sia a quelli che rimanevano.

Mrs. Grant dotata di un'indole affettuosa e atta a ispirare affetto, certo si allontanò con rimpianto dai luoghi e dalle persone cui si era abituata; ma, con un temperamento come il suo, ogni altro luogo, ogni altro gruppo di persone le avrebbe dato moltissimo da godere. Non solo, ma l'avere nuovamente una casa da offrire a Mary significava molto per lei. Quanto a Mary, nel corso degli ultimi sei mesi, aveva troppo ben conosciuto sue vecchie amicizie e vissuto i traumi della vanità, dell'ambizione e della delusione e sentiva ora il bisogno del caldo affetto della sorella e dei suoi modi pieni di tranquillo buonsenso. Vissero insieme; e quando il dottor Grant morì di un colpo apoplettico, dopo aver partecipato a tre grandi banchetti ufficiali in una sola settimana, continuarono a vivere insieme; poiché Mary, pur decisissima a non innamorarsi più di un figlio cadetto, impiegò molto tempo per trovare fra i brillanti parlamentari o gli sfaccendati eredi presuntivi che facevan la corte alla sua capricciosa bellezza e alle sue ventimila sterline di dote, qualcuno che potesse soddisfare il gusto più sicuro ma difficile che aveva acquistato a Mansfield, qualcuno il cui carattere e i cui modi potessero autorizzare la speranza di una felicità domestica che laggiù aveva imparato ad apprezzare e tale da farle uscire sufficientemente dal capo Edmund Bertram.

Da questo punto di vista, Edmund aveva avuto su di lei un grande vantaggio: non aveva dovuto aspettare e desiderare col cuore vuoto un oggetto degno e meritevole di succederle. Aveva a mala pena smesso di rimpiangere Mary Crawford e di ripetere a Fanny quanto era impossibile che egli incontrasse mai un'altra donna come lei, quando lo colse un dubbio che forse un tipo di donna completamente diverso avrebbe potuto fare altrettanto bene - o infinitamente meglio - al caso suo. Si chiese allora se la stessa Fanny non stesse diventando per lui tanto importante e tanto cara, con tutti i suoi sorrisi e suoi modi quieti quanto era stata Mary Crawford, e se poteva essere una possibile e fattibile impresa persuaderla che il suo caldo e fraterno affetto per lui era una base sufficiente per l'amore coniugale.

Mi astengo di proposito dall'indicare date precise in tutto questo svolgimento di fatti, lasciando ciascuno libero di fissare quella che crede, conscia che la guarigione delle invincibili passioni e il trasferimento dell'amore intramontabile da una persona a un'altra debbono necessariamente variare molto, quanto al tempo richiesto, da individuo a individuo; solo supplico ciascuno di credere che esattamente quando fu del tutto naturale che ciò avvenisse, e non una sola settimana prima o dopo, Edmund cessò di amare Miss Crawford e diventò tanto ansioso di sposare Fanny quanto la stessa Fanny poteva desiderarlo.

Con un sentimento quale, in realtà, egli da tanto tempo nutriva per lei, fondato sui più teneri appelli di una creatura innocente e poi sulle rassicuranti promesse di una crescente virtù, cosa poteva essere più naturale di questo cambiamento? Aveva continuato ad amarla, a guidarla, a proteggerla fin da quando era una bimba di dieci anni; la mente di lei era stata quasi totalmente formata dalle sue cure, e il di lei benessere era dipeso dal suo affetto; a lei andava il suo vigile speciale interesse, e gli era resa più cara da tutta l'importanza ch'egli, più di chiunque altro a Mansfield, aveva ai suoi occhi... cosa v'era ormai da aggiungere se non che doveva imparare a preferire miti occhi chiari a splendenti occhi bruni? E poiché Edmund era continuamente in compagnia di Fanny, e sempre le parlava confidenzialmente, poiché i di lui sentimenti si trovavano esattamente in quelle favorevoli condizioni che una delusione recente suole produrre, a quei miti occhi chiari non doveva occorrere molto tempo per esser preferiti. Una volta così incamminato sulla via della felicità, una volta resosene conto, nessun motivo ispirato a prudenza poté fermare o rallentare il suo progresso; nessun dubbio circa quanto essa meritasse, nessuna tema di gusti contrastanti, nessun bisogno di escogitare improbabili motivi di felicità da un contrasto fra le loro indoli. La mente di lei, il carattere, le opinioni, le abitudini non richiedevano di venir viste solo a metà, nessun autoinganno nel presente, nessuna necessità di contare su miglioramenti nel futuro. Perfino nel bel mezzo della sua passata infatuazione, egli aveva riconosciuto la superiorità intellettuale di Fanny. Come doveva giudicarla ora? Naturalmente, era troppo buona per lui; ma siccome a nessuno rincresce di ottenere ciò che è troppo buono, Edmund si mise ben presto ad inseguire ardentemente l'ambita realizzazione, e non era possibile che l'incoraggiamento da parte di lei dovesse farsi attendere a lungo. Per quanto fosse timida,

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ansiosa, dubbiosa, era tuttavia impossibile che una tenerezza come la sua non le presentasse in alcuni momenti il miraggio di una grande speranza, anche se doveva lasciare in serbo per un momento futuro la gioia di rivelargli tutta la deliziosa, sbalorditiva verità. La felicità di Edmund nell'apprendere di essere stato così a lungo prediletto da un simile cuore, fu certo abbastanza grande da suggerirgli le più ardenti parole con cui esprimerla a lei e a se stesso; era certo una felicità deliziosa. Ma vi era, in quell'altro cuore, una felicità indescrivibile. Nessuno presuma di saper descrivere i sentimenti di una giovane donna, nel ricevere la dichiarazione di un amore che quasi non si era permessa di sperare.

Avendo accertato la loro inclinazione reciproca, non vi furono difficoltà da superare, nessun ostacolo frapposto dalla povertà, o dal paterno divieto. Era un matrimonio che i desideri di Sir Thomas avevano perfino anticipato. Nauseato dai parentadi ambiziosi e interessati, giunto ad apprezzare sempre più il bene genuino dei buoni principî e di un buon carattere e soprattutto ansioso di garantirsi quanto gli restava della sua felicità domestica, aveva ponderato con intima soddisfazione sulla probabilità che i due giovani cugini-amici trovassero mutua consolazione l'uno nell'altra per tutto quanto di deludente avevano vissuto; e il gioioso consenso dato a Edmund che sollecitava la sua approvazione, l'esaltante certezza che gli era toccata una grande fortuna nell'avere in Fanny una figlia, era in esatto contrasto con il suo passato timore in proposito, quando la venuta della povera bambina era stata discussa: uno di quei mutamenti che il tempo è solito portare con sé, sovvertendo i piani e le decisioni dei mortali, per loro ammaestramento e per divertimento dei vicini.

Fanny era in verità la figlia di cui egli aveva bisogno. L'affettuosa benevolenza con cui l'aveva trattata l'aveva ripagato con una consolazione di cui non avrebbe potuto fare a meno. La sua liberalità era stata riccamente ricompensata, e la bontà del suo modo di agire verso di lei, lo meritava. Certo, avrebbe potuto rendere più felice l'infanzia di Fanny; ma era stato solo un errore di giudizio che lo aveva indotto a una certa asprezza e l'aveva privato dell'amore di lei quando era ancora bambina; ora, che si conoscevano veramente, il loro mutuo legame divenne fortissimo. Dopo averla insediata a Thornton Lacey provvedendo con affettuosa premura ad ogni suo agio, l'impegno di quasi ogni giorno fu per Sir Thomas di andarla a trovare là o di portarsela a Mansfield.

Lady Bertram, che da così lungo tempo l'aveva egoisticamente cara, non poteva certo lasciarla andare via volentieri. Il pensiero della felicità del figlio o della nipote non bastava a farle desiderare quel matrimonio. Tuttavia le fu possibile separarsi da lei perché Susan rimaneva per prenderne il posto. Susan divenne la nipote sempre disponibile, felicissima di esserlo! e adattissima alla situazione grazie alla sua vivacità di spirito e a una naturale propensione a rendersi utile, che bilanciavano la mitezza dell'indole, e il forte sentimento di gratitudine di Fanny. Susan era indispensabile: prima come sostegno e conforto di Fanny, poi come sua collaboratrice, e infine come sua sostituta, si sistemò a Mansfield con l'apparenza di restarvi stabilmente come la sorella. Il suo temperamento più intrepido e i suoi nervi più saldi le resero ogni cosa facile. Dotata di rapida intuizione dei caratteri delle persone con cui doveva trattare e priva di ogni forma di timidezza che inibisse i suoi giusti desideri, fu ben presto la benvenuta e si rese utile a tutti; e dopo il trasloco di Fanny, succedette così naturalmente all'opera di lei nel vigilare ogni ora sul benessere della zia, da diventare gradualmente forse la sua preferita. Nella utile presenza di Susan, nell'eccellenza di Fanny, nella costante buona condotta di William, e nella sua crescente reputazione, nel generale buon comportamento e successo degli altri membri della famiglia Price (che tutti si aiutavano gli uni con gli altri a progredire e ad affermarsi e che davano credito al favore e all'aiuto dello zio) Sir Thomas vide ripetersi e moltiplicarsi i motivi di rallegrarsi per quanto aveva fatto per loro, e di riconoscere i vantaggi derivanti dall'aver appreso per tempo i disagi della vita, il senso della disciplina e la consapevolezza dell'essere nati per lottare e sopportare.

Con tanto vero merito e vero amore e nessuna mancanza di mezzi o di amici, la felicità dei cugini-sposi deve apparirci tanto sicura quanto può esserlo la felicità umana. Ambedue fatti per la vita domestica e amanti dei piaceri della campagna, la loro casa fu la casa dell'affetto e del benessere; e per completare il quadro felice, si aggiunse l'entrata in possesso della Canonica di Mansfield, grazie alla morte del dottor Grant che avvenne dopo che erano stati sposi per abbastanza tempo da desiderare un aumento di rendita, e dal giudicare incresciosa la lontananza dalla casa paterna. Traslocarono dunque a Mansfield, e la Canonica, alla quale al tempo dei suoi due precedenti occupanti Fanny non aveva mi saputo avvicinarsi senza una qualche penosa sensazione di ritegno o di allarme, presto divenne così cara al cuore e così perfetta ai suoi occhi come ogni altra cosa, in vista e sotto l'egida di Mansfield Park, era sempre stata per lei.