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manuale immersione

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MANUALEDI SUBACQUEA

a cura di:A. BaianoG. GiubileiG. LapucciA. Ramirez

rivisto e adattato da:A. BaianoF. Frambati

Per comunicazioni:

Associazione Subacquei Handicappati ItalianiSede sociale:c/o ANMIC via Campana15 10215 Torino

Tel. e Fax: 011/66.89.877 http://www.arpnet.it/ashi

Informazioni:e-mail: [email protected]

Maurilio Casato: 338.4917717Fabio Frambati: 333.5282661Gino Lapucci: 338.2197067

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FISICA APPLICATA ALL'IMMERSIONE

Nell'affrontare l'argomento "IMMERSIONE" è fondamentale chiarire i problemi che si presentano a causa delle diversità esistenti tra l'ambiente acquatico e quello aereo Queste diversità si traducono in ben precise Leggi Fisiche , da tenere sempre presenti quando affrontiamo il "MONDO DEL SILENZIO".

GALLEGGIABILITA'

Questo principio enunciato da Archimede, dice che "un corpo immerso in un liquido, riceve una spinta dal basso verso l'alto pari al peso del volume del liquido spostato". Per fare un esempio, basti pensare ad una nave di X tonnellate, essa galleggia in quanto, l'acqua esercita la sua spinta su tutta la superficie dello scafo, in modo uniforme, mentre una sfera avente lo stesso peso della nave, andrà immediatamente a fondo, poiché la spinta la spinta impressa dall'acqua graverà su una piccola superficie. (Fig.1)

Fig. 1

Questo principio torna utile nel momento che ci immergiamo, se lo consideriamo applicato ai gas, infatti la spinta di galleggiabilità è proporzionale al volume del corpo immerso. Poiché questo volume varia in funzione della pressione, il subacqueo correttamente zavorrato, potrà variare il suo assetto usando i soli polmoni, respirando regolarmente avrà una posizione di equilibrio, svuotandoli scenderà verso il fondo, mentre riempiendoli salirà verso la superficie. (Fig.2)

Fig. 2

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PRESSIONE

L'atmosfera che circonda la terra è formata da uno strato di gas, il quale esercita sul suolo una forza, la pressione. Lo strumento che ci permette di misurare questa forza è il barometro di Torricelli.(Fig.3)Torricelli, sperimentò questo fenomeno usando un tubo di vetro, alto un metro e con sezione di 1 cm² , messo in un recipiente contenente mercurio. Essendo il tubo in posizione verticale e con l'imboccatura in basso, il mercurio si stabilizzerà ad una altezza di 760 mm s.l.m. Quindi possiamo dire che a livello del mare esiste una pressione atmosferica di 1 BAR, che equivale a circa 1 ATM (0,987) per cm².

Fig. 3

Se la misura fosse fatta ad una diversa altitudine, l'altezza del mercurio sarebbe minore, essendo inferiore la pressione atmosferica. (Fig.4) Infatti la pressione atmosferica decresce all'aumentare dell'altitudine, per fare un esempio a 5000 metri, la pressione sarà dimezzata.

Fig. 4

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Questo fenomeno va sotto il nome di PRESSIONE ATMOSFERICA.Uno spessore d'acqua di circa 10 metri, esercita una pressione uguale a quella atmosferica,(1 ATM = 1 BAR),tale valore è vero ad ogni profondità, in quanto l'acqua è un fluido e come tale incomprimibile, quindi la pressione essendo proporzionale alla profondità, aumenterà di 1 BAR ogni 10 metri.Per cui a 10, 20, 30 metri avremo una pressione di 1, 2, 3 BAR, questa forza va sotto il nome di PRESSIONE IDROSTATICA.La somma della P. ATMOSFERICA e della P. IDROSTATICA dà come risultato la pressione assoluta, la quale ci interessa sotto l'aspetto subacqueo, quindi a 10 , 20, 30 metri avremo una pressione assoluta di 2, 3, 4 BAR. (Tab 1)

Profondità Press. Idrostatica Press. atmosferica Press. assoluta10 mt 1 BAR 1 BAR 2 BAR

20 mt 2 BAR 1 BAR 3 BAR30 mt 3 BAR 1 BAR 4 BAR

Tab. 1

COMPRIMIBILITA’DEI GAS

Tutti i gas sono caratterizzati dalla diminuzione del volume all'aumentare della pressione e viceversa, al diminuire della pressione aumenta il volume. Si può dire che i gas cambiano volume in relazione del variare della pressione. Tale relazione si esprime con la legge di Boyle e Mariotte, la quale dice "a temperatura costante il prodotto dei valori della pressione e del volume di un gas, è costante".Per cui possiamo dire che mantenendo costante la temperatura, la pressione e il volume di un gas variano in maniera inversamente proporzionale, cioè raddoppiando, triplicando, quadruplicando ecc. la pressione assoluta, il volume di un gas si riduce della metà, di un terzo, di un quadruplo e così via. Come esempio possiamo immaginare un recipiente, con l'imboccatura rivolta verso il basso, portato a quote sempre maggiori, il volume del gas contenuto all'interno si riduce per effetto della pressione. (Fig. 5)

Fig. 5DISCIOGLIMENTO DEI GAS IN UN LIQUIDO

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Un gas a contatto con un liquido entra in soluzione in esso, secondo la legge, formulata da Henry, la quale afferma che "la massa di un gas che si scioglie in una data massa di liquido, ad una data temperatura ed ad una data pressione è direttamente proporzionale alla pressione del gas sul liquido e diminuisce al crescere della temperatura". La legge di Henry è di interesse subacqueo in quanto, i gas della miscela respiratoria sotto pressione si sciolgono prima nel sangue e successivamente nei tessuti, tale discioglimento avviene in quantità, tanto maggiore quanto maggiori sono la durata e la profondità dell'immersione. Alcuni gas, nel nostro caso l'azoto, non vengono metabolizzati ai fini respiratori e quindi rimangono fissati maggiormente nei tessuti. Nel caso di una risalita troppo veloce, si ha una tumultuosa liberazione dei gas disciolti nei tessuti dell'organismo, tale situazione causa numerosi fenomeni patologici, di diversa entità, che vanno sotto il nome di Malattia Da Decompressione o M.D.D. (D.C.I. in inglese)".Per fare un esempio di quanto avviene nell'organismo in fase di risalita, basta pensare ad una bottiglia contenente una bibita gassata, quando viene tolto il tappo, il gas disciolto verrà liberato velocemente e in modo tumultuoso, mentre se la stessa operazione viene fatta in modo graduale, il gas verrà liberato lentamente.Quando parliamo di M.D.D: ci riferiamo a quelle patologie riguardanti tutti i tessuti, che a seconda dell'entità possono essere più o meno gravi.Per ovviare a questi problemi si ricorre all'uso delle TABELLE DI DECOMPRESSIONE, le quali fissano rigidamente i tempi e le quote delle eventuali soste in fase di risalita.Cerchiamo di capire cosa avviene nell'organismo durante la respirazione, il sangue, in superficie è in uno stato di saturazione, cioè non è più possibile sciogliere altro gas in esso, man mano che aumenta la profondità, si passa in uno stato di non saturazione tendente a sciogliere nuovo azoto nel sangue e quindi nei tessuti, in funzione della variazione di pressione e del tempo trascorso. (Fig. 6)Il sangue saturo di azoto a 50 metri, durante la risalita diventerà sovrasaturo, tentando di liberare il gas in eccesso, se la diminuzione di pressione avviene troppo rapidamente, l' azoto verrà liberato sotto forma di bolle le quali non venendo liberate attraverso la respirazione, saranno cause di fenomeni embolizzanti.

Fig. 6

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ACUSTICA E OTTICA

La velocità di propagazione del suono in acqua è notevolmente superiore a quella in aria, passando da 330 metri/sec. a 1100/1200 metri / sec. Nell'acqua, quindi, un sub potrà richiamare l'attenzione dei compagni, anche a grandi distanze, battendo insieme due oggetti metallici. Purtroppo sott'acqua non si ha il senso della direzione dalla quale proviene il suono, questo fenomeno è spiegabile con il fatto, che quando il suono si propaga in aria, noi lo percepiamo attraverso la membrana timpanica, mentre in acqua lo percepiamo attraverso tutta la scatola cranica (Fig. 7).

Fig. 7

La visione subacquea presenta anch'essa delle diversità, dovuti al fatto che il raggio luminoso prima di giungere all'occhio attraversa due elementi aventi densità diversa (aria - acqua), in superficie l'immagine dell'oggetto si forma sulla retina, mentre sott'acqua, essa si forma dietro, quindi si avrà una visione sfocata, ecco spiegato il perché si usa la maschera subacquea. Le diversità tipiche della visione subacquea, rispetto alla visione in aria, riguardano la stima della distanza e della grandezza dell'oggetto, infatti sott'acqua gli oggetti ci appaiono più vicini e più grandi di 1/3 rispetto alla realtà e questo fenomeno va sotto il nome di RIFRAZIONE (Fig. 8)

Fig. 8

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Il percorso del raggio luminoso subisce tre fenomeni distinti: 1) RIFRAZIONE: è la deviazione che un raggio luminoso subisce passando da un elemento ad un altro, aventi gradi di densità differenti, questa deviazione produce un falso avvicinamento e ingrandimento dell'immagine 2) ASSORBIMENTO: la luce diminuisce di intensità in funzione della profondità, infatti a 5 metri la luminosità è ridotta di 1/4 del suo valore, a 15 metri sarà ridotta ad 1/8.La luce è composta da sette colori fondamentali (violetto, indaco, blu, verde, giallo, rosso, arancio). Ognuno di questi colori ha un grado di penetrazione diverso uno dall'altro, infatti uno strato d'acqua di un metro assorbe:

il 2 - 3 % del bluil 7 - 8 % del violail 12 % del verdeil 15 - 17 % del gialloil 25 % dell'arancioil 40 % del rosso

I colori che compongono il raggio luminoso scompaiono a secondo della profondità per cui :

Rosso = 7 metriArancio = 15 metriGiallo = 25 metriVerde = 40 metri

Oltre i 40 metri rimarranno visibili solamente il blu e il verde, per cui osservando un corallo esso ci apparirà blu scuro, ed è solamente illuminandolo con una torcia che apparirà il rosso e tutta una gamma di colori inaspettati. 3) DIFFUSIONE: è un fenomeno importantissimo ai fini delle riprese subacquee, in quanto se l' acqua è ricca di sospensione, i raggi luminosi verranno riflessi dalle particelle in sospensione creando l'effetto neve. (Fig. 9)

Fig. 9

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ASPETTI FISIOLOGICI DELL'IMMERSIONE

L'organismo è formato da solidi (ossa, cartilagini, ecc.), da liquidi (cellule, sangue, ecc.) e da gas contenuti nelle cavità (intestini, stomaco, polmoni, vie aeree, seni e orecchio medio).Appurato che i solidi e i liquidi sono incomprimibili e che le variazioni della pressione ambiente non portano loro nessuna variazione di volume, indirizziamo il nostro interesse ai gas, in quanto gli effetti della pressione su di essi rappresentano parte più importante della fisiologia subacquea.Quando scendiamo verso il fondo, i volumi gassosi contenuti nelle cavità flessibili dell'addome diminuiscono per effetto della pressione esterna, nel momento che iniziamo a risalire questo fenomeno si inverte.Le variazioni di pressione inerenti l'immersione, agiscono sul sangue modificando sensibilmente le condizioni d'assorbimento dei gas disciolti in esso in quanto la respirazione assicura gli scambi gassosi tra i tessuti e l'ambiente esterno. Questi scambi, avvengono a livello alveolare, le cui pareti agiscono da filtro, mediante cellule sottili poste a contatto dei capillari. L'ossigeno si combina con i globuli rossi formando l'ossiemoglobina, mentre l'anidride carbonica che è una sostanza di rifiuto viene eliminata con la respirazione.Uno degli organi più importanti per il sub è l'orecchio, in special modo l'orecchio interno, nel quale è contenuto il labirinto, composto da canali semicircolari e dalla chiocciola, ed è separato dal timpano da una parete ossea. Il timpano costituisce una delle estremità della tuba di Eustachio, l'altra estremità è la faringe.Sin dai primi metri dalla superficie, si può avvertire una sensazione di fastidio alle orecchie, dovuta alla pressione esterna che preme sul timpano che si introflette, che può trasformarsi in un dolore tale da dover rinunciare all'immersione. Per ovviare a questo inconveniente si dovrà ricorrere alla compensazione, per equilibrare le pressioni interna ed esterna, tale manovra consiste nello spingere con forza l'aria contenuta nei polmoni attraverso la cavità boccale, di conseguenza quindi attraverso la tuba di Eustachio, sino alla cassa timpanica. Per spiegare questa manovra, basta ricordare l'atto di soffiarsi il naso, stringendo le narici e soffiando forte, quando le pressioni sono equiparate si avvertirà un senso di sollievo. Alcune volte la manovra non riesce, in tal caso conviene risalire leggermente di quota e ritentare la manovra (Fig. 10).

Fig. 10

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Erroneamente, si crede che l'apnea sia meno rischiosa, rispetto l'immersione con le bombole, in quanto l'apneista immergendosi con la sola aria contenuta nei polmoni, non deve tenere conto di tutte quelle regole che si adottano per l'immersione con l'autorespiratore. L'apneista si trova a combattere con la limitata autonomia della quale dispone, la quale se viene sottovalutata, può portare a conseguenze molto gravi. Tale incidente va sotto il nome di "Sincope".La sincope, sostanzialmente è uno svenimento causato dalla mancanza d'aria. Se tale incidente avviene a secco non si hanno grossi problemi, mentre se avviene in acqua, l'esito può avere gravi conseguenze. Quindi dobbiamo sempre ricordare che l'aria immagazzinata nei polmoni, deve bastare per la discesa, la permanenza sul fondo e per la risalita. Fisicamente la sincope è causata da un diverso rapporto tra Ossigeno e Anidride Carbonica, in quanto l'aria che noi respiriamo è composta da una precisa percentuale di gas, circa il 21 % di Ossigeno, il 78 % di Anidride Carbonica e il rimanente da altri gas.Dal momento che si comincia a trattenere il fiato, questo stato di equilibrio comincia a variare, in quanto la CO2, che non viene metabolizzata ai fini respiratori dall'organismo, comincia ad aumentare a scapito dell'O2, che diminuisce in quanto consumato dall'organismo., questo stato va sotto il nome di ipercapnia (aumento della CO2) e iperossia (aumento dell'O2).Quando respiriamo velocemente immagazziniamo una quantità di ossigeno superiore alla norma con conseguente diminuzione dell'anidride carbonica, trattenendo il respiro avviene la cosa inversa.

Le fasi di una sincope si possono riassumere in 4 punti (Fig. 11):periodo normale. cioè il tempo minimo che un individuo è grado di sopportaretempo fluttuante. l'intervallo di tempo oltre il periodo normale, su cui non si può sempre contare.periodo di sofferenza. dall'inizio della prima contrazione diaframmatica, fino alla loro scomparsa, o fino al punto di rottura dell'apnea per eccesso di CO2periodo di latenza. dalla fine delle contrazioni diaframmatiche fino al termine dell'apnea per insufficienza di O2, il cui risultato è la sospensione involontaria dell'apnea per sincope. Le contrazioni diaframmatiche sono caratterizzate da lievi tremolii a livello addominale, appena al di sotto dello sterno.

Fig. 11

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CENNI DI ANATOMIA

Il corpo umano è una macchina molto complessa, non ancora del tutto rilevata, quindi sempre in via di scoperta, per cui come prima cosa vediamo come è strutturato il corpo umano.Il sistema scheletrico è composto da ossa lunghe quali quelle delle gambe e delle braccia, da ossa piatte che formano la gabbia toracica, da anelli che compongono la colona vertebrale e da un insieme di ossa che unite tra loro formano la scatola cranica, tutto l' insieme ha la doppia funzione di farci stare in eretti e di proteggere gli organi interni (cuore, polmoni).I polmoni e l' intestini sono divisi da una membrana muscolare, la quale permette l'espandersi dei polmoni, ogni qualvolta si abbassa o si solleva. Il fatto di respirare correttamente evita di andare in affanno, questo concetto è valido sott'acqua come sulla terraferma. Con una corretta respirazione si è in grado di verificare l' effettiva bontà di un erogatore, infatti se si prova ad effettuare una respirazione profonda, con lenta ma costante richiesta d'aria, fra l' erogatore buono e quello scadente, si nota la differenza; nel primo caso si sentirà subito un "freno" all inspirazione. Di solito in una respirazione poco curata, lo scambio gassoso avviene solo nella parte alta dei polmoni, mentre nella parte bassa si verifica un ristagno dei gas aventi un'alta percentuale di anidride carbonica. Questo stato di cose favorisce l' insorgere di uno stato di affanno; per evitare ciò, è sufficiente curare la respirazione, per cui si dovrà praticare un tipo di respirazione definita diaframmatica. In pratica all'escursione polmonare dovremo associare anche quella ventrale (ed è quella che si vede dall'esterno), tutto ciò determina un rimescolamento dei gas presenti nella parte alta con quelli della parte bassa, con la conseguente eliminazione dell'anidride carbonica ristagnante nella parte inferiore (Fig.12).

Fig.12

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È il caso di allenarsi a secco, per poi praticarla correttamente in immersione, va da sé che il ventre non dovrà essere stretto da cinture per non intralciare i movimenti. Tutto il corpo umano è percorso da una fitta rete di arterie, vene e capillari che va sotto il nome di sistema circolatorio. Con la respirazione immettiamo aria nei polmoni, l' ossigeno attraverso i bronchi entra in soluzione nel sangue che grazie alle contrazioni dell'atrio sinistro passa attraverso la valvola mitralica al ventricolo sinistro e attraverso le arterie arriva a tutti i tessuti dell'organismo. Attraverso capillari sempre più piccoli il sangue si impoverisce di ossigeno e si arricchisce di anidride carbonica, nel frattempo inizia il percorso di ritorno fino all'atrio destro e al ventricolo destro. In seguito attraverso la valvola tricuspide, il sangue è nuovamente inviato ai polmoni. Il sistema circolatorio che dal cuore va alla periferia e nuovamente al cuore, viene detto "grande circolo", mentre si indica "piccolo circolo" quello che va dal ventricolo destro ai polmoni e da questi ritorna ai polmoni (Fig.13).

Fig.13

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Un'altra parte del corpo di cui si deve parlare è il cranio, le ossa che lo compongono sono notevolmente più porose rispetto alle altre ossa del corpo. Nel suo interno esistono tre gruppi di cavità chiamate seni e precisamente: seni paranasali, sfenoidali e mastoidei. I seni paranasali si dividono in seni frontali, situati sopra l' arcata sopracciliare, in seni mascellari situati sotto l'occhio all'altezza degli zigomi e in seni etmoidali situati alla radice del naso. Alla base del naso troviamo i seni sfenoidali, mentre subito dietro l' orecchio abbiamo i seni mastoidei. Tutti i seni paranasali sono in comunicazione con le cavità nasali tramite condotti ossei, così come i seni mastoidei lo sono con l' orecchio medio (Fig.14)

Fig. 14

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L'IMMERSIONE CON A.R.A. (autorespiratore ad aria)

Quando parliamo di immersione, dobbiamo tenere sempre a mente che pratichiamo un'attività muscolare alquanto impegnativa, quindi avremo bisogno di un buon allenamento e di una dieta equilibrata, la quale ci permetterà di disporre di energie durante tutta l'immersione.Per quanto concerne l'allenamento è sufficiente svolgere una discreta attività fisica in piscina, ripetendo tutti gli esercizi fondamentali e a secco praticare altre attività sportive sempre finalizzate al mantenimento fisico.Per la dieta è buona norma non esagerare con i cibi ricchi di grassi, quindi difficilmente digeribili.Quando mangiamo introduciamo nell'organismo LIPIDI, CARBOIDRATI, VITAMINE.I LIPIDI, chiamati, generalmente grassi, sono di origine animale e vegetale, forniscono la maggiore parte del fabbisogno calorico, in base all' impegno fisico.Le PROTEINE contenute nel latte, nelle carni, nel pesce soddisfano la funzione dell'accrescimento.Le VITAMINE sono indispensabili per la salute dell'organismo, il quale le assimila con l'alimentazione, un altro gruppo di sostanze che consentono lo svolgimento delle funzioni metaboliche è costituito dai sali minerali introdotti nell'organismo con l'acqua e con quasi tutti gli alimenti.Quando si decide un' immersione, dobbiamo sempre limitare i problemi che derivano da questa attività ed è per questo che prima di entrare in acqua, tutta l'immersione deve essere programmata a tavolino; considerando tutti i dati necessari quali profondità, durata e capacità delle bombole.Prima di affrontare l' argomento di programmazione di una immersione, analizziamo i vari fattori separatamente.Le bombole sono dei recipienti in acciaio, con capacità variabile dai 5 litri ai 18 litri, caricabili a 200 BAR, il che significa che avremo una quantità d'aria compresa tra i 1000 litri e i 3600 litri.Per cui volendo conoscere la capacità delle bombole usate, basta moltiplicare i litri per la pressione di carica (es. 5 x 200 = 1000, 10 x 200 = 2000, ecc) vedi Fig. 15.

Fig. 15

La profondità e il tempo sono tutti valori che ci interessano sotto l'aspetto subacqueo, in quanto maggiore è la profondità minore è il tempo di permanenza, per cui appare chiaro che la capacità delle bombole, la profondità e il tempo sono parametri tutti correlati tra loro. Per cui nel momento che decidiamo di effettuare un' immersione dobbiamo considerare questi. Parlando di tempo di immersione, intendiamo il tempo che impieghiamo a raggiungere la quota prefissata fino al momento in cui iniziamo la risalita.

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A questo punto dobbiamo sempre ricordarci, che le velocità di discesa e di risalita debbono essere il più vicino possibile ai 10 metri al minuto.In subacquea si parla di tabelle di decompressione, le quali sono il testo sacro delle immersioni, alle quali dobbiamo fare riferimento senza apportare modifiche empiriche, in quanto esse indicano il tempo d'immersione in rapporto alla profondità, le soste di decompressione che eventualmente devono essere fatte (Fig. 16).

Fig. 16

Le tabelle comprendono 4 serie di valori con i quali è possibile programmare anche le cosiddette " immersioni successive", cioè immersioni con un intervallo di tempo tra loro inferiori alle 12 ore, tenendo sempre presente che il tempo di desaturazione completa avviene dopo 24 ore.

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Se la profondità raggiunta non compare nelle tavole, ma si colloca tra due valori, si dovrà considerare il valore immediatamente successivo, ad esempio se operiamo a 25 metri il valore da considerare è 27 metri.Stesso discorso vale per i tempi, se il tempo rilevato non compare in tabella, va considerato quello immediatamente superiore, così per un tempo di 33, 34, 35 minuti si leggerà sempre 40 minuti.Un' ultima considerazione riguarda la massima profondità raggiungibile da i sommozzatori sportivi per i quali, è stata fissata in 57 metri, le immersioni comprese tra i 58 e 90 metri vanno sotto il nome di immersioni professionali, per le quali è richiesta un'ottima preparazione psico-fisica, per tali immersioni non è possibile effettuare una seconda immersione nell'arco delle 12 ore.Le tabelle di decompressione, sono un insieme di programmi che hanno lo scopo di proteggere coloro che le usano da incidenti da decompressione, parlando d’immersioni sportive, si definiscono in curva di sicurezza, quando queste non prevedono tappe di decompressione (Fig. 17).

Fig. 17

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Come primo esempio consideriamo un'immersione condotta a 28 metri con una durata di 52 minuti, poiché tale valore non esiste andremo a considerare 30 metri per 60 minuti, a fianco troveremo la colonna delle tappe di decompressione, dove sono indicati i tempi e le quote di sosta, nel nostro caso a 6 metri per 9 minuti e a 3 metri per 28 minuti.Nella colonna di destra troveremo delle lettere, le quali indicano la quantità di azoto accumulato nell'organismo; rifacendoci al nostro caso il coefficiente è N (Fig. 18).

Fig.18

Se volessimo effettuare una seconda immersione entro le 12 ore dalla precedente dovremo ricorrere alle tabelle definite "TABELLE PER IMMERSIONI SUCCESSIVE" (Fig. 19).Lungo la colonna "SIGLA AL TERMINE DELLA 1° IMMERSIONE" individueremo un tempo che si avvicini a quello da noi trascorso in superficie.La nostra immersione ci ha dato come coefficiente la lettera N, supponiamo di essere stati in superficie 3h e 50', nella colonna della lettera N troveremo 2h e 48' - 3h e 22', in corrispondenza della riga "SIGLA AL TERMINE DELLA SOSTA IN SUPERFICIE" troveremo la lettera F.Con questi dati supponiamo di volere effettuare una nuova immersione a 25 metri con una durata di 16 minuti, andremo a cercare nella tabella "MAGGIORAZIONE DI DURATA PER LE IMMERSIONI SUCCESSIVE" (Fig. 20) in corrispondenza della lettera F ed all'incrocio con i 27 metri, individueremo il numero 24 che sta ad indicare i minuti fittizi che andranno aggiunti al tempo reale, indicato dalle tabelle di decompressione.Quindi la nostra immersione andrà programmata non come un'immersione a 25 metri per 16 minuti ma come una fatta a 25 metri per 16 + 24 = 40 minuti, per cui quando andremo a consultare le tabelle non troveremo i 25 metri per cui prenderemo il valore immediatamente successivo per cui la nostra immersione sarà calcolata come una fatta a 27 metri con una sosta di 7 minuti a 3 metri.

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Fig 20

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CALCOLO DEI CONSUMI

La semplicità dei calcoli dei consumi di un'immersione tipo é dovuta all'utilizzo si una sola formula che permette di verificare i singoli consumi nelle varie fasi d'immersione e il consumo totale.

Legenda

C = consumo P atm = pressione atmosfericaC d = consumo discesa P r = pressione relativa (idrostatica)C p = consumo permanenza P a = pressione assoluta (P atm + P r)C r = consumo risalita T = tempoC t = consumo tappa decompressione P m = pressione mediaC tot = consumo totale

C = 20 lt /min. x Pa X T

dove 20 litri al minuto è il consumo di base di un individuo al livello del mare.

Esempio: un'immersione a 20 metri della durata di 60 minuti (prevede una tappa di decompressione di 8 minuti a 5 metri

C d = 20 x 2 x 2 = 80 ltT = 2 poiché rispettando la velocità di discesa e risalita di 10 metri al minuto sono necessari 2 minuti per arrivare alla quota massima.

C p = 20 x 3 x 58 = 3480 lt. C t = 20 x 1,5 x 8 = 240 ltC r = C d = 80 ltC tot = C d + C p + C t + C r = 80 + 3480 + 240 + 80 = 3880 ltSi aggiunge per convenzione una maggiorazione del 15% per l'uso del jacket equilibratore.C tot 2 = 3880 + 582 = 4462 ltPer effettuare un'immersione di questo tipo è necessario almeno un bibombola da 15+15 litri che garantisce un'autonomia di 6000 litri.

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IMMERSIONI IN ALTITUDINE

Esaminiamo per ora il caso più semplice riguardante il calcolo di una singola immersione. Ipotizziamo di trovarci alla quota di 1500 m.l.m. (metri sul livello del mare) e di voler effettuare un'immersione a 40 metri di profondità. Non possiamo consultare le normali tabelle, in quanto esse sono state calcolate per essere usate al livello del mare, ovvero dove esiste una pressione barometrica di 760 mm Hg (millimetri di mercurio).Per i nostri calcoli dovremo quindi adattare le normali tabelle alle nuove condizioni ambientali in cui ci troviamo. Innanzi tutto occorre conoscere la nuova pressione barometrica. Questo è possibile semplicemente misurandola con un apposito strumento chiamato barometro, oppure, in mancanza di questo, in maniera empirica e meno precisa, servendosi di una tabella che ci dia i nuovi valori di pressione in base ai valori d’altitudine.

TABELLA DI CONVERSIONE

m.s.m. millibar (mb) altezza mm Hg pressione atm coeff c.d.p.

0 1012 763 1,00 1

100 1000 753 0,98 1

200 989 743 0,97 1

300 977 733 0,96 1

400 966 724 0,95 1

500 954 715 0,94 1

600 943 706 0,92 1

700 932 698 0,91 1,1

800 921 690 0,90 1,1

900 910 682 0,89 1,1

1000 899 674 0,88 1,1

1100 888 666 0,87 1,1

1200 878 658 0,86 1,1

1300 867 650 0,85 1,1

1400 857 642 0,84 1,2

1500 846 634 0,83 1,2

1600 836 626 0,82 1,2

1700 825 618 0,81 1,2

1800 815 610 0,80 1,2

1900 805 602 0,79 1,2

2000 796 595 0,78 1,3

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PROGRAMMAZIONE DI UN’IMMERSIONE IN QUOTA

Il fattore rilevante nelle immersioni in quota è la variazione pressoché lineare della pressione atmosferica. Un’immersione ad una profondità di 40 metri sul livello del mare risulterà difficoltosa in modo diverso, secondo l’altitudine in cui si trova il luogo. Per cui l’immersione effettuata a - 40 metri a 1500 metri s.l.m. andrà calcolata come un’immersione ad una profondità (fittizia) maggiore.Per trovare il valore di questa profondità fittizia si usa la seguente formula:

Legenda

Pr = profondità reale H0 = pressione barometrica s.l.m.Pf = profondità fittizia H = pressione barometrica in quota

Esempio:

Essendo la nostra immersione condizionata, com’è stato precedentemente esposto, da una pressione particolare, gli altri parametri dovranno essere modificati. Varieranno quindi i valori di velocità di risalita, profondità delle tappe di decompressione, come evidenziato successivamente.Un parametro importante dell’immersione che viene modificato dalle nuove condizioni di pressione è la profondità delle tappe di decompressione. Per calcolare la nuova profondità, che definiremo P2 t (profondità tappa alta quota), dovremo usare una formula molto semplice:

Esempio: essendo note per convenzione le profondità delle tappe (3, 6, 9, 12, … metri), è sufficiente sostituire uno dei valori delle tappe dove è riportato P t . Ricordando inoltre che H è uguale alla pressione alla pressione barometrica al livello del mare risulterà un’equazione come la seguente.

Immersione ad una quota di 1500 metri d’altitudine.Consultando la tabella fornita, troviamo una pressione barometrica di 634 mmHg (pressione a livello mare, notoriamente, 760 mmHg)

Esiste inoltre una tabella di approssimazione dei valori trovati che ci mette in condizione di usare valori di più semplice utilizzo.L’ultimo parametro che viene a modificarsi è la velocità di risalita.Per determinare il nuovo valore divideremo la velocità di risalita nota per un coefficiente risultante dalla divisione della pressione barometrica al livello del mare e la pressione barometrica in alta quota.

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Più semplicemente:

Considerando i valori in quota dell’esempio risulta:

V 2 = 10:1,198 = 8,4 m/min

mmHg Tappa di 3 m. Tappa di 6 m. Tappa di 9 m. Tappa di 12 m.

760 3,000 = 3 6,000 = 6 9,000 = 9 12,000 = 12

753 2,964 = 3 5,928 = 6 8,892 = 9 11,856 = 12

733 2,892 = 3 5,784 = 6 8,676 = 9 11,568 = 12

724 2,856 = 3 5,712 = 5,5 8,568 = 9 11,424 = 12

715 2,820 = 3 5,640 = 5,5 8,460 = 8,5 11,280 = 11

706 2,784 = 3 5,568 = 5,5 8,352 = 8,5 11,136 = 11

698 2,754 = 3 5,508 = 5,5 8,262 = 8,5 11,016 = 11

690 2,721 = 2,5 5,442 = 5,5 8,163 = 8 10,884 = 11

682 2,691 = 2,5 5,382 = 5,5 8,073 = 8 10,764 = 11

674 2,658 = 2,5 5,316 = 5,5 7,974 = 8 10,632 = 11

668 2,631 = 2,5 5,262 = 5,5 7,893 = 8 10,524 = 11

658 2,595 = 2,5 5,190 = 5 7,785 = 8 10,380 = 10

650 2,565 = 2,5 5,130 = 5 7,695 = 7,5 10,260 = 10

642 2,532 = 2,5 5,064 = 5 7,596 = 7,5 10,128 = 10

634 2,502 = 2,5 5,004 = 5 7,506 = 7,5 10,008 = 10

626 2,469 = 2,5 4,930 = 5 7,407 = 7,5 9,876 = 10

mm Hg780 12 15 18 21 24 27 30 33 37 40 43 46 49 52 55 58 61753 12 18 21 24 27 30 33 37 40 43 46 49 52 55 58 61 64743 12 18 21 24 27 30 33 37 40 43 46 49 52 55 58 61 64733 12 18 21 24 27 30 33 37 40 43 46 49 52 55 58 61 64724 12 18 21 24 27 30 33 37 40 43 46 49 52 55 58 64 67715 12 18 21 24 27 30 33 37 40 43 46 52 55 58 61 64 67706 12 18 21 24 27 30 33 37 40 46 49 52 55 58 61 64 67698 15 18 21 24 27 30 33 37 43 46 49 52 55 58 61 64 67690 15 18 21 24 27 30 33 37 43 46 49 52 55 58 61 67 70682 15 18 21 24 27 33 37 40 43 46 49 52 55 61 64 67 70674 15 18 21 24 27 33 37 40 43 46 49 55 58 61 64 67 70666 15 18 21 27 30 33 37 40 43 46 52 55 58 61 64 67 70658 15 18 21 27 30 33 37 40 43 49 52 55 58 61 64 70 73650 15 18 24 27 30 33 37 40 46 49 52 55 58 64 67 70 73642 15 18 24 27 30 33 37 40 46 49 52 55 61 64 67 70 73634 15 21 24 27 30 33 37 40 46 49 52 58 61 64 67 70 76626 15 21 24 27 30 33 37 43 46 49 55 58 61 64 70 73 76618 15 21 24 27 30 37 40 43 46 52 55 58 61 67 70 73 76610 18 21 24 27 33 37 40 43 49 52 55 58 64 67 70 73 79

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Per effettuare un’immersione in quota dobbiamo eseguire alcuni calcoli necessari per ottenere la profondità fittizia e le relative soste di decompressione utilizzando la seguente formula:

Legenda

Pr = profondità realePf = profondità fittiziaH0 = pressione atmosferica s.l.m. (760 mm7Hg)H = pressione atmosferica in quotaDec = decompressione fittiziadec = decompressione reale

Pf = Pr x H0 / H

Dec = dec x H / H0

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Esempio: Supponiamo di eseguire un’immersione in un lago a 2300 metri s.l.m. ad una profondità di 30 metri per una durata di 48 minuti con due soste a 6 metri per 2 minuti e a 3 metri per 24 minuti.

Pf = Pr x H0 / H 30 x 760 / 574 = 39,72

P2 t = Pt x H / H06 x 574 / 760 = 4,5 metri3 x 574 / 760 = 2,2 metri

Abbiamo così ottenuto la profondità fittizia e le nuove tappe di decompressione che utilizzeremo per i nostri calcoli.

V2 = 10 : (760 / 502) = 6,6 m/min Pm = (1 + 3,65) / 2 = 2,325 atm

Cd = 20 x 2,325 x 4,54 = 211Cp = 20 x 3,65 x 43,36 = 3165Cr = CdC2t1 = 20 x 1,05 x 2 = 42C2t2 = 20 x 0,87 x 24 = 417,6C tot = 211 + 211 + 3165 + 42 + 417,6 = 4046,6C tot = 4046 + 15% = 4713 lt

Per effettuare tale immersione è necessario un bibombola 15 + 15 litri

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ALLA SCOPERTA DEGLI SCAMBI GASSOSI

Scendere in apnea a 20 0 o 30 metri di profondità implica una serie di modificazioni fisiologiche di particolare rilievo. ecco quanto la scienza medica è in grado di insegnarci su questa disciplina antica e affascinante.Immergersi in apnea determina un contatto pieno, semplice, con le profondità marine, quasi "naturale". Ma in realtà il nostro organismo non è calibrato per tale attività, quindi vi si verificano numerose modificazioni fisiologiche che iniziano appena si viene a contatto con l'acqua e si accentuano scendendo sotto la superficie. Tali variazioni, come la riduzione della frequenza cardiaca (brachicardia o riflesso d'immersione) e l'iperflusso centrale di sangue (blood - shift), sono molto più evidenti nell'immersione in apnea che in quella che utilizza l'autorespiratore. Inoltre, solo l'apnea porta ad avventurarsi nelle zone proibite del mondo degli scambi gassosi, un campo della fisiologia ancora in gran parte da esplorare.Cosa succede trattenendo il respiro? In cosa si distingue l'immersione in apnea dall'apnea a secco? C'è un limite di profondità invalicabile anche dai profondisti?Riassumiamo per i più distratti il meccanismo degli scambi gassosi. In superficie siamo sottoposti a unna pressione che equivale a 760 mm/Hg, con una pressione parziale di ossigeno pari a 152 mm/Hg (21%). Le cellule che costituiscono il nostro organismo bruciano ossigeno per produrre energia e la CO2 che ne deriva viene ceduta da esse al sangue per essere espulsa attraverso i polmoni. Nel sangue, sia l'ossigeno che l'anidride carbonica sono trasportati prevalentemente dall'emoglobina, una proteina situata nei globuli rossi. In condizioni normobariche solo una piccola percentuale di gas è disciolta liberamente nel liquido. Quindi normalmente l'emoglobina si carica di ossigeno a livello polmonare (con saturazione del 97-100%), cedendolo in periferia alle cellule; qui raccoglie la CO2 di scarto e la porta nei polmoni dove viene eliminata. A regolare finemente tutto ciò provvedono una serie di meccanismi biochimici e fisici. Per avventurarsi in un'analisi più approfondita degli scambi gassosi è necessario munirsi di una mappa come farebbe ogni buon esploratore, fornitaci in questo caso dagli studi dei fisiologi Fenne e Rahn (Fig. 1).Sulla latitudine vediamo la pressione alveolare dell'ossigeno (PO2), e sulla longitudine quella della CO2 (PCO2).Il nostro punto di partenza è dato dai valori della concentrazione nel sangue di ossigeno (PO2 = 100 mm/Hg) e di anidride carbonica (PCO2 = 40 mm/Hg).Si nota che, spingendosi oltre un certo limite, si esce dalla zona di sicurezza e ci si imbatte in aree proibite, con il rischio di subire inconvenienti come l'ipossia (carenza di ossigeno) e l'acapnia (riduzione eccessiva dell'anidride carbonica, come può verificarsi a seguito di iperventilazione), dai quali non sempre è possibile tornare indietro.Iniziamo la nostra esplorazione delle zone "off - limits" osservando cosa succede durante delle immersioni alle profondità di 10 e di 20 metri.Appare evidente che nel corso dell'immersione l'ossigeno non si consuma progressivamente.Durante la discesa, infatti, l'accrescersi della pressione esterna determina la riduzione del volume polmonare, con aumento relativo della pressione dell'ossigeno.In pratica, è come se la pressione dell'acqua sul torace spingesse l'ossigeno nel sangue. Viceversa, durante la risalita si verifica una diminuzione della pressione dell'ossigeno alveolare e nel sangue, fino a valori inferiori a quelli di partenza. Cosa logica, in quanto durante l'immersione si è consumata una quantità di gas vitale proporzionale al tempo trascorso e all'impegno fisico della stessa.Per un normale funzionamento delle cellule, particolarmente quelle più attive come i neuroni cerebrali, è necessario che la saturazione dell'emoglobina sia compresa tra 80 e 100%. Il valore minimo accettabile è del 55-60%, sotto il quale esse non ricevono la quantità di ossigeno necessaria ad assicurare le proprie attività metaboliche. In questa congiuntura smettono di lavorare, in attesa del ripristino di un apporto normale di O2. E' una fase molto delicata, la cui durata massima prima che insorgano conseguenze è variabile da tessuto a tessuto ed è molto breve (pochi minuti) per il tessuto nervoso. Dopo tale periodo iniziano i processi degenerativi, fino alla morte cellulare con danni irreparabili.Ritornando alla nostra mappa e focalizzandola sulla zona proibita dell'ipossia (Fig. 3), si vede che l'immersione in apnea a -10 metri termina in media con una saturazione di ossigeno nel sangue dell'80%, ai limiti della normalità.Invece l'immersione a 25 metri (particolarmente se prolungata e ripetuta nel tempo, come in una situazione d'allenamento o durante una gara) termina mediamente con una concentrazione di ossigeno nel polmone di 27 mm/Hg (invece dei normali 100) e una saturazione di ossigeno nell'emoglobina di solo 55%.Ovviamente in questo caso il sub corre un serio rischio di sincope, dovuta all'arresto funzionale delle cellule nervose.Spingendo all'estremo l'esplorazione, nel campo degli scambi gassosi, nell'osservazione di cosa succede durante un record di apnea si traggono interessanti considerazioni.

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Non raramente i profondisti subiscono una sincope durante l'allenamento o nel tentativo finale dove l'emozione gioca un ruolo scatenante.Nelle prove a secco la pressione dell'ossigeno alveolare si riduce progressivamente in maniera lineare; durante un record, invece, l'ossigeno alveolare raggiunge dapprima concentrazioni fino a 11-12 volte quella normale (arriva a 1100 mm/Hg), per poi ridursi drasticamente, fino a valori bassissimi, durante la risalita.Valori tanto bassi che può capitare che la sua concentrazione nel sangue venoso sia maggiore di quella alveolare.In modo paradossale, accade che l'ossigeno passa dal sangue venoso (già povero) ai polmoni e non viceversa, con un'ulteriore ingente riduzione della saturazione arteriosa di O2.Le cellule nervose, non più nutrite a sufficienza, vanno in black-out e si verifica lo stato d’incoscienza o sincope.Non sempre l'avventura ha un lieto fine, e quindi prima di dedicarsi all'apnea e al profondismo in particolare è necessaria un'accurata preparazione didattica e atletica, con una verifica medica per la valutazione preventiva delle proprie capacità potenziali.

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I POLMONI COME "MOLLA"

Gli studi relativi a flusso, resistenza e portata sono applicabili anche all'uomo, e infatti esistono numerose ricerche sulla respirazione dei gas densi e sulle relative limitazioni al flusso della miscela respiratoria. L'argomento sfiora soltanto il subacqueo sportivo, ma riguarda in pieno il professionista che si immerge a 50 metri di profondità (6 bar ) respirando aria, o a quote maggiori utilizzando miscele di elio/ossigeno.Sintetizzando, si è notato che in tali condizioni il respiro del subacqueo si modifica, specialmente sotto sforzo fisico: mentre in condizioni normali la durata dell'inspirazione e dell'espirazione si equivalgono, nel sub si accentua notevolmente la fase inspiratoria.Si ha una grossa inspirazione in breve tempo, così da aumentare la quantità di gas introdotta nei polmoni (volume inspiratorio), alla quale segue un'espirazione più lenta e prolungata rispetto all'usuale. In pratica, i polmoni si comportano come una molla che viene caricata al massimo per poter poi scattare successivamente. La maggior parte dell'energia muscolare relativa alla respirazione, pertanto viene spesa all'inizio (caricamento della molla o, in termini medici, aumento della pressione inspiratoria).L'espirazione seguente è passiva, ossia avviene senza lavoro muscolare, grazie al fatto che le strutture elastiche del torace, dopo essere state tese, tornano in posizione di riposo provocando l'espulsione dell'aria dai polmoni. Questo si verifica anche in condizioni non subacquee, ma in modo decisamente meno accentuato. La fase iniziale di rapido caricamento dell'aria che si riscontra nel sub in immersione è alquanto faticosa per i muscoli inspiratori, ma si dimostra necessaria per ottenere un'espirazione più lenta e prolungata rispetto al normale. Se quest'ultima non avvenisse in tale maniera, a causa dell'aumento della densità dell'aria o della miscela ventilata si avrebbe una compressione o schiacciamento delle vie aeree (broncospasmo), con tosse e difficoltà a respirare. E' stato inoltre riscontrato che la respirazione di un gas denso (aria o miscela a 6 bar e più) determina un aumento del lavoro cardiaco.Questo potrebbe essere dovuto al fatto che una tale respirazione comporta un aumento del volume inspiratorio (quantità di gas introdotta nei polmoni nella fase di "caricamento della molla"). Ne consegue una stimolazione di particolari sensori di tensione e volume, presenti sulla superficie polmonare e a livello cardiaco, i quali rispondono all'aumento di volume inviando dei segnali al cervello affinché venga aumentata la forza di contrazione della pompa cardiaca, probabilmente come meccanismo di adattamento e difesa. Ciò evidenzia ulteriormente le differenze fondamentali, fisiologiche e di rischio, che esistono tra l'immersione sportiva e quella professionista oltre i 5 bar.

ASPETTI FISIOLOGICI DELLA DECOMPRESSIONE

Fin dalla prima metà dell'800, quando la tecnologia ha iniziato a permettere lunghe permanenze in ambiente iperbarico, si sono presentati problemi legati a incidenti disbarici (da variazione di pressione) dovuti ad errori di decompressione (risalita).La prima descrizione di tali incidenti risale al 1841, ad opera di un ingegnere francese di nome Triger.A tutt'oggi non è chiaro l'intimo meccanismo di tali incidenti, anche se è passato molto tempo dalle prime tabelle di decompressione proposte da Haldane e Boycott all'inizio di questo secolo.Quando il corpo umano esce da un soggiorno in respirazione a pressione aumentata (acqua o camera iperbarica), i tessuti sono più o meno saturi di azoto, gas inerte la cui pressione parziale non viene modificata dai processi metabolici, cioè non viene "consumato". Durante ogni decompressione (risalita), i gas nei tessuti saranno sempre in sovrasaturazione, ossia in concentrazione maggiore rispetto alla quantità nell'ambiente circostante. Quanto maggiore è il grado di sovrasaturazione dei tessuti, tanto maggiore è la probabilità che si formino bolle attraverso vari meccanismi di "nucleazione".La nucleazione per "cavitazione" (formazione di una cavità a pressione inferiore a quella del mezzo), simile a quella che determina la formazione di bolle con il girare di un’elica, può avvenire nei tessuti sottoposti a violenti movimenti come nei muscoli, tendini, legamenti o nelle strozzature dei vasi sanguigni anatomicamente alterati (per fare un esempio, per arteriosclerosi) o nelle biforcazioni arteriose.La nucleazione su superfici idrofobiche ( repellenti all'acqua) avviene all'interno dei tessuti nelle zone di confine tra materiali lipidici (grasso, membrane cellulari) e materiali acquosi (liquidi interstiziali). La formazione di bolle su nuclei gassosi preesistenti è uno dei problemi più interessanti. E' stato provato che i "nuclei preesistenti", (bollicine di gas o particelle) su cui va ad aggregarsi l'azoto per lo sviluppo delle bolle, sono responsabili di un'incidenza della malattia da decompressione (Mdd) più elevata nelle prime immersioni stagionali. Immergendosi frequentemente, i nuclei preesistenti sono lavati o "dissolti" nel tessuto circostante o nel sangue. Ciò comporta una maggiore resistenza al Mdd grazie a un aumento della soglia (valore minimo) necessaria a scatenare la sintomatologia. Per favorire tale effetto, le immersioni iniziali devono essere oltre le 3 atmosfere (20

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metri)e di breve durata. Grazie all'uso del doppler si è evidenziato che tutte le immersioni, anche quelle in curva di sicurezza, determinano lo sviluppo di bolle gassose in circolo, la cui produzione continua finoa due ore dopo l'emersione. Quando queste sono piccole (microbolle) vengono eliminate a livello polmonare senza danno, nei casi gravi (decompressione rapida) si arriva alla formazione di schiuma lungo i vasi, fino al blocco totale della circolazione. Nei casi intermedi, il quadro clinico, dipende dalla localizzazione delle bolle che ostruiscono un vaso sanguigno impedendo l'apporto di sangue e ossigeno a valle (malattia da decompressione cerebrale, midollare, labirintica). Inoltre la bolla viene riconosciuta come corpo estraneo e quindi attaccata dai nostri sistemi difensivi: attivazione del complemento, formazione di un tappo piastrinico. Questo a volte amplifica la sintomatologia: blocco circolatorio periferico (shock) o coagulazione intravascolare disseminata (Cid). Il lavoro muscolare in risalita "spreme" le bolle dai muscoli nei capillari dove si aggregano e si fondono. Il freddo determina una vasocostrizione delle piccole arterie e questo impedisce al sangue di raggiungere i polmoni e scaricare il gas, quindi esso resta sovrasaturo e tenderà a produrre bolle.La prevenzione consiste in una corretta decompressione, inoltre, secondo le moderne e accreditate teorie statistiche, il rischio di Mdd connesso con un immersione aumenta in modo esponenziale, oltre limiti accettabili, qualora si superi la profondità di 40 metri nel caso di una sola immersione nelle 12 ore, o 30 metri per la prima di una serie di immersioni ripetitive (con le successive obbligatoriamente meno profonde). Questo utilizzando per la decompressione sia le tabelle sia il computer.Sinteticamente, altri incidenti connessi con una risalita sono la sovradistensione polmonare e il barotrauma dell'orecchio medio. La prima avviene per lo più nei principianti, può verificarsi anche in piscina e si tratta di una sindrome gravissima dovuta alla lacerazione dei tessuti polmonari, con possibilità di vari quadri clinici come pneumotorace ed embolia gassosa (aria e non solo azoto) passi dagli alveoli nel circolo sanguigno, la prevenzione è didattica (imparare a espirare in risalita). Il barotrauma (trauma dovuto a variazione di pressione) dell'orecchio medio durante la risalita è possibile se la compensazione durante la discesa è stata difficile (presenza di catarro nelle tube) ed è stata forzata per continuare , comunque, l'immersione. In tal caso, durante la risalita l'aria nell'orecchio medio, dilatandosi (legge di Boyle-Mariotte), può occludere il muco contenuto nella tuba di Eustachio, che ha la forma di un imbuto con la parte stretta rivolta verso la gola. La membrana timpanica si lesiona per estroflessione verso l'esterno o , peggio, le membrane dell'orecchio interno (rotonda e ovale) corrono il rischio di una fistola perilabirintica con forti vertigini, nausea, vomito, talora perdita di coscienza e sordità improvvisa.La prevenzione consiste nell'evitare di forzare la compensazione durante la discesa se si è raffreddati. Meglio rimandare l'immersione!

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POSSIBILI INCIDENTI SUBACQUEI

Gli incidenti subacquei si possono dividere in incidenti meccanici, tossici e da decompressione.INCIDENTI MECCANICI Alcuni incidenti, provocati dalla pressione, sono il colpo di ventosa, lo schiacciamento della maschera, le coliche dei palombari, danni all'orecchio medio, sovradistensione polmonare.INCIDENTI TOSSICI Sono causati dalla tossicità di alcuni gas. L'anidride carbonica, tossica a pressione atmosferica vede aumentare il suo effetto sotto pressione. L'ossigeno non tossico a pressione atmosferica, lo diventa quando la pressione assoluta supera le 2,5 ATM.INCIDENTI DA DECOMPRESSIONE Sono causati dall'errata conduzione dell'immersione.Passiamo a verificare gli incidenti in dettaglio.COLPO DI VENTOSA È un tipico incidente che interessa il palombaro, tale incidente è causato da una depressione accidentale del casco, la muta si schiaccia sul corpo del palombaro, il quale viene risucchiato nel casco, che si comporta come una ventosa. Nel caso del subacqueo, il problema deriva dalla maschera, la quale se non viene compensata, immettendo aria dal naso, durante la discesa, essa continuerà a schiacciarsi sul viso facendo uscire tutta l'aria contenuta, fin quando si staccherà di colpo dal viso, provocando lesioni ai capillari e al setto nasale.COLICHE DEI PALOMBARI Poco dopo il ritorno in superficie, anche dopo una normale decompressione si possono provare violenti dolori addominali. Questo tipo di incidente è causato dall'aumento di volume del gas contenuto nel tubo digerente.DANNI ALL'ORECCHIO MEDIO Sono causati dall'aumento della pressione esterna, che grava sulla membrana timpanica, a causa di un'errata compensazione.SOVRADISTENSIONE POLMONARE la sovradistensione polmonare è causata da un aumento della pressione interna, essa può verificarsi soltanto in due circostanze.Quando la pressione esterna diminuisce in modo brusco, quando anche risalendo a velocità moderata un ostacolo impedisca la fuoriuscita dell'aria dai polmoni, questo ostacolo può essere uno spasmo alla glottide o una malformazione anatomica.INTOSSICAZIONE DA CO2 Si tratta generalmente di anidride carbonica prodotta dall'organismo e qualche volta da quella che contamina l'aria usata per caricare le bombole.INTOSSICAZIONE DA O2 L'ossigeno può produrre due effetti diversi tra loro.Una prolungata respirazione a pressione superiore a 0,50 Kg/cm2 può dare luogo a lesioni infiammatorie a livello polmonare, mentre a pressioni superiori a 1,7 Kg/cm2 si hanno manifestazioni di tipo epilettico con perdita di coscienza.INCIDENTI DA DECOMPRESSIONE. Dalla metà del XIV secolo, si cominciò a lavorare in ambienti sotto pressione, Gli operai tornavano alla pressione atmosferica, dopo molte ore passate in ambienti con pressioni assolute, superiori a 4 Kg/cm2 senza che venisse presa alcuna precauzione. All'uscita da questi cassoni, a volte dopo molte ore si manifestano disturbi di vario genere, come pruriti, dolori articolari, spossatezza, difficoltà respiratoria.

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INCIDENTI E PRONTO SOCCORSO

L'elenco degli incidenti che si possono verificare durante un’immersione è assai lungo quindi ci limiteremo ai principali.

1) Annegamento2) Assideramento3) Crampi4) Rottura del timpano5) M.D.D.6) Ebbrezza di profondità7) Pneumotorace

ANNEGAMENTONel caso di un annegamento, ricordiamo che la tempestività deve essere rapida se questo è avvenuto in acqua dolce, che non nel caso dell'acqua salata.Nel primo caso l'acqua penetrando nei polmoni a livello alveolare, porta ad una dilatazione del sangue, con conseguente rottura dei globuli rossi, blocco renale, edema polmonare e scompenso cardiaco, il tutto con esiti mortali.Nel caso di acqua di mare, ricca di sali rispetto al sangue, si ha un passaggio d'acqua dal sangue agli alveoli, che pur causando un collasso e un arresto cardiaco, l'esito è meno grave, l'introduzione di liquido a livello alveolare è veicolo d’infezioni broncopolmonari.

ASSIDERAMENTOSono l'insieme di sintomi che si manifestano quando la temperatura scende sotto i 35° C .In acqua il calore si dissipa più velocemente che in aria, i sintomi premonitori sono tachicardia, cefalea, senso di costrizione toracica, pallore, nausea.Sotto i 35° C si hanno stato confusionale, sonnolenza.Per combattere l'assideramento bisogna immergere la vittima in acqua a 38° C, oppure coprirlo con panni caldi e somministrare bevande calde, in nessun caso somministrare alcolici.

CRAMPI MUSCOLARII crampi sono contrazioni involontarie dei muscoli scheletrici, generalmente di breve durata, causati da stimoli termici, da fatica, da un ostacolo alla circolazione. Per rimediare a tale inconveniente, occorre rilassarsi e tirare la punta del piede, visto che i crampi che colpiscono i sub sono concentrati nei piedi e nei polpacci.

ROTTURA DEL TIMPANOE' un incidente che può avere conseguenze dovute al dolore e alla perdita di equilibrio a causa dell'acqua fredda che penetra all'interno dell'orecchio medio.

M.D.D.Nel caso di un incidente da M.D.D. occorre dirigersi verso la camera iperbarica più vicina, evitando variazioni di quota, che aggraverebbero lo stato del paziente. Durante il trasporto bisogna porre il paziente sul fianco sinistro e somministrare ossigeno.

EBBREZZA DA PROFONDITÀ'E' causata dall'azione dell'azoto, dell'ossigeno e dell'anidride carbonica a pressione assoluta di 5 - 7 ATM. In questo caso bisogna far risalire il sub ed interrompere l'immersione. L'ebbrezza da profondità causa delle azioni irrazionali nel sub colpito.

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PNEUMOTORACEE' la conseguenza più grave di sovradistensione polmonare, che provoca l'immissione dell'aria nel cavo pleurico, quando il pneumotorace è di tipo aperto si ha un ingrossamento del volume d'aria immesso, fino alla compressione del polmone sano sul cuore, lo stesso avviene in fase di risalita, anche in questo caso è opportuno l'intervento di personale medico specializzato (Fig. 22).

INTERVENTI DI RIANIMAZIONE

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Le doti di un sub, sono una buona condizione fisica e mentale oltre alla prudenza, in modo da ridurre la minimo gli incidenti. In mare la sicurezza dipende da molti fattori e quindi la possibilità di un incidente è sempre possibile, per cui il compagno deve essere in grado di intervenire in modo adeguato e tempestivo, in attesa di personale qualificato.

ARRESTO CARDIACO E RESPIRATORIOIn un infortunato che si sospetta essere colpito da arresto cardiaco o respiratorio il movimento del torace non è indicativo, in quanto se le vie aeree sono occluse da un rigurgito o dalla retroflessione della lingua, il torace continuerà a muoversi senza per altro fare entrare aria nei polmoni.I sintomi più evidenti sono il colore delle labbra ed il diametro delle pupille, se le labbra appaiono cianotiche e la pupilla tende a occupare tutta l'iride (MIDRIASI), bisogna immediatamente intervenire con la respirazione artificiale, mentre se la pupilla è puntiforme (MIOSI), l'infortunato è in apnea riflessa, che può risolversi in modo spontaneo, comunque trarrà giovamento dalla respirazione artificiale (Fig.23).

Fig.23

Tutto questo nell'ipotesi che il battito cardiaco sia percettibile (al polso, o a livello carotideo).Bisogna sottolineare l'importanza della tempestività in quanto l'infortunato può sopravvivere 5 / 8 minuti senz'aria e al massimo 5 minuti senza battito cardiaco, dopo questo tempo il cervello può riportare danni irreversibili.Come prima operazione, dobbiamo liberare l'infortunato da tutta l'attrezzatura, in seguito ci si deve assicurare che le vie respiratorie siano libere, eventualmente si deve eseguire una pulizia usando un fazzoletto.Le vie respiratorie possono essere occluse dalla lingua che tende a rovesciarsi all'indietro, a questo punto bisogna sollevare il collo in modo che la testa si rovesci all'indietro, in modo da permettere all'aria di passare nella trachea.In questa posizione possiamo iniziare la respirazione artificiale, usando il modo "Bocca - Bocca" o "Bocca - Naso", la quale è più efficace dei modi basati sulla compressione ed espansione del torace, tale efficacia deriva dal fatto che l'aria viene spinta con una certa pressione, inoltre è il metodo più sicuro in presenza di fratture toraciche.Tenendo l'infortunato in posizione orizzontale, poniamo una mano sotto il collo piegandoli indietro la testa, con l'altra mano chiudiamo le narici, per evitare che l'aria possa uscire dal naso.Inspiriamo e accostiamo la bocca a quella dell'infortunato, a questo punto insuffliamo con energia, per poi rallentare.

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All'inizio soffieremo 5 - 6 volte in 15 - 20 secondi, poi manterremo un ritmo di un insufflazione ogni 5 secondi, dopo ogni atto respiratorio controlleremo che siano i polmoni e non lo stomaco a sollevarsi, poiché in questo caso la trachea è ostruita (Fig.24).La respirazione artificiale va eseguita per un certo tempo, che può protrarsi anche per 25 - 30 minuti, o comunque fino a quando le labbra non ritornino rosee.La respirazione bocca - naso si pratica nei soggetti nei quali non è possibile aprire la bocca, l'aria si immette attraverso il naso, mantenendo chiusa la bocca, procedendo come nel modo precedente.

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Nel caso di blocco cardiocircolatorio, occorre praticare il massaggio cardiaco, il cuore è una pompa aspirante e pompante, posta tra lo sterno e la colonna vertebrale, premendo lo sterno si può esercitare una pressione sul cuore il quale spingerà il sangue nel circolo periferico, allentando la pressione lo richiamerà nei polmoni (Fig.25).Per operare correttamente, occorre porre l'infortunato in posizione supina, su una superficie rigida, inizialmente possiamo provare a dare 2 o 3 colpi sullo sterno, nel tentativo di una ripresa spontanea.Se ciò non avviene, dobbiamo porre la parte terminale della mano sulla metà dello sterno, l'altra mano la posizioneremo sul dorso della prima, tenendo le braccia tese comprimeremo e rilasceremo facendo leva sulla schiena. Bisogna esercitare una pressione tale che lo sterno si abbassi di 2 - 3 cm, prestando attenzione a non provocare fratture. Il massaggio va associato alla respirazione artificiale, sia che il soccorso sia prestato da una sola persona sia che i soccorritori siano due.Ogni 2 minuti circa si deve fare una pausa di circa 10 secondi al massimo, per controllare se il polso a ripreso a battere e se la respirazione è ricominciata. Bisogna anche controllare l'esistenza del riflesso corneale, toccando con un dito la cornea, se il riflesso esiste, le palpebre tenderanno a chiudersi.Nel caso in cui il polso abbia ripreso a battere, ma l'infortunato non si riprende occorre continuare con la respirazione artificiale.

Fig. 25

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Nel caso non fosse possibile praticare la respirazione descritta si deve ricorrere alla compressione del torace e alla trazione delle braccia.Il metodo Holger - Nielsen, può essere praticata da uno o due soccorritori, anche in questo caso dobbiamo liberare le vie respiratorie da ogni ostacolo.Si pone l'infortunato prono, le mani sotto il mento, i gomiti in fuori e la testa piegata da un lato.Il soccorritore si pone in ginocchio di fronte all'infortunato, alternando la pressione sulla schiena all'altezza delle scapole, ad una trazione delle braccia verso di se, mantenendo un ritmo di circa 12 atti al minuto.Questo metodo è efficace in quanto si provoca una specie di massaggio cardiaco quando si comprime e un'espansione polmonare durante la trazione (Fig.26).Allorché l'infortunato dia segni di ripresa, gli si può somministrare qualche bevanda calda e, in modo assoluto, nessun alcolico, non avendo fretta di rimetterlo in piedi, in quanto la sua pressione arteriosa sarà ancora bassa e potrebbe subire una diminuzione, conseguente svenimento.

Fig. 26

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CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO

Poiché la cassetta ci dovrà seguire in barca, sarà opportuno usare quei contenitori stagni per alimenti, all'interno metteremo:

1) Garze sterili 10 x 10 cm 2) Bende sterili alte 3 / 5 cm 3) Cotone idrofilo 4) Laccio emostatico 5) Cerotti medicati 6) Cotone emostatico 7) Acqua ossigenata 8) Sapone in polvere 9) Fascia elastica10) Crema (vegetalumina)11) Pomata contro le scottature12) Aspirina13) Collirio14) Gocce (otorinolarigoiatriche)15) Aghi, pinzette, fiammiferi16) Glucosio

GESTIONE DI EMERGENZE SUBACQUEE

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ATTREZZATURE E STRUMENTAZIONI DI USO SUBACQUEO

Le attrezzature subacquee che vengono prese in considerazione in questa parte, sono quelle usate dal subacqueo sportivo in condizioni normali.

1) Maschera 2) Aeratore 3) Pinne 4) Cintura zavorrata 5) Muta 6) Coltello 7) Boa segna sub 8) Bombole 9) Erogatore10) Strumentazione11) Jacket

MASCHERALa maschera è fondamentale per la corretta visione subacquea, anche se gli oggetti osservati, ci appaiono più vicini e più grandi di quello che realmente sono.I modelli in commercio sono molteplici, si va dai modelli con vetro unico, a quelli con più vetri, a quelli con lenti correttive, tutti i modelli hanno il corpo morbido (gomma, silicone, graffite).La parte morbida è sagomata per aderire perfettamente al volto del sub, ed ha l'alloggiamento per il naso, il quale ci permette di compensare agevolmente.Quando acquistiamo una maschera, non dobbiamo basarci sul fatto che il modello da noi scelto lo abbia il nostro amico e nemmeno fidarci del venditore, il quale per ovvi motivi ci dirà che il modello in questione si adatta a tutti i visi, se noi seguissimo questi consigli saremmo sicuri di avere una maschera che ci creerà sempre dei problemi.Per cui il modo più semplice per verificare la buona tenuta di una maschera, consiste nel posizionarla sul viso senza mettere il cinghiolo sulla nuca, ed aspirare dal naso in modo da creare il vuoto all'interno, se la maschera è adatta al nostro viso, ci rimarrà aderente.Le maschere si dividono in modelli a volume ridotto e per ARA, quindi con un volume interno maggiore.I modelli a volume ridotto sono adatti agli apneisti, in quanto la compensazione della maschera è più agevole, tenendo conto che chi pratica l'apnea ha una limitata riserva d'aria e non può permettersi di sprecarne troppa in questa manovra.Mentre chi s’immerge con le bombole, disponendo di una notevole riserva d'aria potrà usare maschere con un volume interno maggiore, in quanto quel poco d'aria che è persa compensando, non gli crea grossi problemi.Un altro fattore da valutare è quello che riguarda la visione subacquea, in quanto più il vetro è vicino agli occhi, maggiore è il campo visivo coperto.

AERATOREL'aeratore è uno strumento che consente al subacqueo, sia apneista sia con bombole di respirare in superficie tenendo la testa immersa.Esso deve essere il più semplice possibile, senza valvole o marchingegni strani, lungo circa 30 cm, e con un diametro compreso tra i 20 e 30 mm. Il boccaglio, la parte che si mette in bocca deve essere di gomma morbida e con un gomito abbastanza ampio e liscio.

PINNEIn commercio esistono vari modelli di pinne, per chi pratica l'apnea e per chi s’immerge con le bombole, con cinghiolo e con scarpetta.I modelli per apneisti sono caratterizzati dal fatto di avere la pala molto lunga e potente, in modo che con uno sforzo medio si sviluppa una notevole spinta. Questo tipo di pinne sono consigliate a quei subacquei in possesso di una notevole capacità di pinneggiamento ed una buona forma fisica, in quanto un errato uso di questo modello può portare ad infiammazioni muscolari. I modelli per sommozzatori hanno una pala di media lunghezza e larghezza, poi il fatto che le pinne siano con il cinghiolo dipende dall'uso del calzare, con il quale possiamo camminare senza farci male ai piedi. L'importante comunque, è che qualsiasi modello si scelga, esso calzi in modo comodo, che non galleggi e che sia adatto alle nostre capacita fisiche.

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CINTURA ZAVORRATALa caratteristica principale di una cintura zavorrata, consiste oltre al fatto di potere mettere e togliere con comodità i pani di piombo, è quella che permette con un rapido gesto della mano di aprire il sistema di chiusura.

MUTALe mute si suddividono in mute per apneisti, per sommozzatori e mute stagne.Le caratteristiche essenziali per una buona muta sono la vestibilità e la coimbentazione dal freddo.Le mute da apneisti sono composte da giacca con cappuccio, pantaloni con salopette e non hanno cerniere lampo e il neoprene è liscio per permettere una migliore penetrazione in acqua.Le mute per sommozzatori, sono divise in complete, in giacca e pantalone, e il neoprene è foderato di un tessuto anti strappo.Parlando di mute stagne, dobbiamo affermare che sono indicate per quelle immersioni in condizioni particolari e si caratterizzano per il fatto che il sub non entra fisicamente in contatto con l'acqua. Il loro uso è alquanto difficoltoso e quindi sono consigliate a quei sub in possesso di una buona acquaticità.

COLTELLOCaratteristica principale di un coltello è la robustezza, la lama deve avere un lato seghettato e l'altro con un filo molto tagliente. In commercio esistono vari modelli, da quelli grossi che vanno allacciati al polpaccio nel lato interno, per evitare che accidentalmente possa agganciarsi da qualche parte, a quelli piccoli da fissare allo spallaccio del jacket.

BOA SEGNA SUBSi tratta di un pallone pneumatico con in cima una bandierina rossa con banda bianca diagonale.Lo scopo di questo pallone è quello di permettere l'individuazione del sub immerso, quindi i natanti devono stare ad almeno 50 metri dalla verticale della boa.Questo tipo di boa è consigliata per l'apneista, il quale la potrà usare per riposarsi o per attaccare il fucile.Per il sommozzatore, è consigliabile usare un modello da gonfiare sott'acqua a qualche metro dalla superficie per poi spedirlo a galla, in modo tale da essere individuato dalla barca appoggio.

BOMBOLECome abbiamo già accennato, le bombole sono dei recipienti in acciaio sotto pressione e sono soggette a collaudi periodici. Quando acquistiamo un gruppo, dobbiamo verificare la data di fabbricazione, in quanto il primo collaudo va fatto dopo 4 anni, per cui se noi acquistiamo un gruppo datato 1993, il primo collaudo andrà fatto nel 1997, mentre se la data è 1995 andremo a fare il collaudo nel 1999. Dopo il primo collaudo, quelli successivi avranno cadenza biennale.E' buona norma, terminata l'immersione, risciacquare in acqua dolce le bombole e tutta l'attrezzatura, mentre una volta l' anno conviene smontare il rubinetto e controllare l’interno.Con molta probabilità l'interno avrà un velo d’ossido, a questo punto verseremo dello shampoo facendo un lavaggio energico, poi metteremo le bombole a scolare con l'imboccatura in basso.Quando l'interno sarà asciutto vi si verserà un velo d'olio di vaselina, a questo punto si potrà rimontare la rubinetteria dopo avere sostituito l'Or.

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EROGATORIEsistono erogatori di vario tipo e prezzo, monostadio e bistadio.Gli erogatori forniscono al sub la miscela respiratoria a pressione ambiente.I modelli monostadio consistono in una scatola posta sulla schiena del sub, dalla quale si dipartono due tubi corrugati che vanno a collegarsi al boccaglio posto in bocca.In un tubo passa l'aria inspirata nell'altro esce quella espirata, eliminata attraverso le feritoie poste sulla scatola di equilibrio.I vantaggi di questo modello sono la semplicità di costruzione e di manutenzione, gli svantaggi si riassumono in una difficoltosa respirazione a bassa profondità e a una facile presenza d'acqua in bocca.Gli erogatori bistadio hanno un primo stadio o torretta avvitata alle bombole, che riduce la pressione dell'aria da 200 BAR a circa 10 bar, da questo punto parte un tubo che si collega al secondo stadio, il quale eroga aria alla pressione dell’ambiente.Alcuni modelli hanno un sistema di convogliamento dell'aria chiamato "EFFETTO VENTURI", con il quale si limita il rischio di entrare in affanno.L'effetto Venturi produce una maggiore velocità di uscita dell'aria, provocato da un restringimento del passaggio.

STRUMENTAZIONELa strumentazione di un sub si concentra nell'orologio, nel manometro e nel profondimetro.L'orologio ha delle caratteristiche ben precise, quali la lunetta unidirezionale, la corona di carica a vite e deve avere stampigliata la pressione massima d’esercizio.Il manometro indica la situazione di carica delle bombole, esistono vari modelli, comunque tutti hanno una zona rossa che indica 50 BAR.Il profondimetro ha una scala graduata da 0 a X metri a seconda del modello, comunque quasi tutti i modelli hanno una lancetta rossa che si sposta con quella nera ed è chiamata " lancetta di massima", tale lancetta ci torna utile nel momento che noi si voglia effettuare una seconda immersione, in quanto essa non risente della pressione, per cui quando la lancetta nera torna a zero, quella rossa continuerà a segnare la profondità massima raggiunta.

JACKETIl jacket è un accessorio dai vantaggi indiscutibili, come la possibilità di entrare e uscire dall'acqua tirando le bombole, che galleggiano in esso. Con tale strumento è possibile mantenere un assetto neutro a qualsiasi profondità durante l'immersione, mentre quando si è a galla ci permette di aspettare la barca senza fatica.Il jacket è costituto da un sacco, nel quale s’immette aria proveniente dal primo stadio, tramite una frusta ad innesto rapido, il quale si collega al corrugato posto davanti sul lato sinistro, il tubo corrugato ci permette di scaricare l'aria, tramite la sua trazione verso il basso. Sul boccaglio si trovano due pulsanti con i quali immettiamo o scarichiamo l'aria. Sul lato destro si trova la valvola di scarico rapido, questa valvola ha anche lo scopo di far uscire automaticamente l'aria in eccesso.

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TECNICA DI IMMERSIONE (LA MUTA COME PREVENZIONE DELL' IPOTERMIA)

Il fattore principale nella scelta di una muta umida è la vestibilità adeguata.Una muta larga favorisce l'infiltrazione d'acqua, a scapito dell'isolamento termico, con conseguente ipotermia (tremori, crampi). Se troppo stretta può non consentire la corretta espansione toracica, ostacolando la respirazione e riducendo l’agibilità del sub a discapito della sicurezza.Quando sono le sue estremità a serrare troppo polsi e caviglie, ne può derivare un ristagno di sangue venoso con indolenzimento delle mani e dei piedi, con una minore tolleranza al freddo e una riduzione della sensibilità tattile delle dita.Un cappuccio particolarmente stretto, inoltre, può addirittura all'acqua di riempire il condotto uditivo esterno e durante la discesa si può verificare un barotrauma (trauma dovuto alla variazione di pressione) dell'orecchio, conosciuto come colpo d'ariete. Il collo della muta stretto, invece, può favorire la comparsa di mal di testa, dolore fitto al collo e talvolta disturbi visivi e vertigini. Questo, in particolare, se coesiste un appiattimento della normale lordosi cervicale (curva della colonna vertebrale a livello del collo) con eventuale compressione dell'arteria vertebrale.La sintomatologia specifica, si può manifestare prevalentemente durante una manovra di estensione della testa, ad esempio per svuotare la maschera, per lo più durante la risalita. In questi casi è necessario rivolgersi a uno specialista in medicina subacquea per una serie di analisi.Parlando di ipotermia, è risaputo che essa riduce il tempo di permanenza in acqua, soprattutto nell'apnea dove il freddo causa anche un maggiore consumo di ossigeno, con progressivo calo nelle prestazioni.La perdita di calore è inversamente proporzionale e linearmente correlata con la temperatura dell’ambiente.Inoltre, nell'immersione con Ara, alla perdita di calore della superficie cutanea va sommata la perdita del calore respiratorio.L'organismo da parte sua, si autoprotegge dal freddo attraverso vari meccanismi, di cui quello che interviene sempre è la termogenesi (produzione di calore), associato al lavoro di assimilazione dei nutrienti ed al loro deposito nell'organismo (DIT diet induced thermogenesis).Dovendo immergersi in acqua molto fredda, un ulteriore aiuto alla termogenesi può essere dato dall'assunzione di alimenti ad elevato tenore zuccheri (per esempio un frullato di frutta) circa mezz'ora prima dell'immersione.Per le immersioni professionali, sia in basso fondale oltre i 35 metri con permanenza prolungata, sia in alto fondale in saturazione, è indispensabile passare alla muta stagna, sotto la quale va indossata un'adeguata protezione termica.

COME PROTEGGERSI DAL FREDDO

Temperatura dell'acqua: Bassi fondali (fino a 50 metri) con respirazione di aria

Maggiore 25° C corpo nudo, al massimo una muta leggera come protezione meccanica

Inferiore 25° C: muta in neoprene a cellule espanse monopelle fino a quella a doppia pelle: per temperature vicine allo zero con intercapedine d'aria.

Temperatura dell'acqua: Alti fondali (da 50 metri a 150 metri) con respirazione di miscela elio - ossigeno

Maggiore 10° C muta in neoprene a cellule espanse con sottomuta per lavori leggeri e di breve durata, muta con intercapedine d'aria per lavori pesanti anche se di breve durata.:

Inferiore 10° C muta termica con circolazione d'acqua calda.

Temperatura dell'acqua: Alti fondali (oltre 150 metri)

Muta termica e riscaldamento della miscela respiratoria

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TECNICA DI IMMERSIONE (AUTORESPIRATORE AD OSSIGENO)

La pressione parziale dell'ossigeno nell'aria atmosferica a livello del mare è pari al 21%.Le condizioni ottimali respiratorie, in grado di garantire il normale equilibrio fisiologico dell'uomo richiedono un valore minimo di ossigeno di 0,157 bar (120 mm/Hg) ed un valore massimo di 0,46 bar (350 mm/Hg).Questo campo di equilibrio fisiologico - respiratorio viene indicato come "normossia", mentre l'eccesso parziale di ossigeno è definito "iperossia" e la sua insufficienza è detta "ipossia".Quando la pressione parziale dell'ossigeno nella miscela respiratoria scende progressivamente sotto il valore di 100 mm/Hg (concentrazione del 13 % a pressione atmosferica).Si comincia ad avvertire la cosiddetta "fame d'aria", che scatena iperventilazione e causa affanno anche a seguito di sforzi fisici limitati.Ulteriori abbassamenti della pressione parziale dell'ossigeno provocano stordimento e intorpidimento con formicolii, finche sotto il valore di 65 mm/Hg /concentrazione del 9 % circa a pressione atmosferica) subentrano svenimento e perdita di conoscenza.Nel caso invece dell'iperossia, oltre determinati valori di pressione l'ossigeno è tossico per l'organismo umano. Si verifica un fenomeno apparentemente paradossale: arresto della respirazione cellulare e della produzione di energie a causa di eccesso di ossigeno (blocco dei processi di ossiriduzione e danno da radicali liberi dell'ossigeno).Quando la pressione parziale dell'ossigeno supera il valore di 1300 mm/Hg, equivalente alla pressione dell'ossigeno respirato puro a 1,7 bar (7 metri d'acqua), in soggetti particolarmente sensibili sottoposti ad attività fisica intensa possono manifestarsi sintomi d'intossicazione.Per valori progressivamente crescenti, i fenomeni di intossicazione si manifestano in modo più grave e improvviso anche per soggetti più resistenti e non impegnati in attività fisica faticosa.La particolare pericolosità dell'intossicazione da ossigeno è dovuta principalmente alla variabilità dei sintomi anche in uno stesso individuo e alla scarsa evidenza dei segni che precedono l'attacco convulsivo.Questi, in ordine di frequenza, possono essere: fibrillazione dei muscoli delle labbra ed oculari, senso di vertigine e di allucinazione, nausea e malessere generale, convulsioni di tipo epilettico, senso di soffocamento e difficoltà respiratoria (dispnea), tremore generale.Le crisi epilettiche possono seguire di pochi secondi questi segni iniziali, spesso durante la risalita o poco dopo l'emersione, allora la salvezza del sub dipende dalle precauzioni precedentemente adottate (sagola di sicurezza, compagno di immersione, barca appoggio, ecc.). L'atteggiamento migliore, nei casi di minore gravità, consiste nel lasciare l'infortunato disteso all'aria impedendogli di ferirsi accidentalmente nei movimenti convulsivi.Correttamente è considerato tollerabile, da parte dell'organismo umano, un valore della pressione parziale dell'ossigeno non superiore a 2,3 bar (1748 mm/Hg - 13 metri d'acqua).I limiti di sicurezza prevedono tempi di permanenza in immersione progressivamente minori in rapporto alla profondità, rilevabili da apposite tabelle.Altri possibili incidenti con l'Aro sono le ustioni da calce sodata alle vie aeree superiori (respirazione dal sacco polmone allagato, oppure montaggio scorretto del filtro).Ancora, l'intossicazione da CO2, che si evidenzia con l'accelerazione del ritmo e dell'ampiezza respiratoria (iperventilazione, iperapnea), cefalea, stordimento, seguiti dalla sincope.Le cause possono essere l'inefficienza della calce sodata, il filtro non bene riempito, l'allagamento del filtro, una respirazione sbagliata e superficiale, affaticamento e affanno. L'autorespiratore ad ossigeno (ARO) è uno strumento nato durante la seconda guerra mondiale, ed è stato usato dagli incursori della Marina Militare nelle missioni di sabotaggio alle unità navali nemiche. Questo tipo di respiratore era particolarmente indicato in quanto non rilasciando bolle durante la fase di espirazione non si era localizzabili dalla superficie, inoltre essendo costruito in materiali amagnetici non crea problemi con le cariche esplosive elettriche.

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L’ARO ha solo una limitazione, la profondità; infatti non è possibile usarlo oltre i 10 metri di profondità in quanto l'ossigeno a pressione parziale di 2 BAR diventa rapidamente tossico, per cui usando questo tipo di respiratore bisogna sempre tenere d'occhio la profondità.Questo tipo di autorespiratore è definito a "circuito chiuso", in quanto i gas di scarico non vengono liberati all'esterno, ma vengono riciclati.L'ARO è costituito da una bombola di Ossigeno compresso, un erogatore, un sacco polmone che svolge il ruolo di erogatore a bassa pressione e da una cartuccia di Anidride Carbonica.Il funzionamento è semplice, in quanto la miscela respiratoria passando attraverso la cartuccia di Anidride Carbonica, per reazione chimica si depura.Vediamo in dettaglio le parti che compongono l'ARO: il boccaglio ha la stessa forma degli aeratori usati per l' apnea. Il rubinetto a 3 vie e a 2 posizioni, viene comandato manualmente tramite una levetta, ponendo il sub in contatto o con il sacco polmone o con l'ambiente esterno.Tra il tubo corrugato e il sacco è polmone è montato il sacchetto di salivazione, contenente della spugna che impedisce alla condensa di entrare in contatto con il cestello evitando che possa reagire con le sostanze chimiche contenute.La calce sodata che normalmente è di colore bianco ed in granuli viene aggiunta una sostanza rilevatrice in grado di indicare se i granuli sono esauriti o meno.L'uso del sacco polmone è vincolato ai corsi di addestramento, in linea generale l' operatore agisce nel seguente modo: attraverso il comando della bombola immette un po' di ossigeno nel sacco polmone compiendo due o tre inspirazioni profonde scaricando all'esterno il gas attraverso il rubinetto, questa operazione serve a "lavare" la miscela respiratoria. A questo punto il sub non deve più respirare l'aria atmosferica. Ad intervalli di 5 o 10 minuti quest’operazione va ripetuta anche in immersione. Per quanto riguarda la manutenzione ricorderemo solamente che le parti in metallo devono essere lubrificate esclusivamente con glicerina, in quanto i lubrificanti che normalmente si usano possono deflagrare se vengono a contatto con l' ossigeno sotto pressione.Vediamo a questo punto il perché l'uso del ARO è limitato a 10 metri. Una lunga esposizione a pressioni superiori ai valori normali può aumentare la pressione parziale a livello del sangue chiamata iperossiemia e a livello dei tessuti chiamata iperossia, in tale condizione i tessuti contengono Ossigeno in quantità superiori, quindi i sistemi di autoregolazione tendono a diminuire l'introduzione dell'ossigeno e della sua utilizzazione.Nel caso di scarsa ossigenazione del flusso sanguigno (iperossiemia) le funzioni sono esaltate.L'intossicazione di ossigeno si manifesta prima con una irritazione delle vie aeree e in seguito, se l' esposizione continua si avrà una notevole irritazione alla mucose delle vie respiratorie, con dilatazione dei capillari e una diminuzione delle capacità vitali.Nel caso di una esposizione all'ossigeno l'organismo provoca un ispessimento delle pareti alveolari, rallentando il discioglimento dell'ossigeno nel sangue ed il relativo rilascio dell'anidride carbonica.Si ha anche una reazione definita "ipoventilazione riflessa", la quale consiste in una riduzione della ampiezza e di un aumento del ritmo respiratorio con il conseguente aumento di anidride carbonica nel sangue e di conseguenza nei tessuti.L' iperossia causa anche un rallentamento della frequenza cardiaca (bradicardia) e una vasocostrizione arteriosa con conseguenze a livello cerebrale con manifestazioni di tipo convulsivo, difficoltà visive, ecc. ecc.Nel caso si superi il valore di 2,5 BAR, gli effetti sul sistema nervoso si accentuano in modo più evidente causando degli stati convulsivi di tipo epilettico.I sintomi iniziano con annebbiamento visivo, senso di nausea e contrazioni a livello dei muscoli delle labbra, di quelli orbitali e dei polpacci. In seguito si entra in stato confusionale, con una sensazione di malessere generale un' accelerazione del battito cardiaco (tachicardia), un intorpidimento degli arti inferiori, allucinazioni a livello visivo e uditivo.Se l' esposizione prosegue si ha perdita di coscienza con convulsioni generali, in questo caso si ha un rilassamento muscolare, un rallentamento del ritmo cardio - respiratorio (bradicardia - bradiapnea).Questo stato può continuare anche 15-20 minuti dopo la cessazione all'esposizione all'ossigeno.

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TECNICA DI IMMERSIONE (LA NOTTURNA)

Una buona parte dei sub con un discreto numero di immersioni sulle spalle non si sono mai immersi di notte. I motivi di questa mancanza di interesse verso questo tipo di immersione sono, vuoi la mancanza di opportunità vuoi semplicemente per scarsa informazione.La prima volta di una notturna si rimane sorpresi dalla varietà di animali che popolano il mare, sensazione che difficilmente viene eguagliata dalle immersioni diurne.Quello che sovente impedisce di immergersi, non è la sensazione di tuffarsi nell'inchiostro ma la convinzione di trovarsi in un mondo privo di vita.Oltre al piacere per le meraviglie delle immersioni notturne non si possono negare alcune difficoltà, forse la scomodità maggiore è quella di rimanere bagnati al termine dell'immersione; se d'estate questa difficoltà è facilmente superabile, d'inverno lo è un po' meno, in queste condizioni è conveniente usare una muta stagna o comunque fare un'immersione su un fondale raggiungibile a nuoto, in modo da non dover usare la barca e quindi essere esposti ai venti notturni.Se poi a terra abbiamo avuto l'accortezza di sistemare dei generi di conforto (bevande calde) riusciremo a sopportare meglio il freddo.Nel caso si fosse costretti ad usare una barca, conviene mettere nel borsone un asciugamano ed un cappello di lana. Le difficoltà di una notturna possono derivare dalla facilità con cui si può perdere il contatto con il compagno, e la via di ritorno; le prime immersioni è consigliabile farle in condizione di luna piena, in quanto la sua luce è in grado di ridurre la paura del buio e quindi la possibilità di perdersi.Una lampada stroboscopica fissata alla cima dell'ancora a qualche metro sotto la superficie può ridurre sicuramente il disorientamento, per lo stesso motivo quando ci immergiamo da terra conviene posizionare due lampade distanziate tra loro in modo da essere facilmente individuabili dall'acqua.L' uso delle luci chimiche o delle torce aiuta notevolmente la ricerca del compagno, nel qual caso è sufficiente spegnere la lampada per individuarlo, anche in questo caso vale la regola utilizzata nelle immersioni diurne, che consiste nel cercare per un minuto e quindi risalire in superficie dove sarà più facile ritrovarsi.Immergendosi sia da terra che dalla barca è opportuno essere accompagnati da una persona con una sufficiente esperienza che assista i subacquei, se si entra da terra conviene lasciare qualcuno a sorvegliare il punto di partenza.Nelle notturne il tempo sembra scorrere in modo differente, alcune volte lentamente altre più velocemente, per cui è importante controllare sovente la strumentazione, vanno controllati il manometro (conviene programmare l'immersione calcolando una maggior quantità d'aria) e il profondimetro (di notte la percezione della profondità è sfalsata) per cui è consigliabile limitarsi ai 20 metri di profondità.Buona parte degli strumenti da noi usati hanno il quadrante fosforescente, quindi è sufficiente illuminarlo per consultare i dati relativi all'immersione.Anche nelle immersioni notturne è necessario usare dei segnali, nel caso si debba attirare l'attenzione è sufficiente muovere la torcia da un lato all'altro.Per segnalare che tutto è OK si deve muovere la torcia in modo circolare, inoltre è buona norma non puntare mai il fascio luminoso negli occhi del compagno onde evitare un fastidioso abbagliamento.Nelle notturne conviene impiegare fonti diverse di luce, la lampada principale dovrebbe essere tipo faro mentre quella di scorta può essere contenuta nella tasca del jacket , alla bombole possiamo fissare una luce chimica che essendo visibile a grande distanza torna utile nel caso ci si divida da compagno.Nel caso l'immersione si svolga in gruppo, è buona norma usare luci chimiche di diverso colore, in modo da segnare l'inizio e la fine del gruppo. La reazione chimica può essere interrotta mettendo la fiala nel congelatore in modo da poterla riutilizzare più volte.

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TECNICA DI IMMERSIONE (LA SORBONA)

La sorbona può essere paragonata ad un' aspirapolvere subacqueo. Tale strumento usato nelle campagne archeologiche ha lo scopo di liberare dal fango i reperti.La sorbona è costituita da un tubo di grosso diametro con una lunghezza variabile a secondo le necessità di lavoro, la testa ha una grata di ferro in modo che le mani dell'operatore non possano essere aspirate accidentalmente; il suo funzionamento è molto semplice, vicino alla testa si innesta un tubo di gomma il quale è collegato ad un compressore posto in superficie.Quando l' operatore apre il rubinetto, l' aria risalendo lungo la sorbona, per depressione trascina verso l' alto i detriti del fondo facendoli cadere recipiente forato denominato crivello posto lontano dal sub.

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TECNICA DI IMMERSIONE (SOTTO IL GHIACCIO)

Questo tipo di immersione, essendo al limite delle condizioni fisiche è consigliata a quei sub in possesso di una buona conoscenza delle tecniche subacquee.Per prima cosa affrontando una simile esperienza è d' obbligo programmare attentamente tutte le immersioni.I laghi che hanno la possibilità di ghiacciare si trovano in alta montagna quindi con una pressione atmosferica minore per cui aspettare almeno 48 ore prima di immergerci in modo da acclimatarci alla quota, nell' attesa possiamo predisporre la nostra base.Una volta individuato il punto migliore, praticheremo una apertura nel ghiaccio di circa due metri di lato, a questo punto porremo delle tavole di legno in modo da poter tranquillamente camminare sopra, senza correre il rischio che il ghiaccio, rompendosi, ci faccia cadere nell' acqua.Accanto a questa apertura allestiremo una tenda in modo che ci si possa cambiare senza patire troppo il freddo; una volta praticato il primo foro ne praticheremo un secondo usando la medesima tecnica del precedente.Tra queste due aperture faremo passare una cima, le cui estremità andranno legate alle due cime zavorrate filate in acqua precedentemente; la cima guida andrà posta a qualche metro di profondità e su di essa si potranno fissare delle luci chimiche per rendere più luminoso il percorso.A questo punto passiamo ad analizzare l' attrezzatura utilizzata, per prima cosa gli erogatori, sia quello principale sia quello di servizio, dovranno essere stati preventivamente revisionati. All' interno del primo stadio inietteremo del grasso speciale per evitare il congelamento delle parti mobili.Le bombole debbono avere due rubinetti in modo da montare due erogatori separatamente.Per questo tipo di immersione è consigliabile usare la muta stagna, sotto la quale indosseremo degli indumenti pesanti, l' ideale è usare una tuta di pile appositamente studiata per l' uso in acque fredde.I guanti di neoprene sono indispensabili, esistono modelli a cinque o tre dita.Terminata la fase preparatoria, al sub verrà fissata in vita una cima che dal davanti passerà in mezzo alle gambe, l' altra estremità sarà tenuta in mano dall' assistente in superficie, il quale ha il compito di controllare che tutto proceda bene.A questo punto può iniziare l' immersione; il sub seguirà il percorso segnato dalla cima guida e in più sarà vincolato alla superficie dalla cima legata in vita, operando in questo modo l' unico rischio che si può correre è quello di buscarsi un raffreddore.

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Page 46: manuale immersione

TECNICA DI IMMERSIONE (USO DEL PALLONE DI SOLLEVAMENTO)

Il mare è ricco di oggetti prodotti dall'uomo, e da esso perduti; si va dall'anfora romana al motore fuoribordo.Alcuni oggetti si possono recuperare con facilità per altri, di dimensioni più rilevanti, si è costretti ad usare "il pallone di sollevamento" con il quale è possibile sollevare pesi che vanno dai 100 Kg ai 1000 Kg.Esso è costruito in tela gommata, nella parte inferiore sono fissate quattro cime usate per imbragare l'oggetto da sollevare, sulla parte superiore del sacco, alle volte, è montata una valvola di scarico con la quale si regola la velocità di risalita.Una volta individuato l' oggetto da recuperare, cominciamo ad ispezionarlo per capire in quale modo è meglio imbragarlo, in questa fase è importante evitare di sollevare il fango dal fondo. IL modo migliore per operare è quello di rimanere sollevati dal fondo, in alcuni casi è consigliabile togliersi le pinne.Terminata l' ispezione ed imbragato l'oggetto possiamo immettere aria all'interno del sacco tramite il nostro erogatore, fintanto che le cime entrino in tensione. A questo punto cominciamo a liberare il nostro oggetto dal fango che lo blocca, terminata quest’operazione il pallone comincerà a salire molto lentamente, acquistando via via velocità; in questo momento ci dobbiamo porre all'altezza del pallone onde evitare che nel caso lo oggetto si sganci ci possa investire con le conseguenze immaginabili.

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Page 47: manuale immersione

INDICE

FISICA APPLICATA ALL’IMMERSIONE (introduzione) ……………………………………………..

2

GALLEGGIABILITA' ........................................................................................................................….

2

PRESSIONE ..........................................................................................................................…..............

3

COMPRIMIBILITA' DEI GAS ....................................................................................................…........

4

DISCIOGLIMENTO DEI GAS IN UN LIQUIDO .......................................................................…........

5

ACUSTICA E OTTICA .................................................................................................................…......

6

ASPETTI FIOSIOLOGICI DELL'IMMERSIONE .............................................................................…..

8

CENNI DI ANATOMIA ....................................................................................................................…..

10

L'IMMERSIONE CON A.R.A. (autorespiratore ad aria) .....................................................................….

13

CALCOLO DEI CONSUMI ……………………………………… .........................................................

18

IMMERSIONE IN ALTITUDINE ………………………………………………………………………..

19

PROGRAMMAZIONE DI UN' IMMERSIONE IN QUOTA ....................................…...........................

20

ALLA SCOPERTA DEGLI SCAMBI GASSOSI ...................................................................................

24

I POLMONI COME "MOLLA" .......................................................................................................... 26

ASPETTI FISIOLOGICI DELLA DECOMPRESSIONE ...................................................................... 26

POSSIBILI INCIDENTI SUBACQUEI ................................................................................................. 28

INCIDENTI E PRONTO SOCCORSO ....................................................................................................

29

INTERVENTI DI RIANIMAZIONE .......................................................................................................

31

CASSETTA DI PRONTO SOCCORSO .................................................................................................

35

ATTREZZATURE E STRUMENTAZIONI DI USO SUBACQUEO .................................................... 36

TECNICA DI IMMERSIONE (LA MUTA COME PREVENZIONE DELL' IPOTERMIA) ................. 39

TECNICA DI IMMERSIONE (AUTORESPIRATORE AD OSSIGENO) ..............................................

40

TECNICA DI IMMERSIONE (LA NOTTURNA) ............................................................................... 43

TECNICA DI IMMERSIONE (LA SORBONA) ................................................................................... 44

TECNICA DI IMMERSIONE (SOTTO IL GHIACCIO) ....................................................................... 45

TECNICA DI IMMERSIONE (USO DEL PALLONE DI SOLLEVAMENTO) .....................................

46

INDICE ……………………………………………………………………………………………………

47

Allegato A - ELENCO IMPIANTI IPERBARICI ...................................................................................

48

Allegato B - SEGNALI MANUALI INTERNAZIONALI PER SUBACQUEI ………………………….

50

Allegato C - FUNI E NODI ……………………………………………………………………………….

55

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Page 48: manuale immersione

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Page 49: manuale immersione

Allegato A

ELENCO IMPIANTI IPERBARICI

NORD ITALIA

ISTITUTO IPERBARICO Via Bologna, 1 24040 Zingonia (BG) (P) 035-884406

I.L.M.I. Viale Premuda, 34 20129 Milano (P) 02-76022511

I.O.R.G. Via Galeazzi, 4 20161 Milano (P) 02-662141/ 66214015

CITTÀ DI BRESCIA Via Gualla, 15 25128 Brescia (P) 030-3710355

I.T.I. Via Oltrecolle, 62 22100 Como (P) 031-281397

CENTRO IPERBARICO VERBANO

Via Bellorini, 48 21014 Laveno Momb.(VA) (P) 0332-667373

O.T.I.P. Via Pola, 37 10135 Torino (P) 011-3978900

O.T.I. MEDICALE Via degli Avieri, 19 36040 Torri Quartesolo (VI)

(P) 0444-583395/380240

H. LE MOLINETTE Corso Bramante, 88 10126 Torino (P) 011-6225500-503

C.S.P. Via Cornaro, 1 35128 Padova (P) 049-8070843-1941

ISTITUTO IPERBARICO Via 1º Maggio, 49 Villafranca (VR) (P) 045-6300300

H. MAGG: GATTINARA Str. per Fiume, 1 34137 Trieste (P) 040-7761/7764720

H. S. MARTINO Vle Benedetto XV, 10 16132 Genova (P) 010-35351/35352794

VILLA SALUS Via Montallegro, 48 16145 Genova (P) 010-3629926/301538

H. FIDENZA Via Borghesi, 1 43036 Fidenza (PR) (P) 0524-8581

CENTRO IPERBARICO Via Vicoli, 78 48100 Ravenna (P) 0544-500152

CENTRO ITALIA

O.T.I. NAUTILUS Via Rosselli, 62 50123 Firenze (P) 055-2381634/280630

CE. M. I. S. Via Micheli, 35 54036 M: di Carrara (MS) (P) 0585-787466/787878

H. S. CHIARA Via Roma, 67 56100 Pisa (P) 050592111 int. 326

H. ELBANO Via V. Hugo, 3 57037 Porto Ferraio (LI) (M) 0565-938511

H. UMBERTO I Vle Policlinico 00161 Roma (P) 06-4463101

H. GEMELLI Lgo Gemelli, 8 00168 Roma (P) 06-33051 int. 4490

C.I.R. Via S.S. Rotondo, 6 00184 Roma (P) 06-7008953-2441

MEDICUS HOTEL Via S. Gregorio 00019 Tivoli (Roma) (P) 0774-20208

C.U.M.I. V. Italo Ciaurro, 6 05100 Terni (P) 0744-59868

H. MARINO Lungomare Poetto 09100 Cagliari (P) 070-6094424-345

H. CIVILE Via Amm. Magnaghi 07024 La Maddalena (SS) (P) 0789-737751

CASA DI C.C. DI QUARTU

Vle Colombo 09045 Quartu S. Elena (CA)

(P) 070-810052

ISTITUTO BAROMEDICO

Via Maffei, 1 c/o C.R.I. 63039 S.Benedetto T (AP)

(P) 0735-780777

GUARDIA MEDICA Loc. S. Teresa di Gallura 07028 S. Teresa di Gallura (SS)

(P) 0336-250378-384

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Page 50: manuale immersione

SUD ITALIA

II FACOLTÀ UNIV. IST. ANESTESIA E RIANIM.

Via Pansini, 5 80131 Napoli (P) 081-7463547-1111

I FACOLTÀ UNIV. IST. ANESTESIA E RIANIM.

P.za Miraglia 80138 Napoli (M) 081-5661111

H. SANTOBONO Via Fiore, 6 80129 Napoli (M) 081-7475849

BAROCENTER Via Schipa, 68 80122 Napoli (P) 081-664462

C.M.I. Via M. L. Patria, 92/A 80078 Pozzuoli (NA) (P) 081-8664049

CENTRO OSSIGENO IPERBARICO

Suolo S: Gennaro 14/E 80078 Pozzuoli (NA) (P) 081-5268339

H. UMBERTO I Via Iodice 84014 Nocera Inf. (SA) (P) 0081-5177188-9378

H. CIVILE 83100 Avellino (M) 0825-203323

CE.M.S.I. Via N. Aversano, 1 84100 Salerno (P) 089-232769

H. S. GIOVANNI DI DIO Loc. S. Leonardo 84100 Salerno (P) 089-672618-759

C.I.P.R. Loc. S. Atto 64020 Teramo (P) 0861-587841

H. V. FAZZI Via Moscati 73100 Lecce (P) 0832-6851-285

NIKA Via N. Arnesano,6 73100 Lecce (P) 0832-351005

H. CIVILE 73014 Gallipoli (LE) (P) 0833-261191

CASA DI CURA S.MARIA

Via De Ferraris, 18 70124 Bari (P) 080-5042828

IST. PADRE MAESTRO V.le Raffaello 71036 Lucera (FG) (P) 0881-549178

H. CIVILE Via Marra 86035 Larino (CB) (M) 0874-8271

H. CIVILE Via Buozzi 89015 Palmi (RC) (M) 0966-45471 int. 206

C. I. ATLANTIDE Via Papa Giovanni XXIII 87040 Castrolibero (CS) (P) 0984-852800-810

VILLA SALUS Str Prov Brucoli 96011 Augusta (SR) (P) 0931-512799-87

H. CIVILE Via S. Anna 98055 Lipari (ME) (P) 98851

GUARDIA MEDICA Contrada Petriera 90010 Ustica (PA) (P) 091-8449380-69

H. CIVILE Contrada Cala Greca 92010 Lampedusa (AG) (P) 0922-970604/971848

H.CIVILE Via Almanza 91017 Pantelleria (TP) (P) 0923-912555

H. CIVILE Via Circonvallazione, 55 90047 Partinico (PA) (P) 091-8911111

POLICLINICO PALERMO

Via Del Vespro, 129 90127 Palermo (P) 091-6371748

H. CIVICO Via C. Lazzaro 90127 Palermo (P) 091-6665104

GUARDIA MEDICA Contrada delle Fosse 91023 Favignana (TP) (P) 0923-922292

MARINA MILITARE

COM. SUB. IN. Via Libertà, 1 19022 Le Grazie (SP) (P) 0187-901190

LA MADDALENA P.zza Umberto I 07024 La Maddalena (SS) (P) 0789-792000

ANCONA Via Rodi, 2 60124 Ancona (P) 071-5931

(P) = Pluriposto(M) = Monoposto

50

Page 51: manuale immersione

Allegato B

SEGNALI MANUALI INTERNAZIONALI PER SUBACQUEI

TU / IO

TUTTO VA BENE (O.K.)

QUALCOSANON VA BENE

FERMO!STA DOVE SEI!

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Page 52: manuale immersione

NON RIESCOAD AZIONARELA RISERVA

DIFFICOLTA’

NON HO PIU’ ARIA

INIZIARE LA RISALITA(IO INIZIO LA RISALITA)

INIZIARE L’IMMERSIONE(IO INIZIO L’IMMERSIONE)

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Page 53: manuale immersione

SONO IN AFFANNO

PERICOLO

TUTTO BENE IN SUPERFICIE

DIFFICOLTA’VENITE A PRENDERMI

O.K. TUTTO BENE

O.K TUTTO BENEIN SUPERFICIE

A DISTANZA

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Page 54: manuale immersione

O.K. TUTTO BENE IN SUPERFICIEA DISTANZA

CON UNA MANO OCCUPATA

VAI AVANTI, IO TI SEGUO

ANDIAMO AVANTI AFFIANCATI

NON RIESCO A COMPENSARE

HO FREDDO!

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Page 55: manuale immersione

SEGNALE GENERICO DI PERICOLO

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