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MESSAGGIO MENSILE n. 11 — 2015 24 novembre MARIA CI ESORTA A DECIDERCI PER LA SANTITÀ Nel nostro cammino di fede siamo sempre accompagnati dalla presenza sollecita e materna di Maria, che è Ausiliatrice della Chiesa e delle famiglie in questi tempi non facili e di attacco alla fede. Si tratta di essere più docili e attenti a ciò che Maria vuole da noi, che facilmente ci lasciamo illudere da un modo di vivere che non è in ascolto della volontà di Dio e non risponde alla sua chiamata. Maria ci ricorda che la nostra vocazione fondamentale è quella alla santità, a vivere cioè nell’amicizia con Dio, a vivere da suoi figli. Per noi, che ci ispiriamo alla spiritualità di San Francesco di Sales, è questo un punto caro e famigliare. Questo grande santo infatti, soprattutto nella sua opera Introduzione alla vita devota, invitava tutti alla santità: “Nella creazione Dio comandò alle piante di portare frutto, ciascuna secondo il proprio genere: allo stesso modo, ai Cristiani, piante vive della Chiesa, ordina di portare frutti di devozione, ciascuno secondo la propria natura e la propria vocazione. La devozione deve essere vissuta in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla nubile, dalla sposa; ma non basta, l’esercizio della devozione deve essere proporzionato alle forze, alle occupazioni e ai doveri dei singoli. Se la devozione è autentica non rovina proprio niente, anzi perfeziona tutto; e quando va contro la vocazione legittima, senza esitazione, è indubbiamente falsa. Pretendere di eliminare la vita devota dalla caserma del soldato, dalla bottega dell’artigiano, dalla corte del principe, dall’intimità degli sposi è un errore, anzi un’eresia. Poco importa dove ci troviamo: ovunque possiamo e dobbiamo aspirare alla devozione”. In tal modo il cammino della santità ci fa scoprire come ognuno di noi è amato da Dio, come ognuno di noi è irrepetibile e insostituibile ai suoi occhi. In questa tensione non siamo soli, ma siamo accompagnati dall’esempio e dall’intercessione di tanti uomini e donne che anche nei nostri tempi risplendono per la loro fulgida testimonianza di santità. Pensiamo ai genitori di Santa Teresina, Luigi e Zelia Martin, che recentemente sono stati dichiarati santi. Pensiamo ai numerosissimi martiri che con coraggio testimoniano la loro fede fino all’effusione del sangue. Sentiamoci uniti in questa meravigliosa avventura e come ricorda la lettera agli Ebrei: “Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché dura quest'oggi, perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato”. Sig. Lucca Tullio, Presidente Don Pierluigi Cameroni SDB, Animatore spirituale

MARIA CI ESORTA A DECIDERCI PER LA SANTITÀ · Questo vale anche per le piccole cose… una visita che ci costa, ... Afferrati dallo Spirito, come Elisabetta Un bel mosaico di Padre

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MESSAGGIO MENSILE n. 11 — 2015

24 novembre

MARIA CI ESORTA A DECIDERCI PER LA SANTITÀ

Nel nostro cammino di fede siamo sempre accompagnati dalla presenza sollecita e materna di Maria, che è Ausiliatrice della Chiesa e delle famiglie in questi tempi non facili e di attacco alla fede. Si tratta di essere più docili e attenti a ciò che Maria vuole da noi, che facilmente ci lasciamo illudere da un modo di vivere che non è in ascolto della volontà di Dio e non risponde alla sua chiamata.

Maria ci ricorda che la nostra vocazione fondamentale è quella alla santità, a vivere cioè nell’amicizia con Dio, a vivere da suoi figli. Per noi, che ci ispiriamo alla spiritualità di San Francesco di Sales, è questo un punto caro e famigliare. Questo grande santo infatti, soprattutto nella sua opera Introduzione alla vita devota, invitava tutti alla santità: “Nella creazione Dio comandò alle piante di portare frutto, ciascuna secondo il proprio genere: allo stesso modo, ai Cristiani, piante vive della Chiesa, ordina di portare frutti di devozione, ciascuno secondo la propria natura e la propria vocazione. La

devozione deve essere vissuta in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla nubile, dalla sposa; ma non basta, l’esercizio della devozione deve essere proporzionato alle forze, alle occupazioni e ai doveri dei singoli. Se la devozione è autentica non rovina proprio niente, anzi perfeziona tutto; e quando va contro la vocazione legittima, senza esitazione, è indubbiamente falsa. Pretendere di eliminare la vita devota dalla caserma del soldato, dalla bottega dell’artigiano, dalla corte del principe, dall’intimità degli sposi è un errore, anzi un’eresia. Poco importa dove ci troviamo: ovunque possiamo e dobbiamo aspirare alla devozione”. In tal modo il cammino della santità ci fa scoprire come ognuno di noi è amato da Dio, come ognuno di noi è irrepetibile e insostituibile ai suoi occhi. In questa tensione non siamo soli, ma siamo accompagnati dall’esempio e dall’intercessione di tanti uomini e donne che anche nei nostri tempi risplendono per la loro fulgida testimonianza di santità. Pensiamo ai genitori di Santa Teresina, Luigi e Zelia Martin, che recentemente sono stati dichiarati santi. Pensiamo ai numerosissimi martiri che con coraggio testimoniano la loro fede fino all’effusione del sangue. Sentiamoci uniti in questa meravigliosa avventura e come ricorda la lettera agli Ebrei: “Esortatevi a vicenda ogni giorno, finché dura quest'oggi, perché nessuno di voi si indurisca sedotto dal peccato”.

Sig. Lucca Tullio, Presidente Don Pierluigi Cameroni SDB, Animatore spirituale

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Mandati dal Padre, come Gesù In questo Anno Santo, il Papa ci invita ad assumere personalmente «la missione di annunciare la miseri-cordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo», che per mezzo nostro «deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona» (MV 12). La parola «missione» non è a caso, anzi, ci ricorda che questa non è una no-stra iniziativa e neppure di una iniziativa del Papa, ma un compito che la Chiesa intera riceve da Dio. Non ci può essere missione, infatti, se non ci sono un «mandante» e un «mandato». Il mandante per ec-cellenza è Dio Padre, il Creatore del mondo, in cui ogni cosa in cielo e in terra ha la sua origine, il quale ha tanto amato il mondo da mandare a noi il Figlio e lo Spirito (Gv 3,16). Che gli uomini e le donne rag-giunti da questo dono, vengano fatti collaboratori della sua misericordia, fa parte del piano di Dio fin dal principio: da quando, nei più profondi recessi dell’eternità divina, il Padre ha deciso di creare gli uomini ad immagine del Figlio e il Figlio si è reso disponibile ad incarnarsi per la loro salvezza e questa intesa tra Padre e Figlio è stata suggellata dal consenso dello Spirito, che non è altro che amore e dono. Da allora ad ora, ogni missione nella Chiesa è partecipazione alla missione del Figlio e dello Spirito, è frutto della misericordia del Padre. La prima missionaria, la prima collaboratrice della Trinità Santa è proprio Maria: anche a lei il Padre aveva pensato fin dal principio, perché rendesse possibile con il proprio as-senso l’ingresso del Figlio nel mondo. All’ombra del suo sì riposa anche il nostro sì. Guardando a lei impa-riamo cosa significa diventare missionari della misericordia: dalla carne di Maria, infatti, il Figlio ha potuto prendere piedi, mani e voce per incontrare gli uomini e ricondurli al Padre. Leggendo i vangeli ci rendiamo conto che da ogni incontro personale con Gesù è scaturita una corrente di misericordia, che passando attraverso la persona direttamente toccata da Lui, ne ha raggiunte e toc-cate molte altre. In alcuni casi vi è stato un «mandato» esplicito di Gesù: i discepoli, sono stati scelti per stare con Lui e per essere mandati da Lui con pieni poteri (M3,14-15); il lebbroso guarito, viene mandato ai sacerdoti come testimonianza vivente dell’opera di Gesù (Mc 1,44); l’indemoniato liberato, che vor-rebbe seguire Gesù, viene invece mandato «ai suoi», per annunziare «ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato» (Mc 5,15-20); Maria Maddalena, consolata dal Risorto, viene mandata a proclamare ai discepoli la resurrezione (Gv 20,17). Ma vi sono anche casi in cui la persona incontrata da Gesù si rivolge spontaneamente verso altri: Zaccheo, beneficato dalla visita di Gesù, decide di bene-ficare i poveri con i suoi beni (Lc 19-8); la Samaritana, dissetata dal Signore, abbandona la brocca e cor-re ad invitare i compaesani ad abbeverarsi di Lui (Gv 4,28-29). L’incontro con la misericordia di Dio in Gesù, insomma, ha come «frutto naturale» la spinta ad uscire da se stessi per andare agli altri. Non è ne-cessario che essi siano «lontani», possono essere anche familiari, vicini di casa o colleghi di lavoro, ciò che conta è percepire l’urgenza interiore di far loro gustare e vedere «quanto è buono il Signore» (Sal 33,9). Ci chiediamo: sento l’urgenza di testimoniare l’amore di Dio nel quotidiano, oppure sono ripiegato su me stesso, in perenne attesa che qualcun altro prenda l’iniziativa? Decidersi, come Maria Il nostro coinvolgimento nella missione del Figlio, tuttavia, è condizionato dalla nostra disponibilità a matu-rare nell’attenzione e nella prontezza, come Maria: come lei, dobbiamo diventare una cosa sola con Gesù, al punto da avere in noi i suoi stessi sentimenti di accoglienza verso tutti, nessuno escluso (Fil 2,3).

Con Maria e come Maria

Rigenerati nella Sua Misericordia

3. La missione della chiesa è frutto della misericordia divina

Suor Linda Pocher FMA

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Definire la Chiesa «Sposa di Cristo», significa riconoscere che essa è fondata proprio su questa misterio-sa e profondissima comunione del fare e del sentire. La sposa, infatti, pur avendo in se stessa la capacità di generare la vita, rimane sterile se non si unisce allo sposo. Allo stesso modo i progetti e le iniziative del-la Chiesa sono destinati alla sterilità se i credenti non si preoccupano, prima di tutto, di lasciarsi feconda-re dall’azione di Dio. L’elezione a Sposa, inoltre, è per la Chiesa – come per Maria – un dono, non un merito, un segno eloquente della misericordia di Dio che si è fatto carico di un popolo di peccatori per farne una comunità di salvati (Ez 16,8-12). Più sapremo entrare in questa ottica, più saremo vicini a realiz-zare ciò che Papa Francesco chiama «conversione pastorale» e «Chiesa in uscita». Nel momento in cui Maria ha detto sì all’angelo, si è crea-ta tra lei e la Trinità una modalità di relazione che non si era mai vista prima tra Dio e una creatura. «Nell’Antico Testamento – scrive Balthasar – il cielo si è aperto spesso e ne sono emanati la Parola e lo Spirito di Dio, ma lo Spirito non ha mai steso la sua ombra sul grembo di una vergine». Lo Spirito e il Figlio, al momento del consenso, vengono ad abitare realmente in lei, e durante la gravidanza, mentre il piccolo Gesù – la Parola onnipotente del Padre! –, come ogni piccolo d’uomo, si lascia formare inerme e silenzioso nel suo grembo, lo Spirito opera attivamente in lei, che da parte sua non lascia mai di meditare in cuore le parole dell’angelo e, in obbedienza ad esse, decide ed agisce. In particolare, dalla bocca dell’angelo, Maria ha appreso un fatto – «Elisabetta… ha concepito un figlio» –; ne ha colto il significato – «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37) – ed ha deciso di agire di conseguenza, mettendosi «in viaggio» (Lc 1,39). La notizia della gravidanza della cugina, infatti, è stata per lei un appello implicito: «Elisabetta ha bisogno di te!». Possiamo immaginare le reazioni dei parenti di Maria, di fronte alla stranezza di questa partenza im-provvisa. Elisabetta, infatti, si era «tenuta nascosta» fino al quinto mese, ed essi non erano al corrente del suo stato (Lc 1,24). «Come ti viene in mente di partire proprio adesso che stai per sposarti? – avranno detto a Maria – Pensa a te stessa, pensa a prepararti!». Ma Maria è così decisa a mettere in pratica ciò che ha intuito, che non si ferma davanti a nessuno. S. Ambrogio ci fa notare che ella «raggiunse in fretta» Elisabetta e commenta così queste parole: «La grazia dello Spirito Santo non ammette indugi». «È come se ci fosse detto – scrive il Cardinal Martini – che una cosa, decisa dentro il cuore in profondità, va fatta, perché in caso contrario marcisce dentro. Questo vale anche per le piccole cose… una visita che ci costa, un’iniziativa che ci pesa, un lavoro che abbiamo deciso di compiere e che però continuiamo a rimandare. I rimandi, i ritardi ci logorano, ci marciscono dentro… quanto è pericoloso non fare ciò che va fatto e che è giusto e vero». Al Congresso, abbiamo avuto la fortuna di ascoltare la testimonianza dei figli del venerabile Attilio Gior-dani, salesiano cooperatore. Un uomo «normale», la cui vita è stata priva di eventi eccezionali: impiegato alla Pirelli, molto impegnato in oratorio, sposo e padre esemplare. A cinquantanove anni, seguendo l’e-sempio del figlio Pier Giorgio, aderisce all’operazione missionaria «Mato Grosso» e, insieme alla moglie e alla figlia Paola, parte per raggiungerlo in Brasile. In uno scritto motiva così questa scelta: «Nella vita non serve tanto il dire le cose che dobbiamo fare. Non serve tanto il predicare, conta ciò che si fa. Biso-gna dimostrare con la vita ciò in cui crediamo. Non ci sono prediche da fare. La predica è vivere». La morte lo coglie di sorpresa, a Campo Grande, mentre sta parlando in un incontro missionario: quando si sente venir meno, ha la prontezza di passare il testimone al figlio che gli è accanto: «Pier Giorgio, conti-nua tu». La figlia Mariagrazia commenta: «Non c’è mai stato un taglio nella vita del papà, le cose che ha scelto le ha portate avanti fino in fondo… è giusto che sia andata così e che abbia incontrato il Signore mentre stava ancora correndo con i giovani». Ci chiediamo: c’è una decisione, anche piccola, che so di dover prendere, ma che continuo a rimandare?

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Afferrati dallo Spirito, come Elisabetta Un bel mosaico di Padre Rupnik ci invita a contemplare nell’in-contro di Maria ed Elisabetta un anticipazione del futuro incon-tro tra i loro figli: Maria porta sul grembo un medaglione con il volto di Gesù, mentre alle spalle di Elisabetta si trova Giovanni il Battista, che con la mano destra indica Gesù e nella sinistra tie-ne una conchiglia, simbolo del battesimo. Sua madre, similmente, indica con la destra il grembo di Maria e avvicina la sinistra al capo di lei in un gesto di benedizione. Maria, in risposta, alza la mano destra al cielo, al Signore che «ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,48). Solo Gesù, per ora, non fa nulla: si lascia portare e benedire, come si lascerà battezzare. L’angelo apparso a Zaccaria nel tempio aveva descritto così la missione affidata a Giovanni: «sarà colmato di Spirito… e ricon-durrà molti figli d’Israele al Signore» (Lc 1,16-17). La sua testimo-nianza, sarà davvero un segno importante per Gesù all’inizio del suo ministero, ma la sua capacità di riconoscere in Gesù il Mes-sia promesso dai secoli, si manifesta già nel grembo materno: Elisabetta lo sente sussultare e, afferrata a sua volta dallo Spirito, riconosce nella cugina la Madre del Signore. Proprio lo Spirito, che nel giorno del Battesimo di Gesù scenderà su di Lui «in forma corporea, come una colomba» (Lc 3,22), è il protagonista nascosto dell’incontro tra le due madri e i figli che portano in grembo. Anche il mosaico lo sottolinea: una colonna d’oro scende dal cielo, lambisce Giovanni ed Elisabetta, inonda Maria. Commentando l’incontro tra le generazioni che si realizza nella presentazione di Gesù al tempio, al Congresso di Maria Ausiliatrice, don Patrizio Rota Scalabrini faceva notare che «il testo non è solo l’illu-strazione della necessaria dinamica generazionale delle famiglie e della comunità allargata, intesa ap-punto come rete di famiglie, ma rivela come la salvezza di Dio percorra le generazioni e le faccia incon-trare ad un livello più profondo del puro dato biologico e sociale, quello per cui le persone sono chiama-te a diventare figli e figlie nel Figlio». La stessa cosa si può affermare dell’incontro tra la giovane vergine Maria e l’anziana sposa Elisabetta: «questo tipo di comunicazione è il paradigma di come l’intera comuni-tà si debba far carico di testimoniare la fede e la speranza alle nuove generazioni». Ci interessa dunque, come educatori – genitori e consacrati – vedere bene in che modo lo Spirito cura la regia dello scambio di fede e di speranza che avviene tra le due donne, per poter essere più docili nel collaborare alla sua opera, nella certezza che dove il regista è lo Spirito le relazioni interpersonali trovano la forza per uscire dai soliti clichè e vengono rinnovate dalla creatività della carità. Lo Spirito apre innanzi tutto gli occhi delle cugine a riconoscere l’una nell’altra la presenza di Dio e l’ope-ra della sua misericordia, che ora attraversa il loro grembo, ma, come Maria canta nel Magnificat, viene da più lontano e, con occhio di preferenza per i più poveri, si espande senza misura «di generazione in generazione» (Lc 1,50). Questo atteggiamento, questa capacità di vedere l’azione di Dio nell’altro è ciò che dispone al servizio cristiano: Maria non va ad Elisabetta per dimostrare che è brava, né per avere un potere su di lei ed Elisabetta non loda Maria per avere qualcosa in cambio. Questo sguardo pulito sull’altro è ciò a cui Don Bosco si riferisce quando parla del «punto accessibile al bene», ovvero quel punto in cui il bene ha trovato una breccia, ha già cominciato ad operare, magari senza che la persona stessa se ne renda conto: è da lì che l’educatore deve partire se vuole collaborare con lo Spirito che è presente, dobbiamo crederlo, nel cuore di ogni persona. Quando andiamo all’altro con rassegnazione, con pessimismo, con sentimenti di rivalità, con ricatti affettivi o segrete mire di dominio, possiamo stare certi che non è lo Spirito a guidarci, ma il «nemico della nostra salvezza». Per questo è cosa buona e giu-sta spazzare via dalla nostra mente e dal nostro cuore i pensieri e i sentimenti che demoliscono noi stessi e gli altri, in modo da lasciare spazio libero allo Spirito! «Le misericordie del Signore – scrive il profeta Geremia – non sono finite… esse son rinnovate ogni matti-na» (Lam 3,22-23). Per crescere in questa consapevolezza, può aiutare un piccolo «esercizio spirituale»: ogni sera, prima di dormire, chiedo l’aiuto dello Spirito e di Maria e ripercorro la giornata, alla ricerca dei segni della presenza di Dio e della sua opera in me e nelle persone che mi sono accanto.

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CRONACA DI FAMIGLIA

TORINO - VALDOCCO - XXV GIORNATA MARIANA Domenica 25 ottobre 2015, in un clima maria-no di comunione e di gioia, l’ADMA del Pie-monte, Valle d’Aosta e Lombardia ha celebrato la XXV Giornata Maria-na. Davanti a circa 300 persone, Suor Linda Po-cher, FMA, ha proposto la seconda catechesi del cammino di questo anno associativo dedicato, in sintonia con il Giubileo che inizierà l’8 dicembre, alla Misericordia: Con Maria e come Maria,

rigenerati nella Sua Misericordia. La misericordia è il grembo della fede. È seguito un momento di adorazione e di interiorizzazione della proposta formativa. Successivamente il Sig. Tullio Lucca, Presidente dell’ADMA Primaria, ha presentato il significato dell’essere “Devoti di Maria Ausiliatrice”, rifacendosi alla spiritualità di san Francesco di Sales, alla luce della sua opera fondamentale Introduzione alla vita devota. Sono seguite due testimonianze: una di Federico Rissone e Teresa Furlan, che hanno raccontato la loro esperienza di giovani dell’ADMA all’incontro mondiale dei giovani SYM (Movimento Giovanile Salesiano) in occasione della chiusura del bicentenario di don Bosco; quindi Sergio e Ce-cilia Durighello, una coppia dell’ADMA Primaria, hanno condiviso la loro esperienza del Congresso Internazio-nale di Maria Ausiliatrice, vissuta in una prospettiva di accoglienza e di servizio dei partecipanti. Nel pomeriggio, nel santuario di Maria Ausiliatrice, dopo la recita comunitaria del Rosario, si è svolta la solenne Eucaristia, presieduta da don Franco Lotto, Rettore della basilica di Maria Ausiliatrice. Durante la celebrazione 26 persone appartenenti ai gruppi dell’ADMA Primaria (6 giovani, 5 coppie, 3 senior), di Arese (1), di Ivrea (1) e della comunità Shalom di Palazzolo sull’Oglio (5 giovani), sono entrate a far parte dell’Associazione. Questa Giornata Mariana ha confermato come Maria Ausiliatrice accompagna e sostiene la sua Associazione rinnovandola e manifestando la misericordia di Dio di generazione in generazione.

CONGO – INIZIO ADMA Il 24 settembre 2015 vi è stata la prima riunione di preghiera, di meditazione e di reciproca conoscen-za per avviare l’ADMA nell’Ispettoria del Congo (Africa centrale). L’incon-tro, coordinato dal P. Al-bert Kabuge, ha visto un momento formativo dal tema: “Maria ci invita a

pregare per le famiglie e per la santità della famiglia”. È seguita una prima conoscenza del Regolamento e uno scambio intorno alle attività mensili e alla frequenza degli incontri. Si è sottolineata la necessità di costituire anzi-tutto un nucleo animatore ben formato prima di avviare i gruppi locali.

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SICILIA – INCONTRO CONSIGLI LOCALI

Il 4 ottobre 2015 si è svolto, presso l’Istituto delle F.M.A. di San Cataldo, l’incontro dei consigli locali ADMA del-la Sicilia, durante il quale ci sono state le elezioni del nuovo Consiglio ispettoriale. Erano presenti don Pierluigi Cameroni, animatore spirituale mondiale e gli animatori ispettoriali della Sicilia; don Angelo Grasso e suor Car-melina Cappello. Oltre 120 i partecipanti in rappresentanza di quasi tutti i centri ADMA dell’isola. È stata una giornata particolarmente intensa ed è stato entusiasmante sentir parlare, nella prima mattinata, don Pierluigi Cameroni, del VII Congresso di Maria Ausiliatrice svoltosi a Torino dal 6 al 9 agosto 2015. L’animatore spirituale mondiale ha raccomandato di dare maggiore attenzione alle famiglie, luogo primario di educazione e di evangelizzazione, educare le famiglie per educare i giovani. L’ADMA non deve ridursi a pratiche pietistiche, ma deve essere un’esperienza condivisa di fede che cambia la vita: lavorare per la Madonna portando la gioia nel cuore e di farlo secondo lo spirito del Magnificat; mettersi al servizio dei fratelli per il bene della società che sta perdendo i valori essenziali dell’esistenza umana. Questi gli impegni che ci ha lasciato: Rinnovare il sistema preventivo nelle famiglie attraverso il dialogo, il volersi bene e la preghiera. Essere docili allo Spirito in modo da essere usati come LUI vuole. Nel primo pomeriggio si è svolta l’elezione del nuovo Consiglio Ispettoriale di Sicilia, composto da quattro membri a livello regio-nale e sei a livello zonale. Gli eletti a livello regionale sono: Auteri Giu-seppe, Calvino Angela Rita, Fichera Grazia Maria e Petitto Venera. A livello zonale, Sicilia Orientale: Anticono-me Lucia, Gravagna Maria e Leonardo An-na. A livello zonale, Sicilia Occidentale: Marti-radonna Maria, Puccio Agnese e Valdes Teresa. (Venera Petitto)

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AOSTA (ITALIA) – INCONTRO FAMIGLIE “Sposi e genitori - Vivere in famiglia la gioia del Vangelo” è il titolo del ritiro spirituale organizzato dall’Adma l’11 e 12 ottobre 2015 al Priorato di Saint-Pierre. Un centinaio di persone si sono date appunta-mento per ascoltare la cate-chesi di don Roberto Carelli (salesiano, docente di teologia e esperto di problematiche familiari) che ha offerto alle coppie alcune riflessioni sul tema “Felici e sposati: la gra-zia del matrimonio” e su “Legami di libertà: l’educazio-ne dei figli alla luce della fe-de”. Due grandi temi su cui don Carelli ha proposto due differenti ‘decaloghi’, consigli pratici e riflessioni spirituali da calibrare bene: in primo luogo la relazione fra gli sposi e di conseguenza il rapporto fra genitori e figli. L’Adma famiglie propone un itinerario per un amore tra coniugi che si rinnova ogni giorno, una crescita spirituale come singoli e come famiglie, una formazione come genitori nel difficile compito educativo, un'amicizia tra i figli che li renda capaci di condividere la fede e di testimoniarla agli altri. Essere alla scuola di Don Bosco significa coltivare nella famiglia diversi aspetti del carisma salesiano: la gioia di vivere, la cura della preghiera, l'unione con Dio nel quotidiano, il servizio al prossimo, in particolare ai giovani ed ai poveri, la fiducia in Dio, che è Pa-dre provvidente, l'affidamento a Maria, che ci è Madre e Maestra. BILBAO- DEUSTO – AVVIO ANNO ASSOCIATIVO Il 17 ottobre 2015 si è avviato il cammino associativo dell’ADMA presso la casa salesiana di Bilbao-Deusto con la partecipazione di 110 soci. Tutto è iniziato con una fervorosa Eucaristia, ciò che ci dà forza e ci spinge a camminare Si è ripercorso il cammino fatto lo scorso anno: i diversi luoghi dove siamo stati, la programmazione, gli incontri di zona, gli Esercizi, il pellegrinaggio. Quindi abbiamo presentato le nuove tappe per l’anno corrente 2015-2016. Quest’anno concentriamo la nostra attenzione: sul Congresso di Maria Ausiliatrice recentemente celebrato; sull’anno della misericordia che sta alla porta; sul Sinodo della famiglia e sulla strenna del Rettor Maggiore. Abbiamo materiale abbondante a cui attin-gere secondo gli interessi e le necessità di ogni centro. Abbiamo terminato con un pasto fraterno e un’animata convivenza. Che Maria Ausiliatrice benedica, come sempre fa, i nostri buoni propositi e i lavori! (P. Arcadio, SDB, Animatore spirituale).

PARANAQUE CITY (FILIPPINE) – INCONTRO MARIANO DELLA FAMIGLIA SALESIANA La Famiglia Salesiana della Provincia Filippine Nord ha tenuto un raduno mariano il 24 ottobre 2015 presso il Santuario Nazionale di Maria Ausiliatrice. L’ADMA è stato il principale organizzatore di questo evento. Erano presenti diversi rami della Famiglia Salesiana: studenti delle scuole Don Bosco / FMA e centri di formazione, i giovani dei centri giovanili e delle parrocchie di Don Bosco / FMA e i laici collaboratori della Famiglia Salesia-na. Questo evento mariano mirava ad approfondire la devozione a Maria Ausiliatrice nei cuori di coloro che appartengono all'ambiente salesiano secondo l'esempio di San Giovanni Bosco e stimolare tutti ad essere attivi nella propagazione della devozione alle persone che incontrano. Il tema era la vita di Don Bosco, mettendo in evidenza la sua devozione a Maria, dopo la Strenna 2015: "Come Don Bosco, con i giovani, per i giovani" P. Nestor Impelido, SDB, animatore ADMA, ha dato i saluti delle autorità. Suor Maria Asela B. Chavez, FMA, Cl. Keith Amodia, SDB e la signora Angie Ebriega hanno guidato il gruppo nella recita del Santo Rosario. Il Lau-ra Vicuña Club di San Ildefonso Parrocchia, Makati City, ha guidato la preghiera di apertura interpretando la canzone "Mary’s Song of Love". Il Santo Rosario è stato diviso in cinque momenti riproponendo la vita di San Giovanni Bosco con Maria, nostra Madre. 1°: Casa Biglione: la sorgente della vita. 2°: I Becchi: il marchio dei primi passi. 3°: Il seminario di Chieri: il salto della fede. 4°: Il Convitto Ecclesiastico: l'inizio del suo ministero. 5°: La tettoia Pinardi: la luce della missione. Dopo ogni decina c'era o un numero ispirato dai giovani o di testimonianza personale o di gruppo. L’Auxilium Coro della parrocchia di San Domenico Savio ha cantato "At the Beginning" per il primo momento. La famiglia Jimenez dell'ADMA di San Juan Nepomuceno, ha dato una testimonianza mariana durante il secondo momento. Per il 3° momento, Sr. Mylene Sanchez, FMA e suor Leila Montero, FMA hanno raccontato le loro storie vocazionali. Nel 4° momento, il signor Stephen Borja ha dato la sua testimonianza personale come educa-tore della gioventù. E per il 5° momento, p Remo Bati, SDB, ha condiviso il suo ministero tra i migranti filippini in Italia. Dopo la recita del Santo Rosario, la Hulag Dancers del Collegio Maria Ausiliatrice, Canlubang, Laguna, e i gio-vani del Don Bosco Youth Center, San Giovanni Bosco Parish, di Tondo hanno eseguito la loro rappresentazio-ne mariana, per la gioia di tutti. È seguita l'offerta dei fiori da parte di tutti i presenti. Questo omaggio è stato accompagnato da canti mariani delle comunità di pre-noviziato e post-noviziato di Canlubang. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal P. John Tamayo, SDB missionario in Thailandia. Tra i concelebranti il P. Paul Bicomong, Ispettore FIN. VIVA MARIA !!!