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Photoshoot production / L’UOMO Vogue
Photographer: Francesco Carrozzini & Michel Comte
L.A. PORTFOLIO
IN QUESTA PAGINA. IN ALTO. TOTAL LOOK GIORGIO ARMANI. IN BASSO. TOTAL LOOK GIVENCHY BY RICCARDO TISCI. POCKET SQUARE INFINITY. NEL-LA PAGINA ACCANTO. ABITO MSGM, CAMICIA BROOKS BROTHERS. OCCHIA-LI DA SOLE, RAY-BAN. IN APERTURA. CAMICIA BURBERRY. NELLE PAGINE SUCCESSIVE. TOTAL LOOK BALMAIN.
Con oltre 11,5 milioni di followers su Instagram, 6,8 milioni su Twitter e 9,3 milioni su Vine, Cameron Dallas è molto diverso dal tipico ventunenne che uno si potrebbe immaginare. Quan-do parlo con questo boss dei social media, nato e cresciuto in California, lui sta addentando avidamente una fetta di pizza se-duto al sole: sta radunando le forze per il suo primo tour con Magcon, società itinerante meet-and-greet che ha costituito in-sieme ad altri personaggi influenti della rete come Aaron Car-penter, Mahogany Lox e Taylor Caniff, con l’obiettivo di creare occasioni di contatto tra gli influencer e i loro fan nel mondo reale. «In tutta onestà, è un’enorme gratificazione ma anche una lezione di umiltà. Mi piace aiutare le persone su tutte le mie piattaforme. Ed è proprio questa la cosa davvero speciale di Magcon: sposta i rapporti dal canale online alla vita reale», spie-ga. Ne ha fatta di strada negli ultimi quattro anni, da quando cioè si è registrato su Instagram per la prima volta, all’epoca aspirante modello: «Non sapevo nemmeno cosa fosse un’agen-zia e non avevo la minima conoscenza del settore, ma ero estre-mamente curioso e sapevo di voler costruire qualcosa per me stesso. Ho fatto tutto io: ho scattato le foto, le ho editate e ho cercato di capire come commercializzarle su Instagram». Ed è stata proprio questa straordinaria capacità di analizzare in det-taglio la struttura e la logica di marketing dei social media ad aver catapultato Cameron verso il successo. «Dopo circa sei mesi, avevo 120.000 followers su Instagram e allora sono passa-to a Twitter. Ho trascorso moltissimo tempo a studiare le piatta-forme e ho imparato cosa significasse avere dei followers e co-me costruire il mio marchio, per passare poi ad altre piattafor-
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Photoshoot production/ L’UOMO Vogue
Photographer: Michel Comte
IN QUESTA PAGINA. ABITO MSGM, CAMI-CIA BROOKS BROTHERS. CAPPELLO DA BASEBALL, BALMAIN, OCCHIALI DA SOLE, RAY-BAN; BORSA DA UOMO ADAGIATA SUL LETTO, ANDREA INCONTRI. NELLA PAGINA ACCANTO. CAMICIA E PANTA-LONI, ERMENEGILDO ZEGNA COUTURE. COLLANA HERMÈS, BRETELLE AMERI-CAN APPAREL, SCARPE CESARE PACIOT-TI. FASHION EDITOR AYAKO YOSHIDA.
me e crearmi un pubblico dedicato per ciascuna di esse». Più o meno in quel periodo si è iscritto a un corso di laurea biennale presso un’università pubblica, ma dopo un mese ha deciso di mollare gli studi con grande sconcerto di tutta la sua famiglia; aveva sentito quello che oggi definisce un “richiamo” ad abban-donare il sistema di istruzione e a dedicarsi a tempo pieno alla realizzazione di video online. Tra i primi ad adottare la piatta-forma di video sharing Vine, Cameron ne aveva intuito il poten-ziale e ha deciso di servirsene quando era ancora nella sua pri-ma versione. Oggi, forte di una base di fan devoti che seguono ogni sua mossa, tweet, post su Vine o Instagram, non stupisce che Cameron sia richiestissimo. Ha un contratto con IMG, due film e un’apparizione all’Ellen DeGeneres Show all’attivo e il suo singolo di esordio “She bad” ha raggiunto 18,2 milioni di visualizzazioni su YouTube. Difficile immaginare come qualcu-no della sua età possa reggere tutta questa pressione, ma lui sembra riuscirci con grande disinvoltura – destreggiandosi su Internet con la competenza di un guru della tecnologia e la bel-lezza sfrontata di un giovane Marky Mark, per non parlare di quanto sia tenero nell’impegno che dedica a ricambiare i suoi fan: «Anche quando ero ancora all’università aiutavo un’orga-nizzazione di beneficenza che si chiama Together We Rise (che si occupa di aiutare i giovani americani a districarsi nel sistema degli affidamenti, nda). Li aiutavo con la campagna di marke-ting e mi inventavo strategie perché fossero votati ed entrassero nella classifica degli American Giving Awards. Alla fine si sono classificati al quarto posto. Ed è lì che è nato il mio amore per il
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