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Marzia due donne

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Marzia è una donna ad un bivio. Vive la sua vita quotidiana senza troppa convinzione, senza quell’energia vitale e creativa che l’aveva sorretta e sospinta negli anni dell’adolescenza. Pian piano quest’energia sembra essersi dispersa, quasi dissolta nelle crepe che la vita crea attorno ad ognuno di noi. Crepe in cui si infilano i nostri anni, le nostre passioni, le nostre pulsioni più costruttive e preziose. Crepe che, man mano, vengono riempite da sospetti, dissapori, rancori, rammarichi e rimpianti, rendendo la nostra vita più vuota, più sbiadita. Crepe che generano quella sensazione di essere invecchiati, anche se lo specchio rimanda sempre la stessa immagine di donna giovane e bellissima. Ma quella sensazione esiste e non si riflette in uno specchio: è dentro di noi. Essere invecchiati dentro. Sentire le rughe nell’anima e non avere creme o prodotti per combatterle lascia per un attimo sconcertati, sgomenti. Fino a che non arriva un mazzo di rose. Profumate, proprio di quel colore,

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A Tu per Tu

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Marco Andreoli

Marzia. Due donne

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Prima Edizione: 2014

ISBN 9788898037551

© 2014 Edizioni Psiconline - Francavilla al MarePsiconline® Srl66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/ATel. 085 817699 - Fax 085 9432764Sito web: www.edizioni-psiconline.ite-mail: [email protected]

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I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e pubblicazione con qual-siasi mezzo analogico o digitale (comprese le copie fotostatiche e l’inserimen-to in banche dati) e i diritti di traduzione e di adattamento totale o parziale sono riservati per tutti i paesi.

Finito di stampare nel mese di Ottobre 2014 in Italia da UniversalBook srl - Rende (CS) per conto di Edizioni Psiconline® (Settore Editoriale di Psiconli-ne® Srl)

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I

Prologo15 settembre21 settembre28 settembre30 settembre5 ottobre6 ottobre8 ottobre28 ottobre3 novembre5 novembre17 novembre21 novembre27 novembre30 novembre4 dicembre6 dicembre10 dicembre18 dicembre24 gennaio28 gennaio30 gennaio31 gennaio6 febbraio21 febbraio8 marzo12 marzo

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24 marzo25 aprile1 maggio8 maggio9 maggio10 maggio13 maggio17 maggio18 maggio2 giugno3 giugno4 giugno5 giugno6 giugno15 giugno16 giugno24 giugno25 giugno26 giugno27 giugno3 luglio4 luglio5 luglio17 luglio19 luglio29 luglio30 luglio1 agosto4 agosto11 agosto26 agosto28 agosto29 agosto31 agosto6 settembre

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P

Quando nacque Marzia, io ero fuori.Fuori metaforicamente e fi sicamente.Stavo per andare a prendere il treno come ogni mattina ripen-

sando a quello che era successo negli ultimi giorni.Che un po’ mi piaceva e un po’ no.Che un po’ mi rendeva felice nell’anima e un po’ mi stringeva

il cuore fi no a farmi quasi male.In Marzia ci sono molte vite.Molte vite che si stanno dipanando, annoiate e sornione, ed

altre che attendono di essere vissute.Ci sono incontri, dialoghi, pensieri, momenti di ognuno di noi,

di voi.Marzia siete voi. Chi più, chi meno.Ora questa raccolta di pensieri si potrebbe intitolare “Due

donne”.Forse un giorno si scoprirà perché e forse no...Una donna che, non inganni, contiene anche pensieri e parti

di uomini. Una donna perché ogni uomo, comunque, per un breve perio-

do della propria esistenza, è stato parte di una donna...

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A volte non ti chiedi più neanche il perché.È che se per tutti quegli anni ti hanno sempre chiamata così,

poi inizi ad abituarti.Anche se il tuo secondo nome ti piace molto di più.Più diretto, meno complicato e altisonante, più fresco per chi

lo pronuncia e per te che lo senti.Ma a volte i percorsi della vita, i pensieri e le voglie delle altre

persone non fermano nelle stazioni dei tuoi desideri.E così fi nisci quasi per dimenticartene di quel secondo nome e

talvolta ti tocca tirar fuori la carta di identità per ricordare che si, sei proprio tu quella ragazza, con i suoi due nomi e i suoi molte-plici pensieri che le affollano la mente.

Questo pensava Marzia mentre rileggeva quel secondo nome, sbirciando al contrario il proprio documento mentre pagava con la sua nuova carta di credito.

Un sorriso le illuminò il volto nell’incontrare casualmente la seconda lei anche quel sabato mattina.

La cassiera restituì d’istinto il sorriso.Marzia si chiese fugacemente quale delle due lei stesse salu-

tando, a quale stesse sorridendo...

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“Come stai?”“Bene”Si era riproposta di non arricciare più il naso in quella maniera

che sentiva strana.Si, è vero, lei stessa non si poteva vedere ma era convinta che

se qualche persona attenta fosse stata a guardarla, di sicuro lo avrebbe notato.

Una piccola smorfi a fatta con il naso, stringendo leggermente le labbra e piegando impercettibilmente il capo da un lato.

Che voleva dire “si, bene, ma...”.Tutti in fondo, quando diciamo “bene” intendiamo “si, bene,

ma...”.È normale, naturale e succede molto spesso.Marzia invidiava di cuore quelli che il “ma” non ce lo mette-

vano, non lo concepivano nemmeno.Quelli a cui la risposta alla fatidica domanda non scatenava

nemmeno la più piccola smorfi a.Ma, pensandoci bene, quella smorfi a poteva forse parlare di

lei?Qualcuno avrebbe mai potuta notarla? Molte volte le persone non notano nemmeno quando sei senza

trucco o hai pianto o sei tesa e nervosa.Altre ancora non ti notano. Punto.Nemmeno se avessi i capelli blu o ti fossi disegnatauna nota musicale su una guancia.Ma se hai la gonna più corta, quello lo notano.

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Ma se notano quello non noteranno di certo la smorfi a, è si-curo.

“Come stai?”“Bene”

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E ti scopri nuovamente a pensare.Dove stiamo noi, ti chiedi?Stiamo dove sta il nostro corpo, il nostro fi sico o dove sta il

nostro pensiero? Se il nostro corpo è la prigione dell’anima, un fardello, allora noi siamo dove è il nostro pensiero, noi siamo dove è la nostra mente.

Ma non è che se uno pensa alla luna o a Venere si trova in quei posti...

Quindi stai a vedere che ci toccherà mantenere l’annosa sud-divisione, ci toccherà continuare a dire “sei qui ma non sei qui”, a far notare che “hai la testa da un’altra parte” o che “fi sicamente sei qui ma...”.

Ancora quel “ma”.Oggi si sta materializzando troppe volte.Se fosse un numero lo giocherei al Lotto ma con un “ma” non

si può fare.Non è che puoi entrare in una ricevitoria e dire “vorrei giocare

un “ma” su tutte le Ruote.Anche se, magari, a Napoli trovi una di quelle vecchie botte-

gucce, di quelle stanzette piccolissime piene di libricini, bollette e tazzine di caffè mai restituite dove una persona vede il mondo come una serie di numeri che camminano.

Un po’ come in “Matrix” ma con i numeri.Da 1 a 90.E ti immagini entrare, essere catalogata come 77, se ti chie-

dono “come sta” con un 72 e ti vedi speranzosa a domandare

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candidamente “vorrei giocare un “ma”, non so come fare” e ti senti rispondere “35”.

Almeno servirebbe a qualcosa questo “ma”. Invece sono qui a pensare, a cercare di capire se sono qui o

sono là.E mentre ci pensi forse scopri che, in quel preciso istante, non

sei né qui né là.E non sai se esserne enormemente felice o incredibilmente

rattristata.“Dove sono?”Dove sei, Marzia?

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Hanno inventato tutto.Possiamo comunicare a migliaia di chilometri di distanza,

volare a velocità supersoniche, ricercare informazioni in pochi secondi.

Se abbiamo freddo ci copriamo con le fi bre più moderne, più calde e leggere che la tecnologia ci ha messo a disposizione.

Se non vogliamo farci male ai muscoli prima di uno sforzo ci mettiamo gli scaldamuscoli.

Ma se è vero che il cuore è un muscolo perché nessuno ha mai inventato lo scaldacuore?

Perché una coscia o un polpaccio - con tutto il rispetto da dan-zatrice dilettante che porto loro - sono più importanti del nostro cuore?

E si, il cuore è diverso.Magari fosse un muscolo come tutti gli altri da poter proteg-

gere, riscaldare affi nché non abbia a strapparsi, spezzarsi, patire dolore.

Il dolore fi sico lo sopporti bene Marzia, anche quando è forte e ti fa quasi piangere, ma quello dell’anima un po’ meno.

Quello fi sico passa, quello dell’anima... boh.E allora vorresti poter avere un navigatore personale dove im-

postare delle destinazioni quando senti che forse devi partire per qualche viaggio non programmato.

E vorresti impostarlo con una destinazione semplice ed im-mediata.

“Di là”.

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Oltre gli schemi prefi ssati che ti stanno soffocando senza che tu te ne accorga.

Oltre la smorfi a che ti viene dopo aver risposto “Bene” ad un “Come stai?”.

Di là.E non sai se vuoi partire o se è solo un malessere passegge-

ro, non sai nemmeno se vuoi guardare dal fi nestrino durante il viaggio.

Certe volte vorresti solo addormentarti e risvegliarti sentendo una sola parola: “Arrivo”.

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Ti sei fermata davanti ad un fi oraio oggi.Giusto un minuto, il tempo di guardare velocemente dentro.Gerbere, tulipani, orchidee e rose.Ti piacciono le rose, Marzia, e non perdi occasione per dirlo

a chi conosci.Ma giusto per caso, proprio perché è più forte di te.Perché immagini che il principe che cavalca i tuoi sogni un

giorno si presenti da te con un mazzo di rose di quel colore, pro-prio quella sfumatura che starebbe bene con il tuo smalto, con quella forma, quella grandezza precisa, quel profumo che sempre associ all’amore.

E quando ti sfugge una frase riguardo la tua passione per le rose un po’ ti mordi la lingua.

Cosa faresti se un amico o una persona che ti conosce così poco ti mandasse cinquanta rose?

E se poi fossero proprio di quel colore, con quella forma, quel-la grandezza e quel profumo?

Avresti il coraggio, tu che le ami tanto, di rimandarle indietro?Poi pensi che, comunque, non dici quasi mai di che colore ti

piacciono e, per fortuna, di colori le rose ne hanno tanti.Chi ti manderebbe delle rose rischiando di scegliere un colore

che non ti piace?E a quel punto sorridi pensando che i possibili guai che avresti

potuto trovarti tra capo e collo si sono magicamente dissolti.Devi avere una sorta di intuito che ti impedisce di fare scioc-

chezze.

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Ci pensi mentre stacchi gli occhi da quelle rose.Ci pensi e un po’ ti dispiace.

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È arrivato un mazzo di rose.Tante rose. Del colore giusto. Della dimensione che amo.Con quei petali vellutati su cui starei ore a strusciare la punta

del mio naso e la mia guancia.Con quel profumo che mi inebria, quello che ti rimane nella

stanza, soave ma persistente e ti fa fare bei sogni.Ho aperto il biglietto. L’ho letto.Non fi nivo più di leggere quelle frasi, soppesavo ogni parola.Ognuna parlava di me.Penso di averlo riletto tre volte.Mi girava un po’ la testa ma stavo bene, era solo un po’ leg-

gera.Tutto era perfetto.Solo la fi rma era fuori posto.Avrei voluto che la fi rma fosse un’altra. Lo avrei desiderato

più di ogni altra cosa al mondo.“Forse si sono sbagliati”, ho pensato.Ma allora il commesso del fi oraio come faceva a conoscere il

mio nome?Ma, più che altro, come faceva quel tale a conoscere di che

colore mi piacciono le rose?Sono sicura di non averglielo mai detto.Sicura... forse no.Fai mente locale Marzia.Ma come fare quando la mente è da un’altra parte?

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Ringrazierò. Domani ringrazierò per quel magnifi co mazzo di rose.

E poi vedrò di capire per quale occasione mi sono state donate.Ma non è questo che mi fa sentire stanca ora. È altro.Per anni pensi che il tuo principe con il tuo mazzo di rose stia

cavalcando verso il tuo castello.Anni in cui ti sembra di sentire quel profumo, il frusciante ru-

more del suo mantello, lo scalpitare di zoccoli del suo destriero.Hai il tuo mazzo di rose. Il profumo. Il colore.Hai le parole che avresti voluto che dicesse.E ti accorgi d’improvviso che il principe sta ancora cavalcan-

do da qualche parte.Stanca.È tardi. Domani potresti risvegliarti e scoprire che è stato solo un so-

gno.O un incubo.Ma senti il profumo delle rose. Almeno questa notte farai bei

sogni.

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E ti scopri ad osservare una donna sul treno che risponde a dei messaggi sul cellulare.

Dita affusolate ed eleganti, unghie curate, abbigliamento di classe.

I tuoi occhi vengono catturati da due bracciali.Il loro luccicare ha un che di ipnotizzante.I brillanti che li compongono ti trasportano in una dimensione

magica che ti spinge a distaccarti dalla realtà e ad entrare per un attimo in un mondo da sogno.

Ti piacciono le cose che luccicano ed abbagliano.In fondo, Marzia, questi bracciali attirano l’attenzione, cattu-

rano gli occhi, mandano un segnale, come un radiosegnalatore in mezzo all’oceano.

Il tuo oceano.Il tuo oceano di emozioni in burrasca che il giorno prima era

calmo e tranquillo.Una distesa d’acqua in mezzo a tanta altra acqua, così profon-

da che stupisce ed affascina quanto lo sia. Una distesa talmente sperduta che non ci sono previsioni del

tempo per questo meraviglioso specchio grigioverdeazzurro e senza previsioni non lo puoi sapere quando arriva il maltempo.

Una cosa non hai ancora imparato alla perfezione.Che la luce che ti avvolge non te la danno i bracciali e i bril-

lanti.Quella luce l’hai dentro.Mille volte più brillante di qualsiasi diamante.

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Mille volte più preziosa di qualsiasi tesoro.Certo, i bracciali, gli orecchini e le collane abbelliscono.C’è una sottile differenza tra chi ti dice “che belli quegli orec-

chini” e chi invece ti accoglie con un “quella collana ti sta dav-vero bene”.

La differenza è minima.Un semplice “ti”. Te.Perché tu sei la luce e quei bracciali possono solo sperare di

accompagnarsi più o meno degnamente a te.È ora di scendere Marzia.Distogli lo sguardo da quel luccichio.“Che belli”, pensi, “che splendida luce facevano”.E non ti accorgi che scendi e stai illuminando la stazione.

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Dove fi niscono i pensieri?Questo ti chiedi stasera Marzia, continuando a pensare.Esiste un posto, un angolo di spazio, un’anticamera di cielo,

dove i pensieri si affollano come vecchi libri dimenticati sullo scaffale dell’ala chiusa di una biblioteca?

Si perdono per sempre una volta formulati, prima di essere fi ssati sulla carta, prima di arrossare le gote di chi li ha posseduti, prima che possano avere la benché minima possibilità di concre-tizzarsi in fragili realtà?

O si incontrano, volando eterei e leggeri, in un luogo sacro, dove cadono a terra esanimi, senza forze né vita perché nessuno più li pensa?

O forse rivivono quando qualcuno fa rifl uire in essi suffi ciente linfa vitale per farli volare, liberi ed inarrestabili più del vento?

“Stavo pensando la stessa cosa”, “hai avuto la stessa mia idea” non son forse prove degli stessi pensieri che vivono in menti di-verse?

Magari uguali non saranno mai, ma potreste dire che un’auto non è più la stessa se la si ritarga o la si rivernicia?

Tu non sai dove fi niscono i pensieri, Marzia, - se mai fi niscono da qualche parte - ma una cosa sai per certa...

Se questo posto esiste tu ne occupi uno spazio generoso.Ci sono persone che non vi lascerebbero alcuna impronta, ma

non tu.E pensi che se mai esistesse un tal luogo nessuno dovrebbe

averne accesso perché i pensieri sono la cosa più intima che una

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persona possa esprimere.A meno che tu non decida che qualcuno di veramente speciale

possa vederne alcuni attraverso le tue parole.Ma non succede spesso. Pensi alle rose. Al colore. Forse qualche pensiero non autorizzato ogni tanto sfugge.Ma la tua testa non è una prigione. Non esistono nulla osta o

permessi da vidimare.Forse quel pensiero lo hai aiutato ad evadere tu.Comunque sia il problema non è dove sia adesso.Il problema è cosa potrebbe aver scatenato.

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Stasera ho fatto una sciocchezza.Nel senso che ho fatto una cosa senza peso, un gioco, una cosa

per divertirmi e distrarmi un attimo.Non mi sarei mai aspettata che questa piccolezza potesse me-

ravigliare e rendere allegro qualcuno.Mi ha sorpreso, piacevolmente sorpreso.All’inizio mi ha colpito, incuriosito, ma poi mi sono sentita

divertita, felice.Mi sono detta: Marzia, a volte le cose più piccole ed insignifi -

canti possono far l’effetto di grandi cose.Non posso credere che questa inezia possa aver avuto strasci-

chi che si sono propagati fi no al giorno seguente.Ho capito quindi che anche la più piccola cosa può allietare la

giornata di qualcuno e, di rifl esso, la mia.Che possiamo dare gioia e felicità o strappare piccoli sorrisi

con poco perché la nostra anima vuole essere felice.Si, le piccole cose sono molto potenti.Un battito d’ali di una farfalla può scatenare un uragano se-

condo una teoria che si sta affacciando prepotente nella mia vita.Il problema è che io forse non sono dalla parte della farfalla.Forse sono nel cuore dell’uragano.

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L’ho rifatto.Non so perché. Mi sembrava divertente.Questo gioco, questa sciocchezza mi fa sentire bene, allegra.Questa volta però non se ne è nemmeno accorto subito.Alcune persone hanno proprio la testa tra le nuvole.Però so che la cosa lo ha rallegrato.Una cosa il mio istinto mi urla. Non devo farlo quattro volte.Una, due, tre sono accettabili.Quattro no.Non so perché e non so nemmeno da dove mi arrivi questa

assurda considerazione però... sento che quattro potrebbe far bat-tere le ali di quella farfalla.

Nuovamente.Mi sento davvero sciocca.Tre sciocchezze, in fondo, sono come quattro no?Ho bisogno di un caffè.Oggi ne ho già presi tre però. Ma si, per una volta ne prenderò

quattro.Male non farà.

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Per una donna ci sono tappe importanti.Appuntamenti che non puoi sbagliare, pena il rovinarsi l’esi-

stenza per giorni.Prendersi un eritema solare i primi giorni di mare.Un taglio di capelli che non corrisponde ai propri desideri.Una tinta sbagliata.Che poi i capelli per una donna sono fondamentali.Ti potrebbe stare a raccontare come li ha avuti vent’anni pri-

ma, di che colore, di che lunghezza e quanto li ha tenuti in quel modo.

E ogni volta che avviene un cambiamento a volte sotto sotto sta cambiando qualcosa di più profondo.

Ma a volte no.Tanto che qualche amico ti chiede sempre: “Ehi, che succe-

de?” e tu a spiegargli che non succede proprio niente, che vuoi solo farti una tinta.

Per alcuni, automaticamente, cambi il tuo look per compiacere gli atri.

Invece tu, Marzia, hai un’idea radicalmente diversa.Tu lo fai per compiacere te stessa, lo fai per te.Lo fai per piacerti, magari per piacere, ma non per piacere ad

una persona.Tanto poi all’inizio va sempre qualcosa storto e il risultato non

ti piace.Succede quasi sempre così.Tra quelli che non se ne accorgono nemmeno e quelli che ti

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dicono che sei una sciocca e stai bene.E anche se non succede niente - ne sei assolutamente sicura

che non succede niente - a volte ti fermi a pensare che si, lo fai per te ma non riesci a spiegare perché lo fai proprio quel mese, proprio in quel periodo.

“Ehi, che succede?”

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