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Catania uscirà dall’attuale condizione di crisi: sapremo trasformare una città ansimante in un organismo vitale. È tuttavia diffusa la percezione del pericolo di impoverirsi e, se oggi esiste qualcosa di condiviso, è proprio l'idea che le cose vanno veramente male. In alcuni casi ciò coincide con una drammatica fles- sione dei redditi, in altri con il timore che questo stia per accadere. La straordinaria frequenza con cui si par- la di debiti da pagare, propri o delle pubbliche amministrazioni, segnala che il meccanismo che ci permette di sopravvivere e di crescere, come sin- goli e come comunità, si è ormai inceppato. La diffi- coltà di pagare un debito, infatti, è segno che delle risorse sono state distrut- te, che non si è conserva- to abbastanza. Quando si distruggono delle risorse ci sono due strade da se- guire: assumersene per intero la responsabilità, riducendo corrispon- dentemente il patrimo- nio, oppure riversare quel peso su altri, altre imprese, altre famiglie, altre pubbliche ammini- strazioni, altre generazioni. L'espressione colloquiale "si è mangiato un patrimonio" non potrebbe essere più adatta alle nostre circostanze. In alcuni casi riconosciamo di averlo fatto e riorganizziamo la nostra vita sulla base delle ridotte risorse; altre volte spendiamo buona parte del nostro tempo escogitando meccanismi per far pagare ad altri il patrimonio "che ci siamo mangiati", inseguendo un tenore di vita che non potremmo più permetterci. Ebbene, Catania è proprio a questo snodo. È lo snodo della assunzione di respon- sabilità, della vita adulta per la nostra città. Solo su questa base è possibile ripartire, riacquistando quella serenità che viene dalla consapevolezza di vivere in una casa finalmente libera da ipoteche. Quella serenità si riacquista tornando a dare valore alle cose e alle persone. È nel valore delle persone e delle cose la chiave della ripresa. C'è un valore nascosto nel patrimonio di questa città; nelle vite degli uomini e delle donne, e nelle loro relazioni sociali. Ritrovare quel valore ci permetterà di assorbire la perdita e ripartire su basi più solide. É su questa idea che intendo mettere a disposi- zione della città la mia passione, le mie competenze, il mio coraggio civile, e offrire la mia candidatura a Sindaco della città di Catania. Ho condotto una vita straordinaria con grandi gioie e un grandissimo dolore. Questi mi hanno insegnato che c'è sempre, in sé e negli altri, un valore inesplorato di dignità e di bellezza che si può mettere a disposizione. Non ho a cuore altro che la mia città e non ambisco ad alcun cursus honorum. Solo, desidero che Catania conquisti la dignità che il suo popolo merita. Che fare? Innanzitutto liberarsi di una espressione insulsa, ossia che esistano risorse “a costo zero”. Prego tutti di di- menticarla. Se esistessero risorse a costo zero sarebbero già terminate: nessuno di noi si farebbe scappare una occasione del genere. Ciò che è a costo zero per alcuni è a caro prezzo per altri. Si parta dalla eliminazione di questa ipocrisia e si riconosca invece che c'è sicuramente uno spa- zio inesplorato di servizi pubblici offerti gratuitamente dai privati, nel campo della cultura, dei servizi sociali, della pulizia della città, della legalità, e perfino dei servizi alle imprese. Questa offerta va riconosciuta, coordinata, stimolata, anche con mec- canismi premiali. Il premio pagato, unito al riconoscimento pubblico, sarà di gran lunga inferiore del costo che la pubblica amministrazione dovrebbe pagare se com- prasse quei servizi sul mercato. Che si realizzi quindi, impiegando strutture oggi sottoutilizzate, la “casa delle associazioni”, dove possano trovare “alloggio” chi si impegna nel volontariato, nella cultura, nella legalità e nell'impresa. Vi troveranno posto le innumerevoli realtà associative che oggi offrono gratuitamente assistenza, cultura, presidio della legalità, servizi alle imprese, ma che soffrono di una cronica carenza di coordinamento. Lo stesso meccanismo potrà essere replicato all'interno della pubblica amministrazio- ne. C'è uno spazio inesplorato di passione, di merito e di competenze all'interno del Comune di Catania, che può essere attivato mediante il riconoscimento pubblico e un meccanismo premiale. C'è un forte bisogno di comunicazione e di partecipazione, che si può soddisfare attraverso l'attivazione di micro palcoscenici, dai quali il fun- zionario, il dipendente o l'ufficio intero, spesso sconosciuti all'utente finale, possano ricevere il giusto riconoscimento per un servizio ben fatto. Tale valore, prodotto all'interno ed all'esterno della pubblica amministrazione, può arricchire il patrimonio pubblico poiché il valore di un bene dipende spesso dall'e- sistenza di altri beni e servizi vicini. I recenti tentativi di vendere una parte del pa- trimonio comunale non sono andati a buon fine. Ciò non sorprende: un bene ha valore in relazione a ciò che con esso si può fare. Un bene isolato, poco attrezzato, scarsamente connesso con l'ambiente circostante, non è per nulla attraente. Oggi la scommessa è proprio la produzione di beni collettivi che potranno dare valore sia al patrimonio pubblico sia a quello privato. Occorre dunque avviare un percorso virtuoso che dà valore agli immobili pubblici e privati attigui. Una analoga riflessione si può fare per le partecipate. La vendita rischia di essere una svendita, se prima non si affronta il problema della loro funzionalità ed efficienza. Attraverso queste tre linee di intervento si costituisce un valore - sia pure non immediatamente monetizzabile ma non per questo meno solido - che crea un fondo per assor- bire le perdite. Questo fondo si manifesta innanzitutto nel prevedibile incremento di valore degli immobili e delle partecipazioni societarie del Comune; ma anche nella riduzione delle sue spese correnti, realizzata attraver- so la maggiore efficienza della struttura interna e la partecipazione privata alla produzione di servizi. Il riassorbimento delle perdite chiaramente non è l'unico obiettivo della creazione di questo fondo. L'altro, ugualmente desiderabile, è l'allegge- rimento del carico fiscale. A ben vedere, tutto ciò non è diverso da quello che un buon padre di famiglia farebbe in circostanze critiche. Attiverebbe tutte le risorse interne alla famiglia, anche quelle apparentemente perdute o nascoste, per evitare di dover svendere il patrimonio. Ma questo è solo il primo passo. Dopo lo sforzo per rialzarsi occorre mettersi in cammino. Dall'emergenza macroeconomica occorre passare alla ricostruzione della struttura economica e sociale. Occorre dunque entrare nel meri- to della spesa. In particolare occorre discutere la sua distribuzione e la sua efficacia territoriale e funzionale. Non si deve dimenticare, infatti, che il Comune fornisce un pacchetto di servizi essenziale e cruciale per lo sviluppo economico e civile della città. Ciò significa che chi si candida a governare la città deve avere ben chiara un'idea di sviluppo. L'offerta di servizi messa in campo dal Comune non è certo senza effetti sul percorso di sviluppo della città: può condizionarlo in positivo o in negativo. Una disattenzione, più o meno consapevole, su alcune aree della città o su alcune funzioni, può lasciar prosperare attività ed interessi decisamente contrari ad un sano percorso di sviluppo. La riflessione sullo sviluppo di città come la nostra non può prescindere dal quadro regionale, nazionale, europeo e per- fino globale. Ma questa non può essere una ragione per non assumersi la responsabilità di indicare una strada. Non si può redigere, per esempio, il piano regolatore generale senza chiedersi quali percorsi la città potrà, dovrà o vorrà seguire nei prossimi anni, trascurando - solo per fare un esempio - l’emergenza sismica, la rigenerazione edilizia, il decentramento delle attivi- tà incongruenti. Da molte analisi emerge che in Sicilia le imprese che crescono sono quelle che esportano; tra queste, quelle particolarmente dinamiche sono le imprese che utilizzano in modo innovativo le risorse immobili come il suolo, l'ambiente, il patrimonio culturale; risorse di cui il territorio catanese è particolarmente ricco. Non possiamo certo sottrarci alla tendenza generale che trasferisce altrove molte pro- duzioni tradizionali, ma ci troviamo nelle condizioni migliori per rimpiazzare quelle produzioni. Riconoscere per tempo l'irreversibilità di questo processo permetterà di ridurre gli inevitabili costi della ristrutturazione produttiva. La città sta ai piedi del vulcano più grande d'Europa, lungo una delle spiagge più lunghe e più belle del Medi- terraneo, a corona di una pianura fertilissima. Dobbiamo chiederci se siamo riusciti ad estrarre tutto il valore che questi beni possono generare. Il futuro della città riguarda tutti indistintamente, ma il percorso che ha portato alla predisposizione del nuovo piano regolatore non è stato un percorso partecipato. Uno strumento così centrale nel disegno del futuro del- la città non può ridursi ad una discussione tra associazioni di categoria e soggetti isti- tuzionali. Occorre che ognuno recuperi la possibilità di contribuire in modo effettivo alla definizione dell'ambiente in cui vive. Occorre che nel consiglio comunale siano veramente rappresentate le istanze dei territori. L’inqualificabile distribuzione dei seg- gi tra correnti e fazioni di partito deve lasciare il posto ad un consiglio ‘federale’, in cui gli uomini e le donne dei quartieri possano rappresentare gli interessi veri dei rispettivi territori. I consigli e le strutture di quartiere devono poi essere attrezzati per risolvere da soli buona parte delle questioni che sorgono all’interno dei medesimi. Infine occorrerà dare piena operatività agli strumenti della partecipazione diretta. Non èt più rinviabile infatti l'accorciamento della catena che porta dalle istanze e dai bisogni dei cittadini alle scelte politiche e amministrative. La riflessione sul futuro della città richiede certo del tempo, ma alcune distorsioni sono evidenti e non richiedono ulteriori riflessioni. La città soffre da tempo di profonde fratture al suo interno, sia tra i diversi strati sociali, sia tra i diversi territo- ri. É molto urgente l'avvio di un riequilibrio nella fornitura di servizi che restituisca dignità alle persone e ai territori. Una comunità moderna ha il dovere di sostenere chi non può sostenersi da solo, e di mettere tutti gli altri nelle condizioni minime per poterlo fare in autonomia. Occorre un nuovo welfare, non più assistenzialista, ma che protegga e stimoli l'attivazione di ciò che di buono esiste in ogni cittadino. Non c'è bisogno di consultare gli indicatori statistici per osservare che la città ha aree dove il diritto ad una vita dignitosa viene costantemente calpestato e dove quelle condizioni minime non esistono. Il contenuto di quel diritto non è solo quello della terna essenziale di cibo, tetto e igiene, ma si estende, passando per tanto altro, fino al diritto a vivere ed operare in un ambiente dove la regola del diritto sia osservata. Basta rivolgere lo sguardo ad alcuni snodi cruciali della città, come i mercati storici, i servizi cimiteriali, le attività commerciali di strada, per capire che non è la regola del diritto che governa quegli snodi, almeno non la regola del diritto ufficiale. Altri ordinamenti spesso sovrintendono allo svolgimento di quelle attività, ordinamenti mafiosi e criminali. Porre l'attenzione su queste punte emergenti può poi aiutare a sollecitare l'attenzione su ciò che è più nascosto, come i grandi affari. Pur non essen- do l'unico soggetto responsabile, il Comune ha un ruolo centrale nell'assicurare la regola del diritto. Senza questa assicurazione, da realizzare attraverso una adeguata e omogenea fornitura di servizi, non si dà nessuna seria prospettiva di sviluppo. Senza questo impegno, forte e conclamato, non vale la pena di svolgere alcuna funzione di natura pubblica. In definitiva, occorre pensare ad un nuovo clima di collaborazione tra le istituzioni, tra i quartieri, tra gli uomini e le donne di questa città, che crei lo spazio perché tutti, ma so- prattutto i più giovani, possano con dignità ed effettività realizzare qui, in questo territorio, i loro progetti di vita, di famiglia, di lavoro e di impresa. Questo clima non può che scaturire da uno sforzo corale e civi- co, in cui il comune interesse prevalga sulle logiche di schieramento. É per questo che ci adopereremo per presentare alle prossime elezioni amministrative una proposta e delle liste civiche fatte da donne e uomini che intendano dedicarsi per intero alla città, senza protezioni parlamentari o istituzionali, e che si fondi sui pilastri del rilancio economico della città, della regola del diritto e della protezione dei più deboli. Maurizio Caserta Sindaco Verso una città piena di vita Ridiamo valore alla città Maurizio Caserta photo: Jessica Hauf GIA’ IN AZIONE “Alcune delle iniziative in corso sul territorio” Cronotappe Percorsi a tempo sul territorio urbano, dove ogni cittadino o assaciazione è libero di evidenziare le contraddizioni, esprimere opinioni e creare un confronto sulle problematiche della città. Incontri tematici Dibattiti pubblici su tematiche importanti riguardanti la città, gestiti con metodi e modalità innovative che valorizzano le idee e la condivisione della conoscenza. Laboratorio politico Utilizzo di strumenti informatici aggregativi: social network dedicato, WikiCatania, Google maps e geolocalizzazione dei problemi della città, utilizzo di app per il decoro urbano. Seguici sul web e contattaci per collaborare. Iscriviti al social network: www.fondazioneaperta.ning.com Il blog ufficiale della fondazione: www.fondazioneaperta.it Mail: info@fondazioneaperta.it Twitter Maurizio Caserta: @casertamaurizio Twitter Fondazione Aperta: @fondazioneapert Mappa di una delle Cronotappe La pagina è pagata dal “Comitato per un’azione politica e sociale innovativa”, Catania, reg. 20/6/2011 n°14352. LA SICILIA.indd 1 28/12/12 20:03

Maurizio Caserta Sindaco

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Articolo apparso sul giornale la sSicilia il 30 dicembre 2012.

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Catania uscirà dall’attuale condizione di crisi: sapremo trasformare una città ansimante in un organismo vitale. È tuttavia diffusa la percezione del pericolo di impoverirsi e, se oggi esiste qualcosa di condiviso, è proprio l'idea che le

cose vanno veramente male. In alcuni casi ciò coincide con una drammatica fles-sione dei redditi, in altri con il timore che questo stia per accadere. La straordinaria frequenza con cui si par-la di debiti da pagare, propri o delle pubbliche amministrazioni, segnala che il meccanismo che ci permette di sopravvivere e di crescere, come sin-goli e come comunità, si è ormai inceppato. La diffi-coltà di pagare un debito, infatti, è segno che delle risorse sono state distrut-te, che non si è conserva-to abbastanza. Quando si distruggono delle risorse ci sono due strade da se-guire: assumersene per intero la responsabilità, riducendo corrispon-dentemente il patrimo-nio, oppure riversare quel peso su altri, altre imprese, altre famiglie, altre pubbliche ammini-strazioni, altre generazioni. L'espressione colloquiale "si è mangiato un patrimonio" non potrebbe essere più adatta alle nostre circostanze. In alcuni casi riconosciamo di averlo fatto e riorganizziamo la nostra vita sulla base delle ridotte risorse; altre volte spendiamo buona parte del nostro tempo escogitando meccanismi per far pagare ad altri il patrimonio "che ci siamo mangiati", inseguendo un tenore di vita che non potremmo più permetterci.

Ebbene, Catania è proprio a questo snodo. È lo snodo della assunzione di respon-sabilità, della vita adulta per la nostra città. Solo su questa base è possibile ripartire, riacquistando quella serenità che viene dalla consapevolezza di vivere in una casa finalmente libera da ipoteche. Quella serenità si riacquista tornando a dare valore alle cose e alle persone. È nel valore delle persone e delle cose la chiave della ripresa. C'è un valore nascosto nel patrimonio di questa città; nelle vite degli uomini e delle donne, e nelle loro relazioni sociali. Ritrovare quel valore ci permetterà di assorbire la perdita e ripartire su basi più solide. É su questa idea che intendo mettere a disposi-zione della città la mia passione, le mie competenze, il mio coraggio civile, e offrire la mia candidatura a Sindaco della città di Catania. Ho condotto una vita straordinaria con grandi gioie e un grandissimo dolore. Questi mi hanno insegnato che c'è sempre, in sé e negli altri, un valore inesplorato di dignità e di bellezza che si può mettere a disposizione. Non ho a cuore altro che la mia città e non ambisco ad alcun cursus honorum. Solo, desidero che Catania conquisti la dignità che il suo popolo merita.

Che fare? Innanzitutto liberarsi di una espressione insulsa, ossia che esistano risorse “a costo zero”. Prego tutti di di-menticarla. Se esistessero risorse a costo zero sarebbero già terminate: nessuno di noi si farebbe scappare una occasione

del genere. Ciò che è a costo zero per alcuni è a caro prezzo per altri. Si parta dalla eliminazione di questa ipocrisia e si riconosca invece che c'è sicuramente uno spa-zio inesplorato di servizi pubblici offerti gratuitamente dai privati, nel campo della cultura, dei servizi sociali, della pulizia della città, della legalità, e perfino dei servizi alle imprese. Questa offerta va riconosciuta, coordinata, stimolata, anche con mec-canismi premiali. Il premio pagato, unito al riconoscimento pubblico, sarà di gran

lunga inferiore del costo che la pubblica amministrazione dovrebbe pagare se com-prasse quei servizi sul mercato. Che si realizzi quindi, impiegando strutture oggi sottoutilizzate, la “casa delle associazioni”, dove possano trovare “alloggio” chi si impegna nel volontariato, nella cultura, nella legalità e nell'impresa. Vi troveranno posto le innumerevoli realtà associative che oggi offrono gratuitamente assistenza, cultura, presidio della legalità, servizi alle imprese, ma che soffrono di una cronica carenza di coordinamento.

Lo stesso meccanismo potrà essere replicato all'interno della pubblica amministrazio-ne. C'è uno spazio inesplorato di passione, di merito e di competenze all'interno del Comune di Catania, che può essere attivato mediante il riconoscimento pubblico e un meccanismo premiale. C'è un forte bisogno di comunicazione e di partecipazione, che si può soddisfare attraverso l'attivazione di micro palcoscenici, dai quali il fun-zionario, il dipendente o l'ufficio intero, spesso sconosciuti all'utente finale, possano ricevere il giusto riconoscimento per un servizio ben fatto.

Tale valore, prodotto all'interno ed all'esterno della pubblica amministrazione, può

arricchire il patrimonio pubblico poiché il valore di un bene dipende spesso dall'e-sistenza di altri beni e servizi vicini. I recenti tentativi di vendere una parte del pa-trimonio comunale non sono andati a buon fine. Ciò non sorprende: un bene ha valore in relazione a ciò che con esso si può fare. Un bene isolato, poco attrezzato, scarsamente connesso con l'ambiente circostante, non è per nulla attraente. Oggi la scommessa è proprio la produzione di beni collettivi che potranno dare valore sia al patrimonio pubblico sia a quello privato. Occorre dunque avviare un percorso virtuoso che dà valore agli immobili pubblici e privati attigui. Una analoga riflessione si può fare per le partecipate. La vendita rischia di essere una svendita, se prima non si affronta il problema della loro funzionalità ed efficienza.

Attraverso queste tre linee di intervento si costituisce un valore - sia pure non immediatamente monetizzabile ma non per questo meno solido - che crea un fondo per assor-bire le perdite. Questo fondo si manifesta innanzitutto nel

prevedibile incremento di valore degli immobili e delle partecipazioni societarie del Comune; ma anche nella riduzione delle sue spese correnti, realizzata attraver-so la maggiore efficienza della struttura interna e la partecipazione privata alla produzione di servizi. Il riassorbimento delle perdite chiaramente non è l'unico obiettivo della creazione di questo fondo. L'altro, ugualmente desiderabile, è l'allegge-rimento del carico fiscale. A ben vedere, tutto ciò non è diverso da quello che un buon padre di famiglia farebbe in circostanze critiche. Attiverebbe tutte le risorse interne alla famiglia, anche quelle apparentemente perdute o nascoste, per evitare di dover svendere il patrimonio. Ma questo è solo il primo passo. Dopo lo sforzo per rialzarsi occorre mettersi in cammino. Dall'emergenza macroeconomica occorre passare alla ricostruzione della struttura economica e sociale. Occorre dunque entrare nel meri-to della spesa. In particolare occorre discutere la sua distribuzione e la sua efficacia territoriale e funzionale. Non si deve dimenticare, infatti, che il Comune fornisce un pacchetto di servizi essenziale e cruciale per lo sviluppo economico e civile della città. Ciò significa che chi si candida a governare la città deve avere ben chiara un'idea di sviluppo. L'offerta di servizi messa in campo dal Comune non è certo senza effetti sul percorso di sviluppo della città: può condizionarlo in positivo o in negativo. Una

disattenzione, più o meno consapevole, su alcune aree della città o su alcune funzioni, può lasciar prosperare attività ed interessi decisamente contrari ad un sano percorso di sviluppo.

La riflessione sullo sviluppo di città come la nostra non può prescindere dal quadro regionale, nazionale, europeo e per-fino globale. Ma questa non può essere una ragione per non assumersi la responsabilità di indicare una strada. Non si può

redigere, per esempio, il piano regolatore generale senza chiedersi quali percorsi la città potrà, dovrà o vorrà seguire nei prossimi anni, trascurando - solo per fare un esempio - l’emergenza sismica, la rigenerazione edilizia, il decentramento delle attivi-tà incongruenti. Da molte analisi emerge che in Sicilia le imprese che crescono sono quelle che esportano; tra queste, quelle particolarmente dinamiche sono le imprese che utilizzano in modo innovativo le risorse immobili come il suolo, l'ambiente, il patrimonio culturale; risorse di cui il territorio catanese è particolarmente ricco. Non possiamo certo sottrarci alla tendenza generale che trasferisce altrove molte pro-duzioni tradizionali, ma ci troviamo nelle condizioni migliori per rimpiazzare quelle produzioni. Riconoscere per tempo l'irreversibilità di questo processo permetterà di ridurre gli inevitabili costi della ristrutturazione produttiva. La città sta ai piedi del vulcano più grande d'Europa, lungo una delle spiagge più lunghe e più belle del Medi-terraneo, a corona di una pianura fertilissima. Dobbiamo chiederci se siamo riusciti ad estrarre tutto il valore che questi beni possono generare.

Il futuro della città riguarda tutti indistintamente, ma il percorso che ha portato alla predisposizione del nuovo piano regolatore non è stato un percorso partecipato. Uno strumento così centrale nel disegno del futuro del-

la città non può ridursi ad una discussione tra associazioni di categoria e soggetti isti-tuzionali. Occorre che ognuno recuperi la possibilità di contribuire in modo effettivo alla definizione dell'ambiente in cui vive. Occorre che nel consiglio comunale siano veramente rappresentate le istanze dei territori. L’inqualificabile distribuzione dei seg-gi tra correnti e fazioni di partito deve lasciare il posto ad un consiglio ‘federale’, in cui gli uomini e le donne dei quartieri possano rappresentare gli interessi veri dei rispettivi territori. I consigli e le strutture di quartiere devono poi essere attrezzati per risolvere da soli buona parte delle questioni che sorgono all’interno dei medesimi. Infine occorrerà dare piena operatività agli strumenti della partecipazione diretta. Non èt più rinviabile infatti l'accorciamento della catena che porta dalle istanze e dai bisogni dei cittadini alle scelte politiche e amministrative.

La riflessione sul futuro della città richiede certo del tempo, ma alcune distorsioni sono evidenti e non richiedono ulteriori riflessioni. La città soffre da tempo di profonde fratture al suo interno, sia tra i diversi strati sociali, sia tra i diversi territo-

ri. É molto urgente l'avvio di un riequilibrio nella fornitura di servizi che restituisca dignità alle persone e ai territori. Una comunità moderna ha il dovere di sostenere chi non può sostenersi da solo, e di mettere tutti gli altri nelle condizioni minime per poterlo fare in autonomia. Occorre un nuovo welfare, non più assistenzialista, ma che protegga e stimoli l'attivazione di ciò che di buono esiste in ogni cittadino. Non c'è bisogno di consultare gli indicatori statistici per osservare che la città ha aree dove il diritto ad una vita dignitosa viene costantemente calpestato e dove quelle condizioni minime non esistono. Il contenuto di quel diritto non è solo quello della terna essenziale di cibo, tetto e igiene, ma si estende, passando per tanto altro, fino al diritto a vivere ed operare in un ambiente dove la regola del diritto sia osservata. Basta rivolgere lo sguardo ad alcuni snodi cruciali della città, come i mercati storici, i servizi cimiteriali, le attività commerciali di strada, per capire che non è la regola del diritto che governa quegli snodi, almeno non la regola del diritto ufficiale. Altri ordinamenti spesso sovrintendono allo svolgimento di quelle attività, ordinamenti mafiosi e criminali. Porre l'attenzione su queste punte emergenti può poi aiutare a sollecitare l'attenzione su ciò che è più nascosto, come i grandi affari. Pur non essen-do l'unico soggetto responsabile, il Comune ha un ruolo centrale nell'assicurare la regola del diritto. Senza questa assicurazione, da realizzare attraverso una adeguata e omogenea fornitura di servizi, non si dà nessuna seria prospettiva di sviluppo. Senza questo impegno, forte e conclamato, non vale la pena di svolgere alcuna funzione di natura pubblica.

In definitiva, occorre pensare ad un nuovo clima di collaborazione tra le istituzioni, tra i quartieri, tra gli uomini e le donne di questa città, che crei lo spazio perché tutti, ma so-prattutto i più giovani, possano con dignità

ed effettività realizzare qui, in questo territorio, i loro progetti di vita, di famiglia, di lavoro e di impresa. Questo clima non può che scaturire da uno sforzo corale e civi-co, in cui il comune interesse prevalga sulle logiche di schieramento. É per questo che ci adopereremo per presentare alle prossime elezioni amministrative una proposta e delle liste civiche fatte da donne e uomini che intendano dedicarsi per intero alla città, senza protezioni parlamentari o istituzionali, e che si fondi sui pilastri del rilancio economico della città, della regola del diritto e della protezione dei più deboli.

Maurizio Caserta Sindaco Verso una città piena di vita

Ridiamo valorealla città Maurizio Caserta

photo: Jessica Hauf

GIA’ IN AZIONE“Alcune delle iniziative in corso sul territorio” Cronotappe Percorsi a tempo sul territorio urbano, dove ogni cittadino o assaciazione è libero di evidenziare le contraddizioni, esprimere opinioni e creare un confronto sulle problematiche della città.

Incontri tematici Dibattiti pubblici su tematiche importantiriguardanti la città, gestiti con metodi e modalità innovative che valorizzano le idee e la condivisione della conoscenza.

Laboratorio politico Utilizzo di strumenti informatici aggregativi: social network dedicato, WikiCatania, Google maps e geolocalizzazione dei problemi della città, utilizzo di app per il decoro urbano.

Seguici sul web e contattaci per collaborare.

Iscriviti al social network: www.fondazioneaperta.ning.comIl blog ufficiale della fondazione: www.fondazioneaperta.itMail: [email protected] Maurizio Caserta: @casertamaurizioTwitter Fondazione Aperta: @fondazioneapert

Mappa di una delle CronotappeLa pagina è pagata dal “Comitato per un’azione politica e sociale innovativa”, Catania, reg. 20/6/2011 n°14352.

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