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DirettodaDanieleRodolico e VivianaAstazi Vicedirettrice IreneErculei Mensile redatto dagli studenti del Liceo Classico Leoniano F ONDATO DA F RANCESCO C ARLETTI , M ARCO C ECILI E G ABRIELE R USSO R USSO Anno VI Numero 9 - Dicembre 2012 È lontano l’impegno ipocrita della classe benestante Solidarietà: il lato positivo della crisi Pensiamo di nuovo ai problemi di chi ci è davvero vicino Via Rotabile S. Francesco - 03012 Anagni (FR) Via Aldo Moro, 415 - 03100 Frosinone Chiara Grussu Sembra una sfida, una sfida molto impegnativa nell’attuale momento economico e sociale. Eppure mai come adesso è ur- gente mettere in pratica il va- lore della solidarietà. Siamo continuamente bersagliati da stime e percentuali che riguar- dano coloro che vivono al di sotto di un livello di reddito ac- cettabile, pensionati definiti “sfigati” perché costretti a vi- vere con 500 Euro mensili, di- soccupati e precari in cerca di un impossibile lavoro, giovani senza prospettive di futuro bollati come “choosy”… Nel nostro villaggio planetario la solidarietà, che fino a ieri per molti si faceva attraverso un veloce bollettino o una rac- colta fondi per la lontana Africa, oggi subisce un ripensa- mento. L’orizzonte è cambiato, il mercato globale nel vortice di spread e fiscal-cliff ci impone di rivedere la solidarietà pros- sima: quella rivolta ai drammi vicini, quotidiani, quelli del condomino della porta ac- canto, del compagno di scuola, dell’amico che gioca a calcetto, in una sorta di riattualizzazione della favola di Charles Dickens No all’omofobia A PAGINA 8 Il dibattito politico offre lo spunto per riflettere sul tema della discriminazione degli omosessuali. Daniele Cernicchi si fa interprete del disagio di chi è avvertito come “diverso” e, per questo, si sente escluso. “A Christmas Carol”, con Mr. Scrooge, il famoso personag- gio avido e chiuso. Se la globa- lizzazione e la società cosiddetta “liquida” hanno esa- sperato l’individualismo e ri- dotto la libertà ad un atteggiamento privatistico, oggi per la crisi si riaffacciano forme più concrete e reali di solidarietà: reti di aiuto, gruppi di auto-sostegno, brigate di solidarietà attiva. Il modello di sviluppo economico-sociale del mondo “ricco” ha prodotto, con la sua politica cieca ed egoistica, tensioni e conflitti difficilmente risolvibili a breve termine e la luce in fondo al La scuolaitalianain rivolta A PaginA 4 e 5 Anna Lucia Russo Russo e Daniele Rodolico ripercor- rono i momenti delle manife- stazioni degli studenti avvenute nell’ultimo mese, analizzando forme e conte- nuti delle proteste. www.giornaleathenaeum.com tunnel non è per ora possibile da scorgere. L’assenza di una politica di so- lidarietà reale, che dovrebbe concretizzarsi in azioni di so- stegno alle fasce deboli, ge- nera un clima di instabilità e ingovernabilità SEGUE A PAG. 2 L L a a R Re ed da az zi i o on ne e d di i A At th he en na ae eu um m v vi i a au ug gu ur ra a B B u u o o n n e e F F e e s s t t e e ! ! Contro la violenza sulle donne A Pagina 7 La Direttrice riflette sul fenomeno della violenza sulle donne e denuncia icasticamente l’assurdità delle presunte cause “scatenanti”.

MensileredattodaglistudentidelLiceoClassicoLeoniano · spread e fiscal-cliff ci impone di rivedere la solidarietà pros - sima: quella rivolta ai drammi vicini, quotidiani, quelli

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DirettodaDanieleRodolicoeVivianaAstaziVicedirettrice IreneErculei

Mensile redatto dagli studenti del Liceo Classico LeonianoFONDATODA

FFRRAANNCCEESSCCOO CCAARRLLEETTTTII,, MMAARRCCOO CCEECCIILLII EE GGAABBRRIIEELLEE RRUUSSSSOO RRUUSSSSOO

Anno VI Numero 9 - Dicembre 2012

È l on t ano l ’ impegno i po c r i t a d e l l a c l a s s e bene s t an te

Solidarietà: il lato positivo della crisiPen s i amo d i nuovo a i p r ob l em i d i c h i c i è d a v v e r o v i c i n o

Via Rotabile S. Francesco - 03012 Anagni (FR)Via Aldo Moro, 415 - 03100 Frosinone

Chiara GrussuSembra una sfida, una sfidamolto impegnativa nell’attualemomento economico e sociale.Eppure mai come adesso è ur-gente mettere in pratica il va-lore della solidarietà. Siamocontinuamente bersagliati dastime e percentuali che riguar-dano coloro che vivono al disotto di un livello di reddito ac-cettabile, pensionati definiti“sfigati” perché costretti a vi-vere con 500 Euro mensili, di-soccupati e precari in cerca diun impossibile lavoro, giovanisenza prospettive di futurobollati come “choosy”… Nel nostro villaggio planetariola solidarietà, che fino a ieriper molti si faceva attraversoun veloce bollettino o una rac-colta fondi per la lontanaAfrica, oggi subisce un ripensa-mento. L’orizzonte è cambiato,il mercato globale nel vortice dispread e fiscal-cliff ci imponedi rivedere la solidarietà pros-sima: quella rivolta ai drammivicini, quotidiani, quelli delcondomino della porta ac-canto, del compagno di scuola,dell’amico che gioca a calcetto,in una sorta di riattualizzazionedella favola di Charles Dickens

No all’omofobiaA PAGINA 8

Il dibattito politico offre lospunto per riflettere sul temadella discriminazione degliomosessuali. Daniele Cernicchi si fainterprete del disagio di chi èavvertito come “diverso” e,per questo, si sente escluso.

“A Christmas Carol”, con Mr.Scrooge, il famoso personag-gio avido e chiuso. Se la globa-lizzazione e la societàcosiddetta “liquida” hanno esa-sperato l’individualismo e ri-dotto la libertà ad unatteggiamento privatistico,oggi per la crisi si riaffaccianoforme più concrete e reali disolidarietà: reti di aiuto, gruppidi auto-sostegno, brigate disolidarietà attiva. Il modello disviluppo economico-socialedel mondo “ricco” ha prodotto,con la sua politica cieca edegoistica, tensioni e conflittidifficilmente risolvibili a brevetermine e la luce in fondo al

La scuola italiana inrivolta A PaginA 4 e 5

Anna Lucia Russo Russo eDaniele Rodolico ripercor-rono i momenti delle manife-stazioni degli studentiavvenute nell’ultimo mese,analizzando forme e conte-nuti delle proteste.

www.giornaleathenaeum.com

tunnel non è per ora possibileda scorgere.L’assenza di una politica di so-lidarietà reale, che dovrebbeconcretizzarsi in azioni di so-stegno alle fasce deboli, ge-nera un clima di instabilità eingovernabilità

SEGUE A PAG. 2

LLLLaaaa RRRReeeeddddaaaazzzziiiioooonnnneeee ddddiiii AAAAtttthhhheeeennnnaaaaeeeeuuuummmm vvvviiii aaaauuuugggguuuurrrraaaaBBBBuuuuoooonnnneeee FFFFeeeesssstttteeee!!!!

Contro laviolenza sulledonneA Pagina 7

La Direttrice riflette sulfenomeno della violenzasulle donne e denunciaicasticamente l’assurditàdelle presunte cause“scatenanti”.

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2 Speciale Natale dicembre 2012

C e r c h i a m o d i r i s c o p r i r e i l v a l o r e p e r d u t o d e l l e f e s t i v i t à

Se il Natale si trasforma in un’abitudineI l c o n s um i s m o o f f u s c a i l s i g n i f i c a t o e l a v e r a g i o i a d e l l a f e s t a

Carolina Mastria

“Il Natale è per sempre, non soltantoper un giorno; l’amare, il condivi-

dere, il dare, non sono da mettere daparte come i campanellini, le luci e i filid’argento in qualche scatola su uno scaf-fale. Il bene che fai per gli altri è un beneche fai a te stesso”.Le città si illuminano, si addobbano le ve-trine, i tetti si imbiancano e nell’aria si re-spira una magica atmosfera: è Natale! Dadiversi anni il Natale è diventato la festaimmagine per eccellenza del consumi-smo: grandi cene, regali, vacanze, ad-dobbi, tralasciando il vero significatodella ricorrenza e ricordando di questasolo il nome.Quest’anno, complice la crisi economicadi portata internazionale, la freneticacorsa agli acquisti e alle grandi spese si èdrasticamente ridimensionata e quindi sidice che sarà un Natale un po’ sottotono.Sembra che non si tratti in maniera og-gettiva di un “Natale sottotono”, bensì diun Natale visto e percepito dalla maggiorparte delle persone più povero e vuotodei “valori” che in questi anni lo hannocaratterizzato. Però, nonostante ogni giorno si sentaparlare di grave crisi che colpisce conti-nuamente nuove fasce di popolazione, di

tredicesima che non sarà sufficiente a col-mare il pagamento delle tasse, l’acquistodei regali sembra un rito a cui nessuno, nétra i grandi né tra i piccoli, è disposto a ri-nunciare! Purtroppo, questo è l’emblema del Nataleinsieme al pranzo, al panettone e all’albero:situazione che mostra perfettamente la mi-seria e la felicità superficiale che gli uominicercano e sembrano trovare nei beni ma-teriali, i quali sono in grado di distrarre daiproblemi per un tempo breve come quellodelle festività.La nascita di Gesù, vera festa del Natale, èstata gradualmente dimenticata e utilizzatasoltanto come scusa per divertirsi; idolo èdiventato “Babbo Natale”, portatore didoni e apparente divertimento che com-portano una felicità materiale preferita damolti alla felicità spirituale. Il tutto in unmondo dove si sono quasi completamentepersi i valori della vita e della gioia. Madopo tutto ciò cosa resta? Al termine dellefestività natalizie cosa si ha in più se nonsuperflui oggetti gettati in cantina e di-menticati dopo qualche settimana e qual-che chilo in più derivato dalle grandiabbuffate di torroni e panettoni? Nient’al-tro, questa è la risposta.Quando infatti si torna alle attività dellavita quotidiana e a tutti i problemi ad esseannessi si dimentica come per magia il di-vertimento e la gioia delle feste, nonavendo interiormente nulla in più. È davvero triste vedere come il Natale si siatrasformato soltanto in una forma di busi-

ness. Forse ciò avviene anche perché, so-prattutto noi giovani, siamo abituati adavere tutto e di più; ciò ha offuscato in ma-niera evidente, ma anche banale, il vero va-lore del Natale. Non c’è più sorpresa ascartare un dono che viene indistintamenteacquistato tutti i giorni dell’anno o a man-giare ciò che si è abituati a mangiare tutti igiorni dell’anno: il Natale è diventato quasiun’abitudine, una ricorrenza senza signifi-cato.Come dice una famosa canzone natalizia:“A Natale si può dare di più, si può fare dipiù, per noi!”. Si può dare l’attenzione,l’aiuto, il bene che spesso sembrano esserecosì scontati, ma che invece non lo sonoaffatto; si può perdonare anche chi ci hafatto un torto, perché in fondo è questoche ci ha insegnato Dio; e tutto questo lofaremo per noi, perché ciò che faremo edaremo sarà soprattutto per il nostro bene.Ed è questo il vero spirito e il vero valoredel Natale: Gesù Bambino è nato per por-tare la gioia e l’amore nel mondo. Le azionibuone non sono solo quelle per i poveridel mondo o per gli affamati, ma anche perchi è vicino a noi e chiede il nostro aiuto.Quando tutti riusciranno a eliminare l’odioe l’antipatia verso il prossimo si potrà dav-vero vivere meglio, più soddisfatti e com-battivi verso le avversità che la vita puòriservare. Questo è il miglior regalo di Na-tale che ognuno di noi possa ricevere. Edè con questo che la Redazione di Athena-eum porge a tutti i migliori auguri di un se-reno Natale ed un felice anno nuovo riccodi gioia e serenità.

Solidarietà: il lato positivodella crisiChiara GrussuGenera, soprattutto, un clima di sfiduciaverso coloro che, nonostante la crisi e itagli alla spesa pubblica, dovrebbero ga-rantire e assicurare condizioni di maggiorequilibrio e attenzione verso quella parted’Italia che non ce la fa ad arrivare a finemese.I recenti dati Istat indicano un considere-vole aumento di quelle famiglie “con letasche vuote” o a rischio povertà ed evi-denziano come, parallelamente alle pre-occupazioni per il differenzialeeconomico, anche lo spread sociale siagiunto a livelli di allarmante insostenibi-lità.Uno dei drammi del nostro tempo è l’in-flazione, per rimanere nei termini econo-mici, della dimensione del proprio grettointeresse privato che minaccia di portarealla catastrofe tutto il mondo.

Al di là di profezie apocalittiche e scenarinefasti, è invece quanto mai urgente rin-tracciare una ragione etica più profondasu cui fondare il nostro impegno alla so-lidarietà.Dunque nel mondo che ci aspetta è ne-cessaria una sorta di conversione rispettoai valori dominanti nell’attuale sistemaper realizzare pienamente il nostro esseresociale, che trova il suo compimento nelvivere insieme, in una società di individuiche hanno bisogno l’uno dell’altro. In un

momento storico come questo, la solida-rietà deve superare la logica sentimen-tale-emozionale che la rende una speciedi pseudo solidarietà, per divenire inveceintelligente, fondata sulla “com-passione”che comprende l’altro, non lo sente “stra-niero” e non può restare inerte, ma alcontrario chiama all’azione. Una solida-rietà che dovrà farsi sistema per chiun-que, comunque la pensi e a qualunquereligione appartenga, e che dovrà essereelemento fondante di una società rinno-vata.

Ringraziamo la CCaannttiinnaaMMaarrttiinnii per avercontribuito alla

realizzazione di questonumero

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ScuolaAnno Vi · Numero 9 3

Lettera dei Genitori per laFesta della FamigliaIn questi tempi fragili e difficili viviamo ifrutti di un’umanità che non è più presentea se stessa nella sua integralità e origina-lità, ovvero nella sua originale dipendenzada Colui che l’ha creata e che dà il sensoad ogni cosa. Le conseguenze inevitabilisono l’incertezza, il pessimismo, la confu-sione di giudizio, la mancanza di condivi-sione, cose che spesso inconsapevolmentetrasmettiamo ai nostri figli. Tutto questonon è un luogo comune, ma purtroppo èquello che avvertiamo in fondo al cuore;eppure non abbiamo la coscienza di comepossiamo esser giunti fin qui.Il dolore però è pungente quando tuttoquesto tocca direttamente i nostri figli.Solo lì ci chiediamo: cosa possiamo fare?Come possiamo salvare il salvabile?Sicuramente dobbiamo fare prima qual-cosa per noi come genitori, recuperare lacoscienza della serietà per la nostra vita

perché poi per osmosi passa anche a loro:questa è la nostra emergenza educativaverso di loro in questo momento storico,cioè restituire loro la chiarezza di comestanno veramente le cose, di chi essi sono,quale è la verità della loro storia.Questo è il compito di noi genitori in senoalla famiglia, ma ciò non può bastare, per-ché quando il mondo esterno impone mo-delli e immagini diverse occorre unacollaborazione affinché questo disegnoeducativo possa sperare di realizzarsi peri nostri figli. Vanno restituiti loro gli stru-menti di giudizio perché siano autonomie protagonisti della propria stessa vita efra tutti quello più importante è la scuola.Ma quale scuola? A tal riguardo noi siamo fortunati perchépossiamo usufruire sul territorio di Anagnidella Scuola Cattolica Paritaria, un luogodove è proposta e vissuta questa espe-rienza educativa e dove non a caso ab-biamo iscritto i nostri figli.È in questi tempi che stiamo verificando sela nostra scelta sia stata giusta e ci ren-diamo conto che l’“Istituzione Scuola” è ef-fettivamente fatta da persone umanecome noi, con i nostri stessi limiti, ma cheproprio ora non ci stanno facendo veniremeno la presenza, il dialogo, il confronto el’incoraggiamento di fronte alle difficoltàdi comunicazione ed educazione verso inostri figli che a volte palesemente ci di-sorientano. È possibile in questo luogoparlare, riprendere le fila, ripartire e que-

sto accade perché abbiamo davanti inse-gnanti che, oltre ad avere una valida pro-fessionalità, sono in sintonia con i nostrivalori, il nostro credo nella vita vera, e ten-gono a cuore i ragazzi che hanno davanti,prendono sul serio la questione, rischiandoanche di sbagliare, come sbagliamo noicon i nostri figli.È bello quindi poter essere insieme nonsolo nel momento della difficoltà educa-tiva, ma anche a condividere momenti fe-lici come quello della festa delle famigliedel 14 dicembre 2012 di cui siamo statipromotori e collaboratori con la scuola, incui vogliamo celebrare l’incontro effettivotra famiglia e scuola, cosa che può acca-dere solo se prima si è condiviso qualcosadi vero. Vogliamo quindi rinnovare la no-stra fiducia a questa scuola che condividecon noi il rischio di far crescere i nostri ra-gazzi sotto ogni aspetto ed essendoci ci hadato l’opportunità di poter esprimere la li-bertà di scelta nell’educazione più giustaper noi.Questo incontro è sicuramente un rinno-vato segnale di ulteriore crescita futura euna speranza reale a cui affidare i nostrifigli.Felici di essere creativi, ovvero educativi,insieme a questa bella scuola parteci-piamo a tutti i ragazzi, agli insegnanti, airesponsabili e al nostro Vescovo i nostri piùluminosi auguri di buon Natale.

I Genitori

La 2ª media racconta in...“Storie di vite”: l ’avventuradi un “Cesanese di classe”Sabato 20 ottobre gli alunni della classe IIMedia hanno partecipato al tradizionaleappuntamento con “la vendemmia”.L’evento ha suscitato un particolare entu-siasmo, pertanto i ragazzi hanno arric-chito e rielaborato l’esperienza vissuta edhanno deciso di condividere la loro gioiacon tutti voi attraverso uno “speciale” sulloro lavoro.“Anche quest’anno il vigneto e la cantinadel prof. Andrea Martini hanno ospitato iragazzi della II Media. La mattina dellavendemmia eravamo tutti eccitati ed al-legri e lo eravamo ancora di più appenaarrivati sulle colline di Piglio dove i vignetidi Cesanese danno vita ad un caratteri-stico paesaggio dai colori accesi. Divisi incoppie, dotati di una cassetta e di un paiodi forbici, abbiamo raccolto tutta l’uva dialcuni filari sotto la guida del Prof. Mar-tini. Dopo la raccolta ci siamo rimboccatiletteralmente le maniche: tutti eravamopronti per pigiare l’uva “con le mani” al-l’interno di grandi mastelli e successiva-mente eliminare i raspi. Il “mosto diclasse” così ottenuto è stato versato inuna piccola botte metallica ed il profes-sore ci ha illustrato come calcolare laquantità di zuccheri contenuti in esso edi conseguenza il grado alcolico del fu-turo vino. Subito dopo ci ha fatto assag-giare il mosto che in quel momentosembrava essere la cosa più desiderata in

assoluto, anche se non a tutti è piaciuto!La mattinata si è conclusa dopo aver pas-seggiato tra i filari e giocato a ruba ban-diera; eravamo tutti abbastanza stanchi esporchi, ma anche arricchiti di una bellaesperienza.La storia però non finisce qui: infatti i prof.Martini e Schietroma hanno deciso di in-traprendere un percorso di lavoro sullavite articolato in tre fasi: esecuzione daparte di ogni alunno di una ricerca sullavite, di un intervista al prof. Martini investe di viticoltore e realizzazione di al-cuni cartelloni come elaborato finale suquesti argomenti. Quello che tutti aspettavamo con veraansia era l’intervista con il professore; fi-nalmente il 30 novembre siamo diventatigiornalisti per un giorno e durante il col-loquio abbiamo avuto come spettatorianche i prof. Marcoccia e Ricci del Liceo.L’intervista è stata svolta da “tre reda-zioni” e un gruppo alla volta guidato daun coordinatore ha esposto delle do-mande selezionate. Alcuni quesiti sonoriusciti a mettere un po’ in difficoltà ancheun esperto come il nostro professore, cheperò non si è mai mostrato titubante edha risposto esaurientemente ad ogni

quesito. Abbiamo parlato di aspetti eco-nomici, commerciali, delle malattie chepossono compromettere il raccolto ed inparticolare ci ha rivelato che le piante dirose coltivate vicino al vigneto possonofungere da campanelli d’allarme per lasalute delle viti poiché si ammalano perprime. Finita l’intervista “ufficiale” ab-biamo posto anche domande “extra” ditipo personale in cui ci ha raccontato chenella cura della sue viti c’è sempre il ri-cordo del nonno e del padre che hannodato inizio alla sua vigna. Insomma, ci siamo divertiti molto; ricor-deremo per sempre queste giornate,dato che abbiamo avuto anche la possi-bilità di “interrogare” noi per una volta unprofessore! Sarebbe bello in futuro ripe-tere questo lavoro, magari cambiando ar-gomento e insegnanti. Adesso ciritroviamo ancora alle prese con questoprogetto; le emozioni provate non si pos-sono certo descrivere tutte, ma oraaspettiamo che i ragazzi che l’anno pros-simo saranno in 2ª diano a loro volta leloro impressioni e magari la prossima oc-casione potremmo chiedere noi di parte-cipare ad una loro futura “intervista”.

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4 Scuola settembre 2012

grassi saturi, presenti soprattutto nei for-maggi, sono nocivi perché portano a unaumento del livello di colesterolo nel san-gue, mentre gli insaturi, come quelli con-tenuti nell’olio di oliva, non creano danni alnostro organismo, anzi, ne favorisconomolte funzioni. I dolci e le bevande zuc-cherate sono forse i peccati di gola più fre-quenti, ma sono anche i cibi checontengono più zuccheri in assoluto. Peruna sana alimentazione è fondamentale ri-durre le dosi, o meglio, azzerarle. Esistonodiversi tipi di zuccheri: i più comuni sono ilsaccarosio, il glucosio e il fruttosio, ma esi-stono anche dei composti naturali dal sa-pore dolce che possono essere utilizzaticome validi sostituti per una dieta ipocalo-rica. Una regola immancabile è ridurre ilsale e le bevande alcoliche, mentre è indi-spensabile bere tanta acqua, elemento na-turale che non contiene né grassi nécalorie, ma molti sali minerali che aiutano ilnostro corpo in tutte le funzioni fisiologi-che e agiscono da solventi per molte so-stanze che ingeriamo aiutandoci adepurare continuamente il nostro organi-smo e a mantenerlo così più “pulito”. Ilcorpo è una macchina perfetta ed è nostrocompito alimentarlo con il miglior carbu-rante: l’umore, la vitalità, l’energia, lo spi-rito e la salute di ognuno dipendono daglialimenti che giornalmente ingerisce. ForseFeuerbach non aveva ragione a dire che“l’uomo è ciò che mangia”?

I m a s s m e d i a i n f l u e n z a n o a n c h e l a n o s t r a a l i m e n t a z i o n e

Ragazzi, “siamo ciò che mangiamo”!L’ i m p o r t a n z a d i u n a c o r r e t t a n u t r i z i o n e p e r u n a b u o n a s a l u t e

Angela Buonpane

Il filosofo Ludwig Feuerbach diceva“l’uomo è ciò che mangia”. Può sem-

brare un aforisma alquanto bizzarro, manon c’è niente di più vero. Siamo quelloche mangiamo e a volte è duro da am-mettere. Il cibo è uno degli elementi ne-cessari alla vita, ma nell’era delconsumismo non si mangia più solo per“vivere” o “sopravvivere”; nella maggiorparte dei casi si mangia per stuzzicare ilpalato e soddisfare le voglie più golosecon i cibi più raffinati propinati continua-mente da giornali e canali televisivi. Ilcibo, infatti, è diventato uno dei prodottitelevisivi e giornalistici più “appetibili”: èraro che sfogliando un giornale o fa-cendo zapping sui canali tv non si incappiin inserti, articoli o programmi che par-lino di cibo; questa tendenza, che ormai ècomune a tutta la nostra società, cispinge inevitabilmente a desiderare delcibo anche se non si ha fame, per puragola. Ad aggravare le cose subentra lostile di vita dell’uomo medio di oggi chein molti casi passa dalla sedia dell’ufficioal divano di casa. In tutto ciò accadespesso di trascurare un elemento fonda-

mentale: la salute. Cibo e salute non sem-pre si coniugano bene, perché purtroppoa volte i cibi più golosi che maggiormentestimolano il nostro appetito sono anchequelli più dannosi per il nostro corpo e perle sue normali funzioni vitali. Che fare?Come è possibile dunque togliersi qualchesfizio senza rischiare di danneggiare il no-stro organismo? L’importante è non dispe-rare, ma affidarsi a una sana dieta in gradodi equilibrare le nostre voglie e appagareal meglio il nostro appetito. Attenzione,però: per dieta non si intende “mangiare dimeno” o “non mangiare”, ma semplice-mente mangiare correttamente. Per man-giare correttamente e conseguire l’ambitoobiettivo del peso forma (non solo per ra-gioni estetiche), bisogna includere nellapropria alimentazioni cibi che comune-mente non sono i più richiesti da bambinie adolescenti come cereali, legumi, ortaggie frutta. Questi gruppi di alimenti appor-tano, infatti, notevoli quantità di carboi-drati, fibre, sali minerali e proteine (inparticolare i cereali e i loro derivati). Moltistudi, inoltre, dimostrano che questi cibiproteggono dalla comparsa di note malat-tie come tumori, malattie cardiovascolari edell’apparato digerente. Altrettanto im-portante è assumere grassi; può sembrarestrano, ma una determinata quantità digrassi è indispensabile al nostro organismoper l’assorbimento di numerose vitamineliposolubili. Ci sono però grassi e grassi; i

Dipendenza da Internet?Lorenzo CellittiPotete stare tranquilli. Non siete dipen-denti da Internet. Non state ore davantial computer, facendo passare sullosfondo ogni altro evento, non vivendoloe subordinando ogni altro vostro impe-gno, o nei peggiori casi anche relazione,al caro e tanto amato computer, dove cisono tutte quelle lucine, quei giochini eimmagini puffettose che vi divertonotanto. Non sentite il bisogno di mandarequell’e-mail, finire quel lavoro o farequella missione nel gioco, subito pocodopo aver spento il vostro caro amico,con tanta, troppa voglia di riaccenderlo.No, no! Voi non state svegli fino alle tre dinotte passando per i vari blog perchéc’erano notizie confuse su un argomentoche ancora non vi interessa, ma che forsepuò interessarvi in futuro, chi lo sa! No,voi non siete niente di questo.Vedendo la realtà contemporanea comeessa si presenta, capite subito come ora-mai non è neanche più possibile conce-pire una vita del tutto estranea dalmondo del .net, quindi è ovvio e naturaleche tutti voi passiate tanto, troppo tempodavanti alla macchina. Per alcuni un la-

voro, per altri è un mezzo di informa-zione, per altri ancora un passatempo:tutto ciò va benissimo, anzi, fin qui cistiamo limitando agli aspetti positivi diInternet. Ma gli aspetti negativi ci sono esono più vicini di quanto pensiate, per-ché, come in ogni altra cosa, si trovanonell’estremizzare il vostro rapporto con lamacchina, facendola diventare una vera epropria dipendenza. Come riconoscerequesta dipendenza? State tranquilli, nonve ne renderete mai conto da soli; anzi,insulterete chi vi accusa di ciò, perché lostare davanti al computer così tantotempo non vi piace neanche, ma ormaine avete bisogno. Davvero un brutto af-fare. Potrei mettermi ad analizzare benele caratteristiche di questa dipendenza, lecause più probabili, quali sono le personeche sono più deboli davanti a questoproblema, ma, miei cari lettori, non ho lapresunzione di sapere le cose meglio delprofessore che ci ha fatto l’onore di illu-strarci tutte queste cose; però tenete amente un paio di consigli, se volete:

• se non andate alla partita di calcetto, albar con gli amici o, ancora peggio, unacosa terribile, non fate i compiti nonguardate la partita dell’Inter di domenicapomeriggio per stare su Internet, alloraforse è il momento di chiedere aiuto; • se provate più piacere a sfogliare im-magini su Internet o a fare giochini stu-pidi che a prendere una birra al bar o aprendere un bel voto guardare la partitadell’Inter di domenica pomeriggio, alloraforse è il momento di chiedere aiuto;• se hai una bottiglia legata in mezzo allegambe perché così non devi alzarti perandare al bagno e perdere ben trenta se-condi della tua che avresti potuto passaredavanti al tuo amatissimo computer, al-lora forse è il momento di chiedere aiuto.Ah, in generale: non giocate a World ofWarcraft. Io e qualche amico ci siamopassati ed è una bella strada verso la di-pendenza. E mi raccomando miei cari let-tori… No, non ho più voglia: vado agiocare a Borderlands.

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5ScuolaAnno VI · Numero 9

rebbe schiave di un ente esterno e inac-cessibili gratuitamente. Ma questa è soloun’interpretazione, per di più molto cata-strofica! Credo che sotto queste proteste cisiano sì dei motivi validi, ma anche molteincomprensioni e soprattutto molta, mol-tissima disinformazione, anche presuppo-nendo che la scelta di manifestare sia statadeterminata dalla voglia di cambiare lostato delle cose e opporsi a questa propo-sta e non dall’opportunità di perdere giornidi lezione o seguire la massa per “manife-stare come fanno tutti”. Manifestare è undiritto sacrosanto e questa scelta (comeanche quella di non manifestare) va rispet-tata, ma in ogni forma di protesta deve es-serci la consapevolezza di ciò che si fa eanche una certa maturità. Purtroppo adAnagni la manifestazione ha rivelato che cisono ancora molti pregiudizi riguardo allanostra scuola. Innanzitutto, pochi sannoche questa scuola è paritaria, cioè pubblica,ma non statale. Inoltre è opinione diffusache i fondi tolti alla scuola statale venganodati a noi “privati”. Ma a prescindere daquesti episodi e situazioni spiacevoli, è daapprezzare l’impegno e la forza di volontàdi alcuni ragazzi, che hanno davvero volutoprendere in mano il loro futuro e ci hannocreduto veramente: tra questi anche quelliche il 30 novembre hanno manifestatocontro la chiusura dell’ospedale di Anagni,punto di riferimento per circa 80 mila per-sone, che ora dovranno rivolgersi ad altriospedali nelle vicinanze per tutelare la lorosalute causando una diminuzione dei postiletto e un intasamento dei pronto soccorsi.Anche le istituzioni sono state coinvoltenella protesta per fermare la chiusura, chelascerà ad Anagni solo un punto di primosoccorso. Speriamo che si riesca ad evitaredi perdere l’ospedale o, almeno, di otte-nere un buon pronto soccorso.

Uno sguardo su cor tei e occupazioni che hanno r iempito le pagine di cronaca

La scuola italiana lacerata dalle protesteAnche ad Anagni si è manifestato contro la legge Aprea e la chiusura dell'ospedale

Anna Lucia Russo Russo

Periodo di fuoco per le scuole italiane:manifestazioni, proteste, cortei più o

meno pacifici ed ordinati, occupazioni edautogestioni in tutto il Paese. Anche laquiete di Anagni e delle altra città dellaprovincia è stata turbata dagli studenti inrivolta, desiderosi di far sentire la propriavoce. Ma cos’ha scatenato questo foco-laio, cos’ha causato tanta indignazione eha raccolto nelle piazze migliaia di stu-denti, allontanandoli dalle loro amateaule? Questa situazione non ha una solaorigine: gli aspetti delle manifestazionisono molteplici e di varia natura, ma si-curamente la causa della maggior partedi esse va ricercata nella famigerata“legge Aprea” o, più correttamente, neldisegno di legge n° 953. La proposta dilegge Aprea tratta del sistema scolasticoed è stata presentata per la prima voltanel 2008. Da allora, però, ha subito mol-tissimi cambiamenti, l’ultimo nell’ottobredi quest’anno, quando è stata trasfor-mata appunto nel DDL 953, pallido fan-tasma della prima versione. Le unichevere novità nel sistema scolastico sonovolte a conferire maggiore autonomiaalle scuole. In che modo? Ad ogni istitu-zione scolastica verrà riconosciuta l’auto-nomia statutaria, che permetterà allesingole scuole di regolare “l’istituzione ela composizione degli organi interni,

nonché le forme e le modalità di parteci-pazione della comunità scolastica”.

Un altro cambiamento è l’istituzionedel Consiglio d’Autonomia e del ConsiglioNazionale delle Autonomie Scolastiche; ilprimo sostituirà l’attuale Consiglio d’Isti-tuto e sarà l’organo principale nel funzio-namento della scuola: sarà composto dadirigente scolastico, docenti, genitori, stu-denti, un rappresentante del personale ATAe alcuni eventuali membri esterni. Il com-pito del Consiglio d’Autonomia è appro-vare il programma annuale, il POF, ilbilancio, gli statuti, il regolamento d’Isti-tuto. Il Consiglio Nazionale delle Autono-mie Scolastiche, invece, sarà l’organoattraverso il quale le scuole saranno in re-lazione con lo Stato. Inoltre verrà istituitoall’interno delle scuole un nucleo di auto-valutazione che, anche sulla base delleprove INVALSI, elaborerà un resocontocomplessivo dell’attività scolastica, sulquale si fonderanno i programmi annuali ei POF. Probabilmente la svolta più conte-stata, però, riguarda la possibilità di ogniscuola di dare vita a fondazioni con l’ausi-lio di partner pubblici o privati che ne so-stengano l’attività finanziaria. L’utilità el’efficacia di alcuni dei suoi punti sono si-curamente discutibili, ma si deve ammet-tere anche che il disegno di legge inquestione è stato oggetto di una buferamediatica sul web, ed è stato ampiamentedemonizzato e ingigantito. Come, adesempio, per quanto riguarda la partecipa-zione degli studenti: uno dei motivi dellaprotesta è il sentirsi negato il diritto di fareassemblea quando, pur essendo stabilito ilnumero di queste dal Consiglio di Autono-mia, è ben precisato nell’art. 7. Un altromotivo di scontro è l’articolo che riguardale fondazioni: secondo molti questo “pri-vatizzerebbe” le scuole statali, le rende-

(Con)testoDaniele RodolicoIl brivido della mobilitazione ha percorsoil mondo studentesco: l’anatema del “pri-vato” nella scuola pubblica è stato esor-cizzato. Non il solito sussulto goliardico,ma una protesta risoluta e compatta, chealla fine ha conquistato la vittoria.Su Athenaeum, ho già avuto modo diparlare sia del ruolo della scuola paritaria(Anno III, n. 5, maggio 2009), sia della vi-sione della scuola come azienda (Anno V,n. 5, maggio 2011). Quel che mi interessa sottolineare ora è,da una parte, la dialettica “pubblico-pri-vato”, tanto declamata in questi giorni, e,dall’altra, esprimere una considerazionein merito alle forme di mobilitazione.Persino a un non-liberista come me ap-pare fuorviante e riduttivo credere, comesi è lasciato intendere, che solo ciò che èstatale sia pubblico. Eppure, proprio lostatalismo sembrava la cifra significativa

delle proteste. È opportuno sottolineareche il nobile appello alla nozione di ser-vizio pubblico deve potersi estendere,per un effettivo compimento, anche alprivato. Inoltre, sarebbe piuttosto miopecredere che nelle istituzioni statali nonesistano oggi interessi personalistici. Unagenerosa utopia per coloro che vanno ri-chiamati, invece, all’adempimento di unservizio volto alla collettività.Ho provato tenerezza nel vedere bambinimanifestare, ma mi chiedo con quantaconsapevolezza dei loro atti siano scesi inpiazza. Al di là delle pericolose e alienantiaberrazioni che la massa può produrre,l’individualità del pensiero critico va tute-

lata e promossa, non strumentalizzata. Inoltre, quando contesto, quanto pesa ilcon(testo) di cui faccio parte? Sono real-mente autonomo e libero nel decidere?Ho lanciato degli input “condensati”, aonta della mia consueta prolissità, ma miauguro siano bastati per soffermarsi apensare. Per seminare un dubbio.Indignarsi è una responsabilità, ma lo èancor di più dubitare dei luoghi comuni.Ciò non è stato fatto abbastanza. Pos-siamo intonare il peana solo se le nostreconquiste non sono gravate dal peso deipregiudizi. Come questa volta.

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6 Attualità dicembre 2012

ziati. Dopo trattative frenetiche e con gliStati Uniti che chiedevano, come tutti glialtri Paesi e organi internazionali, un ac-cordo duraturo e costruttivo, è stata rag-giunta la decisione per il “cessate il fuoco”.

Sono di-verse leconsidera-zioni possi-bili: in primoluogo non sipuò tacerel ’ i nd igna -zione gene-rale neiconfronti diquesta si-tuazione dic o s t a n t e ,fragile equi-librio; situa-zione che

non pare in alcun modo poter trovare unasoluzione che garantisca maggiore stabi-lità nel tempo e reale sicurezza alle migliaiadi persone che vivono in quell’area geo-grafica. In secondo luogo è sembratoemergere dalle suddette negoziazioni ilruolo di rilievo che il nuovo Egitto si sta ri-tagliando a livello internazionale, soprat-tutto in relazione a questa tipologia diconflitti, sempre pericolosamente attivi. Al-cuni, peraltro, hanno messo in risalto l’ec-cessiva marginalità dell’Unione Europea: ècertamente vero che l’Europa stia affron-tando in economia una fase di grandi dif-ficoltà, che investono serratamentel’attività politica dei diversi governi nazio-nali. È altrettanto vero che se il VecchioContinente intende realmente riconqui-stare influenza, forza e autorità in campointernazionale non possa prescindere dalrendersi operativo in casi come questo edal tentare di assumere un ruolo primarionell’attività di mediazione.

R i p e r c o r r i a m o l e t a p p e d e l g r a v e c o n f l i t t o m e d i o o r i e n t a l e

Crisi israelo-palestinese: giorni di paura I l p r e c a r i o e q u i l i b r i o n o n p u ò a s s i c u r a r e u n a p a c e d u r a t u r a

Giacomo Polce

Al fine di comprendere appieno tuttequelle dinamiche che, nel secolo pas-

sato, hanno dato vita alla cosiddetta“questione palestinese”, è in primo luogonecessario contestualizzare geografica-mente e storicamente la regione teatro ditali eventi.

Innanzitutto la zona in questione è ilcosiddetto Medio Oriente, quella regioneche si estende dal Mar Mediterraneo alGolfo Persico fino all’Oceano Indiano.

È stata questa la culla delle primegrandi civiltà e invenzioni; è inoltre il ter-ritorio da cui hanno avuto origine le tregrandi religioni monoteistiche, Ebraismo,Cristianesimo e Islam, che condividononella Città Santa di Gerusalemme moltiedifici storico-religiosi.

La zona assunse straordinario valorestrategico a partire dal 1869, anno in cuifu aperto il canale di Suez, che avvicinaval’Oriente all’Occidente. Oltre a questo,nella prima metà del XX secolo furonoscoperti immensi giacimenti petroliferi intutta l’area e ciò rese il territorio ancorapiù interessante per le grandi potenzeeuropee. La Palestina fa parte di que-st’area a pieno titolo.

Le popolazioni qui stanziate sono dasecoli a forte maggioranza araba, ma altermine del XIX secolo le potenze euro-pee concessero l’insediamento di colonieebraiche. A partire dagli Anni Trenta delXX secolo, e ancor più dopo il termine delsecondo conflitto mondiale e la tragediadell’Olocausto, la Palestina vide forte-mente alterata la sua composizione de-mografica, con la minoranza ebraicaavviata a diventare maggioranza.

Nel 1948, a seguito di una risoluzionedelle Nazioni Unite, su tali terre fu dichia-rato lo Stato di Israele ed è proprioquesto il casus belli di questa“guerra infinita”.

Si continua a vivere nel terrore in TerraSanta. Le ultime due settimane hanno vistoverificarsi una vera e propria escalation delterrore.

La striscia di Gaza è il cuore della crisi.Tutto è ini-ziato sa-bato 10novembre:al confine,un veicolodell’esercitoisraeliano èstato col-pito da unrazzo lan-ciato dam i l i t a n t ipalestinesi.Tempestivaè stata la ri-sposta diIsraele, con i carri armati che hanno apertoil fuoco contro gli obiettivi di Hamas. Daquel momento si è verificata una serie diatti di guerra: da Gaza sono partiti missiliverso le città nemiche più vicine ai confini;Gaza stessa, in risposta, è stata sorvolatada aerei da combattimento. La militanzapalestinese ha reagito con il lancio di ulte-riori razzi, stavolta verso Tel Aviv e Gerusa-lemme, con le sirene che suonavano comein una città tedesca durante la SecondaGuerra mondiale, mentre Israele richia-mava i riservisti e si preparava ad un’even-tuale invasione di terra.

Dopo due settimane di terrore, si èaperto un tavolo delle trattative presiedutodal neo Presidente egiziano Morsi, che harivestito un ruolo molto importante riu-scendo a far conciliare posizioni netta-

mente contrastanti e riuscendo afar rimanere entrambe le de-legazioni al tavolo dei nego-

L’incontro con i ragazzidella Comunità In Dialogo

Enrico Valeri

Tra demagogia e populismo: lechimere della politica attuale

Daniele Rodolico

MTV Awards Giacomo MinoriI nuovi traguardi...della Formula 1 Giacomo Minori

AAtthheennaaeeuummssuull wweebb

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7attualitàAnno VI · Numero 9

dosi in Questura per denunciare i propripersecutori, non riescono ad ottenere giu-stizia, se non dopo aver subito material-mente un torto a cui sarà difficile riparare?

Vittime diverse, ma stesse violenze eidentici aggressori. Dobbiamo davvero ar-renderci ad una così triste realtà? In chemodo si può evitare di sentir ancora par-lare di attacchi gratuiti a donne che spesso,anche dopo aver subito violenze, si sen-tono dire “te la sei cercata”?

Sì, è così. Non di rado ci è giunta noti-zia di ragazze che, stuprate, sono state ac-cusate di aver in qualche modo istigato ilmaledetto maiale che le ha segnate persempre, macchiandole e ferendole sia fisi-camente sia spiritualmente. Possiamo ri-manere a guardare, impassibili, dal nostroangolino? Oppure è necessario scendere inpiazza e manifestare esattamente come ac-caduto lo scorso 25 novembre?

Pensare che le 120 defunte sono solo lapunta di un iceberg molto, molto piùgrande fa male. Fa male perché ci fa ren-dere conto che nella maggior parte dei casile vittime preferiscono tacere, rendendosidi fatto complici dei loro stessi aguzzini.Ma quando a fermarti è la paura, c’è pocoda fare.

“Uomini che odiano le donne” è il titolodel famoso thriller di Stieg Larsson; maicome oggi questa formula si potrebbeadattare ai tanti episodi di cronaca nera. Epoi, siamo sicuri che sia corretto parlare diuomini? Forse la definizione più correttasarebbe “animali”. Anche se, ragionandocisu, non si è mai sentito di animali che abu-sano o uccidono le proprie compagne.

La manifestazione del 25 novembre ha suscitato sgomento e parer i contrastant i

“Amare troppo” non vuol dire “uccidere”Dall ’ iniz io del 2012 in I tal ia sono state uccise senza un perché 120 donne

Viviana Astazi

Forse in Italia ci sono troppiabitanti.Forse è meglio sfoltire la rosa.Be’, diciamo pure che c’è gente che

non si fa scrupoli a mettere in praticaquanto detto; e allora chicolpire, se non i più deboli eindifesi? Chi colpire, se nonuna donna?

Lo scorso 25 novembre leprincipali piazze del Paesesono state invase da migliaiadi manifestanti provvisti distriscioni e megafoni per gri-dare un netto “no” contro laviolenza che quotidiana-mente si consuma sulledonne di tutto il mondo. Allastessa iniziativa hanno ade-rito tutti gli Stati apparte-nenti all’ONU, che ha scelto questa datain ricordo del brutale assassinio delle so-relle Mirabal, uccise nel lontano 1960 peressersi opposte al regime dittatoriale im-perante nella Repubblica Dominicana,loro Paese d’origine.

Ma ad oggi qual è la situazione in Ita-lia? Perché fa tanto clamore protestarecontro un crimine che non dovrebbe es-sere commesso in nessuno Stato che siavvalga dell’aggettivo “civile”?

Dall’inizio del 2012 sono state uccisecirca 120 donne; di queste, 75 sono statestrappate ai propri cari dalla persona dicui maggiormente credevano di potersifidare: il proprio partner. Se quest’ultimofosse un marito, un compagno o un fi-danzato non ha importanza: lo scandalosta nel fatto che le vittime sono state tra-dite dalla persona che non ti aspetterestipossa mai fare una cosa del genere. Ep-pure eccoci qui a parlarne: evidente-mente qualcosa non va.

La cronaca nera ci restituisce ognigiorno almeno un caso simile; in fondo,a cambiare è il nome della vittima, manon la sostanza del reato. Inquirenti egiornalisti usano una dicitura particolareper definire questi crimini: li chiamano“delitti passionali”. Ma, a pensarci bene,cos’hanno di “passionale”? Provocare lamorte di qualcuno può legarsi in qualchemodo al concetto di “amore”? Se davverosi ama, si può arrivare al punto di ucci-dere?

Analizziamo i probabili moventi: fintroppo spesso si parla di gelosia, di so-spetti tradimenti, di “voglia di ribellione”;

ma basta questo a giustificare un gestoestremo come l’omicidio? Anzi, si può giu-stificare un comportamento del genere?

L’aggettivo “passionale” non è néesatto né sufficiente per comprendere

tutte le tipologie di reato cheogni anno si consumano nelnostro Paese e vedono vit-time le donne. Si pensi, peresempio, a quante volte sen-tiamo parlare di violenze chehanno visto coinvolti nucleifamiliari stranieri o extraco-munitari “spaccati” perchéuna figlia o una moglie si ri-fiuta di indossare l’onnipre-sente velo, uno dei simboliche gli Occidentali usano perindicare e distinguere i cre-denti islamici; e in quanti altri

casi, invece, genitori e parenti prossimisono ricorsi all’uccisione per far definitiva-mente cessare un atteggiamento ritenuto“poco consono” perché “troppo occiden-tale”.

Esempi eclatanti, certo. Ma mai comequelli in cui i protagonisti sono giovani ita-liani convinti di “avere diritti” sulle propriecompagne. Perché, diciamocelo, l’amato ol’amata non sono persone, ma nostre “pro-prietà”.

Come non citare, dunque, la storia delladiciassettenne Carmela, uccisa per difen-dere la sorella dall’aggressione dell’ex fi-danzato, un ragazzo apparentementetranquillo che si è lasciato accecare dallagelosia scatenata da un tradimento nem-meno accertato? E come non ricordaretutte le vittime di stalking che, pur recan-

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8 attualità dicembre 2012

versi? Quelli che hanno una diversa strut-tura mentale?

Ho ripensato spesso a quei due. Non ri-cordo nemmeno i loro nomi, i loro volti.Però ricordo come si guardavano. Era lostesso sguardo che riservo alla mia ra-gazza. Mi sono chiesto, razionalmente,cosa poteva esserci di diverso. Mi sono ri-sposto che di diverso c’era solo il modo incui gli altri guardavano loro, nient’altro. Loso, forse vi aspettavate un articolo più det-tagliato, con più informazioni, percentualie dati, ma ho deciso di offrirvi un ricordoneanche troppo preciso, forse perché è unqualcosa di troppo personale per esseretrattato in modo oggettivo. È un tasto de-licato, ne sono consapevole, e le idee al ri-guardo sono delle più disparate.Matrimoni gay, affidamento dei figli, se nesono sentite proprio tante negli ultimi anni.Volete sentire la mia? Due ragazzi dellostesso sesso possono amarsi. So questoperché l’ho visto. Tutto il resto? Non lo so.Non so se dovrebbero potersi sposare, nonso se dovrebbero poter adottare dei figli.Credo che il matrimonio possa anchestarci, forse l’adozione no. Ma chi sono ioper giudicare? Quando si parla di omofo-bia l’unica cosa che mi viene in mente è ilricordo di quella sensazione involontariache ho avuto guardando il rosso e il blu.Poi ricordo la sua risata e provo a metterminei loro panni. E mi rendo conto di quantodebba essere difficile. Mi rendo conto cheforse Dio potrebbe aver avuto una svistaquesta volta: ha dimenticato di darci lamentalità per capire ciò che è differente dalnostro modo di pensare.

Noi e il “diverso”: si può davvero evitare il conflitto, se mai ha ragione di esistere?

Omofobia: quello che bisognerebbe sapereLa recente cronaca ci fa r i f lettere su una quest ione di grande r i l ievo sociale

Daniele Cernicchi

Ho sentito tante cose. Ne ho vistetante. Qualche situazione strana mi

è persino capitata, effettivamente. Dueestati fa ero in Irlanda; stavo aspettandodelle amiche, quando un gruppo di amicimi avvicinò. Dall’accento si sentiva cheerano del posto, ma avevano soprattuttoun aspetto inconfondibile: alti, magri,pelle cadaverica e lentiggini sul volto.Erano due maschi e una femmina, trenormali amici di Dublino. Normali, in-somma… Il più alto aveva i capelli di unrosso acceso, il secondo blu. Ma, dopo-tutto, anche mio fratello li ha rossi e ioquest’estate tendevo al blu-verde. Quindirientravano perfettamente nei canoni distranezza italiana e alla grande in quelliirlandesi. Perché ve ne racconto? Be’,preso com’ero dalla mia impresa di auto-strofinamento per produrre calore, non liavrei neanche visti, molto probabilmente.Però loro si avvicinarono. Forse fu il mioaspetto mediterraneo o più semplice-mente il mio comportamento da ipoter-mia avanzata a fargli capire che non erodi lì, così si avvicinarono. Scambiammodue chiacchiere, quelle che il mio inglesescolastico permetteva, poi mi chiesero sevolevo dargli un bacio.

Lì per lì pensai di aver capito male. Glichiesi di ripetere. “Do you want to kissme?”: lo ripeterono tre volte indicando ilrosso, prima che il mio cervello realiz-zasse. Lo ammetto, ebbi una strana sen-sazione. Non so perché, ma una voltacapito che la coppia non era il rosso conla ragazza, ma il rosso con il tizio dai ca-pelli blu, mi si accese una lampadina. Miaffrettai a declinare l’offerta e mi dileguai.

Quella stessa sera, con le mie amiche, lirincontrammo al parco giochi. Loro si fer-marono a parlare e ci scattammo persinouna foto. Il rosso mi fece l’occhiolino e mimandò un bacio da lontano, poi scoppiò aridere. Fu una cosa che mi rimase impressa.Non il bacio, la risata. E vi spiegherò ancheperché. Sempre quella sera, stavamo peravviarci a casa e aveva iniziato a piovere.Passando davanti al parco giochi ve-demmo il rosso e il blu che si baciavano. Sì,insomma, si scambiavano effusioni dentrola giostra del parco giochi. Le mie amichesubito si misero ad esprimere quanto fos-sero carini. Io non sapevo pronunciarmi. Laprima reazione che ebbi, lo ammetto, nonfu piacevole. Subito dopo mi diedi del-l’idiota. Non sono mai stato contro i gay,figuriamoci. E allora perché quella rea-zione? Non feci in tempo a trovare una ri-sposta che un tizio, non ricordo neanchecome fosse fatto, entrò nel parco giochi ecacciò in malo modo i due ragazzi, gri-dando quello che in gaelico avrebbe signi-ficato qualcosa di non citabile in ungiornalino scolastico. Pensai che dovevaessere brutto. Pensai che non lo avrebberomai fatto con una coppia normale. Pensavoche quei due dovevano sempre nascon-dersi o essere visti con gli occhi di chi nonli capiva o addirittura li schifava. Pensavoalla risata del rosso, che pure ci avevascherzato sopra con tanta naturalezza, chepure sembrava così felice. Mi chiesi seavessi mai davvero pensato a cosa dovessesignificare essere gay. Inutile negarlo, ver-ranno sempre visti come diversi. Ma anchechi indossa vestiti non usuali è consideratodiverso, anche chi ha una diversa sfuma-tura di pelle è un diverso. Fossimo noi i di-

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9ScienzeAnno VI · Numero 9

vrebbero essere gestite in questo modo ecomprendiamo anche che alcuni semplicirimedi potrebbero almeno attenuare leconseguenze disastrose che il fenomenocomporta sia all’ambiente sia alla stessaumanità. In primo luogo dovrebbe esserefatto un progetto di localizzazione indu-striale, ricercando e trovando delle areegeologiche sicure e in grado di sostenere ivari processi di una qualsiasi produzione,anche per prevenire fenomeni di concen-trazione di emissioni inquinanti come nelcaso della ormai tanto citata ILVA. Inoltre, ilcontrollo e la cura dei sistemi fognari so-prattutto da parte degli enti locali consen-tirebbero il buon funzionamento delle viecittadine e un miglior sistema di organiz-zazione quotidiana anche in casi di fortinubifragi. Si dovrebbe smettere una voltaper tutte di consentire l’edificazione adanno dell’ambiente, comprendendo l’im-portanza di quest’ultimo, che non costitui-sce solamente un esempio di bellezzanaturale, ma anche uno strumento indi-spensabile per la realizzazione di progettiumani: in una sola parola, in un unico con-cetto tanto dibattuto nella nostra società,lo “sviluppo sostenibile” e quindi l’aumentodella produzione in un mondo più pulito,dove gli accordi presi tra i vari Stati ven-gono veramente rispettati e garantiti a li-vello internazionale.

Dimentichiamo spesso quanto piogge e alluvioni costituiscano un pericolo per l’umanità

Dissesto idrogeologico e impatto socio-economicoÈ n e c e s s a r i o a f f r o n t a r e i l p r o b l e m a r i s p e t t a n d o l ’ a m b i e n t e

Gianmarco Moro

Non sarebbe una notizia eclatante e dimassima importanza che con l’au-

tunno inizia anche la stagione dellegrandi piogge.

Un fatto strano e del tutto particolare,però, è che prima ancora che i rovesci ar-rivino la televisione ne dia un’informa-zione allarmata, come se un evento cosìnaturale fosse il preludio di un vero eproprio disastro. In effetti una tale imma-gine del tempo meteorologico è anchegiustificata, perché basta che si prean-nunci un qualche centimetro di pioggiaper correre già il rischio dei primi allaga-menti: fiumi e torrenti si ingrossano espesso straripano nelle campagne e neiborghi, i sottopassaggi delle strade ven-gono sommersi, i tombini saltano e i ramidegli alberi precipitano giù come sem-plici foglie, che proprio in questa sta-gione perdono il vigore maturato durantel’estate.

Tutte queste situazioni ci inducono ariflettere e ci fanno rendere conto delfatto che un problema di natura idrogeo-logica nel nostro Paese effettivamenteesiste, anche perché si può ben notareche quando le piogge aumentano d’in-tensità vengono giù addirittura pezzi dimontagna e tonnellate di fango che met-tono a rischio la stabilità degli edifici eperfino la vita umana. Le cause di questodissesto idrogeologico sono piuttostonote alla maggior parte della popola-zione e vanno dalla cementificazione sel-vaggia alle falde delle montagne e lungoi corsi d’acqua, alla deforestazione e al-l’errata localizzazione dei centri indu-striali. Il problema è che rispetto a questecause, pur conoscendo gli effetti disa-strosi che producono, nulla o poco viene

fatto e anzi spesso le stesse vengono per-fino aggravate dall’indolenza delle Pubbli-che Amministrazioni, che continuano atollerare errori nell’edificazione di determi-nate strutture, nell’utilizzo dei boschi e intutto il resto.

È stato recentemente calcolato che perporre rimedio a questo dissesto ci vorreb-bero particolari interventi, il cui costo si ag-girerebbe intorno a centinaia di milioni senon a qualche miliardo di Euro. Probabil-mente sono spese che il Paese difficilmenteriuscirebbe a sostenere in breve tempo; mala questione tutto sommato è anche un’al-tra: la mancanza di un progetto unitario diinterventi, oltre alla scarsa voglia di comin-ciare a prendere delle posizioni utili a ridi-mensionare il problema. Molte volte,

infatti, ci si ostinasempre a sperarenella clemenza deltempo e a confi-dare nei soli inter-venti che puòattuare la Prote-zione Civile in casodi emergenza stra-ordinaria.

Certamente cirendiamo abba-stanza conto delfatto che queste si-tuazioni non do-

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10 Rubriche dicembre2012

sica e all’incontro di musicisti di spicco, nelgiorno prima del suo compleanno DaveBrubeck terminò la sua missione sullaTerra. Tutto era pronto per il suo novanta-duesimo compleanno, molti volti notidella musica americana avevano già datoil loro consenso e accettato la partecipa-zione per il party organizzato apposita-mente. La passione che questo grandeuomo ha dimostrato di avere durante lasua vita non verrà mai dimenticata: solochi dimostra un carattere così forte daesaudire i propri sogni aggrappandosi atutte le opportunità che gli si presentanopuò dire di aver vissuto al meglio la suaesistenza su questo mondo. La musica si-curamente ha aiutato il signor Brubeck arendere la sua lunga vita più piacevole;d’altronde, come dice Charlie Parker, “Lamusica è la propria esperienza, i propripensieri, la propria saggezza. Se non la vivi,non verrà mai fuori dal tuo strumento” eDave ha dimostrato di averla vissuta finoin fondo. Il suo sassofono ha commossomilioni di fans, ha appassionato aspirantimusicisti e reso più piacevoli le giornate dimoltissimi ascoltatori. I musicisti tendonoa dimostrare che non servono le paroleper penetrare l’anima di un uomo: ancheuna semplice melodia può trasmettere unmondo di emozioni. Ognuno le legge aseconda delle proprie conoscenze e sensi-bilità.

5 dicembre 2012: il mondo vede la scom-parsa di uno dei jazzisti più famosi, DaveBrubeck. Ricordate la pubblicità della Banca Medio-lanum? C’era un signore in giacca sedutosu di una poltrona rossa nel bel mezzodella strada, sempre pronto ad aggiungerenotizie relative alle tariffe della “sua”banca; è lo stesso attore che con un ba-stone disegna un “cerchio intorno a noi”.La musica di sottofondo è stata scritta daPaul Desmond, sassofonista e composi-tore statunitense, durante le prove nel pe-riodo di registrazione di Time Out, albumdello stesso Brubeck e improvvisata daquest’ultimo. È proprio questo jazzista, in-sieme agli altri componenti del The DaveBrubeck Quartet, a renderla famosa intutto il mondo. Se la bravura di Brubeckha fatto emozionare la sua generazione etutti gli appassionati del jazz, l’umanità diDesmond ha aiutato la Croce Rossa Ame-ricana, destinataria alla sua morte di tuttii diritti dello spartito, che da allora am-montano a circa 100.000 $ l’anno. David Warren “Dave” Brubeck nacque aConcord, in California, il 6 dicembre 1920.La madre, insegnante di pianoforte, lo av-vicinò sin dalla tenera età alla musica clas-sica. Non soddisfatto, Brubeck rifuggivadalla lettura classica, alla quale preferival’improvvisazione; iniziò a comporre istin-tivamente. Cominciò ad esibirsi con fre-

HHHHoooo vvvviiiissssttttoooo uuuunnnn ppppoooossssttttoooo cccchhhheeee mmmmiiii ppppiiiiaaaacccceeee............ DDDDaaaavvvveeee BBBBrrrruuuubbbbeeeecccckkkkquenza crescente in alcuni jazz club deidintorni. Nel 1942 fu chiamato alle armi,ma evitò di combattere al fronte entrandoa far parte delle compagnie musicali mili-tari. Nel 1947, dopo un breve esperimentocon un ottetto, nel quale aveva ritrovatoPaul Desmond, già conosciuto sotto learmi, seguì quest’ultimo quando orga-nizzò una jazz band a San Francisco, iGeary Cellar. Due anni dopo, a seguito deljazzista, entrò anche nel Paul DesmondTrio, esibendosi al Bard Box di Palo Alto;dopo brevissimo tempo lasciò i propricompagni. Nel giugno 1951, Brubeck misein piedi il Dave Brubeck Quartet, in cui fi-guravano Paul Desmond (sax alto), BobBates (contrabbasso) e Joe Dodge (batte-ria). Attrattiva principale del Black Hawk diSan Francisco, il quartetto divenne famosograzie alla buona pubblicità delle radio lo-cali e intraprese un tour per gli Stati Uniti.Il gruppo crebbe di spessore e di popola-rità nella California degli Anni Cinquantain cui altri grandi talenti si incrociavanosugli stessi palchi. Il loro obiettivo non eradiventare celebri e vivere di rendita: la loromusica sarebbe dovuta penetrare nelcuore degli ascoltatori. Il quartetto decisecosì di promuovere la musica jazz in tuttele università diffondendo il cool jazz, ungenere musicale fuori dalle regole che soloun auditorio di giovani avrebbe potutoapprezzare. Dopo una vita dedita alla mu-

rubrica a cura di IIrreennee EErrccuulleeii

AAAAtttthhhheeeennnnaaaaeeeeuuuummmm ccccoooonnnnssssiiiigggglllliiiiaaaa............ iiiillll lllliiiibbbbrrrroooo ddddeeeellll mmmmeeeesssseeeeGGiiuulliiaa GGeerraaccii recensisce ““IIll ddiiaarriioo ddeell sseedduuttttoorree””

Che cos’è la seduzione? Pensiamo tutti adun gioco. Un gioco in cui si recita unruolo, si indossa una maschera e tuttoperché come pavoni cerchiamo di rapirein una fantasia di colori e parole l’oggettoda noi desiderato. Eppure non credo checiò basterebbe a raccontare un librocome “Il diario del seduttore” diKierkegaard. “Quell’uomo ha semprecercato di vivere poeticamente. Con unasensibilità prontissima a coglierel’interessante della vita”. Cosi vienedescritto Jhoannes, meglio noto come ilseduttore, nel preambolo dell’opera. Maper capire che cos’è la seduzionebisognerebbe prima comprendere chequest’opera non solo si configura comela storia di un uomo che ama, bensì silegge come un doppio gioco diseduzione: infatti il primo a cadere nellatrappola del seduttore non è la donnache egli cerca di rapire o, meglio, dirovinare, bensì il lettore stesso cherimane catturato dalla ragnatela di parole

usate dallo scrittore; come una falena chesi dirige verso la luce, cosi il lettore leggenon solo per il gusto di conoscere lastoria di come si corruppe Cordelia, maanche perché la soavità dei termini usatiche danno vita ad una realtà fatta diattenzioni maniacali, ma non per questoeccessive, incanta chi legge. Il seduttoreper Kierkegaard non si accontenta mai.Egli cammina per le strade diCopenhagen osservando, rapendo labellezza che vede e così una giovanedonna che cerca di non bagnarsi a causadella pioggia diventa per lui unospettacolo che non scade mai nellavolgarità; potremmo quasi dire che egli ècurioso e adorante allo stesso tempo. Labellezza di quell’attimo ha valore proprioperché è istantanea. Ecco perché quandoincontra Cordelia, che più di tutte le altrestimola il suo spirito, decide di “giocare”con lei. Jhoannes ama la prospettiva dellesituazioni interessanti che si potrebberocreare da questa relazione. Cordelia viene

quindi seguita, osservata, corteggiatasilenziosamente e poi fatta cadere,precipitare nell’amore rovinoso che nutreper il seduttore, ma egli proprio perchéquesta ha ceduto definitivamente, non hapiù interesse per lei , ormai perduta persempre nel mare della disperazione edell’abbandono. Il tormento della donnaè così grande perché Jhoannes l’ha fattacadere nella sua trappola: ella non è suacarnalmente, ma spiritualmente dopoaver acconsentito ad appartenergli.Quella che sembra una scelta libera èperò guidata interamente dal seduttore,che gioca con lei come si fa con unamarionetta. La ricerca dell’interessante èdovuta al fatto che senza di esso ilseduttore si sente disarmato nella realtàche lo circonda: questo è il suo male.Ecco perché non è importante il possessofisico, ma quello spirituale. Cordelia,abbandonata, non ha la certezzadell’amore di Jhoannes, che avevaaffermato nel suo diario “ella con me deverovinarsi”.

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11rubricheAnno VI · Numero 9

Titolo: Sette anniin TibetGenere: storicoAnno: 1997Produttori: Hima-laya, J. J. Annaud,M. Besman, R. Go-odwin, Iain SmithRegia: Jean-Jac-ques AnnaudSceneggiatura:

Jean-Jacques Annaud, Iain Smith, Fotografia: Robert FraisseMontaggio: Noëlle BoissonMusica: John WilliamsScenografia: Hoang Thanh AtCostumi: Enrico SabbatiniInterpreti: Brad Pitt, David Thewlis, Ja-myang Jamtsho Wangchuk, Sonam Wan-gchuk, Mako, Jetsun Pema.Tratto dal libro autobiografico di HeinrichHarrerKundun la Presenza, Kyabgon il Salvatore,Tulku la Reincarnazione, Ganden Tripa De-tentore del trono di Ganden: sono gli at-tributi di Tenzin Gyatso, un bambino diAmdo sovrano dello stato del Tibet, ma-nifestazione vivente del Buddha dellaCompassione: il quattordicesimo DalaiLama. L’intero Tibet conosce il suo nome,lo prega e lo venera come un dio. Ma tuttoquesto Heinrich Harrer non lo sa. Il gio-vane austriaco è molto più impegnato nelconquistare medaglie, scalando le vettepiù alte del mondo, sicuro del suo infalli-bile talento e della sua spavalderia che loha portato ad abbandonare in Austria lamoglie incinta del suo primogenito Rolf ea dichiararsi fedele servitore della svasticanazista. Ma tutto questo il piccolo TenzinGyatso non lo sa. Eppure le loro stradesono destinate ad incontrarsi nel luogopiù sacro della religione buddhista, la CittàSanta di Lhasa, residenza del Dalai Lama.L’amicizia nata tra queste due personalitàtanto diverse quanto complementari sitrasforma, grazie all’intrecciarsi delle lorostorie, in un intenso momento di crescita.Non solo per il piccolo Tenzin Gyatso cheattraverso gli insegnamenti di Harrer si ar-ricchisce delle conoscenze della culturaoccidentale, ma anche e soprattutto per lostesso Heinrich Harrer il quale, grazie alpiccolo Dalai Lama, riscopre il valore e l’in-tensità del rapporto padre-figlio. Questoprofondo cambiamento interiore lo spin-gerà, dopo sette anni trascorsi in Tibet, adabbandonare Tenzin per ritornare definiti-

rubrica dedicata ai grandi classici del cinema italiano e straniero di ogni tempoideata e curata da EEuuggeenniiaa SSaallvvaaddoorrii

vamente a casa da suo figlio Rolf. Jean-Jacques Annaud (La guerra del fuoco,Il nome della rosa, L’orso, Il nemico alleporte, ecc.) ci regala, con il suo ottavo film,un capolavoro di regia, un film denso, pro-fondo e mai scontato, capace di commuo-vere ma anche di far riflettere su alcunitemi di grande attualità. Le vicende di Har-rer e di Tenzin si intrecciano con la storiastessa del Tibet negli anni in cui in Europasi combatteva la Seconda Guerra mon-diale. Gli orrori compiuti dalle truppe cinesia Lhasa e nella regione tibetana, non ven-gono omessi dal regista francese: egli lidenuncia apertamente sottolineandone ilati peggiori, descrivendo una guerra im-pari tra truppe ben armate, organizzate edesperte e un popolo di contadini inermi,amanti della preghiera e della quiete. Unpopolo mite, in pace da generazioni, cheritiene che “il nemico è un grande maestroperché è il solo ad aiutarti a rafforzare lapazienza e la compassione”. Intensa e dettagliata emerge la descrizionedella chiusa, ma equilibrata società tibe-tana, la cui vita è pervasa totalmente dallareligione, che l’ha educata a valori quali ilrispetto per il prossimo, l’amore per i biso-gnosi, la semplicità e la completa armoniacon tutte le forme di vita. Commuove e in-canta la scena del film in cui Heinrich Har-rer, impegnato nella costruzione di unpiccolo Cinema per Tenzin, è costretto ad

interrompere i lavori perché gli operai nonvogliono proseguire: hanno paura, sca-vando, di far del male ai vermi che si tro-vano sottoterra e che sono considerati daiBuddhisti parte del ciclo delle reincarna-zioni. Sullo sfondo della Storia e delle avventuredi Heinrich Harrer si estende silenzioso il“tetto del mondo”. Esso è il filo conduttoredi tutto il racconto, dalla scalata iniziale alNanga Parbat, la nona vetta più alta almondo, a quella conclusiva che chiude ilfilm con una lunga sequenza panoramicadi ampio respiro e di rara bellezza. Unascena che comunica pace e tranquillità mache tuttavia è dominata da una musicaprofonda, struggente e malinconica chestride con la magnificenza del paesaggiomontano. La bellissima musica di JohnWilliams aggiunge un elemento in più alleimmagini, sottolineando l’inquietudine in-teriore di Heinrich Harrer che dopo più didieci anni dalla sua avventura in Tibet si ri-trova nello stesso luogo in cui la sua storiaera cominciata, al confine, ma con l’amaraconsapevolezza, questa volta, di non po-terlo più varcare. “Allora questa è un’altra grande differenzatra la nostra civiltà e la vostra. Voi ammi-rate l’uomo che si spinge avanti, verso lacima, in ogni campo della vita, mentre noiammiriamo l’uomo che abbandona il suoego”. Pema Lhaki a Heinrich Harrer

FFFFoooottttooooggggrrrraaaammmmmmmmiiiiHHoo vviissttoo uunn ppoossttoo cchhee mmii ppiiaaccee...... DDaavvee BBrruubbeecckk

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CCCCrrrruuuucccciiiivvvveeeerrrrbbbbaaaa

DIRETTORIDaniele Rodolico - Viviana AstazivicedirettriceIrene ErculeiFONDATORI E DIRETTORI ONORARIFrancesco Carletti, Marco Cecili e Gabriele Russo RussoCOLLABORATORI DI REDAZIONECarolina Mastria, Luigi Fracassa, Alessia Recine, Daniele Cernicchi, AnnaLucia Russo Russo, Chiara Grussu, Giacomo Minori, Giacomo Polce,Gianmarco Moro, Irene Erculei, Angela Buonpane, Lorenzo Cellitti,Giulia Geraci, Eugenia Salvadori, Enrico Valeri, Prof. Francesco Bearzi.

Chiuso in Redazione il 09/12/2012Consegnato in occasione della “Festa delle famiglie e della scuola” il 14/12/2012Stampato esente da autorizzazione - C.M. n° 242 del 02/09/1988

"Come arrivano lontano i raggi di quella piccola candela: cosìsplende una buona azione in un mondo malvagio."

09/01 Gianmarco Moro 17

22/01 Emanuele Bassetta 16

30/01 Luigi Fracassa 16

CCCCoooommmmpppplllleeeeaaaannnnnnnniiii

OORRIIZZZZOONNTTAALLII:: 11.. Abitazioni - 55.. Ammalati -1111.. Poliziotto - 1122.. Grida - 1133.. Stanze - 1144..Quelli professionali elencano i nomi degliiscritti - 1155.. Estremi del giro - 1166.. Periodostorico - 1177.. Epidermide - 1199.. Iniziali di An-telami - 2200.. Prefisso iterativo - 2211.. Ban-chetto - 2222.. Buchi - 2244.. Levate - 2255..Famiglia di nobili veneziani - 2266.. Senza difesa- 2288.. Un fucile della Seconda Guerra Mon-diale - 2299.. Del nostro tempo - 3300.. Unto peressere impermeabilizzato - 3311.. Ha per capi-tale Edimburgo - 3322.. Un ballo...statico - 3333..Punge sulle rose - 3344.. Associazione, organi-smo - 3355.. Alberi da parco - 3366.. Articolo perscolaro - 3377.. Bevanda aromatica - 3388.. Mo-dalità, forma - 3399.. Sistema di trasmissione acolori (sigla) - 4400.. Giudice Istruttore - 4411.. Unfrutto - 4422.. Espressioni d’ilarità - 4433.. Vitel-lini - 4444.. Impiegatuccio - 4455.. Grossi pesci -4466.. Il giorno appena passatoVVEERRTTIICCAALLII:: 11.. Donne preistoriche - 22.. Piantegrasse - 33.. Una funzione trigonometrica - 44..Ente Nazionale Idrocarburi - 55.. Introduceun’ipotesi - 66.. Cilindro rotante - 77.. Crescononei prati - 88.. Articolo plurale - 99.. Altro Adige- 1100.. Profondo - 1144.. Elevate - 1155.. Firmò conGiovannini la regia di molti spettacoli - 1177..Oasi - 1188.. Valutazione di beni - 1199.. Uno sto-rico western TV - 2211.. Recate - 2222.. Sovraniegizi - 2233.. Indemoniati - 2244.. Un ufficiale -2255.. Andare a male - 2277.. L’opposto di volenti- 2288.. Una musica afroamericana - 3333.. Seguela nave - 3355.. Locale all’ingresso - 3366.. Fasciodi luce concentrata - 3388.. Residenze ufficiali -3399.. A volte si torna portandole nel sacco - 4400..Sostanza aeriforme - 4411.. Allo scopo di - 4422..Trasmette su tre reti - 4433.. In mezzo al girone- 4444.. A te.

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William Shakespeare

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