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AAVV Metamorphosis Un anno di poesia VERSINVENA 2010 A cura di Francesca Coppola e Roberta D’Aquino

Metamorphosis

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Un anno di poesia. Antologia degli autori di Versinvena

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AAVV

Metamorphosis Un anno di poesia

VERSINVENA 2010

A cura di Francesca Coppola e Roberta D’Aquino

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In copertina: Riflessi d’acqua (dettaglio)

Dipinto su seta di Mirella Crapanzano

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VERSINVENA

Metamorphosis Un anno di poesia

AAVV

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Metamorfosi in blue (La notte)

Quali segreti e quali sogni scrive la notte in code di sirene e spruzzi di sale… questo mare scuro che

circonda i desideri è come un utero, una membrana sottile pronta a sciogliersi, una generatrice di

nutrimenti. Possiede il germe della vita, ne è custode e terra fertile.

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Piccola introduzione

La volontà di raccogliere una selezione delle poesie più belle contenute in Versinvena, dà

vita oggi a questa antologia, il cui titolo prende spunto dalle evoluzioni che il forum ha

visto, a partire dall’avvicendarsi delle penne che hanno lasciato tracce di sé, fino

all’osservazione di come, quelle che hanno scelto di abbracciare il nostro progetto, sono

cambiate, giorno dopo giorno, a seconda degli umori, delle stagioni e della propria

crescita personale anche dovuta al confronto critico che avviene nel forum; ma anche dai

tre quadri meravigliosi che Mirella ci ha concesso di usare per abbellire il nostro libro.

Osservandoli è possibile intraprendere un viaggio nell’occhio dell’autrice che attraverso i

colori, le forme, i simboli di un’antica lingua, riesce a sommergerci col suo favoloso

entusiasmo.

Riporto dunque le sue parole che, meglio delle mie, sono in grado di introdurre queste

opere:

“Le tre metamorfosi si riferiscono sia alle fasi del giorno, simboleggiate dai colori: blu la notte, verdemare

il giorno e rosso la sera, sia alla vita nella sua complessità, nella rappresentazione delle sue molteplici e

colorate forme di esistenza. Le rappresentazioni sono eventi che si manifestano attraverso lo scorrere del

tempo che occupa spazi e quando questi eventi hanno raggiunto una saturazione ecco che si spingono

oltre, a colonizzare ciò che convenzionalmente chiamiamo futuro, mettendo radici nell'inesistente.

Ogni quadro ha al suo interno degli ideogrammi e quindi le forme si rivelano non solo attraverso il

colore...

Nel Blu, ad esempio ci sono segni che parlano dell'Amore, come principio generatore necessario alla

metamorfosi. Dall'incontro di questo amore con l'arte, con il gioco, nasce la vita e il sogno è il carburante

della creazione.”

Io vado a sognare, come ho fatto nello scrivere le poche righe che accompagnano ogni

opera, e vi lascio alla lettura.

Roberta

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... perch’io, che nella notte abito solo

anch’io, di notte, strusciando un cerino

sul muro, accendo cauto una candela

e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto

bianca nella mia mente –apro una vela

timida nella tenebra, e il pennino

che mi bagna la mente...

strusciando che mi scricchiola, anch’io scrivo.

da "Il seme del piangere"

Giorgio Caproni

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Per brevità chiamata poesia

Alex Manunta

ci si innamora della pioggia per il tessuto di un ombrello visto mezzo rotto, mezzo aperto sopra una zuppa impreparata e tale che il cielo della notte ha un cuore pece in uno spazio saturo di flemma a andare quando incamminati a nuca stretta il tentativo è stato di schivare stelle ma poi... dire come è stata guerra forse è come poter essere in un campo dove ci si sente ossigenati bene così tanto da ordinare un bel respiro di disordine al cosciente

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Io sono una bestia

Alex Manunta

Io sono una bestia una bestemmia, una pioggia alla gola venduto a forza, di stomaco un plinto e tre peli di ferro mai più allacciato a coprire una schiuma di cielo Sono una bestia un filato di pece intrecciato alle membra negli occhi, la terra è a nessuno e un nodo dove impossibile lasciarti uscire ai canali lacrimali, rotti Sono una bestia un pugno di sangue alle mani dentro, un suono minuto secondo alla morte, un prodotto la strada da macchiare con una schiena di silenzio contro a tutto Sono una bestia beata di crisi, a scosse tirare su il fondo, e avanzare gli occhi del Cristo che non disarmo, e ricordo solo, l'ultima volta che non ho pianto.

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[è un muro – vedi- che ci separa]

Al_qantar

è una grata di ferro o una mano -che cambia -

a tenerci lontano quello strano volersi senza briciole

quella minima parola che completa

la parte mancante delle bocche ormai solo trasmettitori

c’erano treni sempre in partenza nei nostri occhi e navi

dai potenti fischi e lunghi scali fra le lenzuola

brindiamo a questo non essere noi adesso che siamo

solo riferimenti e ricordo

come se -talmente è lontano- non fossimo mai stati veri

è una dimenticata mano o un muro - vedi -

che ci separa dalle stazioni e non ci lascia scorgere il fuoco

nell’acqua calma o prendere il vento

la finestra però è la stessa, senza una luna dietro

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Com’è fatta una poetessa

Al_qantar

Com’è fatta una poetessa? Con tutti quegli occhi

che non si vedono, quei cuori nascosti dietro le parole

ed una reflex per cellula sempre in posizione…

E’ sostanza rarefatta sui gradini della sera

e compensa l’umano nei primitivi suoni

Senza riparo lungo la bufera, quindi,

una poetessa è sola!

"come le pizie cumane

io canto il dolore di tutti" (Alda Merini)

ed io che parlo con te, quindi, sono solo anch’io…

e poeta…!

e noi, noi…

quale sostanza ci avvinghia, dunque?

Di che amore è fatto il disprezzo d’ogni libertà

schiavi come siamo di noi, di te e di me

che da fuori della porta ci bussiamo inuditi?

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Un altare è la vita

Clodiaf0904

Un altare è la vita presente a se stessa, non dilegua, e la finzione della morte si inginocchia a lei come in preghiera. Ma anche così, scorrono presto i giorni: il tempo cambia e inaspettato il freddo alla finestra avvolge i gomiti consumati. Spiare è l'arte dei dimenticati.

Sarei stata forse

Clodiaf0904

sarei stata forse brava a far la madre una madre osmotica che trepida avvinghia la membrana uguale e travasa di sè l'unico rischio sarebbe anche succhiare questo il pensiero di vigliacca pace in cui riesco a dormire oppure l'avrei guardato andare a due passi, due oceani da me quel tanto che non serve alla fine comunque come tutti sarei stata un tribunale giudicato dai puri

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Crisi

Diotima…

Macerie invisibili, esiste quello che non vedo: come una penna lanciata è in realtà immobile. Polvere dal marciapiede, polvere nelle tasche dell'uomo, "sono polvere" mentre le vetrine luccicano. E Nilde scende dalla giostra, e lascia lì i suoi sogni.

Ciò che si ama e non si è colto (si cerca)

Diotima…

...E quando il salto d'una ninfea s'infrangerà in ferite e in luce sui vetri della mia finestra... Sapevi che i tuoi occhi hanno radici? Io non sapevo d'essere un campo abbandonato qui sul mio petto fra le veglie della luna e il vento, dicono che nulla si crea nè distrugge; e quei nontiscordardime sgualciti fra le mie mani, forse, in un'altra terra.

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In qualche modo sai

Ecat Mel

in qualche modo - sai - si avverte

quel bussare l'insistenza sul corpo

dalla finestra richiama un volto

sconosciuto, una scatola al buio

dove pescare bocche, seni, persino rughe

e passi attorno

così si resta sulla nuca

a una fissità di stelle

assottigliando fiati alla distanza

a poco a poco, allora sapresti dove muta

quel groviglio di pelle, l'azzurro

districando note sulla soglia

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Come all’inizio

Ecat Mel

come avviene che scioglie il greto

l'andare controvoglia

di là dall'alba

l'esausto confidare della morte, le spine

al passo che costeggiano i veli dell'infanzia

la forma sfilacciata della pietra

riflette l'acqua, in fondo

come all'inizio

nuda, una preghiera ignara ai sedimenti

che omette la parola

l'omonimia del caso quando s'incarna

pozzo ai sensi, profilo di penombra

nel segno che rimane

acre, agli anni che si estinguono nel fuoco

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Metamorfosi verdemare (Il giorno)

Rimango affascinata dai colori di questa tela, gli eventi che si susseguono durante il corso della

nostra esistenza, invadono e colmano uno spazio di vita fino a poco prima vuoto.. spirali di

energie, antenne stilizzate di farfalle pronte a percepire le vibrazioni intorno, ciuffi di

avvenimenti che ci conducono al futuro. E il giorno che prosegue, nella quiete di un verde

luminoso…

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Apologia di te

f.almerighi

esente da vizi,

spio gli sguardi in tralice

riservati al risveglio,

disobbediente doglia

gioire ambiguo e sorriso,

bambina dai pugni chiusi

mentre ti stiri.

Il ghiacciaio scioglie

in lettere minuscole

evade sensazioni proprie;

luce in proscenio

il bagno occupato,

la pagina del suggeritore

dice baciarti in viso,

un rivederti dolce

il fiore il saluto,

ricominciare ogni giorno.

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E il tuo respiro

f.almerighi

scuote il cielo stamani

fino all’orgasmo violento dei pini

terrazze e viali di polline giallo,

disgela l’emozione

il respirare bambina,

lascia le fungaie

ai tronchi,

baci piccoli

e bene assestati

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Il ritorno della polvere

Francesca Coppola

il sole buca piano la finestra mi arrotonda di solitudine fra le sue dita è allora che vedo l'essere mediano non qui, non lì presente forse nel passo di un gatto credi, chi conta su di te non conosce i numeri ci sono due pagine vuote si nasce una sola volta fra le morti che ho in mente

Visioni a Lagonegro

Francesca Coppola

le nubi serpeggiano più di fantasmi qui a Lagonegro bocche cucite d'amaranto e la potenza di penetrare il gioco dei veli ci sarai ancora per ridere oltre la salita? i giganti della foresta rompono l'incompletezza di una preghiera e mi prende e ti duole quella capacità di accogliere argini come patto da inumidire di storie e passioni ed io amore e tu che imbratti scuse/verità

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Novantanove

Ginevra67

Novantanove col resto di uno è

il numero che salva il capitale,

postilla da copione, il campione e la rete

da cui fugge e cerca, la mano che raccoglie

il seme che divora le spine e

che mi taglia i polsi

ma Uno trinitario e chino

mi ripiega sull’abisso

della lavagna che mi massacra il volto

ri

cer

ca

l’olio

l’essenza, il lino, la corona, i piedi del viandante

l’acqua santa, dello scempio la notte della festa

che dà l’assoluzione senza colpa

sul dizionario dei giorni coi nomi aggiunti

a penna dopo la w

questo libererà il bene dall’inferno

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Resta

Ginevra67

Resta, spingiamoci oltre il buio

di lato agli occhi della finestre in fiore

il rosso ti addolcisce, dicesti mentre le dita

mi profumavano la gonna di cicale

ti ho mai parlato del vento di scirocco?

io, che ad ogni passo mi lacero e mi spezzo

e già mutava il cardine delle ginocchia

in cima alle mani l’abisso, ti dissi

ha la forma dell’acqua in un catino di parole

appese alle giunture, le pale dimenticano a volte

di postare il frutto dal succo della spina, così

ti legai in un battito ma era Marzo

e la radice sapeva di scorrere nel vento

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Sulle increspature dell’eternità

Giorgia Spurio

Le tristezze hanno maschere bianche d’ombra E salgono fino al monte delle solitudini Riflettono futuri lampi in tuoni sul mare dell’ eternità e nell’etereo si sollevano i fantasmi delle orfane madri Alla luna non sarà partorita cometa ma il cielo dona la sua lacrima al mare e a velo di sposa la nebbia avvolgerà mani ai capezzoli delle montagne oltre lo specchio delle nefeli. L’Eco si sprigiona da sirene dalle conchiglie tra oceani e olimpi. Intingi il pensiero al mondo e le ali invisibili dalle nere piume si libereranno dal petrolio in sangue Oltre l’orizzonte Contro prigioni e limbi si scateneranno i figli di Zeus E oltre l’eterno la mente sorvolerà come Icaro mai caduto sulle increspature dei cieli.

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Le candele nascoste nel petto

Giorgia Spurio

Il gatto si leccherà

le sue ferite di latte

E le candele in processione

le metterò come fiori

nel vaso…

-tu non sai quanto odio questo tuo ricordo di ceramica-

Dondolare su sedie rotte

Tra ortiche e orchidee

Rose che a maggio

erano mangiate dai parassiti

Formiche che in estate

portavano il pesante fardello

delle molliche senza fame

Ho incendiato il mio cuore

Ho voluto bruciare il dolore

Ed ora il tuo vaso mi guarda

Dal ritratto di donna

Nonna, non sai quanto ti ho amato.

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Manca

lunasepolta

manca d'amarti, sul ciglio di periferia, stranamente sconnessa a un mondo che mi preme, mi satura di doni, chiusi peggio, altrimenti, in un caffè più buono ai portici adorni di gerani e insetti che vengono a morire tu stai distante, nei tuoi settori di un luna park abbiente, scrostato d'avarizia e pesticidi - quasi fosse pura l'aria che respiri di tanto in tanto, amore torna a marcirti dentro, quale entropia, da me disgiunta clessidra che diventa imbuto pozzo incidente, macchina da guerra vorrei prepararmi come a un'interpunzione fossi tu l'orchestra, la risposta

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Giulia, quasi Giulia

lunasepolta

Le notti son due passi in colonna il ricomporsi di schiaffi che strappano l'ultima sigaretta è Giulia - dove s’aggira il sangue ai marciapiedi fasci di lampioni come certi amori senza censimento La voce che assottiglia orme, un tirar dritto su di un nome non ancora tradito Così che ai dubbi chiude la pianura somma irrigata senza tratti brevi Giulia, palmo di fumo sui passi di casa sulle tovaglie - a declamare calcestruzzi che affogano propensioni da soprano Giulia, quasi Giulia - grembo chiave di sol affissa in gola

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Uno più zero

Maredinotte

Nelle vesti d’amianto il caldo

non si soffre. E non s’avverte

neanche quando si ritira

la notte e un fuoco barbaglia

sul giorno nascente

Nemmeno il freddo s’avverte

non spine sul viso, né vento

Una quiete dolente risale

le vertebre e rende più assente

È come –d’un tratto- svuotarsi

del sangue, decomporre strutture

farsi liquido amniotico tiepido ipnotico

senza feto – cosa circonda?

Non v’è sostanza, materica

solida essenza. Non v’è nulla

da scaldare, più nulla da dare

Nulla ci fa coppia

E restiamo a contarci i sensi

a mente. Una matematica storpia

che dà ancora zero

alla somma di uno più zero

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Intenti

Maredinotte

nella notte ritornano le assenze

i quaderni verdi

foglie abbandonate ad autunni di neve

noi eravamo intenti

in metamorfosi di tempi

e ci scordammo le esistenze

quando mi raggiungerai

oltre quel limite di acque

racchiusi ancora in placente

sfoceremo dinnanzi ad altari solitari

tu ed io e le mani

aggrappate alle anche e al troppo rumore

in sollevarsi di gonne come

il sipario di una prima

e per il troppo amore dimenticheremo

ancora

che siamo conchiglie

e spiagge deserte

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Raccontami

Nihil

Non c’è inverno che non passi

per questa panchina,

nella sua brina che culla la ruggine

fino a slacciarne le giunture

si attacca alle voci flebili

gutturali come richiami di corvi

al disciogliersi del sole

anche la primavera passa

nei tuoi racconti di viaggi - spinte circolari

di parto-torno teneri come pesche

senza polpa, con il solo osso

a suggerirne forma e sapore

quel tumore che mi cresce

come il sorriso ad un’estate

dai frutti che cadono liberando i semi

sotto scarpe che li calpestano lievi, come mani

legate al ritmo di un nero tamburo.

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Silenzio

Nihil

Abbassa ancora un poco il volume della notte

sulle strade grigie - piovose, sull’afa che dall’alba

s’espande travolgendo il giorno

con un lucido disegnerò i contorni della case

i casermoni popolari, le osterie ancora aperte

filtrerò il chiasso del vino spanto sui banconi

nasconderò come polvere sotto il tappeto

le scie delle auto, il passo sordo del vento

che scalcia le foglie

per non disturbare lo scorrere sotterraneo

di questo rosso che ci inonda

come un richiamo ad essere

soli, per un altro giorno.

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Oscura il tempo

Oceaninfiamme Staccare le stelle dal cielo ecco cosa fare mettere il nero a nudo e spegnere la luna senza luce e senza tempo forse potrei vivere che sia notte senza notte a vegliare su di me. Chiedo

Oceaninfiamme Chiedo spazio, spazio infinito da annerire con inchiostro da buttare Chiedo infiniti fogli, distesi e lindi da dare al fuoco, da masticar tra i denti, Ma ho solo rime che non sanno dire, quanto tempo ancora attenderò per divenire.

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La distanza

Pedro Navarra

Lo stomaco è un gomitolo

stasera, se sera è

l'esser ombra di campane

l'imbrunire oltre campi

d'abbandono

si chiede

come specchio all'orizzonte

doppia linea

eco al centro del presente

-Madre e figlio-

emigranti contrapposti

sangue e mente

tra due poli la distanza

di una sfera

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Rossamaro

Pedro Navarra

Le altalene sulla spiaggia

segnano sorrisi tra le poche nubi

nella darsena bruciata dei momenti

aria di ricordi in cambio di granelli

nelle scarpe a rimandare un po' di vero

Graffi di conchiglie e linee a dire c'eri

nelle labbra scure

di vino e sesso

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Le vocali della tua voce

_RA_ Era sul davanzale l’ho intravista Quella polvere d’Africa che ti somiglia Un caldo e lento sgretolarsi d’addii … Uno per me che non t’ho cercata al mare Un altro ai sogni che mai hai dato valenza Altri poi tutt’in fila all’orizzonte che m’annega. Però uno prezioso l’ho appena incorniciato Ha il sapore che lenisce il sonno Un tenue vibrafono ne restituisce il suono: Non lo chiamerò amore perché è solo un lampo Prima o poi si cristallizzerà in una morte qualunque … Oggi ne scrivo e domani lo poserò nella terra. Ho dinanzi la sequela dei morsi dati e ricevuti Tutti listati dai colori di stagione Ogni fruscio mi riporta al punto di partenza: E le strade piene di forre grigie e catrammate S’incrociano e si perdono nella foschia: Ad un bivio dovrò pur raggomitolarmi sfinito … Quel che non capisco subendole Sono queste pause assordanti e ventose Che mi scompigliano pelle e capelli puntualmente E quell’attenuato sibilo che ha le vocali della tua voce Che continua a sfigurare il mio amato silenzio A cui affido voluttuosamente le mie ombre: Rendendolo assassino d’istanti irripetibili …

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Ancora una canzone d’autunno

_RA_

E mi dico sospenditi -tra un asse astrale e la parte oscura della luna – Come fanno le ombre dietro i cancelli … Qui dove i lacerti sorridono taglienti O lì dove io vorrei ritornare In un silenzio pendulo - Ho la certezza solo dei lampi Fonemi che urlano luce Ma a quale tempesta riconoscerò L’impronta di madre? - … Poi però continuo nelle insignificanze Lo sento dal tramestio tra le foglie Appena morte Che sia l’autunno l’inganno? Sin da quelle pagini francesi Dell’imberbe melanconia mia M’assorda quel singulto A forma di violino … ...

Mi dici distaccati - altre sono le stagioni che s’assiepano – Non è che lirica scritta da poètes allé Lemmi la cui oscurità ha ormai Conchiuso l’ellisse e assaporano di finitudine … Mentre m’inumidisco alla pioggia Del tuo logico raggiare Non so perché continuo a concepire Parole dal monotono languore Che mi enucleano di qua e di là Ferendomi Come nei giorni antichi …

Page 36: Metamorphosis

Metamorfosi in rosso (La sera)

Vedi?! Il rosso della sera ha preso il posto della luce, gli animali notturni fanno capolino insieme

alle paure. Una civetta, la chiocciola con la sua lunga bava traccia percorsi misteriosi, l’aquila

già urla il volo del ritorno. Gli eventi, a questo punto hanno quasi saturato il nostro spazio e

uno squillo di tromba evade verso la notte. Cammino sul filo di un futuro che non so.

Page 37: Metamorphosis

E sarai dove da spina nasce rosa

Rebby

stammi di sopra

e lo capirai

Su di un letto

pietoso

di manti e lenzuola

Su un macero di istanti

che si spolverano del pensare

E sarai

il Tu

che camminerà le trame di nuove coperte

e davanzali al sole

che nessuna nube oserà ombreggiare

E saranno vie

di infinite strade

che allargheranno la riga bianca

ai margini di quell’immenso

dove il tutto e' nulla

e dove da spina

nasce rosa

Page 38: Metamorphosis

Nel bisbiglio della notte

Rebby

Sento frinire

l’assurdo ripetersi

pensieri d’Africa

In questo buio

a lucciole

fioche

mi vesto d’arpeggio a rosa

Stendo le pieghe

a violarmi il fiato

e libero ciocche e mani

vendendole

a crome

Ora

Nel bisbiglio della notte

Page 39: Metamorphosis

Felino

SalvoD.

Vincevamo il nero della notte

con un sasso ricoperto dalla carta

se poi te ne pentivi

non c'era tempo

per abbassare il braccio

Sanguinava il nero della notte

perché anche d'estate

basta un lancio

per abbattere due astri

o nessuno

perché anche la luna mezza o piena

non realizza certi sogni decadenti

come stelle.

Perdevamo il nero della notte

ma forse non ero abbastanza felino

d'arrivare a mordermi i gomiti.

Page 40: Metamorphosis

Come falena

SalvoD.

Non bastava uno schianto

degli eventi

se poi

annullavamo il vento

contrapponendo varie identità

la mia, la tua

che un nulla

già poteva inaridire

e non ci stavi

a vederti soffrire

e non ci stavo

a farmi rubare

l'età

c r i s t a l l i z z a t a

come falena

in cuore d'ambra.

Page 41: Metamorphosis

Mutazioni

Skorpio

Quand'eravamo costretti nelle pieghe,

fendeva il silenzio di frontiera

le dangling conversations,

il rumore che sempre ci copre

come

i girasoli dalle corone di rame

han le teste reclinate prima d'intendere

il giorno,

ovunque le ragazze col grembiule un poco corto

donne si risvegliano al mattino,

il passaggio sfugge ai più

nelle sere affollate,

bevute e frante coi bicchieri

ubriachi del selciato, nei piccoli segreti

spenti in mozziconi,

nelle lacrime che rigano

impenetrabili portiere.

Ma allora che il cielo chiudesse alla notte

l'ultimo rubinetto di luce

è stato, per me solo, uno sparo

vederti bambina.

Page 42: Metamorphosis

Undici novembre

Skorpio

Sarai tu

la luce dello shrapnel che s'infrange sull'elmetto

e divora ogni paura mai tradita in questa voce,

sollevati nudo, brother in arms che m'accompagni oltre

il fucsia dell'orrore, sibilare dietro le mie spalle

Fiandre annegate di silenzio e papaveri, il massacro

farà i giorni fertili dai solchi di sassi e Maxim.

Frater che ti levi così poco sopra alle spighe, adesso

che le gambe con le mani raccogli, hai pianto con me

la coda d’agosto, bagnato il collo dell'ultima conquista,

questa distesa crudele, forse ragazza irraggiungibile,

forse sterile novilunio che ancora spiegarsi non sa

come con gli occhi già chiusi tu veda i figli giocare

nel verde del giardino, fuori dal sagrato, ventre vostro,

nelle orecchie rintocco di campane a morto.

Tenente, il sangue tuo dentro alle mie vene.

Page 43: Metamorphosis

E’ una nuvola d'ombra

Stefano_t

è una nuvola d'ombra

che mi attanaglia al cielo

sulla sponda dell'infinito

e il cuore sobbalza alla voce

il frammento si perde

un'amara risacca mi sfianca

accadde un sera... ricordi?

ho nascosto nel vento le nostre illusioni

ora pendono morte

impiccate

alla forca del tempo.

Page 44: Metamorphosis

La differenza

Stefano_t

Forse che un tuono, l'onda sinusoidale del suono, attraverserà goccia su goccia il ciclone, per cantare versi nell'occhio sereno? O un racconto scaverà le radici, che ingravidino la terra del loro futuro? No vi dico, ma una brezza leggera, senza capo né coda, sulla soglia dell'ora che veleremo il volto per la disseminazione. Poi la pioggia, i sassi, lo sbattere rabbioso e la terra berrà l'indole scura feconda, capiente, residuo o resto, un'ombra, forse un ventre... Un seme marcescente diaspora sema semente dissolvenze nome disperso né retro né verso nella notte del sesso della morte del senso.

Page 45: Metamorphosis

Bulimia

Stef2

Ti tengo la mano mentre il tuo veleno risale il greto fino al Golgota occhi che appassiscono nel sale rubino e dita che scavano a svilire il corpo e assetare radici e ti rinfranchi di quel vuoto caduco che sgrava le carni ma non allenta memoria appoggiati anima sei nuda dietro quelle vesti di vetro e organza

Page 46: Metamorphosis

La mia principessa

Stef2

Un ombra senza contorni in quella gerla che si sfarina sotto il como' -copertina avvizzita- il sole ci gioca fra movenze di polvere Sento un trepidare di carne di voci stese su queste mura come parati ammuffiti e si confondono istanti di mezze lune a bagnomaria sotto i nasi e di arcobaleni rovesciati sopra il mento Erano lapilli infuocati sulla carne quei guaiti quella notte e io impotente come Satana sferzato da un Giglio che reinventavo la cera attorno al lucignolo Poi il tuo sguardo quelle anime madide confuse da impertinenti ciuffi e il tuo ultimo bacio

una lingua rasposa sul dorso della mia mano

Page 47: Metamorphosis

Prima che l’informe

Versolibero

Nuotavo, ne son certa

ben prima che l’acqua defluisse

su greve litosfera d’universo

non so dirvi io chi fossi

forse colore trasparente ai bordi

o la profondità che sfugge all’occhio

se non osserva con un altro Occhio

non chiedetemi quell’Occhio di chi fosse.

Ero l’idea primaria che mia madre

colse nel suo giardino in sogno

tra pollini di vento.

Prima del cielo e del mare

e prima ancora dell’alba

del sangue e dello sperma

prima del filo d’erba

prima che tutto avesse un nome

io c’ero

da qualche parte

prima che l’informe si plasmasse

che il fuoco fosse antidoto del gelo

prima del moto che divenne mondo

Page 48: Metamorphosis

lei

prima di guardare

già mi vide

prima del tempo già mi diede un nome

e fu l’eterno

dove adesso dorme

sento il respiro

e a lei le braccia tendo

Potrei vestirmi di condizionali

Versolibero

Potrei vestirmi di condizionali,

spettinare i perché dalle risposte un po’ ritrose,

di un filo sospese con l’ala ad una spina,

se avessi confidenza con la rosa

che se ne sta sul bordo del taschino,

come l’occhio di un Dio che si riposa

su di una nuvola, facendo capolino,

mentre la forma già si disfa al vento

e disegna leggere le Sue impronte

nascoste dal crepuscolo che scende

sopra la tela lieve del tramonto

Page 49: Metamorphosis

L'allegro Pierrot

Vondur

Vestito d'aria

e rumori insani

raschio la sera,

calda, di solitudine,

mi abbaia lontana,

verso

una finestra sconosciuta,

che di pudica

fantasia racconta,

dolcemente sporca

da profumi intimi,

gli ultimi detrattori

di una favola

vissuta perfetta,

quasi spicciola,

nelle umide giunture

che accarezza l'estate,

con movenze opposte

invento un profilo d'amare,

spogliandola in fiore,

e sulla punta un brivido

che affanna il silenzio,

rapido pensiero d'abbandonare

per poi pulire

Page 50: Metamorphosis

Dal tramonto all'alba

Vondur

Si spengono i riflettori sull'edizione straordinaria

Le immagini che scorrono da giorni

hanno una fine in quella doppia elica

Una traccia rossastra vicino a un muretto,

è la chiave che tutti cercano

Quegli uomini bianchi come astronauti

sono gli eroi del nuovo millennio

Una macabra caccia al tesoro

per scovare l'arma del delitto,

sulla giostra di luci e finti clamori

Voci, ipotesi, affermazioni, ruotano attorno a un paese

che della tragedia assume il proprio nome

Due occhi rubati al cielo,

e un sorriso che non lascia scampo,

rimbalzano nel mondo in ogni angolo

Una ragazza in vita riservata

la morte l'ha resa acclamata

nell'ultimo respiro una mattina d'estate

L'eco del trillio si insinua nella quiete

buongiorno è il centotredici alzate il sipario.

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Horizon – dipinto su seta

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Considerazioni

Quando un’anima incontra un’altra anima non chiude il cerchio, anzi l’anello emana calore e funge da faro per richiamare altre anime. Versinvena è come una fede nuziale, quando firmi l’iscrizione è come se giurassi amore eterno alla scrittura. Così nasce il desiderio dei desideri: creare un gruppo solido e appassionato e che la contaminazione facesse il resto. Ad un anno dalla sua nascita, io e Roberta ringraziamo chi ha baciato questo rito e lo ha rispettato e coccolato. I passaggi di mano non sono stati numerosi, ma la lucentezza si è avvertita nell’aura di chi ci ha sfiorato. A cominciare dagli ultimi acquisti, Alex Manunta è un autore che ho sempre seguito e ammirato per l’originalità, per il suo voler dire e mettersi in gioco con versi densi e colmi di immagini. Le cui poesie a volte sono dure e crude, ma realmente percepibili in ogni sensazione, anche quella di contare il numero di ferite scavate nel suo percorso. Sebastiano Patanè - Al qantar è stato prezioso e comune amico di scambi poetici, chi non ha avvertito dentro la bellezza dei suoi versi? chi non ha, almeno una volta, cercato di seguirlo nelle traiettorie nuove, pirotecnica di generosità e cuore. Lui ha un modo così viscerale di orchestrare i ritmi del sentire, che è davvero un onore, oltre che un piacere averlo fra le nostre pagine. Come non citare Clodia –Fiorella D’Errico e la sua disponibilità nel mettersi in gioco, quella voglia irresistibile di comprendere ogni passo, sguardo analitico pronto a indagare non solo il suo cammino ma anche quello altrui, quando intreccia -il comune o no- stato d’animo. Le scalate filosofiche sono il suo forte, Chiara Catanese alias Diotima ha un punto di vista particolare, nei risvolti malinconici e altamente suggestivi; sa allacciare la parola, senza agghindarla troppo e le sue trame toccano nel profondo. Donna dai mille interessi, artista a 360°, ha occhi quasi onirici nelle sue esternazioni, labirinti a volte contorti e quasi senza via d’uscita, ma gli smeraldi brillano fra le crepe. Mirella Crapanzano o Ecat Mel è un vulcano in eruzione, enciclopedia vivente e dai molteplici colori, sa affascinarti di versi in un’esplosione continua di vita. Le sue poche pubblicazioni hanno lasciato il segno, Flavio Almerighi riesce ad essere incisivo nella sua essenzialità, poesie ben curate e dal tema sentito, così come le poche perle distribuite da Skorpio, Mattia, di cui possiamo saggiare la corposità dei versi. Uno stile in continua evoluzione, Ginevra67- Giusy Di Fato ha potenza e talento nelle sue esternazioni, a volte così eteree da lasciare di stucco o cosi turbolente da avvolgerti nel ritmo. La sua assenza ha lacerato un po’ i disegni di questa geometria: Leda Moncalieri, la nostra lunasepolta, quando manca si avverte ed ha come effetto quello di riportarti a leggere le sue meraviglie, socchiudendo gli occhi quasi lo vedi il pifferaio magico condurti nei paesaggi dell’eleganza, nei tramonti della saggezza, la mano calda dei ricordi, la voce pura dei risvegli. Sciolto, si è sciolto, almeno quel poco che basta a sollevare un attimo la crosta e sbirciare chissà cosa, Nihil - Leonardo Sultato, è stato insostituibile presenza di occhiate all’esterno, negli spostamenti di tendenze e voci fuori onda. Quelle rare volte che ha lasciato a parte lo spirito scientifico abbiamo contemplato sortite potenti e senza eguali.

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L’amico più intimo di Pedro Navarra è la fluidità della parola, che ad arte interseca con giri nostalgici di realtà e pelle. È vita vissuta quella che leggi e le battaglie sono pienamente percepibili. Lui spesso si sente ruota diversa del carro, quella voce al di fuori del pollaio, non capendo che nelle discrepanze si nasconde la completezza, che nessuno è uguale a nessuno e che ognuno apporta, come può, il personale contributo. Rosario (_RA_) spero adesso avrai capito che la tua presenza è un valore aggiunto, perché è bello il confronto generazionale, senza cercare per forza un significato, plasmarsi di contraddizioni e discernimenti è alla base di qualsiasi discorso. Un grazie sentito a Salvo, Versolibero Rosanna e Stef2 (Stefano Sivo) che hanno pienamente centrato lo spirito del forum, riuscendo ad assorbire le note positive, in un arricchimento costante da qualsivoglia spunto; la riflessione è un gran bel dono, perché chi comprende che c’è sempre da imparare, ha di certo la strada spianata per metà. Un inchino a voi dunque, per il tangibile apporto e l’umiltà con la quale accettate e dispensate consigli. Nella continua gestazione del forum e ognuno nel proprio piccolo ha regalato uno spicchio di umanità e quindi ricordo le scie di autori che hanno arricchito le stanze di sfumature, dalla passione di Oceanoinfiamme alle scalate liriche di Giorgia Spurio, dall’entusiasmo di Rebby all’occhio critico ed esperto di Stefano Toschi. Versinvena compie il primo anno e Roberta dobbiamo spegnere insieme questa candelina, mano nella mano, perché senza te non esistono vene di versi. Grazie.

Francesca

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