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Un anno di poesia. Antologia degli autori di Versinvena
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AAVV
Metamorphosis Un anno di poesia
VERSINVENA 2010
A cura di Francesca Coppola e Roberta D’Aquino
In copertina: Riflessi d’acqua (dettaglio)
Dipinto su seta di Mirella Crapanzano
VERSINVENA
Metamorphosis Un anno di poesia
AAVV
Metamorfosi in blue (La notte)
Quali segreti e quali sogni scrive la notte in code di sirene e spruzzi di sale… questo mare scuro che
circonda i desideri è come un utero, una membrana sottile pronta a sciogliersi, una generatrice di
nutrimenti. Possiede il germe della vita, ne è custode e terra fertile.
Piccola introduzione
La volontà di raccogliere una selezione delle poesie più belle contenute in Versinvena, dà
vita oggi a questa antologia, il cui titolo prende spunto dalle evoluzioni che il forum ha
visto, a partire dall’avvicendarsi delle penne che hanno lasciato tracce di sé, fino
all’osservazione di come, quelle che hanno scelto di abbracciare il nostro progetto, sono
cambiate, giorno dopo giorno, a seconda degli umori, delle stagioni e della propria
crescita personale anche dovuta al confronto critico che avviene nel forum; ma anche dai
tre quadri meravigliosi che Mirella ci ha concesso di usare per abbellire il nostro libro.
Osservandoli è possibile intraprendere un viaggio nell’occhio dell’autrice che attraverso i
colori, le forme, i simboli di un’antica lingua, riesce a sommergerci col suo favoloso
entusiasmo.
Riporto dunque le sue parole che, meglio delle mie, sono in grado di introdurre queste
opere:
“Le tre metamorfosi si riferiscono sia alle fasi del giorno, simboleggiate dai colori: blu la notte, verdemare
il giorno e rosso la sera, sia alla vita nella sua complessità, nella rappresentazione delle sue molteplici e
colorate forme di esistenza. Le rappresentazioni sono eventi che si manifestano attraverso lo scorrere del
tempo che occupa spazi e quando questi eventi hanno raggiunto una saturazione ecco che si spingono
oltre, a colonizzare ciò che convenzionalmente chiamiamo futuro, mettendo radici nell'inesistente.
Ogni quadro ha al suo interno degli ideogrammi e quindi le forme si rivelano non solo attraverso il
colore...
Nel Blu, ad esempio ci sono segni che parlano dell'Amore, come principio generatore necessario alla
metamorfosi. Dall'incontro di questo amore con l'arte, con il gioco, nasce la vita e il sogno è il carburante
della creazione.”
Io vado a sognare, come ho fatto nello scrivere le poche righe che accompagnano ogni
opera, e vi lascio alla lettura.
Roberta
... perch’io, che nella notte abito solo
anch’io, di notte, strusciando un cerino
sul muro, accendo cauto una candela
e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto
bianca nella mia mente –apro una vela
timida nella tenebra, e il pennino
che mi bagna la mente...
strusciando che mi scricchiola, anch’io scrivo.
da "Il seme del piangere"
Giorgio Caproni
Per brevità chiamata poesia
Alex Manunta
ci si innamora della pioggia per il tessuto di un ombrello visto mezzo rotto, mezzo aperto sopra una zuppa impreparata e tale che il cielo della notte ha un cuore pece in uno spazio saturo di flemma a andare quando incamminati a nuca stretta il tentativo è stato di schivare stelle ma poi... dire come è stata guerra forse è come poter essere in un campo dove ci si sente ossigenati bene così tanto da ordinare un bel respiro di disordine al cosciente
Io sono una bestia
Alex Manunta
Io sono una bestia una bestemmia, una pioggia alla gola venduto a forza, di stomaco un plinto e tre peli di ferro mai più allacciato a coprire una schiuma di cielo Sono una bestia un filato di pece intrecciato alle membra negli occhi, la terra è a nessuno e un nodo dove impossibile lasciarti uscire ai canali lacrimali, rotti Sono una bestia un pugno di sangue alle mani dentro, un suono minuto secondo alla morte, un prodotto la strada da macchiare con una schiena di silenzio contro a tutto Sono una bestia beata di crisi, a scosse tirare su il fondo, e avanzare gli occhi del Cristo che non disarmo, e ricordo solo, l'ultima volta che non ho pianto.
[è un muro – vedi- che ci separa]
Al_qantar
è una grata di ferro o una mano -che cambia -
a tenerci lontano quello strano volersi senza briciole
quella minima parola che completa
la parte mancante delle bocche ormai solo trasmettitori
c’erano treni sempre in partenza nei nostri occhi e navi
dai potenti fischi e lunghi scali fra le lenzuola
brindiamo a questo non essere noi adesso che siamo
solo riferimenti e ricordo
come se -talmente è lontano- non fossimo mai stati veri
è una dimenticata mano o un muro - vedi -
che ci separa dalle stazioni e non ci lascia scorgere il fuoco
nell’acqua calma o prendere il vento
la finestra però è la stessa, senza una luna dietro
Com’è fatta una poetessa
Al_qantar
Com’è fatta una poetessa? Con tutti quegli occhi
che non si vedono, quei cuori nascosti dietro le parole
ed una reflex per cellula sempre in posizione…
E’ sostanza rarefatta sui gradini della sera
e compensa l’umano nei primitivi suoni
Senza riparo lungo la bufera, quindi,
una poetessa è sola!
"come le pizie cumane
io canto il dolore di tutti" (Alda Merini)
ed io che parlo con te, quindi, sono solo anch’io…
e poeta…!
e noi, noi…
quale sostanza ci avvinghia, dunque?
Di che amore è fatto il disprezzo d’ogni libertà
schiavi come siamo di noi, di te e di me
che da fuori della porta ci bussiamo inuditi?
Un altare è la vita
Clodiaf0904
Un altare è la vita presente a se stessa, non dilegua, e la finzione della morte si inginocchia a lei come in preghiera. Ma anche così, scorrono presto i giorni: il tempo cambia e inaspettato il freddo alla finestra avvolge i gomiti consumati. Spiare è l'arte dei dimenticati.
Sarei stata forse
Clodiaf0904
sarei stata forse brava a far la madre una madre osmotica che trepida avvinghia la membrana uguale e travasa di sè l'unico rischio sarebbe anche succhiare questo il pensiero di vigliacca pace in cui riesco a dormire oppure l'avrei guardato andare a due passi, due oceani da me quel tanto che non serve alla fine comunque come tutti sarei stata un tribunale giudicato dai puri
Crisi
Diotima…
Macerie invisibili, esiste quello che non vedo: come una penna lanciata è in realtà immobile. Polvere dal marciapiede, polvere nelle tasche dell'uomo, "sono polvere" mentre le vetrine luccicano. E Nilde scende dalla giostra, e lascia lì i suoi sogni.
Ciò che si ama e non si è colto (si cerca)
Diotima…
...E quando il salto d'una ninfea s'infrangerà in ferite e in luce sui vetri della mia finestra... Sapevi che i tuoi occhi hanno radici? Io non sapevo d'essere un campo abbandonato qui sul mio petto fra le veglie della luna e il vento, dicono che nulla si crea nè distrugge; e quei nontiscordardime sgualciti fra le mie mani, forse, in un'altra terra.
In qualche modo sai
Ecat Mel
in qualche modo - sai - si avverte
quel bussare l'insistenza sul corpo
dalla finestra richiama un volto
sconosciuto, una scatola al buio
dove pescare bocche, seni, persino rughe
e passi attorno
così si resta sulla nuca
a una fissità di stelle
assottigliando fiati alla distanza
a poco a poco, allora sapresti dove muta
quel groviglio di pelle, l'azzurro
districando note sulla soglia
Come all’inizio
Ecat Mel
come avviene che scioglie il greto
l'andare controvoglia
di là dall'alba
l'esausto confidare della morte, le spine
al passo che costeggiano i veli dell'infanzia
la forma sfilacciata della pietra
riflette l'acqua, in fondo
come all'inizio
nuda, una preghiera ignara ai sedimenti
che omette la parola
l'omonimia del caso quando s'incarna
pozzo ai sensi, profilo di penombra
nel segno che rimane
acre, agli anni che si estinguono nel fuoco
Metamorfosi verdemare (Il giorno)
Rimango affascinata dai colori di questa tela, gli eventi che si susseguono durante il corso della
nostra esistenza, invadono e colmano uno spazio di vita fino a poco prima vuoto.. spirali di
energie, antenne stilizzate di farfalle pronte a percepire le vibrazioni intorno, ciuffi di
avvenimenti che ci conducono al futuro. E il giorno che prosegue, nella quiete di un verde
luminoso…
Apologia di te
f.almerighi
esente da vizi,
spio gli sguardi in tralice
riservati al risveglio,
disobbediente doglia
gioire ambiguo e sorriso,
bambina dai pugni chiusi
mentre ti stiri.
Il ghiacciaio scioglie
in lettere minuscole
evade sensazioni proprie;
luce in proscenio
il bagno occupato,
la pagina del suggeritore
dice baciarti in viso,
un rivederti dolce
il fiore il saluto,
ricominciare ogni giorno.
E il tuo respiro
f.almerighi
scuote il cielo stamani
fino all’orgasmo violento dei pini
terrazze e viali di polline giallo,
disgela l’emozione
il respirare bambina,
lascia le fungaie
ai tronchi,
baci piccoli
e bene assestati
Il ritorno della polvere
Francesca Coppola
il sole buca piano la finestra mi arrotonda di solitudine fra le sue dita è allora che vedo l'essere mediano non qui, non lì presente forse nel passo di un gatto credi, chi conta su di te non conosce i numeri ci sono due pagine vuote si nasce una sola volta fra le morti che ho in mente
Visioni a Lagonegro
Francesca Coppola
le nubi serpeggiano più di fantasmi qui a Lagonegro bocche cucite d'amaranto e la potenza di penetrare il gioco dei veli ci sarai ancora per ridere oltre la salita? i giganti della foresta rompono l'incompletezza di una preghiera e mi prende e ti duole quella capacità di accogliere argini come patto da inumidire di storie e passioni ed io amore e tu che imbratti scuse/verità
Novantanove
Ginevra67
Novantanove col resto di uno è
il numero che salva il capitale,
postilla da copione, il campione e la rete
da cui fugge e cerca, la mano che raccoglie
il seme che divora le spine e
che mi taglia i polsi
ma Uno trinitario e chino
mi ripiega sull’abisso
della lavagna che mi massacra il volto
ri
cer
ca
l’olio
l’essenza, il lino, la corona, i piedi del viandante
l’acqua santa, dello scempio la notte della festa
che dà l’assoluzione senza colpa
sul dizionario dei giorni coi nomi aggiunti
a penna dopo la w
questo libererà il bene dall’inferno
Resta
Ginevra67
Resta, spingiamoci oltre il buio
di lato agli occhi della finestre in fiore
il rosso ti addolcisce, dicesti mentre le dita
mi profumavano la gonna di cicale
ti ho mai parlato del vento di scirocco?
io, che ad ogni passo mi lacero e mi spezzo
e già mutava il cardine delle ginocchia
in cima alle mani l’abisso, ti dissi
ha la forma dell’acqua in un catino di parole
appese alle giunture, le pale dimenticano a volte
di postare il frutto dal succo della spina, così
ti legai in un battito ma era Marzo
e la radice sapeva di scorrere nel vento
Sulle increspature dell’eternità
Giorgia Spurio
Le tristezze hanno maschere bianche d’ombra E salgono fino al monte delle solitudini Riflettono futuri lampi in tuoni sul mare dell’ eternità e nell’etereo si sollevano i fantasmi delle orfane madri Alla luna non sarà partorita cometa ma il cielo dona la sua lacrima al mare e a velo di sposa la nebbia avvolgerà mani ai capezzoli delle montagne oltre lo specchio delle nefeli. L’Eco si sprigiona da sirene dalle conchiglie tra oceani e olimpi. Intingi il pensiero al mondo e le ali invisibili dalle nere piume si libereranno dal petrolio in sangue Oltre l’orizzonte Contro prigioni e limbi si scateneranno i figli di Zeus E oltre l’eterno la mente sorvolerà come Icaro mai caduto sulle increspature dei cieli.
Le candele nascoste nel petto
Giorgia Spurio
Il gatto si leccherà
le sue ferite di latte
E le candele in processione
le metterò come fiori
nel vaso…
-tu non sai quanto odio questo tuo ricordo di ceramica-
Dondolare su sedie rotte
Tra ortiche e orchidee
Rose che a maggio
erano mangiate dai parassiti
Formiche che in estate
portavano il pesante fardello
delle molliche senza fame
Ho incendiato il mio cuore
Ho voluto bruciare il dolore
Ed ora il tuo vaso mi guarda
Dal ritratto di donna
Nonna, non sai quanto ti ho amato.
Manca
lunasepolta
manca d'amarti, sul ciglio di periferia, stranamente sconnessa a un mondo che mi preme, mi satura di doni, chiusi peggio, altrimenti, in un caffè più buono ai portici adorni di gerani e insetti che vengono a morire tu stai distante, nei tuoi settori di un luna park abbiente, scrostato d'avarizia e pesticidi - quasi fosse pura l'aria che respiri di tanto in tanto, amore torna a marcirti dentro, quale entropia, da me disgiunta clessidra che diventa imbuto pozzo incidente, macchina da guerra vorrei prepararmi come a un'interpunzione fossi tu l'orchestra, la risposta
Giulia, quasi Giulia
lunasepolta
Le notti son due passi in colonna il ricomporsi di schiaffi che strappano l'ultima sigaretta è Giulia - dove s’aggira il sangue ai marciapiedi fasci di lampioni come certi amori senza censimento La voce che assottiglia orme, un tirar dritto su di un nome non ancora tradito Così che ai dubbi chiude la pianura somma irrigata senza tratti brevi Giulia, palmo di fumo sui passi di casa sulle tovaglie - a declamare calcestruzzi che affogano propensioni da soprano Giulia, quasi Giulia - grembo chiave di sol affissa in gola
Uno più zero
Maredinotte
Nelle vesti d’amianto il caldo
non si soffre. E non s’avverte
neanche quando si ritira
la notte e un fuoco barbaglia
sul giorno nascente
Nemmeno il freddo s’avverte
non spine sul viso, né vento
Una quiete dolente risale
le vertebre e rende più assente
È come –d’un tratto- svuotarsi
del sangue, decomporre strutture
farsi liquido amniotico tiepido ipnotico
senza feto – cosa circonda?
Non v’è sostanza, materica
solida essenza. Non v’è nulla
da scaldare, più nulla da dare
Nulla ci fa coppia
E restiamo a contarci i sensi
a mente. Una matematica storpia
che dà ancora zero
alla somma di uno più zero
Intenti
Maredinotte
nella notte ritornano le assenze
i quaderni verdi
foglie abbandonate ad autunni di neve
noi eravamo intenti
in metamorfosi di tempi
e ci scordammo le esistenze
quando mi raggiungerai
oltre quel limite di acque
racchiusi ancora in placente
sfoceremo dinnanzi ad altari solitari
tu ed io e le mani
aggrappate alle anche e al troppo rumore
in sollevarsi di gonne come
il sipario di una prima
e per il troppo amore dimenticheremo
ancora
che siamo conchiglie
e spiagge deserte
Raccontami
Nihil
Non c’è inverno che non passi
per questa panchina,
nella sua brina che culla la ruggine
fino a slacciarne le giunture
si attacca alle voci flebili
gutturali come richiami di corvi
al disciogliersi del sole
anche la primavera passa
nei tuoi racconti di viaggi - spinte circolari
di parto-torno teneri come pesche
senza polpa, con il solo osso
a suggerirne forma e sapore
quel tumore che mi cresce
come il sorriso ad un’estate
dai frutti che cadono liberando i semi
sotto scarpe che li calpestano lievi, come mani
legate al ritmo di un nero tamburo.
Silenzio
Nihil
Abbassa ancora un poco il volume della notte
sulle strade grigie - piovose, sull’afa che dall’alba
s’espande travolgendo il giorno
con un lucido disegnerò i contorni della case
i casermoni popolari, le osterie ancora aperte
filtrerò il chiasso del vino spanto sui banconi
nasconderò come polvere sotto il tappeto
le scie delle auto, il passo sordo del vento
che scalcia le foglie
per non disturbare lo scorrere sotterraneo
di questo rosso che ci inonda
come un richiamo ad essere
soli, per un altro giorno.
Oscura il tempo
Oceaninfiamme Staccare le stelle dal cielo ecco cosa fare mettere il nero a nudo e spegnere la luna senza luce e senza tempo forse potrei vivere che sia notte senza notte a vegliare su di me. Chiedo
Oceaninfiamme Chiedo spazio, spazio infinito da annerire con inchiostro da buttare Chiedo infiniti fogli, distesi e lindi da dare al fuoco, da masticar tra i denti, Ma ho solo rime che non sanno dire, quanto tempo ancora attenderò per divenire.
La distanza
Pedro Navarra
Lo stomaco è un gomitolo
stasera, se sera è
l'esser ombra di campane
l'imbrunire oltre campi
d'abbandono
sì
si chiede
come specchio all'orizzonte
doppia linea
eco al centro del presente
-Madre e figlio-
emigranti contrapposti
sangue e mente
tra due poli la distanza
di una sfera
Rossamaro
Pedro Navarra
Le altalene sulla spiaggia
segnano sorrisi tra le poche nubi
nella darsena bruciata dei momenti
aria di ricordi in cambio di granelli
nelle scarpe a rimandare un po' di vero
Graffi di conchiglie e linee a dire c'eri
nelle labbra scure
di vino e sesso
Le vocali della tua voce
_RA_ Era sul davanzale l’ho intravista Quella polvere d’Africa che ti somiglia Un caldo e lento sgretolarsi d’addii … Uno per me che non t’ho cercata al mare Un altro ai sogni che mai hai dato valenza Altri poi tutt’in fila all’orizzonte che m’annega. Però uno prezioso l’ho appena incorniciato Ha il sapore che lenisce il sonno Un tenue vibrafono ne restituisce il suono: Non lo chiamerò amore perché è solo un lampo Prima o poi si cristallizzerà in una morte qualunque … Oggi ne scrivo e domani lo poserò nella terra. Ho dinanzi la sequela dei morsi dati e ricevuti Tutti listati dai colori di stagione Ogni fruscio mi riporta al punto di partenza: E le strade piene di forre grigie e catrammate S’incrociano e si perdono nella foschia: Ad un bivio dovrò pur raggomitolarmi sfinito … Quel che non capisco subendole Sono queste pause assordanti e ventose Che mi scompigliano pelle e capelli puntualmente E quell’attenuato sibilo che ha le vocali della tua voce Che continua a sfigurare il mio amato silenzio A cui affido voluttuosamente le mie ombre: Rendendolo assassino d’istanti irripetibili …
Ancora una canzone d’autunno
_RA_
E mi dico sospenditi -tra un asse astrale e la parte oscura della luna – Come fanno le ombre dietro i cancelli … Qui dove i lacerti sorridono taglienti O lì dove io vorrei ritornare In un silenzio pendulo - Ho la certezza solo dei lampi Fonemi che urlano luce Ma a quale tempesta riconoscerò L’impronta di madre? - … Poi però continuo nelle insignificanze Lo sento dal tramestio tra le foglie Appena morte Che sia l’autunno l’inganno? Sin da quelle pagini francesi Dell’imberbe melanconia mia M’assorda quel singulto A forma di violino … ...
Mi dici distaccati - altre sono le stagioni che s’assiepano – Non è che lirica scritta da poètes allé Lemmi la cui oscurità ha ormai Conchiuso l’ellisse e assaporano di finitudine … Mentre m’inumidisco alla pioggia Del tuo logico raggiare Non so perché continuo a concepire Parole dal monotono languore Che mi enucleano di qua e di là Ferendomi Come nei giorni antichi …
Metamorfosi in rosso (La sera)
Vedi?! Il rosso della sera ha preso il posto della luce, gli animali notturni fanno capolino insieme
alle paure. Una civetta, la chiocciola con la sua lunga bava traccia percorsi misteriosi, l’aquila
già urla il volo del ritorno. Gli eventi, a questo punto hanno quasi saturato il nostro spazio e
uno squillo di tromba evade verso la notte. Cammino sul filo di un futuro che non so.
E sarai dove da spina nasce rosa
Rebby
stammi di sopra
e lo capirai
Su di un letto
pietoso
di manti e lenzuola
Su un macero di istanti
che si spolverano del pensare
E sarai
il Tu
che camminerà le trame di nuove coperte
e davanzali al sole
che nessuna nube oserà ombreggiare
E saranno vie
di infinite strade
che allargheranno la riga bianca
ai margini di quell’immenso
dove il tutto e' nulla
e dove da spina
nasce rosa
Nel bisbiglio della notte
Rebby
Sento frinire
l’assurdo ripetersi
pensieri d’Africa
In questo buio
a lucciole
fioche
mi vesto d’arpeggio a rosa
Stendo le pieghe
a violarmi il fiato
e libero ciocche e mani
vendendole
a crome
Ora
Nel bisbiglio della notte
Felino
SalvoD.
Vincevamo il nero della notte
con un sasso ricoperto dalla carta
se poi te ne pentivi
non c'era tempo
per abbassare il braccio
Sanguinava il nero della notte
perché anche d'estate
basta un lancio
per abbattere due astri
o nessuno
perché anche la luna mezza o piena
non realizza certi sogni decadenti
come stelle.
Perdevamo il nero della notte
ma forse non ero abbastanza felino
d'arrivare a mordermi i gomiti.
Come falena
SalvoD.
Non bastava uno schianto
degli eventi
se poi
annullavamo il vento
contrapponendo varie identità
la mia, la tua
che un nulla
già poteva inaridire
e non ci stavi
a vederti soffrire
e non ci stavo
a farmi rubare
l'età
c r i s t a l l i z z a t a
come falena
in cuore d'ambra.
Mutazioni
Skorpio
Quand'eravamo costretti nelle pieghe,
fendeva il silenzio di frontiera
le dangling conversations,
il rumore che sempre ci copre
come
i girasoli dalle corone di rame
han le teste reclinate prima d'intendere
il giorno,
ovunque le ragazze col grembiule un poco corto
donne si risvegliano al mattino,
il passaggio sfugge ai più
nelle sere affollate,
bevute e frante coi bicchieri
ubriachi del selciato, nei piccoli segreti
spenti in mozziconi,
nelle lacrime che rigano
impenetrabili portiere.
Ma allora che il cielo chiudesse alla notte
l'ultimo rubinetto di luce
è stato, per me solo, uno sparo
vederti bambina.
Undici novembre
Skorpio
Sarai tu
la luce dello shrapnel che s'infrange sull'elmetto
e divora ogni paura mai tradita in questa voce,
sollevati nudo, brother in arms che m'accompagni oltre
il fucsia dell'orrore, sibilare dietro le mie spalle
Fiandre annegate di silenzio e papaveri, il massacro
farà i giorni fertili dai solchi di sassi e Maxim.
Frater che ti levi così poco sopra alle spighe, adesso
che le gambe con le mani raccogli, hai pianto con me
la coda d’agosto, bagnato il collo dell'ultima conquista,
questa distesa crudele, forse ragazza irraggiungibile,
forse sterile novilunio che ancora spiegarsi non sa
come con gli occhi già chiusi tu veda i figli giocare
nel verde del giardino, fuori dal sagrato, ventre vostro,
nelle orecchie rintocco di campane a morto.
Tenente, il sangue tuo dentro alle mie vene.
E’ una nuvola d'ombra
Stefano_t
è una nuvola d'ombra
che mi attanaglia al cielo
sulla sponda dell'infinito
e il cuore sobbalza alla voce
il frammento si perde
un'amara risacca mi sfianca
accadde un sera... ricordi?
ho nascosto nel vento le nostre illusioni
ora pendono morte
impiccate
alla forca del tempo.
La differenza
Stefano_t
Forse che un tuono, l'onda sinusoidale del suono, attraverserà goccia su goccia il ciclone, per cantare versi nell'occhio sereno? O un racconto scaverà le radici, che ingravidino la terra del loro futuro? No vi dico, ma una brezza leggera, senza capo né coda, sulla soglia dell'ora che veleremo il volto per la disseminazione. Poi la pioggia, i sassi, lo sbattere rabbioso e la terra berrà l'indole scura feconda, capiente, residuo o resto, un'ombra, forse un ventre... Un seme marcescente diaspora sema semente dissolvenze nome disperso né retro né verso nella notte del sesso della morte del senso.
Bulimia
Stef2
Ti tengo la mano mentre il tuo veleno risale il greto fino al Golgota occhi che appassiscono nel sale rubino e dita che scavano a svilire il corpo e assetare radici e ti rinfranchi di quel vuoto caduco che sgrava le carni ma non allenta memoria appoggiati anima sei nuda dietro quelle vesti di vetro e organza
La mia principessa
Stef2
Un ombra senza contorni in quella gerla che si sfarina sotto il como' -copertina avvizzita- il sole ci gioca fra movenze di polvere Sento un trepidare di carne di voci stese su queste mura come parati ammuffiti e si confondono istanti di mezze lune a bagnomaria sotto i nasi e di arcobaleni rovesciati sopra il mento Erano lapilli infuocati sulla carne quei guaiti quella notte e io impotente come Satana sferzato da un Giglio che reinventavo la cera attorno al lucignolo Poi il tuo sguardo quelle anime madide confuse da impertinenti ciuffi e il tuo ultimo bacio
una lingua rasposa sul dorso della mia mano
Prima che l’informe
Versolibero
Nuotavo, ne son certa
ben prima che l’acqua defluisse
su greve litosfera d’universo
non so dirvi io chi fossi
forse colore trasparente ai bordi
o la profondità che sfugge all’occhio
se non osserva con un altro Occhio
non chiedetemi quell’Occhio di chi fosse.
Ero l’idea primaria che mia madre
colse nel suo giardino in sogno
tra pollini di vento.
Prima del cielo e del mare
e prima ancora dell’alba
del sangue e dello sperma
prima del filo d’erba
prima che tutto avesse un nome
io c’ero
da qualche parte
prima che l’informe si plasmasse
che il fuoco fosse antidoto del gelo
prima del moto che divenne mondo
lei
prima di guardare
già mi vide
prima del tempo già mi diede un nome
e fu l’eterno
dove adesso dorme
sento il respiro
e a lei le braccia tendo
Potrei vestirmi di condizionali
Versolibero
Potrei vestirmi di condizionali,
spettinare i perché dalle risposte un po’ ritrose,
di un filo sospese con l’ala ad una spina,
se avessi confidenza con la rosa
che se ne sta sul bordo del taschino,
come l’occhio di un Dio che si riposa
su di una nuvola, facendo capolino,
mentre la forma già si disfa al vento
e disegna leggere le Sue impronte
nascoste dal crepuscolo che scende
sopra la tela lieve del tramonto
L'allegro Pierrot
Vondur
Vestito d'aria
e rumori insani
raschio la sera,
calda, di solitudine,
mi abbaia lontana,
verso
una finestra sconosciuta,
che di pudica
fantasia racconta,
dolcemente sporca
da profumi intimi,
gli ultimi detrattori
di una favola
vissuta perfetta,
quasi spicciola,
nelle umide giunture
che accarezza l'estate,
con movenze opposte
invento un profilo d'amare,
spogliandola in fiore,
e sulla punta un brivido
che affanna il silenzio,
rapido pensiero d'abbandonare
per poi pulire
Dal tramonto all'alba
Vondur
Si spengono i riflettori sull'edizione straordinaria
Le immagini che scorrono da giorni
hanno una fine in quella doppia elica
Una traccia rossastra vicino a un muretto,
è la chiave che tutti cercano
Quegli uomini bianchi come astronauti
sono gli eroi del nuovo millennio
Una macabra caccia al tesoro
per scovare l'arma del delitto,
sulla giostra di luci e finti clamori
Voci, ipotesi, affermazioni, ruotano attorno a un paese
che della tragedia assume il proprio nome
Due occhi rubati al cielo,
e un sorriso che non lascia scampo,
rimbalzano nel mondo in ogni angolo
Una ragazza in vita riservata
la morte l'ha resa acclamata
nell'ultimo respiro una mattina d'estate
L'eco del trillio si insinua nella quiete
buongiorno è il centotredici alzate il sipario.
Horizon – dipinto su seta
Considerazioni
Quando un’anima incontra un’altra anima non chiude il cerchio, anzi l’anello emana calore e funge da faro per richiamare altre anime. Versinvena è come una fede nuziale, quando firmi l’iscrizione è come se giurassi amore eterno alla scrittura. Così nasce il desiderio dei desideri: creare un gruppo solido e appassionato e che la contaminazione facesse il resto. Ad un anno dalla sua nascita, io e Roberta ringraziamo chi ha baciato questo rito e lo ha rispettato e coccolato. I passaggi di mano non sono stati numerosi, ma la lucentezza si è avvertita nell’aura di chi ci ha sfiorato. A cominciare dagli ultimi acquisti, Alex Manunta è un autore che ho sempre seguito e ammirato per l’originalità, per il suo voler dire e mettersi in gioco con versi densi e colmi di immagini. Le cui poesie a volte sono dure e crude, ma realmente percepibili in ogni sensazione, anche quella di contare il numero di ferite scavate nel suo percorso. Sebastiano Patanè - Al qantar è stato prezioso e comune amico di scambi poetici, chi non ha avvertito dentro la bellezza dei suoi versi? chi non ha, almeno una volta, cercato di seguirlo nelle traiettorie nuove, pirotecnica di generosità e cuore. Lui ha un modo così viscerale di orchestrare i ritmi del sentire, che è davvero un onore, oltre che un piacere averlo fra le nostre pagine. Come non citare Clodia –Fiorella D’Errico e la sua disponibilità nel mettersi in gioco, quella voglia irresistibile di comprendere ogni passo, sguardo analitico pronto a indagare non solo il suo cammino ma anche quello altrui, quando intreccia -il comune o no- stato d’animo. Le scalate filosofiche sono il suo forte, Chiara Catanese alias Diotima ha un punto di vista particolare, nei risvolti malinconici e altamente suggestivi; sa allacciare la parola, senza agghindarla troppo e le sue trame toccano nel profondo. Donna dai mille interessi, artista a 360°, ha occhi quasi onirici nelle sue esternazioni, labirinti a volte contorti e quasi senza via d’uscita, ma gli smeraldi brillano fra le crepe. Mirella Crapanzano o Ecat Mel è un vulcano in eruzione, enciclopedia vivente e dai molteplici colori, sa affascinarti di versi in un’esplosione continua di vita. Le sue poche pubblicazioni hanno lasciato il segno, Flavio Almerighi riesce ad essere incisivo nella sua essenzialità, poesie ben curate e dal tema sentito, così come le poche perle distribuite da Skorpio, Mattia, di cui possiamo saggiare la corposità dei versi. Uno stile in continua evoluzione, Ginevra67- Giusy Di Fato ha potenza e talento nelle sue esternazioni, a volte così eteree da lasciare di stucco o cosi turbolente da avvolgerti nel ritmo. La sua assenza ha lacerato un po’ i disegni di questa geometria: Leda Moncalieri, la nostra lunasepolta, quando manca si avverte ed ha come effetto quello di riportarti a leggere le sue meraviglie, socchiudendo gli occhi quasi lo vedi il pifferaio magico condurti nei paesaggi dell’eleganza, nei tramonti della saggezza, la mano calda dei ricordi, la voce pura dei risvegli. Sciolto, si è sciolto, almeno quel poco che basta a sollevare un attimo la crosta e sbirciare chissà cosa, Nihil - Leonardo Sultato, è stato insostituibile presenza di occhiate all’esterno, negli spostamenti di tendenze e voci fuori onda. Quelle rare volte che ha lasciato a parte lo spirito scientifico abbiamo contemplato sortite potenti e senza eguali.
L’amico più intimo di Pedro Navarra è la fluidità della parola, che ad arte interseca con giri nostalgici di realtà e pelle. È vita vissuta quella che leggi e le battaglie sono pienamente percepibili. Lui spesso si sente ruota diversa del carro, quella voce al di fuori del pollaio, non capendo che nelle discrepanze si nasconde la completezza, che nessuno è uguale a nessuno e che ognuno apporta, come può, il personale contributo. Rosario (_RA_) spero adesso avrai capito che la tua presenza è un valore aggiunto, perché è bello il confronto generazionale, senza cercare per forza un significato, plasmarsi di contraddizioni e discernimenti è alla base di qualsiasi discorso. Un grazie sentito a Salvo, Versolibero Rosanna e Stef2 (Stefano Sivo) che hanno pienamente centrato lo spirito del forum, riuscendo ad assorbire le note positive, in un arricchimento costante da qualsivoglia spunto; la riflessione è un gran bel dono, perché chi comprende che c’è sempre da imparare, ha di certo la strada spianata per metà. Un inchino a voi dunque, per il tangibile apporto e l’umiltà con la quale accettate e dispensate consigli. Nella continua gestazione del forum e ognuno nel proprio piccolo ha regalato uno spicchio di umanità e quindi ricordo le scie di autori che hanno arricchito le stanze di sfumature, dalla passione di Oceanoinfiamme alle scalate liriche di Giorgia Spurio, dall’entusiasmo di Rebby all’occhio critico ed esperto di Stefano Toschi. Versinvena compie il primo anno e Roberta dobbiamo spegnere insieme questa candelina, mano nella mano, perché senza te non esistono vene di versi. Grazie.
Francesca
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