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Micro- Microbiologia Speciale

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Stafilococchi- forma sferica - ammassi irregolari- immobili - privi di capsula - gram positivi- sviluppo a 10°-45°C / optimum a 30°-37°C- ph tra 4 e 9 / optimum a 7,0-7,5- aerobi/anaeorobi facoltativi

Staphylococcus aureus1- Struttura superficiale - caratteri antigeniEʼ provvisto di una capsula di natura polisaccaridica con potere antifagocitario.Presenta un adesina denominata “clumping factor” o “coagulasi legata alla cellula” la quale è in grado di legarsi al fibrinogeno causandone la precipitazione.Alla sua superficie è legata anche la Proteina A, una proteina provvista di caratteri antigeni specifici la quale provoca lʼattivazione del complemento, lʼinibizione della fagocitosi da parte dei leucociti polimorfonucleati, la comparsa di reazioni di ipersensibilizzazione e la stimolazione alla moltiplicazione dei linfociti, contribuendo alla virulenza del batterio.2- PatogenicitàS. aureus si moltiplica normalmente negli spazi intercellulari e può essere causa di focolai di infezione piogena suppurativa acuta a diversa localizzazione e, in alcune circostanze ed in assenza di adeguati interventi terapeutici, di infezioni ad andamento subacuto progressivamente ingravescente. Alcuni stipiti di S. aureus produttori di peculiari esotossine, inoltre, possono provocare particolari forme morbose, come la necrosi epidermica acuta o sindrome della cute pseudo-ustionata da stafilococco, la sindrome da shock tossico e la intossicazione alimentare stafilococcica per lʼassunzione di enterotossine con alimenti contaminati da ceppi di stafilococchi enterotossinogeni.Tutte queste patologie sono favorite da meccanismi di adesività (adesine), funzioni antifagocitarie di alcune strutture di superficie e dalla produzione di una numerosa serie di esotossine e esoenzimi in grado di provocare le varie lesioni e lʼestensione dellʼinfezione ad altri distretti dellʼorganismo.Le tossine che intervengono nel meccanismo delle infezione piogene (con produzione di pus) sono rappresentante fondamentalmente dalle emolisine o citolisine (citolisina α) e dalla leucocidina-PV, tutte tossine codificate da geni a localizzazione cromosomica.Gli esoenzimi prodotti da S. aureus sono numerosi e coinvolti in diversi meccanismi patogeni. Due esoenzimi sono legati a meccanismi coagulativi, essendo in grado di agire, alternativamente, sul fibrinogeno provocandone la trasformazione in fibrina, o su plasminogeno attivandone la conversione in plasmina capace di dissolvere i coaguli di fibrina, sono rappresentati rispettivamente dalla coagulasi stafilococcica e dalla stafilochinasi. La coagulasi stafilococcica, reagendo con un fattore plasmatico, è capace di trasformare il fibrinogeno in fibrina in assenza di Ca++, con relativo deposito di fibrinogeno/fibrina sulla superficie cellulare a garantire un azione antifagocitaria.La stafilochinasi al contrario è in grado di legarsi al plasminogeno e di attivarlo trasformandolo nellʼenzima fibrinolitico plasmina, con la funzione di strumento di invasività che il batterio utilizzerebbe per superare ostacoli meccanici rappresentati da coaguli nei capillari ematici e linfatici.Unʼaltra serie di esoenzimi con attività idrolitica hanno la funzione di degradare e digerire determinati materiali organici, per l'approvvigionamento nutrizionale del batterio o a volte direttamente come fattore di virulenza: lipasi, nucleasi, ureasi, jaluronidasi e serino-proteasi.Gli stafilococchi in grado di provocare la necrolisi epidermica acuta (bambini e soggetti immunodepressi) sono produttori di tossina epidermolitica o esfoliatina stafilococcica A/

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B. Questa tossina, indipendentemente dalla sede di colonizzazione, raggiunge diffondendosi per via ematica lo strato granuloso dellʼepidermide dove si attiva provocando la rottura dei legami intercellulari, consentendo così il distacco di ampie zone di epidermide al minimo insulto meccanico.Gli S. aureus in grado di provocare lo shock tossico da stafilococco sono invece produttori di tossina dello shock tossico, o TSST-1, codificata da un gene a localizzazione cromosomica, e molto simile per certi versi alle enterotossine stafilococciche ed alle tossine pirogeniche streptococciche.La gastroenterite da stafilococchi enterotossigeni è la conseguenza della ingestione di cibi (i più pericolosi sono i cibi con elevato contenuto in lipidi) nei quali si siano prodotte sufficienti quantità di enterotossina. Di enterotossina stafilococcica o SE se ne conoscono numerosi tipi antigenicamente diversi. Le SE sono resistenti ai succhi gastrici, temoresistenti (resistono anche allʼebollizione) e presentano caratteri di pirogenicità e superantigenicità. Introdotte con gli alimenti e pervenute nellʼintestino, interagiscono con i macrofagi ed i linfociti degli organi linfoidi sottomucosi, stimolando lʼattivazione policlonale dei linfociti-T, con la conseguente liberazione locale di citochine proinfiammatorie, cui segue la comparsa di lesioni flogistiche a carico della mucosa che si accompagnano a sintomi enterici (diarrea). Le manifestazioni morbose più consistenti e più immediate sono rappresentate dallʼaumento della temperatura corporea, dalla frequente comparsa di lesioni eritematose, e in particolare dalla comparsa di vomito incoercibile dovuto al fatto che le enterotossine stafilococciche sono anche in grado di stimolare recettori della mucosa gastrointestinale che generano, a loro volta, impulsi nervosi che raggiungono i centri sottocorticali del vomito attraverso afferenti vagali.

Stafilococchi coagulasi-negativiGli stafilococchi coagulasi negativi rappresentano soprattutto agenti di infezioni nosocomiali (infezioni ospedaliere di causa iatrogena) e sono frequentemente isolati dal sangue di soggetti con impianti intravascolari (es. catetere venoso centrale) o come causa di infezione di impianti protesici profondi. Lʼinfezione può essere clinicamente silente, manifesta o occasionalmente, fulminante. Frequentemente provvisti di farmaco-resistenza multipla, rappresentano talora una drammatica sfida ad un efficace approccio terapeutico. La specie più frequentemente associata con la patologia umana è S. epidermidis.

MicrococchiIl genere Micrococcus comprende organismi gram-positivi di forma rotondeggiante che si differenziano dal genere Staphylococcus per essere aerobi obbligati. Si tratta di tipici saprofiti, presenti nella cute umana e che in particolari circostanze (immunodepressione) possono provocare infezione.Streptococchi ed Enterococchi- batteri sferici disposti in coppie o catenelle- capsulati - immobili - asporigeni- gram positivi - ossidasi negativi - catalasi negativi- aerobi-anaerobi facoltativi con preferenza di crescita in anaerobiosi

Gli streptococchi vengono classificati in base al tipo di emolisi prodotta in piastre di agar-sangue, ed in rapporto alle caratteristiche antigeniche di alcuni polisaccaridi della parete cellulare, denominati globalmente antigene C (C da carboidrato).Esistono tre tipi di emolisi: 1-alfa-emolitici o viridanti; 2-beta-emolitici; 3-non emolitici o gamma-emolitici;

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Haemophilus influenzae- bacillo Gram-negativo, aerobio-anaerobio facoltativoH. influenzae fa parte della Haemophilus spp, una specie che necessità di terreni di coltura arricchiti con sangue. Successivamente si è scoperto che questa specie non è in grado di sintetizzare due fattori, denominati fattore X e fattore V, identificati poi con nientʼaltro che il gruppo eme, necessario alla sintesi degli enzimi eminici (reperibile nel sangue nellʼemoglobina) per quanto riguarda il fattore X, e con il NAD o NADP, accettori e donatori di idrogeno utilizzati da moltissime deidrogenasi nei processi bioenergetici, per quanto riguarda il fattore V.Haemophilus influenzae rappresenta il batterio più rilevante per quanto riguarda la patologia umana. Denominato così in quanto ritenuto inizialmente responsabile dellʼinfluenza, è in realtà causa di meningiti della prima infanzia. Nelle meningiti della prima infanzia dove H. influenzae è il sospetto agente eziologico si può ricorrere alla ricerca dellʼantigene S.S.S (soluble specific substance: un componente della capsula del microrganismo che ne rappresenta lʼantigene più importante) nel liquor dei pazienti.Il suo potere patogeno sembra legato essenzialmente allʼattività antifagocitaria della capsula, nonché dallʼazione della endotossina legata allʼLPS, e probabilmente allʼazione tossica della proteina M. Eʼ un organismo sensibile a vari antibiotici, il farmaco dʼelezione soprattutto nelle forme meningee è rappresentato dallʼampicillina per via parenterale.

Bordetella pertussisBacilletti o cocco-bacilli Gram-negativi, aerobi obbligati.Bordetella pertussis è lʼagente eziologico della pertosse, unʼaffezione tipica della prima infanzia o dellʼetà scolare.I primi sintomi sono una modesta infiammazione naso-faringea seguita dopo 7-14 giorni dallʼinteressamento delle vie aeree inferiori, accompagnato da tosse che nei casi più gravi presenta fenomeni broncospastici che provocano una caratteristica difficoltà respiratoria; in soggetti nei primi mesi di vita lʼinfiammazione può avere complicanze encefalopatiche seguite da gravi deficit di varie funzioni.B. pertussis è un batterio a circolazione esclusivamente interumana e lʼinfezione è disseminata dai soggetti nella fase iniziale della malattia, mentre non esistono portatori sani. Il batterio è molto fragile al di fuori dellʼorganismo umano e la diffusione dellʼinfezione è molto limitata.B. pertussis si localizza alla superficie dellʼepitelio ciliato della trachea e dei bronchi per mezzo di adesine (fimbrie) di natura proteica con proprietà emoagglutinanti nei confronti delle emazie dellʼorganismo. B. pertussis ha scarsa o nulla tendenza a superare lʼepitelio mucoso, non si ritrova mai nel sangue e non provoca localizzazioni a distanza.Il suo meccanismo dʼazione è complesso e intervengono numerosi fattori:- azione antifagocitaria della capsula di natura polisaccaridica ed azione tossica dellʼLPS

(endotossina)- azione della tossina della pertosse, una tossina pantropa che interferisce sul signalling- azione di una tossina dermonecrotica con meccanismo di vasocostrizione- azione di una adenilato-ciclasi batterica capace di penetrare nelle cellule eucariotiche

provocandovi un aumento nella concentrazione di AMP-c- azione di una citotossina tracheale tossica per le cellule ciliate della trachea- azione di una emolisina con attività emoagglutinante

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Legionella pneumophila-Bacilletti aerobi Gram-negativi, mobili per uno, due o più flagelli polari o lateraliLe legionelle sono batteri costantemente presenti in diversi habitat caratterizzati dalla presenza di acque dolci superficiali, i quali possono occasionalmente contaminare diversi ambienti (acqua di umidificazione di impianti di condizionamento, filtri, pulviscolo atmosferico, etc.) e trasmettersi per via inalatoria allʼuomo provocando infezioni respiratorie anche con caratteri di focolaio epidemico. La trasmissione interumana non sembra verificarsi e lʼinfezione umana sembra unicamente la conseguenza dellʼesposizione ad aerosol abbondantemente contaminati da batteri di origine acquatica o ambientale. Non si tratterebbe di batteri a vita acquatica libera in quanto sembra più probabile che le legionelle siano parassiti di amebe o protozoi ciliati acquatici nelle cui cisti possono sopravvivere a lungo, protette da condizioni estreme di temperatura, da trattamenti di clorazione delle acque e da altra condizioni ambientali diverse.L. pneumophila è lʼagente eziologico di una grave forma di polmonite nota come malattia dei legionari, a quale è spesso complicata da lesioni renali ed epatiche e può presentare una mortalità elevata in assenza di un pronto intervento terapeutico. Le legionelle possono anche causare una forma febbrile, con sintomatologia simil-influenzale, con tendenza spontanea alla guarigione, nota anche come febbre di Pontiac.Le condizioni generali ed in particolare le condizioni immunitarie dellʼospite al momento dellʼinfezione (e anche la carica batterica infettante) giocano un ruolo essenziale nel condizionare lʼevoluzione della infezione (la fora grave di polmonite si nota soprattutto in soggetti anziani, defedati o immunocompromessi).Le legionelle sono parassiti intracellulari facoltativi che si moltiplicano nei fagosomi dei monociti e dei macrofagi alveolari e possiedono almeno due fattori in grado di inibire lʼattivazione dei fagociti rappresentati rispettivamente da una citotossina non conosciuta nel suo meccanismo dʼazione ed una fosfatasi in grado di bloccare la produzione di anione superossido da parte dei neutrofili. Inoltre, ad aumentare la capacità invasiva cellulare e la sopravvivenza e moltiplicazione delle legionelle concorrono diversi fattori di virulenza: una proteina di superficie denominata Mip (macrophage infectifity potentiator) è essenziale per la penetrazione allʼinterno dei macrofagi insieme con una serie di enzimi (fosfolipasi C, metalloproteasi, etc.) in grado di danneggiare gravemente le cellule parassitate.

Micobatteri- Bacilli lunghi e sottili, alcool-acido resistenti con parete complessa di tipo Gram-positivo arricchita con acidi micoliciTutti i micobatteri presentano un caratteristico involucro esterno; come nei Gram-positivi, la cellula micobatterica presenta allʼesterno della membrana cellulare uno strato di peptidoglicano, questo però è a a sua volta ricoperto verso la superficie cellulare esterna da una complessa struttura particolarmente ricca di carboidrati e, soprattutto, di lipidi (una serie particolari di acidi grassi denominati acidi micolici) cui sono ulteriormente legate una serie di molecole di glicolipidi fenolici. Le strutture periferiche dei micobatteri rendono la cellula impervia ad una vasta serie di sostanze potenzialmente dannose, inclusi diversi acidi minerali. Dal punto di vista fisiologico invece, una tale struttura causa un rallentamento negli scambi selettivi di nutrienti ed altre molecole con lʼambiente, ed è anche correlata allʼassai lungo periodo di duplicazione cellulare dei micobatteri (apprezzabile in media solo dopo 3-4 settimane di incubazione in vitro).Questa peculiare struttura, infine, rende le cellule dei micobatteri (anche quelle fissate) difficilmente penetrabili dai normali coloranti usati in batteriologia (caratteristica di acido resistenza).

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Il più rilevante micobatterio è sicuramente Mycobacterium tubercolosis, agente eziologico della tubercolosi umana, correlato ad altri micobatteri importanti dal punto di vista patologico quali Mycobacterium africanum (una variante di M. tubercolosis) e Mycobacterium bovis agente eziologico della tubercolosi bovina trasmissibile allʼuomo per zoonosi per via alimentare. M. tubercolosis, M. africanum e M. bovis sono molto simili tra di loro e sono riuniti nel cosiddetto Mycobacterium tubercolosis complex. Esistono poi una serie di micobatteri definiti micobatteri non tubercolari occasionalmente in grado di infettare la specie umana in condizioni particolari (immunodepressione, denutrizione, presenza di traumi, etc.). Infine è classificato tra i micobatteri anche Mycobacterium leprae, agente eziologico della lebbra.Mycobacterium tubercolosis1- Azione patogenaMycobacterium tubercolosis non produce tossine sensu stricto e ovviamente non è provvisto di endotossina (LPS) tipica dei Gram-negativi. Lʼazione patogena di M. tubercolosis è tuttora da chiarire. Eʼ dimostrato però che la capacità del batterio di resistere al killing intracellulare nelle cellule fagocitarie è lʼelemento centrale del meccanismo della sua azione patogena.- inibizione della fusione fagosoma-lisosoma- inibizione della acidificazione del contenuto del fagolisosoma2- Patogenesi dellʼinfezione tubercolareLʼinfezione tubercolare si contrae normalmente per via aerogena. Una volta depositati negli spazi alveolari dei polmoni si innesca un processo infiammatorio inizialmente di tipo essudativo, ovverosia con una prevalente componente vascolare, seguito da un intenso accumulo di cellule fagocitarie prevalentemente di tipo macrofagico. I bacilli vengono fagocitati dai macrofagi alveolari e in gran parte uccisi con la conseguente presentazione di diversi materiali antigeni micobatterici ai linfociti TH e lʼinnesco della risposta immune. Alcuni batteri però riescono a sopravvivere e a moltiplicarsi allʼinterno dei macrofagi uccidendoli e liberandosi nellʼambiente extracellulare e danneggiando i tessuti circostanti. La comparsa di macrofagi attivati con un aumentato potere micobattericida, e di linfociti CD8 citotossici specifici, in conseguenza della risposta immune cellulo-mediata riesce di norma a contenere lʼinfezione , con lʼattivazione di un caratteristico processo infiammatorio di tipo granulomatoso, che istologicamente si manifesta con un denso infiltrato di cellule mononucleate che circonda un insieme di cellule epiteliodi e cellule giganti multinucleate (di Langhans). La lesione (denominata tubercolo) viene in genere circoscritta da unʼintensa reazione connettivale (fibrosi) ad opera di fibroblasti e la porzione centrale, che va incontro a necrosi caseosa, è successivamente sede di una intensa precipitazione di sali di calcio. Nel soggetto resistente, il processo infiammatorio rimane localizzato, coinvolgendo al più alcuni linfonodi mediastinici satelliti, con la formazione di quello che prende il nome di complesso primario. Non sempre però il complesso primario viene completamente “sterilizzato”. In una percentuale consistente di casi la lesione granulomatosa iniziale si traduce in unʼinfezione cronica paucibacillare, assolutamente asintomatica, ma con la persistenza di micobatteri che possono rimanere vitali per lunghissimi periodi (decenni) anche se scarsamente metabolizzanti o addirittura in una sorta di letargo metabolico. In aggiunta a ciò, una diminuita efficienza del sistema immunitario può portare alla riattivazione del complesso primario con la ripresa della moltiplicazione dei micobatteri, la formazione di lesioni granulomatose multiple che confluiscono e che, in seguito alla necrosi ed alla colliquzione della porzione centrale, possono svuotare il loro contenuto in circolo, con la diffusione metastatica dellʼinfezione in altre sedi polmonari o extrapolmonari (tbc miliare, tbc meningea, renale, ossea etc.) o nelle cavità bronchiali con la emissione di espettorato bacillifero in grado di diffondere lʼinfezione ad altri soggetti. Poiché la grande maggioranza dei soggetti che si infettano con

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Mycobacterium tubercolosis riescono a controllare lʼinfezione ed a contenerla nel complesso primario asintomatico, è certo che la reazione immune cellulo-mediata è assolutamente efficace come risposta difensiva.3- Test di MantouxIl test di Mantoux consiste nellʼaccertamento della presenza di immunità cellulo-mediata specifica per Mycobacterium tubercolosis mediante lʼinoculazione intradermica di tubercolina; questa è formata da proteine micobatteriche purificate mediante successive precipitazioni con solfato dʼammonio ed è nota con lʼacronimo di PPD (purified protein derivate); la ppd viene impiegata per la rilevazione dellʼesistenza di unʼallergia ritardata specifica. La reazione viene praticata mediante infezione intradermica di 0,1 ml di una adeguata concentrazione di PPD nella faccia volare dellʼavambraccio; il trattamento non provoca alcuna reazione nei soggetti indenni da infezione tubercolare, mentre nei soggetti che abbiano subito un infezione, si osserva localmente e dopo 24-48 ore dal trattamento una reazione infiammatoria che si appalesa con la comparsa di una papula eritematosa che può anche, nelle reazioni molto intense, presentare fenomeni di necrosi ed essere accompagnata da reazioni generali. La positività al test non sta ad indicare unʼaffezione attiva ma soltanto un precedente contatto con M. tubercolosis, perciò il test ha valore diagnostico soprattutto quando si osservi il passaggio da una reazione negativa ad una positiva nello stesso soggetto in breve periodo di tempo. La sensibilità è data anche da contatto con M. bovis.4- Sensibilità agli antibioticiMycobacterium tubercolosis presenta facilmente la comparsa di varianti farmaco-resistenti ed è difficile stabilire a priori lʼefficacia di un farmaco antimicobettareico senza aver eseguito prima un antibiogramma, e anche dopo aver trovato il farmaco più efficace, è fortemente sconsigliabile la terapia con un solo farmaco onde evitare la selezione di mutanti farmaco-resistenti. La multi-terapia dellʼinfezione tubercolare prevede una terapia di attacco iniziale con quattro antibiotici diversi per due mesi, e una terapia di mantenimento con due farmaci per quattro mesi.5 - Profilassi della tbcIl vaccino antitubercolare consiste in una variante apatogena di M. bovis, denominata B.C.G (bacillo di Calmette e Guérin) e fornisce una immunità cellulo-mediata.Mycobacterium lepraeMycobacterium leprae (bacillo di Hansen) è lʼagente eziologico della lebbra. La lebbra è una malattia cronica a lungo decorso con un lunghissimo periodo di incubazione (fino ad alcuni anni) clinicamente caratterizzata dalla presenza di lesioni granulomatose cutanee o mucose che vanno incontro ad ulcerazioni provocando spesso mutilazioni deformanti, e da lesioni che coinvolgono varie terminazioni nervose periferiche con comparsa di vaste aree di anestesia cutanea. La malattia si trasmette per contagio interumano. Mycobacterium leprae è un bacillo acido-resistente che non è possibile coltivare in vitro; nellʼinfezione in vivo è generalmente localizzato nel citoplasma dei macrofagi in cui sembra potersi moltiplicare e dove si dispone in ammassi di batteri paralleli che, per la forma grossolanamente tozza del bacillo, vengono detti a mazzo di sigari.La diagnosi di lebbra è in genere clinica, confermata poi dalla presenza di micobatteri allʼinterno dei macrofagi del materiale patologico. La prognosi è favorevole e la terapia porta a guarigione ed eradicazione dellʼinfezione in 15-20 mesi circa.

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Neisserie- Cocchi-diplococchi Gram-negativi; aerobi-anaerobi facoltativi, immobili, asporigeni,

capsulati, catalasi e ossidasi positivi.La maggior parte delle neisserie sono innocui commensali, raramente patogeni opportunisti, delle prime vie aeree.Le due specie altamente patogene per lʼuomo sono Neisseria meningitidis e Neisseria gonorrhoeae.Neisseria meningitidisEʼ lʼagente eziologico della meningite cerebrospinale epidemica. La manifestazione morbosa classica da N. meningitidis è rappresentata da unʼinfiammazione purulenta delle meningi accompagnata in vario grado da lesioni infiammatorie a carico dell'encefalo e del midollo spinale. Clinicamente la malattia è caratterizzata da rigidità nucale, cefalea, febbre, irritabilità, disturbi mentali, nausea e vomito. La meningite da meningococco può essere rapidamente mortale e non sono rari i casi in cui la morte segue a poche ore di distanza dalla comparsa dei primi sintomi. Lʼinfezione è più frequente nelle collettività chiuse e colpisce soggetti nella prima infanzia o adulti al di sopra dei 45 anni. La presenza di casi clinici di infezione da meningococco è sempre associata alla presenza nella stessa popolazione di soggetti che ospitano il meningococco nel rino-faringe senza presentare sintomi morbosi (portatore sano). Lʼinfezione si contrae per via inalatoria e si localizza a livello del naso-faringe donde diffonde per via ematica localizzandosi quindi a livello delle meningi e del sistema nervoso centrale.Meccanismo dellʼazione patogenaI meningococchi sono provvisti di una capsula di natura polisaccaridica che può presentare caratteri antigeni diversi in base ai quali la maggior parte dei meningococchi possono essere divisi in dieci gruppi.I meningococchi, fatta eccezione di alcuni stipiti particolarmente virulenti, non sono capaci di sopravvivere allʼinterno dei fagociti e sono quindi parassiti extracellulari. Uno dei fattori fondamentali della loro virulenza è rappresentato pertanto dal potere antifagocitario della capsula. I meningococchi non producono esotossine e la loro azione patogena è dovuta allʼazione dellʼendotossina alla cui azione segue un esteso danno vascolare complicato da reazioni infiammatorie localizzate e generalizzate.Colonizzazione naso-faringea -> invasione locale -> batteremia -> lesione degli endoteli -> aumentata permeabilità della barriera emato-encefalica -> invasione delle meningi -> infiammazione degli spazi subaracnoidei -> aumentata resistenza al flusso cefalorachidiano -> idrocefalo -> edema interstiziale + edema di origine vascolare + edema citotossico -> diminuzione del flusso ematico cerebrale -> morteNeisseria meningitidis è sensibile alla penicillina e ai sulfamidici sebbene in questi ultimi anni si sono succedute varie segnalazioni di ceppi resistenti ai sulfamidici, motivo per cui oggi si preferisce sostituire ai sulfamidici altri farmaci antibiotici (rifampicina).Neisseria GonorrhoeaeEʼ lʼagente eziologico della gonorrea o blenorragia; ha gli stessi caratteri generali di N. meningitidis con la quale ha in comune la particolare fragilità allʼesterno dellʼorganismo umano. Parassita esclusivo della specie umana, in cui si localizza primitivamente a livello dellʼapparato genitale, si trasmette dai soggetti infetti a quelli sani solo attraverso i rapporti sessuali (fatta eccezione per il neonato che acquisisce lʼinfezione al passaggio del canale del parto infetto). Nellʼuomo il gonococco penetra attraverso lʼepitelio stratificato colonnare dellʼuretra anteriore raggiungendo il connettivo subepiteliale. In questa sede affluiscono numerosi leucociti neutrofili, molti dei quali fagocitano attivamente i gonococchi, che poi trasportano dalla zona infiammata nel lume uretrale. La grande quantità di leucociti che dal focolaio infiammatorio del connettivo sottoepiteliale si scaricano nellʼuretra provoca la caratteristica secrezione purulenta che caratterizza lʼuretrite gonococcica che ne Riassunti di Microbiologia - microbiologia speciale - L.P. 2007

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rappresenta uno dei primi sintomi (volgarmente detto scolo). Lʼinfezione può diffondere per continuità nel connettivo sottoepiteliale o attraverso i linfatici e quindi per via ematica provocando una serie di complicazione, di cui le più frequenti sono rappresentate da artriti, orchiti (cui può far seguito impotenza per distruzione delle cellule germinali), endocarditi e meningiti. Nel maschio è rarissimamente asintomatica e lʼinfetto sa benissimo di esserlo. Nella donna la sede dellʼinfezione primaria rappresentata dalle ghiandole della cervice uterina, dalle ghiandole di Bartolini (situate ai lati dellʼorifizio vaginale) e dalle ghiandole di Skene (situate appena dentro il meato uretrale). Nella donna una seria complicanza della gonorrea è rappresentata dalla salpingo-oofrite che può portare a sterilità. La sintomatologia nella gonorrea femminile è in genere modesta e può passare a lungo inosservata.Al momento dellʼisolamento N. gonorrhoeae possiede un antigene capsulare di natura polisaccaridica denominate antigene K che si perde rapidamente nelle colture. Nel meccanismo dʼazione patogena, che ricalca quello di N. meningitidis seppur con una differente localizzazione, intervengono lʼazione antifagocitaria del polisaccaride superficiale (antigene K) e lʼazione tossica della endotossina (LPS). Gli stipiti patogeni di N. gonorrhoeae sono provvisti di pili che mancano negli stipiti apatogeni la cui presenza favorisce lʼadesione delle neisserie alle cellule delle mucose geniali permettendone la localizzazione. La colonizzazione delle mucose è inoltre favorita dalla produzione di proteasi in grado di inattivare le IgA1.

Enterobatteri- bacilli Gram-negativi, asporigeni, mobili per flagelli peritrichi o immobili, quasi

costantemente provvisti di pili, aerobi-anaerobi facoltativi, riducono i nitriti a nitrati.Gli enterobatteri comprendono un grande numero di batteri a prevalente habitat intestinale. La superficie della cellula degli enterobatteri è caratterizzata, come quella di tutti i Gram-negativi. dalla presenza di numerose molecole di LPS sulla membrana esterna, responsabile contemporaneamente sia delle proprietà tossiche dei batteri dovute fondamentalmente alla sua porzione lipidica, sia della composizione antigene della superficie del soma batterico, ossia di quello che viene globalmente indicato come antigene O, la cui specificità è conseguente alla composizione ed alla disposizione spaziale della porzione polisaccaridica.Gli enterobatteri sono coinvolti in una serie di manifestazioni morbose umane che, schematicamente, possono essere divise:1- Infezioni sistemiche: sono rappresentate dalle così dette febbri enteriche (tifo e paratifo) in cui lʼinteressamento dellʼintestino si accompagna o è conseguente ad una diffusione dellʼinfezione a tutto lʼorganismo (per via ematico e/o linfatica) con localizzazioni extraintestinali (epatiche)2- Infezioni primitivamente ed esclusivamente intestinali: sono rappresentate da varie forme di enteriti o gastroenteriti causate da batteri dei generi Salmonella, Shigella e da alcuni stipiti di Escherichia coli.Dal punto di vista del meccanismo dellʼazione patogena gli enterobatteri enteropatogeni si distinguono in invasivi e non invasivi. Gli enterobatteri invasivi sono le Shigelle, le Salmonelle ed alcuni tipi di E. coli. Essi si localizzano nella porzione distale dellʼintestino penetrando nella mucosa dove provocano alterazioni istopatologiche evidenti. Nelle enteriti causate da enterobatteri invasivi i sintomi sono di tipo dissenterico per le alterazioni infiammatorie della mucosa della porzione distale dellʼintestino c con una variabile proporzione di sintomi diarroici a causa dellʼaumentata secrezione digiunale che si sovrappone alla diminuita capacità di assorbimento dei liquidi della porzione distale dellʼintestino. Gli enterobatteri invasivi non producono enterotossine, o comunque non

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sembra che la produzione di eventuali enterotossine sia essenziale nella patogenesi dellʼaffezione.Gli enterobatteri non invasivi sono rappresentati soprattutto da alcuni stipiti di E. coli i quali si localizzano nellʼintestino tenue ed elaborano enterotossine che agiscono stimolando lʼattività secretoria della mucosa intestinale senza provocarvi lesioni istopatologiche. I difetti di trasporto sono limitati allʼintestino tenue e la sintomatologia è pressoché di tipo esclusivamente diarroico, ed è la conseguenza del superamento delle capacità di assorbimento di liquidi da parte del colon.3- Infezioni a localizzazione extraintestinale: sono rappresentate principalmente da infezioni urinarie nella grandissima maggioranza dei casi sostenute da Escherichia coli.Le infezioni da enterobatteri a localizzazione intestinale o sistemiche sono di norma infezioni esogene e seguono allʼingestione di cibi contaminati con materiale fecale di individui a loro volta infetti.Le infezioni da enterobatteri a localizzazione extraintestinale sono invece nella grandissima maggioranza dei casi infezioni endogene e fanno seguito alla diffusione in altre sei dellʼorganismo di enterobatteri altrimenti innocui.Per diarrea si intende unʼanormale ed elevata frequenza e liquidità delle emissioni di materiale fecale, mentre per dissenteria si intende un processo infiammatorio della mucosa del colo, accompagnato da tenesmo, dolori addominali ed emissioni di muco e/o sangue con le feci.ShigelleLe Shigelle (dallo scopritore Shiga) si distinguono in 4 sottogruppi:Sottogruppo A: Shigella dysenteriaeSottogruppo B: Shigella flexneriSottogruppo C: Shigella boydiiSottogruppo D: Shigella sonneiLe Shigelle sono gli agenti eziologici della dissenteria bacillare, che p una malattia caratterizzata da un breve periodo di incubazione (3-6 giorni a poche ore) e da una sintomatologia dominata da numerose e violente scariche diarroiche mucosanguinolente con emissione di materiale spesso costituito quasi esclusivamente da muco vitreo, striato di sangue, talora contenente lembi di mucosa in sfacelo. Alla diarrea si associano in genere febbre modica, dolori addominali, tenesmo e vomito, insieme a segni di compromissione generale come cefalea e prostrazione. La malattia si contrae per ingestione di alimenti contaminati da feci di malato o di portatori sani ed è tipica delle zone a basso sviluppo economico e sociale. Le shigelle sono parassiti esclusivi dellʼuomo, che rappresenta lʼunica sorgente di infezione. In alcune circostanze, nei soggetti debilitati per altre malattie, nellʼinfanzia e nellʼetà molto avanzata la mortalità può essere molto elevata.Le shigelle introdotte con gli alimenti riescono a superare la barriera dellʼacidità gastrica soprattutto se sono introdotte con abbondanti liquidi o se esistono turbe secretive gastriche; esse vanno quindi a localizzarsi nella mucosa del colon dove moltiplicandosi esercitano la loro azione patogena. Lʼazione patogena delle Shigelle è dovuta alla loro capacità di penetrare, nonostante lʼassenza di mobilità attiva, nelle cellule dellʼepitelio mucoso integro, passando poi nella lamina propria della mucosa intestinale dove si moltiplicano con accumulo di prodotti metabolici e liberazione di endotossina in seguito alla lisi dei corpi bacillari. Dalla lamina propria della mucosa intestinale le Shigelle non mostrano alcuna tendenza a diffondere in altre sedi anatomiche e non si riscontrano mai in circolo.

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SalmonelleLe salmonelle sono responsabili di diffuse ed ubiquitarie patologie che sono fondamentalmente rappresentate da gastroenteriti generalmente di modesta gravità e da forme sistemiche con un decorso in genere di maggiore gravità e che, in assenza di unʼadeguata terapia, possono occasionalmente essere mortali.Per quanto riguarda la patologia umana, i serovar adatti allʼuomo sono generalmente responsabili di gravi forme sistemiche (tifo, paratifo, setticemie) e si trasmetto direttamente da uomo a uomo, senza ospiti intermedi, attraverso il circuito oro-fecale.I serovar ubiquitari invece sono soprattutto responsabili di gastroenteriti (senza, o quasi, tendenza alla diffusione per via sistemica) che fanno seguito dopo un breve periodo di incubazione allʼingestione di cibi contaminati.La forma tipica e più grave di infezione sistemica da salmonella è rappresentata dal tifo (tifo addominale, febbre tifoide etc.). Di norma lʼinfezione si contrae per ingestione ingestione di alimenti contaminati da feci di malato o, più frequentemente, di portatori sani.Le Salmonelle introdotte con i cibi raggiungono lʼintestino, dove essendo presenti di norma in numero modesto hanno poche possibilità di attecchire direttamente; se alcune Salmonelle riescono però, penetrando attraverso la mucosa, a raggiungere i linfonodi mesenterici da qui, attraverso il dotto toracico si riversano nel circolo ematico, provocando una fugace batteremia, localizzandosi successivamente nelle cellule reticolo-endoteliali della milza, del fegato e di altri organi, nel cui interno riescono a moltiplicarsi attivamente.Dopo un certo periodo di incubazione le Salmonelle, raggiunta una notevole consistenza numerica, passano nel sangue provocando una batteriemia persistente per alcuni giorni, seguita da una localizzazione massiccia a livello di vari organi e in particolare della colecisti da dove, attraverso la bile, si riversano nellʼintestino riuscendo ad infiltrarsi massivamente nell'epitelio intestinale, fino a raggiungere la lamina propria dove si moltiplicano. Contemporaneamente la mucosa intestinale viene colonizzata dalle Salmonelle anche a livello delle strutture linfatiche note come placche del Peyer che, secondo alcuni studiosi, sarebbero raggiunte dalle Salmonelle per via ematica e dove, per lʼintensa reazione infiammatoria potenziata dalla reazione immune cellulo-mediata nella mucosa sensibilizzata dal precedente contatto, si producono delle vere e proprie ulcerazioni ricoperte da escare il cui distacco precoce è la causa delle emorragie intestinali o addirittura delle perforazioni che possono complicare il decorso dellʼinfezione tifoide.La guarigione si accompagna alla comparsa di un elevato potere battericida dei macrofagi nei confronti delle Salmonelle fagocitate, per l'intervento di fenomeni di immunità cellulo-mediata. In alcuni soggetti il batterio può persistere a lungo anche dopo la guarigione, ed essere eliminato attraverso le feci rappresentando una pericolosa sorgente di infezione.Le gastroenteriti rappresentano la manifestazione clinica più diffusa dellʼinfezione da serovar ubiquitari di salmonella e sono caratterizzate essenzialmente da una insorgenza acuta con dolore addominale, diarrea, nausea e vomito. Occasionalmente alla sintomatologia gastroenterica può far seguito la comparsa di unʼinfezione sistemica. L'insorgenza delle gastroenteriti da salmonella è la conseguenza dellʼingestione di cibi carnei o di uova contaminati da salmonelle di origine animale (particolarmente salmonella typhimurium). Le salmonellosi acute sono spesso classificate tra le intossicazioni alimentari di origine microbica, ancorché la loro patogenesi sia da ricondurre ad unʼinfezione della mucosa della porzione distale dellʼintestino, e non ad una intossicazione.

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