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La grammatica del cinema- L'INQUADRATURA Parlando della grammatica del linguaggio cinematografico, partiamo da quell'elemento che come la “parola” per la letteratura, costituisce l'unità base per la costruzione di un film, ovvero 'INQUADRATURA. Come un mattone difettoso può rendere instabile una casa o una cellula malata può uccidere un organismo, così una inquadratura (o più) sbagliata può causare la perdita di comprensibilità del linguaggio filmico all'interno di una scena e di conseguenza danneggiare l'intero film. Cercando di capire che cos'è una inquadratura, ci rendiamo conto che questo termine ha acquisito due significati differenti, uno legato allo SPAZIO e l'altro al TEMPO. Vediamoli entrambi. DEFINIZIONE SPAZIALE Possiamo definire l'inquadratura come lo spazio rettangolare delimitato dai contorni dello schermo (e della pellicola) all'interno del quale si svolge l'azione. Come la tela di un pittore, l'inquadratura deve essere riempita, scegliendo con cura che cosa inserire all'interno del quadro e cosa, inevitabilmente, lasciare fuori. Non solo, ma bisogna anche decidere come inquadrare il soggetto o l'ambientazione che si è deciso di inserire nella nostra ripresa. Perchè ogni modalità è diversa e ogni scelta comporta anche un differente significato che viene dato all'inquadratura. Diventa quindi fondamentale, per il regista, scegliere come “comporre” le singole inquadrature in base a quello che vuole essere il significato dell'intera scena. Le inquadrature da un punto di vista spaziale vengono suddivise attraverso due scale, quella dei PIANI utilizzata per le figure umane e quella dei CAMPI con la quale si suddividono le inquadrature in base all'ambiente. - Scala dei campi.

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La grammatica del cinema-L'INQUADRATURA

Parlando della grammatica del linguaggio cinematografico, partiamo da quell'elemento che come la “parola” per la letteratura, costituisce l'unità base per la costruzione di un film, ovvero 'INQUADRATURA.Come un mattone difettoso può rendere instabile una casa o una cellula malata può uccidere un organismo, così una inquadratura (o più) sbagliata può causare la perdita di comprensibilità del linguaggio filmico all'interno di una scena e di conseguenza danneggiare l'intero film.Cercando di capire che cos'è una inquadratura, ci rendiamo conto che questo termine ha acquisito due significati differenti, uno legato allo SPAZIO e l'altro al TEMPO. Vediamoli entrambi.DEFINIZIONE SPAZIALEPossiamo definire l'inquadratura come lo spazio rettangolare delimitato dai contorni dello schermo (e della pellicola) all'interno del quale si svolge l'azione. Come la tela di un pittore, l'inquadratura deve essere riempita, scegliendo con cura che cosa inserire all'interno del quadro e cosa, inevitabilmente, lasciare fuori. Non solo, ma bisogna anche decidere come inquadrare il soggetto o l'ambientazione chesi è deciso di inserire nella nostra ripresa. Perchè ogni modalità è diversa e ogni scelta comporta anche un differente significato che viene dato all'inquadratura.Diventa quindi fondamentale, per il regista, scegliere come “comporre” le singole inquadrature in base a quello che vuole essere il significato dell'intera scena.Le inquadrature da un punto di vista spaziale vengono suddivise attraverso due scale, quella dei PIANI utilizzata per le figure umane e quella dei CAMPI con la quale si suddividono le inquadrature in base all'ambiente. - Scala dei campi.

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Campo Lunghissimo (C.L.L.): è la più ampia porzione di ambiente possibile. Si utilizza generalmente per inquadrature all'aperto, per mostrare lo spazio in tutta la sua vastità. La presenza dell'uomo è ppena percepibile come un piccolissima figura sullo sfondo.

Campo Lungo (C.L.): la porzione di location catturata comincia a restringersi, ma l'ambiente fa ancora da padrone nell'inquadratura. Ora le figure umane cominciano a delinearsi e iniziano a percepirsi i primi movimenti.

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Campo Totale (Tot. Oppure C.T.): cominciamo ad avvicinarci sempre di più al personaggio, ma nonè ancora lui il protagonista della nostra inquadratura. L'ambiente continua ad avere la meglio. Tale campo ha la funzione di mostrare dove si svolge l'azione e generalmente viene collocata all'inizio diuna sequenza, proprio per chiarire allo spettatore dove ci troviamo.Nella foto successiva abbiamo un C.T. all'interno di una stanza. L'ampiezza è chiaramente minorerispetto all'esempio precedente, ma anche in questo caso l'intento è illustrare dove si muovono ipersonaggi.

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- Scala dei piani

Figura Intera (F.I.): a questo punto concentriamo l'attenzione sul nostro personaggio. Facile intuireche la Figura Intera si presenta quando ad essere inquadrato è il soggetto in tutta la sua interezza, dalla testa ai piedi. L'ambiente è ancora presente, ma l'inquadratura vuole mostrare il personaggio e ad interessarci sono le sue azioni.

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Piano Americano (P.A.): è una ripresa che parte dalle ginocchia fin sopra la testa. E' una sorta diFigura Intera, perchè, a parte i piedi, siamo in grado di vedere chiaramente qualunque gesto e movimento compie il personaggio. La tradizione vuole, che tale piano di ripresa venne inventato dagli americani (da qui il nome) all'interno dei film Western perchè permetteva di mettere in quadro anche il cinturone e la pistola. In realtà, venne utilizzato già agli albori del cinema.

Piano Medio (P.M.) o Mezza Figura (M.F.): I personaggi sono inquadrati dalla vita in su. Obiettivofocalizzare l'attenzione sui gesti delle braccia e sul viso, che adesso risulta più visibile. Inoltre questo taglio permette di mantenere ancora una fetta di ambiente ben visibile nel quale è possibile inserire anche un secondo personaggio (come da esempio).

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Mezzo Busto (M.B.): è una variante del Piano Medio nella quale il taglio avviene pressappoco all'altezza del petto. Il volto è ancora più presente e protagonista dell'inquadratura.

Primo Piano (P.P.): non vi è nient'altro che interessa di più se non le espressioni del volto delprotagonista. Il taglio va da sopra la testa fino alle spalle. In questo caso i movimenti del corpo sonoininfluenti, quello che conta è il “linguaggio facciale”.

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Primissimo Piano (P.P.P.): Sergio Leone, regista di “Il buono, il brutto e il cattivo” dal quale sono tratte le immagini di questo capitolo, era un maestro del primissimo piano. L'inquadratura include totalmente il volto del personaggio, dalla fronte al mento. Ogni movimento, dalla increspatura delle labbra al battito di ciglia e visibile. Tra tutte è il taglio più personale e “psicologico” del personaggio, perchè questa totale vicinanza dello spettatore al protagonista si trasforma anche in un avvicinamento mentale, quasi potessimo percepire i suoi pensieri. Siamo solo noi e lui.

Dettaglio (Dett.) e Particolare (Part.): siamo all'ultimo grado della scala dei piani e dei campi di

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ripresa. Questi due tagli di inquadratura sono i più stretti possibili e hanno lo scopo di concentrare tutta l'attenzione dello spettatore su un piccolo dettaglio del corpo del protagonista (in questo casolo sguardo) o su un oggetto dell'ambiente (nel secondo esempio, la canna di una pistola).Generalmente il termine Particolare viene utilizzato per la figura umana, mentre Dettaglio per gli oggetti. Il dettaglio non va usato con parsimonia, ma deve essere utilizzato con attenzione. Perchè la sua presenza sullo schermo, porta lo spettatore a chiedersi “perchè il regista mi ha voluto mostrare quell'oggetto sul tavolo, oppure perchè ha voluto inquadrare la stretta di mano tra i due personaggi? Non poteva mostrarmela in Totale?” In effetti, il dettaglio altro non è che la sottolineatura di un elemento della scena che il regista vuole assicurarsi che lo spettatore veda bene. Se quell'oggetto o quella stretta di mano non hanno alcuna importanza, mostrarli in dettaglio potrebbe fuorviare l'attenzione del pubblico.Da questa serie di esempi è possibile trarre alcune conclusioni. L'abbiamo accennato parlando del Primissimo Piano, ovvero della distanza tra spettatore e personaggio. Ad ogni taglio, oltre a includere nel quadro un diverso elemento e nello stesso tempo a escluderne altri, si viene a creare anche una sorta di avvicinamento al personaggio, aumentando così l'impatto emotivo dell'immagine. E' indubbio infatti, che tra la prima immagine, quella che vede due uomini stagliarsi in lontananza nella vastità del deserto e lo sguardo di Clint Eastwood che riempiono totalmente lo schermo, ci sia una forte differenza in termini di intensità. E' come se lo spettatore fosse a due centimetri dall'attore e possa sentirlo bisbigliare, respirare, possa percepire ogni minimo segno di espressione del suo volto.Questa finta distanza prende il nome di “distanza apparente”, che potremmo definire quasi come una ulteriore scala di misurazione dell'emotività. Più ci avviciniamo, più siamo coinvolti nell'azione dei personaggi.Va detto, che le immagini utilizzate come esempi, hanno un difetto. Sono immobili. Se infatti è indubbio che in un film possiamo ritrovare tutte questi livelli di inquadratura e altrettanto vero che, a differenza della fotografia, i soggetti sullo schermo si muovono e con loro anche la macchina da presa. Non solo, ma nello stesso quadro possono esser presenti più personaggi posizionati in punti diversi dell'ambiente e quindi, mentre uno di loro viene inquadrato in primo piano sullo sfondo ve ne troviamo un secondo presente invece per intero. L'attore inoltre, può anche avvicinarsi alla macchina da presa passando da una Figura Intera a un Primo Piano. All'interno della medesima inquadratura potremmo trovare più piani uniti insieme.E' questa una caratteristica fondamentale del Cinema, che non è mai (o quasi) fermo, ma presenta una dinamicità continua e, quindi, un variare continuo del messaggio e dell'intensità drammatica dell'immagine. Spetta al regista saperla abilmente controllare.

MODALITA' DELLE INQUADRATUREGeneralmente la maggior parte delle inquadrature viene realizzata posizionando la macchina da presa ad altezza del volto del protagonista e parallela al suolo. Questo perchè è la visuale naturale con la quale noi, generalmente, osserviamo il mondo che ci circonda. Ma ovviamente, questo

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non è l'unico metodo possibile. La macchina da presa può essere inclinata, alzata o abbassata, addirittura capovolta, creando così diverse modalità di ripresa. Ognuna delle varianti che vedremo, vanno però usate con moderazione e soprattutto devono avere un significato ben preciso e una motivazione forte, perchè per via della loro “particolarità” e “innaturalezza” vengono mal percepite dallo spettatore che subito si domanda “ma perchè quella inquadratura è storta? Che significato ha?”.Vediamo adesso alcune tipologie di ripresa che si basano sul rapporto tra il soggetto inquadrato e la macchina da presa.- AltezzaLa m.d.p. può essere posizionata più in alto o più in basso rispetto al soggetto da inquadrare e dovrà quindi, rispettivamente, puntare l'obiettivo verso il basso o verso l'alto.

I casi che necessitano questo tipo di inclinazione sono molteplici, ma possiamo per comodità dividerli in due gruppi, in base alla motivazione. Quelli per MOTIVI GEOMETRICI e quelli per MOTIVI NARRATIVI.Nel primo gruppo inseriamo tutti quei casi nei quali il protagonista si ritrova a guardare qualcosa oqualcuno che si trova più in basso o più in alto di lui. La macchina da presa seguendo il suo puntodi vista e affiancandosi al suo volto, è anche lei costretta a “guardare” in basso o in alto. Vi sono poicasi dove è necessario alzare la macchina da presa per poter meglio inquadrare qualcosa di moltoampio come una folla di persone, un paesaggio o anche solo la stanza in un appartamento.Nel secondo gruppo invece, la scelta dell'altezza è dettata da fini narrativi. Inquadrare un personaggio dal basso, ad esempio, lo fa apparire più grande, più imponente, donandogli un senso di superiorità, di importanza. Al contrario la ripresa dall'alto tende a schiacciare il soggetto e quindi a farlo apparire più piccolo, quasi che la vita pesasse su di lui e lo guardasse dall'alto in basso.Se al contrario nulla di tutto questo si verificherà, allora la scelta dell'inquadratura è errata, inappropriata e immotivata, visti i veri intenti finali.Oltre alle inquadrature “inclinate” possiamo anche posizionare la m.d.p. perpendicolare al suolo, che prende il nome di inquadratura a PIOMBO (dall'alto in basso) o SUPINA (dal basso in alto).- AngolazioneOltre che in altezza, e quindi muovendosi sull'asse verticale, la macchina da presa può essere collocata in punti differenti di angolazione muovendosi sull'asse orizzontale.

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La prima angolazione possibile è la ripresa FRONTALE, nella quale la macchina da presa viene posizionata davanti all'attore, perpendicolare al suo corpo. È l'inquadratura che meglio si presta ad una visione totale e completa dei lineamenti del volto e della gestualità ed inoltre è quella che si avvicina dipiù al modo con cui noi, nella vita vera, interagiamo con le persone. Proprio per questo il coinvolgimento emotivo del pubblico al personaggio è maggiore.

Spostandoci orizzontalmente, passiamo dal frontale all'angolazione di TRE QUARTI.Questo tipo di angolazione viene utilizzata principalmente nei dialoghi a due. Il volto del personaggio non è completamente inquadrato, ma ¼ di esso è coperto.

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In alcuni casi, l'interlocutore nel dialogo a due viene tenuto in campo, ma di lui ovviamente vediamo soltanto una parte della nuca. Questo tipo di inquadratura prende il nome di QUINTA.In questo caso abbiamo un Primo Piano di tre quarti di Jason Robards con Tom Hanks in quinta. Parleremo meglio di questo tipo di ripresa quando tratteremo l'argomento del CAMPO e CONTROCAMPO.

Ecco un altro esempio di una ripresa di quinta. La ripresa di spalle totale, come nella foto, può avere anche funzione narrativa. Tenere all'oscuro il volto del personaggio ne annulla la sua identità, oltre a quella fisica, anche quella psicologica.

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Qui abbiamo un primo piano dell'attore ripreso con angolazione LATERALE. Solo metà del volto è visibile. Questo tipo di angolazione viene usata soprattutto quando si segue un personaggio in movimento, “fiancheggiandolo” con la macchina da presa. Inoltre, la riduzione dei lineamenti visibili del volto, non permette di cogliere le sfumature espressive dell'attore e quindi porta lo spettatore ad avere meno legame emotivo.- InclinazioneVi è infine, un altro tipo di rotazione della macchina da presa utilizzata unicamente per fininarrativi. Parliamo dell'INCLINAZIONE che prevede un movimento della cinepresa sull'asse otticodell'obiettivo. Questa forma di rotazione crea una immagine irreale, nella naturale visione delmondo a cui siamo abituati. La sua “stranezza” la riempie di significato e il suo utilizzo è legatounicamente a motivazioni simboliche.

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L'inclinazione la si può abbinare a tutto quello che è “negatività”, come ad esempio il malore diun personaggio può essere sottolineato da una inquadratura soggettiva inclinata, proprio come accade in questa immagine tratta (come quelle precedenti) dal film di Jonathan Demme “Philadelphia”.

DEFINIZIONE TEMPORALEPassiamo ora alla seconda definizione di inquadratura, ovvero quella legata al tempo. Fino adesso abbiamo visto quali sono le regole base per quanto riguarda la collocazione del soggetto all'interno dell'inquadratura, considerando quest'ultima come uno spazio rettangolare da riempire.Ma l'inquadratura, non essendo fissa e statica ha anche una durata.Per inquadratura, infatti, si intende quella porzione di film che va da uno stacco ad un'altro del montaggio. Ogni qual volta si passa dall'inquadrare un soggetto ad un altro, oppure si passa da una angolazione ad un'altra, attraverso un taglio, abbiamo un cambio di inquadratura.Possono esistere inquadrature molto brevi, della durata di qualche secondo, ad inquadratura più lunghe che coprono una intera sequenza (in quel caso parliamo di piani-sequenza).Se prima la domanda a cui bisognava dare risposta era “Come compongo la mia inquadratura?” “Che cosa inserisco all'interno del quadro?”, in questo caso invece è necessario chiedersi “Quanto deve durare l'inquadratura? Quando posso passare alla successiva?”Non ci sono delle regole precise. Di norma una inquadratura dovrebbe durare il tempo necessario per essere ben compresa e non sforare il tempo massimo di sopportabilità. Restare sempre sulla stessa inquadratura può stancare e annoiare, sempre se questi non siano effettivamente gli intenti del regista. Inoltre la durata dipende anche dal tipo di campo o piano scelto. Ad esempio il Totale di una stanza arredata richiede un po' più di tempo per essere esaminato dall'occhio dello spettatore, rispetto al Primo Piano di un attore, che occupando l'intero schermo, è facilmente “leggibile” in poco tempo.

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Anche il genere di film che si sta realizzando influisce sulla durata. Le scene d'azione ad esempio sono composte da decine di inquadrature della durata di appena qualche secondo (anche meno). La loro unione contribuisce a creare un ritmo sostenuto che da alla scena il giusto impatto emotivo. Al contrario, in una situazione più tranquilla, come ad esempio una scena di dialogo, è meglio utilizzare inquadrature più lunghe, che creano un ritmo più blando e più adatto alla situazione.