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Mobilità volontaria: implicazioni sul rapporto di lavoro e problematiche tipiche Rosario Soloperto e Pierluigi Mastrogiuseppe Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni

Mobilità volontaria: implicazioni sul rapporto di …...Microsoft PowerPoint - Seminario n. 3_ Mastrogiuseppe_Soloperto.(20 maggio 2013)[1] Author dnardoni.guest Created Date 5/20/2013

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Mobilità volontaria:implicazioni sul rapporto di lavoro e

problematiche tipiche

Rosario Soloperto e Pierluigi MastrogiuseppeAgenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni

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Mobilità volontaria come “cessione di contratto”

● Periodo di prova

● Ferie

● Malattia

● Altre assenze

● Risorse decentrate

Implicazioni su alcuni istituti del rapporto di lavoro

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Mobilità volontaria come “cessione di contratto”

● Mobilità possibile anche per dipendenti che non abbiano ancora superato il periodo di prova

● Il dipendente transitato in mobilità non può essere assoggettato ad un nuovo periodo di prova

● Non trova applicazione la garanzia prevista in alcuni contratti della conservazione del posto in caso di recesso di una delle parti (nel comparto regioni-autonomie, art. 14-bis, comma 9, CCNL 6/7/1995 come modificato da art. 20 CCNL 14/9/2000)

Implicazioni su periodo di prova

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Mobilità volontaria come “cessione di contratto”

● Il dipendente a tempo indeterminato, con anzianità di servizio inferiore a tre anni, è considerato ancora “neo-assunto” ai fini della determinazione dei giorni di ferie spettanti

● Esclusa la possibilità di monetizzare le ferie non godute dal dipendente prima del trasferimento

● Il lavoratore “porta con sé” tutte le ferie maturate e non godute presso il precedente datore

Implicazioni sulle ferie

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Mobilità volontaria come “cessione di contratto”

● Il nuovo datore deve tener conto anche dei giorni di malattia fruiti dal dipendente con il precedente datore, ai fini della corretta applicazione delle regole contrattuali in materia di malattia (ad esempio, ai fini della verifica del periodo di comporto o della esatta definizione del trattamento economico spettante in occasione di malattie successive al trasferimento)

● Al momento del trasferimento il “datore cedente” deve comunicare al “datore cessionario” tutti i periodi di assenza per malattia, sia ordinaria che per infortunio o malattia dipendente da causa di servizio

Implicazioni sulla malattia

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Mobilità volontaria come “cessione di contratto”

● Il nuovo datore di lavoro deve conoscere tutti periodi di assenza a qualunque titolo fruiti dal dipendente presso il precedente datore, ai fini della corretta applicazione della relativa disciplina legale e contrattuale (ad esempio, per verificare il rispetto dei limiti quantitativi di fruizione o delle regole in merito al divieto di cumulo di aspettative)

Implicazioni su altre tipologie di assenza

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Mobilità volontaria come “cessione di contratto”

● Non vi sono i presupporti per applicare alcune regole che danno la possibilità di incrementare il fondo in caso di cessazione/assunzione: ad esempio, RIA cessati o incremento risorse in caso di aumento posti organico e successiva assunzione sui medesimi posti

Risorse decentrate

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Problematiche tipiche di gestione della mobilità

● Quando la mobilità è nell’ambito del medesimo comparto, nessun problema: un dipendente di un ente locale di cat. C, posizione economica C3, anche nel nuovo ente sarà collocato in C3

● Più problematico il caso di mobilità intercompartimentale

» Non vi sono al momento tabelle di equiparazione definite in via generale,

nonostante la previsione del d. lgs. n. 165/2001 che affida al DFP il compito di

adottarle (mediante DPCM, si veda art. 29-bis d. lgs.n. 165/2001)

» Occorre comunque dare applicazione alla legge, la quale prevede che

l’inquadramento avvenga nella medesima qualifica (per evitare la “promozione in

un qualifica superiore”, ma anche il demansionamento

» Per applicare tale norma è necessario pertanto effettuare una valutazione di

equivalenza tra le qualifche, avendo riguardo alle declaratorie di qualifica definite

contrattualmente

● Non necessariamente, è richiesto l’inquadramento nel medesimo profilo professionale

Inquadramento nel nuovo ente

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Problematiche tipiche di gestione della mobilità

● Regola generale contenuta nell’art. 30: si applica il trattamento economico dell’ente di destinazione (questa previsione impedisce di riconoscere differenze retributive)

● Tuttavia l’incipit della regola è: “salvo diversa previsione …”. In tale dizione, sono ricomprese anche le diverse “previsioni contrattuali”

● Nel comparto regioni-autonomie locali, esiste una specifica previsione che disciplina le modalità di determinazione del nuovo trattamento economico (art. 28 e segg. CCNL 5/10/2001 e dich.cong. n. 24 al CCNL 22/1/2004). Sulla base di tale regola occorre confrontare elementi fissi e continuativi percepiti prima del trasferimento con elementi fissi e continuativi nel nuovo ente. L’eventuale differenza viene conservata a titolo di RIA

Trattamento economico nel nuovo ente

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Problematiche tipiche di gestione della mobilità

● Sempre nel comparto regioni-autonomie locali, in sede di prima collocazione del personale trasferito, la contrattazione decentrata-integrativa può stabilire la collocazione del personale trasferito in una posizione di sviluppo economico superiore, sino a concorrenza del valore annuo della ex indennità di amministrazione in godimento presso l’amministrazione di provenienza

Trattamento economico nel nuovo ente

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Problematiche tipiche di gestione della mobilità

● La procedura che ogni ente deve darsi deve tener conto di alcunecoordinate di riferimento desumibili dalla norme di legge

» E’ necessario che la mobilità sia preceduta dalla pianificazione dei fabbisogni. Il

piano dei fabbisogni è deciso dal livello politico, l’attivazione della procedura dal

livello gestionale

» E’ necessario che la procedura sia trasparente: deve esserci un bando, devono

esserci dei criteri di scelta predeterminati

» E’ necessario che il dirigente cedente o ricevente si esprimano attraverso un

parere favorevole

● Dentro queste coordinate, ciascun ente definisce una propria procedura (ciò dovrebbe avvenire, nel caso degli enti locali, attraverso il regolamento)

La procedura

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Problematiche tipiche di gestione della mobilità

● Alcuni suggerimenti per definire la procedura:

» E’ bene specificare nel bando la posizione di lavoro , indicando anche requisiti

necessari e preferenziali (in tal modo sarà possibile fondare la valutazione delle

candidature su elementi certi)

» Oltre alla valutazione del curriculum si può anche prevedere colloquio

» E’ necessario individuare i soggetti chiamati a valutare (ad esempio,

commissione interna)

La procedura

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Problematiche tipiche di gestione della mobilità

● Un esemplificazione della procedura

» Pubblicazione avviso di mobilità

» Nomina commissione incaricata di valutare le candidature

» Istruttoria-valutazione delle candidature

» Eventuale colloquio

» Graduatoria

» Trasmissione graduatoria ad ufficio personale

» Attivazione mobilità

La procedura

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Problematiche tipiche di gestione della mobilità

● Neutralità della mobilità ai fini della mobilità, nel caso entrambi gli enti siano sottoposti a vincolo (non vale come assunzione, non vale come cessazione) (art. 1, comma 47, legge 30 dicembre 2004, n. 311 - legge finanziaria 2005)

● Nel caso di ente cedente non sottoposto a vincolo e di ente ricevente sottoposto a vincolo, per quest’ultimo vale come assunzione

● Nel caso di ente cedente sottoposto a vincolo e di ente ricevente non sottoposto a vincolo, per il primo non vale come cessazione (art. 14, comma 7, del D.L. n. 95/2012)

● In ogni caso gli enti locali, possono acquisire in mobilità solo se rispettano i parametri di buona gestione finanziaria (patto di stabilità, rapporto spesa personale su spesa corrente, riduzione spesa di personale)

Vincoli assunzionali

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Problematiche tipiche di gestione della mobilità

● La mobilità (sia in che out) viene conteggiata ai fini della riduzione proporzionale del limite di crescita prevista dalla seconda parte del art. 9, comma 2-bis, D.L. n. 78/2010

● In ogni caso, come già detto, la mobilità non costituisce presupposto per incrementare il fondo (RIA cessati, nuove assunzioni su nuovi posti di organico)

● Il finanziamento delle progressioni orizzontali in godimento al dipendente trasferito per mobilità vanno poste a carico del fondo per le risorse decentrate dell’ente di destinazione, senza che ovviamente lo stesso possa essere incrementato per fare fronte aquesti oneri aggiuntivi. I risparmi per le progressioni orizzontali del personale trasferito per mobilità restano nel fondo e sono utilizzabili da parte della contrattazione collettiva decentrata integrativa

Implicazioni sulle “risorse decentrate”

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Problematiche tipiche di gestione della mobilità

● Nella fattispecie evidenziata, non sembra possibile la mobilità ai sensi dell’art. 30, d. lgs. n. 165/2001, poiché tale disciplina èdettata unicamente per regolare il trasferimento tra pubbliche amministrazione ricadenti nel campo di applicazione del d. lgs. n. 165/2001

● Possibile invece, in tale fattispecie, l’applicazione dell’art. 23-bis dello stesso d. lgs. n. 165/2001, concernente la mobilità tra pubblico e privato (ma come è noto tale disposizione vale solo per i dirigenti)

Mobilità tra una PA ricompresa nel campo di applicazione del d lgs. n.

165/2001 ed un soggetto pubblico non ricompreso (ad esempio, Spa

pubblica)

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