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MOBILITA' DOLCE, una viabilità per tutti

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Documento sulla mobilità dolce e atti del seminario del 24 giugno 2011

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La Mobilità Dolce, in una società consumistica come la nostra, deve assumere il profumo del progresso.

Il cammino non è facile, molte sono le insidie che ci attendono.Soltanto una presa di coscienza ed una disponibilità collettiva sarà in

grado di forgiare la società del futuro, attenta alle persone più deboli, ai piccoli, agli anziani, ai meno fortunati.

Il compito di una Amministrazione Pubblica è anche questo, il farsi attenta alle esigenze di un buon vivere per l’intera comunità e per gli ospiti.Gli atti del Seminario svoltosi a Gallio sono la prova tangibile di una

volontà lungimirante e nello stesso tempo momenti di rifl essione sulla realtà del nostro quotidiano.

Il dibattito nato dalla condivisione di progetti, proposte, idee, rappresenta una grande opportunità da offrire alle giovani generazioni, sempre più sensibili a tematiche ed iniziative volte a valorizzare le risorse naturali,

sociali, storiche, locali.

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4 Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

6 Mobilità dolce Pino Rossi10 Il cammino dell’uomo14 Il sentiero dei mulini16 Val di Nos18 Il Sentiero del silenzio22 I Sentieri dei Galliesi: sei percorsi tematici ecoturistici a mobilità dolce Diego Morlin34 Mobilità dolce

Sommario

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5Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

Atti del Seminario Mobilità Dolce, una viabilità per tutti tenutosi presso la Sala Consiliare del Municipio di Gallio il 24 giugno 201137

38 Prefazione Matteo Marzotto 39 Introduzione Pino Rossi40 La salute nell’età geriatrica: la mobilità dolce Piero Baù42 Esperienza nella natura con persone disabili Annalisa Menegolo45 Muoversi senza motore Laura Todesco52 Il senso del camminare Dario Urzi53 Nordic Walking: benessere a 360° Paola Vischio56 Aspetti psicologici della mobilità Mauro Cason60 Mobilità dolce e turismo sostenibile, una sfida culturale Andrea Cunico Jegary

64 Vivere il paesaggio Giovanni Abrami66 Imparare camminando Chiara Stefani70 Attraverso la natura Daniele Zovi71 Camminare per vivere, camminare per sopravvivere Michele Dalla Palma74 Turismo e mobilità dolce: l’esperienza di Alpine Pearls Stefano Lucchini76 Catasto strade bianche e mobilità dolce in Provincia di Siena Marco Macchietti81 Il parco naturale Puez-Odle e il sentiero natura di Zannes Valentin Schroffenegger85 Conclusioni Dino Secco

86 Relatori e indizzi mail/Sitografia87 Riferimenti bibliografici sul tema

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ualsiasi zona turistica che desideri accrescere il suo apprezzamento da

parte dei suoi visitatori dovrebbe cercare di valorizzare le sue peculiarità e le sue attrattive.La morfologia dell’Altopiano di Asiago non presenta le vette elevate del Trentino Alto Adige, spesso adatte a scalatori particolarmente esperti, si caratterizza invece per un territorio che può essere definito “Montagna Dolce”, dove non prevale l’altitudine delle cime ma la loro l’accessibilità. Inoltre il territorio presenta una fitta rete di sentieri, e strade di

montagna, la cui estensione va dai 500 ai 600 chilometri, che furono costruiti dagli eserciti che qui si fronteggiarono durante la prima guerra mondiale e che costituiscono una peculiarità unica al mondo.Questi sentieri e strade carrabili, rappresentano il lascito di un evento drammatico, che dilaniò questi luoghi e disperse le popolazioni. Sull’Altopiano furono sparati i primi e gli ultimi colpi di cannone della guerra e dopo la disfatta di Caporetto, la battagli dei “Tre Monti”, qui combattuta, costituì il preludio del riscatto nazionale.L’Altopiano è quindi scarsamente

attrattivo per gli atleti che cerchino sfide di elevato livello agonistico, mentre si presenta particolarmente indicato per un più largo pubblico di fruitori che desiderino ritrovare, per un po’ di tempo, la tranquillità e la serenità, immergendosi in un ambiente naturale accogliente ed accessibile.L’idea della mobilità dolce rappresenta quindi la valorizzazione del nostro territorio, che l’amministrazione del Comune di Gallio, prima sull’Altopiano, ha intrapreso da lungo tempo, nella prosecuzione del lavoro avviato dalla precedente amministrazione, a

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Mobilità dolceUN’OPPORTUNITA

PER TUTTI

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riprova della lungimiranza degli amministratori galliesi.Concretamente questo tipo di mobilità si realizza con la realizzazione di una rete di sentieri, e con il restauro di quelli già esistenti, in maniera da creare varie possibilità di spostamento pedonale, che consentano di fruire pienamente della bellezza del nostro ambiente naturale. La riscoperta di questo tipo di mobilità presenta indubbi vantaggi sia per i turisti che per i residenti.Per quanto riguarda i villeggianti la mobilità dolce presenta molteplici vantaggi, innanzitutto si tratta di offrire qualcosa in più, un’attrattiva ulteriore

prima assente o sottoutilizzata. Numerose persone che risiedono in una città caotica, inquinata e congestionata dal traffico veicolare, non amano andare in ferie in una località altrettanto caotica, preferendo invece trascorrere qualche giorno nella tranquillità, tuttavia numerosi turisti che trascorrono le proprie vacanze sull’Altopiano passano le loro giornate nelle principali vie e piazze dei centri cittadini, creando in alcuni periodi dell’anno un traffico automobilistico simile a quello delle città.L’opportunità di fare una bella passeggiata, magari in compagnia dei familiari, immersi nella

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tranquillità, appare quindi un’attrattiva molto interessante.L’allontanarsi per un po’ dai centri cittadini, ed andare “alla scoperta” del territorio che li ospita consentirà a molti di conoscere e di apprezzare le nostre bellezze ambientali, visitando luoghi che altrimenti difficilmente avrebbero visto.In tal modo i fruitori di questa opportunità avranno modo i fare un attività sana e alla portata di tutti, ed inoltre potranno scegliere preventivamente la lunghezza del percorso graduandolo alle proprie capacità fisiche.Per quanto riguarda il territorio del comune di Gallio, e dell’Altopiano in generale, questo oltre a presentare un ambiente naturale incantevole, offre innumerevoli attrattive di carattere storico e culturale. Come accade già in molte località turistiche, risulta quindi possibile l’accompagnamento di gruppi di ospiti, da parte di guide turistiche esperte sia del nostro territorio che della nostra storia, in questo modo alla conoscenza dell’ambiente e del paesaggio si potrà unire la conoscenza della nostra storia e delle nostre tradizioni.Ovviamente quest’ultimo aspetto si presenta ad essere particolarmente interessante in quanto consente la creazione di opportunità lavorative, ampliando in tal modo le possibilità di impiego dei nostri concittadini.Talvolta la presenza dei turisti, che affollano i centri cittadini soprattutto in alcuni periodi dell’anno può essere vista quasi come un fastidio da alcuni dei residenti, in quanto crea difficoltà di parcheggi, ingorghi stradali, e tutti quei piccoli fastidi che l’afflusso turistico può generare.La mobilità dolce tende a convogliare parte dei turisti fuori dai centri cittadini, decongestionandoli, e pertanto riduce quei piccoli fastidi sopra menzionati.Il territorio altopianese presenta luoghi splendidi, che possono essere utilizzati per attività economiche ad esso compatibile, come le malghe che vendono direttamente i loro prodotti o che esercitano attività di ristorazione, oppure i prodotti dell’artigianato locale o delle apicolture.Portare i flussi turistici in alcune zone da la

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possibilità di sostenerne le attività produttive e di avviarne di nuove.Gli attuali amministratori del Comune di Gallio e la precedente amministrazione, hanno saputo cogliere con largo anticipo le potenzialità della mobilità dolce, risale al 2002 la sistemazione del Sentiero dei Mulini, al 2008 la realizzazione del Sentiero del Silenzio.L’attuale amministrazione, in continuità con quella precedente, sta operando per lo sviluppo di questo tipo di mobilità, ed in quest’ottica, avvalendosi della collaborazione dell’architetto Diego Morlin, ha presentato presso la sala consigliare del municipio di Gallio nel giugno 2011, il progetto che costituisce l’obiettivo di questo lavoro, ossia la realizzazione dei sei “Sentieri dei Galliesi”, che prendono il nome dalle località dove si sviluppano, (Sisemol, Hausar, Ghelpach, Xebbo, Pakstall, Covola).Ognuno di questi sentieri, pur garantendo una facile transitabilità, sarà caratterizzato da una

lunghezza differente, chiaramente indicata, in modo tale che ogni fruitore possa scegliere consapevolmente quanto tempo impiegare per lo svolgimento del percorso.Si tratta di un progetto impegnativo, che richiederà il lavoro dell’amministrazione comunale nel corso dei prossimi anni, siamo tuttavia incoraggiati nel perseverare nel perseguimento del nostro obiettivo, dalla constatazione che le motivazioni e gli ideali che ci hanno indirizzati iniziano a diffonderi anche nelle altre amministrazioni dell’Altopiano.

Pino RossiSindaco di Gallio

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a nascita del concetto di mobilità dolce trae le sue origini nel più ampio pensiero ecologista che iniziò a diffondersi in Italia tra la fine degli anni ‘70 e per tutti

gli anni ‘80. Per comprenderne appieno il percorso che ne portò alla formazione è utile comprendere quanto avvenne nel nostro paese nel secondo dopoguerra.Dalla fine degli anni ‘50 l’Italia conobbe una fase di accentuata industrializzazione, che durò fino a tutti gli anni ‘70, in questo periodo si ebbe per la prima volta una diffusione di massa dei beni di consumo, di elettrodomestici, e delle automobili.Le autovetture riscossero subito grande successo tra la popolazione, erano sinonimo di un raggiunto benessere economico e soprattutto di libertà.Il trasporto automobilistico privato infatti svincolava gli italiani dai percorsi e dagli orari dei mezzi di trasporto pubblici.Inizialmente l’euforia per il nuovo mezzo di trasporto ne fece dimenticare i limiti e i problemi, che tuttavia nel giro 10 - 20 anni sarebbero divenuti evidenti.

Il camminodell’uomoCENNI STORICI

SULLA MOBILITA

DOLCE

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Inquinamento delle città, lunghi tempi trascorsi nel traffico sempre più caotico, difficoltà di parcheggio ed incidenti in cui aumentavano il numero delle persone coinvolte non diminuirono l’attaccamento degli italiani per l’auto.Specialmente per quanto riguarda l’aspetto ambientale, fu necessario un forte scossone perché iniziasse a diffondersi il concetto che l’ambiente è un bene fragile, e questo fu rappresentato dall’incidente di Seveso del 1976.Dopo quella data gli italiani compresero che le nuove tecnologie, che arrecavano grandi vantaggi, comportavano anche grandi rischi.Nacque e si diffuse in questo periodo il pensiero ecologista che si sviluppò ulteriormente a seguito

di un altro terribile evento, il disastro della centrale nucleare di Chernobyl del 1986.Dopo questi due terribili disastri nacque e si consolidò la consapevolezza che ogni innovazione tecnologica assieme ai benefici, presenta anche

problemi e rischi.Questo nuovo modo di pensare coinvolse anche la mobilità privata, le strade cittadine erano avviluppate in un traffico caotico, che cancellava buona parte dei vantaggi del trasporto privato.In particolar modo l’attrattiva dei minori tempi necessari per

gli spostamenti, utilizzando un mezzo proprio, era scomparsa negli infiniti ingorghi che la motorizzazione di massa comporta.Oltre a ciò il cielo delle maggiori città italiane non era più azzurro, ma ricoperto da una persistente

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cappa grigia, con ovvie ricadute sulla salute.Dai primi anni ‘90 si cercò di ridurre il traffico privato, puntando sul potenziamento dei mezzi di trasporto pubblico, sulla costruzione di percorsi ciclabili e pedonali, e su esperimenti quali il bike sharing e il car sharing.In particolar modo i percorsi ciclabili e pedonali costituiscono veri e propri “sentieri” che consentono lo spostamento nella “foresta urbana”, costituiscono un modo per riappropriarsi degli spazzi pubblici precedentemente monopolizzati dalle automobili.I sostenitori della mobilità dolce, sia nelle città che nelle aree extra urbane si sono riappropriati degli spazzi, hanno abbracciato uno stile di vita più salutare e meno stressante, hanno riscoperto un modo di vivere che oramai si credeva perduto.

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Il Sentiero dei muliniLA VALLE DEI “PESTASCORSE”

l territorio di Gallio, a differenza di altre zone dell’Altopiano, è ricco di sorgenti d’acqua perenne.

La loro abbondanza assieme all’estensione dei boschi, ha fatto sì che nel corso dei secoli si sviluppassero attività artigianali o paleoindustriali, prima fra tutte la concia delle pelli. Tra le principali sorgenti vi è la

Covola, ricordata da numerosi storici, che sgorga proprio sotto l’ abitato di Gallio, dando il nome alla Valle. Essa scende lungo la Val Ghiaia fino al Buso e al canyon che da qui prende il nome di Val Frenzela, termine comunemente usato per indicare l’intero susseguirsi delle tre valli. L’esistenza di alcuni opifici è documentata fin dal ‘500. Per

secoli, fino allo scoppio della I^ Guerra Mondiale, gli edifici a più piani erano in parte ad uso produttivo e in parte abitazioni. Nel loro insieme diedero quindi luogo ad una vera e propria Contrada fornita anche di lavatoi, usati dalle donne di Gallio fino agli anni ‘50.

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Pestino a pestelli

Pila da orzo

Recupero di un opificio nella valle della Covola

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Val di NosPERCORSO

DIDATTICO-FORESTALE

l percorso della Val di Nos è situato vicino al centro abitato di Gallio, precisamente al versante

nord occidentale (quasi al confine con Asiago) e si immerge in una località ricca di larici ed

abeti rossi, in cui sono presenti caprioli, volpi, tassi, marmotte, lepri, scoiattoli, e numerose specie di volatili.L’area si trova ad una altitudine variabile dai 1140 ai 1210 metri s.l.m. ed il percorso pedonale

in esso realizzato si snoda per circa 4 chilometri, prevede aree ricreative e per il tempo libero e costituisce un valido richiamo per turisti e residenti.

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Il Sentiero del SilenzioPORTA DELLA MEMORIA

“Il Sentiero del Silenzio, Porta della Memoria” si inserisce in punta di piedi in un ambiente montano di particolare bellezza.Un percorso già esistente intorno a Campomuletto costituisce la traccia lungo la quale sono state posizionate 10 opere d’arte contemporanea, collocate rispettando la morfologia del luogo e gli elementi emergenti che in esso si trovano, ricchi di messaggi.Il Sentiero è rivolto, quale ulteriore momento di riflessione e di Memoria, a tutti i Visitatori

che nella montagna cercano momenti di riposo e di ristoro e dalla montagna traggono le energie vitali per il quotidiano impegno.Il “Sentiero del Silenzio, Porta della Memoria” è una proposta nata per valorizzare un’area di straordinario interesse storico ed ambientale, sita sull’Altopiano dei Sette Comuni, nell’alta Valle di Campomulo (località Campomuletto).Quest’area si è preservata integra e si mostra in tutta la sua bellezza, con estesi boschi di conifere, pascoli solcati da sentieri e radure,

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ove sono presenti massi di pietra calcarea biancastra levigata e modellata dall’acqua e dal vento.La pace e la tranquillità del luogo non lasciano in alcun modo trasparire la tragedia della Grande Guerra, che novant’anni fa seminò morte e distruzione in tutto l’Altopiano.Tuttavia, l’occhio attento del visitatore può scorgere tra gli abeti e nelle piccole valli i segni della Guerra: postazioni, caverne, ricoveri, trincee, ex cimiteri… “Il sentiero del Silenzio, Porta della Memoria” trae le sue origini dalla forza che il luogo emana.Ogni installazione è accompagnata da uno scritto o una poesia. “Il Sentiero del Silenzio, Porta della Memoria”, dunque, vuole inserirsi in punta di piedi in un ambiente montano di particolare bellezza, interessato da eventi storici ormai lontani nel tempo, circondato dalle Cime Sacre che hanno visto battaglie epocali. Il percorso è rivolto a tutti i visitatori che nella montagna cercano momenti di

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riposo e di ristoro e dalla montagna traggono le energie vitali per il quotidiano impegno, quale ulteriore momento di riflessione nella Memoria. L’intervento è stato il meno invasivo possibile, pertanto, sono stati ridotti

al minimo i movimenti di terra distruttivi del cotico erboso; non sono stati tagliati alberi; lo spostamento dei sassi presenti (che sono diventati installazioni) è stato limitato allo stretto necessario.

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I Sentieri dei Galliesi sono sentieri esistenti o di nuovo impianto profondamente radicati nel tessuto storico, sociale, ambientale della Comunità di Gallio. Ogni sentiero si presenta con un nome specifico dato dalla località ove si sviluppa (Sisemol, Hausar, Ghelpach, Xebbo, Pakstall, Covola).

Progetto Il progetto vuole far conoscere e valorizzare parti del territorio rimaste ai margini del grande flusso turistico. I sei percorsi si

sviluppano a corolla dal centro di Gallio verso le aree limitrofe. I “petali” di questo fiore hanno ognuno una difficoltà di percorrenza e un chilometraggio differente, pur rimanendo su misura delle famiglie e quindi delle diverse età della possibile utenti.

I “SENTIERI DEI GALLIESI” sono incentrati sull’impegno ambientalista e sociale, l’ecoturismo appunto, sviluppato secondo una rete viaria, adeguata a tutti i tipi di fruitori. Il Comune di Gallio, con questo progetto, si fa

Il Sentiero dei GalliesiSEI PERCORSI TEMATICI ECOTURISTICI

A MOBILITÀ DOLCE

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attento alle categorie di fruitori più deboli: gli anziani ed i più piccoli ed in un ottica lungimirante ha pensato ad una serie di percorsi in grado di soddisfare qualsiasi aspettativa e necessità da parte del visitatore, sia esso di passaggio, sia il turista domenicale, oppure quello che trascorre alcuni giorni a Gallio e nei dintorni sia nella bella stagione che durante l’inverno. Per attuare questo la proposta è di bitumare tutti i percorsi per permettere a tutti di percorrere senza difficoltà e in sicurezza.

Una assortita gamma di possibilità con caratteristiche diverse che si snodano nel territorio comunale, a pochi passi dal centro del paese, di facile accessibilità e fruizione data la presenza di ampi parcheggi, supportati da una capillare rete informativa. Ognuno dei percorsi sarà debitamente illustrato specificando il grado di difficoltà, la lunghezza del percorso,

i tempi di percorrenza, ove sono collocate le aree di sosta e le specificità storico/culturali/naturalistiche che li contraddistinguono. Una particolare attenzione è stata data alle aree di sosta che propongono originali interventi con giochi/sculture rivolti a grandi e piccini.In alcuni casi i sentieri si integrano con la rete viaria ordinaria, ma la priorità sarà data ai flussi pedonali o ciclo-pedonali lungo antiche e nuove stradine campestri che permettono una visitabilità ottimale del territorio.

Lungo i sei percorsi si incontrano opere d’arte contemporanea, un linguaggio in grado di stimolare emozioni e momenti di riflessione.

I percorsi diventano occasione per aprirsi verso nuove forme di turismo, divertire, offrire ospitalità, restituire il territorio alla popolazione e farlo conoscere a chi proviene da fuori.

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Opera “Volo”

I sentieri sono:Sentiero SisemolSentiero GhelpachSentiero XebboSentiero PakstallSentiero HausarSentiero Covola

Sentiero Sisemol Il Monte Sisemol, con l’antica contrada Perch dista 2,40 km dal Comune di Gallio. Il progetto prevede l’opera di asfaltatura solamente nei due brevi tratti iniziali che poi si inoltrano ed attraversano la distesa di prati. Procedendo ci si congiunge alla via carrabile preesistente, e si arriva ad un’opera d’arte contemporanea molto imponente, immersa in un’ampia distesa prativa.

OPERA “VOLO” Questa, consiste in una piattaforma circolare, che ospita una serie di 10 aeroplani in acciaio colorato. L’opera è un chiaro omaggio a quanto avvenuto il 14 ottobre 1924, quando sul Sisemol si tenne il primo raduno internazionale di Volo a Vela d’Italia, nel corso del quale il tedesco Martens stabilì nell’Altopiano il record mondiale di distanza con un volo di circa 20 km. Il basamento pavimentato dell’opera offre anche una possibilità di sosta tramite delle panche al suo interno. La posizione di spicco in cui essa è stata pensata, imprimono all’opera stessa una notevole visibilità e di conseguenza interesse e relativo richiamo soprattutto per i piccoli.

OPERA “SBALZI” Un’altra installazione è costituita da tre passerelle, larghe metri 1.50 cadauna, che si sviluppano a sbalzo su di un pendio, verso il magnifico panorama della vallata sottostante ad est (una delle vallate più belle di Gallio),

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Opera “Sbalzi”

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in direzione della lunga e boscata dorsale del Monte Valbella.

Sentiero Ghelpach Il percorso prende il nome dal torrente presente sul territorio che accompagna, per un tratto significativo, il cammino dei visitatori. Il tracciato ha inizio da via Sacello dove segue la strada carrabile in direzione sud, sino al Sacello del Ferragh, quindi si ritorna verso il nucleo abitato e si scende verso il torrente Ghelpach.

OPERA “OROLOGIO DELLA PACE” A concludere il percorso, nel punto in cui il sentiero attraversa il torrente incrociando il “Percorso della Pace”, è situata una meridiana da m 10 di diametro che prende il nome di

Opera “Orologio della pace”

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Opera “I Pajari”

“Orologio della pace”, con un quadrante in cubetti di porfido e marmo bianco, circondato, tutt’attorno, da una seduta in marmo bianco alta cm 50 e larga cm 50 che si interrompe in 5 diversi punti per permettere il transito dei passanti. Lo “gnomone”, in acciaio Corten, è un parallelepipedo triangolare alto cm 154,70. All’interno del quadrante vi sono altre quattro sculture, a simboleggiare avvenimenti che hanno caratterizzato la storia di Gallio, posizionate in corrispondenza di determinate ore del giorno.

Sentiero Xebbo Il percorso attraversa la contrada Zebbo (o Xebbo), dalla quale esso prende il nome, e fra i sei progettati è quello che si estende maggiormente sul territorio. La contrada mostra un perfetto connubio fra nuclei abitativi, boschi, pascoli ed affascina per la presenza caratteristica di lastre (laste, platten) infisse nel terreno, sia lungo i sentieri che al centro di alcune proprietà.

OPERA “I PAJARI” Proseguendo si incontra l’installazione che prende il nome di “Pajari” (tipici covoni usati per far essiccare e conservare il fieno) e prevede l’inserimento nel prato di tre covoni in acciaio

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Corten, aventi sulla sommità degli animali simbolici: un gallo, una colomba, un pesce, un coniglio, ecc. ecc. Il più piccolo dei covoni è alto m 3,2 di diametro, il mediano è alto m 4 con un diametro di 3 mentre il più grande è alto m 5 con un diametro di m 4. A questo punto il percorso si divide in due rami: uno prosegue verso sud seguendo la strada carrabile che si congiunge a via Rotz, l’altro avanza ancora verso la Contrada Zebbo, per poi attraversare il bosco seguendo un sentiero ex novo e congiungendosi a via Colle del Gastagh, dove si incontrano tre piccole piazzole pavimentate attrezzate con panche.

OPERA “CASTELLO” L’ultima delle installazioni lungo il sentiero Xebbo è collocata su di un lotto di terreno formato dall’incrocio fra via Colle del Gastagh e via Fonteckle. Qui trova spazio un piccolo castello in acciaio Corten per il gioco dei più piccoli, avente una pianta di mq 30, costituita da tre quadrati, di differenti dimensioni, intersecati fra di loro, che in alzato formano un nucleo d’ingresso, una torretta con solaio rialzato accessibile attraverso una scaletta ed una cinta muraria merlata.

Opera “Castello”

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OPERA “ANTICHE STORIE” Un alto muro di contenimento in cemento, sito in Contrada Costa, viene impreziosito apponendovi delle tavole in legno scolpito che seguono l’andamento della strada soprastante, valorizzando il contesto. Le tavole scolpite possono rappresentare la storia della contrada oppure diversi altri racconti che verranno scelti, anche dopo aver interpellato i residenti, i quali saranno così resi partecipi nello scegliere i contenuti dell’installazione stessa.

Sentiero Pakstall La piccola, ma stupenda la valle del Pakstall, conosciuta anche come “valle dei trampolini”, scende dalle pendici meridionali del Monte Longara verso Gallio. Oltre alle panchine di marmo previste lungo il percorso, come punti di sosta, l’intervento volto a rivitalizzare l’area dei trampolini si concentra alle spalle degli stessi, troppo poco utilizzati.

OPERA “TRONCHI VIVI” Prossimi alla conclusione del tracciato, nel bivio che si crea fra la Contrada Fontana e la via che conduce alla Contrada Costa unendosi al percorso Xebbo, si colloca un’opera d’arte contemporanea, inserita in un lieve ma ampio pendio erboso, formata da una serie di 20 o più pali in acciaio colorato, di diametro 30 cm., alti metri 5, al centro di una piazzola circolare daldiametro di m 10, circondata da una seduta in marmo bianco dalla sezione quadrata di cm 50x50.

Sentiero HausarIl sentiero Hausar ha inizio da via Roma e si estende fino alla cosiddetta Valle dei Ronchi, considerata ancor oggi dagli anziani del paese la più antica fra le contrade che avrebbe consentito, in un secondo momento, il sorgere di Gallio. Di questa valle fanno ancora parte le case Grogni, Zingar (Salarj nel 1800), Schivi, Hausar e, fra queste, il percorso si articola.

Opera “Antiche Storie”

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Opera “Tronchi vivi”

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OPERA “ANTICHE STORIE” Nel nucleo di case della contrada Hausar è presente un basso muretto in cemento di contenimento che, come già accade nel sentiero Xebbo, diventa anch’esso occasione per una performance artistica. Essa consiste nell’anteporre al muro di cemento delle tavole in legno scolpito e decorato con la storia della contrada, riassunta nei punti salienti.

Sentiero CovolaIl più breve ma anche il più particolare e suggestivo fra i percorsi progettati è il sentiero della Covola che da via Ech scende, attraverso una stradina sterrata, per la valle dei mulini, i quali resero in passato questa Contrada una delle più produttive di tutto il Comune di Gallio.

OPERA “STREGHE” Nel punto in cui il sentiero attraversa il torrente Covola, ci si imbatte in un gruppo di sei streghe realizzate in filo di ferro intrecciato, che, celate fra la vegetazione spontanea del sito, “scrutano” attentamente il passante. Le streghe sono posizionate su pali di acciaio Corten, a circa metri 2.50 da terra e raggiungono complessivamente uno sviluppo, in altezza, di circa 5 metri.

Opera “Antiche Storie”

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Opera “Streghe”

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ConclusioniL’importanza del progetto sopra illustrato è rilevante, perché momento di riflessione sullo sviluppo di una comunità, che esprime anche la volontà di mettersi al passo con i tempi.L’arte contemporanea diventa il veicolo che apre nuovi orizzonti per la gente locale, a livello turistico, economico, rivolgendosi principalmente alle nuove generazioni.Il coinvolgimento della popolazione locale, delle piccole ditte, delle imprese, delle attività ricettive, di artigiani o altro è sinonimo della partecipazione di tutti in un progetto di rilancio rivolto alla comunità di Gallio e al suo territorio.Il progetto, nella sua globalità, vuole proporsi come attrattiva turistica in grado di far conoscere e valorizzare anche parti di territorio che rimangono “ai margini”.Nello stesso tempo intende dare degli stimoli affinché la giovane popolazione sia orgogliosa delle proprie tradizioni e peculiarità.L’intera rete di percorsi nuovi o vecchi che si integrano a vicenda e “interagiscono” in un contesto comprendente l’intero territorio comunale di Gallio, intende proporsi come un progetto pilota.Vista la peculiarità dell’intervento, il progetto può diventare un modello di riqualificazione e valorizzazione del territorio con scopi lodevoli rivolti ad una fruibilità estesa al maggior numero di persone possibili.

Diego MorlinArchitetto e designer

I “petali” dei Sentieri dei Galliesi

Logo dei Percorsi Galliesi

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La progettazione dei nuovi sentieri che l’amministrazione comunale di Gallio di propone di realizzare sono state utilizzate le moderne tecnologie.La mappatura dei nuovi percorsi avviene infatti tramite GPS, il tutto in vista delle applicazioni WEB, in maniera tale che l’utente, munito di GPS, possa avere in tempo reale la mappa del

percorso e la sua esatta posizione.Queste nuove opportunità, congiuntamente all’estensione dei percorsi pedonali, costituiscono un’indubbia attrattiva per i turisti e per i residenti, che potranno in tal modo fruire ancora più agevolmente dello splendido territorio galliese.

Mobilità dolceUNA RETE DI PERCORSI

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Manifesto del seminario

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A seguire:

Atti del Seminario Mobilità Dolce, una viabilità per tutti

tenutosi presso la Sala Consiliare del Municipio di Gallio

il 24 giugno 2011

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Prefazione

Matteo MarzottoPres. ENIT Italia, Agenzia Nazionale del Turismo

Buongiorno alle Autorità, alle amiche e agli amici di Gallio! Direi che il tema di cui dibatterete oggi è uno dei miei temi favoriti da quando sono all’ENIT. Ho avuto sempre molta attenzione per una serie di motivi che ho ripetuto, ma che ci tengo a puntualizzare anche oggi. Prima di tutto il turismo accessibile quindi la mobilità (mi piace il termine “dolce”), l’apertura alla fruibilità turistica di persone con delle limitazioni è una grande categoria economica del

turismo. Voi sapete da sempre ho cercato di parlare di turismi che sono la specialità dell’accoglienza in Italia, dell’ospitalità italiana e cerco di parlare di turismi anche in tutto ciò che è il turismo accessibile. Per qualche motivo legato alla storia, la capacità di visione di chi organizza e di volontà di far uscire le cose, Vicenza è diventata la fiera, l’incontro di riferimento del turismo accessibile. Voi siete a Gallio che chiamo quasi casa mia, quindi non esserci fisicamente mi dispiace, ma ci tenevo a partecipare con voi a questo tema intelligente. Perché dico intelligente? Perché i dati economici sono molto rilevanti. Li conoscete, non li ripeterei salvo la cifra molto rilevante dei 65 milioni di europei che portano una o più delle sei o sette categorie di handicap. E poi c’è evidentemente anche la parte, se mi permettete, personale e umana, oserei dire anche etica, che riguarda la capacità che ha un Paese veramente civile e conuna grande tradizione, forse la più grande tradizione dell’ospitalità turistica, di mettere a disposizione le sue caratteristiche al più ampio mercato possibile. Secondo me e secondo noi all’ENIT il valore di focalizzarci un po’ di più su certi temi specifici dei nostri turismi, delle nostre offerte turistiche e quindi del turismo accessibile è proprio quello di voler far emergere e far incontrare domanda e offerta, riuscendo magari anche gli imprenditori, coloro i quali investono o vivono di turismo, a riflettere sulle opportunità che il turismo accessibile dà, senza necessariamente diventare l’iper-specializzazione. È sufficiente capire quali sono le criticità dell’ospitalità a portatori di handicap per rendersi conto che in realtà è proprio dolce ed è possibile farlo dolcemente, fare degli investimenti che poi rendano assolutamente normale come lo è in altri Paesi dell’Europa e del mondo, l’ospitalità di persone con alcuni problemi rispetto a persone che problemi non ne hanno. Questa è un po’ una riflessione che faccio con voi. Saluto le altre persone che hanno avuto la pazienza di ascoltarmi. Sono certo che sarà una mattinata piena di spunti interessanti. Da qualcuno dei miei amici mi farò aggiornare e vi auguro i migliori auspici per la riuscita della giornata. Arrivederci.”

Tratto dal video trasmesso durante il seminario.

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Introduzione

Pino RossiSindaco di Gallio

empo fa ho conosciuto a Gallio l’arch. Diego Morlin, progettista del “Sentiero del Silenzio”, una delle attrazio-ni più importanti di Gallio, il quale mi proponeva la realizzazione di un percorso adatto, principalmente, alle mamme ed ai bambini, con aree di sosta particolari con giochi.Come amministrazione abbiamo pensato, invece, di ampliare l’offerta con la realizzazione di sei percorsi, rivolti

in modo specifico agli anziani, ai diversamente abili, alle famiglie con bambini.L’idea di fondo è quella di accompagnare gli ospiti alla scoperta o riscoperta del nostro territorio, anche di quelle zone che normalmente sono poco conosciute.Gallio nelle intenzioni dell’Amministrazione comunale deve diventare un esempio di concretezza dei servizi e a questo pro-posito altri sono i progetti in cantiere, come ad esempio la Casa per anziani e l’Asilo nido.Gallio negli ultimi anni ha perso, dati alla mano, circa il 30% di presenze, da questaconstatazione inizia la ricerca di nuove fonti per attirare un turismo di qualità, non quello legato soltanto alle seconde case, ma un turismo più attento alle offerte che il nostro territorio propone.Bisogna passare da un turismo del bene (basato sull’incremento dei valori immobiliari della seconda casa) ad un turismo di servizi (basato su uno sviluppo delle attività turistico – ricettive e sull’offerta di nuove opportunità, servizi e posti di lavoro).Ringrazio l’arch. Morlin e gli uffici comunali, gli sponsor ed i cittadini che hanno contribuito a rendere concrete le tematiche che i relatori esporranno nel corso del Seminario.I relatori, con la loro competenza daranno importanti spunti di riflessione, utili a noi amministratori e agli abitanti del nostro paese per cercare proposte in grado di rivitalizzare il territorio.

T

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La salute nell’età geriatrica: la mobilità dolce

Piero BaùDott. – Dirigente Medico Geriatra, Ospedale “San Bassiano”, Bassano del Grappa

“Chi non ha fatto nulla per non invecchiare è colpe-vole della sua vecchiaia”

da un quotidiano nazionale

“La gioventù è un dono di Dio, la vecchiaia è un’opera d’arte”

Anonimo

Dall’alto al basso, da sinistraa destra Fig. 1 - 2 - 3

’invecchiamento è una condizione inevitabile del nostro essere, una variazione progressiva del nostro essere fisico e psichico di cui noi siamo i principali artefici. Negli ultimi decenni l’immagine della

persona anziana si è progressivamente modificata partendo da una figura di un soggetto che sta perdendo le abilità psico-fisiche a quella di una persona che ha cambiato il suo ruolo nella società ma che può sfruttare molte altre risorse. La ricerca di una soluzione per non invecchiare diventa necessariamente la ricerca di un modo per invecchiare bene. Curare la propria salute e l’alimentazione e fare una costante attività fisica significa mantenere la propria autonomia fisica e cognitiva e mantenere le relazioni sociali (fig. 1-2-3).

Fig. 2 - Le attività sociali mantengono attive le capacità intellettive, combattono la depressione determinata dalla solitudine e dal cambiamento del ruolo sociale.

Fig. 3 - L’attività fisica costante migliora la sensazione di benessere, mantiene il trofismo dei muscoli e delle ossa e migliora la dinamica della circolazione sanguigna.

Il movimento quotidiano, adeguato alle proprie capacità, migliora l’umore e toglie dall’isolamento, conserva le funzioni cognitive, migliora le capacità fisiche e migliora la percezione della propria salute. Mentre per un giovane sano, un mese di totale inattività comporta una perdita di massa magra di circa mezzo kg, per una persona anziana soltanto tre giorni di totale inattività comportano una perdita di massa magra di circa 1 kg e il recupero di questa perdita è un processo lungo e faticoso. Questo fenomeno è dovuto, oltre all’inattività, anche ad una ridotta capacità di sintesi proteica che si ha in età avanzata.L’attività fisica deve essere iniziata gradualmente e possibilmente in compagnia, con vestiti e calzature adeguate,

L

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Dalla seconda immagine Fig. 4 - 5 - 6

senza farsi spaventare dagli eventi atmosferici e senza farsi influenzare dalla stanchezza fisica, da un equilibrio non più perfetto e dalle necessità di riposare, bere e urinare frequentemente. Un percorso pubblico dedicato a questa tipologia di persone deve, attraverso strutture adeguate, soddisfare anche questi bisogni (fig. 4-5-6).

Fig. 4 - Percorso non adeguato alla persona anziana con limitazioni fisiche per mancanza di strutture per riposare, per necessità fisiologiche o di riparo.

Fig. 5 – Percorso adeguato all’anziano “fragile” con pavimentazione regolare, strutture per riposare e situato nei pressi di locali pubblici per qualsiasi altra necessità.

Fig. 6 – Bagno disabili rivestito in legno con rampa di accesso e fontanella esterna. Esempio di servizi igienici, strutturati anche per persone disabili adeguato al contesto ambientale.

Non deve mancare, infine, una corretta educazione sanitaria della persona anziana per far capire quanto sia importante l’attività fisica per la sua salute. Necessario, inoltre, il supporto logistico, familiare e non, per il trasporto della persona anziana dal proprio domicilio ai luoghi adatti alle passeggiate.La popolazione italiana nei prossimi decenni cambierà radicalmente per un aumento sproporzionato degli anziani rispetto al numero dei giovani. Questo cambiamento demografico si tradurrà in un cambiamento socio-economico legato anche alla richiesta di salute della popolazione.L’obiettivo principale per l’ente pubblico che vuole soddisfare un bisogno di attività fisica “dolce” e l’utente anziano che vuole mantenersi in buona salute, è mantenere una autonomia nelle attività quotidiane fino alle età più avanzate per evitare il dramma della disabilità e gli elevatissimi costi sociali che questa comporta.

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Esperienza nella natura con persone disabili

Annalisa MenegoloDirigente U.O. responsabile Area Disabilità ULSS3, Bassano del Grappa

e persone con disabilità, a causa della loro ridotta autonomia, hanno minori opportunità di partecipazione a tutte quelle azioni o esperienze che altri possono intraprendere. Le barriere

ambientali di tipo strutturale o relazionale influiscono decisamente sulla loro possibilità di usufruire pienamente delle risorse del territorio e della comunità.Chi si trova a vivere questo stato, anche solo temporaneamente, si rende conto che anche piccoli ostacoli possono impedire il raggiungimento di un obiettivo o l’esercizio di un diritto.La recente evoluzione culturale, che ha avuto in Italia il suo punto di forza nella legge quadro sull’ handicap n. 104/92 e a livello mondiale con ICF dell’Organizzazione Mondiale Sanità, intende porre l’attenzione sullo sviluppo, nel normale ambiente di vita umana, di ogni elemento in grado di agevolare le attività e la partecipazione di tutti i cittadini, a partire da coloro che presentano minori capacità.Progettare un ambiente sicuro e accessibile alle persone con disabilità restituisce un ambiente percettibilmente migliore per tutti.Il tema dell’accessibilità, affrontato prioritariamente per gli ambienti urbano residenziali e per gli spostamenti, recentemente ha avuto uno sviluppo anche negli ambiti che coinvolgono gli aspetti della salute, intesa come prevenzione e benessere globale dell’individuo.Si parte ponendo al centro la persona: il rapporto con il suo corpo, il rapporto con le persone che le sono vicine, la gestione positiva degli affetti e delle emozioni, la possibilità di esprimersi e di realizzare il proprio saper fare.La mia Unità Operativa, che si occupa del benessere di persone che presentano handicap psichici, fisici o affetti da pluri patologie, ha attivato specifici progetti che vanno in questo senso: attività assistita in acqua per minori e adulti, attività sportive agonistiche e non , trekking con disabili adulti psichici, integrazione del bambino disabile nell’ambiente scolastico, attività con animali, mobilità dolce, attività musicale, attività teatrale e pittorica, ponendo in ogni iniziativa particolare attenzione e cura per le relazioni interpersonali.

In particolare vorrei soffermarmi sull’importanza che riveste per la salute delle persone disabili psichiche adulte l’attività fisica , soprattutto svolta in ambienti naturali.Presso il nostro Centro Diurno esiste da una decina di anni un gruppo di trekking.Al gruppo partecipano persone con diversa abilità motoria, alcune delle quali con ridotta coordinazione e agilità. Per loro l’uscita in montagna rappresenta un evento atteso. Il Centro è un punto di riferimento fondamentale, ma è necessario intercalare la consueta frequentazione con l’esperienza di ambienti con spazi e riferimenti diversi.All’inizio dell’attività di trekking non è stato facile trovare i percorsi giusti: belli, ma non troppo impegnativi e soprattutto non lontani da strutture di appoggio.Ora, grazie allo sviluppo della cultura dell’accoglienza, ci sono molti sentieri accessibili alle persone in difficoltà grazie anche al lavoro del volontariato, delle pro loco e delle amministrazioni locali che hanno migliorato la percorribilità e soprattutto creato la segnaletica e la divulgazione delle informazioni. L’accessibilità ha consentito a tutti di godere della bellezza della natura anche alle persone che prima vedevano i pini dal lato della strada o dal parcheggio del ristorante.Possiamo avere percorsi per chi ha maggiori autonomie, per chi fa più fatica e necessita di una mobilità dolce e anche per coloro che devono essere accompagnati con la sedia a rotelle.Le persone disabili hanno meno opportunità di contatto con la natura e spesso passano la maggior parte del loro tempo in ambienti chiusi. Abbattere le “barriere” significa quindi abbattere la disabilità stessa.Abbiamo constatato che l’immersione nella natura, unitamente all’attività motoria, ha un effetto benefico, quasi catartico, di abbassamento dello stress sulle persone che presentano problemi comportamentali.Per tutti invece il movimento nel contesto naturalistico, sostenuto dallo spirito di gruppo e inserito in un programma ben strutturato, fa bene alla forma fisica e all’umore, risultando accattivante anche a persone che normalmente

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hanno una vita sedentaria. Affrontare un certo grado di fatica e raggiungere le mete programmate rinforza l’autostima nonchè rende più sicuri e orgogliosi di se stessi.Stare nella natura ha per obiettivo il benessere. Muoversi in un ambiente naturale: migliora il rapporto con il proprio corpo, persegue l’acquisizione di una maggiore resistenza e autonomia fisica.La persona con disabilità psichica è in grado di attivare la propria parte emotiva come qualsiasi altra persona. Gusta in pieno un paesaggio naturalistico in tutte le sue espressioni estetiche, nonché il ritmo delle stagioni, con i diversi colori, profumi e temperature.La natura parla alla parte più profonda del cervello che tocca le emozioni primordiali e controlla l’equilibrio fisiologico: respirazione, il ritmo cardiaco, la pressione arteriosa, l’appetito, il sonno, il sistema immunitario. Attraverso il corpo arrivano alla mente degli stimoli che la nostra natura primitiva riconosce come fonte di benessere: la luce, il calore, il movimento, le relazioni interpersonali.Il benessere che le persone hanno riportato dalla partecipazione all’esperienza del gruppo di trekking riguarda anche la sfera dei rapporti sociali. Esse hanno sperimentato momenti di contatto umano e di aggregazione, esercitando comportamenti appropriati con persone nuove incontrate durante l’uscita.Spesso ci si chiede cosa possiamo fare per le persone disabili gravi che possiedono pochissime risorse in termini di autonomia personale, relazionale e di comunicazione. Una eccellente risposta si trova subito attorno a noi, a portata di mano e a poco costo: si chiama natura. Il nostro compito sarà quello di facilitarne la fruizione attraverso supporti strutturali e strumentali, culturali e di informazione, cogliendone le diversificate espressioni come elementi di stimolo da proporre attraverso progetti individuali.

Breve racconto di una uscita di trekking

con i “ragazzi” del Centro Diurno

Luca era molto indaffarato quella mattina si era messo le scarpe da trekking e stava armeggiando con lo zainetto che conteneva il suo nuovo binocolo. Andrea brontolava con

l’autista del pulmino che li stava accompagnando al Centro Diurno per disabili, perché il compagno di sedile lo aveva spinto e la cosa non poteva passare liscia facilmente. Ogni giorno faceva quel percorso da casa a Bassano e francamente la cosa era piuttosto noiosa.Sergio l’educatore li stava aspettando, aveva un aspetto diverso dal solito: camicia a quadretti, un comodo gilet con molte tasche, cappellino con visiera, scarponi e gli occhiali da sole appesi al taschino.Con lui c’era anche Clara con il suo sorriso solare e Marta che non aveva rinunciato alla sua ampia gonna sopra delle vezzose scarpette da montagna.L’età del gruppo andava dai 21 ai 39 anni.Luca e Clara, persone con sindrome di Down stavano volentieri con Andrea e Marta: l’uno affetto da ritardo mentale con un forte disturbo dell’umore, l’altra invece con un ritardo mentale più grave, lenta a fare le cose, ma con un buon carattere.Quel giorno il tempo era proprio bello ed era programmata l’uscita al Monte Verena.La mamma di Clara aveva dato il permesso con molta riluttanza: “la sua bambina”si sarebbe sicuramente stancata, poteva scivolare o farsi male, e come sarebbe stata il giorno dopo?Sergio era fortemente convinto della bontà dell’iniziativa di portare i suoi “ragazzi” a respirare aria buona, ad inebriarsi di paesaggi meravigliosi, a sentire il sole che picchia sulla pelle e l’aria che dolcemente la rinfresca. Si, la vita del Centro è allegra e ricca di iniziative, ma ogni tanto l’ascolto del silenzio riempie di una strana sensazione che non riesci a definire.I “ragazzi” arrancavano con fatica lungo il sentiero, sudavano, protestando di tanto in tanto per quella fatica della quale avrebbero volentieri fatto a meno, Sergio li incoraggiava lodandoli per ogni tappa che riuscivano a raggiungere. Alla fine la meta era la spianata dalla quale partiva la seggiovia. Andrea era eccitato dalla novità e faceva molte domande che in verità nascondevano qualche preoccupazione per questa nuova esperienza.La sensazione del vuoto sotto i piedi era emozionante, Marta sentiva una stretta allo stomaco anche se non era la prima volta che saliva sulla seggiovia.Mangiare così in alto con il cielo sopra la testa che ti sembrava ora così vicino ora così immensamente alto, con nel naso il profumo dei pini e l’erba foltissima sotto i piedi

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era una cosa alla quale non erano preparati.La breve parentesi nella natura stava concludendosi e sulla via del ritorno il tempo sembrava più lento: Luca e Andrea erano rilassati e scherzavano tra loro, Marta era contenta perché avrebbe fatto felice la mamma raccontandole che era stata brava, aveva camminato molto e sicuramente aveva perso peso.Sergio li guardava sorridendo pensando a quante volte al Centro doveva intervenire per sedare le tensioni e le provocazioni di quei due giovanotti. Sapeva ormai bene l’effetto che le uscite in montagna faceva sui maschi con problemi comportamentali. Alle femmine invece interessava molto la forma fisica.Sergio da molti anni portava fuori i “ragazzi”. Inizialmente sceglieva i percorsi grazie al passaparola con gli amici e doveva fare varie uscite esplorative prima di portare il gruppo dei meno autosufficienti.In particolare c’era sempre da risolvere il problema dei servizi igienici e della percorribilità con il pulmino delle stradine sterrate. L’uscita era finita. Marta e Clara avevano in mano un cestino di erbe e fiorellini, ed erano felici.

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Muoversi senza motore

Laura TodescoPediatra - Associazione Culturale Pediatri (ACP) Jacopo da Ponte - Bassano del Grappa

urante la prima infanzia, la vita all’aria aperta è una necessità fisiologica (2). Il tempo trascorso fuori comporta stimoli sensoriali insostituibili: visivi, acustici, olfattivi, propriocettivi.

Inoltre il sole permette all’organismo in crescita di disporre di vitamina D, elemento indispensabile per l’assorbimento e l’utilizzo del calcio, i cui cristalli si depositano nelle ossa lungo linee perpendicolari al carico.Quindi camminare all’aria aperta rappresenta una condizione ideale per crescere bene.I bambini più piccoli sembrano sapere già tutto ciò, stanno bene fuori, la loro voglia di esplorare e conoscere li aiuta anche nello sviluppo fisico.E’ noto inoltre che l’attività fisica moderatamente intensa, praticata giornalmente, è utile nella prevenzione di obesità e malattie croniche.Dall’età scolare è importante anche per facilitare la socializzazione (2), l’acquisizione di autonomia e, per l’adolescente, l’esplorazione di spazi sempre più ampi di territorio (3).

I percorsi quotidiani

I percorsi quotidiani per raggiungere la scuola e le sedi ove si trascorre il tempo libero sono i luoghi ideali per esercitare tale attività. Ciò nonostante è difficile disicentivare l’uso dell’auto per il trasporto dei bambini, per la pericolosità che spesso comporta spostarsi a piedi e in bicicletta in città (4).Al rischio oggettivo, si somma nell’età pediatrica la minor efficienza di chi fisiologicamente non ha ancora acquisito:

la capacità di mantenersi al bordo della strada, l’altezza sufficiente per vedere al di là di ostacoli presenti sulla strada (es. auto in sosta), la capacità di calcolare in quanto tempo si avvicina il mezzo motorizzato valutando la velocità dello stesso, la coordinazione oculomotoria per difendersi dal pericolo rappresentato dai mezzi a motore (5).Il giusto consiglio di far trascorrere ai bambini parte della giornata, fin dai primi giorni di vita, all’aria aperta, è diventato, in parte, un messaggio contraddittorio: il traffico e l’inquinamento dell’aria comportano difficoltà, rischi, incremento della patologia respiratoria (6).I soggetti più deboli per es. bambini più piccoli o affetti da malattie croniche quali: asma, broncodisplasia, ecc…sono maggiormente esposti al rischio determinato dall’inquinamento dell’aria (6).

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Il logo dell’intervento di sensibilizzazione “Muoversi senza Motore” svolto negli studi pediatrici

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L’intervento dei pediatri bassanesi.

Nella nostra zona il territorio è complessivamente pianeggiante, è costituito da centri abitati di comuni diversi senza soluzione di continuità, condizioni che potrebbero essere ideali per MUOVERSI SENZA MOTORE ma esiste una crescente difficoltà nell’utilizzo dello spazio urbano.

Nel ’97, abbiamo iniziato quindi ad occuparci del problema, con l’obiettivo di sensibilizzare amministratori locali, genitori, bambini, ragazzi, insegnanti dell’importanza dell’attività fisica quotidiana all’aria aperta e dei rischi per la salute legati ai percorsi dei centri abitati. Abbiamo effettuato due indagini conoscitive: una fra un campione rappresentativo di dodicenni delle scuole medie dei 28 comuni della ASL e l’altra fra gli utenti dei nostri ambulatori.

I fondi necessari allo svolgimento dell’iniziativa sono stati reperiti presso aziende della zona, amministrazioni locali e ASL con lo scopo di coinvolgere più attori possibile. Il Comune di Bassano ha conferito il Patrocinio all’iniziativa.

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Indagine conoscitiva svolta fra i dodicenni delle scuole

medie

Metodi

Sono state estratte casualmente 27 classi fra le seconde medie presenti nel territorio ASL ed è stato somministrato un questionario anonimo a tutti gli studenti frequentanti (506 ragazzi in totale, di cui 276 maschi e 230 femmine) per rilevare: le abitudini di spostamento, la percezione del rischio, le strategie adottate per muoversi in autonomia, le paure, i desideri.

Risultati e discussione

Abitudini di spostamento.

La mobilità nel percorso casa-scuola-casa. Il 44.2% dei ragazzi intervistati afferma di andare a scuola in macchina, il 30.3% in autobus, il 25.3% in bicicletta e il 12% a piedi. L’11.8% ha dato più risposte.Tra i ragazzi che utilizzano la macchina il 61.2% preferirebbe utilizzare un altro mezzo in particolare la bicicletta (47.8%). Il 46.4% preferirebbe andare a scuola da solo. Viceversa, l’84.7% dei ragazzi che vanno a piedi o che utilizzano la bicicletta è soddisfatto.L’utilizzo dell’automobile è giustificato generalmente da una consolidata abitudine che, aumentando il traffico nelle ore di maggior flusso, incrementa la pericolosità delle strade.La mobilità nel tempo libero. Nel 29.1% dei casi i ragazzi si muovono a piedi o in bicicletta, nel 14% sono sempre accompagnati da un adulto in macchina, nel 56.9% sono accompagnati da un adulto in macchina se il posto non è vicino a casa.Durante il tempo libero il 96.4% vorrebbe muoversi in bicicletta o a piedi (da solo o con amici), il 3.6% sempre accompagnato da un adulto in macchina.La dipendenza negli spostamenti del maggior numero di dodicenni intervistati contrasta con il desiderio unanime di muoversi in autonomia, la cui acquisizione è indice di un

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Percezione del rischio

Si è indagato sulla paura nel muoversi per strada con la domanda “quando vai in bicicletta di che cosa hai paura ?” per cui erano previste risposte multiple. Mediamente i ragazzi indicano 2.6 elementi di paura, contro i 3.8 indicati dalle ragazze. I ragazzi hanno individuato nel traffico veicolare i principali motivi di pericolo dell’attuale sistema di mobilità urbana, esprimendoli come cause di paura nei loro spostamenti in bicicletta. Per le ragazze il pericolo maggiore è rappresentato dai luoghi poco illuminati.Il 35.9% degli intervistati dichiara di aver avuto episodi di paura muovendosi a piedi o in bicicletta.Il 20.7% dei ragazzi intervistati ha avuto incidenti stradali. L’inadeguatezza o ad dirittura la totale assenza di percorsi dedicati alla mobilità lenta alimenta l’insicurezza, con l’effetto di aumentare il traffico veicolare con conseguente ulteriore incremento del rischio.

Il luogo di gioco è sempre la casa per quasi la metà degli intervistati (48.7%). La strada non costituisce più un importante luogo di incontro e di socializzazione, i ragazzi che affermano di non giocare mai in strada all’aperto sono il 55% del totale e il 74% di questi ultimi non lo desidera nemmeno.Anche nei riguardi del gioco in strada è il traffico veicolare a rappresentare il maggior pericolo: mezzi troppo veloci (65.9%), troppe automobili (56.9%), camion (45.1%), motorini (20.9%), biciclette (4.9). Mediamente le ragazze che dichiarano esserci pericoli nel giocare in strada sono il 90.4%, contro l’80.4% dei ragazzi.Correttezza del comportamento. Ai ragazzi che si muovono in bicicletta è stato chiesto se utilizzano il casco. Il 94.7% non lo utilizza mai, il 60% non lo possiede, al 43.4% il casco non piace, il 44.2% non lo usa perché non lo usa nessuno. Solo il 9.7% lo ritiene inutile.

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Proposte di miglioramento

E’ stato chiesto ai ragazzi quali possibili interventi ritenessero più importanti per rendere più sicuri i loro spostamenti sulla strada. Potevano essere date tre risposte. Le soluzioni più frequentemente proposte sono: creazione di piste ciclabili (77.2%), maggior severità con gli automobilisti (61.6%), ampliamento dei marciapiedi (45.6%), chiusura al traffico di alcune zone della città (35.1%), incremento dei servizi di trasporto pubblico (15.6%).L’Analisi delle Corrispondenze ha individuato due tipologie di richieste di intervento: una incentrata su cambiamenti a livello organizzativo/gestionale (più severità con gli automobilisti e chiusura al traffico), indicata con frequenza significativamente maggiore dai ragazzi che hanno paura dei comportamenti scorretti degli automobilisti (62.1% vs 48%); l’altra su interventi di tipo strutturale (marciapiedi e piste ciclabili) significativamente più richiesta da chi usa maggiormente la bicicletta con i genitori (67.4% vs 32.6%). Non emerge alcuna correlazione con altre variabili: sesso, residenza, episodi di paura o incidenti stradali subiti.

Indagine conoscitiva svolta negli studi pediatrici

Metodi

L’indagine conoscitiva si è svolta dall’aprile ’99 al marzo 2000 nelle sale d’attesa degli ambulatori di 16 pediatri di famiglia, di un medico di medicina generale e dei quattro distretti della ULSS n° 3 del Veneto.Ai genitori, ai bambini ed ai ragazzi afferenti agli ambulatori è stato chiesto di segnalare, su appositi foglietti prestampati contenuti in una bacheca: ostacoli o pericoli nel “muoversi senza motore”, la loro ubicazione, i suggerimenti per far fronte a tali problemi.Vi erano quattro tipi di biglietti per i genitori, distinti per l’età dei figli. Un quinto tipo di biglietto era riservato ai bambini ed ai ragazzi. Una lettera, consegnata personalmente, ed un poster illustravano finalità e modalità dell’intervento.Le segnalazioni ed i suggerimenti sono stati raccolti, elaborati, comunicati alle rispettive amministrazioni locali.

Risultati

Le Segnalazioni

Sono state raccolte 984 segnalazioni, la maggior parte si riferisce al comune più popoloso, Bassano (615), seguito da

Cassola (103) e Romano d’Ezzelino (80). L’abitato di questi tre comuni procedendo da Bassano verso Est, si espande senza soluzione di continuità.I 4 gruppi di genitori ed i bambini hanno partecipato in maniera omogenea all’iniziativa.I pericoli sono stati aggregati in 5 categorie:- mancanza/inadeguatezza di marciapiedi e/o piste ciclabili (37.2%)- problemi strutturali di limitata estensione: incrocio pericoloso, mancanza di attraversamento pedonale e/o attraversamento pedonale pericoloso, visibilità limitata e poca illuminazione (16.7%)- problemi strutturali estesi: inadeguatezza del manto stradale, strade strette, curve pericolose, segnaletica incompleta e/o maldisposta (10.9%)- pericolosità per la presenza di mezzi a motore (30.1%)- altro (4.9%)- non indicato (0.3%).Tutti e 5 i gruppi di utenti hanno segnalato con maggior frequenza gli ostacoli del tipo 1 e 4, che da soli costituiscono oltre il 60% del totale degli ostacoli segnalati.

Esistono comunque differenze significative, nella distribuzione degli ostacoli segnalati, per classe di età: le segnalazioni relative alla mancanza/inadeguatezza di marciapiedi e/o piste ciclabili diminuiscono all’aumentare dell’età dei bambini.

La distribuzione di frequenza degli ostacoli segnalati dai genitori, confrontata con quella dei bambini, evidenzia come in quest’ultimo gruppo (età media 10 anni), sia maggiormente indicato pericolo della presenza di mezzi a motore e, in misura leggermente minore, venga segnalata la mancanza/inadeguatezza dei marciapiedi e/o piste ciclabili. A differenza degli adulti, i bambini segnalano maggiormente problemi strutturali di limitata estensione (Ӽ2 < 0.001).

Abbiamo confrontato le segnalazioni delle diverse località del territorio, secondo la numerosità degli abitanti. Il comune di Bassano con gli oltre 38.000 residenti è l’unico a superare la soglia dei 15.000 abitanti, per i comuni con meno di 5000 abitanti vi è stato uno scarso numero di segnalazioni. Abbiamo quindi considerato Bassano da un lato e tutte le altre località dall’altro.

Indipendentemente dalla numerosità, sono sempre gli

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ostacoli di tipo 1 e 4 i più segnalati, con maggiore evidenza per Bassano; rispetto a quest’ultima le altre località riferiscono più problemi legati alla componente strutturale del sistema della viabilità.I Suggerimenti

Vi sono state 782 proposte di possibili soluzioni. Anche queste sono state aggregate in 5 categorie:- costruzione/miglioramento di marciapiedi e/o piste ciclabili (32.9%)- soluzioni strutturali di limitata estensione: installazione e/o miglioramento dell’impianto semaforico, fare segnaletica dei posti auto, sistemazione della segnaletica, rimozione degli ostacoli…(14.5%)

- soluzioni strutturali complesse: costruzione di infrastrutture stradali quali ponti, cavalcavia, sottopassi,...( 6.6%)- interventi volti alla limitazione del traffico (20.4%)- altro (5.0%)- non indicato (20.5%).

Non si sono evidenziate differenze rilevanti tra ragazzi e adulti nell’avanzare proposte di miglioramento.Esiste corrispondenza fra la tipologia degli ostacoli segnalati e i suggerimenti proposti.

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Discussione

Dal punto di vista metodologico non si tratta di una inda-gine che segue i criteri statistici propri della teoria del cam-pionamento, in quanto la partecipazione all’indagine era di carattere volontario, va comunque considerato che l’adesio-ne all’iniziativa è stata particolarmente elevata.La notevole disaggregazione degli ostacoli e dei relativi suggerimenti ha reso necessaria, dopo una prima classifica-zione, la riclassificazione delle segnalazioni e delle proposte.Bassano rappresenta un centro di dimensioni medio-grandi, il numero elevato di segnalazioni e la loro tipologia è espres-sione di pianificazioni viarie che non hanno considerato la mobilità lenta come modo possibile per percorrere le brevi distanze cittadine o intercomunali, con una progressiva invasione di spazi da parte di auto e altri mezzi a motore (1, 2).Questa considerazione è confermata dall’elevata numerosità delle segnalazioni che si riferiscono alle principali vie che collegano il centro storico di Bassano con gli abitati delle zone residenziali, e che collegano tali zone con i comuni limitrofi.Le segnalazioni di mancanza/inadeguatezza di marciapiedi sono state formulate più frequentemente da genitori di bambini più piccoli, a testimoniare la necessità di tutelarli con percorsi protetti (3); quelle relative alla pericolosità derivante dalla presenza di mezzi a motore seguono invece l’andamento opposto, aumentando con l’età.

I suggerimenti più frequentemente proposti, coerentemen-te agli ostacoli segnalati, riguardano le tipologie “costruzio-ne/miglioramento

di piste ciclabili e/o marciapiedi” e “interventi volti alla limitazione del traffico”. Considerando la distribuzione dei suggerimenti proposti per classe di età dei bambini, si rileva un unico trend significativo che riguarda le proposte a favore delle soluzioni strutturali di limitata estensione, che aumentano con il crescere dell’età dei bambini. Questo può essere inteso come la richiesta di garantire un minimo livello di sicurezza per chi ha appena iniziato a muoversi autonomamente.

Conclusioni

L’importanza di esercitare attività fisica all’aria aperta e l’esigenza da parte dei ragazzi di maggior autonomia (1, 2), soprattutto nel tempo libero, si scontrano con difficoltà oggettive: traffico intenso e indisciplinato, organizzazione della città, comportamento spesso scorretto dei ragazzi nonostante le buone conoscenze, episodi di paura e inci-denti stradali (3, 4).La sensibilizzazione degli amministratori locali e degli utenti della strada crea le premesse affinché siano salvaguardate le esigenze degli “utenti deboli” (5, 6). Monitorare abitudini di spostamento, frequenza e modalità di incidenti stradali tra i ragazzi costituisce un semplice sistema di valutazione di efficacia degli eventuali interventi attuati.

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Il senso del camminare:guardare dove andiamo o andare dove guardiamo??

Dario Urzi - Chirurgo posturologo

li animali, che come dice il nome sono pure dotati di un’anima, vanno, vengono, molto spesso a lungo si fermano, come le nuvole della tragedia di Aristofane, ma non sanno e non

possono camminare.Solo gli uomini possono camminare perché solo gli uomini possiedono una coscienza.La coscienza è ciò che fa di un’immagine un paesaggio, di una traccia un sentiero, di un movimento un gesto, di una successione di passi un cammino e di una traccia un sentiero.L’uomo cammina guidato dalla consapevolezza della sua intenzione e della direzione da seguire.Il cammino dell’uomo è metafora della vita, della vita che scorre come l’acqua del fiume, della vita che, fluendo, ne segna il percorso.E per conoscere la direzione da seguire il suo sguardo si rivolge lontano verso l’orizzonte sino ad abbracciare l’intero panorama, la “visione del tutto”.Proprio per questo, per la sua capacità di abbracciare con il suo sguardo il panorama, l’uomo può “andare dove guarda”.Può così incontrare le cose, lungo il percorso stabilito dalla direzione dei suoi passi, non solo “andando dove guarda” ma “guardando dove va”. E nell’incontro con le cose l’uo-mo può così incontrare la natura, che non è ciò che gli sta di fronte ma ciò che è presente dentro di lui: nell’incontro con la natura l’uomo incontra se stesso, il suo autentico essere.Ma nell’incontro con se stesso l’uomo può scorgere nell’orizzonte non già la linea che separa la terra dal cielo ma il punto in cui terra e cielo si incontrano.L’uomo scopre così la sua dimensione verticale, la dimen-sione del suo spirito, che è quella di essere ponte, elemento consapevole di collegamento tra terra e cielo.Il cammino dell’uomo si configura così, nella verticalità come quello che dal cielo porta alla terra e dalla terra porta

al cielo.GSolo l’uomo sa camminare

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Nordic Walking: benessere a 360°

Paola VischioIstruttrice della Walk ASD Asiago

Il Nordic Walking

Il Nordic Walking è una magnifica disciplina di sport e benessere che si pratica all’aria aperta nata molti anni fa dall’idea degli sciatori fondisti finlandesi che lo utilizzavano per i loro allenamenti estivi.Oggi questa disciplina è cresciuta enormemente in tutto il mondo e nel corso degli anni se ne sono studiati i grandi benefici che ne derivano nel praticarla.E’ un attività dolce che tonifica la muscolatura, che è attenta a salvaguardare la corretta postura del nostro corpo, che non affatica le articolazioni e che può essere praticata da chiunque e a qualunque età.

Benefici

Attività fisica completa con l’utilizzo del 90% della muscolatura.E’ a basso impatto e sviluppa resistenza, forza, mobilità, equilibrio e coordinazione.Contatto con la natura garantito dalla possibilità di “camminare” ovunque.Rilassamento generale dell’intero organismo e conseguente eliminazione dello stress.L’apparato cardiocircolatorio e resistenza organica generale ne traggono un vantaggio del 46% superiore rispetto ad una camminata normale senza bastoncini.Consumo calorico elevato senza percepire affaticamento eccessivo. Circa 400 K/cal/ora contro 280 K/cal/ora di una camminata normale senza bastoncini.Socializzazione favorita dal contatto con altre persone unite dallo stesso interesse per il benessere e l’attività fisica.

Modalità attuative

A Chi?

Tutti gli assetati di benessere psicofisico.

Come?

Abbigliamento adeguato alle condizioni meteo. Tuta ginnica o indumenti sportivi comodi. Scarpe da ginnastica o da

trekking. Attrezzatura bastoncini da nordic walking di lunghezza appropriata (66% della propria statura). O comunque da trekking, meglio se telescopici.Età senza limiti minimi e massimi. L’attività viene adeguata alla condizione fisica di ognuno.Istruttori qualificati garantiscono una corretta esecuzione del gesto tecnico. Per altro molto facile da imparare e da praticare per chiunque.

Quando?

Primavera nordic walking classico al risveglio della natura e del nostro corpo.Estate nordic walking classico per sfuggire alla calura estiva.Autunno nordic walking classico per immergersi in un caleidoscopio di colori e di paesaggi da favola. Inverno nordic walking con le ciaspole per godere di ambienti naturali incontaminati e distese nevose a perdita d’occhio ...

Dove?

In Montagna, al mare, in città, in collina... ed ovunque ci sia una stradina, un sentiero, un bosco, un prato, un’area libera ove poter camminare tranquillamente.Salita, piano e discesa vengono percorsi con la tecnica adeguata al terreno e, naturalmente, alle capacità fisiche di ciascun walker.

Perchè?

Perché è … benessere a 360°

Storia

1930 - nascita del nordic walking, in Finlandia, come metodo di allenamento estivo degli atleti praticanti lo sci di fondo. Negli anni successivi adottato anche da tutte le altre nazioni.1930/1990 - Continuo utilizzo e sviluppo dell’attività. Soprattutto come preparazione agonistica.1992 - Primi studi scientifici (Stoughton, Larkin, Karavan, Hendrickson). Furono analizzati gli effetti del walking sulla resistenza, sulle performance ottenute con questo tipo di allenamento e sugli effetti psicologici dovuti all’uso dei

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bastoncini.1996 - Ulteriori studi scientifici. Utilizzando ed adeguando la tecnica di avanzamento diagonale tipica dello sci di fondo e combinando la camminata con i bastoncini con diversi esercizi di tonificazione e stretching si originò una nuova forma di allenamento. L’allenamento con i bastoncini, che allena sia il sistema cardiocircolatorio che il 90% dell’intera muscolatura.1997 - Utilizzo, per la prima volta, della definizione “ nordic walking “.1998/giorni nostri - Continuo sviluppo dell’attività, della tecnica e dell’attrezzatura. Il “ virus “ del nordic walking ha colpito l’intera Scandinavia e si sta diffondendo verso sud. In Germania, Austria, Svizzera e Francia viene proposto in alberghi e villaggi turistici come nuova attraente e dinamica attività per gli ospiti. Il continuo incremento del numero dei praticanti ( 760.000 in Finlandia, 1.000.000 in Germania, 6.000.000 nel mondo ) e gli sviluppi della tecnica ed attrezzatura ne hanno fatto un vero e proprio “ cult “ di benessere psico-fisico a 360°.2004 - Arrivato in Italia nel 2002, promosso e regolamentato dall’associazione ANI dal 2004, dall’Alto Adige si sta espandendo su tutto il territorio nazionale con importanti punti di appoggio in 17 regioni italiane con istruttori qualificati ANI.2007 agosto, nasce la FINW ( Federazione Italiana Nordic Walking ).2008 – Nasce la Nordwalk A.S.D.2008 – Nasce la Scuola Italiana Nordic Walking

Ciaspole

La naturale continuazione della pratica del Nordic Walking in inverno si ha con le racchette da neve (ciaspole). Attività facile ed alla portata di tutti con gli adeguati consigli tecnici degli istruttori di Nordic Walking. La varietà degli itinerari, l’ambiente immacolato e il senso di libertà assoluta, fanno di una camminata sulla neve una esperienza unica. Se poi il sogno si realizza al chiaror di una bella luna piena e si conclude nell’atmosfera di un rifugio alpino degustando i prodotti tipici dell’Altopiano, la “ciaspolata” rimarrà per sempre nel nostro cuore.Dal 2010 è stato introdotto e riconosciuto il Winter Nordic Walking. (Nordic Walking con le ciaspole)

Storia e origini dell’ Associazione sportiva dilettantistica

NORDWALK

Alcuni istruttori iniziano timidamente, contrastati dall’indifferenza e scetticismo locale, a praticare il Nordic Walking sull’Altopiano proponendo lezioni dimostrative e regolari corsi di istruzione raccogliendo soddisfazioni, sia in termini di affluenza che di riconoscimento professionale sin dal 2006.In seguito ai vari successi ottenuti ed alla continua e crescente richiesta, ora anche da parte degli utenti locali, nasce nel febbraio 2008 la NORDWALK associazione sportiva dilettantistica. In essa si ritrovano, oltre ai fondatori “storici”, istruttori e professionisti di sport, anche collaboratori preparati e specializzati in campi sussidiari al Nordic Walking (culturale, storico, ambientale, naturalistico, archeologico, astronomico, ecc.

Formazione professionale degli istruttori NORDWALK

a.s.d.

Al giorno d’oggi non ci si improvvisa e non si può più trasferire agli altri solo la propria esperienza, capacità o predisposizione tecnica ad un’attività piuttosto che ad un’altra.C’è bisogno di professionalità, conoscenza e preparazione specifica.Ecco che, appassionati sportivi in tutti i campi ( sci nordico, sci alpinismo, alpinismo, trekking, ecc. ecc.), decidono di approfondire in modo tecnico e professionale le loro già ampie conoscenze della camminata nordica con i bastoncini acquisite con anni di passeggiate e trekking . Partecipano, con successo, ai corsi ANI (Associazione Nordic Fitness Italiana) per ottenere la qualifica di Basic Instructor. Successivamente aderiscono alla Scuola Italiana Nordic Walking e ne diventano tutti istruttori nazionali.Due di loro conseguono, inoltre, il diploma di Istruttore Nazionale di Nordic Walking presso la FINW (Federazione Italiana Nordic Walking) divenendo nel 2007 parte di quel gruppo di pionieri istruttori che andranno a formare i prossimi Basic Instructor del futuro. Nel 2008, i due citati Istruttori Nazionali, diventano Master Trainer della Scuola Italiana Nordic Walking e proseguono nel loro lavoro di formazione di nuovi istruttori in tutta Italia.

Attività della NORDWALK a.s.d.

Per meglio riuscire a soddisfare le esigenze di amici, conoscenti, atleti, turisti e appassionati di sport sano e attività all’aria aperta, l’a.s.d. NORDWALK tratta il mondo del Nordic Walking con tutte le sue varianti, specialità ed

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applicazioni in molteplici campi.Nordic Walking con corsi intensivo, base, avanzato, mantenimento;Nordic Walking culturale in siti di interesse storico ed archeologico;Nordic Walking escursionistico, naturalistico ed ambientale;Nordic Walking di più giorni con pernottamento in rifugio;Nordic Walking invernale con le ciaspole; Nordic Walking invernale con le ciaspole al chiaror di luna;Nordic Walking utilizzato per studi medico/scientifici (cuore, diabete, ecc. )Nordic Walking utilizzato per progetti di formazione aziendaleProgetti medico/scientifici: volti alla diffusione dell’attività fisica, perchè praticabile da tutti e facilmente attuabile, come strumento di benessere e di prevenzione.Progetti di formazione aziendale: volti all’aggregazione delle varie figure all’interno dell’azienda. Socializzazione, collaborazione, “fare gruppo” nella pratica di un’attività fisica facile ma non sempre semplice, stimola sinergie tali che poi si ripercuotono positivamente nell’ambiente lavorativo.Nei vari campi che coniugano la pratica del Nordic Walking con altre possibilità di fruizione, la Nordwalk asd, si avvale di specialisti di settore. Quali, storici, astronomi, acheologi, guide naturalistico-ambientali, ecc.La pratica del Nordic Walking è ideale elemento di aggregazione e incontro di famiglie, amici e conoscenti, gruppi aziendali e perfetti sconosciuti che dopo una passeggiata assieme scoprono nuove amicizie e relazioni sociali.

NORDWALK a.s.d. e l’ Altopiano di Asiago

La NORDWALK a.s.d. , che nella divulgazione del Nordic Walking promuove il benessere a 360° con la pratica di un’attività sportiva praticabile e soprattutto ripetibile da parte di tutti, vuole anche e non solo valorizzare il territorio dell’Altopiano, ma renderlo accessibile in tutti i suoi aspetti e siti più reconditi.Con la “scusa” di praticare l’attività sportiva attualmente ritenuta la più utile e performante per la nostra salute, andiamo a scoprire un Altopiano, altrimenti sconosciuto, unendo l’utile al dilettevole.E ciò nel modo più economico e naturale. Un paio di bastoncini e via.Senza attrezzature, impianti sportivi, ausili meccanici, motori e…. Solo con la forza delle nostre braccia e gambe e la sete di benessere, avventura e pace interiore.

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Aspetti psicologici della mobilità

Mauro CasonDottore in psicologia del lavoro

a montagna chiama, ci chiama. Solo chi sente il richiamo della natura può capire sensazioni ed emozioni che si vivono quando,immersi e persi nella natura, ci si sente parte di essa, non più

in contrapposizione, ma trascinati dal flusso vivente della natura, da piante e rocce, animali, acqua, terra, cielo.Un ritorno, un “rientro” in una dimensione vissuta dagli uomini fino a pochi decenni fa ed ora spesso dimenticata, non ascoltata.Siamo natura, parte di un ecosistema davvero molto più grande di noi, che ci comprende. Il nostro istinto lo sa, la nostra anima è alla ricerca di un benessere che noi occidentali spesso riteniamo appartenere alle cose, ma che, in realtà, appartiene a noi, alla nostra essenza: tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già dentro noi.Il progetto mobilità dolce risponde a questa esigenza di “ritorno a casa” di persone che hanno alcune difficoltà motorie attraverso la possibilità di esplorare e rivivere tale dimensione. Un’iniziativa che si affianca a tante altre che intendono rivivere e riscoprire il territorio e, in qualche modo, se stessi.Desidero qui offrire qualche spunto di “riflessione psicologica” con lo stile del convegno, immaginando di parlare ai non addetti ai lavori, persone che desiderano, in qualche modo, capire e capirsi. L’unico rammarico è di non poter interagire con questo “pubblico virtuale” e rispondere ad eventuali dubbi o domande che si possono presentare. La tecnologia, in questo caso, ci aiuta grazie all’utilizzo della posta elettronica, per cui il lettore troverà in calce a questo intervento il mio indirizzo al quale può scrivere.

Le persone sono fondamentalmente statiche, si “appoggiano” a convinzioni e certezze che, almeno in apparenza, danno significato e continuità alle loro esistenze. Li chiamiamo “copioni” e sono scritti da noi: le persone, come in una

commedia (o tragedia) recitano obbligandosi, in qualche modo, a reiterare comportamenti già collaudati, stereotipati, imitazioni di imitazioni. Nella recita dei copioni si vive la sensazione di dejà vu, di essere “ingabbiati” in situazioni che si ripetono sistematicamente ed inesorabilmente. Sappiamo già cosa succede e cosa succederà nelle prossime ore, quando incontreremo le persone che di solito incrociano il nostro cammino a casa, in azienda. Come al solito… ogni volta… sempre la stessa storia…Le persone hanno assolutamente bisogno di queste (false?) certezze, e più sono fragili dentro, più questi “binari” diventano l’unica strada, l’unico modo per andare avanti e cercare di vivere, a volte sopravvivere.Le persone cercano stabilità nel cambiamento. La strutturazione dello spazio, con punti fermi come la casa, l’azienda, il territorio, le persone che frequentano danno la sensazione che, in fondo, nulla cambi: riconosciamo i luoghi che ci appartengono, che possono essere la casa dove abitiamo, i familiari, l’azienda dove collaboriamo, l’ufficio ed i colleghi, l’auto, il nostro solito posto a tavola… La stabilità dello spazio e l’organizzazione del tempo aiutano ad essere “strutturati” e quindi ad avere delle certezze. Le persone adulte manifestano la propria insicurezza attraverso il bisogno delle “loro cose”, che danno sicurezza, continuità, come la famosa “coperta di Linus”.Funziona più o meno allo stesso modo anche la strutturazione del tempo, nel senso che avere le giornate scandite da aventi come sveglia, colazione, lavoro, impegni vari ecc, permette di sapere cosa sarà del futuro e di essere quindi più sereni e di evitare l’incertezza che porta con sé sempre ansia: la strutturazione del tempo con orari precisi, ritmi ed abitudini regala quindi sistematicità ai nostri giorni. Cerchiamo una piccola nicchia dove ripararci dallo scorrere del mondo. Tutto nell’universo si muove: la terra è in continuo movimento e noi con essa, ma, apparentemente, tutto sembra immobile, immutabile.La montagna, il passeggiare sui sentieri, ci permette di rompere gli schemi personali e relazionali. Quando camminiamo e mettiamo una gamba avanti all’altra, un

L

ANDARE, CAMMINARE, MUOVERSI

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passo dopo l’altro, continuiamo a rompere e trovare nuovi equilibri in un’armonia di movimento. Spesso sperimentiamo come una passeggiata permette di “alleggerire” i problemi e di togliere quella pesantezza che li rende insopportabili. Passeggiare, camminare, il verde di prati ed alberi, il cielo, il colore bianco delle nubi, riportano ad una dimensione dove il problema trova una sua giusta collocazione, come un ostacolo da superare oppure, perché no, da aggirare.

Autobiografia in cinque brevi capitoli

Capitolo 1

Cammino lungo una stradaC’è una buca profonda nel marciapiedeCi cado dentro. Sono perduta, non è colpa miaCi metto un’eternità per trovate una via d’uscita

Capitolo 2

Cammino lungo la stessa stradaC’è una buca profonda nel marciapiedeFaccio finta di non vederla. Ci ricado dentro.Non posso credere di ritrovarmi nello stesso posto, ma non è colpa mia.Ci vuole sempre un’eternità per venirne fuori.

Capitolo 3

Cammino lungo la stessa stradaC’è una buca profonda nel marciapiede.La vedo.Ma ci cado dentro lo stesso. E’ un’abitudine, tipico di me.Tengo gli occhi aperti,So dove mi trovo. E’ colpa mia. Ne esco subito.

Autobiografia in cinque brevi capitoli

Capitolo 4

Cammino lungo la stessa stradaC’è una buca profonda nel marciapiedeCi giro intorno.

Capitolo 5

Cammino lungo un’altra strada.(Portia Nelson)

È un muoversi lento, che permette di guardare davvero (e non solo vedere), scoprire aspetti del territorio che

inevitabilmente non riusciamo a cogliere dentro le nostre auto quasi impermeabili al mondo esterno, ovattate e condizionate.

Ascoltare il silenzio

Musica, telefono, rumore, persone che parlano, suoni innaturali… la montagna offre assenza di tutto questo. Il silenzio. Ritengo che il silenzio sia uno strumento davvero potente per il benessere: esso ci permette di ascoltare ciò che “sale” dalla nostra pancia (sede delle emozioni) ad un livello di consapevolezza. Il silenzio fa esistere i fruscii del vento, i grilli d’estate, la pioggia sottile, i segnali “deboli” che le persone manifestano e che sono quelli più autentici. Il silenzio è straordinario, una dimensione che permette alla magia di esistere… Occorre spegnere il sole (rumore) per vedere le stelle: esse sono sempre lì, nella loro straordinaria bellezza e si fanno vedere, si accendono solo quando c’è (un) buio-silenzio … che mette timore.Riempirsi di rumori aiuta quindi a non ascoltare, a non sentire le emozioni che “urlano” il loro desiderio di esistere: rabbia, paure, dolori.In montagna non ci si può nascondere o scappare dal silenzio, è possibile invece essere e restare soli, nel silenzio, con se stessi: vi è un grande bisogno di solitudine, che considero l’unità di misura dell’ “adultità”, di uomini e donne che sanno stare da soli e magari apprezzare, amare, momenti di profonda solitudine, quando ci si può sentire smarriti. Queste persone dimostrano di aver raggiunto profondi livelli di maturità e sono in grado di relazionarsi con chiunque nella piena libertà di avvicinarsi ed allontanarsi, perché l’altro non è una stampella alla nostra solitudine, ma un’opportunità per capire, conoscere, crescere.

Ascolto empatico

Passeggiare con qualcuno è piacevole. Parlare ed ascoltare consente di dare voce ai nostri pensieri, farli fluire, confrontarsi.Il tempo che in montagna si dilata, in una dimensione più “lenta” e “dolce” permette di provare ad ascoltare davvero; viene definito ascolto empatico, dove empatia ha la radice greca pasko (sofferenza) e quindi indica la capacità di partecipare alla sofferenza, di entrare in contatto con le emozioni dei nostri interlocutori.Attivare l’ascolto empatico indica necessariamente avviare un percorso di introspezione dentro sé, per entrare in

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sintonia con la nostra intimità e la nostra identità, dove sicuramente troveremo rabbia, paure, sofferenza: emozioni che giacciono nel più profondo della nostra anima, in casseforti di cui solo noi conosciamo la combinazione (e che tendiamo a dimenticare).Entrare in sintonia, ascoltare il dolore altrui non può prescindere dall’entrare in intimità con il nostro, dal considerarlo, guardarlo in faccia, andargli incontro, attraversarlo. Ecco perché sentiamo che poche persone ci capiscono davvero… sono proprio quelle che si capiscono.Vedrai che tutto si sistemerà, … domani sarà meglio, …

sono sicuro che le cose andranno come tu vorrai… sono spesso risposte di circostanza che in apparenza sembrano in sintonia con le situazioni problematiche che esprimiamo, ma, in realtà, nascondono un nonascolto. Vorremmo consigliare, dare una parola di conforto: sono nobili intenzioni, ma non consideriamo il fatto che, fondamentalmente, le persone non chiedono soluzioni ai propri problemi, ma ascolto, ascolto vero, empatico. Epiteto, filosofo vissuto intorno al primo secolo dopo Cristo diceva che “Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare molto e parlare poco”.

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Stare, Restare

Come va? … Sempre di corsa!Quante volte abbiamo sentito o detto questa frase? Essere sempre in movimento fa sentire attivi, vivi: lavoro, hobby, amicizie, incontri… senza mai il tempo di fermarsi.La montagna obbliga, in qualche modo, a non scappare, a stare, restare nelle situazioni. La montagna chiede di essere percorsa, attraversata, passo dopo passo, chiede di essere vissuta. Come vissute ed attraversate chiedono di essere le nostre emozioni, le circostanze anche problematiche che inevitabilmente si vivono, senza avere la fretta di “bruciare” situazioni e persone, raggiungere un’altra meta per arrivare sempre più in là… qualcuno in riferimento a questo ha detto che non è importante la meta, ma il viaggio che si percorre.Anche il continuo muoversi rimanda al disagio di ascoltare ciò che si fa sentire solo quando siamo fermi, e desideriamo entrare in sintonia con noi stessi.

Natura

Spesso la natura viene associata a situazioni di dolcezza: tramonti che infuocano il cielo, lo sguardo di un cucciolo di capriolo, i colori dell’autunno… la natura è anche questo.La natura è fondamentalmente istinto, equilibrio basato su morte e distruzione, lotta per la sopravvivenza, vento che sradica gli alberi, freddo che rompe le pietre: la natura è forte, più forte. È così.L’invito è quindi il ritrovare la nostra parte istintiva, che appartiene inesorabilmente al nostro essere natura. Essa non è in antitesi alla civiltà, alla cultura, alle “buone maniere”, ma fa inesorabilmente parte di noi, ci racchiude ed esprime, in qualche modo manifesta la nostra potenza. Non possiamo pensarci disgiunti dal nostro istinto, dal desiderio di annullare ed annullarsi, attaccare e difendersi,

ritrovare l’essenza profonda dell’essere uomini e donne.Psicologicamente accade che tutto ciò che allontaniamo (evitiamo) o comprimiamo (non ascoltando) dentro noi, diventa ancora più forte: se inibiamo le nostre emozioni e le pulsioni perché ritenute inappropriate, esse diventano forti e dirompenti, come accade in una pentola a pressione che ha un’enorme energia perché il vapore contenuto all’interno non trova via di sfogo.Occorre nutrire il “lupo” dentro di noi, la nostra parte oscura e selvaggia, istintiva. Conoscerla, scenderci a patti per (ri)trovare l’equilibrio e l’armonia di esistere. Anche il nostro corpo parla chiaro: più siamo “compressi” e più le emozioni e le pulsioni distruttive (verso noi cioè implosive oppure verso gli altri cioè esplosive) rinchiuse forzatamente dentro noi cercano vie di fuga, causando gastriti, mal di testa, pianti, depressioni… tutte espressioni di un malessere interno, che si manifesta in questi (ed altri) modi.Ogni essere umano è parte di un tutto che chiamiamo “universo”, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta sé stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto. Questa illusione è una sorte di prigione ed il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza.

(A. Einstein)

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Mobilità dolce e turismo sostenibile, una sfida culturale

Andrea Cunico JegaryConsulente Marketing e Comunicazione

Mobilità Dolce e turismo sostenibile, un approccio multidisciplinare” è in realtà il titolo di un testo sull’«approccio metodologico interdisciplinare nella valorizzazione di percorsi di mobilità non

motorizzata quali strumenti di riscoperta delle risorse del territorio.» (Busi, Pezzagno).Questa mattina si evidenziano, giustamente, i benefici psicofisici della Mobilità Dolce per l’individuo. Io, da altopianese, sono particolarmente interessato al progetto di una vasta Rete di Mobilità Dolce intesa come infrastruttura intercomunale; è una visione cooperativistica con cui guardare ad un territorio che sappia avviare un proprio, originale, turismo sostenibile; è una visione che si pone culturalmente in contrapposizione a quell’economica dell’individualismo che ha già portato alla prevaricazione ambientale, ovvero a quell’egemonia della cultura delle attività immobiliari (…)Approccio metodologico, da dove partire? Come sempre, dall’analisi delle aspettative del mercato: «la fuori [ndr. “giù in pianura”] c’è la gente giusta che aspetta il prodotto giusto, dalla gente giusta, al prezzo giusto» (Philippe Stark). Qualcuno a questo punto già non vedrà bene il nesso con questo seminario: insisto, siamo in un distretto turistico, l’ambiente ereditato è la risorsa economica comune degli altopianesi, il paesaggio rappresenta oggi “il” prodotto turismo.Importante interpretare come sia cambiata la domanda “culturale”, quali siano allo stato le aspettative nei confronti di una montagna vista sempre più come riserva di valori rurali radicati [cfr. Carta di Asiago]. Impossibile allora in questa analisi non tener conto delle aspettative di un’ospite che è molto diverso da quello di soli pochi anni fa, e inoltre non tener conto di cosa rappresentino culturalmente Slow Food, Terra Madre, Alpine Pearls, la montagna umanistica di Stern, la riscoperta del senso e dei luoghi, i saperi e i sapori della tradizione cimbra… .Di fronte a queste dinamiche l’altopiano può elencare un formidabile assetto di vantaggi competitivi quali la prossimità, l’accesso, la morfologia, le maggiori ore di

sole estate/inverno, l’unicità culturale-linguistica, l’eredità storico-ambientale. Sono opportunità che vanno colte, ma bisogna prima di tutto che le conoscano gli altopianesi, chiamati a divenire protagonisti consapevoli, a essere chiamato a disincantarsi, al non aspettarsi più nulla dai municipi… meno che meno innovazione.Una ReMoDo configura percezione di connessione fisica e simbolica. es. Gardaland = parco attrazioni connesso da ReMoDo; es. Cinque Terre = parco attrazioni connesso da ReMoDo; es. Hochpustertal = parco attrazioni ambientali connesso da ReMoDo.La presenza di una ReMoDo genera una percezione articolata su due livelli: - fisico -> genera percezione funzionale -> comunica qualità dell’ospitalità - simbolico -> genera percezione istituzionale -> comunica status di marca Prima ancora di segnalare il percorso o indicare le percorrenze, la ReMoDo assolve alla funzione strategica di marcare (livello fisico) e di comunicare (livello simbolico) l’identità del territorio.La valenza istituzionale della ReMoDo va codificata [cfr per definizione] sotto linee guida comuni, ponendo cioè tutto l’ambito sotto l’unico marchio-ombrello del Sistema Turismo Altopiano 7 Comuni; ovvero “dentro” un unico contenitore percettivo della ReMoDo: - unico nome / logotipo - unica identità per l’intero sviluppo intercomunale - unico visual della segnaletica e della tabellazione microstoria / toponimi - unico format per cartografia e guide cartacee - unico format per sito web / banner - unico Centro Servizi, Ufficio Stampa, Responsabile PR.Quasi 30 anni fa, Mario Rigoni Stern, nella presentazione del libro Montagne dell’Altopiano di Asiago 7 Comuni in 24 itinerari, foto di Mauro Frigo, Bassano 1983, scrive «...andiamo per le strade e i sentieri che gli itinerari ci indicano: scopriremo un Altopiano nuovo e singolare, inaspettato, dove storia e paesaggio, natura e lavoro degli uomini saranno nostri compagni in maniera insolita ed emozionante.» .Un progetto unitario di ReMoDo come “parco, museo diffuso” dell’ A7C E’ la visione di un territorio secolare che, riconnesso con il ripristino della sua originale (dove

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Dall’alto al basso, da sinistra a destra, Fig.4 - 5 - 6 www.liberaconsulta7c.it: fig.4 - tavola sinottica storico-analitica; fig.5 - la segnaletica posta in un punto di connessione tra rete di percorsi anulari e intercomunali in Alta Val Pusteria; fig.6 - un’immagine virtuale (rendering) per immaginare un punto informativo in località Scalch a Gallio.

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62 Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

Fig 7 - 8 - 9. Altopiano 7 Comuni: esempi del patri-monio di antichi percorsi interpoderali e intercomu-

nali a pochi minuti dai centri.

possibile) rete di mobilità diventa museo diffuso. E’ la visione di un esteso parco della memoria etnica, linguistica, storica, una visione maturata nel tempo come iniziativa responsabile e sostenibile, condivisa dal basso. Siamo dunque di fronte ad una precisa “volontà condivisa”, ma anche ad una “volontà disattesa”…In democrazia, per dare visibilità e incisività alle proprie proposte, gruppi di persone si organizzano liberamente in comitati o associazioni: è il normale processo di governo del territorio promosso dalla Commissione europea, noto come partecipazione “bottom-up”. Libera Consulta 7C nasce per sensibilizzare il territorio su obiettivi unitari strategici, vitali per l’economia dell’altopiano, obiettivi unitari tuttora non considerati prioritari dalla filiera decisionale delle singole amministrazioni comunali.Se dal basso si sottolinea l’esigenza di una rete di percorsi intercomunali, dall’alto questo obiettivo specifico è tuttora non considerato prioritario dai decisori locali; in particolare e io aggiungo colpevolmente il progetto di una ReMoDo non è considerato prioritario rispetto, ad esempio, all’estensione dei campi da golf, riqualificazione campo d’aviazione, dorsale ciclopedonale, funivie-resort…28 aprile 2011 Agostino Bonomo, presidente uscente GAL Montagna Vicentina, Intervista su Telechiara: la leva più importante è quella legata al turismo manca una piena consapevolezza di quello che il nostro territorio può dare un’offerta turistica che non è ma stata coordinata da nessuno.Riemerge allora il tema della responsabilità dei decisori; abbiamo perso la consapevolezza delle nostre radici secolari, la decisionalità delle riunioni dei capifamiglia, vicini e, colonnelli, Comune, Reggenza. Nessuna traccia di quella che è stata una delle più antiche Federazioni di comuni, sembra talvolta che prima del maggio del ‘15 non esistessimo… Dunque: zero consapevolezza di appartenenza = zero responsabilità verso il destino del territorio; questa visione antistorica diventa un muro di gomma dietro cui i decisori si sentono sdoganati da ogni responsabilità etica di bene comune.La vera sfida culturale sta nel saper essere se stessi:

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valorizziamo quello che siamo, quello che già abbiamo; si tratta con coerenza storica di “marcare” il territorio dell’antica Federazione dei 7 Comuni; di connettere centri e contrade attraverso il recupero e la riqualificazione dell’antica rete di percorsi pedonali. La reponsabilità dei decisori è di unire le forze attorno a valori del territorio (che ci sono), non di inseguire modelli che non ci appartengono.“Protagonisti consapevoli” non significa solo (lo dico con sacrale riverenza) enfatizzare sempre e solo trincee e campi di battaglia. Chiediamoci perché le nostre radici secolari non vengono mai enfatizzate o celebrate… La mia risposta è lontananza culturale dei decisori, è qui che perdiamo la nostra sfida: nel populismo delle serate pirotecniche tricolori per i 150 anni dell’unità d’Italia, nella deriva di serate celebrative per i 700 anni della Reggenza con 5 o 10 persone….La sfida non è nel sfuggire la storia, ma nel saper unire e dare un senso al territorio: inutili gli alibi, inutile l’aggregazione con il trentino; c’è un destino comune, non può esserci l’indifferenza, non può mancare la consapevolezza dopo che un gigante come Mario Rigoni Stern (quello in particolare di Storia di Tönle, L’anno della vittoria, Le stagioni di Giacomo...) ha aperto una tale breccia... .Oggi, 24 Giugno 2011, sta decollando il Sistema Turismo A7C? …no, si progetta singolarmente, comune per comune, niente deleghe per un progetto comune alla Comunità Montana, che ha risorse umane, che ha braccia da far lavorare, che conosce e vive il territorio.Ciascuno per sé, con un proprio, disorganico, tratto di percorso pedonale, disconnesso dal sistema, elemento di altrettanto triste periferia vicentina, con propria tabellazione e depliantistica, sempre diversi da comune a comune, sempre con lo stemma del comune in primo piano. Sullo stesso piatto, a macchia di leopardo, molti soldi puntualmente sciolti come neve al sole, come insegna il Consorzio Turistico. E nulla che elevi in modo determinante la rilevanza della qualità del prodotto e quindi della competitività dell’altopiano…

Fig. 10 - 11. Alta Val Pusteria: esempi di valorizzazione turistica della rete non motorizzata. In questo caso il traino a cavallo collega

il parcheggio auto al rifugio di fondo valle (circa 2 km).Fig. 12. Altopiano 7 Comuni: esempi del patrimonio di antichi percorsi interpoderali e intercomunali a pochi minuti dai centri.

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Vivere il paesaggio

Giovanni AbramiProf.re già docente presso lo I.U.A.V. di Venezia

1. Cos’è il paesaggio

Una relazione sul paesaggio necessita prima di tutto di una chiarificazione sul significato dei termini utilizzati.Se percorriamo un certo territorio (o area geografica) possiamo ricavare diverse informazioni o impressioni, nell’osservarne un aspetto piuttosto che un altro e quindi a seconda dell’attenzione che poniamo sulle sue diverse componenti.Parleremo di ambienti e di paesaggi considerandoli quali aspetti diversi di cose che sussistono sullo stesso territorio o che persino coincidono con lo stesso elemento.Intenderemo quindi per ambiente la componente del territorio descrivibile o classificabile, in maniera oggettiva nelle sue concrete forme materiali.Si parlerà per esempio di ambiente naturale quale insieme di forme ed espressioni spontanee, di carattere fisico e biologico (l’ecosistema) che seguono le leggi di natura. Si tratterà di una roccia, di un albero, di un animale o a scala più vasta, di una montagna o catena di montagne, di una foresta e così via.L’ambiente artificiale è invece quello creato o modificato in maniera sostanziale dall’uomo. Si considereranno allora le case, i monumenti, le strade, la campagna, i paesi e città, ecc..Più complessa la definizione e quindi i contenuti del paesaggio e ciò per il fatto che la percezione del paesaggio stesso è condizionata dagli stati emotivi e dalle particolarità culturali dell’osservatore. Si tratta quindi sempre di una “interpretazione soggettiva” indotta attraverso la visione (o contemplazione) più o meno profonda, dell’ambiente di vita.L’impressione o giudizio che si può ricavare dall’osservazione di un paesaggio è quindi legata all’amalgama, prodotta dai processi mentali, fra forme o natura concreta delle cose, funzioni o utilità delle stesse, assieme ai valori o significati attibuiti (1).Diverse allora le possibili definizioni di paesaggio che possono comprendere, sia aspetti palpabili, che soprattutto

impressioni che quelli stessi oggetti o situazioni, inducono nell’osservatore.Determinante anche l’ampiezza della visuale, per cui si potrà trattare di paesaggi puntuali o di quadri paesaggistici più o meno vasti. Vi potremo individuare aspetti particolari costituiti da cose singole, oppure insiemi compositivi a scala diversa, parte di paesaggi naturali o antropizzati, prodotti di natura o delle società che storicamente sono intervenute sul territorio, o ancora delle compenetrazioni che si genero fra questi due caratteri.Una definizione, comunque relativa, di paesaggio può essere così data:“Ciò che l’osservatore percepisce, a diverse scale visuali, della

composizione di forme, colori, movimenti e funzioni dati agli

oggetti e spazi dell’ambiente in cui è inserito e a cui vengono

attribuiti, consciamente o inconsciamente, significati, giudizi e

quindi valori, di tipo storico, evocativo, estetico, ecc..

(1)È noto come certe qualità degli oggetti (come i colori) non sono reali, bensì creazioni del cervello. La scienza si è spinta oltre, fino a criticare le nozioni comuni di oggetto, spazio e tempo. Oggi le neuroscienze ci aprono nuovi orizzonti, dove al centro è collocato il cervello come creatore di ciò che il senso comune continua a chiamare realtà.

2. Tutela del paesaggio

Mentre le problematiche ambientali già da tempo hanno superato la dimensione vincolistica per articolarsi via via nei settori del recupero e valorizzazione delle risorse naturali, come pure del controllo e della valutazione dei progetti di trasformazione dell’ambiente fisico e biotico, le normative e gli interventi sul paesaggio hanno per lo più mantenuto le loro originarie finalità di conservazione dei beni singoli e delle bellezze d’insieme, ma senza oltrepassare la soglia vincolistica attraverso l’attuazione di piani o progetti di ampio raggio.

Non appare ancora delineata l’ integrazione fra le discipline

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che trattano dell’ambiente nei suoi aspetti concreti di carattere fisico-geografico e quelle che studiano il paesaggio quale campo più specifico della percezione visiva e del conseguente giudizio estetico. Questa problematica è spesso ritornata sul tavolo di discussione, sia del legislatore, che fra gli specialisti di discipline diverse, ma i concetti, il linguaggio e i metodi applicativi sono rimasti distanti, anche se più recentemente non sono mancati i tentativi d’integrazione.Riportiamo di seguito le normative fra le più importanti riguardanti questi settori.

Leggi specifiche per l’ambiente:

- L. 293/1904 «Norme di difesa del suolo» (Vincolo forestale, ecc.).-L. 319/1976 «Legge Merli» (Tutela delle acque dall’inquinamento).- L. 431/1985 (Decreto Galasso) «Dichiarazione di notevole interesse pubblico di territori costieri e contermini a laghi, fiumi, ecc.».- Direttive europee: 85/337/CEE sulla Valutazione d’Impatto Ambientale, ecc..

Atti che riguardano il paesaggio:

- L. 1089/1939 «Tutela dei beni storico-architettonici» (Beni individui).- L. 1497/1939 «Protezione delle bellezze naturali» (Piani paesistici).- Dic. 2000 «Convenzione Europea sul Paesaggio».

Normative integrate:

- L.DLgs 42/2004 «Codice dei beni culturali e del paesaggio» o «Codice Urbani»(include le norme sulla Relazione paesaggistica).

3. Progettare il paesaggio

Non è ovviamente possibile progettare il paesaggio. Infatti, come discusso più sopra, esso è una concezione astratta, prodotto di percezioni determinate dalla soggettività dell’osservatore. È possibile però influire o intervenire su

singoli parti o componenti ambientali, che possono influire sulla percezione del paesaggio stesso.Si può per esempio arricchire un determinato spazio inserendovi oggetti artistici, oppure simboli o segni di particolare valore storico, evocativo o semplicemente descrittivo. Più in generale si può intervenire inserendo in un certo ambiente mezzi o funzioni che rendono maggiormente fruibili gli spazi e in particolare permettono di apprezzare o godere del paesaggio stesso.È questo il caso della viabilità e del tipo di mobilità che questa può servire o stimolare seguendo esigenze diverse. Essenziale un tipo di viabilità capace di condurci attraverso un dato territorio con intenti non solo di movimento o trasporto, ma soprattutto, qualora si tratta in particolare di zone turistiche, di offrire quelle visuali capaci di rendere il percorso ricco di stimoli e attrattive.Ciascun osservatore tende a riscontrare nel paesaggio elementi di familiarità, spunti di memoria e i valori di cui sente la necessità. Importanti sono anche gli stimoli per l’azione, per l’esplorazione e la conoscenza dei luoghi. Si può arricchire con ciò il processo cognitivo e quindi la consapevolezza della dimensione e contenuti dello spazio e più in generale della complessità dell’ambiente di vita.

4. Il paesaggio della montagna

Percorrere una stradina o sentiero di montagna, può ancora essere un’esperienza fortemente gratificante per la possibilità che si ha di godere dei grandi scenari di una natura incontaminata o ritenuta tale, assieme ai segni di una presenza umana inserita in forme equilibrate.Sono paesaggi che vanno non soltanto osservati, alla ricerca degli elementi di conoscenza e di memoria di un passato più o meno lontano, ma in cui vanno lasciati del tutto liberi sentimenti ed emozioni. In ciò è racchiuso il pittoresco, persino il sublime, che ritroviamo nelle espressioni più alte della letteratura e della pittura.Concludiamo con una citazione che ci sembra quanto mai appropriata:“La montagna può donarci quel modo di essere di chi anela

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Conoscere il territorio per apprezzare, rispettare,

valorizzare

Per capire il presente è necessario conoscere il passato. Questo semplice ma fondamentale concetto, riferibile a tutti gli aspetti della vita umana e del mondo in cui viviamo, è altresì valido nel caso specifico della conoscenza di un territorio, dei suoi ambienti e paesaggi.Per territorio si intende un’area geografica definita, ove sono presenti ambienti e paesaggi diversi. Per ambiente si intendono sia le componenti naturali che quelle costruite dall’uomo (antropiche) presenti in un territorio, classificabili in modo oggettivo nelle loro concrete forme materiali.Il paesaggio invece è un concetto più complesso, in quanto è la percezione soggettiva delle componenti del territorio: ogni persona infatti percepisce il paesaggio a seconda delle proprie capacità di osservazione e delle proprie caratteristiche culturali.Pertanto, camminando per esempio lungo una vecchia carrareccia che si snoda tra contrade, prati e boschi, è necessario conoscere il passato, ovvero l’evoluzione dell’ambiente naturale e antropico (geologia, vegetazione, fauna, attività umane, eventi storici, uso del suolo, ecc.), per poter capire il presente, ovvero per poter leggere e interpretare il paesaggio attuale e i “segni” visibili.Queste conoscenze, sempre perfettibili, dovrebbero costituire la “base” per apprezzare un territorio e, di conseguenza, rispettarlo. Per coloro che operano nei vari campi della “progettazione turistica”, esse dovrebbero costituire la base fondamentale per progettare il futuro, per individuare le modalità di trasmissione delle conoscenze, per valorizzare e promuovere un territorio.

I percorsi segnalati

Nel campo della mobilità dolce ed escursionistica, sull’Altopiano dei 7 Comuni sono numerosi i percorsi che sono stati individuati e segnalati: sentieri C.A.I., sistemi di percorsi in particolari ambiti territoriali, percorsi tematici ed altri ancora.

Dagli anni ’80 in poi è cresciuta sempre più la domandaa per fruire di queste opportunità, anche con nuove forme di turismo collettivo: gruppi organizzati, scolaresche, gruppi che trascorrono le “settimane bianche”, ecc.Dai primi anni ’80, la sezione locale del C.A.I. ha iniziato a segnalare (e ad effettuare la manutenzione) di una grande rete di sentieri, prima con segnavia, poi con la prima tabellazione nel 1985, infine con l’attuale tabellazione nel 2002.Dalla metà anni ’90, grazie a vari finanziamenti (Programmi Comunità Europea, Leader, PSR, Provincia, Stato) ha preso il via l’individuazione di numerosi percorsi in vaste aree dell’Altopiano, con la sistemazione dei tracciati, il recupero di manufatti storici, la realizzazione di aree sosta, la collocazione di segnaletica informativa, la creazione di strutture museali, la promozione in rete e cartacea.L’Altopiano è favorito dalla presenza di numerosissimi sentieri, antiche mulattiere e strade belliche che si prestano ad essere percorse a piedi, in mountain bike, a cavallo (e con ciaspe d’inverno) e ciò che è stato realizzato è solo una parte della grande rete di mobilità dolce ed escursionistica che potrebbe essere creata, considerate le grandi potenzialità del territorio.

La segnaletica informativa

Al fine di informare i fruitori e di stimolare la conoscenza del territorio, la segnaletica assume un ruolo fondamentale. In questo senso, si rileva che tutta la segnaletica ha carattere informativo, ma può essere raggruppata in due tipologie: direzionale ovvero tabelle a freccia, segnavia; informativa ovvero tabelle di inquadramento dei/del percorso (mappe e informazioni varie), tabelle località, tabelle didattiche (informazioni sugli aspetti naturalistici, storici, culturali, attività umane, tradizioni, toponomastica, ecc.).L’unica segnaletica codificata su tutto il territorio nazionale, è la “tabellazione” C.A.I. Per il resto, l’elaborazione della segnaletica è un criterio, non una scienza esatta (dimensioni, colori, informazioni, testi, immagini, grafica, materiali, supporti). E’ un criterio dettato dal buon senso anche la collocazione (partenza, incroci, bivi, tappe, mete). In alcuni

Imparare camminando

Chiara StefaniArchitetto Paesaggista

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67Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

casi, l’informazione in loco è supportata da informazioni cartacee (opuscoli, cartine, libri) e siti web.In tutti i casi è fondamentale la manutenzione. Il degrado o la scomparsa della segnaletica sono dovuti all’usura del tempo e al vandalismo ed è evidente che una mancata costante manutenzione rende vana la realizzazione stessa delle opere.

Il “caso” Museo dell’Acqua

Tra i percorsi tematici esistenti sull’Altopiano dei 7 Comuni vi è l’Anello dell’Acqua che si snoda nei pressi dell’omonimo Museo situato in località Kaberlaba ad Asiago. Il museo è stato ideato nel 1999 dal Gruppo Speleologico Settecomuni, partendo dal concetto di base che il filo conduttore dell’acqua, elemento indispensabile per la vita e per il popolamento di qualsiasi territorio, lega tra loro i molteplici aspetti del rapporto uomo-ambiente.In collaborazione con il Comune di Asiago, proprietario della casa e dei terreni circostanti, il museo è stato aperto al pubblico nel 2009 e viene gestito dal G.S.S. stesso. Fin dal 2005 sono state avviate le visite guidate lungo il percorso tematico denominato appunto Anello dell’Acqua.La peculiarità di questa importante realtà museale è il risultato dell’incrociarsi di diversi fattori: ideazione, allestimento e gestione da parte di un gruppo di volontari dotati di passione e spirito di gruppo; mente aperta alla collaborazione con Enti e singole persone interessate al tema; “work in progress” ovvero la continua evoluzione per arricchire l’offerta museale.

Il presente: l’idea del “Museo dell’Acqua” dell’Altopiano

dei 7 Comuni è nata dalla conoscenza del territorio.

Il museo ha sede nella possessione comunale Kaberlaba, costituita dalla ex casa colonica, da terreni a prato, pascolo e bosco, da sentieri e antiche mulattiere. All’interno dell’edificio sono localizzati i servizi ed il patrimonio espositivo: sale espositive permanenti, sala esposizioni temporanee, sala conferenze e proiezioni, aula didattica, biblioteca e archivio, laboratorio analisi acque, Internet point, shop, ristoro e foresteria. Le attività che vi si svolgono sono: visite guidate, laboratori

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68 Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

per bambini, conferenze, proiezioni ed eventi musicali.Parte integrante del museo è l’Anello dell’Acqua, un percorso didattico che si snoda nei dintorni dell’edificio con uno sviluppo di circa 2 km. Seguendo la goccia segnavia e le tabelle informative, si incontrano fenomeni carsici superficiali e profondi: città di roccia, campi solcati, doline e una cavità sotterranea; manufatti per la raccolta delle acque meteoriche: antica cisterna, pozzo, pozze d’alpeggio; l’antica mulattiera “Pria dell’acqua” e i toponimi cimbri relativi all’acqua; manufatti bellici che testimoniano l’utilizzo delle morfologie carsiche durante la prima guerra mondiale. La possessione comunale Kaberlaba rappresenta il fulcro del museo. Fin dalla sua ideazione infatti, non è stato pensato come un susseguirsi di sale espositive statiche, ma come un museo vivo, promotore di molteplici iniziative, un “luogo” che diventasse polo di attrazione e di aggregazione turistica e culturale. Soprattutto, essendo nato dalla conoscenza del territorio, un museo che con il tempo, andasse “oltre” la dimensione fisica della sede, inteso anche come insieme di iniziative che coinvolgono il territorio.

Il futuro. Dal fulcro al territorio : itinerari d’acqua.

L’idea per il futuro sviluppo del museo è di intraprendere, per così dire, il percorso inverso alla sua ideazione. Nato dalla conoscenza del territorio, esso può diventare “museo diffuso” sul territorio altopianese attraverso l’individuazione di itinerari che costituiscano il naturale riscontro fisico delle tematiche affrontate nelle varie sezioni museali.L’acqua non conosce i confini amministrativi stabiliti dall’uomo e quindi, anche concettualmente, è l’elemento

che più di ogni altro si presta a creare non solo una rete di itinerari, ma anche a “fare rete” con gli Enti e con altre realtà culturali.Gli itinerari d’acqua, riferibili sia alla mobilità dolce che escursionistica, non sono da considerarsi come nuovi singoli percorsi tematici, ma come una serie di informazioni puntuali da collocare nei “luoghi d’acqua” sia lungo percorsi già segnalati che lungo tracciati esistenti ancora privi di segnaletica. Le tematiche sono molteplici e investono tutto il massiccio carsico altopianese, al di là dei confini amministrativi degli otto Comuni.

Le tematiche individuate sono le seguenti, illustrate ovviamente in forma sintetica.

ACQUA E TERRITORIO.Itinerari sul carsismo superficiale e profondo che si sviluppano dall’acrocoro settentrionale alla conca centrale fino alla scarpata meridionale;Itinerari dove l’acqua è in superficie ovvero lungo le incisioni vallive, ad esempio Valdassa e Val Frenzèla, fino alle grandi sorgenti valchiusane dell’Oliero e di Ponte Subiolo nel Canale del Brenta.

ACQUA E VITA.Itinerari tra le contrade ovvero i luoghi d’acqua costituiti da fontane, lavatoi, pozzi e cisterne.

ACQUA E LAVORO.Itinerari nelle antiche “zone industriali”che utilizzavano

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l’energia idraulica, quali la Covola di Gallio e la valle dei mulini a Lusiana;Itinerari tra le pozze d’alpeggio, bacini artificiali che nel tempo assumono caratteristiche di naturalità e “punteggiano” l’intero territorio.

ACQUA E DIVERTIMENTO.Itinerari tra neve e ghiaccio da rendere fruibili durante la stagione invernale.

ACQUA E GUERRA.Itinerari tra le opere belliche realizzate durante la Prima Guerra Mondiale, sia per l’approvvigionamento idrico (stazioni di pompaggio, serbatoi, cisterne, ecc.) che per la realizzazione di trincee e postazioni in caverna utilizzando crepacci carsici e massi affioranti.

ACQUA E CREATURE FANTASTICHE.Itinerari nei luoghi delle leggende di origine nordica, ovvero luoghi misteriosi quali caverne, voragini, sorgenti e valli, conosciuti ancor oggi con gli antichi toponimi cimbri.

Si tratta certamente di un progetto ambizioso che per essere attuato richiederà molto tempo e un grande lavoro di collaborazione e di coordinamento con gli Enti pubblici, ma è un progetto realistico che valorizza l’intero massiccio altopianese.

In conclusione, l’Altopiano dei Sette Comuni è una grande aula aperta dove imparare a conoscere il territorio: per apprezzarlo e di conseguenza rispettarlo; per avere la consapevolezza di una economia turistica sostenibile; per sentirsi parte della natura e della comunità umana; per godere del benessere psicofisico nella vita quotidiana e nel tempo di vacanza.

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70 Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

li aborigeni credono che l’antenato totemico di ciascuna specie crei se stesso dal fango del proprio pozzo d’acqua primordiale. Da questo l’antenato emerge e fa un primo passo cantando

il proprio nome; poi fa un secondo passo e un altro ancora, avventurandosi in un viaggio per il territorio.Passo dopo passo, orma dopo orma, con il suo camminare e con il suo canto dà esistenza al mondo: rocce, scarpate, valli, alberi, fiori e ogni altra cosa.Vi è in questo mito sorprendentemente rappresentata da una parte la binomia vita-movimento, dall’altra l’incessante tendenza dell’uomo a mettersi in cammino, perché è dal cammino che lui e il suo mondo sono nati. Nel nostro tempo il primitivo nomade, che con lenta, inesorabile evoluzione si è trasformato in pigro sedentario, si sente sempre più spesso punto da nostalgie ancestrali, richiamato ad un contatto più intimo con la natura con la quale ristabilire l’antica alleanza. E allora perché non risvegliare l’antico nomade che dorme in ciascuno di noi?In dialetto veneto si chiamano “strodi” o “trosi”, in cimbro “begalle”, Pasolini in una sua poesia li ha definiti “rughe di una terra senza principio e senza fine”; sono gli antichi sentieri che attraversano il bosco, percorsi mille volte dal montanaro per portare a casa un carico di legna, qualche

volta per andare a caccia, quasi mai per andare a spasso. Ora molti di questi sono quasi scomparsi, come riassorbiti dalla foresta, ma qualcuno ancora ne rimane. Sui bordi dell’Altopiano, per esempio, salendo dal fondovalle verso le cime si procede lungo una linea immaginaria, dove le piante delle pendici calde, salite fino al loro limite altitudinale, si scontrano con le specie del monte, scese a difendere i loro possedimenti. O, vagabondando intorno alle malghe, si percorre uno spazio nitido, cullato dal ruminare delle vacche al pascolo, dal monotono suono dei campanacci e dal lieve fruscìo del vento fra le punte degli abeti. Più in là, oltre i ruderi di una guerra crudele, dalle rocce strapiombanti lo sguardo spazia su panorami di rara bellezza.Ma anche attorno ai paesi, tra prati sfalciati e antiche contrade, tra i segni dell’uomo e il lavoro della natura, l’andare a piedi aiuta il recupero della memoria e del tempo interiore, lo stare con se stessi, l’ascoltare l’aria tra le fronde e il proprio cuore.Potremmo allora comprendere appieno i versi di Andrea Zanzotto:“non si sa quanto verde / sia sepolto sotto questo verde / né quanta pioggia sotto questa pioggia / molti sono gli infiniti / che qui convergono”

Buon cammino.

Attraverso la natura

Daniele ZoviPrimo Dirigente Comando Regionale Corpo Forestale dello Stato

G

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71Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

Vivere la Natura

Montagna… un mondo amato da chiunque si emozioni ammirando un paesaggio che sembra disegnato dalla fantasia, annusando i mille profumi della Natura in un bosco, osservando il volo dei grandi rapaci sospesi e a tratti quasi immobili, sulla verticale di pareti rocciose, le infinite sfumature di colore di un pascolo montano, la corsa possente del cervo tra le fronde.Ma anche assaporando la frizzante freschezza, carica di suggestioni, di un ruscello alpestre, che scende direttamente dai ghiacci perenni, o facendosi rapire dal-le atmosfere fumose di una malga dove quasi sempre, alla mattina col primo sole o nel tardo pomeriggio, nelle sfumature del tramonto, rivive il rito del latte appena munto che si trasforma in formaggio.Tutte immagini indelebili per chi, almeno una volta, si sia fatto rapire dalla grandiosità dell’ambiente montano, autentica medicina in grado di compensare molti dei deficit e patologie provocate dalla quotidianità metropolitana, e insieme magnifica opportunità per rigenerare spirito e pensieri. Perchè la cultura rurale è depositaria delle nostre radici.

La “pulizia etnica” della Montagna

Al di là delle fascinazioni, ben pochi però sanno, e ancor meno se ne preoccupano, della rapida scomparsa di molte delle basi culturali ed economiche che hanno sostenuto, fino a pochi anni fa, le società valligiane.Un mondo in bilico, sull’orlo dell’oblio che già ha inghiottito e fatto scomparire le altre nostre culture tradizionali: quelle del mare e delle campagne, fagocitate dall’omologazione della società industriale, ovunque uguale a se stessa.Le società e culture che vivono tra le montagne sono rimaste immuni, fino a un paio di decenni fa, da questa omologazione, per motivi pratici e non ideologici: innanzitutto la collocazione geografica, decentrata rispetto alle grandi linee di comunicazione; la difficoltà di accesso e transito, poiché le strade di montagna, prima della “tunnellizzazione”, erano difficilmente percorribili, e con lunghi tempi di transito, dal traffico pesante; la scarsità di spazio utile, che ha impedito lo sviluppo di “zone industriali” come quelle che ormai

assediano borghi e città in pianura.Sono alcune delle cause fondamentali del “ritardo” delle zone di montagna, rispetto alle aree della pianura, nella industrializzazione.Allo stesso tempo, alcune zone montane hanno trovato nel turismo un’apparente-mente ottima alternativa allo sviluppo industriale, adottando tuttavia le medesime strategie di colonizzazione e sviluppo: costruzione di grandi e invasive infrastrutture – impianti di risalita, grandi complessi alberghieri e ricettivi, supermercati e centri commerciali, palazzetti e impianti sportivi surdimensionati rispetto al territorio, etc – che hanno invaso grandi porzioni del poco territorio valligiano disponibile per l’urbanizzazione, spesso snaturando e modificando sostanzialmente l’ambiente valligiano.E con esso, le culture e le tradizioni locali, portando, in un mondo delicato e fragile nella sua preziosità, schemi e modi di vivere “metropolitani” che hanno soffocato le ancestrali culture montane, basate su millenario rapporto di equilibrio con l’ambiente naturale, fino all’arrivo del turismo unico e indispensabile supporto alla quotidianità.Tuttavia, lo sviluppo turistico in montagna ha favorito solo una piccola parte del territorio – sulle Alpi la percentuale è del 30% sul totale antropizzato – relegando le altre aree a posizioni sempre più marginali rispetto allo sviluppo economico e sociale delle pianure.In questi territori, oggi, la situazione, nella sua chiarezza, è tragica: in nome della “centralizzazione”, una dopo l’altra, a queste zone vengono sottratte le infrastrutture fondamentali per la sopravvivenza. Chiudono i piccoli negozi, che davano respiro alla frugale economia valligiana e soprattutto alla popolazione non in grado di spostarsi autonomamente (in primo luogo gli anziani), sopraffatti dai supermercati di fondovalle; chiudono i bar e gli esercizi pubblici, punto primario di aggregazionee socializzazione per la popolazione residente, con aperture stagionali ad uso e consumo del turismo; chiudono ambulatori medici e piccoli ospedali, poco “economici” rispetto alle grandi strutture sanitarie, creando disagi spesso

Camminare per vivere, camminare per sopravvivere

Michele Dalla PalmaDirettore rivista “Trekking”

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72 Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

insormontabili alle popolazioni dei centri periferici; alla fine chiudono anche le scuole. E questo perché, costringendo la popolazione delle valli montane ad inurbarsi nelle periferie delle città di fondovalle, al fine di poter usufruire di lavoro e servizi essenziali per una vita normale e non di sussistenza, nei paesi di montagna non ci sono più bambini e adolescenti in numero adeguato.Una vera e propria “pulizia etnica” quella perpetrata dalla società “industriale” nei confronti delle popolazioni montane.E con l’abbandono delle attività tradizionali, allevamento e agricoltura in primi luogo, e poi del territorio, aumentano in modo esponenziale i pericoli di dissesto idrogeologico delle montagne, che, prima o poi, “franeranno” verso valle, creando i danni che tutti conosciamo dalle cronache… Pensiamoci, la prossima volta che ammiriamo uno scenario montano.

L’assalto al patrimonio comune

Ma un’altra, forse ancor più pericolosa insidia minaccia la sopravvivenza dell’ecosistema montano; l’abdicazione di ognuno di noi alle proprie responsabilità civili, che impongono di guardare al di fuori dei problemi personali per cercare di confrontarli e omologarli con quelli degli altri tentando di trovare un filo comune alla loro possibile soluzione, sta portando all’irreparabile il nostro patrimonio. Sociale e culturale, innanzitutto.Ma anche il patrimonio concreto, fatto di territorio, ambiente, beni storici, tradizioni, che dovrebbe appartenere a ognuno di noi e di cui dovremmo tutti essere responsabili, è pesantemente attaccato da chi dovrebbe proteggerlo e tutelarlo.Nel centocinquantenario dell’unità nazionale, noi “italiani” siamo ancora una infinita galassia di “soggetti unici”, per

ognuno dei quali non valgono norme, regole, logiche di comunità che dovrebbero compattare e omologare azioni e strategie. In questo magma che ha favorito un clima politico da commedia dell’assurdo, l’unica costante è l’abbandono sistematico del patrimonio ambientale e storico, che da solo, se ben gestito, potrebbe rappresentare, con la complicità di una gestione oculata del comparto turistico, un importante settore di crescita economica e sviluppo sostenibile. Lenti ma sicuri e costanti, se garantiti e sostenuti da politiche intelligenti e attente alle specificità.L’unico obiettivo dei nostri governanti sembra invece essere quello di “fare cassa”, e la svendita del patrimonio comune, fatto di piccoli e grandi tesori, viene propinata come miglior ricetta per tutti, mentre, ancora una volta, è solo speculazione di pochi. La cannibalizzazione di tutto quanto può essere “vendibile” coinvolge in modo diretto e devastante in primo luogo l’ambiente: le aree naturali protette, private del sostentamento pubblico, saranno un eldorado per la speculazione privata, spesso favorita e sostenuta proprio da chi dovrebbe esserne custode e tutore.

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Una politica dissennata, introiettata solo su se stessa, occupata solo a difendere assurdi privilegi, non può più in alcun modo rappresentare le istanze e ancor prima le necessità dei cittadini. Né, a maggior ragione, le necessità e le emergenze del territorio, delle culture e tradizioni locali, della civiltà agricola e rurale.

L’alibi dell’ambientalismo

La visione antropocentrica che contraddistingue il nostro pensiero, mettendoci in una posizione centrale rispetto a tutti i dissesti che abbiamo creato, ha sviluppato idee astratte di “mobilitazione” per la difesa dell’ambiente nelle “menti sensibili”, condizionate da infinite, variegate e spesso strampalate teorie ed evidenze catastrofiste, ma ancor di più nelle strategie speculative – per opposti motivi che contemplano il desiderio di perpetrare sine die l’aggressione al territorio locale deviando l’attenzione verso concetti universali e difficilmente verificabili.In realtà, l’ambiente nel suo insieme, è totalmente indifferente alle azioni umane, sia quelle negative ma anche quelle positive. Mi spiego meglio: sicuramente, e senza ombra di dubbio, negli ultimi 100 anni l’impatto umano nei confronti dell’ambiente in tutte le sue componenti – terra, acqua, aria, risorse, mondo animale e vegetale – è stato devastante.Tuttavia la Natura, anche se ferita e depauperata, è in grado, coi suoi tempi, di autorigenerarsi. Il fatto che a causa nostra aria, acqua, terra siano state pesantemente inquinate, che il patrimonio vegetale e animale sia stato pesantemente depredato senza curarsi di mantenerlo in equilibrio, nell’economia complessiva della vita sul pianeta nel lungo periodo – parliamo di millenni – è addirittura ininfluente.

Il nostro “progresso” ha fatto sparire specie animali e vegetali, ma a oggi noi cono-sciamo solo una parte di questi universi.Però una realtà, in questo mondo in forte disequilibrio, è realmente a rischio!

Il vero rischio non riguarda l’ambiente

Identificando il concetto di Natura e ambiente con le nostre esigenze di sopravvivenza, ci stiamo rendendo conto che, a causa di un uso dissennato delle risorse, stiamo mettendo a rischio unicamente la nostra esistenza, ma una sorta di “corazza di sicurezza” ci impedisce di attribuirci questa responsabilità. Ecco allora che ci mobilitiamo per “difendere” le foche monache, le pulsatille montane, i cedri del libano, farfalle, coleotteri, e quant’altro possa influenzare la nostra fantasia. Ma se analizziamo con distaccato pragmatismo la situazione attuale e le sue prevedibili evoluzioni, dovremo sostanzialmente arrenderci all’idea che l’unica specie realmente in pericolo - poiché abbiamo da millenni perso la capacità di adattamento all’ambiente trasformata in capacità di adattare alle nostre esigenze l’ambiente, anche a costo di stravolgerlo - siamo proprio noi.La Natura, in estrema sintesi, si disinteressa totalmente delle nostre vicende, e finirà col travolgerci. L’unica azione logica ed elementare da compiere tutti indistintamente, impedendo in primo luogo la continuazione delle politiche di sfruttamento dissennato e speculativo delle risorse, è quella di attivare fin da subito comportamenti virtuosi finalizzati non a salvare questa o quella specie tanto care ai guerriglieri dell’ambientalismo, ma semplicemente noi stessi.

Ma questa è una storia che sa tanto di utopia...

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uongiorno a tutti i presenti.Mi chiamo Stefano Lucchini e sono il Sindaco del Comune di Sauris.Il mio è un piccolo comune della Carnia in

Provincia di Udine, con circa 450 abitanti.Facciamo parte della Fondazione Alpine Pearls (Perle delle Alpi), nata nel 2006, che raggruppa 27 cittadine di montagna di: Austria, Francia, Germania, Italia, Slovenia, Svizzera, e si propone come finalità la promozione di una mobilità dolce, oltre al rispetto della natura, delle risorse naturali e delle tradizioni locali.L’Italia è presente con sedici cittadine.Per quanto riguarda Sauris è uno dei borghi più affascinanti della Carnia, in questi ultimi anni abbiamo investito molto su molti dei temi esposti dai relatori che mi hanno preceduto.Sauris, viene definita anche “un’isola fra le montagne”, è una località turistica all’avanguardia, per chi cerca una vacanza immerso nella natura, nella totale tranquillità.Abbiamo creduto in un turismo improntato sul relax, su attività culturali e sportive da offrire al visitatore.Il nostro è un turismo dolce, teso al massimo rispetto per la natura, per questo facciamo il possibile perché il turista giunga nella nostra cittadina con mezzi pubblici eco compatibili.È stato creato appositamente un servizio di pulmini che mette in collegamento la stazione del treno con il paese, al fine di limitare l’afflusso di mezzi.Questo non vuol dire divieto di accesso a Sauris con le auto o altri mezzi, ma cercare di offrire ai visitatori delle alternative ecologiche.Chi si reca in una delle cittadine montane delle Alpine Pearls, deve cercare di dimenticarsi l’auto, per questo mettiamo a disposizione biciclette e biciclette elettriche Il turista trova un ufficio informazioni con personale molto preparato, in grado di soddisfare tutte le esigenze di chi vuole godersi un periodo di vacanza a contatto con la natura, con passeggiate, percorsi ciclabili, alla ricerca delle bellezze naturali che il territorio offre. Nel progetto abbiamo coinvolto tutta la popolazione e devo dire che superate le prime perplessità, i risultati ci hanno dato ragione.

Turismo e mobilità dolce: L’esperienza di Alpine Pearls

Stefano LucchiniSindaco del Comune di Sauris (UD)

B

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Per un paese come il nostro è motivo d’orgoglio essere riusciti a proporre qualcosa di alternativo rispettoso della natura e delle tradizioni.Il Comune di Sauris, inoltre, fa parte dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia.Amministratori, cittadini, operatori economici e culturali si attivano per far mantenere inalterata la nostra identità, frutto di secoli di storia e tradizioni, creare nuove opportunità di sviluppo sostenibile per il futuro dei nostri giovani.Un nuovo legame fra il territorio, la gente che lo abita e gli ospiti che lo visitano.Uno sviluppo armonico in grado di proporre un contesto sociale ed urbano sinonimo del buon vivere, del vivere in una comunità solidale, attenta ai bisogni più elementari, un modo naturale per elevare la qualità della vita stessa.Le piccole realtà come Sauris possono diventare esempi apripista, guida anche nei confronti di realtà più grandi.Incentivare il turista a visitare i nostri paesi e le nostre cittadine, in questo modo si vuole dare la possibilità ai giovani di riscoprire le proprie radici e potenzialità per svilupparle in loco, farle diventare una risorsa umana a servizio della comunità locale, dell’ambiente e della società.Creare nuove opportunità per far rimanere le nuove famiglie che si vanno formando, è il primo passo per evitare il degrado del territorio ed il suo conseguente abbandono.Il sincero legame con la natura comincia con la difesa del territorio e si esprime in tanti modi: con la cura del bosco, dei corsi d’acqua, dei prati, dei sentieri, delle strade.Con il limitare il più possibile la cementificazione e l’uso di nuovo suolo per altre costruzioni, recuperando il costruito.Un ambiente quanto più integro e sano è motivo di interesse e di riscoperta per tanta gente alla ricerca dei valori fondamentali della vita e del rapportarsi con la natura e con il prossimo. Quelle appena illustrate sono alcune delle idee ed iniziative messe in atto nel mio Comune, altre sono in fase di studio e di realizzazione pertanto vi rivolgo un invito a visitare Sauris così avrete modo di toccare con mano la bontà delle nostre scelte.

Vi ringrazio per l’attenzione e complimenti per il Seminario.

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… Stiamo perdendo totalmente la vera dimensione dell’essere e del vivere i luoghi e le genti, la dimensione del paesaggio e delle umanità. Stiamo perdendo il senso del viaggio, inteso come

esplorazione e scoperta del territorio nel suo farsi e disfarsi, passo dopo passo, cultura dopo cultura. Si morde, si fugge la scena del mondo saltandola da un luogo ad un altro…sempre più incanalati nei corridoi artificiali delle arterie chiuse fra muri di cemento.Da “attori” del movimento, cioè da camminatori, ciclisti, cavalieri, siamo diventati semplici “passeggeri”, ovvero oggetti passivi, merce trasportata da un luogo ad un altro nel tempo più breve possibile, nello spazio più corto possibile…in bici e a piedi è diverso. Il viaggio ci fa percepire le sfumature d’ogni passaggio da un luogo al successivo, da un essere ad un altro essere…”

(dal documento “ turismo ed ambiente” presentato alla prima

Conferenza Nazionale della Bicicletta – Milano, novembre

2007)

“La mobilità dolce è un tentativo di coniugare felicemente infrastruttura e mezzo di trasporto secondo una visione rispettosa dell’ambiente, non consumatrice di spazio e di energia e salutare per chi la esercita. Qui non si tratta solo di andar piano ma di muoversi con intelligenza, con acume, con curiosità e rispetto verso di noi e verso gli altri. E’ una forma di mobilità non violenta, dolce, appunto, perché ci pone al riparo dagli eccessi, dalle fobie, dalle cattive-rie grandi e piccole che spesso si consumano sulle strade e nelle città.”

(Albano Marcarini, Presidente Co.Mo.Do,

Confederazione per la Mobilità Dolce)

Progetto sulla mobilità dolce in Provincia di Siena

Nel riferirvi dei progetti e delle attività che già si attuano in provincia di Siena su ciò che viene definita “mobilità dolce”, mi preme fare una indispensabile premessa: mentre nel territorio senese e nei suoi abitanti è insita una cultura

dell’ambiente, del paesaggio, una qualità della vita che abbia ritmi a misura d’uomo, altrettanto non si può dire circa i mezzi attraverso cui è possibile spostarsi “lentamente” (come ad esempio la bicicletta), poiché il nostro territorio, prevalentemente collinare, presenta oggettive difficoltà per praticare questo tipo di mobilità. Pertanto parlare di “mobilità dolce” costituisce indubbiamente una novità e un approccio mentale diverso su come sia possibile, pur con qualche sacrificio, spostarsi da un luogo all’altro.E’ dunque per noi una piccola rivoluzione che muove innanzitutto dalla convinzione di come la valorizzazione della viabilità secondaria e con questa dei luoghi, delle attività e dei prodotti che si incontrano nel corso di un viaggio lento attraverso percorsi cosiddetti “fuori mano”, acquisti molteplici significati e ripercussioni.Innanzitutto una buona idea per restituire un ruolo ed una funzione a quella viabilità che, per effetto della moderna infrastrutturazione destinata alla mobilità su gomma, è venuta ad assumere una funzione residuale, in quanto, di fatto, riservata prevalentemente al traffico veicolare locale o variamente turistico.Quindi un importante impegno culturale in difesa della memoria, della identità, delle tradizioni e del valore ambientale di quei territori che, a torto, sono considerati marginali per la mancata o debole industrializzazione e per la non appartenenza alle comuni e standardizzate mete turistiche di massa.E’ da considerarsi, inoltre, una operazione di marketing territoriale capace di creare flussi economici in direzione di esercizi ed operatori locali; nonché una iniziativa di civiltà e di formazione indirizzata alla cura ambientale e all’educazione stradale.Non di meno, avviando queste azioni, si avrà una promozione di stili di vita sobri, colti, rispettosi delle persone e delle diverse culture. Nonché un modo efficace per promuovere una pratica sportiva consapevole, pulita e portatrice di un durevole benessere fisico e psichico.Del resto rinnovare il turismo, lo sport, promuovere un più forte senso civico è l’impegno che ci compete per offrire

Catasto strade bianche e mobilità dolce in Provincia di Siena

Marco MacchiettiAssessore Provinciale alle Politiche della Mobilità di Siena

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un futuro migliore alle giovani generazioni, alle nostre comunità, all’intero Paese. Purtroppo, con il tempo, abbiamo perso totalmente la vera dimensione dell’essere e del vivere i luoghi e le genti che vi abitano, la dimensione del paesaggio e del tessuto umano che ne è parte. Abbiamo smarrito il senso del viaggio inteso come esplorazione e scoperta di luoghi e persone: si morde, si fugge la scena del mondo saltandola da un luogo a un altro;viaggiare è divenuto uno “spostarsi”, ma non attraversare e quindi conoscere realmente i luoghi.Pertanto lavorare sulla mobilità dolce significa voler recuperare tali valori, portare un contributo all’affermazione di uno sviluppo sostenibile dei territori e favorire forme di socializzazione ed integrazione tra le persone. Suggestive, a questo proposito, potrebbero risuonare le parole di John Ruskin (scrittore inglese dell’Ottocento) il quale affermava: “Vi fu sempre nel mondo assai più di quanto gli uomini potessero vedere quando andavano lenti, figuriamoci se lo potranno vedere andando veloci”.

Il progetto “Mobilità dolce”

In provincia di Siena il Progetto “mobilità dolce” – nato da alcune associazioni ed appassionati di bicicletta e di trekking – è stato recepito dalla Fondazione Monte dei Paschi che ha inserito nel Documento programmatico triennale (2008-2010) l’impegno a “valorizzare la mobilità dolce privilegiando le iniziative che vedono il supporto di altri soggetti istituzionali”. Così come la Regione Toscana ha consentito, fin dal 2007, di indirizzare importanti risorse verso soggetti istituzionali e del volontariato, evitando eccessive frammentazioni ed iniziando in tal modo un percorso sistematico e strategico.I soggetti che nel territorio senese si sono impegnati più di altri a promuovere progetti coerenti con tale disegno sono: le ASD legate all’Audax Italia rappresentate dalla Polisportiva “La Bulletta” (aderente all’Uisp); la Fondazione “L’Eroica” e l’Associazione “Parco Ciclistico del Chianti”; l’Associazione “Amici della Bicicletta” (aderente alla FIAB); l’Associazione Italiana Comuni della Francigena. Importante è stato anche

il ruolo dell’APT Terre di Siena.Per la sua particolarità e per il fatto che il lavoro è già coerentemente impostato, è opportuno, inoltre, richiamare il progetto “via Francigena” per il quale la Regione Toscana è stata designata al coordinamento generale e le Diocesi sono ben indirizzate nella realizzazione di programmi perlopiù legati agli ospitales. Molto attivi, a questo proposito, sono pure alcuni comuni senesi al fine di riuscire a supera-re l’attuale difforme strutturazione del percorso e garantire la riconoscibilità e l’integrità dei tracciati.

Tre progetti un unico disegno

Ciò detto, i tre principali campi progettuali capaci di integrarsi in un unico disegno strategico riguardano dunque: 1) la valorizzazione delle strade bianche; 2) la rete di strade secondarie per il viaggio lento (road sweet road); 3) la rete di ciclovie (o piste ciclabili).L’insieme di queste azioni risponde ad una esigenza che accomuna un numero sempre più crescente di persone di tutte le età e di ogni ceto sociale, sensibili a certi valori culturali, paesaggistici e naturalistici, non ché alla ricerca di sane opportunità sportive e di socializzazione.Come già evidenziato, il concretizzarsi di progetti legati al concetto della mobilità dolce rappresenta indubbiamente una preziosa opportunità per accompagnare lo sviluppo sostenibile di territori quali la provincia di Siena.Il territorio senese, assieme alle province di Grosseto ed Arezzo è unanimemente riconosciuto come una realtà ad altissima vocazione per lo sviluppo di progetti relativi al viaggio lento e può cogliere una domanda di turismo in bicicletta che registra una forte crescita: basti pensare che nei prossimi tre anni oltre 2 milioni di turisti tedeschi intendono fare un viaggio in Italia in bicicletta o a piedi e che, a fronte di ciò, poche sono le proposte organiche presenti.Siena, con Grosseto ed Arezzo, può divenire pertanto il centro, non solo toscano ma nazionale, di una rete ed una organizzazione di ospitalità, costituendo il suo territorio un naturale habitat per lo sviluppo del cicloturismo e del viaggio lento. Questo grazie alla presenza di una suggestiva rete di

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strade secondarie, ben tenuta ed a basso indice di traffico; alla bellezza dei luoghi e del paesaggio che offrono la possibilità di progettare circuiti tematici di grande attrazione (terme, vino, badie, luoghi legati a mistici, poeti e briganti).Siena ha peraltro la necessità di trovare ulteriori elementi di attrazione turistica, proposte capaci di arricchire l’offerta e creare nuove e più forti motivazioni che inducano alla scelta del suo territorio per una vacanza. Gli operatori turistici senesi hanno altresì bisogno di adeguare ed aggiornare la loro offerta in relazione alle varie esigenze degli utenti. Ecco, allora, la necessità di attivare indagini, individuare soggetti, sviluppare azioni.

Le strade bianche

Per ciò che attiene la valorizzazione delle strade bianche, l’Amministrazione Provinciale di Siena intende completare il relativo Catasto e dar vita, congiuntamente con i Comuni, ad una vera e propria normativa di tutela organica delle stesse. Nel nostro Ptcp viene ribadito come le strade bianche e la viabilità minore dei paesaggi agrari e forestali costituiscano risorsa paesaggistica in quanto parte integrante della struttura dello stesso paesaggio. La viabilità minore rappresenta, infatti, la matrice del cosiddetto paesaggio antropico e quindi una componente strutturale del sistema delle reti ecologiche

alle varie scale. In tale ottica sono da considerare anche le strade vicinali, la cui gestione da parte dei Comuni presenta sempre una certa problematicità.La manifestazione ciclistica “L’Eroica” (che si svolge, appunto, sulle strade bianche e che è diventata un cult internazionale), sostenuta da Regione e MPS, diverrà presto un percorso permanente, completo ed organizzato per rispondere alle diverse richieste degli interessati. Una iniziativa che si sta ormai affermando come una delle più indovinate operazioni di marketing territoriale a costi peraltro molto contenuti.Nel lavoro indubbiamente impegnativo da fare, è fondamentale il coinvolgimento della Fondazione “L’Eroica” e dell’Associazione “Parco Ciclistico del Chianti”.Così come va richiamata un’altra importante manifestazione ciclistica per professionisti, la “Mps strade bianche”, una gara, che si svolge sulle strade dell’Eroica, inserita nel calendario dell’UCI Europe Tour e che grazie alla partecipazione di campioni internazionali come Cancellara o Gilbert (vincitori peraltro di alcune edizioni) rappresenta una importante occasione promozionale.

Viaggiare lento

Per quanto concerne la rete di strade secondarie per il

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viaggio lento (road sweet road), merita sottolineare che le Associazioni senesi sono in testa rispetto alle oltre 30 associazioni italiane riunite dall’Audax e stanno progettando e sperimentando con grande successo ed attenzione della stampa specializzata nazionale, la rete regionale di strade per il viaggio lento. Sono anche protagoniste della definizione del percorso nazionale denominato 1001miglia che avrà nel corso del 2010 la sua consacrazione definitiva. Il progetto denominato road sweet road (strada dolce strada), recentemente presentato a Badia a Ruoti, mira a costruire una grande rete nazionale di oltre 30.000 km di strade inserite in un portale web ed a disposizione di chiunque intenda percorrerle. Servizi, guide, tour operator, cura e pulizia delle banchine di dette strade costituiranno la caratteristica che le renderà uniche tanto da poterle definire vere e proprie vie della civiltà. Per i servizi di manutenzione si pensa ad una o più cooperative sociali. Per l’ospitalità si confida nell’adeguamento e rinnovamento di molti esercizi presenti ed al pieno utilizzo di case vacanze, ostelli ed ospitali di proprietà pubblica o religiosa, presenti e disponibili allo scopo. Banca MPS ha predisposto una specifica carta di credito prepagata (randonneur card) distribuita a partire dal 2010 e serve sia per la certificazione del viaggio che per i pagamenti.Road sweet road si occupa di un segmento di viabilità scarsamente considerata: ovvero “le strade che ci sono” e che vanno semplicemente “restaurate” con una operazione di valorizzazione che le renda riconoscibili e particolari. E’ questa una idea semplice e vincente in quanto assorbe poche risorse e richiama ad una concezione di civile integrazione tra i fruitori, siano essi camionisti, automobilisti, motociclisti, ciclisti o pedoni. La “strada di tutti” implica una nuova civiltà degli utenti che dovrebbero adottare un comportamento virtuoso e rispettoso tra di loro e nei confronti dell’ambiente. Una sfida per certi aspetti, nuova. Un concetto infrastrutturale nazionale o regionale, affinché una migliore e moderna rete viaria per il traffico veloce possa “liberare” e rendere più sicure ed utili le belle e vecchie strade del nostro paese.

Si profila in tal senso una inedita alleanza tra camionisti e ciclisti, tra automobilisti, motociclisti e ciclisti.Attualmente le associazioni aderenti ad Audax Italia (con la Polisportiva “La Bulletta” in testa) sono pronti nel mettere a disposizione delle istituzioni per un esame, la revisione e definitiva stesura dei seguenti percorsi: 1001Miglia Italia (1600 km da Milano al Lazio) con passaggi in tutta la provincia senese;Tre percorsi della Fede (1300 km) in provincia di Siena, Arezzo, Grosseto e nel comune di Volterra;Terme d’Etruria (600 km) nelle province di Siena e Grosseto con puntate a Livorno e Pisa; Le vie del Vino (400 km) in provincia di Siena nei luoghi delle quattro DOCG;L’ Eroica (300 km) nelle strade bianche della provincia di Siena.Tali percorsi possono entrare in forte sinergia con progetti già sviluppati nelle province di Siena, Arezzo e Grosseto, quali il “sentiero della bonifica Fossombroni” (che va a collegare Chiusi con Arezzo) e “Maremma in bici”. Utile ed opportuno sarà, pertanto, il coinvolgimento delle province di Arezzo e di Grosseto al fine di costruire un vero e proprio Master Plan e sostenere la strutturazione e la promozione comune del progetto.

Una rete di ciclovie

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Infine ci preme indicare la rete di ciclovie (o piste ciclabili). E’ impegno storico della FIAB e degli “Amici della Bicicletta” lavorare attorno al progetto della Ciclopista del Sole con specifiche idee per sensibilizzare le amministrazioni locali alla soluzione di alcune problematiche più urgenti relative alla mobilità lenta ed in particolare al cicloturismo. Cicloescursioni, attività culturali e didattiche si sono accompagnate spesso alla proposta di studi di fattibilità e di progetti relativi principalmente a ciclovie e piste ciclabili. La concretizzazione di tali progetti è stata spesso frenata dalla poca disponibilità di risorse da parte degli enti preposti.Tuttavia alcuni progetti hanno preso avvio e tra questi il più importante rimane la ciclabile che da Poggibonsi dovrebbe portare fino a Buonconvento. Così come sono da citare il recupero del tratto di ferrovia Colle-Poggibonsi per usi

ciclabili e la ciclabile Abbadia San Salvatore-Piancasta-gnaio, oltre ad alcuni interventi a Poggibonsi. In larga parte irrisolto è il problema della penetrazione in Siena dalle direttrici più importanti. Si tratta in questo caso di fare delle scelte e l’esperienza degli Amici della Bicicletta può essere molto utile.

Il ruolo della Provincia

Sull’insieme delle iniziative e delle problematiche ricordate, l’Amministrazione Provinciale, in raccordo con i diversi Comuni, svolge un ruolo guida, forte della dichiarata disponibilità della Regione Toscana e della piena disponibilità delle associazioni del volontariato legate al mondo della bicicletta e dello sport in generale che in questi anni non hanno solo pedalato ma costruito le basi di un progetto

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I parchi naturali comprendono estese aree di interesse paesaggistico e culturale poste sotto tutela della Provincia autonoma. Le zone protette sono preziose perché contribuiscono a mantenere paesaggio e natura allo stato originario. Il parco naturale non significa solo tutela dell’ambiente, ma anche ricerca scientifica, informazione ed educazione ambientale e possibilità di vivere esperienza nel mondo naturale. I parchi naturali offrono la parte più autentica dei paesaggi naturali e tradizionali dell’Alto Adige.

Grazie al singolare paesaggio naturale e culturale, il Parco naturale Puez-Odle, situato nell’angolo nord-ovest delle Dolomiti, è una delle zone protette più affascinanti dell’Alto Adige. Comprende maestose pareti rocciose, vasti altipiani, verdi praterie pascolive situate a mezza altezza fra le scure selve di conifere e le biancheggianti bizzarre creste montane. Fu istituito nel 1978, ed ampliato nel 1999 con parti del Comune di Ortisei, per cui ora si estende su 10.200 ettari.Dal 26 giugno 2009 il Parco naturale Puez-Odle appartiene al prestigioso elenco del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, il massimo riconoscimento a livello mondiale per un sito naturale.

Il Parco naturale Puez-Odle può quasi essere considerato un “libro aperto” sulle Dolomiti; i geologi, infatti, vi possono osservare tutti tipi di rocce, gli sconvolgimenti tettonici ed i fenomeni di erosione più caratteristici che hanno condotto alla formazione delle Dolomiti. Anche dal punto di vista paesaggistico si riscontra una grande variabilità; deserti altipiani calcarei, fertili pascoli alpini vette bizzarramente frastagliate, maestose pareti, gole profondamente scavate dall’erosione e fitte foreste di conifere costituiscono un caleidoscopio di paesaggi e forme raramente riscontrabile su un territorio così circoscritto.

Tre valli, due aspetti

Il Parco è delimitato a sud dai noti Comuni di Urtijëi-Ortisei, Santa Cristina e Sëlva Gherdëina-Gardena; attraverso il Ju de

Frea/Passo Gardena si arriva nei Comuni di Corvara, Badia e San Martin de Tor, che formano il fianco est del territorio; a nord il parco è delimitato dalla strada del Jü de Börz-Passo delle Erbe, che da San Martino in Val Badia conduce in Val d’Isarco; ivi la Val di Funes costituisce il lato ovest della zona tutelata.Come già dice la doppia denominazione, il Parco naturale Puez-Odle è caratterizzato da due tipi diversi di paesaggio. La parte nord comprende due catene rocciose: quella delle Odle di Eores con il Sass de Putia-Peitlerkofel (2.875 m), e quella spettacolare delle Odle-Geisler propriamente dette, culminanti nel Sas Rigais (3.025 m), la massima elevazione del Parco. La porta ovest di accesso alla zona tutelata è la te stata della Val di Funes, rimasta preservata dagli interventi di un certo “progresso” male interpretato, ove gli ultimi masi agricoli confinano con le fitte fustaie di abete che confinano con praterie e dal superbo scenario dolomitico.La zona sud del parco è formata dal vasto gruppo del Puez, in gran parte un altipiano desertico a quota media di 2.500 metri, ma intervallato da oasi verdi con alcuni laghetti. Il gruppo è incorniciato da elevazioni rocciose frastagliate: dall’Antersasc a Lungiaru, dal Sassongher sopra Corvara, dal Cir sopra il Passo Gardena, dalle pareti della Vallunga oltre Selva Gardena.Per rendersi conto nel modo migliore del fascino particolare e della misteriosa bellezza di questo paesaggio, si consiglia di compiere escursioni sui numerosi sentieri che attraversano il Parco, sia percorrendo l’acrocoro “lunare” della Gardenacia, sia la incassata Vallunga, così come il sentiero Adolf Munkel, che si snoda fra boschi ed alpeggi fioriti ai piedi della grandiosa catena irta di guglie delle Odles (= aghi, in gardenese).

I ladini: il fascino di un’antica cultura

In cinque valli dolomitiche sono sopravvissuti con la loro lingua romancia e con la loro cultura i ladini, discendenti diretti della popolazione originaria, latinizzata ai tempi dell’impero romano. A quei tempi la loro lingua si parlava su

Il Parco naturale Puez-Odle e il sentiero natura di ZannesValentin SchroffeneggerUff. Parchi Naturali – Prov. Autonoma di Bolzano

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ambedue i versanti delle Alpi, dalla Svizzera alla Carnia ed a Trieste. Ormai ne sono rimaste soltanto “isole” nei Grigioni, fra i Monti Pallidi e nel Friuli. Nel Parco rientrano le valli ladine di Gardena e Badia (le altre sono Fassa, Livinallongo, Ampezzo); ma anche la valle di Funes, oggi tedesca, rimase ladina a lungo, come rivelano i nomi retoromani di numerosissimi masi e luoghi.La storia e la cultura di quest’isola linguistica conserva qualcosa di enigmatico; le forme bizzarre delle Dolomiti hanno ispirato la fantasia dei ladini, e le loro meravigliose leggende si sono tramandate oralmente fino a noi.

Comprendere e sperimentare la natura: Sentiero natura

Zannes

Per quanto riguarda la gestione del territorio dei parchi naturali, l’Ufficio Parchi naturali pone una grande attenzione alla gestione del flusso dei visitatori, così come alla manutenzione della rete sentieristica e alla segnaletica in generale. Per mantenere in efficienza la totalità dei sentieri nei 7 parchi naturali in Alto Adige, l’amministrazione provinciale investe mediamente quasi un milione di Euro all’anno.Attualmente esistono 12 sentieri naturalistici a tema nei nostri 7 parchi naturali altoatesini. Ricordiamo ad esempio il sentiero geologico nel Parco naturale Sciliar-Catinaccio, il sentiero dei larici nel Parco naturale Fanes-Senes-Braies o il sentiero natura Zannes nel cuore delle Dolomiti nel Parco naturale Puez-Odle.Gustare la natura con tutti i cinque sensi, farsi un’idea delle correlazioni ed interdipendenze fra le forme di vita ed acuire lo sguardo per scoprire le singolarità del nostro ambiente; sono questi gli obiettivi che ci si è proposti nell’approntare il percorso didattico inaugurato recentemente alla malga Zannes, alla testata della Val di Funes. In Alto Adige questo è il primo sentiero naturalistico percorribile anche su sedia a rotelle, ideato anzitutto per consentire a persone disabili, ma pure ad anziani, a famiglie con bambini o a chi stenta a camminare, il singolare paesaggio naturale e culturale del Parco naturale Puez-Odle.Nell’itinerario di tre chilometri rientrano prati coltivati dagli agricoltori, boschi intatti, pascoli fioriti ai piedi delle imponenti crode dolomitiche. I 15 punti di sosta sono dotati di tabelle che informano sulla genesi e sulle peculiarità naturalistiche della zona; in alcune “stazioni” le notizie sono anche in scrittura Braille per non vedenti. Il sentiero dispone anche di uno speciale rivestimento antiusura e di stazioni di sosta. Il

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sentiero è accessibile sia d’estate che d’inverno. Il percorso attraversa anche il recinto di Zannes, della superficie di 10 ettari, che è stato realizzato dall’Azienda provinciale foreste e demanio come recinto didattico per il pubblico. Esso funge anche da ricovero per animali feriti o per piccoli ungulati orfani. In esso sono ospitati caprioli, cervi e daini.Questo percorso ricco di esperienze è un’importante realizzazione nel programma educativo dell’Ufficio Parchi naturali, che qui offre anche ai disabili la possibilità di rendersi conto delle connessioni naturalistiche ed ambientali, e nel contempo cerca di sensibilizzare la società ai problemi delle persone con difficoltà di vista e di deambulazione. La collaborazione tra varie istituzioni e associazioni ha reso possibile la realizzazione di questo sentiero: l’iniziativa è stata finanziata e realizzata dall’Ufficio parchi naturali e dall’Azienda provinciale foreste e demanio. La Federazione associazioni sociali ha verificato che le esigenze delle persone con disabilità venissero realmente prese in considerazione e completamente rispettate. Hanno collaborato per la fornitura delle sculture di legno e per le scritte in Braille il laboratorio protetto “Il ciliegio” di Bolzano e il Centro ciechi S. Raphael.L’esperienza degli ultimi 6 anni è molto confortevole: molte persone, tra turisti e la popolazione locale, frequentano il percorso, che rende possibile immergersi completamente nella natura. Il “feedback” positivo da parte dei visitatori del sentiero natura Zannes ci ha spinti di prolungare il sentiero per oltre 1,2 chilometri.In collaborazione con le associazioni turistiche dei Comuni interessati, l’Ufficio Parchi naturali della Provincia Autonoma di Bolzano organizza dall’inizio di giugno alla fine di ottobre numerose escursioni naturalistiche. Personale appositamente istruito, illustra ai partecipanti le bellezze paesaggistiche e le particolarità culturali dei parchi, informano sulla geologia, sulla flora e la fauna, spiegano le correlazioni fra le forme di vita, la sensibilità della natura negli ecosistemi, avviando al giusto comportamento in montagna. Tali visite guidate sono, per giovani e meno giovani, un’esperienza ambientale che resterà impressa a lungo.Per non limitare l’offerta di informazioni a coloro che visitano la zona tutelata, nel 2010 fu istituito il Centro visite Puez-Odle, presso S. Maddalena di Funes, per consentire tutto l’anno ad un pubblico più vasto di rendersi conto della poliedricità e straordinarietà del Parco naturale Puez-Odle.

Alto Adige per tutti

Un sito molto importante per persone disabili su sedia a rotelle, genitori con figli piccoli in carrozzina e persone non più giovani si trova sotto www.altoadigepertutti.it. “Alto Adige per tutti” è un progetto tanto grande, quanto necessario: consentire a tutti di poter godere di una vacanza senza barriere tra le montagne dell’Alto Adige. Su questo sito si possono trovare tutte le informazioni sull’accessibilità e sul turismo senza barriere in Alto Adige, con proposte adatte a famiglie con bambini, anziani e persone disabili. Questo sito è un semplice e utile strumento di ricerca rivolto a tutte le persone che devono fare particolare attenzione all’accessibilità nella pianificazione delle proprie vacanze e del proprio tempo libero. “Vivi la natura senza barriere” vi porterà alla scoperta delle più belle passeggiate senza barriere della nostra regione.

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84 Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

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85Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

Sono molto contento d’essere stato presente a questo seminario sulla Mobilità Dolce di Gallio.

Un seminario ben organizzato, che ha affrontato tematiche forti e le ha approfondite grazie ad eccellenti esperti del settore.Complimenti dunque agli organizzatori e all’amministrazione comunale di Gallio per questa giornata così ben riuscita.Vi dico la verità, per la prima volta, nella mia carriera politica, ho avuto il piacere di vedere tante persone ad una conferenza, all’inizio ma soprattutto alla fine.Dopo cinque ore di interventi il vedervi tutti ancora attenti e presenti è segno che gli argomenti trattati sono stati interessanti.

Come Amministrazione Provinciale siamo molto sensibili a queste problematiche ed infatti abbiamo in programma dei progetti specifici, in fase di studio.

Purtroppo la crisi colpisce tutti i settori, tanto più quello pubblico e le ristrettezze economiche non ci permettono di realizzare quanto vorremmo.Non siamo come il Trentino che ha ben altre disponibilità di bilancio, e danno la possibilità di realizzare interventi consistenti ed anche di mantenerli in efficienza.

Le esperienze che ho potuto ascoltare sono da riproporre anche nel nostro territorio, perché sono un modo per avvicinarsi e tentare di risolvere alcuni dei problemi che accompagnano categorie di persone meno fortunate.

Concludo complimentandomi nuovamente con l’Amministrazione Comunale di Gallio, con gli organizzatori, i relatori e ringrazio i presenti, è mia intenzione riproporre l’iniziativa in altre sedi e tavoli istituzionali.

ConclusioniDino SeccoAss. Provinciale Turismo

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Piero Baù

Geriatra Ospedale di Bassano del [email protected]

Annalisa Menegolo

Dott.ssa Dirigente U.O. Disabilità ULSS3 Bassano del [email protected]

Laura Todesco

Associazione Culturale Pediatri (ACP)Jacopo da Ponte, Bassano del [email protected]

Dario Urzi

Chirurgo [email protected]

Paola Vischio

Istruttrice della Walk ASD [email protected]

Mauro Cason

Dottore in psicologia del [email protected]

Andrea Cunico Jegary

Consulente Marketing e [email protected] www.liberaconsulta7c.it

Giovanni Abrami

Prof.re già docente presso lo I.U.A.V. di [email protected]

Chiara Stefani

Architetto [email protected]

Daniele Zovi

Primo Dirigente Comando Regionale Corpo Forestale dello [email protected] dalla Palma

Direttore rivista “Trekking”[email protected]

Diego Morlin

Architetto e [email protected]

Stefano Lucchini

Sindaco del Comune di Sauris (UD)lucchini_stefano@libero.itwww.comune.sauris.ud.itwww.alpine-pearls.com

Marco Macchietti

Assessore Provinciale alle Politiche della Mobilità di [email protected]@provincia.siena.it

Valentin Schroffenegger

Uff. Parchi Naturali – Prov. Autonoma di [email protected]@provincia.bz.it

Comune di Gallio, Via Roma, 2 - 36032 Gallio (VI)Tel: 0424 447920Fax: 0424 447922www.comune.gallio.vi.itE-mail:[email protected]

Relatori e indirizzi mail / Sitografia

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87Mobilità dolce, un’opportunità per tutti

Piero Baù

Evans W.J. et al. “ Clinical Nutrition 2008”; 27: 793-799Kortebein P et al. “JAMA 2007”; 297: 1772-1774Paddon-Jones D. et al. “Report of the 110th Abbott Nutrition Research Conference”; Columbus, Ohio 2009; 9-14

Annalisa Menegolo

Charles Darwin – saggio “Espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”.Bruce S. Mc.Ewen della Rockefeller University e membro della Dana Alliance for Brain Initiatives – Social Neuriscience.Joseph LeDoux professore del Centro di Neuroscienze Università di New York – Il cervello emotivo.Daniel Goleman – Enotional intelligence.Alberto Oliverio – Il cervello e la teoria delle emozioni.

Laura Todesco

Bonin P., Scala R., Todesco L.. Valutazione di un intervento educativo per i bambini asmatici e le loro famiglie. Quaderni acp 1998; 2: 10-14)Ministero dell’Ambiente, La guida alle città sostenibili delle bambine e dei bambini, 1998F. Scaparro, Non solo parole, Medico e Bambino, 1999; 9: 587G. Pietropolli Charmet, I nuovi adolescen-ti, Raffaello Cortina, 2000R. Busi, Per la cultura dell’andare a scuola, “Vivere e camminare in città”, Brescia, 1996F. Frera, R. Busi, La sicurezza dei bambini sulle strade, “Vivere e camminare incittà”,Brescia 1996G. Tamburlini, Ambiente e salute del bambino: patologia dell’inquinamento outdoor, “Il bambino e la sua città”, Bassano, 2000B. Gandino, D. Manuetti, La città possibile, Red Edizioni, 1998F. Racioppi, C. Dora, Il ruolo del traffico nella patologia infantile nei paesi del Nord Europa, ”Il bambino e la sua

città”, Bassano, 2000Mauro Cason

Steiner Claude e Perry Paul, L’alfabeto delle emozioni, Sperling & Kupfer (Traduzione L. Sgorbati Buosi), 1999Harris Thomas, Io sono ok, tu sei ok, Rizzoli, Milano, 2000Steiner Claude, Copioni di vita, La vita felice, Milano, 1999Giacobbe Giulio Cesare, Alla ricerca delle coccole perdute, Ponte alle Grazie, Milano, 2004Risè Claudio, Il maschio selvatico, Red Edizioni, Como, 2002Cason Mauro, Perché non ci capiamo? Giochi relazionali, aspetti psicologici e meccanismi della comunicazione, Franco Angeli, Milano, 2011

Andrea Cunico Jegary

Roberto Busi e Michele Pezzagno, Mobilità dolce e turismo sostenibile.Un approccio interdisciplinare, Ed. GangemiStefano Landi, La marca nel turismo. Analisi ed elementi di marketing strategico, Ed. Touring Club ItalianoFrancesco Giordana, La comunicazione del turismo. Tra immagine, immaginario e immaginazione, Ed. Franco AngeliCastoldi Giorgio, Marketing per il turismo. Dai bisogni dei turisti al prodotto turistico, Ed. Hoepli

Giovanni Abrami

AA.VV. , Geografia del paesaggio. In: Hérodoye Italia, Bertani, Verona, 1981.Bonesio Luisa, Oltre il paesaggio. Arianna Editrice, Casalecchio (Bo), 2002.Colantonio Rita e Venturelli Felix Muller (a cura di), Paesaggio culturale e biodiversità. Leo S.Olschki, Firenze 2003.Sabrina Pelissetti Laura e Lionella Scazzosi (a cura di), Giardini, contesto, paesaggio. Leo S. Olschki, Firenze 2005.Tosco Carlo, Il paesaggio come storia. Il Mulino, Bologna 2007.Zerbi Maria Chiara, Paesaggi della geografia. G. Giappichelli, Torino 1993.Chiara Stefani

Giovanni Abrami, Progettazione ambientale, Clup, Milano,

Riferimenti bibliografici sul tema

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1987Alessandro Pittaluga, Il paesaggio nel territorio, Hoepli, Milano, 1987M. Maggi e V. Falletti, Gli ecomusei, Allemandi & C., Torino - Londra, 2001P. Mietto e U. Sauro, Grotte del Veneto,La Grafica, 1989G.S.S., Quaderno di Memorie d’acqua n.2, Asiago, 2004

Michele dalla Palma

Jeremy Rifkin, Economia all’idrogeno, Mondadori, 2002Michele Dalla Palma, Uomini e monta-gne, Input Edizioni, 2008

Diego Morlin

Pierre Bourdieeu, Le regole dell’arte, Il Saggiatore, 2005;Francesco Morace, Il senso dell’Italia, Libri Scheiwiller, 2005;Alessandro Dal Lago- Serena Giordano, Mercanti D’Aura, Il Mulino, 2006;Antonio Zimarino, Al riparo dal pensiero, Edizioni tracce, 2006;Gilles Clement, Nove giardini planetari, 22 Publishing, Milano, 2007;Danillo Finco, Gallio Toponomastica e Microstorie, La Serenissima, Vicenza, 2007;Arthur C. Danto, Dopo la fine dell’arte, Bruno Mondadori, 2008;Alex Sanchez Vidiella, Atlante di architettura e paesaggio, Logos, Modena, 2008;Edoardo Boncinelli, Come Nascono le idee, Edizioni Laterza, 2008;Alessandro Baricco, I Barbari, Feltrinelli, 2008;Marinella Mandelli-Laura Pirovano, Vedesign-Percorsi e riflessioni fra arte e paesaggio, Francoangeli, Milano, 2010;

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COMUNE DI GALLIOVia Roma, 2 - 36032 Gallio (VI)

Tel: 0424 447920Fax: 0424 447922

www.comune.gallio.vi.itE-mail: [email protected]

Segreteria organizzativaEric Finco

StampaPhotopiù, Bassano del Grappa

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