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Corso di Laurea Specialistica in pianificazione della città e del territorio Anno accademico 2008/2009 Sessione primaverile di laurea Relatore Giulio Ernesti Laureando Paolo Papparotto Università IUAV di Venezia Facoltà Pianificazione del territorio Correlatore Ruben Baiocco L’arte di vivere lo spazio nella città contemporanea

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tesi di laurea

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Corso di Laurea Special is t ica in piani f icazione del la c i t tà e del terr i tor io

Anno accademico 2008/2009Sessione pr imaveri le di laurea

Relatore Giulio Ernesti

Laureando Paolo Papparotto

Universi tà IUAV di Venezia

Facol tà Piani f icazione del terr i tor io

Correlatore Ruben Baiocco

L’arte di vivere lo spazio nella città contemporanea

0. INDICE

Il tempo di cambiareAbitare la città contemporanea:Comunità,Città dell’uomo,Cittadini Attivi,Esperienza urbana,i situazionisti,L’urbanesim come modo di vitaDisegnare il futuroLa città e il desiderioAbitare Le citta nuove

2. S ITUAZIONI 1.1 access 5

Il Museo Guggenheim di Bilbao in collaborazione con la Scuo-la di Architettura di Grenoble propone nel 1999 un progetto di ricerca concernente il vasto patrimonio industriale dismesso della città, con riferimento agli edifici distribuiti lungo le rive del fiume e costitutivi della grande area produttiva bilbaina che risale verso l’oceano.Si trattava di un operazione di conoscenza e di riappropiazione temporanea di questi spazi marginali motivata dall’esigenza di farne i punti di riferimento per la costruzione di una rete cultu-rale alternativa a quella che si era andata rapidamente costitu-endo come espressione dei grandi progetti di riqualificazione della città, dell’impronta di marketing urbano che li connotava e centrata sulla realizzazione di funzioni pregiate ed attrattive di scala nazionale e internazionale: museali e culturali (museo Guggenheim e Palazzo della Musica), congressuali, turistiche. Quell’insieme di progetti e realizzazioni che, integrate con co-erenti realizzazioni di carattere infrastrutturale, rientrano nel programma Ria 2000, vero e proprio asset strategico, ... della riconversione di Bilbao, del suo passaggio da città industriale a città post-industriale.Un programma, Ria 2000, di rinascita urbana apertamente confliggente con il deposito e la stratificazione fisica, spaziale, ma anche culturale e identitaria della industrializzazione. In altri termini, con il motore primo della storia contemporanea della città. Conflitto sul lavoro, conflitto sociale e politico, colonizzazione demografica e industriale dei margini fluviali, costruzione della città borghese, ridestinazione sociale e fun-zionale del vecchio centro, questione igenica-sanitaria e abi-tativa, insomma quanto occorre a definire la morfologia fisica e sociale della città è riconducibile allo sviluppo dell’industria; ci riporta allo scenario dell’industrializzazione.Uno scenario, testimonianza di un’anima della città a rischio di una condizione, e più ancora, un processo di sradicamento programmato rispetto al quale Acess 5 cerca quantomeno di sollevare interrogativi di portata collettiva, proponendo un progetto di campionatura del territorio industriale, dei suoi caratteri identitari, del suo valore di memoria di una intera colletività.Un’operazione culturale dunque, che s’interroga sulla possi-bilità (e sui relativi nessi) di una riqualificazione urbana che porta dalle aree di margine, sforzandosi di mettere in moto una sintesi virtuosa fra passato e presente.E ciò in un contesto di profonda incertezza che, se da un lato sembra abbandonare estese porzioni di aree industriali ad una

bilbao

home page portale access 501

inevitabile demolizione, dall’altro sviluppa un interesse cres-cente per le culture e le identità locali, per la loro capacità di creare reti di interazione sociale attente a valorizzare ciò in cui parti consistenti della società ancora si riconoscono.Un clima di cui una crescente attenzione in Europa per la riap-propiazione e il recupero di tali realtà e testimonianza diffusa.L’attenzione di Access 5 si rivolge dunque alla conoscenza del mondo delle pratiche di riappropiazione, delle sue potenzialità in termini di sensibilizzazione e di crescita rivitalizzazione.Access 5, detto altrimenti, sembra interessata a sondare la possibilità di attivare una strategia, che potremmo definire in-versa rispetto a quella adottata da Ria 2000 e dal suo progetto urbano di eliminazione dei segni industriali e nel contempo di programmata obsolescenza, premessa a sua volta della can-cellazione e sostituzione successiva.Un progetto, quello di Access 5 che dunque si sforza di inda-gare un possibile senso nuovo di quelle aree e presenze; di mettere a fuoco una immagine nuova di quella zona.La struttura del progetto si accorda con questi intenti, promuov-endo un processo che, fondato sulla memoria e partecipazione individuale come punto d’avvio, possa, utilizzando la comuni-cazione digitale come fondale interattivo, trasformandosi in memoria collettiva condivisa. E anche in qualcosa di più: in uno spazio di confronto e soprattutto di proposte, di progetto, a partire dal ruolo di intersuadiazione tra i potenziali attori che lo spazio comune digitale può assumere.In concreto vediamo come si struttura Access 5. Esso si arti-cola, proprio come dice la sigla, in 5 livelli di accesso.

ii 5 livelli di accesso: Access 5 esplora una possibile riattivazione della Ria di Bilbao, attraverso 5 livelli di accesso in cui poter esplorare questi spazi in-dustriali marginali

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zoommata dell’interfaccia Access 5: in rosso si evidenziano gli edifici da esplorare

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Interfaccia Access 5: Il primo livello di accesso consisteva nel rapportarsi al territorio tramite una deriva urbana. Si eveidenziano i 5 itinerari proposti.

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2. S ITUAZIONI

Il primo è, di fatto, una deriva. Chi è interessato è sollecitato a visitare la Ria di Bilbao seguendo 5 itinerari proposti e per-corsi nel corso di una settimana del novembre 1999.Il secondo è costituito dalla lettura delle schede tecniche degli edifici messi a disposizione degli organizzatori.Conclusa questa duplice fase, di progressivo avvicinamento alla conoscenza dello spazio, sorta di prerequisito, può partire il terzo livello.

Si tratta del cuore dell’esperienza: l’esplorazione vera e pro-peia, una sorta di percorso continuo fra gli edifici, alla ricerca di connessioni, porte d’acceso particolari. Un percorso in uno spazio inesplorato, solo “tecnicamente” conosciuto, da per-correre in modo aperto ad accogliere sorprese, cose inattese; da scoprire, in altre parole, grazie alla distanza che separa la conoscenza indiretta e filtrata dalla presa diretta con la realtà e fra immaginario e realtà. In un processo, data la ricchezza impalpabile ma densa di quei luoghi, continuo di stimoli fra conoscenza e immaginario.Esaurita l’appropiazione si avvia la fase della documetazione e, più esattamente, della spedizione di documenti, testi, video, foto ecc. materiali che danno corpo all’ultimo livello di acces-so: quello della messa in comune dell’esperienza, una volta scaricati sul web tutti i materiali raccolti e frutto, ripetiamolo, di un’azione di riappropiazione. Una pratica la cui finalità è quella di sviluppare politiche culturali nuove ed anche, in po-tenza, politiche urbane nuove.In estrema sintesi, la ricerca di spunti di conoscenza utilizza-ndo l’offerta in tal senso di pratiche d’effrazione, esplorazione e riappropiazione temporanea che sono, di fatto, operazioni di

Interfaccia Access 5: secondo livello d’accesso, in rosso si evidenziano gli edifici da analizzare. Selezionando il singolo edificio si entrerà nella sezi-one scheda tecnica.

05Interfaccia Access 5: scheda tecnica per ogni singolo edificio. gli organiz-zatori mettono a disposizioni i materiali per la consultazione

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riciclo o se, si vuole, ridestinazione dello spazio.Una pratica, Access 5, che rimanda all’universo dell’ urban ex-ploration, assai frequentata in Canada e USA, nonchè in pieno sviluppo in Europa ed in Italia; come testimoniano, fra l’altro, un manuale e una rivista internazionale.Ciò che mette in evidenza l’intensificarsi dell’urban explora-tion (cioè del piacere di violare segretamente un luogo vieta-to) è la natura molteplice e contradittoria dello spazio urbano; dell’altro il bisogno di trasformarlo, di adottarlo, di farlo prop-rio che i differenti gruppi sociali manifestano.Detto altrimenti, il bisogno crescente di conoscere e far pro-pri luoghi sociali ed urbani di margine, rimossi, dimenticati, negati sembra rispondere a più necessità: l’affermazione del diritto di conoscere lo spazzio in cui si vive; la curiosità e an-che l’ansia di frenare la velocità e l’indifferenza con cui la so-cietà consuma il proprio passato, la propria storia; l’ansia di affermare, prima della scomparsa, frammenti e tracce lasciati da chi è venuto prima e, quindi, riconnettersi con un passato ancora molto vicino.Direi che non è del tutto azzardato affermare che le ragioni del successo crescente dell’esplorazione urbana stanno nel bisogno di vivere individualmente e con immediatezza i segni di una civiltà bruscamente rimossa eppur così presente, ingo-mbrante e, evidentemente, perturbante.In presenza di diffusi processi di spaesamento, se non sradi-camento, messi in moto prepotentemente dalla nuova società, riappropiarsi direttamente delle conoscenze dei luoghi di un passato ancora operante (anche se per negativo) è un modo per ambientarsi, per educarsi all’abitare; in definitiva per vi-vere consapevolmente.Vedere, esperire, fissare emozioni e decifrarle, raccontare, ovvero prendere possesso selezionando cose, pensieri, spazi. Tutto concorre a costruire storia; cioè a legare, anche se stes-si, a ciò che è stato. Ancora una volta, si tratta di fondare le condizioni dell’abitare.

foto dall’archivio Access 5: Gli utenti sono invitati a esporare, documen-tare (testi, foto e video) le proprie “infiltrazione” urbane, per poi passare all’ultimo accesso cioè nella condivi-sione attraverso l’inserimeto del ma-teriale nel portale web.la freccia verde sta ad indicare la porta d’accesso, clicandoci sopra si entra nella documentazione interna dell’edificio.

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2. S ITUAZIONI

Lorenzo Tripodi ,Digital City, Collaborative mapping, Ict e hacktivismo in Digimag on line, s.d. http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=124

http://axs5.free.fr/# , Access 5http://aranel.splinder.com/, l’abbandono, il vuoto, i non luoghi, la città nel suo complesso. Un viaggio alla scoperta di Milano.http://www.thumped.com/bbs/archive/ index.php/t-40728.html, un archivio utile per chi vuole approciarsi al tema dell’esplorazione urbana nel campo dell’architetturahttp://www.stalkerlab.it/, sito ufficiale degli stalkerhttp://contestiurbani.wordpress.com/category/esplorazione-urbana/, l’esplorazione urbana nelle città digtali, Blog

http://en.wikipedia.org/wiki/Urban_exploration http://www.infiltration.org/history-timeline.html, infiltration è la prima rivista al mondo che tratta il tema d’esplorazione urbana.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://axs5.free.fr/#02. http://axs5.free.fr/#03. http://axs5.free.fr/#04. http://axs5.free.fr/#05. http://axs5.free.fr/#06. http://axs5.free.fr/#07. http://axs5.free.fr/#

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IMMAGINI

Abandoned :fornita documentazione fotografica di edifici in-dustriali abbandonati, localizzati, la maggior parte nelle aree periferiche di Mosca. http://www.abandoned.ru/Abandoned Place: esplorazioni e fotografie di edifici abban-donati in Belgio, principlamente fabbriche ed ospedali. http://home2.planetinternet.be/henk/Abandonned Subway Stations: documentazione forografica di stazioni della Metropolitana abbandonate. una sezione molto fornita di documentazione in merito alla città di NYC http://www.columbia.edu/%7Ebrennan/rails/disused.underground.htmlArchigram: Un lavoro sperimentale prodotto da questo gruppo

esplorazioni urbane a fini architettonici

di archietti Londinesi. http://www.archigram.net/, http://www.brickhaus.com/amoore/magazine/archi.html) Cataphile: Urban Adventure in France, Buona documentazione di Metropolitane, monumenti, fabbriche e cave abbandonate, . http://cataphile.free.fr/Cave Clan: gruppo di esploratori Australiani. http://www.cave-clan.org/Derelict London: gruppo londinese di eslorazione urbana, “per gli amanti della capitale nascosta” http://www.derelictlondon.com/

2. S ITUAZIONI 1.2 BiomappingFirenze, Siena, Londra,

2 partecipanti all’Emotion Map nel quartieri di Kensington - Londra

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home page biomapping.net01

Il progetto di ricerca Biomapping da circa due anni sta percor-rendo le strade di alcune città del mondo: per ora Greenwin-wich, San Francisco, Parigi, Stockport. Artista, accademico, attivista, impegnato lungo l’ibrida inter-sezione tra Arte e Scienza, Christian Nold ne è l’ideatoreIl suo esperimento muove da due constatazioni e cioè che, da un lato: “la convergenza fra la tecnologia wireless e quella mobile, ha reso il nostro corpo, lo spazio e la percezione di esso tracciabili, individuabili, archiviabili”, stravolgendo cosè la nostra tradizionale esperienza del mondo; dall’altro che la tecnologia di sorveglianza e controllo, “non ha a che fare solo con la sicurezza pubblica, bensì innesca un ben più ampio sistema di monitoraggio delle nostre vite” () Di qui l’idea di Biomapping; l’idea cioè di ricartografare la città mappando le emozioni di chi le percorre. L’idea di Nold utilizza quattro componenti. Un rilevatore dele alterazioni degli stati emotivi che ottiene attraverso la conducibilità elettrica della pelle, come una sorta di macchina della verità. Un normale GPS commerciale, cioè un rilevatore della posizione geogra-fica come quelli usati dai navigatori per auto o imbarcazioni. Un software per creare mappe geografiche personalizzate come Google Map e simili. Infine un seplice taccuino su cui appuntare sensazioni, impressioni, cioè che colpisce.Biomapping, in altri termini, combina la tecnologia mobile GPS con quella biometrica GSR (galvanic skin re-sponse) destinata a rilevare il livello di stress del nostro corpo. Grande come un I-pod e do-ato di una webcam abbinata al rileva-tore di pressione da indossare sul gomito, altro non è che un ricevitore portabile connesso a dei satelliti che registra il nostro stato emotivo in de-terminate coordinate geografiche. Il nostro corpo diventa, come sottolinea Nold, un produttore di dati e, quel che conta, solleva interessanti questioni su ciò che noi abitualmente chiamiamo spazio.Cosa avviene è facile da dirsi. Alcuni volontari (cittadini) indos-sano e “tracciano” una deriva urbana nella loro città. Lo stato emotivo di questi volontari varierà nel corso della giornata e verrà registrato. I dati poi vengono trasmessi al software di mapping (google earth) il quale crea una bio-mappa della città dei tracciati di ogni singolo utente. Un ruolo non irrilevante nella costruzione dei picchi di emozione viene svolto dalle an-notazioni del taccuino; annotazioni per lo più assai semplici, spesso quasi banali nella loro disarmante normalità. La possi-bilità di inserire queste informazioni nel portale web danno la l’opportunità a chiunque di scaricare questi dati gratuitamente

elaborazione Emotion Map Kensing-ton, 2004, attraverso l’utilizzo di google earth; Kensington Emotion Map - 39 partici-panti all’esperienza urbana

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e utilizzarli per gli scopi più variegati. Nel blog sono presenti tutte l’esperienze di mappatura emotiva relative a diverse città che hanno ospitato le singole mostre. In sostanza, come è stato osservato, il fenomeno dell’ Emo-tion Mapping fa pensare a una futuristica attuazione dei vaga-bondaggi psicogeografici situazionisti che ludicamente intera-givano con lo spazio urbano circostante. Il progetto vuole esaltare e rendere visibili soprattutto alla comunità, gli stati d’animo che determinati luoghi e situazioni provocano in noi. Il risultato è tangibile nella visualizzazione di vere e proprie cartografie personali che, condivise con altri utenti, arricchiscono via via la mappatura del territorio che ci circonda. Ciò detto, il dato che vorrei sottolineare è che si tratta di un uovo approccio alla cartografia che sfida l’ impostazione tradizionale dall’alto e lascia intravedere alternativi modi di partecipazione dal basso. Un approccio che chiarisce come il progetto nasca dalla com-binazione di ragioni sociali e politiche associate ad un uso alternativo delle nuove tecnologie, come sottolinea lo stesso artista.“le tecnologie biometriche stanno entrando nella nostra vita: sentiamo parlare di retina scanning, di mappatura fisiogno-mica e attualmente nel Regno Unito c’è la proposta di inser-ire il codice dna per definire e riconoscere la nostra identità. Voglio trovare il modo di invertire questa direzione, di gen-erare un’altro tipo di discorso attorno a queste tecnologie e renderle utili per il singolo individuo”. Un’esperienza volta alla ricerca di possibili impieghi delle tecnologie di controllo, alternatii sotto il profilo politico. Un’operazione che esplicita una ricerca che muove dalla val-orizzazione della riappropiazione individuale, istintivo, veriti-ero e in definitiva, non controllabile offre l’individuo: le propie emozioni, intese come riserva fondamentale di conoscenza. In questo senso, l’artista è consapevole di non aver creato un media in grado di cambiare “radicalmente qualcosa a livello politico”; quanto di aver contribuito allo “svecchiamento di un concetto bloccato in una vecchia metafora, quella dello spazio sociale”; chiedendosi al riguardo: “ E’ quest’ultimo qualcosa di individuale o piuttosto qualcosa da condividere? E’ qual-cosa di pre-esistente o qualcosa da costruire con le altre per-sone?” Questo è il nodo e a scioglierlo contribuiscono alcune certez-

dispositivo che combina la tecnologia mobile GPS con quella biometrica GSR (galvanic skin re-sponse) des-tinata a rilevare il livello di stress del nostro corpo. strumento che registra il nostro stato emotivo in determinate coordinate geografiche.

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2. S ITUAZIONI

ze e prerequisiti: che l’avere accesso ai propri dati biometrici contribuisce ad una più consapevole esperienza del vissuto personale e che a tale fine è utile visualizzare come la nos-tra percezione reagisce all’ambiente; che il fatto di possedere i nostri dati personali, è ciò che consente di decidere se e quando condividerli con qualcun’altro, che, in definitiva, con-dividere queste infromazioni e pensare collettivamente al nos-tro spazio è il punto cruciale del progetto al fine di aumentare e rinforzare il potere individuale di partecipazione.Le reazioni ricevute da questo progetto sono state delle più varie e curiose: da una parte molto interesse è arrivato dalla scena dei media più radicale, ma allo stesso tempo molte aziende e professionisti si sono dimostrati interessati: medici per monitorare crisi di panico, urbanisti per progettare nuovi piani urbani, promotori di feste per localizzare il miglior party in città . Una cosa sembra certa: la questione del controllo globale dei dati informatici è un argomento molto delicato, ma se si ricre-ano questi meccanismi in una tecnologia speculare dal basso è molto meno probabile che si abusi delle nostre informazioni

rappresentazione cartacea della map-patura individuale di uno dei parteci-panti all’esperienza urbana nel qua-tiere di Kensington 2004

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esempio stampa emotion map, città di Stockport , Regno Unito, 200706

personali . Infine, da rilevare che a Firenze una mostra dal titolo “Sistemi emotivi” ha dedicato spazio a questi temi e quesiti. Fra gli artisti presenti c’era Nold. L’amministrazione di Siena, interessata al suo lavoro, l’ha invitato a visitare la città con il fine di ricreare l’esperienza di mappatura attraverso la percorrenza di 3 auto distinte attraverso le vie più congestion-ate della città.

La mappa “emotiva” che si è generata è la risposta emotiva agli ingorghi sempre più frequenti. La mappa ha voluto rapp-resentare tramite i punti più alti lo stress causato da questi in-gorghi stradali e tutta la tensione accumulata dai conducenti. Un’esperienza, in conclusione, volta a sondare le potenzialità del Biomapping. Uno strumento, ripeto, pensato non per il controllo, ma per migliora la qualità della vita; per cogliere a fondo le cause dello stress da lavoro; oppure per creare nuove mappe “emotive” in grado di dare alle città volti completa-mente nuovi e vivi rispetto le tradizionali mappature statistico-geografiche

emotion map cartacea, città di Stock-port , Regno Unito, 2007

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2. S ITUAZIONI

http://biomapping.net/http://biomapping.net/interview.htm

Luca dalla Villa, Gps e un software per conoscere le emozioni delle persone ovunque siano. E’ il bio-mapping in Webmas-terpoit. http://www.webmasterpoint.org/speciale/2007dic07-biomapping-tracciare-emozioni-posizione-di-ciascuno.aspElena Dusi, La citta disegnata con i battiti del cuore in La Re-pubblica 9 dicembre 2008, http://ricerca.repubblica.it/repub-blica/archivio/repubblica/2008/12/09/le-citta-disegnate-dai-battiti-del-cuore.htmlSara Tirelli, Biomapping, Ambienti in Digimag on line Agosto 2006. http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=391 Fabien Girardin , Visualising the Pulse of the City in In-fovis megazine, s.d. http://www.infovis.net/printMag.php?lang=2&num=190

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01.http://biomapping.net/02. http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=391 03.http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=391 04.http://biomapping.net/new.htm05. http://biomapping.net/old.htm06.http://biomapping.net/old.htm07http://stockport.emotionmap.net/08. http://stockport.emotionmap.net/

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IMMAGINI

Kensington, quartiere di Londra, Regno UnitoHarrow, Regno UnitoHuddersfield, Regno UnitoLondra, Regno unitoNottingham, Regno UnitoPortsmouth, Regno Unito

Rotterdam, Olanda

Suomenlinna, Finlandia

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altre città biomappate

2. S ITUAZIONI 1.:: Cartografia resistenteFirenze

Il progetto Cartografia Resistente è nato a Firenze nel 2004, come “laboratorio di esplorazione urbana”, con l’idea di sperimentare modi possibili di articolare esperienze psicoge-ografiche e forme innovative di rappresentazione dei fenom-eni urbani. E’ un laboratorio che intende sviluppare nuove mo-dalità di descrizione del paesaggio in evoluzione, a partire da una prospettiva dal basso, e fornire strumenti accessibili ad un vasto pubblico per la costruzione condivisa di un atlante alternativo della città. L’obbiettivo è quello, come si evince dal sito, di produrre vi-sioni differenti ed antagoniste per una città sempre più presa nella morsa dell’economia capitalista globalizzata, preda degli imperativi dettati dal turismo e dalla valorizzazione del patri-monio culturale storico. Il laboratorio è stato avviato da un gruppo informale di per-sone accomunate da una prospettiva critica sulle trasformazi-oni della città, che avevano precedentemente condiviso es-perienze di conflitti per lo spazio, come occupazioni di edifici dismessi e creazione di zone temporaneamente autonome. Il progetto è stato in un primo momento sviluppato all’interno dell’Elettro+, centro di produzione giovanile, sorto a Firenze sulla scia di una serie di interventi ed occupazioni che riven-dicavano spazi di espressione. Il laboratorio si è successiva-mente distaccato da quel contesto, assumendo una collocazi-one indipendente e nomade. In una prima fase, attraverso un workshop di due giorni tenuto nell’ottobre del 2004 il gruppo si è posto degli obbiettivi, che riguardavano la produzione di una serie di narrazioni e mappe riguardanti il paesaggio fisico, politico e mentale della città. La discussione ha esplicitato una vasta serie di idee e di pos-sibili campi di applicazione, focalizzando diversi aspetti della configurazione urbana che sarebbe stato interessante descri-vere e mappare.Questo primo elenco includeva una mappa “dell’intensità della vita pubblica”, una degli “spazi negati”, ovvero di quegli spazi che, nonostante siano pubblici, vengono, tramite il controllo degli accessi, vissuti come privati; una delle “controgeografie dei corpi” - che raccontasse i microcomportamenti quotidi-ani che ridefiniscono e “detournano” gli spazi progettati ; una mappa delle “Relazioni metropolitiche”, vale a dire una mappa dei poteri, ovvero un tentativo di rappresentazione grafica delle relazioni di potere che si sviluppano tra i principali at-tori economici e istituzionali che agiscono a Firenze. Ed altre ancora, fra le quali è oppurtuno se-gnalare quelle del “Delirio

Elettro+ è un centro di produzione giovanile sorto nel 2004 a Firenze. Un laboratorio urbano. che rivendica gli spazi urbani della città

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Home page e logo del gruppo “car-tografiaresistente.org”

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Architettonico”; ovvero una sorta di “guida alle più brutte, biz-zarre, inquietanti ed inquite archietture di Firenze” .Il progetto è ambizioso ancorchè totalmente privo di risorse economiche e produttive di ogni tipo. Il coinvolgimento dei partecipanti è del tutto volontario. Si è posto quindi il problema di come affrontare un simile sforzo disponendo del tempo limitato impiegato da persone appassionate, solo in qualche caso coadiuvate da interessi professionali sull’argomento. Uno dei primi passi è stato quello di adottare degli strumenti collaborativi di rete per acquisire e organizzare le informazioni raccolte. Inoltre, data la dispendiosità di produrre materiali stampati tipograficamente, è parso opportuno pubblicare i materiali online in formato digitale per poter rendere così ac-cessibile il lavoro prodotto. Quindi è stato attivato uno spazio collaborativo su internet, www.cartografiaresistente.org che risponde al duplice obbiettivo di proporsi come officina di elaborazione e sito di pubblicazione. Il concetto centrale è di annullare la distanza tra il fornitore ed il fruitore di infor-mazioni, tra il cartografo e l’abitante, tra chi analizza la realtà dello spazio urbano, e chi la vive e la subisce. Potenzialmente tutti possono partecipare ad ampliare una voce, a descrivere un luogo, a precisare un dato o offrire una diversa interpre-tazione. La configurazione adottata in un primo momento utilizza soft-ware open source di scrittura collaborativa Wiki ed una galleria di fotografie. Il sito wiki consente di inserire testi, aggiungere pagine, categorie e caricare files di vario tipo tra cui anche suoni ed immagini. Tramite links le parti di testo possono es-sere collegate alla galleria di immagini. L’accesso è consentito a tutti. Vengono definite alcune categorie base per ordinare i materiali, per luoghi, per percorsi di esplorazione, per ar-gomenti, che via via nell’uso verranno ampliate, precisate e riorganizzate. E’ quanto è bastato per cominciare ad accumulare materiali di varia natura. L’obbiettivo successivo è stato quello di integrare il sistema con una mappa interattiva che consentisse agli utenti online di creare ed associare dei punti sulla mappa a pagine di testo ed immagini. Il secondo passo è quello di iniziare una fase di esplorazione dello spazio urbano, cercando di controbilanciare l’approccio mediato dall’uso di tecnologie digitali con l’esperienza con-cre-ta del territorio, con il contatto dei luoghi, con un approc-

Mappa dei Poteri: un primo approccio ad una catalogazione condivisa degli spazi urbani

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la prima pagina web di accesso al portale wiki di cartografiaresistente.org. strumento cooperativo aperto a tutti per la costruzione di una memo-ria urbana condivisa.

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2. S ITUAZIONI

cio psicogeografico. In qualche modo due polarità tutt’altro che inconciliabili emergono con evidenza. Da un lato una vi-sione, definita dal sito, “situazionista”, influenzata cioè da una spinta al perdersi nella città, alla “flanèrie”, a cercare conseg-uentemente delle “forme di rappresentazione non cartesiane del paesaggio”. Dall’altra una visione più politica e analitica, che intende approfondare visioni critiche sulle trasformazioni della città, sui processi speculativi e sui fenomeni repressivi, for-nendo informazioni pratiche ed alimentando forme di re-sistenza ai processi dominanti. Inizia quindi una pratica di “derive urbane” volte ad esplorare la periferia di Firenze, ed allo stesso tempo ad esplorare mol-teplici modi di guardare alla città. Il ciclo iniziale, detto Triangolazione, è stato eseguito traccian-do sulla mappa di Firenze un triangolo che unisce tre elementi costitutivi del paesaggio della zona di espansione della città a nord: l’area Ex-Fiat, soggetta ad un vasto progetto di nuovo insediamento residenziale e terziario; l’Ikea e il carcere di Sol-licciano. Tre aree, o potremmo dire tre “situazioni” che fornis-cono una interessante combinazione di simbologie e poteri, ma che possono essere anche interpretate come pretesto.L’idea è di cercare di seguire le rette tracciate sulla mappa il più fedelmente possibile, facendo i conti ovviamente con tutti i limiti, le barriere naturali e gli impedimenti di ogni ordine che si possono incontrare camminando per la città. Come si osserva ancora nel sito, cercare di seguire una as-tratta linea retta diventa un modo di leggere la frammentazi-one, la parcellizzazione e la distribuzione dei confini materiali e psichici del tessuto urbano. Il percorso è stato compiuto in quattro diverse giornate, una delle tratte essendosi rivelata eccessivamente lunga e tortuosa per essere risolta in un giorno solo. I partecipanti hanno preso nota dell’esperienza in vari modi, fotografando, filmando, registrando suoni o scrivendo. Una narrazione corale è stata imbastita a partire dai singoli contributi, attraverso il testo e la galleria di foto connesse sul sito internet. Un racconto in progress che poco a poco si è ar-ricchito aprendo digressioni e collegamenti. Raccontare un percorso lineare nella città si evolve, quindi, poco a poco nello sviluppo di links con argomenti connessi, immagini e collegamenti ad altre pagine web che contengono informazioni correlate. Lo scoprire argomenti e fenomeni di ordine generale a partire dallo specifico incontrato nelle es-

ciclo derive urbane: schema delle “tri-angolazioni”

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plorazioni ha innescato nuove categorie di analisi, fatto aprire nuove pagine di informazioni, nuove catalogazioni, nuovi lay-ers di possibili mappe. L’esperienza delle tre derive iniziali è stata elaborata succes-sivamente in un evento istallativo che si è tenuto nello spazio expo dell’elettro+ nell’estate 2005. I materiali eleborati at-traverso gli strumenti collaborativi di rete sono stati riorganiz-zati con diverse modalità di output. Tre sequenze fotografiche raccontano lo sviluppo del percorso snodandosi sopra il trac-ciato disegnato sul pavimento. Lo accompagnava un cut-up di testi tratti dal sito. Una istallazione audio distribuita sui tre lati riproduceva frammenti del paesaggio sonoro. Elaborazi-oni grafiche sono prodotte a partire dal tracciato della linea spezzata del percorso. Una istallazione interattiva consente di scorrere le sequenze fotografiche seguendo il percorso con il mouse. Installazioni video imbastiscono altre narrazioni dell’esperienza. In sostanza una esperienza riuscita di labora-torio sulla rappresentazione del paesaggio urbano. Da allora sono state organizzate altre derive. Ad esempio è stato iniziato un ciclo di sopralluoghi alla ricerca dell’attuale sorte di spazi una volta sede di occupazioni, associando rac-conti e testimonianze di come erano stati vissuti a informazi-oni ed immagini su cosa sono diventati. La qualcosa è andata a incrementare le pagine dedicate ad una parallela cataloga-zione delle più brutte o bizarre architetture di Firenze. Una successiva deriva fatta sul tracciato del cantiere della tran-via in costruzione ha dato l’occasione di allargare l’interesse verso le relazioni di potere che si dispiegano nell’area me-tropoltana. Come sottolineato nel sito; “Stiamo facendo uno sforzo per aprire pagine informative e link ad altre fonti su quelli che sono i principali attori politici ed economici che gestiscono le tra-sformazioni e la produzione in questa città, con l’intenzione di tracciare quella che abbiamo chiamato una mappa delle relazi-oni metropolitiche, che riveli intrecci, interessi, partecipazioni e scatole cinesi attraverso cui si strutturano le ruling forces che guidano le trasformazioni del territorio”Nel frattempo un altro passo nello sviluppo degli strumenti è stato fatto, aggiungendo al sistema online la mappa interat-tiva. Realizzata con il free open source software WorldKit, a-desso è connessa al sito una mappa su cui gli utenti possono liberamente intervenire, collegando punti linee o aree su una foto aerea di Firenze con pagine del wiki.

ciclo derive urbane: schema del trac-ciato tra Ikea e Carcere di Sollicciano

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2. S ITUAZIONI

Il sistema consente di accendere e spegnere diversi layers, che sono stati associati alle principali categorie di analisi del progetto. Sono stati ad esempio segnati i percorsi delle de-rive, riportate le aree calde, in trasformazione della città ed i principali luoghi ed edifici trattati nel sito. Il sistema software nel suo complesso è ancora piuttosto ru-dimentale e instabile. Ciononostante si sta rivelando già uno strumento utilissimo per la costruzione di un database “ela-stico, cooperativo e sfaccettato” in grado di trasmettere delle conoscenze sostanziose e produrre delle rappresentazioni elaborate. Ha il vantaggio di essere facilmente aggiornabile da un gruppo distribuito di curatori e da utenti occasionali.I risultati sin qui raggiunti hanno dimostrato l’interesse di per-fezionare e diffondere il sistema, e suscitato possibilità di col-laborazioni più ampie.

interfaccia web Living Mapa: schermata d’accesso all’interazione07

Sul piano tecnico l’obbiettivo adesso è quello di sviluppare un’unica interfaccia software che includa testo, database gal-leria di files e mappa; insomma una vero e proprio sistema di co-noscenze in diverso modo e grado elaborate, dedicato alla descrizione distribuita del paesag-gio urbano. Sul piano dell’elaborazione dei contenuti il compito ancora più arduo che “cartografiaresistente” sembra volersi dare, è quello di convogliare abbastanza energie e trovare le risorse adeguate per completare alcune operazioni di mappatura e pubblicarle, anche in for-mato cartaceo.

Una valutazione critica dell’attività svolta viene dato dallo

stesso attore-promotore. “Cartografiaresistente” sottolinea infatti che un ostacolo con cui il progetto si è scontrato è il fatto che non basta sviluppare strumenti per innescare una pratica diffusa di osservazione e critica dei processi che ci circondano. Soprattutto sottolineano, che occorre spendere una grande energia nel costruire occasioni di coinvolgimenti e relazioni stabili tra i soggetti interessati a portare avanti un simile progetto. Fino a questo momento, si osserva, il sistema si è rive-lato efficace nell’aprire numerose fine-stre di osservazione, nell’avviare diversi progetti di rappresentazione cartografica, ma non ha trovato la chiave per chiudere, per completare ad un livello sufficentemente dettagliato la fase di raccolta dati e sviluppare appropriate forme di restituzione.Una constatazione semplice e quasi banale nella sua evidenza, emerge dal lavoro sin qui condotto e dalla valutazione dei ri-sultati eaggiunti rispetto agli ambiziosi abiettivi messi via via in campo. Ed è che il tempo rubato ai ritmi quotidiani, anche attraverso le modalità di rete, pare non consentire una con-centrazione di protagonisti, sufficiente per soddisfare gli obi-ettivi. Ciononostante CartografiaResistente avanza con passi discontinui e risultati gratificanti.

Interfaccia web Living Map: legenda interattiva

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2. S ITUAZIONI

http://www.cartografiaresistente.org/http://it.wikipedia.org/wiki/Cartografiahttp://www.produzionidalbasso.comhttp://www.euromovements.info/new/newsletter/articles/car-tografia_emotiva.html

Lorenzo Tripodi, Mappe Resistenti tra arte e rete in rivista on-line DigiMag, gennaio 2007, http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=656

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.cartografiaresistente.org/02. http://www.exibart.com/03. http://www.cartografiaresistente.org/twiki/bin/view04. http://www.cartografiaresistente.org/twiki/bin/view/Main/ZoneCalde05. http://www.cartografiaresistente.org/twiki/bin/view/Main/Derive06. http://www.cartografiaresistente.org/twiki/bin/view/Main/IkeaSollicciano07 http://mappeaperte.net/cartografiaresistente08. http://mappeaperte.net/cartografiaresistente

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IMMAGINI

Redactiva. Fondatrici dell’associazione sono la psicologa Alejandra Pérez, e la sociologa urbana Alexandra Hache.Riappropriarsi della città, analizzare quanto si è interioriz-zato dell’ambiente circostante e riposizionarci attivamente nello spazio che occupiamo, è uno degli scopi di RedAc-tiva, un’associazione spagnola che si dispiega tra Barcello-na e Parigi. L’idea, fondamento di tutti i progetti sviluppati dall’associazione, è quella di aprire (open sourcing) la città, renderla accessibile a chiunque, andare oltre i limiti imposti dalle regole territoriali e sociali, ricendo quell’intimità che lega la città all’individuo. www.redactiva.tkmappe aperte. In questa ricerca di tesi il laureando si chiede come gli abitanti rappresentino il territorio in cui vivono. Il contesto è un piccolo borgo montano semi-abbandonato, Luc-chio, frazione di Bagni di Lucca (LU). Di fronte alla problem-atica dell’abbandono che affligge gran parte della montagna, e davanti al conflitto locale generato da alcune scelte politiche di gestione territoriale, si è domanda con quali pratiche quo-

PROGETTI SIMILI

tidiane i pochi presidiatori contribuiscono a costruire il loro territorio futuro. il progetto quindi si prefigge di non restituire solamente la presenza di un identità diffusa, ma addirittura far raccontare agli abitanti stessi dei luoghi la loro visione del territorio. la produzione successiva di un sito web, diventa una volontà del laureando di continuare la ricerca e mantenere un progetto aperto a possibili implementazioni future, dando modo anche al singolo utente di interagire con il proprio ter-ritorio divulgando conoscenza. http://www.mappeaperte.net/

2. S ITUAZIONI 1.4 ChiamaMilanoMilano

simbolo distintivo dell’associazione ChiamaMilano disegnato da Oliviero Toscani. Ad ogni numero è associata una zona del comune di Milano. l’utente può interagire attraverso l’uso di questa tastiera, individuando l’area su cui esprimere una propria idea o dissidenza

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mappa interattiva in cui segnalare e aprire dibattiti collaborativi. le ricerche possono essere effettuate at-traverso 4 sezioni: spazi, argomenti, tempi, notizie

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Chiamamilano è uno spazio interattivo a disposizione dei cit-tadini che nasce nel 2002 e si sviluppa grazie a tutti coloro che vogliono esprimere idee o raccontare notizie e curiosità, pro-porre progetti e contenuti innovativi sulla metropoli milanese, per poterla rendere più vi-vibile e aperta.

“A Milano si può vivere felicemente, non è necessario rasseg-narsi al grigio. Per questo è nata una fondazione a servizio della gente, che vuole collaborare con le istituzioni e che conta sull’aiuto di tante persone intelligenti” .

Con queste parole Milly e Massimo Moratti, hanno dato ini-nizio al progetto “Chiamamilano”. la fondazione che vuole ris-pondere alle domande dei milanesi sulla città.

Il nucleo promotore della Fondazione è costituito da: Milly Moratti, Massimo Moratti, Marina Spadafora, Nico Colonna, Stefano Boeri, Carlo Paris, Guido Rossi, Francesca Luchi, Virginio Colmegna, Giacomo Leva, Lella Costa, Gino Rigoldi, Marco Roberto Cabassi, Chicca Nicolet-ti, Pierfrancesco Bar-letta.

Si tratta di un progetto per la città, la tappa di un percorso per dar voce ai milanesi. Con un simbolo che richiama una tastiera telefonica, con i numeri delle nove zone della città, la Fondazione vuole essere un punto di riferimento per i mi-lanesi, attraverso due principali strumenti di comunicazione: il portale internet e il giornale, un periodico mensile. Portale internet. Il sito www.chiamamilano.it vuole denunciare e risolvere i problemi cittadini, proponendo soluzioni, divul-gando iniziative, e richiamando l’attenzione su temi di parti-colare interesse. il portale da la possibilità all’utente di inserire le proprie seg-nalazioni e i propri progetti in 4 sezioni definite da 4 criteri: spazio, tempo, argomenti, notizie

Spazio: in questa sezione è possibile localizzare in una delle nove zone di Milano la segnalazione. Tempo: Le segnalazioni possono riguardare il passato, cioè i progetti in fase di realizzazione o già avviati dall’Amministrazione cittadina, da privati, associazioni, comitati e singoli cittadi-ni o il futuro, cioè i progetti e i desideri dei cittadini per la città.Argomenti: questa sezione è organizzata per categorie, al cui

elementi cliccabili della guida interat-tiva, inclusi nella sezione Spazio: nu-merazione ed elenco dei quartieri rif-eriti alle 9 zone del comune di Milano

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interno si è invitati a collocare le segnalazioni.Questo l’elenco: ambiente, arte e cultura, comunicazione, la-voro ed economia, pubblica amministrazione, sanità, scuole e formazione, sport e tempo libero, trasporti, vivibilità, volon-tariato.E’ interessante notare come l’elenco copra le tematiche fonda-mentali della vita urbana. Le voci sembrano corrispondere ad una canonica partizione e organizzazione dell’amministrazione della città. Peraltro, la scelta di una stretta aderenza alla struttura amministrativa pare esprimere (oltre a garantire un’immediata comparazione) ed evidenziare lo sguardo rav-vicinato e critico dell’Associazione.Fuoriecono dallo schema, rafforzandolo però, le ultime due voci: vivibilità e volontariato.La prima sembra concepita per accogliere un ampio arco di proposte, per tema, taglio e localizzazione. proposte, puntuali e circoscritte o di maggior respiro, rese tutte comunque omo-genee dal valore aggiunto che arrecano proprio in termini di viabilità.Sembrerebbe essere la categoria riassuntiva: quella, cioè, che esprime la finalità del progetto e dunque la voce cui ricon-durre le segnalazioni. La seconda sembra richiamare esplicitamente uno dei riferi-menti principali del progetto. Riferimento essenziale per sod-disfare l’obiettivo del coinvolgimento attivo e, per tale via, problematizzare il rapporto società-politica, società-istituzi-oni.Notizie: una sorta di finestra sulla città curata dalla redazi-one di chiamamilano, in cui vengono pubblicate notizie dai quartieri, inchieste, pareri degli esperti sulla città che “cambia, che cambierà, che dovrebbe cambiare”. Anche in tal caso è interessante osservare la struttura di questa seione. Come “qualità dell’aria” si esplicita un tema e problema fondamentale della città e dei cittadini e lo si pone al centro di una continua e aggiornata informazione.Con “ChiamaMilano” s’aggiorna l’informazione e la riflessione su di una serie di “grandi progetti” e, più in generale iniziative alla quali partecipa o di cui è protagonista ChiamaMilano. Per citarne alcune: Educaria, campagna di informazione e sensibi-lizzazione, condotta nelle scuole elementari e medie, sul tema dell’inquinamento; AbitaMilano, ricerca-sondaggio in collabo-raione col Politecnico di Milano sul vissuto e l’immaginario dell’abitare a Milano; Fa la cosa giusta, fiera del consumo

copertina del giornale ChiamaMilano03

2. S ITUAZIONI

critico e degli stili di vita sostenibili organizzato da “Terre di mezzo”.Con le sezione “Giornale”(su cui torneremo fra breve), “Ar-chivio - Notiziari on line” si garantisce una puntuale informazi-one, di cadenza settimanale, sulle vicende milanesi, su ciò che concerne la sua trasformazione in atto o progettata. Notizie e pensieri: sull’andamento del mercato delle case; sui progetti speculativi conseguenti l’approvazione della legge regionale seulle aree a vincolo decaduto; sui tentativi di colpire (“la guerra dei Kebab”) le attività commerciali gestite da stranieri; su vari progetti di riqualificazione di parti della città (ol merca-to storico di via Benedetto Marcello; la Ztl del quartiere cinese) (“la guerra dei carrelli”); sull’Expo 2015, oggetto di costante e preoccupata attenzione; nonchè, ovviamente, sugli altri grandi e discussi progettti di trasformazzione delle aree centrali della città, costantemente al centro dell’attenzione e oggetto di con-tinue iniziative di opposizione e, talvolta, di controprogetti.Con la vove “Links” si documenta, zona per zona, la rete delle connessioni, la portata delle interazioni, la trama su cui pog-giare il lavoro di documentazione, comunicazione, proget-tazione ed azione che ChiamaMilano intende svolgere e ga-rantire.Con “Inventa città” si fa spazio, invece, alle proposte dei cit-tadini. Si tratta di una multiforme offerta di idee di riarredo, ripavimentazione, illuminazione, rinaturalizzazione; riquali-ficazione, in generale, di spazi, scorci, strade, piazze, edifici privati e pubblici, stazioni della metropolitana creativa e ar-tistica, che ricorre spesso alla tecnica del foromontaggio, al confronto spesso impietoso, fra lo stato attuale delle cose ed uno possibile. Una sorta di collage di tessere per la città di domani.Da segnalare infine un ultimo spazio: Chi siamo. Si tratta di una sorta di vove articolata che spazia dalla dichiarazione della missione dell’associazione alla rassegna stampa relativa alle sue iniziative, all’indicazione di queste (si tratta anche di parte-cipazioni ad altrui iniziative), all’elenco dei contatti.Una voce che consente di apprezzare con efficacia obiettivi, attività, relazioni in altri termini: senso e collocazione, quanto meno, culturale dell’Associazione.Fra le varie iniziative e progetti qui illustrate, di una vorremmo dire più diffusamente.Si tratta del “Negosio civico”, uno spazio di 150 mq. nel cen-tro di Milano (Largo Corsia dei Servi), aperto tutti i giorni

elementi cliccabili della guida interat-tiva, inclusi nella sezione argomento: elenco degli argomenti su cui poter associare la propria annotazione

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elementi cliccabili della guida inter-attiva, inclusi nella sezionet tempo e notizie: la ricerca delle diverse an-notazione rilasciate dai diversi city-user sono catalogate in un database, permettendo così una ricerca per data di pubblicazione oppure per notizie o temi maggiormente trattati o com-mentati

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dalle 12 alle 20. Come si legge nel sito, si tratta di uno spazio reale di incontro, di circolazione e scambio di informazioni e conoscenze, di organizzazione di atività ed eventi. E’ dunque uno spazio di visibilità e proposta per singoli cittadini, per Comitati, per Associazioni. E’ altresì, una sorta di grande Ar-chivio aperto, di documenti, relazioni, fotografie e quant’altro concerne problemi, denunce, proposte, relative alla vita della città, con particolare riguardo per l’ambiente e la qualità della vita quotidiana. E’, ancora, un luogo per attivare coinvolgi-mento e partecipazione. Ma è anche un luogo a servizio dei cittadini. Si vedano: lo sportello attivato a tutela del consu-matore; lo soprtello integrato di famiglia; lo sportello di ori-entamento legale con particolare attenzione alle questioni del lavoro e alle realzioni con lapubblica amministrazione e, natu-ralmente, ai problemi della popolazione immigrate. Insomma, un’articolata attività di ascolto e sostegno.

Il portale può essere consultato da tutti, anche da chi non pos-siede un computer, perché è data la possibilità di connettersi in alcune librerie della città, dove anche chi non sa «naviga-re» sarà aiutato da personale esperto.Lo spirito dell’iniziativa può essere ulteriormente chiarito da questa citazione: “Vorrei che questo portale fosse uno spazio di risonanza, di dibattito tra tutti i cittadini. Perché il milanese si sente spesso umiliato nel non essere coinvolto nelle scelte dove aiutarsi e partecipare attivamente”�

1 Annachiara Sacchi, Moratti: ecco il “portale” per dialogare con la Città in il Cor-riere della Sera, 23 marzo 2002

Negozio Civico: all’interno è appessa su di una parete una grande mappe di Milano in cui poter archiviare, attraverso documenti, relazi-oni e fotografie, i materiali sulle 9 zone della città. uno strumeno utile per far circolare le idee e le segnalazioni dei cittadini.

07 Il negozio civico: spazio libero a dispo-sizione per tutte le associazioni, comi-tati o gruppi che necessitano di uno spazio per riunirsi, farsi conoscere e proporre attività, progetti, laboratori, eventi. Una iniziativa gratuita e ori-entata al miglioramento della qualità della viita della città di Milano

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2. S ITUAZIONI

Altro strumento di comunicazione e divulgazione, si diceva, adottato dalla fondazione è il giornale, realizzato con il coor-dinamento milanese delle testate di zona e distribuito ogni mese. L’obiettivo è quello di fornire ai lettori dei giornali di zona, già informati in modo puntuale sul loro quartiere, una visione d’insieme dei problemi e dei progetti concernenti l’intera città. La fusione delle due dimensioni dovrebbe favorire una cono-scenza meno angusta, più aperta e dialettica, favorendo una cittadinanza più consapevole.In definitiva, attraverso il proprio portale web e un periodico mensile, Chiamamilano raccoglie voci, bisogni e proposte per una città migliore, informando i cittadini e denunciando i mille problemi della città.

Possiamo tornare ora agli scopi della fondazione : In primo luogo, secondo quanto già detto, fornire ai cittadini milanesi gli strumenti di comunicazione, di contatto e di utilità comune atti a consentire l’esame e la discussione sui vari temi di interesse della Città; nonché fornire l’accesso ai programmi elaborati e alle decisioni prese dalle istituzioni locali, per ac-quisire informazioni e conoscenze in modo confermativo. in secondo luogo, e si tratta di un’ambiziosa forma di attivazi-one di iniziativa locale, promuovere e contribuire a realizzare progetti sulla Città ai quali gli abitanti partecipino attivamente, anche dal punto di vista ideativo e progettuale.

In sintesi La missione che si prefigge l’associazione è dunque sviluppare e diffondere le conoscenze sulla Città e nel contem-po la progettazione partecipata. Detto altrimenti, contribuire in modo propositivo al miglioramento di Milano, favorendo nuove modalità di comunicazione tra le persone, ascoltando i bisogni e le idee dei cittadini milanesi e trasformando alcune di queste in progetti concreti e sostenibili. Tutto ciò utilizzando il supporto di competenze professionali specifiche e di una at-tività di lobbying per la loro affermazione e realizzazione.

Per concludere e meglio comprendere l’azione di ChiamaMi-lano vale la pena di render conto della prospettiva opposizione svolta dall’Associazione rispetto ad uno dei più rilevanti ed impattivi grandi progetti portati avanti dalla Amministrazione comunale: quello concorrente l’area Garibaldi - Repubblica.Alla proposta dell’Amministrazione ChiamaMilano ha contrap-

posto un proprio progetto. Direi, un vero e proprio contropro-getto che senza sconvolgere parametri ed indici urbanistici mostra, grazie proprio allo strumento progettuale, le possi-bilità di riqualificazione ambientale della iniziativa. Uno sforzo realistico di progetto giustificato dalla consapevolezza, diffusa e raccolta da ChiamaMilano d’essere “di fronte ad una occa-sione storica nel centro della città, ad una scommessa che non possiamo perdere nella ridefinizione degli spazi fruibili dai cittadini. E’ in gioco quell’equilibrio tra costruito e spazi vuoti e verdi che contribuisce a determinare la qualità della vita di ciascuno di noi”.

Queste le ragioni di una proposta che riprende quanto sug-gerito negli anni da abitanti, asso-ciazioni e comitati affinché il verde pubblico sia davvero pubblico ed usufruibile, con per-corsi in continuo, non sia cioé “condominiale” o frazionato in fazzoletti di terra.Queste le ragioni di una proposta che, non a caso, si intitola: Il Parco (è) Possibile.

Planivolumetrico Parco (è) Possibile, promossa dall’associazione ChiamaMilano: veduta da Viale della liberazione

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Naturalmente, tutto prende avvio dalla constatazione che a Milano ce n’é poco, di verde (calcolato, tra l’altro, con modal-ità assai discutibili e cioé con-siderando anche il cosiddetto “verde di arredo stradale” come aiuole spartitraffico, filari al-berati e rimasugli di giardinetti e aiuole), che quel poco versa in cattive condizioni, che l’inquinamento dell’aria sia così el-

2. S ITUAZIONI

evato obbligherebbe un’Amministrazione consapevole non solo a contenere nuove volumetrie ma ad esigere con severità che ogni operazione immobiliare fosse dota-ta del massimo di spazi verdi. E certamente - qui vi è una nota polemica verso alcuni progetti correttivi di tale carenza - non praticando la trasformazione del verde orizzontale a disposizione di tutti in verde “verticale” a portata di mano dei soli residenti.In par-ticolare, le pesantissime volumetrie previste al Garibaldi-Re-pubblica avrebbero dovuto per lo meno garantire, in luogo di giardini frazionati, la realizzazione di un grande polmone verde capace di favorire la depurazione dell’aria dai veleni che Milano é costretta a respirare ed offrire ampi spazi pedonabili e ciclabili per tutti (anziani e bambini compresi)

Planivolumetrico del Progetto promosso dall’Amminstrazione: veduta da Viale della liberazione

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Chiamamilano ha voluto fornire la riprova che, quando la vo-lontà é quella di determinare vantaggi per i cittadini, é possibile raggiungere risultati straordinari. Infatti, il progetto presenta-to, Parco (è) Possibile dimostra che, non modificando le citate volumetrie (non per questo, va segnalato, vengono avallate), il verde a disposizione dei cittadini può addirittura raddoppiare e costituire un parco urbano degno di questo nome, che é possibile sviluppare le volumetrie dove insistono i diritti, con-tenerne l’altezza ai fini dell’impatto sullo skyline, inoltre che é possibile salvare il verde di prossimità all’Isola recuperando la

Il negozio civico: spazio libero a dispo-sizione per tutte le associazioni, comi-tati o gruppi che necessitano di uno spazio per riunirsi, farsi conoscere e proporre attività, progetti, laboratori, eventi. Una iniziativa gratuita e ori-entata al miglioramento della qualità della viita della città di Milano

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Stecca degli Artigiani per ricavarne servizi comunali legati alla salute, al mondo della scuola e della cultura.Quindi, una proposta che parte dal verde. Ma che non si ferma al verde. Altresì una proposta rivolta all’Amministrazione ed alle parti sociali “affinché il percorso dei vari Programmi Inte-grati di Intervento e di Recupero non resti scandito dai ricorsi al TAR ma venga invece affrontato con spirito costruttivo e lungimirante una stagione partecipativa sino ad oggi solo gabellata e mai praticata nella realtà.”

Il progetto è stato, ovviamente, inserito sul programma Goog-le Earth, ciò denota una volontà dell’associazione di renderlo il più accessibile e visitabile virtualmente dal pubblico. Grazie agli strumenti partecipativi di Internet, si sottolinea nel sito, il progetto virtuale diventa lo spunto per un dibattito concreto, aperto alla cittadinanza. La tecnologia 3d si tras-forma in una piattaforma partecipativa, in grado di ospitare il social network dei cittadini interessati al futuro di Milano.Come si rileva ancora nel sito, “soluzioni finora riservate a progettisti e ingegneri diventano alla portata di tutti, con un gesto innovativo che può aprire una nuova fase nella gestione dei grandi progetti urbanistici”. Ciò che si vuole sottolineare, riprendendo le finalità complessive di ChiamaMilano, è che l’iniziativa sperimenta un atteggiamento aperto al confronto tra la società civile e i soggetti propositivi delle grandi opere di interesse pubblico: “una sorta di Blog 3d volto alla ricerca della verifica e del consenso sulle scelte attraverso il dibat-tito in rete”. Google Earth, insomma, viene utilizzato in una modalità innovativa, non solo come riproduttore virtuale della realtà geografica attuale, ma come laboratorio plastico di un mondo futuro possibile, e auspicabilmente migliore.

Progetto Parco (è) Possibile: tipologie edilizie

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2. S ITUAZIONI

http://www.chiamamilano.it

Annachiara Sacchi, Moratti: ecco il “portale” per dialogare con la Città in il Corriere della Sera, 23 marzo 2002. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=3Rodolfo Sala, “Una Fondazione per la città”in La Repubblica, 23 marzo 2002. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=3s.a., “ChiamaMilano” Sito e giornale per raccogliere le voci della città in Il Giornale 23 marzo 2002. http://www.chiamami-lano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=3Massimiliano Mingoia, Al Battesimo “ChiAMA Milano”, per ri-tornare a vivere la città in Il Giornale 23 marzo 2002. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=3Dilauro, Milly e Massimo Moratti, un nuovo sito per la città. in Libero 23 marzo 2002. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=3Lorenza Margherita, la città alternativa di ChiamaMilano in Acido Politico marzo 2007. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=5Carlotta Magnanimi, quanti sono i cyber ecologisti, in La Re-pubblica 3 febbraio 2007. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=5s.a, Siti Caldi in Il Mondo 8 novembre 2002. http://www.chia-mamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=5Filippo Poletti , Grande successo per chiamaMilano, In Il Nuovo 26 giugno 2002. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=5s.a, Un Giornale per chiamaMilano della Moratti in Prima Comunicazione aprile 2004, http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=5

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.chiamamilano.it/02. http://www.cartografiaresistente.org/twiki/bin/view03. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=1504. http://www.chiamamilano.it/05. http://www.chiamamilano.it/06. http://www.chiamamilano.it/07. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=21&pos=108. http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=21&pos=409. http://www.chiamamilano.it/media/files/garepparcopos-

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IMMAGINI

Associazione Vivi e Progetta un’Altra Milano è nata nel 1989 con lo scopo di migliorare la qualità della vita nella zona Sempione-Certosa. Si sono occupati inizialmente di picco-li problemi quali lo spostamento di un mercato o la difesa dalle onde elettromagnetiche di una antenna radio . Nel 1990 l’associazione si è impegnata a sostenere la proposta dello spostamento della Fiera di Milano aRho . Hanno partecipato attivamente alla campagna cittadina “Aria Pulita” e dal 2004 si stanno impegnando nella “battaglia” per migliorare il pro-getto City Life. Il portale è ricco di informazioni riguardanti City Life, con un ampia rassegna stampa dedicata. http://www.quartierefiera.org/

altre associazioni a Milano, che si occupano della città

sprog.pdf 10. http://www.chiamamilano.it/media/files/garepparcopos-sprog.pdf11. http://www.chiamamilano.it/media/files/garepparcopos-sprog.pdf12. http://www.chiamamilano.it/media/files/garepparcopos-sprog.pdf

2. S ITUAZIONI 1.4 Critical MassMilano

Massa critica (spesso chiamata col termine inglese critical mass) è un raduno di biciclette che, sfruttando la forza del numero (massa), invadono le strade normalmente usate dal traffico automobilistico. Più precisamente consiste in una serie di iappuntamenti con-venzionali (“coincidenze organizzate”) di ciclisti che attraver-sano insieme tratti di percorso urbano in sella ai loro mezzi.Il fenomeno si è sviluppato, a partire da San Francisco dove nel 1992 si svolse la prima marcia di Critical Mass. Questo raduno di ciclisti iniziò a prendere piede e tramutarsi in un vero e proprio movimento accolto dalle più grandi metropoli mondiali. La “massa” attiva che partecipava a questo raduno, iniziò ad aumentare esponenzialmente, spingendo così, quasi natural-mente, a coniare la sigla di questa pratica.E’ interessante ricordare quanto già da altri rilevato e cioè che i termini “massa” e “critica” rimandano a concetti tanto della fisica, quanto delle scienze sociali ed umane. Massa critica sarebbe cioè la qualità fisica e socialmente consape-vole, necessaria ad attivare un atteggiamento di rivendicazi-one e di rifugio; a superare detto altrimenti, la soglia oltre la quale l’atteggiamento disopportazione e tolleranza obbligata dell’individuo di una situazione e condizione insoddisfacente può trasformarsi in opposizione e rifiuto attivo; può, insom-ma, scombinare la percezione diffusa di ciò che viene avvertito come comune sentire, come senso comune, come normale. In questo caso la normalità del traffico delle macchine.In sintesi, la soglia critica svilupperebbe senso di appartenen-za e condivisione. Ciò promuoverebbe l’azione collettiva come espressione di rivendicazione ed anche come espresssione di rivendicazione ed anche come espressione di forza. Azione e forza necessaria per sfidare il modello di senso comune di mobilità.La massa, quindi diventa l’elemento principale perchè la riap-propiazione abbia effetto. Come si evince dai vari siti web di promozione “ la massa è sufficiente (ovverosia critica) la dove, il traffico non ciclistico viene bloccato anche su strade di grande comunicazione, come viali a più corsie”.E’ proprio questa sua caratteristica non organizzativa, più sem-plicemente di massa, ciò che caratterizza il movimento. Un movimento in cui l’individuo aderisce spontaneamente sem-plicemente partecipandovi. E’ per questo che Critical Mass è spesso definita una “coincidenza organizzata”, senza leader,

simbolo distintivo e marchio presenta nella Home page del movimento Critical Mass Italia

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Volantino pubblicitario di Critical Mass-Roma, che invita gli interessati a partecipare alla “massa critica”

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organizzatori, o membri individuati da qualcosa che non sia la loro partecipazione all’evento. Anche il percorso seguito durante la manifestazione viene de-ciso sul momento, spesso da chi è in testa al gruppo; oppure chiunque abbia una propria idea su un percorso possibile, può stampare delle mappe e distribuirle ai partecipanti. Altre volte la decisione del percorso viene presa e condivisa tra più per-sone subito prima che la marcia abbia inizio. In questo modo il movimento si spoglia di tutto ciò che è im-plicato nella creazione di una organizzazione gerarchizzata: “nessuna struttura interna, nessun capo, niente politica inter-na, niente direttive di movimento, ecc.” Detto altrimenti, per far esistere una Critical Mass tutto ciò che serve è che un nu-mero abbastanza elevato di persone sappiano della sua esist-enza e si incontrino il giorno designato per il raggiungimento della massa critica, per occupare tranquillamente un pezzo di strada, in modo da escluderne i mezzi motorizzati.Proprio in conseguenza di questa mancanza di gerarchia, è richiesto che i cicloattivisti assumono la responsabilità dell’evento, ciascuno individualmente. Molteplici e diverse sono le motivazioni con cui ciascun ciclis-ta partecipa alla massa critica .Tra queste la voglia di fare un giro in bicicletta, l’impegno ambientalista o per la sicurezza dei ciclisti sulle strade, il gusto anarchico e situazionista dell’atto, la pulsione a creare confusione o conflitto. Gli appuntamenti, tipicamente in luoghi pubblici e ad alta visi-bilità, sono pubblicizzati mediante affissioni, circuiti di amici-zie e di attivismo politico, comunicazioni elettroniche, e hanno tipicamente periodicità mensile o settimanale, con l’obiettivo di diventare appuntamenti fissi nella vita di una città.Il fine della massa quindi è quello di restituire allo spazio pub-blico la funzione che gli spetterebbe per definizione: quella di centro di aggregazione, di luogo catalizzatore di attività col-lettive. Si denuncia, quindi, una città più a misura d’uomo, da poter attraversare lentamente soffermandosi su tutto ciò che attrae la nostra attenzione lungo il percorso senza rischiare di essere travolti da una “scatola di metallo a motore”.Una città più ecosostenibile in cui muoversi sfruttando le proprie ener-gie e respirare aria meno inquinata. In altri termini, la strada e la bicicletta si combinano per una critica radicale alla società, alla città, all’idea di tempo che gov-erna e domina società e città. Una critica che passa attraverso il rifiuto di un certo modello di mobilità.

Volantino pubblicitario della critical mass planetaria, Cremmona 2008

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Volantino pubblicitario: Linee guida per una corretta “massa critica”

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2. S ITUAZIONI

Ridestinare la strada alle persone significa riappropiazione dello spazio e del tempo sottratti all’interazione sociale, alla ricchezza e varietà dei rapporti dalla congestione, dalla priva-tizzazione e dalla volontà di un modello distorto di mobilità.Risignificare la strada, grazie alla bicicletta, significa, per quanto appena detto ripensare, in definitiva, la nozione di ab-itare, ovvero del vivere insieme la città.Attraverso queste denunce che si tramutano in azioni di riap-propiazione dello spazio urbano è chiaro come il movimento voglia sensibilizzare la gente: non solo la gente che vi parte-cipa; ma soprattutto la gente tutta, quella che osserva dai....... della strada, quella che si affaccia da finestre e balconi, che esce dai negozi e dai bar, che attende, paziente o nervosa, nelle automobili. Quell’automobilista medio che spesso rende molto pericolosa la viabilità dei ciclisti nelle città, ricordando lo slogan “noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traf-fico”Questo movimento ormai noto e partecipato in tutto il mon-do è praticato in tantissimi paesi tra cui l’Italia, la Francia, il Belgio,il Lussemburgo, l’Inghilterra, l’Irlanda, la Svezia, la Danimarca, l’Ucraina, la Russia, l’India, ecc...n Italia il fenomeno della massa è molto presente in città come Torino, Milano, Roma, Napoli, Novara anche perché non es-sendoci un’adeguata rete di percorsi ciclabili, il ciclista è ob-bligato a viaggiare nella “giungla” del traffico urbano.Importanti per il movimento le passeggiate serali settimanali organizzate nelle strade del centro di Milano. Importanti per l’azione di sensibilizzazione che hanno svolto e tuttora sosten-gono contribuendo a quei passa, ancora incerti, che il comune ha fatto per diffondere l’uso della bicicletta.Dal 2004 viene organizzato a Roma, oltre ai classici appunta-menti mensili della Critical Mass cittadina, un evento aperto anche alla partecipazione di ciclisti da altre città italiane e anche dall’estero. È chiamata Critical Mass Interplanetaria o Ciemmona e prevede una serie di appuntamenti, oltre alla classico raduno di “bici da ogni dove” volti alla sensibilizzazi-one e alla diffusione della cultura della bici, alla festa e alla voglia di stare insieme.Difficilmente ci si può spiegare il successo su scala globale di questo movimento senza considerare il fondamentale suppor-to degli strumenti informatici e, in particolare, di Internet. Tutti i gruppi sono supportati da centinaia di “comunità virtuali”, di siti, di blog, di forum, di mappe interattive che ne segnalano la

Gesti Critici: stampa su t-shirt di un manifestante al cremmona 2008

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bandiere decorano le bici e identifi-cano la provenienza di alcune “masse critiche”durante il raduno Cremmona 2008

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presenza nei quartieri, nelle città, nei continenti, nel mondo.

Per averne un’idea più chiara, prendiamo ad esempio il caso di Critical Map un progetto di “ciclocartografia partecipata”. Il sito www.criticalmap.org costituisce una piattaforma comune che permette - a chi si muove in bicicletta - di fissare la propria visione dello spazio urbano sulla mappa della propria città.Il nome “Critical Map” ha un doppio significato: da una parte, fa riferimento all’esperienza di Critical Mass, che ha dato orig-ine allo spunto iniziale. Dall’altra, fa riferimento alla possibilità di fissare su una mappa la visione “critica” ed onirica che un ciclista ha della propria città e delle possibilità che il suo ter-ritorio può offrire.L’obiettivo di Critical Map è duplice: Critical Map è una mappa ad uso e consumo dei ciclisti, utile per aver consigli sui per-corsi migliori da percorrere in bicicletta, sulle zone da evitare, sui cantieri delle nuove piste ciclabili, ecc.; allo stesso tempo, Critical Map vuole dare la possibilità di rappresentare la città così come ognuno la desidera, o così come dovrebbe essere per venire incontro alle proprie esigenze di mobilità.

Con Critical Map si può, ad esempio, mostrare alle amminis-trazioni locali quali sono i punti critici in cui sarebbe utile in-tervenire, dove servirebbero nuove piste, dove bisognerebbe controllare meglio la situazione del traffico, ecc... Parallela-mente a ciò si possono segnare luoghi o percorsi di utilità o di attenzione per il ciclista urbano: “ciclofficine, percorsi della massa critica, fontanelle dove abbeverarsi, luoghi e traiettorie per inventarsi percorsi comuni verso i luoghi di lavoro, studio,

Gesti Critici: targa applicata alla bici di alcuni manifestanti durante il raduno, cremmona 2008.

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Critica Map: mappa interattiva nella città di Milano. Vengono segnalati attraverso dei segnaposti, problemi, consigli, fontanelle e informazioni utili per i ciclisti. una map-patura collaborativa prodotta dai singoli utenti.

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2. S ITUAZIONI

divertimento...”Ma non solo: si possono anche segnare luoghi e percorsi lega-ti all’aspetto emozionale (singolare e collettivo) dell’andare in bicicletta: luoghi della memoria, luoghi in cui si sono provate emozioni particolari.Critical Map potrebbe essere definita una sorta di blog del-la strada, una mappa psicogeografica che si muove “come una scia immaginaria in cui tracciare di volta in volta, i propri percorsi, i propri racconti, le proprie emozioni, i propri desi-deri...”In sostanza una mappatura che è, da un lato, tradizionale restituzione cartografica, dall’altro un insieme mutevole, per nulla strutturato, di tracce, traiettorie e percorsi vissuti o im-maginati, di luoghi reali o possibili. Il successo dell’iniziativa rende pertinenti ed utili, per compren-dere tale esperienza, le osservazioni di Levy, quando osserva come il fatto che così tanti individui da ogni parte del mondo abbiano voglia di incontrarsi e di mettere in condivisione le loro esperienze in una grande comunità virtuale “esprime l’aspirazione alla costruzione di un legame sociale, che non sia fondato né su appartenenze territoriali, né su relazioni is-tituzionali, né su rapporti di potere, ma sul radunarsi intorno a centri di interesse comuni, sul gioco, sulla condivisione del sapere, sull’apprendimento cooperativo, su processi aperti di collaborazione”. (Lévy, 1997, pag. 126)Vale la pena di osservare, nel merito, che, mentre le organiz-zazioni politico-territoriali si avvalgono della rappresentanza e della delega, le possibilità tecniche del cyberspazio rendono praticabili ed agevoli forme inedite di democrazia diretta su vasta scala (Ibidem).

Uno spazio evidentemente consono a tutti quei movimenti so-ciali che si fondano sulla partecipazione attiva e collettiva dei cittadini dal basso, e che, dunque trovano nel cyberspazio il loro naturale canale di comunicazione, e nella mappa lo stru-mento ideale attraverso cui attingere e, allo stesso tempo, im-mettere informazioni, scambiarle e diffonderle su scala plan-etaria.In definitiva, CriticalMap, un riferimento, giocato, su più livelli comunicativi, partecipativi e conoscitivi (al contempo prag-matico - operativo e psicogeografico), certamente utile ad es-tendere ed arricchire CriticalMass; a tener alta (oltre la soglia critica) quella massa necessaria - come già ricordato - ad atti-

Critica Map: mappa interattiva nella città di Milano. Un piccolo esempio dell’interfaccia collaborativa. E’ pos-sibile implementare testi, inserire im-magini, oppure semplicemente com-mentare le diverse segnalazioni

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vare reazione collettiva a modelli socioeconomici e territoriali, in nome di una vita urbana più vivibile. Segnala un percorso cicla-

bile

Scatta una fotografia

Segnala un pericolo

Segnale lavori in corso

Segnala Wireless Hotspot

Segnala Fontanella

Segnala Cicloriparatore

Scrivi un ciclo racconto

Segnale un evento di Massa Critica

Critica Map: simbologia di segnalazi-one

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2. S ITUAZIONI

Gianni Rondinella, Masse in bicicletta, Tesi di Laurea presso l’Università Iuav di Venezia, 2004

Laura Belloni,Una critical mass per i diritti dei disabili in La Repubblica 30 settembre 2007. http://ricerca.repubblica.it/re-pubblica/archivio/repubblica/2007/09/30/una-critical-mass-per-diritti-dei-disabili.htmlIlaria Ciuti, La bicicletta fa la forza è l’ ora della Critical mass in La Repubblica 9 Ottobre 2002. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/09/la-bicicletta-fa-la-forza-ora.htmls.a., E alle 16 parte la Critical Mass corteo a pedali ‘anti-in-quinamento’ in La Repubblica 31 maggio 2008, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/05/31/alle-16-parte-la-critical-mass.htmlTana Rizza, Critical mass: occupare il traffico, diventare il traf-fico in Girovite,segnali della città invisibile 18 maggio 2005. http://www.girodivite.it/Crit ical-mass-occupare-il-traffico.htmlPaola Pagliaro, Da Critical mass al bikesharing: meno in-quinamento e più buonumore per chi sceglie le due ruote in Ecologia, s.d. http://www.ecologiae.com/da-critical-mass-al-bikesharing-meno-inquinamento-e-piu-buonumore-per-chi-sceglie-le-due-ruote/415/

http://www.criticalmass.it/ http://it.wikipedia.org/wiki/Critical_mass http://ciemmona.org/ http://www.girodivite.it/http://www3.autistici.org/criticalmass//wiki/doku.phphttp://www.fiab-onlus.it/critical/fiab1.htm

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01.http://www.criticalmass.it/02.http://www.criticalmass.it/03.http://ciemmona.org/2008/index.php?option=com_frontpage&Itemid=105. http://www.chiamamilano.it/04. http://ciemmona.org/2008/index.php?option=com_content&task=blogsection&id=7&Itemid=45 05. http://www.flickr.com/photos/fotoharing/2564200664/06. http://www.flickr.com/photos/gforest/2539959836/07. http://www.flickr.com/photos/27416071@N06/2554601098/08. http://www.criticalmap.org/

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IMMAGINI

Velocity: è una specie di gara urbana (o meglio, come seg-nalao nel sito “un delirio ciclico di 40 minuti nell’alba metro-politana” nessuna regola, nessuna rete di protezione, e una città come non l’hai mai vista”.Da segnalare l’evento milanese del 2005, Velocity06 Milano. http://204.73.203.34/Bike Polo: versione ciclistica del polo, già diffusa negli Stati Uniti e in altri Paesi europei, da settembre 2008 è sbarcata anche in italia, precisamente a Milano. Grazie Andrea Schilirò di ritorno da un viaggio negli USA. Questo sport ha appunto le sue radici nel 2000 a Seattle. Successivamente poi dal 2004, le città del Nord America hanno iniziato a promuovere veri e propri tornei .Il più grande torneo di bike polo è stato svolto a Chicago mese di agosto del 2008 e ha richiamato 34 squadre provenienti da oltre una dozzina di città. Lo sport è anche cresciuto in popolarità in Europa. Londra per esempio ha os-pitato la seconda edizione di Polo Invitational Londra nel mese di agosto 2008 e recentemente sembra sino in programma altri tornei a Zurigo, Parigi e Berlino.

altre attività in bicicletta

09. http://www.criticalmap.org/•

Critical Mass Firenze, http://www.firenzeinbici.net/critical-mass/criticalmass/default.aspCritical Mass Torino, http://www.massacriticatorino.it/Critical Mass Roma, http://www.tmcrew.org/eco/bike/critical-massroma/index.htmlUanauick Roma, http://www.uanauick.it/

Bici8: nasce come alternativa di movimento in occasiona del vertice G8 di Genova (e relativo controvertice). È un’iniziativa che vuole tracciare un filo rosso che unisca città e persone che vogliono affrontare i problemi irrisolti che avvelenano la quotidianità di tutti. http:// www.bicig8.orgCiclistica: un blog riguardante notizie, spunti e riflessioni sul ciclista urbano, aggiornato quotidianamente da Alberto Biraghi (Critical Mass Milano) http://www.ciclistica.itW la velorution: moviemnto di matrice “ciclo-anarchica”, che presenta all’interno del portale web molti link, a livello mondiale, di Massa Critica.

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principali Critical Mass in Italia

2. S ITUAZIONI

SPRING STRETT

FINN SQUARE

WEST BROADWAY

BLEECKER AT CHRISTOPHER

ALLEN STREET

GRAND STREET

GANSEVOORT PLAZA

PETROSINO SQUAREASTOR PLACE

2. S ITUAZIONI 1.5 CityRepairPortland

Il progetto City Repair è animato da un gruppo di “cittadini attivisti” che hanno creato nel corso della loro attività, luoghi di ritrovo pubblici e che hanno aiutato gli altri cittadini a tra-sformare in maniera creativa i luoghi dove vivono.Costituito a Portland (Oregon) nel 1996 come ulteriore svi-luppo di una vincente iniziativa locale che convertiva gli in-croci delle strade residenziali in piazze pubbliche, City Repair ha fondato il suo progetto sull’idea che la localizzazione di cultura, economia e decisione fosse necessaria per produrre sostenibilità. Di qui l’idea di richiedere spazi urbani per creare luoghi per la comunità.Alla base di tutte le iniziative, i progetti debbano Ispirare il cit-tadino a comprendere da un lato di essere parte di una comu-nità più grande, e dall’altro di essere saggio e utile a soddis-fare il proprio potenziale creativo.Aggiungiamo che l’associazione si propone di andare oltre i due obiettivi appena indicati. Suo intento infatti non è solo stimolare le persone ad essere parte della comunità, ma far comprendere che esse sono parte del sistema decisionale che definisce il futuro della comunità stessa.I vari progetti di City Repair sono stati ottenuti grazie a gruppi di volontari e con l’aiuto di centinaia di cittadini attivisti.

Potremmo sostenere che una vocazione territoriali sta, comu-nitario-identitaria ed un’assonanza con le teorie comunitarie del planning sembrano ispirare il gruppo. Almeno stando a questa loro motivazione:

“vogliamo piantare i semi per una migliore comunicazione locale, rendere più forte la nostra comunità e la nostra cul-tura”�

Una volontà e allo stesso tempo una finalità che si traduce in un inteso ed organizzato sforzo progettuale per rendere più semplice la creazione di luoghi orientati al decoro e alla qualità degli spazi, nonché alla compatibilità ambientale. Ciò attraverso progetti rispettosi delle connessioni fra comunità umane e mondo naturale. Progetti che si traducono in installazioni temporanee e perma-nenti, in eventi per la “comunità”, a volte con un taglio edu-cazionale, in consulenza con il supporto tecnico relativo.

http://www.cityrepair.org

logo e marchio distintivo dell’associazione CityRepair

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“Share-It Square” , una delle prime iniziative nel progetto Intersection Repair : il cittadino viene guidato nella trasformazione di una strada urbana convertendola in una piazza pubblica. diventa quindi un tentativo di riaprire la città alla comunità, una nuova pi-anificazione urbanistica alimentata dalla creatività, dall’aggregazione, dal dialogo, al fine di promuovere il pro-prio quartiere

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logo e marchio distintivo dell’associazione CityRepair

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locandina pubblicitaria dell’iniziativa Fargo Garden avvenuta il 21 giugno 2008

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Progetti che hanno come quadro di riferimento il campo dell’urban design e del planning e che in tali ambiti rimand-ano ad impostazioni che si sforzano di integrare sostenibil-ità ecologica e sociale, attraverso approcci decisionali bot-tom up, costruiti su principi di equità e tolleranza, nonché sull’aspirazione a garantire identità culturale e riconoscibilità sotto ogni riguardo.

Fra i numerosi, City Repair ha lanciato recentemente un nuovo progetto chiamato Depave, anch’essa un organizzazione no-profit. Depave è stato pensato per ispirare e promuovere l’eliminazione di inutili zone asfaltate o cementificate nelle aree urbane, mo-tivando che una depavimentazione può ridurre l’inquinamento delle acque di scolo e di conseguenza dei fiumi; che l’esubero di pavimentazione provoca l’inalzamento della temperatura nella stagione estiva in città e nelle periferie; che ciò, a sua volta, aumenta la necessità di potenza di energia elettrica per il funzionamento dei condizionatori. Nel merito Depave sottolinea come ad esempio il cemen-to e l’asfalto, in quote ridotte, possà essere utili per fornire l’accesso per pedoni, ciclisti, automobili e disabili in sedia a rotelle. Altresì rileva che in molte città, più della metà del territorio urbano è lastricato di strade e parcheggi, e che la riduzione al minimo di tale pavimentazione risulta essere una condizione necessaria per ripristinare l’ambiente naturale svi-luppando le superfici di vegetazione urbana ed ottenendo così

progetto Fargo Garden, sostenuto da diversi partern: The Way-post, Towards Carfree Cities Conference, City Repair, Street Films, Fancypants Design

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2. S ITUAZIONI

molteplici, benefici effetti: raffreddamento di case e uffici, om-breggiatura idai raggi del sole e protezione dai venti; raffred-damento da evaporazione e traspirazione della pioggia sulle foglie; valorizzazione estetica delle aree, ma anche benefici di natura psicosociale associati all’aumento del verde.Miglioramento della qualità mediante l’eliminazione di par-ticelle inquinanti e di biossido di carbonio,per converso la produzione di ossigeno; nonché, su di un altro versante, riduz-ione dell’inquinamento acustico. Senza contare la mitigazione del traffico che deriva dalla piantu-mazione delle strade ur-bane. Non irrilevanti poi i positivi effetti che discendono dalla ricostruzione di habitat per gli uccelli, gli insetti e altri animali selvatici.Non di meno indubbiamente utile il ripristino di usi agricoli per una migliore alimentazione dei residenti.E se in precedenza-pavimentato terra è utilizzato per l’agricoltura, questo fornisce alimenti e della nutrizione per i residenti locali.

Questo, in definitiva, il programma di Depave: fornire infor-mazioni, ispirazione, e assistenza tecnica a coloro che desid-erano agire nella rimozione di pavimentazioni inutili; educare il pubblico sui vantaggi della de pavimentazione; promuovere un responsabile e creativo riciclaggio di calcestruzzo e as-falto; fornire l’occasione per una maggiore connessione con il mondo naturale.

Tutto ciò, nelle intenzioni di Depave, attraverso Workshop, di-mostrazioni, siti internet dinamici e interattivi

i volontari di depave all’opera06

la comunità si attiva attraverso il blog per segnalare i possibili luoghi di port-land da depavimentare. questi sono i luoghi segnalati dagli utenti

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allo stesso modo depave.org segnala i luoghi potenziali di riconversione, previo accordo con l’amministrazione della città di Portland. il blog viene utilizzato come mezzo di diffusione e di adesione alle azione di depavimen-tazione

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Tutti i progetti promossi da questa associazione sono quasi completamente sostenuti da volontari, sono il frutto di cen-tinaia di volontari e coordinatori che vedono nella comunità quell’ organo istituente e coordinatore del proprio quartiere. Qui di seguito elencherò brevemente le attività promosse da questa associazione.The Village Building Convergence è un evento annuale pro-mosso generalmente nel periodo primaverile. Il quartierie durante questi 10 giorni, si assume l’incarico di realizzare, at-tivandosi, quei luoghi pubblici, previsti, rielaborati, discussi durante l’anno. L’evento quindi, si finalizza nell’auto-produzi-one di quegli spazi voluti dalla comunità che vi abita, cos-truendo quei luoghi propri in cui la comunità si riconosce,si identifica e successivamente manterrà.L’associazione, durante l’evento doterà la comunità di quegli strumenti utili per realizzare i loro progetti, come citato nel sito, darà nozioni e istruzioni in merito a “permaculture design and construction, ecological building, and public art”.Tutti i progetti sono costruiti attraverso la collaborazione, l’impegno della comunità e le azioni di riconversazioni, non solo per migliorarne l’aspetto, ma per costruire, attraverso di-versi workshop attinenti con la cultura sostenibile, una sensi-bilità diffusa per i propri luoghi e spazi vitali in cui ogni giorno la omunità si identifica. VBC will feature projects located in or adjacent to the public right of way and private projects that support community in various neighborhoods. Private site projects will be structures or systems that are built by and available to the communi-ties concerned with that site, and hopefully available to some extent to the larger community. These will include public squares and meeting houses, community kiosks and benches, solar-powered and artistic innovations, and many other new ideas. Each project is initiated and managed by neighborhood groups with support from the VBC Placemaking Committee. The Placemaking coordinators will help neighborhoods facili-tate and coordinate the outreach/public involvement process, community decision-making and design workshops, and the permit process with the City.Dal 1970, gli Stati Uniti celebrano la Giornata della Terra du-rante mese di aprile. CityRepair organizza quest’evento an-nulamente nella città di Portland. l’Earth Day Celebration, questo il nome dell’evento promosso. Questa “celebrazione della cultura locale”, coinvolge la maggior parte delle imprese

2. S ITUAZIONI

locali al finanziare l’iniziativa. Un progetto di servizio a favore della comunità che durante il prossimo 25 aprile avrà sede nell’ Wallace Park a Portland. Come dichiarato nel sito, questo evento attira ogni anno oltre 4000 partecipanti. I Partecipa sono invitati dal mattino a partecipare a determinate attività, principalmente riguardanti il rispetto del verde, attraverso svariate forme di rappresentazione, dalla musica alla promozi-one di veicoli alternativi. La giornata poi per poi concludersi a fine giornata in una parata al mattino uartiere di progetti di servizio e poi venire a vivere la celebrazione per bande, veicoli alternativi, ad attivisti del verde o semplici cittadini accomu-nati dal verde un’altro progetto da citare, almeno brevemente è Intersection Repair. Con questa iniziativa il cittadino viene guidato nella trasformazione di una “Intersection”, un’intersezione urbana, più semplicemente un incrocio, trasformandolo temporanea-mente in una piazza pubblica, aiutandosi con pennelli, colori, e spirito di collaborazione. Un tentativo di riaprire la città alla comunità, una nuova pianificazione urbanistica alimentata dal-la creatività, dall’aggregazione, dal dialogo, al fine di promuo-vere il proprio quartiere. Un progetto che vuole incoraggiare la comunità locale attraverso una comunicazione sociale al fine fornire un senso al luogo, dando inizio alla costruzione di una comunità-quartiere vibrante.Come si evince da un intervista, CityRepair, con questa inizia-tiva vuole denunciare lo sviluppo immobiliare non regolamen-tato che oggi caratterizza le città di periferia Americanene. gli Stati Uniti, quasi tutte le nostre città e periferie sono stati, pian-ificato e costruito da sviluppatori immobiliari. Per la maggior parte della storia umana, gli insediamenti sono stati in gran parte pianificati e costruiti da professionisti che non avreb-bero mai abitato in quel luogo. si speiga quindi la mancata necessità di pianificare e costruire luoghi d’incontro, piazze.Le piazze sono quasi completamente assenti dal panorama amer-icano, in parte perché, come nel caso specifico di Portland, le città sono state costruite principalmente per il commercio, e non di certo per la comunità sottovalutando l’importanza di questi luoghi in cui la gente si riunisce: gli scambi di merci, lo scambio di notizie, incontrare gli amici, organizzare, si in-namorano, o ad uno qualsiasi degli altri innumerevoli inter-azioni che avvengono ogni giorno in una comunità sana.CityRepair mira a “riparare le città” per renderle i luoghi, più vivi, e un opportunità in più per le persone che li abitano, di

identificarsi ed appartenere ad una comunità. E’ interessante notare come l’iniziativa del progetto debba partire dal basso, proprio dalla comunità. il singolo indi-viduo o il gruppo deve promuovere l’iniziativa ad altri del quartiere, raggiungere un numero di partecipanti utile e con-tattare City Repair che provvederà a ricevere i permessi dal l’amministrazione. Dal gennaio 2000, l’amministrazione di Portland ha emandato un ordinanza che consente ai quartieri a sviluppare un proprio progetto di spazio pubblico, incluso gli incroci stradale. Attraverso un processo di coinvolgimento creativo, i quartieri sono ora legalmente abilitati a progettare e costruire luoghi pubblici, che riflettono la loro cultura locale, previa adesione di almeno l’80% dei residenti del quartiere.Lordinanza quindi sancisce la collaborazione tra l’amministrazione di Portland e l’associazione CityRepair

dipende - ognuno è diverso. Forse la gente vuole un punto fo-cale per loro quartiere, un luogo di interazione della comunità e stagionali Forse vogliono rallentare il traffico, e lasciare che i pedoni parti lo spazio pubblico della strada, ugualmente con le automobili

2. S ITUAZIONI

Fargo Garden è il primo grande progetto di de-pavimentazi-one promosso da CityRepair con la collaborazione di diversi partner tra cui, City of Portland Bureau of Environmental Serv-ices , Community Watershed Stewardship Program, Portland Brownfield Program Portland Brownfield, Towards Carfree Cities Conference e la propietaria del lotto, Angela Goldsmith. L’azione di de-pavimentazione ha previsto la trasformazione di 3000 metri quadrati di asfalto a parcheggio, in luogo d’incontro per dare inizio ad una comunità “greenspace” promuovendo i questo spazio coltivazioni di ortaggi, di alberi da frutto, e piante di qualsiasi genere. Free soil! Libera suolo! è il motto che ha dato inizio alla squad-ra di lavoro, composta da un team-leader (gruppo Depave)e dalla collaborazione di 147 volontari, tra cui due Portland City Council. La presenza di Amanda Fritz, uno dei due Portland City Council ha contribuito alla regolamentazione e la sicu-rezza della de-pavimentazione, la sua esperienza attiva in 100 rogetti di volontariato negli ultimi 8 anni, ha reso possibile dei 2 candidati ha permesso di trasformare queste buone inten-zioni in un efficiente lavoro. Inoltre la partecipazione del Towards Carfree Cities Confer-ence , il cui obiettivo è quello di mettere insieme persone at-tive nella promozione di pratiche auto-dipendenti, provenienti da tutto il mondo ha reso internazionale l’evento contanto all’interno dei 147 volontari una presenza notevole di persone provenienti da altre città Americane e non solo. Thiago Benic-chio dal Brasile, da Toronto Andrew Munger sono stati tra i tanti che sono venuti a contribuire all’evento Questo è stato motivo ulteriore di successo ricordando che Depave cerca non solo di eseguire progetti di de-paviementazione, ma cerca di educare e ispirare altre comunità a fare lo stesso.

2. S ITUAZIONI

http://newvillage.net/Journal/Issue2/2shareitsquare.htmlhttp://www.cityrepair.org/wiki.php/projects (inguadratura progetti)http://www.cityrepair.org/about_ir.pdfhttp://depave.org/blog/index.phphttp://depave.org/blog/2007/11/25/help-turn-a-parking-lot-to-paradise/http://depave.org/blog/how-to-depave/ ( I 5 step di depave)http://depave.org/blog/2008/10/06/fargo-garden-work-party-oct-11-12/ (fargo garden)http://depave.org/blog/2008/06/21/june-16th-depaving-at-fargo-garden/ (fargo garden)http://depave.org/blog/2007/04/05/seoul-depavers (articolo su sindaco seul)

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.cityrepair.org02. http://www.cityrepair.org/about_ir.pdf03. http://www.depave.org04. http://picasaweb.google.com/depave.portland/05. http://picasaweb.google.com/depave.portland/06.http://picasaweb.google.com/depave.portland/07. http://depave.org/blog/2007/05/17/check-out-our-map-of-depaved-sites/08. http://depave.org/blog/2007/05/17/check-out-our-map-of-depaved-sites/

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IMMAGINI

Free Learning Operativo : “Costruire comunità, incoraggiando la condivisione delle conoscenze attraverso mezzi non con-venzionali”. quali, Unschoolers, drop-out, homeschoolers, ocon le competenze di diversi attivisti, ed insegnanti,http://www.flopdx.org/Friends of Trees “Seminare o piantare alberi lungo le strade della città, in quelle aiuole abbandonate o degradate, o sem-plicemente. l’associazione fa dei veri e propri progetti di gia-rdinaggio, stando bene attenti a che alberi piantare, soprat-tutto per la loro “amichevole sopravvivenza”. http://www.friendsoftrees.org/Growing Gardens: progettano giardini per i prodotti alimen-tari freschi, inoltre istruiscono la comunità a mantenerli e

PROGETTI SIMILI

prendersi cura di questi “orti urbani” http://www.growing-gardens.org/Livable Oregon : Associazione dove, cittadini, aziende private e funzionari pubblici lavorano insieme a progetti di placemak-ing e altre iniziative volte a costruire comunità vivibili. http://www.livable.org/

2. S ITUAZIONI 1.6 Concrete Dialogues - narrating the cityPerth-Australia

La mediazione culturale applicata al web per ciò che con-cerne la rappresentazione di un terri-torio è spesso veicolata da Google Maps. Grazie a questo nuovo strumento di map-patura, molte iniziative hanno cominciato a capitalizzare sulle possibilità di condividere collettivamente dati, basandosi su uno specifico luogo.

In Concrete Dialogues un progetto della Concrete Organiza-tion, scrittori locali sono stati in grado di narrare il loro ter-ritorio, postando i loro scritti relativi ad una specifica area di Perth (Australia), rappresentata istantaneamente come un punto rosso sulla mappa. La finalità del progetto è quella di costruire uno strumento di scrittura on-line al fine di creare una sorta di narrativa col-lettiva dello spazio urbano condiviso. Detto in altri termini, creare un luogo dove la città scrive di sè stessa, definendo una geografia di ricordi e sensazioni personali. La mappa della città restituita dai contributi mappati rappre-sentano una parte vitale del suo modo di vivere e respirare, esprime così una propensione collaborativa della città. Come si osserva nel sito, un raccolto di storie che narrano dei marciapiedi e del silenzio di Perth, di strade che sono state inghiottite da sobborghi appena nati. Un racconto, quello che i giovani scrittori espongono, che rivela un lato della città probabilmente non conosciuto. Non solo, il progettto risulta essere una rara oppurtunità per i giovani scrittori di Peth.Il portale web diventa un nuovo spazio in cui poter esporre i propri lavori e magari entrare in contatto con altri scrittori. La città, in sostanza, come una pagina bianca, si cui si impri-mono testi che, come specchi letterari, riflettono l’anima della città.L’iniziativa si è rivelata di successo e ha in particolar modo attratto giovani scrittori tra i 16 e i 30 anni, che, attraverso questa sorta di ‘literature mapping’, hanno soprattutto cercato di descrivere e indagare le proprie realtà quotidiane. Il progetto quindi, mira a ridisegnare lo stradario della città attraverso la molteplicità e diver-sità dei testi letterari.

“Lasciate le nuove autostrade e mettete il vostro nuovo seg-no sulla mappa” è l’invito del sito: per esplicitare, seppur at-traverso un canale costantemente selettivo, il “modo di vivere e respirare” della città.

mappa interattiva in cui i giovani scrit-tori raccontano e descrivono gli angoli sconosciuti della città di Perth

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Home page delll’iniziativa concrete dialogues

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Oltre a questo sito, Concrete Dialogues pubblica anche una rivista e una serie di carte da collezione che il sito promette presto reperibili per le strade di Perth.

2. S ITUAZIONI

http://dialogues.concrete.org.au/http://www.neural.it/art_it/2007/09/concrete_dialogues_nar-rare_la.phtml http://portobeseno.splinder.com/post/14118610/Concrete+Dialogues,+narrare+la

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://dialogues.concrete.org.au/02. http://dialogues.concrete.org.au/

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IMMAGINI

http://www.atlasoffiction.com/ Leggere Roma: Il progetto iniziale “Leggere Roma - 7 scrittori per 7 fotografi”, ideato e curato dalla Casa delle Letterature dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, nel 2006,prevedeva la realizzazione di una mostra fotografica e di un libro (edizioni Fandango) in occasione della Giornata Mondiale del Libro, in cui Roma insieme a Torino sono state proclamate dall’Unesco Capitali Mondiali del Libro. E’ stato chiesto a 7 scrittori di ambientare un testo inedito nel luogo di Roma da loro preferito . Sono stati chiamati, poi, 7 fotografi a raccontare con le immagini quegli stessi luoghi. Da questi lavori si è prodotto un libro ed una mostra che, attraverso le forografie e i testi tracciavano un affascinante percorso d’autore nella nostra capitale. Da qui parte l’iniziativa di Scrit-tura Online promosso dalla Casa delle Letterature e Scuola Omero, con la partecipazione di Carlo Infante (Performing-MediaLab). L’iniziativa consiste nell’apertura di un geoblog sfruttando le potezialità di Googlemaps, avviando così l’inizio di un Laboratorio di Scrittura On Line che da modo di nar-rare le strorie nelle geografie. La mappa di LeggereRoma è quindi a disposizione di chiunque voglia esplorare la città di Roma attraverso una serie di frammenti letterari e poetici situ-ati (meglio: geo-referenziati) nei luoghi a cui si riferiscono. All’interno del portale web ad esso dedicato, si scovano rif-erimenti a Hoffmann ( da “La Principessa Brambilla”) lungo

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PROGETTI SIMILI

http://www.atlasoffiction.com/ http://www.bibliotecadigitale.com/casal/blog/ http://geoblog.it/francigena/http://geoblog.it/castell/

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Via del Corso oppure a De Cataldo ( da “Romanzo Criminale”) nella Magliana, questi solo 2 esempi. http://www.biblioteca-digitale.com/casal/blog/ GeoFrancigena: geoblog della Via Francigena del Lazio. Lungo le tappe della Via Francigena che dall’alto Lazio vanno verso Roma è possibile, attraverso i commenti propri della pratica blog, rilasciare le proprie esperienze sia culturali sia turistiche (nonché didattiche) di un viaggio attraverso cui scrivere le proprie storie nelle geografie. http://geoblog.it/francigena/CasTELL. Narra Casale e il suo Castello: A Casale Monfer-rato sta partendo una Palestra di cittadinanza attiva in rete. Si tratta di un laboratorio ludico-partecipativo rivolto ai giovani, in generale del Monferrato e, in particolare, ai ragazzi delle scuole superiori e dell’università di Casale. L’attività si svolge su più piani: azioni nei social networking (Facebook in primo luogo) e sviluppo di una piattaforma originale: un geoblog ba-sato su una mappa interattiva per narrare Casale e il suo Cas-tello che a marzo inaugurerà consegnando alla città un nuovo spazio pubblico. http://geoblog.it/castell/

2. S ITUAZIONI 1.7 CriticalCity.orgMilano

Lo scopo è quello di riportare il gioco nella tua città.

Criticalcity è una rete di giocatori, sfide, missioni, prove

di abilità e creatività.

Non ci sono limiti: il campo da gioco va dalla tua stanza a

tutta la città.

Puoi giocare in università, a casa da solo, una sera con gli

amici, in treno, in vacanza ... insomma Dove vuoi!

libera il gioco, conquista la città

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e corri a registrarti.

Mai provato un gioco urbano?

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Critical City è il primo gioco

di collaborazione urbana in Italia

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Le città sono composte di molteplici aspetti ed ambiti: non sono formate solo da strade, se-mafori e rotonde, ma anche da cittadini, associazioni, luoghi di ritrovo. Esiste una rete in-visibile di relazioni all’interno della città che trova espressione in gesti e pratiche quotidiane: “gesti quotidiani persone che si recano al lavoro in auto, massaie a piedi che vanno a fare la spesa, gruppi di adolescenti in un parco a giocare a pallone e molte altre”. Si tratta di flussi e relazioni che spesso modifica-no la città ed il modo in cui questa viene vissuta e percepita.

«Libera il gioco, riconquista la città»Questo lo slogan di Criti-cal City, un nuovo gioco urbano lanciato di recente da quattro amici sulla trentina, utilizzando come mezzo di comunicazi-one e divulgazione Internet e utilizzando come campo d’azione l’intera città, con l’obiettivo primario di riscoprire il territorio e riappropiarsene “divertendosi”, come affermano nel sito molto esplicitamente:«Siamo partiti con Milano, ma la piattaforma è già pronta per tutta Italia. L’idea di fondo è che i cittadini siano i legittimi proprietari dello spazio pubblico e che sia tempo che le città tornino ad essere di chi le abita. Giocare, per noi, è una delle strade che può innescare questo processo. Con le nostre sfide desideriamo spingere la gente ad agire sul territorio e a riap-propriarsene». 1

In altri termini, lo scopo è quello, attraverso un processo di riappropriazione degli spazi pubblici innescato proprio dal gi-oco, di portare i cittadini a conoscersi tra loro e creare una rete che sia poi fondamento per la città che ognuno ha voglia di creare e nella quale ha voglia di vivere.Occorre osservare che dal punto di vista territoriale la vici-nanza fisica non è un elemento in-dispensabile per avviare le missioni da svolgere. La registrazione e la partecipazione è aperta a tutta Italia, anche se gli eventi di coinvolgimento col-lettivi per ora sono stati organizzati solo a Milano, per carat-teri tecnici e organizzativi.La vicinanza tra gli individui risulta essere stata fondamentale nella fase iniziale e di sperimentazione e giusto per questo a Milano è presente il più alto tasso di utenti. In altri termini il campione Milano risulta perfetto per organizzare studiare e perfezionare il modello.L’idea alla base di criticalcity è stata quindi quella di partire da

�  Raffaella Oliva in ViviMilano, 04 giugno 2008, 

logo e marchio distintivo della comu-nità di Critical City

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prima locandina pubblicitaria di pro-mozione pubblicitaria al sito web, la struttura è simile agli annunci “offro ripetizioni di...” . la locandina è stata appesa in tutti i luoghi nevralgici della Milano giovane

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una concentrazione fisica degli utenti su un territorio limitato (Milano) per poi, in futuro amplificare le potenzialità di in-con-tro, conoscenza e anche di impatto sulla città.

Vediamo meglio di cosa si tratta. CriticalCity è un gioco gratuito di collaborazione urbana.E’ reso possibile da una rete di giocatori e di sfide che vengono chiamate “missioni”: prove di abilità, creatività, espressione, senza delimitazioni spaziali nè temporali. La “missione” per essere valida deve soddisfare alcuni req-uisiti: deve essere svolta dall’autore; essere ben documentata; essere creativa o fantasiosa.Ogni missione sarà soggetta a voto, da parte della comunità; in realtà sarà il singolo utente a decidere se una missione è valida oppure no.Si può giocare singolarmente o collaborare, in una sorta di caccia al tesoro permanente che diviene metodo per far sì che l’arte e la creatività entrino a far parte della vita di ogni giorno delle persone.Si tratta, come sottolineano i promotori, dell’evoluzione e al tempo stesso delll’opposto di SecondLife. Si tratta infatti di “una community che spinge i propri utenti ad uscire di casa, costruire relazioni reali - fatte di persone in carne ed ossa” – e, dunque, a trasformare la città, “divertendosi e sviluppando la propria creatività”.

Dall’esame delle prime missioni svolte, s’evince che i parte-cipanti hanno cercato di utilizzare il gioco come portavoce dei problemi della città. Ad esempio una risposta è stata data in reazione agli incidenti che di recente hanno visto deragliare due tram in zona Precotto,in tale caso, i “cittadini-user” hanno costruito dei cartelli stradali simili ai classici triangoli indica-tori di pericolo, ma con disegnata sopra la figura di un tram che va a sbattere contro una macchina. C’è poi chi ha creato delle sculture con cartacce e rifiuti raccolti in un parco o chi ha fatto il giro del mondo raccogliendo una serie di interviste a extracomunitari. Queste missioni sono solo un esempio di come Criticalcity non guardi solo al gioco come semplice divertimento, ma as-suma soprattutto un risvolto sociale e politico e di governo del territorio dal basso.

CriticalCity si articola in due fasi, la prima è quella della “città

Home page del portale web. i pallini viola segnalano la residenza dei parte-cipanti alla comunità CriticalCity nella città di Milano

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Critical Headquarter. attraverso una finestra interattiva è possibile vision-are le new, le missioni svolte, le mis-sioni da svolgere, e la FAQ, cioè la filosofia del gioco con relativi articoli di testate giornalistiche che parlano in merito a questa iniziativa

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2. S ITUAZIONI

invisibile”, la seconda sarà quella della “città visibile”, La città invisibile mira a creare uno strato urbano intessuto di relazioni sociali come quello che ci descrive Italo Calvino (Ersilia, la città dei fili, dei rapporti intricati che cercano una forma) e quindi a modificare l’aspetto non visto, vale a dire le fonda-menta relazionali della città.In questa fase si gioca senza limitazioni spaziali. Le esperienze mirano a modificare la percezione del pubblico da parte del giocatore. Si tratta di missioni che hanno lo scopo di creare dei cittadini più consapevoli di ciò che li circonda, in grado di usare al meglio le proprie capacità espressive. Si tratta di mis-sioni il cui scopo è quello di favorire una coscienza rinnovata di cittadini attivi.Si tratta di una fase, quella della “città invisibile”, il cui obiet-tivo è quello di avviare la costruzione di una comunità che si riconosce nella condivisione di una sensibilità comune verso i problemi della città. una sensibilità che si nutre di attenzione alla qualità della vità quotidiana, del bisogno di comunicarle e mettrela a disposizione, della necessità, in definitiva, di at-tivarsi. Una fase, insomma, preliminare alla seconda; che si pone l’obiettivo di creare le basi per poter scendere poi nel-lo spazio reale ed operarvi concretamente. Significative, al riguardo, le “missioni” individuate. Si tratta di video, di storie disegnate, di foto racconti con vignette, di vita vissuta; vale a dire di momenti particolari della quotidianità ripercorsi con ironia e disincanto, per lo più. Comunque, con indubbia leg-gerezza creativa. La città visibile sarà allora il mescolarsi tra questa sensibilità e il territorio reale, lo spazio quotidiano, le nostre strade, le piazze e i parchi in un’ottica di coinvogimento attivo dei citta-dini in un processo di riqualificazione “dal basso” e costante della città.

Qui di seguito elenco, di questa seconda fase, alcune interes-santi missioni urbane, già attivate e catalogate, indice di una comunità attiva, che attraverso l’esperienza sul campo gioco (la città) esprime una conoscenza che mostra di saper incidere e trovare soluzioni ai comuni problemi urbani.

Clandestinità Realizza una missione “fisica” (pianta la pianta, disegna e at-tacca un nuovo cartello stradale, esplora un edificio, etc...)

Missione Cartellartistica .Fasi di preparzione alla missione e documetanzione dell’installazione della nuova segnaletica stradale in zona Precotto, Milano. Da quanto documentato dai Critical city users, l’installazione è durata più di una setti-mana, e successivamente il consiglio di Zona 2 ha votato all’unanimità una mozione contenente proposte per rendere più sicuro e meno rumoroso il tratto della linea 7. Proposte che prevedono fra l’altro, l’adeguamento della segnaletica all’incrocio di via Soffredini. Una missione compiuta!

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Piccolo Urbanista Proponi un’originale soluzione urbanistica per la tua città.

Pulizia Urbanaspazza un marciapiede, raccogli una cacca o lucida un se-maforo. Insomma, fai qualcosa per rendere più pulita la tua città.

Esporazione urbanaEsplora un edificio abbandonato della tua città e pubblica la tua storia. Scopri qualcosa che ti stava aspettando. Aggiungi foto, filmati, interviste ai tuoi compagni di avventura, ecc...

Arredo UrbanoPersonalizza i cestini, le panchine o i pali di un parco

Pianta la PiantaInserisciti nelle crepe della cementificazione, pianta una pi-anta, rendi un’area accogliente ed ombrosa, crea un luogo di sosta dove prima non c’era nulla. Ma soprattutto prenditi poi cura di questa creatura vivente a cui hai dato una nuova casa.

Un fiore nel cemento Metti una pianta con vaso o un fiore in un luogo pubblico (es: in una biblioteca, in ascenso-re, in metropolitana, alla fermata dell’autobus) e fa in modo che sia difficile spostarlo.

Scende alla prossima? Scendi ad una fermata del metrò (o di un altro mezzo pubblico) in cui non sei mai sceso. Guardati intorno, esplora il territorio, raggiungi a piedi la fermata dove saresti dovuto scendere . DerivaVaga per la città, segui un istinto, chiudi gli occhi, va dove ti porta il cuore, traccia un mappa, lascia un segno, descrivi le tue sensazioni

Percorso gratuitoSegnala almeno 5 tappe, nella tua città, di luoghi dove si pos-sa usufruire gratuitamente di qualcosa. Possono essere cibi, eventi, mostre, ecc. la ragione è semplice e preoccupante, come si sottolinea nel sito: negli ultimi anni, la vita, e a mag-

Misione Esplorazioen urbana.fabbrica abbandonata in viale To-scana.

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Missione Pianta la Piantail luogo prescelto è una delle tante aiuole presenti nella città milanese.L’azione di “guerrilla gardening”, avvenuto in una notte d’agosto, ha suscitato dell’interesse da parte della comunità limitrofa. Ancora oggi la comunità limitrofa si impegna a prendersi cura di queste piante e dell’intera aiuola

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2. S ITUAZIONI

gior ragione, la vita nelle città si è fatta cara, e diversi sono i segnali che giornalmente evidenziano il problema: l’aumento delle tasse, i costi dei trasporti (benzina e mezzi pubblici), ali-menti, ecc. interessante l’iniziativa di un utente di criticalcity che con l’apporto della comunità, sta cercando di sviluppare una mappatura dei servizi gratuiti presenti nella città di Mi-lano: W.C.,giornali, acqua (fontanelle), mostre, esposizioni, dormitori, mense. Una specie di kit di soppravvivenza, sia per la gente comune, ma soprattutto per i meno fortunati. Un kit che spiega perché la comunità di criticalcity ha creato una mappa interattiva, da aggiornare continuamente segnalando tutti quei luoghi gratuiti che la città offre. Un segno forte, di una comunità, che gioca, partecipa, e si attiva nel sociale

Paperopoli Scopri luoghi della tua città con nomi divertenti / strani / d’altriposti, disegna una mappa connettendoli.

CartellartisticaRealizza e installa un nuovo cartello stradale.

Una rotonda sul mare Riutilizza una delle centinai di Rotonde che stanno fiorendo all’interno della tua città, organizza una festa, una partita a carte, una corsa campestre ridotta.

Pic-quick Realizza un pic-nic a lume di candela all’interno di una aiuola pubblica. Goditi il tuo spazio e lascialo migliore di come l’hai trovato.

6 o senso Bendati.Esci di casa e attraversa la città. Fotografa le cose che noti.

Itinerario a tema Crea un tuo percorso urbano a tema. Può essere il percorso “svacco”, il percorso degli odori di violetta, il percorso “con-cime urbano”. Disegnane la mappa e pubblicalo. In questa missioni è da segnalare un itineraio interessante, a mio avviso: i freestylers dello skate hanno segnalato i luoghi da loro frequentati per cimentarsi nella loro attività ludica, dando anche dei semplici consigli su come praticarlo. La res-

Missione Itinerario a tema: percorso vita.Nel fotoracconto viene esplicitato che il percorso sarà da farsi a piedi, la du-rata è di un giorno e mezzo ed è con-sigliato portarsi il saccoapelo.

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Missione Percorso gratuito: un kit di sopravvivenza dei servizi gratuiti pre-senti nella città di milano.

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tituzione dell’itinerario è avvenuta attraverso una mappatura in dettaglio, con descrizioni, foto e video, degli spazi dedicati a questo sport, sia a Milano che nella sua provincia, distinguen-do le descrizione in due sezioni.Nella sezione Milano City sono stati elencati nuovi spazi urba-ni in cui la comunità freestyle si ritrova. Qui di seguito riporto l’elenco: Skatepark Parco Lambro, Milano – Ramp; Trinity ska-tepark, Milano - Ramp Park; MC Stazione Centrale, Mi-lano – Street; Skatepark Idroscalo, Milano - Park ; Skatepark Idroscalo, Milano - Park; Bicocca, Milano – Street; Area Motta, Milano - Ramp Par ; Big Black Block, Milano - Street; Stazione di Lam-brate, Milano – Street;

Nella sezione Provincia di Milano: CST Skatepark, Carugate - Street; Garbagnate skatepark, Garbagnate Milanese - Park; Canale, Rho - Street; Mini rampa pubblica, Cornate d’Adda - Ram ;Mini rampa pubblica, Melzo - Ramp;

Un altro interessante itinerario redatto da un utente di crtical-city.org, interessa i parchi milanesi. Attraverso una mappat-ura, l’utente individua un percorso a tema attraverso i parchi d’interesse faunistico presenti in città. Prendendo come rif-erimento un libro dal titolo “La flora spontanea della città di Milano alle soglie del terzo millennio e i suoi cambiamenti a partire dal 1700” l’autore della missione mappa un percorso alternativo, un itinerario curioso per rivivere la città attraver-so un verde ormai dimenticato. Dall’introduzione del libro si denota la volontà di ragionare criticamente sulle conoscenze della flora attuale in città. Partendo da un’analisi temporale identificata attraverso gli scritti degli autori che hanno trat-tato precedentemente il tema, osservazioni dirette, a raccolte, e relativi contributi di diversi colleghi e amatori, viene così redatto un elenco sistematico aggiornato della flora milanese; con l’aggiunta, inoltre, di quattro elenchi riferiti precisamente alle entità avventizie transitorie, alle dubbie, alle erronee (ex-cludendae) e alla flora (estinta) della “Merlata”, che ebbe un peso particolare nella diversificazione dell’ambiente cittadino. Viene ricostruito l’andamento della biodiversità attraverso gli ultimi due secoli, relativamente a ciascuno dei parametri flo-ristici sopra indicati, a intervalli di 50 anni, sulla base degli elenchi floristici disponibili e dei dati attuali. Nella parte conclusiva del testo, nella missione dall’utente che ha poi fatto l’azione di mappatura ,si evidenzia che, mentre

Missione itinerario a tema: i Free-stylers dello skate e delle bici acro-batiche .

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Missione Itinerario a tema at-traverso i parchi d’interesse faunistico presenti in città.

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2. S ITUAZIONI

la qualità della flora ha subito un degrado con la perdita irre-versibile di specie “interessanti” e l’aggiunta di specie “banali” – “fatto di per sè prevedibile”-, la biodiversità, non è andata incontro a modificazioni sostanziali. Ecco qui, potremmo dire la ragione della missione, ovvero della mappatura: essa ris-ponde ad una domanda: perché per vedere i parchi belli è nec-essario uscire da Milano?

Disponiamo ora degli elementi di conoscenza necessari per meglio comprendere intenzioni e struttura di CriticalCity. Lo schema sottostante esplicita i potenziali campi d’azione e svi-luppo di CriticalCity, oltre che la trama delle reciproche con-nessioni. Parrebbe una struttura dinamica che, muovendo dall’intenzionalità dello “sviluppo personale”, del suo migl-iororamento attraverso un’accresciuta consapevolezza, grazie alla forza coinvolgente di una dimensione ludica localizzata e interessa, stimola creatività condivisa e, per tale via, la cos-truzione di una rete sociale fondata sulla condivisione della re-altà quotidiana della vita urbana; per approdare infine – esito cui sembra mirarare Critical City – ad una cittadinanza attiva

schema dei potenziali campi d’azione e sviluppo di CriticalCity12

dissusa, interattiva, operativa e, soprattutto, consapevole del ruolo propositivi che essa può svolgere sulla scena urbanaLa dimensione del gioco urbano e la cittadinanza attiva mi sembrano dunque, i due assi portanti del progetto. Assi su cui posizionare e calibrare il progetto per puntare ad ottenere sia un’ampia base di aderenti, che sostegno da parte di istituzioni locali (e perche’ no eventuali sponsor). Le altre dimensioni “gruppali” (social network per la città e piattaforma di condivi-sione di esperienze artistiche e creative), le interessanti tappe e conseguenze di un gioco ur-bano che stimola comporta-

menti di cittadinanza attiva.Un gioco quindi che stimola un movimento civico, un movi-mento organico, che cerca di realizzare focolai di buone prat-iche e circoli virtusi. Definirei quindi queste azioni territoriali come una sorta di virtuosismo civico grazie al quale, attraver-so pratiche ludiche di appropiazione degli spazi urbani, la comunità ridisegna la città e le sue funzioni.Criticalcity sta iniziando a esprimere la volontà di realizzare dei mini-progetti con amministrazioni locali. A quel punto il progetto diventerebbe una sorta di ponte tra gli indirizzi e le proposte della Pubblica Amministrazione, e i desideri, le ener-gie e le passioni dei cittadini.

Una notizia recente sembra attesti che un possibile partner commerciale sia interessato al progetto.Una azienda creativa di milano che ha alle spalle lo sviluppo di una webtv (simil current) e rapporti con player di grandi dimensioni (endemol, vodafone, ecc...) sembra sia intenzionata afar firmare a Criti-calCity un accordo e dare così la possibilità allo staff di elabo-rare un documento strategico di sviluppo che individui i vari mercati possibili (partner pubblici, sponsor privati, ecc...) Una proposta di avanzamento potrebbe includere la costruzi-one di una piattaforma comune suddivisa in “isole” tematiche A titolo d’ esempio una “isola” potrebbe concentrarsi solo sui contenuti “ecologici” di CC e spenderli con una realtà come Italia Nostra o Legambiente.In tutto ciò l’unica cosa certa è che gli organizzatori di Critical-cCity vorrebbero evitare un’impronta commerciale per poter in tal modo mantenere viva l’anima profonda del progetto:la riqualificazione ludica partecipata della città e della sua vita quotidiana.

primo brain-storming di possibili aree tematiche da sviluppare nel progetto Critical City

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2. S ITUAZIONI

Raffaella Oliva ,Critical City: la città diventa un grande gioco in ViviMilano, http://milano.corriere.it/... Cella Federico, Missioni cittadine in ViviMilano, http://archivi-ostorico.corriere.it/2008/dicembre/...Nicola Bruno, Milano Città Critica in Il Manifesto, http://www.criticalcity.org/articoli/articolo_manifesto.pdfDi Luca Dello Iacopo, Community imperante in Nova Sole 24 ore, http://www.criticalcity.org/articoli/Nova24.pdfMirko Peddis, DemCamp 2008 la “non conferenza” che prova a rinnovare la democrazia in Repubblica, http://www.repub-blica.it/2008/09/sezioni/cronaca/...sezione gli appuntamenti, Iniziativa CriticalCity: Una caccia al tesoro per vivere la citta’ in Il Giornale, http://www.criticalcity.org/articoli/ilgiornale.pdf. Angelo Di Mambro, A caccia di creativi nelle terre di Kublai in DNews Milano, http://www.criticalcity.org/articoli/DNews-Milano.pdf

http://www.criticalcity.org/http://progettokublai1.ning.com/group/criticalcityhttp://www.romecamp.it/persone/criticalcity-rivoluzioni-ur-bane-ludiche-e-partecipative/http://www.02blog.it/post/3696/critical-city-e-l-appropriazi-one-debita-della-citta

http://designdigitall ife.blogspot.com/2008/12/come-esplo-riamo-gli-spazi-urbani.html (interessante spunto sui giochi urbani)

1 Kublai vuole costruire una comunità di persone competenti e appassionate e aiutarle a mettersi in gioco per realizzare progetti innovativi per il proprio territorio. Kublai è promosso dal Laboratorio per le politiche di sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico, ed attuato attraverso Studiare Sviluppo.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. Download Area ,http://www.criticalcity.org/02. Download Area ,http://www.criticalcity.org/03. http://www.criticalcity.org/04. http://www.criticalcity.org/05. http://www.criticalcity.org/cartellartistica06. http://www.criticalcity.org/eslorazione urbana07 .http://www.criticalcity.org/pianta la pianta08. http://www.criticalcity.org/percorso gratuito09. http://www.criticalcity.org/itinerario a tema10. http://www.criticalcity.org/itinerario a tema

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IMMAGINI

Area/code: studio newyorkese di media e game design fondato da Frank Lantz e Kevin Slavin. Area/Code è forse il riferimento internazionale per quanto concerne i giochi urbani. “I giochi e i media definiscono spazi immaginari da vivere ed esplorare. Gli svariati progetti promossi da questo studio, vogliono sot-tolinere il legame tra spazi immaginari e il mondo che ci cir-conda. Questi legami possono assumere diverse forme tra cui la trasformazione della planimetria urbana come spazio di gi-oco”. http://www.areacodeinc.comSFZero: è un gioco di collaborazione urbana nella città di San Francisco, sponsorizzato da BART Psychogeographical As-sociation, EquivalenZ, Humanitarias Crisis, l’Università degli Studi di Aesthematics, BIOME e l’Exploratorium Chrononautic Society. Gli obiettivi del gioco sono molto similari al progetto di CriticalCity: esperienze urbane documentate attraverso un portale web, riappropiazione degli spazi urbani, partecipare ai problemi della città, attivandosi nello spazio urbano. il gioco, anche in questo caso è strutturato allo stesso modo, quindi per “Missioni”, anch’esse documentate e commentate dai city-user. Bisogna dare atto però che questa iniziativa è ap-poggiata da diverse istituzioni.... http://sf0.org/Come Out & Play Festival: dal 2006 un gruppo di volontari associati al partner Bluestockings (libreria e cafè equo soli-dale situato nel centro di Lower East Side di Manhattan, la loro missione è quella di sostenere attivamente movimenti che aiutino a rendere le persone più consapevoli di ciò che gli sta attorno) e alla città di New York, trasforma la città in un parco giochi per un week-end. il festival permette a tutti di partecipare e riscoprire vecchi giochi di strada. la volontà dell’organizzazione è quella di far rivire la città attraverso il gioco, dare forme nuove allo spazio pubblico attraverso le forti interazioni che si instaurano fra gli individui. l’obbiettivo primario quindi è far interagire le persone ma soprattutto le comunità che vivono quotidianamente questi luoghi. il succes-so del primo festival nel 2006 ha portato nel 2007 l’iniziativa in europa, precisamente nella città di Amsterdam, per poi ri-tornare nel 2008 a New York nel quartiere al Lower East Sid. http://comeoutandplay.org

PROGETTI SIMILI

11. http://www.criticalcity.org/itinerario a tema12. http://progettokublai.ning.com/group/criticalcity/forum/topics/2089256:Topic:746213. http://progettokublai.ning.com/group/criticalcity/forum/topics/cosa-trasformare-delle-citta

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2. S ITUAZIONI 1.:: GlocalMap.TOTorino

glocalmap.to è il progetto di una mappa attiva dell’area met-ropolitana torinese (un vasto territorio compreso fra il traforo del Frejus, la campagna collinare e la barriera di Rondissone dell’autostrada Torino – Milano) sulla quale prendono forma le informazioni raccolte in un gioco di creatività connettiva dis-seminato nella città. il progetto è una produzione dell’associazione culturale the beach°. In collaborazione con: Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, Fondazione Atrium, Fondazione CRT, Torino 2006-Comitato per l’organizzazione dei XX Giochi Ol-impici invernali.

Dall’azione locale nel territorio alla comunicazione globale nelle reti, questo il fondamento del progetto, reso possibile tramite la costruzione di una piattaforma software e hardware, in grado di ricevere e archiviare messaggi SMS, MMS, e-mail con allegati, visualizzandoli nel punto della mappa scelto dal cittadino-player. moblog è il nome di questa piattaforma interattiva, un blog mobile prodotto via MMS, che ha coinvolto Torino nei 42 giorni, tra febbraio e marzo 2006, durante le Olimpiadi della Cultura.

Si sono utilizzate diverse soluzioni tecnologiche creando le condizione sia per lo sviluppo di particolari narrazioni (fiction interattive) che per la partecipazione libera dei cittadini ( e turi-sti) player di una mappa da tracciare in prima persona. Il gioco si pone l’obiettivo di declinare le tecnologie interattive

Moblog : mappa interattiva, su cui poter lasciare la propria traccia nelle geografie della città. attraverso la tecnologia mobile. E’ giusto sottolineare che questo progetto ha anticipato google, che dopo un anno ha lanciato googlemap.

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logo e marchio distintivo del progetto glocalmap.to

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al servizio della composizione di un atlante ludico-partecipa-tivo della città, ma anche quello di costruire come in un mo-saico una nuova mappa di Torino capace di svelare le nuove geografie, tracciare e nominare i luoghi senza nome , “offren-do cittadinanza alle pulsioni urbane spontanee”. La creazione di una piattaforma software e hardware (socialt-agging), in grado di ricevere e archiviare sms, mms ed e-mail, ha permesso di usuffruire di un servizio che conserverà e or-ganizzerà per contenuto e spazio, testi, foto e altri materiali che gli utenti vorranno inviare e condividere. La finalità del progetto consiste nella realizzazione di una mappa online della città , illustrata e interattiva, che visual-izzi su diversi livelli sovrapponibili, informazioni cartografiche ufficiali e contenuti forniti dai partecipanti-autori. Uno stru-mento facilmente replicabile e tematizzabile per registrare e pubblicare geo-annotazioni provenienti anche da dispositivi mobili.La mappa renderà attivi e visibili ciò che l’associazione defi-nisce i “social tagging”, ovvero le tracce delle azioni sociali, ludiche e partecipative, che i cittadini e i turisti player poster-anno sulla piattaforma.

glocalmap.to definisce chiaramente il proprio scopo: trasporre il principio della geografia umana, quella tracciata dalle per-sone che usano un territorio, in una forma narrata ed iconi-ca.

Si tratta, come si può evincere dalla rassegna degli articoli di commento all’iniziativa riportati nel sito di glocalmap.to, di un’”escursione ludica” nella città, di un’operazione leggera, direi, di raccolta di azioni e informazioni dalle quali ricavare gruppi di senso relativamente a luoghi e percorsi da attuare all’interno della città.Per capire meglio, si tratta del’invito a cittadini e turisti a seg-nalare spazi, luoghi, aree della città, storici e non, centrali e periferici, luoghi di ritrovo, di commercio, sedi di eventi e quant’altro, che hanno colpito immaginazione e sensibilità dei players, producendo riflessioni estemporanee o invece più meditate. Segnalazioni che costituiscono una mappa di sen-sazioni, di emozioni, non regolata da scopi, fatta di frammenti sparzi e disordinati; sotto i quali si legge però un evidente bisogno e piacere di comunicare e condividere l’impressione vissuta. Una mappa non prevedibile e di continuo mutevole.

un esempio di interazione da parte di city-user che scrive un commento “quadrilatero romano, vivi qui e vivrai dell emozioni dei tempi remoti”. le “x” rosse presenti nella mappa sono indice di un’affiorente adesione all’iniziativa da parte degli utenti, ad ogni “x” un commento emozionale

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2. S ITUAZIONI

In “istant city” o, meglio, una sequenza di “istant cities” cos-truire via web e mobile, il web diventa il luogo attraverso cui guardare alla “città inter-media”, quella situata tra “le pieghe dell’ordinamento sociale costituito, nel tentativo di dare forma sociale alle informazi-oni prodotte dall’azione vitale dei giovani cittadini-player, of-frendo gli strumenti per la costituzio-ne di inedite comunanze urbane”.Un’indicazione importante per una nuova generazione che rischia di entrare nella società dell’informazione solo at-traverso una serie di automatismi che rischiano di viziare il concetto d’interattività. Automatismi che tendono a “saturare i rapporti con i media e con gli schermi in genere (come per i videogame) velocizzando il rapporto tra sguardo e interpre-tazione, comprimendo la capacità d’attenzione”. Una tendenza che consente di parlare di sindrome da deficit d’attenzione (ADHD: Attention Deficit Hyperactivity Disorder) che può es-sere affrontata offrendo ai giovani la possibilità di concepire l’interattività come occasione di partecipazione attiva e di produzione d’informazione basata sull’esperienza diretta, lu-dica e creativa.In definitiva ciò che i commentatori mettono in evidenza è che il progetto tende a produrre percorsi esperienziali per indi-viduare casuali comportamenti, “propri dell’indeterminatezza umana, sia soggettiva sia collettiva”. Una condizione ludica e spettacolare che tende a “cortocircuitare” il rapporto tra re-altà e rappresentazione in un format elettronico ed emozion-ale “più coinvolgente e seducente dei reality show televisivi”; e che talunni commenti tendono a definire, forse un po’ en-faticamente, un’evoluzione post-politica del radicalismo delle nuove generazioni (“riprendiamoci la città”) degli anni ’60 e ’70.

barra laterale di interazione e navigazi-one, ciò permette l’interazione imme-diata, sia di scrittura che di ricerca. è possibile commentare le tracce lasci-ate da altri utenti.

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Carlo Infante, 2006, PerformingMedia politica e poetica delle retiMelina Ruberti in MyMedia, Innovazione territoriale mediante i new media , http://www.mymedia.it/infante.htmMaria Di Paolo in Forum PA Tecnologie ,Il real social tagging: quando il virtuale si innesta nel territorio, http://tecnologie.forumpa.it/story/35064/il-real-social-tagging-quando-il-virtu-ale-si-innesta-nel-territorio

http://www.glocalmap.tohttp://www.mondiattivi.orghttp://www.performingmedia.orghttp://www.teatron.orghttp://www.izmo.it/http://www.7thfloor.it/2007/07/25/performing-media-per-lin-novazione-territoriale-2/

http://www.iuav.it/Servizi1/concorsi-e/Assegni-di/archivio-c/Assegni-di8/n--1-asseg4/index.htm (da leggere)

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.glocalmap.to02. http://www.glocalmap.to03. http://www.glocalmap.to

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IMMAGINI

Mappa Emozionale della Memoria Antifascista a Torino: La città di Torino, drammaticamente segnata dagli orrori del na-zifascismo e della seconda guerra mondiale, racconta quelle vicende attraverso i luoghi che ne portano i segni e ne rac-contano la storia. Torino è da sempre una città laboratorio, e questa sua natura ha spinto Museo Diffuso della Resistenza assieme al PerformingMediaLab di Acmos di sperimentare un nuovo modello di rapporto tra quei monumenti della nostra memoria collettiva e le nuove generazioni. Il progetto nasce nell’ottica di creare una memoria sociale che possa rimanere intatta al corso del tempo. Per fare questo, sono stati col-locati dei codici a matrice sui luoghi della memoria che, se fotografati con il cellulare, porteranno virtualmente all’interno del luogo stesso, permettendo a chi lo vorrà di “entrare”, vi-vere e recuperare le storie di cui questi luoghi sono intrisi...

altri progetti performingmedia.org

2. S ITUAZIONI

e poi commentare, aggiungere, integrare. Si tratta quindi di un nuovo format d’intervento culturale definiro come “real so-cial tagging” perché rileva sul campo le “tag” disseminate con l’intenzione di mettere in relazione, attraverso i nuovi media, l’immaterialità delle reti con il territorio vissuto da cittadini, attraverso un’esperienza emozionale. Il rapporto tra il virtuale e il reale è potenzialmente un’enorme possibilità di condivi-sione di saperi: da questo rapporto nascono nuove possibilità di interazione con il passato, per coniugare storia, memoria e impegno. Tecnologie mobili (come il sistema matrix-code per gli smart-phone e il moblog) e web (come il geoblog e il wiki) permetteranno di creare su questo sito una mappa tematica ed emozionale di Torino. Un’azione di digital story telling urbano quindi. Dove a parlare sono i luoghi e le emozioni che questi luoghi attraversano; dove i contributi di ognuno contribuis-cono alla creazione di una narrazione non ufficiale, senza intermediari, che tenta di restituire la memoria e tracciare il futuro. La piattaforma è stata premiata con la menzione spe-ciale della sezione eCulture dell’eContent Award Italy 2007. http://acmos.net/memoria/ e http://storiesongeographies.eu/ ( stesso progetto promosso dalla stessa azienda però esteso a scala europea)TarantaVideoBlog: il progetto realizzato da Carlo Infante, An-tonio Rollo e Raffaella Rivi, vuole restituire on-line le emozi-oni che la Notte della Taranta, un festival di musica tradizion-ale, avrebbe messo in gioco durante i giorni di agosto, in un susseguirsi di appuntamenti musicali nella provincia di Lecce (Salento). L’idea dell’utilizzo di un Video Blog si basa sulla costruzione giorno per giorno, attraverso un diario audio vi-sivo, delle sensazioni scaturite in questo singolare contesto ‘in un dribbling leggero tra flussi di parole e video’. La poetica del TarantaVideoBlog prende forma dal desiderio di armoniz-zare prospettive globali con una cultura locale. Una risposta al fenomeno della globalizzazione che vede soffocare le cul-ture locali a scapito di una standardizzazione del pensiero e dell’azione. L’alternativa proposta è quindi quella di volgersi verso un armonica cross-vivenza tra i fenomeni globalizzanti e le tradizioni locali con il proposito di tendere ad una ‘con-sapevolezza globale’ che Rifkin vede come Sogno Europeo. ‘L’Europa è diventata un gigantesco laboratorio dove ripensare il futuro dell’umanità all’insegna dello sviluppo sostenibile, dell’integrazione tra persone e natura, della responsabilità collettiva’. Una poetica del Video Blog che porta dunque il singolo autore a riflettere sulla necessità di distribuire sulla grande rete le proprie visioni personali. Un senso di respon-sabilità sul messaggio che si propone, aprendo le pagine di un diario privato. Ma sarà proprio l’interconnessione contestuale

delle visioni a costruire uno spaccato di un mondo che cam-bia. Ogni singola video pagina del TarantaVideoBlog ha voluto mostrare al pubblico connesso ‘quanto si stava perdendo’ a non essere presenti. Questo parametro estetico ha portato a intersecare i parametri del Marketing Territoriale che spesso non tengono conto dello stesso territorio. http://www.0280.org/eMAP/map/index.html

2. S ITUAZIONI 1.:: Glowlab-ConfluxFestivalNewYork

Conflux è il festival annuale di New York in cui artisti visivi e sonori, scrittori, “avventurieri urbani” e pubblico si incontrano, per quattro giorni, per esplorare il proprio ambiente urbano.Con strumenti che spaziano dalle tradizionali mappe cartacee ai dispositivi mobili ad alta tecnologia, gli artisti presentano tour a piedi, installazioni pubbliche, arte di strada e perfor-man-ce, così come spedizioni in bici e in metro, workshops, letture, rassegne di film e, in serata, esibizioni di musica dal vivo.Durante il festival, le passeggiate sono letteralmente trasfor-mate in un laboratorio in movimento per l’azione creativa at-traverso cui persone, dai più diversi background e culture re-immaginano collettivamente la città come un terreno di gioco, uno spazio per un cambiamento positivo ed un’opportunità di coinvolgimento civico. Conflux è prodotto e seguito dai residenti che condividono il desiderio di capire, esplorare, sostenere ed incoraggiare l’esperienza urbana. A sentire gli organizzatori, da architetti a skateboarders, i partecipanti di Conflux hanno un entusiasmo per la città che è contagioso. Il pubblico di Conflux è introdotto all’attività degli artisti per mezzo del trattamento di diverse tematiche punti di vista che indagano tematiche come il danno ambientale, lo sviluppo ab-itativo e la privatizzazione dello spazio pubblico. Tecniche che costituiscono lo punto per iniziative creative che si traducono in affascinati tentativi per umanizzare le città, incoraggiando il dialogo tra le comunità.Una città che gli artisti usano liberamente, trasformano in con-tinuazione e offrono allo sguardo di tutti. L’ambiente urbano diventa, attraverso le loro manipolazioni, qualcosa di familiare e inusuale allo stesso tempo; inoltre come sottolineano i pro-motori, una risposta attiva al martellamento visivo della pub-blicità e dei messaggi del potere costituito.

“lo stesso edificio può ospitare stratificazioni di graffiti su un lato e la sterile insegna di un ristorante dall’altro; un cartello stradale può nascondere un manifesto pacifista, sui muri si possono trovare indicazioni ai “naviganti” cittadini e nelle vetrine si possono scoprire affettuosi omaggi a New York. E tutto nel raggio di pochi isolati… Questi singoli interventi iso-lati diventano un’azione collettiva e coordinata durante il Con-flux Festival, che accoglie ogni tipo di espressione artistica che possa contribuire all’esplorazione attiva degli spazi urbani

logo e marchio distintivo del Conflux-Festival

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logo e marchio distintivo del Conflux-Festival

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dalle mappe alle tecnologie digitali”

Christina Ray promotrice del progetto afferma che il Conflux Festival, iniziato nel 2003,

“ha potuto cominciare grazie al fatto che le persone che vi hanno partecipato si sono “incontrate” tramite mailing list, forum, insomma, tramite Internet. Conoscevo artisti interes-santi in Olanda o a Londra senza averli fisicamente incontrati, solo tramite la Rete. E’ stato grazie ai media online che ab-biamo potuto dire “Incontriamoci nello spazio reale!”.

Ciò che l’artista vuole sottolineare è che il nostro concetto di spazio è cambiato completamente negli ultimi anni; che non viviamo più solo in uno spazio fisico, ma anche in uno virtu-ale e che è dunque necessario facilitare la comunicazione fra queste due dimensioni. La volontà di aggiungere questo sco-po è dunque all’origine del festival; si traduce in un’iniziativa tradizionale che porta a confluire in un’iniziativa tradizionale che porta a confluire in un determinato luogo e momento ter-ritoriale un intenso lavoro di comunicazione e scambio e che di tale incontro in una realtà determinata fa la leva per gener-are nuovi creativi.

Mi sembra doveroso prendere come esame un progetto pro-mosso dall’artista Liz Kueneke, durante i 3 giorni del conflux Festival, come campione d’indagine, per capire ed addentrarci in ciò che propone questa iniziativa. “Manhattan’s Urban Fabric”, questo ilnome del progetto, si proponeva di prendere in esame i parchi di Manhattan du-

logo e marchio distintivo del Conflux-Festival

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2. S ITUAZIONI

rante il fine settimana in cui veniva promosso il ConfluxFes-tiva 2008. Il programma prevedeva un intervento diretto con i passanti, cittadini, visitatori, che avrebbero voluto cimentarsi in un dibattito, attorno ad un tavolo, nei rispettivi giorni e pi-azze: il giovedì a Tompkins Square Park, il Venerdì ad Union Square, il sabato al Washington Square Park e Domenica al Center for Architecture, dalle 12.00 AM alle 18 PM.l’originalità del progetto prevedeva il trasporto del “tavolo di condivisone”(un tavolo facilemente smontabile e trasporta-bile) sul cui piano venne applicata una mappa di NYC. La volontà di richiamare l’attenzione dei passanti è essenziale ai fini del progetto. La necessità di creare un dibattito in una piazza prevede l’affluenza di più persone e dato il grande nu-mero di passanti, con le proprie percezioni e impieghi, risulta essere un luogo ideale per raccogliere un quantità variegata di significati e interpretazioni diverse di città. “Manhattan’s Urban Fabric” vuole quindi rappresentare un intervento pubblico che intende mostrare solo un barlume di questa ricchezza, un modo alternativo per rendere visibile ciò che normalmente rimane invisibile in un luogo: le nostre opinioni, impressioni, sentimenti e su di esso. I partecipanti rispondevono alle varie questioni ricamando un simbolo nella mappa e motivando le loro diverse visioni e usi degli spazi in

a Manhattan. Attraverso questo lavoro Liz Kueneke offrire una esperienza di partecipazione con la popolazione di Manhat-tan, che consente loro di riflettere sulle loro uso dello spazio urbano.Il progetto ha due obiettivi principali. In primo luogo, la comunicazione tra i partecipanti sui ricordi personali e le questioni comunitarie, è facilitato dall’intimità del parlare attorno al “tavolo di condivisione” . Inoltre, l’atto di ricamo, che per alcuni è un hobby, e per gli altri una nuova esperienza, migliora la conversazione.

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In secondo luogo, i risultati ottenuti possono essere un im-portante fonte di materiale per la pianificazione urbana, o per-lomeno, come possibile fonte di discussione futura.

Conflux Festival, risulta essere dunque un momento di ag-gregazione non solo tra gli artisti ma anche tra gli artisti e i cittadini.L’attenzione quindi non è rivolta solo al singolo artista, ma alle modalità con cui egli vuole trasmettere il proprio messaggio: vale a dire comunicare con la comunità e la città. La psicogeografia di questa esperienza propone in definitiva un approccio nuovo allo spazio urbano attraverso esperienze emozionali che portino a un radicale cambiamento nel vivere la città non più come mero luogo fisico ma come spazio af-fettivo.

2. S ITUAZIONI

http://www.glowlab.com/http://confluxfestival.org/conflux2008/http://www.digicult.it/2008/confluxfestival2008.asphttp://en.wikipedia.org/wiki/Psy-Geo-Confluxhttp://en.wikipedia.org/wiki/Psychogeography

Christina ray: Territori Open Source di Monica Ponzini, Digimag, Marzo 2008, http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=1102 Psychogeographers Navigate New York City’s Changing Landscape di Bryan Zimmerman, New Voice, http://www.villagevoice.com/2003-05-06/news/public-notice/1In Brooklyn, a Confluxion Junction di Martha Schwendener, New York Times, September 18, 2007, http://www.nytimes.com/2007/09/18/arts/design/18conf.html?_r=1&scp=1&sq=conflux&st=nytIn Brooklyn, a Confluxion Junction di Martha Schwendener, New York Times, September 18, 2007, http://www.ciac.ca/magazine/archives/no_20/en/compterendu.htmAdrift on Memory Bliss di Andrea Moed, Knowledge Circuit [University of Minnesota Design Institute], September 12, 2004. http://www.utne.com/2004-07-01/a-new-way-of-walk-ing.aspxA New Way of Walking:Artist-explorers called psychogeogra-phers are changing the way we experience the city by Joseph Hart, Utne magazine, July / August 2004, http://www.nypress.com/17/19/listings/thisweek.cfm?page=2&last=1PSY-GEO-CONFLUX di Alan Lockwood, New York Press, May 12-18, 2004, http://www.nypress.com/17/19/listings/thisweek.cfm?page=2&last=1Psy.Geo.Conflux 2004, psicogeografia a New York, Neural.it, May 13, 2004.http://www.neural.it/nnews/psygeoconflux2004.htmThree Days of Psychogeographic Heaven – An Overview of the PsyGeoConflux 2003 in NYC di Dave Mandl, Christina Ray, et al., Year Zero One Issue #12 [Psychogeography - Space, Place and Perception], Summer 2003. http://www.year01.com/fo-rum/issue12/conflux.htmlStreet Artists, Fighting Over Gentrified Streets di Corey Kil-gannon, The New York Times, May 12, 2003, Section B, page 6. http://query.nytimes.com/gst/fullpage.html?res=940DEEDA133FF931A25756C0A9659C8B63

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. Download Area ,http://www.criticalcity.org/02. http://confluxfestival.org/conflux2008/03. http://confluxfestival.org/conflux2008/manhattan%C2%B4s-urban-fabric/04. http://confluxfestival.org/conflux2008/manhattan%C2%B4s-urban-fabric/ 05. http://confluxfestival.org/conflux2008/manhattan%C2%B4s-urban-fabric/ 06. http://confluxfestival.org/conflux2008/manhattan%C2%B4s-urban-fabric/

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IMMAGINI

Berlin Urban Drift festival, BerlinoLondon Psychogeographical Festival, LondonManchester, Mancubist: Life is good in ManchesterPre/amble Festival of Art and Psychogeography Vancouver, CanadaPsicogeography mentalReaction, Toronto

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Altri festival psicogeografici

2. S ITUAZIONI 1.::Guerrilla GardeningNewYork,Londra, Milano

Con Guerrilla gardening si intende una forma di giardinaggio politico, una forma di azione non violenta diretta, praticata so-prattutto da gruppi ambientalisti. Questi movimenti sono soli-tamente legati alla permacultura o attenti alle problematiche riguardanti i diritti della terra.Col primo termine intendendo un utilizzo sostenibile ed equili-brato della terra. Detto più specificatamente, un approccio alla trasformazione dell’ambiente mirato all’attivazione di sistemi produttivi in grado di durare nel tempo, ovvero capaci di au-tosostenimento e rinnovamento sulla base di un basso imput energetico. Insomma, modelli umani, produttivi ed insediativi imitativi degli ecosistemi naturali.Modelli, in generale, ispirati alla cura della terra, vale a dire, ad una sostanziale condivisione delle sue risorse, secondo una logica compensativa degli abusi da essa subiti che presup-pone la riduzione a minimi livelli dell’imprinting trasformativo umano, della sua impronta. In questa prospettiva, ma fatta propria con realistica con-cretezza, gli attivisti rivelano un pezzo di terra abbandonato, che non appartiene loro, per farvi crescere verde, piante, fiori, verdure.Con un intento che è allo stesso tempo provocatorio, sim-bolico e pedagogico, la maggior parte dei gruppi di guerrilla compie le proprie azioni “attacchi” durante la notte, in relativa segretezza, per seminare e prendersi cura di un nuovo tappeto vegetale o fiorito.Altri gruppi, invece, lavorano più alla scoperto per tentare di coinvolgere gli abitanti o le comunità locali.Una strategia che sembra privilegiare l’intento didascalico e partecipativo, individuando inoltre nel coinvolgimento una forma di garanzia di successo e, verrebbe da dire, di attecchi-mento della pratica del gardering nelle aree attaccate.Comunque, entrambe le modalità si richiamano, come os-servato nel sito, a forme di attivismo pro-attivo. Modalità di at-tivismo, quelle del pro-attivismo, fondate nel convincimentto della necessità dell’assunzione di un ruolo attivo nei processi di produzione, creazione e consumo; basate sull’intento di fa-vorire la formazione di un individuo capace di reagire in modo consapevole e responsabile agli avvenimenti non lasciandosi condizionare né dalle proprie remore psicologiche, né dalla circostanze ambientali esterne. Potremmo forse dire, individui disponibili ad agire ai margini delle regole costituite nel nome dei beni comuni e, fra questi, della terra.

Ragazzi combattono contro il cemento che soffoca le nostre città e agiscono in prima persona per rendere più vivi-bili gli spazi urbani.

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Un libro, scritto da Michela Pasquali nel 2002, frutto dell’esperienza da lei vissuta dal 1993-1995 nel Lower Side est (NYC), un piccolo quartiere di Manhattan nato per accogliere le grandi ondate di immigrati e da sem-pre molto attivo culturalmente, situ-ato ai confini con il Financial District. Il libro vuole accompagnare il lettore in un singolare viaggio attraverso i numerosi giardini nati nelle aree ab-bandonate di Loisaida. Non più tardi costruisce un blog interattivo in cui volontari, interessati o guerriglieri si cimentano nel raccogliere informazio-ni in merito ad azioni di guerrila gar-dening e quant’altro interessi il tema.

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Un approccio ed un esito che possiamo riconoscere nella parabola della pratica di riappropiazione urbana del Guerrilla Gardening, cioè di quella forma di giardinaggio che è fare gia-rdinaggio nella terra di qualcun’altro senza permesso. Vediamo la parabola. La prima volta che viene usato il termine Guerrila Gardening è nel 1973 da parte di Liz Christy e del suo gruppo Green Guerrilla (Guerrilla verde), allorchè, nell’ area di Bowery Houston, nel Lover East Side, a New York, esattamente all’incrocio di Bowery e Houston Street, trasfor-mano un derelitto lotto privato in un giardino. Dopo trent’anni questo spazio è ancora ben tenuto. Se ne prendono ancora cura alcuni volontari, ma ora gode della protezione del dipar-timento parchi di New York.Insomma, un processo che va dall’atto provocatorio alla sua accettazione e radicamento sino all’istituzionalizzazione.Ma vediamo meglio scopi e iniziative di Green Guerrilla.La Mission è, come si legge, un “mix of education, organ-izing and advocacy”: per aiutare la gente a coltivare giardini comuni; per sostenere gruppi di base attivi in diversi “neigh-borhoods”; per attrarre ed impegnare giovani nelle iniziative di Green Guerrila, portando così linfa vitale indispensabile a farle sopravvivere e sviluppare.In altre parole, un’azione di ostegno e implentazione per quello che l’organizzazione stessa definisce un lungo viaggio verso il futuro.

Il quartiere Loisaida (Lower Est Side), In verde: giardini urbani riconvertiti dalla comunità di Green guerrilas . In rosso: ex giardini riconvertiti dalla comunità, all’oggi demoliti

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Mappa di New York City, in verde l’inquadramento del quartiere Lower Est Side

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2. S ITUAZIONI

un futuro, diremmo, più sostenibile in forza di una serie con-tinua di piccole conquiste di nuovi spazi convertiti a verde e ad orti, nel cuore delle aree urbane. Un paziente e continuo lavoro collettivo di erosione delle lle superfici dure della città.Lavoro che l’organizzazione sostiene: con la propria assisten-za tecnica e materiale; favorendo l’apertura dei giardini verso la comunità esterna, facendone dei centri di cultura ambien-tale, dei luoghi per workshops, degli spazi di partnerships con le scuole. Un esterna sintesi, una vasta e articolata azione di sostegno, diffusione e radicamento delle proprie iniziative che ruota, è bene ricordare, intorno all’attività di rivitalizzazione e recupero all’uso collettivo di spazi verdi abbandonati in disu-so, “inactive”.Spazi che possono essere utili per avvicinare i bambini alla terra, per fornire cibo fresco (ortaggi) al quartiere, per offrire spazi verdi piantumati - ovvero, ombra e sosta - dove evidente è la penuria. Interessante è sottolineare il sostegno prestato ad alcuni Community Garden Groops (nell’area di Bedford - Stuy ver-sant, sempre nel Lower Est Side) per incrementare il raccolto di cibo sano e fresco, per la sua distribuzione nel quartiere e, non di meno, per farne una comunità di urbanfarmers.Da segnalare, ancora, il Youth, Art and Enviroument Fellow-ship Program e in particolare il Youth Mural Project che mira a creare una collaborazione stretta fra community gardeness e giovani; tutti uniti per immaginare, disegnare e realizzare murali. Una pratica d’arte popolare partecipativa perchè può coinvolgere già nell’ideazione e nel disegno, oltre che nella campitura di colore, residenti, giovani, bambini ecc. Una prat-

Festa del 4 luglio in un community garden a New York.07

Uno dei tanti Murales disegnati, da Keith Haring nel quartiere Lower Est Side (NYC). Artista-attivista degli anni 80, ha disegnato diverse opere nelle principali città Americane, ed Europee. La sua arte iniziò ad essere apprezzata e riconosciuta proprio dalle svariate opere impresse sui muri di questo quartiere. C’è chi afferma che prendesse ispirazione dialogando con i passanti, ma soprattutto con la comunità del Lower Est Side, spesso registando le voci ed i suoni dei mo-menti di vita quotidiana del quartiere

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logo e marchio distintivo presente nel blog della comunità Green Guerrilas

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ica importata dal Messico negli anni venti; ampliamente utiliz-zata nei programmi culturali del New Deal per la forza comuni-cativa e di denuncia sociale; risposta negli ultimi decenni delle comunità di più recente immigrazione, specie caraibica e non a caso regolarmente utilizzata nel Lower Est Side, negli “spazi derelitti” fra i t.......... di alphabet city, riconquistati a spazio verde e luogo d’incontro.

Spirito e attività del Guerrilla Gardering sono naturalmente dif-fusi in molti paesi.fra i molti movimenti oggi attivi un posto di riguardo spetta al gruppo inglese, per la rete assai ampia e variegata cui fa riferimento e per la risonanza di alcune sue iniziative.E’ generalmente accettata la convinzione che in Inghilterra il più famoso esempio di guerrila gardening sia l’azione di prot-esta condotta a Londra in occasione della festa del 1° maggio del 2000.Si è tratato - ed è questo un aspetto rilevante - di un’azione con-dotta sotto l’ombrello coordinatore di “Reclaim the streets”, un network di collettivi (locali e di scala mondiale) impegnati in azioni “rivoluzionarie” sul piano sociale ed ecologico: vale a dire, ostili agli aspetti autoritari e gerarchici della società globale,in linea generale; e, nello specifico, contrari all’uso disseminato delle risorse, ed alle sue ricadute in termini di consumi e stili di vita.Con questo spirito comune e coordinando differenti forme di opposizione e protesta Reclaim the Streets organizò un’attacco di massa di Guerrilla Gardening presso la piazza del Parlamento a Londra. Dopo una parata e una biciclettata di Massa Critica da Hyde Park, qualche migliaio di “giardinieri” occuparono la piazza piantando fiori e ortaggi. Nella piazza er-ano presenti striscioni con scritte tipo “La resistenza è fertile”, “Lasciate che Londra Germogli”.Un’impostazione di lotta, insomma, riconducibile al movi-mento no global. Un’impostazione che parrebbe distante dalla ricerca di radicamento, di lavoro continuo, strettamente ader-ente ai temi della qualità della vita quotidiana di quartiere, che sembra caratterizzare l’attività del ..... originario Newyorkese. Distante, in altri termini, da quella tradizione educational e comunitaria o di “vicinato”, che è parte integrante, storica-mente, dei momenti americani e delle loro pratiche e finalità di riambientamento e riappropiazione.Naturalmente Guerrila Gardening ha attecchito anche in Italia,

Attraverso la costruzione del portale web (www.guerrilagardening.org por-tale inglese) Richard Reynolds, par-lando e interagendo attraverso il blog con un svariato numero di “giardinieri urbani” provenienti da tutto il mondo, è stato incoraggiato da alcuni editori a scrivere un libro, dandogli modo di raggruppare tutto in un bel manuale che potesse raccontare e dar voce a tutte quelle persone che lottano a fa-vore della Guerrilla Gardening. questo libro vuole essere quindi una raccolta di approcci diversi, racconti e con-sigli, sollevando pure delle questioni sulla società di oggi in rapporto allo spazio in cui vive quotidianamente.

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Reclaim the Streets,1° maggio 2000, piazza del Parlamento Londra. Una delle azione di Guerrila gardening più discusse dalle testate giornalistiche inglesi.

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2. S ITUAZIONI

specie in alcune grandi città e fra queste anche Milano. Qui Guerrilla Gardening si propone come un gruppo aperto a tutti; un gruppo di appassionati del verde che ha deciso di intera-gire positivamente con lo spazio urbano attraverso piccoli atti dimostrativi, chiamati appunto “attacchi” verdi con i quali op-porsi attivamente al degrado urbano agendo contro l’incuria delle aree verdi. L’attività principale del gruppo è, in effetti, quella di rimodellare ed abbellire, con piante e fiori, le aiuole e le zone dimesse o dimenticate della città.Anche in Italia, il movimento, nato circa 3 anni fa per inizia-tiva di alcuni giovani milanesi, segue e consiglia, attraverso un portale web, i gruppi indipendenti che stanno attivandosi.È interessante capire, attraverso le testimonianze del gruppo di guerrilla gardening Milanese che effetti ha questo tipo di azione illegale sullo spazio pubblico, agli occhi della comunità abitante. Dalle informazioni ricavate da un’intervista fatta da Panorama (riportata sul portale) si può intuire che la popo-lazione cittadina sembra rispondere bene a questo movimento “illegale”; addirittura alcune aziende di giardinaggio offrono il loro aiuto con consigli, donazioni di piante e materiali utili per la causa.“talvolta capita che, se ci sono negozi, uffici o enti collaborativi nelle immediate vicinanze, siano loro a mettere a disposizione i loro rubinetti ai quali ci si aggancia con una canna. Altrimenti spesso sono gli stessi residenti del posto che, a turno, innaf-fiano personalmente le piante con i classici ‘bottiglioni’!”L’aspetto della collaborazione di residenti e delle persone del posto è molto interessante e sembra avere risvolti sociali per nulla trascurabili, Infatti, durante le sessioni di lavoro che du-rano generalmente un giorno intero, è normale che chi passa si fermi incuriosito a guardarli o addirittura si unisca a questa forma di riappropiazione “ illegale”.Un aiuto sicuramente per uno dei problemi che caratterizza le città metropolitane contempo-ranee, cioè la perdita del senso del “quartiere” inteso non come agglomerato di edifici ma di persone.Il fatto di creare uno spazio al quale ciascuno può dare il prop-rio contributo è un’opportunità inestimabile sia per ripristinare i rapporti umani, sia anche per educarsi ed educare al rispetto civico del verde.A ribadire l’apporto attivo delle persone, i militanti intervistati sottolineano che “è sempre più frequente che molte persone ci regalino spontaneamente le loro piante, o magari dei secchi

logo e marchio distintivo presente nel blog della comunità Guerrila Garder-ing Italiana

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che non usano più - e che per noi non sono mai abbastanza! -, e non è un caso che poi siano proprio quelle stesse persone ad occuparsi della manutenzione e della tutela dell’aiuola o del giardino quando non possiamo farlo noi...”Oltre a ciò, il fato rilevante e conformante che pare emergere e che ogni giorno nuovi “guerriglieri” si aggiungono alla loro causa, per trasformare e riappropriarsi degli sterili ed imper-sonali spazi comuni cittadini. Stanno quindi nascendo nuovi gruppi in tutte le grandi città. Per aderire basta agire, indi-vidualmente o collettivamente, negli spazi urbani abbando-nati delle proprie città, riappropriandosi temporaneamente del suolo e riconvertendolo con la medesima modalità messa appunto dall’associazione madre e riferimento obbligato per certificare l’appartenenza del sottogruppoInviando ,attarverso internet . la documentazione “dell’attacco” con foto video e testi, l’utente o il gruppo, diventa parte della comunità di guerrilla . L’intervista fa emergere con chiarezza la ragione e la finalità di fondo del gruppo: la riappropiazione, che vuol dire dar voce alla lotta contro quell’edilizia sempre più mediocre e insensata e invasivamente presente nelle città metropolitane, restitu-endo, come si osserva, “alle città ma soprattutto ai cittadini, la vegetazione che viene loro sottratta da cantieri e calces-truzzo”“Le città metropolitane sono caratterizzate da un edilizia “pe-sante”, casermoni, stecche, can-tieri, grattacieli ed altre simili “attrattive”, tutte ammassate e incastrate l’una con l’altra, sen-za dare spazi vitali ai cittadini che la abitano e che respirano solo attraverso piccoli spazi soffo-cati, giardinetti pubblici, parchi mal frequentati. Al cittadino non basta questo per certificare che in un luogo ci sia del “Verde”: servono soprat-tutto una sensibilità ecologica e un impegno ambientale che l’odierna cultura edilizia sta ricoprendo con colate di cemento armato sempre più invasive”Sensibilità ecologica e impegno ambientale sono dunque alla base di questo movimento al fine di restituire il Verde alle città e ai cittadini. Guerrilla Gardening, occore a questo punto precisare, è un movimento del tutto pacifista che ha “come uniche “armi” la pala, il rastrello, il setaccio, qualche secchio e tante, tante pi-ante!”. Ma è altrettanto opportuno notare che il termine “Guer-rilla” si riferisce al fatto che questi gruppi si (ri)appropriano in modo ‘non autorizzato’ di uno spazio verde abbandonato o

Un’aiuola spartitraffico in via Restelli a Milano. L’attacco è durato 3 ore, ed avvenuto sotto gli occhi di decine di persone affacciate alle finestre del vicinato. L’aiuola è stata successi-vamente “adottata” dal propietario pakistano del phone center situato nele vicinanze, che ha promesso di prendersene cura.

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2. S ITUAZIONI

lasciato incustodito e nell’incuria, allo scopo di trasformarlo in un microsistema vivo, in un segno ambientale forte e in una sorta di oasi naturale all’interno di una realtà urbana omologa-ta e soffocante. Altresì, il termine “Guerrila” trova senso nel fatto che com-batte quel nemico reale già richiamato: la speculazione edilizia e la sua mediocrità.“La componente di “lotta” esiste, ma è contro la forsennata speculazione edilizia che è sotto i nostri occhi tutti i giorni, e si attua attraverso la buona volontà e il buon esempio, non certo attraverso l’uso della forza .Per inciso: anche la scelta stessa della (ri)appropriazione “non autorizzata” non è strettamente voluta come atto di ‘ribellione’; è che passare attraverso tutte le pastoie burocratiche attualmente previste oggi dalle nos-tre amministrazioni per prendere in gestione un’aiuola o uno spazio verde è cosa talmente lunga e laboriosa che vale la pena bypassarle direttamente a monte...”Un’illegalità, insomma, obbligata - potremmo sostenere - che si riscatta sia per le motivazioni, assai fondate, sia, altrettanto, per le finalità e, coerentemente, per lo sforzo dimostrativo, educativo, partecipativo. Piccoli atti illegali, ma innocui, di riappropiazione in nome dei cittadini, con le speranze di attivare cittadinanza.Peraltro, l’aspetto della collaborazione delle persone del pos-to, semplici abitanti, negozianti ecc. è assai importante, come già rilevato, per i risvolti sociali che comporta.Infatti, durante le sessioni di lavoro che durano generalmente un giorno intero, è normale che chi passa si fermi incuriosito a guardare o addirittura si unisca a questa forma di riappropi-azione illegale. Un aiuto sicuramente per uno dei problemi che caratterizza quindi le città metropolitane e cioè la perdita del senso del “quartiere” come luogo vitale, confortevole, rassi-curante.Il fatto di creare uno spazio, si sottolinea, al quale ciascuno può dare il proprio contributo è un’opportunità inestimabile sia per ripristinare i rapporti umani, sia anche per educarsi ed educare al rispetto civico del verde. Un passo utile, rela-tivamente facile da fare, forse, per contrastar, senza roboanti parole d’ordine, il degrado assai diffuso del valore civico, per riattivare il bisogno di riconoscersi in un contesto e riappropi-arsene in nome di qualcosa - forse il bene pubblico - che va oltre il solo particolare.Una notazione che prelude ad un’amara e disarmante con-

Un giardino iniziato e mai finito nella periferia sud di Milano è stato attac-cato da un gruppo di guerriglia con a capo Alessio D. Come evince il blog di Guerrila Gardering, il quartiere ha reagito con entusiasmo e non sono mancati aiuti e forniture extra di piante dagli abitanti. Molti dei fiori e delle es-senze sono infatti state donate dai cit-tadini. Inoltre viene testimoniato che nei giorni successivi all’attacco sono comparsi diversi accessori aggiuntivi, probabilmente aggiunti da “ignoti del quartiere” tra cui anche una splendida panchina recuperata.

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statazione. L’esperienza maturata pone in evidenza che l’amministrazione pubblica, inspiegabilmente, è indifferente a queste modalità del “fai da te” urbano, non rendendosi conto di quale risultato si potrebbe ottenere stimolando e valoriz-zando questo tipo di attività “anche ragionando solamente in termini di marketing”. Questi interventi di riqualificazione ur-bana potrebbero acquistare senso e pregnanza con l’appoggio - moltiplicatore e razionalizzatore - delle amministrazione pub-bliche, al fine di perseguire il massimo risultato con il minimo sforzo.“E’ veramente il classico “uovo di Colombo” che garantirebbe il massimo risultato con il minimo sforzo. Eppure non esiste alcun sostegno, non esistono stanziamenti, e pensa che addi-rittura può capitare che le forze di sicurezza vogliano farti sgombrare da un’aiuola perché il contributo che stai dando all’intera città “non te l’ha chiesto nessuno!”Per fortuna, come in molte situazioni analoghe, si sottolinea, il passaparola e l’agregazione dal basso sono molto funzionali di qualsiasi altra forma d incentivo istituzionale.Potremmo parlare di inerzia delle istituzioni, o meglio di diffi-coltà di “apprendimento”. In altri termini, si tratterebbe di una sostanziale latitanza dell’intelligenza ordinatrice e promotrice del “pubblico”; ma anche di una ormai nota distanza della po-litica dal corpo della società e del suo quotidiano.Buone motivazioni, insomma, per insistere sulla strada di un’innocua e altresì educativa guerriglia. Guerriglia che, come ogni guerriglia, speimenta tecniche innovative, le val-ida e comunica.+tecniche che si traducono in “consigli” per l’azione: come comportarsi per non attirare attenzione; come giustificarsi con le autorità; o, all’opposto, come coinvolgere gli abitanti, agendo allo scoperto.Ovviamente, consigli anche su come condurre “tecnicamnete” l’azione per portarla a buon fine. Consigli, diremmo, tecnici in tutti i casi e specificamente di giardnaggio.Vale la Pena, credo, di riportarli per esteso, riprendendoli let-teralmente dal sito di un altro gruppo milanese: i Critical Gar-dens.Uno spunto, ra l’altro, per dare conto dell’attenzione crescente rivolta a questa pratica di riappropiazione dello spazio urbano.Si tratta di 8 Consigli che formano quello che viene definito un “Manuale del giardino abusivo”.

Grazie a quest’azione, il Gruppo Sal-vaguardia Casalucese, in provincia di Caserta, inizia a far parte della comu-nità Guerrilagardering.it Motivati dalla voglia di agire, di far rinascere la propria città e di dare un futuro migliore ai bambini di Casaluce, i GSC si sono rimboccati le maniche e si sono dati da fare. Alla fine dell’azione di guerriglia i GSC hanno lasciato un messaggio che sicuramente aiuterà a mettere in gioco tutta la comunità limitrofa...

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2. S ITUAZIONI

1. Individuate un terreno abbandonato nella vostra zona.Vi sorprenderà scoprire quanti piccoli appezzamenti di suolo abbandonato e pubblico ci siano. Aiuole trascurate, fioriere di cemento piene di rifiuti nelle quali le piante crescono senza controllo, zone abbandonate… Scegli-etene uno vicino a casa, che magari vedete tutti i giorni andando a lavorare o a fare la spesa, e adottatelo. Sarà molto più facile prendersene cura.

2. Pianificate la vostra missione.Scegliete un giorno e segnatelo sulla vostra agenda come come la giornata giusta per partire all’attacco con il vostro Critical Garden. Invitate amici che vi sostengono oppure arruolate degli sconosciuti con condividono le vostre idee annunciando l’attacco sul sito www.criticalgarden.com

3. Trovate un fornitore locale di piante.Più a buon mercato, meglio è. Per chi abita in città, rivolgetevi a negozi di fai da te, supermercati e grossisti locali. Le piante che costano meno sono quelle gratis. Capita che dei vivai abbiano delle piante in più da donarvi per la causa. O fatevi amico qualcuno con un giardino. Pensate a questi luoghi come a dei campi di addestramento per raccogliere sementi, talee e piante adatte alla grande avventura del crescere nel selvaggio suolo pubblico. Se vi avanza del materiale, rendetelo disponibile ad altri Critical Gardeners della vostra zona mettendo un avviso nella pagina web.

4. Scegliete le piante per la battaglia in prima linea.Pensate a piante robuste – in grado di resistere alla mancanza di acqua e al freddo e, in alcune zone, di essere calpestate dai passanti! Per buona parte del tempo queste piante devono saper badare a se stesse. Pensate ad un impatto visivo – colori, fogliame da sempreverdi, dimensioni. Queste pi-ante devono poter creare un’area verde per buona parte dell’anno. Visitate la pagina web per per condividere le vostre conoscenze di orticultura.

5. Procuratevi dei sacchi.Sacchetti di plastica e sacchi della spazzatura non solo vi aiutano a non sporcarvi le scarpe, ma sono essenziali per eliminare i detriti. Rifiuti, vasi da fiore e sassolini vanno portati via. Per i detriti più piccoli riutilizzate sac-chetti trasportati dal vento; per quelli più consistenti riutilizzate sacchi da compostaggio o da materiali edili. La loro spessa plastica non si strappa e potete usarli per trasportare un bel po’ di materiali al più vicino contenitore per rifiuti.

6. Innaffiate regolarmente.Una delle responsabilità del Critical Gardener è quella di continuare a prendersi cura dei propri interventi. Il Critical Gardener di solito si porta dietro l’acqua per innaffiare (a New York si possono utilizzare idranti dei vigili del fuoco della starda); si possono usare le taniche per la benzina, ideali per trasportare liquidi. L’unico problema è che a volte dei passanti possano scambiarvi per piromani notturni.

7. Bombe di semi.Per le aree ad accesso difficile o dove non è possibile scavare, utilizzate una “bomba di semi”, costituita da semi e terreno avvolti in una capsula “esplosiva”. Le istruzioni sono state scritte nel 1973 dal New York’s Green Guerrillas e sono state gentilmente fornite da Donald Loggins.

8. Passate parola.Fate sapere cosa avete fatto infilando dei volantini informativi sotto le porte dei residenti della zona di guerra del Critical Gardens, affiggeteli sulle cab-ine telefoniche od alle fermate degli autobus, conficcate un cartello nel terreno. Cercate di parlarne con i passanti, portatevi dietro degli attrezzi da giardinaggio di scorta. Accogliete con favore stampa e media locali, in par-ticolare se contribuiranno ai costi dell’iniziativa, cosa che spesso fanno.

MANUALE DEL GIARDINO ABUSIVO

Michela Pasquali, Loisaida NYC Community Gardens a+mbookstore edizioni. Milano 2006.Novella De Giorgi, Il giardino metropolitano. Analisi semiotica del movimento Critical Garden, tesi di laurea Facoltà di Let-tere, Bologna, anno 2006/2007. http://crepeurbane.noblogs.org/gallery/4084/Il%20giardino%20metropolitano.pdf

http://www.greenguerillas.org/http://www.guerrillagardening.org/gglinks.htmlhttp://criticalgarden.netsons.org/wp/http://www.guerrillagardening.it/http://en.wikipedia.org/wiki/Guerrilla_gardeninghttp://it.wikipedia.org/wiki/Guerrilla_gardeninghttp://en.wikipedia.org/wiki/Reclaim_the_Streetshttp://rts.gn.apc.org/

Antonio Incorvaia ,Guerra” al cemento… a colpi di Verde! in Smemoranda, 28 Novembre 2007, http://www.smemoranda.it/lifestyle/tendenze/2007/guerra_al_cemento_a_colpi_di_verdeFederica Seneghini, Guerrilla gardening: riconquistare il verde urbano in Terra Nuova On Line, 13 Aprile 2008, http://www.aamterranuova.it/article2071.htmhttp://www.ecologiae.com/guerrilla-gardening-un-attacco-di-verde-per-abbellire-il-mondo-con-bombe-di-fiori/1169/Vanzetto Chiara in Corriere dekka Sera, Buffet botanico» e scambio di piante: è il guerrilla gardening, 13 Giugno 2007, http://archiviostorico.corriere.it/2007/giugno/13/Buffet_bo-tanico_scambio_piante_guerrilla_co_7_070613044.shtml.s.a., Libera in Giardiniere che è in te in Il Corriere Verde, Feb-braio/Marzo 2008, http://www.progettiepaesaggi.com/files/pdf/stampa/ita/corriere_verde_01.pdfLavinia Di Gianvito Arrivano i guerriglieri delle aiuole. Armati di zappe sfidano la legge per piantare e seminare le aiuole ab-bandonate delle città in Il corriere della Sera, s.d., http://www.cristianiambiente.org/index.php?module=loadSpeciali&idSpeciali=103&Pagina=1

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://selvaggia-mente.blogspot.com/2008/12/guerrilla-gardening.html02. http://www.linariabooks.com/indexphp?&zone=4&idbook=803. http://crepeurbane.noblogs.org/gallery/4084/Il%20giardino%20metropolitano.pdf

IMMAGINI

2. S ITUAZIONI

Clinton Community Garden: un gruppo amici nel 1977 notaro-no, nella 48 th strada NYC, uno spazio abbandonato da oltre 28 anni produrre piante di pomodoro, è stato semplice capire che li sarebbe nato il primo giardino abusivo della città. http://www.clintoncommunitygarden.org/Bruxelles Farmer: a Bruxelles un gruppo di Guerrilla Gardeners iniziò a piantargirasoli per tutta la città creando un fenomeno che portò alla nascita nel 2006 nacque del giorno internazion-ale dedicato ai girasoli. http://brussels-farmer.blogspot.com/ Public Space: è il principale gruppo di guerrilla gardening in Canada con sede a Toronto. http://www.publicspace.ca/gar-denerspics.htmJulia 013: Grune Welle ha lanciato un sito web dedicato al guerrilla gardening a Berlino. il sito è scritto in tedesco, in-glese e spagnolo. http://www.gruenewelle.org/In Olanda la Guerrilla gardening ha preso piede con un certo Cerian che ha aperto un blog con i suoi progetti e con le sue apparizioni in TV. http://www.guerrillagardeners.nl/Los Angeles Guerrilla Gardening: un gruppo impegnato a Hol-lywood. http://www.laguerrillagardening.org/Seedy Sunday :Una comunità di “spargi semi” a Brighton e Howe. Semi ottenuti da piante locali è probabile che si adat-tino più naturalmente alle condizioni locali e mantengono un certa diversità che le grande aziende che producono semi non possono dare. http://www.seedysunday.org/why.htm

ALTRI RIDERIMENTI

08. http://www.guerrillagardening.org/onguerrillagardening.html04. http://crepeurbane.noblogs.org/gallery/4084/Il%20giardino%20metropolitano.pdf05. http://www.greenguerillas.org/06. http://www.archimagazine.com/bharing.htm07. Novella De Giorgi, Il giardino metropolitano. Analisi sem-iotica del movimento Critical Garden, tesi di laurea Facoltà di Lettere, Bologna, anno 2006/2007. http://crepeurbane.no-blogs.org/gallery/4084/Il%20giardino%20metropolitano.pdf08. http://www.guerrillagardening.org/onguerrillagardening.html09 http://www.narconews.com/Issue34/article1089.10 http://www.guerrillagardening.it/11. http://www.guerrillagardening.it/12 http://www.guerrillagardening.it/13. http://www.guerrillagardening.it/

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Verdir: Emmanuelle e il suo team di Verdir sono dediti a Parigi. http://verdir.blogspot.com/Dolphins Barn Garden:Facendo uso di spazi abbandonati ques-to gruppo di guerrilla sta coltivando verdure. La loro visione è di uno spazio sociale per coninvolgere la comunità e formare una zona verde nell’area industriale di Dublino. http://www.dolphinsbarngarden.org/

Pennsylvania Horticultural Society: Lavorando in collaborazi-one con residenti, organizzazioni di comunità e agenzie citta-dine, PHS utilizza il G.G. come uno strumento di costruzione. Educa e rende più forte la gente in modo che la città sia più attrattiva e vivibile attraverso l’orticultura. http://www.penn-sylvaniahorticulturalsociety.org/phlgreen/Age Concern Gardening: aiuta a stabilire contatti fra gardeners giovani e anziani, in modo che si possano prendere cura dei giardini. Un progetto a Sud di Londra. http://www.acls.org.uk/volunteer.htmlLondon Food Link : è un intreccio di organizzazioni e individui che si prendono cura del cibo sostenibile e dell’aumento della disponibilità di cibo sostenibile a Londra. http://www.guerril-lagardening.org/www.londonfoodlink.orgIn This Life Like Weeds: In Santa Barbara California guerrilla gardening is taking root, notably with this blog of reflec-tions on squatting, struggles over housing and place, life in the global “slums,” land occupations, guerilla gardening, hobo and traveler culture, and anarchism.... among other things.. http://in-this-life-like-weeds.blogspot.com/

GUERRILLA NEL SOCIALE

Nel 1906 Lewis H. Berens ha scritto un resoconto dettagliato del primo atto di guerriglia registrato il giardinaggio, che di Gerrard Winstanley e The Diggers il 1 ° aprile 1649. È possi-bile leggere questo enorme prenotare online presso il Proget-to Gutenberg. http://www.gutenberg.org/files/17480/17480-h/17480-h.htm#fn130_1_98Storicamente, ciò che erano nati come conflitti, sono diventati “gardening”. Il report della NPR dice di più al riguardo. http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=5435131

ALTRE CURIOSITA’

2. S ITUAZIONI 1.:: History UnwiredVenezia

History Unwired è un gruppo di ricerca composto da ricerca-tori specializzandi del Massa-chusset Institute of Technology (MIT) di Boston, dipartimento di Comparative Media Studies (studi comparativi sui media), e dell’Università Cà Foscari di Venezia, Centro interateneo di Eccellenza per la formazione avanzata.Il programma in Comparative Media Studies del MIT, per sua natura multidisciplinare che si occupa di studiare l’innovazione tecnologica attraverso le prospettive delle scienze sociali e delle discipline umanistiche. Il team ha preso forma a partire da un interesse comune rispetto l’utilizzo dei terminali mobili per la comunicazione e l’informazione (telefoni cellulari, pal-mari) attraverso applicazioni con valore formativo ed educa-tivo. Lavorando sugli applicativi software per il wireless, nell’ambito del progetto “Boston’s historic Freedom Trail”, i ricercatori hanno percepito il potenziale che queste tecnologie potreb-bero avere per rivoluzionare il modo in cui i turisti esplorano le aree storiche e i centri urbani. Attraverso le tecnologie mobili si può fornire informazione “on demand” (su richiesta) su fatti, località, edifici, siti storici, eventi e connessioni personali con i siti che si stanno visitando. La connessione tra un ambiente fisico così caratteristico come quello veneziano e tecnologie personali hanno costituito il motivo predominante per l’avvio del progetto di ricerca su Venezia.

Il Centro Interateneo di Eccellenza per la Ricerca Didattica e la Formazione Avanzata fa parte dell’Università Cà Foscari e op-era appoggiandosi alle strutture della SSIS del Veneto (Scuola Interateneo di Specializzazione per gli insegnanti secondari). Il focus del centro è quello dello studio dell’impatto delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione sui pro-cessi di apprendimento e di nuove possibili ecologie per la società della conoscenza.Successivamente a una prima fase di presa di contatti con alcuni enti pubblici e privati, al gruppo di ricerca è stato con-cesso un finanziamento per uno studio qualitativo e di sce-nario, da parte dalla Regione Veneto (Ufficio Turismo), con contributi minori dell’AVA (Associazio-ne Veneziana Alberga-tori) e dal programma MIT-Italy del Massachussets Institute of Techno-logy.

Obiettivo primario dello studio è quello di far convergere en-

Home page del progetto Hystory Un-wired

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in alto: Mappa del quartiere castello con segnalati i punti trattati dalla gu-ida interattiva tramite cellulare. sotto: esempio di inerfaccia nel cellulare du-rante l’esporazione urbana

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tità diverse quali imprese private e istituzioni governative e accademiche verso il rinnovamento delle modalità attraverso cui i turisti accedono all’informazione pratica e a una comp-rensione più approfondita rispetto alla storia e all’attualità di Venezia. In sintesi, si tratta di progettare approcci e strumenti per abili-tare un nuova modalità di esplorazione urbana. La premessa per tale lavoro è credere che un’innovazione tec-nologica significativa non può essere imposta dall’alto a una so-cietà ma piuttosto deve nascere dall’input “della strada”, della quotidianità degli abitanti di una città. E’ per questo che il lavoro di ricerca, come osservano i compo-nenti del team, ha mosso i primi passi a partire dall’indagine sul campo, dai focus group, dalle riprese audiovisive di vari momenti nella catena del valore del turismo veneziano. Si sono altresì raccolte informazioni rispetto a possibili tecnolo-gie che potrebbero essere impiegate su base regionale per far sì che i turisti si indirizzino in modo indipendente verso itinerari creativi e connessi tra loro, attraverso Venezia.un Progetto, in sintesi, che rimanda alla nozione di “turismo intelligente” e/o tecnologicamente intelligente.Quest’approcio al fenomeno del turismo che tende sd equi-parare i turisti a cittadini, “cittadini dinamici” come usa dire.Detto altrimenti, un turismo che trasforma il turista da unità di spesa in unità di conoscenza.

Una trasformazione cui si prestala città in genere e certamente Venezia per la ricchezza di informazioni, ma più ancora di con-oscenza che in essa si è e tutt’ora si addensa.Aggiungerei, un turismo che tende, grazie alla prospettiva di cittadinanza che apre, a far si turismo civico; cioè turismo at-tento e consapevole dei problemi della città. Una disponibilità che potrebbe assumere non poca importanza nel caso di Ven-ezia, città considerata patrimonio universale. Un turismo in-somma che avvicina abitanti e visitatori, li rende compartecipi della vita della città, li rende protagonisti comunicativi.Un progetto che deve passare per un accresciuto grado di consapevolezza di tutti gli attori locali (dai cittadini, ai com-mercianti, agli albergatori, alle pratiche ed ai bisogni dei tu-risti; in ascolto della voce dei turisti, cui deve corrispondere un’analoga disponibilità all’ascolto della voce e del cuore della città da parte dei turisti.Un lavoro che produce, in concreto, nuove guide, mappe, av-visi in lingua, itinerari, punti informativi e quant’altro possa

possibili idee per il progetto, schema-tizzate durante un focus group con la comunità.

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2. S ITUAZIONI

tornare utile ad un progetto mirante ad integrare città e mon-do dei visitatori.

Schema a Torta delle Anomalie del turismo veneziano: dalle % del grafico si riscontrano le maggiori anomalie in merito agli “alti prezzi” all’“orientamento” e al“movimento”.

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Da seganlare la guida interattiva via cellulare sul sestiere di Castello e i chioscchi internet in cui alcune singolari voci ven-eziane, corrispondenti ad alcuni mestieri e lavori, se non tipici, comunque facilemnete specificati (musicista, critico d’arte, maestro vetraio, pescatore - storico, maestro d’ascia e remo), accompagneranno alla conoscenza della città.

Michael Epstein, MIT, Cristobal Garcia, MIT, Filippo Dal Fiore, Cà Foscari ,Report Finale e documento tecnico guida al pro-getto: - History Unwired -Esplorando le frontiere veneziane Tecnologie mobili per un turismo intelligente: studi di comu-nità e analisi di design per un nuovo senso di cittadinanza. Agosto/Settembre 2003. http://web.mit.edu/frontiers/reportfi-nale.pdf

http://senseable.mit.edu/http://web.mit.edu/frontiers/.http://web.mit.edu/frontiers/reportfinale.pdfhttp://www.turistipercaso.it/noi/tamtam/testo.asp?id=202http://www.travelblog.it/post/262/venezia-girare-castel lo-con-un-palmare-e-5-veneziani

Alessandra Carboni in, Il turista è sempre più mobile in Il Cor-riere della sera, 23 Febbraio 2006, http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2006/02_Febbraio/20/tu-risti.shtmlLuca Falda, In tour tra calli e sestieri guidati da un palmare in Corriere del veneto 14 Settembre 2005, http://web.mit.edu/frontiers/corriere2.pdfs.a., A Castello con il palmare: singolari percorsi multimediali nel sestiere, 2 Settembre 2005, http://web.mit.edu/frontiers/nuova.pdfs.a, All’esporazione di castello col Palmare, 4 Settembre 2005, http://web.mit.edu/frontiers/gazz.pdf

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://web.mit.edu/frontiers/02. http://web.mit.edu/frontiers/tour.html 03. Report Finale e documento tecnico guida al progetto. http://web.mit.edu/frontiers/reportfinale.pdf04. Report Finale e documento tecnico guida al progetto. http://web.mit.edu/frontiers/reportfinale.pdf

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IMMAGINI

2. S ITUAZIONI

Whai Whay, play the storyline throught the city: whaiwhai maori è un parola che significa a cercare. Si tratta di un nuovo modo di visitare le loro città e luoghi d’interesse, un modo divertente, che pone il turismo al centro del suo viaggio, las-ciando lui svolgere un ruolo attivo nella scoperta deila città Il progetto parte nell’ottobre 2007 e la prima città è Venezia. Poi a seguire, Roma, Firenze, Verona e ora sembra spostarsi all’estero, con Londra, Praga, Barcellona, Parigi Ma descrivi-amo di cosa si tratta. In questo gioco, il turista si muove in città alla ricerca del Ruyi, una storia fantastica alla ricerca di uno scettro magico trovato da Marco Polo e rubato da Kub-lai Khan prima di tornare dalla Cina. Nella caccia al ritrova-mento, il’utente percorre divrsi lughi della città che nel corso dei secoli sono state il teatro di episodi misteriosi segreti e leggende. IL’obiettivo è quello di utilizzare i giochi come stru-mento per la costruzione di nuovi tipi di esperienze umane. Si tratta di un modo diretto per imparare, sviluppare relazioni e vivere. I giochi sono un mezzo per arricchire le esperienze, anche quelle che abbiamo già avuto molte volte, Per giocare dovrai munirti del tuo cellulare purché abilitato alla ricezione e all’invio di sms, del quaderno di gioco della città che vuoi visi-tare e di una mappa. All’interno del quaderno vengono racco-ntate 60 storie legate alle leggende e ai misteri della città, ma ogni storia è divisa in più parti e può essere compresa solo se le stesse vengono lette nell’ordine corretto, ovvero secondo una combinazione precisa che ti verrà svelata man mano che procedi nel gioco.i punti vendita selezionati oppure diretta-mente nel nostro sito alla sezione Shop. il gioco è disponibile in qualunque giorno e a qualunque ora, senza il bisogno di programmare nulla. http://www.whaiwhai.com/

PROGETTI SIMILI

2. S ITUAZIONI

Le esperienze individuali diventano un dominio pubblico che genera una nuova cartografia del luogo. Queste le motivazioni che hanno spinto Angela Dorrel, artista, e promotrice di que-sto progetto.Basato su un archivio online interattivo e in continua espan-sione grazie all’apporto degli abitanti, urbanilgrims.org ricerca le storie individuali dello spazio urbano e le intreccia con lo spazio reale. Attraverso un questionario online e una mappa della città vengono chieste ai visitatori le loro esperienze personali su luoghi specifici scelti da loro. Attraverso le risposte, vengono affrontate questioni riguardanti le possibili relazioni di potere, la strutturazione degli spazi urbani e le varie forme di appro-priazione urbana. I risultati del questionario vengono catalogati in base a una serie di parole chiave per facilitare l’accesso alle informazioni da parte di tutti gli utenti.Lo scopo del questionario è quello di far affiorrare le diverse visioni che il cittadino ha della propria città, ma allo stesso tempo utilizzare i loro giudizi e le loro risposte per scovare identità nascoste, semplici dissidenze urbane, o problemi so-ciali di qualsiasi natura allo scopo di produrre una mappatura reale ed esperienziale, che delinerà poi le tappe del pellegri-naggio. Urbanpilgrims.org, dunque, si occupa di aspetti, immagini e momenti caratteristici di un luogo utilizzando elementi di con-oscenza di una visione subconscia; con lo scopo di definire una nuova conoscenza collettiva della città. Riassumendo, la finalità del progetto consiste nella produzione di una mappa interattiva aggiornabile tramite la compilazione dei questionari rispondendo alle undici domande presenti nel test-online. La georeferenziazione delle diverse visioni avviene previa com-pilazione del questionario, producendo una sorta di genius loci dei luoghi urbani.Angela Dorrer afferma che il progetto, basato sostanzialmente su di un modello d’indagine, non propone una lettura “più vera” del paesaggio urbano, ma intende fornire al visitatore uno sguardo molteplice fatto delle soggettività dei visitatori partecipanti. Uno sguardo di cui è parte è parte la soggettività di ciascun visitatore. In sostanza, Dorrer si propone, attraverso i risultati del ques-tionario (immagini, giudizi, luoghi) ed il conseguente e non meno importante pellegrinaggio (costruito, come vedremo, come occasione per mettere a nuovo e confrontare dialetti-camente visioni e opinioni contrastanti) da un lato di tracciare

1.:: UrbanPilgrims.orgCopenhagen

logo e marchio dell’iniziativa Urban pilgrims

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una costellazione di racconti sull’ambiente urbano, dall’altro, di contribuire a costruire (come già s’è osservato) una ono-scenza collettiva nuova della città. Nuovo perchè esito di un approccio interattivo non convenzionale ai conflitti che per-corrono la città.Fondamentale è il ruolo di mediazione dell’artista, promuove la messa a conoscenza in comune di visioni individuali dei luoghi della città. Visioni, è bene sottolineare, che sono il pro-dotto dell’accettazione da parte dei cittadini di un coinvolgi-mento attivo: attivo già nella fase dell’offerta di impressioni e immagini in risposta al questionario; ma soprattutto attivo nella partecipazione al pellegrinaggio. Quel pellegrinaggio che, nutrito di riferimenti percettivi e memoriali sollecitati dal ques-tionario, si sviluppa come esperiena creativa d’interazione.Ciò che la Dorrel sembra dire è che frammenti e materiali della città, importanti o meno possono acquisire nuovi e inattesi significati o confermare quelli già noti o prevedibili. Ciò che sembra emergere che novità e /o conferme paiono arricchire l’atmosfera distintiva dei luoghi (o altro) suggeriti. Paiono de-lineare aree con diversa densità di significati, tracciare nuove gerarchie.

Interessante è soffermarsi nel percorso e metodo di avvici-namento ed approccio alla città messo a punto e rielaborato, nella base dell’esperienza condotta, dall’artista.La stessa Dorrel parla di una sorta di approccio autrofolog-ico sperimentale. L’atteggiamento sarebbe quello di chi non s’aspetta nulla; di cui s’avvicina alla città volutamente libero da giudizi e pregiudizi: per fare esperienze della città.Il contatto con la città è innanzitutto individuale, strettamente personale. Poi segue l’avvio della fase di mediazione che av-viene attraverso il questionario, la raccolta delle risposte, la

la Mappa del blog interattivo:si com-pone attraverso la compilazione del questionario, attraverso le risposte degli utenti sui luoghi della città

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la Home page del blog sull’esperienza di Copehagen e Cristiania03

2. S ITUAZIONI

loro classificazione, la restituzione nel suo blog.Una serie di operazioni che realizzano la prima parte del pro-getto: quella che vuole costruire una rete di storie e di espe-rienze.Qui scatta la seconda fase. Tutto ciò che è stato raccolto (e che, per inciso, la Dorrel reputa già utile per migliorare la città),tutta le messe di immagini che si è voluto far affiorare e trasmettere agli altri, tutto il lavoro di interpretazione e in-dividuazione di nodo critici e problemi serve per definire le performance che avranno come teatro la scena urbana.Servono, insomma, per l’azione collettiva; azione che consti-tuisce, dunque, il modo per sviluppare e mettere in tensione le storie raccontate.Performance, occorre precisare, che soddisfano una con-dizione necessaria: la necessità di entrare nel vivo ei problemi. La condizione, osserva la Dorrel, che fa scattare la partecipazi-one degli abitanti.Il caso di Copenhagen e, più signifamente, di Cristania - servo-no - servo scoperto delle contraddizioni sociali e culturali della città - può far meglio comprendere l’esperienza della Dorrer e del suo gruppo.Alcuni cenni sull’origine e sulla storia del quartiere sono in-dispensabili. individuale ,di tracciare una costellazione di racconti sull’ambiente urbano. Nel 1972, persone che desideravano vivere secondo principi collettivi e comunitari, al di fuori dagli schemi usual, occupar-ono un sito di un ex base militare, costituendo l’attuale quar-tiere di Cristiania. Fin dall’inizio la presenza di Christiania a soli dieci minuti dal centro della capitale fu controversa e ben presto la sua sopravvivenza di-venne materia di discussione per il Folketinget (Parlamento danese). Non senza problemi, la piccola città nella città riuscì ad essere accettata come espe-rimento sociale (in cambio del pagamento per l’uso di acqua ed elettricità) creando così una cittadinanza autogestita, gov-ernata assemblearmente. Vivere a Christiania insomma sig-nificava partecipare in prima persona alle decisioni collettive ed alla vita di tutti i giorni, in un processo che non privilegiava la ‘realtà di massa’, ma che ha come protagonisti gli individui e le loro scelte. Negli anni ‘80, con l’introduzione delle droghe pesanti sui mercati europei la sopravvivenza di questa “nuo-va società” fu scossa e duramente messa alla prova. La rea-zione dei christianiti fu immediata, approvando una serie di

2 foto del quartiere di Christania scat-tate e condivise dagli utenti all’interno del blog

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polizia alle porte di Christania05

trattamenti di aiuto ed informazione per i tossicodipendenti che tuttora rappresentarono uno dei pilastri dell’azione sociale di Christi-ania. Negli anni novanta infine, inizia un lunghissi-mo braccio di ferro con le autorità, sulla questione droga che vede un accerchiamento da parte della polizia di ben 18 mesi, dando inizio a rivolte, manifestazioni. il partito liberale danese, nel marzo del 2007 decise un “piano di normalizzazione” per la città di Christiania. Il progetto del governo, ad oggi an-cora attivo, punta in primo luogo a smantellare il sistema di autogoverno assembleare (che si legge nel rapporto della commissione appositamente costituita, “spesso impedisce di prendere qualunque decisione”) e abolire la la proprietà collet-tiva. Le case saranno messe in vendita, trasformate in coop-erative o affidate ad enti pubblici che le riaffitteranno a prezzi di mercato ai ‘christianiti’ che attualmente pagano un “ticket” uniforme alla comunità. Nel frattempo, nel quartiere di Norrebro Copenaghen, dopo anni di minacce il governo deliberava di sfrattare dalle case soccupate i giovani che vi abitavano. Gli edifici di proprietà del governo furono messi in vendita e, infine, acquistati dal gruppo religioso conservatore Faderhuset. Gli ex inquilini si r-fiutarono di abbandonare l’edificio e si attivarono attraverso una serie di proteste. Dopo un periodo di intenso conflitto tra manifestanti e polizia, il sito fu sgomberato e demolito. Il dibattito della società in queste scelte e reazioni fu assai ac-ceso radicalmente polarizzato. Attivisti e polizia si scontrarono violentemente in quanto gli attivisti cercavano di ottenere un nuovo spazio. Nelle settimanali proteste, le marce occupavono tutte le strade della città fino al sito di Jagtveg 69, in cui prima sorgeva l’edificio rivendicato.Rispetto a questo contesto è maturata la messa a punto di una serie di performance. Fra l’altro una chiara rispost ai quesiti che Aazar & Sienkiewicz (=) si ponevano, percorrendo le es-perienze della cultura di protesta europea, relativamente alla possibilità di manifestare dissidenze e contrati, ma soprattut-to, relativamente alla possibilità, dato il vasto cinvolgimento emotivo di tali esperienze di lotta, di costruire uno spazio pub-blico d’incontro e di discussione capace di produrre qualcosa di più delle consuete dichiarazioni di contrapposizione ed os-tilità........più specificamente, una rispota alla domenda: se le strat-egie d’arte potessero, attraverso queste manifestazioni, tra-dursi in piattaforme sociali capaci di consentire e garantire

2 esempi di slogan prodotti dalle risposte al questionario attraverso il blog.

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La Dorrer prima di intraprendere il pellegrinaggio con gli utenti consegna gli slogan.

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2. S ITUAZIONI

dialogo. Detto in altri termini, di costruire spazio di confronto pubblico. Una risposta che assumeva la forma di una serie di escursioni all’interno degli ambienti urbani, adottando la forma dei pellegrinaggio.Per l’esattezza nel corso di quattro mesi e con l’aiuto dei due schieramenti opposti, Dorrer si è impegnata ad attuare incon-tri con i residenti locali, negli spazi pubblici, compresi I bar, le saune, le strade, e attraverso la newsletter di Christiania. Ha inoltre promosso la compilazione di un questionario online attraverso adesivi, l’home page di uno dei più popolari bar di Christiania e il portale turistico di Copenaghen. Le infor-mazioni così raccolte hanno consentito la messa a punto dei pellegrinaggi.

Come è stato osservato, la Dorrer ha adottato e giocato con la dinamica della folla in una poetica processuale aperta, at-traverso due pellegrinaggi pubblici urbani promossi nei mesi di gennaio e febbraio. Nel corso di una giornata un gruppo di cinquanta persone hanno preso parte a un pellegrinaggio in bicicletta che ha coinvolto tutta la città, prendendo parte a diverse attività che ci indirizzassero simbolicamente affrontando la dimesione soiale e politica della città di Copenaghen. Il percorso del tour, era determinato in certi punti dai questionari. Per altro verso aveva un significato simbolico rappresentativo, dotando ap-punto i partecipanti con fogli di protesta, che potevano rigor-osamente tenere con la mano destra o con la sinistra, facendo così riferimento ai drammatici cambiamenti politici avvenuti negli ultimi anni in Danimarca, rappresentando così quel forte

Uno dei luoghi significativi individuati dalle risposte del questionario, quindi mo-tivo di sosta e discussione con i partecipanti.

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dualismo che al momento divide i cittadini di posizioni sociali e politiche differenti. I partecipanti inoltre potevano indossare anche delle stampe ,dotate dall’organizzazione, che esprime-vano i desideri elaborati per Copenaghen da condividere con i passanti.

QUESTIONARIO URBANPILGRIMS CRISTANIA

1a) When you think of Copenhagen, what first comes to mind?1b) Is there a place in Copenhagen that reminds you of another place in the world, and if so, which place?1c) Which place is for you personally significant or characteristic for Co-penhagen? Please tell us something more about you and the story of this place.1d) If Copenhagen would be personified, what kind of person would it be?1e) The senses: Is there a specific smell, taste, sound or music that is for personally you connected to Copenhagen? If a specific location associated please name it.1f) If you would be the good fairy and had a wish free for Copenhagen – what would you wish?

2a) When you think of Christiania, what first comes to mind?2b) Is there a place in Christiania that reminds you of another place in the world, and if so, which place?2c) Which place is for you personally significant or characteristic for Christiania? Please tell us something more about you and the story of this place.2d) If Christiania would be personified, what kind of person would it be?2e) The senses: Is there a specific smell, taste, sound or music that you connect to Christiania? If there is a specific location associated please name it.2f) If you would be the good fairy and had a wish free for Christiania – what would you wish?2g) What experiences from the last 30 years can Christiania give to the world? What can the world learn from Christiania?

3a) What does freedom mean to you?3b) What does control mean to you?3c) How would you characterize the relation between Copenhagen and the free city of Christiania?

2. S ITUAZIONI

http://www.urbanpilgrims.org/Copenhagen_Christiania/bloghttp://www.urbanpilgrims.org/Copenhagen_Christiania/archivhttp://www.urbanpilgrims.org/public/abouthttp://www.andorrer.de/texte/

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.urbanpilgrims.org/Copenhagen_Christiania/map02. http://www.urbanpilgrims.org/Copenhagen_Christiania/map03. http://www.urbanpilgrims.org/Copenhagen_Christiania/map 04. http://www.flickr.com/photos/urbanpilgrim/sets/72157603173741358/05. http://www.flickr.com/photos/urbanpilgrim/sets/72157603173741358/06. http://www.flickr.com/photos/urbanpilgrim/sets/72157603910179457/show/with/2328885499/07. http://www.flickr.com/photos/urbanpilgrim/sets/72157603910179457/show/with/2328885499/08. http://www.flickr.com/photos/urbanpilgrim/sets/72157603910179457/show/with/2328885499/

IMMAGINI

Berlin Urban Drift festival, BerlinoLondon Psychogeographical Festival, LondonManchester, Mancubist: Life is good in ManchesterPre/amble Festival of Art and Psychogeography Vancouver, CanadaPsicogeography mentalReaction, Toronto

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PROGETTI SIMILI

2. S ITUAZIONI 1.:: LinkedLondra

Snodandosi da Hackney a Redbridge, la M11 Link Road è stata completata nel1999 dopo la demolizione di 500 case tra drammatiche e appassionate proteste.L’artista Graeme Miller, ha colmato il vuoto che dimora in questi edifici ,un tempo occupati da una striscia di suono seg-reta che celebrava un secolo di momenti quotidiani nella vita dell’East End. Miller, commissionato dal Museo di Londra ha risposto con la creazione di Linked, una progetto che testimonia l’impatto disastroso che la strada di collegamento, M11 ha avuto per il quartiere sin dalla sua costruzione negli anni 90. Aiutato da un team di ricercatori, Miller ha intervistato cittadi-ni locali e manifestanti, che avessero preso posizione contro la costruzione della strada, facendo loro trasmettere le proprie testimonianze lungo la strada in modo tale da poter avviare questo progetto. Per partecipare a questo progetto, i cittadini sono stati dotati di una mappa e un ricevitore (una radiolina che assomiglia e funziona come ad un walkman) donatagli dalle Biblioteche locali nel quartiere di Hackney a Wanstead.Il suo proposito è offrire una storia alternativa del quartiere est di Londra che fu sconvolto e annientato dalla costruzione di questa strada. Linked rappresenta quindi una forma di resistenza, un memo-riale sonoro per le famiglie che hanno vissuto nelle 500 case forzatamente requisite e demolite per dare spazio a questa arteria stradale.Per combattere l’amnesia del presente Miller ha delineato lun-go la strada di collegamento un percorso di 4 miglia , predis-ponendo 20 trasmettitori con lo scopo di rievocare voci nas-coste, testimonianze registrate e memorie riaccese di coloro che una volta vivevano e lavoravano dove ora sorge l’arteria autostradale.

logo e marchio distintivo del progetto Linked

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tracciato del percorso di 4 miglia su cui sono predisposti 20 tras-mettitori che hanno lo scopo di rievocare “voci nascoste”

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Nella propaganda che accompagnava questo progetto, Linked è stato definito come un “landmark nel suono”, un lavoro ar-tistico invisibile, una camminata. Non risulta difficile capire questo giudizio provocatorio benché il lavoro sia rigorosa-mente sito specifico perché il sito è in realtà assente, situato da “qualche parte” tra il vecchio quartiere e la nuova arteria. Questa invisibilità è quello che Miller vuole contestare, il suo memoriale sonoro vuole coinvolgere la strada, incoraggiando tutti gli utenti ad entrare a fare parte dell’ambiente urbano in cui ci si trova, dotandoli di questi trasmettitori, trasmettendo voci nascoste, testimonianze registrate e memorie riaccese di coloro che una volta vivevano e lavoravano dove ora sorge l’autostrada.Il tentativo di Miller si sforza quindi a fare interpretare modi di vita e tendente culturali attraverso osservazione diretta, il cammino diventa quindi una pratica attraverso cui diventa impossibile non pensare a questioni più ampie che hanno a che fare con lo stile di vita, gli spazi pubblici e ciò che significa essere un cittadino.Miller trasforma il progetto in una pratica civica, camminare lungo Linked è divenire parte della città, testimone dei suoi processi, eventi, ritmi e storie.

il prima e il dopo: 2 foto rappresenta-tive che evidenziano l’impatto che la M11 ha provvocato a questi luoghi

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Manifesto di propaganda della prot-esta

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2. S ITUAZIONI

BBC on-line, on this day 1993, Activists lose battle over chestnut tree, http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/sto-ries/december/7/newsid_2536000/2536089.stmBBC on-line , aprile 2006, Anti-road protests ‘boosted cost, http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/4911468.stmPaul Kingsnorth in NewStatesMan, giugno 2003, http://www.newstatesman.com/200306300008

http://www.linkedm11.info/index2.htmlhttp://en.wikipedia.org/wiki/M11_link_road_protest (un bel o’ di riferimenti)http://libcom.org/library/m11-anti-road-aufhebenhttp://www.indymedia.org.uk/en/2004/02/285484.html http://www.indymedia.org.uk/en/regions/lon-don/2004/03/287260.html http://www.roadphotos.co.uk/Schemes/Road/A12/East+London/Leytonstone/http://www.leytonhistorysociety.org.uk/art_claremont.html (belle immagini)http://www.schnews.org.uk/sotw/claremont-rd.htmhttp://www.schnews.org.uk/archive/pdf/news003.pdf

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.linkedm11.info/index2.htm02. http://www.linkedm11.info/index2.htm03. http://en.wikipedia.org/wiki/M11_link_road_protest 04. http://www.linkedm11.info/index2.htm

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IMMAGINI

Lagarina Sonora: Storie di gente comune: questo progetto è stato promosso dall’archivio storie in Valgarina ccon la coo-produzione dell’Associazione culturale Libera Mente nel corso del triennio 2005-2008 . in questi tre anni sono state intervis-tate quindici persone nei paesi di Besenello, Calliano, Volano e Folgaria, per abbozzare un paesaggio identitario della Val-

PROGETTI SIMILI

lagarina tra gli anni trenta e settanta del Novecento. La ricerca si è focalizzata su aspetti diversi: feste e tipi di divertimenti, descrizioni del castello di Beseno, racconti di guerra e vicende partigiane; racconti di lavoro, di operai della Michelin e di pas-tori, di donne coraggiose e personaggi scomodi; narrazioni sulle identità dei paesi legate alle attività economiche, alla po-sizione geografica; testimonianze sui mutamenti sociali dopo il boom economico; riflessioni sul senso di appartenenza ad una comunità, ai significati e ai valori incarnati da una tradizione che forse non corrisponde più all’identità culturale della valle. Da quanto si evince dal sito web correlato all’iniziativa, sem-brerebbe che l’iniziativa sia partita da una forte desiderio di archiviare, catalogare e restituire le diverse storie della gente che ha vissuto questi luoghi, un bisogno radicato, e ancora presente oggi in ogni settore della vita pubblica e culturaledi questi luoghi. Il metodo autobiografico serve a questo scopo: è un approccio con cui si incontrano e si ricevono in tes-timonianza storie di qualsiasi persona, soprattutto anziana. È un modo per conservare memorie dei luoghi, dei contesti sociali, delle relazioni tra la gente, per favorire lo scambio tra generazioni e consolidare il senso di comunità. È soprattutto un modo nuovo per ricostruire una propria identità, person-ale e collettiva. L’ascolto delle memorie della gente è anche un modo divertente ed educativo per abituarsi all’attenzione, per raffinare la propria sensibilità, per entrare in contatto con mondi e situazioni trascorse, ma che fanno parte integrante della nostra cultura. Per restituire alle comunità le storie rac-colte sono stati messi a disposizione delle biblioteche comu-nali dei lettori multimediali Ipod dotati di comode cuffie per l’ascolto. Un piccolo volume illustra la ricerca effettuata e contiene la lista delle tracce sonore contenute nell’archivio sonoro. http://www.portobeseno.it

2. S ITUAZIONI 1.:: Milano Cronache dell’abitareMilano

Milano. Cronache dell’abitare è un’idea sui nuovi modi di ab-itare a Milano. Un campo aperto di racconti e immagini sui nuovi modi di abitare a Milano.

L’iniziativa parte da un’analisi condotta su cinquecento arti-coli, apparsi negli scorsi 5 anni, riferiti alle cronache locali. Pezzi di cronaca nera, sportiva, culturale, che raccontano di una creatività disperata e autorganizzata, che cerca di rispon-dere al problema dell’alloggio e della vita con nuove soluzioni, lavorando di “cazzuola e fantasia”.Il progetto curato dal gruppo di ricerca Multiplicity.lab e dall’associazione milanese Naga si sviluppa partendo da tre giorni di sopraluoghi, incontri, visite guidate aperte al pub-blico nei luoghi dell’abitare a Milano. Sono stati scelti e poi analizzati sedici luoghi emblematici della vita quotidiana rac-contati da chi li vive e commentati da osservatori, esperti e narratori della metropoli milanese al fine di costruire un at-lante dell’abitare a Milano.

Ogni giornata è stata tematizzata e questo è l’organigramma seguito.

Primo giorno: Abitare difficile

Esiste una Milano nascosta, dove abitare è difficile. Una Mi-lano mimetizzata, che emerge solo attraverso i fatti della cro-naca dei quotidiani: sgomberi, criminalità, incidenti. E’ la città dei giacigli di cartone nelle nicchie della Stazione Centrale. Delle baraccopoli, degli insediamenti abusivi nascosti nelle fabbriche in disuso, dei dormitori e delle mense, dei sottotetti stipati di materassi affittati in nero, del degrado urbano e so-ciale di alcuni quartieri di edilizia pubblica. Ma questa città non riguarda solo una minoranza. Oggi il disagio abitativo si allarga ovunque, penetra anche nei condomini del centro e nei palazzi attorno alla circonvallazione dove giovani coppie e anziani soli non riescono a pagare l’affitto

Secondo giorno: Abitare Temporaneo

Molti degli abitanti di Milano sono temporanei. Non cercano una casa per mettere radici, ma un alloggio per un periodo a termine. È una temporaneità dovuta ai diversicicli della vita (studente, lavoratore, anziano, malato) ma anche alla fragiliz-

locandina pubblicitaria dell’iniziativa, Milano: Cronache dell’abitare

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Tag città, abitare, comunità

zazione della famiglia, alla mobi-lità e flessibilità nel lavoro, ai ritmi crescenti e accelerati della globalizzazione. E alla presenza a Milano di popolazioni di utenti (modelle, ricercatori, uomini d’affari…) che ruotano attorno alle sue eccellenze nei campi della moda, dell’edi-toria, del design, della ricerca sanitaria

Terzo giorno: Abitare Insieme

Chi cerca casa non cerca più soltanto la qualità dell’alloggio, ma anche la qualità dell’ambiente spaziale e sociale circos-tante la sua casa. La vicinanza di un parco, di un bar, di un centro sociale, di una via di negozi, di una scuola sono un val-ore sempre più importante nella scelta abitativa. Negli ultimi anni sono nate a Milano sia comunità meticcie dove culture e stili di vita diversi si incontrano. Luoghi dell’abitare collettivo, che attraggono gruppi di in-dividui simili o creano relazioni tra individui diversi

La costruzione di un Atlante dell’abitare a Milano inizialmente si sviluppa con una pubblicazione che cerca di proporsi come una carta di identità di una città in mutazione, dove per molti le condizioni dell’abitare sono diventate difficili se non addirit-tura estreme, dove cresce il numero dei cittadini temporanei, dove a pochi metri di distanza convivono comunità miste, che sembrano anticipare un futuro cosmopolita e aperto, ed ego-ismi arroganti. La finalità del progetto si concretizza con la produzione di un sito web, basamento e “conclusione” di questa iniziativa.L’utilizzo di un portale web risulta essere un’opportunità per dare continuità al progetto, ma soprattutto fungere come nuovo spazio comunitario in cui raccogliere informazioni, immagini, desideri, dei soggetti e dei nuovi stili di vita legati all’abitare a Milano.

interfaccia del portale web. Risulta essere fondamentale la costruzi-one di un sito, per dare continuità al progetto e sicuramente più con-sapevolezza alla comunità “dell’abitare”

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I curatori di Multiplicity.lab e dell’associazione milanese Naga hanno individuato quattordici princi-pali modi di abitare gli spazi urbani, descrivendoli attraverso mappe, dati, interviste, racconti e fotografie. L’Atlante dell’abitare a Milano che questo libro propone è la carta di identità di una città in mutazione, dove per molti le condizioni dell’abitare sono diventate difficili se non addirit-tura estreme, dove cresce il numero dei cittadini temporanei, dove a pochi metri di distanza convivono comunità miste, che sembrano anticipare un fu-turo cosmopolita e aperto.

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2. S ITUAZIONI

www.milanocronachedellabitare.net/http://uninews.unicredito.it/it/articoli/page.php?id=7181http://multilab.wordpress.com/2008/01/ (testo Lavarra)Fabio parenti in multiplicity.lab, 14 gennaio 2008, la città invisibile,http://multilab.wordpress.com/2008/01/14/la-citta-invisibile/Luigi Bolognini in La Repubblica, 19 ottobre 2005, Tre giorni in giro per scoprire come si vive nell’altra Milano, http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=5Articolo in Il Giorno, 19 ottobre 2005, Da domani al Politec-nico “i 3 giorni dell’abitare” http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=5Stefano Boeri in Corriere della Sera, 19 ottobre 2005, in viag-gio per scoprire come si abita a Milano, http://www.chiamami-lano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=5Stefano Boeri in Domus, dicembre 2004, una favela a Milano, http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/testo2.pl?pmid=5&pos=5Giuseppe Nicotri in Espresso, febbraio 2004, O mia bella ca-pannina, AL. Mensile di informazione degli architetti lombardi, novem-bre 2003, Riletture (interessante articolo sulle trasformazioni Milanesi)

Intervista a Radio 3, 24 aprile 2007, Multiplicity Lab: Milano, Cronache dell’abitare

flickr.com/photos/jfreire/413103250/ (immagini)

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.cestim.it/sezioni/convegni-eventi/200702. http://multilab.wordpress.com/2008/01/10/milanocro-nache-abitare-in-una-baraccopoli/03. http://www.milanocronachedellabitare.net

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IMMAGINI

Tokyo VoidsPerthZolLverein

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PROGETTI SIMILI

2. S ITUAZIONI 1.:: Park(ING) DayNew York, altre città mondiali

Uno dei problemi più frequenti nelle città metropolitane è la crescente scarsità di spazio per scopi ludici e ricreativi o più semplicemente di spazi per il relax. Più del 70% degli spazi urbani di San Francisco e New York sono dedicati al posteg-gio del veicolo privato, mentre solo una minima parte di questi vengono destinati ad un utilizzo di tipo ricreativo.ll nome PARK(ing) deriva da un gioco di parole che rivela un doppio significato: parking inteso come parcheggio, e Park(ing) invece come azione di trasformazione del parcheg-gio in parco. Facili intuire, quindi, cosa possa essere il PARK(ing)Day. Esso è un evento globale incentrato a New York in cui artisti, attiv-isti, e cittadini collaborano per trasformare temporaneamente alcuni spazi destinati alla sosta.Un’iniziativa, il Park (Ing) Day N.Y.C., esito dello sforzo con-giunto di quattro organizzazioni, la New York City Street ren-aissance e i suoi partners: la T.A. (Trasportation Alternatives), Open Planning Project, The Trust for Public Land.L’associazione capofila dell’iniziativa è attiva con progetti e perfomance che hanno come fulcro la trasformazione delle strade in spazio pubblico, partendo dalla convinzione che le strade costruiscono l’anima dei quartieri, ne sono lo spazio vitale, la trama che consente l’interazione sociale e la costruzi-one del senso di appartenza. Una convinzione ben radicata nella cultura di quella che potremmo defiire la tradizione di un planning alternativo america-no, assai vivace dagli anni ’50 e ’60 e nel cui solco sembra collocarsi l’associazione, non a caso afondata, come le altre coinvolte, all’inizio degli anni ’70.La Trasformation Alternatives è un’organizzazione no-profit sorta per “liberare” le vie di New York dalle macchine, sos-tenendo così pedoni, biciclette e trasporto pubblico, in nome di una città a dimensione d’uomo, friendly, come si può leg-gere nel sito. È interessante notare che essa è fondata nel ’73, nel periodo in cui si forma e rapidamente consolida una co-scienza ambientale; coscienza che porta al Clean Air e clean Water Act e alla costituzione della Enviroumental Protection Agency. Altresì opportuno segnalare che essa è cresciuta nel tempo si-no a contare oltre 6000 membri in tutta New York e dintorni e che grazie alla sua forza è in grado di promuovere numerosi eventi anomali, come il New York City Century e il Tour di Brooklyn, del Bronx e del Queens in bicicletta.Ancora no-profit è la Trust for Public Land, un’agguerrita as-sociazione che vanta nelle sue at-tività più di 3500 progetti

logo e marco distintivo dell’iniziativa Park(ing)Day

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i 4 loghi dei partners del national Park(ing)Day

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di riqualificazione di aree disseminati in oltre 47 stati del ter-ritorio nazionale. Nel merito è l’associazione che organizza dal 2007 il Il Park (Ing) Day nazionale e che, per tale scopo, si offre come terminale di riferimento per le iniziative locali che come ve-dremo fra breve, nel frattempo si sono sviluppate.Infine l’Open Planning Project, anch’essa no profit, caratteriz-zata da un largo spettro di interessi sociali e, come le prec-edenti, da un approccio tipico del collaborative planning. In parti-colare, l’associazione si distingue per la sua specializ-zazione nelle strumentalizzazione tecno-logica necessaria per quello che potremmo definire empowerment civico e così favorire, fra l’altro, pratiche di decisione garantite dal basso. E ad essa è affidato, appunto, il compito di costruire la piat-taforma tecnologica connettiva e interattiva indispensabile alle attività dell’intera rete associativa. Tornando all’iniziativa, dunque, essa, attraverso il sostegno progettuale, tecnico e parzialmente pecuniario offerto a in-dividui o piccoli grupi, promuove la trasformazione di più di 50 parking dislocati nei 5 quartieri di New York City’s, in dei luoghi piacevoli per la comunità che vi abita. In sostanza, piccoli, spazi pubblici temporanei che forniscono un po’di sollievo alla realtà caotica di New York e allo stesso tempo un luogo collettivo di dialogo in cui riconoscere l’idea condivisa che la comunità desidera.Un’attività che si è dilatata e che oggi, fa di PARK(ing)Day un evento internazionale che tra-sforma, anche se per un giorno solo l’anno, oltre 200 parcheggi in 50 città nel mondo, in af-fascinanti spazi pubblici e luogi di aggregazione comunitaria.Ricostruire la breve e intensa storia mi pare cosa utile.

L’evoluzione del Park(ing)Day

Tutto sembra avere inizio il 29 Ottobre 2005, quando l’associazione Transportation Alternatives (T.A.) da il via ad un’occupazione temporanea di un parcheggio a Bedford Av-enue a Williamsburg Brooklyn. Utilizzando semplici materiali , viene così creato il primo “parcheggio abusivo”, offrendo gratuitamente un luogo in cui depositare le proprie biciclette e soprattutto, un posto per sedersi e parlare con amici e scono-sciuti. E’ un successo immediato, che conquista l’attenzione di una buona parte della stampa. L’aspetto positivo che viene in parti-colar modo rilevato è che l’azione abusiva ha portato la gente

locandina pubblicitaria dell’ainiziativa nella città di Philadelphia: “istruzione per l’uso”

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2. S ITUAZIONI

a riflettere su come 50 centesimi di $ all’ora fosse un prezzo equo per un così utile spazio pubblico, e, nel caso di una sua efettiva utilità, se utilizzarlo esclusivamente come par-cheggio auto. A questo punto occorre osservare che pressoché nello stesso momento e allo stesso modo nella west cost ci si è poneva le stesse domande e si agiva. Infatti, poche settimane dopo l’ occupazione a Brooklyn, la sede di San Francisco dell Arts collective REBAR lanciava il PARK(ing) Day a San Francisco. Il successo nelle due città è alla base di una rapida diffusione di iniziative in molte al-tre città americane. Iniziative che fanno riferimento al Trust Public Land, che diviene una sorta di ente di collegamento, di certificazione della natura no profit delle iniziativa stessa e di supporto garantendo il contributo creativo di Rebar. A questo punto siamo in presenza di due diverse organiz-zazioni, quella Neworkese e quella Californiana. Entrambe promuovono, come sviluppo della sperimentazione iniziale, un Park(ing) Day: New York in autonomia anche se con rif-erimento al Trust come garante, e concentrata sull propria conurbazione; mentre il Trust, col supporto di Rebar, cura l’estensione del Parkin(ing) Day a livello nazionale.Un evento , quindi, di grande scala e portata che si proponeva di generalizzare la possibilità per le semplici e normali per-sone di rivendicare la trasformazione degli spazi dei parcheggi in luoghi pubblici pieni di vita. Nel 2007 il trasporto alternative (TA), in collaborazione con l’Amministrazione Pubblica, ha lanciato il Park (Ing) Day NYC, portando l’evento newyorkese al successo internazionale. la manifestazione è caratterizzata da 25 parcheggi. Ogni spazio e’ stato organizzato indivi-dualmente da compagni e alleati che comprendevano dirigenti, artisti, architetti e urbanisti, sostenitori e cittadini.

Nel giro di 3 o 4 anni, dunque, si sono moltiplicate le aree d’intervento e le città coinvolte, nel paese e fuori, sino a coin-volgere una ventina di città europee.Per totnare al Il Park (Ing) Day di NYC, quest’anno esso ha in progetto di raddopiare le po-stazioni da dedicare all’evento che saranno così 50, con più Parkingspot nel Brooklyn, nel Bronx, a Manhattan e nel Queens. Non solo, è significativo osservare che l’evolversi del pro-getto ha suscitato interesse non solo alla comunità attivista, ma anche fra designer di grande fama

allestimento di due parcheggi durante il national Park(ing) Day.

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chiamati ad assistere i cosìdetti “costruttori di parcheggi”

Un´altra novità per il 2008 è anche il Parking day REDUX che si terrà il 18 ottobre. Si tratta di un’esposizione di progetti che metterà in evidenza una accurata selezione dei parcheggi ri-convertiti della città, con foto e video, successivamente con-sultabili anche in rete.

Occorre ancora aggiungere che sempre a N.Y., a partire dall’esperienza Park(ing), e a testimonianza del suo successo, i promotori - e cioè T.A. e C.S.R. e O.P.P. – hanno deciso di im-pegnarsi in un nuovo campo per avvicinare cittadini e comu-nità al tema del riuso e della riappropriazione della strada.Si tratta del Block Party N.Y.C. un’iniziativa, ora con scadenza assai intensa, quasi settimana-le, organizzata su sollecitazi-one locale e piano accodo con l’Amministarzione.Con l’occasione, la strada individuata viene chiusa per un giorno (dalle 10 alle 18), e diviene luogo di un festoso in-contro organizzato con l’accordo dei negozi alimentari e altri prodotti della zona e, nel contempo, luogo di discussione e confronto sui problemi, a cominciare da quello del traffico, della comunità e , naturalmente, sui modi di risolverli; oltre che, luogo, per non dimenticare il mandato originario delle associazioni organizzatrici, di riappropriazione delle superfici destinate a parcheggio.È importante sottolineare che per l’occasione viene offerto alla comunità l’aiuto di un planner che, per la durata della festa, presta, in un dialogo continuo, a suo contributo di conoscen-za, accettando di metterlo in discussione.Un’ulteriore osservazione concerne la funzione che, nel ra-pidissimo sviluppo dell’iniziativa, ha svolto l’attivazione e l’implementazione di un blog, con le molteplici funzioni che ha dovu-to sin qui assolvere. Per farsene un’idea, possiamo dire che, nel sito prodotto dall’associazione, si può accedere a dei tutorial che hanno il ruolo “cruciale” di aiutare a crea-re un Park(ing). Oppure attraverso il blog si da la possibilità di proporre suggerimenti per gli eventi del Park(ing) Day.La sezione links, poi, permette di conoscere ed entrare in con-tatto con i partecipanti di altri Park(ing), oltre a visionare le immagini e i video relativi ai park(ing) Day passati.il portale web inoltre ci permette di segnalare attraverso l’utilizzo di google map, i possibili Park(ing)Spot, sostanzial-mente le proposte possibili di parcheggi da riconvertire du-

blog interattivo del park(ing) Day NYC. i girasoli stanno a rappresen-tare tutti i park(ing) spot approvati dal Trust Public Land per l’evento del 18.10.2008 nella sola città di NYC. Il cittadino, attraverso questa mappa, aveva la possibilità di segnalare un possibile park(ing) spot da ricon-vertire, documentando, attraverso testo o foto, le possibili idee in merito. il vantaggio di questa mappatura lib-era e interattiva, ha permesso anche “al vicino di casa” di aderire alla ricon-versione, costruendo così una rete in-visibile autorganizzata e comunitaria di azioni puntuali sulla città

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rante l’evento.Questa modalità di interazione, si evidenzia nel sito, tra attivisti e associazione, per-mette una pianificazione vera e propria dei luoghi su cui intervenire provvisoriamente. Il por-tale infine, applicando questa modalità, attiva incon-sapevolemnete un network collaborativo in grado di organiz-zare le azioni, non solo individualmente, ma con l’aiuto di altri city-user.Infine, per intendere entità, pervasività e fortuna dell’iniziativa, specie di quella neyorkese, è fondamentale cogliere l’esplicita connessione fra Block Party, la comunità locale (Community Board), l’insieme delle comunità della città (Mayors Com-munity Affairs Unit) e il Sindaco della città. in questa catena cruciale è il ruolo della CAU di tramite fra le iniziative dei vari boroughs e comunità e l’amministratore centrale. In altri termini, è essenziale comprendere come Park(ing), in tutte le sue manifestazioni, poggi su di una solida e speri-mentata struttura gestionale comunitaria; alla quale, proba-bil-mente, possiamo ricondurre il successo ed il rapido dif-fondersi delle iniziative del pool di as-sociazioni ch stiamo esaminando.

portale web del Block party, l’home page invita chiunque ad iscriv-ersi e proporre un ipotetico “blocco stradale”. il web diventa strumento di comunicazione tra i city-user, per organizzarsi, consigliarsi e aderire alle diverse iniziative

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2. S ITUAZIONI

http://parkingdaynyc.org/http://www.nycsr.org/http://topp.openplans.org/http://www.transalt.org/http://www.tpl.org/tier3_cd.cfm?content_item_id=22093&folder_id=3428http://blockpartynyc.org/http://www.rebargroup.org/index.htmlhttp://www.nyc.gov/CAU http://www.streetfilms.org/archives/parking-day-2008-nyc/

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://blog.parkingdayphilly.com/wp-content/up-loads/2008/07/pday_poster5.jpg02. http://parkingdaynyc.org/03. http://www.tpl.org/tier3_cd.cfm?content_item_id=22093&folder_id=3428 02. http://parkingdaynyc.org/spots04. http://www.flickr.com/photos/8768276@N03/2871916684/05. http://parkingdaynyc.org/spots06.http://blockpartynyc.org/

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Albuquerque,Anchorage, AK, Atlanta, Ardmore PA, Austin Bakersfield CA, Birch Run MI, Boulder CO, Boston, Charle-ston, Charlotte, Chattanooga, Chicago, Cincinnati, Cleveland OH, College Station TX, Costa Mesa CA, Columbus OH, Dallas, Denver, Des Moines, Eugene OR, Flint, Goleta CA, Grand Rap-ids, Greenfield MA, Hillsboro OR, Hollywood FL, map, Hono-lulu, Ithaca NY, Irvine CA, Jacksonville, Kenosha WI, King of Prussia PA, Lake Worth FL, Las Vegas, Lauderdale Lakes FL, Lexington KY, Logan UT, Loganville GA, Los Angeles, Madi-son WI, Miami, Milwaukee WI, Minneapolis , Monterey CA , Morgantown WV, Mount Holly NJ, Newark NJ, New Haven CT, New Orleans, New York City, Oakland CA, Orange County, Orlando, Palm Beach Gardens FL, Pasadena CA, Philadel-phia, Pittsburgh, Plantation FL, Portland OR, Redwood City

Città che hanno aderirto nel 2008 al National Parking day

CA, Rochester NY, Sacramento CA, St. Louis, St. Paul map, Salt Lake City, San Diego, Sanford FL,San Francisco, Santa Monica, Sausalito CA, Seattle, Spartanburg SC, Springfield IL, Syracuse, Tallahassee, Tampa, Tempe, Troy MI, Tulsa, Tucson, Washington DC, Waukegan, IL, Wenatchee WA, West Palm Beach FL.

Amsterdam - Olanda, Brisbane - Australia, Leeds - GranBre-tagna, Lisbona - Portogallo, Melbourne e Victoria - Australia, Milano - Italia, Monaco - Germania, Perth - Australia, Rio de Janiero - Brasile, Rotterdam - Olanda, Santiago de los Cabal-leros - Repubblica Domenicana, Sydney - Australia, Toronto - Canada.

Ogni città presente nell’elenco ha un proprio blog, con foto, testi, video, che testimoniano l’azione di riconversione del parcheggio nella giornata dell’evento nazionale del Park(ing) Day 2008. Potete trovare altre informazioni a questo link: http://www.tpl.org/tier3_cd.cfm?content_item_id=22100&folder_id=3428

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2. S ITUAZIONI 1.:: ParkourParigi, Londra, principali città mondiali

Luc Besson, il regista francese di Nikita e Leon, non ha resisti-to al fascino “estremo” di questo stile metropolitano che pro-pone un modo creativo per reimpadronirsi degli spazi urbani, anche quelli fin troppo alienanti come le banlieu parigine. E lo ha raccontato in un film del 2001 il cui titolo Yamakasi richi-ama il nome del gruppo fondato da David Belle. E’ proprio l’esperienza nel sobborgo parigino di Lisse a sp-ingere David Belle, interessato agli aspetti fisici, e Sebastien Foucan, più filosofo, a mettere a punto nei primi anni ‘90 questa disciplina «tra sport e ribellione», che trae ispirazione dalle corse ad ostacoli nei boschi che Belle faceva durante l’infanzia seguendo il padre, vigile del fuoco. Il nome scelto per connotare questa nuova arte metropolitana viene da “parcour”, e rappresenta l’essenza di questa filosofia: il creare, appunto, un nuovo percorso all’interno dello spazio urbanoVediamo più esattamente in cosa consiste il parkour. Il parkour è una disciplina che consiste nell’attraversare la città seguendo percorsi non con-venzionali, oltrepassando, attraverso salti, scivolate, capriole e arrampicate, tutti gli os-tacoli che l’architettura urbana propone: scalinate, palazzi, muri, cancelli, non importa quanto alti e pericolosi, ruvidi o scivolosi. E’ il risultato di calcolo, concentrazione e preparazi-one. Quanto serve per “tracciare” un percorso che è essen-zialmente mentale e basato sulla velocità e la fluidità. Non occorrono dunque particolari attrezzature: niente corde, elas-tici o rampini; semmai un buon paio di scarpe da running e il coraggio di affrontare spericolati balzi eseguiti in corsa, veloci e inafferrabili, ai limiti di ogni immaginazione. Il parkour è l’arte dello spostamento e oltre a far leva sulla po-tenza, l’agilità e l’equilibrio, si basa sulla forza interiore. Nato per ripensare l’idea di spazio e non per creare spettacolo, più che uno sport è una filosofia di vita ai limiti del mistico. La riappropriazione della città è per il traceur, “colui che traccia”, un mezzo per effettuare un viaggio interiore, alla scoperta dei propri limiti. Gli ostacoli urbani sono dunque una metafora degli ostacoli della vita e superarli significa confrontarsi con le proprie bar-riere mentali. Il Parkour diviene così un modo per riappropriarsi di uno spazio urbano alienato e non identitario, conferendogli senso è umanità. Un’arte, quella dei traceurs, che non poteva che nascere all’interno dei cosiddetti “non luoghi”.

L’accrescimento dell’autocontrollo e della fiducia nelle proprie capacità va di pari passo con la preparazione atletica, neces-saria per apprendere le tecniche principali ispirate ai movi-menti animali: Monkey vault (per saltare una ringhiera), wall run (la corsa sul muro), king kong vault (il salto per gli osta-coli alti), cat balance (un movimento basato sull’equilibrio) sono so-lo alcuni degli strumenti per districarsi nell’avventura cittadina. I traceur si muovono in gruppi, detti crew, che fondano i pro-pri criteri di appartenenza sulla condivisione di valori come l’amicizia, il rispetto, la positività, l’empatia, la forza, l’impegno e la determinazione. I Crew costituiscono le “new tribe”.La società post-moderna appare come un tessuto fatto di microgruppi in cui gli indivi-dui stabiliscono forti legami emotivi, una subcultura comune, una visione del mondo differente. Far parte di una tribù è diventato, per il soggetto, più importa-te che appartenere ai moderni gruppi di riferimento: ciò rende impossibile la clas-sificazione secondo gli standard abituali. Il Parkour è una di queste tribù. Negli ultimi quindici anni il parkour è fuoriuscito dalla Francia dilagando in ogni parte del mondo, assumendo configurazio-ni diverse a seconda del paese di adozione . Grazie alla rete, come mezzo comunicativo, i traceur si organizzano in crew (gruppi),il web diventa lo spazio virtuale in cui pianificare i propri percorsi nello spazio reale. Quasi tutte le nazioni hanno un portale dedicato al parkour, con relativi link che rimandono ad altre crew regionali e sem-pre più spesso provinciali. Tutti i portali di questa disciplina hanno una caratteristica comune: l’ interazione con l’utente. Nei portali è sempre presente una sezione dedicata ai forum, in cui i traceur scambiano informazioni riguardanti le tecniche e le diverse tipologie di allenamenti. Inoltre attraverso google map segnalano e condividono nuovi “hotspot” (spazi della città in cui praticarlo) attraverso una documentazione con foto, video e brevi descrizioni. Il blog in-oltre permette agli utenti di registrarsi e di essere aggiornati su tutti gli eventi a scala globale. L’organizzazione Worldwide JAM London in collaborazione con la South Coast of England Parkour sta recentemente la-vorando ad un progetto di mappatura, interattiva e collabora-tiva, degli spazi urbani utilizzati da questi traceur . Lo scopo del progetto è creare un raccoglitore planetario di tutti gli

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spazi urbani che si prestano a questa disciplina, attraverso la condivisione e l’aiuto dei traceur mondiali. Il parkour è, naturalmente, approdato in Italia. A Milano è at-tivo da anni il gruppo dei Milan Monkeys. Una ventina di ad-erenti che pratica e organizza eventi soprattutto nella zona di Romolo, nell’area circostante la fermata della metropolitana: fra scarpate della ferrovia, vecchi edifici industriali dismessi, edifici riutilizzati, aree verdi di risulta cintale ecc.senza sottacere di altri luoghi della periferia oggetto di trac-ciamento: Quarto Oggiaro, San leonardo, Bonola, Bicocca.Da segnalare a Roma il raduno nazionale annuale organizzato dall’Associazione Italiana Parkour.it, promosso dalla Provincia di Roma, dal Comune di Roma e dall’VIII Municipio, in collab-orazione con l’Associazione Fiaba (Fondo italiano Abbattimeto Barriere Architettoniche) e con l’universtità di Tor Vergata che mette a disposizione gli spazi. Questo raduno ha lo scopo di combattere ogni tipo di barriera fisica, ma anche mentale.In particolare è suo intento abbattere le barriere architetton-iche e mentali per i diversamente abili oltre a ciò si propone di affrontare il problema del disagio giovanile.A questi scopi presta il proprio apporto il Parkour che viene inteso, in metropoli sempre più dominate da vandalismo e mancanza di rispeto, come un modo utile per prendere sem-pre più coscienza degli spazi urbani, sfidandoli, ma al tempo stesso fondendosi con essi. Insomma, una modalità di riap-propiazione della scena delle periferie metropolitane.

mappature per lo Urban Freeflow , evento di un giorno a Londra, organ-izzato dall’associazione di Parkour Inglese, in cui tutti i traceur europei si incontrano per lasciare la propria traccia urbana nella città.

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iniziativa del CUP (Comunità Umbra Parkour - http://cup.splinder.com/post/14902977/Primi+Spot+di+parkour+in+Umbri). Attraverso una map-patura con GoogleMap la comunità segnala degli spot per chi volesse ci-mentarsi a questa disiplina. La mappa, essendo interattiva, da la possibilità a chiunque di lasciare la propria traccia urbana.

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I ragazzi del PARKOUR di Vanzetto Chiara, Il Corriere della Sera, 27 aprile 2007, (http://archiviostorico.corriere.it/2005/aprile/27/ragazzi_del_PARKOUR_co_7_050427019.shtml)Il parkour, tra la rete e la strada di Carlo Prevosti, Web&BlogRunning, 27 gennaio 2009 (http://www.outdoor-blog.it/post/2223/parkour-tra-la-rete-e-la-strada)

http://it.wikipedia.org/wiki/Parkourhttp://www.parkour.it/Perchè Parkour, (http://blog.tiziananenezic.com/2008/10/13/perke-parkour/)Differenza tra parkour e Freerunning (http://www.leparkour.splinder.com/post/15345263/Differenze+tra+Parkour+e+Free+)Passeggiare sui tetti da Parigi aRoma (http://www.cafebabel.com/ita/article/27250/parkour-passeggiare-tetti-parigi-roma.html)Parkour: la nuova frontiera dello spostamento in città, (http://www.diregiovani.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=760)

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.parkour.it/ 02. http://maps.google.it/maps/ms?hl=it&ie=UTF8&msa=0&msid=102207716244139394143.0004417e1515addcc5171&z=1203. http://cup.splinder.com/post/14902977/Primi+Spot+di+parkour+in+Umbri04. http://www.momu.it/SitoMomu/FotoIVraduno1.htm

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IMMAGINI

Free Running /Yamakasi :è una dispiplina nata nel 1997 da 2 ex fondatori del parkour, David Belle , Sébastien Foucan. il fondamento quindi nasce dal Parkour ma con una differenza. il parkour premia l’efficienza con cui si superano degli ostacoli urbani, mentre nella filosofia Yamakasi, è l’estetica che conta, c’è una completa libertà nel tragitto e nella recirche di interp-retare l’ostacolo tramite l’evoluzioni.Tricking : è una nuova disciplina urbana che unisce le arti marziali, la ginnastica e la breakdancing. il Tricking incorpora una varietà di mosse da diverse arti creando così un mix, “tra arti ed e estetica”

SPORT SIMILI

2. S ITUAZIONI

SITI UFFICIALI

Urban free flow: Sito punto di riferimento per molti traceur inglesi, sicuramente uno dei portali più importanti riguardo al parkour. (http://www.urbanfreeflow.com/)Parkour.org.uk: Il primo sito Parkour Inglese, (http://parkou-ruk.proboards24.com/index.cgi)Le parkour: sito ufficiale francese, (http://www.le-parkour.com/)Parkour.com: Il sito di Sebastien Foucan, uno dei più bravi traceur francesi, (http://www.parkour.com/)World Wide Jam: Grande comunità mondiale del parkour, (http://www.worldwidejam.tv/index.php)Pawa:Il sito delll’associazione mondiale Parkour, (http://www.tracers.ru/shop/)

PK finlandese: Il portale parkour dei traceur finlandesi,( http://www.parkour.fi/drupal/)PK Polacco: Sito polacco sul Parkour, (http://www.justkeep-walking.prv.pl/)PK Portoghese,( http://www.parkourpt.com/)PK Spagnolo: (http://www.umparkour.com/)Pk Berlin: Sito dei traceur di Berlino, (http://www.berlin-pk.com/)PK USA southest,( http://overflux.com/news.php)PK Canadese: Il sito dei traceur canadesi, (http://www.pkcc.ca/)PK Tedesco, (http://www.parkour.de/)PK Norvegia, (http://parkour.no/) PK Iraniano, (http://www.parkour.ir/)PK Cina, (http://www.parkour.cn/)PK Edimburgo, (http://www.ed-pk.com/)PK USA:PK Australia, (http://www.aparkour.com/)PK Svizzera, (http://www.freerun.ch/)

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PRINCIPALI INTERNAZIONALI

PRINCIPALI CREW NAZIONALI

Associazione Parkour Italia, (http://www.apki.it/htm/links.html)Parkour Italia: tutte i Crew suddivisi per regione: http://park-ouritalia.forumfree.net/Crew di Roma (http://www.pkoloseum.135.it) Crew di Prato (http://www.krek.it)Crew di Milano (http://www.milanmonkeys.it.)Crew Cremona (http://www.freefallfamily.com Free2be www.Crew Padova (http://www.pkpd.tk)Crew Firenze (http://www.parkourfirenze.forumattivo.com Firenze)

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2. S ITUAZIONI 1.:: PPSNewYork, aprincipali città mondiali

PPS (Progetto per gli Spazi Pubblici) è un’organizzazione non profit che aiuta le persone a creare e sostenere spazi pub-blici che. Fondata nel 1975, PPS abbraccia le idee di William (Holly) Whyte, un “pioniere” della comprensione di come la gente utilizza gli spazi pubblici. Oggi, PPS è diventato un cen-tro riconosciuto a livello internazionale per best-practice, in-formazioni e risorse sul Placemaking, un’approccio all’azione di trasformazione della città sul quale torneremo diffusamente più avanti.l’associazione si propone come uno dei riferimenti più del movimento “placemaking”, unendo “persone con idee, es-perti e partner che condividono la stessa passione: creando spazi vitali”.

Dal 1975 PPS lavora in più di 2000 comunità in 26 paesi del mondo aiutando le persone a convertire i loro spazi pubblici in posti vitali per la comunità, attraverso programmi, impieghi e installazioni che permettano di stabilire valori locali e di ris-pondere alle necessità delle comunità. Attraverso lo staff dell’associazione e con il contributo dei loro partner e finanziatori, quali le organizzazioni Wallence Fund, la Rockefeller Brothers Foundation, la Ford Foundation a la Kellogg Foundation e agenzie governative come la Federal Highway Administration, i dipartimenti dei trasporti statali e con la General Services Administration, hanno riqualificato parchi, mercati, strade, stazioni di transito all’interno Le aree dei programmi di riqualificazione urbanaHanno prodotto pubblicazioni1 , e centri web di risorse, utiliz-zati da migliaia di persone, per aiutare ad inserire politiche di Placemaking nelle loro attività quotidiane.Programmi e azioni si articolano per funzioni e temi. Interes-sante, riferendomi ai testi del sito, riprendere sinteticamente la filosofia che presiede ad ogni campo d’intervento.

Per parchi, centri commerciali e piazze si sottolinea che le azioni hanno successo alle persone più che al progetto. A conferma di questa scelta si osserva che oggi PPS sta la-vorando con ancora più comunità di prima per trasformare i parchi non sfruttati in grandi aree pubbliche che possano

1 The Great Neighborhood Book: A Do-It-Yourself Guide to Placemaking (2007); l How to Turn a Place Around (2000); l Public Parks, Private Partners (2000); l Public Markets and Community Revitalization (1995); l The Social Life of Small Urban Spaces (William H. Whyte, 1980)

logo dell’organizzazione PPS01

Questo diagramma è uno dei mezzi che PPS ha sviluppato per la val-utazione degli spazi di una comunità al fine di promuovere un processo di “placemaking”. Il cerchio più interno rappresenta le caratteristiche chiave, il cerchio verde rappresenta le qualità intangibili e il cerchio più esterno i dati concreti.

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essere vive, sicure e, di volta in volta, diverse nella loro per-sonalità una modalità ed una finalità d’azione che vale, ovvia-mente, anche per gli interventi di riqualificazione delle piazze e dei centri commerciali: gli uni e le altre da trasformare in spazi pubblici, in luoghi di vitale interazione.

Per i trasporti si afferma che “ Se si progettano le città per le automobili ed il traffico, il risultato saranno automobili e traffico. Se si progettano invece per le persone e lo spazio, il risultato saranno persone e spazio”. PPS considera la vasta quantità di area urbana dedicata alle macchine, al traffico e ai parcheggi come una grande opportunità per creare spazi pubblici che possano servire alla “comunità”. In questa logica i progetti per il trasporto assumono la funzione di catalizzatori di un processo che trasforma le autostrade in viali, i parcheggi in luoghi di transito ad uso misto.

Per le sedi delle attività amministrative e ricreative del comune, l’obiettivo è subito messo a fuoco: collegare e ricol-locare le persone alle istituzioni pubbliche che le rappresen-tano (tribunali, le biblioteche, sedi del governo e molti altri ancora). Un operazione di rivitalizzazione di spazi vitali per la collettività con evidenti vantaggi sia per le istituzioni sia per le comunità che queste servono.

Per i mercati pubblici, attraverso la loro assistenza tecnica, seminari, ricerche, borse di studio, corsi di aggiornamento e conferenze, PPS opera per trasformarli in spazi pubblici vitali ed essenziali quindi per lo sviluppo delle comunità: per ciò che attiene la salute, l’alimentazione, la salvaguardia delle strutture produttive (come le fattorie a conduzione familiare) messe a rischio dalle grandi catene produttive e distributive.

Per i centri delle città, l’assunto è semplice e lapidario: le aree centrali riempiono le città di vita quindi PPS aiuta la comunità a rinnovarsi attraverso nuovi metodi e pratiche d’azione ca-paci di far emergere la vitalità di queste aree. L’approccio è ovviamente quello del “placemaking” ai cittadini; quello cioè che orienta i cittadini e i residenti a concentrarsi nel migliora-mento degli spazi più importanti per loro.In sostanza, un salto di scala nell’applicazione degli stessi principi che abbiamo visto all’opera nei precedenti ambiti fun-zionali e spaziali.

l 1981, Bryant Park, New York, NYPPS si è focalizzata sull’importanza dei parchi urbani e ha fatto molta at-tenzione al deterioramento e alle at-tività criminali che sono una minaccia per i parchi: ciò ha portato alla crea-zioni di spazi multifunzionali che sono ora l’orgoglio delle comunità

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1983,Chapel Street,New Haven, CTPPS ha ristrutturato numerose strade principali, corridoi commerciali ur-bano e reti dei trasporti attraverso un programma innovativo e tecniche Placemaking, pubblicando diversi libri tra cui “Great Corridors, Great Comu-nities”

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1993 - Oggi Placemaking raining,Czech Republic, Croatia , Serbia, & MontenegroIn paesi devastate da cambiamenti culturali e perdite, PPS ha aiutato a ristabilire le tradizioni delle comunità attraverso laboratory di Placemaking e attraverso l’unione di reti di diverse comunità

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2. S ITUAZIONI

Può essere utile rilevare che l’attività di PPS ha trovato appli-cazione anche in due altri campi. Si tratta del campus univer-sitario (un’istituzione di gramde rilevanza per la costruzione della città americana) e del porto, un’area che, storicamente itegrata strettamente alla città, s’è andata nel corso della mo-dernità industriale progressivamente separando dalla città, sottraendo a questo affaccio e uso delle risorse d’acqua, flu-viali o marine che fossero. E in effetti nei nei progetti di porti (da Hong Kong a San Diego a Memphis) PPS sta lavorando per reintegrare i porti, molti dei quali esclusi a causa di auto-strade, impianti ferroviari, insediamenti industriali, ai contesti urbani.

Tornando al campus, l’azione parte dal presupposto che non sia sufficiente costruire un università solo sulle specifiche neces-sità dei suoi programmi accademici ma che piuttosto si tratti di configurare una spazialità d’insieme capace di promuovere l’interazione fra coloro che partecipano alla vita accademica didattica e sociale del campus. E che sia inoltre fondamentale favorire l’interazione fra il campus e la città costruendo nel campus uno spazio pubblico aperto alla città.

Vale ora la pena di esaminare sinteticamente i fondamenti su cui si basa l’azione di PPS emergono con sufficiente chiarezza da quando sin qui detto e sono, peraltro, ripresi e ribaditi di continuo nei testi che restituiscono l’attività assai imponente dell’associazione. Si tratta, come già osservato all’inizio di questa scheda, dai principi del placemaking. In grande sintesi, l’azione di PPS fa riferimento alla risorsa ed al potenziale delle comunità locali. Tende cioè a far riferimento alla “saggezza collettiva” delle comunità; vale a dire trarre alimenento, per la progettazione degli spazi, dalle conoscenze di chi abita quegli spazi, promuovendo, coerentemente, un approccio al progetto bottom up. Un approccio in grado di produrre spazi che, hano un significato per la gente, perché risultato ed espressione dei loro bosogni e dei loro desideri. Un esito che parrebbe dipend-ere òdalla capacità di accogliere “più gente comune possibile” nel processo di progettazione e, non di meno decisione. Un approccio dunque al progetto che tende a mettere in dis-cussione le forme tradizionali dell’azione degli attori econ-omici, istituzionali e tecnici: una modalità arrocata, distante, calata dall’alto; basata su logiche d’interazione interne alle tre componenti.

�999-200�,Detroit, Campus Martius ParkPPS ha aiutato le comunità e il gov-erno cittadino di Detroit a raggiungere l’obiettivo di creare “il miglior spazio pubblico del mondo”, Campus Marti-us, lo storico cuore della città che una volta era un’isola di traffico isolata e deteriorata. Gli usi pubblici dentro e fuori del parco per persone di tutte le età e tipologia hanno portato ad una rinascita della città di Detroit

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Un approccio dunque che tende, per un verso, a superare gli impedimenti all’interazione fra differenti livelli istituzionali; per un altro verso, a superare la rigidità dei limiti di scopo e funzione dell’approccio tecnico; per un altro verso ancora, a superare la ristrettezza degli ambienti in cui si definiscono le scelte di interesse.Oltre a ciò e su di un altro piano, ma pur sempre coerente con quanto sin qui detto, va sottolineato che a muovere metodi e pratiche di progetto sono due convincimenti di fondo: che l’obiettivo del progetto sia quello di produrre spazio pubblico, quale garanzia di vitalià; e che la qualità del progetto dipenda dalla capacità di produrre muxitè. Entrambe le cose, ottenibili attraverso l’ascolto, il coinvolgimento, il conflitto e la mediazi-one. Rispetto a tutto ciò assume significato chiaro l’impegno comunitario interattivo di PPS.

2. S ITUAZIONI

Whyte W.H.,2007, The Great Neighborhood Book: A Do-It-Yourself Guide to Placemaking

http://www.pps.org/ht tp : / /www.pps.org/ info/p lacemakingtools/p lacemakers/wwhyte#perspectiveshttp://www.pps.org/info/bulletin/what_is_placemakinghttp://blog.pps.org/http://en.wikipedia.org/wiki/Project_for_Public_Spaceshttp://www.streetfilms.org/archives/public-space-transforma-tions/

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01.http://www.pps.org/ 02.http://www.pps.org/info/bulletin/what_is_placemaking03.http://www.pps.org/info/newsletter/thirtieth_anniversary/greatest_hits04.http://www.pps.org/info/placemakingtools/Books_Videos/Building_Community_through_Transportation05.http://www.pps.org/info/newsletter/thirtieth_anniversa-ry/90-9406.http://www.pps.org/info/projects/campus_martius

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IMMAGINI

Altre associazioni che si interessano di Placemaking

Place Partners: Kylie Legge and Katrina Adams sono i direttori della Place Partners. sostanzialmente una società di consu-lenza, con un approccio interdisciplinare sulla creazione e la rivitalizzazione degli spazi urbani di una città. Questo approc-cio collaborativo si fonda sulla convinzione che i migliori spa-zi pubblici sono un sistema vivente di attività interdipendenti che si basano su forti relazioni di lavoro tra progettazione, sviluppo, commercio al dettaglio, marketing e pianificazione-urbanistica. L’ obiettivo è quello di rivelare e di rispondere alle volontà di una comunità, intervenendo sullo spirito dei luoghi e quindi al genius loci che carattaerizza qualsiasi comunità.Place Partners fornisce quindi i principi guida per le decisio-ni di progetto,una guida alla progettazione,e gestione dello spazio publico. (http://www.placepartners.com.au/)Village Well: “A livello globale e locale, stiamo assistendo a un ritorno alla comunità, e il ruolo delle imprese e di governo

come catalizzatori per un cambiamento positivo. La rinasci-ta del borgo e quindi di una rinnovata appartenenza ad una comunità, risulta essere un’opportunità per costruire fonda-menta sicure per le generazioni future, pur godendo di tutti i vantaggi della fiorente economia locale, la cultura e luoghi significativi” questa la breve introduzione nella home page di questa associazione con sede A Melbourne Australia. Sem-bra chiaro che ll loro approccio, parte quindi dalla volontà di migliorare e progettare gli spazi pubblici in cui la comunità vive. I principi cardine con cui lavora l’associazione risiedono nella collaborare le comunità, le imprese e il governo al fine di creare luoghi significativi che riflettono le esigenze delle persone che li abitano, comprendere, in un certo senso, il rap-porto tra il costruito, gli ambienti naturali e quelli sociali, pro-ponendo progetti innovativi, seminari, corsi di formazione ed eventi. (http://www.villagewell.org/)PlaceMatters: crede in informato, equo, efficace e l’impegno dei cittadini in modo sempre più complesse situazioni di pian-ificazione territoriale. Noi lavoriamo per far sì che le comunità e le organizzazioni di progettare e attuare processi che rac-cogliere un ampio coinvolgimento del pubblico e il piombo e il sostegno allo sviluppo sostenibile, comunità vivibili. At-traverso l’utilizzo di nuovi processi di impegno pubblico e di strumenti tecnici emergenti, lavoriamo per consentire l’uso del territorio efficace processo decisionale. Strumenti tecnici che aiutare i soggetti interessati a capire l’uso del territorio e di analizzare gli impatti tradeoffs, noto come “strumenti di supporto alla decisione”, quando accoppiato con una forte leadership e il buon pubblico processi, può democratizzare radicalmente ciò che sono spesso disfunzionali e / o di espe-rti guidato solo decisioni a livello comunitario.(http://www.playce.biz/)

Altre associazioni minori

Playce: (http://www.playce.biz/)Place Matters: (http://www.placematters.org/)Sustainable Placemaking: (http://www.sustainable-placemak-ing.org/)

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2. S ITUAZIONI

L’aumento vertiginoso dei sensori e dei dispositivi elettroni-ci (cellulari, ad esempio, o GPS, Router wireless, eccetera) permette oggi uno studio “in tempo reale” di come la città si muove, e di come si trasforma.Dal punto di vista della mobilità già adesso moltissimi attori sociali si stanno occupando di questo problema. Sia le univer-sità che società private e pubblici (tipo Atac) stanno svilup-pando piani di mobilità basati proprio sull’utilizzo dei GPS, specie in trasporto pubblico, con l’obiettivo di minimizzare i tempi di ciclo, massimizzando i benefici.Il progetto più interessante preso in esame, è stato sviluppato dal Senseable City Laboratory del Massacchusset Institute of Technology che prevede l’utilizzo dei dati del cellulare e della tecnologia wireless per mostrare i movimenti della città in tempo reale. Nell’occasione del grande happening della notte bianca 2006, che ha richiamato a Roma più di un milione e mezzo di persone, debuttò il progetto WikiCity Rome: un progetto di informazio-ne ad alto tasso di tecnologia, frutto della collaborazione tra il Mit (Massachusets Institute of Technology), istituzioni locali, Seat, Telecom Italia, Tele Spazio, Atac e Trenitalia, con Repub-blica come sponsor tecnico. Per tutta la notte, dalle homepage di repubblica.it e roma.re-pubblica.it è stata resa visibile una mappa della città, aggior-nata in tempo reale, con informazioni non solo sugli eventi in corso e le news sulla viabilità e la situazione nelle strade della città, ma anche e soprattutto rendendo possibile la visualiz-zaziome minuto per minuto dei grandi spostamenti di persone e la posizione di autobus, taxi e treni all’interno della capitale. Il progetto ruota attorno ad un sistema in grado di monitorare le celle dei ripetitori di telefonia cellulare, restituendo i dati sulla mappa con una marcatura colorata più fitta a seconda della quantità di persone presenti in quel momentoin un de-terminato posto; non rilevando, dunque, l’identità dei singoli utenti, ma solamente l’intensità del flusso di comunicazione con le varie celle.Le altre informazioni di servizio, come la precisa localizzazione di bus, taxi e treni, è stata resa possibile grazie ai dispositivi satellitari montati sui vari mezzi. La mappa, diventa non solo uno strumento di monitoraggio ma di informazioni, riguardanti gli spettacoli e le notizie di servizio aggiornate per tutta la notte dai giornalisti della cro-naca di Roma e di Repubblica.it.

1.:: WikiCity - Real Time to RomaNewYork, aprincipali città mondiali

Logo pubblicitario e marchio dell’iniziativa Wikicity-Real time to roma promossa dal MIT

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rappresentazione interattiva di un’esempio di mappa in real time. Il progetto per Roma, che sarebbe avvenuto durante la notte bianca nel settembre prossimo, era già stato an-ticipato durante la Biennale di Venezia nel luglio 2006

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Inoltre, la stessa mappa è stata proiettata anche sul maxisch-ermo allestito in piazza Marconi. “Wiki City Roma - spiega Kristian Kloeckl, ricercatore del Mit di Boston e membro del SENSEable City Lab che sta lavoran-do al progetto - può dare ai romani una nuova consapevolezza sul loro stile di mobilità urbana nel corso di eventi eccezionali e/o quotidiani”. Vedere un grande afflusso di persone in una certa zona per assistere a un evento può indurre chi guarda la mappa tanto a dirigersi verso quel punto per partecipare, quanto invece a starne lontano. Queste informazioni possono insomma aiuter-

ci a capire che genere di impatto questi eventi possano avere sulle città, ma soprattutto stimolano a riflettere sull’utilizzo di tecnologie mobili per risolvere problemi come il traffico. Questo il fine dell’MIT di boston e del suo progetto, presentato alla X Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia nel 2006. Ogni telefono cellulare, se acceso, può essere localizzato con ottima approssimazione (il margine di errore è di qual-che decina di metri) da parte del gestore telefonico che for-nisce il servizio. In altri termini, il cellulare agisce come un vero e proprio sensore di movimento del suo proprietario. Se l’informazione spaziale viene registrata a intervalli di tempo regolari, si ottiene il percorso effettuato dal cellulare.Aggregando tali dati si ha una stima del flusso di persone che in un dato momento stanno percorrendo una certa strada. Ov-viamente i dati verrebbero forniti dal gestore già in forma ag-

mappa interattiva proiettata sulla parete esterna del Museo Pigorini in Piazza Marconi, durante la Notte Bianca del 2006. In giallo il flusso dei Trasporti pubblici, In blu il flusso dello spostamento di persone durante l’evento

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Legenda Wikicity map04

2. S ITUAZIONI

gregata per garantire il rispetto della privacy. Le comuni mappe stradali o geografiche forniscono informazi-oni che non cambiano nel tem-po: sono mappe “statiche”. Già oggi è normale arricchirle con informazioni - come luoghi di pubblico interesse, parcheggi, ristoranti o alberghi - scelte dal fruitore del servizio. Se poi la mappa integra dei dati vari-abili forniti in tempo reale, diviene “dinamica”. Grazie a queste mappe dinamiche diventa possibile essere informati in tempo

reale sul traffico a un certo in-crocio, sull’affollamento di un particolare luogo, sull’evoluzione e la dinamica dei movimenti dei cittadini e dei visitatori all’interno della città.Come è evidente, le possibili applicazioni di questa tecnologia sono innumerevoli: le aziende di trasporto pubblico potreb-bero far convergere più mezzi sulle fermate affollate; i taxi pianificare le loro corse tenendo conto della situazione attu-ale del traffico e della distribuzione spaziale della domanda; le autorità di pubblica sicurezza e la protezione civile mettere a punto piani efficienti di evacuazione in caso di emergenze. Inoltre, un’attenta analisi dei flussi in ingresso e in uscita dalla città evidenzierebbe i cosiddetti “colli di bottiglia”, permet-tendo di ripensare la viabilità in modo radicale. “Quanto l’accesso alle informazioni sulla mobilità in tempo reale può contribuire a determinare i processi decisionali, modificando l’orientamento a compiere un’attività o un’altra? - Quante volte siamo arrivati in aeroporto solo per scoprire che il nostro volo era stata posticipato o cancellato, o quante volte siamo stati bloccati da un ingorgo inaspettato? si chiede Kloeckl -”. Questa una delle tante domande alla quale il MIT inizia a trov-

Quadrante Est di Roma il giorno 21 Febbraio 2006 alle ore 9.00 am. Il flusso di traffico si dirige dal centro verso Est. In rosso i picchi di traffico attorno alla Stazione Termini, Via Tributina e l’autostrada A24.

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are risposta, il progetto WikiCity, si è preoccupato di studiare non solo un nuovo modo di mappatura della città e delle di-namiche provvocate da essa, attraverso la monitorazione della città in tempo reale, ma bensì nel progetto, risiede la volontà di costruire uno strumento, utile per i suoi cittadini, dando modo ad essi di basare le proprie azioni/decisioni , attraverso un monitoraggio dei propri spostamenti. Il progetto, quindi, non si limita solo a rappresentare unica-mente la città, ma piuttosto ha lo scopo di diventare un dis-positivo collettivo, dettato dai diversi spostamenti che il cit-tadino compie all’interno del tessuto urbano, con il fine ultimo di suscitare una maggiore efficienza globale e una sempre più presente sostenibilità nell’uso della città.In sintesi, l’approccio scientifico di questo progetto è prin-cipalmente guidato da una ben precisa prospettiva culturale; quella di porre al centro della ricerca l’utente, quale cittadino e primo fruitore della città.Come accennato inizialmente, nei decenni passati sono stati sviluppati sistemi di controllo in tempo reale in una certa va-rietà di applicazioni dell’ ingegneria. Così facendo, si osserva, è aumentata drasticamente l’efficienza dei sistemi attraverso il risparmio di energia, la regolazione delle dinamiche, la mag-giore resistenza e tolleranza dei disturbi.La prima domanda che l’MIT si è posta per iniziare questo progetto è stata: può esserci una città che si comporti come un sistema di minitoraggio in tempo reale? Questa domanda diventa con il tempo l’obiettivo del progetto WikiCity, partendo da una attenta disaminazione dei quattro componenti chiave di un sistema di controllo in tempo reale:

1. entità da controllare in un ambiente caratterizzato dall’incertezza;2. sensori capaci di ottenere informazioni sullo stato dell’entità in tempo reale;3. intelligenza capace di valutare la performance del sistema a fronte di esiti indesiderati;4. mezzi/attuatori in grado di operare sul sistema per realiz-zare la strategia di controllo.

L’ MIT iniziò a fare delle considerazioni in merito ai 4 punti elencati precedentemente. La città, dichiara il MIT, rientra cer-tamente nella definizione del punto 1, e il punto 2, e ciò sem-bra non porre particolari problemi. Prendendo da esempio il

Nella sequenza, dall’alto in basso, la mobilità oraria a Roma il giorno 9 feb-braio 2008. Il primo quadrante è riferito alle ore 4 del mattino, il secondo alle 8, il terzo alle 20 e l’ultimo a mezzanotte. L’intensità luminosa indica il numero di auto in movimento

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4.00

8.00

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2. S ITUAZIONI

progetto Real Time to Roma, esso usava dispositivi cellulari e GPS per raccogliere gli schemi di movimento della gente e dei mezzi di trasporto, e il loro utilizzo spaziale e sociale nelle strade e nei quartieri. Anche se la città contiene di per sè di-versi tipi di attuatori come i semafori e la segnaletica stradale ,aggiornata a distanza, un attuatore ben più flessibile sarebbe i suoi stessi abitanti.Di conseguenza, il MIT sta creando una nuova piattaforma per archiviare e scambiare informazioni che siano sensibili a luoghi e tempo , rendendoli accessibili agli utenti attraverso i dispositivi mobili, le interfacce web e fisiche. Queste piat-taforme, sostengono i ricercatori dell’MIT, permetteranno alle persone di diventare “attuatori intelligenti distribuiti”, che perseguono i propri interessi individuali in cooperazione e competizione con gli altri, diventanto così loro stessi attori rilevanti, se non i principali, del miglioramento dell’efficienza complessa dei sistemi urbani.

Patti Richards, ‘Wiki City Rome’ to draw a map like no other in MIT Tech Talk , 10 settembre 2007. http://web.mit.edu/news-office/2007/wikicity-0830.htmlAndrea Fiore, Realtime-Rome: Mappare i flussi di mobilità nella metropoli in Newseller Italiana di Mediologia 28 Aprile 2008. http://www.nimmagazine.it/?q=node/233Alessio Balbi, Il Grande Fratello del traffico così si controlla la mobilità in La Repubblica 19 Luglio 2006. http://senseable.mit.edu/news/on_us/Repubblica19Jul2006.pdfAlessandro Rossi, Carlo Ratti, MIT: ecco la città del futuro in Associazione ADIT il network dell’innovazione tecnologica, s.d. http://www.aditonline.it/?page_id=296Giuseppe Orilo, Smaltire il traffico con il cellulare in Epolis Eoma, 9 Ottobre 2006. http://senseable.mit.edu/news/on_us/EPolis9Oct2006.pdf ihttp://www.complexlab.com/areetemat-iche/reti/mondoesterno/rassegna-stampa/la-mappa-di-roma-a-suon-di-telefonini/newsitem_view?b_start:int=10, La capi-tale vive in digitale in ComplexLab

http://senseable.mit.edu/realtimerome/http://www.mit.edu/h t t p : / / w w w . r o m a e c o n o m i a . i t / n e w s i t e / p d f r u b r .php?rub=2&id=31 http://www.googlisti.com/2006/09/08/roma-in-tempo-reale-sulle-mappe-del-mit.htmlhttp://www.i-dome.com/flash-news/pagina.phtml?_id_artico-lo=11793-Wiki-City-Rome-un-progetto-MIT-e-Pagine-Gialle.html

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://web.mit.edu/newsoffice/2007/wikicity-0830.html02. http://senseable.mit.edu/realtimerome/images/IMG_5597.jpg03. http://senseable.mit.edu/wikicity/rome/04. http://senseable.mit.edu/wikicity/rome/index.html05. http://senseable.mit.edu/news/on_us/Repubblica-19Jul2006.pdf06. http://senseable.mit.edu/news/on_us/Repubblica-19Jul2006.pdf

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PROGETTI SIMILI

AmsterdamCopenhagenGraz

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Altri progetti Real Time prodotti dal MIT

2. S ITUAZIONI

Un gruppo di designer-artisti ha utilizzato la tecnologia satel-litare per una sperimentazione tra reale e virtuale in cui gli abitanti si fanno utenti e protagonisti di una sorta di interfac-cia urbana. L’obiettivo era quello di sondare i possibili utilizzi della tecnologia GPS nella società, muovendo dall’assunto che l’evoluzione della tecnologia può essere dettata anche da sperimentazioni di altra natura come quelle artistico-filos-ofiche, in quanto ritenute capaci di mostrare significati nuovi.

L’esperienza è stata condotta in occasione della esposizione “Maps of Amsterdam 1866-2000” all’Amsterdam City Ar-chive. Gli artisti Esther Polak e Jeroen Kee hanno studiato un proget-to che si intitola Real Time. Un Progetto che utilizza la tecnolo-gia senza fili per tracciare i percorsi che le persone compiono nella città. Il progetto ha dotato per due mesi (dal 3 ottobre al 4 dicem-bre 2002) gli abitanti di Amsterdam, che hanno voluto aderire all’iniziativa, di un palmare con trasmettitore GPS annesso, (attraverso questo strumento, nello schermo del palmare ,l’utente poteva visualizzare il proprio percorso in tempo re-ale), proprio per mappare la città secondo quello che potrem-mo definire il vissuto degli spostamenti personali. Vale a dire, come scrive Esther Polak, secondo “l’invisibile mappa della città” che ogni user ha “nella sua mente”. Un progetto dunque, che “tenta una visualizzazione delle mappe mentali così ipotiz-zate attraverso i movimenti volontari degli utenti della città”.

Un progetto che mostra in una sola città tante diverse psi-cogeografie individuali e altrettante mappe collettive urbane; mappe, occorre sottolineare, che non corrispondono agli edi-fici e alle strade ma agli spostamenti delle persone. Come rilevano i due artisti: “Quando diversi tipi di utenti con diversi mezzi disegnano le loro “linee” nella città, diventa chiaro l’interesse che potrebbe essere dato a questo tipo di sperimentazioni. Un ciclista produrrà diversi percorsi rispetto ad un automobilista oppure a chi utilizza i mezzi di traspor-to. l’ubicazione della casa, il luogo di lavoro o altre attività (scuole, ospedali ecc…) costituiranno i luoghi nodali di questi tracciati. Lo city-user delineerà i suoi tracciati mentali che cor-risponderanno al suo uso quotidiano. In questo modo si verrà a creare una mappa alternativa della città, una mappa dell’uso

1.:: Real Time AmsterdamAmsterdam

home page real time to amsterdam01

della città e dei suoi spazi” �

Gli artisti usano provocatoriamente il termine “users” della città, invece di abitanti o cittadini. In qualche modo essi interpretano lo spazio urbano come una sorta di interfaccia, che quindi deve essere usabile e fruibile rispetto alle nostre esigenze. Sembrano suggerire che trac-ciando i percorsi che le persone compiono in questa sorta di interfaccia si possono capire molte cose; si può descrivere, interpretare ed anche modificare la città. L’interfaccia, infatti, è sì un concetto che è stato approfondito nell’ambito informa-tico, e ancora di più nella riflessione comunicativa e cognitiva relativa all’interazione tra l’uomo e la macchina informatica, ma i tanti studi sull’interazione hanno in qualche modo indotto a una rivisitazione del rapporto dell’uomo in generale con gli oggetti e oggi sempre più con gli ambienti e gli spazi in cui esso abita.Come è stato osservato infatti: “Seguendo nuovi approcci di analisi non è più solo interfaccia lo schermo del computer e i vari componenti informatici, ma è interfaccia ogni cosa attraver-so cui l’uomo interagisce con delle entità dotate di senso. In una prospettiva semiotica, ogni elemento del mondo è interfaccia. Il concetto di interfaccia diventa quindi basilare per ogni tipo di design e rivisita la progettazione non solo delle vecchie tecnologie e degli oggetti (telefoni, segnaletica, pubblicità, televisori, elettrodomestici, guide, ecc), ma di tutti gli ambienti e in particolare di quegli ambienti in cui la funzi-one comunicativa è determinante per la com-prensione degli stessi (i musei, gli uffici pubblici, gli ospedali ecc, ma in gen-erale anche la città)” Ogni spazio urbano dunque può essere osservato “sotto questo punto di vista e poiché la forma e la collocazione degli edifici influisce sui contenuti e sulle at-tività che essi contengono (pensiamo alle scuole, agli ospe-dali, alle fabbriche, alle case, alla pianificazione urbanistica), la progettazione degli spazi ha un significato comunicativo molto influente”. D’altro canto, come osserva ancora Raffaella Scalisi: “La storia dell’architettura e dell’urbanistica del resto conoscono esempi eclatanti di come errori comu-nicativi nella progettazione abbiano contribuito a creare disagi sociali ed emarginazione.”Ma tornando agli esperimenti psicogeografici dei due artisti, ciò che essi sembrano sollecitarci è di prestare la dovuta at-

� (Raffaella Scalisi) in ApogeONline;Il GPS per tracciare mappe psicogeografiche della città

Il soggiorno è più lungo o più spesso si visita un certo luogo, gradualmente l’intensità del colore che rappresenta questa località modifiche. Il bianco è il meno visitato, cambiando di colore giallo al rosso per la maggior parte dei luoghi visitati spesso.

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2. S ITUAZIONI

tenzione alla mappa urbana che è nella mente, ovvero alla ric-chezza del vissuto che gli spostamenti personali esprimono.per dirci, ancora, che il pluralismo dello sguardo e del visuto esprime una trama di psicologie individuali e, potenzialmente, collettive, di ardua, se non implacabile decifrazione. ma che, anche, la consapevolezza di quel pluralismo educa ad una visone aperta, disponibile alla diversità, alla compresenza ed interazione delle differenze. Tutto ciò, io credo, per sug-gerirci che la comprensione della città deve oggi tener conto dell’apprendimento inatteso di uno sguardo plurale, non codi-ficato e dunque libero e aperto.sguardo, sguardi che mettono a fuoco una città aperta, pos-sibile, nuova; e ciò proprio perchè segnalano che, disponendo la città, fra gli altri possibili, di un carattere psichico, siamo in presenza non di una sola città, ma di tante, quante sono al-meno i suoi abitanti; e mole di più considerando la condizione plurale dell’io.Sguardi, dunque, che si nutrono di corpi, oggetti, simboli; sig-nificandoli e trasformandoli. Sguardi che si nutrono di inter-facciamenti continui; che dunque mostrano di voler comuni-care, muovendo così dalla consapevolezza individuale a quella collettiva.In definitiva, ciò che Polak e Kee suggeriscono è non solo la po-tenzialità esplorativa e di conoscenza critica di tali sguardi, ma anche il potenziale arricchimento dell’attenzione e dell’azione sociale e politica che essi apportano

partecipante all’iniziativa03

Rafaella Scalisi , 2003, ApogeONline;”Il GPS per tracciare mappe psicogeografiche della città”Chaosmonautiche, Cyberzone n. 16, http://www.cyberzone.it

http://www.waag.org/realtime/en_frame.htmlhttp://www.ztl.eu/http://socialfiction.org/psychogeography/http://www.rekombinant.orghttp://www.psychogeography.org.uk/http://www.psychogeography.net/http://www.ddss.nl/Eindhoven/publications/1703

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://realtime.waag.org/02. http://www.ztl.eu/

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IMMAGINI

Cabs real time, San Francisco, USA http://www.cabspot-ting.orgSTM Research by Nielsen, Copenhagen, DK http://www.spacetimeman.netIFP (International Federation of Pedestrians) http://www.pedestrians-int.orgPQN (Pedestrian Quality Needs) http://www.ictct.org-Shared Spaces http://begegnungszonen.ch/Sense of the city project, Eindhoven, http://www.city-works.nl, http://www.senseofthecity.nlSpatial Metro project http://spatialmetro.org/

Progetti simili

2. S ITUAZIONI 1.:: StreetBoulderContestMilano, altre città d’italia

Lo “street-bouldering”, è considerata una disciplina spor-tiva. Una disciplia che ha trovato nel nostro Paese il più alto numero di praticanti e il maggiore grado di organizzazione. Discendente dal “bouldering” (tipo di arrampicata che si effet-tua in natura), questa variante cittadina nasce dalla volontà di coloro che hanno scelto di “vivere la città anche in verticale”.dietro tale motivazione è però dato di leggere una forma di rea-zione all’eccesso di urbanizzazione che caratterizza le nostre città. Una sorta, diremmo, di pulsione a reintrodurre caratteri di naturalità nell’ormai incontrastata artificialità dell’organismo urbano. Una sorta di stridente contrasto, consapevolmente ricercato, volto a denunciare l’indifferenziata e insensata dila-tazione della città e del suo vorace consumo di risorse.Una pratica, solitaria o di “cordata”, comunque discreta, di riappropiazione e valorizzazione del patrimonio di segni e me-moria della città; e di riambientamento, direi, almeno per i cul-tori dello Street Boulder. in questa prospettiva, per chi pratica Street Boulder le grigie metropoli sembrano diventare un patrimonio inesauribile: La facciata di un palazzo, un monumento, un ponte o un vec-chio edificio ormai dismesso, si tra-sformano in “blocchi” da conquistare e con i quali confrontare le proprie abilità.

Come dichiarano Andrea Negrinelli e Massimiliano Sacchi, milanesi e, padri dello street-bouldering italiano, docente a contratto di biomeccanica all’università il primo, produttore musicale e insegnante di infor-matica alle scuole elementari il secondo) “Lo street bouldering è sicuramente un punto di vista diverso della città e anche degli spazi della città, diventa un modo nuovo di reinterpretare ciò che si ha attorno e valorizzarlo ai propri occhi” Un’operazione resa possibile grazie all’aggiunta di una nuo-va dimensione di percezione della città: quella verticale (già richiamata), di fatto, dimensione “perdente” rispetto a quella “naturale” dell’orizzontalità.una dimensione, però, capace di arricchire percezione e im-maginario della città.Siamo in presenza di una “tribù metropolitana”, di una “comu-nità sportiva” che, attraverso una pratica di riappropiazione ludica, sta trasformando il modo con cui vedere, soprattutto, gli spazi degradati della città: vecchi edifici industriali, palazzi degradati e abbandonati, mura e quant’altro.

locandina pubblicitaria del secondo contest svoltosi a Milano, il 28 aprile 2006

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Localizzazione del contest svoltosi a Milano, il 28 aprile 2006

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In fondo, una città “parco giochi” che, grazie ai numerosi e differenti resti o scorie della sua più recente modificazione concede il modo di “crearsi un parco-giochi vicino a casa”, come osservano Negrelli e Sacchi. Una pratica ludica che ripensa la città come un enorme e dis-ponibile “parco giochi” e “parco sportivo”, compensandone così le tradizionali carenza, ma allo stesso tempo denuncian-dole come spia di un carente qualità di vita, e, soprattutto , di un insostenibile tempo quotidiano di vita; tempo di vita che gli stessi fondatori riconducono alla dilatazione dello spazio urbano e dlle pratiche di vita e lavoro della città postfordista.

Vediamo ora di conoscere meglio la pratica.Lo street boulder contest è un raduno, una gara in cui parte-cipa chi vuole. Il punto di riferimento è internet (www.stone-grip.it). I partecipanti comunicano attraverso la rete, la chat diventa modo di comunicare e organizzare; e il sito di Stone Grip è la piattaforma.

Tutti i partecipanti che intendono vorranno partecipare all’evento ricevono al momento dell’incontro nello spazio re-ale, un foglio in cui è indicato il ritrovo e tutti i percorsi da seguire con indicazioni specifiche.

Non si sale più di quattro metri, sempre col materassino sotto ed evitando di rovinare monumenti, disturbare persone e so-prattutto mettere a rischio l’arrampicatore. I fondatori hanno

Fronte del foglio consegnato ai parte-cipanti del contest milanese 2006 in-dicazione localizzazione blocchi

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Retro del foglio consegnato ai partecipanti del contest milanese 2006 indicazioni su come affrontare i blocchi

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2. S ITUAZIONI

iniziato così, con la voglia di “giocare” per le strade di Milano senza dar noia a nessuno, la sera quando c’è meno traffico. Hanno scalato le “microvette urbane” di qualche cornicione, qualche cassonetto, un pilastro non troppo alto a sostegno della tangenziale.Arrampicarsi sugli edifici tecnicamente è violazione di propri-età privata, “ma scegliendo aree dove non davano fastidio, chiedendo il permesso e fermandoci se qualcuno si risentiva”, non hanno avuto problemi.La prima competizione di arrampicata dello Street Boulder Contest è stata quella del 2003, primo contest del genere al mondo, a cui ha poi fatto eco quello di Tolosa nel febbraio 2004 ed in seguito anche in Gran Bretagna. L’interesse dell’emittente televisiva Sky, del TGcom, e di tes-tate giornalistiche qualiCorriere della Sera, ecc. , è indice della popolarità ed originalità dell’evento.Il fatto che il contest sia clandestino, che la località rimanga segreta fino al giorno stesso e che venga comunicata ogni anno in modo differente (quest’anno via sms) rende unica e coinvolgente questa iniziativa.

L’ organizzazione ha come obiettivo quello di proporre l’evento nelle più importanti città italiane, di far rivivere gli spazi degra-dati della città almeno per una notte l’anno, coinvolgendo non solo i cosiddetti “arrampicatori metropolitani” ma anche chi vive questi quartieri di margine, magari attraversandoli con uno spirito diverso, più ludico e partecipativo. Il mezzo per comunicare, organizzarsi e agire è un sito web, all’indirizzo www.streetbouldercontest.com (collegato con www.stonegrip.it ) costantemente aggiornato e fortemente in-terattivo le cui visite, nel 2008 sono state circa 56000 e oltre 784000 i contatti.L’idea di creare un movimento attraverso la rete, inserendo nel web dei video e delle foto che documentassero le loro ar-rampicate metropoliane , ha suscitato interesse per le piccole frange di streetboulder, dal 2003 con oltre 60 partecipanti , proseguendo nel 2005 con oltre 200 partecipanti.

La finalità del progetto......stanno lavorando risiede in una mappatura dei numerosi “blocchi urbani” (possibile edifici in aree dimesse, arredi urbani, “ostacoli urbani”) per ora nella città di milano.

Attrezzatura per praticare lo strett bouldering> scarpe da ginnastica e materassino a zaino

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street boulder contest 2006, Milano> arrampicatore metropolitano mentre si presta ad affrontare un blocco

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I due amici hanno già mappato e pubblicato tutte le zone che hanno esplorato con l’obiettivo di creare una piattaforma in-terattiva alla quale può contribuire chiunque sia interessato , inviando la documentazione dei blocchi attraverso foto, video e testi. Il fine comune di questa tribù metropolitana risiede nel creare una guida virtuale degli “ostacoli urbani” degradati presenti nelle nostre città, con l’intenzione che questo movimento si espanda non solo in italia ma anche in altre città europee. Inoltre nel portale è possibile trovare collegamenti con i migl-iori siti di urban climbing europei, allo scopo di creare un forum europeo di questa disciplina

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Pollarini, Scatigna, 2006, Next Game, Franco Angeli editore

http://www.streetbouldercontest.comhttp://www.streetbouldercontest.com/sbc2006/sbc2006.htmhttp://www.streetbouldercontest.com/stats/webalizer/ http://www.streetbouldercontest.com/sbc2006/Comunicato-StampaSBC2006.pdfhttp://www.stone-grip.it/

Reportage dell’edizione milanese del 2006 trasmessa da Italia 1, http://www.youtube.com/watch?v=wmjNE9RG0T0Un breve estratto del documentario di Rovero Impiglia, http://www.youtube.com/watch?v=rjtqgi246cE. per maggiori informazioi sul documetario originale vedi, http://www.cin-emambiente.com/allegati/Schede_film_07/09_ambientazioni/STREET_BOULDER.pdfServizio trasmesso da SkySport2, http://www.youtube.com/watch?v=56QuVG7pC0A

Jesi Carlotta, Muri o balconi per gli alpinisti metropolitani in Il Corriere della Sera 27 Aprile 2006, http://archiviostorico.corriere.it/2006/aprile/27/Muri_balconi_per_gli_alpinisti_co_7_060427064.shtml Cinzia Negherbon, Ombre agili nella notte in D La Repub-blica della donna Dicembre 2007. http://dweb.repubblica.it/dweb/2007/06/23/attualita/dspie/120agi554120.htmlFrancesco Oggiano, Gli arrampicatori metropolitani in 24 Minuti, 23 Ottobre 2007. http://www.streetbouldercontest.com/images/Press/24minuti.pdf

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01.http://www.streetbouldercontest.com/sbc2006/locandin-ericevuteuk.htm02. http://www.streetbouldercontest.com/sbc2006/doveuk.htm 03. http://www.streetbouldercontest.com/sbc2006/cartinauk.htm04. http://www.streetbouldercontest.com/sbc2006/blocchi.htm 05. http://www.streetbouldercontest.com/images/Reportage/

IMMAGINI

PROGETTI SIMILI

Denmark . http://www.urbanclimbing.dk/Germany, http://herkules.jimdo.com/Vancouver, Canada 5th Annual UBC Buildering Contest, http://www.buildering.net/gallery/buildering/ubc/contest5/1.htmlUniversity of California, Berkeley, http://www.stanford.edu/~clint/ba/berk68.htm

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sbc2006_dava/index.htm 06. http://www.streetbouldercontest.com/images/Reportage/sbc2006_dava/index.htm

2. S ITUAZIONI 1.:: Trasform Italia!Roma

Transform! Italia, è una rete internazionale nata per iniziativa di associazioni culturali, riviste, case editrici, collettivi di ricer-ca, intellettuali, studiosi, individui provenienti da diverse espe-rienze di impegno politico, sociale e culturale, e diventata in-ternazionale nel 2002 a Porto Alegre durante il World Social Forum.Alla costituzione e allo sviluppo dell’Associazione concorrono, dunque, persone, esperienze e culture diverse. Come è dato constatare dalla lettura del sito, il rispetto e la libera espres-sione di tali diversità, nonché il dialogo e il confronto tra dif-ferenti proposte e ipotesi costituiscono un valore e una pratica permanente della vita dell’Associazione, Compito dichiarato dell’Associazione è perciò quello di favor-ire la partecipazione della cultura critica italiana all’interno del dibattito politico-culturale internazionale; di favorire i rapporti tra essa e le esperienze di altri paesi; di aiutare e promuovere scambi, incontri e progetti transnazionali.Fra le attività d’indagine svolte credo vada segnalata l’esplorazione “politica” di un ben definito territorio: nel caso , quello dell’area metropolitana romana.Il lavoro ha prodotto una cartografia di alcuni nodo critici dell’attuale società: per l’esattezza una serie di mappe che sono state chiamate mappe dei conflitti. Gli ambiti tematici conflittuali mappati concernevano: il lavoro, i luoghi dei mi-grati (campi nomadi compresi), l’occupazione di case, elabo-razioni riguardanti il nuovo piano regolatore, centri sociali, street parades e raves.Transform! Italia guarda allo strumento mappa come ad un nuovo linguaggio, capace di consentire all’ideologia di proiet-tarsi sul territorio. Quindi, non solo la mappa non è neutrale, ma può anche rappresentare un potente strumento di propa-ganda, in quanto “modello della realtà”.La mappatura puntale e precisa dei conflitti sociali esistenti nella Capitale si è avvalsa dell’aiuto dei cittadini e della tec-nologia Web-GIS. La mappa permette di sovrapporre e com-binare dati usuali (come i confini amministrativi e ambientali, le aree vincolate da piani regolatori, le in-frastrutture, il pat-rimonio archeologico e i beni culturali) con le informazioni relative ad azioni dissidenti e alternative. Si tratta insomma di mappe che, grazie ad informazioni ben più ricche di quelle normalmente messe a disposizione del cittadino dalle istituzi-oni, consentono di restituire la complessità dei processi in atto contestualizzandoli con esattezza, oltre a renderle fruibili,

logo e marchio presente nella home page del portale Trasform! Italia

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con strumenti interattivi. Per ripensare la città a partire da ciò che in essa realmente coesiste e accade: un patrimonio nel “disfacimento delle forme di vita fordiste”, ricco di energie, tensioni vitali, possibili forze trasformatrici che a Trasform Italia pare saggio strappare dal “silenzio e dall’isolamento” e trasferirli in punti di un’immagine organizzata , cose trasform-andoli in nodi di possibili reti cooperative.L’obiettivo era ed è quello di verificare, in definitiva, se at-traverso uno strumento come questo fosse possibile produrre nuova conoscenza, scoprire o inventare nessi, suggerire pos-sibili solidarietà. Ma anche, verificare il grado di possibilità dell’impresa, per-chè, come è stato osservato, ogni brainstorming, ogni incon-tro, ogni appassionata discussione, non facevano che resti-tuire una consapevolezza accresciuta della complessità della metropoli e dell’incontenibilità, entro facili e rassicuranti con-fini, dei suoi conflitti.

A questa difficoltà di fondo, andavano poi sommati il carattere sperimentale del progetto - privo di precedenti e di esperienze di riferimento - la sua complessità tecnica, e la stessa difficoltà nel reperire fonti o raccogliere dati “mappabili”. In merito a ciò ,per attivare l’impresa s’è dovuto fare delle scelte, abbandona-ndo piste di ricerca e rinunciando a raccontare ambiti im-por-tanti del conflitto metropolitano, per concentrarsi invece su alcuni casi pilota, nei quali verificare la validità dell’ipotesi. Seguendo metodologie diverse, sono stati prodotti diversi tipi di mappe, nuove mappe, mappe dissidenti, come al sono

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mappa della percentuale di stranieri presenti nel comune di Roma

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mappatura delle Associazioni, degli ipotetici luoghi di con-flitto e dei luoghi di aggregazione. Mappa costruita prendendo come riferimento I dati segnalati dalla comunità attraverso il portale interattivo

AssociazioniLuoghi di conflittoLuoghi d’aggregazione

2. S ITUAZIONI

state definite dai militanti di Trasform; Mappe che costruis-cono uno spazio di rappresentazione, emersione, riconosci-mento e messa in rete dei conflitti metropolitani e dei soggetti sociali che li attivano. Gruppi che presentano alcuni caratteri: da un lato, autonomia, orizzontalità, molteplicità, irriducibilità a qualunque forma tradizionale di rappresentanza; dall’altro nuovo desiderio di coordinarsi, cooperare, contaminarsi. In definitiva, un censimento e il riconoscimento della “sogget-tività moltitudinaria, che abita, conflittualmente, la metropoli”

Il problema della rappresentazione dei conflitti è colto con lucidità. Si afferma infatti che si conoscono molti tipi di con-flitto, alcuni espliciti (lavoro, casa, immigrazione ecc.) e molti altri impliciti, di più ardua definizione, di difficile esplicitazione e valutazione. E ciò perché, come osserva, si tende sempre più a nascon-dere il conflitto, o a circoscriverlo in ridotti limiti, in quanto scomodo a chi governa, perché “ ricorda che le cose non van-no bene, che ci sono parti della popolazione che soffrono, che vivono continui disagi”. La scelta di rappresentare i luoghi del conflitto in una metropoli come Roma nasce quindi dall’esigenza di mettere in evidenza una realtà molto spesso nascosta, rappresentata, nel migliore dei casi, come “fenomeno puntuale e isolato (occupazione della fabbrica di… lungo la via..., occupazione della casa… in via...)” senza mai avere una visione complessiva dei luoghi in cui nascono i contrasti, siano essi di natura sociale, eco-nomica o politica. Nasce come risposta a chi il conflitto tende a isolarlo sia dal punto di vista territoriale, sia per nascond-ere le motivazioni che spingono al contrasto: “come se non esistessero legami tra una casa occu-pata e un fenomeno di immigrazione o un centro sociale o un rave, e come se questi feno-meni potessero non avere legami con il territorio in cui si manifestano”Rappresentare il conflitto sembra quindi un lavoro molto complesso, soprattutto per la dinamicità dei molti fenomeni da rappresentare, per la difficoltà di reperire i dati di base e per l’importanza che il fattore tempo assume nella rappresen-tazione. Per affrontare queste difficoltà e poter dunque rappresentare si è deciso di avvalersi dello strumento GIS. Il GIS consente, inoltre, di confrontare e verificare le relazioni tra le diverse tematiche individuate, visualizzandole contem-

evoluzione dell’insediamento di Cam-pi Rom nel comune di Roma dal 1990 al 2004

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Campi Rom 1990

Campi Rom 1995

Campi Rom 2004Permanenti dal 1980 al 2004Permanenti dal 1995 al 2004

poraneamente e tematizzandole. Inoltre la forte necessità di esplicitare il conflitto ha rafforzato l’idea di costruire un Web-GIS e di renderlo fruibile in rete, permettendo in questo modo la consultazione delle mappe su internet e dando la possibilità all’utente di costruirsi una pro-pria carta attraverso l’interrogazione, libera, dei dati disponi-bili e di fornire, là dove riscontri incongruità o abbia a dispo-sizione nuove informazioni, i dati necessari all’aggiornamento del database.E’ opportuno segnalare che l’attività di Trasform ha interessato successivamente il settore della cosiddetta “altra economia”, oggetto d’attenzione anche da parte dell’Assessorato alle po-litiche per le periferie. Anche da tale indagine e censimento sono state elaborate mappe (per categorie e localizzazione) suscettibili di arricchimenti “dal basso”, cioè attraverso prat-iche di autorappresentazione. Annunciate le prossime: sui mi-granti e sul lavoroSe è possibile una conclusione è forse quella che riprende un’osservazione del gruppo di ricerca, la dove sottolinea che costruire una mappa del conflitto, centrata sul legame col ter-ritorio, permette in definitiva, di indagare più approfondita-mente le motivazioni stesse del conflitto e consente altresì di dare adeguata risposta all’importanza dell’aspetto comunica-tivo, giacchè in questa epoca di dominanza dell’informazione sta assumendo sempre più valore il concetto secondo il quale ciò che non viene rappresentato non esiste.

Rave temporaneiRave permenentiRave street-parade

Mappatura dei Rave presenti nel comune di Roma

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2. S ITUAZIONI

Transform! Italia La riva sinistra del Tevere, allegato a “Carta-Can-tieri Sociali”, 4 marzo 2005. http://www.transform.it/politica-1/mappa-dei-conflitti/?searchterm=mappa%20dei%20conflitti

s.a. Roma e le mappe da inventare in Carta, marzo 2005. http://archivio.carta.org/rivista/settimanale/2005/09/09mappe.htms.a. Trasform, l’altra economia in Carta, marzo 2005. http://ar-chivio.carta.org/rivista/settimanale/2006/08/qui8transform_fuorig.pdf

http://www.transform.ithttp://www.carta.org/ricercahttp://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Berlinguer

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.transform.it02. Transform! Italia La riva sinistra del Tevere, allegato a “Carta-Cantieri Sociali”, 4 marzo 2005. 03. Transform! Italia La riva sinistra del Tevere, allegato a “Carta-Cantieri Sociali”, 4 marzo 2005. 04. Transform! Italia La riva sinistra del Tevere, allegato a “Carta-Cantieri Sociali”, 4 marzo 2005. 05. Transform! Italia La riva sinistra del Tevere, allegato a “Carta-Cantieri Sociali”, 4 marzo 2005. 06. http://www.streetbouldercontest.com/images/Reportage/sbc2006_dava/index.htm

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IMMAGINI

PROGETTI SIMILI

Napoli/terzopiano. TerzoPianoAutogestito è uno spazio all’interno della facoltà di Architettura di Napoli occupato nel 1995 da un gruppo di studenti per realizzarvi in piena au-tonomia inziative politiche e culturali. Il progetto dal titolo: tracce testimonianze e teritori si prefigge di sperimetare un nuovo approccio teorico-pratico alle principali tecniche di ind-agine diretta del territorio (fotografia, video, intervista), at-traverso la realizzazione di una videoinchiesta su alcuni spazi dell’area napoletana. Grazie allo sviluppo tecnologico la docu-mentazione e la restituzione saranno agevolate anche ad un pubbluco non professionista, uno strumento utile nel campo dell’indagine urbanistica. http://isole.ecn.org/terzopiano/vid-eoindagine/Temi.html

Neighbourhood Knowledge Los Angeles, è il progetto on-line sviluppato dall’ UCLA department of urban planning. l’idea è quella di sviluppare un “Quartiere della conoscenza” attraverso la collaborazione dei singoli utenti, in merito ad alloggi, salute e servizi. Il progetto ha ricevuto riconoscimenti internazionali per aver utilizzato la tecnologia come mezzo di costruzione di comunità . http://nkla.sppsr.ucla.edu/

2. S ITUAZIONI 1.:: N.ESTNapoli

N.EST è un progetto sull’immaginario urbano, viene definito come un database generativo di opere e progetti artistici in-dicizzati sulla mappa di un territorio reale – l’area orientale di Napoli – al quale è chiesto di ispirarsi. N.EST è un database collegato alla mappa dell’area; uno spazio simbolico sulla rete agli indirizzi napoliest.it, napoliest.com, napoliest.net.N.EST è un progetto su più livelli, che agisce attraverso la pro-gettazione artistica e coinvolge creatività eterogenee.Come si legge nel sito, “E’ sia un opera di critica urbana, sia un elaboratore di forme espressive, una fonte di riflessione, un archivio del contemporaneo che nasce per confrontarsi con uno spazio e tentare di conoscerlo nell’intimo: di capirlo e quindi di interpretarlo/modificarlo anche in termini reali” N.EST è insomma un “ibrido a metà tra arte, ricerca, ed es-perienza quotidiana”; è un luogo di discussione e si sviluppa come soggetto culturale attivo: registra il presente di un ter-ritorio e le sue percezioni.Occorre a questo punto specificare che il territorio in ques-tione, Napoli Est è la più vasta zona industriale di Napoli; che include i quartieri S.Giovanni, Barra, Pon-ticelli, Gianturco, Poggioreale. ed è’ un territorio - cerniera con i paesi vesuviani – condizionato da caos e degrado ambientale.Peraltro la La presenza dell’aeroporto e dell’area portu-ale, di autostrade, ferrovie regionali e nazionali, lo rende un luogo di importanza strategica. Ed anche un luogo storico dell’industrializzazione perchè nel paesaggio “ameno” dei mulini e delle ville, dei torrenti e delle paludi che si trovavano ad est delle antiche mura della città hanno avuto inizio i primi insediamenti produttivi.Una zona che, l’ultimo secolo ha inciso con profondi segni di metamorfosi incontrollata e devastatrice, Il territorio ha preso forma sotto la spinta prevalente degli interessi e delle contin-genze economiche, senza che per quasi un secolo nessuna istituzione sia riuscita a renderne coerente e vantaggioso lo sviluppo. Cento anni che hann, come rileva crudemente il sito, spezzato la continuità del tessuto urbano provocando degrado ambien-tale, mancanza di qualità, perdità di identità. Questo in sintesi lo scenario odierno: grandi lotti industria-li, infrastrutture di trasporto come il rilevato ferroviario, gli oleodotti e le bretelle autostradali ingabbiano, fratturano ed isolano Barra, Ponticelli, S. Giovanni, Poggio-reale; tutta l’area tenuta distante dal fronte del mare, occupato dallo scalo merci

Logo e marchio dell’iniziative Napoli-Est

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Le tre sezioni del Portale N.EST02

del porto e dal fascio dei binari che corre sulla costa; impianti e quartieri industriali dismessi e abbandonati, ambienti ibridi da restituire alla qualità urbana.Oggi però, so osserva, tra le rovine e lo sfacelo urbano vive e lavora una “sottile massa critica” di persone, piccole, medie e grandi imprese, che rende la zona una chiave dello svilup-po futuro della città. Questa decisione dell’area per dirci che Napoliest.it si impegna ad investire le arti e, in particolare, quelle digitali sul delicatissimo terreno all’impegno sociale, chiedendo loro di restituire visioni capaci di svelare possibili significati della metamorfosi di questo spazio ur-bano durante il prossimo futuro. Detto più specificatamente N.EST si propone come sog-getto attivo sul territorio promuovendo una nuova immagine e un nuovo approccio alle questioni inerenti lo sviluppo dei quartieri dell’area orientale di Napoli. Su questa linea, N.EST si profila come una strategia complementare ai grandi progetti di riqualificazione e riconversione urbana previsti dal Piano Regolatore attualmente in vigore.

In concreto il progetto vuole costruire un archivio di docu-mentazione delle trasformazioni urbane attraverso l’arte e un’idea per ridefinire l’identità e la percezione degli spazi reali della città attraverso un sistema d’interventi leggeri (le amen-ità urbane) - temporanei e non – da realizzarsi nello spazio pubblico.Lavorare, dunque, sulle amenità urbane e forme di dispositii acceleratori e moltiplicatori di aggregazione e riidentificazione

home page del portale N.EST03

interfaccia web del Portale N.EST, cliccando nei rettangoli si accederà al databese che cataloga tutte le esperienze di documentazione prodotte da articti e cittadini

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2. S ITUAZIONI

sembra essere l’obiettivo di fondo. E la definizione proposta di amenità sembra farsi interprete di tale potenziale funzione. Come si legge testualmente, “Una amenità urbana può es-sere un oggetto architettonico, un’opera d’arte, un evento in grado di produrre fenomeni aggregativi e di appartenenza”. Essa inoltre “transitoria o permanente, relazionata al territo-rio” secondo un criterio di mimèsi oppure di discontinuità, “non prescinde mai dal luogo specifico in cui si agisce, perchè il suo scopo sarebbe quello di “rendere possibile nel presente il desiderio d’appartenenza e di fruizione del luogo stesso” Essa, si prosegue, “ nasce tra le pieghe del territorio, ma an-che tra le pieghe della sua storia, intesa come sommatoria di microstorie, racconti e tradizioni, reali o trasfigurate dal tem-po. Un’edicola votiva scomparsa, un racconto di un anziano abitante, rappresentano un esempio di “materiale” utile alla creazione di una amenità urbana, un concept applicabile all’ interno di qualsiasi realtà territoriale, ma che trova nel genius loci le infinite variabili interpretative di applicazione. Tale agire sul territorio è dunque “empirico” perché si fonda sul contatto diretto con il luogo e si occupa degli aspetti di natura “antro-pologica”, legati cioè alle istanze primarie dei fruitori”. Su quanto detto si basa pertanto la convinzione che le amen-ità urbane proposte possano divenire propulsori di qualità ad effetto espo-nenziale, introducendo piccole trasformazioni ur-bane in grado di innescare processi molto più estesi rispetto alla loro stessa localizzazione. Gli interventi che il Programma raccoglie e privilegia non sono interventi di grandi dimensioni, ma interventi di dimensioni ridotte in aree pubbliche (quali strade, slarghi, assi, piazze, ecc.) di più immediata disponibilità.Ciò nonostante non esclude di far più ampio riferimento alla ricchezza di potenzialità urbane rappresentate da spazi inu-tilizzati o sotto-utilizzati, da contenitori di grandi e piccole dimensioni abbandonati, da aree dimesse, aree libere e aree incolte, che fanno dell’area un’enorme risorsa territoriale a valenza metropolitana.Occorre ancora rilevare, come viene osservato opportuna-mente, che il parlare di amenità in un luogo dove si sono persi riferimenti geografici, morfologici, paesaggistici è una provo-cazione, ma allo stesso tempo una sfida che N.EST lancia ai cittadini, alle amministrazioni, agli artisti e ai professionisti; invitando artisti e archittetti, creativi, studiosi di qualsiasi dis-ciplina sociale, fotografi, musicisti, scrittori e grafici a pre-

Amenità: immagini catturate da un video inserito nella sezione N.ESTube, prodotto da 2 cittadine napoletane. Lucrezia Miracolo ed Elena Mormile N.ESTube è un database che raccogli-erà i contributi video e fotografici rac-colti nell’area est di Napoli, realizzati da cittadini, artisti e creativi attraverso l’utilizzo di videocamere e telefonini.

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sentare opere su formato riproducibile in digitale (testi, video, file audio, file grafici, immagini), da pubblicare su internet nel database del progetto.Da notare che la condizione essenziale chiesta agli artisti per partecipare è quella di “conoscere i luoghi a cui si riferisce il progetto, indagare e scoprire lo spazio fisico, economico e relazionale”. Ancora, “ con la propria sensibilità o interesse teorico una o più zone di quel territorio per rappresentarle, studiarle, trasformarle o raccontarle con la creatività. Anche attraverso progetti collettivi o ricerche sul campo, tecniche performative, di teatro e di relazione”.Quanto sin qui detto, per affermare, come sottolinea Dani-lo Capasso (uno dei membri del collettivo di artisti cu-ratori di N.EST) che, oltre ad essere un progetto artis-tico nell’immaginario urbano, N.EST “è anche una pratica urbana”,basata sull’investigazione sensibile del territorio”, a sua volta indispensabile “ “chiave per la costruzione di nuove idee per la rigenerazione, per proiettare nello spazio della periferia industriale le istanze e i desideri di quanti vivono quei luoghi per resistenza o per lavoro. La periferia deve diventare città, e le forze creative presenti nel suo tessuto sono chia-mate a partecipare con la messa in scena di una pianificazione virale, basata sull’esperienza diretta, partecipativa e comple-mentare ai processi di cambiamento in corso “() Una pratica, osserva ancora Capasso, che ha lo scopo di mettere in con-nessione artisti e cittadini, partendo dalla mobilità degli artisti, dalla loro capacità di investigazione “quali cittadini sensibili e dotati di uno sguardo capace di svelare aspetti inediti dei luoghi, di ri-identificarli e di esperirli e trasmetterli”().Una Pratica, aggiungerei, perchè al prodotto artistico si giunge attraverso un’esperienza di laboratorio fatta di discussioni e in-contri (fra artisti, esperti, cittadini, associazioni ecc.), di visite e perlustrazioni; insomma, si esperienze, esito di quell’ibrido, già ricordato, “a metà tra arte, ricerca ed esperienza”

Amenità: forma spontanea di docu-mentazione dello spazio urbano che usa la fotografia come vettore. I luoghi riportati dal progetto di Danilo Capasso sono la fabbrica dismessa Corradini, la centrale termoelettrica di Vigliena.Un area della città che sta andando incontro a radicali cambiamenti con la creazione di un porto turistico e le possibilità di riuso degli immensi spazi della fabbrica dismessa come centro polifunzionale e servizi per il diporto. La contraddizione di questi luoghi è che mentre si progettano riusi sostenibili per il fronte mare della città, a pochi metri l’impianto originario della centrale termoelettrica è stato potenziato cosi come resta la grande banchina di scarico per i car-buranti...una crasi ambientale in piena regola.

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2. S ITUAZIONI

Redazione, N.Est. Quando lo spazio urbano incontra arte e nuovi media ib Tafter cultura e sviluppo, 5 maggio 2008. http://www.tafter.it/2008/05/05/nest-quando-lo-spazio-urba-no-incontra-arte-e-nuovi-media/

http://www.napoliest.it/http://www.nestube.com/

http://www.arstuavitamea.com/atvm/2008/02/22/i-vuoti-ur-bani-da-criticita-a-ricchezza/ I vuoti urbani, da criticità a ric-chezza, Bloghttp://urbanohumano.org/2008/01/nest-20-the-making-of-the-citydisegna-la-tua-citta-fino-al-25-febbraio/ N.EST 2.0 The making of the city/disegna la tua città., Blog

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.nestube.com/nest/home.php 02. http://www.napoliest.it/ 03. http://www.nestube.com/nest/home.php 04. http://www.nestube.com/nest/home.php 05. http://www.nestube.com/tube/view_video.php?viewkey=5513206b999ec0d90d1f&page=1&viewtype=&category=mr06. http://www.streetbouldercontest.com/images/Reportage/sbc2006_dava/index.htm06. http://www.nestube.com/nest/scheda_contributo.php?lang=0&id=183#

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IMMAGINI

2. S ITUAZIONI 1.:: UrbanGolfAmsterdam, Berlino, Parigi, Londra

A spogliare il golf dei suoi canoni elitari sta provvedendo sem-pre più una nuova moda urbana, una forma di golf sempre più di tendenza: l’ Urban Golf o Cross Golf (www.urbangolf.org ; www.crossgolf.org). Sono infatti sempre più numerosi gli Urban golfers, cioè una nuova generazione di golfisti (studenti e impiegati in pausa pranzo) sono i praticanti di un golf giocato per le strade o in aree industriali dismesse, utilizzando al posto della buca tradizionale un oggetto qualsiasi da colpire: un palo della luce, un bidone della spazzatura o una macchina abbandonata.

Il golf on the road sembra arrivare dalla Germania e sembra anche avere un iniziatore ben individuabile: tale Torsien Schill-ing che ha cominciato a giocare da solo, senza conoscere le regole, a modo suo, convincendo un po’ di amici a seguirlo, trasformando in questo modo parchi, cantieri abbandonati, strade e fabbriche in costruzione o abbandonate in ottimi campi da gioco, oltretutto gratis. Sembra anche però che lo Urban Golf originale, quello cioè giocato esclusivamente tra le strade e i parchi cittadini, sia stato inventato da un certo Brian Peterson, a El Paso, Texas (USA), dove si sarebbe svolta la prima partita.Aldilà della disputa sulle origini conta il fatto che in meno di 5 anni questo sport conta già migliaia di seguaci, i “natural born golfers” (www.naturalborngolfers.com), che vengono chia-mati anche Urban golfers o Punk golfers, che, raccolti nella comunità internazionale Crossgolf, si danno appuntamento on-line(proprio sui siti già citati). La maggior parte degli urban golfers sono dislocati principal-mente in Germania, Austria, Svizzera e negli Stati Uniti ma anche in alcuni paesi asiatici. Le mazze sono vere mentre spesso le palline sono di caucciù o imbottite di piume d’oca per non ferire i passanti.

Il torneo di urban golf, soprattutto quello in percorsi cittadini è rigidamente clandestino, anche se non fuorilegge visto che non esistono segnali di “divieto di golf”. Tornei con cadenza settimanale si svolgono in Germania, In-ghilterra, Svizzera, Belgio. Per accedere ai tornei basta essere presentati da qualcuno che è già inserito nel gruppo.Tra i tornei più importanti di Urban golf, sicuramente il “Volkswagen Tournament” a Berlino dove il tee di partenza era sul tetto dell’Hotel Intercontinental. Poi il Shoreditch Urban

Immagini al Shoreditch Urban Open, torneo di urban Golf svoltozi nel 2004 a Londra.sopra: Golfista nello “urban-green”sotto: pallina per lo urrab golf. è dif-ferente da quella usata per il golf, è fatta di caucciù oppure vengono im-bottite di piume d’oca per non ferire i passanti o danneggiare automobili ed arredi urbani.

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logo del settimo torneo di Urban Golf svoltosi a Portland nel maggio 2006

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Open (www.sgcgolf.com) svoltosi nel 2004 a Londra, dove il vincitore è stato incoronato Urban Golf World Champion, e che prevedeva un percorso cittadino di 18 “buche” tra i palazzi utilizzando le coperture degli idranti come buche previste tra cabine telefoniche e parcheggi auto, mentre le palline utiliz-zate erano di un tipo di cuoio speciale.

In Italia la pratica del golf urbano è ancora limitata, ma già qualche iniziativa o praticante inizia a farsi strada tra il tes-sutto urbano milanese. Durante il Salone del mobile 2008 viene inaugurata la prima gara di urban-golf mai organizzata in Italia, «XGolf Marketing Forum Challenge». il 28 maggio durante l’orario dell’aperitivo inaugurale del Super Studio Più di Milano, in via Tortona, Il Marketing Forum 2008 ha ospitato lo sport più cool del mo-mento: una gara di golf urbano . come evince un’articolo sem-brerebbe che “Questo sport offre uno sfogo perfetto per lo stress a cui sono sottoposti i manager aziendali, senza rich-iedere enormi spostamenti verso il green”, inoltre “In tutto il mondo, gare di urban golf aziendale si stanno diffondendo all’interno delle grandi imprese” Inoltre recenti testate giornalistiche interessate al fenomeno, segnalano la diffusione dell’attività anche tra i giovani. Grazie al contributo di Giovanni Rizzi, ventiduenne, quasi ingeniere, e 2 amici compagni del liceo, di ritorno da un viaggio ad Ed-imburgo. Durante il viaggio furono incuriositi nel notare, che, nei parchi cittadini, persone di qualsisasi età, portavano con se mazze da golf professionali.Dopo averli visti in azione, la domanda è sorta spontanea, perchè non portare questa at-tività a Milano? Ad oggi gli 19thholegolf, questo il nome del gruppo, conta una quindicina di aderenti che normalmente si trovano di notte nel Parco Solari. Da quanto dichiarato dai giovani golfer sembrerebbe ci fosse l’intenzione di organiz-zare un vero e proprio torneo nel Parco di Trenno, un’iniziativa volta, parrebbe, dall’intensificazione di aderenti negli ultimo mesi del 2008.

Da segnarelare, inoltre, l’esperimento condotto a Mantova. Qui l’associazione “Amici ludici” e il comitato organizzatore “ludicamente”. hanno coivolto alcuni comuni della provincia per proporre un nuovo modo di riscoprire la città di Mantova attraverso l’urban golf. L’iniziativa è durata per tutto il periodo estivo, coinvolgendo tutti i cittadini, con un discreto succeso.

Let’s play Hoboken! Hoboken è un quartiere nel New jersey (USA), prin-cipalmente caratterizzato da una zona industriale collocata sulla riva del fiume Hudson.Questo gruppo di ur-ban-golfisti propone una mappature di 9 possibili buch. Tutti sono invitati a sperimentare il campo di gioco.

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XGolf Marketing Forum Challenge». il 28 maggio durante l’orario dell’aperitivo inaugurale del Super Studio Più di Milano, in via Tortona. praticanti manager golfer alle prese con lo urban golf.

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2. S ITUAZIONI

L’esperienza sembra indicare un ambito di riferimento selezi-onato (quando al tipo di partecipanti), istituzionabile e relati-vamente poco originale per quanto attiene i luoghi, certamente non riconducibili a quel mondo di spazi di margine, periferici, abbandonanti, dismessi o segregati che sembrano caratter-izzare altre pratiche ludiche di avvicinamento, conoscenza e riappropiazione che abbiamo esaminato

Regola 1. Rispetto e responsabilitàIl tuo campo da gioco diventa la città, ma questa è anche il posto dove molte persone abitano. Sentiti libero di giocare e di creare nuovi percorsi ricordandoti: di non danneggiare cose o persone, di dare la precedenza a che non gioca. Controlla sempre gli incroci che non arrivino passanti. Se danneggi, rovini o rompi qualcosa non scappare ed assumiti le tue responsabilità.

Regola 2. Il cervelloUsa sempre la testa, evita di metterti in situazioni pericolose o imbarazzanti per te, per i tuoi amici e per tutti coloro che praticano questo gioco. Ricor-dati che il tuo primo obbiettivo è divertirti, perché stai giocando.

Regola 3. l’attrezzaturaVa bene qualsiasi ferro o bastone e chi non ne possiede può prenderne in prestito dagli altri partecipanti. Fa parte del gioco. Palline: le palline da tennis sono ottime, ma si preferiscono le palline di gomma delle stesse dimensioni di quelle da golf. Non rompono e non danneggiano.

Regola 4. Il GiocoIl gioco consiste nel mandare in “buca” la palla nel minor numero di colpi possibili. Per far questo si decide chi è il primo che parte ed esegue il tiro. Dopo il tiro di tutti, almeno una volta parte sempre colui che è più indietro nel percorso. Quando tutti sono andati in buca, il vincitore è colui che l’ha fatto nel minor numero di colpi.

Regola 5. Il PercorsoScegli un punto di partenza, start, ed un punto di arrivo, buca. Evita che questi punti siano in mezzo al traffico o in zone non pubbliche. Il tuo per-corso dovrà svolgersi in zone private solo dopo aver il permesso dei pro-prietari.

Regola 6. La BucaLa buca nell’urban golf è composta da un qualunque arredo urbano non fragile. Un palo, un cestino, un segnale stradale o qualunque cosa la vostra città vi offre andranno benissimo. Non mettetevi a scavare e soprattutto non danneggiate la città.

Regola 7. Gli ostacoliGiocare in città prevede sicuramente degli ostacoli. Ricordati la regola generale: qualunque cosa tocchi, sposti o muova la tua pallina fa campo, quindi se un simpatico cagnolino ti prende la palla ti è permesso di con-vincerlo a lasciarla ma la palla rimane dove l’ha depositata. .Ostacoli in movimento: macchine, biciclette, gatti, cani, etc… fanno parte del percorso, non ti è permesso mirarli per fare sponda o altri colpi analoghi, ma se per sbaglio ne prendi uno accertati che non si sia fatto male o danneggiato, la tua pallina rimane dov’è finita. Altri ostacoli: se qualunque ostacolo non ti permette di tirare in sicurezza puoi spostare la tua pallina al massimo della lunghezza di un putter. Questo movimento non può far si che la tua pallina cambi altezza.

Regola 8. Palla persaSe perdi la tua pallina hai 5 minuti di tempo per trovarla se non riesci a tro-varla prendi tre colpi di penalità. Se in seguito ritrovi la tua pallina togli due dei tre punti di penalità ma continua a giocare con la pallina sostitutiva.

Regola 9. Palla in acquaSe la tua pallina finisce in acqua o in luoghi analoghi hai alcune possibilità:Se riesci a recuperarla: puoi tirare nuovamente dallo stesso punto aggiun-gendo un colpo di penalità. Se non la recuperi: la palla è persa. Se la tiri da dov’è finita: sei talmente coraggioso che non ci sono penalità per te.

REGOLE DI URBAN GOLF

2. S ITUAZIONI

principali gruppi di Urban Golf

Firegolfers, http://www.firegolfer.de/Lost Canyon. http://www.lostcanyon.ch/Mosh golfers. http://www.moshgolfers.com/Urban Golf France. http://www.urbangolf.fr/Royal Urban Golf Club. http://www.urbangolf.ch/Urban Golf Belgium. http://www.urban-golf.be/Urban Golf Australie. http://www.urbangolf.info/Shoreditch golf club. http://www.sgcgolf.com/Natural Born Golfers. http://www.naturalborngolfers.com/urban golf tube. http://www.youtube.com/urbangolftubeCUDGEL Chicago. http://www.cudgel.org/Le19emetrou. http://www.19mtrou.com/Funfolio. http://www.funfolio.nl/

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NextGame libro....

Costanza Alvaro, Germania: altro che green, è l’ora dell’urban golf in Panorama 23 Agosto 2007. http://blog.panorama.it/mondo/2007/08/23/germania-altro-che-green-e-lora-dellur-ban-golf/

Laura Belloni, Golf by Night, quando scende il buio il parco diventa un green in La Repubblica, 1 Agosto 2008. http://19thholegolf.files.wordpress.com/2008/08/repubblica1agos-toxv.jpg

s.a, Marketing Forum 2008: La prima gara di urban-golf in Italia! in Il Corriere del Web, 29 Maggio 2008, http://ilcor-rieredelweb.blogspot.com/2008/05/marketing-forum-2008-la-prima-gara-di.html

http://www.urban-golf.it/http://www.urbangolf.org/http://www.urbangolf.nl/http://www.sgcgolf.com/http://en.wikipedia.org/wiki/Urban_golfhttp://19thholegolf.wordpress.com/, portale dei 19th Hole Ur-ban Golf, gruppo Milanesehttp://www.ludicamentemantova.it/fiera/gioco_ludicamente_2008.php?id=112&titolo=Urban%20Golfhttp://hoboken411.com/archives/10153http://www.izmo.it/Wikizmo/Articoli/Giochi_urbani_contem-poranei. Lista dettagliata di possibili giochi urbani contem-poranei

Video, Golf Urbano a Mantova, http://www.youtube.com/watch?v=hCe1tHCsWfY

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://sites.younglife.org/sites/PortlandCentral/NewsDe-tail.aspx?ID=302. http://www.sgcgolf.com/03. http://hoboken411.com/archives/1015304. http://2.bp.blogspot.com/_II6pyYGz3ks/SD67ZlCDbuI/AAAAAAAAAFU/_sfhkXvxHi4/s400/xgolf1.jpg

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IMMAGINI

2. S ITUAZIONI 1.:: Geocachingaaa

Il Geocaching è uno sport, un gioco, ma, soprattutto, una in-trigante e appassionante attività che concilia la classica logica della caccia al tesoro con la moderna tecnologia offerta dalle unità GPS portatili, e che permette di sfruttarne le potenzialità in un modo divertente.L’idea alla base del gioco è veramente molto semplice: alcune persone, singoli o in gruppo chiamati (hiders) nascondono dei contenitori di varie dimensioni (i cache) da qualche parte in tutto il mondo, acquisendone le coordinate geografiche tramite un GPS e rendendoli poi note sul sito ufficiale di questo sport (www.geocaching.com). In questo modo i vari cercatori (chiamati seekers) possono utilizzare i loro GPS per trovare questi tesori, conoscendone il punto esatto. Il geocaching quindi, è un’attività che si pratica in parte su internet, in parte all’aperto. Chiunque voglia parteciparvi deve innanzitutto avere accesso alla rete, per potersi registrare sul sito web ufficiale, ossia www.geocaching.com.Gli “hiders” , ossia i partecipanti al gioco che nascondono le cache, devono pubblicare su tale sito sia le coordinate (lon-gitudine e latitudine) del contenitore, rilevate accuratamente con un ricevitore GPS, sia una descrizione del luogo, il tutto accompagnato da eventuali suggerimenti. Questi sono spesso necessari in quanto la precisione del GPS difficilmente scende al di sotto del 3-4 metri ed all’errore della propria unità bi-sogna anche sommare quella dell’unità di chi l’ha nascosta. Per ogni cache nascosta esiste sul sito ufficiale una propria pagina web con le caratteristiche, la descrizione, eventuali aiuti (“hint”), alcune foto o immagini, ecc. ecc.I “seekers”, ossia gli utenti che vogliono cimentarsi nel ritro-vamento delle cache, possono accedere al sito web, acquisire le coordinate della/delle cache che intendono cercare e, dotati a loro volta di un ricevitore GPS, si cimentano nella ricerca della scatola che contiene il tesoro. Una volta ritrovata, il geo-cacher deve seguire le semplicissime regole del gioco: riporta nel logbook il proprio ritrovamento, se vuole può prendere un oggetto dal contenitore, ma in quel caso dove lasciarne uno proprio. In questo modo i contenuti della cache cambi-ano ad ogni visita. Solo dopo aver trovato il tesoro è possi-bile riportare sulla pagina della cache il proprio ritrovamento, cercando, se possibile, di corredarlo di foto e, magari, di altre annotazioni che possono eventualmente fornire indicazioni a chi l’ha nascosto (e magari anche a chi lo vuole cercare). Ad esempio è molto importante riportare se il contenitore non si

marchio e logo identificativo del geo-caching.com

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GPS, strumento utile per la ricerca dei Cache

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Cache: sono contenitori di varie di-mensioni. il cache deve sempre con-tenere un logbook (librettino) in poter dare la possibilità a ciascun visitatore di lasciare la propria firma ad ogni ritrovamento.Solitamente si trovano anche: un foglio descrittivo che informa gli even-tuali scopritori accidentali e una mat-ita e/o una penna per poter firmare.

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trova in buono stato, se non è più protetto, se il logbook sta per finire o altre annotazioni. In questo modo le pagine web dedicate alle varie cache si arricchiscono anch’esse via via di commenti, foto, segnalazioni, e così via.Ogni ritrovamento registrato, infine, contribuisce ad incremen-tare un contatore associato ad ogni utente, in modo da poter avere sempre sotto controllo il numero di cache rinvenute. In-dicativamente, i geocacher più appassionati del mondo hanno al loro attivo oltre un migliaio di ritrovamenti.Oggi, oltre 800.000 Geocache sono registrati sui vari portali web dedicati a questa attività, racchiusi però all’interno del portale comune a cui tutti fanno riferimento: www.geocach-ing.com .

I Geocache sono attualmente collocati in oltre 100 paesi in tutto il mondo e su tutti i sette continenti compresa l’Antartide. In Italia i geocache presenti sono oltre 2700.Le motivazioni che spingono le persone a praticare questo sport sono differenti, il fine comune però è la ricerca del cache e l’emozione del suo ritrovamento. Alcuni, ricercatori, e fra questi le famiglie con bambini, trovano interessante aprire il cache e scoprirne il contenuto, leggere sul logbook i com-menti che hanno lasciato i precedenti visitatori, scegliere un oggetto da prendere e lasciarne uno proprio. Per altri, invece, la parte più gratificante del gioco è scoprire un luogo nuovo, sconosciuto sino ad allora, caratterizzato da un paesaggio particolare o da qualche bellezza nascosta.

i 3 principali cache: descrizione delle caratteristiche di ogni cache

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mappa interattiva del portale geocaching.com. Portale a cui tutti i siti mondiali di geocaching fanno riferimento. Solo in questo portale è possibile aggiungere cache, documentarli ma soprattutto farli certificare. Essiste un regolamento molto a cui tutti devono attenersi. Un esempio: Mappa di Milano con tutti i cache certificati da geocach-ing.com.

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Traditional Cache Le coor-dinate che vengono fornite sulla pagina che lo descrive portano alla posizione del cache e, una volta che il logbook è stato firmato ed il cache viene rimesso a posto è tutto finito.

Multi/Offset Cache è più vicino alla logica della cac-cia al tesoro: per arrivare al cache finale si devono raggiungere una serie di “step” che forniscono le coordinate finali. Solita-mente dal punto indicato nel listing si trova qualche indizio che porta o al cache finale o ad un altro indizio e così via. In altri casi si devono raggiungere uno o più luoghi e mettendo in-sieme le indicazioni fornite in quei posti si raggiuge il cache finale. Anche in questo caso una volta che il logbook è stato firmato ed il cache viene rimesso a posto è tutto finito.

Mistery/Puzzle Cache, spesso chiamato Un-known Cache che rac-coglie tutte le possibili idee e combinazioni non previste dai cache di tipo Traditional e Multi/Offset. Le coordinate sulla pagina sono solitamente “fasulle” e per ottenere quelle vere bisgna risolvere qualche quiz / rompicapo/g ioco proposto sulla pagina del listing. Appartengono a questa tipologia anche tutti quei cache di tipo Tra-ditional o Multi/Offset che richiedono operazioni ag-giuntive dopo aver firmato il logbook: mandare una foto o una parola speciale, scrivere il log in un modo particolare, ecc. ecc.

2. S ITUAZIONI

Oltre alla sua vocazione ludica, le caratteristiche e le logiche alla base della sua ideazione sembrano renderlo un ottimo e apprezzato strumento per poter fare turismo alternativo: molti cache, infatti, sono nascosti in prossimità di luoghi che non sempre fanno parte dei normali itinerari turistico/culturali e ci permettono di scoprire aspetti e curiosità dei luoghi sino a quel momento sconosciuti. Una sezione del portale è dedi-cata appunto agli itinerari turistici e culturale. E’ proprio per queste ragioni che a fine Settembre 2005, durante il Labante Event è stata lanciata una grande proposta: nascondere dei cache lungo il percorso della Via Francigena, creando così un vero e proprio itinerario turistico e culturale, sfruttando il geo-caching per riscoprire la più famosa delle vie romee. Da allora sono stati creati differenti itinerari e a questi si sono aggiunte le raccolte a tema, ossia collezioni di cache legate tra loro da un comune denominatore.Non esistono delle regole di base per poter creare un itiner-ario, se non che i cache che li compongono debbano seguire, appunto, un itinerario logico come il sito dimostra nella lista degli itinerari. Tra i più interessanti appunto La geo-Francige-na composta da 22 tappe e relative regole per la costruzione dei relativi cache.In più è presenta una dettagliata sitografia e bibliografia rifer-ita appunto a nozioni di carattere storico ed organizzativo per intraprendere il pellegrinaggio.Milano è la prima città italiana che presenta il maggior nu-mero di adesioni a questo sport/ludico/culturale. Significava l’iniziativa, Milano Curiosa, lanciata il 5 ottobre 2008 dallo staff geocaching-italia in collaborazione con un gruppo di geocach-er milanesi e lombardi, con il fine di avvicinare le persone che potessero essere incuriosite a riscoprire una milano diversa e più curiosa. Questo geocaching event organizzato all’interno della manifestazione “Innovation Circus”, fu pensato e organ-izzato per riscoprire il senso dei luoghi che spesso ci stanno attorno e che inconsapevolmente ingnoriamo passandoci quotidianamente di fronte. Come tutte le grandi città, anche Milano è ricchissima di piccoli e grandi curiosità, talvolta con-nesse a leggende cittadine, altre volte legate alla storia della città stessa o di alcuni dei suoi abitanti più rappresentativi o particolari. Dopo questo evento l’esperienza s’è estesa ad atre città ital-iane: città come Venezia, Roma, Bologna oggi contano decine di cache.

Itinerario Geo Francigena: Elenco dei cache. In Verde cache ancora attivi. In Rosso quelli archiviati. Alcune volte i cache vengono archiviati perchè non più reperibili, probabilmente smarriti.E’ l’utente, la maggior parte delle volte, che attesta ciò e lo segnala nel portale di riferimento.

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Eventi di entità maggiore si sono già verificate da tempo nelle grandi metropoli mondiali, facendo esplodere questa attiv-ità/sport di esplorazione urbana, che ad oggi conta, più di 800mila aderentiOltre quelli citati, vari sono altri itinerari curiosi in italia: lungo Il Po, mettendo così a punto un modo differente per seguire il Grande Fiume; lungo La Via Appia , l’antica via romana che da Brindisi portava a Roma; tra le guglie della grignetta, un itin-erario montano lariano; tra i Monti della Roda de Pütia; lungo la Strada de la Vena, l’antica via del ferro; nel Parco di Monza, Il più grande parco recintato d’Europa, un luogo perfetto per una giornata di riposo.A differenza degli itinerari, i cache a tema non sono altro che delle collezioni di cache che non devono necessariamente essere geograficamente vicini tra loro, ma che sono tutti ac-comunati da un argomento o da un soggetto di base.Fra questi possiamo segnalare: quello che connette i Ponti del diavolo, ponti che per le leggende o credenze popolari sono legati al diavolo; quello che posiziona cache sui Passi Itlaiani, sulle Montagne Lariane; o quello che si snoda fra Abbazie, Basiliche, Chiese e Santuari Lombardi Movie Collection, un modo per unire il geocaching a quell’incredibile mondo che è il cinema. Ci deve, ovviamente, essere un collegamento tra il cache ed il film che lo ha ispi-rato.Questo può avvenire in varie forme: dal contenuto (un film a tema western potrebbe avere come contenuto solo oggetti legati a western) alle modalità per trovarlo (risolvere un quiz sulla storia per ritrovare un cache ispirato ad un film storico) al luogo (il cache nascosto in un vicino a qualcosa che riporta immediatamente in mente il film). Alcune considerazioni pos-sono consentirci di comprendere meglio la portata di questa pratica-gioco e la sua fortuna.Per chiarire nel portale web www.geocaching.com si trova il regolamento comportamentale per chi vuole cimentarsi nel ritrovamento o nel nascondere i cache. Le regole più o meno esplicite che evitano di creare pericoli per i partecipanti, per l’ambiente, per animali o altre persone, fanno si, ad esempio, che in America, questa attività ludica è maggiormente praticata da famiglie con bambini.Al riguardo è da notare che, data la diffusione del geocaching in ambienti naturali, un contributo.....alle regole e, per tale via, ai comportamenti virtuosi viene dagli enti e istituzioni coin-

Duranta l’ innovation circus 2008, kermesse sull’innovazione tecnologi-ca, il gruppo di geocacher milanesi e lombardi hanno promosso un nuovo itinerario: Milano Curiosa. In sequ-enza fofografica:il ritovamento e l’aperura del cache, la firma nel logbook

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2. S ITUAZIONI

volti.Alcuni staff dei parchi hanno recentemente dato informazioni su come queste attività GPS possano essere gestite in mani-era appropriata per offrire valore educazionale e ricreazionale significativo ai visitatori, un’attenzione dovuta quando si pensi che i manager dei parchi devono prendere decisioni tenendo conto dei fattori riguardanti il valore e le risorse del parco, degli impatti che possono essere causati al parco, e alle varie attività annesse.Molti parchi come Acadia National Park e Curecanti National Recreation Area, hanno creato con successo o autorizzato at-tività di cache per aumentare i loro programmi di educazione.Un gioco insomma, aperto ad un pubblico ampio ed eteroge-neo rassicurato e controllato da una serie di sperimentate re-gole: come quella che esplicitamente ricorda che i tesori non vanno mai nascosti in luoghi che possono creare allarme, per-icolo, o essere scambiati per oggetti pericolosi, né in luoghi che possono arrecare danni in caso di un forte incremento antropico (ad esempio, siti archeologici o particolari oasi nat-urali). Regole motivate dall’esperienza negli Stati Uniti, dove il gioco è molto diffuso, vi sono stati casi in cui dei geocacher sono stati fermati dalle forze dell’ordine in quanto sospettati di essere terroristi nell’atto di costruire bombe artigianali o piaz-zare esplosivo sotto a ponti. In un caso, poi, un cache è stato “visitato” da una squadra di artificieri convinta di avere a che fare con un bomba.

“A free pubblic resource ok land man-agement policies for geocaching and similar activities”. Negli Stati uniti si è cercato di regolamentare questi tipi di attività, fornendo, attraverso un por-tale web, un luogo dove geocachers e gestori del territorio possano comuni-care ed impararare reciprocamente.

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Giorgia Gay, Geocaching, la caccia al tesoro col GPS,In tutto il mondo i giocatori sono più di 600 mila. E si cimentano tra web e natura alla ricerca della cache in Il Corriere della Sera, 7 Agosto 2008. http://www.corriere.it/scienze_e_tecnolo-gie/08_agosto_06/geocaching_gay_ade45444-6392-11dd-b86d-00144f02aabc.shtml

Laura Bellomi, La caccia al tesoro via satellite in La Repub-blica , 20 Agosto 2008. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/08/20/la-caccia-al-tesoro-via-satel-lite.html

http://www.geocaching.com/http://www.geocaching-italia.com/http://en.wikipedia.org/wiki/Geocachinghttp://it.wikipedia.org/wiki/Geocachinghttp://www.outdoorblog.it/tag/cache, Geocaching - Un pomer-iggio in a caccia di Cache a Milano in Outdoor.it Blog, http://www.ecoblog.it/post/6202/geocaching-per-aiutare-lam-biente, Geocaching per aiutare l’ambiente in ecoblog.it.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

01. http://www.geocaching.com/02. http://www.gpsmagazine.com/assets/geocaching.jpg03. http://vanamonde.splinder.com/tag/milano04. http://www.geocaching-italia.com/geocaching/page.zul?faqcache05. http://www.geocaching.com/map/default.aspx?lat=45.47650323381732&lng=9.183197021484375&zm=10&mt=m06. http://www.geocaching-italia.com/itinerari/page.zul?geofrancigena07. http://www.outdoorblog.it/galleria/big/milano-geocach-ing/08. www.geocachingpolicy.org

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IMMAGINI

2. S ITUAZIONI

Altre attività simili

OpencachingInteressante iniziativa tedesca, è un sito “paral-lelo” a quello ufficiale, dove chiunque può pubblicare le pro-prie cache senza dover sottostare alle regole dei reviewer, in quanto questa figura non è prevista, la “qualità” delle cache è garantita dalla correttezza delle persone che partecipano al gioco. Il sito è solo in tedesco.Terracaching: un sito molto simile a quello ufficiale del geo-caching, con la differenza che si propone di porre cache di qualità “controllata”, è molto meno diffuso rispetto al primo.Bookcrossing: l’idea è quella di abbandonare in luoghi pub-blici dei libri che potranno essere raccolti da altri lettori e suc-cessivamente di nuovo messi in circolazione con la medesima modalità.

Una segalazione interessante concerne infine “l’Earthcache” “, un tipo molto particolare di cache originariamente diffuso negli Stati Uniti con la sponorizzazione dell’Associazione Americana per la Geologia e che,col passare del tempo ha iniziato a dif-fondersi anche in tutto il mondo. Non esiste alcun contenitore ma le coordinate corrispondono ad un luogo caratterizzato da qualche particolarità geologica, e/o legata all’ambiente e/o a reperti fossili. Si considera trovato quando si raggiunge il luogo e se ne fornisce la prova richiesta dal creatore della cache. L’idea alla base degli EarthCache è che la visita al luogo indicato dal cache dovrebbe avere uno scopo “educativo”.

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Geocaching-Italia Wiki: wiki italiano, in linea da marzo 2007. http://wiki.geocaching-italia.com/Ladinia Geocaching Team: sito ufficiale del L.G.T.. http://www.ladinia.it/geocaching/Italian Adventure Caches:Iniziativa simile al geocaching ma orientata all’avventura. http://geogioco.wordpress.com/Waymarking.com: un modo per condividere luoghi di inter-esse o utili. http://www.waymarking.com/Wherigo.com: un nuovo modo di vivere esperienze con il GPS. http://www.wherigo.com/Navicache: cache virtuali e tradizionali. http://www.navicache.com/Opencaching: sito ufficiale tedesco. http://www.opencaching.de/ gcinfo.no: sito ufficiale norvegese. http://www.gcinfo.no/

Link Utili

Geocaching Policy , sito web che cordinale le attività di geo-caching, tra utenti e amministrazioni. http://www.geocaching-policy.org/Handicaching: Sito che aiuta a migliorare l’accessibilità del geocaching per i portatori di handicap. http://www.handicach-ing.com/

politiche per il geocaching