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Modelli organizzativi dell’assistenza infermieristica (case management) Fabio Giorgi

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Modelli organizzativi dell’assistenza infermieristica(case management)

Fabio Giorgi

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Modelli Organizzativi

Assistenza funzionale

Team nursing o piccole équipe

Assistenza primaria (Primary

Nursing)

Assistenza modulare o per settori

Assistenza per cellule

Chronic

Care Model

Case Management

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Modelli Organizzativi

Assistenza funzionaleI compiti principali sono assegnati dal coordinatore agli altri membri del

gruppo di lavoro

Team nursing o piccole équipeSi basa sulla collaborazione di più

operatori nel prendersi cura di un

certo numero di pazienti. Il gruppo è

diretto da un Infermiere e può comprendere operatori con minore qualificazione (OSS,OTA) che fanno

riferimento a tale figura

Assistenza primaria (Primary

Nursing)Alla base di questo sistema vi sono i principi di un’assistenza

personalizzata, continua e di alta qualità. Un Infermiere si occupa di un numero limitato di pazienti e funge da Infermiere “Primario “

o

referente

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Modelli Organizzativi

Assistenza modulare o per settoriA differenza del Team Nursing l’Infermiere non si limita a dirigere gli altri membri del gruppo, che possono essere infermieri generici,

OSS,

OTA, ma eroga direttamente l’assistenza con il loro aiuto ad una parte dei pazienti. Ad ogni modulo (10-12 pazienti) è

assegnato un piccolo

gruppo di operatori

Assistenza per celluleLe cellule si differenziano dai tradizionali reparti ospedalieri

perché

non sono suddivise per specialità

ma sono disegnate per accogliere un alto numero di pazienti con caratteristiche e bisogni simili.

L’utilizzazione del personale deve rispondere a criteri di efficienza ed efficacia. Il coordinatore dovrà

essere affiancato da infermieri che

nelle situazioni più

delicate si occuperanno del percorso assistenziale (ambulatori, pre-ospedalizzazione,ricovero, intervento, degenza,

dimissione, assistenza territoriale, follow-up)

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Modelli Organizzativi

Chronic

Care Model

Questo modello ha come obiettivo finale un paziente

informato ed in grado di autogestirsi, che interagisce con

un team multiprofessionale

preparato e proattivo, con

prevedibili vantaggi in termini di efficienza, di efficacia e

di appropriatezza degli interventi. Questo modello riguarda

il territorio ed il domicilio ed è

rivolto a persone affette da

malattie croniche.

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Modelli Organizzativi

Chronic

Care Model

Sei importanti elementi:Collegamento delle organizzazioni sanitarie con risorse della comunità.

Organizzazioni sanitarie che considerano importante la gestione

della malattia in ambito extraospedaliero.

Il supporto alla cura di sé

da parte di pazienti che convivono con la loro patologia per molti anni.

Organizzazione del Team (MMG, Infermieri, Educatori…) che distingua accuratamente la gestione programmata dei pazienti cronici dalla

cura degli

acuti.

Standardizzare l’attività

del Team sulla base di linee guida provenienti dalle evidenze scientifiche (aggiornamento continuo).

Presenza di sistemi informativi computerizzati per registri di patologia e pianificare la cura e l’assistenza individuale.

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Case ManagementModello gestione del caso

Sistema in cui un professionista (case manager) assume il ruolo di gestore del singolo caso diventando la figura di riferimento per il paziente, i famigliari e altri operatori sanitari con la funzione di spiegare il percorso, garantirne e coordinarne l’applicazione, aiutare a superare i punti critici

Principio organizzativoResponsabilizzazione professionale rispetto alla globalità

del percorso

assistenziale

Assistenza direttaConcepita come governo di un percorso complesso e multiprofessionale

Interazione tra operatoriFondamentale secondo la logica del team di lavoro e della progettazione

assistenziale

Informazioni scritteIndividuali e documentate su cartelle del paziente

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Case Management

Informazioni oraliscambi continui e confronti diretti

Responsabilitàl’infermiere “case manager”

assume la responsabilità

diretta del governo

del percorso assistenziale del paziente

Controllofondato sulla documentazione scritta e sulla supervisione del

“case manager”

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Case Management

Vantaggi

maggiori soddisfazioni per pazienti e staff•

migliore qualità

assistenziale

continuità

nelle cure e conoscenza più

approfondita delle persone

Svantaggi

richiede un maggior numero di infermieri•

richiede indipendenza e responsabilità

richiede un’organizzazione complessiva per percorsi

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Léquipe

In riferimento ai reparti ospedalieri psichiatrici e alle équipe che vi lavorano, Searles ha affermato che la terapia per i pazienti gravi richiede che determinate funzioni mentali vengano inizialmente attivate fuori dell’individuo (nell’équipe) e che solo successivamente l’individuo se ne possa appropriare. Il paziente grave che riesce ad utilizzare l’équipe per attivare processi mentali in cui è carente, probabilmente vive se stesso come tutt’uno con l’équipe. La fantasia di fusione con l’équipe gli permette di fruire dell’attività di elaborazione di quest’ultima, senza sentire di avere a che fare con un oggetto altro, con qualcosa di diverso da sé.

( Claudio Neri 2004)

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Léquipe

“Il modo più chiaro e più semplice di descrivere il tipo di situazione sociale che il paziente dall’Io frammentato tende a creare nel reparto è considerare tale situazione sociale un processo per mezzo del quale la differenziazione e successivamente l’integrazione dei diversi frammenti dell’Io debbono aver luogo in larga misura all’esterno del paziente stesso, nelle persone che lo circondano, prima che possano avvenire dentro di lui”

(Searles 1965)

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Caratteristiche dell’èquipe come “base sicura”

Competenza nel fornire aiutoCapacità di accogliere e di riconoscere i bisogni dell’utenteModalità empatiche di interazioneSintonia ( la capacità di lasciarsi portare dall’altro ed il sintonizzarsi permettono di condividere esperienze interiori: ciò consente di sentirsi connessi, cioè in sintonia l’uno con l’altro)Sincronia (modalità temporali di intervento, tempestività e prontezza)Armonia delle azioni tra i membri dell’èquipe (minimizzazione di contraddizioni operative)Non intrusività (percezione da parte dell’utente di rispetto per la propria quota di autonomia)Stabilità dei suoi membri (minimizzazione della rotazione di operatori)Coerenza delle risposte fornite (minimizzazione del tasso di variabilità di risposte a stimoli simili da parte degli operatori)

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Dimensioni dell’assistenza infermieristica:

Tecnica

L’elemento più importante dell’assistenza non si ritrova nell’esecuzione di tecniche, ma nel metodo (autonomia, responsabilità e decisionalità dei processi) e nello stile (che viene realizzata attraverso una relazione interpersonale autentica ed empatica con il malato)

La tecnica è una componente essenziale sebbene non esclusiva dell’assistenza infermieristica

La qualità del prendersi cura non dipende dalla scelta della tecnica ma dal suo razionale inserimento in un rapporto professionale autentico, capace di riconoscere nella persona assistita non un oggetto ma un soggetto.

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Dimensioni dell’assistenza infermieristica:La RelazioneLa relazione è l’Assistenza Infermieristica (Hildegard Peplau)La relazione e il rapporto di fiducia tra Infermiere e assistito si fondano sulla comunicazione e sulla pratica e tecnica dell’ascolto.

Atteggiamenti dell’Infermiere secondo Carl Rogers:

Considerazione positiva incondizionata: fiducia nelle capacità di ogni individuo di determinare autonomamente la propria salute e il conseguente clima di accettazione nel quale deve svilupparsi il rapporto tra Infermiere e persona assistita.

Comprensione empatica: capacità di percepire correttamente lo schema di riferimento esistenziale dell’altro e il suo modo soggettivo, come se ci si immedesimasse nell’altra persona.

Non valutazione e non direttività: capacità di non imprimere una propria direzione, di non suggerire a priori risposte a problemi, dimostrando di avere fiducia nelle capacità di auto-assistenza del malato.

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Dimensioni dell’assistenza infermieristica:

L’educazione

Tutela e promozione della salute e della qualità della vita attraverso il processo educativo che ha per scopo lo sviluppo integrale ed armonico di ogni persona e, nella sua applicazione all’assistenza sanitaria (educazione alla salute), la trasformazione delle potenzialità di ciascuno in concrete capacità di auto-cura e auto-assistenza.

Risorse:

Sapere “conoscenze”

Saper fare “abilità”

Saper essere “motivazioni”

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OlismoApproccio filosofico e scientifico dell’Infermiere

L’uomo viene visto come un insieme, una globalità fisica, psicologica, socioculturale e spirituale

Il riduzionismo scientifico e della cultura sanitaria dominante non prende in considerazione questi aspetti

Evidenziare questi limiti non vuol dire necessariamente assumere una posizione antiscientifica

Il riduzionismo è un metodo di indagine scientifica che implica una riduzione per scomposizione dei costituenti elementari

La concezione olistica non è antiscientifica ma si alimenta dei risultati della ricerca e si riferisce a teorie accreditate, in particolare ai modelli sistemici, che impongono di osservare e studiare i fenomeni complessi secondo relazioni di funzionalità e non di causalità.

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Il metaparadigma del Nursing

Cornice filosofica dell’intera disciplina, dei suoi principi e valori di fondo

La persona o il gruppo di persone assistite

L’ambiente in cui la persona vive o si trova nel momento in cui entra in rapporto con l’Infermiere, sia quello inanimato, sia quello composto dalle persone ritenute significative dall’assistito

La salute

L’assistenza infermieristica

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Hildegard Peplau“relazione interpersonale professionale”

Orientamento: questa fase è influenzata dagli atteggiamenti dell’infermiere e del paziente, cioè dalla loro reciproca disponibilità di dare e ricevere aiuto. L’infermiere, il paziente e la famiglia devono lavorare insieme per identificare, chiarire e definire il problema esistente; tale interazione diminuisce l’ansia e la tensione associate alla sensazione di bisogno e di incertezza. I fattori che influenzano il rapporto tra infermiere e paziente sono rappresentati da valori, cultura, razza, religione, educazione, esperienze prgresse, idee preconcette insite in ogni essere umano.

Identificazione: la risposta del paziente nei confronti dell’infermiere può essere di triplice natura: partecipare ed essere interdipendente, essere autonomo e indipendente, essere passivo e dipendente.

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Hildegard Peplau“relazione interpersonale professionale”

Utilizzazione: il paziente trae vantaggio dal rapporto terapeutico il quale deve essere mantenuto, privilegiando gli atteggiamenti di accettazione, comprensione e fiducia. L’infermiere deve creare un’atmosfera psicologicamente terapeutica, nella quale poter identificare e analizzare pensieri, emozioni, sentimenti e comportamenti.

Risoluzione: fase in cui il rapporto terapeutico interpersonale tra infermiere e paziente si conclude. Il paziente si libera dall’identificazione con l’infermiere.

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Hildegard Peplau“relazione interpersonale professionale”

I ruoli assunti dall’infermiere nelle suddette fasi:

EstraneoInsegnanteEspertoLeaderSostitutoConsulente

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Definizione di crisi in psichiatria

“cambiamento del comportamento del paziente, nelle sue funzioni o nel suo sistema di riferimento” che determina una rottura di un equilibrio psicologico (Factor e Diamond 1996). Il termine “crisi” non si riferisce alla gravità o alla pericolosità di un problema, ma alla sua novità rispetto alla vita precedente del paziente.

Urgenza

“situazione acuta e grave che richiede un intervento terapeutico immediato”.Per urgenza si intende una situazione psicopatologica che necessita di un intervento tempestivo. L’urgenza è innanzitutto un concetto clinico, sul quale gravano aspetti sociorelazionali, anche imponenti, o problematiche familiari:

Urgenze psichiatriche propriamente detteUrgenze in cui il disturbo psichiatrico è secondario ad un disturbo organico (intossicazione da sostanze, processi involutivi cerebrali, ecc.Urgenze prioritariamente somatiche ( es. delirium tremens)Urgenze legate a conflittualità gravi in ambito familiare o sociale, reazioni ad eventi che espongono a un pesante carico emotivo.

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Trattamento ospedaliero

PausaRiorganizzazioneNuova direzione per il futuroLuogo sicuro (impedisce di recare danno a se stessi e agli altri)Trattamento farmacologicoInfermieri come Io ausiliarioInterventi psicoeducazionali con la famiglia e il pazientePreparare a dover affrontare una malattia cronicaL’obiettivo terapeutico non è la guarigione ma ridurre al minimo la disabilitàImportanza di una regolare assunzione dei farmaciEssere in grado di infondere un senso di speranzaSottolineare che molte ricerche suggeriscono che invecchiando i pazienti schizofrenici diventano sempre più funzionali

( Gabbard 2007)

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Il paziente violento

Le patologie psichiatriche che espongono a maggior rischio di comportamento violento sono la schizofrenia, la mania, alcuni disturbi di personalità, le condotte di abuso e alcune lesioni cerebrali. Tra i fattori di rischio sono significativi i pregressi episodi di violenza.I pazienti schizofrenici con comportamento violento sono per lo più di sesso maschile, con una sintomatologia più severa e un precoce esordio della malattia. La schizofrenia è di tipo paranoide, con convinzioni deliranti di tipo persecutorio, a volte aggravata da uso di alcol e di sostanze.La mania può dar luogo a comportamenti violenti quando il paziente avverta la costrizione operata dall’intervento degli operatori, per esempio durante un ricovero coatto.Nei disturbi di personalità il comportamento può divenire violento nel corso di un trattamento urgente, quando il soggetto sente di essere abbandonato o rifiutato, minacciato o discriminato.

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INFERMIERI IN CORSIA(pubblicato sul giornale dell’IPASVI di Vicenza 2005)

Modello di aggressione nei reparti psichiatrici

Variabili del paziente: psicopatologiaConsiderando le variabili del paziente, si ritiene che la psicopatologia grave (es. schizofrenia di tipo paranoide) sia una delle più importanti cause dell’aggressione del paziente. La psicopatologia del paziente conduce al ricovero involontario, ma questo introduce inevitabilmente un certo numero di fattori stressanti.

Variabili del reparto: stress ambientaleDopo il ricovero in reparto psichiatrico entrano in gioco molti fattori di stress ambientale: Per esempio, il fatto che il paziente sia generalmente all’interno di un ambiente con porte e finestre chiuse a chiave e goda di poca privacy; se il reparto è affollato, può essere esposto ad una sovra stimolazione. Inoltre, al paziente può essere stabilita una terapia che non conosce e/o che non accetta. Tutto questo può dare adito a frustrazione, rabbia e violenza.

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INFERMIERI IN CORSIA(pubblicato sul giornale dell’IPASVI di Vicenza 2005)

Modello di aggressione nei reparti psichiatrici

Variabili dello staff: stress comunicativoContribuisce a provocare l’aggressione anche una difficile comunicazione fra staff e paziente. Per prevenire questo, bisogna spiegare al paziente attentamente e ripetutamente le finalità del trattamento e le regole di reparto. L’atteggiamento di chiusura dello staff e l’impossibilità per il paziente di ottenere informazioni sul suo piano di cura possono indurre all’aggressività. Così come l’incoerenza del personale nel delimitare i limiti del setting può agire come elemento comunicativo stressante.

Variabili del paziente: distorsioni percettiveNel centro del modello, al livello delle variabili del paziente, la percezione della situazione gioca un ruolo chiave perché un paziente diventi aggressivo o no. Sotto l’influenza della psicopatologia, lo stress ambientale e comunicativo può alimentare interpretazioni distorte delle attività del reparto. Esempi di interpretazioni erronee: “Mi stanno rinchiudendo per sempre”. “Mi stanno avvelenando lentamente con le medicine”.

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INFERMIERI IN CORSIA(pubblicato sul giornale dell’IPASVI di Vicenza 2005)

Modello di aggressione nei reparti psichiatrici

Circolo viziosoDopo il primo eccesso aggressivo, può instaurarsi un circolo vizioso. Come reazione ai comportamenti violenti del paziente, il livello di stress ambientale può aumentare per salvaguardare la sicurezza delle persone: Il paziente può subire un trattamento coercitivo, o gli si può impedire di lasciare il reparto. Queste misure possono confermargli l’errata convinzione di essere in pericolo in reparto e renderlo più diffidente nei confronti del team. I comportamenti aggressivi possono indurre nei membri dello staff reazioni controtrasferali negative (es. rabbia, ansietà), creando ulteriori problemi comunicativi. Come conseguenza dell’aumento di stress ambientale e comunicativo può instaurarsi un modello ripetitivo di comportamenti violenti, seguito dall’uso di misure sempre più restrittive.

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G Ital Med Lav Erg 2007; 29:3 387www.gimle.fsm.it

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Il paziente violento

Lo studio ha evidenziato un rischio relativo elevato di aggressioni per il personale infermieristico in caso di ricovero per trattamento sanitario obbligatorio. Questo dato conferma la rilevanza degli infortuni sul lavoro da aggressioni denunciati dal reparto psichiatria negli stessi anni e annotati nel registro infortuni negli anni 1999-2004.Il datore di lavoro ha la responsabilità di prevenire la violenza su lavoro e di adottare le pratiche di lavoro che prevengano i rischi sul personale. Riconoscere il rischio da violenza, inserirlo nel documento di valutazione dei rischi, svolgere un monitoraggio specifico che porti alla prevenzione e se necessario alla compensazione, svolgere la formazione in senso preventivo rappresentano i modi per conoscere il fenomeno e contribuire alla prevenzione delle “circa 800.000 persone che in Europa sono uccise dagli infortuni intenzionali o non. Prevenire e controllare infortuni non intenzionali e la violenza rappresenta una priorità per l’azione di sanità pubblica che necessita di un forte impegno soprattutto nel settore della cura”.

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Fattori organizzativi di prevenzione dell’aggressività

Fattori umaniClima di reparto (relazione/comunicazione staff – dirigenza, staff - utenti);Numero, preparazione, motivazione, qualifica, attitudini del personale;Formazione continua e specifica riguardo alla previsione/gestione della violenza e

le tecniche di comunicazione.

Clima di repartoClima di reparto è un concetto generico prodotto da molti fattori, in particolar modo

dalla filosofia prevalente del servizio. E’ anche il risultato della comunicazione fra dirigenza - staff - utenti e del tipo e grado di formazione di ogni figura.

Katz & Kirkland (1990) affermano che nei reparti violenti e non violenti si possono distinguere modelli diversi di organizzazione sociale e di comportamenti dello staff. La violenza tende ad essere più frequente e grave in reparti nei quali le funzioni dello staff non sono chiare e nei quali le attività, gli incontri, o le interazioni staff- paziente non sono prevedibili, quando permane uno stato di incertezza.

Un buon clima è di per sé terapeutico ed è determinato anche dalla disponibilità di attività utili e stimolanti per i pazienti, che hanno un potente effetto nella qualità di vita che si sperimenta nel reparto. Quando invece il clima è teso, intollerante, indifferente alla sofferenza, vanifica qualunque intervento terapeutico specifico ed è possibile che i pazienti siano più a rischio di comportamenti violenti.

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Fattori strutturaliArchitettura di repartoArrediOrganizzazione e gestione degli spazi.

Architettura di repartoIl Royal College of Psychiatrists (1998) raccomanda che la qualità del

design e degli arredi dei reparti di psichiatria debba essere certificata, questi “dovrebbero essere così confortevoli quanto un moderno hotel”.

Un ambiente fisico progettato appositamente deve prevedere:Spazio sufficienteConfort adeguatoSalvaguardia della riservatezza e sicurezza individuale (Zaffini R. e

coll., 2003).Il sovraffollamento, per molti autori, sembra essere alla base di molti atti

aggressivi.

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Fattori strumentali

Le linee di condotta sono il fondamento di un approccio organizzativo ad ogni problema perché rendono esplicite le responsabilità sia dei dirigenti che degli operatori, determinano gli standard di pratica accettabile e di fatto dichiarano la cultura del team.

Linee di condotta (linee guida, protocolli, procedure) per: Prevenire, gestire l’emergenza

Stabilire modalità e parametri di accettazione dell’utente in reparto (adeguatezza del ricovero).

Un grosso problema è che ancora adesso il SPDC è nell’immaginario collettivo il luogo di contenimento di tutte le condotte dissociali.

Chiarire e distinguere le competenze dell’operatore sanitario e delle Forze dell’Ordine, perché non ci può essere confusione di ruoli, e stabilire le circostanze e modalità di una eventuale collaborazione.

Piano delle attività degli utenti.

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La Riforma delle professioni La Riforma delle professioni sanitarie ed il riordino del SSNsanitarie ed il riordino del SSN

L.341/90L.341/90

D.Leg.viD.Leg.vi 502/92 ; 517/93; 229/99502/92 ; 517/93; 229/99

Legge 42/99Legge 42/99

D.M. 509 /99D.M. 509 /99

Legge 251/00Legge 251/00

Codici deontologiciCodici deontologiciL.1/2002L.1/2002

L.4/4/2002L.4/4/2002 nn°°5656

D.M. 2 D.M. 2 AprileAprile 20012001

Profili Profili ProfessionaliProfessionali

Ordinamenti Ordinamenti

DidatticiDidattici

L.43/06L.43/06

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Indice cronologico principali norme di interesse infermieristico

L. 341/90 (istituzione diplomi universitari)

D. Lgs 502/92 (e succ.mod e int.517/93-229/99)

DM 739/94 (Profilo professionale)

L. 42/99 (Disposizioni in materia di professioni sanitarie)

DM 509/99 (Regolamento autonomia universitaria)

Codice deontologico (Versione 1999)

L. 251/2000 (Disciplina delle professioni sanitarie)

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DM 2 Aprile 2001 (Determinazione delle classi delle lauree universitarie delle professioni sanitarie)

L. 1/02 (Disposizioni urgenti i materia sanitaria)

L. 56/02L. 56/02 ((Commissione ECM)Commissione ECM)

DM 270/04 (Modalità e contenuti prova di ammissione ai corsi di laurea specialistica delle professioni sanitarie per l'anno accademico 2004/05)

L. 43/06 (Carriere e ordinistica)

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L 341 /90L 341 /90

Legge 19 novembre 1990, n. 341.

"Riforma degli ordinamenti didattici universitari."

(Pubblicata nella G.U. 23 novembre 1990, n. 274.)

Art.1. Titoli universitari.

1. Le università rilasciano i seguenti titoli:

a) diploma universitario (DU);

b) diploma di laurea (DL);

c) diploma di specializzazione (DS);

d) dottorato di ricerca (DR).

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Art. 2. Diploma universitario1. Il corso di diploma si svolge nelle facoltà, ha una durata non inferiore a due anni e non superiore a tre, e comunque corrispondente a quella eventualmente stabilita dalle norme della Comunità economica europea per i diplomi universitari di primo livello ed ha il fine di fornire agli studenti adeguata conoscenza di metodi e contenuti culturali e scientifici orientata al conseguimento del livello formativo richiesto da specifiche aree professionali.

Legge 341/90

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2. Le facoltà riconoscono totalmente o parzialmente gli studi compiuti nello svolgimento dei curricula previsti per i corsi di diploma universitario e per quelli di laurea ai fini del proseguimento degli studi per il conseguimento, rispettivamente, delle lauree e dei diplomi universitari affini, secondo criteri e modalità dettati con i decreti di cui all'articolo 9, comma 1, fermo restando in ogni caso l'obbligo di tale riconoscimento.

Legge 341/90

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Legge 341/90Legge 341/90

Art. 3. Diploma di laurea

1. Il corso di laurea si svolge nelle facoltà, ha una durata non inferiore a quattro anni e non superiore a sei ed ha il fine di fornire agli studenti adeguate conoscenze di metodi e contenuti culturali, scientifici e professionali di livello superiore.

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Art. 4. Diploma di specializzazione

1. Il diploma di specializzazione si consegue, successivamente alla laurea, al termine di un corso di studi di durata non inferiore a due anni finalizzato alla formazione di specialisti in settori professionali determinati, presso le scuole di specializzazione di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162.

Legge 341/90Legge 341/90

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Art. 5. Dottorato di ricerca

1. I corsi di dottorato di ricerca sono regolati da specifiche disposizioni di legge.

Legge 341/90Legge 341/90

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Art. 7. Disposizioni per le scuole dirette a fini speciali

1. Entro un anno dalla pubblicazione dei decreti di cui all'articolo 9, le università deliberano la soppressione delle scuole dirette a fini speciali, ovvero ne prevedono, nello statuto:

a) la trasformazione in corsi di diploma universitario;

b) la conferma secondo il loro specifico ordinamento.

Legge 341/90Legge 341/90

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Art. 9. Ordinamento dei corsi di diploma universitario, di laurea e di specializzazione

1. Entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con uno o più decreti del Presidente della Repubblica, adottati su proposta del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, sono definiti ed aggiornati gli ordinamenti didattici dei corsi di diploma universitario, dei corsi di laurea e delle scuole di specializzazione e le rispettive tabelle.

Legge 341/90Legge 341/90

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2. I decreti di cui al comma 1 sono emanati ……sentiti, per le rispettive materie, i rappresentanti dei collegi e degli ordini professionali, nell'osservanza dei seguenti criteri:

a) devono rispettare la normativa comunitaria in materia;

b) devono realizzare una riduzione delle duplicazioni totali o parziali e la ricomposizione o la riconversione innovativa degli insegnamenti secondo criteri di omogeneità disciplinare, tenendo conto dei mutamenti sopravvenuti nelle aree scientifiche e professionali;

c) devono determinare le facoltà e la collocazione dei corsi nelle facoltà, secondo criteri di omogeneità disciplinare volti ad evitare sovrapposizioni e duplicazioni dei corsi stessi, e dettare norme per il passaggio degli studenti dal precedente al nuovo ordinamento;

Legge 341/90Legge 341/90

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d) devono individuare le aree disciplinari, intese come insiemi di discipline scientificamente affini raggruppate per raggiungere definiti obiettivi didattico-formativi, da includere necessariamente nei curricula didattici, che devono essere adottati dalle università, al fine di consentire la partecipazione agli esami di abilitazione per l'esercizio delle professioni o l'accesso a determinate qualifiche funzionali del pubblico impiego;

e) devono precisare le affinità al fine della valutazione delle equipollenze e per il conseguimento di altro diploma dello stesso o diverso livello;

f) devono tenere conto delle previsioni occupazionali

Legge 341/90Legge 341/90

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Art.12

8. L'istituto del contratto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, e dal decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162, si estende ai corsi di diploma universitario. Per i professori a contratto sono rispettate le incompatibilità di cui all'articolo 13 del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, e successive modificazioni.

Legge 341/90Legge 341/90

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Art. 13. Tutorato

1. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge ciascuna università provvede ad istituire con regolamento il tutorato, sotto la responsabilità dei consigli delle strutture didattiche.

2. Il tutorato è finalizzato ad orientare ed assistere gli studenti lungo tutto il corso degli studi, a renderli attivamente partecipi del processo formativo, a rimuovere gli ostacoli ad una proficua frequenza dei corsi, anche attraverso iniziative rapportate alle necessità, alle attitudini ed alle esigenze dei singoli.

3. I servizi di tutorato collaborano con gli organismi di sostegno al diritto allo studio e con le rappresentanze degli studenti, concorrendo alle complessive esigenze di formazione culturale degli studenti e alla loro compiuta partecipazione alle attività universitarie.

Legge 341/90Legge 341/90

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Art. 14. Settori scientifico-disciplinari

1. Entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con uno o piu' decreti del Presidente della Repubblica, …omsissi …gli insegnamenti sono raggruppati in settori scientifico-disciplinari in base a criteri di omogeneità scientifica e didattica. Sulle proposte del Ministro esprimono il proprio parere, nel termine perentorio di novanta giorni, le facoltà interessate.

2. Il decreto o i decreti di cui al comma 1 stabiliscono la pertinenza delle titolarità ai settori scientifico-disciplinari, individuati ai sensi dello stesso comma 1, che costituiranno i raggruppamenti concorsuali.

Legge 341/90Legge 341/90

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D. LEG.VO ND. LEG.VO N°°502/92 E 517/93502/92 E 517/93

ART. 6 C.3ART. 6 C.3

…… LA FORMAZIONE DEL PERSONALE LA FORMAZIONE DEL PERSONALE SANITARIO INFERMIERISTICO TECNICO E SANITARIO INFERMIERISTICO TECNICO E DELLA RIABILITAZIONE, AVVIENE IN SEDE DELLA RIABILITAZIONE, AVVIENE IN SEDE

OSPEDALIERA OVVERO PRESSO ALTRE OSPEDALIERA OVVERO PRESSO ALTRE STRUTTURE DEL SSN E ISTITUZIONI STRUTTURE DEL SSN E ISTITUZIONI

PRIVATE ACCREDITATE.PRIVATE ACCREDITATE.

I REQUISITI DI IDONEITAI REQUISITI DI IDONEITA’’ E E LL’’ACCREDITAMENTO DELLE STRUTTURE ACCREDITAMENTO DELLE STRUTTURE SONO DISCIPLINATI CON DECRETO DEL SONO DISCIPLINATI CON DECRETO DEL

M.U.R.S.T. E DEL M.S.M.U.R.S.T. E DEL M.S.

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ARTICOLO 6 D. ARTICOLO 6 D. LgvLgv. 502/1992 ART. 6 C. 3. 502/1992 ART. 6 C. 3

per tali finalitper tali finalitàà le regioni e le universitle regioni e le universitàà attivano attivano appositi protocolli dappositi protocolli d’’intesa ...intesa ...

…… la titolaritla titolaritàà dei corsi ddei corsi d’’insegnamento previsti insegnamento previsti dalldall’’ordinamento didattico ordinamento didattico èè affidata di norma a affidata di norma a

personale sanitario dipendente dalle strutture presso personale sanitario dipendente dalle strutture presso le quali si svolge la formazione le quali si svolge la formazione ……

…… i rapporti in attuazione delle predette intese sono i rapporti in attuazione delle predette intese sono regolati con appositi accordi tra le universitregolati con appositi accordi tra le universitàà e le e le

istituzioni sede di formazioneistituzioni sede di formazione

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ARTICOLO 6 D. ARTICOLO 6 D. LgvLgv. 502/1992 ART 6 C. 3. 502/1992 ART 6 C. 3

I diplomi conseguiti sono rilasciati a firma del I diplomi conseguiti sono rilasciati a firma del responsabile del corso e del rettore responsabile del corso e del rettore

delldell’’UniversitUniversitàà. . LL’’esame finale abilita esame finale abilita allall’’esercizio professionale.esercizio professionale.

Nelle commissioni dNelle commissioni d’’esame esame èè assicurata la assicurata la presenza di rappresentanti dei Collegi presenza di rappresentanti dei Collegi

Professionali Professionali ……

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Articolo 1 1 - E' individuata la figura professionale dell'infermiere con il seguente profilo: l'infermiere è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell'iscrizione all'albo professionale è responsabile dell'assistenza generale infermieristica.2 - L'assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale, educativa. Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l'assistenza dei malati e dei disabili di tutte le età e l'educazione sanitaria.

D.M.739/94 Profilo professionaleD.M.739/94 Profilo professionale

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3 - L'infermiere:a) partecipa all'identificazione dei bisogni di salute della persona e della collettività; b) identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi; c) pianifica, gestisce e valuta l'intervento assistenziale infermieristico; d) garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche;

D.M.739/94 Profilo professionaleD.M.739/94 Profilo professionale

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e) agisce sia individualmente sia in collaborazione con gli altri operatori sanitari e sociali; f) per l'espletamento delle funzioni si avvale, ove necessario, dell'opera del personale di supporto; g) svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie pubbliche o private, nel territorio e nell'assistenza domiciliare, in regime di dipendenza o libero-professionale.

4 - L'infermiere contribuisce alla formazione del personale di supporto e concorre direttamente all'aggiornamento relativo al proprio profilo professionale e alla ricerca.

D.M.739/94 Profilo professionaleD.M.739/94 Profilo professionale

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5 - La formazione infermieristica post-base per la pratica specialistica è intesa a fornire agli infermieri di assistenza generale delle conoscenze cliniche avanzate e delle capacità che permettano loro di fornire specifiche prestazioni infermieristiche nelle seguenti aree:

a) sanità pubblica: infermiere di sanità pubblica; b) pediatria: infermiere pediatrico; c) salute mentale-psichiatria: infermiere psichiatrico; d) geriatria: infermiere geriatrico; e) area critica: infermiere di area critica.

D.M.739/94 Profilo professionaleD.M.739/94 Profilo professionale

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6 - In relazione a motivate esigenze emergenti dal Servizio sanitario nazionale, potranno essere individuate, con decreto del ministero della Sanità, ulteriori aree richiedenti una formazione complementare specifica.

7 - Il percorso formativo viene definito con decreto del ministero della Sanità e si conclude con il rilascio di un attestato di formazione specialistica che costituisce titolo preferenziale per l'esercizio delle funzioni specifiche nelle diverse aree, dopo il superamento di apposite prove valutative. La natura preferenziale del titolo è strettamente legata alla sussistenza di obiettive necessità del servizio e recede in presenza di mutate condizioni di fatto.

D.M.739/94 Profilo professionaleD.M.739/94 Profilo professionale

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Articolo 2 1 - Il diploma universitario di infermiere, conseguito ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del Dlgs 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modificazioni, abilita all’esercizio della professione, previa iscrizione al relativo Albo professionale.

D.M.739/94 Profilo professionaleD.M.739/94 Profilo professionale

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Articolo 3 1 - Con decreto del ministro della Sanità di concerto con il ministro dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica sono individuati i diplomi e gli attestati, conseguiti in base al precedente ordinamento, che sono equipollenti al diploma universitario di cui all'articolo 2 ai fini dell'esercizio della relativa attività professionale e dell'accesso ai pubblici uffici.

D.M.739/94 Profilo professionaleD.M.739/94 Profilo professionale

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D m 740 / 94D m 740 / 94

Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n° 740

Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’Ostetrica/o

(Gazzetta Ufficiale del 9 gennaio 1995, n° 6)

Il Ministro della Sanità

Visto l'articolo n° 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n° 502, recante: “Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo n° 1 della legge 23 ottobre 1992, n° 421”, nel testo modificato dal decreto legislativo 7 dicembre 1993, n° 517;

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Articolo n° 1

È individuata la figura dell'ostetrica/o con il seguente profilo: l'ostetrica/o è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante e dell'iscrizione all'albo professionale, assiste e consiglia la donna nel periodo della gravidanza, durante il parto e nel puerperio, conduce e porta a termine parti eutocici con propria responsabilità e presta assistenza al neonato.

D m 740 / 94D m 740 / 94

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L'ostetrica/o, per quanto di sua competenza, partecipa:

a) ad interventi di educazione sanitaria e sessuale sia nell'ambito della famiglia che nella comunità;

b) alla preparazione psicoprofilattica al parto;

c) alla preparazione e all'assistenza ad interventi ginecologici;

d) alla prevenzione e all'accertamento dei tumori della sfera genitale femminile;

e) ai programmi di assistenza materna e neonatale.

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L'ostetrica/o, nel rispetto dell'etica professionale, gestisce, come membro dell'equipe sanitaria, l'intervento assistenziale di propria competenza.

L'ostetrica/o contribuisce alla formazione del personale di supporto e concorre direttamente all'aggiornamento relativo al proprio profilo professionale e alla ricerca.

L'ostetrica/o è in grado di individuare situazioni potenzialmente patologiche che richiedono intervento medico e di praticare, ove occorra, le relative misure di particolare emergenza.

L'ostetrica/o svolge la sua attività in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero-professionale.

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Articolo n° 2

Con decreto del Ministero della Sanità è disciplinata la formazione complementare in relazione a specifiche esigenze del Servizio sanitario nazionale.

Articolo n° 3

Il diploma universitario di ostetrica/o, conseguito ai sensi dell'articolo n° 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n° 502, e successive modificazioni, abilita all'esercizio della professione, previa iscrizione al relativo albo professionale.

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Articolo n° 4

Con decreto del Ministro della sanità di concerto con il Ministro dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica sono individuati i diplomi e gli attestati, conseguiti in base al precedente ordinamento, che sono equipollenti al diploma universitario di cui all'articolo n° 3 ai fini dell'esercizio della relativa attività professionale e dell'accesso ai pubblici uffici. Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Roma, 14 settembre 1994

D m 740 / 94D m 740 / 94

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Art. 1

Titoli e corsi di studio

1. Le università rilasciano i seguenti titoli di primo e di secondo livello:

a) laurea (L)

b) laurea specialistica (LS)

2. Le università rilasciano altresì il diploma di specializzazione (DS) e il dottorato di ricerca (DR)

3. La laurea, la laurea specialistica, il diploma di specializzazione e il dottorato di ricerca sono conseguiti al termine, rispettivamente, dei corsi di laurea, di laurea specialistica, di specializzazione e di dottorato di ricerca istituiti dalle università.

Decreto 3 novembre 1999, n.509 Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4 gennaio 2000 n.2Regolamento recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei.

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DM 509 / 99DM 509 / 99

4. Il corso di laurea ha l'obiettivo di assicurare allo studente un'adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, nonché l'acquisizione di specifiche conoscenze professionali.

5. Il corso di laurea specialistica ha l'obiettivo di fornire allo studente una formazione di livello avanzato per l'esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici.

6. Il corso di specializzazione ha l'obiettivo di fornire allo studente conoscenze e abilità per funzioni richieste nell'esercizio di particolari attività professionali e può essere istituito esclusivamente in applicazione di specifiche norme di legge o di direttive dell'Unione Europea.

7. I corsi di dottorato di ricerca e il conseguimento del relativo titolo sono disciplinati dall'articolo 4 della legge 3 luglio 1998, n. 210, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 6, commi 5 e 6.

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DM 509 /99DM 509 /99

8. …le università possono attivare, disciplinandoli nei regolamenti didattici di ateneo, corsi di perfezionamento scientifico e di alta formazione permanente e ricorrente, successivi al conseguimento della laurea o della laurea specialistica, alla conclusione dei quali sono rilasciati i master universitari di primo e di secondo livello.

9. Sulla base di apposite convenzioni, le università italiane possono rilasciare i titoli di cui al presente articolo, anche congiuntamente con altri atenei italiani o stranieri.

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DM 509 / 99DM 509 / 99

Art. 4 Classi di corsi di studio

1. I corsi di studio dello stesso livello, comunque denominati dagli atenei, aventi gli stessi obiettivi formativi qualificanti e le conseguenti attività formative indispensabili di cui all'articolo 10, comma 1, sono raggruppati in classi di appartenenza, nel seguito denominate classi.

2. Le classi sono individuate da uno o più decreti ministeriali. Trascorso un triennio dall'emanazione dei predetti decreti, modifiche o istituzioni di singole classi possono essere proposte dalle università e, sentito il CUN, determinate con decreto del Ministro unitamente alle connesse disposizioni in materia di obiettivi formativi qualificanti e di conseguenti attività formative.

3. I titoli conseguiti al termine dei corsi di studio dello stesso livello, appartenenti alla stessa classe, hanno identico valore legale.

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Art. 5

Crediti formativi universitari

1. Al credito formativo universitario, di seguito denominato credito, corrispondono 25 ore di lavoro per studente; con decreto ministeriale si possono motivatamente determinare variazioni in aumento o in diminuzione delle predette ore per singole classi, entro il limite del 20 per cento.

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Art. 5

Crediti formativi universitari

2. La quantità media di lavoro di apprendimento svolto in un anno da uno studente impegnato a tempo pieno negli studi universitari è convenzionalmente fissata in 60 crediti.

3. I decreti ministeriali determinano, altresì, per ciascuna classe di corsi di studio la frazione dell'impegno orario complessivo che deve essere riservata allo studio personale o ad altre attività formative di tipo individuale. Tale frazione non può comunque essere inferiore a metà, salvo nel caso in cui siano previste attività formative ad elevato contenuto sperimentale o pratico.

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Art. 5

Crediti formativi universitari

4. I crediti corrispondenti a ciascuna attività formativa sono acquisiti dallo studente con il superamento dell'esame o di altra forma di verifica del profitto, fermo restando che la valutazione del profitto è effettuata con le modalità di cui all'articolo 11, comma 7, lettera d).

5. Il riconoscimento totale o parziale dei crediti acquisiti da uno studente ai fini della prosecuzione degli studi in altro corso della stessa università ovvero nello stesso o altro corso di altra università, compete alla struttura didattica che accoglie lo studente, con procedure e criteri predeterminati stabiliti nel regolamento didattico di ateneo.

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Art. 5

Crediti formativi universitari

6. I regolamenti didattici di ateneo possono prevedere forme di verifica periodica dei crediti acquisiti, al fine di valutarne la non obsolescenza dei contenuti conoscitivi, e il numero minimo di crediti da acquisire da parte dello studente in tempi determinati, diversificato per studenti impegnati a tempo pieno negli studi universitari o contestualmente impegnati in attività lavorative.

7. Le università possono riconoscere come crediti formativi universitari, secondo criteri predeterminati, le conoscenze e abilità professionali certificate ai sensi della normativa vigente in materia, nonché altre conoscenze e abilità maturate in attività formative di livello postsecondario alla cui progettazione e realizzazione l'università abbia concorso.

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Art. 6 Requisiti di ammissione ai corsi di studio

1. Per essere ammessi ad un corso di laurea occorre essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di altro titolo di studio conseguito all'estero, riconosciuto idoneo. I regolamenti didattici di ateneo…richiedono altresì il possesso o l'acquisizione di un'adeguata preparazione iniziale. A tal fine gli stessi regolamenti didattici definiscono le conoscenze richieste per l'accesso e ne determinano, ove necessario, le modalità di verifica, anche a conclusione di attività formative propedeutiche, svolte eventualmente in collaborazione con istituti di istruzione secondaria superiore. Se la verifica non è positiva vengono indicati specifici obblighi formativi aggiuntivi da soddisfare nel primo anno di corso. Tali obblighi formativi aggiuntivi sono assegnati anche agli studenti dei corsi di laurea ad accesso programmato che siano stati ammessi ai corsi con una votazione inferiore ad una prefissata votazione minima.

DM 509/99DM 509/99

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Art. 6 Requisiti di ammissione ai corsi di studio

2. Per essere ammessi ad un corso di laurea specialistica occorre essere in possesso della laurea, ovvero di altro titolo di studio conseguito all'estero, riconosciuto idoneo. Nel caso di corsi di laurea specialistica per i quali non sia previsto il numero programmato dalla normativa vigente in materia di accessi ai corsi universitari, occorre, altresì, il possesso di requisiti curriculari e l'adeguatezza della personale preparazione verificata dagli atenei.

3. In deroga al comma 2, i decreti ministeriali possono prevedere l'ammissione ad un corso di laurea specialistica con il possesso del diploma di scuola secondaria superiore, esclusivamente per corsi di studio regolati da normative dell'Unione Europea che non prevedano, per tali corsi, titoli universitari di primo livello, fatta salva la verifica dell'adeguata preparazione iniziale di cui al comma 1.

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4. Per essere ammessi ad un corso di specializzazione occorre essere in possesso almeno della laurea, ovvero di altro titolo di studio conseguito all'estero, riconosciuto idoneo. Nel rispetto delle norme e delle direttive di cui all'articolo 3, comma 6, i decreti ministeriali stabiliscono gli specifici requisiti di ammissione ad un corso di specializzazione, ivi compresi gli eventuali crediti formativi universitari aggiuntivi rispetto al titolo di studio già conseguito, purché nei limiti previsti dall'articolo 7, comma 3.

5. Per essere ammessi ad un corso di dottorato di ricerca occorre essere in possesso della laurea specialistica ovvero di altro titolo di studio conseguito all'estero e riconosciuto idoneo.

6. Il riconoscimento dell'idoneità dei titoli di studio conseguiti all'estero ai soli fini dell'ammissione a corsi di studio e di dottorato di ricerca è deliberata dall'università interessata, nel rispetto degli accordi internazionali vigenti

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Art. 7 Conseguimento dei titoli di studio

1. Per conseguire la laurea lo studente deve aver acquisito 180 crediti, comprensivi di quelli relativi alla conoscenza obbligatoria di una lingua dell'Unione Europea oltre l'italiano, fatte salve le norme speciali per la tutela delle minoranze linguistiche. La conoscenza deve essere verificata, secondo modalità stabilite dai regolamenti didattici di ateneo, con riferimento ai livelli richiesti per ogni lingua.

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2. Per conseguire la laurea specialistica lo studente deve aver acquisito 300 crediti, ivi compresi quelli già acquisiti dallo studente e riconosciuti validi per il relativo corso di laurea specialistica.

3. I decreti ministeriali determinano il numero di crediti che lo studente deve aver acquisito per conseguire il diploma di specializzazione. Tale numero deve essere compreso tra 300 e 360 crediti, ivi compresi quelli già acquisiti dallo studente e riconosciuti validi per il relativo corso di specializzazione. Sono fatte salve le diverse disposizioni previste da specifiche norme di legge o da direttive dell'Unione Europea.

4. Per conseguire il master universitario lo studente deve aver acquisito almeno sessanta crediti oltre a quelli acquisiti per conseguire la laurea o laurea specialistica

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Art. 8 Durata normale dei corsi di studio

1. Per ogni corso di studio è definita una durata normale in anni, proporzionale al numero totale di crediti di cui all'articolo 7, tenendo conto che ad un anno corrispondono sessanta crediti ai sensi del comma 2 dell'articolo 5.

2. La durata normale dei corsi di laurea è di tre anni; la durata normale dei corsi di laurea specialistica è di ulteriori due anni dopo la laurea.

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Art. 10 Obiettivi e attività formative qualificanti delle classi

1. I decreti ministeriali individuano preliminarmente, per ogni classe di corsi di studio, gli obiettivi formativi qualificanti e le attività formative indispensabili per conseguirli, raggruppandole in sei tipologie:

a) attività formative in uno o più ambiti disciplinari relativi alla formazione di base;

b) attività formative in uno o più ambiti disciplinari caratterizzanti la classe;

c) attività formative in uno o più ambiti disciplinari affini o integrativi di quelli caratterizzanti, con particolare riguardo alle culture di contesto e alla formazione interdisciplinare;

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d) attività formative autonomamente scelte dallo studente;

e) attività formative relative alla preparazione della prova finale per il conseguimento del titolo di studio e, con riferimento alla laurea, alla verifica della conoscenza della lingua straniera ;

f) attività formative, non previste dalle lettere precedenti, volte ad acquisire ulteriori conoscenze linguistiche, nonché abilità informatiche e telematiche, relazionali, o comunque utili per l'inserimento nel mondo del lavoro, nonché attività formative volte ad agevolare le scelte professionali, mediante la conoscenza diretta del settore lavorativo cui il titolo di studio può dare accesso, tra cui, in particolare, i tirocini formativi e di orientamento di cui al decreto del Ministero del Lavoro 25 marzo 1998, n. 142.

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Art. 11 Regolamenti didattici di ateneo

1. Le università disciplinano gli ordinamenti didattici dei propri corsi di studio nei regolamenti didattici di ateneo che sono redatti nel rispetto, per ogni corso di studio, delle disposizioni del presente regolamento e di successivi decreti ministeriali, e che sono approvati dal Ministro ai sensi dell'articolo 11, comma 1, della legge 19 novembre 1990, n. 341.

2. I regolamenti didattici di ateneo e le relative modifiche sono emanati con decreto rettorale e sono resi noti anche con le modalità di cui all'articolo 17, comma 95, lettera b), della legge 15 maggio 1997, n. 127. L'entrata in vigore degli ordinamenti didattici è stabilita nel decreto rettorale di emanazione.

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Ogni ordinamento didattico determina:

a) le denominazioni e gli obiettivi formativi dei corsi di studio, indicando le relative classi di appartenenza;

b) il quadro generale delle attività formative da inserire nei curricula;

c) i crediti assegnati a ciascuna attività formativa, riferendoli, per quanto riguarda quelle previste nelle lettere a), b), c) dell'articolo 10, comma 1, ad uno o più settori scientifico-disciplinari nel loro complesso;

d) le caratteristiche della prova finale per il conseguimento del titolo di studio.

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Art. 12 Regolamenti didattici dei corsi di studio

1. In base all'articolo 11, comma 2, della legge 19 novembre 1990, n. 341, il regolamento didattico di un corso di studio, deliberato dalla competente struttura didattica in conformità con l'ordinamento didattico nel rispetto della libertà d'insegnamento, nonchè dei diritti e doveri dei docenti e degli studenti, specifica gli aspetti organizzativi del corso di studio. Il regolamento è approvato con le procedure previste nello statuto dell'ateneo.

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2. Il regolamento didattico di un corso di studio determina in particolare:

a) l'elenco degli insegnamenti, con l'indicazione dei settori scientifico- disciplinari di riferimento e dell'eventuale articolazione in moduli, nonché delle altre attività formative;

b) gli obiettivi formativi specifici, i crediti e le eventuali propedeuticità di ogni insegnamento e di ogni altra attività formativa;

c) i curricula offerti agli studenti e le regole di presentazione, ove necessario, dei piani di studio individuali;

d) la tipologia delle forme didattiche, anche a distanza, degli esami e delle altre verifiche del profitto degli studenti;

e) le disposizioni sugli eventuali obblighi di frequenza.

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. Le disposizioni dei regolamenti didattici dei corsi di studio concernenti la coerenza tra i crediti assegnati alle attività formative e gli specifici obiettivi formativi programmati sono deliberate dalle competenti strutture didattiche, previo parere favorevole di commissioni didattiche paritetiche o di altre analoghe strutture di rappresentanza studentesca. Qualora il parere non sia favorevole la deliberazione è assunta dal senato accademico.

4. Le università assicurano la periodica revisione dei regolamenti didattici dei corsi di studio, in particolare per quanto riguarda il numero dei crediti assegnati ad ogni insegnamento o altra attività formativa

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Determinazione delle classi delle lauree universitarie delle professioni sanitarie (Pubblicato nel S.O. n. 136 alla Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2001)

DECRETO INTERMINISTERIALE

2 aprile 2001

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

Art. 1

1. Il presente decreto definisce,………omissis……., le classi dei corsi di laurea per le professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche, della riabilitazione, tecniche e della prevenzione, di cui agli allegati da 1 a 4.

2. I corsi di laurea istituiti dalle università, ai sensi del presente provvedimento e con le modalità previste dall'articolo 11, comma 1, della legge n. 341/90, sono finalizzati a formare laureati secondo gli specifici profili professionali di cui ai decreti adottati dal Ministro della sanità ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modificazioni.

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

3. Le università attribuiscono la denominazione al corso di laurea corrispondente a quella della figura professionale di cui al relativo decreto del Ministro della sanità, adottato ai sensi dell'articolo 6, comma 3 del decreto legislativo n. 502/1992.

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

4. Le università adeguano gli ordinamenti didattici alle disposizioni del presente decreto, entro 18 mesi dalla data di pubblicazione di quest'ultimo nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

5. Gli obiettivi formativi qualificanti, di cui al presente decreto, e le denominazioni dei titoli finali rilasciati dalle università sono ridefiniti con decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, di concerto con il Ministro della sanità, in conformità con eventuali riformulazioni determinate con i decreti del Ministro della sanità adottati ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502/1992 e successive modificazioni.

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

Art. 2

1. I corsi di laurea afferenti alle classi di cui al presente decreto sono istituiti e attivati dalle facoltà di Medicina e Chirurgia con il concorso, ove previsto dallo specifico profilo formativo, di altre facoltà.

La formazione prevista dai predetti corsi avviene nelle Aziende ospedaliere, nelle Aziende ospedaliero-universitarie, negli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico ovvero presso altre strutture del Servizio sanitario nazionale e istituzioni private accreditate a norma del decreto ministeriale 24 settembre 1997 e successive modificazioni. A tal fine sono stipulati appositi protocolli di intesa tra le regioni e le università, a norma dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502/1992 e successive modificazioni.

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

Art. 3

1. Le competenti strutture didattiche determinano, con il regolamento didattico del corso di laurea, l'elenco degli insegnamenti, da affidare di norma a personale del ruolo sanitario, e delle altre attività formative di cui all'articolo 12, comma 2, del decreto ministeriale n. 509/1999, secondo criteri di stretta funzionalità con le figure professionali e i relativi profili individuati dal Ministro della Sanità ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502/1992 e successive modificazioni. 2. I laureati al termine dei percorsi formativi determinati negli allegati al presente decreto devono acquisire le competenze professionali previste, per ciascuna figura, dai decreti del Ministro della sanità, adottati ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502/1992, e successive modificazioni.

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

Art. 4

1. I regolamenti didattici di ateneo stabiliscono il numero di crediti da assegnare agli ambiti disciplinari per i quali il numero stesso non sia specificato nell'allegato.

2. Limitatamente alle attività formative caratterizzanti, qualora negli allegati siano indicati più di tre ambiti disciplinari per ciascuno dei quali non sia stato specificato il numero minimo dei relativi crediti, i regolamenti didattici di ateneo individuano per ciascun corso di studio i settori scientifico-disciplinari afferenti ad almeno tre ambiti, funzionali alla specificità del corso stesso, assegnando ai medesimi ambiti un numero adeguato di crediti. È comunque riservato all'ambito specifico corrispondente alla figura professionale, cui è finalizzato il corso di laurea, almeno il settanta per cento dei crediti.

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

3. I regolamenti didattici possono disporre l'impiego, tra le attività affini o integrative, degli ambiti disciplinari caratterizzanti non utilizzati, assicurando comunque il rispetto dei criteri di cui all'articolo 10, comma 1, lettera c), del decreto ministeriale n. 509/1999. 4. In considerazione dell'elevato contenuto pratico delle attività formative e delle direttive comunitarie concernenti le professioni sanitarie di cui al presente decreto, la frazione dell'impegno orario complessivo riservata allo studio personale o ad altre attività formative di tipo individuale non può essere superiore al trenta per cento.

Art. 4

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

Art. 5

1. I crediti formativi universitari dei corsi di laurea di cui al presente decreto corrispondono a 25 ore di lavoro per studente. 2. In deroga alle disposizioni di cui al comma 1, i crediti formativi universitari dei corsi di laurea per la formazione delle figure professionali dell'infermiere, dell'infermiere pediatrico e dell'ostetrica/o, di cui alle direttive dell'Unione Europea citate in premessa, corrispondono a 30 ore di lavoro per studente.

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

Art. 6

1. Ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502/1992 e successive modificazioni, la prova finale dei corsi di laurea afferenti alle classi di cui al presente decreto ha valore di esame di Stato abilitante all'esercizio professionale. 2. La prova finale: a) consiste nella redazione di un elaborato e nella dimostrazione di abilità pratiche;

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

…La prova finale:b) è organizzata in due sessioni in periodi definiti a

livello nazionale, con decreto del Ministro dell'Università e della ricerca scientifica e tecnologica di concerto con il Ministro della Sanità;

Art. 6

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c) la Commissione per la prova finale è composta da non meno di 7 e non più di 11 membri, nominati dal Rettore su proposta del Consiglio di corso di laurea, e comprende almeno 2 membri designati dal Collegio professionale, ove esistente, ovvero dalle Associazioni professionali individuate con apposito decreto del Ministro della sanità sulla base della rappresentatività a livello nazionale. Le date delle sedute sono comunicate ai Ministeri dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica e della sanità che possono inviare esperti, come loro rappresentanti, alle singole sessioni. In caso di mancata designazione dei predetti componenti, il Rettore esercita il potere sostitutivo.

DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001Art. 6

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

Numerazione e denominazione delle classi delle lauree

N° classe Denominazione Allegato

1 Classe delle lauree in professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria ostetrica

2 Classe delle lauree i professioni sanitarie della riabilitazione 2

3 Classe delle lauree in professioni sanitarie tecniche

4 Classe delle lauree in professioni sanitarie della prevenzione 4

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DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001DECRETO INTERMINISTERIALE 2 aprile 2001

Classe 1CLASSE DELLE LAUREE NELLE

PROFESSIONI SANITARIE INFERMIERISTICHE E PROFESSIONE SANITARIA OSTETRICA

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OBIETTIVI FORMATIVI QUALIFICANTI I laureati nella classe sono, ai sensi della legge 10 agosto 2000, n. 251, articolo 1, comma 1, gli operatori delle professioni sanitarie dell'area delle scienze infermieristiche e della professione sanitaria ostetrica che svolgono con autonomia professionale attività dirette alla prevenzione, alla cura e salvaguardia della salute individuale e collettiva, espletando le funzioni individuate dalle norme istitutive dei relativi profili professionali nonché dagli specifici codici deontologici ed utilizzando metodologie di pianificazione per obiettivi dell'assistenza nell'età evolutiva, adulta e geriatrica. ……………………………………………………………

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Classe 1

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Nell'ambito della professione sanitaria di infermiere, i laureati ………….

Nell'ambito della professione sanitaria di ostetrico/a, i laureati ………….

Nell'ambito della professione sanitaria di infermiere pediatrico, i laureati ………..

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Classe 2CLASSE DELLE LAUREE NELLE

PROFESSIONI SANITARIE DELLA RIABILITAZIONE

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Nell'ambito della professione sanitaria del podologo, i laureati

Nell'ambito della professione sanitaria del fisioterapista, i laureati

Nell'ambito della professione sanitaria del logopedista, i laureati

Nell'ambito della professione sanitaria dell'ortottista e dell'assistente di oftalmologia, i

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Classe 2

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Nell'ambito della professione sanitaria del terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, i laureati …………….

Nell'ambito della professione sanitaria del tecnico della riabilitazione psichiatrica, i laureati ……..

Nell'ambito della professione sanitaria della terapista occupazionale, i laureati ….

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Classe 2

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Nell'ambito della professione sanitaria dell'educatore professionale, i laureati …………..

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Classe 3CLASSE DELLE LAUREE

NELLE PROFESSIONI SANITARIE TECNICHENell'ambito della professione sanitaria del

tecnico audiometrista, i laureati

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Nell'ambito della professione sanitaria del tecnico di laboratorio biomedico, i laureati

Nell'ambito della professione sanitaria di tecnico di radiologia medica, per immagini e radioterapia, i laureati

Nell'ambito della professione sanitaria del tecnico di neurofisiopatologia, i laureati

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Classe 3

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Area tecnico-assistenziale

Nell'ambito della professione sanitaria del tecnico ortopedico, i laureati

Nell'ambito della professione sanitaria del tecnico audioprotesista, i laureati

Nell'ambito della professione sanitaria del tecnico della fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, i laureati

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Classe 3

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Nell'ambito della professione sanitaria dell'igienista dentale, i laureati

Nell'ambito della professione sanitaria del dietista, i laureati

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Classe 3

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Legge 26 febbraio 1999, n. 42

Disposizioni in materia di professioni sanitariepubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 50 del 2 marzo 1999

Art. 1.(Definizione delle professioni sanitarie)

1. La denominazione "professione sanitaria ausiliaria" nel testo unico delle leggi sanitarie, approvato con regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, e successive modificazioni, nonchè in ogni altra disposizione di legge, è sostituita dalla denominazione "professione sanitaria".

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2. Dalla data di entrata in vigore della presente legge sono abrogati il regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 1974, n. 225, ad eccezione delle disposizioni previste dal titolo V, il decreto del Presidente della Repubblica 7 marzo 1975, n. 163, e l'articolo 24 del regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo 1968, n. 680, e successive modificazioni.

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Il campo proprio di attività e di responsabilità delle professioni sanitarie di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, è determinato dai contenuti dei decreti ministeriali istitutivi dei relativi profili professionali e degli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma universitario e di formazione post-base nonché degli specifici codici deontologici, fatte salve le competenze previste per le professioni mediche e per le altre professioni del ruolo sanitario per l'accesso alle quali è richiesto il possesso del diploma di laurea, nel rispetto reciproco delle specifiche competenze professionali.

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Art. 2.

(Attività della Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie)

1. Alla corresponsione delle indennità di missione e al rimborso delle spese sostenute dai membri della Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie designati dai Comitati centrali delle Federazioni nazionali degli ordini e dei collegi ai sensi dell'articolo 17, terzo comma, del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, provvedono direttamente le Federazioni predette.

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Art. 4.

(Diplomi conseguiti in base alla normativa anteriore a quella di attuazione dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni)

1. Fermo restando quanto previsto dal decreto-legge 13 settembre 1996, n. 475,……, ai fini dell'esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base, i diplomi e gli attestati conseguiti in base alla precedente normativa, che abbiano permesso l'iscrizione ai relativi albi professionali o l'attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo o che siano previsti dalla normativa concorsuale del personale del Servizio sanitario nazionale o degli altri comparti del settore pubblico, sono equipollenti ai diplomi universitari di cui al citato articolo 6, comma 3, del decreto legislativo n. 502 del 1992, e successive modificazioni ed integrazioni, ai fini dell'esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base.

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3. Il decreto di cui al comma 2 è emanato, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

4. In fase di prima applicazione, il decreto di cui al comma 2 stabilisce i requisiti per la valutazione dei titoli di formazione conseguiti presso enti pubblici o privati, italiani o stranieri, ai fini dell'esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base per i profili professionali di nuova istituzione ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni

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Art. 1.

(Professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria ostetrica)

1. Gli operatori delle professioni sanitarie dell’area delle

scienze infermieristiche e della professione sanitaria ostetrica svolgono con autonomia professionale attività dirette alla prevenzione, alla cura e salvaguardia della salute individuale e collettiva, espletando le funzioni individuate dalle norme istitutive dei relativi profili professionali nonché dagli specifici codici deontologici ed utilizzando metodologie di pianificazione per obiettivi dell’assistenza.

Legge 251/00Legge 251/00

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2. Lo Stato e le regioni promuovono, nell’esercizio delle proprie funzioni legislative, di indirizzo, di programmazione ed amministrative, la valorizzazione e la responsabilizzazione delle funzioni e del ruolo delle professioni infermieristico-ostetriche al fine di contribuire alla realizzazione del diritto alla salute, al processo di aziendalizzazione nel Servizio sanitario nazionale, all’integrazione dell’organizzazione del lavoro della sanità in Italia con quelle degli altri Stati dell’Unione europea.

Legge 251/00Legge 251/00

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3. Il Ministero della sanità, previo parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, emana linee guida per:

a) l’attribuzione in tutte le aziende sanitarie della

diretta responsabilità e gestione delle attività di assistenza infermieristica e delle connesse funzioni;

b) la revisione dell’organizzazione del lavoro,

incentivando modelli di assistenza personalizzata.

Legge 251/00Legge 251/00

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Art. 2.

(Professioni sanitarie riabilitative)

1. Gli operatori delle professioni sanitarie dell’area della riabilitazione svolgono con titolarità e autonomia professionale, nei confronti dei singoli individui e della collettività, attività dirette alla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e a procedure di valutazione funzionale, al fine di espletare le competenze proprie previste dai relativi profili professionali.

Legge 251/00Legge 251/00

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2. Lo Stato e le regioni promuovono, nell’esercizio delle proprie

funzioni legislative, di indirizzo, di programmazione ed amministrative, lo sviluppo e la valorizzazione delle funzioni delle professioni sanitarie dell’area della riabilitazione, al fine di contribuire, anche attraverso la diretta responsabilizzazione di funzioni organizzative e didattiche, alla realizzazione del diritto alla salute del cittadino, al processo di aziendalizzazione e al miglioramento della qualità organizzativa e professionale nel Servizio sanitario nazionale, con l’obiettivo di una integrazione omogenea con i servizi sanitari e gli ordinamenti degli altri Stati dell’Unione europea.

Legge 251/00Legge 251/00

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Art. 3.

(Professioni tecnico-sanitarie)

1. Gli operatori delle professioni sanitarie dell’area tecnico-

diagnostica e dell’area tecnico-assistenziale svolgono, con autonomia professionale, le procedure tecniche necessarie alla esecuzione di metodiche diagnostiche su materiali biologici o sulla persona, ovvero attività tecnico-assistenziale, in attuazione di quanto previsto nei regolamenti concernenti l’individuazione delle figure e dei relativi profili professionali definiti con decreto del Ministro della sanità.

Legge 251/00Legge 251/00

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2. Lo Stato e le regioni promuovono, nell’esercizio delle proprie funzioni legislative, di indirizzo, di programmazione ed amministrative, lo sviluppo e la valorizzazione delle funzioni delle professioni sanitarie dell’area tecnico-sanitaria, al fine di contribuire, anche attraverso la diretta responsabilizzazione di funzioni organizzative e didattiche, al diritto alla salute del cittadino, al processo di aziendalizzazione e al miglioramento della qualità organizzativa e professionale nel Servizio sanitario nazionale con l’obiettivo di una integrazione omogenea con i servizi sanitari e gli ordinamenti degli altri Stati dell’Unione europea.

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Art. 4.

(Professioni tecniche della prevenzione)

1. Gli operatori delle professioni tecniche della prevenzione svolgono con autonomia tecnico- professionale attività di prevenzione, verifica e controllo in materia di igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro, di igiene degli alimenti e delle bevande, di igiene e sanità pubblica e veterinaria. Tali attività devono comunque svolgersi nell’ambito della responsabilità derivante dai profili professionali.

Legge 251/00Legge 251/00

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2. I Ministeri della sanità e dell’ambiente, previo parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, emanano linee guida per l’attribuzione in tutte le aziende sanitarie e nelle agenzie regionali per l’ambiente della diretta responsabilità e gestione delle attività di competenza delle professioni tecniche della prevenzione.

Legge 251/00Legge 251/00

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Art. 5.(Formazione universitaria)

1. Il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e

tecnologica, di concerto con il Ministro della sanità, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127, individua con uno o più decreti i criteri per la disciplina degli ordinamenti didattici di specifici corsi universitari ai quali possono accedere gli esercenti le professioni di cui agli articoli 1,2,3 e 4 della presente legge, in possesso di diploma universitario o di titolo equipollente per legge.

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Art. 5.(Formazione universitaria)

2. Le università nelle quali è attivata la scuola diretta a fini speciali per docenti e dirigenti di assistenza infermieristica sono autorizzate alla progressiva disattivazione della suddetta scuola contestualmente alla attivazione dei corsi universitari di cui al comma 1.

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Art. 6.

(Definizione delle professioni e dei relativi livelli di inquadramento)

1. Il Ministro della sanità, di concerto con il Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, acquisiti i pareri del Consiglio superiore di sanità e del comitato di medicina del Consiglio universitario nazionale, include le diverse figure professionali esistenti o che saranno individuate successivamente in una delle fattispecie di cui agli articoli 1, 2, 3 e 4.

Legge 251/00Legge 251/00

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2. Il Governo, con atto regolamentare emanato ai sensi dell’articolo 18, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, come sostituito dall’articolo 19 del decreto legislativo 7 dicembre 1993, n. 517, definisce la disciplina concorsuale, riservata al personale in possesso degli specifici diplomi rilasciati al termine dei corsi universitari di cui all’articolo 5, comma 1, della presente legge, per l’accesso ad una nuova qualifica unica di dirigente del ruolo sanitario, alla quale si accede con requisiti analoghi a quelli richiesti per l’accesso alla dirigenza del Servizio sanitario nazionale di cui all’articolo 26 del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29. Le regioni possono istituire la nuova qualifica di dirigente del ruolo sanitario nell’ambito del proprio bilancio, operando con modificazioni compensative delle piante organiche su proposta delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere.

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Art. 7.

(Disposizioni transitorie)

1. Al fine di migliorare l’assistenza e per la qualificazione delle risorse

le aziende sanitarie possono istituire il servizio dell’assistenza infermieristica ed ostetrica e possono attribuire l’incarico di dirigente del medesimo servizio. Fino alla data del compimento dei corsi universitari di cui all’articolo 5 della presente legge l’incarico, di durata triennale rinnovabile, è regolato da contratti a tempo determinato, da stipulare, nel limite numerico indicato dall’articolo 15-septies, comma 2, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, introdotto dall’articolo 13 del decreto legislativo 19 giugno 1999, n. 229, dal direttore generale con un appartenente alle professioni di cui all’articolo 1 della presente legge, attraverso idonea procedura selettiva tra i candidati in possesso di requisiti di esperienza e qualificazione professionale predeterminati.

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Gli incarichi di cui al presente articolo comportano l’obbligo per l’azienda di sopprimere un numero pari di posti di dirigente sanitario nella dotazione organica definita ai sensi della normativa vigente. Per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche si applicano le disposizioni del comma 4 del citato articolo 15-septies. Con specifico atto d’indirizzo del Comitato di settore per il comparto sanità sono emanate le direttive all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) per la definizione, nell’ambito del contratto collettivo nazionale dell’area della dirigenza dei ruoli sanitario, amministrativo, tecnico e professionale del Servizio sanitario nazionale, del trattamento economico dei dirigenti nominati ai sensi del presente comma nonché delle modalità di conferimento, revoca e verifica dell’incarico.

Legge 251/00Legge 251/00

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Legge 251/00Legge 251/00

2. Le aziende sanitarie possono conferire incarichi di dirigente, con modalità analoghe a quelle previste al comma 1, per le professioni sanitarie di cui alla legge 26 febbraio 1999, n. 42, nelle regioni nelle quali sono emanate norme per l’attribuzione della funzione di direzione relativa alle attività della specifica area professionale.

3. La legge regionale che disciplina l’attività e la composizione del Collegio di direzione di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, prevede la partecipazione al medesimo Collegio dei dirigenti aziendali di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo.

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Legge 1/2002 (Conversione in legge, con modifiche, del D.L. del 12/11/2001, n. 402)

G. U. 12/11/2001, n. 263

"Disposizioni urgenti in materia sanitaria"

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Legge 1/2002Legge 1/2002

ARTICOLO 1

Prestazioni aggiuntive programmabili da parte degli infermieri dipendenti ed emergenza infermieristica

1. In caso di accertata impossibilità a coprire posti di infermiere e di tecnico sanitario di radiologia medica mediante il ricorso a procedure concorsuali, le Aziende unità sanitarie locali, le Aziende ospedaliere le residenze sanitarie assistenziali e le case di riposo, previa autorizzazione della Regione e nei limiti delle risorse finanziarie connesse alle corrispondenti vacanze di organico ricompresse nella programmazione triennale di cui all'articolo 39, commi 19 e 20 bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni, hanno facoltà, non oltre il 31 dicembre 2003:

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Legge 1/2002Legge 1/2002

di riammettere in servizio infermieri e tecnici sanitari di radiologia medica che abbiano volontariamente risolto il rapporto di lavoro da non oltre cinque anni nel rispetto della procedura di cui all'articolo 24 del C.C.N.L. integrativo del 20 settembre 2001;

di stipulare contratti di lavoro, a tempo determinato, anche al di fuori delle ipotesi previste dall'articolo 31 del C.C.N.L. integrativo 20 settembre 2001, per la durata massima di un anno, rinnovabile, con le modalità ed i criteri indicati dai commi 2, 3, 4, 5, 6 e 7 dello stesso articolo.

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2. Fermo restando il vincolo finanziario di cui al comma 1 e comunque non oltre il 31 dicembre 2003, le aziende unità sanitarie locali, le aziende ospedaliere, le residenze sanitarie per anziani e gli istituti di riabilitazione, previa autorizzazione della Regione, possono remunerare agli infermieri dipendenti prestazioni orarie aggiuntive rese al di fuori dell’impegno di servizio, rispetto a quelle proprie del rapporto di dipendenza; tali prestazioni sono assimilabili, ai soli fini fiscali e contributivi, alla libera professione ancorché resa all’amministrazione di appartenenza.

Legge 1/2002Legge 1/2002

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5. La tariffa di tali prestazioni aggiuntive a favore dell'Amministrazione di appartenenza e i tetti massimi individuali della stessa sono determinati, previa consultazione delle organizzazioni sindacali in sede decentrata

Legge 1/2002Legge 1/2002

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9. Il conseguimento del master di primo livello di tipo specialistico in Scienze infermieristiche e delle professioni sanitarie, organizzato dalle università ai sensi dell'articolo 3, comma 8, del decreto del Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509, costituisce titolo valutabile ai fini della carriera.

Legge 1/2002Legge 1/2002

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10. I diplomi, conseguiti in base alla normativa precedente, dalle professioni sanitarie ex lege n. 42 del 1999 e n. 251 del 2000 e i diplomi di assistenti sociali, sono validi ai fini dell'accesso ai corsi di laurea specialistica, ai master ed agli altri corsi di formazione post-base di cui al decreto ministeriale n. 509 del 1999 attivati dalle università. All'articolo 1, comma 1, della legge 2 agosto 1999, n. 264, alla lettera a), dopo la parola: "architettura" sono inserite le seguenti: "ai corsi di laurea specialistica delle professioni sanitarie".

Legge 1/2002Legge 1/2002

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Legge N° 43/06Disposizioni in materia di professioni

sanitarie infermieristiche,ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e

della prevenzione edelega al Governo per l’istituzione dei

relativi ordini professionali

(Pubblicata sulla G.U.del 17 Febbraio 2006 N°40)

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ART. 1.(Definizione).1. Sono professioni sanitarie infermieristiche,ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitariee della prevenzione, quelle previsteai sensi della legge 10 agosto 2000, n. 251,e del decreto del Ministro della sanita` 29marzo 2001, i cuioperatori svolgono, in forza di un titoloabilitante rilasciato dallo Stato, attivita` diprevenzione, assistenza, cura o riabilitazione.

Art. 1

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ART. 2.(Requisiti).1. L’esercizio delle professioni sanitarieè subordinato al conseguimento del titolo universitariorilasciato a seguito di esame finale con valore abilitante all’esercizio della professione. Tale titolo … è rilasciato a seguito di un percorso formativo da svolgersi in tuttoo in parte presso le aziende e le strutturedel Servizio sanitario nazionale, inclusi gli Istituti di Ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS)

Art. 2

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2. Gli ordinamenti didattici dei corsi dilaurea sono definiti con uno o più decreti del Ministro dell’istruzione e dell’Università di concerto con il Ministro della salute.L’esame di laurea ha valore di esame di Statoabilitante all’esercizio della professione.Le Università possono procedere alle eventuali modificazioni dell’organizzazione didattica dei corsi di laurea già esistenti, ovvero all’istituzione dinuovi corsi di laurea, nei limiti dellerisorse a tal fine disponibili nei rispettivibilanci.

Art. 2

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L’iscrizione all’albo professionale èobbligatoria anche per i pubblici dipendenti ed è subordinata al conseguimento del titolo universitario abilitante, salvaguardando comunque il valore abilitante dei titoli già riconosciuticome tali alla data di entrata in vigoredella presente legge.

Art. 2

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L’aggiornamento professionale è effettuatosecondo modalità identiche aquelle previste per la professione medica.

Art. 2

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ART. 3.(Istituzione degli ordinidelle professioni sanitarie).… al fine di adeguare il livello culturale, deontologico e professionale degli esercenti le professioni in ambito sanitario a quello garantito negli Stati membri dell’Unioneeuropea, la presente legge regolamenta le professioni sanitarie di cui all’articolo 1, nel rispetto dei diversi iter formativi, anche mediante l’istituzione dei rispettivi ordini ed albi, ai quali devono accedere gli operatori delle professioni sanitarie esistenti, nonché di quelle dinuova configurazione.

Art. 3

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ART. 4.(Delega al Governo per l’istituzionedegli ordini ed albi professionali)

1. Il Governo è delegato ad adottare,entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi al fine di istituire, per le professioni sanitarie i relativi ordini professionali, sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi:

Art. 4

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ART. 4.(Delega al Governo per l’istituzionedegli ordini ed albi professionali)

a) trasformare i collegi professionali esistenti in ordini professionali, e ferma restando l’assegnazione della professione dell’assistente sanitario all’ordine della prevenzione

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E’ prevista l’istituzione di un ordine specifico,con albi separati per ognuna delleprofessioni previste dalla legge n. 251 del2000, per ciascuna delle seguenti aree diprofessioni sanitarie:

•area delle professioni infermieristiche; •area della professione ostetrica; •area delle professioni della riabilitazione;•area delle professioni tecnico-sanitarie;•area delle professioni tecniche della prevenzione;

Art. 4

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b) aggiornare la definizione delle figureprofessionali

c) individuare, in base alla normativavigente, i titoli che consentano l’iscrizione agli albi di cui al presente comma;

Art. 4

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d) definire, per ciascuna delle professioni le attività il cui esercizio sia riservato agli iscritti agli ordini e quelle il cui esercizio sia riservato agli iscritti ai singoli albi;

e) definire le condizioni e le modalità in base alle quali si possa costituire un unico ordine per due o più delle aree diprofessioni sanitarie individuate ai sensidella lettera a);

Art. 4

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f) definire le condizioni e le modalità in base alle quali si possa costituire un ordine specifico per una delle professioni sanitarie nell’ipotesi che il numero degli iscritti al relativo albo superi le ventimila unità, facendo salvo, ai fini dell’esercizio delleattività professionali, il rispetto dei dirittiacquisiti dagli iscritti agli altri albi dell’ordineoriginario e prevedendo che glioneri della costituzione siano a totalecarico degli iscritti al nuovo ordine;

Art. 4

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g) prevedere, in relazione al numero degli operatori, l'articolazione degli ordini a livello provinciale oregionale o nazionale;

h) disciplinare i principi cui si devono attenere gli statuti e i regolamenti degli ordini neocostituiti;

Art. 4

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i) prevedere che le spese di costituzione e di funzionamento degli ordini e albi professionali di cui al presente articolo siano poste a totale carico degli iscritti, mediante la fissazione di adeguate tariffe;

l) prevedere che, per gli appartenenti agli ordini delle nuove categorie professionali, restino confermati gli obblighi di iscrizione alle gestioni previdenziali previsti dalle disposizioni vigenti.

Art. 4

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2. Gli schemi dei decreti legislativi predisposti … sono trasmessi alle camere ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle commissioni parlamentari competenti per materia, che sono resi entro 40 giorni dalla data di trasmissione. Decorso tale termine, i decreti sono emanati anche in mancanza dei pareri.

Art. 4

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Art. 5.Individuazione di nuove professioni in ambito sanitario

1. L'individuazione di nuove professioni sanitarie il cui esercizio deve essere riconosciuto su tutto il territorionazionale, avviene in sede di recepimento di direttive comunitarie ovvero per iniziativa dello stato o delleregioni, in considerazione dei fabbisogni connessi agli obiettivi di salute previsti nel Piano sanitarionazionale o nei Piani sanitari regionali, che non trovano rispondenza in professioni già riconosciute.

Art. 5

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2. L'individuazione è effettuata, nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti dalla presente legge, mediante uno o più accordi, sanciti in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato, le regionie le province autonome di Trento e di Bolzano,

Art. 5

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3. L'individuazione è subordinata a un parere tecnico-scientifico, espresso da apposite commissioni, operanti nell'ambito del Consiglio superiore di sanità, di volta in volta nominate dal ministero della salute, alle quali partecipano esperti designati dal ministero della salute e dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e i rappresentanti degli ordini delle professioni

Art. 5

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4. Gli accordi di cui al comma 2 individuano il titolo professionale e l'ambito di attività di ciascuna professione.

5. La definizione delle funzioni caratterizzanti le nuove professioni avviene evitando parcellizzazioni esovrapposizioni con le professioni già riconosciute o con le specializzazioni delle stesse.

Art. 5

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Art. 6Istituzione della funzione di coordinamento

1. In conformità all'ordinamento degli studi dei corsi universitari, il personale laureatoappartenente alle professioni sanitarie è articolatocome segue:

a) professionisti in possesso del diploma di laurea o del titolo universitario conseguito anteriormenteall'attivazione dei corsi di laurea o di diploma a esso equipollente ai sensi dell'articolo 4 della legge 26febbraio 1999, n. 42;

Art. 6

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b) professionisti coordinatori in possesso del master di primo livello in management o per le funzioni di coordinamento rilasciato dall'università ai sensi dell'articolo 3, comma 8, del regolamento di cui al decretodel ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509, e dell'articolo 3, comma 9, del regolamento di cui al decreto del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22ottobre 2004, n. 270;

Art. 6

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c) professionisti specialisti in possesso del master di primo livello per le funzioni specialistiche rilasciato dall'università ai sensi dell'articolo 3, comma 8, del regolamento di cui al decreto del ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 3 novembre 1999, n. 509, e dell'articolo 3, comma 9,del regolamento di cui al decreto del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270;

Art. 6

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d) professionisti dirigenti in possesso della laurea specialistica di cui al decreto del ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica 2 aprile 2001, e che abbiano esercitato l'attività professionale con rapporto di lavoro dipendente per almeno cinque anni, oppure ai quali siano stati conferiti incarichi dirigenziali ai sensi dell'articolo 7 della legge 10 agosto 2000, n. 251, e successive modificazioni.

Art. 6

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L'esercizio della funzione di coordinamento è espletato da coloro che siano in possesso dei seguenti requisiti:

a) master di primo livello in management o per le funzioni di coordinamento nell'area di appartenenza,

b) esperienza almeno triennale nel profilo di appartenenza.

Art. 6

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5. Il certificato di abilitazione alle funzioni direttive nell'assistenza infermieristica, incluso quello rilasciato in base alla pregressa normativa, è valido per l'esercizio della funzione di coordinatore.

6. Il coordinamento viene affidato nel rispetto dei profili professionali, in correlazione agli ambiti e alle specifiche aree assistenziali, dipartimentali e territoriali.

Art. 6

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7. Le organizzazioni sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private, nelle aree caratterizzate da una determinata specificità assistenziale, ove istituiscano funzioni di coordinamento ai sensi del comma 2,affidano il coordinamento allo specifico profilo professionale.

Art. 6

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Art. 7Disposizioni finaliAlle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione già riconosciute alla data di entrata in vigore della presente legge continuano ad applicarsi le disposizioni contenute nelle rispettive fonti di riconoscimento, salvo quanto previsto dalla presente legge.

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BibliografiaBibliografia

Guida all’esercizio della professione di infermiere

A cura di G. Rocco e M.Greco

Ed. Medico Scientifiche Torino III Edizione

Luca Benci

Manuale giuridico professionale per l’esercizio del nursing

Mac Graw Hill Milano II Edizione

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Il Benessere Organizzativo influenza la presenza al lavoro?Il Benessere Organizzativo influenza la presenza al lavoro?I risultati di una rilevazione presso il DipartimentoI risultati di una rilevazione presso il Dipartimento

di Salute Mentale delldi Salute Mentale dell’’Azienda USL RM HAzienda USL RM H

Fabio Giorgi

Anno 2007

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Da manager a leader

Leadership formale Leadership informale

Qualità per il cambiamento

Creatività

Orientamento al team

Capacità di ascoltare

Coaching

Responsabilità

Compensare e riconoscere

integrazione

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L’Organizzazione in grado di apprendereLuogo dove le persone espandono continuamente le loro capacità per arrivare ai risultati che veramente desiderano ottenere, dove vengono incoraggiati nuovi e

flessibili modelli di pensiero, dove vi è libertà negli ideali collettivi e dove le persone imparano costantemente come imparare

(Senge,La quinta disciplina 2006)

LEARNING ORGANIZATION

Pensierosistemico

Pensierosistemico

Visionecondivisa

Modellimentali

Apprendimentodi

gruppo

PadronanzapersonaleKnowledge

workersKnowledge

workers

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La salute degli operatori

Rapporto dell’Agenzia Europea per la salute e la sicurezza sui posti di lavoro

22% dei lavoratori dei 27 Stati dell’UE colpiti da stress lavorativo (dati 2005)

Cause:mancanza di possibilità di fare carriera;scarsa considerazione delle mansioni svolte;basse retribuzioni; squilibri fra le esigenze familiari e quelle del lavoro e degli orari.

Conseguenze:malattie cardiovascolari dovute allo stress legato all’attività lavorativa;dal 50% al 60% dell’assenteismo è riconducibile allo stress nell’ambiente di lavoro.I costi sanitari sono stimati in 20 mld di Euro senza considerare la perdita di produttività.

Bunout.Cause: fattori legati all’organizzazione;

fattori assistenziali;fattori personali.

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Strutture sanitarie e infortuni sul lavoroIl 54% dei 321 ospedali pubblici controllati presentano irregolarità più o meno gravi.Dal 2001 al 2005 si è registrato un aumento del 20,6% degli infortuni contro una contrazione degli stessi nel complesso delle attività.Nel 2005 ci sono stati oltre 34000 infortuni 19000 dei quali nei servizi ospedalieri.Cause: scivolamento

perdita di controllo di macchinari e utensilimovimenti scoordinatimancanza di idonee attrezzatureaggressioni fisiche (Dati INAIL Gennaio 2007)

QUALIFICAPROFESSIO.

Scivolamento Perdita dicontrollo dimezzo,utensile

Movimentiscoordinati

MovimentoSotto sforzo

Violenzaaggressione

Caduta, crollodi materiale

Altre eIndeter-minate

TOTALE

Infermiere 1.838 1.996 1.628 1.280 234 204 1.984 9.134

Operatore 656 669 464 445 57 60 628 2.979

Ausil. San. 455 356 277 303 30 41 392 1.854

Assist. San. 234 211 176 203 31 30 175 1.060

Medico 196 245 161 70 31 17 177 897

Impiegato 156 108 80 61 7 11 87 510

Altre e Indeterminate

578 527 392 251 39 64 480 2.331

TOTALE 4.113 4.082 3.178 2.613 429 427 3.923 18.765

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Assenze dal lavoro/media anno in Italia (Il Sole 24 ore del 20/12/2007)

Enti di ricerca pubblici 31,6 giornate + 18,4% rispetto all’anno precedente

Dipendenti SSN 28,9 giornate

Enti locali 26,3 giornate

Ministeri 24,7 giornate

Enti pubblici non economici 25,3 giornate

Regioni 22,1 giornate

Regioni a Statuto Speciale 17,7 giornate

Cause: burnout, fattori fisici, psicosociali, mobbing, infortuni, mancanza di equità,sovraccarico di lavoro, lavoro precario, mancanza di supporto da parte di chi si occupa della gestione del lavoro, mancanza di equilibrio fra lavoro e vitaprivata, stress, insoddisfazione, mobbing.

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Il Benessere Organizzativo

Fattori ambientali

Rumore

Temperatura

Spazio

Fattori fisici

Alimentazione

Fitness Malattie

Fattori mentali

Autostima Stress

Depressione Ansia

(Williams 1994)

Fattori sociali

Relazioni lavorative

Interessi personali Eventi della vita

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Indagine sul benessere organizzativo nel Dipartimento di Salute Mentale (DSM) Dell’Azienda USL RM H

Campione: 94 soggetti su 227 (41,40%)

Ass. Amm.vo 3Dir. Ass. Amm.vo 1

Ass. Sociale 7Educ. Prof.le 3

Tecnico riabilitazione 2Coord. Tecn. Riabil. 1Coord. e Infermieri 42

Psichiatri 17Psicologi 13

OTA-OSS-Ausil. 5Totale 94

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Il questionario sul benessere organizzativo68 domande

Indagine relativa ad 8 aree

Dati anagrafici

Caratteristiche dell’ambiente di lavoro

Sicurezza

Caratteristiche del proprio lavoro

Indicatori positivi e negativi del benessere organizzativo

Benessere psicofisico

Apertura all’innovazione

Suggerimenti

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Risultati dell’indagine

1. GRAFICO PROFILO GENERALE DSM Az. USL RMH(94 questionari su 94 distribuiti)

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2. GRAFICO PROFILO GENERALE AREA TERRITORIALE (68/94)

3. GRAFICO PROFILO GENERALEAREA OSPEDALIERA (26/94)

Risultati dell’indagine

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Risultati dell’indagine

4. GRAFICO INNOVAZIONEAREA TERRITORIALE (68/94)

5. GRAFICO INNOVAZIONE AREA OSPEDALIERA (26/94)

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Risultati dell’indagine

6. GRAFICO INDICATORI POSITIVI AREA TERRITORIALE (68/94)

7. GRAFICO INDICATORI POSITIVIAREA OSPEDALIERA (26/94)

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8. GRAFICO INDICATORI NEGATIVIAREA TERRITORIALE (68/94)

9. GRAFICO INDICATORI NEGATIVIAREA OSPEDALIERA (26/94)

Risultati dell’indagine

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Risultati dell’indagine

10. GRAFICO COMFORT AREATERRITORIALE (68/94)

11. GRAFICO COMFORT AREA OSPEDALIERA (26/94)

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Risultati dell’indagine

12. GRAFICO SICUREZZA AREATERRITORIALE (68/94)

13. GRAFICO SICUREZZA AREAOSPEDALIERA (26/94)

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Risultati dell’indagine

14. GRAFICO CARATTERISTICHE DEL LAVORO AREA TERRITORIALE (68/94)

15. GRAFICO CARATTERISTICHE DEL LAVORO AREA OSPEDALIERA (26/94)

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16. GRAFICO RAPPORTO CON I DIRIGENTI AREA TERRITORIALE (68/94)

17. GRAFICO RAPPORTO CON I DIRIGENTI AREA OSPEDALIERA (26/94)

Risultati dell’indagine

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Risultati dell’indagine

18. GRAFICO RAPPORTO CON I COLLEGHI AREA TERRITORIALE (68/94)

19. GRAFICO RAPPORTO CON I COLLEGHI AREA OSPEDALIERA (26/94)

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Risultati dell’indagine

20. GRAFICO PROFILO GENERALE AREA TERRITORIALE CATEGORIA: DIRIGENTE

21. GRAFICO PROFILO GENERALE AREA TERRITORIALE CATEGORIA: D

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Risultati dell’indagine

22. GRAFICO PROFILO GENERALE AREA OSPEDALIERA CATEGORIA: DIRIGENTE

23. GRAFICO PROFILO GENERALE AREA OSPEDALIERA CATEGORIA: D

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24. GRAFICO INDICATORI NEGATIVI AREATERRITORIALE CATEGORIA: DIRIGENTI

25. GRAFICO INDICATORI NEGATIVI AREA TERRITORIALE CATEGORIA: D

Risultati dell’indagine

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26. GRAFICO INDICATORI NEGATIVI AREAOSPEDALIERA CATEGORIA: DIRIGENTI

27. GRAFICO INDICATORI NEGATIVIAREA OSPEDALIERA CATEGORIA: D

Risultati dell’indagine

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28. GRAFICO INDICATORI POSITIVI AREA TERRITORIALE CATEGORIA: DIRIGENTE

29. GRAFICO INDICATORI POSITIVI AREA TERRITORIALE CATEGORIA: D

Risultati dell’indagine

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30. GRAFICO INDICATORI POSITIVI AREAOSPEDALIERA CATEGORIA: DIRIGENTE

31. GRAFICO INDICATORI POSITIVI AREA OSPEDALIERA CATEGORIA: D

Risultati dell’indagine

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Cose urgenti da migliorare nell’organizzazione

Risultati dell’indagine

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Conclusioni

Assenza dal lavoro trascurabilePunti di debolezza: comfort, equità, stress, sicurezza, caratteristiche compiti, scarsa apertura all’innovazione.Interventi: cura, salvaguardia e sostegno dei punti di forza;

Breve termine: interventi operativi in ambiti ristrettiMedio termine: interventi organizzativi (gestione del cambiamento)Lungo termine: strategico (politiche di intervento e sviluppo)

Le “cose urgenti da migliorare nell’organizzazione” (confortevolezza e sicurezza dell’ambiente, valorizzazione, formazione e aggiornamento del personale) vanno interpretate come suggerimenti ma anche come veri e propri bisogni da soddisfare e trasformati in obiettivi da raggiungere per il benessere del personale.

Benessere Organizzativo = + efficienza

+ efficacia

+ qualità

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